Archeo n. 386, Aprile 2017

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L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA Francesca Ceci

IL PRINCIPIO DI TUTTI I SEGNI ANIMALE POTENTE E BELLICOSO, MA ANCHE SIMBOLO DI FERTILITÀ, L’ARIETE OCCUPA UNA POSIZIONE DI ASSOLUTO RILIEVO NELLO ZODIACO, RIBADITA DALLE EMISSIONI MONETALI CHE NE ESALTANO GLI ATTRIBUTI

«L

e stelle consce del fato, che cambiano le vicende degli uomini»: cosí, all’inizio del poema Astronomica, il poeta e filosofo di età augustea Marco Manilio ne esplicita l’impostazione programmatica, che suggerisce una sorta di determinismo cosmico, in cui le vicende dei popoli, delle nazioni e dei singoli sono soggette alla posizione e all’influsso degli astri. Il macrocosmo celeste e il microcosmo dei viventi risultano dunque legati in modo indissolubile: pianeti, stelle e segni zodiacali reggono le sorti del mondo, definendone caratteri e destini. L’Ariete domina il cielo dello Zodiaco tra il 20 marzo e il 20 aprile, periodo durante il quale, in età antica, veniva a cadere l’equinozio di primavera; oggi, per effetto della precessione degli equinozi, tale momento si verifica sotto il segno dei Pesci.

A GOVERNO DELLA TESTA Definito da Manilio il segno di colui che comanda («il monton, come a principe conviene, è di se stesso consiglier», Astronomica, II, 485), l’Ariete apre il cerchio zodiacale; nelle raffigurazioni di età medievale dell’«uomo astrologico», connesso e determinato dai segni, esso viene infatti posto a governo della testa, mentre l’ultimo segno, i Pesci, ne costituisce i piedi.

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Rovescio di una dracma in bronzo di Antonino Pio. Zecca di Alessandria, 144-145 d.C. Berlino, Staatliche Museen, Münzkabinett. Sono ben riconoscibili l’immagine dell’ariete, sormontato dal busto di Ares-Marte, e una stella a otto punte. Se nell’iconografia tradizionale, l’ariete è visto come come un animale poderoso, dalle grandi corna ritorte e dal vello folto e riccioluto, la sua costellazione si compone di tre sole stelle, poco brillanti, ma di grande importanza, e i mitografi che scrissero dell’origine dei segni zodiacali ne diedero diverse genealogie. Quella piú celebre riporta a uno dei piú famosi racconti epici dell’antichità, l’impresa degli

Argonauti, con la conquista del vello d’oro dell’ariete Crisomallo. Capace di volare e parlare, figlio di Poseidone e Teofane (Igino, Fabulae, 188), l’ariete divino fu protagonista e vittima di vicende piene di amore, gelosia, morte e violenza. Il re Atamante ripudiò la sua sposa Nefele per la nuova fiamma Ino, la quale, ardendo di gelosia omicida per i figli della coppia reale Elle e Frisso, cercò di ucciderli. Allora Nefele mandò Crisomallo in aiuto dei giovinetti e infine Frisso, salvatosi, con poca gratitudine sacrificò l’ariete che fu poi innalzato da Nefele a costellazione (Igino, Astronomica, 2, 20; Pseudo-Apollodoro, Bibliotheca, I, 9, 1). Il suo vello fu consegnato al re Aete, che lo attaccò a una quercia protetta di Ares-Marte e vigilato da un serpente (Pseudo-Apollodoro, Bibliotheca, I, 109), e infine venne conquistato da Giasone, come si narra nelle Argonautiche.

UN’ARMA IN SUO NOME L’ariete rappresenta la forza pastorale e generatrice indomita, alla quale si unisce anche la componente bellicosa dell’animale, resa letale da corna che senza problema possono uccidere un uomo. La capacità d’urto e di sfondamento di quelle difese ben si prestò a ispirare una delle classiche


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