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U20 DA RECORD Buone prospettive per il futuro del movimento AZZURRI MEGLIO MA NIENTE VITTORIE GRANDE SLAM IRLANDA SEI NAZIONI DONNE L’Italia combatte ma non basta con la Francia RUGBY200 1823-2023 179 Aprile 2023 ALLRUGBY RIVISTA MENSILE Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale –70% AUT. N° 070028 del 28/02/2007 DCB Modena Prima immissione 01/02/2007 www.allrugby.it

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Di nuovo l’Olimpico quasi pieno e un gap fra l’Italia e le altre squadre che stavolta si riduce al minimo. Con la Francia (la Francia!) e la Scozia, gli Azzurri hanno avuto fra le mani il pallone per vincere con l’ultima azione. Sarebbe stato un magnifico replay di quanto successe un anno fa a Cardiff. Con una bella differenza: in Galles l’azione del sorpasso uscì dal cappello a cilindro di Capuozzo come il coniglio del più abile prestigiatore.

Sia con i Bleus che a Murrayfield, invece, la piattaforma da cui lanciare l’assalto decisivo era stata costruita con pazienza e metodo: il traguardo era a un passo e non sarebbe stato un impromptu dell’anima. Eppure resta qualcosa che continua a separarci nel profondo dai nostri rivali. È il radicamento del rugby in Italia, la sua incapacità quotidiana di farsi “passione e cultura”.

I quattrocentomila che su Sky (a pagamento) e su Tv8 (in chiaro) sabato 18 marzo hanno assistito all’ultima partita degli Azzurri nel Sei Nazioni, vanno confrontati ahimè con i quattro milioni e ottocentomila che nel Regno Unito si sono sintonizzati su ITV per Irlanda-Inghilterra e con i 5,7 milioni di Francia-Galles su France 2 nella medesima giornata. Qui, le stesse due partite, su Sky, hanno raccolto rispettivamente 27mila e 21mila audaci.

Sono dati che fotografano un rapporto di 12/1, 15/1 tra gli altri Paesi e l’Italia. Distanze che il campo riesce miracolosamente a ridurre quasi a zero, ma che pesano sotto il profilo organizzativo, tecnico e soprattutto commerciale. Fattori che non si possono ignorare nella sfida a lungo andare.

L’annunciato addio al Top10 del Calvisano, il club più vincente, dopo il Benetton, in Italia dal 2000, i malumori che serpeggiano qua e là sulle tribune deserte del campionato (meno quelle del Battaglini, per onore di cronaca), dicono dell’impossibilità del rugby non solo di stare al passo dei rivali sul piano internazionale, ma anche di offrire a chiunque si voglia avvicinare allo sport con animo imprenditoriale un percorso credibile, fatto di bilanci trasparenti, ritorni economici, visibilità commerciale. In Inghilterra Wasps e Worcester sono stati messi fuori gara al primo errore. A Leicester, invece, il mese scorso, due imprenditori locali, ex giocatori dei Tigers, hanno versato nelle casse del club rispettivamente 10 e 3 milioni di sterline per sostenerne l’attività.

Non si tratta solo di pazzia frutto di passione: la squadra riempie regolarmente lo stadio con 25/26 mila spettatori. Una cornice che, insieme a quella delle altre squadre, BT ha lucidato con 110 milioni di sterline per i diritti televisivi (tre anni) della Premiership. In Francia Canal+ ha pagato 454 milioni di euro per trasmettere per quattro anni il Top14. Ecco spiegate in sintesi le ragioni per le quali i due campionati, soprattutto quello francese, accolgono nei loro club i migliori giocatori del mondo. Su questa base, appare evidente il miracolo sportivo di un movimento ovale in Italia che osa competere alla pari con giganti tanto superiori. La domanda è: fino a quando - con i limitatissimi mezzi a loro disposizione, di marketing, di strutture, di seguito, di radicamento sociale -i nostri club riusciranno a crescere giocatori che la selezione prodotta negli anni passati dalle accademie mette oggi a livello delle altre nazioni, come l’U20 dimostra da qualche stagione?

La “passione italiana” ha bisogno di essere innaffiata di sostegno, di seguito, di cultura. Senza sarà solo un pallone pieno di vento, come diceva Willie John Mc Bride. Per informazioni sul personaggio consultare la storia dei British & Irish Lions, Allrugby numeri 160, 117 e altri ancora.

Gianluca Barca

direttore responsabile

Gianluca Barca gianluca.barca@allrugby.it

photo editor

Daniele Resini danieleresini64@gmail.com

redazione

Giacomo Bagnasco, Federico Meda, Stefano Semeraro. Collaboratori

Danny Arati, Felice Alborghetti, Alessio Argentieri, Sergio Bianco, Simone Battaggia, Enrico Capello, Alessandro

Cecioni, Giorgio Cimbrico, Andrea Di Giandomenico, Mario Diani, Diego Forti, Andrea Fusco, Gianluca Galzerano, Christian Marchetti, Norberto “Cacho” Mastrocola, Paolo Mulazzi, Iain R. Morrison, Andrea Passerini, Luciano Ravagnani, Roberto “Willy” Roversi Marco Terrestri, Maurizio Vancini, Valerio Vecchiarelli, Giancarlo Volpato, Francesco Volpe.

fotografie

In copertina, François Mey durante Italia v Irlanda del Sei Nazioni U20 2023 (foto Daniele Resini/Fotosportit). Nei riquadri, Michele Lamaro lascia Murrayfield (David Gibson/Fotosportit), La festa dell’Irlanda a Dublino (Dan Mullan/Getty Images), una carica di Giada Franco contro la Francia a parma ( Daniele Resini/ Fotosportit).

Fotosportit

John Dickson pagg. 8, 13, 26; David Gibson, pagg. 14, 15, 18; Daniele Resini, pagg. 3, 4, 10, 24, 29, 31, 32, 34, 35, 40/61.

Getty Images Franck Fife, pag. 16; Hagen Hopkins, pag. 39; Hulton-Deutsch Collection, pag. 66; Brian Lawless, pag. 22; Dan Mullan, pag. 73; PA Images, pag. 68; David Rogers, pagg. 17, 25, 72; Sandra Ruhaut, pag. 70; Topical Press, pagg. 64, 67; Universal History Archive, pag. 65; Visionhaus pag. 12, Phil Walter pag. 36.

L’editore è a disposizione degli aventi diritto, con i quali non gli sia stato possibile comunicare, per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti dei brani e delle fotografie.

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Matteo Alemanno

FLASH 100 di questi Cap

Federico Ruzza, 28 anni, splendido protagonista della stagione sia in azzurro che con il Treviso, ha festeggiato contro i Lions le sue 100 presenza in maglia Benetton. Premiato in occasione del match di Challenge Cup vinto contro il Connacht, 41-19, Ruzza ha messo a segno la meta numero sei della partita che ha permesso alla formazione di Marco Bortolami di conquistare i quarti di finale della competizione

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FLASH Francesina... francese

Aura Muzzo vola dopo la “francesina” dell’ala delle Bleus Caroline Boujard. La Boujard è stata protagonista del match non solo per questo placcaggio decisivo: al 28’ è stata punita con un cartellino giallo per un placcaggio alto sulla D’Incà e al 75’ ha messo a segno la meta che ha sigillato il risultato per le francesi.

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numero centosettantanove

SEI NAZIONI 2023

Pag.8 Un Sei Nazioni da record

Quarto Grand Slam per l’Irlanda, in un torneo da 91 mete. Sexton supera O’Gara fra i marcatori. Agli Azzurri il cucchiaio numero 18.

Pag.10 Quarta giornata

Il Galles passa a Roma, la Francia sbanca Twickenham e l’Irlanda si avvicina alla corona.

Pag.14 Quinta giornata

Festa irlandese a Dublino, l’Italia a un soffio dal colpaccio a Murrayfield, festival di mete tra Francia e Galles a Parigi.

Pag.18 Bilanci

L’Irlanda la più solida e la più continua, la Francia la più letale. L’Italia punita da errori di esecuzione, indisciplina e dalla modestia del gioco al piede. Di Gianluca Barca

Pag.20 Più e meno

Cosa promuovere e cosa salvare del torneo dell’Italia. Cimbrico, Ravagnani, Meda, Cecioni, Vecchiarelli, Bagnasco.

Pag.22 L’importanza di chiamarsi Ringrose

Walter

Ah, i valori del rugby...

Se ne parla spesso, probabilmente troppo, soprattutto se si tratta di una narrazione all’interno del mondo ovale. Però, insomma, siamo abituati a sentirne parlare, a sentirli “vantare”. Non si è sottratto all’esaltazione di questi valori lo speaker presente all’Olimpico per le partite del Sei Nazioni. Però la sua conduzione della partita non è stata esattamente all’insegna del fair play. Nessuna critica alla persona (questa rivista non ne ha mai fatte), ma l’esercizio del tifo al microfono non sembra appropriato ad alcun tipo di evento sportivo che coinvolge due Nazionali.

Una cosa è annunciare con maggiore enfasi la formazione di casa, e sottolinearne con tonalità più alte le marcature, un’altra è trasformarsi nel capo di una delle due fazioni sportive, addirittura dando il la a cori di incitamento durante il gioco, chiedendo a tutti gli spettatori (anche ai sostenitori dell’altra squadra, dunque?) di mettersi a sostenere “l’Italiaaaaaa!!!”.

Non è mai successo negli altri stadi dove si gioca il torneo, non succede - a quanto risulta - neppure quando si affrontano le Nazionali del vituperato calcio. Ed è una semplice questione di rispetto per gli ospiti, che siano i 15 in campo o le migliaia sugli spalti. (G. Bag.)

all’indice

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Pozzebon analizza il gioco dei trequarti irlandesi e il ruolo di Garry Ringrose negli equilibri della squadra.

SEI NAZIONI U23

Pag.30 You are my Destiny

Valerio Vecchiarelli racconta la bella storia di Destiny Aminu, pilone della Nazionale U20 sospeso tra l’Irlanda e la Nigeria.

SEI NAZIONI DONNE

Pag.34 “La casa del pallone”

Mario Diani fa il punto sulla prima giornata del Sei Nazioni femminile: senza mischie efficaci (Irlanda, Scozia e Italia), vincere non è possibile.

Pag.36 Non è mai troppo tardi

Silvia Turani racconta a Giacomo Bagnasco i passi salienti della sua carriera, dalla Spagna a Exeter, passando per Colorno e Grenoble.

UNITED RUGBY CHAMPIONSHIP

Pag.42 Treviso-Milano

Partnership strategica tra Benetton e Asr: Treviso prova a crearsi una filiera, Milano cerca un ponte con il grande rugby internazionale. Di Federico Meda.

Pag.48 La dolce vita

Alla vigilia della trasferta in Sudafrica Dewaldt Duvenage racconta a Federico Meda l’emozione di tornare a giocare in patria.

Pag.54 Non voglio una vita spericolata

A ventun anni Manfredi Albanese-Ginammi ha deciso di dire basta con il rugby di alto livello. Di Gianluca Barca.

Pag.60 Scripta manent

Luciano Ravagnani ripercorre 40 anni di stampa dedicata al rugby in Italia. Fra contenuti e numeri.

1823/2023 RUGBY 200

Pag.64 Buon compleanno rugby

Giorgio Cimbrico ripercorre i 200 anni del rugby da William Webb Ellis ai giorni nostri.

Pag.68 Money fot nothing

Il denaro muta il dna del rugby, scrive Stefano Semeraro che analizza la crescita a dismisura dei protagonisti e degli interessi in gioco.

RUBRICHE

Pag.70 Lo spazio tecnico di Andrea Di Giandomenico

Pag.71 Mani in ruck di Maurizio Vancini

Pag.72 West end di Giorgio Cimbrico

SEI NAZIONI

Un Sei Nazioni da record

Quarto Grand Slam per l’Irlanda, il terzo negli ultimi quindici anni.Torneo deciso, come un anno fa, dalla sfida tra le due squadre che oggi sono al vertice del ranking internazionale: l’Irlanda e la Francia.

Nel 2022, a Parigi, a imporsi furono i transalpini, 30-24, stavolta all’Aviva Stadium di Dublino la vittoria è andata all’Irlanda, 32-19.

Le 91 mete messe a segno nelle 15 partite sono il nuovo record per la competizione, nel 2021 erano state 86. Chi pensa che il gioco cambi poco deve ogni tanto dare un’occhiata ai numeri: nel 2013 le mete totali furono 37.

Tre squadre hanno chiuso la classifica con la differenza tra i punti fatti e quelli subiti in attivo: l’Irlanda, la Francia e la Scozia. Le tre ultime tre, invece, Inghilterra, Galles e Italia si presentano tutte con il bilancio in passivo.Nel 2013 addirittura quattro squadre avevano chiuso con il segno meno (Scozia, Italia, Irlanda e Francia).

Per gli Azzurri è stato il Sei Nazioni dei paradossi: così vicini, praticamente in ogni partita, a un successo di prestigio; così lontani, come sempre, alla fine, sconfitti in tutte e cinque le sfide del torneo.

Nell’accezione “whitewash”, quella che vuole l’odiato mestolo recapitato alla squadra che perde tutte le partite del torneo, l’Italia ha conquistato quest’anno il dodicesimo cucchiaio di legno della sua storia.

Esiste anche un’altra interpretazione del famigerato Wooden Spoon in base alla quale se lo merita chi arriva ultimo, indipendentemente dal fatto che abbia vinto una partita o meno. In questo caso, per gli Azzurri, sarebbe il cucchiaio numero 18, in 24 edizioni del Sei Nazioni.

La prossima stazione per il rugby internazionale sarà la Coppa del Mondo in Francia, prima partita l’8 settembre a Parigi: Francia-Nuova Zelanda, ma prima di allora ci sarà tanto rugby ancora.

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NAZIONI 2023

Classifica Squadra Vinte Pari Perse Punti Fatti Subiti Diff Mete fatte Subite Punteggio Irlanda 5 0 0 151 72 79 20 6 27 Francia 4 0 1 174 115 59 21 14 20 Scozia 3 0 2 118 98 20 17 12 15 Inghilterra 2 0 3 100 135 -35 13 18 10 Galles 1 0 4 84 147 -63 11 19 6 Italia 0 0 5 89 149 -60 9 22 1
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La festa irlandese, con la coppa del Sei Nazioni (al centro sul prato) e il piatto della Triple Crown esibito da Andrew Porter (a destra).

ROUND 4

Italia v Galles

Sabato 11 marzo, Roma, Stadio Olimpico

Italia v Galles 17-29

Italia 2 mete (Negri, Brex)), 2 tr, 1 cp (Allan)

Galles 4 mete (Flament, Ramos, Dumortier, Jalibert), 3 tr. e 1 cp (Ramos).

Cartellini L. Canone, Bruno (gialli)

Arbitro Murphy (Aus)

Non basta all’Italia vincere il secondo tempo. Ancora una volta la partenza a handicap pregiudica la partita degli Azzurri, che per la quarta volta nel torneo subiscono almeno venti punti nella prima mezzora. Troppi per rendere possibile la rimonta. Italia punita inizialmente dai propri errori: la meta di Dyer è arrivata da un rimbalzo non controllato tra Padovani e Bruno e, poco dopo, Liam Willams ha sfruttato una palla di recupero, rompendo cinque placcaggi prima di schiacciare oltre le linea. Sul 3-15 per il Galles, il più bell’attacco azzurro del match non si è concretizzata dopo una lunga analisi del Tmo: Brex non aveva toccato regolarmente a terra, ma c’era più di un fallo a favore dell’Italia, non rilevato dall’arbitro, nella costruzione dell’azione. Due volte in inferiorità numerica (giallo a Lorenzo Cannone in occasione della meta di punizione, e giallo a Bruno per aver colpito il volto di un avversario), gli Azzurri sono stati in partita fino alla fine grazie alle mete di Negri e Brex. Un’intuizione di Webb (assist per Faletau) ha chiuso di fatto il match a mezzora dalla fine.

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I passaggi effettuati dall’Italia, contro i soli 84 del Galles che, in compenso, ha calciato il 20% del proprio possesso rispetto al 6,5% degli Azzurri. L’Italia ha avuto più possesso, più territorio, è stata più tempo nei 22 avversari e…ha perso. La causa? I 18 errori nei passaggi, contro i 5 del Galles.

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I tentativi di placcaggio gallesi, con 38 errori: un’efficacia, modesta a livello internazionale, del 77%. Ma il Galles ha raccolto 2,4 punti per ciascuna visita ai 22 dell’Italia. Gli Azzurri solo 1,6.

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L’Italia ha bucato la difesa gallese 11 volte. Vuol dire che ha avuto bisogno di media di 17 passaggi, ogni volta, per trovare un varco fra gli avversari. Nell’arco del torneo, la Francia ha rotto un placcaggio ogni 4 passaggi.

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Tommaso Menoncello rompe un placcaggio di Faletau. Nel riquadro, la meta di Sebastian Negri.
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Inghilterra v Francia

Sabato11 marzo, Londra, Twickenham

Inghilterra v Francia 10-53

Inghilterra 1 meta (Steward), 1 tr., 1cp (Smith). Francia 7 mete (Ramos, Flament 2, Ollivon 2, Penaud 2), 6 tr., 2 cp (Ramos).

Arbitro O’Keeffe (NZ)

La sintesi più severa della partita l’ha fatta Nick Mallett: “l’Inghilterra non ha ball carrier, non ha una prima linea in grado di imporsi sulla quella avversaria. Le sue seconde linee hanno le misure dei nostri flanker (sudafricani, ndr) e i flanker sono tutti numeri 7, ovvero nemmeno quelli non sono ball carrier. Nella sostanza non hanno nessuno che possa portare avanti il pallone”.

La Francia viceversa ha martellato per ottanta minuti con Flament, due mete, con Aldritt, Cross e Ollivon: i quali, palla in mano, hanno percorso quasi il doppio della distanza coperta dai diretti avversari. Sotto la pioggia, in un match in cui la squadra di Steve Borthwick è stata surclassata fisicamente dai Coqs, la scelta di Marcus Smith come numero 10 ha ulteriormente complicato il gioco inglese: l’apertura degli Harlequins non è mai riuscita a mettere i suoi in avanzamento. E quando Farrell ha preso il suo posto, la partita era ampiamente sfuggita dalle mani dei padroni di casa, per i quali il risultato è il più pesante di tutta la loro storia a Twickenham. Una catastrofe sportiva.

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Damian Penaud, lanciato verso una delle sue due mete. Inutile il disperato tentativo di Dombrandt.

Scozia v Irlanda

Domenica 12 marzo, Edimburgo, Murrayfield

Scozia v Irlanda 7-22

Scozia 1 meta (Jones), 1 tr. (Russell).

Irlanda 3 mete (Hansen, Lowe, Conan), 2 tr., 1 cp (Sexton) Arbitro Pearce (Ing)

Quattro infortuni del calibro di quelli di Dan Sheehan, Iain Henderson, Caelan Doris e Ronan Kelleher, quest’ultimo il tallonatore di riserva, più quello di Ringrose a 10’ dalla fine, avrebbero messo ko qualunque squadra. Non l’Irlanda di questi tempi però che, rimasta a mezz’ora dalla fine senza un numero

2 di ruolo e con il risultato ancora in bilico (7-8), ha dovuto spostare un pilone, Cian Healy, al centro della prima linea e affidare a Josh van der Flyer, un flanker, il lancio delle touche.

Match giocato ad altissimo ritmo, con oltre 350 (trecentocinquanta!) placcaggi in totale (172 la Scozia, 181 l’Irlanda). Scozia capace di andare in vantaggio per prima con uno dei giocatori più in forma del torneo, Huw Jones, dopo una bella combinazione con Tuipulotu.

L’Irlanda tuttavia ha mantenuto la sua tradizionale capacità di esercitare pressione sugli avversari, ha avuto maggior possesso e maggior territorio, e soprattutto nel secondo tempo, fase dopo fase, ha soffocato la Scozia segnando con Conan e Lowe (terza meta per lui nel torneo) i punti della vittoria. Sexton come sempre determinante: con gli 86 pallone passati per le sue mani ha guadagnato oltre 200 metri al piede, effettuato 27 passaggi, 5 giocate individuali.

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Jack Conan, autore della terza meta dell’Irlanda.

ROUND 5

Scozia v Italia

Sabato 18 marzo, Edimburgo, Murrayfield.

Scozia v Italia 26-14

Scozia 4 mete (Kinghorn 3, van der Merwe), 3 tr (Kinghorn).

Italia 1 meta (Allan), 3 cp (Allan 2, P. Garbisi)

Cartellini Riccioni (giallo).

Arbitro Gardner (Aus)

Quella sporca, ultima spinta, con il pallone perso in avanti all’80’, a un paio di metri dalla linea di meta, condanna l’Italia, nonostante i progressi messi in mostra nel torneo, alla quinta sconfitta su cinque in questo Sei Nazioni.

Troppi gli errori di esecuzione degli Azzurri, penalizzati anche dalla difficoltà di rispondere in modo adeguato all’interpretazione della mischia dell’arbitro australiano Gardner.

Due mete della Scozia nel primo tempo, la seconda, con Kinghorn, in superiorità numerica durante i dieci minuti di espulsione temporanea di Riccioni, avevano mandato le squadre al riposo con i padroni di casa in vantaggio 12-6.

Nella ripresa, lo stesso Kinghorn, titolare al posto dell’infortunato Russell, ha concretizzato dopo pochi minuti di gioco una lunga fase di pressione sotto i pali dell’Italia: 19-6.

Azzurri capaci di tornare a soli cinque punti di distanza, a un quarto d’ora dalla fine, grazie a una meta di Allan, innescato da un calcetto rasoterra di Paolo Garbisi, e a una punizione dello stesso Garbisi. Sembrava la premessa per il sorpasso sul filo di lana, come in Galles, un anno prima. E invece è stato l’outsider Kinghorn (tre mete!) ad avere l’ultima parola.

4 I calci di punizione concessi in mischia dall’Italia, con l’arbitro che, nel primo tempo, ha punito anche Riccioni con un giallo.

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Dopo Irlanda v Francia, Scozia v Italia è stata la partita del torneo con il maggior numero di passaggi (rispettivamente 195 e 208) e il maggior numero di placcaggi (174 e 230). Squadre stremate nell’ultimo quarto del match, con tanti errori da entrambe le parti.

5 I cartellini gialli dell’Italia nell’arco di tutto il torneo. Nessuna squadra ne ha subiti di più. Eppure il numero totale di falli commessi dagli Azzurri è stato in linea con le altre squadre, 54, come la Scozia (Inghilterra 53, Galles 63, Inghilterra 47, Irlanda 44).

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Una presa al volo di Federico Ruzza, presente dal primo all’ultimo minuto in tutte le partite dell’Italia. Insieme a Nacho Brex è stato uno dei 14 giocatori che hanno disputato tutti e 400 i minuti del torneo. Nel riquadro, la seconda meta di Blair Kinghorn alla fine del mattch.

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