Anteprima ALLRUGBY n.151

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ALLRUGBY RIVISTA MENSILE Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale – 70% AUT. N° 070028 del 28/02/2007 DCB Modena . Prima immissione 01/02/2007

151 Ottobre 2020

€ 5,00

L’ITALIA CHE VERRÀ Tutti gli uomini di Smith: esperimenti per la Nazionale del futuro.

SEI NAZIONI Dove eravamo rimasti

Speciale Campionato

TOP10 AL VIA

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Campagna abbonamenti stagione 2020/2021 151 numeri fa nasceva Allrugby. Lavoriamo da 14 anni per la crescita della cultura del rugby in Italia. Abbonatevi e regalate un abbonamento, il sostegno dei lettori è decisivo.

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Matteo Alemanno

SOMMARIO

N

elle scorse settimane la stampa ha dato grande pubblicità al possibile ingresso di un fondo di investimento in una nuova società da costituirsi con i club di calcio per gestire interessi e diritti televisivi della serie A. Giacché i colleghi che si occupano del pallone tondo lo ritengono a pieno titolo l’ombelico del mondo e difficilmente alzano lo sguardo alle altre discipline, nessuno di loro ha preso atto che un passo così il rugby lo ha compiuto già da qualche tempo, con l’ingresso di CVC nel PRO14 e nella Premiership e presto anche nel Sei Nazioni. L’ingresso dei fondi nello sport non è una novità: tra il 2005 e il 2006, CVC aveva acquisito il 60% della Formula 1, poi ridotto nel 2012 al 35% e infine ceduto nel 2016 a Liberty Media per circa 4,4 miliardi di dollari. Per chi non l’avesse capito, stiamo parlando di soldi. L’obiettivo delle società finanziare specializzate in private equity non è l’approfondimento della filosofia hegeliana, della salvaguardia delle tradizioni del gioco e della sua etica, della lettura dell’Homo Ludens di Johan Huizinga: il loro scopo è ottenere plusvalenze importanti dalla vendita delle partecipazioni azionarie acquisite nel tempo. Dov’è la novità? Da quando lo sport, ultimo il rugby internazionale, si è votato al professionismo, l’obiettivo dei più è stato arricchirsi, possibilmente vincendo. Per qualcuno, arricchirsi e basta. Pochissimi, qualche presidente folle, vogliono vincere a qualunque costo. Ma ora con i fondi di investimento seduti al tavolo del “board”, il messaggio è uno solo: money! Il che apre un tema di discussione per gli uomini di sport tutt’altro che banale: salvare capra e cavolo, tenere insieme gli interessi economici con l’identità del gioco. Nell’ultimo numero di Rugby World, Eddie Jones dice che nel pianeta ovale c’è bisogno di qualcosa simile al Twenty20 del cricket, ovvero una versione più rapida e accattivante del gioco. Il coach dell’Inghilterra ipotizza un rugby 12 contro 12. Ma se il rappresentante di CVC nel Sei Nazioni un giorno, dati di pubblico e di ascolto del torneo alla mano, dovesse proporre di giocare addirittura 10 contro 10, senza mischie, con le touche, ogni proposta è buona, qualcuno avrà mai la forza di opporsi? Tutto questo rimanda al ruolo dell’Italia, indiscutibilmente il più debole dei partner in questa situazione. Dalla stampa irlandese, dopo la sconfitta del Leinster, fresco campione del PRO14, contro i Saracens (17-25) nei quarti di finale della Champions, il mese scorso, si sono levate pesanti critiche alla competitività del torneo celtico che - scriveva l’Irish Times - : “mette le ambizioni irlandesi di fronte alle disorganizzazione delle regioni gallesi, alla mancanza di competitività delle scozzesi, perché i migliori giocano in Francia e in Inghilterra, e all’imbarazzante offerta della 5° e della 6° squadra sudafricana e delle due italiane”. L’articolo finisce con un appello a CVC, che detiene il 27% delle quote del torneo, perché convinca il Sudafrica a spostare i Bulls, gli Stormers, i Lions e gli Sharks dal Super Rugby al PRO14. Il Covid sta costando agli irlandesi 5 milioni a mese, dice Philip Browne, ceo della IRFU, il che minaccia 150 anni di rugby in Irlanda. Insomma siamo al “si salvi chi può”. L’Italia non può prescindere dalle risorse generate dall’alto livello, ma la locomotiva non può restare senza vagoni, o diventerà il treno di “Snowpiercer”, costretto al moto perpetuo in una landa desolata di ghiacci per salvare l’esistenza dei sopravvissuti. Dei quali una parte viaggia in prima classe e gli altri come bestie nelle ultime carrozze. Ci si salva tutti insieme, o nessuno.

Gianluca Barca

151 numero centocinquantuno

8 10

SEI NAZIONI 2020 Dove eravamo rimasti Corsa a tre

12

L’Italia chiamò di Gianluca Barca

18

28 32

L’ITALIA CHE VERRÀ Tutti gli uomini di Franco Smith Resistenza e resilienza di Federico Meda Dritto alla meta di Gianluca Barca

36

Occhio alla Spagna di Giacomo Bagnasco

CAMPIONATO TOP 10

NAZIONALE DONNE

Intervista al Campionato di Gianluca Barca 42 Numeri e calendario 44 Rovigo 46 Valorugby 48 Calvisano 50 Fiamme Oro 52 Petrarca 54 Viadana 56 Mogliano 58 Colorno 60 Lyons Piacenza 62 Lazio 64 La parola agli allenatori

40

SCUOLA E RUGBY

70

I non garantiti di Filippo Guarducci

72

IN MEMORIA

76

UN ALTRO SGUARDO di Giancarlo Volpato

78

MANI IN RUCK di Maurizio Vancini

80

WEST END di Giorgio Cimbrico


FLASH

Imbattuti

Leinster campione per il terzo anno consecutivo a conclusione di una stagione che ha visto i Dubliners sempre vincenti, in tutte e 17 le partite disputate nel torneo. Qui Ross Byrne, schierato a sorpresa all’apertura al posto di Jonny Sexton, scarica il pallone sotto la pressione di James Hume (a terra) e Ian Madigan. Nel riquadro, Josh Van der Flier, col caschetto rosso, man of the match, placca Marcell Coetzee numero 8 dell’Ulster

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SEI NAZIO Dove eravamo Toulouse, Exeter e Northampton Saints), Edimburgo si è qualificata per play off di PRO14 e quarti di finale di Challenge, insieme ai Dragons, gli Scarlets, Bristol, Bordeaux-Begles, Tolone, Leicester e Castres. Insomma gli unici rimasti pressoché inattivi sono stati i giocatori italiani. Vediamo quanto questo peserà sulla Nazionale. Rinvii, giocatori in quarantena e infortuni potrebbero creare più di una sorpresa. In queste pagine facciamo il punto sulla situazione e azzardiamo qualche pronostico. Data la situazione non è facile fare previsioni.

Sono trascorsi sette mesi dall’ultima giornata del Sei Nazioni. Sette mesi nel corso dei quali si è giocato poco o niente. Una sosta che potrebbe avere rimescolato le carte in vista della ripresa del torneo. Zebre e Treviso sono probabilmente le squadre che in questo lungo periodo di pausa hanno giocato meno: i due derby di fine agosto e, nella migliore delle ipotesi, tre partite in ottobre. La Premiership è ricominciata a metà agosto, il Top14, con qualche difficoltà, ai primi di settembre. Le irlandesi nel frattempo hanno giocato i play off del PRO14 e i quarti di finale della Champions Cup (con Saracens, Clermont,

LA CLASSIFICA G

VINTE

PARI

PERSE

PUNTI FATTI

SUBITI

DIFF.

SUBITE

PUNTI

1

Inghilterra

4

3

0

1

87

72

15

9

8

13

2

Francia

4

3

0

1

103

90

13

13

10

13

3

Scozia

4

2

0

2

63

49

14

6

4

10

4

Irlanda

3

2

0

1

55

50

5

7

5

9

5

Galles

4

1

0

3

109

84

25

12

10

7

6

Itala

3

0

0

3

22

94

-72

3

13

0

I RISULTATI Round 1

Round 2

Round 3

Round 4

Galles v Italia 42-0

Irlanda v Galles 24-14

Italia v Scozia 0-17

Inghilterra v Galles 33-30

Irlanda v Scozia 19-12

Scozia v Inghilterra 6-13

Galles v Francia 23-27

Scozia v Francia 28-17

Francia v Inghilterra 24-17

Francia v Italia 35-22

Inghilterr v Irlanda 24-12

LE PROSSIME PARTITE 24 ottobre

31 ottobre

IrlandavItalia

Galles v Scozia Italia v Inghilterra Francia v Irlanda

Jake Polledri nella morsa dei due piloni francesi, Cyril Baille (con il numero 1) e Mohamed Haouas, nel match disputato allo Stade de France lo scorso 9 febbraio.

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METE FATTE


ONI 2020 rimasti

METAMEN Charles Ollivon (Francia)

4

Justin Tipuric (Galles)

3

Josh Adams (Galles)

3

Elliot Daly (Inghilterra)

2

Jonny May (Inghilterra)

2

MARCATORI Dan Biggar (Galles)

47

Owen Farrell (Inghilterra)

39

Romain Ntamack (Francia)

39

Adam Hastings (Scozia)

38

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Anthony Watson autore di una delle tre mete inglesi, contro il Galles, a Twickenham nell’ultima sfida del Sei Nazioni.

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Una corsa a tre Inghilterra, Francia e Irlanda si contendono il titolo 2020, con molte variabili e più di un’incertezza Il Sei Nazioni 2020, interrotto brutalmente a metà marzo per l’insorgere della pandemia da Covid-19, riprenderà il 24 ottobre con il match di Dublino tra Irlanda e Italia. La partita era in calendario originariamente lo scorso 7 marzo. Sabato 31 ottobre il carosello finale delle tre sfide che avrebbero dovuto disputarsi il 14 marzo. Facciamo i conti Se l’Irlanda (9 punti in classifica), come da pronostico (non ce ne vogliano gli Azzurri), il 24 ottobre dovesse battere l’Italia conquistando i 5 punti, la squadra di Andy Farrell e Mike Catt si presenterebbe all’ultima giornata con una lunghezza di vantaggio su Francia e Inghilterra, appaiate a 13 punti. A quel punto, il titolo 2020 l’ultima giornata si giocherebbe su due campi: lo Stade de France, dove sarà di scena il big match tra Francia e Irlanda, e l’Olimpico, dove l’Inghilterra farà visita all’Italia. Nelle ultime cinque sfide di Sei Nazioni disputate all’Aviva Stadium, la media dei punteggi tra Irlanda e Italia è stata 46-12 per i padroni di casa (+34). Concesso ai nostri un auspicato miglioramento dei propri standard, diciamo che stavolta l’Irlanda potrebbe vincere con un margine di una ventina, magari abbondante, di punti. Il che porterebbe i verdi in testa alla classifica con una ipotetica differenza di +25/30, tra punti fatti e punti subiti nel torneo. A quel punto l’ultima giornata sarebbe decisiva con le seguenti possibilità * La Francia batte l’Irlanda allo Stade Français: i francesi scavalcano gli avversari e raggiungono i 17 punti in classifica (o 18 nel caso - più improbabile - in cui dovessero conquistare anche il bonus).

* L’Inghilterra batte l’Italia all’Olimpico, dove la media degli ultimi cinque scontri tra le due squadre registra un dominio inglese, con un punteggio medio di 35-12. Il bonus porterebbe gli inglesi a 18 punti in classifica con una differenza punti, del tutto ipotetica, di + 35. Il che metterebbe l’Inghilterra al riparo dal sorpasso delle Francia che, per finire prima, dovrebbe non solo battere l’Irlanda con il bonus, ma anche imporsi con un margine di almeno 25 punti, dato piuttosto inverosimile visto che negli ultimi dieci anni tra Francia e Irlanda (10 partite nel Sei Nazioni) c’è un margine di un solo punto (16-17 a favore degli irlandesi la media dal 2010 in poi) * l’Irlanda vince a Parigi (è accaduto nel 2018 e nel 2014, entrambe le volte con un margine di 2 punti): se l’Irlanda fa il bonus (è accaduto l’anno scorso, a Dublino, 26-14) è matematicamente prima. Ma questa è l’ipotesi meno probabile. Diciamo che l’Irlanda vince di misura un confronto tirato e con pochi punti sul tabellino: Irlanda e Inghilterra finiscono appaiate a 18. In questa situazione diventa decisivo il punteggio acquisto da entrambe contro l’Italia. In questo momento gli inglesi hanno un vantaggio di 10 punti: il margine contro gli Azzurri può fare la differenza per l’una o l’altra squadra. Insomma aspettiamoci due partite all’arma bianca: quella di Dublino perché gli irlandesi vorranno mettere quanto più fieno possibile in cascina. E quella di Roma, perché Italia e Inghilterra si affronteranno prima di Francia-Irlanda e quindi gli inglesi cercheranno di mettere la massima pressione sulle due avversarie. Per gli Azzurri due sfide molto difficili, ma anche fondamentali per dimostrare non solo che possiamo competere, ma anche che non siamo il sacco contro cui gli avversari esercitano la propria forza bruta.

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CAMPIONA Caro Campionato Intervista al Top10. Alla memoria (e alla maniera) di Gianni Mura che non c’è più. di Gianluca Barca Caro campionato, abbiamo temuto per lei. “Immagino. Perdo i pezzi, zoppico e, a fianco dell’anno 2020, porto la scritta “titolo non assegnato” che mi fa male al cuore. Era successo solo in tempo di guerra”. Cause di forza maggiore. “Lo so, ma alla mia età, 92 anni, sono rischi che mettono paura… il mio ruolo è già precario così, se poi scompaio dagli annuari…”. Quest’anno sarà un’edizione particolare. Tante incertezze. Oltre alle due squadre che hanno abbandonato (Medicei e San Donà) ce ne sono altre in difficoltà. Non tutti riusciranno a competere alla pari. “Lo so, ma questa stagione è importante giocare, vincerà chi vincerà, ci sono protocolli da rispettare, c’è la salute di tutti da salvaguardare. Sono uno dei pochi campionati che riprenderà con un protocollo sottoscritto di comune accordo da governo e federazione”. Basterà per mettere tutti d’accordo? Quando poi si ricomincerà a giocare vincere farà gola a tanti. Per non parlare di quelli che avranno paura di retrocedere… “Sono d’accordo, quando si tornerà il campo, il passato sarà passato, conterà solo il risultato”. E allora facciamo il punto della situazione “Rovigo e Valorugby mentalmente non hanno mai mollato. A Rovigo perché alle spalle della squadra c’è tutta una città che spinge insieme ai giocatori. A Reggio perché la passione del presidente ha permesso di creare una formazione davvero forte che per mesi ha lavorato duro in attesa del presente. Per me queste due squadre hanno qualcosa più delle altre”. Dimentica che negli ultimi anni in finale è arrivato sempre il Calvisano: cinque titoli in sette stagioni. “Non lo dimentico, Guidi sa come si vince anche se la squadra, secondo me, è un po’ cortina. E poi a Calvisano hanno gli stessi punti di domanda di Mogliano: Mori e Trulla, permit players o dual contract con le Zebre, quante volte saranno disponibili nell’arco della stagione? Lo stesso vale a Mogliano per Alongi, Favretto, Zuliani e Lucchesi”. Permit players, dual contract, ma le sembra il modo di parlare? È sicuro che tutti siano in gradi di comprenderla? “Non tocchi questo tasto, per l’amor di dio. Una volta sotto la mia bandiera giocavano Botha e Lynagh, Kirwan e Campese…oggi se uno è bravo lo devo subito vedere andar via. Anch’io non amo questi termini, ma ormai sono la realtà”.

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Sia onesto con sé stesso: il campionato neanche nella miglior ipotesi avrebbe più i mezzi per mantenere giocatori di quel calibro. Lo sa lei, lo sappiamo tutti. “È vero ma che posso dire? Mi piacerebbe avere un rapporto più franco con le due franchigie. Posso ancora dare tanto a tanti giocatori: chi nel week end non gioca in PRO14, potrebbe giocare in Top10 nel suo club di riferimento. Mi sentirei vivo e giovane, potrei insegnare molto e dare a tutti una chance”. Ne andrebbe della sua credibilità.

Un’apertura di Albi Chillon, pezzo pregiato della campagna acquisto del Valorugby, nell’allenamento contrapposto tra la formazione reggiana e la Nazionale lo scorso mese di settembre al Lanfranchi. Il Valorugby è una delle formazioni che ha cominciato prima di tutte le altra la preparazione estiva.


ATO TOP10 “Non più di tanto. In Nuova Zelanda gli All Blacks vanno e vengono dalle rispettive province: se ci sono il pubblico applaude, se non ci sono incita quelli che vanno in campo”. Stiamo parlando dell’Italia, un paese che mette in discussione anche se esiste o meno il Covid…E poi lei lo ha visto il rugby neozelandese, non le viene un complesso di inferiorità di fronte a quelle esibizioni super? “Il rugby in Nuova Zelanda è un’altra cosa. È inutile che ci giriamo intorno. Mi piacerebbe organizzare una riunione con tutti i club iscritti al Top10 e chiedere loro, per una volta di provare a privilegiare lo spettacolo, il gioco. Magari anche il pubblico si divertirebbe di più e tornerebbe ad affollare le tribune”. Illuso. Sa cosa dice il suo amico Guidi: “l’attacco fa vendere i biglietti, la difesa fa vincere i campionati”. E poi come la mettiamo con le retrocessioni? “Da noi vincere è troppo importante, mi piacerebbe essere protagonista di una rivoluzione capace di rivalutare il gioco”.

Fantasie. Mi dica piuttosto la sua favorita per il titolo. “L’ho già detto: Valorugby e Rovigo, se non scoppiano. Calvisano che sa come si gioca al gatto col topo. Petrarca e FFOO per me sono entrambe da scoprire. Mogliano è un outsider di lusso. Viadana, Colorno e Lyons un po’ più dietro. La Lazio deve fare un miracolo. Ma non sarebbe la prima volta. Quindi occhio a darla per spacciata”. Tre o quattro giocatori da tenere d’occhio, lei che li conosce tutti. “Sono tutti miei figli alla pari. Però dico Bertaccini del Valorugby, io lo vedo dritto in Nazionale. Poi Venditti e Albanese del Calvisano, Alessandro Garbisi del Mogliano, Lorenzo Cannone a Padova. Dei permit non voglio parlare, ci sono, non ci sono… Posso aggiungere due nomi?”. Prego. “Tebaldi e Chillon: due senatori con esperienza e qualità. Potrebbero fare la differenza a Padova e a Reggio Emilia. E occhio anche a Cioffi e Ragusi. Buon campionato a tutti”.

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Rovigo L’ANALISI DI ALLRUGBY Nella stagione 2018/2019 il Rovigo concluse la regular season con la cifra stratosferica di 106 mete all’attivo, un bottino che tuttavia non consentì ai rossoblù di conquistare lo scudetto, sconfitti dal Calvisano in finale. Lo scorso campionato Umberto Casellato aveva optato per un stile di gioco più concreto, il che aveva permesso alla formazione di trovarsi in testa al torneo al momento del lockdown. Di quella squadra, durante l’estate, sono partiti, fra gli altri David Odiete, miglior marcatore di mete del Top12 2018/2019, James Ambrosini e i piloni Nico D’Amico e Pavesi. La squadra tuttavia conserva una solidità che ne fa una pretendente d’ufficio al titolo. La scorsa stagione i giovani in prima linea hanno fatto molto bene, Pomaro, Rossi, Vecchini, Cadorini: bisogna vedere se quest’anno si sapranno ripetere. Greef e Coronel possono essere due acquisti di qualità. Seconda linea forse un po’ corta con la partenza di Nibert, anche se le conferme di Mtyanda e Canali e l’arrivo di Steolo, giovane promessa classe 2000, danno sostanza al reparto. IL GIOCATORE

Andrea Menniti Ippolito dopo sette stagioni al

Petrarca, al primo campionato in rossoblù ha subito conquistato il rispetto e la stima di una piazza che con la maglia numero 10 ha visto esibirsi al Battaglini gente come Stefano Bettarello e Naas Botha. Lo scorso campionato 9 partite da titolare su 12 e un bottino di 88 punti. A 28 anni è ormai un giocatore maturo e dopo lo scudetto conquistato a Padova nel 2018, potrebbe entrare nella ristrettissima cerchia di quelli che hanno vinto con entrambe le maglie delle due squadre rivali (Alberto Chillon e Dino De Anna).

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ALLENATORE Lubalo “Giant” Mtyanda anche quest’anno sarà una delle colonne portanti della mischia del Rovigo. In sostegno, col caschetto, Edoardo Lubian

Umberto Casellato 51 anni, confermato. Campione d’Italia nel 2013 con il Mogliano, da due stagioni è il tecnico responsabile del Rovigo che nel 2019 ha portato alla finale con il Calvisano (10-33) e la scorsa stagione era in testa alla classifica al momento della sospensione con 7 punti di vantaggio sulle avversarie. Da questa stagione lo affianca Davide Giazzon come tecnico degli avanti.

STAGIONE 2020/2021 in Luca Borin e Nicholas Bordin (entrambi dall’Accademia Nazionale Ivan Francescato), Antonio Brandolini (Viadana), Nicolas Coronel e Francesco Cozzi (Lazio), Carel Greef (Medicei), Paolo Steolo (San Donà), Entienne Swanepoel (Petrarca), Charly Trussardi (Benetton Rugby), Paolo Uncini e Emanuele Leccioli (entrambi Badia). out James Ambrosini, Marcello Angelini, Nico D’Amico, Miguel Leiger, Luciano Lisciani, Enrico Mario Liut, Maile Mamao, Fabio Michelotto, Daniel Mienie, Julien Nibert, David Odiete, Federico Pavesi, Gianmarco Piva. IL DITO NELL’OCCHIO Squadra costruita intorno al gioco al piede di Andrea Menniti-Ippolito, forse facile da leggere negli schemi di gioco, ma difficile da contrastare nella pratica. Antl e Cozzi potenziali alternative a numero 10. Nuovo l’allenatore degli avanti, con Giazzon tutto da scoprire nel ruolo. 13


Valorugby L’ANALISI DI ALLRUGBY Ambizioni a dismisura per questo club che pensa in grande e il cui presidente. Enrico Grassi, non ha avuto paura di dichiarare che punta a tre scudetti nei prossimi cinque anni. Squadra sempre al vertice, nelle ultime stagioni, ma finora acerba per compiere l’ultimo passo, quello necessario ad arrivare in finale. Per colmare questo ultimo divario, quest’anno sono arrivati, oltre a un consulente del calibro di Brunel, giocatori che hanno già dimostrato di saper vincere altrove (Chillon, Gerosa e Conforti), più due attaccanti di peso come Leaupepe e Vaega. In mediana Netwon può dare respiro e riposo a Rodriguez, in una linea arretrata che comprende anche il gioiellino Bertaccini, nel giro degli “emergenti” di Franco Smith. Sulla carta è la squadra che più si è rinforzata, con tanto lavoro alle spalle anche nei mesi in cui gli altri aspettavano l’evolversi della situazione sanitaria. Favoriti. IL GIOCATORE

Giulio Bertaccini classe 2000, nello scorso Sei

Nazioni U20 è stato titolare in maglia azzurra al fianco di Federico Mori, già approdato alle Zebre. Centro moderno, attacca e difende, può usare il fisico e giocare come secondo playmaker. Insomma un talento di cui prima o poi si accorgeranno tutti.

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Una percussione di Mirko Amenta, 29 anni, numero 8 di grande efficacia: ottimo ball carrier grande presenza fisica intorno ai raggruppamenti.


ALLENATORE

Roberto Manghi 62 anni, a Reggio da cinque

stagioni. Quest’anno ha coinvolto nello staff, che comprende anche Viliami Vaki, Jacques Brunel, già allenatore della Nazionale italiana e di quella francese.

STAGIONE 2020/2021 arrivi Alberto Chillon, Federico Conforti, Filippo Gerosa, Angelo Leaupepe (tutti dal Petrarca), Alessandro Devodier (Viadana), Dan Newton (Medicei), Cardiff Vaega (Counties Manukau partenze Francesco Bonavolontà, Junior Ngaulafe. Matteo Panunzi, Latu Vaeno. IL DITO NELL’OCCHIO Squadra quadrata e all’apparenza senza punti deboli, l’unico potrebbe essere a livello di rincalzi: nei primi cinque uomini forse le alterative non sono all’altezza dei titolari. Dietro Chistolini e Luus manca un po’ di profondità e il reparto saltatori non è cambiato molto nelle sue caratteristiche con l’arrivo di Gerosa. Durante la pausa ha lavorato moltissimo: troppo per arrivare fino in fondo? 15


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