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6 Nazioni L’ITALIA MIGLIORA

Gioco e spettacolo per una squadra in crescita

ARIA NUOVA

Parlano due protagonisti:

Danilo Fischetti

Neil Barnes

SEI NAZIONI

DONNE AL VIA

L’Italia rinnovata dopo il Mondiale Squadre a confronto

RUGBY
178 Marzo 2023 ALLRUGBY RIVISTA MENSILE Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale –70% AUT. N° 070028 del 28/02/2007 DCB Modena . Prima immissione 01/02/2007 www.allrugby.it
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Ci dicono, ci scrivono alcuni lettori che talvolta Allrugby sembra pervaso da un sottile senso di nostalgia per i bei tempi andati, quelli del rugby amatoriale. Un mondo ideale, in cui tutto era più spontaneo. Non è così, ma l’osservazione merita qualche chiarimento.

Il compito del giornalista è analizzare, scavare, leggere il presente alla luce del passato, metterne in risalto la storia e le contraddizioni. Il che non vuol dire che l’occasionale neofita non si possa appassionare al gioco se non conosce Gareth Edwards, Carwyn James o Pierre Villepreux. Semplicemente Allrugby è una pubblicazione che ambisce a diffondere la cultura del rugby. E non c’è cultura senza critica del presente e conoscenza del passato.

Ci poniamo domande, spesso purtroppo senza risposte facili. Perché nel 1977, quando l’ovale apparteneva a quel “piccolo mondo antico” in cui in touche si saltava senza ascensore, gli arbitri dirigevano le gare senza la scienza esatta del TMO, e sette fasi di gioco erano un miracolo, si radunarono all’Appiani per Petrarca-Rovigo 18 mila spettatori, mentre oggi sulle tribune del Plebiscito ce ne sono 87 contati per la squadra campione d’Italia?

Perché il record di pubblico per un match del Sei Nazioni appartiene a un’epoca in cui nessuno pretendeva che il rugby fosse uno spettacolo: 105mila spettatori a Murrayfield per Scozia-Galles, 12-10, una sola meta e neppure segnata dai vincitori?

Da qui: perché oggi si introducono continue modifiche di regolamento per far sì che di mete ce ne siano a grappoli, come i canestri in una partita di basket? Erano incolti, ingenui, incapaci di giudicare quei 105 mila che a Murrayfield si divertirono con una meta sola?

Parliamo, più in generale, di una deriva dello sport moderno (tutti gli sport eh…), in cui il lato estetico, commerciale, la sua vendibilità televisiva, hanno preso il sopravvento sull’anima più profonda che stava all’origine di tante discipline. È una colpa paragonare l’allegro istinto di Pelè all’attenzione maniacale di Ronaldo per gli sponsor, i contratti e l’immagine di sé?

Galles-Inghilterra era una sfida epocale, quest’anno è stata in dubbio fino all’ultimo per il minacciato, e probabilmente giusto, sciopero dei giocatori. Lungi da noi rimpiangere quando i gallesi erano minatori, ma se Wasps (club fondato nel 1867) e Worcester (1871) vanno in malora, se L’Aquila (L’Aquila!! cinque scudetti…) non c’è più, se un centinaio di atleti fanno causa a World Rugby per il loro stato di salute, forse qualche problema esiste e ne dobbiamo parlare.

Poi certo nessuno nega che adesso le tecniche di allenamento producono magnifici atleti, con caratteristiche impensabili un tempo e capaci di gesti che una volta si vedevano (quasi) solo nell’NBA. Ma queste caratteristiche pongono al rugby moderno gli stessi problemi che i suv creano nei centri abitati di un borgo medievale, dove la mobilità si svolge in un reticolo di vicoli e non in autostrade a sei corsie. Che fare se la mischia dell’Italia, in Sudafrica nel 1973 arrivava tutta insieme, come scrive Luciano Ravagnani, a 740 chili, mentre oggi ce ne sono che pesano 200 chili di più? Deleghiamo agli arbitri la tutela dei giocatori?

Nei libri di Roald Dahl, la notizia è di questi giorni, sono stati aboliti i termini “grasso”, “brutto”, “nano”. Termini non inclusivi. Il rugby inclusivo, ahimè, non lo è per la sua stessa natura.

A meno che non abolisca il placcaggio, a qualunque altezza venga effettuato, perché, alle velocità attuali, spesso si fa più male del placcato il placcatore.

E poi dovremo abolire le mischie, perché la loro tecnica è incomprensibile per la maggior parte degli arbitri, oltre che per gli spettatori. La nostalgia non è per il passato, ma per un mondo senza ossessione di dover compiacere i più.

Gianluca Barca

direttore responsabile

Gianluca Barca gianluca.barca@allrugby.it

photo editor

Daniele Resini danieleresini64@gmail.com

redazione

Giacomo Bagnasco, Federico Meda, Stefano Semeraro. Collaboratori

Danny Arati, Felice Alborghetti, Alessio Argentieri, Sergio Bianco, Simone Battaggia, Enrico Capello, Alessandro

Cecioni, Giorgio Cimbrico, Andrea Di Giandomenico, Mario Diani, Diego Forti, Andrea Fusco, Gianluca Galzerano, Christian Marchetti, Norberto “Cacho” Mastrocola, Paolo Mulazzi, Iain R. Morrison, Andrea Passerini, Luciano Ravagnani, Roberto “Willy” Roversi Marco Terrestri, Maurizio Vancini, Valerio Vecchiarelli, Giancarlo Volpato, Francesco Volpe.

fotografie

In copertina, Lorenzo Cannone travolge Caelan Doris in Italia v Irlanda (foto Daniele Resini/Fotosportit).

Fotosportit

Roberto Bregani, pag. 35; John Dickson pagg. 4, 18; David Gibson, pagg. 15, 19, 54, 55b; Diego Forti, pag. 10; Daniele Resini, pagg. 6, 11, 12, 20, 21, 24/28, 34, 38/49, 65, 71, 73.

Getty Images ANP, pag. 23; Franco Arland, pag. 17; Greg Bowker, pag. 50; Ramsey Cardy, pag. 55a; Ian Cook, pag. 22; Seb Daly, pag. 72; Mike Egerton, pag. 52; Stu Forster, pag. 14; Craig Mercer pagg.16, 32; Dan Mullan pag. 36; Hannah Peters pag. 56; Altri crediti

Giorgio Achilli, pag. 58; Daniel Cau, pagg. 61, 67, 68.

L’editore è a disposizione degli aventi diritto, con i quali non gli sia stato possibile comunicare, per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti dei brani e delle fotografie.

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stampa

L’Artegrafica

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Matteo Alemanno
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FLASH Colpo d’ala

La meta in splendida acrobazia di James Lowe, in Irlanda v Francia a Dublino. Per Lowe si è trattato dell’ottava in 17 partite con la maglia dell’Irlanda. In precedenza ne aveva messe a segno tre, in quattro partite, con i colori dei New Zealand Maori.

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FLASH

Mischia chiusa

Finlay Bealham, in primo piano con la testa sul prato, si schianta sotto la pressione di Danilo Fischetti, in Italia v Irlanda all’Olimpico. Il pilone azzurro rimane più raccolto nella spinta, mente quello irlandese perde gli appoggi, allungandosi troppo rispetto al punto di ingaggio. È calcio di punizione a favore degli Azzurri che, però, nel corso del match ne concederanno a loro volta tre in mischia chiusa.

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numero centosettantotto

SEI NAZIONI 2023

Pag.10 Bell’Italia

Il punto dopo le prime tre giornate del Sei Nazioni.

Pag.12 Round 1

L’Italia costringe agli straordinari la Francia. L’Irlanda zittisce Cardiff. Alla Scozia la Calcutta Cup.

Pag.16 Round 2

Gli Azzurri non espugnano Twickenham. Francia sconfitta a Dublino. La Scozia travolge il Galles a Murrayfield.

Pag.20 Round 3

Brava Italia, ma è ancora troppa Irlanda. L’Inghilterra batte il Galles, la Francia resiste al ritorno della Scozia.

Pag.24 Cubo Medusa non perdona

Danilo Fischetti si racconta a Gianluca Barca.

Pag.30 L’amico neozelandese

Federico Meda va alla scoperta di Neil Barnes, consulente tuttofare dell’Italia.

Pag.36 Ahi serva Italia

Luciano Ravagnani sottolinea la minorità culturale del rugby nel nostro Paese.

Pag.40 Uno sguardo al rugby del futuro

Pag.42 Il comandante Marcos

Chi è Marcos Gallorini, pilone azzurro di grandi speranze, di Valerio Vecchiarelli.

NAZIONALE DONNE

Pag.46 Anno nuovo

Pag.48 Veronica 10 e lode

Giacomo Bagnasco a colloquio con Veronica Madia, numero 10 dell’Italia.

Pag.52 Dopo il Mondiale

Mario Diani fa il punto sullo stato delle squadre alla vigilia del Sei Nazioni.

CAMPIONATO TOP10

Pag.58 Il capitano tiberino

L’analisi del torneo a sei giornate dalla fine della regular season. I pronostici dei dieci allenatori.

Pag.66 Se potessi avere... mille giocatori

Enrico

RUBRICHE

Pag.72 Lo spazio tecnico di Andrea Di Giandomenico

Pag.73 Mani in ruck di Maurizio Vancini

Pag.74 West end di Giorgio Cimbrico

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178 SOMMARIO
Grassi, gran patron del Valorugby, si racconta a Andrea Fusco. Pag.70 An Englishman in Italia A colloquio con Scott Lyle, estremo del Petrarca campione in carica. Di Gianluca Barca. nuove frontiere Dopo il Mondiale in Nuova Zelanda, la Nazionale azzurra a un nuovo esame. SEI NAZIONI U20

Bell’Italia

Nelle prime tre giornate del Sei Nazioni, gli Azzurri hanno impressionato per coraggio, intraprendenza, inventiva. Eppure non è arrivata nemmeno una vittoria

“Vedrai, vedrai, vedrai che cambierà, forse non sarà domani ma un bel giorno cambierà”, cantava Luigi Tenco tanti anni fa. E se l’Italia continua così quel giorno arriverà presto, potete starne sicuri.

Perché il cambiamento è già avvenuto: gli Azzurri giocano bene, anche se ne nelle prime tre giornate non hanno vinto nemmeno una partita.

Le sei mete messe a segno contro Francia, Inghilterra e Irlanda superano il bottino dell’intero torneo 2022, quando la formazione di Kieran Crowley ne marcò complessivamente 5, ed eguagliano, in sole tre partite, il totale del 2020 e del 2021. Adesso si gioca.

All’Italia serviva togliere le briglie che per alcune stagioni ne avevano limitato l’inventiva.

Ora con il pallone che esce rapido da maul e ruck, la squadra è molto più imprevedibile, spavalda, sicura di sé. Certo, le gambe di Capuozzo, ma anche quelle di Pierre Bruno, la potenza esplosiva di Lorenzo Cannone, il dinamismo di Fischetti, l’abilità pallone in mano di Ruzza, le percussioni di Negri… Dopo tre giornate, l’Italia è seconda per metri percorsi palla in mano (2.408), dietro all’Irlanda (2.600), ma davanti all’Inghilterra (2.232), alla Francia (2.164), alla Scozia (2.150) e al Galles (2.073).

In compenso gli Azzurri hanno calciato molto meno, coprendo una distanza al piede di circa 1.700 metri, contro gli oltre tremila dell’Inghilterra, i 2.900 dell’Irlanda, i 2.800 circa di Scozia e Francia. Il Galles si è fermato a 2.270 metri. L’Irlanda si conferma per ora la squadra più solida, più efficace, non a caso è anche quella che è stata costretta a placcare meno (411 placcaggi in totale), ma l’Italia, giocando palla in mano, ha invertito la tendenza che la voleva destinata a subire a lungo la pressione degli avversari. E infatti gli Azzurri hanno dovuto effettuare solo 418 placcaggi nelle tre partite, contro i 550 della Francia.

Gli irlandesi però (l’avreste mai detto?) sono quelli che in difesa hanno la più alta percentuale di errori, oltre il 19%, mentre Francia e Scozia, hanno sbagliato solo il 10% dei placcaggi finora. Galles, Italia e Inghilterra sono intorno al 18%. In compenso l’Italia è la squadra che ha effettuato il più alto numero di placcaggi dominanti (39, uno più del Galles), ma anche quella che ha commesso più errori di “handling”, inevitabile conseguenza del fatto che gli Azzurri sono la formazione che ha passato più palloni, 584, contro i 555 dell’Irlanda. La Francia, altra sorpresa, è quella che ne ha passati meno, 412, segno che con Galthié, e in vista del Mondiale, i Coqs cercano di praticare un gioco meno complicato e più verticale.

A due giornate dalla fine solo l’Irlanda è ancora in corsa per il Grande Slam, Inghilterra, Francia e Scozia, dieci punti ciascuna, possono ancora vincere il torneo.

Ci aspetta un bel finale, con l’Italia contro il Galles e, l’ultima giornata, a Murrayfield

SEI NAZIONI
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NAZIONI 2023

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Il tuffo in meta di Stephen Varney contro l’Irlanda.

ROUND 1

Francia v Italia

Domenica 5 febbraio, Roma, Stadio Olimpico

Italia v Francia 24-29

Francia 4 mete (Flament, Ramos, Dumortier, Jalibert), 3 tr. e 1 cp (Ramos).

Italia 2 mete (Capuozzo, meta di punizione), 4 cp (Allan)

Cartellini Ollivon (giallo)

Arbitro Carley (Ing)

Italia davanti a sorpresa fin oltre la mezzora. Poi la Francia ha lentaGli Azzurri avevano promesso di voler affrontare il Sei Nazioni giocando con la palla in mano, rapide incursioni per mettere in difficoltà gli avversari. Una tattica dispendiosa e a tratti pericolosa che nei primi minuti ha regalato possesso e opportunità alla Francia, in meta dopo soli 5’ con Flament, che si è trovato in mano un calcio di liberazione di Varney. Poi Ollivon si è visto annullare una marcatura dall’esame attento della moviola, ma subito dopo l’estremo Ramos e l’ala Dumortier hanno approfittato di due cross perfetti del numero 10 Ntamack per punire in rapida sequenza gli avversari. Che, piano piano, hanno recuperato fiducia e punti, prima con due punizioni di Allan, poi con la bella marcatura di Capuozzo. Nel secondo tempo, la meta di punizione (con giallo a Ollivon) assegnata dall’arbitro al 51’ dopo una spinta da touche era il preludio al vantaggio padroni di casa, 24-22, all’ora di gioco (altro penalty di Allan). Forse è stato quello il momento in cui l’Italia avrebbe potuto (dovuto?) chiudere il match, prima che Jalibert alla fine di una lunga sequenza di fasi ristabilisse le gerarchie, per la quattordicesima vittoria consecutiva della Francia.

Una carica di Lorenzo Cannone, placcato da un francese, con Allan e Capuozzo in sostegno. Nella foto piccola, Capuozzo in meta nonostante il placcaggio di Aldritt.

5 Nel primo tempo i francesi sono stati nei 22 metri avversari il doppio del tempo degli azzurri (sei minuti contro poco più di tre) ma hanno segnato solo cinque punti in più dei padroni di casa (19-14) che, in 40’, hanno concesso soltanto due calci di punizione contro i 9 degli indisciplinati avversari (alla fine il conto è stato 7-18).

37 I placcaggi mancati dagli Azzurri, il numero più alto, fra tutte le squadre, nella prima giornata.

27I placcaggi effettuati dai due Cannone, 15 Niccolò, 12 Lorenzo. Ne hanno mancato uno ciascuno

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Galles v Irlanda

Sabato 4 febbraio, Cardiff, Principality Stadium

Galles v Irlanda 10-34

Galles Galles: 1 meta (L. Williams), 1 tr. (Biggar), 1 cp (Biggar).

Irlanda 4 mete (Doris, Ryan, Lowe, van der Flier); 4 tr (Sexton 3, Byrne), 2 cp (Sexton)

Cartellini L. Williams (giallo)

Arbitro Dickson (Ing)

In venti minuti l’Irlanda ha chiuso la pratica e zittito il Principality Stadium, che il ritorno di Warren Gatland alla guida della nazionale gallese aveva acceso di speranze dopo mesi bui.

L’indisciplina dei padroni di casa ha regalato subito agli irlandesi un dominio territoriale che la squadra di Farrell ha capitalizzato con le due mete di Doris e Ryan da distanza ravvicinata.

Il colpo di grazie è arrivato con la meta di intercetto di Lowe quando il Galles sembrava poter rialzare la testa rimettere la partita in discussione.

Acquisito un margine di oltre venti punti, gli irlandesi hanno un po’ rallentato permettendo al Galles di marcare con Liam Williams subito dopo il riposo. Il problema maggiore dei Dragoni è emerso quando la squadra ha avuto la palla in mano, costruendo anche svariate occasioni: per i padroni di casa meno di un punto per ogni visita ai 22 avversari, mentre l’Irlanda, cinica ed efficace, ne ha raccolti in media più di tre ogni volta che si è affacciata sotto i pali irlandesi.

La grinta di Dan Sheehan, tallonatore irlandese. Jac Morgan non riesce a fermarlo.

Inghilterra v Scozia

Sabato 4 febbraio, Londra, Twickenham

Inghilterra v Scozia 23-29

Inghilterra 3 mete (2 Malins, Genge), 1 tr. (Farrell), 2 cp (Farrell).

Scozia 4 mete (Jones, 2 van der Merwe, White), 3 tr. e 1 cp (Russell).

Cartellini L. Williams (giallo)

Arbitro Williams (NZ)

Dopo la sconfitta, l’analisi di Steve Borthwick è stata senza pietà: “ho ereditato una squadra che l’anno scorso era stata la peggiore in mischia fra quelle di prima fascia (Tier 1) e una delle più lente a far uscire la palla dalle ruck, abbiamo molto lavoro da fare in tutte le aree del gioco”. In realtà, al cospetto della Scozia, l’Inghilterra si era costruita un vantaggio cospicuo, 2012, che non è stata poi capace di difendere quando la partita è arrivata al rettilineo finale.

La prima meta di van der Merwe, una delle più spettacolari in assoluto, ha tratto vantaggio da non meno di cinque placcaggi mancati da parte degli inglesi e quella del mediano di mischia White, al 50’, è stata frutto di un gesto di opportunismo assoluto.

La Scozia per tre quarti del tempo ha giocato nel proprio territorio (70%), ma ha saputo sfruttare al meglio tutte le occasioni. L’Inghilterra, per contro, non ha capitalizzato un possesso superiore al 57% e un volume di gioco che l’ha vista per oltre il 70% accampata nella metà campo avversaria.

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Duhan van der Merwe protagonista assoluto, con due mete, della vittoria della Scozia a Twickenham.

ROUND 2

Inghilterra v Italia

Domenica 12 febbraio, Londra, Twickenham

Inghilterra v Italia 31-14

Inghilterra 5 mete (Willis, Chessum, George, Penalty Try, Arundell), 2 tr. (Farrell 2).

Italia 2 mete (Riccioni, Fusco), 2 tr (Allan). Cartellini L.Cannone (giallo).

Arbitro Doleman (NZ)

Dare a Twickenham quel che è di Twickenham. Steve Borthwick, dopo la sconfitta con la Scozia, nel suo match di esordio sulla panchina dell’Inghilterra, ha affrontato l’Italia basandosi sui princìpi più elementari del gioco: possesso, dominio delle fasi statiche, territorio.

Ne è scaturita una partita che gli inglesi hanno messo subito sul confronto muscolare; risultato: l’Italia si è trovata spesso a giocare nella propria metà campo. Ciò ha permesso ai padroni di casa di sfruttare a dovere la spinta da touche, dalla quale sono arrivate tre mete su cinque, mentre le imprevedibili accelerazioni di Capuozzo si spegnevano spesso lontano dalla linea di meta avversaria. Azzurri più convinti nella ripresa, il cui parziale è stato di 14-12 per la formazione di Crowley. Riccioni ha sfondato subito dopo il riposo, al termine di un lungo possesso nei 22 dell’Inghilterra. E, poco dopo, Fusco è stato bravo a sfruttare in velocità un’incursione di Menoncello. Due delle tre mete inglesi del primo tempo sono state realizzate in superiorità numerica durante l’espulsione temporanea di Lorenzo Cannone.

Ange Capuozzo lascia a terra Lewis Ludlam e cerca di sfuggire a Max Malins. Nella foto piccola la meta di Marco Riccioni, la prima del pilone dei Saracens in maglia azzurra.

14 I falli fischiati contro l’Italia dall’arbitro neozelandese Doleman, contro i 7 dell’Inghilterra. Solo il Galles (17) ne ha concessi di più nella seconda giornata.

127 I metri percorsi palla in mano da Ange Capuozzo. Nessun inglese ne ha percorsi più di 85 (83 Ollie Lawrence), a dimostrazione della tattica scelta dall’Inghilterra: rischiare il meno possibile con la palla in mano.

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Irlanda v Francia

Sabato 11 febbraio, Dublino, Aviva Stadium

Irlanda v Francia 32-19

Irlanda 4 mete (Keenan, Lowe, Porter, Ringrose), 3 tr. (Sexton 2, Byrne), 2 cp (Sexton, Byrne).

Francia 1 meta (Penaud), 1 tr. (Ramos), 3 cp (Ramos), 1 drop (Ramos).

Cartellini Atonio (giallo).

Arbitro Barnes (Ing)

Uno schiaffetto di Ramos per far vivere un pallone giocato avventurosamente da Ntamack ha aperto le porte all’azione di Penaud che la stessa ala del Clermont ha concluso dall’altra parte del campo. Una meta “alla francese” si sarebbe detto una volta. Al cospetto di un’Irlanda tetragona, disciplinata, organizzatissima nel gioco e solida nelle fasi statiche, il breve momento di magia dei Coqs non è bastato per vincere a Dublino e far deragliare il treno irlandese lanciato probabilmente verso la vittoria nel torneo.

L’Irlanda ha segnato con l’intuizione di Keenan, la cui linea di corsa è stata più precisa di un laser sparato nel buio, con l’estro di Lowe, la potenza di Porter e la determinazione unita al grande talento di Ringrose, capace di rompere due placcaggi dopo 19 fasi di spaventosa potenza e precisione.

L’Irlanda ha unito pazienza, capacità di avanzamento, potenza fisica e abilità nel muovere il pallone. La Francia è rimasta appesa al match con il piede di Ramos. Resta un dubbio: Galthiè ci nasconde qualcosa in vista del Mondiale?

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L’accelerazione di Hugo Keenan autore della prima meta dell’Irlanda.

Scozia v Galles

Sabato 11 febbraio, Edimburgo, Murrayfield

Scozia v Galles 35-7

Scozia 5 mete (Turner, Steyn 2, Kinghorn, M. Fagerson), 2 tr. E 2 cp (Russell).

Galles 1 meta (Owens), 1 tr. (Biggar).

Cartellini Turner, L. Williams, Webb (gialli)

Arbitro Brace (Irl)

Sconfitta record per il Galles a Murrayfield: in 140 anni di sfide, i gallesi non avevano mai ceduto alla Scozia con un passivo così pesante. Il problema più grande per la squadra di Gatland è la totale incapacità di convertire il possesso in

punti: solo sette in 14 visite ai 22 scozzesi, con il 61% di dominio territoriale reso inutile daila sterilità di un gioco che non riesce a bucare le difese avversarie. Eppure i Dragoni avrebbero potuto andare in vantaggio al riposo, se solo Dyer fosse riuscito a catturare il pallone che Biggar gli aveva offerto per tuffarsi alla bandierina, dopo una lunga serie di fasi sotto i pali dei padroni di casa. 13-7 al riposo la Scozia ha dilagato nella ripresa con Steyn autore di una doppietta, la prima meta su uno splendido off load di Russell (nella foto). La seconda è arrivata con i gallesi in 14 per il giallo a Liam Williams, il secondo in due partite. Galles, i17 falli nell’arco degli 80 minuti, ancora penalizzato dalla disciplina, come era accaduto nella prima giornata.

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ROUND 3

Italia v Irlanda

Sabato 25 febbraio, Roma, stadio Olimpico

Italia v Irlanda 20-34

Italia 2 mete (Varney, Bruno), 2 tr. e 2 cp (Garbisi).

Irlanda 5 mete (Ryan, Keenan, Aki, 2 Hansen), 3 tr. e 1 cp (Byrne).

Arbitro Adamson (Sco)

L’Irlanda ha vinto una partita che a un quarto d’ora dalla fine ha avuto paura di perdere. Nonostante gli irlandesi avessero conquistato il bonus già dopo mezzora, gli Azzurri al 64’ erano distanti ancora solo quattro punti dagli avversari. Al 50’ la squadra in maglia verde si era ostinata a provare a sfondare di forza invece che calciare verso i pali una serie di punizioni fischiate dall’arbitro Adamson in suo favore. Alla fine, sotto la pressione dell’Italia è arrivato l’errore. Così, all’occasione successiva, Byrne ha optato per aggiungere 3 punti al bottino irlandese. Con gli ospiti in vantaggio di 7, l’Italia ha avuto la sua ultima occasione quando Brex ha cercato di raggiungere Ruzza con un cross, dopo una serie di attacchi nella metà campo irlandese. Su quel pallone finito oltre la linea laterale si sono spente le speranze azzurre di tenere aperta la partita fino alla fine. La seconda meta di Hansen ha solo reso il divario più amaro.

102 I metri percorsi palla in mano da Lorenzo Cannone, cui vanno aggiunti 15 placcaggi senza errori. Spettacolare la sua percussione che ha innescato la meta di Varney.

27 I placcaggi mancati dall’Irlanda, su 167 tentativi (83% di successo), il dato è la fotografia delle difficoltà che l’attacco degli Azzurri ha creato agli Irlandesi. Su 192 placcaggi, l’Italia ha commesso solo 18 errori, ma alcuni sono stati letali.

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La fuga verso la meta di Pierre Bruno, inutilmente rincorso da van der Flyer. Nella foto piccola, la corsa di Lorenzo Cannone, da cui è scaturita la meta di Varney all’inizio della partita.
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