Il Quindicinale 1080 - 16 gennaio 2025

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QUARTIER DEL PIAVE Il Saetta McQueen della Vallata

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Segreti e propositi per ripartire alla grande

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CONEGLIANO A passeggio con Luca Zaia

ISSN 2784-9716

FOCUS Salute & Bellezza

1080 Informazione cultura e tempo libero Anno XLIV n. 1 | 16 gennaio 2025 | € 2,00

Fondato da Dario De Bastiani nel 1982

Iride Rapone fotografata da Emanuela Da Ros

Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. L.27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, CNS TV - Periodico di informazione, cultura e tempo libero - Anno XLIV n.1 - 16 gennaio 2025 - Euro 2,00 - Contiene I.P.

VITTORIO VENETO Tre uomini e una Rotonda

Iride e l’arco degli elfi

PRIMO PIANO

Scocca la prima freccia.

Iride, arciera nel bosco Quasi come Robin Hood.

Si muove tra il verde, individua il bersaglio, incocca la prima freccia e.

E tutto quello che succede dopo - e prima - è lei stessa a raccontarlo, mentre la seguiamo nel fitto della vegetazione, e insieme a lei scorgiamo - pauraaaaa!

- un orso, un cinghiale, una civetta…Mentre la vediamo tirare la corda, prendere la mira, e andare a segno. Ecco che succede a un appuntamento con l’arciera Iride Rapone, che assomiglia un sacco non trovate? - alla ribelle Merida di The Brave

di Emanuela Da Ros

A

un certo punto si scioglie i capelli. Rosso fiamma.

Socchiude gli occhi - verde eucalipto (o verde peppermint) - pesca dalla faretra, incocca una freccia, trattiene la corda e lascia andare. “Dopo di che - dice - c’è il buio. E poi il rumore, stock! Se lo senti vuol dire che ce l’hai fatta, la freccia è andata a segno, la sagoma è stata colpita”.

Parole e immagini (bellissime, fidatevi) sono quelle di Iride Rapone, arciera con l’arco sportivo. Campionessa di una specialità che pratica da neanche un anno e che le ha cambiato la vita, oltre a darle grandi soddisfazioni.

Il Tiro con l’arco di campagna è infatti una specialità sportiva, riconosciuta dal Coni, che si pratica simulando situazioni di caccia in zone boschive o poco antropizzate. L’arma usata dagli atleti è un arco “di campagna” che deve avere precise caratteristiche per arrivare a una potenza di 20/30 libbre (circa 16 chili) se usato da una donna, 42 se impugnato da un uomo. Con l’arco e le frecce in dotazione gli arcieri devono muoversi con accortezza nell’area individuata e colpire sagome tridimensionali di animali, seminascoste tra alberi e arbusti, dimostrando dinamicità del tiro, velocità di esecuzione e precisione.

A Corbanese di Tarzo ha sede il Campo di tiro della Compagnia ASD Arcieri della Vallata di Vittorio Veneto, un’area dove gli associati si allenano e gareggiano. Iride è una di loro.

“Anche se da vent’anni vivo a Vittorio Veneto - racconta Iride - sono nata a Subiaco, un paese che affonda le sue radici in una storia millenaria, incastonato tra le verdi montagne dei Monti Simbruini nel Lazio. Per questo motivo forse mi sono sempre sentita legata alla natura e alla storia. La professione di graphic designer che svolgo, dopo aver frequentato l’istituto d’arte Munari, mi aveva però allontanato dalla bellezza e dalla libertà che concedono le attività all’aria aperta. L’unica passione che fino all’anno scorso mi ero concessa - e che continua ad accompagnarmi - è stata la batteria, che suono da 15 anni.”

E poi che è successo, Iride? Perché

Iride Rapone nel Campo di tiro dell’ASD Arcieri della Vallata

Giovedì 16 gennaio 2025 | 5 Il Quindicinale

PRIMO PIANO collaborazione che trasmettono: con un’importante forza lavoro, si attivano regolarmente per la manutenzione del campo da tiro, che si estende in una macchia forestale selvatica tra salite e pendii imponenti, fino giù verso la vallata tra corsi d’acqua e fossati.

Iride Rapone con uno dei bersagli disseminati nel bosco

hai preso in mano un arco e ti sei messa a scoccare frecce in mezzo al bosco?

A novembre 2023 ho deciso che avrei dovuto dare una svolta alla mia vita: ho smesso di fumare e ho detto addio ai dolci, perdendo 23 chili in 7 mesi.

Durante il percorso, sapevo che la batteria non sarebbe bastata a contenere i nervosismi causati dal taglio degli zuccheri, perché suonare la batteria è un’attività fisica potente e viscerale, ma coinvolge soprattutto il corpo, non la mente. Sentivo il bisogno di un’attività dove fosse richiesta concentrazione e controllo, e che allo stesso tempo mi permettesse di trascorrere del tempo all’aperto.

Per caso, ma soprattutto grazie a un’amica, ho scoperto il tiro con l’arco storico. Con il suo incoraggiamento, ho avuto l’opportunità di conoscere l’allenatore del gruppo, campione italiano di Tiro con l’arco di campagna e uno degli artigiani di archi storici più noti in Europa. Così mi sono avvicinata a questa meravigliosa pratica, che combina l’equilibrio mentale con il contatto diretto con la natura.

Per praticare il tiro con l’arco sei entrata a far parte dell’associazione di arcieri ASD Vallata...

Sì, ho svolto un corso di avvicinamento all’arco, e conosciuto gli altri associati, che sono instancabili. È sorprendente la loro operatività e lo spirito di

Il Tiro di campagna

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l Tiro di campagna è l’attività sportiva del tiro venatorio e si pratica simulando situazioni di caccia con l’utilizzo di sagome tridimensionali di animali, sviluppando nell’arciere che lo pratica la dinamicità del tiro e la velocità di esecuzione. Questo tiro di simulazione venatoria vuole conservare e mantenere quei valori ancestrali propri del tiro con l’arco, così come venivano intesi in passato, utilizzando l’arco con lo scopo per cui è stato creato, la caccia, senza però andare a ferire esseri viventi, né offendere l’equilibrio della natura in cui si svolge l’attività. Nella simulazione di situazioni di caccia si utilizzano sagome tridimensionali raffiguranti animali in materiale sintetico espanso. L’uso di questi bersagli è particolarmente stimolante per l’arciere, che non conosce mai la monotonia, sia per la difficoltà oggettiva del tiro sia per la dinamicità dello stesso e riscuote sempre maggiore interesse.

Il Quindicinale 6 | Giovedì 16 gennaio 2025

Ah! Questa chiacchierata si svolge proprio nel campo arcieri di Corbanese. Per arrivarci bisogna farsi inghiottire dalle colline, procedere su stradine sterrate che tracciano una mappa da caccia al tesoro.

Una volta entrata nella “macchia” verde con Iride sento che le sue parole si fanno più misurate, lasciano spazio ai silenzi, che sono il requisito indispensabile per ascoltare i sussurri della natura: il richiamo di un picchio, un ramo che si spezza sotto i passi, il frusciare delle foglie. L’area individuata dagli arcieri è incontaminata: la vegetazione lussureggiante, spontanea, non ha niente a che vedere con le collinegiardino, ricamate di filari, che stanno appena più in là, sull’attenti e sottomesse all’intervento degli uomini.

“Il campo Asd - spiega Iride - viene usato dagli arcieri seguendo un rigido protocollo: prima di entrare nell’area delimitata e chiusa da un cancello bisogna informare l’associazione della presenza del numero di atleti o visitatori, in modo da agire in assoluta sicurezza”.

La seguo annotando sul taccuino qualche appunto: Iride si muove con circospezione, la faretra legata alla vita, l’arco in pugno, il parabraccio sulla destra e uno strano accessorio sfrangiato che le pende sul fianco. E la curiosità a lanciare lo strale.

A che serve quella sorta di mocio?

I veneziani lo chiamavano cavo da brodo. Pensa che ai tempi della Serenissima veniva legato con una corda alla nave e immerso nell’acqua del mare, per un duplice uso: i ritagli abborracciati di stoffa bagnata servivano ai marinai per…. pulirsi il culo ma non scriverlo, ti prego! - dopo aver espletato i loro bisogni, ma anche a lavare le stoviglie su cui mangiavano.

Noi arcieri lo usiamo per lucidare le frecce…Oh! guarda là: un orso!

E sta davvero a qualche decina di metri il plantigrado. Grigio, eretto, immobile. Mettendolo a fuoco si intuisce che non si tratta di un orso in carne e rugli, ma di una sagoma. È il bersaglio che Iride, assunta la posizione del lan-

PRIMO PIANO ciatore, si prepara a colpire. Stock!

Sorrisi. Soddisfazione.

“Il Tiro con l’arco nella foresta - spiega l’arciera - ha proprio queste caratteristiche: camminando e osservando l’intrico della vegetazione ci si imbatte in piazzole che simulano situazioni di caccia, dove si trovano sagome di animali diversi: cinghiali, cervi, camosci e perfino lumache giganti! Alcune di esse sono agganciate a delle carrucole, quindi vi è anche la possibilità di colpirle mentre sono in movimento. È una forma di esercizio che risveglia antichi istinti senza arrecare danno agli esseri viventi, consentendo di riconnettersi con la natura e con se stessi in modo profondo e autentico. La sensazione che si prova quando si tira è pazzesca: in quei pochi secondi ci si isola totalmente e la mente si svuota.

Si percepisce solo l’abbraccio del verde e il respiro dell’aria, i movimenti sono controllati…non esiste nient’altro. Si tende la corda, si guarda l’animale nella sua interezza e si scocca la freccia. Il buio e poi il rumore, stock!, che assicura che la sagoma è stata colpita! A questo punto in genere parte l’ovazione dei compagni di caccia.

Intensa, se si becca il bersaglio sulla superficie della sagoma, lievemente segnato da un bassorilievo.

Dove ti sei procurata un arco che sembra appartenere agli elfi? È uscito dalle mani esperte di un bravissimo artigiano. L’ho voluto in giunco, perché è un materiale sorprendentemente elastico e resistente.

Sembra davvero l’arco degli elfi! Pesa solamente un etto, e grazie alla perizia che solo il miglior artigiano europeo di archi storici può avere, è stato realizzato in modo magistrale: preciso nel tiro, con delle sfumature talmente ben rifinite che sembra un osso di origine animale, o meglio: un bel paio di corna di toro.

L’arco, il tuo compagno di caccia, ha un nome?

Sì, ho deciso di rendere epica la sua estetica dandogli un senso filosofico.

L’ho chiamato Alef, perché l’Alef rappresentava la prima lettera dell’alfabeto fenicio e aveva un’importanza simbolica fondamentale. In origine l’Alef derivava da un segno protosiriano, una forma stilizzata di un toro, simbolo di forza e stabilità. In questo modo ho fatto contento anche mio zio che mi ripeteva sempre di prendere il toro per le corna nelle situazioni difficili.

Iride, ti sei avvicinata a questa specialità neanche un anno fa, eppure tra pochi mesi potresti partecipare ai campionati italiani di Tiro con l’arco sportivo. È corretto?

Mai avrei pensato di raggiungere il podio per ben quattro volte su cinque gare disputate: nella prima gara sono riuscita ad arrivare al bronzo mentre le altre volte all’oro: la vogliamo chia-

mare fortuna del principiante? oppure possiamo dire che sono portata? Alle spalle ho solo dieci mesi di pratica di tiro con l’arco! Quello che sento dentro è un grande entusiasmo e il desiderio di qualificarmi ai campionati italiani: forse in primavera sapremo se potrò partecipare a un’avventura che durerà diversi giorni. Per ora l’unica cosa che conta è divertirsi.

Uno dei bersagli disseminati nel bosco

La Compagnia degli Arcieri della Vallata

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a Compagnia ASD Arcieri della Vallata è attiva nel territorio dal 1987 quando scoccò la prima freccia tra i boschi del Cansiglio. Attualmente il campo di tiro si trova a Corbanese di Tarzo, all’interno di un comprensorio privato di circa 25 ettari interamente recintato. Annovera, al momento, una cinquantina di iscritti variamente divisi in maschi e femmine e di età compresa fra dieci e settant’anni. La Compagnia è affiliata a due associazioni con copertura nazionale: la FIARC (Federazione Italiana Arcieri Tiro di Campagna) e la FIDASC (Federazione Italiana Discipline Armi Sportive da Caccia), quest’ultima facente parte del Coni; con entrambe organizza gare di carattere nazionale ed internazionale. Fra le innumerevoli competizioni svolte nel 2018 ha organizzato il campionato Nazionale IBHC con circa seicento atleti partecipanti riscuotendo i complimenti da parte dell’intero mondo Arcieristico nazionale.

Foto di gruppo per l’ASD Arcieri della Vallata

Giovedì 16 gennaio 2025 | 7 Il Quindicinale

NOTIZIE DALLA MARCA

Imoco Conegliano Campione del mondo (di nuovo) Per la squadra veneta è il terzo Mondiale, dopo i successi del 2019 e del 2022

L’Imoco Conegliano ha vinto di nuovo il Campionato mondiale per club

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onegliano è di nuovo Campione del mondo di pallavolo. Nella finale di Hangzhou, in Cina, l’Imoco ha battuto con un 3-0 senza appelli (25-21, 25-15, 25-20) le cinesi del Tianjin, portando a casa il terzo Mondiale per club (dopo 2019 e 2022). Un altro momento incredibile nella storia del club

Cercasi manodopera PROVINCIA. L’artigianato trevigiano ha bisogno di manodopera e gli stranieri sono una risorsa: la Marca Trevigiana è la prima provincia in Veneto per numero di apprendisti stranieri.

Sono 2.365, pari al 17,7% del totale, contro una media veneta del 15,9% e nazionale del 14,7%.

Nel 2023 gli occupati stranieri tra 15 e 64 anni in Veneto erano 260 mila, pari al 12,1%, dato che colloca la regione al quarto posto in Italia.

Il Quindicinale 8 |

Giovedì 16 gennaio 2025

veneto. La finale è stata aperta e ben giocata da entrambe le squadre, ma Conegliano ha alzato la voce nei momenti chiave grazie alle sue protagoniste. Da Haak e De Gennaro a Fahr (con muri decisivi in più occasioni) e Chirichella. Fondamentale, per la squadra di Daniele Santarelli, il secondo set chiuso 25-15.

Borse di studio

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anca Prealpi SanBiagio ha consegnato 140 borse di studio, per un controvalore di 70.700 euro, a soci-studenti e figli dei soci. Sono stati premiati 17 diplomati alla scuola media inferiore e 31 a quella superiore e un diplomato all’ITS, mentre sono 35 i laureati alla triennale e 56 alla magistrale. Circa la metà delle borse sono andate a studenti della provincia di Treviso, seguiti dai 43 di Venezia, dagli 8 di Padova, dai 7 di Belluno, dai 6 di Udine e dai 4 di Pordenone.

Nota a margine: il torneo ha visto al terzo posto Milano. Nella finalina, la squadra della stella Paola Egonu ha battuto 3-0 il Dentil Praia Clube.

“Che traguardo straordinario quello raggiunto dall’Imoco Conegliano volley che per la terza volta nella sua storia, dopo i successi del 2019 e del 2022, si è nuovamente laureata campione del mondo. I complimenti della Regione del Veneto alle Pantere venete e al loro coach Daniele Santarelli, per un risultato che premia la forza, la determinazione, l’impegno e la passione della squadra”. Con queste parole il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, si è complimento con la squadra.

“Per le Pantere venete – aggiunge Zaia – si tratta del 23° successo stagionale su 23 gare disputate compresi campionato, Supercoppa e Champions.

Un traguardo di cui, come Regione, non possiamo che essere orgogliosi”.

E conclude “Le pallavoliste del team gialloblù ancora una volta sono diventate ambasciatrici del Veneto nel mondo, espressione del legame tra il nostro territorio e lo sport”.M.Z.

Contributi anti amianto PROVINCIA. La Provincia di Treviso ha pubblicato un bando con 700mila euro di contributi dedicati a micro, piccole e medie imprese per incentivare la rimozione e lo smaltimento delle coperture in amianto sui propri edifici adibiti a uso produttivo, terziario e commerciale. Le ditte potranno richiedere il contributo fino al 28 febbraio 2025, compilando e inviando la domanda di ammissione disponibile sul sito della Provincia nella sezione “bandi e avvisi”.

NOTIZIE DALLA MARCA

Il Vescovo Pizziolo andrà in Brasile Ora in pensione, è stato pastore della Diocesi di Vittorio Veneto per 17 anni

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apa Francesco ha ufficialmente accolto le dimissioni da vescovo della diocesi di Vittorio Veneto di monsignor Corrado Pizziolo che il 23 dicembre ha compiuto 75 anni.

E dal 30 dicembre scorso la diocesi di Vittorio Veneto è formalmente vacante in attesa della nomina del nuovo vescovo.

A darne notizia è stato lo stesso vescovo radunando i responsabili degli uffici e i rappresentanti dei principali organismi di partecipazione ecclesiale.

Fino al 30 gennaio monsignor Pizziolo, ora vescovo emerito, rimarrà amministratore apostolico della diocesi, quindi il 31 gennaio volerà in Brasile dove, sempre incardinato nel presbiterio della diocesi di Vittorio Veneto, continuerà il suo impegno di

Olio esausto: nuovi punti

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l progetto sperimentale di Savno per la raccolta dell’olio vegetale esausto dal 16 dicembre scorso vedi nuovi contenitori installati anche a San Fior (via degli Alpini, nel parcheggio della scuola primaria vicino casetta dell’acqua, Via Vittorio Veneto presso la pesa pubblica, San Fior di Sotto, via Cal Bassa presso il parcheggio del cimitero, Castello Roganzuolo, Piazza Venezia presso aiuola vicino alla casetta dell’acqua) e a Cappella Maggiore (Piazzale Donatori del Sangue, vicino casetta dell’acqua; Anzano, via Gramsci vicino ai contenitori di farmaci scaduti; Anzano via Cal della Veia presso il cimitero).

Questi “recipienti” sono progettati per permettere il conferimento in comodità, inserendo la bottiglia preferibilmente di plastica (va bene anche vetro o latta) direttamente nell’apertura, evitando così l’abbandono dell’imballaggio vuoto e prevenendo eventuali sversamenti indesiderati.

Corrado Pizziolo

sacerdote, nello specifico nella diocesi di Livramento dove da alcuni anni è in atto uno “scambio” con la diocesi di San Tiziano. Monsignor Corrado affiancherà don Paolo Salatin, già nella diocesi brasiliana da novembre come prete “fidei donum”.

«Perchè non avrei potuto essere io quel confratello che avrebbe accompagnato don Paolo in Brasile visto che mio mandato terminava? Mi è venuta questa idea e un po’ alla volta ha preso forma». Il vescovo ha evidenziato che così continuerà ad offrire un servizio alla Chiesa diocesana. «Mi consente inoltre – ha aggiunto – di concludere il mio mandato ai 75 anni senza tempi supplementari e di risolvere per alcuni anni il problema di dove andare dopo la fine del mio mandato, oltre a dare maggior libertà per chi dovrà guidare la diocesi dopo di me».

Il 19 gennaio, alle 15:00 in Cattedrale, ci sarà la cerimonia di saluto di monsignor Corrado.

Siamo tutti ricicloni Risultati eccellenti per Savno in un territorio virtuoso

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l territorio gestito da Savno è il più virtuoso in Veneto. Questo è quanto emerge dal Rapporto Comuni Ricicloni Veneto 2024 di Legambiente Veneto. Con soli 69,8 kg di rifiuti avviati a smaltimento per persona all’anno, che includono rifiuti ingombranti, spazzamento stradale e scarti della raccolta differenziata, il bacino della Sinistra Piave è stato riconosciuto a livello regionale come il più “efficiente”. Significa che, con 367 kg di rifiuti prodotti ciascuno, i cittadini del territorio gestito da Savno sono i più responsabili nella gestione e riduzione dei rifiuti, riuscendo a limitare notevolmente la quantità di materiali destinati alle discariche grazie soprattutto a pratiche di riutilizzo.

Da non sottovalutare il prezioso apporto dell’impianto di selezione di Godega di Sant’Urbano, importante investimento di Savno per migliorare ulteriormente

la separazione dei materiali riciclabili e ottimizzare il loro riciclo, trasformando potenziali rifiuti in nuove risorse Ma i risultati di eccellenza di Savno non si fermano qui e si riflettono anche nella percentuale di raccolta differenziata realizzata, che è salita addirittura al 90 per cento. Nella categoria dei Comuni sotto i 5 mila abitanti, il podio è tutto targato Savno, e vede al primo posto Sarmede, seguito da Cappella Maggiore e Miane. Un successo analogo si riscontra nella classifica che comprende i Comuni tra i 5 mila e i 15 mila, che vedono 7 Comuni della Sinistra Piave nelle prime 10 posizioni, con Mareno di Piave e Colle Umberto in testa.

La premiazione di Mareno di Piave e Colle Umberto

Giovedì 16 gennaio 2025 | 9 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Tre uomini e una Rotonda Aldo, Franco e Danilo dell’associazione Zheneda sono i pilastri di un centro culturale e artistico vivace. Unico neo? “Il volontariato dicono - dovrebbe essere “complementare” non sostitutivo delle attività”

di Emanuela Da Ros

Franco Costella, Aldo Bianchi e Danilo Benedet

A destra: la Rotonda di Villa Papadopoli vista dall’alto

H

anno - tra le altre pregevoli doti (vedi alle voci: sensibilità, altruismo, entusiasmo, intuizioni, energia) - il senso dell’umorismo. Ghe piase zarlatanar. Scherzare tra loro. Per cui mi sono permessa - lo avrei fatto anche in assenza di senso dell’umorismo - di dare a questo pezzo il titolo-parafrasi di una nota commedia italiana. Ah! I tre uomini sono Aldo Bianchi, presidente dell’Associazione Zheneda, Franco Costella, vicepresidente, e Danilo Benedet, segretario. E la rotonda è la Rotonda.

Proprio quella che sta accanto alla maceranda villa Papadopoli a Ceneda.

Da 15 anni, quando è nata l’associazione Zheneda, i tre amici coadiuvati dai 35 soci del sodalizio non solo si occupano della manutenzione, della pulizia, della funzionalità della struttura gestendola “in modo condominiale”, ma l’hanno trasformata in un centro culturale attivo e vivace.

Aperto dodici mesi all’anno.

“Con vanto - spiega Aldo Bianchi posso affermare che la Rotonda cenedese è un polo aggregativo e culturale unico, non solo a Vittorio Veneto, ma

Il Quindicinale 10 | Giovedì 16 gennaio 2025

anche nel Coneglianese. Qui, nell’abbraccio della Rotonda hanno sede l’associazione Zheneda, il Coro Vittorio, l’Unipinto - l’università degli adulti -, la prestigiosa associazione Xinciso, il club culturale della Nona Porta, e gli atelier di alcuni artisti rinomati che ogni weekend del mese aprono i loro laboratori a scola-

resche e visitatori.” Tra gli Studi d’arte allogati nel piano nobile della Rotonda vi sono quelli di Giulia Furlan, Sara Marchetto, Ampelio Zappalorto e Marco Andrighetto, Roberto Turco, Carlo Celso, lo studio Blucobalto di Fiorella Pilato, i laboratori di Morena Pizzol e Daniela Pezzè, Carmine Calvanese e Salvatore Perchinelli, Giuliano Pagot, Mattia Gardenal, e del fotografo egittologo Paolo Reinier, ma fanno bella mostra anche opere

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

di Luigi Da Rios, i graffiti del writer Michele Peruch e alcune opere di Matteo Cocomazzi.

“La Rotonda - aggiunge Aldo Bianchi - ospita inoltre collettive d’arte, presentazioni, conferenze, eventi teatrali che possono trovare adeguata cornice nell’Aula magna che ha una capienza di 90 posti, e che recentemente - grazie al contributo dell’artista Cocomazzi - è stata dotata di un ottimo impianto di illuminazione.”

Fiore all’occhiello della Rotonda è anche la mostra permanente del libro: nel corridoio circolare del pian terreno sono disposti per genere e argomenti oltre tremila volumi, la vendita dei quali aiuta a sostenere le iniziative dell’associazione Zheneda.

“Il sodalizio - spiega il vicepresidente Franco Costella - fin dall’inizio ha avuto come obiettivi quelli di far rinascere alcune antiche tradizioni cenedesi, come la Fiera di Sant’Osvaldo, il Palio di Ceneda e l’elezione del Duca di Ceneda. Recentemente sono stati festeggiati proprio qui due centenari cenedesi, Elio Scottà - che è stato Duca di Ceneda insieme a Piero Zambon, Carlo Piasentin e Danilo Poser - e Irma Poser: è stato commovente vedere i due centenari abbracciarsi e sentirsi parte di una comunità come quella cenedese che ha in sé, nel suo dna, il valore autentico della solidarietà”.

E non esiste una Dama di Ceneda?

“L’artista Michele Peruch ne ha ritratta una, ma la dama cenedese esiste solo nella leggenda - spiega Aldo Bianchi -. Pare che da tempo immemore una donna velata si aggiri nel parco…una storia suggestiva e fantastica, che aggiunge fascino a questo luogo”.

Cosa vi spinge a gestire la Rotonda e le sue numerose attività? “L’amore viscerale per Ceneda! Un quartiere ricco di storia che nutre in chi ci vive o ci vi ha abitato un forte senso di appartenenza”. “Credo che la molla sia il desiderio di sentirmi parte di una comunità e rendermi utile agli altri”, aggiunge Franco. “Personalmente - spiega Danilo Benedet - ho sempre amato i libri, la storia, la geografia e mettere a disposizione del pubblico un congruo numero di libri mi è sembrata un’iniziativa importante. Inoltre la Rotonda, con la sua inedita forma architettonica si presta particolarmente a un percorso circolare tra le pagine scritte”. Danilo Benedet ha parzialmente ricostruito la

genesi e la storia di un edificio che risale probabilmente agli anni Quaranta del 900, che in epoca mussoliniana aveva ospitato la Gil - la Gioventù italiana del Littorio - ma che negli anni è stata sede di una sezione ospedaliera e di diverse istituzioni scolastiche statali. Inevitabile, parlando di storia e cronaca locale, il ricordo di Ido Da Ros. “Il nostro Tito - dicono Aldo e Franco - era di casa alla Rotonda: più di una volta aveva avuto uno spazio dedicato alle sue numerose pubblicazioni e ultimamente stava cercando di ricostruire con dovizia documentaria la storia di questo manufatto. La sua competenza, umanità, modestia e simpatia mancano a tutti noi”.

Le attività che coordinate vengono apprezzate dai concittadini?

“Sì - dice Aldo Bianchi - anche se a volte le gratificazioni più esplicite vengono da visitatori non vittoriesi, che partono da Udine, da Pordenone, da Zoppola per venire a trovarci puntualmente. In ogni caso abbiamo sempre almeno un centinaio di visitatori nei weekend. Quello che manca è una maggiore considerazione da parte delle istituzioni, non tanto sotto il profilo economico, visto che possiamo contare per fortuna sulla generosità di innumerevoli sponsor, ma nel veicolare e valorizzare le numerose iniziative che portiamo avanti”.

“Crediamo nel volontariato - puntualizza Franco - e siamo testimoni della sua importanza nell’organizzare tanti eventi, ma questo dovrebbe essere complementare e non sostitutivo di un’azione che dovrebbe essere supportata dalle istituzioni”.

Qui sopra: l’aula magna In alto a sinistra: la mostra permanente del libro

A sinistra: il giardino interno della Rotonda

Giovedì 16 gennaio 2025 | 11 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Piscina nuova?

Il complesso delle piscine di Vittorio Veneto, 50 metri di vasca esterna e 25 metri di vasca coperta, venne inaugurato nel luglio del 1971: era un unicum in zona

Il dilemma della giunta Balliana: ristrutturarla o farla ex novo?

R

istrutturare le piscine esistenti oppure costruirne di nuove?

E nel caso, edificarle sullo stesso sito o meno? Sono quesiti a cui la giunta Balliana è chiamata a dare una risposta in questo inizio 2025. Per marzo dovrà essere presa una decisione, supportata anche da uno studio affidato a fine 2024. «Quello della nuova piscina è un sogno che stiamo cercando di approfondire con i piedi per terra. In questi primi mesi del nuovo anno sarà presa una decisione - afferma l’assessore ai lavori pubblici, Giulio De Antoni -. Dobbiamo capire cosa convenga fare: se investire 1.370.000 euro come da progetto della passata amministrazione sulla piscina esistente, progetto che prevede però una sistemazione non completa perché esclude l’adeguamento sismico, o se realizzare una piscina nuova da 8 milioni di euro. Per non

Autobus a chiamata

consumare suolo sarebbe ideale farla dove si trova ora, ma questo comporterebbe la chiusura dell’impianto per almeno due anni. Sarebbe da capire, e ce lo dirà lo studio che abbiamo assegnato, se in caso è possibile spostare la nuova piscina più a sud, nel terreno comunale dove oggi si trova il campo da beach-volley, poi abbattere le vecchie coperte e lì realizzare il nuovo campo. Otto milioni servono solo per la nuova piscina coperta. Quelle esterne, rimarrebbero quelle attuali».

Sul finire del 2024 la giunta ha licenziato il suo primo piano opere pubbliche: nel 2025 sono previste opere per 10 milioni di euro, a cui se ne aggiungono nei successivi due anni altre per 18 milioni. Il nodo poi da sciogliere è come dare copertura finanziaria al progetto delle piscine, sia in caso di ristrutturazione sia che se ne costruiscano di nuove. La giunta andrà a caccia di fondi, sperando di essere più fortunata della giunta Miatto che ha visto cassata ogni domanda di contributo a livello regionale, statale ed europeo. Claudia Borsoi

Vittorio Veneto. Partito il 7 gennaio il nuovo servizio di trasporto pubblico a chiamata nel territorio comunale: un servizio volto a raccogliere le esigenze di lavoratori e di chi vuole raggiungere coi mezzi pubblici diversi luoghi della città, comprese le frazioni. Attivo tutti giorni feriali, dal lunedì al sabato, dalle 9:00 alle 12:00 e dalle 15:30 alle 20:15, il servizio interesserà anche le linee 31 e 32 nella fascia oraria 15.30 - 18.30. Le fermate sono 188 e si estendono da Forcal a Scomigo, toccando Longhere, Serravalle, Anzano, Meschio, Ceneda, San Giacomo e Carpesica. Un servizio innovativo, flessibile ed efficiente, che permetterà di andare incontro alle esigenze di mobilità sostenibile di ogni singolo utente, con flessibilità e puntualità. Per prenotare il trasporto, sarà sufficiente scaricare l’App gratuita MOM+, inserire il proprio numero di telefono e selezionare la fermata di partenza e di arrivo; oppure telefonare al numero dedicato 0422.588611, dal lunedì al sabato. La prenotazione può essere effettuata da 7 giorni fino a 30 minuti prima della partenza. Può anche essere prenotata una corsa ricorrente.

Di Paolo Ciciliot

Il Quindicinale 12 | Giovedì 16 gennaio 2025

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Il Comune acquisisce l’Area Forcal Evitato l’esproprio e riconosciuto ai proprietari il prezzo di 1.5 euro al metro quadro, oltre a 39.000 euro di risarcimento

L

’Amministrazione Comunale di Vittorio Veneto ha chiuso il contenzioso con i proprietari dei terreni dell’area Forcal, firmando l’atto di mediazione che di fatto rende il Comune proprietario dei terreni dell’ex discarica Forcal.

Tra i privati e il Comune di Vittorio Veneto era da tempo in essere un contrasto in ordine agli importi relativi alle penali per il ritardo nella sistemazione della discarica, che in base ad una convenzione del 2010 ammontavano a 5.000 euro al mese, poi ridotte

nel 2017 a 3.000 euro al mese.

Nelle fasi finali del precedente mandato amministrativo, il Comune aveva inoltre avviato il complesso iter per l’esproprio dei terreni, al fine di poter poi realizzare un impianto fotovoltaico sui 20.000 mq dell’ex discarica.

La mediazione con i proprietari dei terreni si è chiusa con il prezzo di acquisto di 1.50 euro al metro quadro, con importi che variano dai 3 ai 7.000 euro. Il Comune ha inoltre versato 39.000 euro per il risarcimento dei danni per il ritardo nella ultimazione dei lavori e nella restituzione delle aree, relativi al periodo da settembre 2022 a dicembre 2024 compreso. L’Assessore agli affari legali del Comune di Vittorio Veneto, Barbara De Nardi: “Oggi si chiude un’epoca.

Grazie agli uffici comunali e ai professionisti esterni che hanno collaborato alla risoluzione di una vicenda che pesava in modo significativo sulle casse

dell’ente. Ora per l’area è possibile procedere con la chiusura della discarica e poi ripensarne il futuro, in un’ottica di sostenibilità ambientale”.C.B.

La firma dell’atto di mediazione

La scomparsa di Anselmi

Canonica: 400 i mezzi in transito ogni giorno A San Giacomo di Veglia ufficializzati i nuovi sensi unici

U

fficializzata, anche con ordinanza della polizia locale, la nuova viabilità tra piazza Fiume e via San Fermo a San Giacomo di Veglia. Senso unico con direzione via Caviglia-via Isonzo in piazza Fiume, davanti alla canonica. Senso unico con direzione opposta, dunque via Isonzo-via Caviglia, in via San Fermo. Parallelamente, accogliendo la richiesta dei residenti, è stato istituito il senso unico in via Vea, nel tratto e direzione via San Fermo-via Adda, oltre ad un limite di velocità dei 30 chilometri orari e un divieto di transito per gli autocarri. A preoccupare i sangiacomesi è però il transito dei mezzi pesanti in piazza Fiume, davanti alla canonica. I camion, uscendo dalla vicina zona industriale, ora non possono più percorrere via San Fermo, avendo

un senso unico con direzione di marcia opposta, ma devono salire fino a piazza Fiume, per poi ridiscendere verso via Isonzo se diretti verso Sacile. E da un monitoraggio eseguito dal comune, sono circa 400 in media ogni giorno i mezzi che ora transitano davanti alla canonica. Le rilevazioni fatte dal comune hanno infatti evidenziato in 17 giorni il passaggio di 6.949 veicoli nel senso unico di piazza Fiume di fronte alla canonica, con direzione via Cavigliavia Isonzo. «I cittadini di San Giacomo – spiega il vicesindaco Marco Dus – ci hanno già portato delle osservazioni in merito alla nuova viabilità. Non è però semplice trovare una soluzione: gli stessi cittadini, come emerso anche nel corso della serata di presentazione del Dup, hanno proposte contrastanti, segno che la situazione non è di così lampante soluzione. Anche gli studi del traffico fatti in passato non avevano dato soluzioni univoche e chiare per l’area di piazza Fiume. Non è dunque semplice trovare una soluzione». C.B.

Vittorio Veneto. Cordoglio in città per la scomparsa di Franco Anselmi, avvenuta domenica 5 gennaio. Il notissimo artista vittoriese era nato il 17 gennaio 1950.

Sin da bambino aveva manifestato una vivace propensione per l’arte, come scoperta, sperimentazione, riflessione sui variegati aspetti del mondo quotidiano, fatto di uomini e animali. Dopo il diploma come perito elettrotecnico aveva frequentato l’università laureandosi in Lingue e Letterature Straniere e poi in Sociologia. I suoi quadri, riconoscibilissimi, sono stati esposti in diverse mostre in Italia e all’estero. Di lui aveva realizzato un profilo critico anche Vittorio Sgarbi che aveva tra l’altro scritto: “II suoi quadri ci conducono nel mondo degli animali, spassosi gatti guerrieri, o mici monocoli un po’ sbronzi davanti ad una bottiglia in cui annegano chissà quale dolore, civette e gufi ilari e inoffensivi”.

Apprezzato come artista, ma anche come uomo dall’ironia e sensibilità argute, Franco Anselmi veniva anche definito l’artista amico dei cavalli, uno dei suoi soggetti preferiti.

Franco Anselmi Un’opera di Anselmi

Giovedì 16 gennaio 2025 | 13 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Nuovo anno, nuova scuola

Flash Il 7 gennaio la prima

Riaperto il Garage Miramonti

campanella del nuovo “Città della Vittoria”

H Vittorio Veneto. Lo storico Garage Miramonti ha riaperto i battenti grazie a Davide D’Arrigo e Cristian Gallo che hanno deciso di trasformare la loro passione in un’avventura imprenditoriale, abbandonando la sicurezza del posto fisso per ridare vita a uno spazio che per anni è stato punto di riferimento per gli appassionati delle quattro ruote.

Morta la decana provinciale Fregona. Domenica 29 dicembre è morta Marj Conselvan, la donna più longeva della provincia di Treviso. Nata a Cavarzere nel 1915, aveva compiuto 109 anni il 16 dicembre scorso. Quinta di sei figli, aveva trascorso la sua giovinezza in una famiglia di imprenditori agricoli prima di trasferirsi a Vittorio Veneto dopo il matrimonio con Giuseppe Barina nel 1946.

anno lavorato a pieno ritmo le ditte impegnate nel cantiere di costruzione del nuovo “Città della Vittoria” di viale Vittorio Emanuele II, edificio sorto dalle ceneri dello storico Ipsia. E con molti mesi di anticipo, già il 7 gennaio, al rientro dalle festività natalizie, gli studenti hanno potuto fare rientro nella loro scuola. Qui gli studenti mancavano dall’anno scolastico 2022/23.

Nella sede di viale Vittorio Emanuele II sono tornati gli studenti dell’Ipsia potendo contare su nuovi e moderni spazi scolastici, compresi nuovi laboratori. Nella sede dell’istituto di via Pontavai hanno invece fatto ritorno i ragazzi dell’Ite (ex ragioneria) che fino a fine 2024 sono stati ospiti del seminario a Ceneda. L’Itt (ex Itis) rimane sempre nel plesso di Serravalle. A coordinare il trasloco il nuovo dirigente scolastico del “Città della Vittoria”, David Lodesani.

La nuova scuola è costata alla provincia di Treviso 12.098.657 euro, di cui 9 milioni di euro coperti da fondi

Pnrr. Il nuovo “Città della Vittoria” si compone di 17 aule, di cui una sdoppiabile, 5 laboratori multimediali, 2 laboratori saldatura e macchine utensili, uffici di segreteria, una infermeria, un archivio e locali per magazzini. C.B.

Il nuovo Istituto “Città della Vittoria” in viale Vittorio Emanuele II

Angela e la compagnia del Quindicinale

B

ellissimi incontri in redazione. Ecco Angela Feletto, 88 anni (dichiarati, non dimostrati). Fedele abbonata del Quindicinale da 12 anni, quando si è trasferita a Vittorio Veneto. Nata a Francenigo di Gaiarine, una volta rimasta vedova ha scelto di risiedere in centro città. In quell’occasione la figlia le aveva regalato una copia del Quindicinale e Angela ha pensato che fosse una buona compagnia. In redazione è arrivata in bici, sfidando il freddo. “Mi piace essere autonoma – dice – e muovermi con mezzi ecologici. Non ho mai fatto la patente dell’auto, ma quella del motorino sì: uso lo scooter, un vecchio Malaguti, solo per andare a trovare mio marito al cimitero di San Giacomo, dove riposa.”

Ad Angela il saluto affettuoso di tutta la redazione del Quindicinale…che aspetta sempre, anche per un saluto, i suoi abbonati.

Ricorrenze

CATERINA PIN in Segat m. 12. 1. 2012

ADELCHI SEGAT m. 29. 12. 2019

Siete sempre nei nostri cuori.

I vostri cari

Giovedì 16 gennaio 2025 | 15 Il Quindicinale

Via Donatori di Sangue, 46 I VITTORIO VENETO I Tel. 0438 57583 info@delucaservizi.it I combustibili@delucaservizi.it

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Un aiuto “alimentare”

Ricorrenze LUIGINO NAPOL 28. 12. 2014 - 28. 12. 2024 Sono trascorsi dieci anni e il tuo ricordo è sempre vivo nei nostri cuori.

Bruna e Chiara

IVANO FODA 16. 1. 2012 - 16. 1. 2025

L’associazione La Gerla ora ha una sede a Ceneda

A

ttiva da qualche mese l’associazione La Gerla entra a far parte della rete di solidarietà alimentare che a Vittorio veneto e Conegliano viene incontro alle necessità di famiglie sotto la soglia di povertà. La Gerla fa capo al Banco Alimentare Odv con sede a Pasian di Prato, che da decenni opera in Friuli Venezia Giulia e nel Veneto orientale.

“L’associazione – spiega Cinzia Da Ros, una delle responsabili del sodalizio – nasce apartitica, aconfessionale e senza scopo di lucro, ma animata da uno spirito solidale volto a dare sostegno alle famiglie in difficoltà residenti in zona fra Vittorio Veneto e Conegliano”.

La Gerla è costituita da volontari che, con propri mezzi e risorse, provvedono al recupero di eccedenze agroalimentari o prodotti in scadenza dalla filiera di grandi catene distributive per poi ripartirle gratuitamente a chi ha bisogno.

In queste settimane i volontari si stanno inoltre attivando per raccogliere indumenti usati, in buono stato.

La sede della Gerla si trova a Ceneda, in Via Del Fante 327, con presenza il lunedì ed il venerdì fra le ore 11.30 e le 13.

“L’obiettivo – spiega Cinzia - è di poter essere davvero d’aiuto a quanti non riescono a far quadrare i conti con uno sguardo attento soprattutto a famiglie con minori o senza reddito. L’individuazione è stata fatta col passaparola coinvolgendo gli iscritti all’associazione culturale UnionEtica di cui facciamo parte.

Siamo partiti con sei famiglie arrivando a breve a 19, in un’area compresa fra Vittorio Veneto e Conegliano. Famiglie che hanno un unico o addirittura 8 componenti. In rete abbiamo attivato anche un crowdfunding, un canale di finanziamento collettivo che speriamo possa darci una mano. Nell’arco di questi pochi mesi di attività il numero degli assistiti si è quadruplicato e il nostro operato è diventato dunque ancora più necessario e prezioso”.

Il tempo passa ma non cancella i nostri bellissimi ricordi e ci insegna a convivere con il dolore della tua mancanza.

La tua Famiglia

SERGIO DAL VI 14. 1. 2019 - 14. 1. 2025 Trascorre il tempo ma ti ricordiamo sempre.

Moglie e figli

UMBERTO BONAN n 25.02.1934 - m 08.01.2022 Nel giardino dei ricordi il tuo sorriso continua a risplendere nei nostri cuori.

Laura, Carlo, Maria Rosa, nipoti e pronipoti.

Grazie!

Bravissimi tutti Disponibili, attenti, professionali. Molto competenti e preparati. Che altro?

Lirici: il dottor Francesco Romano, durante la visita di controllo, ha declamato con me l’incipit del monologo shakespeariano di Marc’Antonio… (poesia e chirurgia non sono poi così lontane). Un ringraziamento dovuto ai medici e agli infermieri dell’Oculistica di Conegliano e degli operatori sanitari che mi hanno assistito e guidato durante il day hospital.

Grazie ancora, Emanuela Da Ros

ELEONORA DE NARDI n. 25. 1. 1945 - m. 11. 1. 2020 A cinque anni dalla tua dipartita ti ricordano con affetto marito, figlie e nipoti.

Giovedì 16 gennaio 2025 | 17 Il Quindicinale

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

A scuola si va a piedi Pedibus sano per gli studenti in collaborazione con Savno e Ulss

Il pedibus di Cappella Maggiore

CAPPELLA MAGGIORE. Il pedibus è un progetto creato dal Servizio Promozione della Salute dell’Ulss 2 in collaborazione con SAVNO, per stimolare l’attività motoria e ridurre l’inquinamento. È un “autobus” ecologi-

co, formato da un gruppo di bambini e due accompagnatori adulti, che seguendo un percorso stabilito, rende piacevole e salutare l’andare ed il tornare da scuola.

Anche quest’anno scolastico la Scuola

Primaria Regina Dal Cin di Anzano offre questo servizio alle famiglie, dal lunedì al venerdì, per il rientro a casa.

Hanno aderito tantissimi passeggeri e tutti indossano un gilet ad alta visibilità in modo da “viaggiare” in totale sicurezza. Niente li spaventa, né il freddo, né la pioggia; a proteggerli c’è la loro mantellina arancione. Durante il tragitto, oltre a fare movimento, i piccoli viaggiatori, chiacchierano, ridono, scherzano ed imparano a rispettare delle regole, aumentando la loro indipendenza. Grazie all’Ulss2, alla Savno e alla scuola per la promozione dell’iniziativa ed ai volontari accompagnatori che rendono possibile tutto questo. I volontari del Pedibus

La scomparsa di Massimiliano

Il decano di Cappella Maggiore Angelo Pagotto ha compiuto 101 anni

CAPPELLA MAGGIORE. Angelo Pagotto ha raggiunto il 16 dicembre scorso un altro primato, che lo rende il decano del paese: ha compiuto 101 anni. Più di un secolo di vita, le cui costanti sono state la dedizione alla famiglia ed al lavoro. Angelo Pagotto è stato marito e padre presente e un lavoratore instancabile, che lo ha visto ancora in azione anche dopo la chiusura della sua attività edile. Infatti fino Il Quindicinale 18 | Giovedì 16 gennaio 2025

a meno di una decina di anni fa continuava ad occuparsi del suo vigneto, a cui si era dedicato dopo la pensione.

Angelo continua a mantenersi attivo ed informato nonostante lo scorrere del tempo lo abbia privato del piacere del lavoro: legge molto, quotidiani e periodici, guarda la televisione e segue le vicende della sua squadra del cuore, l’Inter, durante tutto il campionato. È rammaricato di non poter più da qualche anno partecipare alla messa domenicale.

Angelo ha perso qualche anno fa la moglie Caterina, con cui nel 2017 aveva festeggiato ben 70 anni di matrimonio. Vive nella proprio residenza di Cappella Maggiore, ove i figli Domenica ed Ivano insieme ai loro familiari ed alla cognata Lidia non gli fanno mancare affetto ed attenzioni.

A fare gli auguri ad Angelo Pagotto il giorno del compleanno è stata anche il sindaco del paese, MariaRosa Barazza.

Cappella Maggiore. Cordoglio in paese per la morte improvvisa, avvenuta nella notte tra l’1 e 2 gennaio, di Massimiliano Dal Mas, 51 anni, bancario e musicista. Si è spento nel letto della sua abitazione di via Roma.

A trovarlo ormai esanime, preoccupati perché non si era presentato come al solito in cucina per la colazione, i genitori Lino ed Anna.

Dal Mas era molto conosciuto perché a lungo era stato un musicista e poi direttore, dal 1994 al 2019, del Corpo bandistico locale.

Nella vita, dopo la laurea in economia e commercio, Massimiliano aveva trovato lavoro in banca, prima nella Popolare di Vicenza, poi in Banca Intesa Sanpaolo.

VITTORIO VENETO E VITTORIESE

“Dal 2017 l’ospedale di Vittorio Veneto ha perso un terzo dei posti letto” La denuncia del Comitato per la difesa della sanità pubblica dell’Alta Marca Trevigiana

«

Gli ospedali di Vittorio Veneto e di Conegliano, una volta entrambi efficienti, sotto la scure della famigerata “centralizzazione” (Hub e Spoke), nel giro di dieci anni hanno perso posti letto – denuncia il Comitato per la difesa della sanità pubblica dell’Alta Marca Trevigiana -. Vittorio Veneto dal 2017 ne ha persi un terzo, passando da 246 a 156 posti letto, ed hanno chiuso interi reparti come lungodegenza, ortopedia, ginecologia e ostetricia».

Sul finire del 2024, a seguito della pubblicazione delle “pagelle” date ai direttori generali delle Ulss venete tutti promossi a pieni voti, il Comitato è tornato a far sentire la sua voce, con un focus sull’ospedale di Vittorio Veneto, da anni attenzionato (il Comitato anni fa promosse una raccolta firme per l’attivazione dei posti letto di terapia intensiva).

«Il pomeriggio, la notte e nel fine settimana, a causa della mancanza di neurologi e gastroenterologi in quelle fasce orarie, né a Conegliano, né

a Vittorio Veneto è garantito un trattamento adeguato e tempestivo delle emergenze tempo-dipendenti come l’ictus e le emorragie gastro intestinali – afferma il Comitato -. Stesso problema per gli psichiatri. Dopo una certa ora a Vittorio Veneto manca anche lo specialista cardiologo. Di notte e nel fine settimana non c’è il radiologo e pertanto non si possono eseguire esami con il mezzo di contrasto, fondamentali in molte situazioni a rischio immediato. I cittadini della provincia hanno quindi minori possibilità di vedere salva la propria vita rispetto a quelli che vivono vicini all’Hub di Treviso».

Il Comitato annuncia per gennaio l’apertura di un suo sportello sul territorio. «Uno sportello per il diritto alle cure, per supportare quanti, nel distretto di Pieve di Soligo, Conegliano e Vittorio Veneto, non riescano ad ottenere le visite attese nei tempi prescritti dalla ricetta medica. Da gennaio, un pomeriggio alla settimana, i volontari del Comitato, riceveranno le persone in difficoltà di fronte all’amministrazione sanitaria, per sostenerle nella rivendicazione del proprio diritto a ricevere cure tempestive a carico del Servizio Sanitario Nazionale, istruendo ricorsi via PEC e sollecitando gli uffici preposti». Claudia Borsoi

Addio Beatrice Colle Umberto. Sabato 22 dicembre una tragedia ha colpito la comunità di Colle Umberto quando Beatrice Galeazzi, 55 anni, titolare del panificio-pasticceria “La Coccinella”, ha accusato un malore fatale mentre era dietro al bancone.

Nonostante non si sentisse bene, la donna stava servendo i clienti con la sua consueta gentilezza.

Presente anche il figlio Nicola, che ha subito allertato i soccorsi. Trasportata d’urgenza all’ospedale di Conegliano, Beatrice è deceduta alla vigilia di Natale a causa di un’emorragia cerebrale. Mamma e nonna, Beatrice era molto conosciuta non solo a Colle Umberto ma anche a Godega e Cordignano, suo paese d’origine. Lascia oltre al marito Alessandro, i figli Andrea e Nicola, il nipotino Enea, il fratello Dario e la sorella Sabrina.

Ricorrenze WALTER BRAIDO n 1. 6. 1965 - m 21. 12. 2020 A quattro anni dalla tua scomparsa i genitori e il fratello ti ricordano.

BERTILLA CASETTA 22. 12. 2023 - 22. 12. 2024 A un anno dalla morte ti ricordiamo con affetto.

I tuoi cari

FRANCESCO DE ZANET 18. 1. 2023 - 18. 1. 2025 Il tuo ricordo è pace e il dono del tuo amore rimarrà sempre con noi.

La tua Famiglia

EROS TONUS 26. 1. 2015 - 26. 1. 2025 A dieci anni dalla tua scomparsa ti ricordiamo sempre con infinito affetto.

I tuoi cari

LALO n 28.4.1943 - m 3.1.2015 Le tue nipoti, tua cognata e i tuoi amici ti ricordano.

MARIO PERIN 12. 1. 2024 - 12. 1. 2025 È passato un anno ma sei sempre tra noi, nei nostri cuori e nei nostri pensieri.

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Giovedì 16 gennaio 2025 | 19 Il Quindicinale

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2025

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Una passeggiata amarcord con Luca A Godega per rivivere infanzia e giovinezza di un governatore che (forse) mira a un altro mandato

di Federica Gabrieli

Luca Zaia a cavallo

D

ove incontrare Luca Zaia?

Nella sua terra, tra le radici che spuntano come ricordi dal terreno. Ho avuto il piacere di passeggiare con lui attraverso le strade di Godega Sant’Urbano, il suo paese d’origine, e quello che mi ha colpito è l’amore che ancora prova verso una terra che lo ha arricchito a livello umano e alla quale lui ha provato a restituire il favore.

“Fare un salto nella memoria di oltre 50 anni , non è facile, però lo diventa - racconta Luca - quando i ricordi vissuti sono stati belli . Mi basta chiudere gli occhi per rivivere il passato. Sono nato il 27 marzo 1968 a Conegliano e vissuto fino ai trent’anni a Bibano, frazione di Godega di Sant’Urbano.

Andando indietro nel tempo la memoria mi riporta a ricordi di quando avevo forse tre anni: giocavo sulle scale da-

Il Quindicinale 22 | Giovedì 16 gennaio 2025

vanti alla porta di casa e mi divertivo con qualsiasi cosa mi capitasse sotto le mani. In quegli anni le case erano tutte abitate e nelle vie del paese c’erano poche attività commerciali e artigianali: due negozi di generi alimentari, un bar, un calzolaio, un falegname….

Il paese era pieno di colori e di profumi grazie ai fiori che ogni famiglia esponeva sui balconi, era vivo e pulito.

Con il miglioramento economico delle famiglie si verificò un lento ma inesorabile spopolamento e oggi è come lo vediamo”.

Se non avesse fatto il politico in quale mestiere si sarebbe cimentato?

“Mi sono sempre dato da fare prima di entrare in politica dove sono arrivato per puro caso. Non ho mai avuto militanze giovanili ma quando ero al terzo anno di università a Udine il mio compagno di appartamento, che è anche

mio cugino, mi ha riferito che nel mio comune stavano facendo una lista: era il 1993 - periodo post tangentopoli - e non trovavano candidati perché la gente si vergognava dei politici. Mi ci sono iscritto per solidarietà e da lì ho iniziato la mia carriera politica. All’inizio mi sono occupato delle vicende comunali part-time, dopodiché quando il lavoro è diventato più complesso e impegnativo, l’ho fatto a tempo pieno”.

Era una sorta di ribellione la sua?

“Chi va in politica se non ci va per altri obiettivi ci entra per cambiare le cose.

Il mio è sempre stato il tema dell’identità, del rispetto e riscatto del popolo perché spesso non lo vedevo”.

Luca rallenta il passo e indica una piazzola vicino alla chiesa: “Vedi proprio lì, una volta all’anno, arrivava il Luna Park. Credo siano ben pochi quelli della mia generazione che da ragazzi non abbiano subito il fascino, come si chiamavano allora “delle giostre”. Difficile è sempre stato sottrarsi all’ebrezza del vento in faccia sulle “catenelle” o al divertimento con scontri sull’autopista”.

Cosa si sente dire più spesso e che la infastidisce?

“Sono infastidito quando sento critiche che escono da bocche che non sanno neanche di cosa stanno parlando. Mi infastidisce il qualunquismo, la superficialità, quelli che stanno sempre seduti in “tribuna” e non si sporcano mai le mani giudicando l’altrui: questo è un paese che ha bisogno di un lavoro di squadra e di vivere con meno alibi.

Mi dà fastidio quel pregiudizio per cui sembra che i politici siano tutti ladri e

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

a Zaia

A sinistra: Luca Zaia bambino

gente poco per bene. Io penso di metterci tutto il mio impegno e lo faccio con passione, però pensare che c’è ancora qualcuno che pur di non alzare le chiappe dal divano ha come unico obiettivo quello di trovare difetti al vicino di casa, mi infastidisce”.

Il suo punto debole “A volte mi accusano di essere troppo indulgente e troppo buono. Ecco, io non conosco la cattiveria, non so cosa sia l’invidia, la vendetta e soprattutto gioisco se vedo qualcuno che fa fortuna”.

Una cosa che la rende felice “Star bene di salute è l’unica cosa”.

“Ecco vedi – continua Luca perdendosi nei ricordi – quel campetto laggiù ancor verdeggiante, era il luogo di ritrovo con i miei amici dopo scuola e nei fine settimana, dove tiravamo qualche calcio al pallone e ci accordavamo

in quale casa di ciascuno di noi a turno avremmo trascorso la giornata o consumato la cena”.

Un sogno ricorrente….

“Sai io faccio incubi, difatti i miei sogni sono sempre estremi, nel senso che ho sempre una sfida da vincere: una corsa contro il tempo, contro una terra che si sgretola, una sparatoria dalla quale scappo e c’è sempre uno che mi rincorre, insomma sogni da cardiopalma. Probabilmente la mia frenesia quotidiana si ripercuote nel sonno; tra l’altro mentre sogno - premetto che dormo pochissimo - mi dico: Tanto è un sogno e prima o poi mi sveglio”, quindi alla fine mi salvo sempre.

Di cosa ha paura?

“Da piccolo avevo paura del buio, ora mi spaventa la malattia: è una cosa che arrovella l’uomo nei secoli, ovvero che la vita si coniuga con la morte”.

Ritiene che l’Occidente sia superiore alle altre civiltà del mondo?

“Questa è un’utopia, una presunzione.

Ci sono civiltà che sono più vecchie della nostra e che hanno dei saperi e conoscenze che noi non possediamo; non c’è nessuno che è più avanti di qualcun altro, tutto il sapere è arrivato per intuizione, per genialità e talento”.

Gli uomini e le donne quanto sono diversi nella società di oggi?

“Penso che la parità di genere non ci sia, sebbene ci credo, ma ancora non si è raggiunta. C’è comunque una diversità di genere: è ovvio che il maschio e la femmina non sono uguali né fisicamente né biologicamente, tant’è che adesso si studia anche la medicina di genere, nel senso che maschio e femmina hanno reazioni diverse alla stessa malattia. Tuttavia credo fermamente nella assoluta parità, anzi sono convinto che le donne siano più brave sul posto di lavoro tant’è che le mie collaboratrici sono molto preparate e più concrete rispetto all’uomo”.

Da 1 a 10 quanto contano per lei i soldi, gli amici e la famiglia?

“I soldi servono solo per vivere, non danno la felicità e quindi penso che sia fondamentale che siano tutti gli altri i veri valori; c’è gente che si rovina la vita per i soldi, e peggio ancora: è piena di soldi e non vive”.

Chi vedrebbe al suo posto oggi?

“Questa è una domanda alla quale non rispondo perché non sappiamo ancora se sarà libero il posto; quando lo sapremo vedremo e cercheremo di capire.”

A sinistra: il giuramento a Ministro del 2008

Giovedì 16 gennaio 2025 | 23 Il Quindicinale

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Addio a Renato Varese

Renato Varese davanti a una sua opera

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onegliano saluta uno dei suoi ultimi grandi artisti: Renato Varese è mancato all’età di 98 anni, 75 dei quali spesi in una lunghissima carriera che lo ha visto raggiungere il successo internazionale.

Durante i funerali, che si sono svolti nel Duomo lo scorso 12 dicembre e hanno visto una grande partecipazione da parte della città, il sindaco Fabio Chies ha annunciato che è quasi pronta una sala a Palazzo Sarcinelli dedicata all’artista.

Nella sua lunga carriera Varese ha sperimentato e padroneggiato svariate tecniche artistiche e artigianali, esposto in tutto il mondo e ricevuto riconoscimenti unanimi per i risultati raggiungi grazie al suo talento. Fino all’ultimo il suo studio è stato un luogo attivo e vitale, dove Varese dipingeva quadri in attesa dei tocchi finali o ne iniziava di nuovi, abbozzava nuove idee in preziosi schiz-

Via Menarè 119

ViaSCOMIGO Menarè 119 DI CONEGLIANO SCOMIGO DITEL. CONEGLIANO 0438 208007 TEL. 0438 208007 Il Quindicinale 24 | Giovedì 16 gennaio 2025

zi a matita e soprattutto intratteneva gli ospiti con racconti appassionati sulla sua vita d’artista.

In una delle sue ultime interviste, rilasciata al Quindicinale lo scorso anno, aveva definito la sua vicenda come una “lunga attraversata nel deserto”, alludendo alla solitudine che aveva provato iscrivendosi all’Accademia di Belle Arti di Venezia ormai cinquantenne e in un momento in cui si stavano affacciando sulla scena artistica giovani avanguardisti non figurativi. In realtà nella città lagunare aveva ricevuto importanti riconoscimenti e soprattutto stretto grandi amicizie, su tutte quella con Luigi Tito, artista lui stesso e insegnante all’Accademia, che fu suo grande sostenitore.

Negli ultimi anni il suo più grande impegno era stato quello di assicurare che la sua eredità artistica non fosse dimenticata: oltre a rilasciare

All’età di 98 anni è mancato uno degli ultimi maestri della pittura veneta, aveva raggiunto un successo internazionale ma il suo cuore era sempre rimasto legato a Conegliano e a Venezia appassionate interviste ai giornali locali, aveva ultimato alcune donazioni a importanti istituzioni culturali del territorio, da Ca’ Pesaro, dove sono entrati nelle collezioni due quadri e una trentina di opere grafiche, alla Fondazione Silla Ghedina di Cortina d’Ampezzo, a cui aveva donato “Il vescovo verde”, quadro a cui era molto affezionato.

Nella sua città Varese è riuscito a trovare spazio nei luoghi simbolo del centro storico: sue opere possono essere viste infatti al Duomo, Al Canon D’oro e al ristorante del Castello. Ora, in mancanza di un museo vero e proprio che possa celebrarlo, sarà Palazzo Sarcinelli a ospitare l’ultimo tassello del ricordo di Varese a Conegliano.

“Se ne va uno dei figli più importanti di Conegliano – questo il commento del sindaco Fabio Chies – Un artista di livello internazionale che è sempre rimasto legato alla sua città. Stiamo preparando una sala a Palazzo Sarcinelli a lui dedicata che ospiterà alcune sue opere, credo che per l’inizio del nuovo anno la si potrà vedere, stiamo ultimando alcuni aspetti tecnici. Ci dispiace che Varese non abbia potuto vederla completata”.

Fabio Zanchetta

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Tito, ucciso dai lupi Il giovane capriolo domestico della Tenuta Belvedere è stato attaccato dai lupi o dagli sciacalli

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ra un po’ il Bambi “di casa nostra”. Tito, il capriolo domestico di Sonia Saro e Claudio Da Ros, da oggi è solo il protagonista di una storia senza lieto fine. Un lupo, o uno sciacallo dorato, si è accanito contro il giovane capriolo dal fiocco rosso smembrando il suo corpo.

Su uno degli scorsi numeri del Quindicinale avevamo raccontato la sua storia. Il piccolo capriolo, che forse aveva smarrito la mamma, aveva trovato rifugio presso la tenuta Belvedere, a Conegliano. Ferito, impaurito, si era spontaneamente affidato alle cure di Sonia, che lo aveva allattato con un biberon dopo aver capito che il piccolo avrebbe preferito stabilirsi lì, in un’area protetta. Col tempo, il capriolo a cui Sonia aveva dato il nome di Tito, era cresciuto e si era affezionato ai due titolari della tenuta Belvedere come un animale domestico. Era libero di correre tra i venti ettari di verde, ma appena sentiva la presenza di Sonia o Claudio si avvicinava a loro e si faceva accarezzare. Sonia gli aveva messo al collo

un fiocco rosso per renderlo visibile nel caso si fosse allontanato troppo, per proteggerlo. Quel fiocco era a terra, vicino ai resti dell’animale.

La favola di Tito è durata solo otto mesi. “Nella tenuta Belvedere - spiega Massimiliano Saro, fratello di Sonia i caprioli sono una ventina. Sono consapevoli della presenza degli uomini, ma si mostrano volentieri, senza però avvicinarsi troppo. L’unico che cercava costantemente la compagnia e le carezze dei proprietari era Tito.

E purtroppo è toccato proprio a lui diventare preda degli attacchi sempre più frequenti di lupi e di sciacalli.”

Massimiliano Saro, presidente Federcaccia di Sarmede, ribadisce ancora una volta che la presenza di lupi e di sciacalli nelle nostre zone collinari sta diventando sempre più massiccia, senza che nessuno finora sia intervenuto né a monitorare la situazione né a sviluppare un piano di salvaguardia delle specie autoctone, né progetti di messa in sicurezza del territorio. “Non passa giorno - aggiunge Saro - che le fattorie siano violate da lupi o sciacalli: le scorrerie e le predazioni vicine ai luoghi abitati si fanno sempre più frequenti, ma di fronte a questo fenomeno preoccupante non è stata avviata alcuna iniziativa. Sarebbe indispensabile anche fare un censimento sui lupi che si muovono nelle nostre aree per ca-

pirne la gestione e la convivenza con gli animali da allevamento. E non dimentichiamoci che i lupi si muovono in branco e che possono attaccare, non per fame ma per autodifesa.

Una sera dall’altana che ho a Fregona ho contato ben 56 lupi…un dato che ha sorpreso anche me.” E.D.R.

Quaranta turbanti per le pazienti oncologiche Amati Sempre ha donato all’Ulss 2 quaranta turbanti

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uaranta copricapi di alta qualità, donati a chi sta attraversando un periodo di terapie oncologiche e può trovare conforto nel riscoprire la propria femminilità con un accorgimento estetico: è questo il dono che l’associazione Amati Sempre odv ha voluto fare all’Ulss 2, o più precisamente alle pazienti della Chirurgia Senologica e dell’Oncologia Medica

Il capriolo Tito

La consegna dei turbanti

di Treviso. L’associazione coneglianese, nata all’inizio del 2024 proprio con lo scopo di portare conforto a chi sta attraversando una cura oncologica o ha subito un grave incidente, ha consegnato il suo prezioso regalo di Natale al direttore generale dell’Ulss 2, Francesco Benazzi, e ai direttori dei reparti di Chirurgia Senologica e di Oncologia Medica dell’ospedale di Treviso, Christian Rizzetto e Adolfo Favaretto. L’associazione ha finanziato la donazione di trenta dei quaranta turbanti, con i restanti dieci donati direttamente dall’azienda Trixen. F.B. Giovedì 16 gennaio 2025 | 25 Il Quindicinale

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

I 5 secoli del Monte di Pietà Chiara Dall’Armellina e Laura Pasin raccontano la vita dello storico palazzo di Coneglinao attraverso gli ultimi cinque secoli, coadiuvate dalle foto di Diego De Martin

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La facciata affrescata dell’hotel Canon d’Oro a Conegliano, già Monte di Pietà In alto a destra: Chiara Dall’Armellina e Laura Pasin

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Da Monte di Pietà a Canon d’Oro. 500 anni di storia” è il Quaderno n°5 delle guide brevi del Comune di Conegliano ideate da Marco Ceotto, che raccontano la storia cittadina attraverso i suoi monumenti più importanti e significativi.

Frutto di un’intensa ricerca, questo volume raccoglie gli studi di due professioniste del settore: Laura Pasin, guida turistica e storica dell’arte, Chiara Dall’Armellina, archeologa, ricercatrice d’archivio e giornalista,

che ci raccontano le vicende che hanno caratterizzato la storia del Monte di Pietà di Conegliano, a partire dalla sua fondazione alla fine del XV secolo, nel 1494. Solo nel 1504 iniziò la sua attività di prestito e assistenza “per il sostentamento delle persone povere e in difficoltà economiche, per le loro necessità nella terra di Conegliano”, con la finalità di non dover ricorrere al prestito di Ebrei o strozzini.

L’attività durò per secoli, sino alla metà dell’Ottocento, quando venne trasferito vicino a Piazza Cima e qui sorse un albergo, che insieme ad altri scomparsi animavano la Contrada Granda. La tradizione perdura tutt’ora, nel 1980 i fratelli Pietro e Giancarlo Capraro avviano la nuova stagione del Canon D’Oro, che continuano i figli Carlo e Federico.

Chi ci passa davanti non può non notarlo, è una delle più belle facciate affrescate della città, specchio di un Rinascimento che ha vissuto Conegliano nel pieno Cinquecento, quando la pax veneziana permise il diffondersi delle arti e il progresso economico.

Un viaggio a ritroso nel tempo, nella Conegliano della Serenissima dove,

Autobus fuori controllo Conegliano. Momenti di apprensione il 28 dicembre scorso intorno alle 19.30 in via Colombo, dove un autobus di linea della Mom, privo di passeggeri a bordo, in retromarcia ha urtato la vetrina di un’agenzia immobiliare, coinvolgendo successivamente una Ford bianca. Quest’ultima, a causa del contraccolpo, ha colpito un’altra vettura e sfondato la vetrata di una sartoria. L’incidente è avvenuto a pochi passi dalla ruota panoramica e dal villaggio natalizio di via Carducci, attirando l’attenzione di numerosi passanti. Fortunatamente, non ci sono stati feriti. Dopo aver sfondato le vetrine dei due esercizi commerciali, l’autobus si è fermato al centro della carreggiata, provocando disagi al traffico e lunghe code.

Il Quindicinale 26 | Giovedì 16 gennaio 2025

nel 1532 e nel 1536, sarebbe stato ospitato anche l’imperatore Carlo V grazie all’organizzazione del grande diplomatico Francesco Da Collo, di cui ancora è possibile ammirare il bel palazzo in piazza Cima.

La guida edita da Battivelli è in italiano e inglese, requisito ormai fondamentale per soddisfare l’inarrestabile crescita turistica del territorio della Sinistra Piave, che ha nel sito UNESCO Colline de Prosecco il suo fiore all’occhiello.

Alla presentazione del libro, in un’Aula Magna del Convento di San Francesco gremita, con autorità cittadine e regionali, il direttore del Canon d’Oro Federico Capraro ha rivelato l’intenzione di affrontare un restauro della facciata, per riportare allo splendore originale uno degli affreschi parietali più belli della provincia, opera di Ludovico Fiumicelli, artista cinquecentesco innegabilmente influenzato da Tiziano.

Michele Zanchetta

Flash Problemi con il lampione?

Conegliano. Eventuali guasti agli impianti di illuminazione pubblica possono essere segnalati al nuovo nr. verde 800 382 960 oppure all’indirizzo email gop@comune.conegliano. tv.it (se possibile, indicare il numero identificativo segnalato sul palo).

CONEGLIANO E CONEGLIANESE Flash Assalto al bancomat San Fior. Assalto allo sportello bancomat nella notte: era circa l’1.30 del 31 dicembre quando una banda di ladri, composta da 4-5 soggetti con il volto travisato, ha fatto saltare mediante l’utilizzo di un congegno esplosivo, lo sportello Bancomat della filiale Banca Prealpi di via Roma. I malviventi sono poi fuggiti a bordo di un’autovettura non identificata.

Ladri in casa Susegana. Nuovo colpo dei ladri nel cuore di Susegana. Domenica 29 dicembre sera una famiglia residente in via Don Minzoni è rientrata trovando l’appartamento svaligiato.

Abdur, il primo del 2025 Conegliano. Il primo nato nella Marca del 2025? Si chiama Abdur ed è venuto alla luce alle ore 1:21 nel reparto di ostetricia dell’Ospedale Santa Maria dei Battuti di Conegliano.

Gufo reale morto folgorato Considerato il più grande rapace del mondo ha trovato la morte su untraliccio

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n Gufo reale (Bubo bubo), che, con i suoi 180 cm di apertura alare, e il corpo di lunghezza pari a 60-70 cm, è il più grande rapace notturno del mondo ha trovato la morte per elettrocuzione su di un traliccio elettrico di media tensione di Ogliano di Conegliano, a due passi dall’autostrada Venezia-Belluno, in un’area di vigneti, priva di alberi. Il rapace giaceva ancora appeso al traliccio, dopo chissà quanti giorni dal decesso, stringendo tra gli artigli la preda appena catturata, un grosso riccio (Erinaceus europaeus). Si può pensare che lo Strigiforme – questo è l’ordine al quale appartengono tutti i rapaci notturni – abbia provato a posarsi sul primo posatoio presente in zona, subito dopo aver catturato il riccio. Purtroppo però ha trovato solo il traliccio e, con le sue grandi ali distese, un attimo prima di chiuderle, è entrato in collisione con i conduttori in tensione e la struttura metallica dei sostegni, restando folgorato all’istante. A quanto pare il Gufo reale è

un abituale consumatore di ricci e, soprattutto, frequenta ancora il territorio del vittoriese, dove però sussistono per la sua sopravvivenza gravi minacce. Le Istituzioni hanno l’obbligo di tutelare questa specie, protetta da norme nazionali ed europee stringenti. Esso svolge l’indispensabile ruolo ecologico di regolatore e controllore delle popolazioni delle sue prede, tra le quali si annoverano anche i ratti molto dannosi per l’agricoltura.

La LIPU di Vittorio Veneto si sta già adoperando per entrare in contatto con i tecnici dell’ENEL, al fine di mettere in sicurezza le linee elettriche della zona, onde evitare altre morti, che potrebbero colpire altri gufi o esemplari di altre specie di rapaci, sia diurni che notturni.

Roberto Guglielmi, Delegato LIPU Sezione di Vittorio Veneto

Qui sopra: un esemplare di gufo reale (bubo bubo)

Giovedì 16 gennaio 2025 | 27 Il Quindicinale

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

“Il mio scatto più bello? Lo ha anche

L’albero di cachi con la galaverna, fotografia di Francesco Galifi In alto a destra: Francesco Galifi fotografato da Ellen Gattel

Francesco Galifi, il fotografo dell’Alta Marca, festeggia i 25 anni di carriera

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uando arrivi ai 25 l’eventualità di cadere nella cosiddetta “crisi del quarto di secolo” è sicuramente un rischio da mettere in conto. Lui invece, il suo primo quarto di secolo da fotografo, lo sta vivendo come un trampolino di lancio verso un’ulteriore scoperta di se stesso. Che poi è l’essenza della sua carriera.

Francesco Galifi, coneglianese classe ’68, ha intrapreso un percorso che celebra la bellezza del suo territorio creando una storia che è testimonianza di passione, dedizione e scoperta di sé attraverso l’arte della fotografia. Nel 2025 festeggia il quarto di

Il Quindicinale 28 | Giovedì 16 gennaio 2025

di Clara Milanese secolo dietro l’obiettivo e, per farlo in grande stile, lo scorso dicembre ha organizzato un evento di beneficenza durante il quale ha presentato un calendario in edizione limitata realizzato con le sue 12 fotografie “del cuore”, scatti fatti con la sua prima macchina fotografica, una Hasselblad, che gli hanno dato l’idea che avrebbe potuto farcela.

Non è mai stato facile, la partenza quasi casuale e senza una formazione,

una vita “monacale” – così definisce il suo essere sempre a disposizione della luce, delle stagioni, delle condizioni atmosferiche – senza orari e con un duro prezzo da pagare, il rischio di deludere gli affetti. Quando l’attrazione è troppo forte però, non puoi combattere l’alchimia. E lui questo fascino lo ha subito dalle sue terre: “È stata una folgorazione, arrivata probabilmente quando, a 12 anni, la mia famiglia si è spostata dal centro di Conegliano alla frazione di Costa. Era campagna pura, c’erano solo fattorie, campi di grano, natura nuda e cruda di cui mi sono innamorato. Era un mondo particolare, affascinante, anche nel suo essere poco turistico, a differenza di oggi”.

La sfida più grande del suo lavoro è il passaggio dall’immaginazione all’immagine, il saper trasformare o vedere nel territorio qualcosa che sia di ispirazione: “Vorrei che la mia fotografia non fosse solamente un mero ritratto del territorio così com’è. Ho sempre voluto cercare me stesso all’interno delle nostre terre. Mi sono trovato? A volte sì, a volte no. La fotografia che inseguo è mutevole, mai la copia di quello che ho già fatto”.

Anche il suo background culturale – diplomato al liceo classico, ha poi conseguito la laurea in Conservazione dei Beni Culturali – si riflette continuamente nel suo mestiere, tanto che ammette di essersi formato sulla pittura più che sulla fotografia: “Da fotografo è quasi una bestialità dirlo, ma è così. Molte persone trovano spesso questo parallelo tra fotografia e pittura nei miei scatti. A me piace da impazzire la pittura, quasi tutti gli stilemi che cerco vengono da lì, è una cosa molto istintiva. Sono molte le correnti pitto-

CONEGLIANO E CONEGLIANESE

e Papa Francesco”

riche e i pittori che mi hanno influenzato, in questi anni direi soprattutto l’astrattismo, e come autori Braque e Kandinskij…”. Così la sua cultura e la capacità di osservazione gli permettono di tradurre emozioni e bellezze naturali in immagini evocative, come quella che lui definisce la sua foto più bella, o almeno più significativa: “L’albero di cachi con la galaverna è lo scatto che mi ha portato più soddisfazioni in questi 25 anni. Ce l’hanno

anche il Papa e Emma Bonino!”.

Questo suo occhio di amante estatico gli ha in breve spianato la strada per una carriera che era scritta nel suo destino e diversi imprenditori hanno iniziato a notare il talento di questo artista inconsapevole. “Alessandro De Bastiani, per primo, ha creduto in me.

Ero solo un esordiente con delle diapositive scattate con la mia Hasselblad e l’idea di pubblicarle con la sua casa editrice, punto di riferimento nel ter-

ritorio, mi sembrava un miraggio. Mi sono però fatto coraggio e gli ho presentato il mio progetto”. Era il 1998 quando De Bastiani Editore dava alle stampe il primo libro dell’esordiente Francesco, Gemma di primavera, occhio d’autunno, essenziale come i suoi soggetti, le bellezze del territorio dell’Alta Marca. Un sodalizio che ancora oggi dà vita a progetti di successo come, ultimo in ordine di tempo, il libro Terre del Prosecco.

Quando la bellezza diventa libro L’Alta Marca di Francesco Galifi e Giampiero Rorato

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e terre dell’Alta Marca trevigiana sono un tesoro inestimabile e non è un caso che l’UNESCO le abbia annoverate tra le sue meraviglie.

Lo sanno bene, e da tempi non sospetti, Francesco Galifi e Giampiero Rorato, che per tutta la vita ne hanno indagato le bellezze, le peculiarità e i frutti e ora ne danno insieme un ritratto unico che mescola i loro talenti e l’esperienza di due carriere senza paragoni.

Nel libro Terre del Prosecco, edito da De Bastiani, Rorato, noto giornalista e studioso di enogastronomia, riesce a

mettere in luce tutte le ricchezze dell’area, a partire dai vitigni e dai loro vini, che non si limitano certo al Prosecco.

Dalla potenza artistica del tempio di Canova a Possagno all’alta qualità delle mele di Monfumo, dal copioso numero di specie animali e vegetali del Cansiglio alle perle storico-artistiche di Conegliano e Vittorio Veneto, dove nomi del calibro di Giovanni Battista Cima e Tiziano Vecellio hanno lasciato testimonianze indelebili e inestimabili. Francesco Galifi, invece, è un artista. E sapevamo che nessuno meglio di lui avrebbe potuto tradurre in poesia quanto di bello ci circonda ogni giorno. Dai paesaggi nebbiosi del Quartier del Piave a quelli innevati del Pian del

Cansiglio, senza tralasciare templi, ville e musei dislocati un po’ ovunque nel territorio della provincia. E poi le più essenziali vedute, dove a farla da padrona è sempre la natura, priva di eccessi ed autosufficiente grazie alle sue sfumature. Galifi con la sua esperienza di fotografo e il suo forte background accademico è riuscito a rendere tridimensionali le pagine di questo libro, che di “tridimensionale” ha anche la copertina.

Qui sopra: due fotografie di Francesco Galifi

La copertina del libro di Francesco Galifi e Giampiero Rorato

Giovedì 16 gennaio 2025 | 29 Il Quindicinale

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Il Saetta McQueen del Quartier del A 16 anni campione italiano lanciato nel suo circuito di vita

di Tiziana Benincà

In questa pagina: Tommaso Toldo

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oncentrazione, velocità.

“Quando salgo in macchina e mi lego entro in un altro mondo. Il metodo di ragionare e la concentrazione sono diversi. Il momento più stressante è prima della gara, perché vedi tutti che si muovono velocemente per fare le ultime cose e senti la pressione. Dentro ci sono tante procedure da seguire prima di partire ed inizi a pensare, hai paura di sbagliare, ma poi quando parti sei tranquillo e ti diverti”.

Non è una frase di uno dei grandi campioni della Formula Uno, bensì il pensiero maturo e passionale di un ragazzo di appena 16 anni, Tommaso Toldo, da Miane.

Una passione per le auto trasmessa da papà Stefano che per vent’anni ha corso con le auto da rally e così già a sette anni Tommaso, a bordo del suo primo kart, iniziava non solo la sua avventura come pilota, ma anche la sua formazione presso la Pista Verde Karting di Caselle d’Altivole che organizza corsi di pilotaggio senza sottovalutare l’aspetto psicologico di Il Quindicinale 30 | Giovedì 16 gennaio 2025

bambini e genitori. Questa è stata solo la griglia di partenza, perché all’età di nove anni Tommaso ha frequentato il suo primo Kart Summer Camp a Siena organizzato da Aci Sport con istruttori di alto livello e da lì non si è più fermato.

“Il kart era una scuola, un passaggio. Se si vuole fare carriera il kart è la parte formativa di questo sport.

Chi non l’ha fatto ha un altro modo di ragionare, anche su come affrontare le paure”.

A 15 anni decide di ottenere l’abilitazione per correre in auto e in quell’occasione conosce Silvano Bolzoni della Bolza Corse, un team di Adria, che vede subito qualcosa in lui e gli dà l’opportunità di correre con una sua auto alla prima gara di campionato, dove Tommaso arriva primo.

Ma questa è solo la prima vittoria che lo porta a diventare ad appena 16 anni compiuti campione italiano ATCC CUP con una Renault Clio Cup. “Questa cosa sta diventando un la-

voro, ma la prima cosa che io metto in un weekend di gara è divertirmi, prima ancora dei risultati. Oltre a far diventare un vero e proprio lavoro questo sport, vorrei diventare un telemetrista, cioè colui che analizza tutti i dati dell’auto, per capire tutto quello che fa il pilota. Non è facile, perché bisogna studiare molto, per questo ho scelto di frequentare l’Itis informatico a Vittorio Veneto per poi andare a Modena per diventare ingegnere del veicolo. Spero di riuscire ad entrare in una squadra corse importante dove poter svolgere questa professione”: questo il sogno di Tommaso, fortemente appoggiato da papà Stefano che gli fa da manager.

“Finché vedo che lui s’impegna e lavora, allora mi faccio in quattro per appoggiarlo” commenta il papà.

“L’importante per me è che si diverta e che una volta in pista rispetti gli altri

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Piave

Tommaso Toldo con la sua squadra

e si faccia rispettare”.

Ora è arrivato il momento di alzare l’asticella e così dopo le auto da turismo, Tommaso punta alle Gran Turismo come Lamborghini, Porche, Ferrari ed infatti ha già fatto un’abilitazione che gli permette di guidare questa fascia alta.

“La mente nella guida fa l’80% del risultato. Perché più si va avanti, più le auto sono costose e veloci e quindi anche la stanchezza mentale si fa sentire.

Il caldo va a ripercuotersi sulla mente e le prestazioni calano. Io mi alleno per tenere la concentrazione per più tempo, per non avere paura della velocità o il pensiero che la macchina sia costosa; un pilota quando corre deve solo dare il meglio di sé”: è questo il ragionamento di Tommaso che per imparare le piste – che vede solo durante le gare – e capire l’auto, si allena presso un simulatore professionale di guida a San Vendemiano, dove ha iniziato anche a lavorare nei fine settimana.

“Lui si prepara sia a livello meccanico che a livello fisico e di guida. Riesce a percepire tanto l’auto e quindi a trasmetterlo alla squadra. Ora purtroppo non possiamo più rimanere nello stesso team perché non c’è un’auto di classe più alta, ma ci siamo trovati

benissimo e gli dobbiamo veramente tanto”: così Stefano spiega il percorso del figlio, mentre lui riesce a sostenere questa passione grazie ai vari sponsor che hanno creduto nelle sue capacità.

“Ho sempre voluto fare il pilota.

La tesina di terza media l’ho fatta sull’automobilismo collegando le varie materie. Quando io entro in auto non devo aver paura di nulla, solo le giuste precauzioni. È un momento in cui non ho più preoccupazioni, sono tranquillo, non ho più altri pensieri e mi diverte molto”, ma ci si potrebbe chiedere com’è poi l’atmosfera tra i vari piloti al di fuori della gara. “Io ho sempre pensato sia giusto essere tutti avversari in pista, ma fuori tutti amici, anche se uno si comporta un po’ scorrettamente; non bisogna mai collegare quello che uno ha fatto in pista con la persona fuori. Alcuni sono come me, altri invece rimangono troppo competitivi anche fuori ma, secondo me, questo mio atteggiamento deriva anche dall’esperienza con il kart, perché quando si è bambini è normale fare amicizia con gli altri”.

Qual è quindi il segreto del successo di Tommaso che potrebbe essere tranquillamente il successo di tanti ragazzi suoi coetanei?

“Uno deve trovarsi un proprio obiettivo e lavorarci fino all’ultimo per raggiungerlo, perché noto che tanti ragazzi della mia età non ce l’hanno. Non hanno un faro da seguire e poi come va va; invece, secondo me bisogna trovare qualcosa che piace e lavorare anche se magari tante volte può essere difficile raggiungerlo. Io non mi butto mai giù, se una cosa la voglio ci lavoro finché la ottengo”.

Tommaso Toldo in pista

Giovedì 16 gennaio 2025 | 31 Il Quindicinale

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

I pellegrinaggi in Vallata Sul versante trevigiano, l’arco prealpino e le prime colline sono disseminati di chiese, oratori e cappelle. Molti sono meta della fede popolare

L’abbazia di Follina

A destra: la chiesa di Santa Lucia nei pressi di Zuel

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a parte settentrionale della valle ha i pendii a solatio con prati, abitati e boschi. Lungo la Strada Maestra, l’antica via che rialzata dal fondovalle attraversa il territorio, o poco distante da essa, sono nati luoghi di culto nel corso degli ultimi mille anni.

A Miane, in località Visnà, si trova la chiesetta di San Vito, che è rappresentato all’interno in una tela insieme a San Rocco e San Sebastiano. I tre santi venivano invocati durante le epidemie dalla popolazione che qui si raccoglieva in preghiera.

Nei boschi di Miane si trova il santuario della Madonna del Carmine, costruito nel primo Ottocento in sostituzione di uno più antico. Probabilmente la chiesa originaria venne costruita a seguito della peste del 1570 o del 1630, che funestarono tutta l’Europa, divenendo poi anche un romitaggio.

Esistono diverse leggende riguardo la sua fondazione, riconducibili ad una statua portata alla vicina grotta del Landrel da un pellegrino di ritorno dalla Terrasanta. La dedicazione rimanda alla devozione mariana legata alla protezione della popolazione e delle greggi di Miane. Ora alla grotta del Landrel si sale per ringraziare la Madonna dei nuovi nascituri, è sempre viva infatti la tradizione di Maria protettrice del miracolo della nascita, sia delle madri che dei figli.

Nel medioevo, a Follina, fu costruita l’abbazia di Santa Maria, un’i-

Il Quindicinale 32 | Giovedì 16 gennaio 2025

stituzione religiosa cistercense che si occupò anche della bonifica della Vallata. Al suo interno, è custodita una statua di Madonna con bambino di fattura altomedievale, cui sono riconosciuti effetti taumaturgici sulle persone. I pellegrini venivano qui, in processione, anche da fuori diocesi: Alpago e Belluno, oltre Livenza, Concordia, Padova e Treviso. Si chiedeva alla Madonna un equilibrio tra pioggia e sole, al fine di avere raccolti regolari. Nel Quattrocento si veniva da Serravalle, per prendere il pane benedetto, che proteggeva dai morsi dei cani rabbiosi. Il 23 dicembre 1822 venne portata in pellegrinaggio a nord di Follina, fino alla fonte Scolastica, che bagna il paese e che si era asciugata per la siccità. Pochi istanti dopo la benedizione, il miracolo del ritorno dell’acqua si manifestò e fu talmente tanta la commozione che a Follina si ripeté la rogazione per oltre un secolo.

Sui rilievi poco sopra l’abbazia, invasi dalla vegetazione, ci sono i resti dell’oratorio di San Tomio, un tempo meta di rogazioni da parte di genitori disperati. Qui si giungeva da tutta la

Vallata e si invocava l’aiuto del santo per far smettere i bambini di mangiar terra e sassi; era una pratica che col tempo si è compreso essere conseguenza della sofferenza della fame, ma che appariva inspiegabile o una maledizione. Il rito consisteva nel pregare e porre al centro dell’altare il bambino, con da una parte il sasso o la terra, dall’altra un pezzo di pane.

A Tovena, lungo la salita al passo San Boldo, si trova il capitello di Sant’Otilia, il cui cranio, secondo la leggenda, fu portato qui dall’Alsazia da un pellegrino di passaggio. Si narra che avesse proprietà taumaturgiche e che guarisse le persone ammalate con la sola vicinanza.

Sempre a Tovena, da Sant’Otilia una mulattiera conduce in pochi minuti alla chiesa di San Vigilio, al cui lato si trova uno xenodochio, ovvero un edificio per ospitare pellegrini e viandanti di passaggio. In passato, dalla chiesa di San Bartolomeo di Arfanta partivano i pellegrini in rogazione per giungere sin qui, considerando San Vigilio il fratello del loro patrono. I contadini compivano questo pellegrinaggio per chiedere la pioggia.

Il Santuario di San Francesco da Paola a Revine venne costruito verso la fine del Seicento ed è legato al santo calabrese che operava miracoli sugli animali. La sua devozione non pare casuale, gli animali erano la risorsa

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Il parroco va in pensione necessaria per la vita, sia per lavoro che come alimento, ma al santuario salivano i fedeli in pellegrinaggio anche durante le epidemie, per scongiurare la fine del contagio.

A settembre all’oratorio della Madonna della Neve, in località Lame sopra Revine, si ritrovano i radioamatori del territorio e poco distante si trova una campanella dedicata all’arcangelo Gabriele, che ne è il protettore. E’ una festa tra il sacro e il profano, che si svolge attorno al laghetto che si apre ai piedi dell’oratorio.

Se invece guardiamo ai versanti sud della Vallata, troviamo altri edifici meta di pellegrinaggio che sono posti sul culmine, lungo le vie di passaggio transcollinari.

SS. Eurosia e Irene è un piccolo oratorio a Zuel di Qua, lungo la strada che porta a Farrò. Fu edificato nel Settecento dai Brandolini ed è caratterizzato da insolite scelte edilizie, pur riconoscendone uno stile barocco.

Il 25 giugno si saliva in processione fino all’oratorio dai paesi vicini, perché Sant’Eurosia era la protettrice dei raccolti; le tempeste, infatti, erano l’incubo dei contadini, potendo distruggere in pochi minuti i sacrifici di un anno di lavoro.

Tra i vigneti nei pressi di un trivio, si alza la belle chiesa di Santa Lucia, edificata in età medievale ma rimaneggiata nel corso dei secoli. All’interno si trova un dipinto di Sant’Agata che era meta di pellegrinaggio, preghiera e devozione in quanto protettrice dalle malattie al seno, ma anche dagli incendi. Michele Zanchetta

Don Dassie ha guidato le parrocchie di Miane, Campea e Premaor per ben 17 anni MIANE. È arrivato il momento della pensione per don Maurizio Dassie, 75 anni. Il sacerdote sul finire del 2024 ha dato le dimissioni al vescovo Corrado Pizziolo dai suoi incarichi di parroco di Miane, di Campea e di Premaor, dove era arrivato nel novembre 2007. A questi si era aggiunto dal dicembre 2009 l’incarico di moderatore dell’unità pastorale dell’Abbazia che comprende le parrocchie dei comuni di Follina, Miane e Cison di Valmarino e dal marzo 2018 il ruolo di amministratore parrocchiale di Farrò e Combai. Dal 12 gennaio gli subentra in tutte queste parrocchie non un parroco, ma un amministratore parrocchiale: si tratta di don Andrea Dal Cin, 50

anni, vicario episcopale per il coordinamento delle attività pastorali.

Don Maurizio è stato ordinato sacerdote a 50 anni, nel 1999. In questa sua esperienza di parroco a Miane, Campea e Premaor si è a lungo battuto contro i disboscamenti per far spazio ai vigneti e contro la monocoltura del prosecco, auspicando un maggior rispetto dell’ambiente e di chi questo territorio lo vive.

Note, poi, le sue posizioni sulla politica italiana e locale: nel 2022 scrisse anche al presidente del consiglio Mario Draghi.

Alla sua forza di volontà si deve la grande raccolta fondi indetta alcuni anni fa che ha permesso di restaurare il santuario della Madonna del Carmine. Don Dassie continuerà a risiedere in canonica a Combai, assumendo ora l’incarico di assistente religioso nelle case di riposo “Botteselle” di Col San Martino e “Bon Bozzolla” di Soligo. Inoltre sarà disponibile per eventuali servizi ministeriali che gli potranno essere richiesti nella forania della Vallata e, in particolare, nell’unità pastorale dell’Abbazia. C.B.

Don Maurizio Dassie è in pensione

Giovedì 16 gennaio 2025 | 33 Il Quindicinale

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Il tempietto della Madonna delle Grazie

Il tempietto della Madonna delle Grazie a Soligo A destra in alto: un particolare degli affreschi all’interno

L’edificio a Soligo è legato a una devozione fortemente radicata nel territorio: fu finanziato “dal basso” per fermare l’epidemia di colera PIEVE DI SOLIGO. Il tempietto della Madonna delle Grazie di Soligo svetta con le sue linee gotiche slanciate sulla rotonda della strada che collega Pieve a Farra: proprio per le sue peculiari forme a prima vista può apparire fuori contesto in quel luogo, ma si tratta di una delle architetture “neomedieva-

li” che furono edificate tra Ottocento e Novecento nella vallata per mantenere in vita culti secolari e rinsaldare la memoria storica locale.

Non è diventato celebre come il sacello di San Martino a Farra e il tempio di Collagù, architetture antichizzanti immerse nei vigneti e quindi perfetti simboli della devozione che anima le colline del Prosecco fin dal Medioevo. Ma l'essere posto alle pendici delle colline, lungo una via di comunicazione fondamentale per la circolazione interna, l’ha reso forse uno dei sacelli votivi più frequentati in zona. Tutto ruota attorno a un'immagine sacra che ancora oggi il tempietto custodisce: un affresco settecentesco della “Madre delle Divine Grazie” del pittore solighese Giambattista Bellucci, originariamente inserito in un capitello che testimoniava un culto mariano molto radicato tra i locali e non solo. Al cospetto di quel capitello, tramanda la memoria storica, contadini e viandanti veneravano l'immagine sacra, il parroco intonava preghiere pubbliche e venivano lasciati ex voto e copiose elemosine “per grazia ricevuta”.

Nel 1855 si rese necessario rifare la strada per Farra e di conseguenza il comune si vide costretto a demolire il capitello, o meglio spostarlo di qualche metro mantenendo integra la preziosa immagine sacra: un progetto elaborato da Antonio Bianchi, artista di Follina, che oltre a spostare l’architettura la monumentalizzava nelle forme di gusto neogotico ancora oggi visibili. Un progetto forse un po' troppo ambizioso per un paese che stava attraversando un perio-

do di stenti. Solo che l’estate del 1855 fu anche quella della terribile epidemia di colera che funestò i paesi della vallata, da qui la questua, voluta dal parroco locale, per finanziare l'edificazione del nuovo tempietto e chiedere protezione della Vergine. Parteciparono anche i conti Brandolini all’impresa, non solo con un’offerta ma anche cedendo una parte di terreno: l’edificio è infatti a tutt’oggi inserito nel muro perimetrale di Villa Soligo, un tempo dimora estiva della famiglia, e addossato alla chiesetta privata della stessa.

La raccolta di offerte fu un successo, tanto che sull’onda dell’entusiasmo popolare il nuovo “capitello” fu dotato di un altare diventando di fatto una nuova chiesetta che fu solennemente dedicata alla Madonna il 5 luglio 1857.

Spariti i monopattini da Pieve Stefano Soldan

Il primo effetto delle nuove disposizioni PIEVE DI SOLIGO. In vigore dal 14 dicembre il nuovo codice della strada: come primo effetto a Pieve sono praticamente spariti dalla circolazione i monopattini elettrici, uno dei mezzi di trasporto più soggetto a nuove regole. La stretta sui controlli preannunciata dalla polizia locale per far rispettare le nuove regole ai guidatori dei monopattini elettrici, con

Il Quindicinale 34 | Giovedì 16 gennaio 2025

tanto di vademecum delle nuove disposizioni pubblicato con largo anticipato sul sito internet del comune, pare aver preoccupato o sensibilizzato gli utilizzatori di questo mezzo di trasporto. Le principali novità introdotte sono il contrassegno identificativo per tutti i monopattini, l’assicurazione obbligatoria per la rca, il casco obbligatorio per tutti i conducenti di monopattini (prima valeva solo per i minorenni) e il divieto di uscire dai centri urbani guidando il monopattino elettrico. «I controlli sulle strade pievigi-

ne sono in essere e già abbiamo riscontrato degli effetti positivi – ha affermato il sindaco Stefano Soldan, all’indomani del 14 dicembre -. Probabilmente c’erano tante persone che utilizzavano in modo improprio il monopattino elettrico e in questo momento stanno cercando di mettersi in regola». I controlli della polizia locale andranno avanti. «Ovviamente – precisa il sindaco – questa fermezza sul rispetto delle nuove regole del codice della strada non vale solo per i monopattini elettrici, ma per tutti i veicoli». C.B.

QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA Turismo: 2024 spumeggiante

Colline Unesco. Il 2024 si chiude con risultati record per le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, patrimonio Unesco dal 2019. I dati provvisori evidenziano un incremento del 26,4% negli arrivi rispetto al 2019 e un +8,6% rispetto al 2023, con il turismo internazionale che rappresenta il 60% del totale. La soddisfazione della presidente del sito Marina Montedoro (in foto sopra): «Questi numeri testimoniano l’attrattiva delle nostre colline e l’efficacia delle strategie di valorizzazione.

Guardiamo con entusiasmo al futuro, tutelando questo patrimonio unico».

Posata la prima pietra Partiti i lavori per il nuovo spazio aggregativo per la comunità

REFRONTOLO. Sono iniziati i lavori di costruzione dell’hub di comunità – spazio aggregativo e multi-servizio – di Refrontolo. L’avvio è stato simbolicamente sancito dalla cerimonia di posa della prima pietra alla presenza del sindaco Mauro Canal, della giunta e dei consiglieri comunali. E ora il via vai dei mezzi dell’impresa Vanin di Valdobbiadene, vincitrice della gara d’appalto, è continuo. In adiacenza ai magazzini comunali sorgerà la nuova struttura, che amplierà gli esistenti spazi. L’opera da 1, 6 milioni di euro dovrà concludersi in 375 giorni scattati il 15 novembre, data formale di avvio dei lavori.

«Svariati gli indirizzi d’uso del nuovo complesso: spazi per riunioni ed eventi, aree indirizzate all’utilizzo da parte di associazioni e operatori economici, luogo di aggregazione anche per gli anziani, struttura che ospiterà un info-point turistico e dei nuovi ambulatori per i medici di base» fa memoria il sindaco

Canal, che sottolinea come questa sarà l’opera più importante di questo mandato amministrativo. Una struttura che prenderà vita grazie ai fondi Pnrr intercettati dal comune di Refrontolo partecipando al bando “Borghi storici” che ha portato nelle casse comunali circa 1,3 milioni di euro. Il resto della spesa è coperto da un mutuo e dai dividendi di Asco Piave.

I medici di famiglia, ora ospitati negli ambulatori al piano terra del municipio, al termine dei lavori, che dovranno essere ultimati entro il 2026, traslocheranno nell’hub di comunità, potendo contare su moderni e più ampi ambulatori. Claudia Borsoi

La prima pietra posata per l’hub di comunità

Giovedì 16 gennaio 2025 | 35 Il Quindicinale

freodaczionualse

INCONTINENZA E DISFUNZIONI DEL PAVIMENTO PELVICO, PROSTATITE...

FINALMENTE… LA RIVOLUZIONE

Una nuova tecnologia presso il Poliambulatorio Fabris Sis sistema super induttivo

U

n trattamento rivoluzionario non invasivo per incontinenza e per tutte le patologie legate al pavimento pelvico e non solo.

S.I.S. è una Tecnologia che sfrutta i campi magnetici ad alta intensità , fornendo a coloro che soffrono di incontinenza urinaria, un’opzione terapeutica completamente non invasiva, che li può aiutare a ritrovare fiducia in sé stessi.

L’INCONTINENZA URINARIA colpisce 1 donna su 5 intorno ai 60 anni (fonte: Larepubblica.it – articolo di ottobre 2022) e solo il 25% decide di curarsi.

PROSTATA e …..Il 50% invece, degli uomini tra i 30 e 50 anni soffre almeno una volta di prostatite e di problemi di incontinenza (fonte: www.issalute.it – articolo del 26 novembre 2021). Tutti questi problemi (incontinenza, disfunzione erettile, eiaculazione precoce) sono anche collegati ad uno scarso controllo dei muscoli pelvici, che possono, come già detto, influenzare negativamente la vita personale e di coppia.

COME FUNZIONA: S.I.S. utilizza l’energia elettromagnetica focalizzata ad alta intensità (H.I.F.E.M.), per indurre contrazioni muscolari del pavimento pelvico, profonde e intense, massimali, ma mai fastidiose, aiutando pazienti con problemi di incontinenza, di prolasso e problemi sessuali.

PRINCIPALI BENEFICI: • Completamente non invasiva, Rispetto ad altri metodi, che prevedono inserimento di sonde, . Il paziente non si deve denudare, risolvendo anche le tematiche di imbarazzo, sia per l’uomo che per la donna.

• Trattamento piacevole, la sensazione durante il trattamento è considerata dai pazienti, molto piacevole e confortevole.

STUDI L’utilizzo di S.I.S. si è dimostrato molto più efficace rispetto ad una normale riabilitazione con stimolazione elettrica, per rinforzo dei muscoli del pavimento pelvico.

Uno studio comparativo ha dimostrato che il campo magnetico ad alta intensità oltre ad essere non invasivo e più confortevole, è molto più efficace rispetto alla normale riabilitazione con impulsi elettrici invasivi. In 6 sedute da 28 minuti, fatte 2 volte a settimana, si migliora del 49,93%, percentuale che sale ulteriormente al 64,42% dopo 3 mesi dall’ultimo trattamento (fonte: studio 2 pdf). Lo stesso studio certifica una riduzione dell’uso giornaliero di assorbenti del 43,80%, che aumenta al 53,68% dopo 3 mesi dall’ultimo trattamento.

Dopo il trattamento Il 40% dei pazienti, riferisce di essere in grado di eseguire una corretta contrazione dei muscoli pelvici. Il 28% è in grado di contrarre in modo selettivo i muscoli del pavimento pelvico. Il 20%, con sole 6 sedute, ha riferito una migliore tonicità muscolare. Il 12% ha notato un aumento del tempo tra le minzioni dei pazienti, il 100% ha riferito una migliore consapevolezza dei muscoli del pavimento pelvico.

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FOCUS SALUTE&BELLEZZA

Bei propositi per il nuovo anno Non prendetemi alla lettera. Ma prendete dalla letteratura. Lo dice anche la mia amica Perplexity - una che la sa lunga che bisogna cercare le sfumature della bellezza… fuori dalle liste (almeno penso abbia detto così: non ci ho capito granché)

B

ene. Non so se siate abituati a fare una lista di buoni propositi per l’anno nuovo. Il 2025 è appena iniziato e, nel caso ve ne foste scordati, siete ancora in tempo.

Io non sono solita fare liste. A volte tento quella della spesa: insalata, salsa yogurt, limoni e farina di riso. Cinque cose. Finisce sempre che riempio il carrellino con almeno trenta prodotti. Sono la tipica “consumatrice spendacciona”.

L’ideale per le catene dei supermercati.

Quando varco la porta a vetri dovrebbero srotolarmi un red carpet, o almeno un tappettino per gatti (tempo fa ho comprato anche quello, anche se non ho un gatto).

Sto prendendo tempo perché in realtà volevo scrivere qualcosa sui “bei” propositi dell’anno nuovo. Raccontare ai lettori com’è andata con la lista che non c’è.

Ma devo fare un passetto indietro.

Tornare all’anno vecchio, agli ultimi giorni festaioli, quando – ve ne sarete accorti – media e social (soprattutto i social) davano consigli a iosa su: a) come rimettersi in forma per le feste b) come rimettersi in forma dopo le feste c) cosa indossare per un pranzo in famiglia d) cosa evitare di indossare in una cena tra amici e) come assottigliare la vita, rassodare i glutei, tirar su le tette, sgonfiare il sottomento a bacinella, pompare gli zigomi, sgonfiare le borse sotto gli occhi f) come evitare lo sguardo Pompa di benzina di fronte al cognato stempiato g) come evitare di risputare sul piatto i pessimi tagliolini al gorgonzola e noci che l’amica cuoca è convinta siano un’opera d’arte gastronomica h) come recuperare con nonchalance da sotto il tavolo la decolletè col tacco 12 che vi siete tolte

appena sedute perché vi stava maciullando il piede i) come non sbadigliare di fronte al monologo della parente lontana di cui non ricordavate né nome né viso che vi sta raccontando un episodio della vostra infanzia che assomiglia troppo a quello di Anna dai capelli rossi l) come coprire la ruga glabellare (quella che sta sopra il naso, tra le sopracciglia come un punto esclamativo) in modo da mascherare l’espressione “Dove sono capitata?

Perché ho accettato questo invito?” m) come evitare di far scivolare il rossetto nel codice a barre - lo chiamano così, giuro! - che si è formato sopra il labbro mentre eravate impegnate a vivere n) come diventare più belle delle belle nell’arco di 24ore senza ricorrere al veterinario estetico o) come autoconvinverci di essere diventate più belle delle belle anche se siete le stesse di sempre forse un po’ peggiorate p) come fare in modo che la grandinata di consigli che vi piove addosso da muliparti non vi riempia di bozzi.

Ecco - sospiro! - di fronte agli articoli, ai tutorial, ai reel su bellezza e benessere che mi è capitato di incrociare negli ultimi giorni, nella mia mente si è materializzato - be’, insomma, insinuato- un dubbio: meglio che segua i consigli degli esperti (veri o ciarlatani che siano) o mi metta finalmente a rileggere i Fratelli Karamazov e tutti gli altri classici che ho perso di vista?

Sì, perché a un certo punto uno deve scegliere: il siero antirughe o Smerdjakov? la crema miracolante o madame Bovary? la dermovitamina o la Karenina? È davvero un quesito arduo. Così ho chiesto all’amica Perplexity come avrebbe risposto. Oh! Ci ha messo un secondo a darmi la sua opinione. Secondo me Perplexity di umano ha pochissimo (...forse, in parte, lo stile).

“La frenesia dei consigli su come apparire al meglio, come sentirsi al meglio, e come affrontare le inevitabili pressioni sociali - ha detto Perplexity - è un tema che ci accompagna sempre. La scelta tra il siero antirughe e i grandi classici della letteratura non è solo una questione di bellezza esteriore; è una questione di priorità. La bellezza, in fondo, non risiede solo nell’aspetto fisico, ma anche nella profondità delle esperienze e delle conoscenze che accumuliamo.

Rileggere Dostoevskij o Tolstoj non è solo un atto di nostalgia; è un modo per

nutrire la nostra anima e arricchire il nostro spirito. È un invito a riflettere su noi stessi e sul mondo che ci circonda, a cercare la bellezza nelle sfumature della vita piuttosto che nei filtri perfetti dei social media.

Potremmo scegliere di investire tempo nella lettura di opere che ci sfidano a pensare, a sentire e a vivere in modo più consapevole. Potremmo decidere di dedicare meno tempo a inseguire ideali irraggiungibili e più tempo a coltivare relazioni significative, a esplorare le nostre passioni e ad accettare le nostre imperfezioni.

Invece di compilare liste interminabili di obiettivi superficiali, potremmo scrivere una sola frase: “Voglio essere me stesso.” Questa semplice affermazione racchiude un potere immenso. Ci invita a liberarci dalle aspettative altrui e a trovare la nostra strada verso la bellezza interiore.

In conclusione, i bei propositi per il nuovo anno non devono essere una lista di doveri da adempiere, ma piuttosto una celebrazione della nostra umanità imperfetta. Scegliere la letteratura, la riflessione e l’autenticità è un modo per scegliere di essere se stessi.”

Mah! E se uno non ha nessun bel proposito per il nuovo anno? Cavolo!

Che libertà ha scelto!

E.D.R.

Mary, Freud e il “classico” dilemma

Giovedì 16 gennaio 2025 | 37 Il Quindicinale

FOCUS SALUTE&BELLEZZA

Lo stress può influire sulla salute visiva?

Gli esperti spiegano le conseguenze che può avere sugli occhi e come cercare di alleviarne i sintomi

mal di testa. Le pause visive possono aiutare a ridurre l’affaticamento visivo utilizzando la regola del 20-20-20, che consiste nel concentrarsi su qualcosa a 6 metri di distanza ogni 20 minuti per 20 secondi.

a fine delle feste e l’ingresso nel cuore dell’inverno per molte persone è uno dei momenti più stressanti dell’anno. Il cambio improvviso di ritmo dopo un periodo di riposo può facilmente generare stress; infatti, secondo gli esperti, i casi di ansia e stress si triplicano in coincidenza con il ritorno al lavoro dopo una pausa. Quasi la metà degli italiani che lavorano ammette di soffrire quotidianamente di stress da lavoro e sette su dieci afferma di esserne affetto almeno una volta alla settimana.

In generale, lo stress, soprattutto se continuo, può avere effetti nocivi importanti sulla salute, causando aumento della pressione sanguigna, dell’ansia, problemi digestivi, insonnia o addirittura influendo negativamente sul sistema immunitario. Lo stress prolungato può anche influenzare la salute degli occhi in diversi modi: causare affaticamento oculare e secchezza, dare visione offuscata, contrazioni oculari e persino infiammazioni.

Ecco le conseguenze che può avere lo stress sugli occhi e come cercare di alleviarne i sintomi.

Lo stress, soprattutto quello cronico, può provocare una serie di risposte fisiche, tra cui tensione muscolare, cambiamenti ormonali e una riduzione della capacità degli occhi di rilassarsi e mettere a fuoco correttamente. La tensione dei muscoli che controllano la messa a fuoco provoca una visione sfocata o tremolante, che può migliorare o peggiorare a seconda dei livelli di stress del momento. Inserire nella propria routine alcune tecniche di gestione dello stress come la meditazione, la respirazione profonda o lo yoga può aiutare a ridurre l’affaticamento degli occhi e l’offuscamento della vista.

L

Stanchezza oculare o affaticamento degli occhi L’affaticamento degli occhi è una condizione comune che si verifica quando gli occhi sono sovraffaticati da attività che richiedono un uso prolungato della visione da vicino o un’intensa concentrazione visiva. Questo fenomeno è accentuato da fattori emotivi o psicologici come lo stress. Alcune delle cause più comuni dell’affaticamento visivo sono: l’uso prolungato di schermi, la luminosità eccessiva o insufficiente, la lettura intensa senza pause o l’illuminazione inadeguata. I sintomi possono includere dolore agli occhi, visione offuscata, secchezza oculare e

Visione offuscata o fluttuante

Secchezza oculare Lo stress cronico può alterare il funzionamento delle ghiandole lacrimali, riducendo la quantità di lacrime prodotte. Questo porta alla secchezza oculare, che può causare irritazione, arrossamento e una sensazione di sabbia negli occhi. Inoltre, lo stress può contribuire a far ridurre il numero di volte che si sbattono le palpebre, aumentando così la secchezza oculare. L’uso di lacrime artificiali è uno dei modi principali per alleviare i sintomi della secchezza oculare.

Contrazione degli occhi (blefarospasmo) Uno dei sintomi più comuni causati dallo stress è lo sviluppo del blefarospasmo, ovvero una serie di contrazioni involontarie del muscolo che controlla la palpebra. Si tratta di movimenti ripetitivi e incontrollati che di solito interessano la palpebra superiore, anche se possono verificarsi anche nella palpebra inferiore. Queste contrazioni possono durare da pochi secondi a giorni o settimane e, sebbene innocue, sono spesso fastidiose. Riposare ore sufficienti e provare a seguire un pro-

gramma di sonno regolare può aiutare a ridurre le contrazioni oculari.

Sensibilità alla luce Lo stress influisce sul sistema nervoso centrale che, essendo costantemente sotto pressione, può alterare la risposta del cervello e degli occhi agli stimoli luminosi. La sensibilità alla luce, nota anche come fotofobia, può rendere gli occhi più irritati o stanchi se esposti a luci intense. Indossare occhiali protettivi contro i raggi UV può aiutare a ridurre il disagio in ambienti molto illuminati, mentre regolare l’illuminazione, evitare le luci fluorescenti o molto luminose in casa e optare per la luce naturale può contribuire ad alleviare i sintomi.

Problemi che derivano da tensioni fisiche Lo stress può provocare tensione nei muscoli del collo, della schiena e del viso, spesso causando mal di testa da tensione. Questi dolori possono irradiarsi agli occhi, causando disagio e una sensazione di pressione nell’occhio. Inoltre, anche altre tensioni associate allo stress, come il bruxismo mandibolare, possono influire sugli occhi, creando ulteriore tensione intorno all’orbita. Un regolare esercizio fisico può alleviare questi sintomi e aiutare a rilassare la tensione muscolare causata dallo stress.

Giovedì 16 gennaio 2025 | 39 Il Quindicinale

FOCUS SALUTE&BELLEZZA

Il look dell’anno

Tutti i segreti per le acconciature più trendy del 2025 Bouncy Bob e Mixie Cut Il Bouncy Bob, ispirato agli anni ‘90, continua a conquistare il pubblico.

Questo caschetto arioso è perfetto per chi cerca volume e movimento. Con punte leggermente arricciate e una forma che incornicia il viso, il Bouncy Bob è ideale per chi desidera un look fresco e giovanile. Al tempo stesso, il Mixie Cut, un ibrido tra il Mullet e il Pixie Cut, sta guadagnando popolarità per il suo aspetto grintoso e fresco. Questo stile audace offre la possibilità di giocare con lunghezze diverse, rendendolo ideale per chi ama sperimentare.

Scalature e lunghezze

Zendaya con un Bouncy Bob

I

l 2025 si preannuncia come un anno di grande rinnovamento nel panorama della moda capelli, con tendenze che abbracciano stili audaci e colori vibranti. Le scelte di taglio e colore si orientano verso un’estetica che celebra l’individualità, mescolando influenze vintage con tocchi moderni. In questo articolo, esploreremo le principali tendenze per i capelli nel 2025, analizzando tagli, colori e acconciature che definiranno il look dell’anno.

Tagli di capelli A destra: Dakota Johnson con una frangia a tendina

Italian Bob Tra i tagli più in voga, l’Italian Bob emerge come il must-have del 2025.

Questo caschetto corto, che sfiora le spalle, è caratterizzato da punte morbide e una linea pulita, rappresentando un ritorno agli anni ‘60 con un tocco contemporaneo. La sua versatilità lo rende adatto a diverse forme del viso e stili di vita, permettendo a chiunque di adattarlo alle proprie esigenze. Questo taglio può essere facilmente personalizzato con diverse texture e finiture, rendendolo perfetto per ogni occasione.

Il Quindicinale 40 | Giovedì 16 gennaio 2025

I tagli lunghi rimangono scalati, con stili come il Butterfly Cut che conferiscono movimento e leggerezza alle chiome voluminose. Questo tipo di taglio è perfetto per chi desidera mantenere la lunghezza senza rinunciare alla freschezza e alla modernità.

Le scalature ben definite aggiungono profondità ai capelli lunghi, rendendo ogni look unico.

Colori di capelli

Le tendenze colore per il 2025 si concentrano su tonalità calde e profonde.

Il Mocha Mousse, un marrone morbido e avvolgente, è stato scelto come colore Pantone dell’anno, mentre i biondi tendono a scurirsi verso tonalità dorate e albicocca. Il nero liquirizia si afferma come una scelta audace per chi ama i colori scuri, mentre sfumature di rosso, dal ciliegia al bordeaux, continuano a essere molto richieste.

Acconciature

Le acconciature del 2025 riflettono un approccio minimalista. Le righe centrali rimangono un elemento chiave, contribuendo a dare struttura ai tagli. Le acconciature semplici, come chignon bassi o code alte con effetto bagnato, saranno tra le scelte più popolari per un look elegante ma facile da mantenere.

Questi stili non solo sono pratici ma

anche estremamente sofisticati.

La frangia a tendina continua a essere una delle opzioni preferite nel 2025.

Questo stile versatile si adatta bene sia ai capelli lunghi che a quelli corti, aggiungendo un tocco di freschezza e modernità al look complessivo. Le frange più morbide sono preferite rispetto a quelle più nette, contribuendo a un aspetto più naturale e fluido.

Inoltre, la frangia può essere facilmente integrata in vari stili di capelli, rendendola una scelta ideale per ogni occasione.

Accessori per capelli

Un’altra tendenza emergente nel 2025 è l’uso creativo degli accessori per capelli. Fermagli decorativi, cerchietti eleganti e fasce colorate stanno tornando alla ribalta come elementi essenziali per completare qualsiasi look.

Gli accessori non solo aggiungono un tocco di stile ma possono anche trasformare rapidamente un’acconciatura semplice in qualcosa di straordinario.

In sintesi, le tendenze capelli per il 2025 enfatizzano la personalizzazione attraverso tagli eleganti e colori caldi.

Che si tratti di un Italian Bob sofisticato o di un Mixie Cut audace, l’importante è esprimere la propria individualità attraverso scelte stilistiche che riflettono la propria personalità.

freodaczionualse

LA FARMACIA PANCOTTO SI RINNOVA: UNA NUOVA SEDE E NUOVI SERVIZI

L

Apertura lunedì 27 Gennaio.

Inaugurazione Sabato 1 Febbraio.

a Farmacia Pancotto si appresta a compiere un salto di qualità. Le titolari, le Dott.sse Chiara e Luisa Pancotto, annunciano il trasferimento dell'attività in una nuova e più spaziosa sede in viale Petrarca 39, presso le Ex case Borca.

Fondata nel 1907 dal bisnonno Vincenzo a Godega e trasferitasi negli anni '30 a Vittorio Veneto, la farmacia ha attraversato quattro generazioni di professionisti. Oggi, le sorelle Pancotto, laureate rispettivamente in Chimica e Tecnologia Farmaceutica e in Farmacia all'Università di Padova, guidano l'attività con una visione innovativa.

"La decisione di trasferirci nasce dalla volontà di essere più accessibili e di ampliare significativamente i nostri servizi," spiegano le titolari.

La nuova farmacia non sarà solo più grande, ma rappresenterà un vero e proprio salto di qualità nell'offerta di servizi per la salute. Oltre a una maggiore area espositiva, e un ampio parcheggio, la novità sarà una zona interamente dedicata ai servizi sanitari. "Affiancheremo ai servizi già esistenti nuove prestazioni come il servizio di infermiera in farmacia per punture, medicazioni e lavaggi orecchie, ECG e Holter pressorio e cardiaco," annunciano le Dott. sse Pancotto. "Introdurremo anche consulenze specializzate, come quella con un'infermiera esperta in patologie diabetiche".

SERENA WINES 1881 Viale Petrarca 39

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VITTORIO VENETO Tel. 0438 53365 WhatsApp 348 3554107 farmacia.pancottoc@gmail.com www.farmaciapancotto.it

La farmacia continuerà a offrire i servizi già apprezzati dalla clientela, come autoanalisi del sangue, misurazione della pressione, test per le intolleranze alimentari e diete personalizzate. Inoltre, si arricchirà di consulenze con professionisti esterni quali nutrizionisti, preparatori sportivi e ostetriche."Con la primavera, riprenderemo i corsi di informazione" aggiungono le titolari. "Sfrutteremo anche il comodo e piacevole giardino esterno per alcune attività".

Il team della Farmacia Pancotto, che include la storica collaboratrice Sig.ra Marin Italina e le Dott.sse Zamperlini Francesca e Dassie Anna, si distingue per competenza e affiatamento. "Negli anni, attraverso master e corsi, abbiamo affinato le nostre competenze per valutare al meglio la qualità dei prodotti e fornire consigli mirati," sottolineano le Dott.sse Pancotto.

La farmacia mantiene un forte interesse per i reparti di dermocosmesi, prodotti fitoterapici e naturali, articoli per sportivi e veterinaria, settori in cui il team ha acquisito competenze specifiche.

"La nostra missione rimane quella di essere vicini alle persone, aiutandole e supportandole nella gestione della loro salute con consigli e servizi personalizzati per la cura e la prevenzione," concludono le titolari. "Il trasferimento nella nuova sede ci permetterà di realizzare questa visione in modo ancora più completo ed efficace".

FOCUS SALUTE&BELLEZZA

Tra le colline per migliorare la qualità della vita

Giovanni Carraro

Giovanni Carraro è nato a

Giovanni Carraro

Pieve di Cadore il 4 marzo 1966. Grande appassionato di montagna, ha iniziato fin da giovanissimo ad esplorare buona parte

sue esperienze raccolte in tanti anni di escursioni, scrivendo il suo primo libro “Riscoprire le Prealpi Trevigiane” nel 2011 a cui sono seguiti “I sentieri nascosti delle Prealpi Trevigiane” nel 2013, “Visentin selvaggio” nel 2015, “Prealpi Flash” e “La stecca prealpina” nel 2020. Collabora con l’emittente

televisiva Telebelluno ed è giornalista esterno del Gazzettino. Vive a Susegana (TV) dove è amministratore di un’attività commerciale. È giornalista pubblicista (Ordine dei Giornalisti del Veneto n.162555 del 4.07.16), pilota di

Un decalogo da seguire per coniugare salute, benessere e relax.

Tra il verde

droni, socio CAI dal 1989, Sommelier AIS dal 2010, Accompagnatore Escursionistico Nazionale F.I.E. dal 2015, socio sostenitore Fondazione Dolomiti UNESCO e Associazione per il

Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene UNESCO. È vincitore del Premio Auronzo 2020 ed

L

è stato insignito del Paul Harris Fellow dalla Fondazione Rotary nel 2022.

e nostre colline offrono un ambiente unico per il benessere e la salute, grazie ai loro paesaggi mozzafiato e ai numerosi sentieri che si snodano tra vigneti e boschi. Questo territorio è ideale per lunghe passeggiate all’aria aperta, che non solo favoriscono l’attività fisica ma anche il contatto con la natura, essenziale per il benessere psicofisico.

I benefici delle passeggiate collinari Camminare tra le colline non è solo un’attività fisica; è un’esperienza che promuove il relax e la salute mentale.

I sentieri offrono l’opportunità di: Rilassarsi. La bellezza naturale e la tranquillità del paesaggio aiutano a ridurre lo stress.

Socializzare. Le passeggiate possono essere un’attività di gruppo, favorendo nuove amicizie e interazioni sociali.

Scoprire. Ogni percorso è un’occasione per esplorare borghi storici, chiese

di Conegliano e Valdobbiadene 40 itinerari a piedi, 405 km di sentieri

Una guida che offre passeggiate adatte a tutti, dalle semplici camminate di pianura tra borghi e città d’arte, agli itinerari più impegnativi e avventurosi sulla dorsale collinare.

medievali e panorami indimenticabili.

Decalogo per restare in forma all’aria aperta40 itinerari a piedi km di sentieri Inizia405 gradualmente.

Se sei nuovo Download tracce GPS all’escursionismo, inizia con percorsi www.collineconeglianovaldobbiadene.it brevi e aumenta gradualmente la difficoltà.

ScegliCartografia il percorso hiusto. Opta per sentieri segnalati e adatti al tuo livello di preparazione fisica.

Idratazione. Porta sempre con te acqua sufficiente per rimanere idratato durante le passeggiate.

Abbigliamento appropriato. Indossa scarpe da trekking comode e abbigliamento adatto alle condizioni meteorologiche.

Fai pause regolari. Non dimenticare di fermarti per riposare e goderti il panorama.

Includi esercizi di stretching. Prima e dopo le passeggiate, esegui esercizi di stretching per prevenire infortuni.

Esplora nuovi sentieri. Varietà nei percorsi mantiene alta la motivazione e stimola il corpo in modi diversi.

Pratica la respirazione profonda.

Approfitta della tranquillità della natura per praticare tecniche di respirazione che favoriscono il relax.

Crea una routine. Fissa un programma regolare di passeggiate settimanali per mantenere alta la tua motivazione. w w w. b a s t i a n i . i t

Alla scoperta delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene

deciso di far conoscere al pubblico le

Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene rappresentano un indiscutibile patrimonio di cultura e di bellezze paesaggistiche dove trovano spazio proposte di escursioni a piedi, alcune del tutto inedite.

Il Cammino delle Colline del Prosecco nell’area Patrimonio dell’Umanità

Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene rappresentano un

indiscutibile patrimonio di cultura e di bellezze paesaggistiche dove trovano spazio proposte di escursioni a piedi,

alcune del tutto inedite, inserite nel territorio di 29 comuni della Core Zone

UNESCO, della Buffer Zone e della Commitment Zone.

Una guida che offre passeggiate adatte a

tutti, dalle semplici camminate di pianura tra borghi e città d’arte, agli itinerari più impegnativi e avventurosi sui rilievi maggiori della dorsale collinare.

405 km di sentieri costituiti da 40 percorsi base e 29 varianti, comprendenti il Cammino delle Colline del Prosecco da compiere in quattro tappe giornaliere tra Vidor e Vittorio Veneto.

Una veduta delle colline della Pedemontana I tracciati GPS sono scaricabili nel sito www.collineconeglianovaldobbiadene.it. e la copertina del libro di Giovanni Carraro I singoli itinerari sono minuziosamente descritti e corredati da mappe Tabacco, altimetria, grado di difficoltà, distanza, georeferenziazione, foto di dettaglio e approfondimenti storici e culturali.

e 16,00

delle vette Dolomitiche e dell’area Prealpina Trevigiana - Bellunese. Ha

Alla scoperta delle Colline del Prosecco

Condividi l’esperienza. Invita amici o familiari a unirsi a te; camminare in compagnia rende l’attività più piacevole.

Le nostre colline sono un vero e proprio rifugio per chi cerca salute e benessere attraverso l’attività fisica all’aperto. Vorresti approfittare di questo toccasana ma non sai da che parte cominciare? Il libro “Alla scoperta delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene” di Giovanni Carraro (De Bastiani Editore) ha mappato 40 itinerari a piedi sui colli delle nostre zone, che trovi anche al sito dedicato www.collineconeglianovaldobbiadene.it. Inoltre su ogni numero del Quindicinale trovi uno dei cammini proposti nel libro (vedi a pagina 48 di questo numero). Che aspetti quindi? Buona camminata (e relax!).

Giovedì 16 gennaio 2025 | 43 Il Quindicinale

FOCUS SALUTE&BELLEZZA

Invecchiamento attivo

Sonia Brescacin

Le nuove prospettive per gli anziani in Veneto L’invecchiamento attivo rappresenta oggi un paradigma fondamentale per ripensare il ruolo degli anziani nella società contemporanea.

Superando la visione che vedeva la terza età come una fase passiva tra dipendenza e marginalità bisogna puntare all’invecchiamento attivo e all’inclusione sociale.

In Veneto, questo approccio assume un significato importante. I dati demografici sono eloquenti: nel 2023, su una popolazione di 4.838.253 abitanti, il 24% aveva più di 65 anni, con un indice di vecchiaia di 195,1 anziani ogni 100 giovani. Entro il 2050, l’aspettativa di vita si prevede

Il Quindicinale 44 | Giovedì 16 gennaio 2025

aumenterà a 85 anni per gli uomini e 90 per le donne.

Il concetto di invecchiamento attivo si sviluppa su quattro dimensioni fondamentali: - Salute e Autonomia, con l’obiettivo di mantenere l’indipendenza dell’anziano, prevenendo le fragilità e promuovendo stili di vita sani, al fine di migliorare la qualità di vita individuale, generando risparmi significativi per il sistema sanitario, riducendo gli accessi ai servizi di emergenza e i ricoveri ospedalieri.

- Partecipazione Attiva con il coinvolgimento degli anziani nella vita sociale, economica, culturale e spirituale.

L’intergenerazionalità è lo strumento chiave per sviluppare contesti solidali, arricchendo il patrimonio culturale delle famiglie aumentando le opportunità di partecipazione sociale.

- La Formazione Continua, con l’alfabetizzazione digitale, preparando i lavoratori più anziani ai cambiamenti, per favorire il completamento della vita lavorativa facilitando il trasferimento di competenze alle giovani generazioni.

- Intergenerazionalità attraverso una rete di sostegno costituita da amministrazioni locali, istituzioni scolastiche, settore sanitario e cooperative territoriali, con l’obiettivo di proteggere gli anziani in condizione di fragilità sociale o isolamento.

Questa visione innovativa apre alla Terza Età un periodo ricco di opportunità, una fase di libertà in cui riscoprire interessi, recuperare vecchie amicizie costruendone di nuove. Attenzione: questa condizione non è uniforme, perché esistono ancora disparità e difficoltà legate a condizioni di salute e svantaggi sociali.

Le politiche regionali del Veneto mirano a creare un sistema integrato che superi la frammentazione degli interventi, promuovendo una visione olistica dell’invecchiamento che consideri globalmente aspetti sanitari, sociali, economici e culturali: un cambiamento culturale radicale in cui gli anziani non sono un peso, bensì protagonisti della coesione e sviluppo sociale.

Sonia Brescacin Presidente Commissione Sanità e Sociale in Consiglio Regionale Veneto

FOCUS SALUTE&BELLEZZA

Come va? È la domanda che ci pongono spesso gli altri, ma che dovremmo invece porre a noi stessi

E

cco un quiz a risposta multipla per verificare il vostro stato di benessere psicofisico. Ogni risposta ha un punteggio associato che vi aiuterà a valutare il vostro stato generale.

A proposito di benessere psicofisico: 1. Come ti senti generalmente durante la giornata?

A) Sempre energico e positivo (4 punti) B) Spesso di buon umore (3 punti) C) A volte stanco e giù di morale (2 punti) D) Spesso affaticato e triste (1 punto) 2. Quanto spesso fai attività fisica?

A) Più di 5 volte alla settimana (4 punti) B) 3-4 volte alla settimana (3 punti) C) 1-2 volte alla settimana (2 punti) D) Raramente o mai (1 punto)

3. Come gestisci lo stress?

A) Ho tecniche efficaci e mi sento in controllo (4 punti) B) Cerco di gestirlo, ma a volte mi sfugge (3 punti) C) Mi sento sopraffatto e non so come affrontarlo (2 punti) D) Non riesco a gestirlo e mi provoca ansia (1 punto) 4. Quanto bene dormi la notte?

A) Dormo profondamente e mi sveglio riposato (4 punti) B) Dormo abbastanza bene, qualche risveglio occasionale (3 punti) C) Ho difficoltà ad addormentarmi o mi sveglio spesso (2 punti) D) Ho problemi gravi di sonno e mi sento sempre stanco (1 punto) 5. Come valuti le tue relazioni sociali?

A) Ho molte relazioni positive e soddisfacenti (4 punti) B) Ho buone relazioni, ma potrei migliorare in alcune aree (3 punti) C) Ho poche relazioni e mi sento isolato a volte (2 punti)

D) Mi sento molto solo e ho difficoltà a connettermi con gli altri (1 punto)

Calcolo del punteggio Somma i punteggi delle tue risposte per ottenere il punteggio totale: 16-20 punti: Eccellente benessere psicofisico. Sei in ottima forma sia mentalmente che fisicamente.

Continua così!

11-15 punti: Buono stato di benessere. Ti prendi cura di te stesso, ma ci sono aree in cui puoi migliorare.

6-10 punti: Stato di benessere da monitorare. Potresti avere bisogno di apportare alcune modifiche al tuo stile di vita per migliorare il tuo benessere.

0-5 punti: Basso benessere psicofisico. È consigliabile cercare supporto professionale per affrontare le difficoltà che stai vivendo.

Questo quiz è un semplice strumento di autovalutazione e non sostituisce una diagnosi professionale. Se hai preoccupazioni sul tuo benessere psicologico, considera di contattare un professionista della salute.

Giovedì 16 gennaio 2025 | 45 Il Quindicinale

RUBRICHE PROBLEMI MIGRANTI E… IL SANTO PADRE

I Problemi Sociali a cura di Michele Cais

n Italia per ogni giovane straniero che arriva, molti giovani italiani emigrano, il che evidenzia una significativa perdita di capitale umano. Ma quanti sono gli stranieri che entrano in Italia? Il Santo Padre Papa Francesco, facendo riferimento a quanti “entrano” abusivamente in Italia, così disse: “Al migrante Dio lo ama. Si prende cura, lo guida. Non possiamo chiudere la porta al migrante. Il migrante va accolto, accompagnato, promosso e integrato. Nelle sue mani farà crescere tutto”.

E il Santo Padre Benedetto XVI in data 20 aprile 2010, nell’OSSERVATORE ROMANO così si esprimeva: “Dio ama tutti e la Chiesa non rifiuta nessuno”.

Per ogni giovane straniero che arriva in Italia, nove italiani emigrano verso i principali Paesi esteri. Questo dato è frutto di un’analisi sui flussi migratori tra l’Italia e nove nazioni avanzate. Ma è per questo che mal sopportiamo l’immigrazione e chiudiamo le porte? Noi registriamo una significativa perdita di capitale

umano. Tra il 2011 e il 2013, oltre 280mila giovani italiani (tra i 18 e i 34 anni) hanno lasciato le regioni settentrionali, mentre quasi un milione di giovani è arrivato. Tuttavia solo 30mila di questi provengono da Paesi avanzati mentre il resto proviene principalmente da nazioni extra-UE. Questo squilibrio è ancora più evidente considerando che solo 22mila giovani sono arrivati dai Paesi più avanzati dell’UE, con l’aggiunta di 8mila dal Regno Unito, Usa e Svizzera.

natalizio della tradizione veneta chiamato “el nadalin”. Molti anni dopo il pandoro entra nei dizionari: lo registra Alfredo Panzini nella quinta edizione del suo Dizionario moderno (1927): «“Pandòro”: dolce di lievito, ricchissimo di burro (Verona). Dal colore aurato dovuto al rosso d’uovo».

lasciate riposare al tiepido per 1 ora (il volume dovrà raddoppiare); poi mettetela in frigo per 12-15 ore. Lavorate infine la pasta su un piano infarinato e stendetela con un matterello, in un quadrato. Disponete sulla zona centrale del quadrato 140 g di burro a cubetti, poi ripiegate i quattro angoli verso il centro, chiudendo bene in modo che il burro non fuoriesca. Piegate il quadrato a metà, giratelo con il lato corto verso di voi e stendetelo nuovamente; piegatelo in tre e fatelo riposare in frigo per 20 minuti. Stendete l’impasto e ripiegatelo su se stesso per altre 3 volte lasciandolo riposare in frigo ogni volta per 15 minuti.

Stendete di nuovo l’impasto dandogli una forma quadrata e ripiegate gli angoli verso l’interno, come la prima volta. Capovolgetelo e dategli una forma tondeggiante.

Imburrate bene uno stampo da pandoro (750 ml) e adagiatevi l’impasto, tenendo la parte con la pasta rimboccata verso il fondo. Sciogliete 20 g di burro, spennellate la pasta e lasciate riposare, coperto con la pellicola, per circa 4 ore in un luogo tiepido, finché la pasta non avrà colmato lo stampo.

Cuocete il pandoro nel forno ventilato preriscaldato a 160 °C per 15 minuti; riducete quindi a 130 °C (sempre ventilato), coprite la superficie con un foglio di alluminio e cuocete per altri 40-45 minuti. Fate la prova dello stecchino: se esce asciutto, il pandoro è pronto. Fatelo raffreddare, sformatelo e completatelo con lo zucchero a velo.

IL “PAN DE ORO”

L il Cuore Veneto a cura di Alberta Bellussi

a storia del pandoro risale a diversi secoli fa ed è spesso avvolta da leggende e tradizioni popolari. Le origini del pandoro sono, senza dubbio, legate alla città di Verona e il dolce, nel tempo, si è legato al Natale.

Sembra che il pandoro nasca nel Medioevo, durante il periodo della Repubblica di Venezia, e che il dolce fosse già preparato in modo simile a come lo conosciamo oggi. La forma a stella del pandoro si ispira, infatti, alla Torre dei Lamberti di Verona, e proprio questo è uno degli elementi che rafforzano il legame con questa città.

Ma da dove deriva il termine pandoro? Da “pan de oro”, che fa riferimento all’originaria pratica di decorare il dolce con foglie d’oro commestibile; pratica, questa, che risale al Rinascimento e sottolinea il prestigio e la raffinatezza del dolce, che veniva spesso preparato per occasioni speciali. Durante i secoli, la ricetta del pandoro è stata raffinata e adattata, ma il suo status di dolce natalizio è rimasto intatto. Ma il vero pandoro fu inventato, nel 1884, da Domenico Melegatti che depositò il brevetto per la sua ricetta del pandoro presso la Camera di Commercio di Verona, stabilendo così la sua rivendicazione come creatore di questo famoso dolce natalizio.

Insieme alla ricetta, registrò anche lo stampo, appositamente disegnato da un artista cittadino, e usa, per la prima volta, il nome “pandoro”. Era la rielaborazione raffinata di un dolce

Il Quindicinale 46 | Giovedì 12 dicembre 2024

La ricetta è un po’ impegnativa prevede 2 ore circa di preparazione e 23 di lievitazione.

Ingredienti per 1 pandoro: 480 g farina setacciata più un po’, 170 g burro morbido a pezzetti più un po’, 125 g zucchero semolato fine, 60 g latte tiepido più 3 cucchiai, 20 g lievito di birra fresco, 3 uova – 1 tuorlo, 1 baccello di vaniglia, 1 cucchiaino scarso di sale, zucchero a velo.

Procedimento: sciogliete 15 g di lievito nel latte tiepido. Aggiungete 25 g di zucchero semolato, il tuorlo e mescolate. Aggiungete 50 g di farina e amalgamate con cura. Coprite con pellicola e lasciate riposare per 1 ora o finché il composto non raddoppia di volume.

Sciogliete il lievito rimasto in altri 3 cucchiai di latte tiepido e aggiungetelo al composto lievitato; unite lo zucchero rimasto e 1 uovo intero, quindi 200 g di farina e 30 g di burro a pezzetti, lavorando finché la consistenza non sarà omogenea; lasciate riposare per un’altra ora o finché non raddoppia di volume. Aggiungete quindi la farina rimasta, 2 uova, i semi della vaniglia e il sale; mescolate bene. Imburrate una ciotola, deponetevi la pasta, coprite e

RUBRICHE IL VUOTO DELLA POLITICA

“

La politica oggi? Un morto che cammina. Il peggio del peggio, dominata dalla guerra con la sua lingua diventata pervasiva, come dice il Papa. L’unico che ne aveva individuato in anticipo la minaccia, parlando di conflitto mondiale a pezzetti”. È per questo che Fausto Bertinotti, uomo delle istituzioni, e prima di partito e prima ancora del sindacato, che è stato alla fine anche presidente della Camera, con gli ex colleghi non ama più intrattenersi, né a parlare né per confrontarsi. Gli interlocutori di un ottantaquattrenne evergreen della politica “pensata” sono oramai da tempo altri. I duemila ragazzi delle medie e delle superiori di tutta Italia che lo scorso settembre si sono ritrovati a Ischia, al Festival internazionale della filosofia, dove Bertinotti è ritornato solo per loro, che sono “una prova al contrario di un pensiero comune, visto che tutto sono tranne che apatici, privi di interesse e di valori”. E che la politica non è

vero che non la fanno. Ma fortuna non come gli adulti chiedono dalle loro tribune. “Oggi la politica è l’espressione di una falsa coscienza, di una dimensione scissa, separata dalla struttura della società, dal potere organizzato e dalla vita quotidiana. È il danno della globalizzazione

capitalistica preannunciatasi come una cornucopia che avrebbe disseminato in tutto il mondo le sue ricchezze e che ha prodotto solo linee di faglia dentro le quali ci sta di tutto e di più, dai nazionalismi ai conflitti religiosi”.

Tutti dicono di volerla almeno cambiare, visto che a meno non se ne può fare. “È sicuramente una condizione di necessità che nasconde però le reali strutture di potere e di dominio. Un processo di riforma dovrebbe avvenire a partire dall’alto - attraverso la filosofia per indagare gli interrogativi di fondo sul destino dell’uomo - e dal basso reimmergendosi nella società reale”.

L’alternativa è continuare a galleggiare, smarrendo quel briciolo di interesse che ancora resiste per l’esistenza della società civile. Di sicuro il tempo è tiranno. “La tenaglia sul destino dell’umanità si va facendo sempre più stretta: da un lato lo strapotere della tecnica, dall’altro l’insorgere dei nazionalismi. In mezzo: il vuoto della politica”.

A tu per tu a cura di Roberto Grigoletto

A sinistra: Fausto Bertinotti

DA TORRE A ORATORIO

L

a Madonna della Neve di Conegliano si trova lungo l’antico percorso che sin dal medioevo collegava la città al castello, salendo lungo il crinale sudoccidentale.

Lungo le Mura Carraresi, si incontra questo oratorio, che fu costruito modificando una torre abbandonata del sistema difensivo medievale. Sin dalla metà del Quattrocento, qui si poteva pregare sotto un affresco dedicato alla Madonna del Latte; realizzato da Antonio da Meschio, attirava fedeli in pellegrinaggio dalla città e dal circondario, in quanto protettrice delle puerpere. Qui sacro e profano si incontrano, per creare uno degli scorci più caratteristici della città. La prima attestazione dell’edificio è del 1544: il vescovo Giovanni Grimani, in visita alla parrocchiale di San Leonardo in castello, cita nei memoriali l’oratorium Sancte Marie del Torresino dela Castagnera, costruito nel luogo della porta omonima che si apriva verso

il castello. Durante la prima metà del Cinquecento, il pittore cittadino Francesco Beccaruzzi restaurò su commissione l’affresco, aggiungendo angeli in diverse posizioni. Solo nel tardo Seicento si incontra l’attribuzione della corrente dedicazione, quando diventa oratorio popolare e non più destinato solamente all’aristocrazia cittadina. Nel Settecento, come hanno evidenziato i restauri effettuati negli anni Novanta dagli Alpini, l’oratorio assunse le forme attuali, adattandosi al versante del colle. Nella parte superiore, è stato ricavato un piccolo vano per la meditazione e la preghiera, raggiungibile dal ponticello sospeso che collega il giardino della vicina Villa Gera con il camminamento delle mura. All’interno, l’inserimento di piani pavimentali a quote diverse dona una lettura dell’insieme che risulta particolare e caratteristica. Una statua della Madonna con bambino decora il presbiterio dalla metà del Novecento.

Autorizzazione Ufficio per l'Arte Sacra e i Beni Culturali Diocesi di Vittorio Veneto n°1253.189/2015

La fede tra le colline a cura di Michele Zanchetta

A sinistra: l’oratorio della Madonna della Neve a Conegliano

Giovedì 12 dicembre 2024 | 47 Il Quindicinale

RUBRICHE LA VIA DEI MURALES E IL MONTE COMUN

Alla scoperta delle Prealpi a cura di Giovanni Carraro

Giovanni Carraro

Giovanni Carraro

Alla scoperta delle Colline del Prosecco

di Conegliano e Valdobbiadene

Alla scoperta delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene

40 itinerari a piedi, 405 km di sentieri Il Cammino delle Colline del Prosecco nell’area Patrimonio dell’Umanità

F

ratta e Colmaggiore di Tarzo sono borghi conosciuti grazie alla vicinanza dei laghi della Vallata ma anche per i murales che da qualche anno abbelliscono le pareti delle case grazie ad un progetto voluto dalla Pro Loco. Questo itinerario è studiato per visitare le varie opere, passeggiando tra le viuzze dei due paesi.

Nella parte finale si è deciso di inserire la salita al vicino Monte Comun. Dal monumento di piazza IV Novembre a Tarzo, seguiamo i segnavia n.1051 e 1051B che ci porteranno su via Valmus e sul sentiero Foran. Raggiunta la provinciale, in breve ci troviamo all’iLe Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene rappresentano un indiscutibile patrimonio di cultura e di bellezze paesaggistiche dove trovano spazio proposte di escursioni a piedi, alcune del tutto inedite, inserite nel

territorio di 29 comuni della Core Zone UNESCO, della Buffer Zone e della Commitment Zone.

Una guida che offre passeggiate adatte a tutti, dalle semplici camminate di pianura tra borghi e città d’arte, agli itinerari più impegnativi e avventurosi sui rilievi maggiori della dorsale collinare.

405 km di sentieri costituiti da 40 percorsi base e 29 varianti, comprendenti il Cammino delle Colline del Prosecco da compiere in quattro tappe giornaliere tra Vidor e Vittorio Veneto.

I singoli itinerari sono minuziosamente descritti e corredati da mappe Tabacco, altimetria, grado di difficoltà, distanza,

georeferenziazione, foto di dettaglio e approfondimenti storici e culturali.

I tracciati GPS sono scaricabili nel sito www.collineconeglianovaldobbiadene.it.

Percorso tratto dal libro “Alla scoperta delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”, di Giovanni Carraro, De Bastiani Editore

Grado di difficoltà: escursionistico Punto di partenza e arrivo: Tarzo, piazza IV Novembre Tempo richiesto: 3h 30m Aumento di quota: m 367 Distanza: km 9,1 Info e dati: www.t.ly/pZBT-

Il Quindicinale 48 | Giovedì 12 dicembre 2024

nizio della Via dei Murales che entra antico luogo di incontro per le lavannel borgo di Fratta. Percorrendo la via daie sulla riva del lago di Santa Maria, del paese in direzione est incontreremo oggi area ricreativa, quindi giungiamo diverse opere, alcune dedicate all’e- alla latteria di Colmaggiore per poi immigrazione, altre ad antichi mestieri boccare la Cal da Bar, antico sentiero e tradizioni popolari. Dopo una breve che conduce a Nogarolo. Arrivati in deviazione in centro all’abitapaese, poco prima della loto dove vi sono altri affreschi, canda Codirosso deviamo su tra cui uno del Settecento, via dei Pauli che ci condurrà continuiamo per Colmaggiore in campagna, incontrando attraversando un lungo tratto l’inizio del sentiero che sale tra i prati. Anche in questo al Monte Comun (m 490).

GPS E INFO borgo i temi sono basati sulAlcuni passaggi nel bosco la cultura popolare, come ad esempio sono esposti e dobbiamo prestare atla festa della castagna. Seguiamo l’in- tenzione. Dalla vetta si osserva, a sud, dicazione per il Va de le Femene, un l’abitato di Introvigne, mentre a nord la vista si perde sulla dorsale prealpina e sulla Vallata dominata dai due laghi. Scendiamo ripidamente sul versante ovest del monte fino ad entrare nella periferia di Tarzo tramite via del Castello e da qui, in breve, concluderemo l’anello nuovamente in centro.

Variante per Vallorch. Per chi non volesse affrontare il tratto di cresta del Monte Comun, è possibile aggirare la vetta tramite una variante meno impegnativa (segnavia 1051A) che, poco dopo aver percorso via dei Pauli a Nogarolo, ci consente di proseguire dritti anziché salire a sinistra verso il crinale del monte. Superata località Vallorch dove sorgono le Case Bianchi, si prosegue nel bosco per poi giungere a Tarzo alla base del Monte Comun, dove confluisce il sentiero principale. Tempo di percorrenza: 30’, distanza: km 1,6.

E

cultura, arte & spettacolo La Pro Loco di Colle Umberto con il patrocinio del Comune organizza:

ABSTRACT

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Comune di Colle Umberto

CINEINSIEME Sala San Lawrenz – via Capitano, 5 | Colle Umberto

ore 20.00

18 Gennaio

01 Febbraio

15 Febbraio

Un giovane ragazzo trova la forza di affrontare le sfide più incredibili dopo un naufragio. Intrappolato su una scialuppa in mezzo all’oceano in compagnia di una feroce tigre di nome Richard Parker, Pi deve trovare la fede, la speranza e la resilienza per sopravvivere. Un racconto avvincente di scoperta e crescita personale che ci ricorda l’importanza della forza interiore.

Dolce e commovente storia di una coppia che desidera ardentemente un figlio. Dopo aver sepolto un paio di matite nel giardino, si ritrovano a scoprire un bambino apparso magicamente nella loro vita.

Timothy è tutto ciò che hanno sempre desiderato, ma la sua unicità porterà a una serie di eventi inaspettati che metteranno alla prova i loro valori e la loro famiglia. Una favola che esplora l’amore e l’accettazione in tutte le sue forme.

Walter Mitty, un uomo apparentemente ordinario con una vita interiore straordinaria. Walter è un sognatore che vive avventure incredibili nella sua mente, ma quando la sua vita quotidiana viene stravolta, decide di intraprendere un viaggio reale che lo porterà in luoghi mozzafiato e in situazioni inaspettate. Questa storia ci insegna a scoprire il coraggio di inseguire i propri sogni e a vivere la vita al massimo.

Vita di Pi

SURROUND YOUR SPACE

L’incredibile vita di Timothy Green

UTENSILI SPECIALI PER LEGNO-PLASTICA-MECCANICA AFFILATURA E VENDITA LAME CIRCOLARI Andreetta S.r.l. - Via del Lavoro 18, Z.I. - 31014 Colle Umberto (TV) Tel.- Fax 0438-38423 - www.utensiliandreetta.it - info@utensiliandreetta.it

Via dell'Industria, 29 31010 Fregona (TV) - Italy info@poza.it www.poza.it Tel. +39.0438915023

I sogni segreti di Walter Mitty

Tre serate imperdibili per tutta la famiglia con film che scalderanno il cuore e popcorn che faranno scoppiare il divertimento.

Ti aspettiamo!

CINEINSIEME

Prodotti per aziende Guanti - Antinfortunistica Abbigliamento - Imballaggio Carta asciugamani - Detergenti info@dhalma.it - www.dhalma.it Godega Sant’Urbano (TV)

Per info: proloco.colleumberto@gmail.com o messaggio WhatsApp al numero 375.6124747

Ingresso libero

Sabato 18 gennaio, sabato 1 e 15 febbraio, 20:00 Colle Umberto, Sala San Lawrenz La Pro Loco di Colle Umberto vi porta al cinema, attraverso la proiezione di 3 film differenti: tre serate imperdibili per tutta la famiglia con film che scalderanno il cuore e pop corn che faranno scoppiare il divertimento! Ecco gli appuntamenti: Sabato 18 gennaio: Vita di Pi Un giovane ragazzo trova la forza di affrontare le sfide più incredibili dopo un naufragio. Un racconto avvincente di scoperta e crescita personale che ci ricorda l’importanza della forza interiore.

Sabato 1 febbraio: L’incredibile vita di Timothy Green Sabato 15 febbraio: I sogni segreti di Walter Mitty Inizio ore 20:00. Sala San Lawrenz; via Capitano 5, Colle Umberto.

Ingresso libero. Per informazioni: proloco.colleumberto@gmail.com o un messaggio Whatsapp al numero: 3756124747.

OMAGGIO A MORRICONE

GYPSOTHECA CANOVA

Il 25 gennaio 2025 arriva al Teatro Accademia di Conegliano lo spettacolo “Omaggio a Morricone - Musiche da Oscar”, dedicato al genio musicale di Ennio Morricone. Vincitore tra l’altro di due Oscar, tre Grammy Awards, quattro Golden Globes, sei BAFTA, dieci David di Donatello, un Leone d’Oro alla carriera, Ennio Morricone ha fatto sognare milioni di persone grazie ai brani da lui composti per i più importanti film italiani ed internazionali: chi può scordare le note che hanno reso dei miti del cinema gli spaghetti western di Sergio Leone, “Nuovo Cinema Paradiso” e “Malena”, solo per citarne alcuni? Sarà l’occasione anche per scoprire l’anima più pop di Morricone, ascoltando le canzoni che portano la sua firma, quali “Se telefonando” di Mina e “Here’s to you” di Joan Baez. Tutti i brani verranno eseguiti dall’Ensemble Le Muse, con voce solista Angelica Depaoli e al pianoforte il maestro Andrea Albertini.

Biglietti circuito TicketOne.

il pubblico può nuovamente ammirare una delle realtà museali più affascinanti d’Italia. Ha riaperto infatti lo scorso dicembre l’Ala Ottocentesca del Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno, che torna ad accogliere i visitatori nella sua completezza dopo sette anni. Tornano nuovamente visibili al pubblico i modelli in gesso di alcuni capolavori come Napoleone come Marte Pacificatore, Ercole e Lica, Le Grazie e Amore e Psiche.

Ora l’intero patrimonio del più grande scultore del periodo neoclassico, Antonio Canova (Possagno, 1757– Venezia, 1822), torna a essere esposto in tutto il suo splendore.

Orari: martedì-venerdì, 9.30-18.00, sabato, domenica e festivi, 9.30-19.00.

Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. Ingresso euro 13.

Info: www.museocanova.it Tel: 0423.544323 Email: posta@museocanova.it

Sabato 25 gennaio, 21:00 Conegliano, Teatro Accademia

Dal 1 dicembre 2024 Possagno, Gypsotheca

Giovedì 16 gennaio 2025 | 49 Il Quindicinale

RUBRICHE & ANNUNCI MINESTRA DI RISI E BISI SECCHI AL RADICCHIO E PANCETTA CROCCANTE È un piacere immenso trovare sulla nostra tavola questa minestra, una gioia continua di aromi e sapori da gustare nel periodo invernale. Gli “spezzati” sono piselli secchi senza buccia divisi in due parti nel mezzo.

In cucina con Armando Zanotto

Ingredienti per 4 persone: 1 cipolla, 200 gr di piselli secchi, 2 cucchiai di olio extravergine d’oliva, 80 gr di burro, 200 grammi di riso per minestra, 50 gr di parmigiano grattiggiato, 1,5 litri di brodo leggero di carne, 2 cespi di radicchio rosso di Treviso tardivo (spuntato dalle cime e dalla radice e tagliato in piccoli pezzi, lavarlo e asciugarlo), 4 fette di pancetta, sale e pepe.

Preparazione: la sera prima di eseguire questa ricetta mettete a bagno i piselli secchi in acqua fredda. In una casseruola mettete l’olio, la cipolla finemente tritata e fate appassire a fuoco dolce, scolate i piselli e riscaldateli in acqua fredda e versateli sulla casseruola unitevi il brodo e cuoceteli per circa 30 minuti a fuoco dolce. A

cottura schiaccite una parte dei piselli con la schiumarola e il mestolo ottenendo un composto cremoso. Versate il riso mescolando di tanto in tanto con un cucchaio di legno fino a ultimazione di cottura, aggiungendo il radicchio rosso di Treviso, aggiustate di sale e pepe macinato al momento, aggiungere il burro lasciandolo sciogliere e unite le fettine di pancetta croccante tagliata a pezzi. Portate in tavola in una zuppiera accompagnato con il parmigiano.

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LA LANTERNA DI DIOGENE

a cura di Nello Della Giustina

I filosofi saccenti. Dio ci guardi dai filosofi o sedicenti tali. Capita spesso che nei talk show siano ospiti persone di buona o ottima cultura, che vengono introdotti dal conduttore con sussiego quasi fossero oracoli delfici detentori del vero. Di norma dicono cose intelligenti condivisibili, a volte opinabili; recentemente un “filosofo”, a onore del vero noto più che altro per essere stato il compagno di una presentatrice televisiva dalle lunghe leve, ha voluto sfoggiare le sue conoscenze relative all’antica democrazia ateniese avvalendosi di termini greci fidandosi dei ricordi sbiaditi del Ginnasio e incappando di conseguenza in errori madornali. La cosa che fa sorridere è che il conduttore, che pur percepisce la gaffe, se ne sta zitto, per non imbarazzare la Pizia di turno.

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Il Quindicinale 50 | Giovedì 16 gennaio 2025

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ISSN 2784-9716

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