Odiase

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Sfoglia qui le pagine con l’intervista a David Odiase da Allrugby 181

Una scelta di vita

David Odiase non si nasconde: la Nazionale U20 andrà in Sudafrica per lasciare un segno. “Vogliamo e possiamo diventare il meglio di sempre del rugby giovanile italiano e, per-

Le parole soppesate con cura, sempre giuste, inseguendo la giusta logica, le frasi che diventano concetti, si allargano alle analisi, si ritirano nelle conclusioni. Parlare con David Odiase di rugby, di scelte personali, di passato, di prospettive, di vita, è un piacere da coltivare.

Sembra di trovarsi di fronte a un giocatore esperto e a un uomo maturo, più che in un’intervista ci si scopre immersi in una chiacchierata che si trasforma in una meditazione, sul qui e ora, sui talenti da sfruttare e sulle vite parallele di ognuno di noi, da individuare e percorrere senza timore.

David da quest’anno è a Oyonnax, in Francia, ha giocato una stagione intera con gli Espoirs del club, contribuendo alla loro permanenza nel campionato Élite e si è ritagliato una presenza agli allenamenti nel gruppo di prima squadrache ha dominato la stagione regolare di ProD2, conquistando la promozione in Top14 ( vittoria 14-3 in finale su Grenoble). Il suo mondo a colori è là, nell’Auvergne-RhôneAlpes, figlio di una scelta difficile, ma consapevole: “All’inizio è stata dura - racconta dalla stanza di hotel divenuta la sua residenza francese - perché ero reduce da una pulizia in artroscopia del ginocchio e dovevo gestirmi da solo tutto il percorso di riabilitazione. Poi, appena ho iniziato a unirmi al gruppo per gli allenamenti, mi hanno bloccato i medici, negandomi l’idoneità agonistica perché sembrava avessi un piccolo problema cardiaco. Gli accertamenti successivi hanno rimesso tutto a posto, ma a quel punto la stagione era iniziata, la preparazione saltata e alla fine ho potuto giocare la mia prima partita, con gli Espoirs, solo il 15 ottobre”.

Una scelta da consigliare a un giovane italiano che ha appena iniziato il suo percorso di formazione verso l’alto livello professionistico?

“Non me la sentirei proprio di dare consigli, ognuno nella propria vita ha una sua esperienza e un suo percorso e ognuno devo percorrerlo seguendo il proprio bisogno. Quella che per me può essere una scelta valida, per un altro ragazzo potrebbe rivelarsi

un problema. E poi la mia non è stata esclusivamente una decisione presa per motivi rugbistici, sentivo di aver bisogno di un’esperienza di vita in un altro Paese, diciamo che ho usato il rugby per un motivo sociale. Certo, sono in un paese piccolo, tranquillo, in mezzo alle montagne, non ho distrazioni e questo mi dà la possibilità di essere molto concentrato sul mio impegno di atleta. All’inizio non è stato facile, anche perché io avrei sempre voluto giocare e continuare a giocare con François (Mey, attualmente a Clermont, ndr). Dopo aver vissuto insieme l’esperienza del Centro di Formazione a Milano, l’esordio in Top 10 a Colorno e l’avventura con la Nazionale under 20, mi sembrava impossibile non poter più crescere insieme. Ma anche questo è la vita: non tutto ciò che si sogna si ottiene in automatico, e allora adesso ci sentiamo per scambiarci opinioni e raccontarci le nostre esperienze di italiani all’estero. Entrambi ci stiamo trovando bene, ovviamente in un ambiente rugbisticamente evoluto come è questo, e se vogliamo conquistare minuti, dobbiamo fare i conti con un doppio handicap: siamo giovani e siamo italiani, il che equivale a dover sudare il doppio per farsi strada in un Paese che non è il nostro. Ma questa è una storia che la mia famiglia conosce bene, non mi crea alcun disagio”.

Primi passi in Francia complicati, però durante il Sei Nazioni con l’under 20 quel disagio non si è avvertito…

“Con la “mia” under 20 mi sono sentito subito a mio agio, è stato come se il destino mi avesse voluto offrire in modo gratuito la svolta della mia stagione: qui a Oyonnax stavo pure un po’ faticando con la lingua, conoscevo il francese ma non riuscivo a sostenere una conversazione e questo, anche in campo, mi creava qualche difficoltà. Appena tornato a respirare quel legame con i miei compagni di Nazionale, con quel gruppo, ho iniziato a offrire un altro tipo di prestazioni, è come se lì avessi imboccato la svolta giusta sul percorso che avevo iniziato a seguire. L’Under 20 non è una squadra, è un gruppo,

ché no, di quello seniores tra qualche anno”. di Valerio Vecchiarelli
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David Odiase è nato a Crema a gennaio del 2003.
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una famiglia, è lo specchio di quello che Massimo Brunello chiede e pretende dai suoi giocatori. Lui è un grande tecnico, ma prima ancora è un uomo che sa trasmettere i valori, ci ha passato la convinzione che in questo gioco il piano umano è fondamentale e che se davvero siamo una famiglia, tra i membri di questa famiglia deve fluire buon sangue. Noi siamo dei ragazzi fortunati a poter vivere questa esperienza, a poter condividere queste emozioni e ancora di più a poter vivere insieme i momenti di tristezza. Adesso ci aspetta un Mondiale che rappresenterà per molti di noi il punto di approdo di un’esperienza fondamentale, sia dal punto di vista formativo, sia da quello sentimentale. Per questo andremo in Sudafrica per vincere, dopo tutto quello che ci siamo persi nel Sei Nazioni; in fondo già sappiamo come si sta dalla parte degli sconfitti. Nei mesi scorsi non siamo riusciti a esprimere tutto il nostro potenziale e allora dovremo farlo al Mondiale. Siamo davvero stufi di continuare a essere considerati gli ultimi della classe, vogliamo e possiamo diventare il meglio di sempre del rugby giovanile italiano e, perché no, di quello seniores tra qualche anno. Perché possiamo essere orgogliosi di quello che facciamo solo rendendo orgogliose di noi tutte le persone che hanno creduto in questo gruppo e tutti coloro che in Italia per troppo tempo hanno familiarizzato con sconfitte e delusioni”.

Molti ragazzi dell’U20, soprattutto i più giovani, hanno confessato a Allrugby che con David Odiase in campo si sentono tranquilli, protetti, mai soli… “Questo mi fa molto piacere, ma non sono io a proteggerli, è la squadra nel suo complesso a farlo. Io quando sono arrivato a Colorno, appena diciottenne, impaurito, inesperto, ho trovato in Iacopo Sarto una figura eccezionale, un vero capitano che diventa riferimento nei momenti difficili, che sa ascoltarti, che quando serve sai dove trovarlo. Ecco, io vorrei restituire ai miei compagni di Nazionale una parte di quello che lui ha dato a me, perché questo è uno sport di valori e i valori si trasmettono. Brunello lo fa con noi, i giocatori più esperti lo fanno con i giovani, io proverò a farlo con i bambini dal prossimo anno, quando entrerò nello staff degli allenatori del mini rugby dell’Oyonnax. Perché io, se non ci fosse stato il rugby, magari sarei diventato un bravo portiere di calcio, ma non l’uomo o la persona che sto provando a essere oggi. E allora devo trovare il modo di ringraziare questo sport e donare agli altri quello che ha regalato a me”.

A proposito di esperienza a disposizione del gruppo, cosa diciamo di Sergio Parisse in Azzurro? In Italia si è aperto un dibattito tra chi è favorevole a un suo ultimo ballo al Mondiale e chi lo considera un giocatore datato…

“Di cosa stiamo parlando? Io darei l’anima per giocare con Sergio Parisse, rubargli tutto il vissuto

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Con la maglia della Nazionale U20, tra il 2022 e il 2023, Odiase ha disputato 9 partite, tutte nel Sei Nazioni, tutte da titolare. Qui entra in campo con i compagni, preceduto dal capitano Giovanni Quattrini, a Treviso per il match di quest’anno con la Francia.

possibile, sarei incantato ad ascoltare i suoi consigli in campo e fuori. Chiariamo un concetto: io e la maggior parte dei miei compagni di Nazionale abbiamo iniziato a giocare a rugby o siamo cresciuti su un campo da rugby sperando un giorno di imitare Sergio Parisse. Poi sono venuto qui in Francia e ho scoperto il rispetto che questo Paese ha per lui, per ciò che ha fatto e che ancora fa su un campo da gioco. Avete visto la semifinale di Challenge Cup? Beh, se quello è un giocatore datato… Io sarei orgoglioso e felice di poter giocare con o contro Sergio Parisse, averlo vicino, guardarlo e magari cercare di capire cosa poter fare per un giorno provare a imitarlo. E poi guardiamo la realtà in faccia: noi italiani in questo mondo ci siamo sentiti sempre un po’ snobbati, uno come Parisse ha permesso al rugby italiano di guadagnare rispetto là dove spesso non gli è concesso. Un Mondiale in Francia con Parisse in squadra accenderebbe i riflettori sul nostro rugby e il nostro rugby ha grande bisogno di visibilità”.

Allora David, ancora Oyonnax nel prossimo futuro?

“Sì, credo che un mio eventuale ritorno in Italia sia lontano. Qui ci sono strutture, logistica, compagni di squadra che hanno vissuto esperienze di altissimo livello, staff tecnici, metodi di allenamento che sento

possano far bene alla mia evoluzione, come rugbista e come persona. Non voglio dire che in Italia non ci sia possibilità di crescere, ma sento che per me questo è l’ambiente giusto. Già il campionato Espoirs è di alto livello competitivo, forse addirittura più del nostro Top10. Poi, con l’approccio professionale del ProD2 non c’è paragone e al club mi hanno assicurato che dal prossimo anno farò parte stabilmente del gruppo di prima squadra, oltre ad allenare i bambini. Cosa potrei volere di più? Sì, una cosa c’è, chiudere vincendo la nostra fantastica parentesi con l’U20”. C’è solo rugby nel futuro di un ragazzo italiano emigrato inseguendo la sua passione?

“Qui in mezzo alle montagne e vicino al campo di gioco, non ho molte altre distrazioni. Certo, leggo molto, sono attratto dalla psicologia e vorrei iscrivermi all’università per approfondire i temi della crescita personale, del controllo delle emozioni, della gestione della leadership in un gruppo. Per ora sono autodidatta, mi intriga molto il fronte della nutrizione e della giusta alimentazione. Perché se è vero che siamo ciò che mangiamo, io voglio mangiare il meglio possibile per essere il miglior rugbista possibile…”.

2023 World Rugby Under 20 Championship

Le partite dell’Italia (Pool C), tutte a Paarl (Western Cape, Sudafrica).

24 giugno Paarl Gymnasium Italia v Argentina

29 giugno Paarl Gymnasium Italia v Sudafrica

4 luglio Paarl Gymnasium Italia v Georgia

Play off: 9 e 14 luglio

Gli altri gironi

Pool A Francia, Galles, Nuova Zelanda, Giappone Pool B Australia, Inghilterra, Irlanda, Fiji

“...Io darei l’anima per giocare con Sergio Parisse, rubargli tutto il vissuto possibile, sarei incantato ad ascoltare i suoi consigli in campo e fuori. Chiariamo un concetto: io e la maggior parte dei miei compagni di Nazionale abbiamo iniziato a giocare a rugby o siamo cresciuti su un campo da rugby sperando un giorno di imitare Sergio Parisse.”
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Una scelta di vita

dal numero 181 di Allrugby

Fotografie:

Fotosportit

Daniele Resini, pagg. 1, 4,5

Getty Images Pag. 2.

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