Villa Cambiaso n° 64

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RIVISTA ARTE E CULTURA DI SAVONA E FUORI PORTA www.villacambiaso.it

Aut. Trib. di Savona N° 544/03 - Spedizione in A. P. - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 Comma 2 - Direzione Commerciale Savona - Tassa Pagata - Taxe Perçue

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Anno XII - N° 64 - Aprile 2012 - Editore: Museo Cambiaso - Direttore Editoriale e Responsabile: Pio Vintera Redazione: Via Torino, 10 - 17100 Savona - Tel. 349 6863819 - Stampa: Marco Sabatelli Editore - Grafica: M. Vintera - Fotografia: Veronica

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CONTRO L’ANTIPOLITICA CHE FA DA PADRONE UN PASSO INDIETRO DELLA CASTA POLITICA. UN ESECUTIVO ELETTO DAL POPOLO

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Bozzetto di Foresi che riproduce fedelmente la cassa dell’ “Ecce Homo” di Giovanni Andrea Torre, oggi sostituita con quella eseguita da Renata Cuneo

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INVIDA FUGIT AETAS

reparémmuse, figioeu, st’annu gh’emmu anche u Cristu, da camalo! Questa frase, con altre simili, nel vecchio Mercato all’ingrosso di Corso Ricci cominciava a girare, ad anni alterni, quando, appena passate le feste di Natale, si cominciava ad aspettare quelle di Pasqua; Pasqua voleva dire anche, un anno si, ed uno no, Processione del Venerdì Santo: Il “Cristo da camallare” indicava, per sineddoche, la “Cassa” del Bacio di Giuda, quella che noi, facchini del Mercato, con l’aiuto a volte di qualche garzone di posteggio, trasportavamo a spalla per le vie di Savona, tutte le volte che la Processione si faceva; l’“anche” voleva dire, più o meno, “oltre a tutti quelli che già camallia-

mo, giorno e notte, per procurarci di che vivere”. Non c’era però, nelle parole, alcun senso di rincrescimento, anzi: l’eventualità che si prospettava l’avevamo attesa come un privilegio, consideravamo un onore poter nuovamente avere un ruolo importante in una manifestazione che avevamo atteso, e che ora sentivamo con gioia avvicinarsi. Sotto l’aspetto puramente fisico, camallare la “Cassa” era una fatica bestiale, un lavoro da negri (allora si poteva usare questa espressione); a causa del peso, le stanghe di legno che permettevano di sollevare e trasportare il gruppo statuario, ed il supporto su cui poggiava, nonostante

angentopoli fu una grande concausa che portò allo sfaldamento dei partiti storici, protagonisti fino ad allora del sistema politico, poco a poco persero la loro legitiimazione e lo scopo sociale a cui si erano sempre referenziati. I più grandi partiti P.C.I. e la D.C. avevano subito un grande crollo: il primo per la caduta del Comunismo con i grandi valori sociali di giustizia ed equiparazione a cui si era sempre ispirato; il secondo per la sminuita protezione occidentale (orfana anche dell’innossidabile Patto di Varsavia) affinchè poter agire con qualsivoglia compromesso. Ma anche le nuove leve partitocratiche come la Lega Nord si era invischiata con la vocazione seccessionistica attraverso progetti di decentramento fiscale, contro lo statalismo centrista ed egocentrico, per tutto questo accettava compromessi con un governo prima avversato, proteggendo ad oltranza anche i propri uomini caduti, come altri, nella corruzione, e governando da centristi puri; oggi cerca di temporeggiare e lucrare attraverso una posizione di comodo. Berlusconi aveva creato Forza Italia, un grande partito di massa di scontenti e di delusi riuscendo a colmare il vuoto lasciato da partiti tradizionali (C.D., P.S.I. e P.R.I.) incamerando e legittimando abilmente la destra e l’estrema destra, rimasta fuori e isolata dal contesto costituzionale; l’unico suo obiettivo di salvarsi dal proprio disinvolto passato imprenditoriale e mantenere integra la propria fedina penale. Continua sul retro


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diversi tentativi di imbottitura drappo che fasciava tutt’intorno il lasciavano sulle spalle, a percorso supporto. In altri casi i “bidoncini” finito, estesi lividi che facevano –leggasi bottiglioni– sostituivano il compagnia per settimane, cambiando contenitore più grosso, nascosti fra i progressivamente colore: nessuno fiori e le piante dell’addobbo. però se ne lamentava, chi ne Formata la squadra, iniziava la accennava lo faceva per avere la contesa per il posto alle stanghe: i più possibilità di mostrarsi uomo “duro” e cercavano di essere posizionati sul forte. Sotto questo profilo c’era, da davanti, ben riconoscibili da parenti sempre, una forma di invidia nei ed amici, e più esposti, rispetto a quelli confronti di “quelli del Porto”, che messi dietro, agli sguardi del popolo: potevano vantarsi di portare la così almeno si credeva, ingiustificata“Cassa” più pesante: la nostra era, mente; i posti meno ambiti, anzi, nell’ordine, la seconda. possibilmente evitati, erano quelli Per molti l’aspetto religioso aveva “suta au seppu” (sotto il ceppo), poca importanza: sotto la “Cassa” venivano, e a nessun prezzo avrebbero rinunciato al posto, anche bestemmiatori e mangiacristi; alcuni altri dicevano di sentirsi in dovere di far continuare un’antica tradizione della città; altri lo facevano per puro esibizionismo; forse ero l’unico a subire il fascino mistico della Processione: cosa per me insolita, cercavo di mantenere un comportamento composto e silenzioso, ricordando che quel che facevo era in memoria di un altro Uomo, che in altra epoca aveva portato sulle spalle ben altro legno: mi veniva spontaneo, a tratti, ripetere fra me e me una frase che, in infanzia e da ragazzo, più volte avevo sentito pronunciare da mamma e da nonna: “Andasse almeno a sconto dei miei peccati”. Non ridete. Far parte del gruppo dei portatori era mèta ambita, ed accanita era la caccia al posto; molti si proponeFormella “Via Crucis” di Mariarosa Scerbo vano e gli esclusi, seccatissimi, chiedevano di poter almeno seguire la perché lì, oltre a restare pressoché “Cassa” come “riserve”, sperando invisibile, ti ritrovavi sulla gobba nella possibilità di essere usati per anche un’asse posizionata di costa, qualche tratto, se mai qualcuno dei che faceva un male cane, come più “titolari” avesse chiesto il cambio: volte ho di persona constatato. questo raramente accadeva, perché era A Sergio, nom de bataille “Tanardùn”, punto d’onore –tacita sfida e bisognava assolutamente lasciare il scommessa con se stessi– portare il primo posto sul davanti, sulla stanga peso fino ala fine, ricondurre il Cristo di sinistra: per lui la Processione era a casa in Duomo. una recita, da farsi in abito di scena: Il peso del “Bacio di Giuda” era vestito buono scuro, scarpe di vernice davvero notevole: fra statue, “seppu”, lucidissime, papillon di raso; ad ogni batterie ed impianto di illuminazione, sosta si pettinava con cura, e addobbo floreale e tutto il resto, continuava a chiedere a tutti dove dicevano superasse i dodici quintali; il fossero le postazioni televisive: dava termine “resto” comprende quella che tanto fastidio che una volta Felicino veniva nominata come “tanica di –capocassa– nel battere col mazzuolo benzina”: in realtà una damigiana di di legno i colpi che davano il segnale vino, che i soliti trovavano sempre il di partenza dopo una fermata, per il modo di alloggiare fra le travi che nervoso gli rifilò una discreta formavano l’intelaiatura di sostegno mazzolata in fronte, fingendo che del ceppo, celata agli occhi altrui dal fosse per errore; la cosa fece finire le

VillaCambiaso richieste, ma, avendo provocato la caduta a terra –con conseguente rottura– degli occhiali del poveraccio, diede inizio ad una serie di lamentazioni che proseguirono per tutta la serata: non solo, la lagna proseguì anche nei giorni successivi. Lavoro veramente, incredibilmente faticoso, specie per chi non “schivava” mai: succedeva infatti, ogni tanto, che qualcuno, non facendocela più ma vergognandosi di chiedere il cambio, simulasse l’impegno e ti regalasse il suo pezzo di croce, pur sapendo che gli altri non avrebbero potuto non accorgersene. Un ingaggio simile a questo, comportante una tale fatica non l’avremmo di sicuro accettato a pagamento, ma in questo caso nessuno chiedeva né accettava denaro, nemmeno Carlo che, per il suo attaccamento ai soldi, si era nel nostro ambiente guadagnato il soprannome di “S-ciancanichelinne”, e fra noi di lui si diceva che rimpiangesse i tempi in cui si producevano banconote di cuoio; per tutti l’omerica cena che, dopo Pasqua, veniva offerta da chi aveva comandato la Cassa, era pagamento più che sufficiente. Nel corso di trent’anni la Cassa l’ho portata almeno una quindicina di volte: bei ricordi, atmosfere che quando tornano alla mente fanno provare una stretta al cuore; episodi indimenticabili, come quella volta che, un po’ per esibizione, ed un po’ sperando che lo venissero a sapere quelli del Porto, con cui ci sentivamo in rivalità, facemmo tutta Via Gramsci con la Cassa sollevata a braccia tese, come a voler dire: voi portate più peso, ma provate un po’ a far così…; o come quando uno degli organizzatori, forse il Priore della Confraternita, ci fece, con la voce strozzata nel tentativo di tenerla bassa, un solenne e prolungato cazziatone perché, avendo fatto un tratto di corsa, per l’impeto eravamo andati a finire troppo vicino alla Cassa che ci precedeva. Fra queste rimembranze anche un grosso spavento: in un’altra occasione, avendo voluto ancora una volta andare di corsa, in barba al divieto che ci era stato imposto in precedenza, nel girare davanti alla To r r e t t a , p e r i m b o c c a r e Vi a Paleocapa, la Cassa prese di sbando, oscillando paurosamente e facendo sinistramente scricchiolare l’intera


VillaCambiaso struttura statue comprese: udimmo un forte mormorio levarsi dalla folla; fu allora che Dotta Silvio detto “Cio” uscì dalla formazione, si tolse la cappa, se la pose ben piegata sotto il braccio e si allontanò scrollando la testa, e pronunciando una frase che restò a lungo famosa fra gli operatori del mercato: “Basta, figioeu, g’ho pòu belìn de duvèi pagò dui miliardi de danni pe avèi cacciòu u Segnù a bagnu ntu Portu”; non partecipò mai più. Il finale era sempre triste: l’ultimo sforzo –il più penoso, dopo la lunga serie che lo aveva preceduto– per salire i gradini e riportare la Cassa al suo posto, all’interno del Duomo, e la meschina lotta che molti facevano per portarsi via i fiori, contendendoli alla gente anche in maniera incivile, accompagnate da espressioni che sarebbe meglio evitare, almeno all’interno di un edificio sacro, ed in una ricorrenza come quella del Venerdì Santo. Il tempo è rotolato via veloce, e ben pochi sono rimasti gli attimi degni d’essere colti; iniziò poco a poco, ma col passare degli anni il contribuire al trasporto della Cassa mi diede sempre meno soddisfazione, il fascino progressivamente si affievolì: alcuni

Anno XII n°64 - Aprile 2012 di noi “vecchi” si arresero e non si fecero più avanti, scusandosi col confessare di non sentirsi più all’altezza del compito; i Capicassa approfittarono delle defezioni e, per fare un favore ad amici e conoscenti, integrarono i ranghi accettando di inserire nel gruppo i loro rampolli, in gran numero e tutti desiderosi di apparire per qualche minuto, e di avere delle foto-ricordo da regalare alle loro ragazze. Ci trovammo mescolati ad abbronzati giovanotti dal petto gonfio, che pareva avessero un limone sotto le ascelle, tanta palestra, muscoli evidenti, nerbo poco o niente; un codazzo di accompagnatori e sostituti, gente che continuava a vestirsi e spogliarsi della cappa; a seguire la Cassa era un vero e proprio gregge, disordinato come può esserlo un gruppo di animali, non mancò chi, per darsela all’insegna del “noi uomini duri”, fece un eccessivo numero di rifornimenti di benzina. L’unico provvedimento che venne preso per ridare all’insieme un aspetto di maggior serietà fu quello di chiedere a me di non presentarmi più –com’era mia abitudine– con le infradito ai piedi; poco decoroso, fu la laconica motivazione.

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Non mi presentai più del tutto; devo confessare che provai un senso di maligno piacere quando per due volte il maltempo impedì la Processione. Le cose cambiano, e di rado in meglio: ho saputo che negli ultimi anni è stato difficile trovare gente adatta nella sostanza, e non nell’apparenza, alla bisogna, ho sentito che si è parlato di utilizzare stanghe più lunghe, per poter impiegare un maggior numero di persone, dato che aumentando il numero dei portatori sotto le stanghe originali non si sarebbe ottenuto altro risultato che quello di aumentare il pericolo, col crescere della possibilità di inciampi dalle incalcolabili conseguenze, i giornali hanno parlato di malori e svenimenti provocati dallo sforzo su soggetti più indicati per la discoteca ed il centro estetico che per i “lavori” veri, quelli che in fisica vengono definiti come “forza per spostamento”. È con dolore che azzardo una profezia: finirà che le Casse della Processione del Venerdì Santo a Savona le faranno muovere coi trattori, come i carri del Carnevale di Viareggio, e sarà tutt’altra cosa. Nicola Stefanelli

RINNOVAMENTO DELLA CHIESA N.S.REGINA DELLA PACE DELLA VALLE DI VADO

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opo un lungo intervento di ristrutturazione che ha riguardato tra l’altro le grandi vetrate, gli amboni e lo spostamento di un tabernacolo con la miglior valorizzazione di un pregiato quadro della Madonna del ‘600 la Chiesa di Nostra Signora della Pace in località Valle di Vado, costruita quaranta anni fa su progetto dell’architetto Limonta, è diventata ancor più affascinante.

La Chiesa si è anche arricchita di una Via Crucis realizzata dall’artista Mariarosa Scerbo. La Via Crucis è composta da 14 formelle in rilievo realizzate con la tecnica dell’ingobbio. L’Artista ha ripreso i colori che già erano presenti nella Chiesa gli azzurrini delle vetrate del soffitto e del cotto del pavimento e il tutto è valorizzato dalla forma circolare della Chiesa.


Territorio - Musica

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I “VAGONETTI”, DAL 1903 UN SIMBOLO DEL LAVORO Progettati dagli ingegneri Antonio Carissimo e Giovanni Crotti

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el 1903 gli ingegneri Antonio Carissimo e Giovanni Crotti progettarono una funivia in grado di collegare il porto di Savona con San Giuseppe di Cairo in Val Bormida, per il trasporto e lo stoccaggio del carbone, la loro opera funziona ancora alla grande a distanza di oltre un secolo. Con le due linee aeree di trasporto, i 1200 vagonetti e le 6 stazioni di transito e motrici, oltre al sistema di carico diretto all’interno della stiva

della nave, le funivie di Savona sono come il lungo braccio di una gru che carica il carbone a Savona e lo scarica direttamente a Bragno. Può anche accadere che un vagonetto si stacchi improvvisamente dalla fune e precipiti nella zona di transito sottostante, di pertinenza della Società Funivie. il distacco del vagonetto dalla fune mette in «allarme» immediatamente l’impianto e fa scattare il sistema di sicurezza che blocca automaticamente Olio su tela di Renato Geido

la linea di trasporto. I vigili del fuoco invitano l’ente a verificare la linea di trasporto per capire le cause della caduta del vagonetto (dovuto ad un problema di tenuta dei stringi cavo del vagonetto alla fune, non correttamente “morsati”). Nei lavori di ammodernamento dell’impianto, tutte le parti tecniche e meccaniche dei vagonetti sono state sostituite 3 anni fa dalla ditta più importante in Italia nel campo delle teleferiche. Ogni vagonetto in acciaio pesa 500 kg. e può contenere sino a una tonnellata di carbone. Se si moltiplica una tonnellata per i 1200 vagonetti delle due linee il conto è presto fatto: in 8 ore dalla nave a Bragno, in pieno regime, sono ben 2600 tonnellate di carbone. Una cifra notevole che pone il porto di Savona, tra i più strategici in Italia e in Europa per la movimentazione del carbone. A pochi mesi dall’avvio del nuovo impianto degli Alti fondali, la società delle Funivie è ancora in preesercizio, ma secondo la Società è certo ormai che non trascorrerà molto tempo per vedere il nuovo impianto lavorare a pieno ritmo. Michele Costantini

CONCERTO CLASSIC-JAZZ A VILLA CAMBIASO stata una gradevole sorpresa ascoltare il noto pianista savonese È Giusto Franco in versione jazz; e che jazz! Il musicista è senza dubbio quello che si può definire un artista eclettico: le sue radici sono classiche (diplomato in pianoforte e composizione al Conservatorio “Paganini” di Genova) ma si esprime molto bene anche in chiave jazz con arrangiamenti eccellenti. Il Trio Giusto Franco ci regala grandi emozioni. Il repertorio: brani celebri di Mozart, Chopin, Beethoven, Liszt, Brahms, Gershwin, Satie, etc; tutti interpretati in maniera sublime in versione swingata! L’interplay è stato notevole! Il pianista, coadiuvato da due valenti musicisti (Francesco Barone al contrabbasso e Fabrizio Poggi alla batteria) ha interpretato con maestria e buon gusto le celeberrime composi-

zioni classiche. Il pubblico numeroso ha apprezzato con ripetuti applausi la performance del Trio ed alla fine ha chiesto i bis. Generosamente il maestro Franco con i suoi due bravi collaboratori ha attaccato una sua composizione dal titolo “Lullaby for one” ed ancora una volta ha “lanciato” in assoli meravigliosi il bassista ed il batterista. Ancora un secondo bis: “Lullaby of birdland” del grande George Shearing! Applausi, applausi calorosi! Che meraviglia! Il pianista è anche un valente compositore di successo: ha

scritto anche colonne sonore per la Rai-Tv ed ha decine di brani pubblicati ed incisi in Italia e sub editati all’estero. Complimenti vivissimi quindi al Trio Giusto Franco e speriamo di ascoltarli ancora presto!


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LA TRAGEDIA DELLA COSTA CONCORDIA Riflessioni sul presente e sul futuro el corso dell’ultima settimana, molti osservatori hanno cercato di analizzare e di comprendere sino in fondo le cause specifiche (strutturali ed accidentali), che hanno condotto alla “spiaggiamento” della Costa Concordia, avvenuto, in data 14-15 Gennaio, nell’ambito delle scogliere dell’ Isola del Giglio. Per porre un sufficiente ordine su questa complessa vicenda, cercherò, attraverso questo articolo, di fornire ai nostri lettori un quadro sintetico di queste cause, avvertendo, tuttavia, che non è mia intenzione di processare nessuno e, tanto meno, di inviare

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colossi come la Allure of the Seas o la Oasis of the Seas, che posseggono un tonnellaggio doppio e possono trasportare, l’una 5.400 e l’altra 6.360 passeggeri (più circa 2.000 uomini di equipaggio). Sappiamo, inoltre, che poco meno della metà delle supernavi, attualmente commissionate ai cantieri del Mondo, offrirà, nel prossimo futuro, più di 3.000 posti-letto; di conseguenza, è prevista un’ulteriore crescita del Gigantismo Navale. Ora, se tutto questo risponde, in maniera esemplare, alle esigenze del Business, le cose vanno meno bene

maledizioni, lasciando questi compiti a tutti coloro che posseggono il Dovere ed il Potere ad intervenire: 1) Insicurezza delle attuali maxinavi da crociera È necessario evidenziare, come premessa, lo straordinario Business, che si è sviluppato, in questo settore, negli ultimi anni: nel decennio 20002010 siamo passati, nel Mondo, da 10 a 19 milioni di passeggeri. Nei porti italiani, la crescita è stata addirittura del 397 per cento e, nel 2011, malgrado la crisi economica globale, si è elevato di un ulteriore 16 per cento; per il 2012, è previsto un andamento stabile o in leggero, ma significativo aumento. Per garantire questo traind in ascesa, si è fatto un progressivo ricorso al cosiddetto Gigantismo Navale: la Costa Concordia, malgrado le sue 112.000 tonnellate di stazza, i 290 metri di lunghezza ed i 70 metri di altezza, passa in seconda fila rispetto a

per gli equilibri ambientali e paesaggistici, che stanno diventando delicatissimi; infatti, anche in condizioni gestionali di assoluta normalità, esistono seri problemi di inquinamento: visivo, atmosferico, marino e costiero, con secondarie, profonde e negative ripercussioni sull’economia turistica e, quindi, sul complesso sistema economico di una, o addirittura, di più nazioni. Occorre ricordare, in proposito, che queste gigantesche fortezze marine, finchè sono in navigazione, non determinano turbe ambientali molto significative, ma, allorquando rallentano o si avvicinano alle rive, il loro contributo alla genesi dello smog raggiunge quote molto elevate; si calcola, ad esempio, che a Los Angeles concorrano per un quarto alla creazione della massiccia cappa grigia che sovrasta la città. Ancora più significativa è l’incidenza di queste maxi-navi sull’equilibrio

biologico delle acque marine, anche in ambito extra-portuale; io non voglio pensare alle catastrofiche parole pronunciate dal Ministro Clini, nella tragica ipotesi di uno spargimento all’interno del mare, delle 2.400 tonnellate di carburante, presenti nelle stive del Costa Concordia; mi è sufficiente, però, ricordare che, anche in condizioni di assoluta normalità navigatoria, vengono versati in mare, da queste maxi-navi, olii alimentari, solventi, detersivi o, più semplicemente, i fisiologici scarichi di un’intera cittadina galleggiante di circa 4.000 persone; mi viene spontaneo dire che al mare naturale viene aggiunto un secondo mare di inquinanti. Ma ritornando, ancora per un istante, al tema dell’insicurezza delle attuali maxi-navi da crociera, desidero evidenziare che queste navi colossali non sono dotate di un doppio scafo strutturale, il quale potrebbe impedire, anche in caso di affondamento della nave stessa, lo spargimento in mare aperto del carburante; desidero semplicemente evidenziare che questo fondamentale aspetto è stato imposto alle petroliere, una decina di anni or sono, dal Governo Amato, su proposta dell’allora Ministro all’Ambiente, Willer Bordon; sarebbe auspicabile, a mio modo di vedere, che questa fondamentale innovazione tecnologica, venisse estesa, ope legis, anche alle Navi da Crociera. 2) Insufficiente definizione e controllo delle rotte marine Un minimo di saggezza o, più semplicemente il Buon Senso (dote tipica dei nostri antichi naviganti) dovrebbe consigliare i nostri Pubblici Poteri a predisporre una corretta pianificazione delle rotte nel Mare Mediterraneo e, soprattutto, a garantire un severo controllo sull’applicazione delle regole della navigazione; il tutto nel superiore interesse della vita e dell’incolumità dei passeggeri, del personale, dell’ambiente marino e costiero ed, in ultima istanza del prestigio nazionale. Ma quale strategia adottare, in particolare? Vittorio Emiliani, in un suo pregevole inserto giornalistico, così scriveva: “Non più maxi-navi dentro la Giudecca ed il bacino di San Marco”; Non più fra le isole che formano il


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parco dell’arcipelago toscano, né alle Bocche di Bonifacio come nelle acque del Santuario dei cetacei (messi in seria crisi dai sonar delle navi); Non più nelle vicinanze di arcipelaghi come le Eolie o come le Tremiti, e nell’attraversamento dello stretto di Messina, dove le correnti (e lo scirocco, per un terzo dell’anno) sono assai forti. Tutto ciò per rispettare acque e paesaggi, che si potranno continuare ad ammirare da lontano o navigando in più modesti traghetti e aliscafi”. Ma, a mio modo di vedere, oltre a questo ovvio proibizionismo, è necessario imporre anche una corretta programmazione ed osservanza delle rotte. Su questa tema, non voglio spendere molte parole; ricordo soltanto che esiste, in Italia, la Legge n° 51 el 7 Marzo 2001, in virtù della quale tutte le navi ormeggiate o in movimento dovrebbero essere controllate dai “controllori del traffico navale”, i quali dovrebbero avvertire (come succede per gli aerei) gli equipaggi del possibile pericolo e dell’errore umano. Michele Meta, nei giorni scorsi e più precisamnete in data 18 Gennaio 2012, ha fatto notare quanto segue: “Considerando che una nave delle dimensioni della Costa Concordia non ha velocità simili ad un aereo, doveva esserci tutto il tempo necessario per evitare che l’errore umano determinasse una sciagura, come la collisione con scogli e relative conseguenze tragiche”. Personalmente desidero far notare che

Anno XII n°64 - Aprile 2012 l’articolo 6 della legge 51/2001 (avente per titolo: Sistema di comunicazione per la sicurezza in mare) prevedeva uno stanziamento di lire 13.000 milioni annue, per la realizzazione del sistema Globale di Comunicazione per l’Emergenza e la Sicurezza in mare (GMDSS - Global Maritime Distress and Safety System); inoltre l’articolo 5 della stessa legge (intitolato: Controllo degli spazi marittimi di interesse nazionale) prevede, al secondo comma quanto segue: “Il Ministro dei trasporti e della navigazione può limitare o vietare il transito e la sosta di navi mercantili nel mare territoriale, per motivi di ordine pubblico, di sicurezza della navigazione e, di concerto con il Ministro dell’ambiente, per motivi di protezione dell’ambiente marino, determinando le zone alle quali il divieto si estende”. Aggiungo, infine, che, nello stesso articolo 5, sono previste pesanti sanzioni a carico dei Comandanti, che cambiano rotta senza preavviso ed autorizzazione. Di fronte a queste ben precise e dettagliate norme legislative, sorgono spontanee alcune Domande, che sottopongo alla cortese attenzione dei nostri amici lettori: a) Dopo undici anni dall’entrata in vigore della Legge 51/2001 a che punto è la Sicurezza dei nostri Mari? b) Chi controlla davvero il Traffico Marittimo e le rotte? c) Quali sono le Aree Marine Nazionali, controllate con questo sistema?

VillaCambiaso d) perché non sono state elevate sanzioni ai Comandanti delle navi che, come dimostrano i materiali fotografici di questi giorni, fanno spesso il “rito dell’inchino”, mettendo a rischio i passeggeri? A questo proposito, apro una parentesi: per chi vuole saperne di più su questo specifico tema, consiglio il Volume dell’Ammiraglio (attualmente in pensione) Mario Palombo dal titolo “La mia vita da uomo di mare. Da Camogli all’Isola del Giglio, dalle navi da carico ai prestigiosi comandi di navi passeggeri”. Chiudo la parentesi e continuo le domande: e) Alla fine di ogni viaggio vengono consegnate dai Comandanti delle Navi le scatole nere, affinchè siano messe a disposizione dell’Autorità marittima. Quanti controlli vengono fatti sulle Scatole Nere? Vorrei ricevere una risposta a tutti questi quesiti; ma sono certo che questa risposta non arriverà mai. La ragione di questo “inesorabile oblio” risiede nel fatto che alla base della tragedia della Costa Concordia esiste un baratro, spirituale e culturale al tempo stesso: vi è la scomparsa del concetto di simbiosi che deve intercorrere tra la costa e il mare; abbiamo dimenticato che i nostri meravigliosi paesaggi marini sono frutto di una reciproca azione vitalizzante, offerta, da un lato dal mare, con tutte le sue molteplici componenti geofisiche (direzione dei venti e delle correnti, temperature, luminosità, etc.) e, dall’altro lato, dall’equilibrio della costa, insito nelle sue molteplici componenti costitutive (stabilità geologica, in primo luogo). Questa meravigliosa simbiosi è, purtroppo, molto delicata e fragile e viene costantemente messa in forse dall’uo mo, che, con le sue eccezionali e non certamente salvifiche attività, viene ad inceppare il mecca nismo di questo paradiso. Aldo Pastore


ASSOCIAZIONE NAUTICO LEON PANCALDO

LA VOCE DELL’

ESTRATTO AUTONOMO DELLA RIVISTA VILLACAMBIASO

www.alpleonpancaldo.org info@alpleonpancaldo.org

A.LP.

N° 16 - Aprile 2012 - Redazione: A.LP. - Via Torino, 10 - 17100 Savona - Tel: 349/6863819 - E-mail: vintera@villacambiaso.it

COMMUNICATI DEI SOCI ISOLA DEL GIGLIO

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uongiorno. In relazione a quanto avvenuto all’Isola del Giglio, ed in merito all’assoluta incompetenza ed incapacità del Comandante Sig. Schettino, penso che dovremmo costituirci parte civile contro lo stesso per aver gravemente compromesso l’immagine della Marina Italiana. Cordiali saluti. C.D.M. Ruggero Fanciulli FRANCESCO SCHETTINO E QUEL MALEDETTO INCHINO

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on questo mio intervento rispondo ai tanti Savonesi che ogni giorno chiedono il mio pensiero circa il comportamento di quel certo Comandante Francesco Schettino. Cari amici quell’uomo non è identificabile né tra gli Ufficiali della Marina Mercantile Italiana e tanto meno tra i Comandanti della stessa. La nostra gloriosa Marina mercantile nulla ha a che spartire con quell’indegno Uomo di Mare. Nessuno e quando dico nessuno, nessuno dei nostri Comandanti si sarebbe azzardato a fare un inchino del genere. Qui in Savona abbiamo imparato ad amare le navi della Costa Crociere e ad esse abbiamo da sempre dedicato l’attracco più vicino al cuore della nostra Città ad una ventina di metri dalla nostra Torretta. A tutti i Comandanti della Costa Crociere abbiamo offerto la presenza di un marinaio in bronzo che con le braccia alzate offre una lampada invitando quelle navi ad accostare in tutta tranquillità. Noi Savonesi le tragedie in mare le viviamo veramente. Questa ultima ci ha frastornato e non la perdoniamo. Forse ci penserà il Cielo. C.L.C. Vito Cafueri

NAVE INCAGLIATA NEL FANGO. COLPITO UN SOMMERGIBILE DEL CAP. GIANCARLO CAVALLERO

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i capita spesso di leggere su questa rivista la descrizione di episodi vissuti da molti di voi e di essere coinvolto dalle emozioni che vi portate dietro. E sono emozioni tanto più intense quando rivivono momenti particolarmente duri e disagi che nessuno vorrebbe più affrontare in questi anni. Io sono andato per mare per qualche tempo prima di “emigrare” in Sardegna negli anni ‘60, quando della Sardegna tutti noi sapevamo che c’erano le pecore e le dighe del Tirso e del Flumendosa ed erano state informazioni transitate attraverso quella stupenda, estemporanea figura del Professor Pisoni. Franco Recagno mi provocava, tempo fa, a rintracciare qualche esperienza di quegli anni, da spartire con voi e che conservasse qualche “brandello” di quelle atmosfere che voi mantenete tanto bene nel vostro intimo. Con molto “pudore” gli avevo evocato un momento, i primi anni ‘60 facevo il secondo di macchina su un barco di 250.000 tonnellate e portavamo crudo dall’Indonesia alla California. Ci eravamo fermati nello Stretto di Malacca, davanti a Singapore per sbarcare un operaio di macchina che aveva un “malaccio” e che avrebbe dovuto rientrare in Italia. Mi svegliai al mattino-facevo la guardia di nottefrastornato da un rumore esagerato. La nave scarrocciando era andata all’incaglio nel fango e, dalla plancia, avevano cominciato a manovrare cercando di appruarla per portarla a marcia indietro in acque libere. La motrice –turbine a vapore– soffriva e i tentativi durarono tre ore. Riuscimmo

La sede operativa A.LP. a Villa Cambiaso è aperta il 1° martedì di ogni mese dalle 17.00 alle 18.00. Luglio e Agosto esclusi.

a liberarci –si trattava di 285.000 tonnellate di dislocamento– e il comandante credo si sia accordato con il pilota perchè non “riferisse”. In Pacifico, credo non lontano da Guam, una notte la guardia di coperta mi disse di scrivere sul giornale di Macchina che avevamo colpito un oggetto non identificato e che rimanesse agli atti. Un mese dopo comparve sul Bulletin della compagnia che avevamo colpito in mare aperto un sommergibile, probabilmente russo e che l’equipaggio era stato “diligente” e patriottico!! Tre mesi più tardi, dopo una odissea durata due viaggi partendo da Ras Tanura e navigando a regime “attenuato” perchè le turbine avevano sofferto, ci portammo a Nagasaky per la visita di fine garanzia –la barca veniva dai cantieri di Goteborg– e ci misero in secco nei cantieri Mitsubishi. Per una lunghezza di 30 metri in corrispondenza del gavone di prua c’era una rientranza profonda con... vistose tracce di “fango e sabbia”!!! Non abbiamo mai più visto il comandante che venne fatto imbarcare sul primo volo per Kuala Lumpur e che, in realtà, aveva difeso gli interessi della Compagnia, ma gli americani lo sapevano benissimo!! Era la sceneggiata del “sommergibile” Che aveva lasciato il segno ma l’avevano costruita loro!!

Sabato 7 Aprile ore 17.00 a Villa Cambiaso tradizionale brindisi augurale Pasqua 2012. Alle 16.00 precede l’assemblea ordinaria per analizzare ed approvare il bilancio 2011, l’avanzamento stesura del libro sul Nautico, varie ed eventuali.


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PIETRO TARAMASSO TESTIMONIANZE SCOLASTICHE PERSONALI, TRATTE DAI MIEI RICORDI, SUL PROF. ING. PIETRO TARAMASSO DEL C.L.C. DOTT. CARLO LUGANI

UN’ESEMPIO STORICO DI GRANDE PRESIDE DELLE SCUOLE SECONDARIE

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i è spento Pietro Taramasso a 87 anni, ingegnere, ex preside del Nautico Leon Pancaldo, anche assessore del Comune. È stato uno dei personaggi più in vista di Savona negli ultimi quarant’anni. Un uomo dalla tempra di ferro e dal carattere inflessibile. Un «duro» che metteva sull’attenti gli allievi del Nautico ma soprattutto i professori. Al mattino Taramasso si piazzava davanti alla porta della scuola in piazza Leon Pancaldo e attendeva l’arrivo alla spicciolata di alunni e insegnanti. Chi arrivava in ritardo finiva sulla lista «nera» perchè per Taramasso le regole dovevano essere rispettate. Come preside del Nautico aveva a lungo incarnato l’anima stessa della scuola difendendola con le unghie e con i denti dal pericolo di accorpamenti e fusioni. Epiche le sue battaglie con i vicini del liceo Classico Chiabrera per la contesa delle aule. Alla fine della carriera di preside, si dedicò ancora alla politica come presidente della I Circoscrizione di Santuario, Lavagnola e Marmorassi. Ogni incarico lo ricopriva con lo stesso impegno, la stessa puntigliosità. Rimarranno negli annali della storia del Comune le sue relazioni dettagliate con cui chiedeva conto agli assessori di turno delle promesse elettorali non mantenute. Il fatto che spesso fossero del suo stesso partito, per l’ingegner Taramasso non aveva alcuna importanza. Li redarguiva come scolaretti e ogni tanto nei corridoi del Comune si lasciava scappare: «Questi qui a scuola non li avrei mai promossi». Era stato nominato socio e Presidente Onorario dell’A.LP. (Associazione Leon Pancaldo). Si prestava con orgoglioso impegno a consegnare le medaglie del cinquantesimo anno dal conseguimento di allievo Capitano di L.C. e D.M. in occasione dei raduni annuali degli ex-allievi.

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L’Ing. Pietro Taramasso consegna le medaglie durante il raduno del 2009 alla Locanda del Santuario

i sono diplomato Cap. di Macchina all’Ist. Tenico Nautico Leon Pancaldodi Savona nell’anno scolastico1960/61. Ho avuto il piacere e l’onore di essere stato allievo dell’Ing. Piero Taramasso negli ultimi tre anni del Nautico, sezione Macchinisti, sino al diploma. Nessun insegnante di quell’epoca, nel Nautico, sapeva mantenere l’interesse e l’attenzione di noi allievi come Lui, anche per ore. Aveva carisma e grande capacità: era bravissimo in matematica (rimproverava gli insegnanti di questa materia per averci scarsamente preparati), bravissimo in termodinamica in macchine navali e in tutte le materie ingegneristiche in generale. Spiegava molto bene, con passione, a lungo. Più volte abbiamo cercato di metterlo in difficoltà, con l’intento di farlo parlare ed evitare le interrogazioni, proponendogli difficili problemi tratti dal Manuale Colombo (il manuale di tutta l’ingegneria) o da altri Testi, ma l’Ingegnere vero (cosi lo chiamavamo) direttamente o indirettamente riusciva a risolverli alla lavagna. Nei compiti in classe (cosi si chiamavano le odierne verifiche) ci permetteva di consultare i manuali e i libri, ma non dovevamo assolutamente copiare dagli altri compagni di classe. Nella vita, diceva, vi troverete a dover affrontare parecchi problemi da soli, senza l’aiuto di altri. Saper cercare nei manuali e nei libri avrà notevole importanza per la loro soluzione. Conoscere la materia significa anche sapere in quali testi andare a cercare l’aiuto e le informazioni necessarie... Era severo ma giusto. Ricordo di un compito in classe di macchine particolarmente ricco di quesiti e difficoltà: calcolo di consumi rendimenti potenze, ecc... Questo problema mi sembrava di conoscerlo... Ho consultato il manuale Colombo, che infarcivo di foglietti scritti a mano, contenenti problemi svolti, e ho trovato... il compito fatto, dati e tutto. Senza, come si dice, dare troppo nell’occhio, tutto tremolante mi sono messo a copiarlo cercando di non


VillaCambiaso farmi sorprendere dall’Ing. Taramasso che ci controllava passeggiando fra i banchi. Guarda caso, Egli, giunto accanto a me, ha preso il mio manuale, appoggiato sul banco e ha cominciato a sfogliarlo, sino a scoprire che il compito assegnatoci, io lo avevo bello e fatto, solo da copiare. Senza dire una parola ha fatto un mezzo sorriso e ha richiuso il manuale, lasciandolo sul banco, permettendomi cosi di copiare interamente. Al momento della consegna degli elaborati, corretti, sul mio spiccava un bel sette, ma subito mi ha chiamato alla lavagna perché spiegassi, per filo e per segno, tutto il compito, altrimenti, penso io, il sette sarebbe stato cancellato. L’ingegnere Taramasso è stato il primo, che io ricordi, a farci sentire adulti, responsabili. Subito, in terza nautico, ha eliminato lo spauracchio dell’interrogazione improvvisa, inattesa, quel “Sentiamo..?” e l’incubo del sacchetto contenente i numeri corrispondenti al nostro cognome. La mano del professore che ne estraeva uno.. e noi tutti con il cuore in gola sperando che non fosse il nostro. Egli introdusse le interrogazioni programmate: la prossima settimana, ad esempio, da Tizio a Sempronio, la settimana successiva altri sette o otto allievi in ordine alfabetico… Conoscevamo in anticipo la settimana nella quale saremmo stati interrogati e naturalmente, si trattava di un esame vero e proprio che comprendeva un po’ tutta la materia, non solo la lezioncina spiegata la volta precedente. Come un piccolo esame universitario. Aveva a cuore la nostra preparazione, si prodigava a spiegare più volte per farci comprendere e trattenere le nozioni. Una volta in quarta Nautico, lo abbiamo fatto proprio arrabbiare: ci aveva dato un compito in classe che era risultato disastroso per quasi tutti noi, Egli ha spiegato la soluzione alla lavagna, ha chiesto se avevamo compreso bene tutta la procedura, dicendosi disponibile a rispiegare o a chiarire eventuali dubbi Tutti ci siamo detti soddisfatti e la cosa è finita li... Una settimana dopo, improvvisamente, entrato in classe, ha chiesto di prendere carta e penna per un nuovo compito: eravamo rammaricati, ma, ancora di più, stupiti, perché era

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esattamente lo stesso problema che molti di noi avevano, in precedenza, sbagliato. Era seguita, come detto, la sua ampia spiegazione e correzione alla lavagna, con nostra, a parole, piena comprensione e soddisfazione. Sapete come è andata a finire..? Ancora una volta quasi mezza classe lo ha sbagliato, compreso il sottoscritto. Mi sono permesso raccontare questi personali ricordi, sicuro che verranno condivisi dai miei compagni di scuola di quegli anni. L’Ing. Pietro Taramasso è stato, per tutti noi un grande maestro. Non solo ci ha dato tantissime nozioni ma si è dimostrato, soprattutto un maestro di vita, moderno e indimenticabile.

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COLD IRONING ANCHE A SAVONA? dell’Ing. Paolo Forzano

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d ottobre 2011 è stato presentato lo studio di fattibilità per l’elettrificazione delle banchine del bacino di Marittima del porto di Venezia, il cosiddetto «cold iro-ning o «shore power», progetto destinato ad alimentare le navi da crociera in sosta evitando così che vengano tenuti accesi i generatori di bordo. Col Cold Ironing si potranno alimentare simultaneamente quattro grandi navi da crociera, ognuna delle quali può assorbire, secondo l’attuale normativa tecnica internazionale, una potenza massima pari a 16 MW. La capacità complessiva dell’infrastruttura è pertanto pari a 64 MW e grazie alla maggiore efficienza e ai sistemi di abbattimento delle emissioni presenti nelle centrali elettriche, il cold ironing consentirà, rispetto ai generatori di bordo, una riduzione di oltre il 30% delle emissioni di C02 e di più del 95% degli ossidi di azoto e del particolato, nonché l’azzeramento dell’inquinamento locale e acustico. Lo studio fa parte del progetto Enel denominato

«Porti Verdi», accordo del febbraio 2010 tra Enel ed l’Autorità Portuale di Venezia, volto a rendere il porto di Venezia ambientalmente sostenibile. Enel Green Power, la società di Enel dedicata allo sviluppo e gestione delle fonti rinnovabili, ha poi realizzato uno studio di fattibilità per la realizzazione di un impianto di generazione di energia elettrica da fonte solare fotovoltaica, prevedendo la copertura degli edifici ubicati nell’area demaniale del porto. L’impianto fotovoltaico, con una capacità installata che oscillerà tra 1,2 e 1,4 MW, sarà in grado di produrre annualmente circa 2 milioni di KWh, pari all’80 per cento del fabbisogno di energia per l’illuminazione e la climatizzazione del Terminal Passeggeri, e permetterà di evitare l’emissione in atmosfera di circa 900 tonnellate di C02/anno. Banchine elettrificate sono già operative in Nord America nei porti di Los Angeles, Seattle, Juneau e Vancouver, in Europa a Goteborg e

Lubecca, e sono allo studio in molti altri grandi scali del mondo. Enel ha già progettato per il porto di Civitavecchia la prima banchina elettrificata del Mediterraneo e sono in corso progetti anche con l’autorità portuale di La Spezia e di Bari, oltre che con l’Autorità portuale di Barcellona in Spagna. Le emissioni provenienti dai motori delle navi rappresentano una ovvia fonte di inquinamento, anche perché ci sono navi che utilizzano il combustibile “bottom-of-the-barill” (il cosiddetto fondo del barile), in genere ciò che rimane del greggio dopo che la benzina ed i distillati di oli combustibili sono estratti tramite la raffinazione. Questo avviene per evidenti ragioni di contenimento dei costi. Le emissioni quotidiane di una nave da crociera sono paragonati a quelle di circa 12 mila automobili. Una nave in porto circa la metà, ma 4 navi in porto sono pur sempre equivalenti a 24 mila automobili! Quando potrà essere realizzato il cold ironing delle navi Costa a Savona?

LEGGE 14 MARZO 2001, N° 51 Disposizioni per la prevenzione dell’ inquinamento derivante dal trasporto marittimo di idrocarburi e per il controllo del traffico marittimo Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 61 del 14 marzo 2001. Art. 1. (Finalità) 1. La presente legge, in conformità alla politica comunitaria sulla sicurezza dei mari, e compatibilmente con le tecnologie disponibili, al fine di prevenire gli incidenti in mare o di limitare le conseguenze dei sinistri marittimi nei quali siano coinvolte navi cisterna, promuove l’uso di navi cisterna a basso impatto ambientale e dotate dei più elevati standard di sicurezza e lo sviluppo dell’attività di controllo e assistenza al traffico marittimo mercantile che interessa i porti italiani e le acque antistanti le coste nazionali. Art. 2. (Contributo per la demolizione del naviglio) 1. Al fine di favorire ed accelerare l’eliminazione delle unità a singolo scafo non conformi ai più avanzati standard in materia di sicurezza della navigazione, applicabili alle navi a doppio scafo, e di tutelare l’ambiente marino, alle imprese armatoriali aventi i requisiti di cui all’articolo 143 del codice della navigazione può essere concesso un contributo, entro la misura massima del limite di impegno quindicennale di lire 10.000 milioni annue a decorrere dall’anno 2001, per la demolizione di navi cisterna abilitate al trasporto di petrolio greggio o di prodotti petroliferi e chimici, aventi portata lorda superiore a 1.000 tonnellate, la cui entrata in esercizio alla data del 31 dicembre 1999 risalga ad oltre venti anni. 2. Il contributo di cui al comma 1 è concesso alle imprese armatoriali che vendono per la demolizione o fanno demolire per proprio conto unità di proprietà delle imprese stesse non oltre la data del 30 settembre 2000 ed iscritte, non oltre la medesima data, nei registri di cui all’articolo 146 del codice della navigazione, i cui lavori di demolizione abbiano inizio nel periodo compreso tra il 1º gennaio 2000 e il 31 dicembre 2002, ed è pari a lire 250.000 per ogni tonnellata di portata lorda, entro il limite massimo di 30.000 tonnellate per singola unità. Il documento, fornito dal Dott. Aldo Pastore, può essere letto integralmente sul sito: www.alpleonpancaldo.org


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Giornalismo

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I GIORNALI A SAVONA, TRA ‘800 E ‘900 Seconda parte della breve storia del giornalismo savonese

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el 1889 furono stampate due nuove riviste: la Biblioteca di Santa eloquenza ed ascetica, destinata ad una vita abbastanza lunga, e Savona Nuova. Il 1891 va ricordato per la nascita del pungente Rigoletto, cui seguì, l’anno dopo, il cattolicissimo Il Letimbro, che fu fondato dal sacerdote Andrea Martinengo (18561900) e dal canonico Leopoldo Ponzone (1844-1894) su finanziamento del Conte Carlo Naselli Feo (1844-1905); il primo numero de Il Letimbro –che sorse in contrapposizione agli altri due giornali savonesi “laici” L’Indipendente e Il Cittadino– uscì il 10 maggio 1892, avendo come suo primo Direttore il prof. Giovanni Battista Caprile; l’8 febbraio 1919 la Giunta Diocesana di Savona avrebbe assunto la direzione e l’amministrazione del giornale; con il numero del 1° marzo del 1920, poi, Il Letimbro avrebbe assunto il n o m e d e L’ Av v e n i re , ritornando alla sua vecchia intitolazione con il numero pubblicato il 14 giugno 1927. Nel 1890 giunse alle stampe Il Vero, noto anche col nome di Giornale del Popolo politico sociale, il cui primo numero uscì il 16 settembre di quell’anno, essendo diretto prima da Ettore Baldino, poi da Eugenio Carloy (fino al luglio del 1893), quindi da Giovanni Battista Garassini e infine da Giovanni Sacco; di orientamento repubblicano e anticlericale, vicino alle istanze degli operai, profondamente critico con Paolo Boselli, il giornale cessò le sue pubblicazioni nel 1896. In quest’ultimo anno vide la luce Lo Zubbo, un vero e proprio antenato del giornale dell’associazione di tradizioni locali A Campanassa. Il 1898 va considerato come l’anno forse più fortunato per la stampa savonese: nel volgere di pochi mesi vennero stampati la rivista satirica Il frustino, la rivista letteraria bisettimanale La voce savonese (dalla forte impronta anticlericale, che durò per

oltre un anno), Il Mare, diretto da Ettore Baldino, il cui primo numero uscì a marzo di quell’anno, e il settimanale artistico letterario La Boheme, diretto da Vittorio Del Prato, ospitante poesie, racconti, sciarade, pubblicità e note d’arte. Il 26 ottobre 1899 uscì il primo numero del giornale socialista La Voce dei Lavoratori, diretto dal pittore Giuseppe Ferro; il 12 ottobre del 1901,

fondendosi con La Lima di Oneglia, di analogo orientamento politico, La Voce dei lavoratori assunse la nuova denominazione de La Lima - La Voce dei lavoratori, giornale dei socialisti dei collegi di Savona, Oneglia, Porto Maurizio, Albenga e Cairo Montenotte, avendo come Direttore Luigi Campolonghi; dal 1° gennaio del 1903 questa testata avrebbe poi assunto il nome de Il Diritto, uscendo nelle edicole fino al 24 dicembre 1913; alla guida di questo giornale si sarebbero succeduti, negli anni, Luigi

Campolonghi, Ciro Mancioli, Giacinto Menotti Serrati, Francesco Campolonghi e Giuseppe Ferro. Nel 1900 videro invece la luce il quindicinale La Bottiglia (organo di stampa nazionale degli operai vetrai, la cui direzione fu a Savona dal 1907 al 1911), Il Commercio Savonese e Il Messaggero Ligure, destinato ad esser ristampato, dopo una lunga pausa, tra il 1923 ed il 1927, essendo attestato su posizioni filofasciste, sotto la direzione di Stefano Orioli. Nel 1901 nacque La Favilla, settimanale politico letterario e organo di stampa dei repubblicani savonesi il cui primo numero uscì il 1° giugno 1901 e che sarebbe durato per oltre un anno; diretto da Quinzio Borzone, il giornale aveva come suo sottotitolo un verso di Dante Alighieri: «Parva favilla gran fiamma seconda»; dopo aver ripreso le pubblicazioni nel 1904 come giornale dei partiti popolari, a partire dal 12 novembre del 1905 La Favilla sarebbe divenuto il giornale dell’Associazione Radicale Savonese e la sua pubblicazione sarebbe stata affidata ad un comitato di redazione composto dall’Avv. Enrico Pessano, dall’ing. Giovanni Dotta e dall’Avv. M. F. Pessano; il settimanale, che fu sempre fermamente attestato su posizioni contrarie ai clericomoderati, avrebbe terminato le sue pubblicazioni il 17 agosto 1909. Ancora nel 1901 vide la luce La Gioventù, pubblicazione degli Oratoriani di Don Bosco. Nel 1902 arrivò nelle edicole il giornale socialista indipendente La Penna cui seguì Il Marciapiede, scritto e diretto da Giuseppe Cava (il noto poeta Beppìn da Cà), avente come supplemento domenicale O Manana: il primo numero di questo giornale –che avrebbe continuato le sue pubblicazioni fino al 1907– uscì il 20 settembre 1902. Sempre nel 1902 nacque ancora La Castellana, diretto dal poeta e giornalista Ernesto Tixi, che apparve per la prima volta il 24


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Giornalismo

agosto 1902: un giornale, quest’ultimo, di tendenze liberali indipendenti, avversario dichiarato dei clericali e dei moderati, che terminò le sue pubblicazioni dopo poche settimane. Nel 1904 venne pubblicato il giornale liberale Il Dovere –destinato nel 1915 ad assumere il nome de Il Corriere Ligure– scritto e diretto dal pubblicista Ettore Baldino, che fu stampato fino al 1923. L’8 novembre 1908 fu poi pubblicato un altro giornale diretto da Giuseppe Cava, avente titolo Il Faro, le cui pubblicazioni sarebbero proseguite fino all’anno successivo. Lo stesso Giuseppe Cava diede alle stampe nel settembre del 1910 La Savoneide, seguito il mese dopo da La Cronaca, avente come supplemento domenicale Il 607. Nel 1909 si stamparono Il Commercio e Il Bollettino della Camera di Commercio. Nel 1910 nacquero il bollettino mensile del Santuario di Savona Mater Misericordiae, il cattolico Storia e Vita, organo di stampa della società Niccolò Tommaseo, e Ride… rode cui seguì nel 1911 il pungentissimo Il Chiodo di Savona e, nel 1913, La barcaccia, un ebdomadario satirico e politico illustrato che uscì per 14 numeri; in quell’anno furono stampati anche Battaglie nuove, d’impronta socialista, Il Sindacalista e Il Pensiero. Nel 1914 giunsero nelle edicole il bisettimanale politico La Verità, che durò per oltre un anno, e, l’anno dopo, La Sabazia agricola, diretto da G. Giordani. Nel 1916, poi, venne stampato L’Esercente, a cura dell’Associazione Esercenti, Commercianti e Industriali di Savona Nel 1919, terminata la Grande Guerra, si stampò per oltre un anno Il Combattente, cui seguì l’anno dopo il settimanale di battaglia A noi!, testata del Fascio di Combattimento savonese, il cui primo numero fu pubblicato il 2 dicembre 1920; diretto inizialmente da Giusto Maria Giusti –cui sarebbero seguiti nell’incarico Augusto Cecchi, Augusto Robotti, Alberto Casella e Ulrico Reperti– il 5

Anno XII n°64 - Aprile 2012 gennaio 1922 A noi! avrebbe mutato nome in Liguria Nuova, venendo diretto da Vittorio Agamennone (più noto come Virio da Savona, ceramista e pittore scomparso nel 1995). Sull’altro fronte politico, invece, videro la luce Bandiera Rossa, il cui primo numero fu stampato il 9 agosto 1919, che ebbe come suo primo Direttore l’Avv. Lorenzo Moizo, cui seguirono Arturo Cappa e Rosario Zinnari, organo di stampa dapprima dei socialisti cittadini e poi, dopo, il gennaio del 1921, dei comunisti liguri. Dopo la scissione di Livorno rinacque

così La Voce dei Lavoratori, il giornale dei socialisti savonesi, il cui primo numero uscì nelle edicole il 12 febbraio 1921, diretto da Furio Naldini. Sia Bandiera Rossa che La Voce dei Lavoratori sarebbero scomparsi nell’agosto del 1922 con la presa del potere a Savona dei fascisti. Nel 1919 nacque anche il giornale La Democrazia, diretto da Virgilio Zunino, che fu Sindaco di Savona dal 1911 al 1914: una testata, questa, dalla storia particolare, essendo stato un vero e proprio “organo di stampa”

VillaCambiaso della Loggia massonica Sabazia di Savona; il suo primo numero uscì nelle edicole il 27 febbraio 1919 ed ospitò articoli dello stesso Virgilio Zunino, di suo fratello Ettore (farmacista ed esponente del P.R.I. di allora) e di Francesco Abba; la pubblicazione di questo giornale si concluse alla fine del 1919. Sempre nel 1920 vide la luce La Concordia liberale, giornale d’impronta liberale fondato e diretto da Nicolò Pessano che, in quello stesso anno mutò il proprio nome in quello de Il Risveglio savonese, cessando le pubblicazioni prima della fine di quello stesso 1920. Il 15 maggio del 1920 giunse inoltre alle edicole La Riviera, organo di stampa dei repubblicani savonesi, che fu inizialmente diretto da Gino Frumento, poi da Felice Piccardo e quindi dal rag. Francesco Bruzzone (futuro primo Prefetto di Savona dopo la Liberazione, nel 1945); come gli altri giornali antifascisti, anch’esso avrebbe concluso la propria storia nell’estate del 1922. Terminiamo la nostra piccola storia della stampa savonese citando infine La Rotonda, scritto e diretto da Giuseppe Cava, il cui primo numero uscì nelle edicole il 21 luglio 1921 e che sopravvisse per alcuni mesi. Con l’avvento del regime fascista, com’è noto, la libertà di stampa, nel Paese, scomparve. Dei vecchi giornali, a Savona, sarebbe praticamente sopravvissuto soltanto Il Letimbro. Tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Quaranta, sotto la guida di Giuseppe Callandrone, Il Lavoro avrebbe però pubblicato una sua pagina di cronaca locale, su cui sarebbero apparsi dei bellissimi articoli firmati, tra gli altri, da Giuseppe Cava, Giovanni Battista Musso e Giuseppe Ferro. Le notizie di cronaca relative alla nostra città, nel decennio che precedette lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, sarebbero state inoltre pubblicate da Il Caffaro e Il Secolo XIX. Giuseppe Milazzo


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Arte

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DONNE & DONNE Mostra dal 21 Aprile al 6 Maggio a Villa Cambiaso

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’Associazione culturale internazionale Artepozzo organizza a Villa Cambiaso la mostra nazionale di pittura e scultura Donne & Donne, dal 21 Aprile al 6 Maggio 2012 con orario 17.00-19.00 (Tutti i giorni, Lunedì esclusi). La mostra si estenderà, con orario continuato, presso “Wine Bar Ristorante” di Via dei Cambiaso 3R. L’inaugurazione avverà Sabato 21 Aprile 2012 alle ore 17.00 con la presentazione del Prof. Paolo Levi. Artisti partecipanti: Daniela Bartolini, Anna Borgarelli, Anna Caimano, Mariapia Demicheli, Claudia Ferraresi, Renato Geido, Ilva Lagomarsino, Florkatia Libois, Giuseppe Manolio, Maura Mironi, Roberta Moresco, Luigi Pretin, Maria Teresa Preve, Raffaella Pasquali, Carlo Rivetti, Mirko Roncelli, Claudia Steger, Alessandra Tabarrani, Niki Taverna, Gian Piero Trucco, Laura Zilocchi.

Cascina Pozzo - Montaldeo (AL)

IL COLORE DEGLI SFRATTATI A Settembre: Mostra artistica di Rita Vitaloni

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ingrazio moltissimo di permettermi di fare una mostra presso una sede meravigliosa come la vostra, ma la cosa che mi dà una gioia immensa è il tema della mostra che voglio presentare: Il colore degli sfrattati. Alla mia famiglia è stata tolta una casa ristrutturata completamente a nostre spese e mantenuta per circa 20 anni. Con mio marito e un bambino di 5 anni, sono stata sfrattata senza nessun rimborso e la nostra famiglia continua a vivere in una situazione assurda

nell’infinito vortice giudiziario dal quale sembra impossibile vedere la luce. Mia madre legittimamente ereditato la casa nel 1989, dopo un’ingusta impugnazione del testamento nel 1998 (dopo ben 9 anni) il Tribunale di Savona ha conferma la validità del testamento nel 2003; ma dopo un ricorso in appello al Tribunale di Genova nel 2005 la sentenza viene ribaltata senza sentenza definitiva della Suprema Corte, svanita per ora nel nulla, con enormi spese e richiesta

di circa 20 anni di canoni con cifre assurde che una famiglia non può affrontare; in questa situazione ho visto spegnersi dal dolore mia madre nel 2006 che aveva ereditato la casa. Dal 1/2/2008, giorno in cui ho visto mettere fuori dalla porta un bambino a cui è stata tolta una casa che la famiglia aveva fatto per lui, dopo un periodo in cui non avevo più voglia di nulla e sentivo che la dignità di una famiglia non ha alcun valore, mi sono rimessa a dipingere con un solo scopo: quello di portare a conoscenza cosa voglia dire sfratto. Spero tanto che con la mostra possa sensibilizzare su un problema che riguarda moltissime persone. Ancora grazie e un caloroso saluto. Rita Vitaloni


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Fotografia

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WORKSHOP FOTOGRAFICO “WELCOME SPRING” Villa Cambiaso ospita la fotografia

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iovedì 22 marzo, le redazioni giornalistiche di Savona, Cuneo, Asti, Sanremo, Montecarlo del nostro gruppo ediotriale offriranno ai proprio lettori il primo Workshop fotografico, ideato dal nostro fotografo Claudio Arena, denominato “Welcome Spring”, benvenuta Primavera. Scelta la location in Villa Cambiaso di Savona, importante palazzo storico cinquecentesco, ricordato oltre che dalle sue bellezze architettoniche, per

le numerose testimonianze storiche, quali il soggiorno di Napoleone e il ritiro spirituale di Papa Pio VII, ma anche per il pranzo di gala tenutosi per Benito Mussolini. A questo Set Fotografico, saranno presenti e protagoniste cinque bellissime modelle liguri, Anna Deyko da Genova, Elena De Franco Celle Ligure, Giulia Dameglio da Ceriale, Valentina Revello da Sestri Levante; e probabilmente sarà

presente all’ultimo momento anche un’altra importante presenza femminile. Tutti i partecipanti si sono offerti alla realizzazione di questo Workshop non solo con immenso entusiasmo, ma anche gratuitamente, pertanto vale il motivo di menzionarli uno ad uno: in primis, l’ideatore e fotografo della redazione Claudio Arena, con la presenza dei fotografi Massimiliano Rebuffi, Valentino Rolla, Piergiorgio Prando, Emiliano Numera. Il filmmakers e Direttore della fotografia Matteo Forli di Genova, il video operatore di Ve n t i m i g l i a G i o v a n n i Minardi. Non mancano: la Make up Artist Daniela Maz zuchelli di Genova e Cinzia Beiguini. A completare il set fotografico la stilista dell’esercizio commerciale di Savona l’Outlet Il Grifone con i suoi abiti firmati e l’Officina del Gioiello, già portafortuna con i suoi preziosi alla vincita di Miss Mu retto in Alassio. Va aggiunto che questo primo Workshop, è stato molto voluto dall’Editore E n r i c o A n g h ilante, che si è dimostrato da subito, molto entusiasta ed interessato; per questo a lavoro ultimato, tutte le fotografie realizzate verranno messe online, dal Piemonte, Liguria fino in Costa Azzurra con Montecarlo.


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Arte

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GALLERIA FOTOGRAFICA DI EVENTI ARTISTICI INVITO AL COLLEZIONISMO - SESTA EDIZIONE (DICEMBRE 2011) Artisti partecipanti: G. Bacino, Bene, F. Boccia, D. Bosano, M. Cammarota, E. Capone, F. Cavallero, A. Cerisola, D. Ciarlo, W. Delfino, M. D’Onofrio, M. Falco, C. Ferracane, V. Frau, R. Garbarino, R. Geido, A. Giribaldo, F. Giugurta, E. Haxhiu, C. Mantisi, G. Marrone, A. Messina, M.L. Nencini, V. Pessano, M. Poggio, I. Ponzone, M. Relini, L. Romano, E. Venier, L. Viriglio, S. Zerboni, R. Baglietto, F. Bruzzone, C. Giannicci, R. Giannotti, C. Giusto, F. Jiriti, P. Manzini, G. Orellana, L. Pretin, G. Tinti, P. Vintera.

PITTURA E FOTOGRAFIA A VILLA CAMBIASO (MARZO 2012) MICHELE CAMMAROTA E MAURIZIO POGGIO


LIBRERIA

di Mario Schiavi

019 801852

G.B. MONETA Via Venezia, 16/2 - 17100 Savona www.libreriamonetasavona.com - info@libreriamoneta.it

Continua da copertina Ci si trova così con una seconda repubblica, un promettente progetto nuovo e moderno ma che si è dimostrato paravento per qualsivoglia interesse individuale con partiti incapaci a svolgere il proprio nuovo compito, perdendo il contatto con il popolo (ormai indebolito della propria sovranità) per emigrare in comportamenti scandalosi e di malversazioni erigendosi a casta sovrana, detentrice di un’esercizio di potere assoluto. Si fa strada l’antipolitica come allontanamento della società alla partecipazione e su queto si marcia abilmente e maggiormente sempre per

esercitare indisturbati e con arroganza un onnipotente potere. Monti è candidato al Governo per il vuoto che si sta rigenerando; tranquillamente si confronta sia con i partiti che con il Popolo (o meglio il Parlamento che il Popolo sommariamente ha delegato). Il Popolo per la verità è soccombente perchè in realtà non ha più alcuna sovranità; Monti non ha patenti nè politiche nè antipolitiche ma svolge il proprio ruolo per un supremo bene comune, chiamato a tale ingrato compito da Re Giorgio per spiazzare Berlusconi, non smarcare l’inaccessibile fortezza finanziaria, e mantenere gli alti costi delle Regge

delle caste facendo pagare ai più deboli. Ma se il fine giustifica i mezzi con il dopo-Monti si spera in un grande passo indietro della casta politica permettendo l’entrata in scena di nuovi attori politici, nuove correnti giovanili per scalzare le vecchie cariatidi, i demagoghi e i riciclati, affinchè l’antipolitica non faccia di nuovo da padrona. Beppe Grillo movimenta e mobilita i giovani delusi ma la loro buona fede può anche essere bloccata e manipolata e quindi diventare incapace ad approdare a qualsiasi nuovo progetto. P. V.


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