Sicurezza Ambiente n.04-09

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Organo ufficiale dell’UGL - Federazione Nazionale corpo forestale dello stato

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luglio/agosto

Organo ufficiale dell’UGL Federazione Nazionale corpo forestale dello stato Anno 2 - n. 4 - luglio/agosto 2009 - € 16.25 - Poste italiane Spa Spedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004) art. 1 comma 1 DCB Milano - Autorizzazione Tribunale di Milano n. 103 del 12/2/2008

iniziative Volontari nel parco a pag. 6

economia Pil, l’agricoltura tiene a pag. 10

incontri internazionali Resoconto del G8 agricolo a pag. 12

agro-alimentare:

Scommettere su tutela e futuro

Questo prodotto è completamente bio-degradabile e riciclabile, nel pieno rispetto dell’ambiente


sommario 4 - Editoriali Il NOS di Arezzo tra grottesco e realtà:

In copertina: Il ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Luca Zaia

tuteliamo l’immagine del Corpo Forestale 6 - Iniziative Volontari nel Parco 8 - Specialità La tutela dell’ambiente a cavallo 10 - Economia Pil, l’agricoltura tiene 12 - Incontri internazionali Resoconto del G8 agricolo 16 - Aree protette Legambiente in prima linea a tutela delle aree naturali protette 18 - Lombardia Alla scoperta del Parco dell’Oglio Nord 21 - Grosseto Lotta agli incendi boschivi. L’azione del CFS 22 - Bacheca legale Il silenzio amministrativo... tra norme sostanziali e di rito 28 - Ambiente Lucca, operativo il COP per la gestione degli incendi 30 - Sindacale - Precedenza all’occupazione - 60 mezzi a Corpo Forestale, WWF, e Protezione Civile

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editoriali il nos di arezzo tra grottesco e realtà: tuteliamo l’immagine del corpo forestale di Danilo Scipio / Segretario Nazionale UGL-CFS

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na corretta comunicazione istituzionale è alla base dell’immagine pubblica che ogni Amministrazione dello Stato è tenuta a curare e promuovere, sia per il dovere di informazione verso il cittadino, sia per il decoro dell’Amministrazione stessa. Seguendo una strategia da noi più volte auspicata ed un percorso lungo diversi anni, il Corpo Forestale dello Stato pone come obiettivo della propria comunicazione la credibilità nei confronti del cittadino. La collettività deve venire a conoscenza dell’impegno quotidiano delle Donne e degli Uomini della Forestale e all’Amministrazione, deve essere riconosciuto dall’opinione pubblica il valore di un’Istituzione seria, capace di tutelare la sicurezza e i diritti dei cittadini. Questo prezioso quanto delicato meccanismo rischia di essere messo in crisi da sconsiderati interventi sui media, come l’ormai famoso (o meglio famigerato) articolo del locale Corriere di Arezzo del 25 Maggio sulle “Teste di Cuoio dell’Ambiente...” . Senza troppo soffermarsi sulla già nota descrizione quanto mai fantasiosa delle attività del Nucleo Operativo Speciale e di Protezione Civile di Arezzo (i cui compiti, a seguito del cambio di denominazione voluto dalla legge 13/09 sembrano essere stati enunciati dall’articolo ma non ancora dalla stessa Amministrazione), ci preme innanzitutto ribadire che proprio il personale del Reparto citato ed i colleghi tutti della

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Provincia di Arezzo sono i più penalizzati da questa vicenda. Tra “combattimenti notturni”, “tiratori scelti”, foto carnevalesche con passamontagna (realizzate da chi?) e bizzarri episodi sottolineati anche dai colleghi delle altre Organizzazioni Sindacali, si corre il rischio di veder messi in secondo piano la professionalità e il buon lavoro dei Forestali della Provincia di Arezzo, fin qui fuori discussione. Senza un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi mesi, rappresenterebbe un’ingrata sorte per i colleghi stessi dell’U.O.T /N.O.S di Arezzo, legare il proprio nome a simili ed imbarazzanti contenuti, perdendo così il giusto riconoscimento per il loro reale servizio d’istituto. Servizio che, come da più parti riconosciuto, ha effettivamente consentito al Reparto di conseguire lodevoli risultati nella repressione degli illeciti ambientali, anche grazie ai mezzi e alle risorse messi a disposizione dall’Amministrazione negli ultimi anni. A dir poco controproducente è stato, quindi, l’assordante silenzio dei Gradi Gerarchici in merito

alla diffusione di tali notizie. Come mai non si è attivato nessuno, a partire dal Primo Dirigente locale fino ad arrivare ai Vertici e all’Ufficio Stampa, per smentire ufficialmente il Corriere di Arezzo? Soltanto l’intervento dell’UGL Forestale sulla stessa testata giornalistica ha reso possibile una smentita e una precisazione a tutela dell’Immagine del Corpo e del lavoro dei Forestali di Arezzo. Fornire, incoraggiare o semplicemente non contrastare notizie fuorvianti di questo genere, contribuisce a offrire un’immagine distorta dei compiti della Forestale, con il risultato di generare false aspettative nei cittadini, costretti poi a ingiuste delusioni e disillusioni, quando anche il più onesto e prezioso impegno per la collettività viene sporcato e nascosto da eccentriche caricature. Ciò che il Paese chiede al Corpo Forestale dello Stato è un servizio quotidiano qualificato e puntuale, per la salvaguardia del patrimonio naturalistico e la sicurezza dei cittadini. Non una parvenza da uomini-Rambo di chissà quale guerra, ma ad esempio la sostanza dei controlli nel settore agroalimentare; non il trucco o il costume di chissà quali reparti d’assalto, ma la realtà di un’uniforme ogni giorno indossata per la prevenzione e repressione degli illeciti ambientali. Solo per questo le donne e gli uomini del Corpo Forestale meritano di essere menzionati, per questo devono essere incoraggiati e tutelati. •



iniziative

volontari nel parco di Alessandro Lioi / Presidente A.N.FOR.

Si è tenuto a Roma il primo incontro del Gruppo Cicloturisti, all’insegna dello slogan “mentre pedalo... osservo”

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opo la presentazione pubblicata in precedenza su Sicurezza Ambiente (n. 1 del 2009), continuiamo a “Conoscere l’A.N.FOR.- Associazione Nazionale Forestali” con questa breve cronaca e qualche foto dello “storico” 1° incontro del “Gruppo Cicloturisti” costituito recentemente dalla Sezione dell’Ispettorato Generale. Alle ore 10.00 del 18 Aprile 2009 come da programma - i soci del “Grup-

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po”, rinforzati anche da alcuni “simpatizzanti”, si sono ritrovati in Via Carducci presso la sede dell’Ispettorato generale del Corpo Forestale dello Stato per presentarsi ufficialmente al Capo del Corpo e, successivamente, sono partiti alla volta di Villa Borghese per visitarla in “bicicletta” ed incontrare il personale del C.F.S. a cavallo che da tempo concorre al servizio di polizia del Parco. È questa infatti una delle attività istituzionali dell’Associazione che tende, sperimentalmente, a propagandare

l’educazione ambientale ed il rispetto del patrimonio forestale nonché a concorrere - nel quadro del Volontariato - alla sorveglianza e alla prevenzione di reati contro l’ordine e la sicurezza pubblica, secondo il principio giuridico del “quisque de populo” cioè “di qualunque cittadino”, come sono appunto i soci ANFOR. La filosofia del Gruppo “mentre pedalo... osservo” è stata sicuramente recepita dai molti e variegati frequentatori del grandioso giardino romano, con


curiosità e simpatia miste a meraviglia. Successivamente il “Gruppo Cicloturisti” è passato in Piazza del Popolo, gremita di folla più del consueto per una manifestazione ambientalista del W.W.F.; l’occasione non poteva essere più propizia per suscitare l’attenzione ed il compiacimento di manifestanti, cittadini e turisti stranieri.

Alle ore 13.00, concluso il piacevole periplo del parco in prossimità di Porta Pinciana, il gruppo si è sciolto con il proponimento di effettuare altre “uscite” con il Programma “mentre pedalo... osservo” per ripetere questa prima positiva esperienza di Villa Borghese possibilmente in accordo con le competenti istituzioni Municipali o

del CFS. La seconda meta sarà il Parco dell’Appia Antica e quello attiguo della Caffarella; l’invito è rivolto a tutti gli interessati purché si associno all’ANFOR (Sez. Ispettorato Generale CFS) anche come “simpatizzanti” se estranei al CFS. Per informazioni è possibile contattarci al numero 06.85230279. •

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specialità

la tutela ambientale a cavallo di Massimo Rosa / Dirigente UGL-CFS

l Reparto a cavallo del Corpo Forestale di Ramiseto (RE) a tutela del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano

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l cavallo fa da sempre parte dell’Amministrazione forestale, fin dal suo anno di fondazione, nel 1822. Le pattuglie forestali a cavallo assicuravano il controllo del territorio con particolare riferimento alle aree rurali e montane del Paese, con il compito prioritario di gestire e salvaguardare il patrimonio boschivo nazionale. Il binomio forestale-cavallo che ha radici storiche molto profonde, dopo un periodo di flessione negli anni Settanta a causa del crescente impiego da parte del personale di mezzi motorizzati, ha registrato negli anni Ottanta, con lo sviluppo di una maggiore coscienza ambientale e con l’estensione delle aree naturali protette e del numero di parchi nazionali, una nuova spinta al servizio a cavallo sul territorio. Tra i principali compiti del servizio a cavallo del CFS sono compresi la sorveglianza dei boschi e delle aree di interesse naturalistico, le attività di conservazione ed il controllo delle aree protette, la prevenzione degli incendi boschivi e la salvaguardia di luoghi ad alta fruizione turistica. Per lo svolgimento del servizio a cavallo il personale deve conseguire la specializzazione di cavaliere dopo aver superato un apposito corso di addestramento della durata di 10

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settimane presso le diverse sedi delle terno del proprio territorio (Circeo, cretizzata, dell’istituzione a Ramiseto, scuola di equitazione del Corpo Fo- Gargano, Pollino, Gran Sasso e Mon- nel cuore della Valle dei Cavalieri, che restale dello Stato, con un program- ti della Laga, Arcipelago Toscano, e porta nel nome la profonda vocazioma didattico che prevede lo studio e molti altri ancora). In questo conte- ne di questo territorio alla presenza la conoscenza di numerose discipline sto il Parco nazionale dell’Appennino costante del cavallo, di un servizio (ippologia, veterinaria, di vigilanza del Corpo Per lo svolgimento del servizio a cavallo topografia ed orientaForestale a cavallo, utiil personale deve conseguire la specializzazione mento, primo soccorso, lizzando come cavalcaequitazione...). ture soggetti appartedi cavaliere dopo aver superato un apposito Il Corpo Forestale dello corso di addestramento della durata di 10 settimane nenti a questa preziosa Stato per l’allevamenpopolazione. Il Reparto to e la preparazione dei cavalli in tosco-emiliano, sia per l’elevata atti- a cavallo del Corpo Forestale di Raservizio si avvale dei propri centri di tudine del proprio territorio all’utiliz- miseto oltre alle preziose funzioni di selezione, istituiti presso le strutture zo del cavallo come mezzo di loco- controllo del territorio e di gestione delle ex Aziende di Stato per le fo- mozione, sia per la presenza di una e salvaguardia del patrimonio naturareste demaniali, che da tempo hanno popolazione autoctona a rischio di le del Parco nazionale, assumerà un consentito la conservazione del ger- estinzione (il Cavallo del Ventasso), ruolo fondamentale anche nella promoplasma di importanti razze equine ha portato avanti insieme al Corpo mozione e nella valorizzazione del autoctone, come, in particolare, le Forestale dello Stato, al Comune di Cavallo del Ventasso, la cui ridotta razze “maremmana” e “murgese”. Ramiseto, alla Comunità Montana consistenza rischia di farlo scompariDiversi sono i Parchi nazionali che si dell’Appennino Reggiano e all’Asso- re dal panorama delle popolazioni e avvalgono di reparti a cavallo per le ciazione Allevatori Cavallo del Ventas- razze equine italiane.• attività di vigilanza e controllo all’in- so la proposta, finalmente oggi conN. 4 -

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economia

pil, l’agricoltura tiene Stock-xchng

di Mirco Battistella / Fonte: www.agricolturaitalianaonline.it

Zaia: occorre continuare a scommettere sul futuro

“L’

agricoltura è in controtendenza rispetto agli altri settori dell’economia italiana. Sia il dato congiunturale che quello tendenziale del valore aggiunto re-

gistrano una sostanziale stabilità” così il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia commenta i dati diffusi dall’Istat relativi all’andamento del Pil italiano. “Non esiste una grande economia senza una grande agricoltura. È necessario dunque l’impegno di tutti

affinché si continui a dedicare la massima attenzione a questo comparto strategico dell’economia nazionale. I dati forniti oggi dall’Istat dimostrano che il settore primario è l’unico a registrare un incremento: un risultato positivo, che è anche un ulteriore stimolo ad investi-

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re sulla qualità, sull’innovazione e sulla modernizzazione dell’agricoltura italiana” ha proseguito il ministro Zaia, commentando i dati diffusi dall’Istat sull’andamento del Pil, che nel primo trimestre del 2009 ha registrato un calo del 6 per cento a fronte di una sostanziale stabilità dell’agricoltura: “Il valore aggiunto in agricoltura su base tendenziale aumenta dello 0,1 per cento rispetto allo scorso anno, dato che rivela come l’agricoltura non sia in linea con la frenata che caratterizza l’economia nazionale”. “Si tratta della conferma del ruolo anticiclico che può svolgere il settore primario in tempi di crisi, ma, sottolinea la Coldiretti, occorre superare le distorsioni nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola che colpiscono i redditi delle imprese e dei consumatori. L’agricoltura, si precisa da Palazzo Rospigliosi, sta attraversando una fase di profondo cambiamento grazie all’ampliamento del campo di attività dalla semplice coltivazione ed allevamento a quella di trasformazione e vendita, ma anche di cura dell’ambiente, didattiche, ricreative e sociali, con la nascita di imprese estremamente innovative spesso condotte da giovani che rispondono alle nuove domande di sicurezza alimentare e ambientale dei cittadini”. “I numeri Istat confermano che siamo sulla strada giusta - ha dichiarato Zaia - il comparto tiene e questo è un motivo in più per proseguire con tenacia sulla strada intrapresa, continuando a lavorare per garantire una maggior competitività dell’agricoltura italiana, per promuovere l’imprenditorialità giovanile e per combattere speculazioni e frodi”.

Il ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Luca Zaia

Meno ottimista la Cia: “l’agricoltura è l’unico settore che non crolla davanti ad una crisi incalzante; ma questo non significa che la crisi è passata e che i problemi siano scomparsi. Tutt’altro - prosegue la Confederazione - sono dati che mettono in evidenza tutte le difficoltà e le pressanti questioni che oggi sono costretti ad affrontare gli imprenditori agricoli del nostro Paese. I problemi del settore rischiano di aggravarsi ulteriormente se non si interviene in maniera realmente efficace e tempestiva.

L’agricoltura italiana, sottolinea la Cia, mostra ancora evidenti segni di affanno”. “Il rinascimento agricolo è iniziato”, ha dichiarato il ministro leghista Zaia a Milano per l’inaugurazione di Tuttofood, e ha continuato dicendo: “dobbiamo continuare a muoverci sulla strada che abbiamo intrapreso, quella delle riforme, bypassando gli ostacoli, combattendo il pessimismo e sconfiggendo tutte i ritardi e le ottusità che possono frenare questo percorso”. •

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incontri internazionali

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resoconto del g8 agricolo Fonte: www.politicheagricole.it

Si è chiuso il primo vertice agricolo, Zaia: un momento spartiacque nella storia dell’agricoltura

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bbiamo messo nero su bianco il mondo che vogliamo: un mondo in cui la fame non sia più una piaga per 140 milioni di bambini e non uccida un miliardo di persone all’anno; un mondo in cui l’accesso al cibo e ad alimenti salubri,

sufficienti e nutrienti sia, in una sola parola, un fatto ‘normale’». Così il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia si è rivolto ai giornalisti concludendo i lavori del primo Vertice dei Ministri dell’agricoltura i cui risultati verranno presentati, il prossimo giugno, al G8 dei Capi di Stato e di Governo. “Con questo primo Vertice dei Mini-

Il ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Luca Zaia

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stri dell’Agricoltura abbiamo assolto al mandato conferitoci in occasione del summit di Toyako lo scorso anno e aperto un nuovo corso, all’insegna della massima condivisione delle strategie per combattere la fame e per difendere e promuovere la sicurezza alimentare. Mi auguro che questa tre giorni sia servita a farvi innamorare dell’agricoltura”.


Ministri G8 Agricolo

Con queste parole il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia si è rivolto ai giornalisti, 452 gli accreditati, concludendo i lavori del primo Vertice dei Ministri dell’Agricoltura i cui risultati verranno presentati, il prossimo giugno, al G8 dei Capi di Stato e di Governo alla Maddalena, in Sardegna. Il Vertice si è chiuso, a Cison di Valmarino, con l’impegno, come è scritto nella Dichiarazione finale dei Ministri, “ad utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per ridurre gli effetti negativi dell’attuale crisi finanziaria sulla povertà e la fame, a rafforzare e incoraggiare una produzione alimentare sostenibile, aumentare gli investimenti in agricoltura e nella ricerca”. Lotta alla speculazione, difesa delle identità produttive nel rispetto del libero mercato e centralità della produzione agricola nell’agenda della Politica. Sono questi i grandi obiettivi,

per raggiungere i quali è stata particolarmente rilevante l’azione della presidenza italiana. Fra gli impegni contenuti nella Dichiarazione, intitolata “L’Agricoltura e la sicurezza alimentare al centro dell’agenda internazionale”, sono contenuti anche due punti essenziali, che il Ministro Zaia ha indicato come i grandi risultati per l’Italia: “evitare la concorrenza sleale, le distorsioni del mercato agricolo incluse, è scritto nella Dichiarazione, le misure restrittive all’export, come concordato in ambito G20, e rimuovere gli ostacoli all’utilizzo sostenibile dei fattori della produzione agricoli”. Obiettivi sostenuti anche dalla Repubblica Popolare Cinese, che in conferenza stampa ha sottolineato come si sia raggiunta una visione comune sulla strategia per affrontare la crisi economica e alimentare. Il ministro cinese Niu Dun ha infatti spiegato in conferenza stampa che bisognerebbe varare re-

gole comuni che “non creino ostacolo al commercio, mentre è importante conservare un certo sistema di dazi, l’unico modo per permettere la crescita dei Paesi in via sviluppo”. La Cina ha sostenuto anche che “occorre tagliare i dazi doganali non corretti per permettere la creazione di un commercio sostenibile di prodotti agricoli”. Il ministro Zaia, rispondendo ai giornalisti, ha sottolineato la posizione del suo omologo cinese, che insieme alla soddisfazione espressa dalle Organizzazioni internazionali per l’accoglimento dei loro desiderata nella Dichiarazione conclusiva, sono segnali esemplari che il Vertice segnerà uno spartiacque nella storia dell’Agricoltura mondiale. I ministri hanno preso atto, si legge nella Dichiarazione, di quanto sottolineato dalle Istituzioni internazionali presenti, cioè dell’”urgente bisogno di aiutare i Paesi in via di sviluppo e N. 4 -

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i Paesi in economia emergente ad espandere la propria produzione agricola e alimentare e ad aumentare gli investimenti, sia pubblici che privati, in agricoltura, nell’agri-business e nello sviluppo rurale”. Insieme a questo, i ministri invieranno ai leader mondiali che si riuniranno in Sardegna anche altri importanti messaggi, come quello di una “necessaria maggiore condivisione con gli altri Paesi di tecnologie, processi e idee per aumentare la capacità delle istituzioni nazionali e regionali e dei governi e per promuovere la sicurezza alimentare.” E ancora: “Occorre monitorare ed effettuare ulteriori analisi sui fattori che, potenzialmente, possono determinare la volatilità dei prezzi delle materie prime agricole, inclusa la speculazione. Va incoraggiata, scrivono ancora i ministri, una strategia coordinata a livello internazionale e finalizzata a migliorare l’efficienza delle filiere agroalimentari. Dobbiamo intraprendere azioni volte a ridurre le perdite lungo le filiere nei Paesi in via di sviluppo, in particolare quelle che avvengono

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dopo la raccolta, al fine di diminuire la quantità di materie prime richieste dalle catene alimentari e per migliorarne la salubrità, l’igiene e il potere nutrizionale. Occorre sostenere analoghi sforzi per ridurre gli sprechi nei Paesi industrializzati. Dobbiamo sostenere gli effetti benefici della globalizzazione e dell’apertura dei mercati, evidenziando l’importanza di un commercio internazionale dei prodotti agricoli basato su regole certe. Ci impegniamo per il raggiungimento di una conclusione equilibrata, globale e ambiziosa del Doha Round”. A questo proposito il ministro Zaia ha ribadito che “continueremo ad impegnarci, ciascuno per la sua parte, perché si ridefiniscano regole comuni ed eque per il commercio internazionale, che possa svolgersi sempre in un mercato libero ma senza affamare nessun agricoltore e consentendo ai Paesi in via di sviluppo una crescita sana e duratura”. Del resto, come si sottolinea nella Dichiarazione, i ministri desiderano “sostenere il ruolo di mercati bene funzionanti come mezzo per migliorare la sicurezza alimentare. Continueremo a esplorare varie opzioni in merito a un approccio coordinato per la gestione degli stock”. Nel punto 8 della di-

chiarazione, il ministro Zaia ha indicato altri due grandi risultati riconosciuti all’Italia: “dobbiamo porre l’agricoltura e lo sviluppo rurale al centro della crescita economica sostenibile insieme alle altre politiche, rafforzando il ruolo delle famiglie agricole e dei piccoli agricoltori facilitando il loro accesso alla terra, rafforzando il ruolo delle donne, l’uguaglianza di genere e il ricambio generazionale. La sicurezza alimentare richiede anche politiche mirate a garantire la effettiva gestione e l’uso sostenibile delle risorse naturali, coinvolgendo le comunità locali nel rispetto delle loro identità. Questo modello di crescita risponde anche ai requisiti delle aree rurali meno sviluppate dove bisogna aumentare la produzione locale sostenibile”. “Il riconoscimento dell’importanza delle piccole imprese e di quelle familiari - ha commentato il ministro - è un traguardo importante per un Paese come il nostro, dove la dimensione media delle aziende è di sei ettari”. “In ogni seme coltivato - ha aggiunto Zaia - c’è la storia di un popolo e le sue tradizioni: il Vertice ha riconosciuto questo principio base della nostra politica agricola e chiederà che venga riconosciuto anche dai Capi di Stato e di Governo, gettando le basi per una nuova agricoltura mondiale, capace di fare dei saperi del passato la solida base per costruire un nuovo futuro, di crescita e pari opportunità”. Crescita e sviluppo passano inevitabilmente da un aumento della produzione agricola, che va quindi bilanciata adeguatamente con la produzione di energia rinnovabile da biomasse, “in modo da fornire una risposta ai nostri fabbisogni energetici, economici, ambientali, agricoli e, allo stesso tempo, non compromettere la sicurezza alimentare”, come stabilito dalla Dichiarazione della conferenza di alto livello


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sulla sicurezza alimentare mondiale del giugno 2008. Analogamente, i ministri hanno sottolineato il loro “appoggio al processo consultivo e di rapida costituzione della Global partnership secondo gli orientamenti forniti dalla Dichiarazione di Toyako. Questa Partnership dovrebbe essere dotata di una dimensione politica mondiale volta a migliorare il coordinamento e a una maggiore coesione per le strategie e le politiche internazionali che hanno un impatto sulla Sicurezza alimentare mondiale. Una rete globale di esperti di alto livello sull’agricoltura e l’alimentazione dovranno provvedere, all’interno della partnership, a effettuare analisi scientifiche e a evidenziare i fabbisogni e i rischi futuri”. Massima condivisione degli obiettivi da raggiungere, quindi, e una “comu-

ne visione del mondo che vogliamo lasciare in eredità ai nostri figli”, ha specificato Zaia, “sono un enorme passo avanti rispetto al passato”. I Paesi del G3, G5 e le Organizzazioni, i cui rappresentanti hanno partecipato alla conferenza stampa finale, si sono sentiti rappresentanti dalla Presidenza e dal documento della stessa, “quindi - ha commentato Zaia - sono ancora più convinto che il Vertice, basato sul principio della inclusività, sia stato fruttuoso e determinante. Abbiamo avviato un percorso condiviso con tutti i nostri partner nei diversi continenti del mondo sul tema della sicurezza alimentare, proprio qui a Cison di Valmarino e sotto la presidenza italiana. L’apprezzamento di tutti i Paesi presenti al vertice per questa iniziativa è stato unanime”.

“Abbiamo messo nero su bianco il mondo che vogliamo: un mondo in cui la fame non sia più una piaga per 140 Mln di bambini e non uccida un Mld di persone all’anno; un mondo in cui l’accesso al cibo e ad alimenti salubri, sufficienti e nutrienti sia, in una sola parola, un fatto ‘normale. Sono molto soddisfatto - ha aggiunto il ministro - che gli occhi del mondo siano stati puntati per tre giorni su un settore determinante per il nostro futuro, un settore troppo spesso ignorato e non considerato un’attività produttiva nobile e importante. Abbiamo voluto, uniti, rimettere questo tema al centro dell’attenzione dei media e lavoreremo perché sia anche il cuore dell’agenda politica del futuro”. (Fonte: www.politicheagricole.it) N. 4 -

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aree protette

Legambiente in prima linea a tutela delle aree naturali protette Legambiente dimostrare che le aree protette servono sì, a proteggere gli ecosistemi più delicati e preziosi, ma sono anche strumento per creare sviluppo e lavoro

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Italia è uno dei paesi hanno portato anche alla creazione integrare la politica delle aree proche negli ultimi dieci di alleanze inedite, come quelle con tette con le altre politiche territoriali, anni ha dato il maggior i pescatori, gli agricoltori fino alla par- orientandole verso la sostenibilità, contributo in Europa te più responsabile ed avanzata del per promuovere uno sviluppo che metta a frutto lo straordinario valore allo sviluppo di un si- mondo venatorio. stema di aree protette, passando dal L’impegno di Legambiente ha quin- aggiunto rappresentato dai tesori di 3% ad oltre il 10% di territorio pro- di portato a dimostrare che le aree natura e cultura che custodiamo. tetto, rappresentativo del suo patri- protette servono sì, a proteggere gli L’attività di Legambiente nelle aree monio di diversità biologica, culturale ecosistemi più delicati e preziosi, ma protette si concretizza anche attrasono anche uno strumento formida- verso le campagne “storiche” dell’ase paesistica. sociazione, che coinvolgoQuesto obiettivo è stato ragNumerose le iniziative per la valorizzazione no ogni anno centinaia di giunto grazie ad un progetto delle produzioni di qualità come l’Atlante persone: Goletta Verde che di conservazione innovativo promuove anche le aree manella sua apertura alla sociedei Prodotti Tipici dei Parchi italiani rine protette con Profondo tà, radicato nel territorio e e Le Lane dei Parchi Blu; Salvalarte per la tutela e orientato alle più avanzate strategie internazionali di tutela e di bile per creare sviluppo e lavoro in il recupero del patrimonio culturale; valorizzazione delle risorse naturali. settori strategici e oggi molto pena- Spiagge e Fondali Puliti; Puliamo il L’idea vincente del progetto risiede lizzati, come il turismo, l’agricoltura, Mondo, nelle aree protette ribatteznell’avere individuato come aspet- l’artigianato e la gestione dei beni zato Puliamo il Parco; In fondo al Mar e Li Voglio Vivi per la valorizzazione ti fondamentali del progetto stesso culturali. elementi quali il protagonismo della Questo impegno si traduce in pro- delle risorse delle aree marine prodimensione sociale, la costruzione di getti e attività specifiche, come i pro- tette; i campi di Volontariambiente, reti di cooperazione tra istituzioni e getti strategici per i grandi sistemi am- Piccolagrandeitalia finalizzata all’apcorpi sociali, l’individuazione di cor- bientali quali APE - Appennino Parco provazione della proposta di legge in ridoi ecologici e l’avvio di progetti di d’Europa, ITACA - la rete delle aree favore dei piccoli comuni, sostenuti marine protette delle isole minori anche dalla Carovana delle Alpi, il novasta area. Questo approccio è sempre stato o CIP - Coste Italiane Protette, tutti stro viaggio attraverso il sistema amtenacemente perseguito da Legam- progetti mirati al consolidamento e bientale alpino, nel quale sperimenbiente nel suo impegno a favore del- rafforzamento della Rete Ecologica tare politiche di sviluppo sostenibile. Tante poi sono le iniziative specifiche le aree protette, approccio che ha Nazionale. permesso di dare vita a progetti che Si tratta di proposte concrete per per la conservazione della natura e lo

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di Gianluca Filoni / Dirigente UGL-CFS


sviluppo sostenibile a partire da ReteNatura, il sistema attraverso il quale Legambiente gestisce, direttamente o in collaborazione con altri Enti, più di 55 aree tra oasi e riserve naturali; i progetti Life Natura e Life Ambiente, destinati alla tutela di habitat e specie di interesse comunitario e allo sviluppo di tecniche e metodologie ambientali innovative; la Campagna nazionale anti-incendio boschivo condotta in diversi parchi nazionali; il Centro nazionale di allevamento di mastini abruzzesi, in collaborazione con il Parco nazionale della Majella. Numerose le iniziative per la valorizzazione delle produzioni di qualità come l’Atlante dei Prodotti Tipici dei Parchi italiani e Le Lane dei Parchi, per la promozione delle razze ovine autoctone. Iniziative finalizzate alla promozione dello sviluppo sostenibile a partire proprio dalle nostre aree pro-

tette: Autostrada dei Parchi, un progetto sulle arterie che collegano le aree protette abruzzesi; Compagnia dei Parchi, per un’ospitalità diffusa nelle aree protette; il Sistema Informativo della Montagna e la campagna Vivere i Parchi per l’adeguamento e il mantenimento dei servizi territoriali nelle aree interne del Paese; Natura vicino a te, che valorizza i parchi regionali; Verso un parco a misura di bambino, per stimolare l’attenzione delle aree protette verso i giovanissimi; Cittadini dei Parchi per l’aggiornamento dei funzionari della Pubblica Amministrazione nei parchi nazionali del centro-sud; Energia dei Parchi, il protocollo d’intesa firmato con Enel per la promozione delle fonti di energia rinnovabile, il progetto delle Università del Paesaggio e con la recente campagna, il progetto Parchi Accessibili, realizzato in collaborazione con

il CTS a favore del turismo di qualità e senza barriere per i disabili. Molti infine i progetti finalizzati all’educazione ambientale come i Centri di educazione ambientale, il Primo Forum delle scuole dei parchi, il progetto Mappa del Tesoro e il progetto promosso con ALSIA, il Parco Nazionale del Pollino e l’IPAA di Lagonegro per la promozione e valorizzazione dei prodotti dell’agricoltura eco-compatibile del Pollino. Legambiente, inoltre, fa parte dell’IUCN - The World Conservation Union, del FSC International - Forest Stewardship Council, dell’EEB - European Environmental Bureau, della CIPRA - Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi, della Rete delle Aree Protette Alpine e della Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali. •

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lombardia

alla scoperta del parco dell’oglio nord di Claudio Cicetti / Segretario Regionale UGL-CFS

Dalla montagna alla pianura, il Parco si estende fino a toccare tre province e presenta aree di boschi di ripa e specchi d’acqua assai suggestivi

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l Parco dell’Oglio Nord comprende il tratto alto del fiume Oglio all’uscita del lago di Iseo, sino a Gabbioneta ed Ostiano, tra rive scoscese e boscose circondate da un territorio prettamente agricolo. Vi si ritrovano lembi boscati ripariali di pregio botanico, oltre che specchi d’acqua e meandri con vegetazione acquatica. Importanti i valori storico-architettonici che si ritrovano nei comuni che si affacciano sul fiume, come il ben conservato Castello di Pumenengo, con le torri e il caratteristico cortile quadrangolare, e i resti di quelli di Paratico e Roccafranca. Il fiume Oglio, dall’uscita del lago d’Iseo, percorre la sponda bergamasca tra ripe scoscese, mentre più a valle si snoda tra le pianure cremasca e mantovana in territori ormai prettamente agricoli. Tuttavia in questo paesaggio fortemente alterato da bonifiche, disboscamenti, pioppicoltura intensiva, si ritrovano relitti di boschi di ripa di notevole significato botanico ed ecologico, oltre che specchi d’acqua e meandri con vegetazione acquatica, i quali da soli giustificano, con le loro peculiari caratteristiche,

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gli interventi di tutela connessi con l’istituzione del Parco. Il paesaggio che l’occhio coglie nel tratto di territorio sulle due sponde del fiume Oglio nella sua porzione mediana presenta una duplice natura segnata da una netta distinzione geomorfologica. Alla pianura occupata da una serratissima trama parcellare fittamente intessuta dall’idrografia artificiale, da filari e siepi arboree, da strade, viottoli, sentieri, camparecce, e cosparsa da una costellazione di cascinali che fanno corona ai centri principali, si contrappone la valle fluviale, demarcata da costiere boscate, sul cui fondo serpeggia irregolare il corso dell’Oglio, profilato da biancheggianti ghiaieti che ne evidenziano le curve, gli sfioccamenti, gli intoppi. In buona parte della pianura bresciana l’Oglio esercitò fin dai tempi antichi una funzione di limite tra territori amministrativamente distinti. In epoca romana il suo corso segnava il confine fisico evidente di contigui ‘municipia’, e tale funzione di limite la conservò stabilmente: i territori in sponda sinistra rimarranno bresciani e quelli in sponda destra Cremonesi.

Il territorio e l’ambiente Protagonista primario del Parco è il fiume Oglio che dall’uscita dal Lago d’Iseo, nei pressi di Sarnico (BG), sino a Gabbioneta Binanuova (CR), percorre un lungo tratto tra ripe a tratti scoscese, litorali fortemente antropizzati ed angoli suggestivi ancora incontaminati come gli ultimi boschi residui ed alcune zone umide, a differenti gradi di sviluppo (habitat di notevole importanza per l’avifauna e gli animali acquatici). Tra le specie vegetali presenti nel Parco, un posto di primo piano spetta sicuramente a grandi alberi come l’acero, il carpino bianco e nero, il castagno, l’ontano, il pioppo bianco e nero, la fornia, la robinia, il salice e la canna palustre. Tra le specie faunistiche, avventurandosi lungo i sentieri del Parco, si possono incontrare animali come il moscardino, il ghiro, il riccio, la talpa, la lepre, il coniglio selvatico, la rana e il rospo. Con un po’ di fortuna si può incorrere in animali più rari come la donnola, la faina, il tasso e la volpe. Molto ricca è anche l’avifauna: uno sguardo attento può


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cogliere il volo di uccelli quali la garzetta, l’airone cinerino, la civetta, il gufo, la cornacchia, la folaga, il gabbiano, il merlo, il picchio, la rondine. All’ interno del territorio del Parco Oglio Nord, concentrate nella zona centrale, si trovano sette Riserve Naturali la cui importanza è dovuta alla presenza di specie botaniche e faunistiche di grande interesse e pregio naturalistico ed ambientale.

La vegetazione varia dai boschi igrofili (come le “Lanche di Azzanello”), a boschi misti (come l’Isola Uccellanda), fino a boschi residui di quercocarpineto (come il “Boschetto della Cascina Campagna”).

L’estensione media delle Riserve Naturali presenti nel Parco è di circa 30 ettari: passando da un’area pari ad 1 ettaro del “Boschetto della Cascina Campagna”, fino ad arrivare ai 60 ettari dell’Isola Uccellanda. •

Le sette Riserve Naturali sono: - Boschetto della Cascina Campagna - Bosco de l’Isola - Bosco di Barco - Bosco della Marisca - Isola Uccellanda - Lanche di Azzanello - Lanca di Gabbioneta Queste aree protette presentano un notevole valore dal punto di vista naturalistico-ambientale, e di conseguenza richiedono una tutela particolare al fine della loro conservazione e valorizzazione.

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Informazioni Utili: Gestore: Consorzio Parco Oglio Nord Sede: Piazza Garibaldi, 15 - 25034 Orzinuovi (BS) Tel: 030/9942033 - Fax: 030/9946564 E-mail: parco.oglio.nord@tin.it www.parcooglionord.it Superficie: 14.170 ha Altimetria: h min 31 m slm - h max 186 m slm Province: Bergamo, Brescia, Cremona Istituzione: 1988


grosseto

lotta agli incendi boschivi. L’azione del cfs A cura della Segreteria Regionale UGL-CFS Toscana

La Provincia intende utilizzare il personale del Corpo forestale di Grosseto nelle varie operazioni di prevenzione e lotta agli incendi boschivi e nell’attività di salvaguardia ambientale nelle quattordici Riserve naturali provinciali

L

a Provincia di Grosseto potenzia la lotta agli incendi boschivi e la tutela del patrimonio forestale e agro-pastorale delle Riserve naturali

dello Stato (Cfs), con l’obiettivo di utilizzare il personale del Corpo forestale di Grosseto, nelle varie operazioni di prevenzione e lotta agli incendi boschivi, e per coordinare e potenziare l’attività di vigilanza e salvaguardia ambientale nelle quattordici Riserve naturali provinciali. L’accordo, firmato dal direttore d’area Territorio, Ambiente e Sostenibilità della Provincia, Pietro Pettini e dal Comandante regionale del Cfs Fabrizio Bardanzellu, coadiuvati rispettivamente da Umberto

Provincia alla salvaguardia del patrimonio boschivo e alle attività di controllo

sulla gestione, commercializzazione e trasporto del materiale forestale. Questo accordo sancisce nel dettaglio i modi e i tempi della collaborazione, al provinciali. fine di renderla più efficace ed efficienSottoscritto un accordo di collaboraziote. ne con il Comando regionale del Corpo In particolare stabilisce che la Provincia, forestale dello Stato. Il patrimonio boin estate e in altri periodi dell’anno conscato della provincia di Grosseto è uno siderati particolarmente a rischio per dei più importanti ed estesi della Toscagli incendi, si avvarrà degli uomini del na: circa 187mila ettari di alberi ad alto, Corpo forestale di Grossemedio e basso fusto, che Dal 2000 ad oggi il Corpo forestale dello Stato to per coprire la metà dei coprono quasi la metà del ha collaborato con la Provincia, i Vigili del fuoco, turni previsti dai Piani antinterritorio provinciale e oltre un quinto di quello regioil personale dei Comuni, delle Comunità montane cendio provinciale e regionale per la gestione della nale. Dalle pinete della coe i volontari alle numerose azioni antincendio Sala operativa del Cop. sta, alla macchia mediterraFralassi e dal Comandante provinciale Inoltre, il Comando provinciale del Cfs nea, ai caratteristici castagneti e faggeti della montagna, si tratta di un prezioso Alessandro Baglioni, secondo quanto collaborerà con il referente provinciale “polmone verde” che deve essere co- stabilito dalla Giunta provinciale, di fat- dell’Aib alla stesura e alla valutazione stantemente tenuto sotto controllo, to, sancisce e consolida un rapporto dei Piani operativi provinciali antincensoprattutto in estate, quando aumenta di cooperazione tra i due Enti, che va dio. Infine parteciperà alle operazioni di vigilanza e controllo del patrimonio il rischio di incendi, richiedendo il coin- avanti ormai da molti anni. Dal 2000 ad oggi, infatti, il Corpo fore- agro-silvo-pastorale delle Riserve natuvolgimento di molti uomini e mezzi. Per questo la Provincia, che dal 2000 ha stale dello Stato, ha collaborato con la rali provinciali, per la salvaguardia delle competenza in materia di forestazione, Provincia, i Vigili del fuoco, il personale foreste e dei prodotti secondari del sotsistemazione idraulico forestale, preven- dei Comuni, delle Comunità montane tobosco, partecipando anche alle opezione e repressione degli incendi bo- e i volontari, alle numerose azioni an- razioni di pulizia idraulica e ripristino schivi, ha sottoscritto, nei giorni scorsi, tincendio, coordinate dal Centro ope- ambientale e all’attività di vigilanza per la un importante accordo operativo con il rativo provinciale Antincendi boschivi prevenzione dell’inquinamento causato Comando regionale del Corpo forestale (Cop). Inoltre, ha collaborato con la dall’abbandono dei rifiuti. • N. 4 -

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bacheca legale il silenzio amministrativo... tra norme sostanziali e di rito Stock-xchng

A cura di Marcello Fabbrocini / Avvocato

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l silenzio costituisce un mero comportamento inerte in cui manca ogni espressione volontaristica dell’amministrazione ed assume una connotazione giuridica solo nei casi in cui la legge attribuisce un valore tipico (c.d. silenzio significativo): in questi casi la norma qualifica il comportamento inerte dell’amministrazione protrattosi oltre un certo termine come equivalente ad un provvedimento positivo (silenzioaccoglimento) o negativo (silenziodiniego). Dal silenzio qualificato si distingue il silenzio-inadempimento, che si verifica quando la norma non qualifica l’inerte comportamento della P.A. oltre un certo termine. Per conoscere a fondo le novità della Legge n. 80/2005 sull’istituto del silenzio in uno all’art. 21 bis Legge TAR, che prevede un apposito rito avverso il silenzio-rifiuto, caratterizzato dalla snellezza tipica del rito camerale (decisione in camera di consiglio in forma di sentenza succintamente motivata da emettersi nel termine breve di 30 gg dalla scadenza da quello previsto per il deposito del ricorso; la bypassabilità della P.A. inerte con la nomina di un commissario ad acta, sulla falsariga del giudizio di ottemperanza) è necessario fare un

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brevissimo excursus storico: dalla storica sentenza del Consiglio di Stato del 1922 sino all’Adunanza Plenaria del 1960 n .8, nel processo amministrativo vigeva il dogma della struttura necessariamente impugnatoria in quanto oggetto del processo non poteva che essere un atto. In questo contesto, al non qualificato comportamento inerte della P.A.veniva attribuito il significato del rigetto della istanza del privato alla stregua di un provvedimento di rigetto. Ma con la sentenza dell’Adunanza Plenaria del 1960 comincia a sgretolarsi il dogma della necessaria impugnatorietà del processo amministrativo in quanto il silenzio-rifiuto non era più equiparato per fictio juris al provvedimento di rigetto (ciò al fine di rendere effettiva e concreta la tu-

tela del cittadino a fronte dei silenzi patologici della P.A.) ma ad un fatto: il comportamento inerte della P.A, la omissione della P.A. al suo obbligo di provvedere. Il Dlgs 80/98, la Legge 205/2000 in uno con le SS.UU. n. 500/99, e da ultimo l’art.2 L. 241/90, come modificata dapprima con l. 15/2005 e poi con l. 80/2005, il quale, oltre a sancire la automatica formazione del silenziorifiuto (senza atto di messa in mora), stabilisce altresì un termine d’impugnazione annuale dello stesso, attribuendo al G.A. il potere di condannare la P.A. al risarcimento del danno aquiliano, prevedono un processo amministrativo anche sul fatto1, ciò nondimeno senza trascurare le esigenze dell’effettività della tutela. Sotto tale ultimo aspetto, la sentenza dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato n. 10/78, spinta da esigenze di effettività nella tutela giurisdizionale, sposava la tesi del Sandulli del meccanismo di formazione del silenzio-rifiuto ritenendo pertanto applicabile l’art. 25 T.U. 3/57 sugli impiegati civili dello Stato (la messa in mora della PA da parte del privato istante per ulteriori trenta giorni a seguito dell’elasso termine di gg-60 dall’istanza, senza l’evasione della stessa); meccanismo che


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muore con le modifiche introdotte alla L. 241/90 all’art. 2, il cui aggiuntivo comma 4 bis prevede che il ricorso avverso il silenzio può essere proposto anche senza necessità di diffida alla amministrazione inadempiente. Anzi va detto che, prima di tale abolizione della necessità della messa in mora, vigendo il principio della generale temporizzazione dei procedimenti amministrativi ex art. 2 L.241/90, era sorto un contrasto tra la dottrina e la giurisprudenza in merito alla permanenza del meccanismo della previa messa in mora ex art. 25 TU n. 3/57 ai fini della formazione del silenzio-rifiuto: da un lato, la dottrina riteneva l’automatica formazione del silenzio-rifiuto in conseguenza della scadenza del termine per la definizione del procedimento senza necessità di renderlo significativo a mezzo notifica della messa in mora; dall’altro lato, vi era la prevalente giurisprudenza che continuava a sostenere la necessità del meccanismo della messa in mora, attesa la insidiosità della formazione automatica del silenzio-rifiuto che avrebbe potuto pregiudicare il cittadino ignaro della formazione del silenzio-rifiuto facen-

dolo incorrere nella decadenza del termine di gg 60 per impugnarlo. Quali sono gli attuali margini per un sindacato del G.A. sulla fondatezza della pretesa sostanziale del privato dopo l’intervento dell’Adunanza Plenaria n. 1/2002 e dopo che la L. 80/2005, nel sostituire l’art. 2 della L. 241/90, ha previsto che nei ricorsi avverso il silenzio-rifiuto “il G.A. può conoscere della fondatezza della istanza”? L’Adunanza Plenaria, con sentenza n. 1/2002, ha affermato che è precluso al G.A. di sindacare la fondatezza della pretesa sostanziale sottostante, anche in rapporto ad atti vincolati, perché ciò comporterebbe una ingerenza del G.A. nella sfera riservata alla Amministrazione ed un tale sindacato sarebbe violativo del principio della riserva di funzione amministrativa; ed, in relazione al previgente indirizzo giurisprudenziale che ammetteva il sindacato del G.A. sulla fondatezza della pretesa nei casi di attività amministrativa vincolata o a basso tasso di discrezionalità, afferma l’Adunanza Plenaria che “sarebbe sufficiente osservare che l’indicato indirizzo giurisprudenziale, del quale possono

comprendersi le ragioni e condividersi le finalità, non può che cedere rispetto alla normativa sopravvenuta (id est art. 21 bis legge TAR) che definisce in modo compiuto la tutela giurisdizionale accordata al privato nei confronti del comportamento omissivo della amministrazione”: nel regime dettato dalla Plenaria del 1978 n. 10, nel rito contro il silenzio, il giudice, infatti, non è chiamato a governare gli effetti di un atto già emanato, ma deve regolare l’esercizio della futura azione da parte dell’amministrazione. Ed è proprio partendo da questo presupposto che si era sostenuta l’applicazione all’azione contro il silenzio di una fattispecie di praescriptio brevis (termine impugnatorio dei sessanta giorni dalla formazione del silenzio-rifiuto), definitivamente superata con l’allungamento del termine annuale dalla scadenza dei termini stabiliti dalle singole amministrazioni o, in mancanza, di gg 90 dall’inizio del procedimento. Pertanto, stando alla Plenaria n. 1/2002, il giudizio avverso il silenzio-rifiuto ha ad oggetto solo la sussistenza dell’obbligo di provvedere della P.A. e la sua eventuale violazione e non può N. 4 -

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estendersi a sindacare la fondatezza della pretesa sostanziale, neppure in relazione ad atti vincolati: in effetti, la Plenaria n.1 /2002 riafferma il principio della separazione dei poteri in base al quale il Giudice non può fare l’amministratore (il giudice non ha il potere di “riformare l’atto o sostituirlo” in via diretta ed immediata). Alla luce di tale arresto del Consiglio di Stato, visto nell’ottica della novità normativa ex art. 2, comma 5, L. 241/1990 secondo la quale il giudice amministrativo, adito con ricorso ex art. 21 bis L. 1034/71, per far valere l’illegittimità del silenzio serbato dall’amministrazione, può conoscere la fondatezza nel merito dell’istanza proposta dal privato, si sono susseguiti due orientamenti: 1) Per un primo orientamento, il verbo “può” lascia desumere che sussistono dei limiti oltre i quali il G.A. non può conoscere la fondatezza della domanda. Nel silenzio (o meglio, nell’imprecisione) della legge, tali limiti sono tratti dai principi generali e dalle elaborazioni giurisprudenziali e dottrinali precedenti l’innovazione legislativa. Si tratterebbe in particolare del limite posto dalla natura - vincolata o discrezionale - dell’attività amministrativa richiesta, per cui il G.A. potrebbe conoscere della fondatezza dell’istanza solo in caso di attività vincolata; e del limite implicito della “pronta risolvibilità” della questione ovvero vedere se la valutazione della fondatezza dell’istanza sia compatibile e possibile con la sentenza succintamente motivata, il breve termine N. 4 -

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per pronunciarsi e per l’eventuale istruttoria, tipici del ricorso ex art.21bis. 2) Secondo un diverso orientamento, dalla formulazione testuale della norma non è dato desumere una distinzione tra attività vincolata o discrezionale che possa ancorare il criterio di giudizio del G.A. nel ricorso contro il silenzio al fine di stabilire se possa o meno conoscere la fondatezza dell’istanza. Perciò, anche in caso di poteri discrezionali della P.A., il G.A. può conoscere la fondatezza dell’istanza, nei limiti non meglio specificati della possibilità (T.A.R. Veneto 4304/2005; C.G.A.R.S. 726/2005). Quest’ultimo orientamento è minoritario ed è stato censurato soprattutto dal Consiglio di Stato (sentenza 1010-2007, n. 5311) secondo il quale “la formulazione della norma sancita dall’art. 2, comma 5, l. n. 241 del 1990, laddove autorizza il giudice ad andare oltre la declaratoria di illegittimità dell’inerzia e l’ordine di provvedere, accertando direttamente la fondatezza della pretesa, non attribuisce, in modo indiscriminato, una giurisdizione c.d. di merito. Diversamente opinando, la previsione non si sottrarrebbe a censure di incostituzionalità,

per aver previsto surrettiziamente una giurisdizione di merito senza confini, in cui sussiste in termini generali il potere del giudice di sostituirsi alla p.a. La giurisdizione di merito, al pari di quella esclusiva, ponendosi come derogatoria rispetto a quella di legittimità nella trama costituzionale improntata al principio di separazione dei poteri, necessita di una puntuale e tassativa previsione normativa. L’accertamento della fondatezza della pretesa nei casi di maggiore complessità sarebbe incompatibile con la struttura snella e celere del giudizio in base al più volte menzionato art. 21 bis, L. 1034/1971”. Nell’ambito dell’orientamento prevalente, che consente al G.A. di scendere nel merito solo nel caso di atti vincolati e di pronta solvibilità, si ramificano tre attuali suborientamenti giurisprudenziali, i quali differiscono tra loro o sotto il profilo della ritualità del silenzio o sotto un profilo più strettamente di diritto sostanziale (profili che non possono non intrecciarsi tra loro: la disciplina del ricorso avverso il silenzio-inadempimento si ricava dalle due norme, l’una di natura sostanziale (art. 2 L. 241/90), l’altra di natura processuale (art. 21-bis l. T.A.R. . Esse vanno coordinate e lette insieme) per essersi chi di più chi di meno svincolato dall’arresto della Plenaria n. 1/2002, la quale ha consacrato il principio che il giudizio avverso il silenzio-rifiuto ha ad oggetto la sola declaratoria d’illegittimità dell’iner-


zia e non può estendersi al sindacato della fondatezza della pretesa sostanziale del privato, nemmeno in relazione agli atti vincolati. Esaminiamoli: a) Un primo suborientamento costituito dalla sentenza del TAR Campania sez. I 18 maggio 2005, n. 7817 interpreta l’inciso “il giudice amministrativo può conoscere della fondatezza dell’istanza” nel senso che i suoi poteri non sono più limitati all’accertamento del mero dovere di provvedere, ma può verificare la fondatezza dell’istanza sempre che si tratti di attività vincolata e possa pertanto emanare una sentenza costitutiva sostituendosi alla P.A. (nello stesso senso TAR NAPOLI sez. II 9 gennaio 2006 n. 112). Esso si caratterizza per il fatto di discostarsi dal detto principio d’arresto dell’Adunanza Plenaria n. 1/2002, continuando a sostenere che il G.A. possa sostituirsi alla P.A. nella emessione degli atti dovuti (come aveva stabilito l’Adunanza Plenaria del 78 n. 10). Quest’orientamento non è più giustificabile in quanto la velocità del nuovo rito avverso il

silenzio-rifiuto ex art. 21 bis l. Tar soddisfa quelle esigenze di effettività di tutela giurisdizionale per le quali fino ad allora si era ritenuto di poter sacrificare il principio della riserva di funzione amministrativa in favore di quello di effettività della tutela giurisdizionale. b) Un secondo suborientamento è quello che ritiene l’ammissibilità della conversione del rito del silenzio in rito ordinario (sentenza TAR Napoli Sez. I, 24 -01-2007, N. 1285),stando al quale nessun insuperabile ostacolo, di ordine teorico, si frappone all’ammissibilità di una decisione che, previa dichiarazione d’inammissibilità od improcedibilità per sopravvenuto difetto d’interesse - a seconda dei casi - del ricorso proposto avverso il silenzio serbato dalla P.A. (silenzio inesistente ab initio, come nella specie, ovvero venuto meno per effetto del sopravvenuto provvedimento), passi poi ad esaminare l’atto dei motivi aggiunti proposto da parte ricorrente e si pronunci circa la legittimità dell’atto sopravvenuto. A sostegno dell’assun-

to si adduce soprattutto un principio di conservazione e di economia dei mezzi giuridici. Si osserva che la conversione degli atti si fonda sul più generale principio di strumentalità delle forme di cui all’art. 156 c.p.c.; soprattutto, si valorizza l’esigenza di non aggravare eccessivamente la posizione processuale del privato, imponendogli l’attivazione di una vicenda processuale ulteriore e distinta. Se, quindi, in linea di principio nulla impedisce che il G.A. spinga il suo esame anche alla sostanza della pretesa, fatta valere dal ricorrente sub specie d’impugnativa avverso il silenzio serbato dalla P.A. in merito ad una sua istanza, non si vede per quale ragione, nel caso di provvedimento sopravvenuto che faccia cessare l’inerzia dell’Amministrazione, la legittimità o meno di tale atto non possa essere valutata, dal giudice amministrativo, nell’ambito dello stesso giudizio speciale, ex art. 21 bis l. 1034/71, qualora il medesimo atto sia stato ritualmente impugnato, mercé lo strumento processuale dei motivi agN. 4 -

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giunti: parte motiva della sentenza Tar Napoli 1285/2007 del 28-02-2007; c) Il terzo suborientamento prevalente è quello che vive nel segno dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato n. 1/2002, secondo il quale “la nuova formulazione del testo normativo ha in effetti inteso superare l’interpretazione “restrittiva” dell’oggetto del giudizio ex art. 21-bis - circoscritto alla sola declaratoria dell’obbligo di risposta dell’amministrazione - affermatasi dopo il 2000 nella giurisprudenza amministrativa. Ma la mancata riforma del rito speciale (che resta caratterizzato da forti connotati acceleratori incompatibili con l’espletamento di accertamenti tecnici e con l’acquisizione di prove complesse), nonché gli inaggirabili limiti di separazioni dei poteri, hanno indotto il G.A. a chiarire che, pur dopo la novella del 2005, l’accesso alla cognizione della fondatezza della pretesa nel merito è limitato al caso di attività vincolate e allorché si tratti di “ipotesi di manifesta fondatezza o infondatezza della pretesa sostanziale”. Pertanto, nell’ambito del giudizio sul silenzio, il giudice potrà conoscere della accoglibilità dell’istanza: a) nell’ipotesi di manifesta fondatezza, allorché siano richiesti provvedimenti amministrativi dovuti o vincolati in cui non c’è da compiere alcuna scelta discrezionale che potrebbe sfociare in diverse soluN. 4 -

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zioni, e fermo restando il limite della impossibilità di sostituirsi all’amministrazione; b) nell’ipotesi in cui l’istanza è manifestamente infondata, sicché risulti del tutto diseconomico obbligare la p.a. a provvedere laddove l’atto espresso non potrà essere che di rigetto. Tale orientamento è suffragato dal Consiglio di Stato, che si pone nel senso dell’inammissibilità della conversione del rito speciale ex art.21bis in rito ordinario: il privato deve impugnare il provvedimento tardivo esplicito di reiezione con un nuovo ricorso, volto ad attivare un nuovo processo (il processo impugnatorio), non potendo innestare questo segmento impugnatorio nell’ambito del processo sul silenzio, regolamentato da una norma che prevede un rito speciale. Il G.A. del silenzio deve dichiarare non già cessata la materia del contendere (non essendo stato soddisfatto ancora l’interesse del privato), ma estinto il processo per sopravvenuto difetto d’interesse. La tesi poggia sull’assunto dell’eccezionalità della ipotesi in cui l’ordinamento prevede conversioni

di rito (art. 40 c.p.c.). Con riferimento al rito speciale ex art. 21-bis, L. n.1034/1971, manca invero una norma che espressamente preveda la possibilità della conversione del rito originario sul silenzio in un rito ordinario: si adduce quindi un principio di tipicità dei casi in cui il legislatore contempla ed ammette la conversione dei riti. La giurisprudenza del Consiglio di Stato sembra quindi avere delineato una doppia tutela avverso il silenziorifiuto: una tutela speciale attraverso lo strumento di cui all’art. 21 bis per i casi di silenzio “assoluto”, ossia di assenza di qualsivoglia manifestazione provvedimentale della P.A., ed una ordinaria per le ipotesi in cui vi è provvedimento amministrativo (in aggiunta al silenzio-rifiuto). Nello stesso senso Tar Napoli, Sez. III, 27 settembre/31 ottobre 2007, n. 10329: in tema di silenzio-rifiuto, dopo la legge n. 205/2000 che ha introdotto l’art. 21 bis della L. 1034/1971, oramai si configurano due riti contro il silenzio: il primo, quello previsto dall’art. 2 L .n. 205/2000, connotato in termini di semplicità e celerità, ma contraddistinto da poteri cognitori e decisori circoscritti alla mera declaratoria dell’obbligo di provvedere; il secondo, quello ordinario, più lungo e complesso, ma che rende possibile accertare anche la fondatezza della pretesa giudiziale, senza invadere la sfera riservata alla PA: infatti,


nel caso in cui al silenzio della P.A. si accompagni un atto illegittimo, il G.A. nel dichiarare l’obbligo di provvedere, può incidentalmente sindacare l’atto illegittimo sottostante al silenzio tenuto dalla P.A, annullandolo. Trattasi di sindacato che investe la legittimità dell’atto, ma non pretende assolutamente di sostituirsi all’amministratore: tali ipotesi sono tutt’altro che rare, e possono configurarsi in ogni procedura selettiva (procedimenti ad evidenza pubblica e concorsi) quando vi sia una illegittima esclusione di un soggetto partecipante a tali procedimenti. Il G.A in questi casi conosce del bene della vita alla base della pretesa sostanziale dell’istante ma nei limiti della declaratoria della illegittimità dell’atto viziato sottostante il silenzio serbato dalla P.A. sull’istanza del privato. Fra i tre suborientamenti è preferibile quello di cui alla lettera b) relativo all’ammissibilità della conversione del rito speciale in rito ordinario in caso di sopravvenienza del provvedimento, giusta impugnativa dello stesso con i motivi aggiunti. Vero è che non si spiegherebbe il senso innovativo normativo di quella frase “il giudice amministrativo può conoscere della fondatezza della pretesa sostanziale”, se riduttivamente interpretata nel senso che il G.A. può conoscere della pretesa sostanziale solo se trattasi di atti vincolati e comunque solo nei casi di manifesta o non manifesta infondatezza della pretesa in sintonia con la specialità del rito ex art. 21-bis L. 1034/71: ciò era possibile già prima dell’introduzione dell’art. 2, comma 5, L. 241 del 1990 e dopo l’intervento della Legge 2000/205 di riforma del processo amministrativo che ha inserito per l’appunto l’art. 21 bis: se così fosse la L. 80/2005 che ha modificato l’art. 2, comma 5, L.241/90 sarebbe una mera traduzione legislativa dei

due limiti (atti vincolati, pronta risolvibilità) tratti dai principi generali e dalle elaborazioni giurisprudenziali precedenti la sua entrata in vigore. Ma non è così, il G.A. invero può spingersi sino a sindacare anche la sostanza della pretesa nell’ambito della legittimità dell’atto amministrativo sopravvenuto che faccia cessare l’inerzia dell’Amministrazione, qualora questo sia ritualmente impugnato con i motivi aggiunti, determinandosi la conversione del rito speciale del silenzio in un giudizio di tipo impugnatorio in ossequio al generale principio di conservazione e d’economia dei mezzi giuridici e principalmente perché in armonia con lo spirito della L. 2000/205 sul processo amministrativo che è quello di renderlo snello, rapido ed efficace. Per quanto concerne i rapporti tra il silenzio ed il risarcimento dei danni, alla luce della Adunanza Plenaria 2603-2003 n. 4, può porsi il problema se la mancata attivazione del rimedio giurisdizionale contro il silenzio pregiudichi la seguente azione risarcitoria. Il che sembrerebbe da escludersi, posto che la pregiudizialità tra pronuncia di annullamento e pronuncia risarcitoria pare dipendere dall’impossibilità per il giudice amministrativo di “disapplicare atti amministrativi non regolamentari”. Atti che, in caso di silenzio, per definizione non sussistono, sicché parrebbe neppure porsi il problema della disapplicazione di provvedimenti inoppugnati: la regola della pregiudizialità fatta valere dal giudice amministrativo e, dunque, della necessità che l’azione volta al risarcimento sia preceduta dall’annullamento, si fonda sul presupposto della “tendenziale subordinazione della tutela risarcitoria alla tutela impugnatoria”, la quale ultima, stante la peculiarità dell’azione contro il silenzio, è insussistente. Si conclude, pertanto,

che nei casi di c.d. silenzio assoluto, laddove non sussistono collegamenti diretti o indiretti ad atti amministrativi, si può chiedere il risarcimento dei danni davanti al Giudice Ordinario, sempre che ovviamente si dia prova degli estremi che integrano la fattispecie di cui all’art. 2043 c.c.; mentre nei casi di silenzio c.d. relativo, sussistendo comunque un collegamento diretto o indiretto con un atto amministrativo, di quest’ultimo ne dovrà essere dichiarato il pregiudiziale annullamento, anche in via incidentale, per il risarcimento dei danni, il quale potrà essere chiesto cumulativamente innanzi allo stesso giudice amministrativo. 1 Ciò dopo l’emanazione della famosa sentenza della Corte Costituzionale n.204 del 2004 in cui si rileva l’incostituzionalità del d.lgs. 80/98, divenuto successivamente articolo 7 della L. 205/2000 per eccesso di delega; in quanto si delega al Governo la possibilità di attribuire al GA più poteri di quanti non si possono attribuire secondo il dettato dell’articolo 113 della Costituzione. Per tali motivi la sentenza stralcia l’inciso “comportamenti” dalla competenza del G.A; prima della riforma egli conosceva di atti, provvedimenti e comportamenti, ora conosce di atti e provvedimenti ma non di comportamenti ossia non conosce delle attività che al PA compie in facto. Tuttavia l’espunzione dei “comportamenti” deve essere interpretata sistematicamente sulla base della motivazione della sentenza n. 204 del 2004, dovendosi ritenere sottratti alla giurisdizione del G.A. solamente i comportamenti non riconducili, neppure in via mediata, all’esercizio della funzione amministrativa (cfr. TAR Puglia Bari sez. II, 29-09-2004, N. 4882; TAR Abruzzo n. 494 del 2005). •

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ambiente

Lucca, operativo il Cop per la gestione degli incendi A cura della Segreteria Regionale UGL-CFS

Squadre per lo spegnimento nelle aree di Lucca e della Piana, della Mediavalle del Serchio-Garfagnana e della Versilia. Sempre operativo un tecnico h 24 pronto a partire dopo la segnalazione

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umenta il livello d’al- vo sul territorio prevede l’attivazione accendere fuochi a distanza inferiolerta per prevenire e di squadre per lo spegnimento nelle re di 200 m. dal bosco dopo l’alba e contrastare gli incen- aree di Lucca e della Piana, della Me- questi devono essere spenti alle 9 del di boschivi. Da questa diavalle del Serchio-Garfagnana e del- mattino. L’accensione dei fuochi nei mattina è operativo a la Versilia. Per tutte e 4 le aree è sem- boschi è comunque sempre vietata Lucca il Centro operativo provinciale pre operativo un tecnico h 24 pronto salvo specifica autorizzazione. (Cop) di Palazzo Ducale per l’azione a partire dopo la segnalazione. Oltre di contrasto degli incendi boschivi e la alla Provincia e alle Comunità montaLe attività del Cop gestione degli eventi, mentre da alcuni ne, che mettono a disposizione tecgiorni - in virtù del fatto che già a mag- nici per la direzione delle operazioni Il Centro operativo provinciale gestigio le temperature erano praticamen- di spegnimento nell’arco delle 24 ore, sce gli eventi dalle ore 8.00 alle 20.00. te estive - la Provincia ha anticipato di sono attivate squadre di operai fore- La Regione ha attivato convenzioni un mese (dal 1° giugno invece che dal stali delle comunità montane e circa per il servizio elicotteri AIB regionale 1° luglio) il periodo ad alto rischio che 400 soci di 18 associazioni di volon- e con le associazioni di volontariaterminerà, salvo proroghe, il 31 to mentre la stessa Regione, così Con l’apertura del Cop torna agosto. come le Comunità montane e i CoCon l’apertura del Cop, quindi, operativa la task force per prevenire, muni attivano convenzioni con le torna operativa la task force per 18 organizzazioni di volontariato contrastare e spegnere gli incendi prevenire, contrastare e spegnere presenti sul territorio. Inoltre la Reboschivi sul territorio gli incendi boschivi sul territorio gione ha sottoscritto accordi con i anche attraverso le indicazioni conte- tariato che collaborano all’attività di Vigili del Fuoco per una loro collabonute nel Piano operativo dell’antincen- pattugliamento, verifica segnalazioni e razione per le attività di spegnimento. dio boschivo elaborato dalla Provincia, spegnimento. Il Corpo forestale dello La Polizia provinciale collabora, oltre che coordina tutte le forze locali per Stato provvederà, con il proprio nu- alla gestione del COP, alle operazioni la lotta agli incendi. L’attività del Cen- cleo investigativo (Nipaf), a svolge- sia per quanto riguarda l’aspetto deltro operativo - che rimarrà in funzione re attività di ricerca delle cause e di la regolamentazione del traffico nelle fino al 15 settembre - è attuata con eventuali responsabilità degli incendi zone colpite sia con attività di pattula collaborazione del personale della boschivi. I Vigili del Fuoco collabore- gliamento per l’opera di prevenzione Provincia (tecnici e Polizia provincia- ranno anche per il contenimento dei sul territorio. le), del Corpo Forestale dello Stato e danni alle infrastrutture e alle abita- Il presidente della Provincia Stefadel Comando provinciale dei Vigili del zioni in caso di incendio boschivo. Le no Baccelli si rivolge direttamente ai Fuoco. L’attività di antincendio boschi- autorità ricordano che non si possono cittadini.”L’impostazione organizzati-

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va che i soggetti preposti si sono dati rimane fondamentale - dichiara - ma fenomeni di questo tipo si prevengono e si contrastano soprattutto grazie all’attenzione, alla sensibilità e al senso civico dei cittadini. Ripeto, quindi, le raccomandazioni di non accendere fuochi in questo periodo, anche perché sono previste pesanti sanzioni e, in caso di incendio boschivo, anche la denuncia penale. Per questo motivo chiedo la collaborazione di tutti per favorire la tempestività di segnalazione al Cop o al numero verde, in caso di fumo in area boscata e non. I questi casi, infatti, la rapidità di intervento, che va dai 5 ai 20 minuti dal momento della telefonata di avviso, è fondamentale. Meglio raccogliere un falso allarme in più che mancare un intervento per la segnalazione di un piccolo focolaio che può trasformarsi in un rogo devastante”. Recapiti telefonici - COP 0583 476234: attivo fino al 15 settembre

(salvo proroghe) dalle ore 8.00 alle 20.00 con operatore; dalle 20.00 alle 8.00 con segreteria telefonica che fornisce il numero verde della SOUP (Sala operativa unificata permanente) regionale 800 425 425 attivo 24 ore su 24, oppure il 115 dei Vigili del Fuoco e il 1515 del Corpo Forestale dello Stato. I dati del 2008 - L’andamento degli incendi in Toscana nel 2008, sino a fine settembre, ha fatto riscontrare 1.137 eventi di cui 445 incendi boschivi. La superficie totale danneggiata è stata di 1.312 ettari (Ha), di cui 875 in caso di incendi classificati boschivi. Sul territorio della provincia di Lucca, nel 2008, si sono verificati, fino al 30 settembre, 150 incendi per 577 ettari contro i 161 e 524 Ha del 2007 e 179 incendi con 351 Ha del 2006. La punta massima - a livello statistico negli ultimi anni - rimane comunque quella della torrida estate del 2003 con 199 incendi e ben 2.717 ettari danneg-

giati. Anche il 2008 è stato piuttosto siccitoso e, a detta degli esperti, i danni potevano essere molto maggiori. La provincia di Lucca ha avuto a livello regionale il maggior numero di eventi: 90 incendi classificati boschivi per una superficie mista danneggiata di 442 Ha (205 bosco e 237 non bosco), seguono i territori provinciali di Firenze con 70 episodi e Massa Carrara con 60. La sola analisi del periodo estivo (ossia dal 1° giugno al 30 settembre) degli incendi boschivi vede sempre la provincia di Lucca in testa con 64 eventi, seguita da Firenze (57) e Arezzo (43). Il dato più preoccupante è rappresentato dalla superficie danneggiata che, sul territorio provinciale lucchese, è risultata, in estate, di 226 ettari contro i 76 di Pisa e i 52 di Siena, rispettivamente al 2° e 3° posto per superficie.

(Fonte: agenziaimpress.it) N. 3 -

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sindacale

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precedenza all’occupazione A cura de l’Ufficio Stampa UGL

Polverini: “Prima incentivare l’occupazione. Poi ragionare su una riforma degli ammortizzatori sociali”

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i fronte ad una crisi così prolungata e senza precedenti “bisogna incentivare il più possibile l’occupazione e poi iniziare a ragionare sulla riforma degli ammortizzatori sociali”, è quanto sostiene il segretario generale dell’Ugl, Renata Polverini. La tutela dei posti di lavoro resta all’ordine del giorno. I dati dell’Inps sull’andamento della cig ordinaria a maggio segnano una crescita del 609,28 per cento rispetto allo scorso anno. Nonostante una lieve flessione nel mese di maggio rispetto ad aprile, il ricorso alla

Renata Polverini

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cassa integrazione resta elevato. Per Polverini inoltre gli ammortizzatori sociali non devono diventare un’arma a doppio taglio e vanno legati ad una condizione ben precisa nei confronti delle imprese, quella di mantenere inalterati i livelli occupazionali. “Intanto bisogna cercare di sostenere l’occupazione - ha spiegato -. Le risorse vanno dirottate su incentivi alle imprese per mantenere i posti di lavoro e la produzione nel nostro Paese come ha già fatto la Francia”. Secondo il segretario generale “è certamente evidente che la crisi ha mostrato da una parte la forza del nostro sistema

di ammortizzatori per i lavoratori a tempo indeterminato, in particolare nelle grandi imprese, ma dall’altra anche tutta debolezza per le nuove tipologie di lavoro”. “Dobbiamo dunque - ha rimarcato Polverini - avviare un confronto che porti a una riforma strutturale degli ammortizzatori legata a processi formativi e di reinserimento perché altrimenti rischiamo di creare strumenti che pongono i lavoratori in una sorta di assistenza sociale, con il rischio di fornire un alibi alle imprese per mandare i lavoratori a casa”. •


60 mezzi a corpo forestale, wwf e protezione civile A cura della Segreteria Regionale UGL-CFS Lombardia

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erdi, bianchi e rossi, proprio come i colori della bandiera italiana. Così si presentavano il 29 Maggio u.s. gli automezzi (Fiat Panda 4x4, Fiat Sedici, pulmini 9 posti Ducato e Furgoni Ducato) schierati sul piazzale del comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Milano, consegnati dal presidente della Regione Lombardia, On. Roberto Formigoni, affiancato dall’assessore alla Protezione civile, Prevenzione e Polizia locale, Stefano Maullu. Presente il Comandante Regionale CFS, Ing. Ugo Mereu. I sessantasei veicoli fanno parte di una fornitura più ampia di circa 300 mezzi, per un valore complessivo di oltre 20 milioni di euro, che verranno consegnati tutti entro la fine del 2010. Le nuove dotazioni andranno ad agevolare il prezioso lavoro del Corpo forestale dello Stato, dei Vigili del Fuoco e delle colonne mobili della Protezione Civile. Il presidente Formigoni ha sottolineato il valore di “una bella operazione che permette di potenziare le dotazioni che servono a chi interviene a favore della nostra gente”. Nello specifico, i veicoli destinati alle Province potranno da subito essere utilizzati nell’ambito della missione in Abruzzo, per consentire una turnazione più agevole ai volontari che settimanalmente si danno il cambio nei campi gestiti dal sistema regionale di Protezione Civile (Regione, Province, Enti Locali e Volontariato), mentre ver-

ranno definiti nei prossimi giorni i dettagli per l’uso dei mezzi con il Corpo Forestale ed i Vigili del Fuoco. “C’era bisogno di interventi concreti ha aggiunto Formigoni - più che tanti discorsi servono i fatti e ‘questi fatti’ montati su quattro ruote aiutano la vostra opera e la vostra grande capacità di rispondere con competenza, tempestività e preparazione ai casi di emergenza”. Proprio quella tempestività che gli uomini della Protezione civile lombarda hanno dimostrato di avere la terribile notte del 6 aprile. Da allora il “ponte umanitario” non si è mai interrotto e ancora oggi, come ha ricordato lo stesso presidente, tantissimi sono i messaggi di ringraziamento che arrivano alla Lombardia, capace di allestire in pochissimo tempo quattro campi di accoglienza e soprattutto di fornire quel sostegno e quella compagnia di

cui i terremotati hanno dimostrato di avere estremo bisogno. “Con loro e tutti i volontari - ha detto Maullu - si è creato un legame indissolubile. Per questo oggi mi sento a casa. I vigili del Fuoco e i volontari di Protezione Civile sono diventati la mia seconda famiglia. L’Abruzzo mi ha infatti insegnato il valore di queste persone che stanno sempre un passo indietro, ma che sono sempre pronte ad intervenire con la loro tenacia ed umanità”. “Proprio questa esperienza sul campo - ha concluso Formigoni - ci ha spinti a finanziare con quasi 7 milioni di euro la ricostruzione della Casa dello Studente da 120 posti letto che sarà realizzata in tempo record. Oltre a ciò realizzeremo anche una scuola provvisoria. Il nostro impegno dunque è quello di esaltare le potenzialità di chi presta un servizio indispensabile”. •

Il Presidente Formigoni

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SEGRETARIO NAZIONALE - SCIPIO DANILO ISPETTORATO GENERALE - 3386119001

ABRUZZO - SEGRETERIA REGIONALE SEGRETARIO - DI GREGORIO ENRICO - C.DO STAZIONE L’AQUILA - 3397491670 vice SEGRETARIO - gallucci vincenzo - Cta gran sasso BASILICATA SEGRETERIA REGIONALE SEGRETARIO - MORESCHI DANIELE - COMANDO PROV.LE POTENZA - 3292018805 VICE SEGRETARIO - CALABRESE SAVERIO - COMANDO PROV.LE POTENZA - 3288074626 CALABRIA - SEGRETERIA REGIONALE SEGRETARIO - CARIDI SAVERIO - CTA REGGIO CALABRIA - 3289215441 VICE SEGRETARIO - CASSARINO GIUSEPPE - CTA REGGIO CALABRIA - 3296215260 VICE SEGRETARIO - CIPPARRONE NATALE - C.DO STAZIONE LAINO - 3284857903 CAMPANIA - SEGRETERIA REGIONALE SEGRETARIO - CENERE GIOVANNI - COMANDO REG.LE NAPOLI - 3201752713 VICE SEGRETARIO - MAGLIONE ROBERTO - COMANDO PROV.LE NAPOLI - 3486403411 EMILIA ROMAGNA - SEGRETERIA REGIONALE SEGRETARIO - RUSCILLO VINCENZO - C. PROV. REGGIO EMILIA - 3493176540 VICE SEGRETARIO - DI MIERI ADRIANO - C.DO STAZIONE PAVULLO NEL FRIGNANO - 3472300779 LAZIO - SEGRETERIA REGIONALE SEGRETARIO - LUCIANI LUCIANO - ISPETTORATO GENERALE - 3296469350 LIGURIA - SEGRETERIA REGIONALE SEGRETARIO MASSARI ROBERTO - COMANDO PROV.LE LA SPEZIA - 3343385962 VICE SEGRETARIO - VANDELLI MARINA - C.DO STAZIONE PONTEDECIMO - 3479203255 LOMBARDIA - SEGRETERIA REGIONALE SEGRETARIO REGGENTE - CLAUDIO CICETTI - COMANDO STAZIONE BARZIO - 3381106084 VICE SEGRETARIO REGGENTE - PANICHELLA DAVIDE - COMANDO REG.LE MILANO - 3465890944 MARCHE - SEGRETERIA REGIONALE SEGRETARIO - CIUFOLI DANILO - C.DO STAZIONE CAGLI - 3381029473 MOLISE - SEGRETERIA REGIONALE SEGRETARIO - PANICHELLA DOMENICO - C.DO STAZIONE CAMPOBASSO - 3381073681 VICE SEGRETARIO - GIOIA PAOLO - C.DO STAZIONE CAMPOBASSO - 3287087251 VICE SEGRETARIO - DI PAOLO IOLANDA - REGIONALE CAMPOBASSO - 3398788670 PIEMONTE - SEGRETERIA REGIONALE segretario reggente - MANCUSO MAURIZIO - COMANDO REG.LE TORINO - 3462446329 VICE SEGRETARIO - Scarlata Luigi - COMANDO REG.LE TORINO - 3407468728 VICE segretario - LUCCHESE IGNAZIO - COMANDO REG.LE TORINO - 3290832858 PUGLIA - SEGRETERIA REGIONALE SEGRETARIO - LUISI ANTONIO - REGIONALE BARI - 3473734503 VICE SEGRETARIO - PANZA GIOVANNI - CITES BARI BIS - 3403702423 VICE SEGRETARIO - TEDESCHI GIUSEPPE - REGIONALE BARI - 3388413609 VICE SEGRETARIO - NETTI EUGENIO - C.DO STAZIONE MOTTOLA - 3288390261 SICILIA - SEGRETERIA REGIONALE SEGRETARIO - CASTRONOVO VINCENZO - NUCLEO CITES PALERMO - 3394294487 TOSCANA - SEGRETERIA REGIONALE SEGRETARIO - IGNESTI VINCENZO - PROVINCIALE AREZZO - 3281647912 VICE SEGRETARIO - PETRANGELI ANGELO - UTB SIENA - 3478828359 VICE SEGRETARIO - CHIARA CONCETTO G. - C.D: STAZIONE AREZZO - 3289538074 UMBRIA - SEGRETERIA REGIONALE SEGRETARIO - STROPPA MARCO - REGIONALE PERUGIA - 3398501020 VICE SEGRETARIO - FRATONI MARCO - PROVINCIALE PERUGIA - 3478608252 VENETO - SEGRETERIA REGIONALE COMMISSARIO - Gobbo Gianni - 3477330965 SCUOLE - SEGRETERIA SCUOLE DEL C.F.S. SEGRETARIO REGGENTE - DI LIETO MARCO - SCUOLA CITTADUCALE - 3332502734 SEGRETERIA ISPETTORATO GENERALE SEGRETARIO - ZUCCA ROBERTO - ISPETTORATO GENERALE - 3331156745 VICE SEGRETARIO - FLAVIO DI LASCIO - ISPETTORATO GENERALE - 3470951455 SEGRETERIA COA URBE E SEDI DISTACCATE SEGRETARIO REGGENTE COA - Franceschini Massimo - C.O.A. URBE - 3204783731



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