Marco Chiaradia sul tetto del mondo
QUARTIER DEL PIAVE
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L’osteria copiata a Londra
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Il ricordo delle piccole vittime della tragedia del Vajont. Partendo da una storia vera
1074 Informazione cultura e tempo libero Anno XLIII n.17 | 3 ot tobre 2024 | € 2,50
Fondato da Dario De Bastiani nel 1982
Amarsi sempre!
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CONEGLIANO
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Anpi: i nostri primi 80 anni
La tragedia del Vajont
ISSN 2784-9716
VITTORIO VENETO
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utto è iniziato 37 anni fa! La macelleria Breda nasce dall'esperienza e la passione che si tramanda di padre in figlio. Attilio lavora da sempre nel settore del commercio della carne e nel 1987 fonda la Macelleria Breda. La passione di Attilio è una passione che coinvolge tutta la famiglia: insieme alla moglie e ai figli lavorano da oltre 30 anni nel negozio di Sarmede (e dal 2019 anche a Serravalle, Vittorio Veneto) tanto da avere il riconoscimento di Prima Macelleria a Km 0 in Veneto il 13 Luglio 2010.
Piazza Roma 16/B , SARMEDE - tel. 0438 959267 Via Petrarca 1, VITTORIO VENETO - tel. 0438 689583
PRIMO PIANO
Amarsi sempre, anche nella cattiva sorte L’aspettativa di vita continua a crescere, ma anche la possibilità di ammalarsi, che statisticamente è diventata concreta per tutti: ora l’associazione Amati Sempre vuole mettere il mondo dei professionisti al servizio di chi ha affrontato un percorso oncologico o un grave trauma per permettergli di rimettersi al centro della propria vita, e non identificarsi più con una malattia
di Fabio Zanchetta
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Conegliano è nata Amati Sempre ODV, associazione a scopo benefico che vuole mettere il mondo del lavoro al servizio di chi ha attraversato un percorso oncologico o subito un grave incidente: professionisti del benessere interiore ed esteriore come psicoterapeuti, make-up artist, nutrizionisti, life coach, per citarne alcuni, offriranno infatti il loro supporto per ricostruire la percezione di se stessi e, appunto, ritornare ad amarsi. La nascita e lo scopo dell’associazione si possono trovare nelle parole di Elisa, fondatrice e membro del direttivo: “Siamo portati a concepire
la malattia nella sua fase acuta, quella peggiore, poi quando si inizia a stare meglio da un punto di vista fisico molti pensano che il peggio sia passato. Ma non è così: ci sono conseguenze a lungo termine da affrontare, e diventa fondamentale in questo la costanza: nell’accettare quello che è successo, nel riprendersi il proprio corpo, la propria fisicità e la propria routine. In un mondo che ci ha abituati ad avere fretta ci troviamo così in una situazione in cui non dobbiamo averne”. Come lei stessa spiega, il contributo più importante che Elisa porta all’associazione è l’esperienza personale: quella di giovane donna che ha affrontato in prima persona un percorso oncologico, con tutte le conseguenze fisiche e psicologiche del caso. La sua è una delle storie che ha ispirato la creazione di Amati Sempre, i cui fondatori vogliono ora creare le condizioni perché persone che devono affrontare una fase della vita altrettanto complicata possano trovare un sostegno adeguato.
“L’idea dell’associazione è nata appunto da esperienze personali – racconta la presidente Cristina Zamai – che ci hanno portato a capire quanto sia importante aiutare anche da un punto di vista morale chi sta affrontando un periodo difficile della propria vita che porta mutamenti fisici notevoli, e di conseguenza quanto sia significativo ritornare ad amare il proprio corpo”. Nella serata di presentazione dell’associazione, avvenuta all’auditorium Dina Orsi di Conegliano, oltre a storie personali di caduta e rinascita si è però anche parlato di statistiche, cioè di dati oggettivi che illustrano una realtà in cui la malattia o il trauma fisico sono un qualcosa che potenzialmente riguarda tutti, in prima persona o come spettatori del dramma personale di una persona cara. Secondo i dati raccolti dalla Fondazione AIRC, nel solo Veneto nel 2022 ci sono state 33.580 nuove diagnosi di tumori, con un’incidenza del 37% per le donne sotto i cin-
Il Consiglio direttivo dell’associazione Amati Sempre
Giovedì 3 ottobre 2024 | 3 Il Quindicinale
PRIMO PIANO a una serie specifica di servizi, quali sedute di supporto psicologico, percorsi di coaching, supporto nutrizionale, acquisto di parrucche, turbanti o accessori inerenti, trattamenti estetici e tatuaggi medicali. Ovviamente i servizi offerti non vanno assolutamente da intendersi come sostitutivi di una cura medica, ci tengono a precisare i membri dell’associazione, e la possibilità di usufruire di questi contributi non è vincolata ai professionisti che ci collaborano, ma potranno essere utilizzati liberamente per altri specialisti nei rispettivi campi. Quello che veramente importa sono gli interventi che possono aiutare concretamente le persone nella loro battaglia per riappropriarsi della propria vita, e l’importanza di questi interventi la spiegano proprio i professionisti che ogni giorno combattono al loro fianco.
Qui sopra: Cristina Zamai, presidente dell’associazione In alto a destra: Michele Laurito
quant’anni e del 29% per gli uomini nella medesima fascia d’età. Sempre nello stesso anno, secondo l’Istat nel Veneto ci sono stati 13.220 incidenti stradali in cui sono decedute 321 persone e 17.286 sono rimaste ferite, spesso gravemente. Situazioni certamente differenti nelle dinamiche, che però hanno molto in comune in quello che lasciano alle persone: tante ferite (reali e metaforiche) e difficoltà a riconoscersi allo specchio e accettare tutto quello che è avvenuto. “Sarebbe un bel progetto far passare il messaggio che la malattia è una cosa che prima o poi può riguardare tutti – spiega Michele Laurito, vicepresidente di Amati Sempre – se riusciamo a aiutare le persone a capire che può capitare a chiunque di noi o dei nostri affetti allora come associazione possiamo anche sensibilizzare verso il rispetto, che sarebbe una prevenzione più mirata per non fare sentire le persone in difetto”. Nel concreto l’associazione offre contributi economici per l’accesso
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Un argomento che ritorna spesso è quello dell’identità. Quanto è importante per le persone che volete aiutare ritrovare quella parte della propria identità che sentono di aver perduta? Elisa Stella (psicologa e psicoterapeuta): Il primo passo in un percorso del genere parte dal linguaggio: cioè si cerca di far capire che una persona non è mai solamente un “malato” e non va concepito come tale, ma come una persona che ha una famiglia, un lavoro, delle emozioni da gestire e un bisogno di normalità. Nei servizi offerti da Amati Sempre la cura estetica ha un tale peso perché attraverso di essa si può ricostruire un senso di normalità, e quindi anche il senso di sicurezza di una persona. L’associazione è nata proprio con lo scopo di dare importanza alla persona in quanto tale, un’idea che dopo un trauma simile può essere persa. Quale è la difficoltà più grande per chi sta affrontando simili situazioni? L’accettazione. Gran parte del lavoro di uno psicoterapeuta sta nell’aiutare ad accettare che le cose succedono e che la persona e la malattia non si escludono a vicenda, si possono mettere assieme le due cose in una vita dove cambia la routine. Ma in generale è difficile mettere chiarezza nelle cose quando ci si trova ad affrontare una malattia come un tumore, affrontare apertamente le proprie paure, come quella inevitabile della morte. Per questo è necessario ragionare sui
dati di realtà, per dare un senso alle cose e aiutare la nostra parte emotiva, che in quei momenti ci scatena addosso delle vere e proprie tempeste. Uno psicoterapeuta punta al benessere della persona lavorando sulle sue “sfortune”, aiutando cioè a sentire, capire e gestire le emozioni. Tra i servizi per cui l’associazione offre un contributo economico c’è il percorso di coaching. In cosa consiste e in che modo può essere utile? Michele Laurito (life coach): Il coaching è un’arte nell’aiuto della persona, e il life coach è sostanzialmente chi ti aiuta a raggiungere un obiettivo. Nel caso di malati oncologici o di chi ha subito un trauma l’aiuto riguarda il rimettersi al centro della propria vita, riprendere in mano la propria identità e sostanzialmente riconoscersi nuovamente quando ci si guarda allo specchio. Si ritorna al problema della perdita dell’identità che sembra sempre centrale in questi casi: c’è forse qualcosa nel mondo di oggi che spinge la persona a perdere se stessa? La società spesso e volentieri tende a far sentire diverso chi affronta una malattia: non è una cosa che avviene volutamente, ma le condizioni perché le persone lo pensino vengono comunque create. Basta sentire il linguaggio che spesso viene utilizzato da persone influenti, divisivo e tendente a stabilire l’esistenza di un “noi” e di un “voi”, quando in realtà esiste solo il “noi”. Persone sensibili e fragili ovviamente possono sentirsi colpite da questo tipo di comunicazione. Poi noi creiamo la nostra identità anche attraverso i ruoli che ricopriamo, e quando questi ven-
PRIMO PIANO gono a mancare sentiamo il vuoto di quel pezzo di identità che non ha più riscontro: come ad esempio un imprenditore si sente perso quando non ha più la sua azienda, chi si è sempre visto come persona sana può fare un’enorme fatica a inglobare l’idea di malattia nella propria vita. In tutto questo il percorso di coaching serve a spostare il focus dall’esterno, dove ci sono fattori non controllabili su cui si tende a concentrare tutte le responsabilità, verso l’interno, dove si può riprendere il controllo delle cose. Si diceva che l’estetica ha un ruolo primario nei servizi dell’associazione: quanto il trucco permanente può aiutare in questo senso? Davide D’Intinosante e Laura Carpené (make-up artist): Il trucco permanente ha una funzione estetica e paramedicale, cioè serve a ridare armonia e naturalezza al volto o a una determinata parte del corpo colpiti da un trauma. Sono ovviamente interventi che vengono pensati in collaborazione con un medico che segue già il paziente, può essere ad esempio un chirurgo o un dermatologo, e che conosce bene le possibilità di intervento, per esempio lo spessore del tratto di pelle o di tessuto cicatrizzato da trattare. In certe condizioni può essere un intervento risolutivo che ha un grosso impatto emotivo sulle persone. Nello specifico di persone che vengono da un percorso oncologico o un grave trauma fisico come intervenite? Tramite il tatuaggio si vanno a sistemare le asimmetrie o lacune che si sono create in seguito a questi eventi: si ricostruiscono ciglia e arcate sopracciliari, il contorno degli occhi, si
nascondo cicatrici e si ridefinisce la forma della bocca. Nel caso di mastectomie poi si procede alla ricostruzione dell’areola. In generale di tratta di interventi che puntano a naturalezza e armonia: spesso parliamo di persone che arrivano da un’ospedale moralmente devastate, frequentemente donne che sentono di aver perso la propria femminilità, e rivedersi nuovamente complete diventa un momento importantissimo per loro, in cui trovano l’energia necessaria per ripartire nella loro vita. Tra benessere interiore e benessere esteriore si colloca la questione del cibo: come può una corretta alimentazione aiutare chi sta affrontando una malattia? Mary Nicastro (biologa nutrizionista): In linea generale una corretta alimentazione è indispensabile per la salute, sia come prevenzione che come gestione e aiuto nelle patologie. Ovviamente da sola una dieta corretta non può risolvere il problema, di sicuro non si sostituisce alla cura di un tumore, però per esempio può migliorare la resistenza dell’organismo, la sua capacità di combattere proble-
matiche infiammatorie e recidive, aiutare a rallentare le fasi acute delle patologie. Oltre a questo ci sono aspetti psicologici: molto spesso l’assunzione alimentare, specie di alcune tipologie di cibo, è collegata alla sfera emotiva o viceversa una alimentazione inadeguata può modificare ormoni o neurotrasmettitori che influiscono sull’umore. Per esempio una privazione di carboidrati può favorire l’insorgenza di una depressione, o un abuso degli stessi favorire stati di dipendenza che portano da momenti di eccitazione a down umorale. Infine c’è ovviamente il lato estetico, in particolare nel caso delle donne perché i farmaci usati per trattare tumori ormoni-dipendenti (ad esempio quello al seno) possono impattare a livello fisico. Nello specifico come funziona una dieta pensata per un paziente oncologico? Intanto bisogna sottolineare che ogni caso è a se stante: ci sono capitate per esempio persone con problematiche molto complesse che sommavano patologie immunitarie con più tumori, e ovviamente bisogna prestare attenzione alla terapia farmacologica che il paziente sta seguendo per non creare interazioni che ne alterino gli effetti. In generale comunque si può dire che, seguendo le linee guida indicate dall’OMS, selezioniamo gli alimenti migliori a scopo protettivo, antiossidante e che riducono il rischio di recidiva per il loro effetto benefico sull’organismo. Bisogna stare molto attenti a quegli alimenti che possono “distrarre” il sistema immunitario o portare a stati di infiammazione corporee, e ovviamente che possono alimentare le cellule cancerogene. Per maggiori informazioni sui servizi offerti dall’associazione Amati Sempre ODV è possibile visitare il sito www.amatisempre.org o scrivere all’indirizzo info@amatisempre.org.
A sinistra: Mary Nicastro
A sinistra: Davide D’Intinosante Sotto: la partenza di “CamminiAMO... e non Soli”, una recente iniziativa dell’associazione
Giovedì 3 ottobre 2024 | 5 Il Quindicinale
NOTIZIE DALLA MARCA
La voce di Marinella
Il ricordo delle piccole vittime della tragedia del Vajont. Partendo da una storia vera: quella di Marinella Callegari viso la sua piccola storia. Che ha commosso e sollecitato altre belle iniziative. Per esempio il videogioco ispirato alla Storia di Marinella, realizzato con Minecraft, che Alberto Levizzari, 14enne di Adria, sta ultimando in occasione dell’evento. Appassionato di storia, Alberto - che ha appena iniziato il liceo classico - da un paio d’anni ha aperto un canale youtube (@lastoriachenonconosci) in cui racconta alcuni degli eventi che lo hanno maggiormente colpito. Ma segnalo soprattutto due iniziative ispirate alla Storia di Marinella che si svolgeranno o hanno avuto luogo a Longarone.
Uno spettacolo teatrale Qui a fianco: Marinella Callegari
La copertina di “La storia di Marinella. Una bambina del Vajont”, di Emanuela Da Ros, Feltrinelli Kids
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o scritto La storia di Marinella. Una bambina del Vajont, Feltrinelli Ragazzi, dopo una visita al cimitero monumentale di Fortogna. Tra gli oggetti rinvenuti nel fango nei giorni successivi al 9 ottobre 1963 un giovane vigile del fuoco, Ulderico Quintabà, aveva trovato un quaderno di scuola. La bambina che lo possedeva aveva riempito diligentemente le pagine fino alla mattina del 9 ottobre. Le successive erano vuote. Quel quaderno, conservato proprio in una delle bacheche del cimitero di Fortogna, era appartenuto a Marinella. Questo il nome riportato sulla targhetta didascalica. Le mie ricerche sono partite da qui. Scorrendo il lungo elenco delle vittime del Vajont cercavo un nome. Per potergli affiancare un cognome, un’età. Tra le 1917 vittime c’era una sola Marinella. Marinella Callegari. Morta a 10 anni insieme a mamma Maria Luisa e papà Almerino. Il suo cippo è il n°22, campo A fossa 8. Nelle settimane successive avevo cercaGiovedì 3 ottobre 2024
to qualche informazione su quella bambina, una delle 487 piccole vittime del Vajont, che aveva lasciato una piccola traccia dietro di sé. Comune, quotidiana, eppure così drammaticamente tangibile da non poter passare inosservata. Volevo sapere che viso avesse Marinella; che sogni, che esperienze l’avevano accompagnata nei dieci anni di vita che le erano stati concessi… Per mesi le mie ricerche sono state infruttuose: nessuno dei sopravvissuti ricordava Marinella Callegari, né la sua famiglia. Questa bambina sembrava essere stata completamente cancellata. Non ho desistito. Quel quaderno di scuola, chiazzato di fango, era la traccia di una memoria, di una vita, di tante vite che dovevano riemergere. Rivivere almeno su altre pagine. Nel romanzo La Storia di Marinella. Una bambina del Vajont ho cercato di far rivivere Marinella Callegari, perché le mie ricerche, alla fine, hanno avuto un esito favorevole. Ciò che mi commuove - ancora, ogni volta di più - è che migliaia di piccoli lettori abbiano finora condi-
“Il 9 ottobre - spiega Manola Sacchet, una delle responsabili per le iniziative longaronesi dedicate alla tragedia del Vajont - è una giornata di lutto e di memoria per il comune. Tutte le attività, le fabbriche, gli esercizi sono chiusi, ma da un paio di anni si è deciso di tenere aperte le scuole e di dedicare la mattinata a una riflessione sulla tragedia. Quest’anno, il 9 ottobre, tutti gli studenti assisteranno a uno spettacolo teatrale ispirato al romanzo La storia di Marinella. Una rappresentazione che vede nel ruolo di attori i bambini della ex classe 5a elementare della scuola Tommaseo di Lavariano (Udine). Lo spettacolo già messo in scena con successo ha la magistrale regia di Alessandra Nardini e Monica Pittis”.
Un reading musicale Domenica 29 settembre il Coro maschile Voci del Pasubio di Isola vicentina nella chiesa a Longarone ha tenuto il concerto “dal vento improvviso un’onda”, un reading musicale di Riccardo Lapo, direttore del coro Voci del Pasubio, con la voce narrante di Monica Bassi che leggerà brani tratti dalla Storia di Marinella. Presente all’evento anche il Coro Voci delle Dolomiti di Longarone. E.D.R.
NOTIZIE DALLA MARCA
Vajont. La fine di un’epoca Il compositore e performer vittoriese Marco De Biasi in occasione del 61° anniversario della tragedia ha composto un’opera multimediale che affianca un testo a un reportage fotografico e a un video musicale
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rriva in libreria in occasione del 61° anniversario della tragedia del Vajont un volume che contiene testimonianze e foto della tragedia del Vajont. Vajont – La fine di un’epoca, Cierre editore, a cura di Marco De Biasi, secondo le intenzioni dell’autore “vuole rappresentare un mondo irrecuperabile, in cui il tempo non è stato vissuto, gli oggetti sono scomparsi e le vite umane sono andate perdute”. “Attraverso il privilegiato linguaggio fotografico – spiega De Biasi - questo libro racconta la tensione, il dolore e la privazione subita dalla popolazione di Longarone, Erto e Casso e delle zone limitrofe alla Diga del Vajont. Ho voluto dar voce alle esperienze dirette dei sopravvissuti, raccontando i fatti per mezzo di una prospettiva poetica e sottolineando l’attaccamento alla vita, l’amore per la propria terra e il desiderio di conservare le proprie radici. L’intento non è quello di narrare ancora una volta quanto successo, ma di utilizzare la memoria storica per far capire quale sia il
rapporto tra l’uomo, il suo prossimo e l’ambiente e per generare in ognuno di noi il senso di profondo rispetto per gli esseri viventi”. Il volume è accompagnato da un cortometraggio che racconta, attraverso l’uso simbolico delle immagini, quanto accaduto la notte del 9 ottobre 1963 alla diga dal Vajont. “Il tessuto narrativo – spiega Marco de Biasi - si sviluppa utilizzando elementi materiali e naturali presenti nel territorio che oggi si mostrano come risultato della trasformazione dinamica sviluppata dallo scivolamento del Monte Toc all’interno del bacino idrico. La musica per chitarra, da me composta e suonata, ha il compito di
condurre lo spettatore attraverso le fasi della narrazione: la costruzione della diga per il dominio dell’acqua; la rottura degli elementi naturali; il ribaltamento delle prospettive per cui l’acqua che doveva essere fonte di vita ora restituisce morte; la diga che diventa il limite prima e dopo il quale ogni elemento si trasforma nel suo opposto; l’arrivo di una nuova alba che svela ferite insanabili e lascia ai sopravvissuti un’eredità vuota, in cui ogni istante del proprio passato risulta confinato in una dimensione parallela e irraggiungibile. Complessivamente questo lavoro elegge la musica ad elemento fondamentale di coesione artistica, storica e sociale”.
Marco De Biasi
Per visualizzare il VIDEO: filmfreeway.com/ projects/2966712 La password è “FINE” oppure inquadra il codice QR qui sotto. La password è “FINE”
Qui sopra: la copertina del libro A destra: un fermo immagine del video
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Il Quindicinale
VITTORIO VENETO E VITTORIESE
La memoria dei partigiani Nel 2025 l’ANPI Associazione Nazionale Partigiani d’Italia raggiungerà un traguardo d’età prestigioso, ne abbiamo parlato con Maria Chiara Marangon, presidente della sezione di Vittorio Veneto
di Michele Zanchetta
Maria Chiara Marangon
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distanza di ottant’anni, inevitabilmente, gli interpreti delle lotte partigiane sono via via scomparsi e di loro è rimasto il caro ricordo che si riserva a chi ha lasciato tutto, anche la vita pur giovanissimo, per un futuro di pace, libertà e democrazia. Come facciamo ora, a distanza di decenni, a conservare ancora quel messaggio di speranza, orgoglio e responsabilità? Come si può concretizzare nei nostri tempi l’impegno di allora con le sfide di oggi? Maria Chiara Marangon è la presidente Giovedì 3 ottobre 2024
dell’ANPI, sezione di Vittorio Veneto, e con la determinazione di chi crede negli ideali ci racconta il passato e il futuro dell’associazione. All’inizio potevano iscriversi solamente i partigiani e i loro familiari, poi via via con gli anni si è aperto sempre più all’inclusione della cittadinanza. Maria Chiara entra nel 2006 nella sezione del suo quartiere di Milano, dopo le esperienze come insegnante ma anche con realtà associative e politiche locali. Originaria di Porto Tolle, era giunta nel 1972 nella città
meneghina con il marito, con il quale avrà tre figli. Con la pensione si trasferisce a Vittorio Veneto, dove inizia a frequentare la vita culturale e sociale cenedese. Con il trasporto della passione, ci racconta come l’Anpi sia un’associazione combattentistica ed ente morale, che appartiene alle associazioni d’arma che fanno riferimento al Ministero della Difesa. In quest’ottica, gli obbiettivi principali sono difendere la Costituzione e i diritti che prevede ai cittadini, promuovendo l’uguaglianza in ogni campo: salute, istruzione, lavoro, benessere, felicità e generalmente la dignità individuale, per attuare quelli che sono i bisogni primari di tutti gli Italiani. Naturalmente, tra i compiti morali ci sono anche le azioni legate al ricordo, come promuovere la memoria del passato, perché rimanga sempre viva, e conservare le opere commemorative. In questo ambito, la sezione di Vittorio Veneto non manca di curare periodicamente i monumenti e le tombe dei partigiani e dei cittadini caduti, che nel territorio del Vittoriese sono numerosi per le tante stragi. Un concetto su cui Maria Chiara Marangon insiste, che le è molto caro anche per il suo passato di insegnan-
VITTORIO VENETO E VITTORIESE
te, è il principio secondo il quale se una persona non ha nulla, se non per le esigenze primarie, non riuscirà mai né a coltivare sé stesso, né ad accrescere le proprie potenzialità. Le collaborazioni con le associazioni, che lavorano in campo sociale, hanno portato l’ANPI a toccare campi nuovi, ma essenziali per la formazione del cittadino moderno: ambiente, lavoro, cultura e sociale. In quest’ottica, le grandi emergenze ambientali, le sfide che ogni cittadino deve raccogliere, sono la lotta alla guerra, con la promozione della pace come requisito fondamentale per vivere in un territorio con diritti e doveri, e quella al cambiamento climatico, che conduce a emergenze economiche di aree già colpite dalla povertà. Nel 1959 Italo Calvino scrisse il testo della canzone Oltre il ponte “Tutto il male avevamo di fronte, tutto il bene avevamo nel cuore, a vent’anni la vita è oltre il ponte, oltre il fuoco comincia l’amore”, parole che sintetizzano perfettamente quel senso di responsabilità per il Paese, mescolato a desiderio di avventura ed eroismo. Questo senso civico, questa ambizione, anche spericolata, al miglioramento della condizione delle persone e alla ricerca della felicità, è rintracciabile nelle azioni che l’associazione continua a perseguire in campo culturale, con l’organizzazione di manifestazioni, convegni e incontri, ma anche aiutando a riflettere anche i giovani, su come la conoscenza ci permetta di comprendere la nostra posizione nella società. A partire dal dopoguerra, con il Veneto terra di emigrazione, molti partigiani decisero di espatriare per cercare fortuna o una nuova vita; con il passare dei decenni, molti discendenti sono tornati in Italia, alla ricerca delle proprie radici, scoprendo grazie all’ANPI il passato di sacrificio nella lotta partigiana del proprio congiunto. A Pian dee Femene c’è il Museo della Resistenza, dedicato alla medaglia d’oro Agostino Piol: nato negli anni Novanta grazie agli sforzi dei partigiani e delle sedi dell’ANPI di Limana e Vittorio Veneto, in quelle stanze si incontrano memorie, storie e ricordi di chi ha combattuto tra Prealpi e colline. Ora c’è un progetto di riallestimen-
to, affidato ad un’esperta museologa, che dovrebbe concretizzarsi nell’immediato futuro, utilizzando le nuove tecnologie multimediali che permetterebbero un’esperienza più immersiva. Come ha ricordato anche Rosy Bindi in Cansiglio, recentemente ospite durante la commemorazione dell’8 settembre 1944, la Resistenza la fecero tutti coloro che non volevano rimanere sotto il giogo nazifascista e desideravano la libertà: anche donne, bambini, anziani, che pur nel timore non esitarono a sacrificarsi e aiutare i ragazzi che combattevano, nascosti
nei boschi, consci del pericolo con le stragi di civili che si ripetevano con tragica regolarità. Di quel tempo sono ancora memoria le staffette partigiane, donne e bambini, che nascondevano ordini e indicazioni e passavano coraggiosamente le linee nemiche per collegare i vari reparti nel territorio. Secondo Maria Chiara Marangon, infatti, l’ANPI deve continuare a guardare alle sfide del futuro senza però dimenticare il passato, che è la memoria di tutti i cittadini, perché non si ritorni a commettere gli errori del passato.
Il cippo a memoria del partigiano Giovanni Da Ros con la delegazione ANPI a Cozzuolo
Il Museo della Resistenza di Pian dee Femene durante una manifestazione nell’estate 2024
Giovedì 3 ottobre 2024 | 9 Il Quindicinale
VITTORIO VENETO E VITTORIESE
Nuova casa per la farmacia Pancotto Dopo oltre un secolo si sposta da piazza Flaminio alle ex case Borca
Luisa e Chiara Pancotto
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i appresta a lasciare la sua storica sede di piazza Flaminio, al piano terra di palazzo Cesana, la farmacia Pancotto che nelle prossime settimane traslocherà nel complesso delle ex case Borca, lungo via Petrarca, sempre nel quartiere di Serravalle. «Entro fine anno saremo nella nuova farmacia» annuncia Luisa Pancotto, co-titolare con la sorella Chiara della farmacia aperta a Serravalle dal bisnonno. Vincenzo Pancotto, che arrivava da fuori comune e che faceva parte di una famiglia di farmacisti, scelse
Serravalle nel primo dopoguerra per avviare la sua attività, poi portata avanti negli anni dalla prozia delle attuali farmaciste, Amalia, e successivamente dal loro papà Paolo, deceduto nel 2008 e ancora oggi ricordato da molti clienti per la sua cordialità e competenza. Come avevano preannunciato le farmaciste Pancotto ancora un paio d’anni fa, la nuova sede è stata realizzata ristrutturando uno dei due edifici del complesso “ex case Borca” acquistati dal fallimento Cerfim. La nuova sede sarà più ampia, dotata di parcheggi e permetterà di potenziare i servizi offerti. La farmacia, così come prevede la normativa, ha comunicato all’Usl 2 il trasferimento a partire dal 26 ottobre, data al momento ancora indicativa. Il trasloco avviene rimanendo all’interno del perimetro di competenza di questa farmacia e mantenendo una distanza di almeno 200 metri da altre farmacie presenti in città. C.B.
Nuovi arrivi
autunno inverno Viale Matteotti, 31 (vicino Emisfero)
Il Quindicinale 10 | Giovedì 3 ottobre 2024
Un gruppo in cammino
Vittorio Veneto. A metà settembre ha preso il via l’attività del Gruppo di Cammino di Vittorio Veneto. Con questa iniziativa sono più di ottanta gli appassionati a camminare sotto la supervisione di un tecnico laureato in Scienza Motorie: un’ottima soluzione per mantenersi in allenamento, salvaguardare la propria salute e trascorrere del tempo in compagnia. “Il gruppo di cammino è un’attività aperta a tutti, in particolare ad adulti e anziani poco abituati all’attività fisica”, dichiara il sindaco Mirella Balliana. Il Gruppo di Cammino svolge la sua attività il martedì e il venerdì alle ore 8:30, presso il Centro Sportivo Marco Polo, oppure il martedì e giovedì alle ore 19:15 in Piazza del Popolo. Le camminate hanno una durata di un’ora e mezza, con un costo di 10 euro. Iscrizione presso l’Ufficio Sport del Comune, in Via G.Carducci 28.
VITTORIO VENETO E VITTORIESE
Addio al dottor Pinto Ginecologo stimatissimo aveva fatto nascere centinaia di bambini
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ordoglio in città per la morte del dottor Alfredo Pinto, ginecologo in pensione che per decenni, fino al 2019, ha prestato servizio nel reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Vittorio Veneto. Si è spento all’età di 73 anni. Nella sua lunga carriera di medico il dottor Pinto, figlio del professor Ippolito Pinto a lungo preside del liceo “Flaminio” e fondatore dell’università per la formazione continua oggi a lui intitolata, aveva fatto nascere centinaia e centinaia di bambini ed è stato un punto di riferimento per molte donne. Tanti sono proprio i messaggi di cordoglio e di stima espressi dalle sue ex
pazienti, che ricordano con affetto il momento della nascita dei loro figli e la presenza rassicurante e competente del dottor Pinto. “Di lui – afferma l’ex collega Salvo Di Grazia che all’ospedale di Vittorio Veneto era arrivato nel 2008 lavorando fianco a fianco con Pinto – ho un ricordo molto tenero. Lascia un vuoto professionale ed umano nell’intera comunità vittoriese. Con me è sempre stato disponibile, come un padre e come un amico”. Cordoglio viene espresso anche dai colleghi e dalle colleghe delle strutture del Centro di Medicina di Vittorio Veneto, Pieve di Soligo e di Conegliano con le quali il dottor Pinto ha sempre collaborato. Il medico lascia la moglie Patrizia, le figlie Paola, Michela, Anna e Giulia, i generi, i nipotini, i fratelli Galileo e Filippo e le sorelle Clara e Adele. Claudia Borsoi
Ecco la “Commissione Carnielli” Nominati i membri: continuità per fare chiarezza sulla bonifica dell’area
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urante il Consiglio Comunale del 16 settembre scorso l’Amministrazione Comunale ha nominato i membri che vanno a formare, insieme al Sindaco Mirella Balliana e all’Assessore alla gestione del territorio Marco Dus, la nuova Commissione dedicata all’area ex Carnielli – Fassina. Si tratta di Fabio Braido, Lorenzo Errante, Gianantonio Da Re e Thomas Toffoli. La Commissione si era sciolta in seguito alla fine del precedente mandato. Riprende ora l’attività della nuova commissione che guiderà tutto il processo di rigenerazione urbana. Marco Dus, Assessore alla rigenerazione urbana del Comune di Vittorio Veneto: “Sull’area ex Carnielli – Fassina vi sono molteplici aspetti che interessano la salute pubblica, l’ambiente e l’urbanistica. L’area è stata acquistata nel 2019 dal gruppo immobiliare facente capo ad
Marco Dus
Alì Supermercati, ma i lavori partiti si sono poi interrotti. È assolutamente necessario riprendere le attività di bonifica ambientale e di rigenerazione dell’area, nonché quelle viabilistiche”. Il Sindaco di Vittorio Veneto Mirella Balliana: “È nostro dovere monitorare e vigilare affinché gli impegni di bonifica vengano mantenuti nei tempi e nei modi stabiliti. I colloqui con il gruppo Alì sono ripresi già nelle prime settimane di insediamento della nostra Amministrazione e stanno proseguendo, per essere certi che i cittadini vittoriesi possano godere dei benefici legati all’operazione di vendita dell’area che dovrà essere oggetto di una consistente bonifica ambientale”.
Alfredo Pinto
Solidarietà in volo
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ell’autunno del 1954 mezza Italia si mobilitò in una gara di solidarietà per salvare un quattordicenne di Vittorio Veneto affetto da una gravissima emofilia. Il medico curante, dott. Giuseppe Scaglianti, non avendo a disposizione le fiale di globulina necessarie per curare la malattia, pensò di rivolgersi alla Rai, che alle 20.30 mandò in onda un appello, subito raccolto dall’Istituto semeiotico di Napoli. Bisognava assolutamente fare in fretta e alle 4,40 del mattino seguente un quadrimotore della Marina statunitense decollò da Napoli col prezioso farmaco alla volta di Istrana, dove il pacchetto delle fiale di emoglobina venne trasferito su una campagnola dell’Esercito, la quale arrivò a Vittorio Veneto alle 8,40. L’appello venne raccolto anche da altri e offerte di globulina pervennero da Siena, Torino, Verona e Padova. Più veloce dell’aereo americano fu l’industriale trevigiano Ruggero Monti, che la sera stessa dell’annuncio partì immediatamente in auto per Padova. Ricevuto il prezioso farmaco, lo consegnò al dott. Scaglianti alle 2 di notte. Alle 2,15 la salvifica iniezione era già fatta.
SETTANTA ANNI FA a cura di Ido Da Ros
Giovedì 3 ottobre 2024 | 11 Il Quindicinale
VITTORIO VENETO E VITTORIESE
La campanella risuona mezzo secolo dopo Cinquant’anni non bastano a spezzare il legame tra i diplomati del 1974 del Collegio Dante
L
’orologio del tempo sembra aver rallentato il suo ticchettio quando, in una giornata di sole, un gruppo di uomini sulla settantina si è radunato davanti all'imponente ingresso dell’ex Collegio Vescovile Dante Alighieri. I loro volti, segnati dagli anni ma illuminati da sorrisi complici, raccontavano una storia di amicizia che ha resistito al passare di mezzo secolo. Erano i geometri diplomatisi nel 1974, riuniti grazie all'instancabile impegno di Vittore Zannol, che ha tessuto pazientemente
la tela di questo incontro, riportando insieme compagni di scuola sparsi per il Veneto e il Friuli. Il Collegio Dante non era una semplice scuola, ma un crocevia di destini e aspirazioni. Le sue aule hanno accolto studenti provenienti da ogni angolo del Veneto e del Friuli, offrendo non solo un'istruzione d'eccellenza, ma anche un tetto a chi veniva da lontano. “Era come una seconda casa”, ricorda con nostalgia uno degli ex alunni, “soprattutto per noi che venivamo da zone dove le scuole superiori erano un miraggio”. La giornata di reunion è iniziata proprio lì, davanti a quelle mura che hanno visto sbocciare amicizie e nascere sogni. Prima di dirigersi verso il ristorante per il pranzo, il gruppo si è fermato per una foto ricordo, un'immagine che cristallizza non solo il presente,
ma anche il passato condiviso. “Ci siamo ritrovati come se il tempo non fosse mai passato”, racconta Zannol, l’artefice di questa reunion. “Le rughe sono solo dettagli superficiali; dentro, siamo ancora quei ragazzi pieni di sogni e di voglia di scherzare.”
Foto di gruppo per il ritrovo dei geometri diplomati al Dante nel 1974
Un chilometro al giorno Successo per l’iniziativa presentata dall’Istituto Città della Vittoria
A
l Festival nazionale dell’innovazione scolastica, svoltosi a Valdobbiadene dal 6 all’8 settembre scorsi, l’istituto Città della Vittoria ha presentato il progetto “1 km al giorno”. L’Istituto scolastico è stato fra le 45 scuole ammesse a presentare proposte didattiche innovative a seguito della messa a concorso dei loro progetti. Si tratta di scuole appartenenti a più regioni italiane e di ogni ordine e grado. A spiegare “1 km al giorno”, che in primavera alla classe I Ap Ipsia è valso anche un riconoscimento regionale, è
la nuova preside dell’Istituto scolastico di Viale Vittorio Emanuele, Emanuela Da Re: “Le classi prime, seconde e terze dell’indirizzo Professionale (Ipsia) hanno sperimentato con successo l’iniziativa “1 Km al giorno”. È una proposta educativa, che mira a migliorare il benessere psicofisico degli studenti, facendoli passeggiare per circa 15 minuti ogni mattina lungo un percorso programmato per l’appunto di 1 km. “Muovere il corpo - continua - per attivare la mente: gli studenti, lasciando i banchi ogni mattina per una breve camminata, risvegliano la mente e migliorano così l’attenzione in classe e conseguentemente l’apprendimento e nel contempo anche i rapporti interpersonali, in quanto la percorrenza del tragitto
Emanuela Da Re
diventa occasione di socializzazione”. A Valdobbiadene a presentare il progetto sono state la preside uscente Susanna Picchi e la docente di Scienze motorie, Veronica Botteon, che ne corso dell’anno ha curato l’esecuzione del progetto.
La scomparsa di Franco Lezier
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a città piange il 72enne Franco Lezier, noto meccanico e rivenditore di auto. Per anni aveva gestito, insieme al fratello Roberto, un’autofficina in via Antonello Da Serravalle. Nella notte tra il 31 agosto e il 1o settembre era rimasto coinvolto in un incidente domestico. L’uomo aveva perso l’equilibrio ed era caduto. Soccorso e ricoverato in terapia intensiva, non ce l’ha fatta.
Ricorrenze MARISA GIACOMIN 23. 9. 2004 - 23. 9. 2024 Sei sempre tra noi. I tuoi cari
Giovedì 3 ottobre 2024 | 13 Il Quindicinale
Via Donatori di Sangue, 46 I VITTORIO VENETO I Tel. 0438 57583 info@delucaservizi.it I combustibili@delucaservizi.it
VITTORIO VENETO E VITTORIESE
Alla larga dal bramito! L’appello dei volontari di federcaccia Vittorio Veneto: il delicato equilibrio faunistico non va compromesso
FREGONA. “Non affollate il bosco del Cansiglio durante il periodo dei bramiti! La presenza umana arreca danni agli ungulati e al fragile ecosistema faunistico”. Da metà settembre a metà ottobre i cervi lanceranno il loro “urlo d’amore”, il tipico bramito. Un evento naturale e suggestivo che negli ultimi anni è diventato un’attrattiva turistica, richiamando nella foresta del Cansiglio un gran numero di persone. In attesa del rinnovarsi della stagione degli amori, i volontari della Federcaccia di Vittorio Veneto lanciano un (contro)appello: evitate di disturbare i cervi. “Recarsi nel bosco in occasione del bramito - spiegano i cacciatori - è controproducente e nocivo: l’olfatto sensibile del cervo avverte infatti la presenza umana e poiché l’aria si spo-
Flash La scomparsa di Zambon Vittorio Veneto. Il 16 settembre scorso Stefano Zambon, ex agente di commercio di 63 anni, stava pranzando insieme alla moglie Paola, come ogni giorno: all’improvviso si è sentito male e ha perso i sensi, si è accasciato sul tavolo e non ha più dato segni di vita. Nonostante l’arrivo dei sanitari del Suem 118, l’uomo non ce l’ha fatta.
Il cielo sopra Vittorio Vittorio Veneto. Rimarrà aperta fino al 20 ottobre a Palazzo Todesco la mostra di fotografia astronomica “Il cielo sopra Vittorio”, dei soci dell’Associazione Astrofili Vittorio Veneto. Orari: lun 10-12, ven, sab e dom 1012:00 e 16-18. Info: 349.3669669.
sta lungo direttrici stratiformi, sostare sui prati alla stessa altitudine degli ungulati fa in modo che questi vengano disturbati nel loro accoppiamento.” I volontari aggiungono che in passato - a cominciare dal 2007, quando avevano inviato una lettera a Veneto Agricoltura - avevano proposto a diversi enti la creazione di un osservatorio-altana, più elevato rispetto ai luoghi frequentati dal cervo, da cui non solo si potesse udire correttamente il bramito, ma anche osservare e monitorare anno per anno lo stato della popolazione di tanti esemplari di fauna selvatica. “Purtroppo - spiegano i volontari di Federcaccia - nonostante il progetto della struttura, che avrebbe dovuto trovare alloggio in località Le Code, e la sollecitazione della sezione provinciale di Ekoclub Treviso per un indispensabile contributo alla sua creazione (che avrebbe avuto anche scopi didattici), nessun ente pubblico si è reso disponibile ad accogliere la richiesta. Pertanto resta invariato sia il problema della gestione oculata dei cervi - prima costretti a muoversi tra recinti, poi spiati con dei tremendi droni - sia quello legato alla massiccia
frequentazione del Cansiglio durante il periodo dell’amore. Come cacciatori - concludono - abbiamo seguito diversi corsi di formazione per applicare e rispettare in particolare l’articolo 1 della legge 157/92 che tutela la fauna selvatica, e invitiamo tutti a non compromettere il lavoro di cura e sorveglianza che svolgiamo per tutto il tempo dell’anno.” Emanuela Da Ros
Un cervo nella stagione dei bramiti
Casello chiuso per un mese Lo svincolo autostradale di Vittorio Veneto Nord sarà inagibile per lavori fino a metà ottobre
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ulla A27 Venezia-Belluno, nell’ambito del piano di ammodernamento che Autostrade per l’Italia sta attuando sulla rete in gestione, dal 16 settembre hanno preso il via i lavori di riqualificazione delle pensiline della stazione di Vittorio Veneto Nord. I lavori, che per specifiche caratteristiche tecniche necessitano di essere svolti in assenza di traffico, sono stati programmati al termine della stagione estiva al fine di agevolare i transiti turistici. Pertanto fino a venerdì 18 ottobre sarà chiusa la stazione di Vittorio Veneto Nord, in entrata e in uscita, con i lavori che saranno svolti in modali-
tà continuativa grazie all’impiego di circa 20 tra uomini e mezzi che si alterneranno su più turni di lavoro consecutivi. L’Amministrazione Comunale ha incontrato i vertici di Autostrade per l’Italia al fine di garantire l’utilizzo del casello in entrata e uscita qualora si verificassero chiusure, sia in via preventiva sia in via emergenziale per eventi franosi, della statale Fadalto.
Lo svincolo A27 di Vittorio Veneto Nord
Giovedì 3 ottobre 2024 | 15 Il Quindicinale
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COSEMA: UN LAVORO DI PRESTIGIO CHE SFATA GLI STEREOTIPI Cosema valorizza i propri lavoratori
n un mondo spesso influenzato dalle idee di "prestigio" sociale, COSEMA rappresenta un'opportunità unica, andando oltre i pregiudizi legati al settore delle pulizie. Come afferma Fabiana De Luca, Presidente della Cooperativa, "Lavorare per COSEMA non è solo un'opportunità di carriera, ma offre sicurezza, stabilità e benessere ai propri lavoratori."
Il bilancio 2023 di COSEMA evidenzia una solida situazione finanziaria e crescita del patrimonio netto, assicurando continuità e sicurezza per i lavoratori. Anche nel 2024, COSEMA conferma questo trend positivo, a garanzia della stabilità. Il Consiglio di Amministrazione ha proposto un ristorno del 5% sulla retribuzione TFR, approvato dall'Assemblea Dei Soci, dimostrando l'impegno nel condividere il successo aziendale con chi contribuisce quotidianamente alla crescita della Cooperativa.
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COSEMA offre un'assicurazione supplementare per il rimborso delle spese mediche e odontoiatriche e prevede un premio di risultato, garantendo supporto economico ai lavoratori e alle loro famiglie. Questo evidenzia l'attenzione della Cooperativa per il benessere dei dipendenti. Contrariamente agli stereotipi, lavorare in COSEMA significa accedere a programmi di sviluppo professionale e benessere. L'azienda garantisce un ambiente di lavoro sicuro e inclusivo, dove ogni lavoratore è valorizzato e rispettato. Il rinnovo delle certificazioni ISO 9001, ISO 14001 e ISO 45001 testimonia l'impegno di COSEMA per qualità, sostenibilità, salute e sicurezza dei lavoratori. La Cooperativa investe costantemente nella formazione e nella sicurezza, inclusi i lavori in altezza, fornendo dispositivi di protezione adeguati. Lavorare per COSEMA significa far parte di un'azienda che valorizza i propri lavoratori e riconosce l'importanza del loro contributo. In un mondo dove le pressioni sociali influenzano le scelte professionali, l’azienda offre stabilità, sicurezza e numerosi benefici, rivalutando il ruolo essenziale delle professioni nel settore delle pulizie.
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VITTORIO VENETO E VITTORIESE Bilancio assestato CORDIGNANO. Approvato l’assestamento di bilancio 2024 in Consiglio comunale. Il sindaco Campagna spiega che a disposizione ci sono 385.000 di euro: «Queste principali voci di spesa rifinanziate sono i maggiori costi previsti nelle mense scolastiche, per non incidere sulle famiglie, il contributo per l’acquisto dei libri agli alunni che si iscrivono alla scuola secondaria di primo grado, il contributo per l’edizione 2024 di Prealpi in Festa. Ci sono poi risorse per la manutenzione dei plessi scolastici, nuovi punti luce e segnaletica stradale. Sul capitolo sistemazione straordinaria strade sono stati allocati 153 mila di euro per interventi prioritari sulla rete viaria. Complessivamente gli investimenti sono pari a 218.000 euro. Infine, abbiamo incassato il contributo della provincia di 30.000 euro per la riqualificazione energetica del campo sportivo di Villa».
130 anni fa nasceva Cassa rurale A Montaner anniversario ricordato con il restauro della casa canonica SARMEDE. Ben 130 anni fa nasceva la Cassa rurale e artigiana di Montaner, primo dei dieci istituti che nel tempo hanno dato vita a quella che è oggi Banca Prealpi SanBiagio. Un anniversario che la comunità di Montaner, insieme ai vertici dell’istituto di credito cooperativo, ha voluto ricordare ad inizio settembre inaugurando il restauro della casa canonica alla presenza del vescovo Corrado Pizziolo, del parroco don Mauro Cettolin, del sindaco Larry Pizzol e dei vertici e soci della banca. La Cassa rurale di Montaner nasceva nel 1894 sulla spinta propulsiva data dalla Enciclica Rerum Novarum di papa Leone XIII, che rappresenta ancora oggi il manifesto cattolico del sostegno alla cooperazione di credito. In un mondo segnato dall’esclusione, dalla povertà e dall’emigrazione, in cui molti contadini e piccoli lavoratori artigiani erano lasciati ai margini della società, senza accesso al credito
e privi di strumenti finanziari per migliorare le loro condizioni di vita, la Chiesa cattolica favorì la costituzione delle Casse rurali. In quel frangente, queste rappresentarono un raggio di speranza rispetto all’incognita dell’emigrazione, offrendo supporto finanziario a chi ne aveva più bisogno e favorendo la crescita di un senso di appartenenza e di coesione sociale. C.B.
L’inaugurazione del restauro della casa canonica
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Giovedì 3 ottobre 2024 | 17 Il Quindicinale
CONEGLIANO E CONEGLIANESE
Marco Chiaradia sul tetto del mondo Ai mondiali a Monterrey in Messico diventa campione del mondo di categoria della federazione FESIK - WUKF
Marco Chiaradia
A destra: Marco Chiaradia
È
una bella storia quella di Marco Chiaradia, 43 anni di Orsago, una vita dedicata allo sport ad alto livello, sempre perseguendo disciplina e sacrificio che lo hanno portato ad eccellere, imponendosi a livello internazionale. Come nasce un atleta che vince in una disciplina così particolare, quali sono i requisiti fondamentali per eccellere? Marco si avvicina all’arte marziale nei primi anni Novanta, entrando a soli nove anni nella scuola di karate di Cordignano, guidata dal maestro Costantino Da Ros. Si innamora di quest’arte marziale che viene da lontano, passando le sue giornate sul tatami, il tappeto dove ci si allena, impegnandosi con sacrificio e costanza sino a raggiungere traguardi prestigiosi. Per tutta l’adolescenza forgia il suo corpo con costanza e lontano dagli eccessi, gareggiando a livello internazionale e mietendo successi. Dopo i vent’anni decide di cambiare, una nuova esperienza alle porte, una fame di dimostrarsi atleta anche in altri sport: si dedica alla mountain bike
Il Quindicinale 18 | Giovedì 3 ottobre 2024
agonistica, con la medesima convinzione, dove inizia a mietere successi e gareggiare per anni in ogni ambito, dal locale al mondiale. Passano gli anni, ma nel profondo dell’animo il vecchio amore non è mai scomparso, il richiamo del karate si riaffaccia alla soglia dei quarant’anni. Marco riveste il kimono e ricomincia, con la consueta dedizione, ad allenarsi ogni giorno, senza sosta. Complice anche il COVID, che lo relega in casa come chiunque, inizia ad allenarsi in solitario su proiezioni e figure, ogni singolo giorno. Marco è un ragazzo silenzioso e modesto, che non ama le copertine e non vuole mai parlare di sé; bisogna incalzarlo per scoprire quanto ci mette, ogni giorno, per migliorarsi e crescere, sia atleticamente che spiritualmente. Finito il lavoro Marco raggiunge il Dōjō, la palestra in giapponese, veste il kimono e sale sul tatami, dove inizia a scaldarsi. A guidarlo il maestro Da Ros, ma anche l’ispirazione dei grandi atleti orientali, di cui su ogni parete si possono ammirare le foto. Costanza e applicazione, è un mantra che entrambi mi ripetono spesso durante l’intervista: ogni singola mossa può essere migliorata, il movimento ad ogni ripetizione ambisce ad essere più fluido e deciso. Come in una danza solitaria, Marco durante le competizioni si esibisce davanti ai giudici dichiarando le mosse che compirà e inizia a disegnare traiettorie, dove gli assi in movimento sono gli arti ed il corpo. Nonostante mi trovi davanti ad un’arte marziale, l’aggressività non è palese come in altri sport, Marco parla sempre sottovoce e con rispetto, aiu-
di Michele Zanchetta tandomi a capire un mondo a cui non appartengo, con termini e rituali precisi. La sua voce è calma e cortese, sale solamente quando sul tatami lancia il tradizionale Kiai, l’urlo che porta a compimento un’azione. Chi lo conosce assicura che la precisione e l’attenzione, che ha negli allenamenti, è parte anche della vita quotidiana: nella professione di manutentore meccanico riversa la stessa disciplina e serietà, è evidente che il karate abbia forgiato l’uomo anche al di fuori dell’arte marziale. A luglio in Messico ha conquistato l’ottavo titolo iridato della sua carriera, nella federazione FESIK - WUKF, imponendosi nelle discipline Kata Shito Ryu Senior e Kata All Style Senior, dimostrando alle giurie uno stile elegante e preciso nelle proiezioni individuali sul tatami. Ora ad ottobre lo attendono gli Europei di categoria in Polonia, dove spera di imporsi nuovamente nelle gare individuali.
CONEGLIANO E CONEGLIANESE
Una fucina di campioni Ai mondiali di Monterrey in Messico gli atleti Marco Chiaradia e Aurora Maso, guidati da Costantino Da Ros, raccolgono podi prestigiosi
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randi feste a Cordignano, la locale squadra di karate sale ben due volte sul podio, portando a casa una medaglia d’oro e una di bronzo, ma anche il giovane atleta Michael Mioni ha iniziato a mietere successi nelle categorie giovanili. Le origini del karate risalgono ai primi decenni del Seicento, quando in seguito al divieto di portare armi, a Okinawa, la più grande delle isole meridionali del Giappone, si diffuse clandestinamente un’arte marziale che permetteva di difendersi in un periodo di turbolenze sociali. Derivata da diverse tecniche di combattimento cinesi, si basa su tre componenti fondamentali che sono kihon, kumite e kata; se il primo è l’allenamento base, di parata e attacco, mentre il secondo è l’allenamento con un avversario, il kata sono dei movimenti codificati, che rappresentano varie tecniche di combattimento da effettuare individualmente. A Cordignano crescono campioni nell’arte marziale del karate: oltre al veterano pluripremiato Marco Chiaradia, fresco campione del mondo, si affacciano alla ribalta internazionale nuovi promettenti atleti. Aurora Maso è di San Giacomo di Veglia ed è una giovane promessa del karate italiano, a soli 18 anni questa studentessa del liceo di Vittorio Veneto può già vantare un curriculum di vittorie impressionante. Si è laureata campionessa del mondo nel 2021 in Romania e nel 2022 in Florida, mentre negli ultimi due anni ha conquistato, in Scozia e in Messico, due prestigiose medaglie di bronzo. L’ultimo titolo lo ha vinto nella ca-
tegoria Juniores stile Kata Shito Ryu nella federazione FESIK – WUKF. Michael Mioni, di Orsago, a 17 anni ha già vinto quattro mondiali e quattro europei nella categoria cadetti, oltre a tanti titoli italiani. Precocissimo talento, ha iniziato a frequentare la palestra a soli 6 anni, trovando nel karate il suo ambiente naturale, per lui il futuro riserverà sicuramente grandi soddisfazioni sul tatami. Tanti successi sono dovuti ad una società, il Karate Cordignano, con oltre quarant’anni di esperienza, che dai primi anni Ottanta forma i giovani nella cultura della disciplina e del rispetto. Il tutto inizia nel 1983, quando il sindaco di Cordignano Emidio Chiaradia chiede a Costantino Da Ros di aprire una palestra di karate, sino a quel momento, infatti, in paese le uniche società sportive erano il Calcio Cordignano e la danza. Costantino Da Ros ha iniziato nel 1977 la sua attività di karateca, cominciando precocemente ad allenare a soli 23 anni. Da allora, non ha più smesso, scoprendo e facendo crescere tantissimi giovani che nel tempo sono diventati grandi atleti, che si sono imposti ad ogni livello, dal locale all’internazionale. La società gareggia in varie federazioni, USACLI, FILCAM, FIAM e FESIK, dimostrando ad ogni livello la qualità dei suoi atleti. A seguire gli allenamenti del maestro Costantino Da Ros ci sono in
moltissimi, da anni la società è un parte integrante dell’attività associativa del comune e ha contribuito a portare il nome di Cordignano in tutta Europa e nel mondo. Lo scorso anno hanno festeggiato i quarant’anni di attività e gli allievi ormai arrivano da tutto il circondario per seguire una società che ormai è diventata un patrimonio sportivo. Entrare nella loro palestra è un viaggio nell’estremo Oriente, tra i tatami dove si allenano gli atleti, dai più piccoli alle categorie senior. Disciplina e rispetto si respirano ad ogni passo, ognuno misura le parole e non alza mai la voce, qui dentro siamo molto distanti dalle abituali urla degli stadi o dei palazzetti dove i ragazzi si allenano. Le pareti addobbate con ideogrammi giapponesi, le foto degli atleti e dei maestri della disciplina, sono ammonimenti e memoria per una scelta non solo sportiva, ma anche di vita, dove si rispetta l’avversario e si accetta la sconfitta. In un settore si possono ammirare tantissimi premi, negli anni diverse centinaia di titoli sono stati vinti dalle atlete e dagli atleti del Karate Cordignano. È una bella storia da raccontare, a quasi 10.000 km da dove fu inventato il karate, in un altro continente, una squadra di un piccolo paese si fa onore da decenni in tutto il mondo. Michele Zanchetta
Da sinistra: Michael Mioni, il maestro Costantino Da Ros, Marco Chiaradia e Aurora Maso
Giovedì 3 ottobre 2024 | 19 Il Quindicinale
CONEGLIANO E CONEGLIANESE
Che problema il parcheggio!
Il parcheggio in via del Ruio
Parcheggi di via del Ruio e via Pittoni: alternativa possibile nella parte pubblica dell’ex area Zanussi
S
embra essere “dentro casa” la soluzione al problema della disdetta al contratto di comodato d’uso gratuito con il Comune, avvenuta il 31 luglio, per l’utilizzo dei parcheggi di via del Ruio e via Pittoni di proprietà della società Real Estate del Gruppo Grigolin, messi a disposizione della cittadinanza senza ticket. Il Comune ha infatti suggerito un’alternativa, che forse non coprirà tutti i posti, ma potrebbe alleviare il problema: aprire i cancelli della sua parte di ex area Zanussi e
mettere a disposizione gli spazi per destinarli a parcheggio, considerando gli oltre 12.000 metri quadrati di proprietà pubblica. Questo è in sintesi quanto emerso in Consiglio Comunale nella seduta del 12 settembre. Il chiarimento è giunto dopo ben due interpellanze presentate dai gruppi di opposizione di Libertà Civica e Popolare e Gruppo Misto. Questo scenario si potrebbe concretizzare dopo il 31 gennaio 2025, data di scadenza per riconsegnare gli spazi, se non si dovesse trovare un accordo con i Grigolin, secondo quanto dichiarato da Fabio Chies. “Ritengo che per quanto riguarda i parcheggi si arriverà a una soluzione” ha rassicurato il sindaco, ma le opposizioni hanno incalzato. “È evidente che la lettera di disdetta è pesante – ha sottolineato il consigliere Alessandro
Bortoluzzi del Gruppo Misto – Mi dispiace che si arrivi ora in questa situazione, perché c’è stato tutto il tempo di fare qualcosa di diverso, come per esempio predisporre il tutto per un vincolo preordinato all’esproprio già ai tempi della curatela. Sono convinto che la proprietà non vorrà mettersi contro 35mila coneglianesi su questo punto, ma mi dispiace che ci siamo infilati in una situazione di estrema debolezza”. Su un eventuale vincolo è intervenuto Claudio Toppan, assessore ai Lavori Pubblici: “Mettere un vincolo su queste aree che oggi sono a parcheggio, ma che al 99% non lo saranno nella progettualità del privato non è opportuno, ma non vedo perché la proprietà dovrebbe farsi odiare dalla città non concedendo i parcheggi almeno finché non inizieranno le bonifiche”. C.D.A.
Maccarrone in Consiglio
Truffa via sms
Pilat e Frare premiati
Conegliano. Giovanni Maccarrone è consigliere comunale: subentra alla dimissionaria Isabella Gianelloni.
Conegliano. Piave Servizi informa i propri utenti di prestare attenzione a possibili comunicazioni non autorizzate che circolano via SMS. Il testo dell’SMS in questione, firmato Piave Servizi, recita: “Ciao, ci dispiace che tu abbia deciso di lasciarci. Vorremmo contattarti per proporti le nostre nuove vantaggiose offerte”, seguito da un link con l’invito “Se vuoi cambiare clicca Sì”. Questi link sono spesso utilizzati per rubare i dati dal telefono e Piave Servizi precisa che non invia mai messaggi di questo tipo.
Conegliano. La Side Academy di Verona, specializzata in formazione per animazione digitale 3D, ha consegnato i Draghi d’oro ai propri migliori studenti. Tra questi anche Leonardo Pilat (classe 2002, nato a Conegliano e residente a Tarzo, premio per il miglior environment del terzo anno) e Omar Frare (classe 2002 e nato a Conegliano, premio per il “Miglior Progetto” e “Miglior Character” del suo anno).
Il Quindicinale 20 | Giovedì 3 ottobre 2024
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Conegliano con bistrot via S. Giuseppe, 38/P
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CONEGLIANO E CONEGLIANESE Nicola Peccolo e Marco Breda sulla Grande Muraglia
Pedalando sulla Via della Seta Da San Vendemiano a Pechino in bici, oltre 7mila chilometri SAN VENDEMIANO. “Hanno pedalato per oltre 7mila chilometri sulla via della seta da San Vendemiano alla Cina, attraversando in bici Turchia, Iran, Uzbekistan, Kirghizistan e Afghanistan. Congratulazioni a Nicola Peccolo e Marco Breda di San Vendemiano - commenta il consigliere regionale veneto Tommaso Razzolini - che hanno completato il progetto Sognando la via della seta raggiungendo Pechino”. “Il sogno di Nicola e Marco era cominciato nel 2018 pedalando per 2.300 km da San Vendemiano a Istanbul, per poi continuare nel 2019 dalla Cappadocia a Teheran per 1.400 km. Il viaggio sui pedali è proseguito nel 2022 lungo 2.100 km tra Uzbekistan e Kazakistan, fino al gran finale di questa estate per 1.400 km attraverso la Cina”. “Un’impresa dal forte richiamo simbolico che si realizza nell’anno che celebra il 700esimo anniversario della morte di Marco Polo”.
Il Quindicinale 22 | Giovedì 3 ottobre 2024
Flash
Ciao Maria Conegliano. Una malattia ha sottratto prematuramente Maria Elisabetta De Bernardo all’affetto dei suoi cari. Donna affabile, gentile e affidabile, aveva solo 48 anni e lavorava presso la Veritas, società che gestisce i servizi cimiteriali in città. “Un angelo è volato in Cielo. Vola più in alto che puoi”, recita l’epigrafe.
La scomparsa di Andrea Conegliano. Conegliano piange Andrea Wedam, detto “Nadir”: aveva solo 38 anni. Originario di Parè, aveva lavorato come operaio ed appassionato di viaggi e di animali. La sua scomparsa ha gettato nello sconforto familiari, amici e conoscenti. Riposerà per sempre nel cimitero di San Giuseppe.
CONEGLIANO E CONEGLIANESE
Viaggio verso l’immortalità Una nuova mostra a Palazzo Sarcinelli ci porta nei misteri dell’Antico Egitto
L
a vita oltre la morte è l’affascinante tema della mostra “Egitto. Viaggio verso l’immortalità” che Palazzo Sarcinelli propone dal 23 ottobre al 6 aprile del prossimo anno. Come anticipa il titolo, il percorso espositivo conduce il visitare a capire più correttamente il concetto religioso della continuazione della vita dopo la morte. “Tutte le usanze funerarie pratiche nell’antico Egitto miravano non alla conservazione nella morte, come molti erroneamente pensano, ma alla conservazione per la vita eterna” - spiega la curatrice Maria Cristina Guidotti - “e la morte non determinava la fine della vita: era solo un momento di passaggio ad un’altra forma di vita, che continuava nell’aldilà in eterno. Con la morte l’anima si staccava dal corpo e ‘calava’ a occidente come il sole, immergendosi nel
mondo dei defunti: l’aldilà era immaginato come una serie di campi fertili percorsi da fiumi e canali, i cosiddetti Campi di Iaru, dove risiedeva il dio Osiride, re dei morti”. La mostra, con oltre 100 reperti provenienti dal Museo Egizio di Firenze, secondo in Italia solo a quello di Torino, rappresenta un’occasione unica per esplorare la millenaria civiltà egizia attraverso una selezione straordinaria oggetti: mummie, sarcofagi, e corredi funerari di inestimabile valore, che offrono una visione affascinante del complesso rapporto tra gli antichi egizi e l’aldilà. Da scoprire: l’occhio di Horus: un amuleto potente simbolo di salute e rinascita. Presente in numerose forme, esso era utilizzato per proteggere i defunti nel loro viaggio nell’aldilà. Lo scarabeo: simbolo di rinascita, legato al dio del sole Khepri, era considerato il simbolo della rinascita e della creazione. Tra i vasi canopi e i sarcofagi esposti per scoprire l’importanza nella preparazione del defunto per l’aldilà, in mostra si potrà ammirare il vaso canopo della defunta
Takharet e il sarcofago di Padimut, un sacerdote di Osiride. Le maschere funerarie e gli amuleti erano elementi essenziali per accompagnare il defunto nel suo viaggio nell’aldilà. In mostra sarà possibile ammirare la maschera di mummia in cartonnage (l’antenato della carta pesta) che venne posta direttamente sopra il volto di un defunto e gli occhi per maschera in bronzo e pietra bianca e nera. Ogni pezzo esposto racconta una storia di vita, di fede e di arte, permettendo al pubblico di immergersi nell’universo spirituale e culturale di una delle civiltà più affascinanti della storia. La mostra sarà visitabile fino al 6 aprile 2025 presso Palazzo Sarcinelli. La mostra, a cura di Maria Cristina Guidotti e ideata da Contemporanea Progetti, è organizzata da ARTIKA e CP, in collaborazione con la Città di Conegliano. Info: www.artika.it
Giovedì 3 ottobre 2024 | 23 Il Quindicinale
CONEGLIANO E CONEGLIANESE
Libri in Cantina Torna la manifestazione dedicata all’editoria locale in una location suggestiva SUSEGANA. In un mondo dove tutto gira ininterrottamente e velocissimo, la lentezza è diventata un lusso. Lo sanno bene gli organizzatori di Libri in Cantina, la storica manifestazione dedicata alla piccola e media editoria che quest’anno giunge al suo ventesimo compleanno. E si prende la libertà di rallentare. A partire dal titolo della kermesse, che è già il suo intento programmatico. Come sempre organizzata dal Comune di Susegana (Treviso), la ventesima edizione di “Libri in Cantina” quest’anno titola “LentaMente” e si svolgerà nei giorni 5 e 6 ottobre 2024, principalmente nel castello di San Salvatore ma per l’occasione ritornando anche nei luo-
ghi d’origine: la Cantina Collalto e la chiesa del Carmine. Un’edizione innovativa e coraggiosa per temi, tempi, luoghi e incontri proposti. “Del resto - spiega Gianni Montesel, sindaco di Susegana - 20 anni sono passati in un baleno. Sono stati 20 anni ricchissimi di incontri con editori e autori, di presentazioni di libri e di progetti, di ricerca, di cultura e territorio”. “La manifestazione è arrivata alla sua ventesima edizione così in fretta - racconta Daniele Chiesurin, assessore alla cultura del comune trevigiano- che è parso a tutti necessario rallentare per ritrovare, grazie agli autori invitati e agli eventi collaterali proposti, quel senso del pensare, e del vivere, che solo uno slow profile può assicurare. E di cui c’è grande bisogno”. “LentaMente” propone quindi al pubblico, per modalità e contenuti, un ritmo diverso. L’organizzazione del format non varia: spazio a piccoli e medi editori con una serie di appun-
tamenti in cui i libri saranno i protagonisti. Troveremo 50 editori organizzati in 70 postazioni dislocate nelle varie sale di palazzo Odoardo, un meraviglioso palazzo settecentesco che si erge all’interno delle mura del castello San Salvatore, edificato nel 1245. Il festival cambia nella modalità: pochi incontri con autori di altissimo livello e con più tempo a disposizione del pubblico. Programma su www.libriincantina.it
Veduta del castello di San Salvatore
La leggenda delle Sacre Spine Antonio Menegon ricostruisce un fatto misterioso avvenuto mille anni fa SUSEGANA. “Tolberto da Collalto la leggenda delle Sacre Spine” è il titolo dell’ultimo libro di Antonio Menegon, che verrà presentato domenica 6 ottobre alle 11.30 nella Sala dei Castelli
di Palazzo Odoardo, nell’ambito di “Libri in Cantina”. La nuova pubblicazione dell’autore suseganese per i tipi di De Bastiani Editore mette nero su bianco le vicende che hanno spinto il conte Tolberto da Collalto a recarsi in Terrasanta al seguito del primo pellegrinaggio armato per liberare Gerusalemme dagli infedeli, incoraggiato da Papa Urbano II con l’appello lanciato al concilio di Clermont-Ferrand, del 1095. Il libro ricostruisce i fatti che hanno porta-
to la regina Melisenda di Gerusalemme a donare al nobile di Collalto la preziosa reliquia, due spine che la tradizione popolare vuole siano appartenute alla corona che cinse il capo di Cristo nel giorno del supplizio. La reliquia delle Sacre Spine, riparatrice del male, portatrice di clemenza e ristoratrice della siccità, è custodita a Collalto, nella chiesa di San Giorgio e tuttora venerata. Da ottobre il libro sarà disponibile nelle librerie e nelle edicole del circondario.
Giovedì 3 ottobre 2024 | 25 Il Quindicinale
QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA
L’osteria della Clemi riprodotta a Lo Avventura oltremanica per la Clemi, che ha imparato a cucinare per una promessa fatta al papà in punto di morte. Sconfiggendo un pregiudizio legato alle… ombre
di Federica Gabrieli
La Clemi con il nipote Nicolò davanti alla storica locanda
C
’era una volta… sulla strada che conduce a Follina, precisamente a Pedeguarda, ai piedi di un antichissimo castelletto risalente al ‘400, un classico rustico utilizzato per molti secoli come posto di ristoro per viandanti e cavalli, denominato osteria Al Castelletto Dalla Clemi. Sembra l’inizio di una bella favola e difatti lo è. Un sogno, una promessa visionaria fatta di tradizione, amore, dedizione per il bello e convivialità.. Altresì una promessa e il desiderio di un padre che ha chiesto alla figlia di fare la cuoca. Una semplicità autentica quella della Clemi, coinvolgente a volte “rustega” come si definisce lei, una donna Il Quindicinale 26 | Giovedì 3 ottobre 2024
accompagnata da una straordinaria sensibilità per le persone comuni e non solo, ciascuna degna di attenzione. Nelle sue parole e racconti traspare un’anima genuina, legata alle tradizioni, ai ricordi, grata di quello che le è stato donato e che grazie alla sua caparbietà, perseveranza, volontà è riuscita a farsi conoscere non solo sul nostro territorio ma sconfinando molto oltre. Una donna che con la sua naturalezza e spontaneità si fa voler bene. Nel varcare l’uscio dell’osteria provo una filigrana di timidezza. Clemi mi accoglie con un sorriso, seduta, mentre prepara ceste di funghi porcini appena raccolti per il risotto del giorno.
La sua cucina rispecchia la precisa volontà di portare a tavola piatti d’altri tempi, indimenticabili, ma soprattutto per l’utilizzo di materie prime squisite e genuine. “Ingredienti che arrivano dal nostro orto – afferma Clemi - e produttori di fiducia. Saldi nelle nostra identità territoriale, applichiamo lo stesso spirito nello studio del menù, seguendo il ciclo biologico delle materie prime, rigorosamente di stagione”. “All’inizio quando mi è stata affidata e donata dai conti Brandolini Arrivabene questa osteria, ogni sera verso le 18.00 all’arrivo dei clienti servivo solo ombre ma gli avventori sembravano desiderare altro. Così una mattina mi sono svegliata e ho detto basta: io non sono fatta per fare l’oste, ma la cuoca! Ho preparato tutti i tavoli come si vedono ora: entrarono i soliti abitudinari e mi dissero con un tono scocciato “Noi siamo venuti per l’ombra” e io risposi che avevo preparato i tavoli perché volevo far mangiare la gente. “Sei impazzita? – mi risposero - cosa credi di essere...”, ma a distanza di un anno venivano tutti a mangiar qui e anche adesso c’è la gara”. “Sono nata a Soligo nel 1945 e vissuta lì, finché mio padre nel ‘56 è andato ad abitare e lavorare presso il castelletto della contessa Brandolini Arrivabene, come giardiniere, portandosi appresso
QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA
ondra tutta la famiglia. La mia infanzia prima l’ho trascorsa a Venezia con il conte e la contessa Brandolini Arrivabene, perché amavo i bambini e accudivo i loro figli. Da Venezia siamo tornati al castelletto, io avevo 13 anni, non sono mai andata a scuola perché mi avevano tirato da piccolissima un sasso nell’occhio creandomi un danno irrimediabile e per questo non ho mai studiato. Come ti dicevo accudivo i bimbi della contessa ma poi un giorno in punto di morte mio padre mi disse che avrebbe voluto che facessi la cuoca. Ho voluto mantenere la promessa fattagli. Ricordo che andai dalla contessa dicendole “So cusinar quel che so far” e lei ha avuto pazienza, si è prodigata e mi ha insegnato. Nel ‘76 mi ha donato l’osteria e dopo tre anni ho sistemato a modo mio la locanda. All’inizio cucinavo minestra e “fasioi”, minestra di verdura, tagliatelle con il ragù, tutte cose che a me non piaceva fare. Un giorno sono entrati dei ragazzi che andavano a giocare a tennis e mi chiesero se potevano avere una pasta alla vodka e da lì ho iniziato a cambiare menù; in base alla clientela che si stava formando ho cambiato la mia cucina”. Hai un piatto speciale? “I clienti chiedono sempre i soliti piatti ovvero tagliatelle fatte in casa, impazziscono per il risotto di stagione, adesso ci sono i funghi, o con il vino rosso e castelmagno. Di secondo:
lo spiedo da sempre portato avanti da Poldo, vecchio anfitrione dell’osteria al Castelletto e primo grande maestro, tra i maestri dello spiedo. A questo aggiungo carne alla griglia oppure pollo in umido, insomma cose nostrane”. Il tuo piatto preferito qual è? “A me piacciono molto i risotti, è sempre stato fin da piccola il mio piatto preferito La preparazione del risotto implica la presenza continua della persona, non lo abbandono mai, non gli tolgo gli occhi di dosso fino alla sua giusta cottura ed impiattamento”. Tantissimi personaggi famosi e non orbitano nella tua osteria. C’è qualcuno a cui ti sei particolarmente affezionata? “Sono affezionata a tutti i clienti, poi ovvio che c’è qualcuno che mi capisce un po’ di più. Chi ricordare? il Signor Mastroianni veniva qui per chiacchierare con me; pensa che lui arrivava qua e nessuno chiedeva autografi, al massimo passava un ciclista in bicicletta e lo salutava con un “ciao Marcello” e lui apprezzava moltissimo questa cosa; veniva ogni anno, così come Troisi, Ugo Tognazzi, Sordi….”. C’è mai stato qualcuno che si è lamentato? “Sì!... se non altro del conto”. Racconta che ti è successo a Londra… “L’anno scorso era venuto a fare le va-
canze in questo luogo un importante londinese, affittando completamente il castello sopra la collina per lui e la sua ragazza. Sono arrivati in locanda per l’ora di cena per sorseggiare qualche buon bicchiere di vino e si sono fermati a mangiare. Già dalla prima cena si sono innamorati del posto per cui questo signore assieme alla fidanzata per due settimane hanno fatto colazione consumando ben 30 caffè ogni mattina, pranzo, aperitivo e cena, insomma erano sempre qui; addirittura anche i martedì ovvero il giorno di chiusura stavano con noi e con i nostri amici. A fine vacanza mi disse che gli sarebbe piaciuto fare un pop up sulla Clemi a Londra; pensavo stesse scherzando ma a distanza di un anno sono arrivati dei manager per decidere il menù, fotografare i piatti, l’interno del locale, le tovaglie per riprodurre lo stesso ambiente nel loro locale di Londra, trasformando e riproducendo in un piano del loro ristorante la mia osteria, dipingendo le pareti e i muri , ricreando l’atmosfera molto simile alla nostra, con le stesse tovaglie, arredi. Siamo partiti io, mio nipote Nicolò – che mi affianca da una decina d’anni ed è più bravo di me -e tre ragazzi della cucina e abbiamo cucinato. E’ stato davvero commovente andare in un posto che non è casa tua ma era come se lo fosse”.
La Clemi con il nipote Nicolò nella trasferta londinese
A sinistra: La Clemi impegnata nella pulizia dei funghi
Giovedì 3 ottobre 2024 | 27 Il Quindicinale
QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA
La Festa della castagna fa 52 Protagonisti i sapori del territorio fino al 20 ottobre TARZO. Tutto pronto, a Colmaggiore, per la 52a Festa della castagna organizzata dalla Pro Loco di Tarzo negli spazi del centro polivalente di via Battisti, sul retro dell’ex scuola della frazione. Cultura, sport, cucina, le passeggiate lungo la via dei murales e nei boschi, gli immancabili marroni delle colline tarzesi, dunque a chilometri zero, animeranno i fine settimana dal 4 al 20 ottobre. In abbinata alla festa, appuntamento con “Lo spirito degli antichi sapori” in piazza IV Novembre a Tarzo sabato 5 e domenica 6 ottobre. Nello stando della Pro Loco cucina
aperta, il venerdì, il sabato e la domenica, con specialità alla griglia, l’immancabile spiedo e il ferro gigante per la cottura delle castagne. Nel centro di Tarzo, il primo fine settimana di ottobre, la festa paesana. «Scene di vita rurale con personaggi in costume, artisti e artigiani intenti in attività del tempo, ambulanti con mercanzie di ieri e di oggi: la piazza del paese diventa una fiera dove incontrare produttori agricoli e vinicoli locali, ammirare scultori all’opera, assistere alla trasformazione della vinaccia in grappa, degustare formaggi locali, acquistare un oggetto artigianale – dettagliano gli organizzatori de “Lo spirito degli antichi sapori” -. E poi caldarroste, giochi di una volta, torneo delle frazioni, trenino per visitare i luoghi più caratteristici». C.B.
Dino Cattel premiato Revine Lago. Per il secondo anno consecutivo Dino Cattel di Revine Lago si è aggiudica il primo posto al torneo di Bocce intitolato a Galliano Mazzega. Il torneo si è tenuto in Pian Cavallo e ha visto la partecipazione di 32 boccisti provenienti dal Friuli Venezia Giulia e Veneto.
Il Quindicinale 28 | Giovedì 3 ottobre 2024
Flash
La festa del Fasol REVINE LAGO. Festa del raccolto del “Fasol de Lago” il 4, 5 e 6 ottobre a Lago. Venerdì 4 serata della trippa oltre alle altre specialità a menu e dalle 21 musica con The Mavi’s. Sabato 5 cena con galletto e patate (su prenotazione al 335.6154228) e dalle 21 musica con i Doppio Zero. Domenica 6 dalle 9 raduno delle Apecar stradali e dalle 10 c’è il 6° campionato mondiale di Apecar. Chiosco aperto a pranzo e a cena.
Ottobre in rosa TARZO. Sabato 5 ottobre dalle 9.30 alle 11.30 visite senologiche, eseguite da chirurghi senologi, nell’ambulatorio medico allestito nella saletta vicino al municipio con accesso dalla biblioteca. Prenotazioni obbligatoria all’ufficio servizi sociali 0438.9264209 (dal lunedì al venerdì 9-13). L’iniziativa è riservata a donne che non hanno mai eseguito un controllo ed è organizzata da Lilt Vittorio Veneto.
QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA Flash Pedoni in sicurezza
CISON DI VALMARINO. Hanno preso avvio ad inizio settembre in località Mura, lungo la strada provinciale 4, i lavori di realizzazione di un marciapiede e di messa in sicurezza della fermata degli autobus.
Niente mercato PIEVE DI SOLIGO. Sabato 12 ottobre il mercato settimanale è sospeso in concomitanza con l’evento Spiedo Gigante che con le sue strutture e attività occupa il centro.
Frane in sicurezza FARRA DI SOLIGO. Il Comune ha annunciato lavori per 150mila euro per mettere in sicurezza le frane che si sono verificate nei passati mesi in via Collagù e in via Scandolera.
Tempo di Spiedo Gigante Tutti gli appuntamenti gastronomici e culturali PIEVE DI SOLIGO. Dal 1956 è l’evento simbolo di Pieve di Soligo. Una tradizione che fonda le sue radici nella cultura gastronomica locale – un tempo lo spiedo era di cacciagione con migliaia di uccellini, oggi di quaglie – e che di anno in anno è cresciuta, stando al passo con i tempi. Si è aperta il 27 settembre la 67a edizione dello Spiedo Gigante organizzata dalla Pro Loco di Pieve di Soligo: animerà il centro pievigino fino al 13 ottobre. Ricco il programma. Venerdì 4 ottobre dalle 18.30 enoteca aperta e dalle 19 possibilità di cenare nello stand enogastronomico con specialità a base di cinghiale e a seguire, dalle 21.30, musica rock pop soul con The Replay. Sabato 5 serata “Gli altri spiedi”: galletti allo spiedo e porco disossato allo spiedo, oltre ai piatti a menù della sagra. Dalle 21.30 il rock di Mad Dark Lady. Domenica 6 alle 9.30 da piazza Vittorio Emanuele II il via della “Pedalata per la vita” organizzata da
Avis e Aido Pieve di Soligo. A pranzo, dalle 12, verrà servito lo spiedo d’Alta Marca cotto sullo spiedo gigante. Dalle 14 in piazza Vittorio Emanuele II tanti eventi per i bambini e alle 17.30 il 40° tiro alla fune che ancora una volta vedrà scontrarsi le contrade Contà e Trevisan. Cucina aperta anche per cena e dalle 21.30 musica con dj Ravazzolo. Venerdì 11 ottobre serata a tema stinco di maiale, poi il rock’n’pop dei Ruvidi. Sabato serata spiedo d’Alta Marca e musica con i Jungle. Gran finale domenica 13 ottobre. Alle 10 in piazza l’accensione, scandita dalle note della Filarmonica di Pieve di Soligo, del 67° Spiedo Gigante e per tutto il giorno expo auto. Cucina aperta a pranzo e dalle 17 “l’ora della quaglia”, distribuzione dello spiedo gigante di quaglie. C.B.
Lo Spiedo Gigante (immagine di repertorio)
Giovedì 3 ottobre 2024 | 29 Il Quindicinale
QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA
L’addio a Susanna Recchia
Il drammatico e doloroso gesto della mammaigienista dentale ha lasciato sgomenta e afflitta un’intera comunità
Susanna Recchia
MIANE. Susanna Recchia e la figlioletta Mia di soli 3 anni sono state trovate senza vita, ancora abbracciate, su un isolotto sul Piave a Covolo di Pederobba a pochi chilometri dal ponte di Vidor, là dove il fiume Piave è particolarmente violento, la mattina di domenica 15 settembre. Il ritrovamento è avvenuto dopo un giorno e una notte di ricerche, senza esito, da parte dei soccorritori con i cani molecolari e le squadre nautiche. A individuare i corpi senza vita l’elicottero dei vigili del fuoco. La mamma, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, già nella serata di venerdì 13 settembre, dopo aver parcheggiato la sua auto vicino al ponte di Vidor, avrebbe raggiunto la riva del Piave attraverso un sentiero e si sarebbe lasciata travolgere dalla corrente portando con sé la bimba, affetta da una grave forma di epilessia. Una vicenda drammatica che ha scos-
so l’intera comunità di Miane dove Susanna viveva con la piccola Mia. La donna di 45 anni di professione igienista dentale, mamma di altri tre figli avuti con l’ex marito, stava attraversando un periodo di disagio psicologico causatao anche dalla malattia della figlia Mia e la fine della relazione con il compagno, papà della piccola, che non le faceva più vedere un futuro. Un “male oscuro” che l’ha portata a compiere questo terribile gesto, come aveva spiegato in una lunga lettera di cinque pagine lasciata sul tavolo di casa in cui annunciava l’intenzione di farla finita. Susanna Recchia si era allontanata da casa venerdì sera, 13 settembre, a bordo della sua auto, una Volkswagen Tiguan di colore bianco, ritrovata poi la sera di sabato 14 settembre a Covolo di Pederobba. Le ricerche erano scattate sabato mattina dopo l’allarme lanciato dall’ex compagno passato a casa
L’associazione Careni riparte e rinnova il Consiglio direttivo Pieve di Soligo. L’Associazione Culturale Careni ha rinnovato il proprio Consiglio direttivo. Emma Sech è stata riconfermata alla presidenza, affiancata dai vicepresidenti Nicola Villanova e Mariavittoria Dantomio. Nicola è un nuovo innesto fortemente voluto per rappresentare gli attivisti più giovani; Mariavittoria, come Emma, una meritata riconferma, portatrice di esperienza. Sono inoltre stati eletti consiglieri Gioele Biasin, Marco Casagrande, Federico Dorigo, Stefano Gheller, Cristian Nardino, Giulia Pradal e Samuele Ziero. Tra di loro alcuni giovani sotto i vent’anni alla prima esperienza nell’organo, simbolo di una valorizzazione delle nuove generazioni e di un investimento nel futuro dell’Associazione. Il Quindicinale 30 | Giovedì 3 ottobre 2024
di Susanna a prendere la figlia Mia, come da accordi presi la sera prima. Ma a casa non c’era nessuno e il cellulare suonava a vuoto. Susanna l’aveva lasciato sopra il tavolo di casa insieme ai documenti e a una lunga lettera di addio. L’ex compagno si è immediatamente rivolto ai carabinieri per denunciarne la scomparsa e da quel momento sono partite le ricerche disperate fino a domenica mattina quando le speranze sono state spazzate via con il ritrovamento dei corpi nel Piave. Una tragedia che ha distrutto due famiglie e sconvolto un intero paese, dove tutti si conoscono, che si è subito stretto attorno ai tre bambini rimasti senza mamma. Susanna era conosciuta come una persona perbene e riservata che viveva per i suoi figli. Nessuno aveva capito il suo grave disagio, nessuno poteva immaginare una tragedia simile. “Susanna era una persona bella e solare”, la ricorda il dentista Attilio Ceschin con studio a Vittorio Veneto dove la 45enne ha lavorato per dieci anni come igienista dentale. “Ci ha sorpreso con un gesto che per un estraneo è di difficile comprensione ma si potrebbe definire un ultimo gesto d’amore. L’amore che aveva dimostrato per il lavoro, svolto sempre con estrema professionalità e passione veniva messo in secondo piano solo da quello per i figli, verso cui aveva dedicato in questi ultimi anni ogni sua energia”. I.L.
Flash Lavori al ponte sul Raboso Farra di Soligo. Partiti i lavori di risanamento del ponte sul torrente Raboso, sulla SP 32, un’opera da 114.717 euro che permetterà di riqualificare le strutture in calcestruzzo e le campate, che presentano un naturale degrado dovuto all’utilizzo del ponte e al tempo.
QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA
La resistenza pacifica di Cison Nella ricostruzione di Giovanni Toffolatti, la rievocazione di un episodio meno noto della lotta al nazifascismo nella Marca trevigiana CISON DI VALMARINO. In occasione dell’anniversario degli ottant’anni dalla Liberazione, riemergono nella memoria locale storie dimenticate dai più di quei terribili mesi in cui anche le comunità della Marca trevigiana erano scosse dalla violenza della guerra, tra l’esercito tedesco che tentava di frenare l’avanzata degli Alleati da sud e la lotta partigiana che dai boschi e dalle montagne colpiva i soldati invasori che rispondevano con sanguinose rappresaglie contro la popolazione civile. Giovanni Toffolatti, appassionato di storia locale, ha fornito la ricostruzione di un episodio significativo avvenuto il 2 settembre 1944, quando l’esercito tedesco arrivò a Cison di Valmarino e la popolazione locale si trovò di fronte alla possibilità di vedere la propria vita devastata. L’episodio si colloca infatti tra il massacro compiuto dai nazisti tra Pieve di Soligo e Farra, dove il 1° settembre furono fucilate nove persone e incendiati numerosi edifici, e l’impiccagione di due partigiani nella piazza di Follina, avvenuta il 5 settembre. Appena una ventina di giorni dopo si svolse il terribile rastrellamento del Monte Grappa, in cui furono uccisi circa trecento partigiani e altri duecen-
tocinquanta furono fatti prigionieri e deportati. Il 2 settembre, come spiega Giovanni Toffolatti, ad assistere all’arrivo dei nazisti, mentre Follina bruciava all’orizzonte, era il commissario prefettizio Paolo Toffolatti (nominato in sostituzione del sindaco destituito), che cercò un modo per salvare Cison da quel destino funereo. La maggior parte della popolazione locale era fuggita tra i boschi e le montagne, alcuni si erano nascosti nelle soffitte del castello convertito in ospedale, ma alla richiesta di aiuto del commissario risposero sette uomini che erano rimasti in paese: Bruno Bigliardi, Gioacchino Buffon, Angelo Da Broi, Antonio Da Mar, Gioacchino Dal Moro, Umberto Gola, Francesco Guardineri e da don Raffaele Spagnol. Armati solamente di un lenzuolo bianco e un bastone, i nove uomini si diressero a piedi verso Follina, andando incontro alla colonna di militari tedeschi sventolando la bandiera bianca segno di pace: dopo una lunga trattativa garantirono con la loro vita che a Cison non c’erano partigiani ma solo agricoltori, e che quindi quella tranquilla comunità poteva essere lasciata in pace. Sarebbe bastato un solo proiettile, garantirono invece dall’altra parte, perché il paese fosse dato e alle fiamme e loro fucilati: con i mitra puntati alle spalle ritornarono a Cison guidando
la colonna di soldati, attraversarono il centro e giunsero al castello, dove iniziò un’animata discussione tra il direttore dell’ospedale e gli ufficiali tedeschi. Alla fine, proprio dal castello, i soldati lanciarono razzi di segnalazione per avvisare il loro comando a Follina che non avevano trovato soldati nemici, ma solo civili pacifici, e che quindi avrebbero risparmiato il paese della devastazione riservata ai vicini e liberato gli ostaggi una volta tornati indietro. Fortunatamente, mentre erano lì i soldati tedeschi non notarono una scala che dal salone dell’ospedale conduceva a una botola sul tetto: se l’avessero controllata avrebbero trovato il nascondiglio di alcuni partigiani di stanza a Cison, e la storia di questa comunità avrebbe preso tragica direzione. Fabio Zanchetta
L’affresco in memoria dei fatti del 2 settembre 1944
Giovedì 3 ottobre 2024 | 31 Il Quindicinale
FOCUS SALUTE&BELLEZZA
In Veneto si dorme poco e male Oltre il 72% degli italiani è insoddisfatto della qualità o della durata del proprio sonno. In Veneto la percentuale di coloro che affermano di subire almeno una delle principali conseguenze di un sonno disturbato si attesta sul 56,3%
I
l sonno rappresenta una necessità fondamentale per il benessere fisico, mentale ed emotivo: riposare nel modo corretto regola il metabolismo e aiuta il cervello a eliminare le tossine dal tessuto neurale, elaborare informazioni e migliorare l’apprendimento, riducendo inoltre stress e ansia. Eppure, in Italia, 7 persone su 10 sono insoddisfatte della qualità o della durata del proprio sonno (72,3%) e oltre la metà afferma di avere difficoltà ad addormentarsi (58%). È quanto emerge dall’Osservatorio Unobravo sui problemi del sonno in Italia, realizzato dal servizio di psicologia online per approfondire il tema e indagare il modo in cui tali problematiche rischiano di influire sul benessere psicologico delle persone. L’Osservatorio ha raccolto e analizzato i risultati relativi al test di screening gratuito e anonimo Insomnia Severity Index e le risposte raccolte attraverso un sondaggio condotto su un campione della base utenti di Unobravo.
Stanchezza, risvegli precoci e irritabilità: le conseguenze del sonno disturbato I problemi del sonno possono avere un impatto molto serio sulla vita quotidiana. A livello nazionale, più della metà degli italiani coinvolti nell’analisi di Unobravo (55,4%) sperimenta almeno una delle quattro principali conseguenze di un sonno disturbato, ovvero: sensazione di stanchezza e spossatezza durante l’intera giornata (40,2%), continui risvegli notturni o precoci (26,5%), calo delle capacità
cognitive (19,8%) e aumento dell’irritabilità e dell’impulsività (14,7%). In linea con la media nazionale, in Veneto il 56,3% dei rispondenti accusa almeno uno degli effetti sopracitati. Tra i più colpiti ci sono gli abitanti della provincia di Verona, con il 21,6% degli intervistati che accusa almeno uno dei quattro sintomi. Seguono Padova (20,2%), Treviso (18,8%), Venezia (17,7%) e Vicenza (13,1%). I problemi legati al sonno sembrano invece impattare meno chi abita nelle province di Belluno (5,3%) e Rovigo (3,2%). La Regione, in particolare, registra la percentuale più alta d’Italia (79,4%) per quanto riguarda coloro che tra i sintomi evidenziano un sonno non ristoratore, con conseguente stanchezza e scarsa energia durante il giorno. Questo sintomo è particolarmente sentito nelle province di Verona (22,3%), Padova (20,5%) e Treviso (19,6%). Il 43% dei veneti afferma invece di soffrire di risvegli notturni con difficoltà a riprendere sonno e risvegli precoci al mattino. A soffrirne sono soprattutto gli abitanti nelle province di Padova e Venezia (entrambi al 21,5%), mentre i veronesi sono in terza posizione con il 19,8%. In Veneto una persona su tre (34,4%) sostiene poi di avere difficoltà
cognitive, con fatica a concentrarsi al lavoro o a scuola durante la giornata: effetti che riguardano specialmente veneziani (22,7%) e veronesi (21,6%), seguiti da trevigiani (19,6%) e padovani (16,5%). Infine, il 23,4% manifesta frequente irritabilità e comportamenti istintivi o aggressivi, un problema che si riscontra soprattutto in provincia di Padova (27,3%) Treviso (21,2%) e Verona (18,2%).
A Padova, Treviso e Venezia il lavoro disturba il riposo Il lavoro rappresenta un altro “nemico” del riposo per quasi 8 veneti su 10 (79,5%), per i quali la sfera lavorativa ha un’influenza sui problemi del sonno: moderata per il 50,9%, significativa per il 24,8% e principale per il 3,8% dei rispondenti. Guardando nel dettaglio le province venete, i padovani sono i più toccati: il 34% indica infatti un’influenza rilevante della propria professione sul riposo. Seguono gli abitanti di Treviso (33%) e Venezia (30,4%). In provincia di Verona, invece, si registra la percentuale più alta della regione considerando coloro per i quali il lavoro non ha alcuna influenza sui problemi di sonno (23,4%). Giovedì 3 ottobre 2024 | 33 Il Quindicinale
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UN GRAMMO DI PREVENZIONE VALE UN CHILO DI CURA
A
" Obesità e sovrappeso in costante aumento tra i bambini del Veneto
Sonia Brescacin Presidente Commissione Sanità e Sociale in Consiglio SERENA WINES 1881 Regionale del
Veneto
n ounce of prevention is worth a pound of cure". È una frase memorabile di Benjamin Franklin, che tradotta suona "un grammo di prevenzione vale un chilo di cura". "Ecco, questa affermazione torna alla mente nel rileggere i dati dello studio "OKkio alla SALUTE" sul sovrappeso e l'obesità tra i bambini realizzato quest’anno dal Servizio Epidemiologico dell’Ulss 2 in accordo con l’Ufficio Scolastico Provinciale di Treviso" commenta Sonia Brescacin, Presidente della Commissione Sanità e Sociale in Consiglio Regionale del Veneto.. Lo studio trevigiano fa riflettere: il 14,7% dei bambini è in sovrappeso e l’8,3% è obeso e l’obesità è in costante aumento anche in Veneto. Alimentazione scorretta e cibo spazzatura, quest’ultimo diffuso soprattutto nelle famiglie più povere, sedentarietà, diminuzione delle attività fisiche e incremento esponenziale del tempo trascorso dai bambini davanti alla televisione o con i videogiochi sono impennati durante e dopo la pandemia Covid 19 e questo trend continua ancora oggi. L’obesità e sovrappeso sono un gravissimo problema: riducono le aspettative di vita, sono alla base di un numero impressionante
di malattie e peggiorano la qualità della vita di chi ne è affetto: se vogliamo prevenire il deterioramento della salute degli adulti di domani dobbiamo intervenire nei giovani di oggi. Proprio per questo nel Piano Regionale di Prevenzione 2020-2025 troviamo delle proposte interessanti, come il progetto "Scuole che promuovono Salute", con le mense scolastiche che propongono percorsi di educazione alimentare per le famiglie e i ragazzi; troviamo poi i progetti di promozione del movimento Programmma "MuoverSì", con le iniziative scolastiche "Pedibus" e "l’Andiamo a scuola da soli" che si integrano con i programmi per adulti come i Gruppi di cammino, al fine di incentivare la camminata e l’uso della bicicletta negli spostamenti della vita quotidiana. Nella tutela della salute soprattutto dei bambini le precauzioni non sono mai troppe e per questo nella nostra Regione “un grammo di prevenzione vale un chilo di cura” non è un motto ma una realtà. Inquadra il QR code per accedere a maggiori informazioni
FOCUS SALUTE&BELLEZZA
Capelli e colori d’autunno Le tendenze moda capelli per la prossima stagione
C
on l’arrivo dell’autunno, è il momento ideale per rinnovare il proprio look, e i capelli sono il modo perfetto per esprimere il cambiamento di stagione. Le tendenze per i capelli dell’autunno 2024 si concentrano su colori caldi, tagli versatili e accessori che fanno la differenza. Ecco una panoramica delle principali novità. Tonalità calde e naturali L’autunno richiama i toni caldi della terra, e i capelli seguono questa tendenza con nuance naturali e avvolgenti. I colori più in voga saranno il castano cioccolato, il ramato e il biondo dorato. Per chi cerca un mix perfetto tra biondo e castano, il *bronde* rimane una scelta amatissima, grazie alla sua capacità di illuminare il viso con delicate sfumature. Se invece vuoi osare, il *copper hair*, un intenso rosso ramato, sarà tra le tonalità più trendy della stagione. Tagli strutturati e versatili Le lunghezze medie saranno ancora
protagoniste con il *bob* e il *lob* (long bob), che questa stagione vengono rivisitati con scalature leggere per creare movimento. Questi tagli sono pratici e sofisticati, perfetti per chi cerca un look che sia gestibile ma alla moda. Anche il *pixie cut*, taglio corto e audace, continua a essere una scelta di carattere, ma per l’autunno sarà proposto in versioni più morbide e femminili. Frangia protagonista La frangia sarà un elemento chiave per il prossimo autunno, in tutte le sue versioni. La frangia piena e dritta, che richiama gli anni ‘70, donerà un tocco deciso al viso. La *curtain bangs*, ovvero la frangia aperta a tendina, sarà ideale per chi desidera un look più naturale e romantico. Questa frangia, che incornicia il viso con delicatezza, è perfetta per qualsiasi lunghezza di capelli, dal bob ai capelli lunghi. Texture naturali e onde morbide Quest’autunno la parola d’ordine è naturalezza. I capelli mossi e ricci saranno esaltati in tutta la loro bellezza, con onde morbide e voluminose che donano un aspetto disinvolto e gla-
mour allo stesso tempo. Le *beach waves*, solitamente estive, saranno rivisitate in chiave autunnale, con un effetto meno definito ma sempre chic. Per chi ha capelli ricci, i prodotti idratanti e definenti saranno essenziali per esaltare il volume e la texture naturale. Accessori per capelli: dettagli che fanno la differenza Gli accessori giocheranno un ruolo fondamentale per l’autunno. Cerchietti imbottiti, mollette gioiello e fermagli decorati continueranno a essere trend fortissimi, in grado di trasformare anche le acconciature più semplici in look sofisticati. Le fasce in velluto e i fermagli dorati aggiungeranno un tocco di eleganza e raffinatezza, perfetti per occasioni speciali o per dare un tocco glamour alla quotidianità. L’autunno arriva carico di novità e tendenze che offrono un ampio margine di personalizzazione, dal colore al taglio fino agli accessori. Le tonalità calde, i tagli versatili e gli accessori stilosi renderanno ogni look unico e perfettamente in linea con le atmosfere della stagione.
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La tua salute è ....in buone MANI Giovedì 3 ottobre 2024 | 35 Il Quindicinale
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INCONTINENZA E DISFUNZIONI DEL PAVIMENTO PELVICO, PROSTATITE... FINALMENTE… LA RIVOLUZIONE
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n trattamento rivoluzionario non invasivo per incontinenza e per tutte le patologie legate al pavimento pelvico e non solo. S.I.S. è una Tecnologia che sfrutta i campi magnetici ad alta intensità , fornendo a coloro che soffrono di incontinenza urinaria, un’opzione terapeutica completamente non invasiva, che li può aiutare a ritrovare fiducia in sé stessi. L’INCONTINENZA URINARIA colpisce 1 donna su 5 intorno ai 60 anni (fonte: Larepubblica.it – articolo di ottobre 2022) e solo il 25% decide di curarsi. PROSTATA e …..Il 50% invece, degli uomini tra i 30 e 50 anni soffre almeno una volta di prostatite e di problemi di incontinenza (fonte: www.issalute.it – articolo del 26 novembre 2021). Tutti questi problemi (incontinenza, disfunzione erettile, eiaculazione precoce) sono anche collegati ad uno scarso controllo dei muscoli pelvici, che possono, come già detto, influenzare negativamente la vita personale e di coppia. COME FUNZIONA: S.I.S. utilizza l’energia elettromagnetica focalizzata ad alta intensità (H.I.F.E.M.), per indurre contrazioni muscolari del pavimento pelvico, profonde e intense, massimali, ma mai fastidiose, aiutando pazienti con problemi di incontinenza, di prolasso e problemi sessuali. PRINCIPALI BENEFICI: • Completamente non invasiva, Rispetto ad altri metodi, che prevedono inserimento di sonde, . Il paziente non si deve denudare, risolvendo anche le tematiche di imbarazzo, sia per l’uomo che per la donna. • Trattamento piacevole, la sensazione durante il trattamento è considerata dai pazienti, molto piacevole e confortevole.
STUDI L’utilizzo di S.I.S. si è dimostrato molto più efficace rispetto ad una normale riabilitazione con stimolazione elettrica, per rinforzo dei muscoli del pavimento pelvico. Uno studio comparativo (fonte: studio 1 pdf) ha dimostrato che il campo magnetico ad alta intensità oltre ad essere non invasivo e più confortevole, è molto più efficace rispetto alla normale riabilitazione con impulsi elettrici invasivi. In 6 sedute da 28 minuti, fatte 2 volte a settimana, si migliora del 49,93%, percentuale che sale ulteriormente al 64,42% dopo 3 mesi dall’ultimo trattamento (fonte: studio 2 pdf). Lo stesso studio certifica una riduzione dell’uso giornaliero di assorbenti del 43,80%, che aumenta al 53,68% dopo 3 mesi dall’ultimo trattamento. Dopo il trattamento Il 40% dei pazienti, riferisce di essere in grado di eseguire una corretta contrazione dei muscoli pelvici. Il 28% è in grado di contrarre in modo selettivo i muscoli del pavimento pelvico. Il 20%, con sole 6 sedute, ha riferito una migliore tonicità muscolare. Il 12% ha notato un aumento del tempo tra le minzioni dei pazienti, il 100% ha riferito una migliore consapevolezza dei muscoli del pavimento pelvico.
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FOCUS SALUTE&BELLEZZA
Prevenire i malanni autunnali Consigli per mantenere la salute ai primi freddi
C
on l’arrivo dell’autunno e il calo delle temperature, il nostro corpo diventa più vulnerabile ai classici malanni di stagione come raffreddori e influenze. Tuttavia, con alcuni semplici accorgimenti, è possibile prevenire questi disturbi e mantenere il benessere. Ecco i consigli principali. Alimentazione ricca di nutrienti Un’alimentazione equilibrata è fondamentale per rafforzare il sistema immunitario. L’autunno offre cibi di stagione come zucca, mele, cavoli e noci, ricchi di vitamine e antiossidanti. Questi alimenti, combinati a una dieta sana, possono aiutare a mantenere alte le difese immunitarie. Mantenersi idratati Con il freddo si tende a bere meno, ma l’idratazione è essenziale per l’organismo. Aggiungi tisane calde e bevande come tè verde e infusi di erbe, che non solo idratano ma hanno proprietà antinfiammatorie. Vestirsi a strati Le temperature autunnali variano spesso nel corso della giornata. Indossare
abbigliamento a strati ti aiuterà a proteggerti dai cambiamenti climatici, riducendo il rischio di raffreddamenti. Fare esercizio fisico L’attività fisica regolare rafforza il sistema immunitario. Camminate e corsa all’aperto sono ottime scelte per mantenersi attivi durante l’autunno, ma ricorda di vestirti adeguatamente per evitare il freddo. Riposo e gestione dello stress Dormire bene è cruciale per il sistema immunitario. Cerca di dormire 7-8 ore a notte e utilizza tecniche di rilassamento come yoga o meditazione per
gestire lo stress, che può indebolire le difese immunitarie. Buona igiene Lavarsi le mani frequentemente e arieggiare gli ambienti aiuta a prevenire la diffusione di virus e batteri. Queste semplici abitudini riducono il rischio di contrarre malattie stagionali. Adottare una dieta equilibrata, restare idratati, fare esercizio e curare il riposo sono le basi per mantenere la salute in autunno. Seguendo questi consigli potrai goderti la stagione senza temere i tipici malanni.
Giovedì 3 ottobre 2024 | 37 Il Quindicinale
RUBRICHE I DOLORI CERVICALI
G Problemi Sociali a cura di Michele Cais
ià dieci o quindici anni or sono, sempre da queste pagine, ho avuto modo di intrattenervi trattando l’antipatico disturbo della “stordità”. Un vero tormento. Al collo e alle spalle. Una postura sbagliata, lunghe ore di lavoro o lo stress causato da scadenze ravvicinate possono causare reali problemi anche alle persone più attive. Il collo è una delle aree del corpo a cui non pensiamo mai, finché non ci dà problemi: a quel punto ce ne accorgiamo continuamente. Lo stesso vale per le spalle. Queste due parti del corpo sono coinvolte in un numero incredibile di movimenti quotidiani essenziali, dal girare la testa per guardare (ad esempio, mente si cammina o si guida) fino al lavorare alla scrivania o al computer.
In caso di dolore cervicale, dolore alla spalla o entrambi, una cosa è certa: il dolore e il disagio che si provano in queste condizioni influenzano praticamente ogni aspetto della vita. La rigidità prolungata e la mobilità ridotta o dolorosa delle spalle, vengono spesso definite “spalla bloccata”, per ovvie ragioni e per guarire richiedono talvolta mesi o addirittura anni. Il dolore cervicale e il dolore alla spalla possono essere cause ovvie, come una lesione recente o il classico colpo di frusta, oppure mostrare un andamento altalenante nel tempo a causa di stress o postura scorretta. Quando siamo preoccupati tendiamo a contrarre proprio queste parti del corpo, causando una rigidità muscolare debilitante. Il dolore cervicale e il dolore alla spalla possono essere causati anche da
qualche cosa di più semplice, come una postura scorretta quando si lavora o si dorme.
VENEZIA E LE MONETE
“ il Cuore Veneto a cura di Alberta Bellussi
In alto a destra: due Scudi veneziani
Costoro non seminano, non arano, non vendemmiano, ma comprano dappertutto grano e vino”: questa cronaca del VIII secolo descrive perfettamente l’attitudine innata dei Veneziani al commercio, riconosciuta in tutto il mondo fin dall’antichità. Proprio per questo motivo la moneta di Venezia è stata per secoli la valuta più pregiata di tutte; monete di tantissime forme e tagli. Ne elencherò alcune seguendo l’ordine alfabetico. Il BAGATIN era questa una moneta tra le più usate dal popolo e durata sino alla caduta della Serenissima. Il BAIOCCO era una moneta romana che però aveva corso legale anche a Venezia e valeva due soldi veneti Il BESSO era in rame e valeva sei denari o mezzo soldo veneto Le BISANTE prendono il nome dalla città di Bisanzio dove venne coniata per la prima volta ma successivamente la si coniava anche a Venezia era una moneta d’oro dal valore altissimo Il DANARO o PICCIOLO valeva come il bagatin Il DUCATO quello d’argento pesava 109 carati e un grammo e valeva otto lire venete mentre il Ducato corrente valeva sei lire venete e quattro soldi.
Il Quindicinale 38 | Giovedì 3 ottobre 2024
Il GROSSO moneta tipica veneziana coniata nel 1200 dal Doge Pietro Ziani e valeva quattro soldi e c’era anche GROSSON che valeva otto soldi. La LIRA VENETA valeva venti soldi e fu in corso sino alla fine della Serenissima Il MARCHETO piccola moneta di rame coniata poco prima della caduta della Serenissima La PALANCA valeva un soldo e il PALANCON valeva due soldi Lo SCUDO D’ORO coniato dal Doge Andrea Gritti nel 1530 valeva sei lire venete e dieci soldi mentre lo SCUDO D’ARGENTO valeva sei lire venete ma alla fine della Serenissima il suo valore era di dodici lire venete e otto soldi. C’era poi il MEZZO SCUDO,
il QUARTO DI SCUDO e il MEZZO QUARTO DI SCUDO. Il SISIN era una piccola moneta d’argento ma durò poco per la facilità di contraffazione, che esisteva anche allora. Il SOLDIN piccola moneta di rame mentre il SOLDO era una moneta di rame che valeva un ventesimo di Lira veneta. Lo ZECCHINO moneta che prese il nome in onore della Zecca e aveva un grosso valore mentre la OSELLA era d’argento e fu emessa dal Doge Antonio Grimani. Veniva coniata ogni anno ed era il regalo che i Dogi facevano ai grandi personaggi della Serenissima nel periodo natalizio. Queste sono le più conosciute ma ce ne sono anche molte altre.
RUBRICHE UNA DINASTIA DI LIBRAI ALLA TERZA GENERAZIONE
I
l nonno di nome faceva - guarda caso - Adamo e quello per i libri era un amore viscerale. Tanto da voler, a un certo punto, cambiare mestiere per fondare una libreria tutta sua nel 1988, in un padiglione a Villorba: il “Centro servizi biblioteche”. A casa sua invece ospitava spesso i vari Tomizza, i Rigoni Stern, Magris. In nuce c’era quel qualcosa in più di una libreria che poi è sbocciato con quel brand “pop di qualità” che dal 2001 ha cominciato a chiamarsi “Lovat”. Che è prima di tutto un “luogo”, come icasticamente la rappresenta Nicolò (nella foto qui a fianco), 37 anni, la terza generazione della Libreria Lovat, in coppia con il fratello Tommaso, che di anni ne ha 25 e sovrintende la sede di Trieste. L’idea è suggestiva nella sua semplicità, solo apparentemente paradossale. “Un non-negozio dove, intorno al libro, si creano eventi, si intrattengono relazioni, si propongono appuntamenti”. Dove si entra senza il proposito di dover né l’idea di saper cosa acquistare. Perché a parlare, a tutti ma proprio a tutti, si incaricheranno loro stessi, i libri. Nessun trucco, nes-
sun inganno. Provare per credere. Come quel nonno che in una libreria era entrato in vita sua solo due - tre volte, e che, accompagnando (ma in verità accompagnato) dalla nipotina, prima stranito poi affascinato ha iniziato e sta continuando ad esplorare un mondo. Nel 2001 la vedova di Adamo, Franca con i due figli Loris e Dominique e la nuora Carlotta hanno tradotto l’idea in un brand di qualità e ci hanno messo un carico da novanta per affrancare la libreria dal posto occupato nell’immaginario collettivo: un bar al piano terra, un corner dedicato al dialogo con gli autori, gli appuntamenti “Cartastraccia” per i lettori in erba.
Tutti i giorni, tra gli scaffali ma anche sul profilo Instagram c’è Nicolò, il libraio 4.0. Che legge tanto, non tutto ma sempre sul pezzo. “63.000 titoli nel 2023, 50 nuovi libri al giorno”. E chi li legge, nella Penisola? “Meno della metà della popolazione ne prende in mano uno all’anno, contro il 94 per cento della Norvegia e il 75 per cento della Francia. E per gli amanti delle statistiche, nel 10 per cento delle case degli italiani di libro non se ne trova manco uno”. Non c’è il tempo per leggere; l’agenda è fitta. “Non quanto quella di Obama che quand’era Presidente di libri ne divorava cinquanta all’anno”. Si è persa l’abitudine, allora. “Invece è tutta questione di allenamento. E di messaggi da veicolare. Sbagliato tentare di convincere a leggere per stare bene: si legge per vivere, non per curarsi”. Facile a dirsi, difficile a farsi. La bellezza ci salverà? “Ci stanno provando e un po’ anche riuscendo i social. I booktok spopolano e le vendite impazzano”. Fino a quando, chi lo sa. Di certo anche questa è una strada che vale la pena percorrere. Hai visto mai che i social, alla fine, diventino sodali dei libri?
A tu per tu a cura di Roberto Grigoletto
LE TANTE DEDICAZIONI DI OGLIANO
F
ino alla metà del XVIII secolo la chiesa di Ogliano si trovava a lato della Vecchia Canonica, sul Belvedere che guarda verso Conegliano. E’ del 1 267 la prima attestazione con intitolazione a San Biagio, ma se del Trecento è la prima fonte, bisogna attendere il 1557 per l’elevazione in parrocchia. Di certo, con l’inizio dell’età moderna questi territori iniziarono a popolarsi più densamente, ma nel volgere di pochi chilometri esistevano ben tre chiese (con Scomigo e Marcorà), ma dotate di poche entrate, insufficienti per la loro sopravvivenza. In seguito ad un omicidio, nel Settecento il vescovo Da Ponte chiese alla Serenissima l’abbattimento di tutte e la costruzione di un’unica a Ogliano, in un terreno nuovo, dedicato alla Madonna della Concordia, a sugello della riappacificazione delle tre comunità d’anime. Dal 1779 l’arcipretale di Ogliano si trova sul
punto più alto del crinale collinare tra Conegliano e Ceneda, ma durante la costruzione due balordi, istigati dal parroco di Scomigo che aveva perso la ragione vedendo distrutta la sua chiesa, incendiarono il tetto del tempio di Ogliano in costruzione, ma miracolosamente le fiamme furono domate. Ora la chiesa è dedicata all’Assunzione di Maria Santissima ed è rivolta a est con a nord campanile e cimitero, è in forme neoclassiche con una semplice facciata, al centro della quale c’è il portale con il proclama settecentesco con la dedicazione e un leone marciano. L’interno, a navata unica e presbiterio sopraelevato, ha una serie di pregevoli dipinti, tra cui in una cappella a sud un’Annunciazione di Maria Santissima, opera del 1582 del cenedese Silvestro Arnosti, e sull’abside una Madonna della Concordia con i SS. Biagio, Elena e Vito, di Pittore Veneto, attestabile al tempo della costruzione della chiesa.
Autorizzazione Ufficio per l'Arte Sacra e i Beni Culturali Diocesi di Vittorio Veneto n°1253.189/2015
La fede tra le colline a cura di Michele Zanchetta
A sinistra: la chiesa di Santa Maria Santissima a Ogliano di Conegliano
Giovedì 3 ottobre 2024 | 39 Il Quindicinale
RUBRICHE TRA I PANORAMI DI CORDIGNANO E VILLA DI VILLA
Alla scoperta delle Prealpi a cura di Giovanni Carraro
Giovanni Carraro
Giovanni Carraro
Alla scoperta delle Colline del Prosecco
di Conegliano e Valdobbiadene
Alla scoperta delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene
40 itinerari a piedi, 405 km di sentieri Il Cammino delle Colline del Prosecco nell’area Patrimonio dell’Umanità
M
ontagna, collina, pianura e il fiume. A Cordignano c’è proprio tutto ciò che si vuole immaginando un paesaggio ideale e lo scopriremo grazie ad un anello che si estende tra le alture di Villa di Villa e la passeggiata lungo il fiume Meschio. La partenza è di fronte al municipio, all’angolo di via Vittorio Veneto e piazza Italia. Camminiamo su via Brando Brandolini in direzione nord, passando a fianco della lapide dedicata ai Caduti mentre a destra osserviamo la chiesa arcipretale dei Santi Maria Assunta e Cassiano del Meschio (sec. XVII). Giriamo a sinistra su via Guido Rangoni ed entriamo in una tranquilla area residenziale dove è posta la Casa di Riposo Pio X, quindi proseguiamo Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene rappresentano un indiscutibile patrimonio di cultura e di bellezze paesaggistiche dove trovano spazio proposte di escursioni a piedi, alcune del tutto inedite, inserite nel
territorio di 29 comuni della Core Zone UNESCO, della Buffer Zone e della Commitment Zone. Una guida che offre passeggiate adatte a tutti, dalle semplici camminate di pianura tra borghi e città d’arte, agli itinerari più impegnativi e avventurosi sui rilievi maggiori della dorsale collinare.
405 km di sentieri costituiti da 40 percorsi base e 29 varianti, comprendenti il Cammino delle Colline del Prosecco da compiere in quattro tappe giornaliere tra Vidor e Vittorio Veneto. I singoli itinerari sono minuziosamente descritti e corredati da mappe Tabacco, altimetria, grado di difficoltà, distanza,
georeferenziazione, foto di dettaglio e approfondimenti storici e culturali. I tracciati GPS sono scaricabili nel sito www.collineconeglianovaldobbiadene.it.
Percorso tratto dal libro “Alla scoperta delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”, di Giovanni Carraro, De Bastiani Editore
T
Grado di difficoltà: turistico Punto di partenza e arrivo: Cordignano, piazza Italia Tempo richiesto: 2h 45m Aumento di quota: m 138 Distanza: km 9,5 Info e dati: www.ibit.ly/5GF47
Il Quindicinale 40 | Giovedì 3 ottobre 2024
in un tratto ciclopedonale, la strada vato del giro (m 150) e decisamente apvecchia, che ci porterà nella frazione pagante per il paesaggio che si ammira di Villa di Villa dopo aver superato due verso la vasta pianura. Tramite la strada guadi sui rii Obole e Insuga. dei Parè arriviamo alla piccoAttraversato un tratto di via la piazzetta di Borgo Santa Aquileia, entriamo prima Felicita, dove vi è l’omonimo su via Hermada quindi sulcapitello ed un murales raffila strada delle Fossate che ci gurante il Parco dei Carbonai. porterà in aperta campagna Sopra di noi incombono le al confine con il comune di mura del Castelat, un’antica GPS E INFO Caneva nella Regione Friulifortificazione risalente all’XI Venezia Giulia. Camminando in un bel secolo distrutta dai turchi nel 1499 ed tratto sterrato al margine di un vecchio oggi residenza privata. Scendiamo su muro di confine, giungiamo alla strada via Guecello Da Camino, che in seguidel Pontesel prima di immetterci su via to assume il nome di via doge Alvise General Cantore. In seguito, svoltiamo IV Mocenigo, quindi giriamo a destra sulla strada vicinale Piai della Vigna su via Laura Cornaro, per la gente del che sale ripida tra le case per poi prose- posto “le Conche”. Percorsi cento metri guire tra le vigne. È il passaggio più ele- della provinciale giriamo a sinistra su una stradina di campagna che ci porterà in un colle dove vi è un magnifico boschetto di lecci secolari, in località “Le Pascole”, un punto panoramico veramente spettacolare. Continuiamo il cammino scendendo sulla stradina che si snoda tra vasti vigneti e, all’altezza della vecchia casa colonica di Villa Mocenigo, giriamo a destra in un lungo tratto pianeggiante fino a raggiungere la strada del Pontadel che si congiunge con via Col di Lana e successivamente sulla via vicinale Col di Lana che entra di nuovo in campagna. Tramite la strada delle Obole superiamo un guado sull’omonimo rio, quindi arriviamo sulla strada della Friga che ci permetterà di camminare su un bel tratto sterrato sull’argine del torrente Friga e successivamente del fiume Meschio. Tramite via Tintori e via Vittorio Veneto, arriviamo davanti al municipio dove termina il nostro itinerario.
cultura, arte & spettacolo
ABSTRACT
LE FIERE DEL TEATRO
ITINERARIO DEI CASTELLI
SCOPRI CONEGLIANO
Quest’anno Le Fiere del Teatro raggiungono il traguardo della 35a edizione con un programma ricco di sorprese all’insegna del divertimento, della cultura, dell’arte e tante, tante occasioni per vivere fantastiche esperienze all’insegna dell’allegria! Non mancheranno: strabilianti artisti di strada provenienti da ogni angolo del pianeta, artigiani con manufatti ricercati, originali laboratori, sorprendenti letture animate, raffinate mostre d’illustrazione ed uno stand enogastronomico fornito di tante, ma tante “cose buone”… Ingresso domenicale: biglietto intero (da 12 anni) 12 euro, biglietto ridotto (da 3 a 11 anni) 5 euro, ingresso gratuito per bambini fino a 3 anni non ancora compiuti e per accompagnatori di persone diversamente abili. Per informazioni e sconti vedi la pagina www.saremde.org.
Domenica 13 ottobre dalle 8.00 alle 13.00 si terrà la 50a edizione della manifestazione ludico-motoria “Itinerario dei Castelli”, una marcia non competitiva che si snoda su strade asfaltate e sterrate tra la pianura di Orsago e le colline di Conegliano, Cordignano e Caneva, attraversando dimore storiche e castelli. I partecipanti potranno scegliere tra 3 percorsi di 7, 13 e 24 km, con partenza dalla Piazza centrale di Orsago. Lungo i percorsi saranno allestiti punti ristoro e assistenza medica. E’ possibile iscriversi alla marcia tramite lo Sci Club di Orsago, sia online che presso la sede, oppure in loco la mattina stessa. Lo Sci Club ha sede a Orsago, in Piazza Oberdan, 1/B. Telefono: 0438 990454. info@scicluborsago.it www.scicluborsago.it
Prosegue il ciclo di visite guidate per riscoprire la città e i suoi dintorni nella calda atmosfera dei colori d’autunno. I prossimi apuntamenti: Sabato 5 ottobre, ore 10.00 LE DONNE CONEGLIANESI In occasione del mese dedicato alla prevenzione e alla diagnosi precoce del tumore al seno, ecco un itinerario dedicato alla scoperta delle donne che hanno lasciato un segno nella storia, nella cultura e nella società coneglianese. Sabato 19 ottobre, ore 20.30 AL CHIARO DI LUNA Speciale camminata nella natura al chiaro di Luna, per ascoltare i suoni della notte, osservare i boschi in una veste originale e ammirare la volta stellata. Costo: 7 euro a persona. Prenotazione obbligatoria presso lo IAT di Conegliano: tel. 0438 21230, e-mail iat@comune.conegliano.tv.it
Domenica 13 e 20 ottobre 2024 Sarmede, centro paese
Domenica 13 ottobre 2024 Orsago, Piazza Oberdan
Autunno 2024 Conegliano
Giovedì 3 ottobre 2024 | 41 Il Quindicinale
RUBRICHE & ANNUNCI CALAMARI ALLEGRI NEL PROSECCO CON IL FIORE ROSSO
In cucina con Armando Zanotto
Armando Zanotto
Armando Zanotto
Ingredienti per 4 persone: 16 bellissimi calamari freschi della misura di 5/6 centimetri, 3/4 cespi di radicchio rosso di treviso tardivo, 1/2 bottiglia di Prosecco Superiore DOCG o Prosecco DOC, 50 gr. di succo degli acini di uva Prosecco, 1 cipolla pulita, lavata e tritata, Olio extra vergine d’oliva, 2 cucchiai di prezzemolo, pulito, lavato e tritato, 20/25 chicchi d’uva Prosecco, Sale e pepe
il Prosecco in cucinA
il Prosecco in cucinA ∙ Prosecco cookbook
Prosecco cookbook
DARIO DE BASTIANI EDITORE
24/06/19 19:26
Questa ricetta è tratta dal libro “Il prosecco in cucina”, di Armando Zanotto, Dario De Bastiani Editore
Preparazione: In una capiente casseruola con dell’olio fate appassire la cipolla. Preparate puliti i calamari, togliendo gli occhi e la piccola cartilagine contenuta nel corpo, lavateli per bene in acqua fredda. Versate i calamari nella casseruola, sfumateli con il Prosecco e il succo degli acini del Prosecco. Continuate la cottura a casseruola coperta per 10 minuti.
Aggiustate di sale e pepe, preparate il radicchio rosso di Treviso tardivo spuntato dalla radice, tagliatelo in 6 parti nel senso della lunghezza, lavatelo in acqua fredda e asciugatelo. Condite il radicchio con olio e succo d’uva di Prosecco, sale e pepe appena macinato quanto basta. Togliete i calamari dalla casseruola e manteneteli
LA LANTERNA DI DIOGENE
a cura di Nello Della Giustina
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A proposito di cittadinanza. Ancora pieni di emozione per le vittorie degli atleti italiani alle Olimpiadi di Parigi siamo stati investiti da polemiche pretestuose inventate ad arte dai paladini della cosiddetta Italianità. Sulla scia di questa ondata di calore etnico è tornata di attualità la discussione su jus soli, jus scholae, banalizzata da interventi di esponenti della politica tesi non a risolvere il problema spinosissimo e urgentissimo dato del calo demografico, ma a marcare il proprio giardino elettorale, a conferma dell’incapacità di guardare oltre il proprio naso. I più pensano che non se ne farà niente e che tutto finirà nello jus sola, termine romanesco per fregatura. Viene spontaneo rispolverare l’Editto di Caracalla, l’imperatore romano che agli inizi del terzo secolo dopo Cristo estese la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’Impero. Conoscere la storia è fondamentale, ma con la genialata della geostoria si corre il rischio di non conoscere né l’una né l’altra.
Periodico di informazione, cultura e tempo libero Iscritto al n. 480 del registro stampa del tribunale di Treviso il 17/12/1981 e al n. 3086 del registro nazionale della stampa il 24 /04/1991 Editoriale il Quindicinale srl . Viale della Vittoria, Galleria IV Novembre, 4 - Vittorio Veneto (TV), Contatti: Tel 0438.550265 | E-mail: redazione@ilquindicinale.it Siti internet: www.oggitreviso.it | www.ilquindicinale.it Direttore responsabile Emanuela Da Ros Stampa Grafiche De Bastiani snc. Via Marco Polo, 14 - Godega S. Urbano (TV) Abbonamenti e pubblicità Telefono: 0438.550265 Via internet: www.ilquindicinale.it Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana Iscrizione al R.O.C. (Registro degli Operatori di Comunicazione) N 016571
Il Quindicinale 42 | Giovedì 3 ottobre 2024
in caldo, riducete la salsa di cottura, unite il prezzemolo. Riempite i calamari con il radicchio rosso di Treviso e date una scottata in forno. Come servire: Disponete in 4 piatti uno specchio di salsa di cottura frullata, adagiate i calamari e cospargete sopra un filino leggero d’olio e guarnite con chicchi d’uva Prosecco.
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ISSN 2784-9716
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