I CONFLITTI PER CRESCERE NELLA SINODALITÀ

Numero 185 - 2024
P. Yago Abeledo, M.Afr.
Navigare tra potere, rango e privilegi. Un approccio “saggio” alla leadership sinodale
P. Yago Abeledo, M.Afr.
Autorità canonica e Governo per i Superiori e le Superiore Generali e Provinciali degli Istituti religiosi
Sr. Sharon Euart, RSM, JCD
Quale “casa” per il voto di obbedienza?
Sr. Hedvig Deák OP
PRESENTAZIONE
Accogliere e trasformare i conflitti per crescere nella sinodalità
Il Sinodo sulla sinodalità (2021-2024) ha messo in atto un processo sinodale che ha l’audace obiettivo di offrire un’opportunità a tutto il popolo di Dio di discernere insieme quali passi fare per essere una Chiesa davvero sinodale e missionaria, nelle tre dimensioni della Comunione, della Partecipazione e della Missione.
La sfida è quella di creare una Chiesa di comunione, aperta a tutti, senza verticismi e clericalismi. Tutti, laici e consacrati, siamo chiamati a contribuire alla realizzazione di questo sogno, pur conoscendo le inevitabili tensioni che interessano ogni realtà umana.
Per crescere nella sinodalità e nel vero ascolto reciproco, dove la voce di tutti è accolta e ascoltata, dobbiamo mettere in conto queste tensioni e imparare ad affrontare i conflitti. Non per rimanervi intrappolati, ma per trasformarli in qualcosa di “costruttivo e trasformativo”.
Come dice Papa Francesco: «Il conflitto non può essere ignorato o dissimulato. Dev’essere accettato. Ma se rimaniamo intrappolati in esso, perdiamo la prospettiva, gli orizzonti si limitano e la realtà stessa resta frammentata. Quando ci fermiamo nella congiuntura conflittuale, perdiamo il senso dell’unità profonda della realtà. Di fronte al conflitto, alcuni semplicemente lo guardano e vanno avanti come se nulla fosse, se ne lavano le mani per poter continuare con la loro vita. Altri entrano nel conflitto in modo tale che ne rimangono prigionieri, perdono l’orizzonte, proiettano sulle istituzioni le proprie confusioni e insoddisfazioni e così l’unità diventa impossibile. Vi è però un terzo modo, il più adeguato, di porsi di fronte al conflitto. È accettare di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo. “Beati gli operatori di pace” (Mt 5,9)». (Papa Francesco, Evangelii gaudium, 226-227 ).
Abbracciare la saggezza del dissenso. La trasformazione dei conflitti nei processi sinodali
P. Yago Abeledo, M.Afr.
Gli approcci tradizionali al conflitto si concentrano spesso sulla risoluzione e sulla gestione. Tuttavia, la trasformazione dei conflitti offre un approccio più profondo e sostenibile. L’obiettivo non è solo quello di porre fine a un determinato conflitto, ma di creare un cambiamento duraturo nelle relazioni, negli atteggiamenti e nei sistemi che
danno origine al conflitto. Si tratta di affrontare le cause profonde, come gli squilibri di potere, i rancori storici e le ingiustizie strutturali, piuttosto che limitarsi a gestirne i sintomi.
L’attuale processo sinodale rappresenta un momento cruciale di rinnovamento e trasformazione all’interno della Chiesa cattolica. Esso richiede un impegno più profondo con le voci e le esperienze di tutti i membri della Chiesa, favorendo un approccio più inclusivo e collaborativo al processo decisionale. Il Butterfly Framework, sviluppato da Yago Abeledo, offre un potente strumento per navigare nelle complessità e nelle sfide che possono sorgere all’interno dei processi sinodali, consentendo ai partecipanti di impegnarsi in un dialogo costruttivo e di lavorare per una Chiesa più vivace e inclusiva.
Navigare tra potere, rango e privilegi. Un approccio “saggio” alla leadership sinodale
P. Yago Abeledo, M.Afr.
La definizione di Arnold Mindell del rango come “la somma totale dei privilegi di una persona” fornisce un quadro di riferimento per comprendere i vari vantaggi e svantaggi che gli individui hanno all’interno di un gruppo o di una società. Il potere, la capacità di influenzare o dirigere, deriva dal rango. I privilegi, spesso non guadagnati e derivanti da identità sociali come la razza, il genere o lo status socioeconomico, possono amplificare in modo significativo il potere e l’influenza di un individuo.
All’interno della Chiesa cattolica, queste dinamiche sono particolarmente sfumate, in quanto si intersecano con strutture storiche di potere, norme culturali e convinzioni teologiche. Comprendere queste sfumature è fondamentale per promuovere un’autentica sinodalità, in cui tutte le voci siano valorizzate e ascoltate.
Autorità canonica e Governo per i Superiori e le Superiore Generali e Provinciali degli Istituti religiosi
Sr. Sharon Euart, RSM, JCD
Per sua natura, il Diritto Canonico è uno strumento pastorale per assicurare che le norme pratiche fluiscano dalla conoscenza dei misteri della Chiesa. Gli insegnamenti della Chiesa, in particolare il Concilio Vaticano II, sono il quadro di riferimento per l’applicazione del diritto ecclesiastico. Molti dei canoni del Codice sono derivati o ispirati dagli insegnamenti del Concilio. Solo tenendo presente il fine ultimo della legge della Chiesa, ovvero la legge dell’amore, è possibile mantenere una corretta applicazione delle singole norme rispetto a tale fine, nelle costituzioni e nel Diritto proprio di un Istituto religioso.
In uno spirito di condivisione e di ascolto reciproco, nell’invocazione dello Spirito Santo, troviamo quelli che potremmo considerare dei guard-rail o dei sostegni, che ci aiutano a mantenere l’attenzione non solo sulle norme che regolano l’autorità canonica dei Superiori, ma anche sui valori che la legge intende sostenere, nonché sul contesto teologico e sulle risorse canoniche disponibili per il percorso unico di ogni Istituto .
Quale “casa” per il voto di obbedienza?
Sr. Hedvig Deák OP
Prima di essere un consiglio evangelico, l’obbedienza è anzitutto una virtù. Il fatto di essere una virtù associa l’obbedienza alla felicità, alla libertà e all’intelligenza. Per prima cosa, una virtù è una qualità stabile che perfeziona il nostro cuore e la nostra mente e ci dispone ad agire bene. Ogni virtù presuppone una libertà e conduce a una vita moralmente buona e felice.
Essendo una virtù, l’obbedienza è anche uno strumento della “vita buona”, che invece di limitare, perfeziona colui che la pratica. L’obbedienza presuppone un certo tipo di atteggiamento che può essere descritto come un’apertura nei confronti dell’attrazione verso il vero e il bene. La virtù dell’obbedienza evoca l’idea stessa di libertà: l’obbedienza è possibile solo a condizione che esista la possibilità reale di non obbedire. A rigore, il bambino e lo schiavo non obbediscono: mancano i requisiti necessari per la libertà, quali la mancata utilizzazione dell’intelletto e la compresenza di una costrizione. Inoltre, se qualcuno segue gli ordini di un soggetto che subisce l’influenza di una forte personalità, questo comportamento non merita il nome di vera obbedienza: non è una virtù, ma qualcosa di infraumano.
Il tempo fugace, la gioia duratura
Monica
Marie Cardona, FMVD
La Vita Consacrata e i consigli evangelici sono, nel mondo di oggi, un segno molto concreto dell’esistenza di persone profondamente liberate, che hanno lo sguardo rivolto all’eternità. La consapevolezza che la nostra vita è come quella di Abele, transitoria e passeggera, ci ha fatto optare per uno stile di vita per molti versi controcorrente e profetico. È uno stile di vita simile a un pellegrinaggio, che cresce in libertà e distacco a ogni passo compiuto, aperto all’imprevisto e pieno di amore e passione per la destinazione finale: Cristo. La filosofia di Qoèlet riflette molto bene la sfida di sentirsi rafforzati e allo stesso tempo consapevoli della propria debolezza. Mentre tutto è un respiro fugace (hebel/vanitas ), che non possiamo trattenere o possedere, c’è comunque una realtà più profonda che sostiene anche ciò che sembra transitorio. Come donne consacrate, sensibili ai sussurri dello Spirito e dedite al servizio di un’umanità lacerata dentro e fuori la Chiesa, riconosciamo che, di fronte al grande scenario degli eventi, il nostro servizio può spesso sembrare piccolo e insignificante, come il nostro respiro e il modo in cui esso si perde nell’aria…
ABBRACCIARE LA SAGGEZZA DEL DISSENSO.
LA TRASFORMAZIONE DEI CONFLITTI
NEI PROCESSI SINODALI
P. Yago Abeledo, M.Afr.
P. Yago Abeledo Madueño, M.Afr., appartiene alla Congregazione dei Missionari d’Africa. Ha svolto il ministero parrocchiale nelle baraccopoli di Kitwe (Zambia) e Dar es Salaam (Tanzania). È stato formatore in programmi di formazione iniziale e continua in Africa orientale e occidentale. Ha conseguito tre master: in Trasformazione dei conflitti (Centre of JusticeandPeace-building,Virginia,USA),inTerapiatranspersonale (Escuela de Atención, Madrid, Spagna) e in Facilitazione Orientata ai Processi e Studi sui Conflitti (Process Work Institute, Oregon, USA). È specializzato in Bioneuroemotion (Istituto Enric Corbera, Barcelona, Spagna).
yago.processworker@gmail.com

1. Introduzione
Nel nostro mondo sempre più complesso e volubile, caratterizzato dall’acronimo BANI (Brittle, Anxious, Nonlinear, and Incomprehensible) (Fragile, Ansioso, Non-lineare e Incomprensibile), persino le nostre vite religiose risultano non immuni da spaccature e cambiamenti. Anche la Chiesa cattolica sta attraversando un momento straordinario con il Sinodo sulla Sinodalità, un momento di profonda messa in discussione delle strutture di potere, delle influenze patriarcali e del nostro cammino collettivo. Al cuore di questo processo sinodale c’è l’invito ad affrontare il conflitto in modo costruttivo e trasformativo. Il conflitto, spesso percepito come una minaccia all’unità, può paradossalmente diventare un catalizzatore per una comprensione più profonda, per la guarigione e per la co-creazione di una comunità ecclesiale rinnovata.
Abeledo, M.Afr.Abbracciare la saggezza del dissenso.
Fr. Yago
In questo contesto, il “ Butterfly Framework”1 (Schema a Farfalla) offre una lente efficace attraverso la quale possiamo navigare le complessità del conflitto all’interno dei nostri processi sinodali. Radicato nella saggezza degli schemi della natura, questo modello fornisce un approccio olistico e organico alla trasformazione dei conflitti, consentendoci di abbracciare il momento presente, riconoscere il passato e immaginare un futuro pieno di speranza.
L’Unione Internazionale delle Superiore Generali (UISG) ha recentemente ospitato una sessione di formazione sulla trasformazione dei conflitti rivolta a più di 300 membri dei Consigli Generali. Prima della riunione, è stato chiesto ai partecipanti di riflettere sulle loro esperienze di conflitto all’interno delle loro congregazioni. Le risposte hanno rivelato un unico filo conduttore: il conflitto, anche se spesso non dichiarato, è una realtà sempre presente nella vita religiosa.
Questa sessione di formazione è iniziata con un approccio peculiare alla comprensione del conflitto: il conflitto è prezioso tanto quanto la pace per la vita di una comunità, e nessuno stato è intrinsecamente migliore di un altro, poiché nessuno stato da solo costituisce una comunità. Attraverso il conflitto, una comunità può sperimentare i suoi più momenti più significativi. Questo approccio suggerisce che il conflitto non è una deviazione rispetto all’ordine naturale, ma una parte integrante di esso. È attraverso il conflitto e il dissenso che siamo spinti verso la crescita e la trasformazione. Possiamo quindi considerare il conflitto come un alleato nei nostri percorsi individuali e collettivi?
2. Spunti scaturiti dalla consultazione UISG
Le risposte dei partecipanti al questionario hanno messo in luce la natura multiforme del conflitto all’interno delle congregazioni religiose. Le origini del conflitto erano svariate e spaziavano dagli scontri generazionali e culturali alle interruzioni della comunicazione, alle lotte per il potere e alle ferite irrisolte del passato.
Questi conflitti spesso si manifestavano in modi sottili, come sussurri sommessi o comportamenti passivo-aggressivi, ma potevano anche degenerare in scontri aperti. Le conseguenze erano significative: i conflitti irrisolti erodevano la fiducia, ostacolavano l’unità e gettavano un’ombra sul senso di condivisione degli obiettivi che è essenziale per la vita religiosa.
UISGBollettino n. 185, 2024
La paura è emersa come tema ricorrente, spesso radicata nella mancanza di competenza e di fiducia nella gestione dei conflitti. Questa paura potrebbe portare all’elusione, al silenzio e all’incancrenimento di questioni irrisolte. Tuttavia, le risposte hanno anche rivelato una crescente consapevolezza dell’importanza del dialogo aperto, dell’ascolto attivo e del perdono come vie di guarigione e riconciliazione. Molte congregazioni hanno riconosciuto la necessità di una formazione specifica sulla trasformazione dei conflitti, per fornire ai loro membri le competenze necessarie a gestire i disaccordi in modo costruttivo.
3. Un cambiamento di paradigma nel modo di affrontare i conflitti
Gli approcci tradizionali al conflitto si concentrano spesso sulla risoluzione e sulla gestione. Tuttavia, la trasformazione dei conflitti offre un approccio più profondo e
M.Afr.Abbracciare la saggezza del dissenso.
sostenibile. L’obiettivo non è solo quello di porre fine a un determinato conflitto, ma di creare un cambiamento duraturo nelle relazioni, negli atteggiamenti e nei sistemi che danno origine al conflitto. Si tratta di affrontare le cause profonde, come gli squilibri di potere, i rancori storici e le ingiustizie strutturali, piuttosto che limitarsi a gestirne i sintomi.
3.1. La democrazia profonda
L’approccio basato sul Process Work (Arte del Processo), che affonda le sue radici nella psicologia orientata ai processi, fornisce un valido quadro di riferimento per la trasformazione dei conflitti. Ci sfida a vedere il conflitto non come una forza negativa, ma come un aspetto naturale e potenzialmente trasformativo dell’interazione umana. La Democrazia Profonda , un principio fondamentale del Process Work, sottolinea l’importanza di includere e valorizzare tutte le voci e le prospettive, anche quelle che possono essere emarginate o impopolari.
Questo approccio riconosce che il conflitto spesso nasce da una mancanza di comprensione e di empatia. Creando uno spazio in cui tutti si sentano ascoltati e valorizzati, possiamo colmare le differenze, individuare i problemi di fondo e lavorare per la guarigione e la trasformazione collettiva. Nel contesto delle congregazioni religiose, il Process Work ci incoraggia ad accogliere il conflitto come un’opportunità di crescita spirituale e di rinnovamento comunitario.
3.2. La Saggezza del Disordine
Nella sua analisi del “Modello di saggezza ” di “ordine, disordine e riordino ”, Richard Rohr ci invita a riconoscere il valore intrinseco del disordine all’interno dei cicli naturali della vita. Proprio come le stagioni passano dall’ordine al disordine e di nuovo a un nuovo ordine, il conflitto può essere visto come una fase necessaria nel nostro percorso di crescita e trasformazione.
Il processo sinodale stesso è una manifestazione di questo modello di saggezza. Emerge dal riconoscimento che la Chiesa, come tutti i sistemi viventi, deve attraversare periodi di disordine e sconvolgimento per evolversi e adattarsi alle esigenze del nostro tempo. Accogliendo il conflitto come un alleato piuttosto che come un avversario, ci apriamo al potenziale trasformativo che esso racchiude.
4. Il “Butterfly Framework”: Uno strumento di trasformazione per i processi sinodali
UISGBollettino n. 185, 2024
L’attuale processo sinodale rappresenta un momento cruciale di rinnovamento e trasformazione all’interno della Chiesa cattolica. Esso richiede un impegno più profondo con le voci e le esperienze di tutti i membri della Chiesa, favorendo un approccio più inclusivo e collaborativo al processo decisionale. Il Butterfly Framework, sviluppato da Yago Abeledo, offre un potente strumento per navigare nelle complessità e nelle sfide che possono sorgere all’interno dei processi sinodali, consentendo ai partecipanti di impegnarsi in un dialogo costruttivo e di lavorare per una Chiesa più vivace e inclusiva.
4.1. L’essenza del Butterfly Framework
Il Butterfly Framework è un approccio olistico alla trasformazione dei conflitti e alla crescita personale e comunitaria, che trae ispirazione dalla psicologia orientata ai processi. Considera il conflitto non come una “frattura”, ma come una parte intrinseca dell’ordine naturale, un catalizzatore per il cambiamento e l’evoluzione.

Il “Qui e Ora”: Il cuore della trasformazione
Al centro del Butterfly Framework si trova il “Qui e Ora”. Esso rappresenta il momento presente, il terreno del nostro essere dove possiamo impegnarci e comunicare pienamente con noi stessi, con gli altri e con il mondo che ci circonda. È nel momento presente che possiamo accedere alla nostra saggezza più profonda, connetterci con il nostro sé autentico e discernere il percorso verso la guarigione e la trasformazione. Il “Qui e Ora” non è solo un concetto temporale, ma una pratica spirituale. Si tratta di coltivare la consapevolezza, l’attenzione e la presenza, permettendoci di sperimentare pienamente la ricchezza e la complessità di ogni momento. Nel contesto dei processi sinodali, il “Qui e Ora” ci invita ad ascoltare profondamente le voci degli altri, a essere pienamente presenti alle loro esperienze e prospettive e a impegnarci nel dialogo con cuore e mente aperti.
M.Afr.Abbracciare la saggezza del dissenso.
4.2. Fondamenti teologici del Butterfly Framework
Il Butterfly Framework non è solo uno strumento metodologico, ma un processo spirituale che si allinea con le principali credenze e pratiche cristiane. Ecco tre fondamenti teologici chiave che sono alla base della struttura:
4.2.1. Teologia della creazione e della trasformazione: La creazione di Dio è un processo permanente, che chiama di continuo tutte le cose all’interezza e alla riconciliazione. L’enfasi posta dal Butterfly Framework sulla trasformazione come processo naturale è in linea con questa comprensione della creazione come dinamica e in evoluzione.

4.2.2. Teologia dello Spirito Santo e discernimento : Lo Spirito Santo guida la Chiesa, dandole sapienza e intelligenza per il giusto giudizio e promuovendo l’unità tra i credenti. I principi del Butterfly Framework, il flusso di energia e l’adattamento dinamico, possono essere visti come manifestazioni dell’opera dello Spirito, che guida un processo sinodale attraverso le complessità del discernimento.
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4.2.3. Teologia della comunione e della comunità: La Chiesa è fondamentalmente comunitaria, chiamata a vivere il mistero della comunione con Dio e tra di noi. I principi dell’umanità condivisa, dell’empatia e della connettività spirituale del Butterfly Framework sottolineano questa chiamata alla vita comunitaria e alla santità relazionale.
4.3. Le quattro ali: Un cammino di trasformazione
Lo schema è costituito da una farfalla con quattro ali, ognuna delle quali simboleggia un aspetto fondamentale del processo di trasformazione:
Abeledo, M.Afr.Abbracciare la saggezza del dissenso.
UISGBollettino n. 185, 2024 Fr.
4.3.1. Ala del Sé Interiore: partire dall’interiorità
Un processo sinodale inizia con un invito alla riflessione personale e al lavoro interiore. L’ala del Sé interiore ci incoraggia a esaminare le nostre esperienze, i nostri pregiudizi e le nostre motivazioni in relazione al conflitto. Coltivando l’autoconsapevolezza e la volontà di impegnarsi in un onesto esame di coscienza, creiamo le basi per l’empatia, l’umiltà e il dialogo autentico.
Questo lavoro interiore è essenziale per instaurare la fiducia e promuovere uno spirito di apertura all’interno delle nostre comunità sinodali. Accogliendo le nostre vulnerabilità e i nostri margini di crescita, diventiamo più ricettivi nei confronti delle prospettive e delle esperienze degli altri. Ci impegniamo in un discernimento orante, cercando la guida dello Spirito Santo e ascoltando la saggezza del nostro cuore. La struttura ci invita a esplorare le nostre esperienze di conflitto, per comprendere come le nostre storie personali e le nostre prospettive possano determinare le nostre interazioni con gli altri.
4.3.2. Ala Relazionale-Strutturale-Sistemica: comprendere le dinamiche del potere
I conflitti all’interno della Chiesa nascono spesso da complesse dinamiche di potere, modelli di comunicazione e norme culturali. L’ala Relazionale-Strutturale-Sistemica ci invita a esplorare questi fattori strutturali, riconoscendo come essi plasmino le nostre interazioni e contribuiscano al conflitto.
La comprensione delle strutture e dei sistemi sottostanti che sono in gioco ci permette di identificare gli ostacoli alla partecipazione, all’inclusione e al dialogo autentico. Questa consapevolezza ci consente di co-creare ambienti più inclusivi ed equi, dove le diverse voci vengono ascoltate e valorizzate.
4.3.3. Ala del Passato: guarire le ferite della storia
La storia della Chiesa è ricca e complessa, segnata da momenti di grazia e di dolore. L’ala del passato ci incoraggia a confrontarci con questa storia in modo onesto e coraggioso, riconoscendo le ferite e le ingiustizie che sono state inflitte, così come la resilienza e la saggezza che hanno sostenuto le nostre comunità di fede.
Nel contesto di un processo sinodale, l’Ala del Passato incoraggia i partecipanti a impegnarsi in un processo di verità e riconciliazione. Ciò implica il riconoscimento dei danni del passato, la ricerca del perdono e il lavoro per la guarigione e la restaurazione. Ci invita anche a imparare dagli errori del passato, per evitare che si ripetano in futuro.
4.3.4. Ala del Futuro: co-creare una visione di Speranza
Un viaggio sinodale non consiste semplicemente nell’affrontare le lagnanze del passato, ma anche nel co-creare una visione condivisa di quella Chiesa che siamo chiamati a diventare. L’Ala del Futuro ci invita a sognare e visualizzare insieme, immaginando nuovi modi di essere Chiesa che siano più dinamici, inclusivi e rispondenti ai bisogni del nostro mondo.
Attraverso questo processo di visione collettiva, possiamo ispirarci l’un l’altro e lavorare per un futuro in cui il conflitto venga accolto come un’opportunità di crescita, comprensione e manifestazione dei valori evangelici di amore, giustizia e compassione.
4.4. Affrontare le questioni chiave nella Chiesa con il Butterfly Framework
Il Butterfly Framework può essere uno strumento prezioso per affrontare alcune delle questioni più scottanti che la Chiesa cattolica si trova ad affrontare oggi:
4.4.1. Clericalismo: Esaminando le radici storiche del clericalismo (Ala del Passato ), promuovendo una maggiore consapevolezza di sé tra il clero (Ala del Sé Interiore ), sostenendo riforme strutturali che diano potere ai laici (Ala Relazionale-StrutturaleSistemica) e immaginando una Chiesa basata sulla collaborazione e sulla responsabilità condivisa (Ala del Futuro), possiamo lavorare per una Chiesa più inclusiva ed equa.

4.4.2. Parità di genere: Riconoscendo l’esclusione storica delle donne (Ala del Passato ), promuovendo il dialogo sui ruoli di genere (Ala del Sé Interiore ), sostenendo politiche che assicurino la rappresentanza delle donne nei processi decisionali (Ala RelazionaleStrutturale-Sistemica) e fissando obiettivi per la parità di genere e il tutoraggio (Ala del Futuro), possiamo creare una Chiesa che valorizzi e rafforzi le voci delle donne.
4.4.3. Scandali per abusi sessuali: Affrontando gli abusi del passato e il loro impatto (Ala del Passato ), promuovendo la guarigione e la responsabilità (Ala del Sé Interiore ), adottando politiche di salvaguardia e meccanismi di denuncia indipendenti ( Ala Relazionale-Strutturale-Sistemica ), e sviluppando protocolli per rispondere alle denunce di abuso ed educare la comunità alla prevenzione (Ala del Futuro), possiamo lavorare per una Chiesa che sia giusta e sicura per tutti.
4.4.4. L’inclusione LGBTQ+: Analizzando le interpretazioni teologiche e le esperienze delle persone LGBTQ+ (Ala del Passato ), incoraggiando l’empatia e la comprensione
M.Afr.Abbracciare la saggezza del dissenso.
(Ala del Sé Interiore ), rivedendo il linguaggio e le pratiche di esclusione ( Ala RelazionaleStrutturale-Sistemica) e immaginando una Chiesa che abbracci pienamente la diversità e fornisca assistenza pastorale alle persone LGBTQ+ (Ala del Futuro), possiamo creare una Chiesa che sia accogliente e inclusiva per tutti.
4.4.5. Comunicazione e Trasparenza: Identificando i casi in cui la mancanza di trasparenza ha causato danni (Ala del Passato ), incoraggiando una comunicazione aperta tra i leader (Ala del Sé Interiore), sviluppando protocolli di comunicazione e utilizzando la tecnologia per una migliore condivisione delle informazioni (Ala Relazionale-Strutturale-Sistemica ), e stabilendo piattaforme per il dialogo e assicurando continuità nei rapporti e nei feedback (Ala del Futuro), possiamo promuovere una Chiesa più aperta e responsabile nei confronti dei suoi membri.

5. Conclusione: abbracciare il potere trasformativo dei processi sinodali
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Lavorando con il Butterfly Framework, possiamo coltivare un modo di vivere sinodale che abbraccia il conflitto come forza trasformativa. Questo approccio richiede un cambiamento nella nostra mentalità, che ci porti a passare dalla tendenza ad evitare il conflitto, basata sulla paura, ad un atteggiamento di curiosità, coraggio e speranza. Abbracciare il conflitto come trasformazione significa creare spazi sicuri per il dialogo, dove le diverse prospettive possono essere condivise senza giudizio o paura di essere ripresi. Significa promuovere una cultura dell’ascolto attivo, in cui cerchiamo di comprendere le esperienze e le prospettive degli altri con empatia e compassione.
Abeledo, M.Afr.Abbracciare la saggezza del dissenso.
La vita sinodale ci chiama anche a sviluppare nuove competenze e capacità per affrontare i conflitti in modo costruttivo. Ciò può comportare la formazione alla comunicazione non violenta, alle pratiche riparative e alla riflessione teologica sul potenziale trasformativo del conflitto.
In definitiva, abbracciando il conflitto come percorso di vita sinodale, diamo testimonianza della presenza dello Spirito Santo nel cammino della Chiesa. Costruiamo una comunità inclusiva in cui i doni e i carismi di ciascuno sono valorizzati, riconoscendo che la nostra diversità è una fonte di forza e vitalità.
Riportando le parole di Papa Francesco: “ Il Sinodo non è un parlamento, non è un sondaggio, non è un forum per lo scambio di idee, né un convegno o un congresso... Il Sinodo è un evento ecclesiale, il cui protagonista è lo Spirito Santo”. (Discorso di Papa Francesco all’apertura del cammino sinodale il 9 ottobre 2021).
Che lo Spirito Santo ci guidi in questo cammino sinodale, conducendoci verso una più profonda comprensione della nostra fede, un rinnovato impegno verso il Vangelo e una più autentica esperienza di comunione con Dio e tra di noi.
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Bibliografia
Mindell, Arnold. (2002). The Deep Democracy of Open Forums. Charlottesville, VA: Hampton Roads.
Rohr, Richard. (2020). The Wisdom Pattern: Order, Disorder, Reorder. Cincinnati, OH: Franciscan Media.
1 Abbiamo scelto di non tradurre nel testo il termine “Butterfly Framework” perché in inglese ha connotazioni che non sempre sono presenti in altre lingue. In particolare, possiamo notare che “framework” nel contesto del “Butterfly Framework” si riferisce sia a una guida strutturale flessibile, come una cornice che dà forma e sostegno, sia a una metodologia di azione o di “lavoro” che viene intrapresa all’interno di questa struttura flessibile. Questo doppio significato arricchisce la nostra comprensione del “Butterfly Framework” sia come modello concettuale che come approccio pratico al “Process Work”.