Sicurezza Ambiente n.03-11

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LA NOSTRA PAGINA

ORGANO UFFICIALE DELL’UGL - FEDERAZIONE NAZIONALE CORPO FORESTALE DELLO STATO

Il periodico “Sicurezza Ambiente”, è l’Organo Ufficiale Nazionale della UGL - Federazione Nazionale Corpo Forestale dello Stato, vuole essere uno strumento d’informazione atto a sensibilizzare da un lato il cittadino sul rispetto delle normative ambientali e dall’altro uno strumento del Sindacato per reclamare i diritti delle Donne e degli Uomini della Forestale, organismo essenziale di presidio e di difesa dell’ambiente. Siamo convinti che la mancanza di informazione sia una delle principali cause: il cittadino che non sa, non si lamenta e non si arrabbia; i problemi rimangono circoscritti nelle sole zone interessate. “Sicurezza ambiente” grazie alla collaborazione delle Donne e degli Uomini del Corpo Forestale dello Stato, riporterà alla realtà, affronterà le problematiche con la sensibilità di chi sa, di chi conosce e di chi rischia la propria vita a servizio e a difesa del nostro patrimonio ambientale, garantendo un’informazione genuina, ormai così rara nel nostro Paese.

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SOMMARIO

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EDITORIALE SICUREZZA URBANA: A CORTE COSTITUZIONALE DELIMITA IL POTERE DI ORDINANZA cambiamenti Francesco Saverio Romano Ministro delle Politiche Agricole la lettera Qualità, promozione, tutela, certezza e competitività queste le linee guida del NUOVO mINISTRO ON. SAVERIO ROMANO fare ambiente Un viaggio fra i disastri energetici nel Mondo management TERZO CORSO COMMISSARI celebrazioni L’ONU proclama il 2011 anno internazionale delle foreste investimenti 10 milioni di euro per le produzioni agricole D’ECCELLENZA cronaca Sicurezza alimentare AUMENTANO LE FRODI, MA ANCHE LE OPERAZIONI DI CONTRASTO convegno QualE il futuro dei parchi? l’intervista vincenzo pepe: l’ambiente va tutelato senza estremismi o fondamentalismi ma utilizzando il metodo scientifico federalismo Gli Enti Locali saranno costretti a cedere i beni pubblici? iniziative BICIDAY la storia Orso Dino la vera storia l’iniziativa Sui Sibillini un accordo tra Parco, agricoltori e ambientalisti coldiretti PLAUSO ALL’ATTIVITÀ DI CONTROLLO DEL CORPO FORESTALE la ricerca I rifiuti in Europa: la problematica CULTURA E TERRITORIO DIMENSIONI ECOLOGICHE E PROTEZIONE DEL PAESAGGIO DAGLI INCENDI BOSCHIVI

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ORGANO UFFICIALE DELL’UGL Federazione Nazionale Corpo Forestale dello Stato

ANNO IV - N. 3 - MAGGIO/GIUGNO 2011 Periodico bimestrale EDITORE Work Media srl Viale Marelli, 352 - 20099 Sesto San Giovanni (Mi) - tel. 0292800603 DIRETTORE POLITICO Danilo Scipio DIRETTORE RESPONSABILE Gigi Movilia A CURA DI Federazione Nazionale Corpo Forestale dello Stato Tel. 06/46657070 - Fax 06/46657008 - www.uglcorpoforestale.it COORDINAMENTO REDAZIONALE Silvia Danielli Nethuns - tel. 0226116582 - fax 0226116583 IMMAGINI Digital Photo Service, archivio Corpo Forestale, archivio Nethuns

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PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Marcello Dall’Osso Promozioni Editoriale Police Srl Via Capo Peloro, 10 - 00141 Roma www.promopolice.it STAMPA Fotolito Moggio - Strada Galli, 5 - 00010 Villa Adriana (Roma) www.fotolitomoggio.it REGISTRAZIONE Tribunale di Milano al N. 103 del 12/02/2008. ABBONAMENTI Ordinario: € 153 + piccola pubblicità omaggio Sostenitore: € 174 + piccola pubblicità omaggio Benemerito: € 195 + piccola pubblicità omaggio ABBONAMENTO + PUBBLICITÀ Mezzo piedino pubblicitario 60 mm X 60 mm: € 285 Piedino pubblicitario 90 mm X 60 mm: € 441 Piè di pagina pubblicitario 185 mm X 60 mm: € 591 Il prezzo è comprensivo di IVA. Per usufruire della pubblicità, inviare alla concessionaria di riferimento gli impianti di stampa oppure un semplice cartoncino con nominativo e logo del messaggio pubblicitario.

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QUESTO PRODOTTO È COMPLETAMENTE BIO-DEGRADABILE E RICICLABILE, NEL PIENO RISPETTO DELL’AMBIENTE

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EDITORIALE

Sicurezza Urbana: la corte costituzionale delimita il potere di ordinanza

A DREAM Il Coordinamento Corpo Forestale dello Stato

I have a dream: che il

Sicurezza UGL

torni ad essere una

grande famiglia allargata all’interno della quale

possano co-esistere opinioni diverse

si verifichino più episodi vandalistici come quelli che nel 2008 lo aveva già anticipato hanno colpito la nostra sede sindacale

e non

> Di Paolo Varesi - Segretario Confederale UGL > di DANILOScipio SCIPIO dello Stato e costretto a ricorree Danilo - Segretario Nazionale UGL - CFS Segretario Nazionale UGL-CFS re alle cure mediche il mio col-

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l Coordinamento Sicurezza n alcune riunionidi“tra Ugl nella stesura un comcompari”, che qualcuno vuol mento analitico sull’ultimo pacchetto sicurezza aveva soffar passare per assemblee, fermato l’attenzione rafforzacontinuano tutt’oggisul a circolare mento dell’azioneadei sindaci, in voci menzognere parziale giuparticolare sull’ulteriore possibistificazione di chi ha devastato lità ad essi concessa previa intenel 2008 la stanza sindacale sa con il prefetto, per assicurare sede Corpo Forestale con ildell’UGL concorso–delle Forze di polizia l’attuazione delle ordinanze inSICUREZZA materia di AMBIENTE sicurezza urbana. Avevamo giustamente soffermato le nostre osservazioni sul punto sopraindicato poiché ci sembrava che il dibattito, sia tecnico che giuridico, fosse tutt’altro che risolto. A ragion veduta ad un’ulteriore estensione del potere dei Sindaci ci sembravano non rispettati, o semplicemente travalicati, quei limiti generali di detto potere, chiaramente delimitati dalla motivazione e dai principi generali

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laboratore più stretto. dell’ordinamento, che devono Voglio laribadire costituire cornicepubblicamendel provvedimento te che sindacale. la furia distruttrice che Commentavamo che ha accecato ilin(oparticolare i) devastatori la–novella assesarà lalegislativa Giustiziasembra ad accertare gnare un potere “extra ordinem” le responsabilità di ciascuno dei al Sindaco, esercitabile anche fuori partecipanti, dal momento che dai casi di urgenza. magistrato titolare dell’inchieVail rammentato sul punto che sta ha tradizionalmente formalizzato la richiesta invece l’urdi rinvio a giudizio per i protagenza delimitava la fattispecie gonisti della spedizione. in esame, con riguardo alle situazioni concreto ed attuale Non èdiassolutamente in rispopericolo beni provocazione; giuridici tusta ad per unai mia telati, cheè richiedono un internon lo perché io quel giorno vento di regola temporaneo, non ero all’Ispettorato e loro ma al contempo straordinario lo sapevano perfettamente. Lo ed atipico. sapevano perché avevano tele-

fonato in quella stessa stanza poche ore prima; lo sapevano perché con un sms fui “invitato” I dubbi di costituzionalità sollea farmi trovare. vati dal giudice amministrativo toccano proprio previsione Così come la non ho mai di offeso una i tipologia delditutto nuova cari defunti alcuno di loro; ed inedita di ordinanze, trattanho solo apertamente detto in dosi in effetti di atti di esercizio faccia dal vivo quel che pendi un potere non contrassegnasavo: di lui e del suo modo di to dai tradizionali presupposti intendere valori. Maedalcuoggettivi dellacerti contingibilità ni giorni prima! Fiato sprecato urgenza. alla luce di tuttodella ciò che è sucLa sentenza n.115 Concesso in questi ultimi due sulta pubblicata pochi giornianni. fa, infatti, va a smantellare il Le motivazioni del raid, pertanpacchetto sicurezza varato nel alto, sono da ricercare altrove, 2008 dal Governo. I sindaci non trimenti il giorno del confronto potranno più emanare ordinandiretto l’af…fondatore poteva ze a tempo indeterminato per avere le “palle” di prendersemantenere il decoro urbano. la direttamente con me e non,


La Corte ritiene che l’ampliamento dei poteri dei sindaci, fuori dai casi urgenti e contingenti, violi gli articoli 3 (eguaglianza), 23 (riserva di legge) e 97 (imparzialità pubblica amministrazione) della Costituzione. In pratica, non si può trattare diversamente i cittadini a seconda del Comune in cui si trovano. Per la Consulta, insomma, uno stesso comportamento non può essere lecito in un luogo e proibito in un altro. Nella sentenza scritta dal giudice Gaetano Silvestri si enfatizza proprio questo aspetto: «Gli stessi comportamenti potrebbero essere ritenuti variamente leciti o illeciti, a seconda delle numerose frazioni del territorio nazionale rappresentante gli ambiti di competenza dei sindaci». Quello che manca è un unico quadro legislativo visto che le ordinanze vanno a intaccare la «sfera generale di libertà dei singoli e delle comunità amministrate, ponendo divieti, obblighi di fare e non fare che (...) impongono in maggiore o minore misura, restrizioni». Giorgio Ciardi, il delegato alla Sicurezza del sindaco, assicura «Andiamo avanti con il nostro lavoro di tutela del territorio. Avvieremo una verifica con l’Avvocatura generale dello Stato: fino ad allora, nessuna marcia indietro. Le ordinanze vanno avanti». L’ultima è quella antialcool che si rifà esplicitamente al decreto del ministero dell’Interno del 5 agosto 2008 che dà poteri al sindaco di intervenire per contrastare «fenomeni di violenza legati agli abusi di alcol». Il Coordinamento Sicurezza Ugl sta già monitorando i generi e i tipi di ordinanze su tutto il territorio nazionale poiché, in generale, i mezzi di informazione hanno dato ampio risalto a questo tipo di provvedimenti all’atto della loro emanazione (o addirittura del loro annuncio politico), senza però seguirne l’iter o monitorarne i risultati. In realtà molti dei provvedimenti sono già stati abrogati dai Tar, dalla Corte di Cassazione o dalla Corte Costituzionale (ad esempio l’odierna censura).

Negli ultimi anni, e in particolare dall’estate 2008, dopo l’entrata in vigore della legge n. 125, 24 luglio 2008, che aveva convertito il decreto legge n. 92 del 23 maggio (il cosiddetto “pacchetto sicurezza”) si sono succedute alcune centinaia di ordinanze di sindaci di comuni settentrionali, volte a contrastare le fasce più povere dell’immigrazione e successivamente, a ostacolare l’accesso ai servizi e a varie forme di sostegno economico per la maggioranza degli immigrati. Marco Revelli, nel suo ultimo libro “Poveri, noi” (Einaudi 2010), ne ha ricordate alcune, accuratamente censite dall’Associazione nazionale dei comuni italiani: 788 ordinanze emanate tra l’estate 2008 e quella 2009, per 445 Comuni coinvolti, prevalentemente concentrati in Lombardia, Veneto e Friuli, ma con emuli anche in Emilia-Romagna e altrove. Si va dall’ordinanza “anti-sbandati” del comune di Cittadella (Pd) al “bonus-bebé” riservato a famiglie italiane di Brescia, Latisana (Ud), Palazzago (Bg) e altri; dalla legge della Regione Lombardia sui “phone center” a quella della Regione Friuli sul dialetto nelle scuole; fino all’ordinanza del comune di Rovato (Bs) sulla tutela dei luoghi di culto). Citando l’esempio di Roma sono tante le ordinanze varate dal sindaco Gianni Alemanno sull’onda del pacchetto sicurezza per trovare una soluzione a

problemi endemici di una grande metropoli. Prima fra tutte quella antiprostituzione in vigore dal settembre 2008 e prorogata fino al 2012 e che nei soli primi due anni, secondo dati del Campidoglio, ha consentito di elevare oltre 16mila multe, di cui 1200 ai clienti. Stessa sorte per l’ordinanza antilavavetri in vigore del 2009 e con scadenza nel 2012, così come quella «antiborsone», varata per tentare una soluzione al fenomeno degli ambulanti abusivi che invadono le strade del centro storico e le vie commerciali. Ancora rischiano di essere ritirate le ordinanze antivolantinaggio, antiwriters e per il decoro. L’ultima ordinanza è quella anti alcool ripristinata nelle zone della movida, Campo dè Fiori in testa, dopo un grave episodio di violenza: un inglese ubriaco si è denudato ed è stato picchiato da alcuni teppisti. Ma questa potrebbe salvarsi perché considerata «a tempo» e dunque ci si potrebbe appellare al criterio dell’emergenza. Per tutte le altre Giorgio Ciardi, il delegato alla Sicurezza del sindaco, assicura «Andiamo avanti con il nostro lavoro di tutela del territorio. Avvieremo una verifica con l’Avvocatura generale dello Stato: fino ad allora, nessuna marcia indietro. Le ordinanze vanno avanti». Per maggiori informazioni visitare il portale www.coordinamentosicurezzaugl.it

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cambiamenti

Francesco Saverio Romano

Ministro

delle Politiche Agricole Lo scorso 23

Marzo cambio al Vertice per il nostro Dicastero

> A cura della Segreteria Nazionale UGL-CFS

C

hi è l’On. Francesco Saverio ROMANO: nato a Palermo il 24 Dicembre del 1964, nel 1988 si laurea in Giurisprudenza con una tesi dal titolo “Spunti di riflessione su progetto preliminare del nuovo codice di Procedura Penale”. Sposato con Stefania e padre di Antonio, Giorgio e Chiara, inizia la sua carriera politica da giovanissimo all’interno dell’Università degli Studi di Palermo ricoprendo, dal 1985 al 1987 la carica di Consigliere di Amministrazione dell’Opera Universitaria come rappresentante degli studenti. Democristiano della prima ora, nel cuore e nella mente, nel 1987 viene eletto nel Movimento giovanile della Democrazia

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Cristiana come delegato regionale. Nel 1990 viene eletto al Consiglio della Provincia Regionale di Palermo, per ricoprire poi, dal 1993 al 1994, la carica di Assessore alla viabilità. Nel 1997 viene designato Presidente dell’IRCAC, il più importante ente creditizio siciliano. Ricopre questa carica fino al 2001 quando viene eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati nella XIV legislatura, in virtù di una candidatura nel collegio maggioritario di Bagheria. Durante il mandato parlamentare è stato componente delle Commissioni Giustizia, Bilancio, Finanze, Cultura, Trasporti e Vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti.

Nel governo Berlusconi III è stato Sottosegretario di Stato al Lavoro. Confermato alla Camera nella XV legislatura in virtù di una candidatura nella lista dell’Udc per la circoscrizione Sicilia 1, è attualmente segretario della Delegazione parlamentare presso l’Assemblea del Consiglio d’Europa e componente della Commissione Giustizia e della Delegazione parlamentare presso l’Assemblea dell’Europa occidentale. Nel luglio 2006 è stato eletto dal Comitato del partito Segretario Regionale Udc e il 4 marzo 2007, per acclamazione, è stato designato dal congresso regionale Segretario dell’Udc in Sicilia.


Nell’aprile del 2008 è stato rieletto in Parlamento, dove ricopre attualmente l’incarico di componente della Commissione Finanze. E’ Responsabile nazionale Organizzativo del partito e alle elezioni europee 2009 è capolista della lista Unione di Centro per la circoscrizione Sicilia-Sardegna (110.488 voti personali). Il 22 settembre 2010 si è dimesso dall’incarico di Segretario Regionale dell’Udc Sicilia e da ogni incarico di partito, fondando il 28 settembre dello stesso anno, il Movimento PID - Popolari per l’Italia di domani.

I primi interventi del neo Ministro “è come salire su una Ferrari in corsa, ma è sicuro l’impegno e l’entusiasmo con il quale mi accingo a svolgere questo delicato compito”. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Saverio Romano commenta l’avvio della sua prima giornata al dicastero di via XX Settembre. Il Ministro è arrivato di buon mattino al ministero, affiancato dai suoi più stretti collaboratori e ha cominciato

la giornata incontrando i Capi dipartimento e alcuni dirigenti e i Vertici del Corpo Forestale dello Stato. “Ho voluto subito rendermi conto, per quanto possibile dopo poche ore dalla mia nomina, della situazione generale e dell’organizzazione del Ministero - osserva Romano - sono consapevole della grande responsabilità che mi è stata affidata”. L’Ugl rivolge gli auguri di buon lavoro al nuovo Ministro certi che tra le Sue prime priorità ci saranno gli uomini e le donne del Corpo Forestale.

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La lettera

Qualità, promozione,

tutela, certezza e competitività

queste le linee guida

del mio mandato Il neo Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, l’On. Avv. Saverio Romano, ha presentato in Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati le linee guida e programmatiche del dicastero. Centrale il ruolo del Corpo Forestale dello Stato > A cura della Segreteria Nazionale UGL-CFS

Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, non intendo celare il mio vivo compiacimento di esser oggi qui a rendere alle Commissioni parlamentari le dichiarazioni sugli indirizzi e le linee programmatiche in quanto lo considero il momento della massima cooperazione tra il Governo e il Parlamento. Ho assunto l’incarico di Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali a legislatura inoltrata e con-

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sidero questo fatto non un limite ma, al contrario, una straordinaria opportunità di definizione delle questioni che sono di competenza del Ministero che ho l’onore di guidare e sulle quali il Parlamento nazionale e le Istituzioni europee saranno, nei prossimi mesi, chiamati ad esprimersi. L’orizzonte politico delineatosi consente di prevedere la conclusione naturale della legislatura ragione per cui le iniziative che intendo assumere hanno la concreta possibilità di essere portate a buon fine. Questa mia relazione conterrà i principali punti dell’azione ministeriale che intendo perseguire affidando ad un documento allegato, che depositerò con la relazione stessa in Commissione, la esposizione puntuale delle iniziative da assumere e che sintetizzo in cinque concetti che costituiranno la costante del mio intervento: • Qualità, • Promozione, • Tutela • Certezza • Competitività Preliminarmente, come ben sapete, l’impegno prioritario del Governo e del Ministro, in particolar modo, è il negoziato in corso sul futuro della Politica Agricola Comune il cui nuovo assetto dato dall’Unione Europea coprirà il periodo 2014-2020.

Sulla Pac del futuro Il comparto agricolo mostra elementi di debolezza, sempre più compresso dai paesi emergenti, dalla grande distribuzione, dall’allargamento dei Paesi dell’Unione, dalle tensioni legate alla volatilità dei prezzi e dei mercati. La teoria che riteneva parte debole l’agricoltore perché sottoposto al c.d. doppio rischio (rischio di impresa e rischio atmosferico) oggi deve considerare che il medesimo soggetto è in ulteriore posizione di soggezione nel mercato globalizzato: voglio dire che sono aumentate le ragioni, nazionali, comunitarie e internazionali, che

debbono spingerci a tutelare gli agricoltori italiani e le aziende agricole in modo particolare. Un primo punto di dibattito sulla Pac sarà di ottenere il mantenimento dell’ammontare globale della spesa agricola, anche se ciò non vi nascondo, non sarà di facile conseguimento. Un secondo punto verterà sulla negoziazione del sistema di ripartizione delle risorse finanziarie tra Stati membri, tenendo sì conto delle pretese dei paesi nuovi entrati nell’Unione, ma mantenendo una adeguata distribuzione a paesi che, come il nostro, al di là della superficie coltivata, basano le loro politiche sulla tradizione, sulla qualità, sulla pienezza di tutela, sulla occupazione e sul rispetto delle regole che la caratterizzano. Occorrerà porre la giusta attenzione ai parametri della produzione lorda vendibile ovvero al valore aggiunto al settore agricolo per misurare la performance dell’imprenditore agricolo ai fini della corresponsione delle quote di finanziamento perché sono convinto che in un contesto in cui le risorse disponibili non aumentano ovvero aumenta il numero di coloro che ne sono i destinatari solo questi parametri possono consentire di mantenere e anche incrementare le nostre produzioni. Con riguardo alla considerazione riservata dalle nuove proposte agli aspetti ambientali, concordo pienamente sul concetto di multifunzionalità dell’agricoltura.

Ritengo che una agricoltura moderna sappia e possa farsi carico delle esigenze di rispetto e di tutela ambientale e anzi risponda pienamente al principio di autoresponsabilità dell’uomo moderno. L’attività dell’uomo nel rapporto con la terra deve essere compatibile e anzi supportare una politica di tutela dell’ecosistema e dell’ambiente. Naturalmente il fine della agricoltura nazionale è di garantire – anche per le future generazioni la qualità, la quantità e la sicurezza di ciò che, prodotto dalla nostra terra, è destinato alla alimentazione nostra e dei nostri figli, oltre che a tenere alto il nome del comparto nazionale a livello mondiale in un contesto di valorizzazione e rafforzamento delle aziende agricole e di produzione ad alto contenuto qualitativo con una filiera sempre più corta.

Sulla etichettatura politica della qualità. Il consumatore si trova in posizione di diseguaglianza. Un famoso giurista parla di scambi senza accordo, di disumanizzazione del contratto. Nei contratti di massa e meccanici non vi è conoscenza né rapporto tra acquirente e vero produttore: vi è un facere, il prodotto, il processo produttivo, e un dicere, che colma la c.d. asimmetria informativa che sconta il consumatore.

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la lettera

La vendita diretta rappresenta il momento topico del vero incontro tra le persone fisiche del produttore e del consumatore. In tal senso tutte le azioni che potranno concorrere a tale evento troveranno il mio convinto sostegno. Tra questi guardo con attenzione anche alle vendite dirette o c.d farmers markets, di gran moda in America ma anche in alcune nostre realtà nazionali, in quanto in tali casi il rapporto di sicurezza deriva dalla diretta conoscenza tra il consumatore e il produttore. Il mercato di vendita diretta consente il rapporto personale tra produttore e consumatoreacquirente; consente di essere sicuri, cioè rassicurati dalla fiducia personale che si nutre nei confronti dell’agricoltore venditore: consente di diminuire i passaggi di filiera e quindi di evitare in radice le poco commendevoli speculazioni di mercato. Mio intendimento è quindi proteggere quelle che oggi sono le parti deboli del mercato: il consumatore-cittadino e l’agricoltore-produttore. Darò mandato ai miei uffici di valutare, insieme alle organizzazioni di produttori, le soluzioni amministrative o eventualmente normative per stimolare con strumenti indiretti- penso a

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facilitazioni burocratiche, abilitative, edilizie, fiscali- lo sviluppo sul territorio nazionale dei mercati di vendita diretta. Di sicuro un elemento peculiare in questo contesto è rappresentato dall’etichetta, che è a sua volta un bene, e con la pubblicità. Come la pubblicità non deve essere ingannevole, la etichetta deve essere informativa e non decettiva, deve avere i caratteri della leggibilità, chiarezza, esaustività. Con la legge approvata dal Parlamento nazionale nel febbraio 2011,approvata pressoché alla unanimità, si prevede che la etichetta debba indicare altresì la origine o provenienza della materia prima utilizzata per la produzione per il caso di prodotto trasformati. Norma simile nel 2004 fu contrastata a livello comunitario: si disse allora, da parte della Commissione, che indicare il luogo di origine o provenienza della materia prima significava indurre il consumatore a preferire prevalentemente prodotti nazionali. Come se sapere tutto fosse contrario alla concorrenza vera. Allora, la lobby contraria fu esercitata da parte dei Paesi che sono prevalentemente trasformatori. Oggi il problema dei paesi emergenti e dei loro prodotti è comune all’Europa, nel contrasto ai paesi emergenti. Come ha detto il presidente Obama nel novembre 2008 gli americani debbono sapere ciò che arriva sulle loro tavole (dalla fattoria alla tavola). Stiamo provvedendo, insieme al Ministero dello sviluppo economico, a sentire le filiere interessate, prodotto per prodotto, per approvare in tempi brevi e ragionevoli i decreti attuativi previsti dalla legge quantomeno per quei prodotti

trasformati e settori nei quali (i c.d. monoprodotti) sia chiara la esistenza di una materia prima prevalente. Tuttavia sono fermamente convinto che una pur doverosa, forte azione di contrasto e repressiva disgiunta da un altrettanto adeguata azione di informazione ai consumatori risulti velleitaria. Ecco perché intendo dar vita ad un piano nazionale di comunicazione e promozione curato dal Ministero per tutti i prodotti DOP, IGP e STG, BIO così da razionalizzare e finalizzare tutte le risorse disponibili ponendosi nel contempo a capo di tutte le filiere agroalimentari. Parlo della passata di pomodoro, del latte per il formaggio, dell’oliva per l’olio, peraltro già oggetto di un regolamento comunitario, pertanto già efficace e sul quale comunque intendo ulteriormente intervenire per rendere ancora più chiara ed intellegibile la lettura dell’etichetta. Non mi limiterò a attuare la normativa nazionale, ma mi sforzerò di accompagnare il cammino della approvazione di normative – sulla indicazione obbligatoria in etichettatura della materia prima agricola prevalente - anche a livello europeo. Infatti, la normativa nazionale approvata, pur non condividendo i dubbi di legittimità comunitaria da taluno sollevati – infatti non è sostenibile che sia antieuropea una disciplina che vuole dire tutto al consumatore in tempi di contraffazione e adulterazione di prodotti non controllati, spesso provenienti da Paesi emergenti in cui la soglia di sicurezza alimentare è molto meno elevata - ha un evidente limite, appunto che è nazionale rispetto a un mercato che è globale: se non si vogliono prevedere oneri amministrativi ingiustificati e soprattutto discriminatori a carico delle sole aziende nazionali, è evidente che essa deve tradursi quanto prima in una proposta a livello comunitario, a tutela dell’invocato, da taluni, c.d. principio di reciprocità, ma in realtà per ragioni di omogeneità sul territorio comunitario degli oneri amministrativi.


Sulle politiche a favore

Pertanto la tutela del Made in Italy costituirà il minimo comune denominatore della mia azione ministeriale. Il mio Ministero è concentrato nella attenzione alla lotta alla contraffazione: i dati a me riferiti parlano di sequestri nel 2010, di tonnellate di materiale sequestrato.

quali il dato di esperienza ci suggerisce di intervenire con maggiore intensità. Non tutte le zone del paese e non tutte le regioni - anche se a volte anche la contraffazione si mostra come un male globale - , presentano gli stessi fenomeni. Intendo attivarmi per garantire una piena tutela informativa ai consumatori italiani e al contempo, attraverso una adeguata azione a livello europeo e mondiale, intendo supportare il vero “made in Italy” contrastando quei fenomeni degenerativi denominati, nel ger-

Del resto il prodotto italiano agroalimentare è talmente noto e richiesto da esser diventato preda quotidiana di sofisticazioni, frodi, adulterazioni e contraffazione e dovrà essere ulteriormente protetto attraverso il rafforzamento e la sinergizzazione degli organismi a disposizione degli apparati e, in particolar modo, integrando sempre più l’azione dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQ), del Corpo Forestale dello Stato che intendo sempre più come forza di polizia a tutela dell’agroalimentare e dell’ecosistema, e l’AGEA, per la sua parte di competenza. Intanto ho già impartito chiare direttive, nell’ambito dei miei poteri, all’Ispettorato del controllo per la qualità e quindi agli uffici periferici, nella direzione dell’irrobustimento i controlli e la vigilanza nelle località, nelle zone e situazioni nelle

go, “italian sounding”, che sono da considerarsi altamente decettivi e ingannevoli (penso a prodotti con lo stivale, con la bandiera o con denominazioni che evocano malamente prodotti nazionali), i quali, in modo scorretto riposano sulla nostra forza, sulla nostra cultura, sulla nostra tradizione per attivare meccanismi di vero illecito concorrenziale, vanificando ingiustamente il sacrificio dei nostri operatori e abusando del buon nome italiano nei mercati internazionali. Mia intenzione è anche di adeguare la normativa nazionale a tutela dei consumatori introducendo il bene della sicurezza alimentare nel codice penale. Il bene giuridico “sicurezza alimentare” in diritto penale è previsto dal reg. Comunitario 178 del 2002. Soltanto l’Italia ha ritenuto di attuarlo a mezzo di sanzioni solo amministrative, mentre una legge

dei consumatori e la lotta alla contraffazione

del 1962 la n.283, prevede soltanto reati e contravvenzioni penali. Paesi come Inghilterra e Germania hanno recepito la indicazione di tutelare penalmente il bene sicurezza alimentare a mezzo di norme in bianco, richiamando tout court il regolamento. Occorre ridare sicurezza alla fiducia infranta. Va dato rilievo penale nel senso di delitto di attentato alla sicurezza alimentare per tre ragioni: 1) sulla base di un dato fenomenico dell’aumento di fatti inaccettabili; 2) per la necessità di adeguare il sistema al reg. comunitario 178 del 2002; 3) perché la disattenzione spinge i criminali del settore in fuga verso i paesi meno attenti a tale tutela. D’altronde non ha senso che il reato di furto di mela con aggravanti sia sentito dalla società come fatto più grave di un attentato alla sicurezza alimentare, che è anche un attentato alla salute delle persone, oltre che alla sicurezza che i cittadini ripongono sul sistema di produzione. L’azione di contrasto alle frodi alimentari coordinata dal Ministero vedrà coinvolte le Regioni, tutti gli operatori del settore ivi compresi i Consorzi che rappresentano marchi di pregevole importanza e valore economico nel settore. Particolare e accurata attenzione sarà rivolta alla campagna istituzionale di comunicazione che riguarda l’educazione alimentare rivolta peculiarmente ai giovani e agli studenti. In tal senso svilupperò il programma c.d. frutta nelle scuole (previsto dal Reg.CE 288/2008 e a cui ammetto un interesse formativo significativo. Sulle energie rinnovabili. Le energie rinnovabili costituiscono una priorità oggettiva. Le agro energie sono una vera opportunità di sviluppo nel settore agroalimentare nazionale e come tali vanno colte. Ci sono obiettivi internazionali e comunitari di approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili per le produzioni che sono sostenibili e che naturalmente non creino esternalità negative per le produzioni alimentari e per le

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La lettera

aree a forte vocazione agricola e ci sono altresì opportunità di conferire valore e sottoprodotti della trasformazione, ai residui delle produzioni agricole e degli allevamenti. A tutto questo intendo volgere le mie attenzioni e la mia azione di governo affinché si possa contribuire a valorizzare le filiere agroalimentari presenti sul nostro territorio, integrando il reddito dei produttori primari e dando anche un supporto nella soluzione dei problemi di natura ambientale legati allo smaltimento di sottoprodotti e biomasse agricole. Dal lato delle regole il passo più importante sarà costituito dalla redazione dei decreti attuativi, del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28 recante le norme di recepimento della direttiva 2009/28 nonché del decreto legislativo di recepimento della direttiva 2009/30 in corso di pubblicazione. In tale ambito è stato tra l’altro previsto di disciplinare la realizzazione di impianti fotovoltaici nelle aree agricole, al fine di evitare speculazione che possa sottrarre terreni destinati alle produzioni

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alimentari senza costituire una reale occasione di reddito per gli ’imprenditori agricoli nonché a tutela del patrimonio paesaggistico delle realtà rurali italiane. In occasione dell’attuale dibattito legato alla revisione dei meccanismi dei limiti di incentivazione del foto voltaico è intenzione del mio ministero di evidenziare la necessità di rivedere alcuni parametri legati alla realizzazione degli impianti in serre al fine di garantite e controllare il mantenimento dell’attività agricola in questi ambiti. Inoltre i provvedimenti rivestono grande importanza per la valorizzazione delle bio masse agricole e del bio gas, nonché del bio metano. In questo settore negli ultimi anni anche le imprese agricole hanno effettuato grossi investimenti per la creazione di oltre 200 nuovi impianti già in esercizio e di altri 400 in corso di accreditamento. In tal modo l’agricoltura ha giocato un ruolo importante nell’incremento della produzione di energia da fonti rinnovabile e potrà ulteriormente contribuire al conseguimento degli obiettivi previsti dalla direttiva.

Sugli OGM Il tema degli organismi geneticamente modificati anima il dibattito culturale e politico nazionale ed internazionale oramai da molti anni e ciascuno ha una sua soluzione senza che, tuttavia, si sia pervenuti a soluzioni avanzate e condivise. Io credo che si debba scindere il profilo giuridico-amministrativo da quello politico. Per il primo occorre superare la contrapposizione che si è creata nella Conferenza Stato Regioni in modo che si possa arrivare in sede europea ad una discussione sulle modifiche normative necessarie a valledegli adempimenti nazionali. Ma è sul piano politico che occorre essere chiari. La tradizione, la qualità, le garanzie dei nostri prodotti e la tutela dei nostri consumatori non possono essere piegate a sia più rispettabili interessi economico-finanziari di grandi gruppi industriali internazionali. La nostra è una storia di biodiversità, di sapori genuini, di produzioni e coltivazioni a forte contenuto manuale e tradizionale che proprio per questo ci ha reso oggetto di plagio nel mondo.


Non intendo di certo contribuire alla modificazione della nostra storia ma, al contrario, a rafforzarne i valori, aumentarne i risultati positivi ed accrescerne il valore. La sperimentazione nel settore vada avanti e ci offra termini di stimolo positivo al dibattito politico-culturale perché, di sicuro, vogliamo difendere la nostra cultura e le nostre colture ma non vogliamo frenare i fermenti positivi e fecondi del progresso.

Sul settore della pesca In un territorio come quello dell’Italia morfologicamente bagnato dal mare per circa 8.500 Km2 la pesca rappresenta la risorsa principale e il settore che richiede una cura costante e attenta. Il contesto in cui si muove il settore è, com’è noto, comunitario costituendo l’oggetto di una Politica Comune e che costituirà oggetto di una riforma che avrà inizio nel secondo semestre di quest’anno sulla base delle proposte formulate dalla Commissione. Per quanto reso noto fino ad ora da parte della commissione la riforma ridefinirà gli obiettivi della sostenibilità ecologica, economica e sociale garantendo il recupero degli stock e la protezione degli ambienti ed introducendo tra l’altro strumenti di gestione e conservazione delle risorse non sempre sperimentali da

tutti gli stati membri. In tal contesto si colloca l’implementazione del Reg.(CE)1224/09 che istituisce un regime di controllo per garantire il rispetto delle norme della politica della pesca. A tal fine si sta procedendo all’armonizzazione della normativa nazionale vigente nonché alla messa a punto di disposizioni attuative relative al regime di licenza a punti e dei sistemi di tracciabilità dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura; alla creazione di un sito web nazionale finalizzato all’interscambio di dati ed informazioni con la Commissione europea e con gli Stati membri nonché l’Agenzia Comunitaria del Controllo. In coerenza con i principi della politica comune della

pesca e in attuazione dell’attuale regolamentazione afferente il sistema dei controlli e le regole del mediterraneo, si sta predisponendo il programma nazionale triennale della pesca e dell’acquacoltura attualmente disciplinato dalla legge n°10/2011, di conversione del c.d. decreto mille proroghe. La legge comunitaria 2009 (art.28), ha delegato il governo ad adottare un unico testo normativo, il riordino, il coordinamento e l’integrazione della normativa nazionale in materia di pesca e di acquacoltura anche al fine di dare completa attuazione agli obiettivi previsti dal fondo europeo per la pesca e alle azioni per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale non dichiarata e non regolamentata.

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la lettera

I criteri direttivi indicati dalla norma attengono, in particolare, il ricambio generazionale e la valorizzazione del ruolo multifunzionale delle imprese di pesca e dell’acquacoltura; l’individuazione di fonti alternative di reddito nell’ottica dello sviluppo sostenibile del settore e della gestione razionale delle risorse biologiche del mare nonché l’incentivazione della multifunzionalità delle imprese. Tale delega costituisce altresì il riferimento normativo per la nuova disciplina dei controlli e delle sanzioni recata dal sopracitato regolamento n°1224/09 anche al fine di assicurare la coerenza della pesca non professionale con tali disposizioni comunitarie.

Per quanto riguarda i negoziati con il Mercosur e i Paesi del Mediterraneo l’interesse nazionale del nostro Paese è assicurare le piena reciprocità in tema di tracciabilità, di sicurezza e salubrità, regole cui già soggiacciono gli agricoltori europei con costi ben maggiori rispetto ai Paesi sudamericani.

Sulla terra ai giovani

potrebbero esser affidate in gestione pluriennale ai giovani, anche costituiti in cooperative, per il loro sfruttamento e con le garanzie che una parte delle produzione sia acquistata dallo Stato. Naturalmente stiamo effettuando le necessarie verifiche ordinamentali per vedere come il federalismo regionale impartisce questa iniziativa.

Sugli accordi internazionali Parte non rilevante dell’attività del dicastero e del Governo, nel settore, riguarda l’attività internazionale ed i relativi accordi. Due in particolar modo: • I negoziati a livello di Organizzazione Mondiale del Commercio; • I negoziati bilaterali UE-Mercosur. Per quanto riguarda i primi, l’Italia, in piena sintonia con la Commissione Europea ha interesse all’adozione di un sistema multilaterale per la tutela delle indicazioni geografiche di tutti i prodotti agricoli che permette di proteggere in maniera generalizzata tutte quelle europee.

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Fin dal mio insediamento ho coltivato l’idea di assumere le iniziative normative e politiche per riportare i giovani alla terra in un contesto di redditività, di sostenibilità e di innovazione. Con il Ministro Tremonti abbiamo già avviato un confronto in modo da effettuare una ricognizione preventiva delle terre demaniali coltivabili che

Sugli Enti vigilati Il Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali vigila una serie di Enti e Agenzie e Istituti di cui intendo valutare l’effettivo funzionamento, anche secondo criteri di efficienza ed economicità, così come intendo considerare la possibilità di valutare eventuali fusioni tra enti che svolgono funzioni contermini. Penso ad Agea e Agecontrol, a Unire e Unirelab, a Buonitalia e Isa. Valuterò la possibilità di sciogliere qualcuno di tali enti, ritenendo raggiunto o non più raggiungibile lo scopo per il quale era stato istituito. Intendo garantire sia a me stesso, come Ministro, che a tutti gli osservatori, in ogni caso - secondo un moderno ed efficiente modello di due diligence -, piena trasparenza delle attività, delle spese, dei costi, dei risultati, delle scelte dei


numerosi enti vigilati. Il principio deve essere quello della effettività e cioè un ente ha ragione di esistere se ha le risorse per perseguire i suoi scopi, e non pagare solo gli stipendi, e se il risultato che persegue genera valore aggiunto al settore di riferimento.

Sul Piano per il Sud Il Governo, nel Consiglio dei Ministri del 13 aprile 2011, ha approvato il Documento di Economia e Finanza Pubblica che nel sostituire il DPEF, ne assorbe i contenuti e che contiene il PNR al cui interno vi sono le azioni nazionali per il Sud. Per la prima volta, da quando sono stati adottati tali documenti di politica e programmazione economica, l’agricoltura è entrata, a pieno titolo, a farvi parte con iniziative cui annetto particolare interesse e che riguardano l’infrastrutturazione idrica del Mezzogiorno. È ben noto come l’agricoltura viva di acqua e spesso le nostre terre al Sud ne siano carenti ovvero le reti esistenti non riescano ad assicurare un’addizione adeguata e sufficiente. Intendo favorire il rafforzamento di queste azioni, proprie delle competenze ministeriali, pre-

via una ricognizione degli effettivi bisogni sia per eliminare sprechi e malversazioni, sia per assicurare l’esercizio delle funzioni proprie dello Stato in questo settore.

Sulle risorse economiche Il contesto economico finanziario del nostro Paese e del mondo in cui viviamo è sotto gli occhi di tutti! Risorse economiche insufficienti, fabbisogni crescenti, innovazioni tecnologiche costose rappresentano un contesto con il quale ci confrontiamo quotidianamente. Tuttavia sono impegnato nel recuperare almeno le risorse finanziarie destinate al settore agricolo attraverso il reintegro dei fondi FAS assegnati e che sono stati utilizzati per far fronte alle varie emergenze e calamità che hanno colpito l’Italia negli ultimi anni. Si tratta di 750 milioni di Euro che costituiscono la dote, se così si può dire, del nostro settore e per il recupero dei quali intendo profondere ogni sforzo. Prima di concludere desidero rendervi partecipi della ferma intenzione di promuovere, entro l’anno, gli Stati generali dell’Agricoltura che costituirà il momento più significativo e politicamente qualificante

dell’incontro, del confronto, della proposta di questo straordinario mondo del lavoro e della produzione a cui saranno chiamati a dare il loro qualificato contributo tutti gli attori e i soggetti interessati. Signor Presidente, Onorevoli colleghi, ho la consapevolezza di non aver esaurito con la mia relazione il complesso dei temi che toccano le politiche ministeriali, ma sono certo che il dibattito che ne seguirà mi permetterà di integrare i temi con le risposte alle Vostre domande. Siamo chiamati ad uno sforzo che può sembrare immane, rispetto alle nostre capacità e possibilità, e l’esser consci che ci occupiamo di risorse primarie ed essenziali per la nostra vita quotidiana, per il futuro dei nostri eredi e della nostra civiltà, per assicurare al mondo in cui viviamo condizioni di benessere e di progresso fanno sì che la nostra azione, comune negli obiettivi, sia animata da una vis intensa e forte, un fuoco che ci anima e non ci brucia, una aspirazione intensa che ci conduce con responsabilità e con impegno verso un’azione che sentiamo come un dovere civile al quale non possiamo sottrarci.

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fare ambiente

Un viaggio

fra i disastri

energetici nel Mondo Alcune fonti sembrano ottimali ma possono presentare molte controindicazioni. L’unica cosa che si può fare, sempre, è informare e informarsi il più possibile > A cura del Prof. Orazio Mainieri Responsabile Settore Energia Associazione Fare Ambiente

L

e fonti energetiche sono fondamentali per il benessere e la vita delle nazioni industrializzate e non, ma il loro uso comporta anche aspetti negativi di cui occorre tener conto e che non bisogna minimizzare. Ci riferiamo agli aspetti dannosi “collaterali” cioè ai disastri causati dall’estrazione, l’istradamento e l’utilizzo di fonti energetiche, sia per il loro sfruttamento diretto, sia per la produzione di energia elettrica. è doveroso un confronto al fine di offrire al lettore una realtà che non deve essere alterata da aspetti ideologici e politici. L’energia idroelettrica, per esempio, è un’energia intrinsecamente pulita e non inquinante per l’ambiente. Fra le rinnovabili è l’unica che ha realmente dimostrato di costituire una seria fonte alternativa.

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Tuttavia l’idroelettrico non è una fonte sicura e senza rischi. Per questa fonte energetica ricordiamo la tragedia del Vajont del 1963 in Italia con 1909 morti e quella di Banqiao del 1975 in Cina con 171.000 morti. Il carbone è una delle fonti energetiche col più elevato costo in termini di perdita di vite umane nel corso della storia. Si contano infatti in circa 6.0007.000 le vittime all’anno tra i minatori morti in incidenti o

esplosioni in miniere di carbone. I disastri petroliferi invece sono spesso associati al naufragio di superpetroliere con conseguente sversamento in mare e sulle spiagge di milioni di litri di petrolio con danni incalcolabili all’ambiente, in particolare all’avifauna e ai pesci. Da quelli causati dal Gas ricordiamo quello del 1984 a San Juanito (Messico) dove diversi serbatoi di gas liquido esplosero e 550 persone morirono sul colpo,


Ricordiamo che nel 1986 a Chernobyl, l’incidente nucleare è stato del 7º livello Ines (il massimo) con 65 morti accertati (di cui solo 17-21 per tumore alla tiroide forse). L’incidente di Chernobyl è il più grave incidente nucleare mai avvenuto.

Ci furono 336.000 sfollati da una zona di esclusione di 30 km che ridussero notevolmente gli effetti sulla popolazione. Per cui al di là dei 30 km non vi furono negli anni a venire né aumenti di leucemie, rispetto alla media, né effetti genetici come hanno dimostrato gli studi dei Chernobyl forum 2003-2005. Per i disastri energetici delle altre fonti non è così, abbiamo migliaia di vittime; per quelli chimici ancora peggio. Fareambiente, movimento ecologista europeo, ha già avviato una campagna informativa che è una vera e propria battaglia contro l’ignoranza in materia, di larghi strati della popolazione italiana che viene sfruttata politicamente da gruppi spregiudicati il cui unico scopo è il potere sulle menti, non il bene della Nazione. Informare, informare, informare, questa deve essere la nostra priorità.

7000 furono ferite, 300.000 abitanti furono evacuati. A proposito di gas ricordiamo pure la tragedia di Viareggio del 2009 in Italia, quando il deragliamento di un convoglio ferroviario trasportante gas GPL causò l’esplosione di una delle 14 cisterne. Furono 31 i morti e 24 i feriti ustionati gravi il bilancio dell’incidente. Nel corso della storia industriale del nucleare civile per la produzione dell’energia elettrica si sono verificati pochi incidenti nucleari significativi.

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management

TERZO CORSO COMMISSARI

I

l 3° Corso Commissari è al “giro di boa”. Iniziato il 1° luglio dello scorso anno, tra mille incertezze e grandissime aspettative legate soprattutto alla scelta di accogliere i 113 neo Commissari presso la prestigiosa Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno, sulla scorta dell’anno di corso che i frequentatori si sono ormai gettati alle spalle, è possibile fare un minimo di bilancio sull’attività sin qui svolta ed una serie di proposte su quanto ancora non è stato svolto. Persistenti problemi di logistica, vettovagliamento, gestione amministrativa del personale, presterebbero il fianco a facili quanto improduttive critiche

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nei confronti del management, che spero sappia correggere in breve tempo quanto è facilmente migliorabile con pochi accorgimenti e sappia comprendere come un seppur minimo ma indispensabile cambiamento nell’approccio e nel rapporto con i corsisti farà vivere loro in modo sereno quel che resta di questa irripetibile opportunità formativa. Il fatto di aver un così alto numero di vincitori provenienti dai ruoli del Corpo Forestale dello Stato non deve generare equivoci, perché dall’eterogeneità della loro provenienza scaturisce una conoscenza parziale dell’organizzazione dell’Amministrazione che dev’essere quindi ben approfondita.

Approfondita anche e soprattutto in virtù delle costanti e continue evoluzioni degli assetti interni, dell’attribuzione di nuove e maggiori competenze al Corpo, della sempre maggiore presa di coscienza dei cittadini rispetto ai temi ambientali ed alle varie forme di tutela che, inevitabilmente, coinvolgono il personale del C.F.S. a tutti i livelli. E quindi la trasmissione del knowhow da parte di docenti e tutor è essenziale per preparare i nuovi funzionari ad una gestione dinamica e diversificata del personale, caratteristica indispensabile per permettere ad una piccola realtà come la nostra, con pochi numeri ed esigue risorse, di svolgere al meglio i compiti istituzionali che il Paese ci ha affidato.


Diventa quindi indispensabile consentire a tutti i corsisti di “vivere”, seppur temporaneamente, più realtà e quindi più Uffici e strutture possibili del Corpo, pianificando al meglio il tirocinio operativo presso i reparti, consentendo loro di toccare con mano i vari aspetti amministrativi e, in misura minima e compatibile con il loro status, l’attività di polizia sul territorio. L’indiscusso arricchimento professionale ricevuto dall’approfondimento delle materie ambientali,

anche attraverso la partecipazione ad escursioni specifiche che hanno consentito ai giovani funzionari di apprezzare il patrimonio ambientale nazionale, deve necessariamente essere seguito da opportuni stage - teorici e pratici - specifici sull’attività operativa di polizia che rientra nelle competenze dei Commissari. Poter contare sull’ingresso contemporaneo di un così alto numero di Quadri rappresenta un’occasione irripetibile per

fare un salto di qualità, soprattutto in termini di mentalità, che non può essere vanificata né mitigata da errori di pianificazione del percorso formativo che rischierebbero di consegnare alle strutture del C.F.S. funzionari inesperti con insufficienti conoscenze per poter gestire ed organizzare il personale del Corpo Forestale all’interno di un territorio e di un’Amministrazione in continua evoluzione.

Intervista al V. Capo del Corpo Forestale dello Stato Ing. Fausto Martinelli Sig. Vice Capo del Corpo, oltre ad essere la figura istituzionale di riferimento anche per questo 3° Corso Commissari, Lei è anche il Capo dell’Ufficio Relazioni Sindacali; in che modo e quando l’Amministrazione pensa di affrontare la problematica relativa all’assegnazione dei Commissari frequentatori, considerando che il Corso precedente ha dovuto soggiacere alle vigenti regole sulla mobilità rivelatesi quanto meno inefficaci? Il terzo Corso rappresenta dopo tanti anni un evento importante per rinnovare significativamente gli organici del Corpo forestale dello Stato in un ruolo, quello direttivo, che più di ogni altro avverte l’esiguità del numero e un generale invecchiamento generazionale. C’è carenza di commissari in quasi tutti gli uffici, ma certamente l’assegnazione dei commissari sul territorio deve avvenire in una visione strategica sostenuta da una oculata pianificazione. L’impegno dell’Amministrazione sarà quello di esaminare le esigenze di tutti gli uffici CFS ed elaborare, d’intesa con le Organizzazioni sindacali, regole condivise e trasparenti per una efficace distribuzione di tale risorsa, determinante per la missione istituzionale del CFS. Passato questo primo anno di corso è possibile fare un piccolo bilancio: cosa, secondo Lei, ha toccato punte di eccellenza e cosa, invece, deve essere migliorato? Il Corso si è prefissato l’ambizioso obiettivo di realizzare un percorso comune a vincitori di concorso provenienti da studi universitari molto diversi tra loro e sinteticamente riproducibili in due grandi macroaeree una tecnicoscientifica e l’altra giuridico-economica. Sottolineo sempre che il CFS ha la più elevata “biodiversità” culturale tra i corpi di Polizia: laureati in scienze agrarie, biologiche, forestali, ingegneria, chimica, giurisprudenza, economia e commercio, scienze politiche, informatica e veterinaria. I commissari lavoreranno fianco a fianco per due anni consecutivi conseguendo anche un master universitario di secondo livello. Il traguardo di portare il commissario ad un elevato grado di conoscenza e padronanza di cognizioni insieme scientifiche e giuridiche è la sfida più importante, e quasi, unica, nel panorama della formazione del comparto sicurezza. Mi impegno affinché alla fine del Corso questo risultato sia raggiunto; commissari frequentatori hanno già acquisito e fatto propria questa filosofia di fondo, e stanno percorrendo il cammino con impegno straordinario e con risultati finora lusinghieri. Questo Corso insegnerà loro i tre saperi che fanno parte del disegno finale dell’Amministrazione: “sapere, saper fare, saper essere”. è questa l’eccellenza a cui puntiamo. Non sottovaluto le difficoltà e certo avremmo potuto fare di più, l’Amministrazione ha investito importanti risorse umane e finanziarie, tuttavia alcune iniziative, soprattutto le esperienze operative sul territorio, subiscono ridimensionamenti a causa delle forti limitazioni imposte dai tagli di bilancio. Sono tuttavia ottimista nell’affermare che, a conclusione del corso, i neo-commissari capo costituiranno una delle più importanti risorse in termini di qualità e professionalità del Corpo forestale dello Stato e rappresenteranno la struttura portante del CFS dell’avvenire.

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celebrazioni

L’ONU

proclama il 2011

anno internazionale

delle foreste Presentato un ricco calendario che prevede eventi

organizzati in vari angoli del pianeta con l’intento e sensibilizzare l’opinione

d’informare

pubblica in materia, prende il via da New York, la Conferenza ministeriale sulla protezione delle foreste in Europa

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> A Gianluca Filoni – Dirigente UGL-CFS

S

e lo stato di emergenza delle foreste fosse un quadro, potrebbe essere efficacemente rappresentato dall’Urlo di Munch. I cinefili, magari, preferirebbero la rappresentazione animista resa nel film fantascientifico Avatar del 2009. Ma, dato che è ai dati economici e statistici che si deve fare riferimento, ci basti sapere che la deforestazione oggi viaggia all’allarmante ritmo di 130.000 km2 all’anno con la conseguente estinzione di specie vegetali e animali stimata in 100 specie per giorno. Per l’anno 2011 l’appello dell’ONU investe le foreste al fine di favorirne la gestione, la conservazione e lo sviluppo sostenibile in tutto il mondo, riconoscendone il potenziale contributo nella lotta alla povertà e al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo internazionalmente concordati per il Millennio. Il ricco calendario, che prevede eventi organizzati in vari angoli del pianeta con l’intento d’informare e sensibilizzare l’opinione pubblica in materia, prenderà il via da New York , dove si tiene la Conferenza ministeriale sulla protezione delle foreste in Europa.

Tra le finalità dell’Anno Internazionale delle Foreste non possono mancare la ricerca internazionale, da promuovere e favorire in un networking di scambi e collaborazioni sinergiche e il varo di obiettivi specifici per arginare i problemi ambientali connessi al degrado e alla perdita di aree forestali. L’urgenza di attenzionare i temi sopra detti è motivata soprattutto dall’accertata rilevanza che le foreste hanno nel contrasto ai cambiamenti climatici. Le aree boschive sono infatti la principale risorsa naturale utile ad ostacolare il riscaldamento globale grazie alla fondamentale attività di fissazione del carbonio esercitata dagli alberi. A ciò si aggiunga il ruolo svolto a salvaguardia della biodiversità, a favore della depurazione e regimazione delle risorse idriche, nell’emissione dell’ossigeno e assorbimento di CO2, nella limitazione dei processi di erosione e desertificazione dei suoli. Una valenza polifunzionale comprensiva anche del ruolo produttivo, socio-culturale e ecologico-paesaggistico, che ha motivato l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

dell’ONU a proclamare, durante l’83esima Riunione Plenaria del 20 dicembre 2006, il 2011 ‘Anno Internazionale delle Foreste’, in accordo con le Convenzioni sulla Diversità Biologica e con il Protocollo di Kyoto che, nel 1977, pose i primi obiettivi ambientali per la lotta al riscaldamento globale del pianeta. L’abbattimento delle foreste, da cui dipende la vita di oltre un miliardo e mezzo di persone in tutto il mondo, avviene al 94,1% nelle aree tropicali del Brasile, del Congo e dell’Indonesia per opera di un business che gravita intorno all’abbattimento, alle coltivazioni industriali e all’industria del legname. In alcuni casi, sono le stesse popolazioni a ricorrere al taglio incontrollato degli alberi per utilizzarne il legno come combustibile.


celebrazioni

Succede in Paesi dell’Africa e dell’America Latina, secondo quanto relazionato lo scorso ottobre nel congresso nazionale di Spegni lo spreco… accendi lo sviluppo, che ha anche informato gli intervenuti sulle buone pratiche messe in atto nel sud del mondo. Esperienze che fanno uso di tecnologie appropriate, ovvero basate sul riciclo di sole, acqua, vento, biomasse e rifiuti tecnologici adattati alla situazione specifica. Cucine solari e biomasse per combustione costituiscono due esempi che hanno consentito (con un lavoro di coinvolgimento e di formazione delle comunità) la riduzione del taglio degli alberi e buoni risultati nella lotta all’erosione e alla desertificazione dei terreni di quei luoghi. L’Italia partecipa a un più ampio progetto europeo e tramite la Rete Rurale Nazionale può proporre iniziative di ricerca e approfondimento, d’incontro e divulgazione sul ruolo delle risorse forestali nello Sviluppo delle aree Rurali del Paese per il periodo 2007-2013.

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C’è da dire che solo con il Piano d’Azione dell’Ue per le Foreste (PAF) presentato nel 2006, la normativa europea ha adottato un quadro unitario d’orientamento per gli interventi forestali realizzati dagli Stati membri e dalle istituzioni Comunitarie. Cosa si fa concretamente oggi in difesa delle foreste? La certificazione FSC (Forest Stewardship Council) è il sistema d’ispezione condotto in foreste o piantagioni forestali per valutare come queste sono gestite rispetto ai criteri di protezione ambientale e responsabilità sociale ed economica stabiliti dall’omonima organizzazione non governativa e no-profit. Alla FSC, dal 2001 in Italia fanno riferimento il gruppo FSC-Italia e gli Scrittori per le foreste, autori che promuovono la carta certificata presso i propri editori. Più di 300 progetti di conservazione dedicati interamente alle foreste sono portati avanti annualmente dal WWF in 65 Paesi del mondo.

Altre associazioni no-profit, molto meno note, promuovono iniziative che tendono a fermare l’antropizzazione delle foreste, specie quelle pluviali, o a cambiare quelle abitudini di vita che favoriscono l’erosione e la desertificazione del suolo (altre facce di uno stesso problema ecologico). Succede in Bolivia, Senegal, Burkina Faso, tanto per citare degli esempi. I Paesi delle foreste tropicali stanno iniziando a sviluppare politiche e avviando progetti autonomi volti a ridurre le emissioni da deforestazione e degrado forestale. Operatori diversi - sostenitori del progetto, ministeri, donatori, agenzie delle Nazioni Unite, ONG – lavorano a questi temi. Talvolta in sinergia, più spesso in netta antitesi come nel caso del progetto pilota REDD + (Ridurre le Emissioni da Deforestazione e Degrado forestale), ora in corso in Bolivia, Brasile, Camerun, Tanzania, Indonesia e Vietnam, oggetto del rifiuto dell’Aseo, la più attiva e accreditata associazione


Alcuni obiettivi concreti dell’Anno Internazionale delle foreste. Circa 1,5 miliardi di ettari di foreste persi e degradati del mondo, un’area grande quasi quanto la Russia, potrebbero essere ripristinati. Questo è il risultato delle più recenti ricerche a livello mondiale che ora si dovrebbe estendere a livello nazionale per identificare specifiche modalità. Ad affermarlo è l’IUCN – Unione Internazionale per la Conservazione della Natura - l’ONG internazionale con sede a Gland (Svizzera) riconosciuta come la più antica e autorevole rete ambientalista mondiale. L’UCN è l’unica organizzazione specializzata

ecologica della Bolivia orientale, membro della IUCN, la rete internazionale contro la desertificazione, e della Lega per la Difesa dell’Ambiente. Diretta dalla biologa Urbelinda Ferrufino Arnez, ASEO è un’ONG di volontari che non condividono il ricorso al rimboschimento con monocolture estensive e intensive, con varietà arboree destinate al taglio in larga scala e ai mercati di legno pregiato che il REDD sosterrebbe. “Deserto Verde”, così definisce l’ASEO il risultato di una forestazione accusata di venire a patti con la funzione produttiva speculativa sacrificando la visione ecologica

nelle tematiche ambientali che riveste il ruolo di osservatore nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La sua analisi (presentata a dicembre 2010) rivela che l’Africa e l’Asia detengono le prospettive più promettenti, ciascuna con circa 500 milioni di ettari di paesaggi forestali con possibilità di restauro delle foreste. Quando dal 28 novembre al 9 dicembre 2011 a Johannesburg si terrà il penultimo evento del calendario dedicato alle foreste, la XVII Conferenza ONU sul Clima (COP 17), l’ONU avrà il compito trovare un accordo che dia seguito al protocollo di Kyoto.

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on questo provvedimento mettiamo a disposizione dieci milioni di euro per sostenere le nostre produzioni di eccellenza. Abbiamo fatto della qualità un punto irrinunciabile delle nostre politiche agricole e questo intervento dà concretezza alla nostra azione”. Così il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Saverio Romano, nell’ottica del sostegno allo sviluppo dei prodotti agricoli e della vitivinicoltura nazionale d’eccellenza, ha commentato l’autorizzazione concessa al Commissario ad acta ex Agensud, Ing. Roberto Iodice, per l’immediato utilizzo della somma di dieci milioni di euro, importo massimo previsto dalla Commissione europea per Aiuti di Stato, con la finalità di distribuire contributi in favore di piccole e medie imprese attive

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nel settore della produzione di prodotti agricoli di qualità. I contributi saranno concessi, nella misura del 90% degli investimenti effettuati per un importo massimo di 400.000 euro a beneficio delle piccole e medie imprese attive nel settore della produzione di prodotti agricoli e vitivinicoli di qualità ed assegnati, all’esito di procedura di selezione competitiva e per il tramite di Organismi associativi di produttori, per l’erogazione di servizi o attività volte a favorire l’aggregazione di produttori, la promozione dei prodotti di qualità e la conoscenza delle peculiarità delle produzioni mediterranee di qualità. Potranno essere richiesti da Consorzi di produttori nonché da Organismi associativi di produttori, di prodotti Dop, Igp, Dpc, Docg, Igt, riconosciuti o in via di riconoscimento in sede Europea e da Aggregazioni, tra i suddetti Consorzi e/o Organismi, costituite in forma di Associazione temporanea di imprese. Con Decreto del Commissario ad Acta ex Agensud sono stati stabiliti i criteri e le modalità per la concessione dei contributi stessi.

Il testo integrale del Decreto commissariale sarà consultabile sui siti internet del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali www.politicheagricole.it e della Gestione commissariale www.agensud.it, successivamente alla imminente pubblicazione di relativo Avviso, sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana e su quotidiani di interesse nazionale.

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cronaca

Sicurezza

alimentare frodi in aumento

Ma anche le operazioni

di contrasto Patrone (Capo CFS): “Grido di dolore non

va più taciuto.

Tutelare interessi nazionali”

S

ono in aumento i reati accertati relativi a contraffazione alimentare. In aumento anche le persone denunciate all’Autorità giudiziaria e gli illeciti amministrativi contestati, per un valore di un milione e mezzo di euro. Il Corpo forestale dello stato tira le somme sul bilancio delle attività operative relative al 2010: i reati accertati sono stati 102 rispetto ai 75 rilevati nel 2009, le persone denunciate sono state 120 contro le 64 dell’anno precedente e gli illeciti amministrativi contestati sono passati dai 359 del 2009 alle

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775 del 2010. Incrementati anche i controlli, che sono passati dai 4423 effettuati nel 2009 ai 5056 effettuati nel 2010. La contraffazione alimentare è in crescita, insomma, a fronte di un aumento di circa il 15 per cento dei controlli, si registra un aumento di oltre il 50 per cento delle persone denunciate e del 30 per cento circa dei reati accertati. Le regioni dove sono stati fatti i maggiori controlli sono il Piemonte con circa 800 operazioni, la Calabria con oltre 600 controlli, e la Toscana con 537 controlli.

“Ci sono state in passato operazioni complesse come quella del latte alla frontiera del Brennero. Presto ce ne sarà un’altra relativa all’olio d’oliva”, Dice Giuseppe Serino, capo Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari. “Non ci possiamo permettere le frodi, il settore agroalimentare è un settore molto importante dell’economia del nostro paese”. L’industria alimentare assieme all’agricoltura conta – stando agli ultimi dati Federalimentare - un fatturato di 124 miliardi di euro l’anno posizionandosi al secondo posto nel Pil nazionale. Basti pensare che l’uomo più ricco d’Italia è, con 17 miliardi di dollari, proprio un capitano dell’industria alimentare, Michele Ferrero. “Un prodotto può passare da pochi euro a cifre consistenti. A parte la sicurezza alimentare non è giusto che il consumatore paghi un prodotto per quello che non è”. Un grazie al corpo forestale dal presidente della Coldiretti Sergio Marini. “Non viene tutelato solo l’interesse dei produttori che rappresento, ma tutto il sistema paese.


Dobbiamo puntare – in un mondo sempre più globalizzato – sulla qualità e sulla diversificazione”. Il problema secondo Marini è “che si opera in un quadro normativo che non ha mai certezze. Con Bruxelles che dice che la sicurezza e la trasparenza sono un danno all’economia”. Il presidente Coldiretti lancia una battaglia per tutto il paese: “Il made in Italy agroalimentare è sotto attacco da anni”. “Come consumatore ho la consapevolezza che i prodotti italiani sono i migliori del mondo”, spiega Cesare Patrone, capo del Corpo forestale. “Laddove noi siamo i primi del mondo come qualità di prodotto e capacità di trasformazione, non si può più tacere il grido di dolore dovuto all’agropirateria e alla contraffazione alimentare. Al di là del prodotto di qualità – insiste – non possiamo concepire che un pensionato vada a pagare un prodotto di bassa qualità come uno di alta qualità”. “Sono lesi – conclude – gli interessi nazionali. Che noi dobbiamo salvaguardare”. Quando dal 28 novembre al 9 dicembre 2011 a Johannesburg si terrà il penultimo evento del calendario dedicato alle foreste, la XVII Conferenza ONU sul Clima (COP 17), l’ONU avrà il compito trovare un accordo che dia seguito al protocollo di Kyoto.

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convegno

Quale il futuro dei parchi? Ad Assergi, nel Gran Sasso, un interessante promosso dall’AIDAP

> A cura della Segreteria Regionale UGL-CFS Abruzzo

N

ella splendida sede di Assergi (Aq), il Parco nazionale Gran Sasso

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e Monti della Laga ha ospitato un dibattito sul futuro delle aree protette a circa 20 anni dall’entrata in vigore della storica legge n. 394/91. L’iniziativa,promossa da AIDAP e dal Parco del Gran Sasso-Laga, ha visto quali autorevoli e motivati relatori il presidente dell’Ente Parco, Arturo Diaconale - il presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri - il segretario generale della Fondazione Symbola, Fabio Renzi - moderati dal presidente di AIDAP, Nino Martino.

dibattito


Molto intensi gli interventi e molto partecipata la discussione, anche grazie a una folta presenza di amministratori locali, giornalisti, cittadini, ma anche direttori e presidenti di altre aree protette di tutta Italia. Ma la vera e propria sorpresa è stata la partecipazione del direttore generale protezione natura del ministero ambiente, Renato Grimaldi. Aveva manifestato interesse ma non garantito la propria presenza. Quindi “averlo avuto tra noi” - ha dichiarato Nino Martino - “è stata una piacevolissima sorpresa. Siamo onorati che la prima uscita pubblica del direttore Grimaldi sia stata in occasione di una corale riflessione sul lavoro di questi intensi venti anni di costruzione del sistema dei parchi.” E proprio sulle necessità per costruire ancor meglio il sistema, sul ruolo delle aree protette, della società civile, dello stesso ministero dell’ambiente, si è soffermato Grimaldi nel suo intenso e molto apprezzato intervento. Così come sono stati accolti con grande attenzione i contributi di Diaconale, Sammuri e Renzi.

AIDAP ringrazia i relatori, il parco del Gran Sasso-Laga, il ministero dell’ambiente e tutti i colleghi ed amici

intervenuti a questo primo momento di riflessione sul futuro delle aree protette in un mondo che cambia.

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convegno

L’iniziativa, l’appello al Presidente della Repubblica L’ UNIONE per i Parchi e la Natura d’Italia (il coordinamento tra le associazioni AIDAP, AIGAP, AIGAE, 394 e Istituto Pangea Onlus) ha spedito in questi giorni un appello al Presidente della Repubblica e alle massime cariche dello Stato e delle Regioni per il difficile momento che stanno affrontando le Aree Protette italiane. L’appello vuole invitare le Istituzioni a riflettere e a mobilitarsi riguardo alle difficoltà di carattere economico, per il decurtamento delle risorse a disposizione e di carattere operativo per le ridotte piante organiche in cui si trovano ad operare i Parchi Nazionali e Regionali del nostro Paese. “UNIONE ha fatto presente più volte e in diverse sedi qual è l’importanza e quale ruolo giocano le Aree Protette, terrestri e marine, nel mantenimento degli equilibri e nella conservazione delle risorse indispensabili per la

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vita, per lo sviluppo economico e per la salute dei cittadini” ha dichiarato Maurilio Cipparone, portavoce di Unione per i Parchi e la Natura d’Italia. “Nei momenti di difficoltà economica che comunque accomunano le diverse realtà del Paese, le Aree Protette avrebbero bisogno di un’attenzione particolare: si tratta di istituzioni “giovani”, che ancora debbono crescere e a cui non si possono sottrarre indiscriminatamente risorse essenziali allo svolgimento delle loro funzioni.

Al contrario di quanto avviene in altri Paesi, il nostro patrimonio più importante, le persone che lo custodiscono e lo curano sembrano essere il paradigma della disattenzione, invece che l’oggetto di premurosa attenzione. Spero che questo appello,” dice ancora Maurilo Cipparone “riesca a superare la soglia del rumore delle vicende nazionali attuali, perchè se non ci sarà un’inversione di tendenza, tra non molto i parchi e le aree marine protette italiane finiranno nelle pagine riservate ai ricordi del passato”.


L’appello chiede che: Vengano garantite risorse finanziarie certe e stabili nel tempo, sufficienti per il funzionamento ordinario di tutte le aree naturali protette, nonché risorse necessarie alla realizzazione di iniziative, opere e misure di salvaguardia, valorizzando l’autofinanziamento, mai basato sullo sfruttamento delle risorse da tutelare, ma solo quale ulteriore opportunità per incrementare l’attività degli Enti gestori. Vengano garantite le necessarie risorse umane, presso tutte le aree protette, anche per garantire un’efficace sorveglianza. Vengano stabiliti criteri, parametri e obiettivi certi, equi, trasparenti, per la ripartizione delle risorse finanziarie e per la valutazione del loro corretto utilizzo, in ogni tipologia di area naturale protetta. Siano potenziati gli uffici della direzione protezione natura del Ministero dell’ambiente, anche costruendo un contenitore istituzionale di raccordo efficace tra le politiche statali e quelle delle autonomie locali per la gestione delle aree naturali protette, sull’esempio di altri paesi occidentali. Con la creazione di un’agenzia nazionale, interna al Ministero, di supporto alle attività di gestione delle aree naturali protette ad ogni livello, che utilizzi anche le professionalità degli enti di gestione delle aree protette. Sia istituita una vera e propria “scuola dei parchi”, dove possa essere formato adeguatamente il personale di ogni livello e trovi accoglienza l’aggiornamento delle conoscenze culturali di settore degli amministratori, anche utilizzando il grande patrimonio di esperienze professionali maturato in questi anni di gestione delle aree protette.

Venga data applicazione alle leggi che prevedono un’unica gestione del parco (passaggio della gestione delle riserve naturali interne ai parchi, gestione in uso gratuito del demanio terrestre e marittimo dello Stato nelle aree naturali protette). Venga data continuità e certezza del diritto al lavoro del personale e dei direttori delle aree naturali protette, snodo delicato per l’efficacia delle politiche di conservazione e di governance in ambito locale. Crediamo sia importante per la “gente dei parchi”, per il popolo che vive ogni giorno la realtà delle aree naturali protette, per gli amministratori dei parchi, che il Presidente della Repubblica, che i rappresentanti delle Istituzioni, visitino periodicamente i parchi, le aree marine, le riserve

naturali del Paese, per conoscerne dal di dentro la realtà, per dare conforto e speranza con la loro presenza.

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L’intervista

L’ambiente va tutelato senza estremismi

o fondamentalismi ma utilizzando il metodo

scientifico Il professore Vincenzo

Pepe, Presidente di “FARE AMBIENTE” (Docente di Diritto Pubblico Italiano e Comparato e di Diritto Ambientale presso la Seconda Università degli Studi di Napoli) e fondatore del movimento ambientalista spiega le sue posizioni contrarie al negazionismo ecologico

C

aro Prof. PEPE da quando ha iniziato la sua carriera di docente universitario, ha mai avuto dei pentimenti? La ricerca è sempre stata la mia passione, sin dai tempi del Liceo; mi piaceva studiare, studiare e studiare. Ero curioso

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di indagare ed analizzare, in modo particolare, i fenomeni sociali. Il mio sogno era quello di fare il ricercatore e il professore universitario. Non è stato facile ma dopo tanti sacrifici ho realizzato il sogno della mia vita. Ho un rapporto bellissimo con gli studenti ed alcuni miei scritti sono stati tradotti facendomi conoscere in diversi Paesi stranieri. Ho un Dottorato di ricerca presso l’Università di Montpellier ed ho insegnato in diverse Università straniere. L’unico pentimento è che in questo particolare momento sono distratto da altri impegni e non riesco a dedicarmi interamente alla vita accademica.

Come è stato influenzato da Giambattista Vico? La scoperta di Giambattista Vico è stata fondamentale per la mia crescita culturale. è stato Gerardo Marotta (Presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici), poi Elena Croce a farmi scoprire questo grande filosofo. Giambattista Vico è un pilastro nella cultura europea. Come mai ha deciso di fondare l’associazione Fare Ambiente? Da anni mi occupo di Diritto dell’ambiente ed ho sempre considerato l’ambientalismo italiano demagogico e poco realista.


Ho fondato FAREAMBIENTE perché ritengo che in Italia ci sia bisogno di un ambientalismo positivo. In pochi anni FAREAMBIENTE ha visto moltiplicare i propri iscritti e si è radicato su tutto il territorio nazionale. Noi riteniamo che l’ambiente vada tutelato senza estremismi o fondamentalismi ma utilizzando il metodo scientifico. Noi siamo contro i vincoli aprioristici, il negazionismo come eco-filosofia. Solo il metodo realista può contribuire alla tutela dell’ambiente come qualità della vita.

Quanto è importante diffondere la cultura della sostenibilità ambientale in un territorio particolare come quello della Campania? La Campania è l’emblema di come il negazionismo ecologico possa arrecare grave danno all’ambiente e al sistema economico dell’intero territorio. Il caso dei rifiuti in Campania è significativo: aver negato gli impianti ha causato un danno grave non solo all’ambiente ma all’immagine dell’Italia nel mondo. Avrei voluto un forte dibattito sulla tecnologia da utilizzare, invece, l’ambientalismo fondamentalista ha mostrato tutti i limiti, utilizzando le questioni ambientali come strumento per fine elettorali. La cultura della sostenibilità ambientale è fondamentale per responsabilizzare le comunità ed aiutare a scegliere le politiche ambientali più realiste senza falsi allarmismi utilizzando solo il metodo scientifico.

Professore, tra le sue attività, ricordiamo anche quelle con la GEOECO, (Consorzio dei rifiuti Caserta 2) quali sono le sue proposte per il problema dei rifiuti? L’esperienza di GEOECO è stata fondamentale per la nascita di FAREAMBIENTE. Ero disperato. Avevo capito che senza impianti non si poteva risolvere il problema dei rifiuti. L’ambientalismo tradizionale si ostinava a dire che tutto si risolveva con la differenziata ma era sbagliato. Avevo portato la differenziata al 30 per cento in un territorio difficile ma ero solo, terribilmente solo. I comuni non volevano differenziare perché costava, i politici erano indifferenti, il mio piano industriale era avversato. Ho realizzato in provincia di Caserta un impianto di compostaggio che non è mai entrato in funzione. Ora mi dicono che è un deposito di ecoballe. Il nostro umido viene portato in Sicilia e in Veneto con costi elevati. Dopo un anno e mezzo mi son dimesso da presidente di Geoeco con l’amarezza di non aver realizzato tutti gli impianti che volevo. Ho combattuto contro una filosofia ambientalista sbagliata, per questo è nato il Movimento FAREAMBIENTE. Sto scrivendo un libro sulla mia esperienza nei rifiuti in

Campania dal 2004 al 2006. Molti mi dicono di lasciar perdere, certo, ho tante cose da raccontare! Diceva Giambattista Vico: «Questo mondo civile egli certamente è stato fatto dagli uomini, onde se ne possono, perché se ne debbono, ritruovare i principi dentro le modificazioni della nostra medesima mente umana»; come commenta queste luminari parole? L’uomo con il suo fare è l’artefice della storia. Nelle ore della confusione l’uomo deve ritrovare il fondamento e il fondamento è in Noi stessi, nella nostra identità, nella memoria storica. I suoi progetti per il futuro? Dedicarmi ai miei studi e a FAREAMBIENTE. L’Italia ha bisogno di un grande movimento ambientalista maturo di tipo europeo. Spero che la politica italiana capisca che in Europa l’ambientalismo positivo è diventato la terza forza. FAREAMBIENTE è un valore aggiunto, è un grande progetto e modello di società se i partiti del mondo moderato non sanno cogliere questa occasione vuol dire che troveremo altre forme di aggregazione.

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Federalismo

Gli Enti Locali

saranno costretti

a cedere i beni pubblici? > A cura del Dott. Gaetano Benedetto Presidente Parco Nazionale del Circeo

I

l dibattito sul Federalismo procede tra incertezze e demagogia. E’ incredibile come in Italia non ci si riesca a mettere d’accordo neppure sui numeri: conti alla mano la gran parte dei Sindaci ha dimostrato che il Federalismo, così come impostato dal Governo, porterà necessariamente ad un significativo aumento della tassazione locale, ipotesi questa però negata dal Ministro Tremonti e dagli esponenti della Lega. In realtà i Comuni da qualche parte i soldi dovranno prenderli, e vista la riduzione delle entrate (vedi blog precedente) se non aumenteranno le tasse saranno costretti a “valorizzare” e cedere i propri beni, compresi quelli a loro trasferiti tramite le norme del cosiddetto Federalismo Demaniale. Nessuno è ancora in grado di fare un bilancio dell’applicazione delle norme sul Federalismo Demaniale (decreto legislativo n. 85 del 28 maggio 2010), ma nello scenario che si sta prospettando i timori di

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SICUREZZA AMBIENTE

“svendere” i beni pubblici aumentano. è vero che in linea teorica il decreto approvato impedisce formalmente di utilizzare i beni demaniali agli Enti Locali per fare cassa (in caso di eventuali alienazioni infatti gli introiti, tranne una percentuale del 15% che va allo Stato, dovranno essere destinati a ridurre i debiti dell’Ente Locale con il divieto di utilizzare questi fondi per la spesa corrente), ma gli escamotage possibili sono tanti, anzi la stessa legge sul Federalismo Demaniale forza sul concetto di “valorizzazione” che, com’è noto, trova interpretazioni applicative diametralmente opposte. “I beni trasferiti entrano a far parte del patrimonio disponibile dei Comuni, delle Provincie, delle Città Metropolitane e delle Regioni “ che possono alienarli “solo previa valorizzazione attraverso le procedure per l’adozione delle varianti allo strumento urbanistico”.

Come dire che per “valorizzare” un bene che lo Stato trasferisce ad un Ente Locale si può derogare, certamente con le procedure di legge, anche ai piani regolatori o ad altri piani urbanistici. Come dicevamo la norma si presta alle interpretazioni più varie, infatti l’Ente Locale che riceve il bene trasferito dallo Stato ne dispone “nell’interesse della collettività rappresentata” e deve favorirne “la massima valorizzazione funzionale (…) a vantaggio diretto o indiretto della


medesima collettività”; a tal fine l’Ente Locale può anche “indire forme di consultazione popolare”. Ma l’interesse della collettività è il mantenimento del bene in una funzione comunque pubblica, o il guadagno che da questo bene può derivare e quindi l’utilizzo di questi fondi in altre attività o servizi? Nella pratica quello che rischia di avvenire è che gli Enti Locali daranno in concessione o alieneranno questi beni sulla base di progetti di “valorizzazione” che stabiliranno forme di utilizzo rispetto alle quali i privati dovranno trarre guadagni non fosse che per ammortare i costi di restauro e di gestione. è infatti difficile pensare che i beni vengano ceduti con un normale affitto a chi deve poi investire ingenti capitali per conservarli e riadattarli alle nuove esigenze funzionali senza che questi abbia certezza di un possesso a lunghissimo termine. Dunque concessioni o alienazioni, possibilità che si applicheranno a seconda dei vincoli che gravano sui singoli beni. Alcuni di questi infatti appartengono al patrimonio indisponibile dello Stato, e come tali non sono alienabili, altri appartengono invece al patrimonio disponibile, e quindi in via

teorica già oggi potrebbero essere ceduti dallo Stato. Ecco dunque che da un lato si ripresenta per i primi (i beni inalienabili) l’ipotesi e il rischio delle concessioni pluridecennali (ai canoni che sappiamo e che, per quanto aumentabili, saranno sempre sottostimati rispetto ai possibili guadagni), da un altro per gli altri aumenta a dismisura la possibilità e il rischio di alienazione. Nella sostanza, in entrambi i casi, il bene esce sostanzialmente dalla disponibilità del patrimonio pubblico. Ma di che beni stiamo parlando? In buona sostanza, con esclusione dei beni appartenenti al patrimonio culturale e di quelli ricadenti nei parchi nazionali, si tratta di beni del demanio marittimo, idrico (comprese le opere

di bonifica) fluviale e lacuale se sovraregionali, gli aeroporti d’interesse regionale (definiti dall’art. 5 del succitato decreto legislativo) che in linea teorica rimangono “assoggettati al regime stabilito dal codice civile, nonché alla disciplina di tutela e salvaguardia dettata dal medesimo codice” . I beni indisponibili ai sensi dell’art. 822 del Codice Civile rimarranno inalienabili ed incommerciabilizzabili e comunque non dovrebbero formare oggetto a favore dei terzi; quindi l’unico meccanismo possibile è quello delle concessioni. Gli altri, quelli disponibili, correranno rischi enormi perché le pressioni sugli Enti Locali saranno grandi e il mai sopito giro di clientele politiche è per chiunque difficile da tenere a bada.

Chi è Gaetano Benedetto - Si è sempre occupato di gestione del territorio. Ma dire solo questo non restituisce il bello di un impegno al servizio della natura e del paesaggio. Come vivere la loro bellezza, come conservarla e salvarla dalle aggressioni che è costretta a subire costantemente, come conoscerla e rispettarla. Un viaggio in Sardegna e i fenicotteri rosa degli stagni di Cabras, l’hanno spinto a mettere anni di lavoro tecnico-politico a disposizione del WWF. Un modo per essere più a contatto con la società, con le battaglie che si consumavano sul e per il territorio, al di là di culture, religioni e appartenenze politiche, nella difesa di quei valori straordinari che sono appunto la natura e il paesaggio, per una migliore vita comune di uomini, animali, piante, acque e terre. Ha seguito lo sviluppo e l’applicazione della normativa ambientale degli ultimi venticinque anni, dal referendum sul nucleare, alle norme su paesaggio e fiumi della seconda metà degli anni ottanta, dalle norme su caccia e parchi dell’inizio anni novanta, la riforma dei rifiuti, sino al cosiddetto Codice ambientale nel 2006. Ha coordinato e gestito iniziative su tutto il territorio nazionale: dal Mose di Venezia al Ponte sullo Stretto di Messina, dal Delta del Po a Bagnoli, dalla Maremma alla Val d’Agri, dalla Val Bormida a Gela. Ha lavorato moltissimo per contrastare e denunciare il fenomeno dell’abusivismo edilizio. Esperienze professionali Dal 1985 al 1990 ha seguito l’attività delle Commissioni Ambiente e Sanità di Camera e Senato per conto dei gruppi parlamentari radicali. Dal 1990, invece di proseguire l’esperienza tecnico-politica al Parlamento Europeo, ha scelto di lavorare al WWF. Dal 1998 al 2004 è stato presidente del Parco regionale dell’Appia. Dal 2006 al 2008 ha svolto il ruolo di Vice Capo Gabinetto del Ministero dell’Ambiente. Dal 2007 è presidente del Parco nazionale del Circeo. Dal 2008 è co-direttore generale del WWF. Tutte queste esperienze lo hanno portato a essere nominato in numerose commissioni istituzionali preposte a revisioni o applicazioni normative. SICUREZZA AMBIENTE

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iniziative

BICIDAY Dopo il successo dell’anno scorso, l’8

maggio nuova edizione del Biciday promossa dal Ministero dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo: «Spero diventi la giornata nazionale della mobilità sana e sostenibile» > A cura della Segreteria Nazionale UGL-CFS

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l Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva il disegno di legge che istituisce il “Biciday”, la “Giornata Nazionale della Bicicletta” che si svolgerà ogni anno la seconda domenica di maggio.

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SICUREZZA AMBIENTE

Il provvedimento inoltre prevede una serie di iniziative volte a favorire una mobilità ecologica e sostenibile. Il Biciday che l’anno scorso è stato celebrato in via sperimentale riscuotendo un grande successo di pubblico,

con manifestazioni in 1400 comuni italiani, quest’anno si svolgerà l’8 maggio e sarà legato alla ricorrenza dell’150° anniversario dell’Unità d’Italia con iniziative in luoghi cari alla storia risorgimentale.


Nelle foto in alto e in basso: Il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo

Il “Biciday” che è il cuore del provvedimento varato oggi dal Consiglio dei Ministri – afferma il Ministro Prestigiacomo – spero diventi la giornata nazionale della mobilità sana e sostenibile. Il grande successo di pubblico della scorsa edizione, con centinaia di migliaia di persone, famiglie, gruppi organizzati in piazza sulle due ruote, è la dimostrazione di quanto sia avvertita l’esigenza di tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini anche attraverso l’incentivazione di politiche rivolte alla mobilità eco-sostenibile”.

Il disegno di legge che ora passa al vaglio del Parlamento prevede che, negli edifici adibiti a pubbliche funzioni ove sono svolte attività a contatto con il pubblico e che dispongano di cortili o spazi comuni, l’amministrazione riservi un’apposita area alle biciclette degli utenti, segnalando sul proprio sito istituzionale la presenza dell’area riservata. Sempre nell’ottica dell’adozione di misure concrete per favorire l’utilizzo in città delle biciclette si è inoltre deciso di rendere possibile il trasporto delle biciclette pieghevoli sui tram, nei giorni feriali e festivi, senza limiti di numero e di orario. Le amministrazioni locali inoltre dovranno prevedere parcheggi per biciclette, adeguati nella forma e nel numero, in ogni stazione di nuova realizzazione delle linee metropolitane e dei treni metropolitani in modo da rendere più facile e sicuro lo scambio bici-treno e bici-metro. “Molti Comuni – sottolinea il Ministro Prestigiacomo - già da tempo sono impegnati, con il concreto sostegno del Ministero dell’Ambiente, nello sviluppo reti ciclabili e nella promozione di

iniziative volte a stimolare le persone nell’adozione della bicicletta come mezzo per la mobilità quotidiana, per lo svago o per lo sport. Inoltre in occasione del secondo “Biciday” Il Ministero dell’Ambiente sta organizzando in collaborazione con l’Associazione Nazionale Comuni Italiani e la Federazione Ciclistica Italiana, per dimostrare, ancora una volta, che la bicicletta può essere sempre di più un mezzo di locomozione sicuro e pulito, in grado di rendere le nostre città più vivibili e meno inquinate”.

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la storia

Orso Dino la vera storia In Slovenia pensavano avesse la rabbia, in realtà soffriva

per il radiocollare e si era ferito cercando di strapparselo > A cura della Segreteria Regionale UGL-CFS Campania

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cciso dal risparmio o dall’imperizia, soppresso per eutanasia o per pietà. L’orso Dino è morto il 15 marzo vicino a un carnaio della foresta di Lubiana. Colpito con un proiettile sparato con precisione dal fucile di un tecnico del ministero delle Foreste della Slovenia, con tanto di autorizzazione all’abbattimento perché considerato irrecuperabile. La morte di un orso non è mai banale, specialmente se non avviene per cause naturali. Ha sempre una storia dietro, una causa umana. Dino, chiamato così in onore di Dino Buzzati (uno scrittore molto vicino alle tematiche ambientali), è morto perché quando è stato catturato a Fiera di Primiero (Trento), il 10 ottobre 2009, gli fu applicato un radiocollare senza il “drop off”, il dispositivo di sgancio automatico a tempo, consistente in una piccola carica esplosiva che, programmata generalmente a un anno, un anno e mezzo di distanza, fa sganciare il radiocollare, liberando l’animale da un fastidioso e pericoloso ingombro. Il “drop off” costa circa 400 euro sui quattromila del radiocollare. Una piccola spesa, indispensabile per la salute dell’animale che si sta monitorando. Perchè l’orso cresce e il collare lo “strozza”.

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Dino è cresciuto, dopo il secondo inverno ha sentito netta la stretta al collo, ha cercato di strappare quell’impedimento con le unghie. Ma le unghie dell’orso sono come coltelli affilati, si è ferito, il collare è penetrato nella carne, il pelo è cresciuto sopra, creando la situazione ideale per un’infezione. Intanto Dino aveva imboccato la strada per la sua terra d’origine, la Slovenia. Una puntata sul Grappa, una visita a Bosco Chiesa Nuova, un bel soggiorno sull’altipiano di Asiago. Lasciando tracce vistose: galline e pecore predate, una decina di asini uccisi, qualche impronta, qualche avvistamento, qualche incontro ravvicinato con l’uomo.

Aveva attraversato il Cadore, era entrato in Carnia, si era fatto ritrarre da una fototrappola a Tarvisio, di notte. Era il 2 giugno 2010. Un po’ ha girato per il tarvisiano, un po’ è sconfinato nel parco del Triglav, in Slovenia. Tra queste località si è preparato al letargo, trovando facilmente cibo nelle foreste a cavallo del confine, anche se inghiottire era diventato ormai un supplizio. Al risveglio ha sentito forte l’esigenza di andare altrove, di cercarsi un altro territorio. Sempre con quella stretta al collo. Con una fame arretrata dall’inverno, con il dolore che serra la gola. La ferita era ormai infetta, stava andando in necrosi.


Non sapeva più come liberarsi. Strappare con le unghie il collare voleva dire sentire lancinanti dolori al collo. Allora cercava di sbattere la testa contro qualcosa di duro, roccia o muro che sia. Nulla. Solo ancora più dolore. Da impazzire. E chi lo vedeva aggirarsi per la foresta di Lubiana lo credeva proprio pazzo. Emaciato, barcollante, l’aria estremamente sofferente, i continui lamenti l’avevano fatto etichettare come “problematico”. Così lo hanno visto i cacciatori, così lo hanno esaminato con i binocoli i tecnici sloveni. Che fare? Catturarlo era rischioso, forse era all’ultimo stadio della rabbia silvestre, forse non avrebbe retto all’anestetico. L’unica soluzione, hanno pensato gli sloveni, era sopprimerlo. Così la Forestale slovena lo ha attirato in un “carnaio”, una trappola fatta di carcasse per attirare l’animale in una zona senza via d’uscita. Un colpo preciso, un fremito di vita che si ferma nella calma della morte. Così Dino ha finito il suo peregrinare.

«È una tristezza sia sul piano umano sia su quello scientifico - commenta il comandante del coordinamento distrettuale del corpo forestale dello Stato di Asiago, Isidoro Furlan - Questo abbattimento ruba la specie di un patrimonio genetico eccezionale. Solo il fatto che abbia percorso 320 km dalla Slovenia fino in Italia e poi ripercorsi quasi lungo le stesse vie dimostra un senso dell’orientamento raro. Era un importante biodiversificatore con delle caratteristiche anche fisiche dominanti; all’abbattimento superava i 220 kg. Caratteristiche che avrebbero dovuto essere tutelate proprio perché lui potesse trasmettere il suo patrimonio genetico che lo rendeva cosi forte. Era sopravvissuto a movimenti turistici e attraversato grosse vie di comunicazione. Uscendo sempre indenne». Fino al pallettone sloveno. A febbraio, prima dell’abbattimento dell’orso, era stato

presentato alla stampa un volume a fumetti inserito nella collana “educazione ambientale” del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, pubblicata con il finanziamento della cooperativa veneta del settore lattiero-caseario Lattebusche. Il testo è rivolto ai bambini delle classi quarte elementari e fa parte del progetto “Lettura pensata”, iniziativa dell’Ufficio scolastico di Belluno, giunta quest’anno alla sua ottava edizione. Lo sfortunato orso continuerà a farsi ricordare aiutando a sensibilizzare i ragazzi sulle tematiche della montagna e della natura.

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l’iniziativa

Sui Sibillini un accordo tra Parco, agricoltori e ambientalisti

Nuove opportunità economiche, nel rispetto della natura, per le aziende agricole dell’area > A cura dell’Ufficio Stampa WWF

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uove opportunità economiche per le aziende agricole nell’area dei Sibillini grazie ad un accordo agroambientale che l’Ente Parco Nazionale dei Monti Sibillini promuove con la Regione Marche, insieme alle Associazioni agricole e al WWF Italia.

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SICUREZZA AMBIENTE

Lunedì 4 aprile a San Ginesio, e mercoledì 6 aprile a Pievebovigliana, si sono svolti i primi due incontri con le aziende agricole dei Comuni di San Ginesio, Cessapalombo, Fiastra e Pievebovigliana, interessate a partecipare all’accordo agroambientale promosso dall’Ente Parco

Nazionale dei Monti Sibillini e dalla Regione Marche. Si tratta di una importante nuova opportunità economica per le aziende agricole che ricadono o sono limitrofe all’area del Parco e alla Zona di Protezione Speciale identificata dalla rete Natura 2000 dell’Unione Europea.


La PAC, Politica Agricola Comune, dell’Unione Europea attribuisce infatti una notevole importanza al ruolo dell’agricoltura per la conservazione della biodiversità e per questo prevede quote di finanziamento sempre maggiori, aumentate anche con la recente revisione di medio termine della PAC. Nella regione Marche si tratta di oltre 8 milioni di euro destinati alle aziende agricole che ricadono all’interno dei siti Natura 2000 o nelle loro immediate vicinanze. Lo strumento che la Regione Marche ha identificato, attraverso un lavoro congiunto degli Assessorati regionali ambiente ed agricoltura, per utilizzare con maggiore efficacia ed efficienza queste risorse finanziarie destinate ad interventi in agricoltura per la conservazione della biodiversità è

proprio l’accordo agroambientale d’area. Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini ha aderito all’iniziativa della Regione promuovendo un accordo agroambientale che in questa prima fase sperimentale interessa il territorio di quattro Comuni della Provincia di Macerata (San Ginesio, Cessapalombo, Fiastra e Pievebovigliana). L’accordo promosso dal Parco coinvolge direttamente le Associazioni agricole (Coldiretti, Confagricoltura, Copagri, Cia) e si avvale della collaborazione del WWF Italia. Dal mese di febbraio è stato per questo attivato con le Associazioni agricole e il WWF Italia un “tavolo verde” presso l’Ente Parco per il coordinamento e la promozione dell’accordo agroambientale d’area, un tavolo di lavoro che il Parco vorrebbe

rendere permanente allo scopo di valorizzare l’agricoltura nell’area protetta anche con altre iniziative e progetti rivolti alle aziende agricole. I due incontri, organizzati con la diretta collaborazione delle Associazioni agricole e dei Comuni, sono stati una prima occasione per presentare le azioni ammesse al finanziamento, i tempi e le modalità per la presentazione dei progetti per gli interventi previsti nell’accordo agroambientale e per un confronto diretto con tutte le aziende agricole del territorio interessate a cogliere queste nuove opportunità di finanziamento legate allo sviluppo di un’agricoltura amica dell’ambiente.

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coldiretti

PLAUSO ALL’ATTIVITÀ

DI CONTROLLO DEL CORPO FORESTALE

> A cura dell’Ufficio Stampa Coldiretti

L

e frodi a tavola sono quelle più temute dagli italiani con sei cittadini su dieci che le considerano più gravi di quelle fiscali e degli scandali finanziari. E’ quanto emerge da un’indagine Coldiretti/Swg in occasione della presentazione dell’attività operativa di controllo dei cibi del Corpo Forestale dello Stato con il Ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano. Alla domanda su quali fossero le frodi più gravi - rileva Coldiretti - il 60% dei cittadini ha indicato quelle alimentari poiché possono avere effetti sulla salute, al secondo posto (40%) vengono quelle fiscali, mentre le truffe finanziarie sono lo spauracchio del 26% degli italiani, seguite a stretta distanza da quelle commerciali, come la contraffazione dei marchi (25%). L’attività operativa del Corpo Forestale nel 2010 ha messo in evidenza un cambio di marcia dell’industria della contraffazione alimentare che si avvale di internet attraverso le vendite online e colpisce soprattutto prodotti di alta qualità, dall’amarone alla mozzarella di bufala, dal gorgonzola all’extravergine di oliva. Gli ottimi risultati dell’attività del Corpo Forestale dello Stato confermano - sottolinea Coldiretti Parma - la necessità di tenere alta la guardia contro le frodi a tavola, che mettono

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a rischio la salute dei cittadini e fanno concorrenza sleale alle imprese, impegnate nel mantenere alti standard di qualità. “La credibilità conquistata dagli agricoltori italiani nel garantire la qualità delle produzioni è un patrimonio da difendere nei confronti di quanti con le frodi e la contraffazione cercano di sfruttare la fiducia acquisita nelle campagne per fare affari”, ha affermato il Presidente nazionale della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che si tratta di “un crimine particolarmente odioso perché si fonda soprattutto sull’inganno nei confronti di quanti, per la ridotta capacità di spesa, sono costretti a risparmiare sugli acquisti di alimenti”. Occorre diffidare - ha precisato Marini - delle offerte esagerate come

quelle per l’olio di oliva che viene venduto a prezzi stracciati sugli scaffali, che non riescono a coprire neanche i costi della raccolta delle olive. In Italia si scoprono le frodi perché si fanno i controlli. Fortunatamente - continua Marini - l’attività del Corpo Forestale dello Stato insieme a quella degli altri organismi pubblici e privati garantisce all’Italia una rete nazionale di controllo con oltre un milione tra le verifiche e le ispezioni effettuate sul Made in Italy alimentare nel 2010. Una garanzia che ha fatto conquistare nel 2010 all’Italia il primato nella sanità e nella sicurezza alimentare, con un record del 99% di campioni regolari di frutta, verdura, vino e olio, con residui chimici al di sotto dei limiti di legge.


Nel nostro Paese si trova un terzo delle imprese biologiche europee e un quarto della superficie bio dell’Unione, superando il milione di ettari. L’agricoltura italiana vanta inoltre la leadership nei prodotti tipici con 223 prodotti a denominazione o indicazione di origine protetta riconosciuti dall’Unione Europea, senza contare le 4.511 specialità tradizionali censite dalle regioni. Il Made in Italy a tavola è anche l’emblema nel mondo della dieta mediterranea che è stata riconosciuta dall’Unesco anche per il modello

nutrizionale ormai universalmente riconosciuto fondamentale ai fini del mantenimento di una buona salute e che si fonda su un’alimentazione basata su prodotti locali, stagionali, freschi, di cui l’Italia è ricca. Per questo l’impegno dell’attività di controllo nei confronti dell’illegalità deve essere accompagnato da

una stretta nelle maglie larghe della legislazione che permette tuttora di spacciare come Made in Italy quasi la metà della spesa fatta dagli italiani perché - conclude Coldiretti - non è ancora operativo l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della materia prima in tutti i prodotti alimentari in vendita.

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la ricerca

I rifiuti

in Europa: la problematica Da uno Studio della Comunità

Europea ci si domanda: quanto pesa un chilogrammo di rifiuti prodotto ogni giorno da ciascun europeo, e quali gravi problemi ambientali provoca? > A cura Gianluca Filoni Dirigente UGL-CFS

U

n chilogrammo a persona ogni giorno non sembra forse una grande quantità ma ogni anno in Europa ciò rappresenta un totale di circa 200 milioni di tonnellate di rifiuti urbani che devono essere adeguatamente trattati, in qualche modo e in qualche posto. Anno dopo anno le quantità di rifiuti prodotti aumentano anche se, elemento ancora più preoccupante, i rifiuti urbani non sono quelli che contribuiscono maggiormente alla montagna europea di rifiuti. L’attuale situazione non può continuare. I rifiuti non rappresentano soltanto un pericolo

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per l’ambiente, ma sono sempre di più una minaccia per la salute umana e il nostro stile di vita. I siti di discarica autorizzati stanno diventando saturi. Metalli pesanti e sostanze tossiche filtrano nelle acque sotterranee e nel terreno circostante. Sono prodotti gas esplosivi e tossici. Particolarmente preoccupante è il numero sconosciuto ma indubbiamente molto elevato di discariche abusive i cui rischi non possono essere quantificati. La principale alternativa di smaltimento rispetto alla discarica — l’incenerimento — produce tossine e metalli pesanti. Per evitarne il rilascio bisogna installare negli inceneritori fil-

tri costosi. I filtri usati, fortemente contaminati, insieme a un quarto del peso originale dei rifiuti devono poi essere messi a discarica. Notevoli quantità di rifiuti industriali e domestici sono inoltre classificate come pericolose e richiedono un’attenzione speciale nel trattamento. La pratica di trasportare rifiuti in altre parti del mondo per lo smaltimento è in molti casi illegale e non rappresenta certamente una soluzione a lungo termine. Altri paesi un giorno potranno rifiutare i nostri rifiuti e allora cosa si farà? Il problema dello smaltimento dei rifiuti è solo un aspetto della vicenda. Le quantità di rifiuti che produciamo sono il risultato del nostro


stile di vita insostenibile. Le nostre attuali modalità di produzione e consumo devono essere modificate per minimizzare la pressione sulle risorse (non rinnovabili) della Terra. In breve, la produzione di rifiuti e uno dei migliori indicatori del nostro progresso verso lo sviluppo sostenibile. Una buona gestione dei rifiuti comincia innanzitutto con la prevenzione: dopo tutto, ciò che non è prodotto non deve essere smaltito. In qualsiasi piano di gestione dei rifiuti la prevenzione e la riduzione al minimo dovrebbero pertanto avere la priorità assoluta. Nelle imprese che producono rifiuti, i pianificatori e i gestori devono sempre scegliere l’opzione di trattamento ottimale che comporti i minori rischi possibili per la salute umana e l’ambiente. Ciascuna opzione di trattamento comporta impatti diversi per diversi comparti ambientali. Il riciclo completo o parziale significa che le quantità di rifiuti da smaltire possono essere ridotte evitando di usare materie prime.

Ad esempio il compostaggio di materiale organico può ridurre le quantità di rifiuti da smaltire. Il compostaggio di qualità fornisce un prodotto finale valido che può essere usato come ammendante in agricoltura. In alcuni casi si può recuperare l’energia dal materiale di scarto ed usarla come combustibile. Per eliminare i rifiuti si ricorre alla discarica e all’incenerimento. Nessuna di queste soluzioni è perfetta in quanto entrambe sono potenzialmente nocive per l’ambiente e la nostra salute. L’opzione migliore è semplicemente ridurre il quantitativo totale dei rifiuti prodotti. La gestione dei rifiuti è un argomento complesso e con molte componenti. È facile perdere di vista la “visione generale”. La gestione europea dei rifiuti è una sfida particolare: bisogna realizzare la protezione ambientale senza distorsioni per il mercato interno europeo. Non esistono modelli da applicare ad ogni situazione ma l’UE imposta la gestione dei rifiuti su principi precisi.

• Principio di prevenzione: ridurre al minimo ed evitare per quanto possibile la produzione di rifiuti. • Responsabilità del produttore e principio “Chi inquina paga”: chi produce rifiuti o contamina l’ambiente deve pagare interamente il costo di queste operazioni. • Principio di precauzione: prevedere i problemi potenziali. • Principio di prossimità: smaltire i rifiuti il più vicino possibile al punto di produzione. Questi principi sono stati resi più concreti nella strategia generale sui rifiuti dell’UE (1996) che stabilisce la gerarchia preferenziale delle operazioni di gestione dei rifiuti: 1) prevenzione dei rifiuti; 2) riciclo e riutilizzo; 3) smaltimento finale ottimale e migliore monitoraggio. La strategia sottolinea anche la necessità di: • ridurre gli spostamenti dei rifiuti e migliorarne le normative sul trasporto; • prevedere nuovi e migliori strumenti di gestione dei rifiuti: strumenti regolamentari ed economici; statistiche affidabili e comparabili sui rifiuti; piani di gestione dei rifiuti; corretta attuazione della legislazione. Nell’ambito della sua strategia generale di gestione dei rifiuti, la Commissione europea ha anche definito sette specifici flussi di rifiuti da considerare prioritariamente, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale globale di ciascuno di essi. Sono anche all’esame nuove proposte normative sulle operazioni di smaltimento dei rifiuti...

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CULTURA E TERRITORIO

DIMENSIONI ECOLOGICHE

E PROTEZIONE DEL PAESAGGIO

DAGLI INCENDI BOSCHIVI > A cura Donato Forenza

I

l 2011 è stato proclamato dalle Nazioni Unite quale “Anno Internazionale delle Foreste”. La protezione sistemica del paesaggio dagli incendi dei boschi e della vegetazione, evidenziata in quel mirabile strumento interdisciplinare di programmazione qual’è‚ il Piano Nazionale Forestale, richiede, per la sua attuazione, un insieme di azioni la cui indifferibilità è scandita puntualmente, ogni anno, dalle statistiche CFS ed ISTAT. La rilevanza di gravi impatti agli ecosistemi forestali ed al paesaggio, l’innesco di fenomeni erosivi e di instabilità del suolo, gli effetti nocivi sulla discontinuità biologica delle catene alimentari, i danni inferti alle attività antropiche e la perdita di vite umane rappresentano solo parzialmente il quadro generale delle perdite subite. In particolare, in Italia, nel 2007,il paesaggio e le foreste, vaste zone rurali e periurbane sono state deturpate dalle fiamme ed hanno subito gli effetti delle emanazioni termiche per oltre 227.729 ettari.

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Gli episodi ignici si sono verificati, prevalentemente in tutte le regioni italiane con particolare recrudescenza in ambiente mediterraneo. è opportuno far rilevare, inoltre, che dalle osservazioni sul periodo 2007-2009, concernenti gli incendi della vegetazione, si evidenzia che oltre 22.547 eventi hanno percorso non meno di 177.935 ettari di territorio forestale e 189.477 ettari di vegetazione non boscata: trattasi di valori elevatissimi, la cui valenza ambientale pari a 367.412 ettari, si rivela con danni ecologici notevolmente superiori al triennio precedente 2004-2006. Negli ecosistemi forestali, la complessità delle relazioni tra soggetti arborei, arbustivi e suolo, fauna, atmosfera e cicli biologici è notevole. Inoltre, la pressione antropica ha modificato nei secoli, con diversi effetti, i processi di feedback trasformando, in molte regioni del mondo ed in particolare nel Bacino del Mediterraneo, la successione delle specie. Il regime degli incendi e la presenza degli

effetti termici, modella i differenti mosaici paesaggistici, mutandone l’eterogeneità della texture ambientale. In Italia, il regime ignico, caratterizzato dall’andamento degli incendi e delle superfici boscate e non boscate percorse dal fuoco, ha ripresentato il carattere della ciclicità, con una chiara analogia di situazioni meteorologiche che hanno fatto registrare una cospicua presenza di incendi. La difesa del paesaggio italiano dagli incendi è indifferibile e riguarda gli apparati difensivi e pianificatori di tutte le Regioni ed è strettamente correlata alle valenze delle risorse della poliedricità geomorfologia del territorio.


è meritoria l’opera del CFS nella difesa del territorio e delle aree protette. La multifunzionalità dell’ecosistema forestale e la pianificazione della protezione integrata dagli incendi della vegetazione e dei boschi costituiscono assi primari di implementazione di azioni polisemiche e di cultura del territorio. Nel 2011 sono previste notevoli attività in occasione dell’Anno Internazionale delle Foreste, in tutto il pianeta. Il mantenimento della perfetta efficienza multifunzionale dell’ecosistema foresta necessita, di una serie di azioni coordinate dalla sinergia tra due settori fondamentali: - pianificazione ecologica del territorio e del paesaggio; -- protezione ecologica dagli incendi della vegetazione. Ormai è stato riconosciuto che il patrimonio ambientale forestale mondiale rappresenta uno dei fattori portanti per la conservazione degli equilibri climatici. Il concetto, infatti è stato evidenziato, anni fa, in varie sedi scientifiche mondiali ed ancor più specificatemente nelle Conferenze, tenutesi a Houston, Parigi, Stoccolma, a Ginevra (1990), ove la FAO ha presentò la proposta di una Convenzione internazionale relativa alla conservazione ed allo sviluppo degli ambienti forestali.

Vanno inoltre menzionati altri importanti traguardi mondiali che hanno contribuito in modo determinante allo sviluppo della Protezione delle foreste, tra i quali vi sono: l’International Conference on Forestry Education (ICOFE), tenutosi a Viterbo (1990); il X° Congresso forestale mondiale sul tema: “La foresta patrimonio dell’avvenire” (Parigi, 1991); il Congresso Internazionale sui problemi degli incendi boschivi di Saint Vincent (1991); l’International Symposium “Landscape Approach to Regional Planning: The future of the Mediterranean Landscape” organizzato dall’International Association Landscape Ecology (IALE), a Montecatini (1992); va, inoltre, menzionato il Congresso di Rio de Janeiro del 1992, dove si è parlato globalmente sui problemi dello sviluppo nel nostro Pianeta e dell’importanza delle foreste a livello biosferico. La Protezione ecologica del territorio e lo sviluppo socio-economico compatibile devono precedere secondo una mirabile simbiosi di Conservazione delle risorse e di salvaguardia dei principi etici della difesa antropica. La protezione ecologica del paesaggio, inoltre deve essere integrata con azioni tendenti ad incentivare l’agricoltura di montagna e di collina per favorire il presidio

attivo degli abitanti di zone rurali e la costituzione di aziende ecocompatibili e cooperative di operatori forestali. Occorre, inoltre, tenere presente che le prescrizioni antincendio in alcuni lavori di campagna non vengono osservate, innescando in tal modo, pericolosi incendi forestali di natura colposa (abbruciamento delle stoppie, pratiche agricole a rischio, ripulitura col fuoco, etc.), che creano gravi impatti sul paesaggio vegetale. La difesa dei boschi merita, dunque, di venire, infine, integrata con Piani paesaggistici antincendio correlati con: - la protezione da erosione del suolo, inondazioni, vento, valanghe ed influenze sfavorevoli del clima; la programmazione della valorizzazione delle risorse naturali, con particolare attenzione al settore del legno; - il mantenimento di un elevato standard di qualità dell’ambiente forestale necessario per il conseguimento di benefici sociali, culturali e spirituali derivanti dal miglioramento del paesaggio e della scenografia vegetale. La manutenzione attiva antincendio delle foreste deve, pertanto, soddisfare le esigenze protettive, biologiche, biosferiche, economiche, psicologiche e culturali.

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riconoscimenti

Il ruolo ecologico del fuoco nel paesaggio e la Biologia della Conservazione costituiscono valenze interdisciplinari per la formazione di nuovi paesaggi e per la selezione di nicchie ecologiche. Il fuoco ha comunque svolto un ruolo decisivo nell’evoluzione biologica post-glaciale e culturale del paesaggio di vaste zone dell’Area mediterranea. Gli incendi ed i loro effetti hanno scandito la selezione di piante con meccanismi fisiologici ed altri sistemi che facilitano la tolleranza diretta alle emanazioni termiche o che consentono la protezione seguita da rigenerazione vegetativa e riproduttiva. Ad esempio, alcune erbe annuali e perenni che seguono il transito del fuoco sono in grado di sfuggire a temperature elevate, in virtù di meccanismi di protezione dei semi; è stato anche osservato che le tendenze evolutive per il superamento delle conseguenze del fuoco sono strettamente correlate a quelle contro altri stress ambientali quali pascolo e siccità. Il fuoco ha svolto un ruolo ecologico di rilievo nell’evoluzione di foreste e prati xerici; la combinazione di vari stress col fuoco ha condotto alla convergenza della forma e della funzione di piante in clima mediterraneo, di cui molte sono adatte ai nuovi habitats denudati dagli episodi ignici. Il fuoco ha favorito in molti casi la diversità genetica ed ecologica. Recenti studi sulla Biologia della Conservazione hanno consentito la formulazione

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di postulati; tra essi, il primo postulato asserisce che “Molte delle specie che costituiscono comunità naturali sono il risultato di processi coevolutivi”. Vanno comunque menzionati quattro diversi corollari al primo postulato: -- le specie sono interdipenedenti; - molte specie sono altamente specializzate; - l’estinzione di specie chiave può avere ripercussioni ad ampio raggio; l’introduzione di specie generaliste può ridurre la diversità. Da questi brevi cenni si evince che la difesa ecologica del paesaggio, scienza in rapida evoluzione, in sinergia con la protezione dagli incendi boschivi, deve affrontare complesse situazioni in cui il problema della frammentazione delle biocenosi forestali e della relativa perdita di biodiversità assume connotazioni che esulano dal mero comportamento antropico doloso o colposo. Va infatti osservato che la “pressione ignica boschiva” (Forenza, 1992), dipende dal numero degli incendi e, dall’entità della superficie percorsa dal fuoco in relazione alla superficie forestale su cui si compie la serie di incendi che determina il “regime ignico”. Il livello di manutenzione di un bosco, e le caratteristiche della sua biomassa, influenza quindi l’energia termica che si sprigiona nell’andamento del “regime ignico”, che a sua volta caratterizza la sfera di processi ed interazioni tra onde termiche, vegetazione e meccanismi di riproduzione.

è sempre necessario tenere sotto controllo il pericolo della “frammentazione” da incendi e mantenere la continuità funzionale degli habitat, soprattutto nei boschi sottoposti a diverse forme di degrado combinato. Dall’analisi dei vari aspetti del fuoco, ai fini della protezione del paesaggio e della continuità della rivegetazione, occorre perciò, prevedere “gradienti ignici paesaggistici” con copertura vegetale termoprogranmmata, ai bordi dei quali, l’effetto termico periferico è assimilabile ad un effetto di “orlo ignico di sicurezza”, che non deve superare determinati livelli di carico di fuoco (tonn./ha). La manutenzione attiva antincendio, si profila in questo modo come una manutenzione specialistica attuata secondo modelli di combustione, in base ai canoni della paesaggistica e della selvicoltura antincendio finalizzata alla protezione delle risorse forestali e delle attività antropiche, nel rispetto degli equilibri bioecologici del territorio. Il rispetto della legalità e dei principi etici, la formazione e l’educazione ambientale, infine costituiscono valenze poliedriche di notevole valenza per la prevenzione ambientale, la tutela delle foreste, del paesaggio e per il benessere dell’Uomo, in perenne armonia con i canoni fondamentali della sostenibilità e della salvaguardia del creato. Occorre una nuova cultura per la vita e per la Biodiversità.



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