Rivista dell’Istituto dei Padri Trinitari di Medea Riprendono
Il Cerchio - Rivista dell’Istituto dei Padri Trinitari di Medea Numero 58 primavera 2023
Redazione: Padre Rocco Cosi, Alessio Pettarin, Marina Zonch
Grafica e impaginazione: Alessio Pettarin
Stampa: Poligrafiche S. Marco - Cormons
Sommario
La lunga estate calda
La lunga estate calda è il titolo di un film del 1958, diretto da Martin Ritt e interpretato da Paul Newman e Orson Welles. Inizia con un argomento a noi purtroppo molto vicino: gli incendi e i piromani. Nel film, Ben Quick (Paul Newman) è accusato di essere un incendiario, poi però si scopre che lo è solo in senso metaforico, passionale... per noi invece la lunga estate calda è un titolo che può riassumere bene l’estate del 2022, in un senso molto più concreto. Le immagini del Carso in fiamme non si possono dimenticare, restano dolorosamente incise nella nostra memoria. Sono una manifestazione dei cambiamenti climatici, che causano disastri sempre più frequenti. Sono anche conseguenza di due fattori: la siccità e l’azione umana, i gesti scellerati dei piromani. Tutto questo offre anche numerosi spunti di riflessione. La pandemia ha condizionato a lungo la nostra vita. Nell’Istituto dei Padri Trinitari di Medea è stata un’ospite indesiderata fino a maggio 2022. Poi la sua presenza è diminuita. L’estate è trascorsa in modo tranquillo, mantenendo comunque misure prudenziali. Poi, da settembre, sono gradualmente riprese le attività. Il covid c’è ancora ma bisogna andare avanti. Rimangono da valutare le conseguenze a lungo termine dell’infezione e dell’isolamento. La reazione attiva e costruttiva a tutto questo è definita “resilienza”. Un termine ormai abusato, sempre più usato come uno slogan. Ha perso il suo significato originario e si è diffuso (proprio come un virus!) in tutti i campi. Ma la sua propagazione rivela anche un bisogno diffuso, un’esigenza comune a molti livelli: da quello psicologico individuale a quello ecologico planetario. Sembra veramente che, per tornare al titolo, il mondo sia divorato da un enorme incendio: clima, virus, guerre... Tutti siamo coinvolti. Umberto Eco divideva le persone in apocalittici e integrati. Oggi bisognerebbe aggiungere i resilienti. Una definizione ironica, certo, ma reale. Indica atteggiamento molto orientale: cedere alla forza dell’avversario per vincere (jū in giapponese). Cedere, innanzitutto.
Accettare la realtà. Non rifugiarsi nella realtà virtuale. La realtà è che il mondo che credevamo di conoscere non c’è più (e forse non c’è mai stato). La realtà è che tutti dobbiamo cambiare. Non è un’emergenza, è un cambiamento strutturale. Un altro termine abusato è proprio “emergenza”. Non c’è nessuna emergenza. È il mondo che è fatto così. E noi, in questo mondo, dobbiamo usare le strategie giuste per vivere. Quali sono? In questo ci viene incontro Papa Francesco. L’anno scorso, nel messaggio per la Quaresima, egli affermava: “Nessuno si salva da solo, perché siamo tutti nella stessa barca, tra le tempeste della storia”; e nel messaggio di quest’anno dice: “Analogamente all’ascesa di Gesù e dei discepoli al Monte Tabor, possiamo dire che il nostro cammino quaresimale è sinodale, perché lo compiamo insieme sulla stessa via”. La strada è questa. Partire dal senso della Quaresima come accettazione degli errori e impegno al cambiamento (la Quaresima come resilienza). Guardare alla realtà per quello che è, senza illusioni. Agire insieme, come comunità, consapevoli che siamo nella stessa barca col mare in tempesta. O meglio, che siamo tutti nello stesso incendio. E nessuno spegne un incendio da solo. La lunga estate calda del 2022 è un punto di svolta, ma anche una metafora. In questo numero vorremmo dare un messaggio di rinascita, di risveglio, di resilienza. Vorremmo che queste pagine scorressero come l’acqua fresca di un ruscello. Acqua buona, che porta la vita e non distrugge, come purtroppo succede sempre più spesso. Acqua per una nuova alleanza tra noi e il Creato. Di questo, oggi più che mai, abbiamo estremo bisogno.
Alessio Pettarin
Si ricomincia!
riprendono le attività, dopo la lunga pausa pandemica
Sono ormai tre anni che il covid ha deciso di invadere e stravolgere la nostra esistenza. Molte ondate pandemiche si sono susseguite, causando sofferenze e chiusure. Tutto questo naturalmente ha condizionato anche la vita dell’istituto dei Padri Trinitari di Medea. I numerosi laboratori, che da sempre caratterizzano le attività dell’istituto, sono stati interrotti. L’unica occupazione che, in pratica, non si è fermata è quella di giardinaggio, perché si svolge all’aperto ed è possibile rispettare il distanziamento.
Poi, per fortuna, la situazione è cambiata e si è potuto di nuovo pensare a rimettersi in moto. Infatti, dopo la caldissima estate scorsa, è arrivato l’autunno e le attività sono gradualmente riprese. Diversi laboratori si sono attivati, cercando di coinvolgere tutti gli ospiti dell’istituto. La prima cosa da dire è che ricominciare dà una sensazione molto particolare, unica e per molti versi inedita. Si potrebbe definire una “gioia della normalità” e, con una battuta, potremmo paragonarla a un “virus”, molto contagioso ma molto, molto buono. Infatti chi ne è contagiato diventa positivo... di spirito, di umore, di stato d’animo! In effetti, riprendere in mano materiali, colori, matite e pennelli risveglia le capacità che, per troppo tempo, erano rimaste in stand - by.
Così, già a settembre, sono ripresi i laboratori di mosaico e ceramica, che saranno in prospettiva condotti da insegnanti qualificati e che ci doneranno
ancora le splendide opere alle quali ci hanno abituati in passato. Con grande entusiasmo è ripreso anche il laboratorio di carta riciclata, che ha una lunga tradizione a Medea ed è servito a produrre i bellissimi e originali biglietti d’auguri natalizi. A proposito di Natale, già da
settembre è stata avviata la progettazione e realizzazione del presepio, con la costruzione delle casette, a cui è seguito l’assemblaggio e la colorazione. Il tutto eseguito dagli ospiti coinvolti. Ma prima di Natale è arrivato Halloween, o meglio (per noi), Ognissanti, e alcuni gruppi si sono impegnati per le decorazioni dedicate a questa festività. molto importante è anche il laboratorio di vimini, che ha ricominciato a produrre i suoi splendidi manufatti, creati dalle mani abili ed esperte degli ospiti che, da anni, si dedicano a questa vera e propria arte. Un’altra attività “storica” per Medea è il teatro, che è ripreso, anche in questo caso, con la guida di un’insegnante professionista. Non possono mancare all’appello le attività sportive, con il nuoto e le bocce. Da metà ottobre molti nostri ospiti sono impegnati nella piscina di Manzano del Friuli, per ben tre giorni alla settimana, mentre il martedì mattina sono ripresi gli allenamenti di bocce, nel bocciodromo di Romans d’Isonzo. Insomma, come dopo un lungo letargo, si è risvegliata la voglia di fare, di creare, di muoversi, con la forza e l’energia di chi, rimasto in silenzio per lungo tempo, sente rinascere il desiderio di incontrarsi, esprimersi e coltivare di nuovo le proprie passioni.
Alessio Pettarin
Una domenica a S. Giovanni
Domenica 2 ottobre 2022 un gruppo di ospiti dell’Istituto ha partecipato all’evento organizzato dalla Caritas della parrocchia di S. Giovanni al Natisone. All’arrivo in chiesa sono stati accolti dagli organizzatori, dai volontari e da altre associazioni e istituti. Insieme hanno partecipato alla S. Messa. Dopo la celebrazione si sono recati in oratorio, dove c’è stato il pranzo conviviale. Poi il pomeriggio è trascorso tra giochi e uno spettacolo teatrale. Ecco il racconto della giornata, nelle parole di alcuni partecipanti.
Mauro: Ieri domenica 02.10.22 di mattina, con gli assistenti di turno, con due mezzi, siamo andati a San Giovanni al Natisone a messa nella chiesa chiesa parrocchiale, poi tutti insieme siamo entrati nella canonica, a pranzare tutto quello che hanno preparato nelle tavole, primo, secondo, dolce, caffè; abbiamo giocato la tombola e abbiamo vinto tutti i premi, io ho vinto un portafoglio. Alcuni hanno giocato a calcetto, poi c’era una scenetta teatrale. Abbiamo preso i pulmini per rientrare a Medea.
Maurizio Dal bello: Ieri mattina siamo andati a Messa a S. Giovanni al Natisone. La messa è cominciata verso le 11.00. La Messa andata molto bene. Verso le 13.00 siamo andati dentro alla canonica, abbiamo mangiato pastasciutta, salame, patatine fritte, abbiamo mangiato dolci, infine abbiamo bevuto il caffè. Abbiamo tutti giocato a calcetto e a tombola. tutti hanno fatto cinquina, tutti hanno vinto e sono tutti divertiti. Prossimo anno 2023 andiamo di nuovo giocare la tombola a S. Giovanni, torno prossimo anno, di nuovo la Messa, mi piace andare alla Messa.
Luca: Ieri mattina noi siamo andati a messa e poi a pranzo. Abbiamo giocato a tombola e vinto la sveglia. Gli operatori erano: Sveva, Eleonora; pomeriggio: Chiara, Annamaria. Era passata una bella domenica; a presto!
Maurizio Nemiz: Messa, tombola, San Giovanni. Mezzogiorno: salame, rigatoni, patate, dolce, caffè. Non si è mai soli. C’è sempre un angelo che guarda a noi.
Bentornati a Gusti di Frontiera!
Ma quanto è bello ritornare a Gusti di Fontiera!
Dopo due anni di assenza (anche se nel 2021 c’è stata una “versione ridotta”), finalmente un gruppo di ospiti ha potuto di nuovo gustare un bel giro a “Gusti”! Veramente, pare che questa kermesse, che ogni anno, da più di vent’anni, si tiene a Gorizia a fine settembre, abbia qualcosa di magico e di magnetico. Attrae, infatti, migliaia e migliaia di visitatori e coinvolge centinaia di espositori, su gran parte del centro della città. Anche nel 2022, nonostante si sia tenuta più tardi, dal 29 settembre al 2 ottobre, e il tempo non fosse dei migliori, la manifestazione ha registrato il tutto esaurito. Nel vero senso della parola: molti stand, infatti, avevano esaurito tutte le scorte già prima della chiusura!
Ed ecco qui a lato il nostro gruppo di fortunati, che hanno potuto gustarsi la visita, per fortuna quando ancora le scorte erano intere!
Compleanno allo stadio
Il 9 ottobre è il giorno del compleanno del nostro campione Maurizio Dal Bello. L’anno scorso cadeva di domenica. Quale miglior regalo quindi, per un atleta come lui, appassionato di molti sport, che andare a vedere una partita di calcio? E così, detto fatto: la mattina, dopo colazione, lui e i suoi compagni di gruppo sono partiti in direzione dello stadio di Romans d’Isonzo, dove si teneva la partita che vedeva contrapposte le squadre giovanili di Pro Romans - Medea e UFI (Unione Friuli Isontina). Il tempo era bello ed è stato molto piacevole assistere al match, seduti sulle gradinate del campo sportivo. E dopo l’incontro, un po’ di divertimento nell’adiacente parco, con le altalene e altri giochi, prima di rientrare per il pranzo.
Erigone sull’altalena
Ho visto Nina volare, tra le corde dell’altalena, un giorno la prenderò, come fa il vento alla schiena...
Queste parole sono tratte dalla canzone Ho visto Nina volare di Fabrizio De Andrè e si ispirano a un antico mito, quello di Erigone, sposa di Dioniso e trasformata in costellazione; mito considerato all’origine dell’altalena. È una storia tragica, ma è alla base del gioco infantile più diffuso nel mondo. Erigone morì suicida, impiccata a un albero e nelle feste a lei dedicate, per ricordarla, alcune giovani venivano “appese” agli alberi tramite le altalene e fatte dondolare. Il rito si svolgeva in marzo ed era un rito di passaggio. Il dondolìo rappresentava il continuo alternarsi di morte e rinascita. Dall’antica Grecia a un pomeriggio d’autunno del 2022 il passo non è proprio breve. Ma l’altalena è ancora lì, e sotto un sole ancora caldo, mantiene intatto tutto il suo fascino. Così, dopo tanti mesi di chiusure e restrizioni dovute al covid, anche una passeggiata per le vie del paese di Medea è come una piccola rinascita. E, in un’atmosfera rilassata e serena, alcuni “ragazzi” di Villa S. Maria della Pace hanno voluto provare la divertente sensazione di vertigine che solo un’altalena sa dare. Del resto, inutile negarlo, anche agli adulti piace fare “un giro” sull’altalena. Forse perché non è un gioco così innocente come sembra e ci riporta inconsciamente a tempi lontani e riti ancestrali. Forse la vertigine dell’altalena ci ricorda che, oggi come allora, l’essenza della nostra vita è rimasta la stessa. Un altro grande musicista, un altro “mito” dei nostri tempi, Vasco Rossi, ce lo ricorda nella sua splendida canzone Sally: “Perché la vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia”. Grande Vasco (e grande Faber)!
Alessio Pettarin
Il Centro Ippico di Pietrarossa
Il Centro Ippico Pietrarossa è una tenuta agricola con scuderie, maneggio, alloggi e un piccolo ristoro. Si trova a Ronchi dei Legionari, via delle fornaci 12, adiacente alla Riserva Naturale dei laghi di Doberdò e Pietrarossa. Ha una superficie di 80.000 mq, una scuderia con 52 cavalli, maneggio di sabbia ed erba, dressage, tondino in sabbia e percorso completo con 32 ostacoli. Ci sono corsi di equitazione e percorsi per passeggiate a cavallo. Questa bellissima tenuta è stata visitata da un gruppo di ospiti dell’istituto, l’otto novembre 2022. Con grande entusiasmo, ma anche un po’ di timore, i nostri ragazzi si sono avvicinati ai cavalli, hanno ammirato la loro bellezza, hanno anche accennato qualche timida carezza. I cavalli, da parte loro, hanno dimostrato di apprezzare la visita. Uno in particolare, quello che appare nelle immagini, è stato molto amichevole, si è avvicinato un po’ incuriosito e si è fatto immortalare per le foto di rito. Proprio una bella esperienza!
Decoriamo Natale!
Natale etimologicamente deriva da “natus”, nato, e significa “relativo alla nascita”. Per questa ragione porta con sé un corollario di immagini simboliche molto gioiose e positive. La prima, piena di significati, è sicuramente quella della luce. Non è possibile riassumere qui la ricchezza di questo concetto, a partire dal primo libro della Bibbia, la “Genesi”. Natale è sicuramente la festa della luce; e infatti una delle principali tradizioni riguarda le decorazioni luminose.
Un altro simbolo fondamentale è l’albero. Esso è, da sempre, il simbolo della vita. L’albero di Natale è l’abete. Fu scelto perché è un sempreverde e simboleggia la vita eterna. Secondo alcuni studiosi, inoltre, fu scelto dai cristiani per la sua forma triangolare, che rappresenta la Santa Trinità.
Un’ultima immagine, molto importante e profonda, ma nella nostra epoca estremamente banalizzata e svuotata del suo vero senso, è quella del dono. Scambiarsi doni è quasi un obbligo, a Natale...
Ma torniamo a noi. Le luci, gli alberi e i doni (con il presepio, di cui parliamo a parte) sono tappe di un percorso complessivo, molto atteso ed entusiasmante, a cui partecipano tutti gli ospiti dell’istituto di Medea. Tutti amano vedere le luci che, nelle buie sere di dicembre, avvolgono l’istituto. Tutti amano gli abeti decorati, che vengono allestiti da un gruppo di ospiti in molti ambienti della vita quotidiana, rallegrandoli. Gli ospiti creano anche molte decorazioni, come il caminetto con il fuoco o le deliziose casette di cartone. Molti poi, si dedicano con passione alla realizzazione artigianale di oggetti - regalo natalizi, molto belli e originali. Questi oggetti sono doni che man-
tengono il loro valore, il loro senso vero. Portano in loro la passione sincera delle mani di chi li ha creati, la luce gioiosa del loro cuore. Per questo, sono doni che hanno il Natale dentro. E allora, dal cuore... Buon Natale!
La magia del Presepe
Il presepio è una tradizione natalizia tipicamente italiana. È una tradizione molto importante, che appassiona e accomuna persone di tutte le età. Fare il presepio è un attività che unisce: adulti e bambini, famiglie e comunità. Fare il presepio crea legami, perché ci mette a contatto con le nostre origini, con la nostra cultura e la nostra fede. Fare il presepio è quindi un momento importante, è l’attesa del Natale che si concretizza in un’opera, in un progetto che è un abbraccio d’amore. Questa lunga premessa è necessaria per descrivere ciò che significa il presepio, anche nel nostro istituto. Sono stati realizzati due presepi, uno esterno e uno più “tradizionale”. Il primo è immerso nel verde del parco. Le statue sono appoggiate sull’erba e la paglia, sotto la capanna in vimini. Accanto, un albero di Na-
tale luminoso, stilizzato. È molto suggestivo e affascinante. Però il presepio, come già detto, è anche un progetto, che diventa un laboratorio e, soprattutto, un modo per stare insieme, nel nome della festa più attesa dell’anno. Il secondo presepio è stato iniziato molte settimane fa, da un gruppo di ospiti, seguiti con passione da Fabia Bevilacqua. Hanno creato un bellissimo lavoro artistico. Alla base c’è stata l’idea di realizzare un paese con scatole di cartone, per poi rifinirlo con materiali naturali, come legno, corteccia, rocce, sabbia. Quando Fabia ha iniziato faceva ancora caldo e Natale sembrava così lontano... ma la sua esperienza l’ha guidata, intuendo che, anche se si crede di avere tanto tempo, in realtà non è così, perché, notoriamente, il tempo vola! Infatti si è arrivati presto a dicembre, e,
come succede sempre, ancora molte cose erano da fare. In un ultimo sforzo, che ha impegnato anche altri operatori, l’opera è stata finita in tempo e collocata in un punto strategico, nella zona refettorio, ben visibile a tutti. È veramente un bellissimo presepe, curato nei dettagli e valorizzato dalle luci collocate al suo interno. E la sua presenza contribuisce a creare quell’atmosfera, così magica e gioiosa, che caratterizza il periodo natalizio.
Il presepio ha partecipato al nono concorso fotografico “I presepi del Friuli Venezia Giulia”, indetto dal quotidiano Messaggero Veneto e dal comitato del Friuli Venezia Giulia dell’Unione Nazionale delle Pro Loco d’Italia. Il concorso ha l’obiettivo di far emergere quanto il presepe sia, in Friuli Venezia Giulia, ancora largamente apprezzato e diffuso. Il tema di questa edizione era: “Il presepe segno di pace: alla scoperta delle natività locali del Friuli Venezia Giulia”. Il concorso si è svolto nel periodo che va dal I° dicembre 2022 al 6 gennaio 2023 e prevedeva l’assegnazione di quattro premi settimanali, dal 12 dicembre al 2 gennaio e un premio finale, assegnato entro al fine di gennaio 2023.
Natale Insieme
Il Natale, si sa, è un momento speciale. Come ogni anno, all’Istituto dei Padri Trinitari di Medea c’è molta attesa per questo periodo così importante. I preparativi iniziano già diverso tempo prima, con l’allestimento delle decorazioni, degli abeti, dei presepi e con i laboratori che realizzano biglietti d’auguri e regali natalizi. Sono attività molto apprezzate dagli ospiti del centro e vengono eseguite con cura e passione. In particolare, il presepe realizzato quest’anno è stato presentato nelle pagine precedenti e ha coinvolto numerosi ospiti. Poi, finalmente, dopo tanti preparativi, arriva Natale. È un periodo di serenità, di incontro, di preghiera e di meritato riposo. Numerosi appuntamenti caratterizzano la vita dell’istituto in questi giorni. Quest’anno, dopo due anni di pandemia, vi è stata ancor più grande attesa per questi momenti così speciali, anche se con le dovute precauzioni. Il “via” è stato dato sabato 17 dicembre, con la visita dei “Babbo Natale Bikers”. Sono poi seguite altre visite, molto gradite. Il 19 dicembre è tornato il Lions Club di Gradisca – Cormons. Poi, il 22 dicembre, sono arrivati i bambini del catechismo di Medea, Chiopris e Viscone. Poi, a Natale, il sindaco di Medea Igor Godeas, con la vicesindaca Elisa Berlasso e l’assessora Raffaella Cantarutti, hanno portato gli auguri dell’amministrazione comunale di Medea e di tutta la comunità medeense. Natale significa anche divertirsi insieme. Perciò una cura particolare è stata dedicata al programma di appuntamenti. con tre spettacoli teatrali, due “venerdì al cinema”, e numerosi momenti di festa e socializzazione. Il gioco - simbolo di questo è naturalmente la tombola, che in più occasioni è stata organizzata, coinvolgendo tutti gli ospiti. Ma ci sono state anche le uscite per visitare i numerosi presepi della zona, la giornata dedicata a fare biscotti, l’apericena il 31 dicembre e l’aperitivo il I° gennaio. E infine, last but not least... il divertentissimo karaoke! E, il 6 gennaio, non poteva mancare la Befana! Insomma, Natale a Medea è sempre - ma quest’anno in modo particolare - un momento per stare bene insieme, per ritornare un po’ bambini, per ritrovare la serenità che la vita spesso ci toglie. Ma è soprattutto il tempo per stare vicini a Gesù e al suo messaggio, che è anche il vero senso della solennità liturgica del Santo Natale.
Un’invasione di Babbi Natale. Biker!
Come già accennato nell’articolo precedente, le festività natalizie quest’anno hanno avuto un sapore particolare, dolce ma anche un po’ amaro, come ogni cosa che ricomincia dopo un’interruzione inaspettata e dolorosa. Ma la felicità della rinascita prevale su tutto, specialmente a Natale, che è proprio la festa della natività. L’iniziativa che ha dato inizio alle feste è stata la visita dei “Babbo Natale bikers”. Questa è ormai una tradizione consolidata, nata da un’idea lodevole di Stefano Lorusso. Così, anche quest’anno, il 17 dicembre, alle 8.30 si sono ritrovati al piazzale di Casa Rossa a Gorizia circa 70 bikers. Il
programma – lo ricordiamo – prevede, dopo il raduno, un giro del gruppo di motociclisti, vestiti da Babbo Natale, per la raccolta di doni offerti dalle comunità locali coinvolte e la loro consegna al centro Cisi di via Garzarolli, al centro per anziani di via della Bona a Gorizia e agli ospiti dell’Istituto dei Padri Trinitari di Medea. Il progetto è patrocinato dal comune di Gorizia, in collaborazione con i comuni di Capriva, Cormons, Medea e S. Floriano, la Camera di Commercio di Gorizia e varie associazioni del territorio, avvalendosi anche della generosità di commercianti e privati cittadini. Il tempo, purtroppo, non è stato clemente,
ma la pioggia non ha spaventato i bikers, che sono partiti regolarmente. La raccolta dei doni è avvenuta in Corso Verdi e Piazza Vittoria a Gorizia. Il passaggio per le vie della città è stata molto scenografica; il rosso dei costumi e il rombo dei motori hanno colorato e rallegrato il grigiore della mattina piovosa. La carovana è arrivata a Medea attorno alle 14.30. Qui la carovana è stata accolta, come è facile intuire, con molta gioia. Purtroppo, le regole anticovid hanno imposto, ancora una volta,un incontro “distanziato”, che però non è stato meno sentito ed emozionante. Le moto sono entrate nell’Istituto dei Padri Trinitari ed hanno sfilato davanti agli ospiti entusiasti, per poi uscire e fermarsi nell’area pubblica, situata tra il comune di Medea e l’istituto. Ma la vista del corteo colorato e il rombo di decine di motociclette sono bastati per rallegrare gli ospiti e far sentire loro la vicinanza di tante persone generose. Il Sindaco di Medea Igor Godeas e una delegazione di ospiti, accompagnati dal Rettore Padre Rocco, hanno accolto i simpatici bikers. Il sindaco e il Rettore hanno rivolto gli auguri e ringraziato tutti i partecipanti. Infine, un ringraziamento veramente speciale è arrivato dall’iniziativa spontanea Luca Scotto, che ha dedicato loro una lettera molto affettuosa.
Lettera per i Babbi Natale della moto. Ciao, Babbi Natale della moto. Vi voglio bene. Io vi faccio gli auguri di Buon Natale e felice anno nuovo 2023. Non vedo l’ora di vedervi, coraggio, che andrà tutto bene. Ai Babbi Natale... HIP HIP, HURRÀ! Un abbraccio da parte di tutti i ragazzi del Centro dei Padri Trinitari di Medea. Vi voglio bene a tutti, Babbi Natale della moto!
La “mitica” torta del sindaco!
A Natale arriva Babbo Natale... ma per gli ospiti dell’istituto di Medea non è solo un vecchio signore con una unga barba bianca. Ha anche un illustre delegato. Così, anche stavolta, il 25 dicembre è arrivato questo speciale Babbo Natale, giovane, alto e magro, con la barba ancora scura e molto amato dalla nostra comunità. È tornato il sindaco di Medea Igor Godeas, con con la sua celebre e molto attesa torta! Insieme a lui, c’erano la vicesindaca
Elisa Berlasso e l’assessora Raffaella Cantarutti. Hanno portato gli auguri dell’amministrazione comunale di Medea e di tutta la cittadinanza. I nostri ragazzi li hanno accolti, come sempre, con grande entusiasmo. E non solo per la torta. Anzi! Pur essendo molto gradita, il motivo della gioia è soprattutto la visita di persone che sono considerate “di famiglia”. E l’abbraccio dei nostri ragazzi al sindaco è un abbraccio rivolto a tutta la comunità di Medea.
Livio e le sue magiche valigie
Giovedì 29 dicembre 2022 è tornato a Medea Livio, con lo spettacolo delle sue “magiche valigie”. Era già stato nostro ospite, con questo incantevole numero di giocoleria con marionette, burattini e tante allegre sorprese, il 4 gennaio 2017. Riproponiamo le sue belle parole, scritte allora per noi. Le “magiche valigie” contengono dei personaggi a sorpresa e grazie alla musica, il colore e il movimento, possono far vivere agli spettatori, giovani e meno giovani, un’emozione
nuova e “un sorriso che non ha età”. Questa passione coltivata fin dalla mia giovane età, si è arricchita nel tempo in varie attività artistiche, come la magia i burattini le marionette e tanti altri personaggi, sempre espressi con una vena ironica ed allegra. Per me quasiasi palcoscenico, e stato e sarà sempre uno stimolo alla ricerca di nuove espressioni, dove con la creatività e con la fantasia si possa regalare un attimo di serenità, ricevendo in cambio un applauso e un sorriso.
Concerto di Natale Il coro di voci bianche “Accademia Lirica S. Croce”
Il giorno 5 gennaio il nostro coro è stato ospitato dal Centro “Villa Santa Maria” di Medea dove ci siamo esibiti su un vero palco con il sipario. La nostra esibizione è stata ascoltata dagli ospiti del centro ed erano molto contenti, ci hanno applaudito a lungo e noi siamo stati molto felici di questo, perché al nostro coro proprio quel giorno mancavano un po’ di voci ed eravamo molto preoccupati di non riuscire a cantare bene tutte le canzoni e quindi di non fare felici gli ospiti. In realtà tutti i loro applausi ci hanno tranquillizzati e riempito i cuori di gioia. Per tutti noi è stata proprio un’esperienza importante. Io sono molto felice di essere ritornato al centro perché con la pandemia non si poteva andare a trovare gli ospiti. Io li conosco e mi mancavano proprio tanto, perché sono miei amici ed ora sono diventati anche amici del maestro Max e del nostro coro. Speriamo di poter tornare presto a cantare con tutti voi.
Grazie ancora per l’ospitalità e la calorosa accoglienza.
Un caro saluto da Mattia
Mattia Feresin
Il coro di voci bianche fa parte del progetto “Ragazzi all’opera” dell’accademia S. Croce di Trieste. Vi offriamo una breve presentazione del maestro Massimiliano Svab.
L’Accademia Lirica Santa Croce nasce nel 2008 a Santa Croce di Trieste per volere del Maestro Alessandro Svab, che desiderava trasmettere gli stimoli artistici e musicali che ha ricevuto durante tutta la sua carriera. Negli anni seguenti il Maestro Svab crea il progetto “Ragazzi.. all’Opera!”, che porta i bambini in palcoscenico dopo un percorso di preparazione che viene affrontato durante tutto l’anno scolastico; e il progetto “Il Belcanto italiano oltre i confini” Che dà la possibilità a giovani cantanti (italiani e stranieri), di preparare e debuttare i ruoli delle opere selezionate, per
immettersi poi nel mondo del lavoro teatrale. Da allora, l’accademia vanta concerti e produzioni di diversi capolavori di Mozart, Rossini, Verdi, Donizetti, Puccini, ecc. Massimiliano Svab collabora con il padre dal 2013, nel progetto “Ragazzi... all’Opera!”. Dal 2014 inizia la sua carriera di cantante e nel 2017 istituisce il primo coro di voci bianche a Gorizia, in vista della messa in scena dell’opera Elisir d’amore di Gaetano Donizetti. Nel 2019 il coro viene portato a Farra d’Isonzo, con il patrocinio del comune. Dalla sua creazione i bambini si sono esibiti in diversi concerti e opere con veri artisti, altri cori, sia di adulti che stranieri, per far capire loro che il linguaggio della musica è universale. Dopo l’interruzione dovuta al covid-19, il coro si è ristabilito con un insieme di ragazzi appassionati al canto grazie al progetto “Ragazzi... all’Opera!” che attualmente continua con il Don Giovanni di W. A. Mozart.
Massimiliano Svab
È Natale, facciamo festa!
Anche nel Centro Residenziale per l’Autismo le festività natalizie sono molto attese. Come di consueto, con l’arrivo del Santo Natale si è deciso di festeggiare questa solennità tutti insieme. I preparativi sono iniziati molto prima, addobbando gli alberi di Natale con festoni e palline colorate, mentre alle finestre abbiamo incollato addobbi preparati insieme ai nostri ragazzi. Durante questi preparativi alcuni di loro si divertivano a staccare gli addobbi per poi rimetterli. Nell’avvicinarsi al Santo Giorno, abbiamo coinvolto i ragazzi affinché sentissero l’importanza di questa festa. Poi, finalmente, il 25 dicembre è arrivato, portando quel clima di serenità e calore familiare che solo Natale sa dare. Così, oltre ad aver pranzato tutti insieme, si è deciso di festeggiare ballando, cantando e brindando con bibite e stuzzichini.
Ecco come la pensiamo noi
Ecco come la pensiamo noi è il titolo della performance teatrale, andata in scena il 3 gennaio, con la quale i ragazzi del CRA e del CRD hanno voluto dare voce alle emozioni vissute durante il periodo del lockdown. Utilizzando il movimento, la parola e la scrittura hanno espresso una serie di punti di vista che come le trame della rete ci ricordano che dentro ogni diversità c’è la necessità di costruire una solida rete sociale come opportunità di cambiamento.
Insieme a loro abbiamo riflettuto su quei valori che sono stati di sostegno durante il periodo dell’isolamento sociale, così realizzando un breve dialogo costruttivo:
– Matteo, che cos’è la speranza per te?
– È imparare a cambiare le cose che non mi piacciono.
– Andrea, che cos’è il coraggio per te?.
– È la capacità di rialzarsi dopo una caduta.
– Alessandro, che cos’è l’amicizia per te?.
– È condividere le cose belle con chi mi sta vicino.
– Maurizio, che cos’è la famiglia per te?.
– È stare insieme a chi mi vuole bene.
Insieme a loro abbiamo maturato valide riflessioni; in questi ultimi due anni, con l’esplodere del contagio e l’imposizione delle misure di contenimento, si è improvvisamente smontata attorno a ciascuno di noi quella rete fatta di solide certezze, mettendo a nudo le fragilità personali e collettive. Tuttavia, i nostri ragazzi, continuando a vivere nella loro semplicità, hanno ispirato in ciascuno di noi una preziosa visione della vita: essere felici di ciò che si è, di ciò che si ha. Insieme a loro abbiamo imparato a cambiare. Noi tutti, ogni giorno ci impegniamo a svolgere una missione, prendendo esempio dai nostri ragazzi: ”Amare la bellezza nelle piccole cose della vita, quelle che rendono l’anima felice e serena”; ”trovare la felicità nelle piccole cose è un dono”; “la forza di un abbraccio, il valore di un sorriso, l’attesa di una passeggiata in giardino, le attività con gli operatori, la gioia di condividere la pizza il mercoledì”. L’esperienza, nel complesso, ha consentito di recuperare i momenti di isolamento, superando ogni egoità individuale e aprendo nuovi scenari relazionali.
Stefano Maida
La Befana è tornata
6 gennaio, Epifania... e, con i Re Magi, ritorna la vecchietta più famosa e più amata d’Italia. Sì, anche quest’anno la Befana è tornata! Sempre molto attesa, lei non delude mai le aspettative. Con la sua scopa e il suo immancabile “sacco dei desideri”, appare dal nulla, tra la sorpresa generale, e poi, com’è venuta, scompare, a cavallo della sua scopa o, chissà, forse portata via dalla stella cometa...
Una cosa è certa: lei, oltre ai doni, porta con sé una lunghissima storia ed è la depositaria di una tradizione che si perde nella notte dei tempi, come viene raccontato nell’articolo seguente. Il suo arrivo a Medea ha suscitato entusiasmo e divertimento, come ci confermano i nostri giornalisti.
“È venuta la befana qui da noi a portare le caramelle morbide. I nostri ragazzi sono stati tutti contenti e c’erano anche quelli del CRA a divertirsi con la befana. I nostri sono stati tutti buoni. E spero che l’anno prossimo nel 2024 torni qui da noi, e saremo ancora più contenti”. Luca Scotto Di Minico
“Befana è caramelle, Befana è biscotti, Befana è dolci, Befana è... Ilaria” Maurizio Nemiz “La befana ci ha portato le caramelle con una piccola festicciola. Io l’ho ringraziata” Mauro Cominotto “Il 6 gennaio pomeriggio siamo andati a vedere un film. Era bello. Dopo è venuta la befana. Tutti hanno parlato con lei”. Maurizio Dal Bello
La Befana. Una storia italiana
L’Epifania è il giorno in cui Gesù Bambino si manifestò ai re Magi , arrivati a Betlemme guidati dalla stella. Epiphaneia in greco significa proprio “manifestazione”. È anche il giorno che “tutte le feste porta via”. Il 6 gennaio, infatti, chiude il lungo periodo di festa che inizia il 25 dicembre. Già in epoca precristiana questi giorni erano celebrati con molti riti, perché era considerato un periodo dell’anno molto importante e difficile. Era il momento in cui propiziarsi la fertilità della terra e il ritorno della bella stagione. Infatti il freddo e le tenebre ora prevalgono sul sole, la natura appare morta e si aspetta la sua rinascita. I romani il 25 dicembre festeggiavano la “festa del sole invitto” (vincitore). Per 12 giorni, fino alla dodicesima notte, il 6 gennaio, un tronco di quercia doveva bruciare continuamente. Dal carbone prodotto si potevano trarre auspici sull’anno successivo. In quelle dodici notti la dea Diana volava in cielo insieme ad altre fi-
gure femminili, per rendere il terreno più fertile e fecondo. Diana era dea della caccia e della Luna e rappresentava la femminilità libera e guerriera. Non fu mai moglie o amante ed era modello integrità e indipendenza. All’inizio dell’anno si tenevano anche altre cerimonie, in onore del dio Giano. Il nome “gennaio” (in latino ianuarius) deriva proprio da Giano (Ianus). Egli era una delle divinità più antiche e più importanti della religione romana. Era il dio degli inizi e rappresentava ogni forma di passaggio e mutamento. Era raffigurato con due volti (il cosiddetto Giano Bifronte), poiché il dio può guardare il futuro e il passato. Era la divinità preposta alle porte e ai ponti: il sostantivo latino ianua significa “porta” (gennaio è il mese che apre la porta al nuovo anno). Un’altra dea romana festeggiata a inizio anno era Strenua. Di origine sabina e forse etrusca, su di lei si hanno poche notizie. Era dea della salute, forza fisica e fertilità ed è paragonabile alla greca Igea e alla latina Salus. Il suo culto fu introdotto da Tito Tazio che regnò insieme a Romolo. I romani offrivano al re un mazzo di rami verdi, come simbolo di prosperità, tagliati dal bosco sacro di Strenua. Col tempo il culto finì, ma rimase l’usanza, nel primo giorno dell’anno, di offrire ramoscelli di alloro e ulivo, aggiungendo doni di fichi e mele, con l’augurio che l’anno nuovo potesse essere dolce come quei frutti. Più tardi i rami verdi, i fichi e le
Anton Raphael Mengs (1728 - 1779)
Diana come personificazione della notte (1765) Palacio de la Moncloa, Madrid
Maestro dei mesi di Ferrara.
Giano Bifronte come allegoria di gennaio (1230 c.a). Ferrara, Museo della Cattedrale.
Formella proveniente dalla Porta detta dei Pellegrini o dei Mesi nella Cattedrale di Ferrara.
mele vennero sostituiti con altri doni. Dalla dea Strenua deriva la parola “strenna” nel senso di “regalo natalizio”. Questa divinità divenne, con il tempo, una figura della tradizione popolare. In Sicilia, per esempio, ancor oggi nel periodo natalizio arriva la Strina, una vecchietta che porta doni. La Strina è anche un tradizionale canto natalizio in molte regioni italiane. È da notare come le divinità femminili romane, rappresentate come donne giovani, forti e indipendenti, in epoca cristiana diventarono donne anziane, vecchiette con una duplice natura di nonna buona e strega cattiva. E arriviamo così alla Befana. Per alcuni studiosi il termine Befana deriva proprio da Epiphaneia, quindi sarebbe da ricollegare ai Re magi. Una leggenda infatti narra che i Magi, durante il viaggio, chiesero indicazioni a una vecchietta per raggiungere Betlemme. L’anziana si rifiutò di aiutarli, ma il giorno dopo, pentita, li cercò, senza riuscire a trovarli. Da allora, il 6 gennaio la vecchietta parte per portare doni ai bimbi di tutto il mondo. In realtà, la figura della Befana ha origine nella cultura popolare, che, come abbiamo visto, raccoglie l’eredità di tradizioni e credenze ancestrali, precristiane e anche preromane. Resta da sottolineare una caratteristica importante della Befana:
è italiana. Da Strenua a Strina, alla “Vecia” da bruciare sui falò, segue filoni del folklore tipicamente italici. Questo fatto oggi è molto significativo. La colonizzazione culturale, attuata dal mondo anglosassone, che ha invaso le nostre feste tradizionali, non ha (ancora) toccato questa figura, che resiste ai colpi della globalizzazione. A fronte delle “carnevalate” che hanno trasformato Ognissanti in “Halloween”, o della sdolcinata immagine di Babbo Natale, plasmata dalla Coca Cola e sdoganata come originale, la Befana resiste con tutti i suoi tratti, rustici, ambigui e anche inquietanti. Resiste come figura genuinamente tradizionale, che porta fino a noi antichissimi miti e riti della nostra storia. Non è un caso che la pubblicità non utilizzi molto questa figura, per piegarla ai suoi fini. È infatti molto difficile edulcorarla, infantilizzarla, renderla adatta a un contesto stucchevole e ideale di “famiglia felice”, trasformarla in gioco per bambini. Ci ha provato a suo tempo il fascismo, a renderla “buona”. Ma lei no. Lei non si lascia manipolare. La nostra cara vecchietta è un baluardo di resistenza culturale, una testimonianza della nostra ricchezza storica che andrebbe valorizzata e tutelata. Evviva evviva la Befana! Alessio Pettarin
La dea Igea. Pannello del dittico eburneo di Asclepio e Igea (400 - 430 d.C.) Liverpool, National Museum. Questa immagine viene spesso presentata come una rappresentazione della dea Strenua, ma in realtà si tratta della greca Igea, dea della salute e dell’igiene, figlia di Asclepio, dio della medicina. Il loro culto fu introdotto a Roma con i nomi di Esculapio e la figlia Salus.
Una
bella serata con il Lions Club di Gradisca-Cormons
Una pizza in compagnia (finalmente!)
E finalmente, dopo anni di distanziamento e di lontananza, dopo anni di incontri “blindati” da metri e mascherine, è tornato il momento di darsi appuntamento in una pizzeria e godersi una serata in compagnia di amici veri. Proprio questo è successo mercoledì 8 febbraio 2023. Una data da ricordare. Quella sera, infatti, si è rinnovato un appuntamento molto caro agli ospiti di Medea: la pizza con i Lions. Così, alle 18.30, tutti pronti per partire alla volta della pizzeria “Bella Napoli” di Gradisca. Qui c’erano ad attenderci i cari amici del Lions Club di Gradisca-Cormons. Di loro abbiamo parlato più volte su queste pagine, sia per le lodevoli iniziative che li contraddistinguono, sia per la vicinanza che hanno sempre dimostrato nei confronti dei “ragazzi” di Medea. Questa volta però, non è stata solo una pizza con gli amici. Questa volta c’era di più. Un’atmosfera di felicità quasi liberatoria, una gioia dal sapore nuovo, come quando si rivede la luce del sole dopo una lunga notte. Questa volta incontrare il Lions Club non è stata solo un’allegra serata in compagnia di amici. Questa volta è stata una vera, sincera, intensa emozione. Grazie, amici Lions!
Festa di carnevale con Karaoke
Dopo Natale, è carnevale. Ed è ancora festa! Carnevale ha sempre un fascino particolare, che si potrebbe definire “trasgressivo”, in senso figurato, naturalmente. O meglio, un tempo era realmente così. La “trasgressione” era una cosa presa molto seriamente. I re, i nobili, gli uomini di potere festeggiavano insieme al popolo e a quest’ultimo era concesso di irriderli e si potevano addirittura capovolgere i ruoli. Oggi questo non è più concesso. Chi è al potere non gradisce questo “ribaltamento della realtà”. Così è rimasto solo l’aspetto più giocoso, una festa innocente fatta di maschere e divertimento. Una regressione infantile che, in questi tempi tormentati, costituisce comunque un aspetto molto importante, perché ci regala momenti di grande spensieratezza e allegria. Questo ovviamente succede anche nell’istituto di Medea. La festa di carnevale è preparata con l’ideazione e realizzazione delle maschere e addobbi. Così, martedì grasso, tutto è pronto per far uscire lo spirito carnevalesco e trasgressivo che è in tutti noi. E si ride, si canta e si balla tutti insieme, dimenticando per qualche ora i propri ruoli e, magari, ribaltandoli anche un po’! Non ho ancora parlato del karaoke. In verità, non ho tanta voglia di parlarne. In fondo, non sono mica un giornalista... e poi, è carnevale!
Alessio Pettarin
Bentornati Claun!
Finalmente, domenica 26 febbraio 2023, sono tornati a Medea i volontari dell’associazione VIP Unduetre Claun, che svolge attività di clownterapia insieme a 65 associazioni VIP in tutta Italia. La clownterapia è un’attività molto importante, finalizzata a dare serenità alle persone in situazioni di sofferenza, negli ospedali o residenti in strutture sociosanitarie e case di riposo. Il loro motto è “Uniti per crescere (e ridere) insieme” Gli amici “claun” – non è un errore di battitura, è il modo in cui hanno scelto di chiamarsi – sono di casa nel nostro istituto. Infatti venivano regolarmente, prima della pandemia, a rallegrare gli ospiti con i loro numeri, i palloncini, le stoffe colorate, la musica e i balli. E, come si diceva all’inizio, dopo il periodo di sospensione, finalmente sono tornati, portando ancora l’allegria e il clima di festa di cui tutti sentivano la mancanza. È stato bello rivedere queste straordinarie persone, capaci di portare sorrisi in situazioni anche molto difficili. Con l’auspicio, naturalmente, che sia solo la prima di numerose altre visite. A presto amici claun!
Le nostre donne alla “Tombola in Rosa” del comune di Medea
8 marzo, una data importante
L’otto marzo è la Giornata Internazionale della Donna, detta anche, ma non correttamente, “festa della donna”. È una ricorrenza molto importante, che deve essere soprattutto un momento di riflessione e di lotta per i diritti, contro diseguaglianze e violenza di genere.
Il comune di Medea organizza da alcuni anni un incontro dedicato alle donne, nella Sala Consiliare del Municipio. L’incontro è denominato “Tombola in Rosa”. Quest’anno l’invito era rivolto anche alle ospiti dell’Istituto dei
Padri Trinitari, che sono state ben felici di partecipare. La scelta della tombola è simbolica. Il primo passo da fare è incontrarsi, ritrovarsi. In questo senso la “festa” rimane un momento importante. Le donne devono unirsi, far valere i propri diritti insieme, indipendentemente dall’età e dalle condizioni. Perciò la presenza delle nostre ospiti è stata particolarmente significativa. Hanno rappresentato, simbolicamente, tutte le donne in condizioni di fragilità sociale e fisica. Ma non solo. Con le ospiti, c’erano le operatrici che le hanno accompagnate. Insieme hanno rappresentato tutte
le donne impegnate nel lavoro di assistenza, educazione, caregiving. Il personale dell’istituto di Medea è costituito soprattutto da donne, che ogni giorno lavorano per garantire e migliorare la qualità della vita di tutti gli ospiti. Tornando all’evento, le partecipanti sono state accolte dal parroco di Medea, Don Federico Basso e dai rappesentanti del comune, la vicesindaca Elisa Berlasso, l’assessora Raffaella Cantarutti e il sindaco, Igor Godeas. Egli ha portato il saluto dell’amministrazione comunale. Nel su discorso, Godeas ha toccato vari temi rilevanti. L’iniziativa è nata per sensibilizzare sul percorso fatto dalle donne, sulle conquiste e sul lungo cammino che ancora è da fare. Vuole anche focalizzare l’attenzione sul tema della violenza contro le donne, tema purtroppo sempre molto attuale. Per affrontare questo problema, continua il sindaco, non dobbiamo agire solo con sanzioni e pene, ma dobbiamo intervenire anche sul versante educativo, con quella che si può definire “educazione sentimentale”, rivolta soprattutto alla parte maschile, perché questo argomen-
to pare essere abbastanza sconosciuto agli uomini. Un altro punto è la decisione di usare la definizione di “festa della donna”. Questo perché vuole essere un momento di riflessione, ma mantenendo la leggerezza di una festa. È importante soprattutto adesso. Dopo l’epidemia, la gente fa più fatica a uscire di casa. Alcuni continuano a vivere in una sorta di isolamento. Le nostre piccole comunità sono basate sulla condivisione e sullo stare insieme. Rispetto alle città abbiamo cose in meno, ma abbiamo anche tante cose in più. Una di queste è il rapporto interpersonale che c’è tra le persone, tra i cittadini. Perciò le istituzioni devono lavorare per ricreare questo rapporto. E la serata è stata proprio questo, una bella festa, in un clima allegro e spensierato. Beatrice ha rappresentato il gruppo, vincendo ben due
premi, quaterna e cinquina. Durante il gioco un’arzilla vecchietta ha intrattenuto le astanti con alcune barzellette... “sconce”!
Poi la serata si è conclusa con un brindisi di saluto. Eccone un “resoconto” di Renata. “Ieri sono andata a giocare alla tombola in comune di Medea. C’erano Arianna, Luigina, Bea e io e ci hanno accompagnato Annamaria e Elena. Siamo andate in comune perché era la festa delle donne. Abbiamo mangiato dolce e salato. La tombola è andata bene, ha vinto la Bea. Bea ha vinto due fiori viola e rosso, ero contenta per lei. Ho fatto cin cin con il Gingerino, le signore con il vino. C’era anche il prete e il sindaco. Mi sono molto divertita, spero di tornare il prossimo anno”.
Elena Vittori
Alessio Pettarin
Prove
di... passeggiata
Marzo è, come ci ricorda la tradizione, “pazzerello”. In particolare all’inizio del mese, si sente il tepore del sole, già si respira l’aria di primavera ma la natura ha ancora l’aspetto invernale e gli alberi sono ancora spogli. Un tempo era un mese dal clima molto variabile e la pioggia poteva arrivare all’improvviso. Oggi, purtroppo, i cambiamenti climatici e la siccità non fanno correre questo rischio. E così, i ragazzi del CRA hanno deciso cogliere il lato positivo di questa situazione e di iniziare con le prime “prove tecniche” di passeggiata. È sempre bello ritrovare il contatto con la natura, camminare tra i fiori e l’erba, aspettando la primavera ormai alle porte. E aspettando anche, con trepidazione, la pioggia...
Nella vecchia fattoria... ìa, ìa, oh!
Per goderci i primi tepori della primavera, abbiamo pensato di fare una giterella presso l’azienda agricola “La Fattoria” a Pavia di Udine.
La Fattoria alleva con cura bovini, coltiva ortaggi e si occupa anche di produzione vinicola, offre quindi ai loro ospiti prodotti di loro produzione a km 0, come latte e formaggi, verdure e carne fresca; presenta un agriturismo che dispensa piatti tipici friulani e un’agrigelateria dove viene preparato il gelato ogni mattina con il latte appena munto... e che i nostri ragazzi hanno particolarmente apprezzato durante lo spuntino a metà mattina!
Facendo una passeggiata negli spazi esterni abbiamo visto moltissime mucche, un asinello, delle capre ed un ariete, un oca ed un pony. C’è anche un piccolo parco giochi dedicato all’intrattenimento dei più piccini.
La giornata è iniziata con il cielo un po’ coperto, ma appena è uscito il sole abbiamo potuto godere appieno della piccola uscita, cantando qualche canzoncina tutti in coro tra risate e serenità.
Eleonora Contento
Che bello stare ammollo
Il nuoto è un’attività sportiva molto importante e salutare. Può essere praticata da tutti, traendone grandi benefici. Gli ospiti di Medea, prima del covid, frequentavano regolarmente la piscina di Gorizia. Quest’anno, la ripresa dell’attività ha visto anche una nuova “location”: la piscina di Manzano. Si tratta di una bella struttura alle porte della località friulana, comoda da raggiungere da Medea e gestita dalla società sportiva Kuma (che ha in conduzione anche le piscine di Codroipo e Jesolo).
C’è una vasca per il nuoto di 25 metri a 6 corsie e una vasca per il nuoto baby 8 metri per 4, con profondità di 60 cm e temperatura dell’acqua 31- 32° C.
Gli ospiti che la frequentano, di mercoledì e giovedì, si trovano molto bene, grazie anche alla bella accoglienza di tutto il personale, sempre gentile, disponibile e professionale.
In particolare, è molto “gettonato” Nicola, l’istruttore qualificato che segue alcuni ospiti, tra cui Luca, per la grande simpatia e l’allegria con le quali riesce a motivare i suoi “allievi”. Sentiamo cosa dicono due nuotatori appassionati, Mauro e Luca.
Ogni giovedì mattina, dopo la colazione, con il pulmino, andiamo a Manzano, nella piscina Kuma, a fare la nostra attività motoria con gli assistenti, insieme agli altri ragazzi, con le borse, tutto quello che serve per quando siamo in
piscina a nuotare. Muoviamo bene le braccia, le gambe, con la tavoletta, cambio ritmo, più lento, più veloce. Poi, nella piscina bassa, per riscaldarsi dentro, e fare esercizi di rilassamento, giocare, divertirsi. Poi facciamo le docce, ci asciughiamo, ci vestiamo. Prepariamo la borsa per tornare. Poi il caffè, e aspettiamo di andare a pranzo
Mauro Cominotto
Io vado in piscina a Manzano ogno giovedì mattina con Alessio, Ilaria, Valentina e Anna.
Io entro in acqua con l’istruttore, che è Nicola. Mi fa fare gli esercizi. È un divertimento con Nicola, mi piace tanto andare in pscina per mantenermi in forma. Un grazie a Nicola che mi aiuta a fare gli esercizi in acqua.
Ti voglio bene!
Luca Scotto
Parliamo di... bocce
Quando parliamo di gioco delle bocce, di solito ci vengono in mente due immagini. La prima è un campo di bocce in un paese, magari nel cortile di un’osteria, con gruppi di anziani che si sfidano con passione e coinvolgimento e il rumore secco delle bocce che si scontrano. L’altra immagine è una spiaggia d’estate, un campo disegnato sulla sabbia e persone in vacanza che giocano nelle ore meno calde. In realtà, queste immagini sono molto riduttive e non rendono giustizia a uno sport che vanta origini antichissime ed è diffuso in tutto il mondo. La più antica testimonianza delle bocce è del 7000 a.C. e si trova nella città neolitica di Catal Huyuk, in Turchia. Nel Medioevo si giocava per le strade, sulle piazze, nei castelli. In un famoso dipinto del 1560, Giochi di bambini di Peter Bruegel il Vecchio (Vienna, Kunsthistorisches Museum), è riprodotto anche il gioco delle bocce. Nel 1753 uscì a Bologna un libro di Raffaele Biste-
ghi, Il giuoco pratico, che contiene uno dei primi regolamenti italiani di questo gioco. Nel 1873 sorse a Torino la prima società italiana, chiamata Cricca Bocciofila. Era il primo passo verso un’organizzazione nazionale. Nel gioco “moderno” le bocce erano realizzate in avorio ed erano molto costose. Ma soprattutto, ciò comportava l’uccisione di numerosi elefanti. Fortunatamente, Nel 1907 Leo Baekeland sintetizzò per la prima volta la bakelite (da cui prende il nome). Le bocce vennero realizzate in questo materiale. Ciò rese la pratica della disciplina molto più accessibile (ed eticamente accettabile). Nel 1919 nacque l’Unione Bocciofila Italiana (UBI). Era un importante traguardo perché il gioco fu equiparato alle discipline sportive. Nel 1929, però, un decreto ministeriale trasferì le bocce dal Coni all’Opera Nazionale Dopolavoro (OND), declassandolo ad attività ricreativa. Paradossalmente però, questo favorì un gran-
de sviluppo. Le bocce ebbero un’unificazione in tutta Italia e nacque una capillare organizzazione periferica. Fu adottato un unico regolamento tecnico di gioco, il Nazionale (misto raffa e volo). Da questa grande diffusione, nel dopoguerra nacquero molte federazioni che praticavano diversi sistemi di gioco. Nel 1979 si trovò un accordo e fu creata una federazione unitaria, voluta e riconosciuta ufficialmente dal Coni, l’attuale Federazione Italiana Bocce (FIB), che promuove e coordina tre specialità di gioco: raffa, volo e petanque. Il 19 marzo 2010 fu inaugurato il Centro tecnico federale di Roma, nella zona dell’EUR, che, per ampiezza e funzionalità, è una struttura unica al mondo. L’Italia, che è stata la culla del gioco fin dal tempo dei Romani, ha sempre avuto un ruolo di leadership a livello mondiale. Lo sport delle bocce è suddiviso in differenti specialità, delle quali le più diffuse sono la raffa, il volo (o boule lyonnaise), la pétanque e il bowls (o bocce sull’erba).
Gli ospiti dell’istituto di Medea praticano il gioco delle bocce da molti anni, grazie alla collaborazione con la Società Bocciofila ASD di Romans d’Isonzo. Attualmente, ogni martedì, tre operatori dell’istituto portano un gruppo
di 12 ospiti al bocciodromo. I campi di gioco sono 4, di cui 3 per una coppia di giocatori e uno per quattro persone.
Ecco la testimonianza di Sergio. “Il martedì mattina alle 9, dopo colazione vado a giocare a bocce a Romans vicino al bar. Si va con 2 pulmini, guida Luciano e Sveva e basta. Io gioco in squadra con Luca e vinciamo, Luca e Enzo perdono non sanno giocare. Bisogna lanciare la pallina piano, non forte, sotto c’è la sabbia, poi tiro la boccia vicino. Sveva segna i punti. Chi vince beve il caffè. Mi piace tanto. Torniamo per pranzo”.
Nel 2020, durante i lavori di ristrutturazione del Centro Residenziale per la Disabilità “Villa Santa Maria della pace”, si è deciso di creare un nuovo ampio spazio per le attività motorie dei nostri ragazzi. L’ambiente largo e capiente della nuova palestra ha permesso di equipaggiare l’area dedicata alla attività motoria con nuova attrezzatura sportiva. La nuova palestra ha visto anche l’arrivo di una nuova fisioterapista: Valentina.
Valentina Mauro si è laureata in fisioterapia all’università degli studi di Udine nel 2019. Durante il suo percorso di studi, si è avvicinata al mondo della disabilità, in particolare alla disabilità motoria tramite tirocini in strutture private e pubbliche. Ma lasciamo a lei la parola. “Una volta entrata nel mondo del lavoro, dopo un periodo di esperienza nel privato e nel domiciliare, ho deciso di intraprendere questa avventura nell’Istituto dei Padri Trinitari per approfondire l’approccio fisioterapico nelle disabilità motorie e mentali. Dopo una valutazione individuale dei ragazzi, ho deciso di
intraprendere due percorsi diversi a seconda dei bisogni riabilitativi. La maggior parte dei nostri ragazzi è stato inserito in un percorso di attività fisica, con l’obbiettivo di migliorare lo stato di salute generale e di potenziare le capacità motorie per favorire un invecchiamento attivo. Le attività proposte sono svolte in mini gruppi, con esercizi studiati sull’individuo, ma favorendo allo stesso tempo la socializzazione; quest’ultima finalità è diventata urgente soprattutto dopo il brutto periodo di forzata separazione che anche i nostri ragazzi hanno vissuto durante il lockdown, dovuto all’emergenza sanitaria Covid19. L’attività fisioterapica nel centro comprende anche interventi individualizzati, per i ragazzi che presentano disturbi motori di natura cronica o acuta. Questa attività è programmata in collaborazione con un’equipe medica specialistica, che ne definisce i metodi e gli obiettivi. Insomma, come si può intuire, si tratta di un lavoro complesso e articolato, fatto di scelte che devono essere valutate di caso in caso. È un’esperienza mol-
to ricca e stimolante, che va ben oltre il livello professionale; e di questo sono molto soddisfatta. L’aspetto più bello, infatti, è la relazione con gli ospiti, il rapporto che si crea e quello che ti danno, nella loro modalità, sempre così spontanea e diretta”.
Adesso è giunto il momento di ascoltare proprio loro, i nostri ospiti, riguardo all’attività che fanno con Valentina. Ecco alcune testimonianze dell’esperienza in palestra.
Arianna: “Mi piace pedalare con la mini bici. Valentina è molto brava, è simpatica ma soprattutto ha molta pazienza con tutti noi.
Quando ho ‘la ginnastica’ il martedì mattina mi diverto a fare gli esercizi”.
Luigina: “Non mi piace fare la ginnastica perché è molto faticosa e mi fanno male le
gambe”.
Beatrice: “Faccio sempre tapirulan, mi piace molto bruciare le calorie. Valentina è molto dolce come un bignè”.
Luca: “Mi è sempre piaciuto fare gli esercizi, vado in palestra due volte a settimana mentre un giorno a settimana vado in piscina”.
Enzo: “La palestra è bella. Valentina è brava, mi fa giocare, camminare e mi fa fare esercizi. Mi diverto molto”.
Insomma, la palestra è un luogo vivo e dinamico, molto amato dagli ospiti. Amato proprio da tutti, anche da quelli che, come la nostra povera Luigina, sembrano “soffrire molto” per questa “crudele incombenza”, ma, alla fine... anche loro tornano sempre!
Lisa Ellero e Valentina Mauro
Il profumo del pane
Il profumo del pane è magico. Ti fa sentire subito il calore di casa. Ancor più intenso è il profumo del pane fatto con le proprie mani. Le donne del gruppo 8 nel CRD lo sanno bene ed hanno intrapreso questa meravigliosa attività. Così, dopo le fatiche della palestra di cui abbiamo parlato sopra, cosa c’è di meglio che dedicarsi a creare croccanti panini? La nostra Luigina forse potrà così rinfrancare le proprie forze. Anche se, a giudicare dalla sua espressione, forse, più che impastare, preferirebbe schiacciare un bel pisolino...
Fior di giardino, fior di serra
L’attività di giardinaggio e di serra ha una lunga storia nel nostro istituto. Molti ospiti del Centro Residenziale per la Disabilità vi si sono dedicati con passione, guidati già da diversi anni dall’operatrice Fabia. Mancava però una “rappresentanza” del Centro Residenziale per l’Autismo. Così, nei primi mesi dell’anno in corso, insieme all’equipe, abbiamo deciso di intraprendere delle attività in serra, insieme ai ragazzi più autonomi del CRA. D’inverno, si sa, le attività vanno molto a rilento, in quanto, con il freddo e con il sole che ancora non scalda, si riesce a fare ben poco. Abbiamo iniziato insegnando loro a usare rastrelli e carriole. Con questi attrezzi i ragazzi hanno raccolto le foglie secche portandole tutte in un punto di raccolta, per poi eliminarle. Tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo abbiamo piantato i primi fiori: primule e viole ciocche. I ragazzi sono felici, le bagnano, le curano e tolgono le foglie che sono rovinate. Qualche giorno fa abbiamo preparato un semenzaio dedicato a tutti i sapori: basilico, salvia, menta e origano. aspettiamo anche di veder germogliare una rosa bianca rampicante che ha appena buttato fuori le prime foglioline. È bellissimo sentire ogni giorno nuovo profumi e i ragazzi sono entusiasti di aver contribuito a tutto questo.
Silvia Bittolo
Il Teatro è per tutti
Finalmente, dopo la lunga pausa pandemica, all’istituto di Medea è ripresa l’attività teatrale, guidata da una nuova insegnante, Daniela Zorzini. Si sente spesso dire “il teatro è per tutti”, ed è veramente così. Esprimersi attraverso l’attività teatrale significa prendere qualcosa che ci appartiene e condividerlo con gli altri, per mettere in scena la forza dell’essere uniti, dello stare insieme. Questa condivisione può avvenire su tanti livelli, indipendente dalle capacità espressive di ognuno di noi. Lo si può fare con la voce, camminando sul palco assieme, tenendosi per mano e raccontando a turno un pensiero, ascoltando assieme un brano musicale ed esprimendo a parole o a gesti le emozioni che ci suscita. Nasce da qui l’idea di questo laboratorio teatrale, che coinvolge ragazzi non solo di diverse età, ma anche con storie personali molto differenti, accomunate dal fatto che condividono la stessa casa, qui a Medea. È dunque significativo che, proprio in questo luogo, dove risiedono i loro sentimenti, pensieri, azioni quotidiane, possano condividere uno spazio creativo e allo stesso tempo intimo, accompagnanti dall’insegnante, dagli educatori e da chi fa capolino nel nostro
spazio teatrale a osservare cosa stiamo combinando. È bello vedere la spontaneità che si crea sul palco, i momenti di imbarazzo, quelli dedicate alle risate, quelli più impegnativi in cui è necessario mettersi in gioco, attirando l’attenzione di tutti gli altri.
“Il teatro è per tutti” – dicevamo – ma non per tutti è facile fare teatro. E allora raccogliere questa sfida è per noi importante, perché chi partecipa possa superare i propri limiti, trarre soddisfazione per ciò che fa e creare per gli altri e insieme agli altri. Non abbiamo ancora scelto definitivamente il tema per il prossimo spettacolo, ma abbiamo tante idee e soprattutto abbiamo tante proposte, perché in questi mesi abbiamo imparato a raccontarci senza paura e ad esprimere in modo diretto e autentico le nostre aspirazioni. Riportiamo così alla memoria musiche o letture, che ci hanno particolarmente colpiti, o luoghi visitati a cui vorremmo ispirarci, e da qui partiamo per costruire qualcosa di innovativo perché abbiamo scoperto che mettendoci un pezzetto ciascuno, con diversi modi di comunicare e di fare, possiamo creare qualcosa di veramente unico, proprio perché il nostro teatro è veramente per tutti.
Anna Virdis
Il tempo dei compleanni
Ma quando è il tempo dei compleanni? È sempre tempo di compleanni! Ed è sempre bello festeggiarli. Nel nostro istituto di Medea, come è facilmente intuibile, ogni mese c’è qualcuno da festeggiare. Alcuni escono a pranzo o cena. È quindi impossibile ricordare tutti, ne risulterebbe solo un lungo e noioso elenco. Perciò è stata scelta una “rappresentanza” di immagini che immortalano questi bei momenti. A destra in alto abbiamo Marco Antonio, che compie gli anni il 16 luglio e, come si vede, ha festeggiato in pizzeria. Più sotto Maurizio Nemiz, in pizzeria il 26 settembre. Poi, sotto a destra, Luca scotto, il 21 dicembre, quindi in pieno clima natalizio. Infine, abbiamo Cleofe Moro che il 12 gennaio è stato in paninoteca insieme ai suoi amici. Cosa resta da aggiungere? Solo che questo articolo è in realtà un “espediente”... per augurare buon compleanno a tutti!
Buongiorno a tutti, come state? Bene, spero... Il 2022 è stato molto brutto e disastroso. Anche come clima, è stato tanto caldo, caldo torrido. Secondo l’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente), la temperatura media annuale del 2022 in Friuli Venezia Giulia è stata più alta di oltre 1 °C rispetto al trentennio climatico di riferimento 1991-2020. Da metà maggio a metà settembre la media delle temperature massime in pianura è stata di circa 31 °C. La siccità, presente tutto l’anno, ha avuto conseguenze per l’agricoltura e ha causato i grandi incendi sul Carso. Tra luglio e agosto ci sono stati 34 incendi che hanno causato danni enormi al Carso (triestino, isontino e sloveno). Sono bruciati 4mila ettari di bosco. Non potremo mai dimenticare quei giorni, con l’odore costante di bruciato nell’aria e la cappa di fumo nel cielo, ben visibile anche qui a Medea. Anche l’autunno è stato caldo. Per esempio, io non avevo mai aperto le finestre della mia casetta in autunno, ma tra ottobre e dicembre tenevo aperto perché
era ancora caldo. Sono tornate le piogge, ma torrenziali, come succede adesso, con bombe d’acqua e allagamenti. Il 22 novembre c’è stato un evento rarissimo, l’acqua alta a Grado e a Lignano. E i climatologi avvertono: tranquilli, il 2022 è stato l’anno più fresco e umido dei prossimi anni... parliamo un po’ del coronavirus e della pandemia. finalmente c’è stato un miglioramento, però bisogna stare sempre in guardia e usare sempre le mascherine di protezione. Un grazie ai medici e ai virologi e a tutti gli infermieri che ci hanno salvato la vita e ci hanno protetti. Grazie a tutti e alla prossima!
Qui sotto: Un’immagine dell’acqua alta a Grado. In basso: il fumo nel cielo sopra Medea, luglio 2022.
Medea, secondo me
Un omaggio a Medea nelle foto di Fabio Gerussi
Il 2 aprile è la Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo (WAAD, World Autism Awareness Day), istituita nel 2007 dall’Assemblea Generale dell’ONU. La ricorrenza richiama l’attenzione di tutti sui diritti delle persone con disturbo autistico. Il colore ufficiale della giornata è il blu. In questo giorno, in tutto il mondo, molti edifici e monumenti vengono illuminati con luce blu.