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MANI IN RUCK MANI IN RUCK

di Maurizio Vancini

Il Seven Questo Sconosciuto

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Esistono mondi paralleli nell’universo mistico del rugby. Tra i tanti, l’unico consacrato dai cinque cerchi olimpici è quello del Seven.

Disciplina che si disputa in partite da 2 tempi di 7 minuti ciascuno sull’intero campo di gioco. Tanta corsa, tanti polmoni che esaltano le qualità di tecnica in velocità dei 7 giocatori per squadra. “Skills”, come un erudito potrebbe oggigiorno definirli, che hanno permesso alla specialità l’”upgrade” a disciplina olimpica a partire da Rio de Janeiro 2016.

World Rugby ha creato da questa declinazione della disciplina ovale un circo giramondo denominato World Series; una decina di tappe che si giocano generando raduni e ottenendo sponsor di visibilità mondiale da Singapore alla California, dal Canada a Dubai.

Proprio a Dubai ho avuto modo di esser chiamato in due differenti occasioni (nel 2017 e nello scorso mese di dicembre) a vivere due esperienze straordinarie nel ruolo disciplinare di citing commissioner. In campo ho visto il meglio del meglio del circuito: Fiji, Australia, Nuova Zelanda, Argentina, Sudafrica, Francia e tutte le britanniche. Spettacolo assicurato in una cornice di pubblico - 40.000 sulle tribune costruite ad hoc in mezzo al deserto – tra sceicchi spettatori incuriositi e star come Farrell e Tuilagi con la loro combriccola di amici danarosi a divertirsi e concedere selfies su uno dei 10 campi in erba smeraldina.

Ma la dimensione del Seven, a mio parere, sarà misurabile definitivamente a breve quando qualche Union sorprendente sarà protagonista tra i grandi nomi. Ci sono nuovi paesi che stanno dedicando alla specialità la loro intera forza organizzativa. Secondo o terzo stato rugbistico? Direi proprio di sì.

Ho avuto la prova provata quando ho svolto recentemente la funzione di citing al torneo organizzato da Rugby Europe in Montenegro. Alla domanda naturale e forse lecita: “Anche lì giocano a rugby?” va data una risposta perentoria. Sì, insieme a Slovenia, Slovacchia, Kosovo, Estonia e San Marino (i “Titani” hanno vinto l’edizione e giocheranno in Conference 1 dal 2024!).

E gli Azzurri e le Azzurre? Stanno nella terra di mezzo, perché l’evidenza dei risultati ci sta dimostrando che non siamo ancora pronti per il palcoscenico olimpico, ma ci dobbiamo credere e lavorare con tanta volontà, destinando alla specialità giocatori, tecnici e dirigenti con la necessaria specificità. Ormai impossibile lasciare in un cono d’ombra il “Sette”.

Dobbiamo farcela, visto che la finalissima 2022 del Mondiale Seven - Fiji v All Blacks - l’ha diretta Gianluca Gnecchi, lo stesso arbitro della finale di campionato 2023 giocata al Lanfranchi. E Gnecchi farà parte anche del panel di giudici di gara designati per i Giochi Olimpici di Parigi, tra dodici mesi.

Se un tempo giocare a sette era l’occasione per celebrare la fine campionato e l’inizio della stagione estiva, ricordiamoci che allo Stadio dei Marmi anche Roma ospitava una tappa di rilevante importanza di questa disciplina. Purtroppo, da quasi un decennio, anche la manifestazione capitolina è entrata in profondo letargo. Serve un risveglio generale, sia femminile che maschile, soprattutto giovanile, affinché la forza di gravità ovale ci porti nell’orbita del rugby olimpico fatto di fascino, novità e divertimento.

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