Il Quindicinale 1066 - 9 maggio 2024

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È tempo di gelato, sorbetto e granite

Chinellato, incisore per vocazione

QUARTIER DEL PIAVE

Da pag 33

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CONEGLIANO

Baco da seta e donna: binomio secolare

772784

Un mondo cremosissimo

ISSN 2784-9716

VITTORIO VENETO

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1066 Informazione cultura e tempo libero Anno XLIII n.9 | 9 maggio 2024 | € 2,50

Fondato da Dario De Bastiani nel 1982

Red, i Pooh e i radici e fasoi Red Canzian

Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. L.27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, CNS TV - Periodico di informazione, cultura e tempo libero - Anno XLIII n.9 - 9 maggio 2024 - Euro 2,50 - Contiene I.P.

Enrico, il cantante filosofo



PRIMO PIANO

Nessuno fermerà la musica

A tu per tu - anche se il suo pronome preferito è il “noi” - con Red Canzian dei Pooh. Legato al Veneto (sua terra d’origine) – e in particolare a Vittorio Veneto dove trascorreva le vacanze della sua infanzia - Red si confessa con simpatia e sincerità. Le sue passioni? La pittura, e i radici e fasoi. E i ricordi di quando era bambino, e viveva in due stanze fredde, dentro una grande villa veneta, osservando un merlo che cercava le briciole

di Federica Gabrieli

O

gnuno ha il suo racconto, e questo è il racconto di un uomo che ha abbracciato con dolcezza e forza la vita; osservandola, ascoltandola, mordendola, e vivendola soprattutto. Le sue canzoni sono un tripudio di bellezza musicale, colori, emozioni e riconoscenza. Sognatore, curioso, intraprendente, determinato, appassionato, coinvolgente, elegante, leggero, libero, nebuloso ma nitido, penetrante, profondo, raffinato, carismatico, versatile, unico... Il personaggio - notissimo - è Red

Canzian. Nato nel 1951 a Quinto di Treviso, in una splendida villa veneta del 700’, ovvero Villa Borghesan, Red è stato accolto subito dall’arte. Villa Borghesan infatti si sviluppa su tre piani completamente affrescati: qui aveva soggiornato anche Francesco Baracca durante la guerra. Non era una villa “da ricchi”: in passato sì, lo era stata, ma poi era stata data in concessione al Comune per ospitare le famiglie più povere del paese. Caro Red che ricordi hai di quegli anni? Ho abitato e sono cresciuto proprio lì con i miei genitori e la sorellina più grande di sette anni, pagando duemila lire di affitto al mese per due stanze senza riscaldamento e servizi; queste ultime si affacciavano in uno dei tre saloni (uno per ogni piano) così maestosi, affrescati, dipinti con Sangiorgi che infilzavano il dragone, cavalieri, mantelli, abituandomi con semplicità e facilità all’arte e al bello fin da piccolo, trascorrendo ore e ore a guardare i di-

Red Canzian

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PRIMO PIANO

Chiara Canzian, Red Canzian, Beatrice “Bea” Niederwieser e il figlio Philipp Mersa, in arte Phil Mer

A fianco: Pippo Baudo e Red Canzian nel 1967

pinti meravigliosi che c’erano in quei saloni. Aleggiava e fluttuava un amore vero, pieno di valori e tradizioni, non mancava nulla per me: sai, da piccolo, non dai valore al denaro. A casa tutti cantavano, mio padre andava a vedere i cori delle opere e mia madre intonava le canzoni che sentiva nelle prime radio che giravano per le case. Ricordo che con lei andavamo a comprare i libricini con i testi delle canzoni di Sanremo, che una volta uscivano nelle edicole e poi le cantavamo insieme. Il big bang avvenne nel ‘63, all’età di dodici anni, a Jesolo nel bar vicino alla spiaggia dove avevano portato il primo jukebox che ha cambiato radicalmente la mia vita. Fino a quel momento ero abituato a sentire il suono della radio che era completamente diverso. Il jukebox invece aveva i bassi…e con la canzone Love me tender” di Elvis e un Please please me dei Beatles sono impazzito. Ho provato un turbinio dirompente di emozioni, difatti in quel momento mi sono promesso che sarei finito anch’io in un jukebox, un giorno. L’anno dopo mi sono fatto comprare una chitarra e, tra molteplici e coraggiose strimpellate in autonomia, ho cominciato a imparare i primi accordi e già nell’estate del ‘64 ho cominciato a capire che mi piaceva proprio tanto cantare davanti alla gente, per la gente e con la gente. Red sorride e sospira, prima di continuare. Conoscevo tre accordi: un Mi, un La e

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un Re. Ma queste semplici note mi consentivano di intonare “E’ una bambolina che fa no no no no no…..” e vedere la gente che mi seguiva con la voce era meraviglioso, ma soprattutto era entusiasmante quando, sotto l’ombrellone in spiaggia, mi trovavo avvolto da quella nuvola di fanciulle stupende che mi hanno concesso di fare quel passaggio indolore ed eroico tra l’epoca dei soldatini e l’epoca in cui si giocava ai dottori… un passaggio devo dire molto piacevole. Che bambino sei stato durante gli anni di scuola? Non ero assolutamente un sovversivo, tuttavia non accettavo molto le regole, nel senso che mi allettava molto impa-

rare, ma le cose che garbavano a me, non quello che mi veniva insegnato a scuola. Per cui leggevo libri per conto mio, diversi da quelli proposti. Sono sempre stato promosso comunque, e mi sono diplomato geometra perché disegnavo molto bene ed ero bravo in italiano… in tutte le altre materie ero un disastro! Ricordo che disegnavo delle case bellissime, molto più belle di quelle del mio professore, solo che le sue stavano in piedi, le mie quasi sicuramente no. E poi ricordo le vacanze estive! Fino agli otto anni le passavo a Savassa, a Vittorio Veneto, la città dove è nata mia figlia e che trovo meravigliosa. A Costa abitava la sorella di mio papà: lei e il marito erano i custodi della centrale elettrica. Il tuo esordio nel mondo della musica è avvenuto quand’eri adolescente… E’ vero: all’età di sedici anni, mi sono iscritto a tutti i Festival per giovani cantanti, vincendone anche uno molto importante a Conegliano “Lo Stroppolo d’Oro” organizzato dalle Cantine Sociali di Conegliano Veneto, presieduto e presentato da Pippo Baudo. Io cantavo Yesterday”dei Beatles. Da quella vittoria è stato un crescendo, infatti poi ho creato il primo complesso ovvero i Prototipi. Dopo un po’ di aggiustamenti il gruppo si è fatto riconoscere a livello territoriale, tant’è che il direttore dell’Hotel Carlton di Treviso, dove abbiamo suonato una stagione intera tutte le domeniche pomeriggio, ha creato per noi il locale New Time di Treviso conosciuto come il “Paiper” di Piazza Giustiniani e in quel luogo per due anni di seguito, tutti i sabati e do-


PRIMO PIANO meniche, abbiamo suonato, raccogliendo la più bella gioventù del Veneto. Quando entrasti a far parte dei Pooh? è stata una coincidenza ancestrale? E’ strana e misteriosa la vita, perché io allora ero un chitarrista e loro cercavano un bassista... Credo che quell’accadimento non sia dovuto al destino, quanto ad una coincidenza che se ti trova pronto e preparato funziona, altrimenti è una sfortuna perché per tutta la vita ti rimarrà il rimpianto che potevi farcela; per cui il destino, quello che la gente crede che esista, può anche rovinarti la vita. Io mi sono solo fatto trovare pronto pronto dentro -: ero pronto a prescindere dal talento; sicuramente loro hanno provato bassisti molto più bravi di me, e probabilmente anche gente che cantava meglio e che forse era anche più intelligente…eppure quella mescolanza di entusiasmo, impeto e passione che mi contraddistinguono mi ha consentito di superare il provino fatto con la chitarra e non con il basso! Ma vedi come cambiano le cose? Adesso il basso è lo strumento che amo di più. E’ certo che il talento nella vita senza l’impegno non vale niente; tu puoi essere talentuoso ma se non ci lavori sopra non accade nulla. Devo dire che io, ma anche i Pooh, abbiamo sempre lavorato tantissimo, abbiamo prodotto per anni un album all’anno dedicandoci al contempo a tournée e promozione, composizione e incisioni. Cosa ti tiene legato al territorio veneto, visto che la tua carriera ti ha comunque portato a viaggiare e conoscere posti straordinari? Per quindici anni ho fatto lo zingaro comprando casa a Milano, Bergamo e poi ancora a Milano, ma poi mi chiedevo cosa c’era che mi assomigliava, in cosa mi ritrovavo davvero… il risotto allo zafferano? uhm: non è un mio piatto… io mangio radici e fasioi: cosa ci stavo a fare a Milano? Io mi trovo benissimo ovunque vada, tuttavia sento che la mia casa è il Veneto: mi viene naturale stare qui, percepisco le mie radici primordiali e mi ci ritrovo; respiro la nebbia, accendo il fuoco, mi dedico a quelle piccole abitudini che mi riportano alla mia vita di sempre, mi riconducono a quand’ero bambino, alla cucina economica accesa perché faceva freddo e gli inverni avevano un sapore unico e dolcissimo. Ricordo che guardano fuori dalla finestra vedevo il merlo che andava a cercare le briciole: che

immagine, eh? Il Veneto è casa mia, lo ribadisco, e infatti nell’84 ho comprato una casa a Sant’Elena di Silea. Tu e gli altri Pooh avete un progetto “veneto” per quest’anno? Faremo un viaggio nella grande e incantevole bellezza italiana attraverso la musica, esibendoci in location uniche, suggestive, speciali, importanti. Partiremo l’11 di giugno dalle Terme di Caracalla, per poi proseguire in Piazza San Marco a Venezia, all’Arena dei Templi a Paestum, alla Palazzina di Caccia di Stupinigi a Nichelino, al Teatro al Castello a Roccella Ionica, lungo le mura di Barletta, nella Piazza Ariostea a Ferrara, a Marostica nella Piazza degli scacchi, a Villa Erba a Cernobbio e così via fino a fine agosto. Oltre alla musica hai altre passioni? La pittura: da sempre, sebbene non abbia uno stile preciso; dipingo le mie emozioni e le coloro, attraversato da mutamenti continui che lascio fluttuare dentro di me e che riproduco con il pennello. Come ti definisci oggi? Amo esserci e servire a qualcosa, e che lo faccia come cantante, come scrittore o pittore non ha importanza: mi interessa avere un ruolo che aggiunga vita alla vita altrui; ecco con questo concetto nutro i miei rapporti, le relazioni, il lavoro.Mi piace e sono molto incuriosito dalla gente. Tanto per citare una canzone dei Pooh… si può essere “amici per sempre”? Credo di sì, ma è un percorso lungo, tortuoso, non facile e non avviene al primo colpo. Siamo passati attraverso ad una “costruzione” della nostra amicizia basata innanzitutto sul rispetto che è importantissimo, sull’amore per il lavoro, su un progetto e un sogno comune. Tante cose ci hanno legato e ha contribuito molto il fatto che noi Pooh siamo originari di quattro città diverse: quando tornavamo a casa dalla tournée ognuno era il re nel proprio territorio, non dovendo condividere con gli altri i propri successi, gli amici, i luoghi cari, e questo è stato molto importante. Ognuno di noi si è gestito la propria vita; è stato un bel percorso il nostro, irripetibile. Il 15 febbraio scorso ho compiuto i miei 51 anni con i Pooh, e sono stati 51 anni dove la parola Io ha lasciato il posto alla parola noi, tant’è che tuttora parlo sempre al plurale, anche quando mi riferisco a cose personali.

Chi fermerà la musica? Non potrà accadere perché se noi ascoltiamo la vita, non potrà mai succedere; la musica è una componente della vita, è l’unica cosa che quando ti colpisce non ti fa male, non sappiamo di cosa è fatta perché è l’unica arte immateriale e se pensi che tutta la musica del mondo si muove in sette note e cinque bemolli o diesis, in tutto dodici note, ti chiedi che magia ci possa essere dentro. Non è tanto la nota che fa la musica, bensì la distanza tra una nota e l’altra, cambiando la melodia, le attese, la lunghezza della nota stessa si ha un risultato affascinante, ma inspiegabile. E’ un po’ come pretendere di spiegare l’anima, rischi di fare dei danni incredibili e di entrare nel grande libro della retorica. Dobbiamo considerarci fortunati sia di avere un’anima che la musica. Che anima pensi di avere? Se Stefano fosse qui con noi, risponderebbe “l’anima de li mortacci tua”: noi ridevamo molto insieme. Ho un’anima curiosa che spero non smetta mai di avere attenzione e meraviglia verso la vita. Mi stupisco di tutto ciò che mi circonda; la vita ha un senso e quel senso profondo è che la realtà è trasformabile dai nostri pensieri, desideri e sogni.

I Pooh

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NOTIZIE DALLA MARCA

“Non c’è Giro senza Veneto e non c’è Veneto senza Giro” Così esordisce Luca Zaia sul percorso del Giro d’Italia 2024 che attraverserà la regione

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aggio un mese di piena primavera nel quale possiamo vivere e respirare un ventaglio di situazioni straordinarie ed imprevedibili, una festa rigogliosa e vivace, un tripudio di colori e profumi. Nessun bocciolo può mancare a questo appuntamento con la vita. Cosi come non può mancare l’evento sportivo più atteso dell’anno ossia il Giro d’Italia; una delle competizioni sportive più antiche e gloriose del nostro Paese. Trovare la propria giusta velocità nella vita parimenti nei variopinti percorsi dove i nostri atleti si imbatteranno in un turbinio di mescolanze, intrecci ed incroci dolci e tortuosi, ripidi e piani, maestosi e semplici, gentili e scortesi, nefasti e favorevoli, snelli e corposi, ricurvi e ritti, eleganti e sciatti…. Un evento ultracentenario che abbraccia tutta la Nazione, sfiorando, accarezzando e penetrando anche la nostra Regione; un intreccio di sentimenti, emozioni che scorrono, aleggiano, rimbalzano e fluttuano nel sangue del Popolo Veneto.. Il Veneto, terra di ciclisti e di campioni dove si annusa un sapore antico di tradizioni, eleganti borghi, una dolce armonia tra ulivi, vigneti e frutteti, un paesaggio agrario poetico, distese pianeggianti incontaminate che si intervallano in un gioco quasi surreale tra monti,colline, mare e laghi dove Madre Natura regna sovrana, una montagnarussa di percorsi e adrenalina che il Signor Veneto conosce già dalle sue origini primordiali e ne ha fatto tesoro.

Si inizia dalla volata finale nel capoluogo patavino del 23 maggio, dopo che gli atleti avranno scavalcato le montagne dal confine Trentino con una lunga discesa fino a Feltre per tagliare il traguardo in Prato della Valle a Padova, fino alla penultima tappa del Giro del 25 maggio dal Bellunese al Vicentino con arrivo a Bassano del Grappa.

Ebbene sì, accadrà in Veneto la tappa decisiva del Giro d’Italia 2024, la 107a edizione che si svolgerà dal 4 al 26 maggio con traguardo finale a Roma. Tre giornate dal 23 al 25 maggio di pura emozione che accompagnerà la carovana rosa prima a Padova e poi sulle Dolomiti del Bellunese.

Tappa 19: Mortegliano – Sappada (155 Km). Dopo una prima tappa apparentemente pedonabile, venerdì 24 maggio, la carovana degli atleti partiranno da Montegliano (Udine) per poi tagliare il traguardo a Sappada, località turistica sulle Dolomiti al confine tra il Friuli e il Veneto. La prima parte sarà pianeggiante fino a Tolmezzo,

Tappa 18: Fiera di Primiero- Padova (166 Km) Una tappa piuttosto facile di giovedì 23 maggio, la 18esima del Giro. Un percorso di 166 chilometri a scavalco tra Trentino e il Veneto. Si parte da Fiera di Primiero (Trento) e si arriva a Padova, con un dislivello di 550 metri. Un percorso tutto in discesa leggera dalla partenza fino a Feltre, poi si attraversano le terre del prosecco, Treviso e l’entroterra veneziano con l’ultima parte lungo il Brenta e le sue ville per arrivare in Prato della Valle a Padova.

poi si sale verso Paularo dove i ciclisti affronteranno il trittico Passo Duron, Sella Valcalda e salita finale a Sappada. Un dislivello impegnativo di 2.700 metri. Tappa 20: Alpago -Bassano del Grappa (175Km). Sarà la tappa decisiva del Giro, l’ultima pedalata nel territorio veneto, prevista per sabato 25 maggio, da Alpago nel Bellunese fino a Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza. Con un dislivello di 4.200 metri, secondo gli organizzatori sarà una tappa a cinque stelle. Dopo un avvicinamento pianeggiante con il solo Muro di Ca’ del Poggio, si scala due volte il Monte Grappa dal versante di Semonzo. È lo stesso della vittoria di Nibali al Giro 2010 e di Quintana nel 2014. Dopo la seconda discesa, la corsa prosegue immediatamente sull’arrivo di Bassano del Grappa nel Vicentino. Un grande in bocca al lupo a tutti gli atleti! Federica Gabrieli Giovedì 9 maggio 2024 | 7

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Il baco da seta e la donna, un’unione

Donne al lavoro in una filanda negli Anni Trenta del secolo scorso

Il Museo del Baco da seta di San Giacomo di Veglia è uno dei pochi musei italiani dedicati a quest’antica arte venuta dall’Oriente. All’interno, il visitatore viene accompagnato nella campagna trevigiana tra Ottocento e Novecento, a contatto con una professione in gran parte svolta dalle donne.

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A destra: Elisa Bellato

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a storia recente del nostro territorio racconta un’economia contadina che si è protratta sino al primo dopoguerra, quando il sistema industriale prese il sopravvento e andò in crisi il patriarcato rurale. Le giovani coppie, svincolate dall’obbligo familiare della coltivazione della terra, si trasferirono in città, abbandonando una società contadina che collassò dopo secoli. Le grandi case coloniche, che ospitavano diverse generazioni, vennero irrimediabilmente abbandonate e le città crebbero rapidamente, mentre la campagna andava via via spopolandosi. Non era solo il collasso di un mondo, ma anche di un’economia che aveva nei bachi da seta una voce importante. Ogni casa, tradizionalmente, allevava bachi e li ospitava nella stanza più calda, di solito la cucina, sui gratic, lunghi graticoli di forma rettangolare dove vivevano i bachi e pian piano si ingrossavano. Venderli al momento opportuno voleva dire avere soldi immediati, per le spese fondamentali alla Giovedì 9 maggio 2024

sussistenza di un’intera famiglia. Il museo del baco da seta di San Giacomo di Veglia ci racconta il piccolo mondo antico dei nostri nonni, fatto di economie ristrette localmente ma legate tra di loro, che insieme crearono uno dei sistemi più virtuosi e professionistici del XIX e XX secolo. Passeggiare tra le sale del museo, dove sono conservati macchinari, foto d’epoca, strumenti e testimonianze, permette di viaggiare nel tempo e comprendere il mondo contadino, non soltanto il processo produttivo della seta. E’ un abbraccio che coinvolge la società, perché la seta era un’arte dove la figura della donna era centrale fin dai primi passi. In casa, le donne si occupavano della maturazione delle uova, spesso tenendole al caldo tra le vesti durante il giorno, Alla nascita, distribuivano le foglie sui graticci dopo che i bambini le avevano sminuzzate, tenendo puliti i letti di posa dagli scarti dei “cavalier”. Quando si imbozzolavano, li selezionavano e li

di Michele Zanchetta consegnavano perché venissero venduti alla filanda. All’interno degli stabilimenti, la figura femminile era predominante, ma come ricorda l’antropologa e curatrice dell’allestimento del museo, Elisa Bellato “Le ragioni erano prevalentemente economiche e non professionali, il contratto femminile era più economico per i datori di lavoro ed esisteva un gran numero di ragazze giovani disposte ad imparare le varie


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e secolare

fasi della lavorazione”. Tre erano le figure che si avvicendavano: scoatina, mistra e ingropina e in ordine la prima si occupava dell’immergere i bozzoli nell’acqua e trovare il bandolo della seta, la seconda si occupava della trattura del filo di seta, la terza era abile nell’arte dell’annodatura dei fili spezzati. Il museo racconta bene questa epopea della seta, scomparsa nel secondo Novecento a causa di fattori diversi. La migrazione delle famiglie verso le città, per lavorare nelle fabbriche, fu il motivo principale, ma anche il conseguente impoverimento della produzione familiare di bachi, che era cosa comune nelle campagne. A tutto ciò, si aggiunsero l’uso degli antiparassitari sulle piante, che portò ad una stasi della maturazione dei bachi, che mangiavano sino a morire, e la concorrenza spregiudicata delle sete asiatiche, vendute ad un prezzo fortemente concorrenziale. Ma la seticoltura è anche un modo di plasmare il paesaggio, i cavalieri infatti si cibano di foglie di gelso, per cui era necessario disporre di migliaia di alberi che potessero soddisfare le necessità. I gelsi crescono velocemente e senza necessità di cura, ma se posti lungo i fossati sono più redditizi, eccoli quindi utilizzati a segmentazione dei campi, file ordinate lungo strade, ma anche a coronamento di case coloniche e fienili. Il gelso divenne,

quindi, un albero familiare, infatti, con i suoi flessibili e rigogliosi tralci si potevano fabbricare ceste e fare recinti, i suoi dolci frutti erano un integratore alimentare fondamentale per la povera dieta contadina, il suo legno era facilmente lavorabile per fare attrezzi o mobili, ma era ottimo anche per scaldarsi o cucinare. Parlando con la conservatrice dei Musei Vittoriesi, Francesca Costaperaria, si comprende l’importanza della scelta di recuperare storie e tradizioni di quel mondo, che ha fortemente caratterizzato il nostro territorio. Il museo è gestito dalla cooperativa sociale Terra Fertile, molto attiva sul territorio e Francesca Garbellotto ne organizza gli eventi e le visite. Con lei si entra più profondamente nella realtà museale, la cooperativa ha infatti deciso di avvalersi di professionisti del settore per l’ambito della didattica, al fine di offrire un servizio adeguato. Francesca Barp, Serenella Bergamin e Tatiana Zanette sono figure altamente specializzate, che con la loro preparazione guidano i visitatori attraverso il museo, effettuando anche laboratori per bambini ed adulti. Il museo del baco da seta è un museo al femminile, perché molta della storia legata a questo curioso insetto è stata scritta grazie alle donne, che, infatti, compaiono numerose nelle foto e nei filmati d’epoca. C’è un futuro per la seta? Certamente, il Trevigiano

ha il know-how per ricominciare a sviluppare questo settore e gli impieghi della seta sono molteplici, anche nel campo medico e della cosmesi. Ci sono storici marchi locali che non hanno mai smesso di produrre prodotti in seta di altissima qualità, ma nuove start – up stanno nascendo sempre più perché il mercato è alla ricerca di prodotti di alta qualità.

Sopra e sotto: sale del Museo del baco da seta di San Giacomo di Veglia

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Il “Da Ponte” monumento nazionale Bof ottiene un risultato importante per il rilancio della struttura

Il teatro “Da Ponte”

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l teatro “Da Ponte” sarà monumento nazionale. Il teatro Serravallese è stato inserito nell’elenco dei 408 teatri italiani meritevoli di questo riconoscimento che potrebbe tradursi nell’attivazione di nuove progettualità mediante la partecipazione a bandi dedicati. L’emendamento all’iniziale progetto di legge che includeva solo 46 teatri, principalmente quelli dei capoluoghi provinciali, per inserire anche il “Da Ponte” era stato presentato e firmato dal deputato leghista Gianangelo Bof,

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sindaco di Tarzo. «Sono felice che il teatro “Da Ponte” sia tra quelli dichiarati monumento nazionale – ha dichiarato Bof -. Un grande risultato per il nostro territorio, ottenuto grazie ad un emendamento che ho presentato e che rivendico con orgoglio. Credo che puntare sulla valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale sia la strada giusta per far vivere la nostra storia e la nostra identità che deve essere tramandata alle nuove generazioni. Questo riconoscimento prestigioso darà ancora più valore al nostro teatro “Da Ponte”, cuore culturale della città, palcoscenico storico e luogo importante per la vita della nostra comunità». La notizia è stata accolta con favore dall’amministrazione comunale. «Siamo felici di questo inserimento: ora attendiamo che l’iter legislativo si concluda» ha dichiarato il sindaco Antonio Miatto. Claudia Borsoi

Flash

Il colore dell’Emozione Vittorio Veneto. L’11 maggio ore 18,00 all’interno e nelle vetrine di Visentin Abbigliamento (Viale della Vittoria 257) verrà inaugurata la mostra “Il colore dell’Emozione” del pittore Stefano Bernardi promossa da la “Porta Fucsia”.

Lavori conclusi

Colle Umberto. Terminati i lavori di riqualificazione di due incroci stradali dal valore complessivo di 230.000 euro e finanziati per 115.000 euro dalla Provincia: l’incrocio tra la SP 42 e la SP 71, con allargamento della SP 42 in via Kennedy, e la creazione di una corsia di accumulo per l’attraversamento dell’incrocio in sicurezza.


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La parrocchia scrive al comune Bloccato il cantiere davanti alla canonica. A rendere noto l’accaduto le liste Mirella Balliana Sindaco e Rinascita Civica-Partecipare

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rima l’aiuola spartitraffico – ribattezzata all’epoca rampa di lancio – davanti alla chiesa di San Giacomo di Veglia. Ora il cantiere sul retro, davanti alla canonica, che sta interessando la piazza data in comodato d’uso al comune, ma di proprietà della parrocchia. Nei giorni scorsi la parrocchia di San Giacomo di Veglia ha scritto in municipio lamentando ancora una volta, come ai tempi dell’amministrazione Tonon, una mancata condivisione degli interventi in corso su piazza Fiume. Ed ha messo nero su bianco le proprie rimostranze. A dare voce a questo episodio sono le liste Mirella Balliana Sindaco e Rinascita Civica-Partecipare Vittorio, interessate della questione da alcuni cittadini della comunità di San Giacomo di Veglia. “Tale missi-

va contesta i lavori in stato di avanzamento nel piazzale antistante la casa canonica. In particolare, vengono avanzate questioni di metodo e di merito – riferiscono -. Nel metodo, perché, si segnala nella missiva, il piazzale ove i lavori sono in corso di esecuzione è di proprietà della parrocchia, benché in comodato d’uso a beneficio del comune. La giunta però non si è premurata di comunicare alcunché all’ente proprietario. Quest’inazione rappresenta dunque una condotta decisamente grave, sotto ogni punto di vista e per evidenti ragioni”. “Nel merito – proseguono - perché la soluzione di viabilità implementata dalla giunta viene ritenuta sbagliata e pericolosa, con motivazioni più che valide, dal nostro punto di vista. La nuova viabilità prevede l’adozione di sensi unici, in direzione Est-Ovest in via San Fermo, ed in direzione OvestEst di fronte la casa canonica. Ciò impone un importante aumento del traffico pesante lungo la stretta via di fronte la canonica per i collegamenti fra SS 51 (via Caviglia) e SP 71 (via Isonzo, direzione San Martino/Cordignano). La soluzione, pur migliorativa relativamente all’attuale situazione in

via San Fermo, comporta evidentissime negatività per il centro di San Giacomo dal punto di vista ambientale, della sicurezza dei pedoni (e dello stesso parroco!) e del traffico all’altezza dell’incrocio con via Mezzavilla, una volta considerati gli spazi di manovra necessari a veicoli di tali dimensioni”. Sotto alla lente sono finiti i lavori in corso davanti alla canonica. Prevedono, nell’ambito dell’intervento di abbattimento delle barriere architettoniche (Peba) partito poche settimane fa, di allontanare il tratto stradale di circa una metro dalla canonica, spostando il transito delle auto verso la piazza. «Ripristineremo la strada a ridosso della canonica, dove è sempre stata» ha rassicurato l’assessore Ennio Antiga dopo le lamentele. Claudia Borsoi

L’asilo di Sant’Andrea compie 70 anni Una mostra fotografica ne ripercorre la storia

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n compleanno da festeggiare, per la scuola dell’infanzia San Pio X di Sant’Andrea, che a maggio spegne 70 candeline. Un’istituzione storica a Vittorio Veneto, dove hanno giocato e sono cresciuti migliaia di bambini, molti dei quali ora sono nonni. La scuola è stata aperta nel novembre del 1954 per volontà di Don Augusto Campodall’orto con la collaborazione del vescovo Albino Luciani. La gestione, inizialmente affidata alla parrocchia, è passata poi alle Suore Missionarie del Sacro Costato. Oggi, insieme a suor Margherita e suor Lelita, coi bambini lavorano tre insegnanti laiche, Lara, Elena e Giada, un’assistente all’infanzia, Rina, una

Lavori in corso nel parcheggio fronte canonica a San Giacomo

L’asilo nel 1961

cuoca, Natasha, e un’addetta alle pulizie. Domenica 26 Maggio, durante la Santa Messa, verranno celebrati, insieme alle famiglie e ai bambini, i 70 anni di presenza delle suore missionarie del Sacro Costato alla scuola dell’infanzia San Pio X. “L’invito è aperto a tutta la città - riferisce suor Margherita -. Sarà anche allestita una mostra fotografica con immagini storiche e ci sarà un rinfresco a cui ognuno può contribuire, oltre che partecipare. Ringraziamo di cuore tutti i genitori dei nostri alunni per la fiducia, - conclude suor Margherita -tutti i parrocchiani e i parroci per averci sempre sostenuto e incoraggiato nell’andare avanti con amore. In particolare una menzione a Don Pierino, uno dei primi alunni della scuola, e al parroco Don Massimo, che con la sua parola aiuta a crescere nella vera fede di Gesù”. Giovedì 9 maggio 2024 | 11 Il Quindicinale


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La fontana si rifà il look Al via il restauro della fontana degli Arditi in piazza Borro A destra: la fontana degli Arditi, in piazza Borro a Salsa di Vittorio Veneto

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uesta volta non sarà pulita con l’idro-pulitrice e da mani inesperte. Ma sarà oggetto di un accurato intervento, per mano della restauratrice vittoriese Emanuela Ruggio. Al via gli attesi lavori di restauro della fontana degli Arditi di piazza Borro a Salsa. «Partiamo da questa fontana che è uno dei simboli della nostra città – commenta il vicesindaco Gianluca Posocco -. Poi, l’auspicio è che il prossimo sindaco dia corso anche alle altre necessarie manutenzioni sulle fontane cittadine». Il comune per questo primo intervento ha stanziato circa 50mila euro. La fontana degli Arditi è la prima delle quattro fontane monumentali su cui il comune interviene con una manutenzione straordinaria, mentre per le altre tre – la fontana del Cardinale di piazza Giovanni Paolo I a Ceneda, la fontana di via Rizzera davanti alla Consolata e quella posta all’angolo tra le vie

Il Quindicinale 12 | Giovedì 9 maggio 2024

Garibaldi e Diaz in zona Frati - si procederà al momento con una sola ordinaria pulizia per capire il tipo di pulitura e/o restauro poi necessario. La fontana di Salsa è vincolata dalla Soprintendenza, ente che ha già dato l’autorizzazione per questo intervento di restauro. Diversamente, per quello non autorizzato di pulizia con idro-pulitrice, eseguita nel 2018, il comune venne sanzionato con una multa di 1.777,51 euro pagata nel 2022. Claudia Borsoi

Sentiero 1043 ancora chiuso Vittorio Veneto. Il cancello di accesso al tratto alternativo del sentiero 1043, così da superare via Piai chiusa da fine novembre per il cedimento di un muro, rimane chiuso. «Quando verrà riaperto il sentiero 1043?» è stato il quesito posto dal consigliere Alessandro De Bastiani in consiglio comunale. La risposta è giunta da parte del vicesindaco Gianluca Posocco che ha spiegato come il privato abbia proposto un percorso alternativo che si collega ad un tratto comunale e al cancelletto di via Piai posto nei pressi di via Roma. «Siamo in attesa – ha detto Posocco – che il comitato Unesco ci risponda in ordine all’assunzione di responsabilità da parte di chi cammina e non del privato, oltre che per gli aspetti della manutenzione. A breve inaugureremo questo tratto nuovo». Il sentiero corrisponde al tratto finale del Cammino Unesco da Valdobbiadene a Vittorio Veneto.


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Ho fatto la patente di nascosto dalla sorella centenaria

Le cento candeline di Gianna Pagotto nel ricordo affettuoso del “fratellino” ultraottantenne Paolo CAPPELLA MAGGIORE. Le cento candeline che accendiamo scrivendo questo articolo-di-compleanno dedicato a Giovanna Pagotto non si spengono. Più soffiamo sulla fiammella della memoria, più questa brilla di aneddoti. Curiosissimi. Giovanna, o meglio: Gianna, il suo secolo di vita l’ha festeggiato nella Rsa “Sereni orizzonti” di Follina, dove da un paio di anni risiede con la sorella Assunta (96 anni). A parlarci di questa nuova centenaria di Marca è uno dei suoi sette fratelli, Paolo Pagotto, di Cappella Maggiore. “Gianna - racconta Paolo - più che una sorella, per me è stata una mamma. Rimasto orfano quand’ero adolescente sono stato cresciuto dalle mie sorelle più grandi: Agnese, la primogenita, Gianna, Luigina, Maria, Assunta. Dopo cinque femmine la famiglia si era ampliata con l’arrivo di mio fratello Battista, con me e infine con Luigina. Le famiglie numerose a me sono sempre piaciute, tanto che dopo essermi sposato con Mariucci originaria di san Giacomo - ho avuto la fortuna di mettere al mondo quattro figli.” Paolo Pagotto, 88 anni, di

Gianna - ma anche delle altre sorelle maggiori - ricorda l’affetto e l’attenzione con cui lo tenevano d’occhio. Come delle genitrici severe, a volte. “Nella mia vita - continua Paolo - il mestiere che ho praticato per più tempo , dopo averne sperimentati diversi, è stato quello di autista di Tir (per l’azienda Doria). Un lavoro che mi ha dato soddisfazioni, ma che ho abbracciato di nascosto. Gianna e le mie sorelle infatti non volevano che facessi l’autista perché pensavano che stare tutto il giorno sulla strada fosse pericoloso. Così ho fatto la patente di nascosto!” Gianna, la centenaria, come le altre sorelle ha poi fatto la sua vita. “Era una sarta bravissima - ricorda Paolo - tanto che per qualche tempo ha aiutato la sorella Agnese che si era trasferita a Milano e lavora-

va in un atelier. La moda, insieme ai viaggi, è stata una delle sue grandi passioni. Tuttora la sua eleganza viene ammirata e lodata. Perché un secolo di vita sulle spalle può essere più leggero o leggiadro se accompagnato da un filo di perle.” E.D.R.

Qui sopra: Paolo Pagotto con la moglie Mariucci e le figlie Valeria e Rossella In alto a sinistra: festeggiamenti per il compleanno di Giovanna Pagotto

Campionessa in vasca

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el maggio del 2004 un cartellone gigante viene appeso al balcone del municipio con la scritta “Vittorio Veneto ringrazia Francesca Segat”. È l’omaggio che l’Amministrazione comunale rende alla giovane nuotatrice di San Giacomo di Veglia, reduce dai campionati europei di Madrid, dove ha conquistato il quarto posto nella staffetta 4x100, stabilendo il nuovo record italiano. L’anno precedente si era aggiudicata l’argento agli europei di Dublino sui 200 farfalla, mentre al campionato italiano di Camogli aveva conquistato due medaglie d’oro, una d’argento e due di bronzo. Si ripeterà ancora negli anni seguenti cogliendo, sempre nella specialità “farfalla”, una medaglia d’argento ai mondiali di Shangai, una d’oro e una d’argento ai Giochi del Mediterraneo.

VENTI ANNI FA a cura di Ido Da Ros

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VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Erogati oltre 6.800 servizi in 4 anni È il bilancio di Vittorio Veneto Servizi: attivato ora anche il servizio infermieristico

Roberto Biz

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el marzo 2020 la Vittorio Veneto Servizi con lo scoppio della pandemia attivava un servizio a supporto dei servizi sociali del comune di Vittorio Veneto, mettendo a disposizione un mezzo e una persona per attività come consegna farmaci a domicilio, accompagnamento all’ospedale e consegna pasti caldi.

Il Quindicinale 14 | Giovedì 9 maggio 2024

Quattro anni dopo, l’amministratore unico della società titolare delle farmacie comunali traccia un bilancio di questo servizio, recentemente rinnovato, tramite convenzione, con il comune per i prossimi cinque anni. In quattro anni sono stati percorsi 70mila chilometri e forniti 6.847 servizi (consegna farmaci e piccole commissioni 2.514, pasti consegnati 3.713 e accompagnamenti verso centri ospedalieri o centri terapeutici 620) a favore del comune di Vittorio Veneto e delle persone fragili, anziani a minori, seguite. «Un’attività importante – sottolinea l’assessore al sociale Antonella Caldart – che si è inserita in modo determinante all’interno dei servizi sociali. Soprattutto in quel frangente in cui la pandemia aveva sconvolto le nostre vite. In pochi giorni, nel pieno spirito di collaborazione fra servizi

sociali e farmacie comunali, è nato un servizio che prosegue a tutt’oggi seppur in modo diverso. Questo sodalizio con la Vittorio Veneto Servizi ci permette di coprire le emergenze e quelle esigenze che il volontariato, elemento imprescindibile del nostro territorio, non riuscirebbe a coprire». Finita la pandemia, il servizio è stato convenzionato, aggiungendo anche una nuova attività: i servizi infermieristici a domicilio o nelle farmacie comunali. «È un’attività ormai collaudata – sottolinea Roberto Biz amministratore unico della società – che vede collaborare gli uffici comunali con la nostra struttura. Un servizio che rientra appieno nel dna della società che ritengo sia adeguato ai bisogni dell’utenza nel territorio e con le modalità tese alla salvaguardia delle fasce deboli. Tra l’altro questo tipo di attività è in piena sintonia con la normativa nazionale in merito alla “farmacia di servizi” che vedrà nei prossimi anni una forte accelerazione di servizi alla persona. In questo senso possiamo dire di essere un passo avanti». Claudia Borsoi


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Addio commosso a Franca Battistuzzi Molto conosciuta e benvoluta, ha gestito per anni il bar Unione. Lascia una grande eredità di affetti

TERESA DELLA LIBERA 7. 4. 2016 - 7. 4. 2024

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ittorio Veneto piange Franca Battistuzzi, per tanti anni simbolo e volto del Bar Unione. Assistita dai propri cari si è spenta il 18 aprile, a 80 anni. Moltissime le manifestazioni di stima e affetto arrivate al figlio Guido che ha ricordato la forza, la dolcezza e il garbo della mamma. “Fino all’ultimo - ha detto Guido Macaluso - ha donato agli altri il suo sorriso. Mantenuto sempre, nonostante le prove difficili e drammatiche che la vita le aveva riservato”. Nel 1984, Franca Battistuzzi aveva rilevato, insieme al marito Giuseppe Macaluso, il bar Unione. Nel locale, gestito con professionalità e simpatia, aveva lavorato fino al 1999, acquisendo una clientela di amici, più che avventori. Disponibile e generosa, elegantissima nel suo mettersi al servizio degli altri, anche con l’ascolto e una parola affettuosa, si era fatta benvole-

Ricorrenze

BENVENUTO LONGO 10. 5. 2001 - 10. 5. 2024

Non ci sono addii per noi. Ovunque voi siate, sarete sempre nei nostri cuori. I vostri cari

re subito. E nonostante la scomparsa del marito Giuseppe - avvenuta solo due anni dopo l’apertura dell’attività - e la morte prematura del figlio Domenico, Franca aveva cercato di conservare per sé e soprattutto per gli altri la scintilla di luce che l’aveva sempre guidata e sostenuta. A salutarla con commozione profonda moltissimi amici, ma soprattutto il figlio Guido, i nipoti Giuseppe e Alex, la nuora Naa e le sorelle Giacomina e Donata.

AGOSTINO ANDREON 2. 5. 1984 - 2. 5. 2024

ONORINA CESCA 22. 5. 2019 - 22. 5. 2024

Siete sempre nei nostri ricordi. Clara e famigliari

Paola e Gabriele chiudono

Pasticceri in gara

Vittorio Veneto. Paola Gava e Gabriele Dal Ben hanno deciso di lasciare. La loro attività, il piccolo supermercato “Crai” di via Menarè, chiuderà i battenti il 31 maggio. Paola e Gabriele gestiscono il negozio di alimentari e tabacchi con edicola da circa 16 anni, e nel tempo è diventato un vero punto di riferimento per tantissimi residenti. Il negozio ha avviato la campagna “svuota tutto” e fino al 31 maggio ci sarà lo sconto del 50% su tutta la spesa.

Vittorio Veneto. A vincere su tutto è stata la preparazione del Beltrame, istituto alberghiero di Vittorio Veneto che ha ospitato il 6° Campionato Nazionale di Pasticceria. Organizzato dalla Federazione Internazionale di Pasticceria Gelateria e Cioccolateria (FIPGC), il campionato ha visto la vittoria di Sara Gioia Montisci e Filippo Fois, studenti dell’IIS “Domenico Alberto Azuni” di Cagliari con la creazione intitolata Kondura, termine greco da cui deriva la parola gondola, in omaggio al Veneto. Un dolce composto da mousse al cioccolato fondente, namelaka alla vaniglia, gelèe di marasca del veneto, biscuit al cacao e miele millefiori bagnato al kirsch e croccante di miele e nocciola. Il tutto contenuto in un packaging di sughero naturale, prodotto della Sardegna, personalizzato con l’immagine del leone di San Marco, simbolo del Veneto.

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E MOLTI ALTRI...

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Addio ai pionieri della tela di jeans

Elvira Toffolon con i due figli Luigi a destra e Guido a sinistra

Dopo 70 anni di presenza a Vittorio Veneto la famiglia Pullin chiude la sua storica attività

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ra le vie di San Giacomo di Veglia una storia di impegno, passione e duro lavoro sta giungendo alla sua conclusione. La famiglia Pullini, dopo decenni e generazioni dedicati al mondo tessile, ha deciso di abbassare per sempre le serrande di Pull Jeans, in Via Sant’Antonio da Padova. La saga aveva avuto inizio con il patriarca, Luigi Pullini, un uomo di ampie vedute e molto tenace, che sin dai suoi primi passi nel mondo del lavoro al Lanificio Buogo, dimostrò una fervente dedizione alla sua arte. Figlio di Elvira Toffolon, tessitrice presso lo stesso lanificio, Luigi ereditò dalla mamma il fascino per il tessuto e il desiderio di trasformare una passione in una missione di vita. Negli anni Cinquanta, in un clima di rinascita economica, Luigi, uomo pieno d’iniziativa e risorse, accetta la proposta di Buogo di portarsi a casa quattro telai in prestito, dando vita a un proprio laboratorio artigianale. Tra le sue mani abili e il sostegno della famiglia, la piccola Tessitura Toffolon crebbe rapidamente, divenendo un pilastro della comunità locale. “A seguire la piccola tessitura creata c’erano mia nonna Toffolon Elvira e la sorella Clementina. – raccontano le figlie di Luigi, Milena e Tiziana – Papà lavorava a giornata e quando tornava dal lavoro a mezzogiorno e la sera, lo vedevamo poco perché aveva sempre qualche telaio da sistemare”. Negli anni Sessanta l’avvento del fra-

tello Guido, tornato dal Canada per una breve visita, segnò un nuovo capitolo nell’epopea dei Pullini: Guido, mosso anche lui dallo spirito lavorativo della famiglia e dalla passione per il mondo dei tessuti, si unì al fratello nella sfida di costruire una solida azienda tessile. Insieme, i due sognarono in grande e realizzarono ciò che molti consideravano impossibile: l’acquisto di macchinari all’avanguardia che posero l’azienda, nel frattempo diventata Tessitura lana Pullini s.n.c., all’apice dell’innovazione nel settore. L’azienda, orgoglio del Veneto, divenne un faro di eccellenza, attirando l’attenzione non solo in Italia ma anche oltre confine. Tuttavia, come spesso accade nelle storie di successo, l’ombra della crisi cominciò ad allungarsi negli anni Ottanta: il tessile vacillò, ma i Pullini si adattarono, concentrando le loro energie nella produzione di capi finiti e trovando un nuovo mercato pronto ad accoglierli, quello del tessuto di jeans. In Veneto i Pullini furono dei pionieri nel settore, affermandosi per primi nella pro-

duzione e commercializzazione del denim e reinventandosi nuovamente sotto la veste di Pull Jeans. Così, i jeans Pullini divennero sinonimo di artigianato italiano di prima classe, grazie anche alla collaborazione con una ditta di Milano che forniva tessuti biologici di altissima qualità. Nel 2015, con la scomparsa di Luigi, sembrava che la storia dell’azienda dovesse giungere al termine. Tuttavia, Guido e sua nipote Tiziana, con coraggio e determinazione hanno mantenuto viva la fiamma dell’attività, portandola avanti fino ad oggi. Ora però il sipario sta per calare su questa indelebile pagina della storia vittoriese: a giugno Pull Jeans chiuderà per sempre il suo negozio. E noi non possiamo fare a meno di riflettere sull’eredità lasciata dai fratelli Pullini: la loro storia è un monito a riflettere sul potere della passione e della perseveranza, capaci di portare alla costruzione di qualcosa di straordinario partendo da zero. Clara Milanese

Tiziana Pullini

A sinistra: nonna Elvira e le nipotine Milena e Tiziana

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La tradizione del rosario alla Pioppa Da 25 anni la famiglia di Adriano Piai ospita il rosario l’ultimo venerdì del mese di maggio, un evento che richiama un centinaio di persone

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ella piana cenedese, tra Carpesica e San Giacomo di Veglia, c’è un luogo noto a tutti con il nome La Pioppa, in memoria di un alto pioppo qui presente in passato. Ci troviamo lungo via Cal Larga, una via di antica percorrenza che ripercorre uno degli assi della centuriazione romana, dove sin dall’antichità si sviluppano coltivazione e pascoli. Da venticinque anni, nel cortile della famiglia Piai, l’ultimo venerdì di maggio viene celebrato il rosario dedicato alla Madonna. E’ ormai una tradizione consolidata, un rito collettivo che coinvolge gli abitanti della zona quanto altri fedeli, che vengono anche dai paesi limitrofi. I tramonti di maggio, il tepore serale e l’ambiente agreste con le colline, sono uno sfondo ideale all’attività di preghiera all’aperto. Ma come nasce questa tradizione, così condivisa in ogni parte del mondo cattolico? Al tempo degli antichi Greci e Romani, il mese di maggio era sacro ad Artemide e Flora, dee della fertilità e primavera, ma anche nelle altre religioni pagane d’Europa si festeggiava il cambio. Belanus per i Celti, la notte di Valpurga (anticamente Ēostre) per i Germani, nel resto del continente per le civiltà antiche le connessioni

tra rinascita e maggio erano intense. Poi arrivò il Cristianesimo e maggio divenne il mese della Madonna, il sincretismo unì le tradizioni religiose e le fuse, portando credenze pagane nella nuova fede, coniugando eventi naturali e spirituali nel nome di Cristo. Agli albori della Chiesa, erano effettuati dei festeggiamenti a metà maggio in onore della Beata Vergine Maria, con canti e fiori, ma è solo con il medioevo che viene a caratterizzarsi. “…Rosa delle rose, fiore dei fiori, donna fra le donne, unica signora, luce dei santi e dei cieli via…”, così Alfonso X detto il Saggio, re di Castiglia e Leon, nell’opera di “Las Cantigas de Santa Maria” definisce la Madonna, affiancandone il nome al fiore. Ma il medioevo è anche l’epoca della nascita del rosario, che richiamava appunto il fiore dedicato alla Madonna, usato per scandire le preghiere e togliere un petalo alla volta. Bisognerà aspettare il XVIII secolo perché maggio diventi ufficialmente il mese della Vergine, quando padre Latomia dei Gesuiti, a Roma, istituì il culto mariano per contrastare l’infedeltà e l’immoralità che si erano diffuse tra gli studenti. Il rosario alla Pioppa è celebrato tradizionalmente dal parroco di Carpesica, per molti anni Don Primo, ora Don

Matteo, che viene accompagnato da un coro di volontari durante la funzione; è una tradizione turnare i cantori, da qualche tempo è il Coro Parrocchiale di Carpesica impegnato nell’opera durante e dopo il rosario, quando con il rinfresco il clima di fratellanza e amicizia spinge ad intonare anche canti della tradizione popolare. I fedeli si raccolgono in preghiera alle 20, davanti al capitello con la statua della Madonna del Vino, un’opera del 2000 dei maestri dei Piccoli Ceramisti di Scomigo, posta dentro una grotta artificiale. E’ un’area completamente circondata dai fiori, Maria emerge tra colorati petali e lunghi steli verdi, dove a dominare è il bianco, il colore della purezza della Vergine. Nell’occasione della ricorrenza, quest’anno è stato invitato anche mons. Corrado Pizziolo, vescovo di Vittorio Veneto dal 2008. Michele Zanchetta

Il rosario in località La Pioppa

A sinistra: il capitello con la statua opera dei Piccoli Ceramisti di Scomigo

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CONEGLIANO E CONEGLIANESE

“Salvo la nostra storia con bulino e L’amore di Sandro Chinellato per l’arte incisoria dura praticamente da sempre e dopo la pensione è diventato l’occasione per una seconda vita: ora percorre la Marca Trevigiana (e non solo) alla ricerca di scorci antichi da preservare in splendidi scrigni di inchiostro e carta

di Fabio Zanchetta Una stampa di Sandro Chinellato

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uella di Sandro Chinellato è una vicenda più unica che rara, anche se a ben pensarci è una perfetta storia del Nord-est Italia: per anni dirigente d’azienda con un amore per l’incisione sbocciato fin da giovanissimo, raggiunta la pensione ha deciso di creare nella propria soffitta un vero e proprio laboratorio artigianale e passarci tra le sette e le otto ore al giorno abbracciando il mestiere che aveva sognato per tutta la vita. Un mestiere che richiede sacrificio, pazienza e che di certo non rende molto, ma che lui considera importantissimo da tramandare perché è un’arte antica e nobile proprio perché artigianale, e quindi basata sul duro lavoro. E un’arte che permette, quasi al pari della fotografia stessa, di catturare e preservare tutta la storia di cui siamo circondanti e che troppo spesso ci viene portata via dal progresso senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Una passione che lo ha portato, praticamente da autodidatta, a realizzare circa trecento lastre incise ad acquaforte e bulino, esporre in venticinque mostre per-

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sonali e centosessantuno collettive organizzate in quasi tutto il mondo, partecipare a quasi cento concorsi di incisione e organizzare svariati laboratori e corsi per divulgare quest’arte. Chinellato è appena stato protagonista di una mostra al Mulinetto della Croda di Refrontolo, dove le sue incisioni, accompagnate per l’occasione da un gruppo di dipinti, si sono inserite perfettamente negli interni rinnovati della storica sede espositiva. Ora si prepara per una grande personale a Palazzo Sarcinelli che verrà inaugurata il prossimo 8 giugno e che è stata pensata appositamente per far conoscere al grande pubblico le straordinarie possibilità dell’arte incisoria. Come è nato questo suo grandissimo amore per il mestiere dell’incisore? Le mie prime esperienze risalgono a quando avevo dodici anni, e sono state da autodidatta. Poi nel 1980, quasi per caso, venni a sapere di un corso che stava tenendo Valentino De Nardo e mi iscrissi, anche se ormai stava volgendo al termine. Ricordo che vi partecipavano artisti già esperti e affermati, ma quasi

nessuno di loro continuò su questa strada, io invece me ne sono infatuato e per me è rimasta la tecnica che più amo. Espone anche dipinti in alcune sue esposizioni, ma l’incisione ha un significato del tutto speciale rispetto al resto. È un lavoro che richiede molta manualità, tra preparazione della lastra e sua incisione, e anche per questo mi è riuscito bene fin dal principio. In esso ci trovo un incontro tra arte e artigianato che mi affascina molto: richiede molto tempo e pazienza, anche per questo non è una tecnica redditizia, però la soddisfazione di un risultato buono è impareggiabile. Si tratta appunto di un lavoro duro: ma la impegna o la rilassa di più? Sono due aspetti che convivono nell’incisione: richiede tanta pazienza ma alla fine rilassa se si arriva al risultato sperato. Forse perché è una pratica sofferta, un procedimento in cui ad un certo punto di arriva a un limite oltre il quale si sente di non poter più andare, e ci si mette giorni o addirittura mesi per arrivarci in una lastra complessa. Ma alla fine ripaga della


CONEGLIANO E CONEGLIANESE

acquaforte”

pazienza e di tutto il lavoro che richiede. Le sue opere mostrano una mano ferma e una precisione del tratto a volte quasi fotografica: come ha fatto a diventare così abile? Prima della pensione lavoravo anche quindici ore al giorno, e non mi rimaneva molto tempo per frequentare corsi, anche se poi ho partecipato ad alcune lezioni serali organizzate al Liceo Munari di Vittorio nel 2012, sempre tenute da Valentino De Nardo. Per il resto sono praticamente autodidatta: nell’incisione si tratta soprattutto di fare molta pratica. Quali soggetti preferisce per le sue opere? Sicuramente i paesaggi della Marca Trevigiana: qui spuntano la maggior parte dei miei soggetti, che sono sempre reali anche se io rielaboro la composizione che non è esattamente la riproduzione di una fotografia. Faccio anche libri d’artista e dal 2015 mi dedico agli ex libris (le

etichette che indicano il proprietario di un libro), un mondo poco conosciuto e affascinante dove lavoro su temi specifici e diversi dai soliti soggetti che tratto. E poi ha una particolare predilezione per le architetture decadenti. Questa da dove viene? Sono attirato dalle cose antiche, dagli edifici in rovina: porto sempre con me una macchina fotografica, e quando ne trovo uno che mi colpisce lo catturo, poi a casa lo rielaboro in una bozza e se può funzionare l’incisione procedo a crearla. A volte vedo questi vecchi casolari di periferia con i loro pavimenti di terra e le scale a pioli e penso che la gente ci viveva lì dentro, e credo che quella parte della nostra storia in cui non avevamo

nulla non vada dimenticata. Riprodurre con un’incisione questi luoghi è un po’ come salvarli? In un certo senso sì, perché si preserva qualcosa della storia che hanno vissuto, soprattutto se sono edifici di periferia che vengono abbattuti senza che qualcuno faccia delle foto per ricordarli. Qualche anno fa alla mostra che organizzavamo al Campiello, dietro il Duomo di Conegliano, ho esposto l’incisione di uno di questi casolari, e il titolare di una grossa azienda delle nostre zone ha voluto comprarla a tutti i costi: aveva riconosciuto la casa dove era vissuto suo padre, e quella casa non esisteva più perché al suo posto ci avevano costruito un centro commerciale.

Sandro Chinellato al lavoro

In questa pagina: alcune opere di Sandro Chinellato

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CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Meglio lavorare in Francia, dove c’è Intervista al documentarista coneglianese, ma parigino d’adozione, Gianni Collot. Il suo lavoro l’ha portato in tutto il mondo. Attualmente si sta occupando per FranceTV del conflitto tra Russia e Ucraina di Filippo Tonello

H

a un cognome nostranissimo (il papà era di Godega), ma la sua vita e la sua attività di documentarista e regista l’ha svolta soprattutto a Parigi. Gianni Collot – che ha vissuto per diversi anni a Conegliano, dove tuttora vive la mamma - si è dedicato al cinema da giovanissimo, folgorato da Star Wars. Poi la realtà, l’attualità, piuttosto che la fantascienza è stata al centro della sua professione di filmaker. Immigrazione, inclusione, disuguaglienze le tematiche che ha affrontato con i suoi video, collaborando con testate importanti come Le Monde. Ora, per FranceTV, sta preparando un film sul presidente Macron e un documentario sulla guerra tra Russia e Ucraina che lo porterà anche al fronte. Gianni Collot, nasce a Montreal, in Canada, nel 1966. A due anni si trasferisce in Italia dove si ricongiunge con i propri parenti, prima a Belluno, luogo d’origine della madre, e poi a Conegliano, dove uno zio gestiva il ristorante Le Betulle. Il padre invece era originario di Godega di Sant’Urbano. A 8 anni il ritorno in Canada, dove resterà per 13 anni prima di trasferirsi a Parigi e riunirsi alla sorella maggiore. Come mai ha scelto la Francia? A Parigi mia sorella lavorava già per

Il Quindicinale 22 | Giovedì 9 maggio 2024

una compagnia telefonica. A dire il vero verso l’inizio degli anni ‘80 saremmo dovuti tornare in Italia, ma la morte di mio padre, nell’81, ha bloccato tutto e ognuno ha deciso autonomamente. Una delle mie sorelle è partita per Parigi mentre l’altra è rimasta in Canada. In Francia ho cominciato a dedicarmi pienamente alla mia passione, il cinema e i documentari, lavorando al montaggio come free lance. Quando comincia questa passione? Comincia quando avevo undici anni, grazie alla saga di Star Wars (in particolare al primo episodio uscito nel ‘77), un colpo di fulmine. Il cinema costava poco e ci andavo spesso con i miei amici. All’epoca facevo degli studi di scienze, fisica, chimica, e una set-


CONEGLIANO E CONEGLIANESE

rispetto per la libertà di stampa

timana dopo avevo già prodotto il mio primo cortometraggio. In famiglia non avevamo nessun tipo di legame con il mondo del cinema, anzi i miei genitori gestivano una pizzeria in Canada. Come mai ha deciso di spostarsi ai documentari? Principalmente perché nel cinema non trovavo lavoro. Ho dovuto adattarmi alla televisione che mi aveva offerto un ottimo contratto permettendomi di vivere in Francia. Nel frattempo ero cresciuto e diventato più realista, scoprendomi interessato ai documentari politici e sociologici. Dopo essersi trasferito in Francia come si è evoluto il suo percorso lavorativo? Dopo i primi anni nel montaggio, ho deciso di addentrarmi nel mondo dei documentari, lavorando come regista per il noto canale culturale francese e tedesco Arté. Avevo un programma che andava in onda una volta a settimana, Tracks, in cui mi occupavo di cultura underground, emergente all’epoca (cinema, musica, teatro soprattutto), quindi anni ‘90 e 2000. Me ne sono occupato fino al 2023, quando il canale ha deciso di cambiare direzione. Tra i tanti che ho intervistato ricordo piacevolmente Oliver Stone o Samuel L.Jackson, seppur mi piacesse dare spazio anche a personaggi meno

noti. Cercavo sempre di mirare al cinema di qualità. Nei vari documentari mi sono inoltre occupato di immigrazione e inclusione. Hai mai lavorato programmi culturali italiani? No, per fortuna. Conosco e ho parlato con numerosi giornalisti e produttori italiani e quello che differenzia la Francia dall’Italia è soprattutto la libertà nel fare il nostro mestiere, la possibilità di non avere vincoli e limiti nel nostro ricercare e mostrare talvolta anche tematiche scottanti. C’è un grande rispetto per la libertà della stampa. Ho lavorato per numerosi canali francesi, FranceTv, simile alla Rai italiana, Canal+, un canale privato. Ho lavorato inoltre con giornali nazionali come Le Monde, per cui ho prodotto due documentari sull’immigrazione. Attualmente di cosa si occupa? Ora lavoro per FranceTv, in cui mi occupo del loro programma politico. Ora stiamo preparando un film su Macron e la diplomazia francese, e su come si stia gestendo il possibile scoppio di una guerra. Con questo programma, che uscirà il 9 maggio in un documentario di 90m, siamo andati un po’

ovunque nel mondo. In India, Cina, andremo negli Stati uniti, Brasile e poi anche Ucraina, sempre con l’obiettivo di conoscere le relazioni internazionali della Francia e del suo presidente. Lei crede che i giovani si stiano allontanando dalla politica? Sì, ma li condanno. Rispetto ai miei tempi c’è una sempre minor attenzione alla politica, all’attivismo politico, e questo mi dispiace. Ma li capisco, quando ora vedi un politico non ti viene troppa voglia di votarlo e di conseguenza cala notevolmente l’interesse verso la politica, nazionale e internazionale, che però è qualcosa di molto importante per tutti noi che viviamo in delle società. Ha mai pensato a un ritorno alle origini, in Italia? No, mai. Soprattutto perché non avrei le stesse opportunità che ho qui in Francia, dove il mio mestiere, e di tanti altri giornalisti, è riconosciuto e rispettato molto di più. C’è una enorme differenza anche nel tema della libertà di stampa. Per esempio qui, quando faccio i miei documentari politici metto della musica, faccio dei montaggi che mai potrei fare in Italia.

Nelle foto in queste pagine: Gianni Collot

Giovedì 9 maggio 2024 | 23 Il Quindicinale


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Il nuovo negozio di biciclette con officina e un innovativo sistema di lavaggio per la tua due ruote

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A CONEGLIANO “RUGGINE&CO” UN SERVIZIO A 360 GRADI PER TUTTI GLI APPASSIONATI DI BICI

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on solo vendita di biciclette, ma un’offerta a 360 gradi dedicata agli appassionati del mondo delle due ruote. Si chiama Ruggine&Co il nuovo negozio che ha aperto in via Carlo Rosselli 14, in centro a Conegliano, lo scorso fine febbraio. La bicicletta come “una terapia antiruggine per l’anima” è la filosofia portata avanti dei titolari, Marco Milillo e la moglie Flavia Vidor, che hanno fatto di Ruggine un punto di riferimento per tutti gli appassionati del Coneglianese e non solo, in particolare per il Gravel, su cui si sono specializzati con biciclette pensate per le strade sterrate. “Chi entra qui esce completamente equipaggiato e pronto per affrontare un’esperienza all’insegna dell’avventura tra strade sterrate e percorsi panoramici - spiegano i titolari Marco e Flavia -. Oltre ad un vasto assortimento di biciclette adatte ad ogni tipo di esigenza e di strada, possiamo fornire al cliente tutto il necessario: dalle luci all’abbigliamento tecnico, dal casco alle borse da viaggio e tutto il necessario per la sicurezza stradale.Tutto ciò che serve al ciclista per godersi appieno il viaggio, in sicurezza, lo trova qui da noi”. Ruggine&Co è ben più di un semplice negozio dove acquistare la bici ideale: al suo interno a disposizione per tutti i ciclisti, offre anche un’officina qualificata per biciclette, con meccanico, per lavori di manutenzione ordinaria e interventi di riparazione per le bici, garantendo prestazioni a regola d’arte. Un’idea che affianca anche il nuovo servizio di lavaggio biciclette professionale, unico nel suo genere: sicuro, efficace ed ecocompatibile. “Chi pratica Gravel ha necessità di lavare

la bicicletta da fango e detriti dopo l’uscita in bici ma i prodotti troppi aggressivi e sgrassanti, a lungo andare, possono rovinare ingranaggi, freni e componenti della bicicletta - spiegano i titolari - . Per questo abbiamo installato questo sistema di pulizia di nuova generazione che rispetta non solo la bicicletta ma anche l’ambiente e chi lo utilizza, garantendo risultati eccellenti”. La vasca di lavaggio, infatti, utilizza uno sgrassatore biologico senza sostanze aggressive per una pulizia efficace e completa della bici che garantisce la massima tutela degli operatori e dell’ambiente. “Il sistema di lavaggio tramite tensioattivi presenti nel liquido rimuove terra, olio e grasso dalle superfici della bicicletta e grazie alla sua formula con speciali enzimi, grassi e oli vengono trasformati in anidride carbonica e acqua, permettendo un sistema a ricircolo continuo senza dispersione nell’ambiente”. Per chi volesse scoprire tutte le novità e i prodotti di Ruggine& Co, ricordiamo che il negozio rimane aperto tutti i giovedì sera fino alle 22:30.


CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Il fagiolone della discordia Dopo oltre due anni di sperimentazione l’amministrazione annuncia il progetto definitivo della grande rotatoria davanti alle Poste, ma Fiab Liberalabici punta il dito contro la penalizzazione della mobilità debole in una zona, tra le altre cose, molto frequentata da studenti e anziani

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nord ci sono le Poste centrali, a sud il Multisala Cinergia, a ovest il parco di San Martino e a est il Benedetti Michelangeli, e nel mezzo il traffico tra via Vespucci, via Matteotti, viale Friuli, via Papa Giovanni XXIII, via Cadore e via Rosselli: il famigerato “fagiolone” ha finito la sua fase di sperimentazione e presto abbandonerà le antiestetiche barriere new jersey di plastica per diventare un progetto urbanistico definitivo sulle cui spalle peserà un nodo cruciale della mobilità coneglianese. A annunciarlo il sindaco Fabio Chies, che ha illustrato un progetto da oltre un milione di euro per rendere la rotatoria mobile, in questi anni già oggetto di qualche critica e perplessità ma anche teatro di più di un incidente, un vero e proprio elemento architettonico in pianta stabile nel paesaggio urbano. Rimarranno le due grandi aiuole spartitraffico, convertite però in aree sempreverdi, verrà aggiunta un’illuminazione

stradale e pedonale e verranno allargati i marciapiedi, anche se la questione della penalizzazione della mobilità debole rimarrà un problema irrisolto per alcuni, in particolare per Fiab Liberalabici che punta il dito contro una configurazione della viabilità che continuerà a favorire eccessi di velocità da parte degli automobilisti e quindi una situazione di pericolo per pedoni e ciclisti. “Possiamo benissimo constatare come venga fatto ben poco per proteggere gli utenti vulnerabili della strada – spiega l’associazione – Seppure siano previste pavimentazioni tattili presso gli attraversamenti pedonali e qualche rialzo, le biciclette vengono buttate fuori dalla finestra, o per terra sull’intransigente asfalto qualora dovesse accadere uno scontro”. Mancano inoltre, continua a spiegare l’associazione, veri e propri percorsi ciclabili in un tratto di strada dalle cor-

Passeggiando lungo fiume

Cardiologia al top

Conegliano. Sabato 18 maggio alle 17.30 camminata lungo le sponde del Monticano, per scoprire angoli di natura a due passi dalla città, la storia del fiume, le sue piante e gli animali. Partenza IAT Conegliano, Viale Carducci 20. Visita gratuita ma prenotazione obbligatoria: iat@comune.conegliano.tv.it o 0438.21230.

Conegliano. La Cardiologia dell’ospedale di Conegliano, diretta dal dr Roberto Mantovan, è stata impegnata in due importanti e innovativi interventi unici a livello nazionale per essere stati effettuati in ospedale pubblico. Trattasi di ablazione della Fibrillazione Atriale (FA) con il sistema PFA PulseSelect: il reparto del Santa Maria dei Battuti è stato selezionato insieme ad altre sei strutture in Italia per l’utilizzo di questo dispositivo.

sie molto ampie che permetterebbero spazi specifici: all’interno dell’anello della rotatoria ma anche in viale Friuli, dove di una pista ciclopedonale per ora non si parla, per quanto considerata in passato. L’area risulta inevitabilmente un crocevia di traffico automobilistico intenso, essendo stata pensata come via di sfogo verso est delle vetture provenienti dalla stazione, e di mobilità debole, considerati i tanti servizi che si trovano in zona e la presenza sia di scuole poco distanti che di parchi in prossimità della rotatoria. “Chiediamo di riconsiderare la sistemazione viabilistica dell’intersezione – conclude l’associazione - magari come l’abbiamo immaginata noi: un bel anello ciclabile attorno, con una sgargiante colorazione rossa! Cosicché davvero si è attenti alla mobilità attiva e si da una possibilità vera di prendere la bicicletta”. Fabio Zanchetta

Il plastico del “fagiolone”, ovvero la soluzione di mobilità dell’intesezione fra via Vespucci, via Matteotti, viale Friuli, via Papa Giovanni XXIII, via Cadore e via Rosselli

Giovedì 9 maggio 2024 | 25 Il Quindicinale


CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Il Rotary Club Conegliano Vittorio Veneto Tra i service del sodalizio il dono all’Anffas di un nuovissimo pulmino attrezzato

Membri del Rotary Club Conegliano Vittorio Veneto

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n pulmino in service. Il Rotary Club Conegliano Vittorio Veneto ha recentemente consegnato all’Anffas un pulmino attrezzato: dotato di nove posti, è dotato di pedana elettrica per il trasporto di carrozzine e risponde al bisogno dell’associazione di avere a disposizione un mezzo proprio per portare le persone con disabilità a praticare le tante attività programmate. La

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consegna, avvenuta al parco Fenderl, ha avuto come testimoni l’attuale presidente del Rotary Conegliano Vittorio Veneto, Nazzareno De Nardi, il past president Domenico Camerotto e il presidente dell’Anffas Sinistra Piave, Renata Da Re. “Per il nostro Club - ha commentato De Nardi - questo service si pone in continuità con quelli fatti in anni precedenti: il finanziamento del l’arredamento del primo “appartamento per l’autonomia” dell’Anffas Sinistra Piave situato in via della Seta, il concorso nella ristrutturazione del successivo appartamento in via Galilei, il finanziamento dell’impianto di climatizzazione dello stesso e, infine, il pagamento del soggiornovacanza per un disabile e il suo accompagnatore nella struttura marittima del Distretto Rotary 2060 ad Albarella”. Il Rotary Club Conegliano Vittorio

Veneto è stato fondato nel 1971. Fa parte del Rotary International, Distretto 2060 (Tre Venezie). Per anni, grazie a Antonio Palazzi, ha avuto sede presso l’Hotel Terme di Vittorio Veneto, finché - alla chiusura dell’esercizio - si è trasferito presso Ca’ del Poggio a S. Pietro di Feletto. Nazzareno De Nardi, quando hai assunto la presidenza del Club? L’annata rotariana va dal 1 luglio al 30 giugno. Io sono presidente dal 1 luglio 2023 e terminerò il mandato il prossimo 30 giugno. Quanti soci conta il club? Che caratteristiche ha? Il Club conta 57 soci, fra i quali cinque donne, dall’età di 31 anni ai 91 anni. E’ un’associazione privata, indipendente, senza fini di lucro, che riunisce uomini e donne rappresentativi delle più varie professioni, diversi per sesso, età, religione, nazionalità, etnia, stato sociale. Valore e scopo del sodalizio è diffondere l’amicizia e la concordia tra i soci e nelle comunità e promuovere la pace anche a livello internazionale. Altro valore fondante è quello del servire, pertanto il service è motore e


CONEGLIANO E CONEGLIANESE

pro Anffas propulsore della nostra attività, a livello locale, nazionale e internazionale. Ricordo il grande service della Polio Plus, finanziato dal Rotary International, per la campagna di vaccinazione antipoliomielitica in tutto il mondo, che ha portato alla quasi totale eradicazione della malattia. La scelta del dono di un pulmino all’Anffas da cosa è stata dettata? Una delle idee guida del Rotary è quella che si riassume nell’acronimo DEI (diversità, equità, inclusione), e con questo service si è voluto, appunto, metterla in pratica: facilitando la mobilità delle persone disabili, cerchiamo di far loro vivere la migliore quotidianità possibile e di far loro godere quel diritto di cittadinanza che hanno in comune alla pari con gli altri più fortunati cittadini. Il service del pullmino è un service biennale, che coinvolge l’annata rotariana che ha avuto come presidente Domenico Camerotto, attuale past President del Club, e quella in corso.

Da Leopardi a Dickinson e Weil, un dialogo sulle opere postume di Gustavo Mattiuzzi Il 24 maggio la presentazione degli ultimi due libri del professore

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enerdì 24 maggio alle ore 18.00 presso la Sala Consiliare Comunale di Conegliano, in piazza Cima, si terrà la presentazione delle ultime due fatiche del professor Gustavo Mattiuzzi, appena pubblicate, postume, da De Bastiani. Giacomo Leopardi e l’anima filosofica e Inquietudine. Emily Dickinson, Simone Weil, impressioni liriche – poesie sono due saggi che in comune hanno la grande ricerca filosofica e l’appassionato studio dei grandi della letteratura che per tutta la vita hanno accompagnato il prof. Mattiuzzi. Laureato in Filosofia all’Università di Padova, l’autore è stato docente di Lettere per molti anni all’Istituto Superiore “M. Fanno” di

Conegliano. A causa della sua prematura scomparsa nel 2016, sono rimasti numerosi scritti monografici, pubblicazioni di filosofia, e molte recensioni di libri del settore. Gustavo era figlio di un’altra grande figura di spicco nel mondo artistico e culturale, l’artista accademico Ernesto Mattiuzzi, il cui ritratto ideale di Leopardi è copertina del primo libro. Se in questa prima opera Mattiuzzi si è avvicinato in punta di piedi al Leopardi filosofo e al Leopardi uomo, nella seconda ha ritratto, con altrettanta sensibilità e coerenza due poetesse e pensatrici dall’interiorità passionale e vertiginosa. «Gli studi di Mattiuzzi attraggono e distraggono dal resto e portano su mondi altri e alti. Questi “mondi”, dove ci porta il Professore, sono mondi possibili e sognati/sognanti», spiega Marta Celio, che interverrà alla presentazione insieme ad Alessandro Tessari. Clara Milanese

Gustavo Mattiuzzi e i due libri appena stampati

APS

Superiore dei Colli

CORBANESE presso stand campo sportivo Dal 18 MAGGIO al 2 GIUGNO

Giovedì 9 maggio 2024 | 27 Il Quindicinale


QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Enrico Nadai, il cantante pensatore “Esiste un’arte talmente intima e profonda, una sorta di ribellione fatta di semplicità che corre il rischio di essere incompresa; mi piace mettere la nebbia tra le cose che faccio, quella nebbia che conserva il mistero delle cose”

di Federica Gabrieli Enrico Nadai

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nrico Nadai è un ragazzo d’altri tempi, dove la semplicità e l’umiltà regnano sovrane. Nato a Conegliano il 26 maggio 1996 e residente a Farra di Soligo, è figlio d’arte con padre violinista e madre cantante. Chi è Enrico Nadai? Non posso non parlare di me attraverso le mie esperienze, partendo soprattutto dalla musica che è quella che ha sempre maggiormente attirato la mia attenzione. Una conoscenza che naque alle scuole elementari studiando violino con mio padre, insegnante in conservatorio. Entrai così a far parte della Piccola Orchestra Veneta. Un giorno poi mia madre mi chiese di fare dei duetti nella sua classe di canto perché le mancavano delle voci maschili: da lì naque un percorso musicale al quale mi sono dedicato pienamente, grazie anche ad un concorso che feci a Jesolo. Inquell’occasione la cantante statunitense Cheryl Porter mi sentì cantare e mi propose di andare a fare un provino per le trasmissione televisive “Io Canto” e “X Factor”. Da lì sono nate le successive esperienze musicali. Il 20 dicembre 2011 fui invitato a canta-

Il Quindicinale 28 | Giovedì 9 maggio 2024

re in mondovisione al “Concerto per la Pace” tenutosi a Betlemme all’interno della Basilica della Natività; qualche anno dopo nel 2015 partecipai alla realizzazione del disco Wake Up dedicato a Papa Francesco con un brano dal titolo Santa Famiglia di Nazareth. Intorno ai 20 anni naque l’interesse verso la scrittura autonoma della musica come una mia necessità a tutti gli effetti: sentivo il bisogno di metterci del mio. Da lì cominciai a scrivere canzoni, inizialmente coadiuvato da altre persone come il maestro Dino Doni con cui collaboro da sempre, arrivando ad oggi: ora lavoro autonomamente, scrivo testi, li arrangio e li produco. Dal punto di vista musicale posso dire che Enrico Nadai è legato a questo percorso. Mi sono altresì tenuto aperto una via culturale legata a studi umanistici, intraprendendo un percorso universitario in filosofia, laureandomi in scienze filosofiche. Nutrendo fin dalle scuole superiori un interesse verso letteratura, filosofia e spiritualità in senso lato, sono arrivato a questa fase apicale del percorso, portandomi a pubblicare un libro su Gustav

Thibon, un autore che compendia tutti questi aspetti perché è un filosofo ma al tempo stesso un uomo religioso. La tua prima canzone? Dal punto di vista testuale, la prima canzone l’ho scritta attorno ai 16 anni. Più avanti invece ho scritto una canzone With your Love in inglese, parlava di Dio, di amore ma un amore vincolato a Dio. Sebbene fossi alimentato da scrittori come Meister Eckhart e Teresa d’Avila, sentivo il desiderio di avvicinarmi sempre di più alla mia lingua ovvero all’italiano, proprio perché ritengo abbia una straordinaria capacità di esprimere attraverso varie sfumature di significato. Parte della mia produzione musicale su cui sto lavorando in questa momento è proprio dettata da un’idea di sfumatura puntando tutto su di un qualcosa di molto rarefatto dal punto di vista linguistico ma anche musicale: mi piace mettere la “nebbia” tra le cose che faccio, quella nebbia che conserva il mistero delle cose. La mia inquietudine emotiva mi ha portato in seguito a scrivere canzoni in italiano a tema amoroso, rivolto verso una donna concreta, una musa ispiratri-


QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

ce, dove comunque resta sempre velato il nome, dando vita a Sogni di carta che entra a far parte del mio primo progetto discografico intitolato Canzoni per Lei. Hai avuto incontri significativi nella tua carriera di cantante? In primissimo ho avuto quello con Cheryl Porter che considero la mia scopritrice; lei è stata a tutti gli effetti una apripista per quello che è stato il mio percorso musicale, poi ci sono stati vari incontri, con quelli che vengono chiamati vocal coach, per esempio Paola Folli, Luca Pitteri. Ovviamente anche l’esperienza televisiva mi ha portato a duettare e conoscere persone di grande rilievo; mi posso vantare per esempio di un duetto con Michael Bublè, come anche del fatto che Mogol si sia affezionato molto alla mia voce. Quando mi interesso a qualcosa tendo ad approfondirla, a scoprirla nei suoi aspetti più reconditi perché credo nello sforzo personale enella ricerca di una qualche forma di bellezza. Trovo che ritagliarsi un percorso di autonomia nella propria via sia sempre stata la strada migliore e che mi si addice di più. C’è una tua canzone o una litania che ti aggrada più delle altre? Mi rendo conto che alcuni dei miei ascolti musicali si avvicinano a questo desiderio di salmodiare. Tuttavia la canzone a cui sono più affezionato è Vite Che Non Ho, una.canzone dove l’amore verso una donna regna maestoso, con una filigrana di malinconia dolce-amara che si ripercuote nel testo del brano.

In questo momento storico, quando si scrive, ci si sente come se fosse già stato detto tutto, eppure credo sia un bisogno umano quello di ricollocare tutte le cose che sono state dette all’interno della propria esperienza di vita, non tanto per farlo in maniera diversa, quanto per ricercare una origine in quello che si fa, proprio perchè l’origine non è innovazione ma un tentativo di tornare a qualcosa di profondo che per me è uno scavare dentro se stessi. Dove ti collochi nel mondo musicale di oggi dove spicca l’ostentazione? Penso di essere una persona che sul grande pubblico non genera nessuna attrattiva, lo dico con grande sincerità proprio perché non c’è interesse per artisti che hanno la faccia pulita; ci si orienta verso tutt’altro, cioè verso ciò che genera una ribellione che nella maggior parte dei casi è una falsa ribellione, che provoca molto di più e cattura molto di più l’interesse..Tuttavia per me è essenziale fare quello che faccio; è una sfida con me stesso che genera continuamente nuovi percorsi da intraprendere. Quando hai pensato di pubblicare un libro e quindi divenire uno scrittore? Non mi sento uno scrittore perché quando penso ad uno scrittore penso sempre ai “grandi”. Ho scelto tuttavia di farlo perché mi sembrava al tempo stesso di restituire importanza ad un autore poco conosciuto che è Gustav Thibon, il “filosofo contadino”. Ho scelto lui perché il suo pensiero lo trovavo interessantissimo e pienamente affine alle cose

che sento, che vivo e che penso e poi al tempo stesso perché lo trovo un profeta inascoltato nei nostri tempi. Ora voglio iniziare a lavorare sulla scrittura di un altro libro che sia dedicato a storie e figure che non sono conosciute dal grande pubblico. In questo momento Ti senti più filosofo, musicista o scrittore? Sicuramente ora sono più legato alla scrittura musicale perché mi riesce più spontanea, ma credo che la parte filosofica e musicale siano conciliabili. Il grande Bach, grande teologo e straordinario compositore, riusciva a farlo, conoscendo benissimo la grammatica della musica e della teologia. Siamo nani sulle spalle dei giganti perché noi quella visione simbolica, quella conoscenza così approfondita che oggi potrebbe sembrare quasi nozionistica di certe cose, in realtà permette di penetrare certi linguaggi in una maniera così profonda e sentita che quando si arriva ad una creazione personale fa la differenza. Giovedì 9 maggio 2024 | 29 Il Quindicinale


QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA Moreno Guizzo

Il ritorno di Moreno Guizzo L’ex vicesindaco si candida con la lista “Miane per Te” MIANE. «Dopo 5 anni di assenza, torno a presentarmi agli elettori come candidato sindaco. Questa scelta è maturata strada facendo, soprattutto negli ultimi mesi, parlando con tanti miei concittadini che mi hanno chiesto di offrire una valida alternativa all’attuale amministrazione». Moreno Guizzo ha annunciato così la sua candidatura a sindaco alla guida della civica “Miane per Te”. 38enne, sposato, tre figli, già capogruppo di maggioranza dal 2009 al 2011 e poi vicesindaco dal 2011 al 2019 (durante le amministrazioni Colmellere), Guizzo dopo una pausa ha deciso di rimettersi a disposizione della comunità di Miane in cui è nato e cresciuto. «Ho sempre voluto far qualcosa per gli altri, per il mio paese, per la mia comunità» afferma il candidato, ricordando anche gli anni passati come volontario nella

Pro Loco. «Ho costruito una squadra di persone per discutere anzitutto le problematiche che assillano il nostro Comune, dalla scarsa sicurezza al degrado. Una squadra trasversale in cui sono presenti persone di ogni età, con interessi diversi, con idee diverse, ma con un unico obiettivo: costruire un programma che valorizzi Miane e lo riporti ai tavoli di discussione alla pari con gli altri comuni – afferma Moreno Guizzo -. Da questa squadra, forte di entusiasmo, è nata la nostra lista, giovane e carica, che già dal nome “Miane per Te” garantisce il nostro impegno, il mio in primis. È una squadra volta ad offrire alla cittadinanza una valida alternativa agli attuali amministratori. Basta con la cultura dell’apparire, ma dialogo con il cittadino per trovare soluzioni ai suoi problemi». «Gli ultimi cinque anni – conclude – sono stati anni di stallo per Miane e bisogna tornare a dialogare con i Comuni attorno a noi, ragionando con loro anche sulla possibilità di associare servizi». C.B.

Massimo Stefani in sella per Miane L’ideatore della Prosecco Cycling punta al municipio con la lista “Miane24”

Al centro Massimo Stefani con un gruppo di amici ciclisti pronti per pedalare per le vie di Miane

MIANE. «Scendo in campo per il bene del paese e per senso civico. È giunto il momento di dare un’alternativa concreta ai cittadini che finalmente, dopo anni, avranno la possibilità di scegliere». Massimo Stefani, 46 anni, imprenditore e manager ciclista, oltre che ideatore della Prosecco Cycling, annuncia la sua candidatura a sindaco con la lista “Miane24”. Al centro del programma elettorale tanti temi (tutti i dettagli su www.miane24. it): il recupero delle ex scuole medie per farne una struttura a servizio della comunità; il progetto “Miane Casa Mia”

Il Quindicinale 30 | Giovedì 9 maggio 2024

che parte dal dato che il 40% delle case presenti nel territorio comunale oggi sono vuote o non abitabili ed ha come obiettivo, per favorirne la rigenerazione, sgravare i proprietari degli oneri di urbanizzazione e accelerare i tempi delle pratiche burocratiche; realizzare una palestra di roccia nell’ex eco-centro di via Cava; sostenere le famiglie con figli in età scolare; assumere un altro agente per la polizia locale; valorizzare il teatro; offrire agli anziani ulteriori servizi. «Non ho visto, né ho ricordi di fatti o proposte convincenti per lo sviluppo del paese e quindi ho voluto mettermi

a disposizione per dare il mio contributo, convinto sia possibile un significativo cambio di passo grazie ad un progetto serio e un gruppo di persone capaci che, come me, hanno a cuore il bene di Miane» afferma il candidato sindaco di “Miane24”, lista che conterà molti volti nuovi. «Uno dei primi obiettivi – dice Stefani – sarà costruire una nuova classe dirigente per Miane in un logica di rinnovamento». Stefani ha annunciato una campagna elettorale in sella alla sua bicicletta. Già pianificati degli incontri pubblici: a Campea, il 28 maggio, alle 20.30 nella sede del Comitato Festeggiamenti e a Premaor, il 31 maggio, sempre alle 20.30, nelle ex scuole elementari. Poi i comizi in piazza: a Miane il 19 maggio alle 18.00 e a Combai, il 2 giugno alle 18.00, dove chiuderà la campagna elettorale. C.B.


QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA Flash Aperto lo Spazio Giovani

L’assessore Carniello sfida il sindaco Collet Si accende la sfida amministrativa

FARRA DI SOLIGO. Inaugurato il nuovo Spazio Giovani nella sala dell’ex biblioteca comunale, dietro il municipio. È aperto a ragazzi e ragazze dai 10 anni in su ogni martedì, dalle 16.30 alle 18.30, per condividere momenti di svago e di socializzazione.

Cercasi volontari PIEVE DI SOLIGO. I servizi sociali del comune di Pieve di Soligo cercano volontari per svolgere piccoli servizi e attività a fianco di anziani, bambini e famiglie. Per informazioni: ufficio servizi sociali in municipio o allo 0438.985342.

Nuovo IAT PIEVE DI SOLIGO. Taglio del nastro il 22 aprile per il nuovo ufficio IAT: sarà gestito da UNPLI Treviso e rappresenta per l’Amministrazione pievigina il punto di arrivo e allo stesso tempo di partenza nella strategia di riposizionamento turistico e culturale del Comune di Pieve di Soligo.

Alimentazione al femminile REVINE LAGO. Per gli incontri sull’alimentazione con la dietista Eva Da Ros giovedì 23 maggio, alle 18 in biblioteca, approfondimento sull’alimentazione al femminile per donne dopo i 40 anni. Incontro gratuito, prenotazione allo 0438 929010 (interno 7).

Cineforum Tarzo TARZO. Mercoledì al cinema con la Pro Loco di Tarzo e l’associazione Careni. Il 22 maggio alle 20.30, auditorium di Banca Prealpi, proiezione di “Tutto sua madre” (2013) di Guillaume Gallienne. Interviene la psicologa-psicoterapeuta Teresa Tona.

FOLLINA. Dopo il sindaco uscente Mario Collet, anche l’assessore alle politiche giovanili e sociali, sport e associazionismo, Paola Carniello, ha deciso di candidarsi alle amministrative di giugno per la guida del municipio. Maggioranza dunque spaccata a Follina. Con Carniello si schierano il vicesindaco Luca Zanta e il capogruppo Roberto Gallonetto. «È stata una delle decisioni più difficili e sofferte della mia vita – spiega Carniello con riferimento alla candidatura a sindaco -, decisione che è maturata strada facendo. L’esperienza che ho vissuto in questi anni da consigliere comunale eletto nelle file della lista “Rilanciamo Follina” e da assessore nella giunta Collet è stata entusiasmante per tutto il primo mandato. Il secondo mandato è stato molto faticoso e poco gratificate. Il sindaco Collet, a cui sono legata da un sentimento di affetto, nel secondo mandato iniziato nel 2019 e pesantemente condizionato dal Covid, è parso poco incisivo e molte volte ha agito da “uomo solo al comando”, coinvolgendo poco la squadra. A questo si sono aggiunti i dissapori all’interno del gruppo di maggioranza, causati dalla mancanza di ascolto e condivisione, che hanno visto il sindaco Collet contrapposto a due dei principali artefici della vittoria della lista “Rilanciamo Follina”, il vicesindaco Zanta e il capogruppo Gallonetto». Carniello spiega di aver cercato di me-

diare con ogni forza a questa situazione venutasi a creare, «ma ho trovato da parte del sindaco una chiusura totale a qualsiasi tipo di dialogo. A questo devo aggiungere il fatto che il sindaco, al contrario di quanto sempre sostenuto, ha deciso di ricandidarsi per un terzo mandato, pur avendo più volte ribadito anche pubblicamente che quello attuale sarebbe stato il suo ultimo mandato e si sarebbe dedicato alla formazione di una persona più giovane che avrebbe potuto succedergli. Tutte queste considerazioni mi hanno portato a candidarmi a sindaco, sostenuta da alcune colonne dell’attuale amministrazione e con parecchie novità. Sarà una lista giovane, competente e propositiva, con tanta voglia di fare per il bene del nostro comune». C.B.

Paola Carniello

Pattuglia acrobatica e cittadinanza PIEVE DI SOLIGO. L’amministrazione comunale ha conferito la cittadinanza onoraria alla Pattuglia Acrobatica Nazionale e ora il Parco Vela ospita uno storico Fiat G91, un caccia-ricognitore progettato e costruito dalla metà degli anni Cinquanta. Il Fiat G91 posto al Parco Vela è stato pilotato dal capitano Flavio Brovedani, noto pilota e protagonista Frecce Tricolori per un decennio, fino alla sua scomparsa all’età di 70 anni. Grazie ad una collaborazione tra i membri del Club delle Frecce Tricolori di Pieve di Soligo, l’amministrazione comunale e di aziende locali, il Fiat G91 è stato completamente restaurato e rimesso a nuovo.

Giovedì 9 maggio 2024 | 31 Il Quindicinale


QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Magagnin punta al secondo mandato Tra i progetti di “Prima Revine Lago” acquistare l’ex Riva d’Oro per demolirlo

Massimo Magagnin

REVINE LAGO. Massimo Magagnin, sindaco uscente, punta al bis, sempre alla guida della civica “Prima Revine Lago”. E con lui alle amministrative di giugno si ricandidano 7 dei 9 consiglieri di maggioranza uscenti, inclusi il vicesindaco Thomas Sandrin e l’assessore Elisa Carpenè, quindi tutta la giunta revinese. «Tre le nostre parole chiave: impegno, determinazione e ascolto» afferma il candidato sindaco. La civica gode dell’appoggio esterno della Lega.

Magagnin è l’unico degli 11 candidati della lista ad essere iscritto come militante al Carroccio. «La lealtà e l’impegno con cui l’amministrazione comunale da me guidata ha operato, unitamente al sostegno e all’entusiasmo che ho percepito da parte della nostra comunità, rafforzano la mia convinzione della necessità e possibilità di continuare a dedicarmi al benessere di tutti i cittadini, delle associazioni e delle attività locali» afferma il candidato.

Quanto al programma elettorale, Magagnin anticipa: «Una priorità sarà acquistare l’ex Riva d’Oro per demolirlo e ripristinare l’area, che si affaccia sul lago di Santa Maria, a verde. Abbiamo già interloquito con la proprietà dell’immobile in questi ultimi mesi: ormai è un edificio fatiscente che va eliminato dal nostro territorio». Al centro del programma anche «una particolare attenzione al sociale come maturata in questi cinque anni: è un nodo cruciale per tutti e purtroppo dopo la pandemia registriamo sempre più difficoltà da parte di persone fragili». Priorità in caso di rielezione sarà anche «la sinergia con i Comuni limitrofi, per andare a creare infrastrutture e servizi percependo finanziamenti sovracomunali. Ricordo – conclude - che la maggior parte di quanto realizzato durante questo mandato è stato fatto tramite finanziamenti ed abbiamo ridotto di molto l’indebitamento pubblico». Claudia Borsoi

“Botteselle” a prova di sisma Partito il cantiere da due milioni e mezzo di euro

L’avvio dei lavori di ristrutturazione alla casa di riposo “Botteselle”

FARRA DI SOLIGO. Rendere a prova di sisma la struttura della casa di riposo “Botteselle”. È questo l’obiettivo del cantiere di ristrutturazione da due milioni e mezzo di euro apertosi nei primi giorni di aprile e che

Il Quindicinale 32 | Giovedì 9 maggio 2024

si concluderà fra un anno. La struttura di Col San Martino è gestita dalla fondazione Santa Augusta che fa capo alla diocesi di Vittorio Veneto: per questo al via dei lavori era presente anche il vescovo Corrado Pizziolo.

La struttura ospita 92 anziani di cui 80 non autosufficienti. L’intervento contempla anche alcune migliorie interne: l’installazione di sollevatori a soffitto, la sostituzione di infissi e dei pavimenti e il rinnovo delle tinteggiature. La spesa è coperta da risorse proprie della fondazione e da un mutuo. Avviata la procedura in regione per poter avere un prestito agevolato a tasso zero. I lavori non interferiranno con il regolare funzionamento della casa di riposo. Sarà però necessario lo spostamento temporaneo di alcuni ospiti e di alcune attività in base all’avanzamento del cantiere. C.B.


GELATO FOCUS

Le Dolci Origini del Gelato Un viaggio attraverso la storia dei gusti gelati

I

l gelato, con la sua consistenza cremosa e i suoi gusti irresistibili, è diventato un'icona culinaria amata in tutto il mondo. Ma da dove viene questo dessert delizioso? Le sue origini affondano le radici in un passato lontano, trasportandoci in un viaggio attraverso la storia e le tradizioni culinarie.

Romani e cinesi Le origini del gelato possono essere rintracciate in epoche antiche, quando i popoli dell'antica Roma e della Cina preparavano dolci ghiacciati utilizzando neve mescolata con frutta e miele. I Romani inviavano i loro servitori sulle montagne per raccogliere la neve, che poi veniva conservata in cisterne sotterranee, mentre in Cina, durante la dinastia Tang (618-907 d.C.), i nobili godevano di dessert freddi a base di latte di mandorle, riso e frutta.

L’Innovazione araba Durante il medioevo, l'arte del gelato fu ulteriormente sviluppata dagli Arabi, che introdussero la tecnica di mescolare il ghiaccio con il latte, creando così una consistenza più cremosa e una maggiore varietà di gusti. Questa prelibatezza si diffuse in Europa attraverso le rotte commerciali, portando l'arte del gelato in Italia, dove diventò rapidamente popolare tra i nobili e le corti reali.

Il Rinascimento italiano Durante il Rinascimento italiano, il gelato conobbe un'ulteriore evoluzio-

ne grazie all'invenzione di nuove tecniche di preparazione e alla scoperta di nuovi ingredienti. A Firenze, nel 1565, il cuoco fiorentino Bernardo Buontalenti presentò alla corte medicea un nuovo tipo di dolce gelato a base di latte, miele e uova. Questo segnò l'inizio del gelato moderno come lo conosciamo oggi.

Il Secolo dei Lumi Nel XVIII secolo, il gelato si diffuse rapidamente in tutta Europa, diventando un elemento essenziale nelle feste di corte e nei salotti dell'alta società. Nel frattempo, gli immigrati italiani portarono l'arte del gelato in America, dove divenne presto una delizia popolare tra i coloni. Nel corso del XIX secolo, l'invenzione della macchina per gelato rese la produzione su larga scala più accessibile, consentendo al gelato di diventare un dessert amato in tutto il mondo.

Il gelato oggi: tradizione e innovazione Oggi, il gelato continua a essere una delizia amata in tutto il mondo, con una vasta gamma di gusti e varietà disponibili. Mentre molte gelaterie continuano a preservare le tradizioni artigianali della preparazione del gelato, altre abbracciano l'innovazione, sperimentando con ingredienti insoliti e tecniche di produzione avanzate. Le origini del gelato sono un viaggio affascinante attraverso la storia e le

culture del mondo. Da antiche ricette romane e cinesi a innovative creazioni rinascimentali e alla diffusione globale moderna, il gelato ha lasciato un'impronta indelebile sulla gastronomia mondiale. Che si tratti di gustare un cono di gelato alla vaniglia tradizionale o di esplorare nuovi sapori audaci, il gelato rimane un piacere senza tempo che continua a deliziare le nostre papille gustative.

Gelataio napoletano con la sua bancarella di gelati e bibite. Fine del XIX secolo

di Gianni e Daniela via dei Cimbri , 5 VITTORIO VENETO Per conoscere tutti i nostri gusti di gelato, specialità, semifreddi e novità, seguici sulla pagina Giovedì 9 maggio 2024 | 33 Il Quindicinale


FOCUS GELATO

E tu, di che gelato sei?

Si fa presto a dire gelato: ma sappiamo riconoscere le differenze?

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uando si tratta di dessert gelati, c’è un’ampia varietà di opzioni tra cui scegliere, ognuna con le proprie caratteristiche uniche che le distinguono. Tra le più popolari ci sono il gelato e il sorbetto, ognuno dei quali offre un’esperienza gustativa diversa. Scopriamo insieme le differenze tra di loro.

Gelato: il re delle delizie cremose Il gelato è senza dubbio il sovrano del mondo dei dessert gelati. La sua consistenza cremosa e ricca lo rende irresi-

Il Quindicinale 34 | Giovedì 9 maggio 2024

stibile per molti. Ecco alcune delle sue caratteristiche principali: Ingredienti Principali: Il gelato è fatto principalmente con latte, crema, zucchero e uova. Questi ingredienti sono miscelati e poi congelati lentamente per ottenere la sua consistenza cremosa. Contenuto di Grassi: Il gelato contiene una percentuale più elevata di grassi rispetto ad altri dessert gelati, grazie alla presenza della crema e delle uova nella sua preparazione. Densità: Il gelato è noto per la sua densità, che deriva dalla sua ricca consistenza cremosa. Questo gli conferisce una sensazione lussuosa in bocca.

Sorbetto: freschezza e fruttosità senza lattosio Il sorbetto è la scelta perfetta per coloro che preferiscono un’opzione gelata più leggera e rinfrescante. Ecco cosa lo rende unico: Ingredienti Principali: A differenza del gelato, il sorbetto non contiene latticini. È fatto principalmente con acqua, zucchero e frutta fresca o succhi di

frutta. Senza Lattosio: Grazie alla sua base di acqua, il sorbetto è ideale per chi è intollerante al lattosio o segue una dieta vegana. Leggerezza: Il sorbetto ha una consistenza più leggera rispetto al gelato, con una sensazione più nitida e fresca in bocca.

Gelati a base di yogurt: un’alternativa sana e gustosa I gelati a base di yogurt offrono una via di mezzo tra il gelato e il sorbetto, combinando la cremosità del primo con la leggerezza d el secondo. Ecco cosa li caratterizza: Ingredienti Principali: Questi gelati sono preparati con yogurt come ingrediente principale, insieme a zucchero e altri aromi aggiunti. Bassa Percentuale di Grassi: Poiché utilizzano lo yogurt come base anziché la crema, i gelati a base di yogurt tendono ad avere una percentuale più bassa di grassi rispetto al gelato tradizionale. Sapore Fruttato e Fresco: Il


GELATO FOCUS

BAR - GELATERIA

“AL VECCHIO FORNO” Via Martiri della Libertà, 58 SERRAVALLE V.V.TO Tel. 0438.53050

gusto tangy dello yogurt si combina perfettamente con la dolcezza dei sapori aggiunti, creando un dessert fresco e gustoso. Quando si tratta di dessert gelati, le opzioni sono infinite. Dal ricco e cre-

moso gelato al leggero e rinfrescante sorbetto, c’è qualcosa per tutti i gusti e le preferenze. Indipendentemente da quale opzione si scelga, una cosa è certa: ogni boccone porterà gioia e soddisfazione nelle calde giornate estive e oltre.

Via Menarè 117 S. Giacomo di Veglia tel. 0438 501864

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freodaczionualse

LA GELATERIA “NEWS” COMPIE 30 ANNI “ “Una bella avventura”

SERENA WINES 1881 Piazza

Vittorio Veneto 21 CAPPELLA MAGGIORE

Informazione pubblicitaria

Gelateria News

L

a nostra, più che un’attività, è una bella avventura”. Stefano Andreetta, che insieme alla compagna Marika gestisce la gelateria “News” di Cappella Maggiore, è molto orgoglioso della storia della sua famiglia e della sua attività. La gelateria è stata aperta nel 1990, poi i suoi genitori l’hanno rilevata nel 1994. Quest’anno il chiosco di Piazza Vittorio Veneto ha quindi raggiunto il prestigioso traguardo dei 30 anni di attività. “I miei genitori, Giulio Andreetta e Rita Botteon, hanno gestito la gelateria insieme per tanti anni – racconta il figlio -. Poi a mia mamma è subentrato mio zio, Gian Paolo. Io ho acquistato la sua parte nel 2006, e oggi conduco l’attività con la mia compagna. Per me è un grande motivo di orgoglio, perché ormai le attività famigliari stanno scomparendo o comunque non durano più così tanto. Il mio segreto è sicuramente la passione che ho ereditato dai miei genitori”. Negli anni la famiglia Andreetta ha servito migliaia di clienti, ed è proprio il rapporto con le persone uno dei cardini di questa lunga storia. “In gelateria sono passate tante generazioni – spiega Stefano -. Ho visto crescere i figli degli amici dei miei genitori. Tanta gente ci fa i complimenti perché ci trova qui anche dopo tutti questi anni. E anche con le nostre collaboratrici c’è sempre stato un bel rapporto: voglio ringraziarle per aver

contribuito a gestire la nostra attività”. Con il passare del tempo il modo di produrre il gelato è cambiato. Qualche anno fa Stefano ha deciso di introdurre il latte di capra, un prodotto che rende il gelato di “News” unico nel suo genere. “Va bene anche per le persone intolleranti al lattosio – assicura Stefano -. Utilizziamo il latte dell’azienda Fratelli Zanette di Sarmede e abbiamo avuto un ottimo riscontro negli ultimi anni, anche perché si tratta di un ingrediente a km 0 dal sapore molto delicato, da assaggiare”. “Abbiamo anche un occhio di riguardo per il gluten-free – conclude il titolare -. Produciamo gelato e semifreddi artigianali senza glutine e stiamo attenti ad ogni tipo di contaminazione. Cogliamo l’occasione per ringraziare tutti i nostri clienti e amici per il loro supporto e presenza in tutti questi anni”.


GELATO FOCUS

Sorbetto o granita? Il sorbetto

Il sorbetto è morbido come un gelato ma con un sapore più marcato, come una granita. A differenza della granita il sorbetto viene preparato con una purea di frutta e non con il ghiaccio triturato e questo restituisce un sapore più intenso e corposo. Gli ingredienti vengono mescolati insieme e poi congelati lentamente per ottenere la sua consistenza cremosa. Il sorbetto è più leggero del gelato anche per via della sua consistenza più liquida e meno densa. Può essere gustato sia con il cucchiaino che con la cannuccia. Esistono diversi gusti di sorbetto, dalla classica versione al limone, a quelli a base di tutte le varianti di frutta, senza dimenticare le versioni al caffè e, anche in questo caso, quelle più alternative e curiose.

La granita Quando parliamo della granita si fa riferimento a un alimento a base di acqua, succo e zucchero. Tra le particolarità della granita c’è la sua particolare e inconfondibile consistenza ruvida. A fare

la differenza nelle granite sono proprio quei cristalli di ghiaccio che donano l’aspetto e la consistenza granulosa. Una buona granita, quindi, non deve essere cremosa. Le granite possono essere preparate con succhi di qualsiasi tipo di frutta (dal tradizionale limone alla fragola, passando per la pesca e altri frutti tipici del luogo nel quale la si produce). In alternativa la granita può essere preparata anche a base di caffè o con il tè nero.

Cremolata e grattachecca La cremolata, a prima vista, è del tutto confondibile con una granita. Si tratta di un composto a base di acqua, zucchero e l’80% circa di frutta. A fare la differenza è dunque, anzitutto, il quantitativo maggiore di frutta. La frutta viene prima frullata grossolanamente, poi ghiacciata. Poi si gratta e si riduce in piccoli cubetti, quindi si mescola. La cremolata si differenzia dalla “grattachecca” romana, una granita preparata direttamente da unblocco di ghiaccio (la checca, appunto), grattato con un apposito raschietto, e l’aggiunta di sciroppo

e a volte frutta fresca a pezzi.E’ tipica della città di Roma e del suo litorale e viene gustata in estate per rinfrescarsi dalla calura, trovando refrigerio in una pausa dissetante e dolce. Un tempo era diffusissima in città: oggigiorno è stata sostituita quasi in toto dalle più semplici granita.

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RUBRICHE IL MAIALINO AMMALATO

F Problemi Sociali a cura di Michele Cais

orse non ne siamo venuti a conoscenza direttamente, ma da più di due anni dalla comparsa del primo caso (era il 7 gennaio 2022), in Italia esiste anche la “Peste Suina Africana”. Ha colpito oltre 1.500 cinghiali e quasi 14 mila suini. Nel Pavese dove ha fatto la sua comparsa, le regole di prevenzione hanno portato all’abbattimento di 46 mila maiali. Alla carne di maiale in Italia viene riconosciuto un prezzo medio di euro 2,20 al kg. Ma quella proveniente da allevamenti che ricadono nelle zone di sorveglianza per la peste suina viene pagata solo euro 1,50 al kg. Il calo del prezzo al di sotto della soglia dei costi di produzione è solo l’ultimo dei lasciti del dilagare della peste suina. La malattia che non si trasmette in

nessun modo all’uomo, colpisce prevalentemente i cinghiali selvatici, ma si trasmette ai suini domestici. Quale soluzione? Ce ne sono due: abbattere i cinghiali e costruire opere di contenimento per evitare che i cinghiali si

spostino diffondendo il virus. Ma la prima operazione non è stata fatta in Italia, mentre nel resto d’Europa hanno messo in campo l’esercito e nel giro di un anno e mezzo hanno risolto il problema.

A VENEZIA SI SERVÌ IL PRIMO CAFFÈ ITALIANO

I il Cuore Veneto a cura di Alberta Bellussi

n Italia ci sono alcune città molto famose per il caffè, come Napoli o Trieste, ma fu Venezia la prima città italiana a scoprirlo e nella quale arrivarono i primi chicchi. Nel 1570 fu, infatti, Prospero Alpini, medico del console Giorgio Emo, che lo scoprì in Egitto quando il politico era impegnato lì per conto della Repubblica di Venezia. Il dottore fu il primo italiano a raffigurare la pianta su una tavola botanica e studiare i benefici dei suoi chicchi, che dopo essere stati tostati regalavano una bevanda nera e “di sapore simile alla cicoria”; il suo testo si chiamava “De Plantis Aegypty”, famoso trattato sulle piante di origine nordafricana in cui il caffè è oggetto di studio per la prima volta. Più di un secolo dopo, nel 1683, le cose cambiarono e in Piazza San Marco aprì la prima “Bottega del caffè“ dove si vendeva la bevanda nera dal forte potere stimolante. Nel 1720, sotto le Procuratie Nuove, viene aperto il Caffè Florian, con il nome di “Alla Veneziana trionfante” che presto cambiò il nome in Florian. La data fissata per l’apertura fu il 26 dicembre ma intoppi burocratici la

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fecero spostare al 29 dicembre. Così ben presto i veneziani lo elessero a punto d’incontro, «’Ndemo da Florian!» dicevano in dialetto e così la bottega di Floriano Francescani prese il nome con cui è ancora oggi conosciuta in tutto il mondo. Sarà il primo “cafè” d’Europa; fu un successo enorme tanto che attorno alla metà del ‘700 si contano in città già oltre 220 botteghe del caffè. Da Venezia si diffondono rapidamente in tutta Italia e in Europa facendo dilagare la moda dei cafè come centro della vita mondana e intellettuale, ritrovo dove deliziarsi anche con il tabacco e la cioccolata che nel frattempo erano approdati in Occidente. Il locale divenne subito di gran moda, grazie alla posizione, ma anche alla raffinatezza degli arredi, alla bellezza delle sue sale piene di stucchi e affreschi: qui s’incontrava la bella gente dell’epoca, ed anche i dongiovanni visto che fu uno dei primi bar aperti anche alle donne, come Carlo Goldoni o Giacomo Casanova e, in tempi più recenti, Antonio Canova, Lord Byron, Gabriele d’Annunzio, Ernest Hemingway, solo per citarne alcuni, ma anche personaggi cinema-

tografici come James Bond e Gwyneth Paltrow. È sopravvissuto alla caduta della ”Serenissima” e a due guerre mondiali, conservando intatto il suo fascino nei secoli. Protagonista dei maggiori capitoli della storia veneziana, fu qui, a fine ‘800, che l’allora sindaco di Venezia, Riccardo Selvatico, ebbe l’idea di organizzare un’esposizione internazionale d’arte, divenuta poi famosa con il nome di Biennale di Venezia. Nel 2020 ha compiuto 300 anni ed è stato emesso un francobollo celebrativo.


RUBRICHE COME TI RAPISCO IL NONNO

«

Dobbiamo pensare a vendere,» ha detto mamma. «Vendere cosa?» ho chiesto. «Venderemo il nonno.» Allora mi è caduto il mondo addosso e ho deciso: dovevo salvare il nonno... dovevo rapirlo! Rapire un nonno? Che idea! Eppure nel romanzo Come ti rapisco il nonno, Feltrinelli Junior, appena approdato in libreria grazie alla penna di Emanuela Da Ros questo strampalatissimo proposito prende forma. Una forma umoristica, che ha però - sotto sotto - un dolce fondo di malinconia. Le tematiche che emergono dalla storia sono infatti gli affetti familiari (non sempre sereni), i rapporti genitori-figli-nonni, la solitudine, il lutto da superare e soprattutto l’amicizia (che ha la meglio anche davanti a dolore e incomprensioni). La trama? Tutta da scoprire, naturalmente. Elvis, il piccolo protagonista, ha un eroe personale: si chiama Mario, abita nel suo condominio ed è… un ladro! Ma dato che non lo vede da molto tempo, gli scrive una

lettera. Un’altra e poi un’altra ancora. E, anche se non riceve alcuna risposta, gli racconta di cosa spettegola la signora Fiammetta, i bisticci di mamma e papà e soprattutto come sta nonno Alfio. Da quando è morta nonna Eleonora, infatti, il nonno è un po’

triste e sbadato, e i genitori di Elvis pensano di affiancargli una badante. Peccato che la scelta ricada proprio su Fiammetta dai baffi rossi. La situazione peggiora quando i genitori di Elvis si accorgono che il nonno non può più restare nella sua casa. Allora Elvis, per metterlo in salvo, prende coraggio e sulle orme dell’amico ladro rapisce il nonno. Ma dove può nasconderlo? Per scoprirlo non resta che leggere il libro, arricchito dalle esilaranti illustrazioni di Gud. La storia di Elvis, raccontata in prima persona attraverso le “lettere al carcere”, si sviluppa attraverso un monologo epistolare, dallo stile colloquiale, diretto, semplificato anche nella punteggiatura, ingenuo, ma vivacizzato da qualche scivolone lessicale che contribuisce ad accentuare l’atmosfera umoristica del racconto. Età di lettura? Dagli otto anni agli ottant’anni. Ma anche oltre. Jessica Donisi

Freschi di stampa a cura della Redazione

IL RE SANTO CONTRO I PAGANI

A

Ceneda, ai piedi del Montebello, nel 1721 fu costruita Villa Doglioni, un edificio in stile neoclassico con barchessa e oratorio annesso, dedicato a Sant’Osvaldo. E’ un bel complesso, con un parco che lo circonda, ingentilito da scalinate e statue. Nel corso dei secoli passò prima alla famiglia Bigontini, quindi ai Palatini, attuali proprietari, cui da allora è legato il nome del complesso. Il grazioso oratorio è dedicato al re di Northumbria martirizzato nel 642 al confine tra Inghilterra e Galles, durante lo scontro tra pagani e cristiani. Durante l’altomedioevo, il culto di San Osvaldo si diffuse dalla Britannia, in tutta Europa, sino ad arrivare nelle Venezie. E’ in forme neoclassiche, sormontato da una veletta con due campane: due pilastri angolari incorniciano il portale lapideo, sopra di cui si apre una lunetta, mentre nel timpano un oculo

scandisce la facciata bianca. Il candido interno, illuminato da finestre e lunette in facciata e sui lati, è diviso in due parti, con aula centrale e sacrestia. L’altare barocco è in marmi policromi, con statue di santi: quella centrale è dedicata a Sant’Osvaldo e venne commissionata nel 1900 dalla famiglia Palatini, in quanto la precedente in legno divenne patrimonio della cattedrale. Sin dalla fondazione, e fino al secondo Novecento, l’oratorio fu meta di pellegrinaggio da parte dei fedeli, che da tutto il territorio venivano qui quando c’era la festa di Sant’Osvaldo con la fiera bovina il 5 agosto, prova lo sono gli ex voto che ancora sono esposti all’interno dell’oratorio. Tra le curiosità dell’edificio, c’è sicuramente una singolare epigrafe sopra la tomba della famiglia Doglioni, in cui il fondatore Giacinto ricorda la separazione delle opere di Dio da quelle della sua famiglia in quel luogo.

Autorizzazione Ufficio per l'Arte Sacra e i Beni Culturali Diocesi di Vittorio Veneto n°1253.189/2015

La fede tra le colline

A sinistra: l’oratorio di Sant’Osvaldo a Villa Palatini a Ceneda di Vittorio Veneto

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RUBRICHE LE RIVE DI SAN PIETRO A TARZO

Alla scoperta delle Prealpi a cura di Giovanni Carraro

Giovanni Carraro

Giovanni Carraro

Alla scoperta delle Colline del Prosecco

di Conegliano e Valdobbiadene

Alla scoperta delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene

40 itinerari a piedi, 405 km di sentieri Il Cammino delle Colline del Prosecco nell’area Patrimonio dell’Umanità

E

cco un facile itinerario ad anello che si sviluppa tra le dolci Rive di San Pietro, con la loro antica chiesetta ed i borghi di Arfanta, Reseretta e Resera. L’inizio del percorso è a Tarzo in piazza IV Novembre, all’altezza del Monumento ai Caduti. Percorriamo un tratto della via che conduce al villaggio Diaz e subito dopo deviamo a sinistra su via Filippini per poi seguire una strada di campagna, che entra nel castagneto comunale. Qui inizia il sentiero che sale ripido tra i castagni e più in alto si raccorda con una strada che proviene da località Riva del Mus – Case Martin, oggetto di variante. Procediamo a sud per dolci saliscendi attraverso le Rive di San Pietro, passando a fianco di casa Morandin e seguendo poi la deviazione per la chiesetta di San Pietro, posta in un piccolo colle panoramico. Ritornati sui nostri passi, continuiamo sul sentiero principale, apprezzando le belle visuali che si aprono sulla nostra sinistra tra la vegetazione. Dopo un breve passaggio in ripida discesa agevolato da corrimano in legno, giungiamo in località Le Polse e tramite un tratto sterrato Le Colline del Prosecco di Conegliano

e Valdobbiadene rappresentano un indiscutibile patrimonio di cultura e di bellezze paesaggistiche dove trovano spazio proposte di escursioni a piedi, alcune del tutto inedite, inserite nel

territorio di 29 comuni della Core Zone UNESCO, della Buffer Zone e della Commitment Zone. Una guida che offre passeggiate adatte a tutti, dalle semplici camminate di pianura tra borghi e città d’arte, agli itinerari più impegnativi e avventurosi sui rilievi maggiori della dorsale collinare.

405 km di sentieri costituiti da 40 percorsi base e 29 varianti, comprendenti il Cammino delle Colline del Prosecco da compiere in quattro tappe giornaliere tra Vidor e Vittorio Veneto. I singoli itinerari sono minuziosamente descritti e corredati da mappe Tabacco, altimetria, grado di difficoltà, distanza,

georeferenziazione, foto di dettaglio e approfondimenti storici e culturali. I tracciati GPS sono scaricabili nel sito www.collineconeglianovaldobbiadene.it.

Percorso tratto dal libro “Alla scoperta delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”, di Giovanni Carraro, De Bastiani Editore

Grado di difficoltà: escursionistico Punto di partenza e arrivo: Tarzo, piazza IV Novembre

E

Tempo richiesto: 2h 30m Aumento di quota: m 331 Distanza: km 7,9 Info e dati: www.ibit.ly/5GF47

Il Quindicinale 40 | Giovedì 9 maggio 2024

scendiamo in una conca interposta tra zione verso l’antica chiesa. L’edificio, i rilievi dove sorge il piccolo borgo di intitolato a San Bartolomeo, conserva Reseretta, caratterizzato dalla presenza al suo interno pregevoli opere artistidi tipiche case e una vecchia fontana. Il che, tra cui un dipinto di Francesco da monte che appare di fronte, distinguibi- Milano del 1522. All’uscita nord del pale da una ripida parete rocciosa, è il Col ese, passiamo di fronte al ristorante Da Parè. Scendiamo sulla strada Tullio, per poi salire su una straindicata dal segnavia n.1051, da di campagna che fiancheggia quindi al bivio per Prapian il cimitero. Giunti nella selletta ci teniamo a destra oltrepasdella Cal de Montagna dove è sando il Rui Parè. Dopo una posto l’ottocentesco capitello moderata salita, incontriamo di Sant’Antonio, lasciamo la un gruppo di case, prima di strada deviando a sinistra su un GPS E INFO giungere in località Parè dove sentiero che in passato costituila visuale si apre verso vigneti, ulivi e va il vecchio collegamento con il paese i rilievi circostanti. Più avanti incontria- di Resera. Nel borgo visitiamo l’antica mo una grande abitazione gialla a fasce chiesetta di Sant’Andrea che però trarosse, tipico esempio di Casa Marinotti dizionalmente viene attribuita a San che qui e a Vittorio Veneto erano molto Rocco come testimonia il mosaico sulla diffuse. Franco Marinotti fu un famo- parete esterna. Riprendiamo il percorso so industriale vittoriese, noto per aver passando di fronte al ristorante da Carlo, fondato la città di Torviscosa e idea- caratterizzato da un bell’arco in pietra e tore della cosiddetta “seta artificiale”. ci immettiamo sulla strada provinciale Riprendiamo il cammino in un tratto in direzione di Tarzo. Da notare, sulla molto panoramico, ammirando sulla facciata di una casa, un curioso murales sinistra il Monte Mondragon, quindi che replica la finestra a fianco, opera di giungiamo alla frazione di Arfanta che Gabriele Cattarin. Dopo 300 metri devisiteremo effettuando una breve devia- viamo a destra sulla vecchia strada comunale, passando davanti al circolo Arci e proseguendo in aperta campagna tra le vigne per poi giungere nuovamente a Reseretta. Il piccolo borgo è caratterizzato da vecchie case costruite in pietra locale e dal capitello dedicato alla Vergine. Proseguiamo sulla strada di uscita del paese, incontrando la deviazione verso Molino di Fratta (vedi variante), quindi ritorniamo sulla provinciale che lasciamo poco più avanti per seguire il vecchio collegamento Tarzo - Reseretta e, dopo aver superato un dosso, scendiamo su via Valmus concludendo la nostra escursione nuovamente a Tarzo.


cultura, arte & spettacolo

CHIUSURA CINEMA CARENI

Fino al 20 maggio Pieve di Soligo, Cinema Careni Finale di stagione per il Cinema Careni. CHALLENGERS - Durata: 112 minuti - Genere: drammatico, sentimentale di Luca Guadagnino con Zendaya, Mike Faist, Josh O’Connor, Nada Despotovich, A.J. Lister, Connor Aulson, Christine Dye, Naheem Garcia, Jake Jensen, Kevin Collins Venerdì 10 Maggio ore 21.00 Sabato 11 Maggio ore 21.00 Domenica 12 Maggio ore 20.30 Lunedì 13 Maggio ore 20.30 CONFIDENZA - Durata: 136 minuti Genere: drammatico, sentimentale Regia di Daniele Luchetti con Elio Germano, Federica Rosellini, Vittoria Puccini, Pilar Fogliati, Isabella Ferrari, Elena Arvigo, Giordano De Plano, Luca Gallone, Bruno Orlando Venerdì 17 Maggio ore 21.00 Domenica 19 Maggio ore 20.30 Lunedì 20 Maggio ore 20.30 Info: www.cinemacareni.it

ABSTRACT

VETRO VERO CARLO SCARPA

PRIMAVERA DEL CONEGLIANO VALDOBBIADENE PROSECCO

“Vetro vero - Carlo Scarpa” è una mostra dedicata a Carlo Scarpa - celebre architetto e figura poliedrica - e al suo rapporto innovativo con il mondo del vetro e i maestri muranesi. Visionario nell’arte del vetro, Scarpa intreccia il suo percorso in questo settore con due importanti aziende: Maestri Vetrai Muranesi Cappellin & C. e Venini & C. Circa 30 opere iconiche da tempo non visibili al pubblico e rappresentative delle differenti tecniche e lavorazioni progettate da Scarpa, sono state selezionate dalla collezione del Museo delle rarità di Monselice, di proprietà della Regione del Veneto, e poste in dialogo con esempi di vetri antichi custoditi al Museo Archeologico “Eno Bellis” e con le creazioni moderne dalla Collezione Attilia Zava – Museo del vetro d’artista Orari: martedì˃giovedì 10-13 e 14.30-18, venerdì 10-13 e 14-19, sabato e domenica 14-19. Info: 0422.718013 interno 4, www.oderzocultura.it

Ultimi appuntamenti con la manifestazione che, con le sue 16 Mostre del vino, intende far vivere al pubblico la vera essenza delle colline dove nascono le bollicine più conosciute al mondo. La Primavera del Conegliano Valdobbiadene Prosecco è l’itinerario culturale e gastronomico che dal 16 marzo al 9 giugno, racconterà l’Alta Marca, i suoi piccoli borghi, i vigneti che decorano i pendii e le operose cantine che hanno reso celebre il vino del territorio. Le ultime date in programma: Fregona Mostra del Torchiato e dei vini dei Colli di Conegliano DOCG - dal 9 al 19 maggio Corbanese Mostra del Vino Superiore dei Colli - dal 18 maggio al 2 giugno Vittorio Veneto Mostra dei Vini DOCG – dal 24 maggio al 2 giugno San Pietro di Feletto Mostra dei Vini di Collina - dal 25 maggio al 9 giugno

Fino al 30 giugno 2024 Oderzo, Palazzo Foscolo

Fino al 9 giugno 2024 Varie località

Info: www.primaveradelprosecco.it

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RUBRICHE & ANNUNCI ROSOLACCIO CON CASATELLA E SOPPRESSA Il piatto si presta benissimo come antipasto e può essere accompagnato con fette di polenta abbrustolita.

In cucina con Armando Zanotto

Questa ricetta è tratta dal libro “Erbe&Sapori in cucina”, di Armando Zanotto, De Bastiani Editore

Ingredienti per 4 persone: 250 gr di rosolaccio (rosoline, rosette o erbe di papavero) pulite e lavate, 2 cipolle novelle pulite, lavate e tagliate a fettine sottili, 5 cucchiai di olio extravergine d’oliva con sfumatura d’aglio, 8 fettine di sopressa dello spessore di ½ cm scarsi, 8 fettine di casatella tagliate sottili, sale e pepe. Preparazione: in una padella capace, fate dolcemente rosolare con l’olio la cipolla, unite le rosette a foglie. A cottura insaporite di sale e pepe macinato al momento. Disponete su 4 piatti il rosolaccio, adagiandovi sopra la soppressa appena scottata in padella e la casatella. Portate subito in tavola.

ANNUNCI

LA LANTERNA DI DIOGENE

a cura di Nello Della Giustina

“No, credere a Pasqua non è/ giusta fede:/ troppo bello sei a Pasqua!/ Fede vera/ è al venerdì santo/ quando Tu non c’eri lassù! Quando non una eco/ risponde al suo alto grido/ e a stento il Nulla/ dà forma alla Tua assenza”: padre Davide Maria Turoldo, Canti ultimi 1991. A ricordare questi versi è il cardinal Ravasi nel suo solito intervento sul domenicale de Il Sole 24 Ore del giorno di Pasqua. Prima del Cristo – Dio risorto viene il grido di Cristo sulla croce, che si spegne come ogni creatura, avvolto nel silenzio – assenza del Padre divino.

Vendesi porzione di casa a due piani composta da 3 camere, sala da pranzo, cucina con caminetto, soggiorno, un bagno e un antibagno. Casa abitabile a Vittorio Veneto in località Basso Fadalto, vicino al lago Morto. Prezzo: euro 35.000 trattabili. Possibilità di aggiungere separatamente spazio per l’orto e un terreno boschivo. Tel. 346 4925123 Cerchiamo casa in affitto con due appartamenti indipendenti, semiarredati o arredati, con garage e giardino. In zona tranquilla a Vittorio Veneto e dintorni, a Cison di Valmarino e dintorni, Tarzo e vallata. Chiamare al 331 4548424 Vittorio Veneto. Cercasi appartamento anni ‘70-’80-’90 per acquisto, munito di ascensore e riscaldamento autonomo. Zona centro o Costa di Vittorio Veneto, purchè vicino ai servizi. Tel 347 2668688

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Periodico di informazione, cultura e tempo libero Iscritto al n. 480 del registro stampa del tribunale di Treviso il 17/12/1981 e al n. 3086 del registro nazionale della stampa il 24 /04/1991 Editoriale il Quindicinale srl . Viale della Vittoria, Galleria IV Novembre, 4 - Vittorio Veneto (TV), Contatti: Tel 0438.550265 | E-mail: redazione@ilquindicinale.it Siti internet: www.oggitreviso.it | www.ilquindicinale.it Direttore responsabile Emanuela Da Ros Stampa Grafiche De Bastiani snc. Via Marco Polo, 14 - Godega S. Urbano (TV) Abbonamenti e pubblicità Telefono: 0438.550265 Via internet: www.ilquindicinale.it Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana Iscrizione al R.O.C. (Registro degli Operatori di Comunicazione) N 016571

Il Quindicinale 42 | Giovedì 9 maggio 2024

Vittorio Veneto. Signora cerca abitazione in affitto con un po’ di verde a Vittorio Veneto o paesi vicini. Tel 347 3756363 Signora di Corbanese cerca lavoro come pulizie in privato o nei locali, automunita, no perditempo, se interessati tel. 340 9805891. Vittorio Veneto. Signora italiana automunita si rende disponibile per accompagnare persone per commissioni. Tel.: 342 0790457

ISSN 2784-9716

Signora italiana automunita cerca lavoro come colf, assistenza anziani. Esperienza in casa di riposo, disponibile anche per sostituzioni e in ospedale. Tel 340 6042733.

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