Sicurezza Ambiente n.1-09

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Organo ufficiale dell’UGL - Federazione Nazionale corpo forestale dello stato

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gennaio/febbraio

Organo ufficiale dell’UGL Federazione Nazionale corpo forestale dello stato Anno 2 - n. 1 - gennaio/febbraio 2009 - € 16.25 - Poste italiane Spa Spedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004) art. 1 comma 1 DCB Milano - Autorizzazione Tribunale di Milano n. 103 del 12/2/2008

pratiche dannose Lo spietramento nel Gargano a pag. 8

parchi urbani Il cuore verde e insicuro delle nostre città a pag. 16

nuovi agricoltori La scelta dei giovani: entrare in agricoltura a pag. 20

quando il mare diventa discarica

Questo prodotto è completamente bio-degradabile e riciclabile, nel pieno rispetto dell’ambiente


sommario 4 - Editoriale Riformare il Comparto sicurezza 6 - Mare nostrum Spacciatori di rifiuti... in mare 8 - Pratiche dannose Dopo il fuoco lo spietramento: nuova piaga per il Gargano 10 - Inquinamento automobili Ma quanto inquinano? 12 - Per discutere Caccia: numero di colpi per armi a canna rigata 16 - Parchi e giardini pubblici Il cuore verde e insicuro delle nostre città 18 - Soluzioni all’avanguardia Co2, Ingv, Eni e Enel nel 2009 a Brindisi primi esperimenti di stoccaggio 20 - Nuovi agricoltori La nuova scelta dei giovani: entrare in agricoltura 22 - Riserve naturali 1908-2008 - I cento anni di Montedimezzo 26 - Associazionismo Conoscere l’Associazione Nazionale Forestali 28 - Sindacale Bilancio dell’attività dell’Ugl-Corpo Forestale dello Stato nel 2008 30 - Pari opportunità Vero miraggio o solide certezze? Foto copertina: Bilal Mirza

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editoriale

riformare il comparto per migliorare la sicurezza nel nostro paese di Paolo Varesi / Segretario Confederale UGL

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opo una serie d’incontri ad oltranza le organizzazioni sindacali e le rappresentanze militari hanno finalmente raggiunto l’accordo. Nei primi mesi dell’anno, verranno attribuiti alcuni benefici economici, peraltro già previsti per il biennio 2006 - 2007, per una somma complessiva di circa 280 milioni di euro. L’intesa ha consentito, inoltre, di superare gli effetti del cosiddetto “decreto Brunetta” in materia di penalizzazioni economiche in caso di assenza per malattia e di recuperare terreno rispetto ad alcune ingiustizie

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retributive, accumulate in questi anni, come quella della minore retribuzione dell’ora di lavoro straordinario, sulla quale solo noi dell’Ugl abbiamo avuto dapprima il coraggio di avviare una solida azione giurisdizionale per poi impegnare il Governo affinché riconoscesse le nostre ragioni nell’ambito del Patto per la Sicurezza. La trattativa, come spesso succede, ha avuto alti e bassi, grazie anche alla personalità del ministro Renato Brunetta, cui piace cimentarsi in accesi confronti dialettici. Si è comunque chiuso un ciclo. Il Comparto sicurezza e difesa ha mostrato tutti i propri limiti: mancanza

di una visione d’insieme del settore; acuita differenziazione delle singole specificità, eccesso di scontrosità tra rappresentanze e sindacati; disomogenea applicazione di analoghi istituti normativi e retributivi. Nel corso di questi ultimi anni, da quando sono stati varati i decreti legislativi in materia di procedure del rapporto d’impiego del personale delle forze di polizia e delle forze armate, il Comparto ha fatto molta strada, consentendo a categorie, tutte di cultura militare, di crescere maturando maggiore consapevolezza e una visione più ampia del mondo del lavoro. Sono trascorsi dieci anni e le cose sono mol-


to cambiate. È cambiata la struttura delle amministrazioni; i compiti attribuiti alle diverse Forze; è cambiata soprattutto l’attenzione dell’opinione pubblica rispetto ai temi della sicurezza interna ed esterna al Paese oltre che, naturalmente, la pressione politica. Non potevano essere da meno le aspettative e i bisogni del personale e dei propri modelli di rappresentanza. Per tutte queste ragioni il Comparto va presto riformato, partendo innanzitutto dalle norme. I decreti legislativi istitutivi non sono più in grado di reggere il passo con le mutate condizioni operative. Immaginare di poter continuare ad impegnare organizzazioni e rappresentanze su temi marginali e in alcuni casi completamente estranei ai propri compiti istituzionali, significa rinunciare a riconoscere alle forze di polizia e alle forze armate un adeguato ruolo sociale, relegandole nello “scaffale” della solidarietà da utilizzare quando serve. Riformare non significa distruggere, tutt’altro. Occorre, però delineare una diversa articolazione delle procedure e delle materie oggetto del confronto, cercando di cogliere le diversità di ognuno rispetto ai temi comuni. Solo così si potranno evitare inutili e dannose contrapposizioni che oggi rischiano di dividere la categoria anche su temi comuni e di portata generale. La partite della sicurezza si gioca anche sul piano sindacale. Una maggiore coesione e un senso di diffusa colleganza aiuta tutti gli attori a partecipare meglio e in modo più convinto alle numerose sfide che attendono il settore. • N. 1 -

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mare nostrum

Spacciatori di rifiuti... in mare Fonte: corrieredellasera.it

Smaltire rifiuti pericolosi non è poi così complesso: basta buttarli in mare insieme alle navi che li trasportano... e incassare i soldi dell’assicurazione oltre al premio smaltimento

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i camion. Ci sono anche le navi. Le cosiddette «navi dei veleni». Il traffico di rifiuti è un’attività miliardaria. Rende più del traffico di droga. E se si tratta di roba che scotta, per esempio le scorie radioattive o le sostanze più tossiche e nocive, ecco che le navi sono l’ideale. Ne compri qualcuna malandata, la carichi di tutta questa roba, la porti in mezzo al mare, simuli un naufragio, la fai inabissare e oltre ai soldi dello «smaltimento» prendi anche i soldi dell’assicurazione. È difficile fregare i Lloyd’s di Londra, eppure anche loro ci sono cascati. Quando se ne sono accorti, hanno denunciato una truffa di almeno 500 milioni di dollari per aver assicurato ben 25 «navi a perdere». Tutte naufragate in maniera a dir poco Tabasco Kid

e parole aiutano, è vero. cancerogeni, che viaggiano di notte Ma a volte ingannano. Nel e per lo più dal nord al sud della petraffico illegale dei rifiuti il nisola (dalla Toscana alla Puglia, per prefisso «eco» è diventa- esempio), sversano tutto in discariche to un prefisso, e tutti di- «controllate» per modo di dire o addiciamo «ecomafia». In entrambi i casi, rittura in aperta campagna. E lo fanno quell’«eco» tranquillizza. Poiché ci senza incontrare sul proprio cammino consegna un mondo ben diviso in due: grandi resistenze (che, se vi fossero, l’uno «eco» per male (l’ecomafia), l’al- sarebbero rapidamente vinte dalla tro «eco» per bene (la preoccupazio- «moral suasion» dei mitra che scortane ambientale inserita nella ragione no quei carichi) o grandi controlli di sociale). E invece questo è l’inganno polizia (che, quando ci sono, vengopiù sottile e meglio riuscito degli ultimi no vissuti con fastidio dalla Legge che dovrebbe reprimerli, dall’Economia venticinque anni. Nel racconto-verità “Navi a perdere”, che potrebbe risentirne e dalla Inforscritto con la consueta bravura da Car- mazione che, per carità, non vorrebbe lo Lucarelli per la collana Verdenero di allarmare). Non ci sono però soltanto Edizioni Ambiente di questo si parla. Di come si «smaltiscono» i rifiuti più pericolosi, anche quelli radioattivi, facendo credere che tutto avvenga in maniera «eco» («eco-logica» ed «eco-nomica», dunque: «ecocompatibile»). In realtà, le file di camion carichi di La nave cargo Napoli colpita dall’uragano Kirill fanghi industriali

sospetta. Tutte colate a picco nel Mediterraneo. La procura di Reggio Calabria, invece, ha sempre sostenuto che le navi cariche di scorie radioattive affondate con questo sistema nel Mare


Nostrum erano almeno 40. Mentre na fissata sulla coda che trasmette a labra, lasciando immaginare cosa era Legambiente, che denunciò questa un satellite il segnale della sua pre- accaduto alle altre 25, 40 o 100 «navi strana battaglia navale fatta di autoaf- senza in quel preciso punto del sub dei veleni» ci obbliga a riflettere e ci fondamenti, dice che sono 50 e qual- fondale, non dovrebbe essere compli- stimola a volerne sapere di più. Cosa cun altro 100. Senza sappiamo, per esempio, di Il traffico di rifiuti è un’attività miliardaria. contare le scorie finite Natale De Grazia, il capitano E se si tratta di roba che scotta, per esempio sotto il mare grazie a di fregata della Capitaneria le scorie radioattive o le sostanze più tossiche un originale sistema di di porto di Reggio Calabria smaltimento realizzato morto in maniera strana, a e nocive, ecco che le navi sono l’ideale in barba a ogni con38 anni, quando godeva di venzione internazionale (la London cato sapere quanti ce ne sono nel Me- ottima salute e proprio mentre indagaDumping Convention del 1972, il Pro- diterraneo. Invece non si sa. O, se si va con passione su queste «navi a pertocollo di Londra del 1996). sa, è segreto. Nemmeno delle «navi a dere»? Niente, non sappiamo niente. Il sistema si chiama Penetrator ed è un perdere» si sa quante sono. Non risul- E, invece, sarebbe il caso che qualche siluro d’acciaio pieno di scorie radio- ta che il governo italiano, nonostante magistrato prendesse in mano il libro di attive che una nave porta in alto mare sia stato denunciato alla Commissione Lucarelli e andasse a leggere cosa dise lascia cadere. Il siluro pesa circa 300 europea per i Diritti dell’Uomo, abbia se nel 2004 il presidente Carlo Azeglio tonnellate e si inabissa alla velocità di mai finanziato una perizia radiometri- Ciampi quando, elogiandone il lavoro 220 chilometri orari, conficcandosi nel ca sul contenuto delle navi affondate straordinario, assegnò a De Grazia la fondale marino, dove dovrebbe «resi- nel Mediterraneo. Ma non accadde medaglia d’oro alla memoria. De Grazia, stere» per un milione di anni. Poiché nulla. Il racconto di Carlo Lucarelli, che disse Ciampi, ha lavorato «nonostante ogni Penetrator è (dovrebbe essere) nasce da una nave che invece di af- pressioni e atteggiamenti ostili». • anche «schedato», grazie a un’anten- fondare finì spiaggiata sulla costa caN. 1 -

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pratiche dannose dopo il fuoco lo spietramento: nuova piaga per il gargano A cura della Segreteria Ass. Ambiente e/è vita

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Lo spietramento è illegale e causa notevoli danni ambientali, eppure è ancora praticato e sul Gargano si aggiunge alle altre pratiche che stanno devastando il territorio

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n questi ultimi anni la Puglia, e del 10 marzo 2004. La trasformazione soprattutto la zona del Garga- dei pascoli spontanei in colture attrano, è stata martoriata da even- verso l’azione di dissodamento e franti di grande risalto che l’hanno tumazione delle pietre calcaree protristemente portata ad occu- duce infatti l’alterazione permanente pare le prime pagine di tutti i giornali. dell’assetto del territorio nonché il Lo spietramento è una lavorazione mutamento dell’aspetto esteriore del del terreno di carattere straordinario, paesaggio. Nonostante però sia stato oggi vieeseguita sempre in fase di preparatato lo spietramento è ancora praticazione di un terreno naturale ad usi agricoli. Comporta una asportazione to illegalmente. o sminuzzamento delle pietre del ter- Quella dello spietramento è una prareno, per permettere lo sfruttamento tica che ha causato danni ambientaagricolo di quest’ultimo, con mezzi li notevoli nella Murgia, dove è stata meccanici che altrimenti non potreb- combattuta dagli uomini del Corpo bero essere utilizzati. Rientra a tutti Forestale dello Stato con il sequestro gli effetti come opera di miglioramento fondiario, tanto che erano addirittura previsti incentivi pubblici ed europei come il Reg. CEE 2078/92, o la L.R. 19/1997”. Successivamente, a seguito di valutazioni ambientali, la pratica è stata “vietata ai sensi dell’art 3 (divieti geSpietramento totale di un terreno nerali) del D.P.R. n.18

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di notevoli estensioni di terreno e la denuncia dei proprietari. Una pratica che, purtroppo, si ripropone anche sul Gargano e che si aggiunge perciò alle altre che già stanno affliggendo il promontorio come, ad esempio, l’abusivismo, la proliferazione di grandi interventi edilizi sulla costa o gli incendi boschivi dello scorso anno. I pascoli naturali sono uno degli habitat più minacciati in Europa e quindi meritevoli di tutela. Nel caso in questione, si tratta di pascoli a substrato calcareo e di pseudo steppe con concentrazione di rilevanti specie a rischio di estinzione legate a tali habitat seminaturali e contemplati dalle direttive comunitarie. Un documento presentato a dicembre 2008 a cura della Regione Puglia - Assessorato all’Assetto del territorio dal titolo “VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA DEL PIANO PAESAGGISTICO TERRITORIALE REGIONALE” denuncia


Spietramento parziale più disboscamento e nel riquadro come la zona si presentava prima

come la pratica dello spietramento ex Legge 1497/39 e questa pratica di Impatto Ambientale)”, cosiddetto sia praticata ancora oggi nel territorio si configura in una grave alterazione Screening Ambientale, quando la sudel Gargano e dell’Alta Murgia. Ciò dello stato dei luoghi. Per la zona che perficie eccede i 10 Ha (5 Ha in area condiziona anche la sopravvivenza ricade in area Parco valgono le relati- protetta). di specie faunistiche legate a questi ve norme di salvaguardia ambientali e LIPU e WWF per quanto segnalato particolari ambienti. Un recupero di territoriali. Tutta l’area rientra comun- hanno trasmesso una circostanziata tale tipologia di habitat dandenuncia al Corpo Forestale Quella dello spietramento è una pratica neggiati dallo spietramento si dello Stato chiedendo anche vedrebbe solo dopo decine di verificare se le aree interesche ha causato danni ambientali notevoli di anni. Anche dal punto di sate sono state percorse dagli nella Murgia dove è stata combattuta vista strettamente geologico incendi della zona nel 2003 e dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato si assiste al dilavamento del quindi sottoposte ad ulteriori con il sequestro di notevoli estensioni suolo così frantumato con vincoli di legge. All’Ente Parco conseguenze sulla circolachiedono di attivarsi a fianco di terreno e la denuncia dei proprietari zione delle acque e ad un dei cittadini e degli ambienveloce processo di desertificazione, que in IBA (Important Bird Area, Aree talisti per stroncare questo fenomeno a causa dell’azione erosiva dei venti importanti per gli uccelli) e ci sono dello spietramento. Diversamente in ed al dilavamento delle acque piova- numerose sentenze comunitarie non- futuro moltissime aree con valenza ne, azioni non più contrastate dalla chè interpretazioni da tempo consoli- naturalistico - ambientale saranno trapresenza degli apparati radicali della date del Ministero dell’Ambiente che sformate in monotone aree agricole vegetazione spontanea. Tutto si riflet- considerano queste aree alla stregua scarsamente produttive. Il vantaggio te anche sul piano paesaggistico con delle ZPS (Zone di Protezione Specia- di breve durata di pochi non deve una banalizzazione evidente del con- le). Le trasformazioni delle aree non rivelarsi un disastro ambientale che coltivate per destinarle a uso agricolo ricadrà sull’intera comunità del Gartesto ambientale. Tutto il promontorio di Monte d’Elio devono essere sottoposte a “verifica gano. • è gravato dal vincolo paesaggistico di assoggettabilità a VIA (Valutazione N. 1 -

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inquinamento automobili

ma quanto inquinano? di Massimo Rosa / Dirigente UGL-CFS

è necessaria una nuova educazione civico-ambientale, che ci spinga a ricorrere sempre meno all’utilizzo inutile dell’automobile

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automobile la conosciamo tutti. Ma ci sono domande, a riguardo, che hanno una risposta che conoscono in pochi. E anche risposte che tutti conoscono e nessuno dice. Chi inquina di più la nostra aria, i motori a benzina o i diesel? E i blocchi del traffico: funzionano o è “tutta politica”? Esiste veramente l’auto ad aria? Diventerà realtà prima che i nostri scienziati riescano a tirarci fuori dalla trappola dell’auto all’idrogeno? Tutte domande che tanti di noi, almeno una volta, si sono posti. Qual è il motore più ecologico? Tutti e due (benzina o diesel) fanno danni, ma in modo diverso. I motori a benzina producono più CO2 (anidride carbonica), quelli a gasolio più NOx (ossidi di azoto). Che vuol dire? Agenda 21, il rapporto 2003 del Comune di Milano sulla qualità dell’aria, è lapidario: con la benzina otteniamo più

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CO2, il gas responsabile dell’effetto serra (ha perciò effetti a livello globale); ma se passiamo agli effetti a livello locale, nelle grandi città la vera emergenza sono i diesel, le cui vendite sono quadruplicate negli ultimi anni. I diesel, infatti, battono i benzina per le emissioni di ossidi di azoto e, soprattutto, per la produzione di particolato, nettamente superiore. La nocività delle polveri sottili, il cosiddetto particolato (Pm10), dipende dalle loro dimensioni e dalla loro capacità di raggiungere le diverse parti dell’apparato respiratorio. Di queste polveri le più pericolose sono quelle il cui diametro è inferiore ai 7 micron, poiché sono queste a raggiungere le

parti più interne dell’apparato respiratorio creando danni al nostro organismo. Il diesel, sotto questo aspetto, produce polveri sottili dannose 30 volte di più del motore a benzina, a meno di non applicare uno speciale filtro antiparticolato che potrebbe diventare obbligatorio con la prossima normativa Euro 5. Questo perché sembra sia capace di ridurre le emissioni di Pm10 quasi a zero. E solo allora potremo dire che i motori più ecologici saranno i diesel: a livello globale, emettendo meno anidride carbonica, ed a livello locale, producendo meno Pm10. E l’auto ecologica? Le auto ecologiche esistono, ce ne sono per tutti i gusti: ad energia solare, a biocombustibili, e finalmente anche ad aria compressa, ma soprattutto quella a cui lavorano da anni tutti i grandi costruttori automobilistici (ed anche la più conosciuta tra tutti i prototipi): è l’auto elettrica


alimentata da idrogeno e celle di combustibile. La fase di sperimentazione è finita da un pezzo, ma di quella di produzione ancora non si parla. L’idea è giusta: il propulsore a celle di combustibile è un mini reattore elettrochimico capace di trasformare ossigeno e idrogeno in energia elettrica, con la produzione, “allo scarico”, soltanto di vapore acqueo. Tutto già collaudato e sicuro. E se non è già in vendita è solo perché allo stato attuale non sarebbe affatto... ecologica. Pur essendo infatti uno degli elementi più comuni sulla Terra, l’idrogeno non esiste in natura allo stato puro. Attualmente infatti l’idrogeno si ricava grazie al petrolio o al metano, entrambi combustibili fossili non rinnovabili, con un procedimento chiamato “reforming” che libera una quantità enorme di anidride carbonica. L’auto ecologica esiste, ma al momento quindi non è più ecologica di una vecchia 500. E la soluzione, se c’è, la devono trovare i fisici, studiando un modo meno costoso in termini economici ed energetici per arrivare a produrre idrogeno. E i blocchi del traffico funzionano? Per quanto riguarda la domanda sull’effettiva utilità dei blocchi del traffico... non c’è una risposta precisa. Possiamo individuare due correnti di pensiero: coloro che sostengono la tesi secondo cui effettuare il blocco delle vettu-

re un giorno a settimana, e per di più la domenica ovvero giorno in cui queste circolano meno già di per sé, non può produrre un vero effetto benefico per l’inquinamento dell’aria; mentre invece esistono coloro i quali, e tra questi parte della classe politica, sostengono la necessità del blocco delle auto per permettere alle nostre città di respirare e riportare la qualità dell’aria entro i valori stabiliti. In verità hanno ragione entrambi, ma occorre dire che i dati su cui si basano entrambe le tesi vengo presi e rigirati come più fa comodo a seconda del momento: in alcune città industriali l’inquinamento prodotto dai veicoli è estremamente basso in percentuale rispetto a quello delle industrie e dei riscaldamenti delle abitazioni. In altre invece estremamente alto. Pensiamo

alla differenza tra Trieste, città in cui le industrie sono responsabili della maggior parte dell’inquinamento, e Roma, il cui tasso d’inquinamento da automobile è in percentuale molto alto. Chi scrive ha riscontrato percentuali d’inquinamento automobilistico che vanno dal 9% al 30% a seconda di dove sono stati eseguiti i rilevamenti. E quindi? La ricerca su sistemi sempre più ecocompatibili ed ecosostenibili deve necessariamente continuare per migliorare la situazione degli agglomerati urbani e dell’ambiente in generale. Ma troppe volte dei piccoli miglioramenti per l’ambiente hanno costi esorbitanti sia in termini sociali che economici per la cittadinanza, e questo fa sì che dubbi di connivenza tra “poteri forti e politica” appaiano sempre più fondati. Al momento una delle soluzioni è sicuramente quella di sostenere una nuova educazione civica-ambientale, per far sì che si ricorra sempre meno “all’utilizzo inutile” dell’automobile. Ma occorre che tutti facciano la propria parte: servizi di trasporto alternativi più civili e fruibili ed una cittadinanza propensa a lasciare a casa la propria auto a favore di una passeggiata in più. Al momento infatti i mezzi più “ecosostenibili ed eco-nomici” rimangono pur sempre le nostre gambe... •

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per discutere

caccia: numero di colpi per armi a canna rigata di Pino Torrigiani / UGL-CFS Umbria

L’incremento dell’utilizzo della carabina a funzionamento semiautomatico nella caccia al cinghiale ha riaperto la discussione sul numero dei colpi consentiti

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l numero dei colpi consentiti per le armi a canna rigata durante l’esercizio venatorio ha spesso sollevato dubbi e perplessità sia tra i cacciatori che tra gli enti di controllo come recentemente accaduto in provincia di Perugia. Si è deciso di provvedere ad una disamina approfondita dell’argomento al fine di conoscere le varie sfaccettature normative e giurisprudenziali. Ovviamente la prima norma che è stata

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analizzata è stata la legge quadro sulla caccia vigente, la n. 157 del 11 febbraio 1992 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio) e specificatamente l’art. 13 che individua i mezzi consentiti per l’esercizio dell’attività venatoria: “1. L’attività venatoria è consentita con l’uso del fucile con canna ad anima liscia fino a due colpi, a ripetizione e semiautomatico, con caricatore contenente non più di due cartucce, di calibro non superiore al 12, nonché

con fucile con canna ad anima rigata a caricamento singolo manuale o a ripetizione semiautomatica di calibro non inferiore a millimetri 5,6 con bossolo a vuoto di altezza non inferiore a millimetri 40.” Dall’esame di questo comma emerge che lo stesso è diviso in due parti, la prima che tratta i fucili ad anima liscia e la seconda che tratta i fucili ad anima rigata; la limitazione dei colpi riguarderebbe perciò solo i fucili della prima parte del comma e cioè quelli ad anima liscia, mentre per quanto riguar-


da i fucili a canna nella cattura verigata avrebbero natoria degli ucsolo limitazioni celli, appare perdi calibro e bosciò evidente che solo, ma non di la limitazione era colpi. da riferirsi ai fuciTale interpretali ad anima liscia zione è stata più che sono quelvolte ripresa anli utilizzati nella che dalla corte di caccia ai volatili, cassazione (Sez. divieto che poi è 1, sent. 1897 del stato introdotto 18/05/1999; sez. dall’art. 13 della 3, sent. 2075 del L. 157/92, e per26/08/1999; sez. ciò si può asserire 3, sent. 3316 del che la Conven06/12/1999) che zione di Parigi è nelle varie senstata completatenze, avvenute mente attuata in però mai a sezioItalia e che non ni riunite, afferprevedeva l’immava che la limipegno della limitazione dei colpi, tazione dei colpi prevista dalla legper i fucili a canna ge 157/92, era rigata. riferita soltanto Cosa diversa era ai fucili ad anima prevista nella liscia. convenzione di Nonostante ciò Berna, infatti l’art. sono comunque 8 prevedeva che, continuate a giraper la cattura o re tesi, anche da per l’uccisione fonti autorevoli, per cui la limitazione non erano direttamente eseguibili ne- delle specie contenute nell’all. III, gli doveva essere estesa anche ai fucili a gli stati aderenti, ma avevano carattere stati sottoscrittori avrebbero previsto canna rigata poiché la normativa eu- programmatico e cioè li impegnavano a il divieto all’utilizzo dei mezzi indicati ropea prevedeva tale ipotesi. In spe- dotarsi di norme che prevedessero i di- all’all. IV. Tra questi mezzi sono comcifica si asseriva che la prese le armi semiauNessuna normativa italiana o comunitaria prevede limitazione dei colpi tomatiche il cui carilimitazione di colpi nei fucili a canna rigata utilizzati era prevista dalla concatore può contenere venzione per la protepiù di due cartucce, per l’esercizio venatorio alla specie cinghiale, per cui è zione degli uccelli di senza indicare se tratconsentito l’utilizzo delle carabine nel rispetto delle caParigi del 1950 e dalla tasi di armi a canna liratteristiche costruttive indicate nel catalogo delle armi convenzione relativa scia o rigata. Alla luce alla conservazione della vita selvatica vieti previsti dalle convenzioni stesse. di ciò appare evidente che la Convene dell’ambiente naturale in Europa di La convenzione di Parigi prevedeva zione di Berna prevedeva il divieto di Berna del 1979, direttive che sono l’impegno degli stati sottoscrittori a vie- utilizzo anche dei fucili a canna rigata state attuate con la L. 157/92 ai sen- tare l’utilizzo dei fucili da caccia suscet- con caricatore contenente più di due si dell’art. 1. Entrambe le convenzioni tibili a contenere più di due cartucce cartucce, ma va precisato che tale diN. 1 -

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vieto opera solo nella cattura o uccisione delle specie incluse nell’allegato III della stessa convenzione. In Italia le specie di interesse venatorio incluse nell’allegato III sono: 1) BOVIDI - Muflone (Ovis musimon) - Camoscio (Rupicapra rupicapra) 2) CERVIDI - Cervo (Cervus elaphus) - Daino (Dama dama) - Capriolo (Capreolus capreolus) 3) SUIDI - Cinghiale Sardo (Sus scrofa meridionalis) Come si può ben notare tra le suddette specie non è presente il cinghiale

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maremmano (Sus scrofa majori) e il cinghiale europeo (Sus scrofa scrofa) che sono le specie presenti massicciamente nel territorio italiano e che la convenzione di Berna non ha inteso sottoporre ha un regime di tutela speciale. Per quanto riguarda il Cinghiale sardo, questa specie vive solo esclusivamente in Sardegna, mentre i bovidi e i cervidi vengono cacciati in Italia solo con il metodo della caccia di selezione. Alla luce di quanto sopra indicato si può affermare che l’Italia doveva prevedere, in adempimento alla Convenzione di Berna, la limitazione dei colpi nei fucili a funzionamento semiautomatico a canna rigata utilizzati nella caccia ai cervidi, ai bovidi e al cinghiale sardo, ma va comunque rilevato che tale limitazione di fatto, anche

se indirettamente, è già operante in quanto: - la normativa regionale sarda consente su tutto il territorio regionale il solo utilizzo del fucile ad anima liscia, per cui non è possibile cacciare il cinghiale sardo con il fucile a canna rigata; - i cervidi ed i bovidi risultano cacciabili solo con il metodo della caccia di selezione, per cui non è proficuo né funzionale l’utilizzo di armi semiautomatiche. In conclusione si può sostenere che nessuna normativa italiana o comunitaria prevede limitazione di colpi nei fucili a canna rigata utilizzati per l’esercizio venatorio alla specie cinghiale, per cui è consentito l’utilizzo delle carabine nel rispetto delle caratteristiche costruttive indicate nel catalogo delle armi. •



parchi e giardini pubblici

il cuore verde e insicuro delle nostre città di Fabio Lancianese / Agente Corpo Forestale

Il Corpo Forestale impegnato a ripristinare ordine e sicurezza anche nei parchi cittadini

La visione di un panorama naturale, generalmente, provoca nell’osservatore sensazioni di quiete e rilassamento. Secondo alcuni studiosi, ciò è dovuto ad un ricordo ancestrale insito nell’uomo, al richiamo della Natura e dei suoi elementi, ancora percepiti come “fonte rigeneratrice” di benessere ma sempre più distanti col progredire della modernità. Il colore verde, in particolare, riflesso dai fili d’erba di un prato o dalle foglie delle piante, stimolerebbe nel nostro organismo la produzione di alcuni dei cosiddetti “ormoni della felicità”, tra i quali l’endorfina. Forse è proprio per via di queste sensazioni, unite al gusto estetico del Romanticismo ottocentesco, che le planimetrie delle nostre città contengono ancora oggi spazi riservati a giardini e parchi pubblici, preziosi luoghi d’incontro e di fruizione per molteplici attività. Purtroppo per noi, in contrasto con quanto fin qui richiamato, recenti N. 1 -

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episodi di cronaca hanno proiettato su questi spazi una luce negativa, un riflesso violaceo piuttosto che verde, ora sinonimo di paura, insicurezza ed irrequietudine. In quasi tutti i centri urbani d’Italia, grandi o piccoli che siano, le aree verdi attrezzate sono spesso teatro di violenze, aggressioni, atti di vandalismo e situazioni legate allo spaccio ed al consumo di droga. Ciò avviene tanto nei parchi centrali o monumentali, quanto più in quelli piccoli e periferici, forse a causa della già precaria tranquillità delle nostre periferie e non solo. Negli ultimi decenni,infatti, la volontà cementificatrice degli ammi-

nistratori locali si traduce nella fase di progettazione dei moderni architetti urbani, relegando il verde pubblico a poco più... di un avanzo. Ciò che avanza dalle cubature dei palazzi “di Babele”, dei megacentri commerciali e cinema multisala, viene adibito ad improbabile “area a verde pubblico”, non di rado destinata ad incuria ed inutilità. Di conseguenza, anche l’umanità che vi transita è un’umanità... al margine. Al margine dei grandi centri commerciali, in cui non possono permettersi acquisti, vi troviamo i senzatetto, al margine dei grandi palazzi in cui non possono permettersi un appartamento, vi troviamo extracomunitari spesso clandestini, vittime del buonismo di facciata e dell’ipocrisia di alcune politiche di accoglienza. Anche nei giardini e nei parchi storici delle città, soprattutto negli angoli dove scarsa illuminazione e


siepi divenute ormai boscaglia offrono nascondigli perfetti, non è insolito osservare persone in tenuta da jogging che effettuano lo slalom tra siringhe e profilattici usati, e non sarebbe difficile per i bambini giocare a nascondino utilizzando le baracche ed i ripari di fortuna degli sventurati di turno. Fortunatamente, alcuni Sindaci e Prefetti più sensibili alle istanze di sicurezza che provengono dai cittadini,

hanno ultimamente posto l’attenzione su questo problema, attuando piani di recupero e “messa in sicurezza” delle aree a verde pubblico, anche avvalen-

dosi della collaborazione del Corpo Forestale dello Stato per le attività di controllo e ripristino dell’ordine pubblico. Consapevoli che una retata e basta o una recinzione non sono sufficienti a rendere più sicuri i nostri Parchi nel lungo termine, ci auguriamo che le attività fin qui poste in essere vengano intensificate, e che non venga meno l’impegno di restituire questi luoghi alla legalità ed ai cittadini. •

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soluzioni all’avanguardia

Co2, Ingv, Eni e Enel nel 2009 a Brindisi primi esperimenti di stoccaggio Fonte: larepubblicabari.it

Il primo esperimento pilota sarà realizzato dalla centrale a carbone di Cerano. L’anidride carbonica catturata, circa 10 milioni di tonnellate, sarà poi trasportata a Cortemaggiore

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artiranno nel 2009 i primi test in Italia di cattura e stoccaggio di CO2 e a realizzarli saranno Eni e Enel, sotto la supervisione tecnico-scientifica dei geofisici dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia guidato da Enzo Boschi. Il primo esperimento pilota di separazione della CO2 sarà realizzato da un’unità della centrale a carbone di Brindisi che diventa così il primo test side italiano. Ad illustrare nei dettagli i test è stato Giuseppe Montesano, responsabile Ambiente dell’Enel, nel corso della conferenza mondiale sui cambiamenti climatici di Poznan, in Polonia. Il quadro degli interventi operativi nell’ambito della piattaforma europea Zep (Zero Emission Platform) che prevede il primo esperimento pilota di separazione della CO2 da un’unità della centrale a carbone di Brindisi inizierà dunque l’anno prossimo. Dalla centrale di Brindisi verranno catturate 10mila tonnellate l’anno di CO2 che verrà poi trasportata a Cortemaggiore, il sito di stoccaggio di Eni dove si ini-

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zierà a stoccare CO2 per pressurizzare il serbatotio di metano, in base ad un accordo quadro le due imprese. “Con questi test pilota, Eni e Enel, con il contributo scientifico dell’Ingv segneranno di fatto - spiega la geofisica Fedora Quattrocchi, responsabile dell’Unità Funzionale di Geochimica dei fluidi, stoccaggio geologico e geotermia dell’Ingv - il primo passo nel nostro Paese della nascita di questa tecnologia eco-sostenibile. Un passo importante prima dell’avvio della direttiva europea basata sulla tecnica Ccs, ancora in revisione presso il Ministero dell’Ambiente e che prenderà il via entro 3-4 mesi”. Su possibili rischi legati alla tecnologia energetica Ccs la Quattrocchi rassicura

che “il rischio è molto basso rispetto ad altre tecnologie energetiche come ad esempio lo stoccaggio delle scorie nucleari. I siti in cui si applicherà questa tecnologia sono scelti in modo da garantire la massima sicurezza”. In proposito, la geofisica dell’Ingv ha spiegato che sono già stati individuati diversi serbatoi naturali situati a profondità tra 800 e 3000 metri. Questi serbatoi si trovano prevalentemente nell’Adriatico settentrionale, di fronte alle coste del Veneto, nell’Adriatico Meridionale al largo di Brindisi e nel medio Tirreno di fronte a Civitavecchia. Anche nell’entroterra, soprattutto lungo la Fossa Bradanica, i potenziali siti di stoccaggio raggiungono le migliaia di tonnellate di CO2. Secondo il presidente dell’Ingv, Enzo Boschi: “Questa è una delle strade fondamentali che l’Italia dovrà seguire per rientrare nei parametri del Protocollo di Kyoto perchè le condizioni geologiche dei siti individuati lo consentono con grande sicurezza anche in zone sismiche”. (15 dicembre 2008)



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nuovi agricoltori

La scelta dei giovani: entrare in agricoltura A cura della Segreteria Nazionale UGL-CFS

I nuovi agricoltori sono sempre più giovani, motivati, innovativi e, spesso, laureati

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inus, Granbassi, Gelisio, online.gov.it si propone di analizzare Pellegrini, Silvestrin: questi nel dossier-dibattito “La nuova scelta alcuni dei volti noti inter- dei giovani: entrare in agricoltura”, atvenuti nel dibattito-dossier traverso dati numerici, testimonianze “La nuova scelta dei giova- dirette di giovani imprenditori agricoli ni: entrare in agricoltura”, on line su e dichiarazioni di giornalisti, scrittori, www.agricolturaitalianaonline.gov.it, il conduttori televisivi e giovani persogiornale telematico dell’agricoltura ita- naggi del mondo dello sport e dello liana edito dal Mipaaf, divenuto l’ago- spettacolo. rà virtuale del mondo dell’agricoltura Numerose le persone intervenute: Ulitaliana. derico Bernardi, Antonio Del Giudice, “Il vecchio stereotipo del contadino non esiste più. L’agricoltura è giovane, ed è sorprendente la quantità di mail inviatemi da ragazze e ragazzi che mi arriva attraverso i siti www.agricolturaitalianaonline.gov.it e www. lucazaia.it: giovani uomini e donne della generazione 2.0 che mi chiedono indicazioni su come intraprendere questa strada. A noi il compito di sostenerli ed aiutarli, al mondo dei media quello di raccontare un settore strategico per tutto il sistema produttivo del Bel Paese uscito finalmente dal cono d’ombra in cui era stato relegato”. Questo il commento del ministro Luca Zaia al nuovo RiLuca Zaia, ministro delle Politiche Agricole, nascimento agricolo italiano Alimentari e Forestali che www.agricolturaitaliana-

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Tessa Gelisio, Margherita Granbassi, Linus, Paolo Massobrio, Massimiliano Ossini, Federica Pellegrini, Carlo Raspollini, Enrico Silvestrin ed il Ministro Zaia. “L’unico modo per far diventare il mestiere dell’agricoltore il più bello al mondo è metterci tanta passione e voglia di fare.” Questo è quanto ha affermato Francesco Rossi, che con altri giovani imprenditori agricoli ha testimoniato come si possa raggiungere il successo in questo settore strategico dell’economia italiana. I nuovi agricoltori sono sempre più giovani, motivati, innovativi e, spesso, laureati. “I giovani agricoltori sono il carburante che aprirà una nuova stagione dell’agricoltura italiana”, ha affermato la campionessa olimpica e mondiale di nuoto Federica Pellegrini. “Anche la produzione agricola può essere di tendenza, anche la coltivazione può essere un’attività “sexy”: la qualità e la modalità delle produzione, della distribuzione e la comunicazione stessa del prodotto possono fare di un’impresa agricola un’impresa d’avanguardia”,


sottolinea Tessa Gelisio, conduttrice di Pianeta Mare. Linus, dj, conduttore radiofonico e scrittore, si sofferma invece sui numeri: “Sono già 100 mila le aziende guidate da giovani imprenditori e che fatturano il 75% in più rispetto alla media del settore. Contribuiranno, speriamo, a costruire un futuro nuovo, sintonizza-

to con il ritmo della terra. E di questi tempi chi semina, raccoglie.” “L’agricoltura è uno dei settori che più di tutti vede i giovani in prima linea!”, ha sottolineato Margherita Granbassi, medaglia di bronzo nel fioretto alle ultime olimpiadi e inviata di “Anno Zero”. “L’altro giorno, andando in Facebook, mi sono imbattuta proprio

in un gruppo di giovani agricoltori... il mondo cambia e noi, giovani, siamo il motore che lo farà andare avanti! Forza ragazzi!”. Per leggere il dossier-dibattito “La nuova scelta dei giovani: entrare in agricoltura” nella sua interezza, collegatevi al sito www.agricolturaitalianaonline.gov.it •

Giovani e Agricoltura: L’intervento della Coldiretti

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econdo il presidente della Coldiretti Sergio Marini, “il milione di giovani agricoltori presenti nell’Unione rappresenta una componente determinante dell’economia reale sulla quale fare leva in Europa per superare l’attuale fase di recessione e aprire una nuova stagione di crescita sostenibile per la società e l’ambiente. Ma occorre favorire l’accesso delle nuove generazioni proprio nel momento in cui cresce l’interesse per la campagna e, con esso, il bisogno di sicurezza alimentare e ambientale da parte della società moderna.” “In Italia, continua Marini, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Movimprese, sono circa centomila le aziende agricole condotte dai giovani under 35 e possiedono una superficie superiore di oltre il 54% rispetto alla media (9,4 ettari rispetto alla media nazionale di 6,1), un fatturato più elevato del 75% (18.720 Euro rispetto alla media nazionale di 10.680) e il 50% di occupati per azienda in più. Inoltre le giovani leve della campagna hanno una maggiore propensione al biologico (3,7 per cento delle aziende rispetto alla media nazionale di 2,1 per cento), ma incontrano qualche difficoltà nell’acquisto del capitale terra che solo nel 54% dei casi è in proprietà rispetto al 74% della media nazionale. Nel primo semestre di quest’anno sono state 19 mila le nuove imprese agricole avviate da giovani under 35. In prevalenza sono figli o nipoti di agricoltori ma ci sono anche tanti imprenditori alla prima esperienza. Un fermento in con-

trotendenza rispetto alla crisi che ha colpito altri comparti. Nei primi sei mesi il numero di nuove imprese agricole ha superato quello delle nuove nate nel settore industriale e oggi in Italia si stima siano 100 mila i giovani under 40 alla guida di imprese agricole. Un’iniezione di vitalità in un settore che perde il 5% della forza lavoro ogni anno, dove il 55%degli addetti ha più di 60 anni, il 60% dei quali senza figli o nipoti disposti a coglierne l’eredità.” Secondo Donato Fanelli, delegato dei giovani impresa Coldiretti “la ricetta del successo è innanzitutto l’orgoglio imprenditoriale e anche una elevata cultura nella gestione aziendale. Ormai non è il figlio più scemo e ignorante a rimanere in azienda. Si tratta invece di persone che con grande senso imprenditoriale hanno scelto di difendere le tradizioni dando dignità imprenditoriale ed economica al settore. Oggi si può essere competitivi sfruttando l’interazione che c’è tra città e campagna. Interazione che può diventare integrazione con reciproco vantaggio. Inoltre va sempre tenuto presente che le aziende agricole in grado di sostenere le economie rurali hanno un ruolo sociale da non sottovalutare. C’è in Italia una scuola di pensiero economico che pone in contrapposizione multifunzionalità e competitività. Per noi non è così. Multifunzionalità e competitività sono due facce della stessa medaglia, due caratteristiche dell’impresa agricola che vuole crescere.” •

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riserve naturali

1908-2008 - I cento anni di Montedimezzo di Iolanda Di Paolo / Vice Segretario Molise

Festeggiamenti e tante iniziative volte a richiamare un pubblico sempre più vasto

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o scorso 25 ottobre alla presenza delle massime cariche istituzionali, ecclesiastiche, civili e militari, sono stati celebrati, in un’incantevole cornice naturale, i 100 anni di presenza e di gestione del Corpo Forestale dello Stato nella Riserva Naturale Orientata e Riserva della Biosfera di Montedimezzo (Vastogirardi -IS). Ubicato sull’Appennino meridionale, il complesso forestale di Montedimezzo-Feudozzo-Pennataro, in origine circa 1.200 ettari, fu di proprietà dap-

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prima degli Angioini e successivamente dei Monaci Certosini di Napoli che l’acquistarono nel 1606. Alla fine del diciottesimo secolo, in seguito alle leggi eversive della feudalità e sui beni ecclesiastici, il comprensorio confluì nel regio patrimonio della Casa Borbonica che lo dichiarò reale Riserva di caccia. Nel 1908 con la legge n. 376, fu incamerato dallo Stato che ne affidò la gestione all’ex Amministrazione Forestale e, come bene dello Stato, dichiarato inalienabilie, fu trasferito all’Azienda

Speciale del Demanio Forestale di Stato, oggi U.T.B., che tuttora lo gestisce ad eccezione della foresta di Pennataro trasferita alla Regione Molise. Nel 1963, la tenuta di Feudozzo, ricadente nella Regione Abruzzo, fu distaccata dal complesso originario. Oggi Montedimezzo, bene dichiarato Riserva Naturale Orientata (R.N.O.), è gestita dall’Uffico Territoriale per la Biodiversità di Isernia e fa parte, con la limitrofa riserva di Collemeluccio, distante circa venti chilometri, delle Riserve della Biosfera, istituite dall’Une-


sco nel programma denominato MaB (acronimo di Man and Biosphere), che ha lo scopo di creare una rete internazionale di riserve finalizzate alla precipua conservazione della diversità biologica, della promozione dello sviluppo sostenibile e della salvaguardia dei valori culturali connessi. La riserva si estende, con forma irregolare, per circa 290 ha su versanti maggiormente esposti a nord-ovest ed a quote comprese tra i 920 e 1820 metri s.l.m.. Il sito è caratterizzato da foreste fortemente rappresentative del panorama appenninico e la sua vegetazione è arborea, con prevalenza di cerro e faggio, le due specie che predominano l’una sull’altra a seconda dell’esposizione, della pendenza, dell’altitudine, del substrato pedologico e delle variazioni microclimatiche.

Il cerro si sviluppa privilegiando substrati argillosi e marnosi, con condizioni intermedie e con tolleranza di periodi siccitosi. Lungo i versanti calcarei, invece, si dispongono boschi a netta prevalenza di faggio accompagnati da sporadici e monumentali aceri, tra cui spicca per importanza, l’endemico Acero di Lobel (Acer lobelii). La fauna di Montedimezzo è quella tipica delle zone montane della regione appenninica: dai mammiferi comprendenti il tasso, la volpe, il gatto selvatico e quasi tutti i mustelidi, tra cui la donnola e la faina, ai cinghiali e la

lepre; non mancano scoiattoli e ghiri ed erratici esemplari di lupo. Le nidificazioni di molte specie di uccelli forestali come picchio rosso e picchio verde, numerosi passeriformi, come la cincia bigia e la cincia mora, il

picchio muratore e il rampichino, sono agevolate dalla presenza di alberi maturi, vecchi e deperienti. Non mancano rapaci come l’astore, lo sparviero e il falco pecchiaiolo e rari esemplari di poiana. Importante è la presenza di rapaci notturni come l’allocco, il barbagianni, la civetta e l’assiolo che si alimentano cacciando la numerosa popolazione di micromammiferi e di insetti. La presenza, poi, di un microclima acquatico fatto di piccoli corsi d’acqua e di pozze temporanee legate ai periodi piovosi, fa sì che la riserva ospiti importanti anfibi, come l’endemica rana italica, la rana dalmatica e due rari e minacciati Urodeli, la salamandra pezzata e la salamandra dagli occhiali. Questo angolo di paradiso, dove domina il silenzio assoluto del bosco scosso solo dal vento e dalle nume-

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rose specie di volatili, è il luogo ideale per salutari passeggiate lungo sentieri facilmente percorribili, con la possibilità di sosta in piacevoli e confortevoli aree attrezzate. Di recente il Corpo Forestale dello Stato ha deciso di rendere la riserva più fruibile al fine di richiamare non solo specialisti di settore ma anche scolaresche e semplici cittadini. Infatti in linea con gli obiettivi del pro-

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getto MAB ed in occasione dell’anno europeo del disabile (2003), è stato inaugurato il sentiero didattico autoguidato denominato “Sentiero S. Biagio”, facilmente fruibile anche da persone diversamente abili. Il percorso è lungo 2060 metri e largo 2 metri, con un dislivello complessivo di 40 metri e pendenze inferiori al 5%; lungo un corrimano continuo sono disposte ben 32 tabelle che danno in-

formazioni su flora, fauna, geologia, clima, storia ed attività antropiche della foresta. Il percorso è fruibile anche dai non vedenti, che possono richiedere al centro visitatori una guida in caratteri Braille completa di disegni in rilievo, ed una videocassetta, fornita di riproduttore ed auricolare, con descrizione delle tappe. Il centro visitatori nel nucleo di Montedimezzo è situato nello storico Casino


demaniale che ospita un interessante museo suddiviso in tre sezioni: la prima sezione è dedicata ai legni delle foreste di Collemeluccio e di Montedimezzo e dintorni; la seconda alla geologia dei luoghi, con una raccolta di rocce e di minerali; la terza alla fauna locale. Non manca l’esposizione di attrezzi forestali ed altri oggetti attinenti alla cultura e alle tradizioni locali sempre legate alla vita silvo-pastorale.

Splendido è il luogo dove si adagiano il Centro-visita e la vicina caserma forestale incastonati in un panorama incantevole. In occasione della celebrazione dei cento anni di gestione, il Corpo Forestale dello Stato ha arricchito la già molteplice e variegata offerta didattica della Riserva, con la presentazione del Centro di Divulgazione e di educazione Ambientale di Montedimezzo

e con l’inaugurazione di recenti realizzazioni e la presentazione di un DVD sottotitolato per i non udenti. Nell’area naturale l’accesso è consentito per fini educativi e didattici e le visite guidate possono essere prenotate presso l’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Isernia (0865 3935 / e-mail: utb.isernia@corpoforestale.it). •

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associazionismo

conoscere l’associazione nazionale forestali Alessandro Lioi / Presidente della sezione ANFOR - Ispettorato Generale Roma

Apolitica e senza fini di lucro, l’ANFOR persegue fini di volontariato e socio-culturali

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ucceduta nel 2003 all’ANFIC (Associazione Nazionale Forestali in Congedo) nata nel 1986, l’ANFOR (Associazione Nazionale Forestali), equiparandosi alle associazioni d’arma del Comparto Sicurezza, si è aperta anche al perso-

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nale ancora in servizio ed a simpatizzanti, per fini solidaristici ed etici che rinsaldassero lo spirito di appartenenza al Corpo Forestale dello Stato nel rinnovato “NOAU” istituzionale di polizia tradizionalmente impegnata nel primario e delicatissimo settore agroalimentare ed ambientale.

Come segno di continuità storica, il suo nuovo Statuto è stato approvato nel corso del 3° congresso svoltosi a L’Aquila nell’autunno del 2007, con la significativa collaborazione dell’UFDI (Unione Forestali d’Italia) associazione similare sorta subito dopo la ricostruzione postbellica del Corpo Forestale


(1948). L’esistenza di tali sodalizi e di numerosi sindacati forestali inducono a considerare il personale del Corpo più piccolo del Comparto come quello più solidale, garantito e rappresentato ad ogni livello. Analogamente ai principi normativi ed organizzativi che regolano l’associazionismo di settore, l’ANFOR è assolutamente apolitica e non ha scopi di lucro, persegue fini di volontariato e socio-culturali per la diffusione dell’informazione e dell’educazione ambientale e forestale specialmente nel settore scolastico e giovanile. Promuove l’assistenza morale, culturale, sportiva, ricreativa ed economica, realizzando una costante attività di socializzazione, sostegno e solidarietà nei vari settori di intervento. In particolare, con gli organi preposti dallo Stato e dagli altri enti pubblici territoriali, concorre ai servizi di protezione civile (antincendio, calamità, manifestazioni pubbliche, ecc).

Al momento la struttura organizzativa è composta dal Consiglio Nazionale (9 soci eletti dall’Assemblea Nazionale), cui partecipano i Delegati Regionali delle oltre 40 Sezioni perlopiù a carattere provinciale, comprese quelle autonome della RSS altoatesina, della Scuola e dell’Ispettorato Generale del CFS. Quest’ultima in particolare, oltre ad essere una delle primigenie ed importanti, ha realizzato iniziative di particolare rilevanza istituzionale e sociale quali: • Gruppo donatori sangue “Salvatore Giaquinta” (convenzionato da alcuni decenni con l’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” di Roma); • Gruppo Cicloturistico Amatoriale (che abbina il controllo del territorio all’attività turistica nelle zone rurali e nei parchi urbani. Per il 2009 sta organizzando un “ciclopellegrinaggio” a S. Giacomo di Compostella);

• Incontro annuale al Santuario del Divino Amore (caro ai Romani per gli eventi miracolosi dal 1700 in poi e soprattutto durante la Seconda Guerra Mondiale durante il periodo di “Roma città aperta”); • Giornate micologiche nell’appennino tosco-romagnolo; • Crociere mediterranee in Palestina e Terra Santa (in collaborazione con Ass. Carabinieri); • Diverse convenzioni sanitarie particolarmente vantaggiose; Concludendo la sommaria presentazione di tale sodalizio forestale, neonato e minuto a confronto di quelli maggiorenni e più corpulenti del Comparto Sicurezza, l’augurio è quello di una rapida e robusta crescita, unito all’invito a tutti a partecipare e, come dice il titolo, “conoscere l’ANFOR”. • N. 1 -

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sindacale

Bilancio dell’attività dell’Ugl-Corpo Forestale dello Stato nel 2008 A cura della Segreteria Nazionale

Festeggiamo un ottimo lavoro di squadra, colmo di impegno e volontà

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ella giornata di venerdì 19 dicembre, presso il Parlamentino dell’Ispettorato Generale, si sono riuniti i quadri della Federazione per tracciare un bilancio dell’anno ormai terminato. I numeri ed i risultati conseguiti sono dalla nostra parte e testimoniano come l’impegno profuso da tutti i

Da sinistra: ?, Danilo Scipio e Renata Polverini

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componenti della struttura abbia accresciuto la qualità del servizio reso al personale e al Corpo Forestale dello Stato tutto. Si sono analizzate in modo approfondito le diverse situazioni regionali e si è portato a conoscenza dei dirigenti presenti le battaglie, le criticità e le tematiche che l’UGL ha dovuto affrontare al Tavolo sindacale nazionale e nelle Commissioni dove è membro stabile.

Un’attività, quella della nostra Organizzazione, che si è intensificata per tutto il 2008. Un lavoro di squadra, colmo di impegno e volontà, che ha certamente influito positivamente - anche in momenti di alta conflittualità - al dibattito. Innumerevoli le iniziative portate avanti. Iniziative sia sindacali che volte - come da nostra visione - all’incremento dell’immagine della Istituzione che rappresentiamo.


Importante e storica è stata la presenza del Segretario Generale dell’ UGL Renata POLVERINI. Mai fino ad oggi il Segretario Generale di una Confederazione è stato in visita all’Ispettorato Generale. Una visita che ha voluto testimoniare la vicinanza dell’intera UGL agli Uomini e alle Donne del Corpo Forestale dello Stato. Nel suo intervento, Renata POLVERINI, che ha plaudito l’ottimo lavoro svolto dalla nostra Federazione, ha rimarcato l’assoluta autonomia del Sindacato anche di fronte ai tentavi di ingerenze da parte della Politica, ponendo l’accento sull’importanza e la centralità che riveste la Sicurezza nel Paese. Un sistema all’interno del quale il Corpo Forestale dello Stato svolge un ruolo fondamentale e ben preciso che va, però, incrementato e ben sostenuto - in termini finanziari e strutturali - dal Governo. è intervenuto all’incontro anche il Segretario Confederale Paolo VARESI, responsabile tra le altre cose, anche del Coordinamento Sicurezza, organo che racchiude l’Ugl della Polizia di Stato, della Polizia Penitenziaria e del Cfs. Presente all’Assemblea il Sig. Capo del Corpo Ing. Cesare PATRONE, il quale ha inteso porre in evidenza come tra il Sindacato e l’Amministrazione si debba proseguire - pur rispettando i diversi ruoli istituzionali - ad instaurare ed affinare un dialogo costruttivo e una veduta di intenti nel primario interesse del Corpo Forestale. A seguito degli autorevoli interventi e della consegna da parte nostra di doni Natalizi al Capo del Corpo e al Segretario Generale, l’incontro si è concluso con un sereno e ben augurale brindisi. Maggiori informazioni sul nostro sito www.uglcorpoforestale.it •

L’intervento di Paolo Varesi

Danilo Scipio, Renata Polverini e Paolo Varesi

La platea intervenuta al’incontro

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pari opportunità

vero miraggio o solide certezze? A cura di Laura Cordella

Nella seconda parte dello studio relativo alla realtà delle pari opportunità si cercheranno di analizzare le norme che sottendono i vari campi dell’agire nel mondo femminile riportando per alcune leggi gli articoli più significativi

DONNA E LAVORO

LEGGE 25 FEBBRAIO 1992, n. 215. Azioni positive per l’imprenditoria femminile

Non si può negare l’evidenza, vale a dire le difficoltà che le donne incontrano al giorno d’oggi per affermarsi sul posto di lavoro sia individualmente che professionalmente. In genere il tasso d’occupazione femminile è di gran lunga inferiore a quello maschile e, soprattutto nelle aziende private, esse percepiscono una retribuzione diversa dai loro colleghi. Inoltre nelle posizioni di potere e responsabilità è molto difficile trovare una figura femminile e spesso le donne sono costrette ad abbandonare il lavoro perché non riescono a conciliarlo con la vita familiare.

-Promuove l’uguaglianza sostanziale e le pari opportunità per uomini e donne nell’attività economica e imprenditoriale attraverso attività di promozione ed incentivazione. In particolare: -Promuove la formazione imprenditoriale; -agevola l’accesso al credito per le imprese a conduzione femminile o a prevalente partecipazione femminile; -istituisce un Fondo Nazionale per l’imprenditoria femminile.

Per ovviare a tali esigenze la Comunità Europea ha previsto numerosi interventi per favorire l’ingresso e le condizioni lavorative delle donne, stanziando anche numerosi finanziamenti a progetti mirati. In Italia già dal 1977 è stata emanata una legge (n.903) per evitare la discriminazione sul posto di lavoro, mentre la legge n. 215 del 25 febbraio 1992 si concretizza sulle azioni positive per l’imprenditoria femminile.

Art. 1. Principi generali 1. La presente legge è diretta a promuovere l’uguaglianza sostanziale e le pari opportunità per uomini e donne nell’attività economica e imprenditoriale. 2. Le disposizioni di cui alla presente legge sono in particolare dirette a: a) favorire la creazione e lo sviluppo dell’imprenditoria femminile, anche in forma cooperativa;

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LA LEGGE IN BREVE

b) promuovere la formazione imprenditoriale e qualificare la professionalità delle donne imprenditrici; c) agevolare l’accesso al credito per le imprese a conduzione o a prevalente partecipazione femminile; d) favorire la qualificazione imprenditoriale e la gestione delle imprese familiari da parte delle donne; e) promuovere la presenza delle imprese a conduzione o a prevalente partecipazione femminile nei comparti più innovativi dei diversi settori produttivi. Art. 2. Beneficiari 1. Possono accedere ai benefici previsti dalla presente legge i seguenti soggetti: a) le società cooperative e le società di persone, costituite in misura non inferiore al 60% da donne, le società di capitali le cui quote di partecipazione spettino in misura non inferiore ai due terzi a donne e i cui organi di amministrazione siano costituiti per almeno i due terzi da donne, nonché le imprese individuali gestite da donne, che operino nei settori dell’industria, dell’artigianato, dell’agricoltura, del


commercio, del turismo e dei servizi. b) le imprese, o i loro consorzi, le associazioni, gli enti, le società di promozione imprenditoriale anche a capitale misto pubblico e privato, i centri di formazione e gli ordini professionali che promuovono corsi di formazione imprenditoriale o servizi di consulenza e di assistenza tecnica e manageriale riservati per una quota non inferiore al 70% alle donne.

Art. 4. Incentivazioni per la promozione di nuove imprenditorialità femminili e per l’acquisizione di servizi reali 1. A valere sulle disponibilità del Fondo di cui all’articolo 3, ai soggetti indicati all’articolo 2, comma 1, lettera a) possono essere concessi: a) contributi per conto capitale per impianti ed attrezzature sostenuti per l’avvio o per l’acquisto di attività commerciali e turistiche o di attività nel settore dell’industria, dell’artigianato, del commercio o dei servizi, nonché per i progetti aziendali connessi all’introduzione di qualificazione e di innovazione di prodotto, tecnologica od organizzativa; b) contributi sostenuti per l’acquisizione di servizi destinati all’aumento delle produttività, all’innovazione organizzativa, al trasferimento delle

tecnologie, alla ricerca di nuovi mercati per il collocamento dei prodotti, all’acquisizione di nuove tecniche di produzione, di gestione e di commercializzazione, nonché per lo sviluppo di sistemi di qualità. 2. ( Omissis) [ Comma abrogato dall’art. 23, d.p.r. 28 luglio 2000 m. 314] 3. A valere sulle disponibilità di cui al comma 1 sono concessi contributi fino ad un ammontare pari al 50% delle spese sostenute dai soggetti all’articolo 2, comma 1, lettera b), per le attività ivi previste. Art. 10. Comitato per l’imprenditoria femminile 1. Presso il Ministero dell’industria, del commercio e dell’artigianato è istituito il Comitato per l’imprenditoria femminile composto dal Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato,

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Foto: Comstock / Grafica: Ganto

Art. 3. Fondo nazionale per lo sviluppo dell’imprenditoria femminile è istituito il Fondo Nazionale per lo sviluppo dell’imprenditoria femminile, di seguito denominato “ Fondo”, con apposito capitolo nello stato di previsione della spesa del Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato. La dotazione finanziaria è stabilita in lire 30 miliardi per il triennio 1992-94 in ragione di lire

dieci miliardi annui.


o per sua delega, da un Sottosegretario di Stato, con funzioni di presidente, dal Ministro del lavoro e della previdenza sociale, dal Ministro del tesoro, o da loro delegati; da un rappresentante degli istituti di credito, da una rappresentante per ciascuna delle organizzazioni maggiormente rappresentative a livello nazionale della cooperazione, della piccola industria, del commercio, dell’artigianato, dell’agricoltura, del turismo e dei servizi. 2. I membri del Comitato sono nominati con decreto del Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, su designazione delle organizzazioni di appartenenza, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge e restano in carica tre anni. Per ogni membro effettivo viene nominato un supplente. 3. Il Comitato elegge nel proprio ambito uno o due vice-presidenti; per l’adempimento delle proprie funzioni esso si avvale del personale e delle strutture messe a disposizione dai Ministri di cui al comma 1. 4. Il Comitato ha compiti di indirizzo e di programmazione generale in ordine agli interventi previsti dalla presente legge; promuove altresì lo studio, la ricerca e l’informazione sull’imprenditorialità femminile. 5. Per le finalità di cui al presente articolo il Comitato stabilisce gli opportuni collegamenti con il Servizio centrale per la piccola industria e l’artigianato di cui all’articolo 39, comma 1, lettera a), della legge 5 ottobre 1991, n. 317, e si avvale di consulenti, individuati tra persone aventi specifiche competenze professionali ed esperienze in materia di imprenditoria femminile. 6. Per lo svolgimento delle attività di cui al presente articolo, è autorizzata la spesa annua di lire cinquecento milioni a valere delle disponibilità del Fondo di cui all’articolo 3. N. 1 -

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SERVIZI COMUNALI DI SOSTEGNO ALL’OCCUPAZIONE Centro risorse per l’occupabilità femminile. Attiva strategie di azione che, intercettando l’utenza femminile direttamente sul territorio, realizzano un processo di efficace intervento focalizzato in alcuni quartieri cittadini. Per reperire gli indirizzi fare riferimento al proprio Comune di appartenenza. DONNA E SOCIETà In tale sezione si affronta il tema “dell’essere donna” nella società moderna, e delle norme a carattere sociale che tutelano la condizione femminile. L’attenzione è rivolta, in particolare, allo spinoso problema della violenza sessuale e nelle relazioni familiari che ancora oggi vede le donne come principali vittime, qualunque sia il loro status socio economico, la loro cultura o il loro luogo di appartenenza. Purtroppo sono in sensibile aumento le forme di violenza fisica e psicologica sulle donne, violenze che molto spesso si consumano proprio all’interno della sfera familiare e perciò restano in molti casi non dichiarati. La legislazione italiana si è dimostrata particolarmente attenta al problema della violenza sessuale e nelle relazioni familiari: con la legge n. 66 del 15 febbaio 1996 sono state infatti apportate delle modifiche al codice penale, introducendo l’art. 609 bis che punisce la violenza sessuale come reato contro la persona e non più come reato contro la morale e più di recente , con la legge n. 154 del 5 aprile 2001 è stata disciplinata la violenza nelle relazioni familiari.

LEGGE 15 FEBBRAIO 1996, n. 66 Norme contro la violenza sessuale (artt. 3-11) La legge in breve Punisce con la reclusione da 5 a 10 ani la violenza sessuale, intesa come reato contro la persona e non più contro la morale. Prevede aggravio di pena nei casi di violenza di gruppo. Richiede la querela della persona offesa per la punibilità del reato, tranne i casi in cui per l’età minore della persona offesa, per i rapporti di parentela tra le parti e per altre ipotesi specifiche sia necessario procedere d’ufficio. Prevede la tutela della riservatezza della persona offesa, che può chiedere che si proceda a porte chiuse. LEGGE 5 APRILE 2001, n. 154 Misure contro la violenza nelle relazioni familiari La legge in breve Stabilisce che, quando la condotta del coniuge o del convivente (o di altro componente del nucleo familiare) è causa di grave pregiudizio alla integrità fisica o morale ovvero è di pregiudizio alla libertà dell’altro coniuge o convivente, il giudice, su istanza di parte, può disporre l’allontanamento dalla casa familiare del soggetto che ha tenuto la condotta pregiudizievole, può disporre l’intervento dei servizi sociali o di un centro di mediazione familiare e delle associazioni che abbiano come fine statutario il sostegno e l’accoglienza di donne, minori o altri soggetti vittime; può stabilire il pagamento periodico di un assegno a favore delle persone conviventi che restano prive di mezzi adeguati. •


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