Il cammino di san Bendetto

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castel di tora R occ a S inibal da  ➜   C ast e l di Tor a

rocca sinibalda

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Da Rocca Sinibalda a Castel di Tora KM:

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DIFFICOLTÀ:

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DISLIVELLO TOTALE: SALITA

280 m DISCESA 250 m

Informazioni Castel di Tora:

Comune, tel. 0765-71.63.13.

Dove dormire Castel di Tora: Agriturismo La Posta, località Campigliano, tel. 338-16.07.521 / 333-85.04.083. 7 camere con bagno, 50 € la doppia; 60 € la tripla in BB. Provenendo dal Cammino a piedi, dove la stradina che costeggia il lago termina di fronte a una fontana-abbeveratoio, voltiamo a sinistra e proseguiamo per 500 m di salita molto ripida. Agriturismo Le Cascine, 150 m sopra il precedente, tel. 0765-71.62.43 / 320-41.11.445 / 328-03.89.926, info@lecascineagriturismo.it. 7 monolocali attrezzati con angolo cottura.

Appartamento per 2 persone, 60 €. Per ogni persona aggiuntiva +10 €. B&B Stella del Turano, località Coenuccio, tel. 0765-71.63.94 / 331-74.67.845. Sul Cammino, seguire le indicazioni della tappa successiva, a 300 metri dall’oratorio di San Rocco, lungo la ripida salita. 5 posti letto, 60/80 € la doppia in BB. Hotel Turano, via Turanense, tel. 0765-71.63.00 / 335-52.90.603, info@hotelturano.it. Sulla provinciale, seguire le indicazioni per Ascrea, vicino al distributore. 25 posti letto, 60/70 € la doppia. Per i gruppi, il Comune di Castel di Tora mette a disposizione in centro paese un ampio salone provvisto di bagni e cucina. Per il momento si dorme in terra; in futuro e in base all’afflusso di pellegrini si valuterà la possibilità di mettere dei letti. Telefonare in Comune qualche giorno prima e chiedere di poter usufruire del Centro sociale Castel Vecchio.

Tappa facile e dal paesaggio molto bello, immersi in una natura magnifica che nel tratto finale ci regala delle splendide vedute del lago del Turano.

Il percorso Da piazza della Vittoria, dov’è la fonte, si percorre via Roma, in lieve discesa, fino al bivio; qui si seguono le indicazioni per Rieti, e dopo 30 metri, sulla sinistra s’imbocca via del Pereto, una stradina in salita con forte pendenza. Dopo 400 metri giungiamo a un bivio davanti a un edificio per le telecomunicazioni. Seguiamo la sterrata di sinistra, che s’inoltra nel bosco diventando un sentiero che percorriamo fino a sbucare su una stradina asfaltata; qui voltiamo a destra in salita, e dopo 200 metri incrociamo la provinciale in località Castello. Andiamo a sinistra e seguiamo la strada per 900 metri, fino a un bivio. Voltiamo a destra in direzione Oliveto; percorsi altri 1.000 metri, dove la strada curva a destra dopo un breve rettilineo, potremo notare sulla 72


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CASTEL DI TORA

800 600

POSTICCIOLA

1.600 1.400 1.200 1.000

ROCCA SINBALDA

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lago del turano

400 200 0m 0 km

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sinistra un pilone della luce. Lì, alla sinistra della strada, vi è l’attacco di un sentierino che sale subito ripido nel bosco: lo percorriamo fino a un rudere, di fronte al quale, abbandonato il sentiero principale, imbocchiamo sulla sinistra un piccolo sentiero sassoso che scende rapidamente. Giunti a un fontanile, teniamo la sinistra, scendendo a Posticciola per una stradina dal fondo in cemento, che ci regala nel tratto finale delle belle e ampie vedute sul borgo di Stipes e sul soprastante Monte Poraglia. Dopo una breve visita del borgo, seguiremo in discesa la strada Turanense fino a raggiungere la diga. Qui andiamo a sinistra passando sopra la diga, da dove potremo ammirare in un solo colpo d’occhio tutta la parte settentrionale del lago del Turano. Dopo 400 metri, al primo bivio prendiamo una stradina sulla destra che costeggia la sponda orientale del lago e che, tra meravigliose vedute, ci condurrà fino a Castel di Tora. A circa metà percorso la strada è interrotta da una frana; a piedi si può tuttavia passare senza alcun problema. In prossimità del paese, la stradina termina di fronte a un abbeveratoio. Andiamo a destra, e dopo una breve quanto ripida salita raggiungiamo il centro di Castel di Tora. 73


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castel di tora, fontana del tritone

Variante per ciclisti Al bivio per Oliveto, si prosegua per la provinciale seguendo le indicazioni per Carsoli. Giunti alla diga, continuare per la Turanense, costeggiando la sponda occidentale del lago e passando per il pittoresco Colle di Tora.

Da vedere Posticciola Sorge nei pressi dell’area archeologica di Tremula Mutue-

sca, e potrebbe costituirne il nucleo originario pre-romano, ipotesi supportata dai numerosi resti architettonici romani nella zona, come l’antico ponte romano, detto Ponte Vecchio, raggiungibile con una breve passeggiata che scende dal paese. Anticamente stazione di posta e

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Lago del Turano Lago artificiale nato alla fine degli anni Trenta del secolo scorso con la costruzione della diga. Lungo una decina di chilometri, è collegato al lago del Salto con una galleria di 9 km, e insieme a questo alimenta la centrale idroelettrica di Cotilia. Il paesaggio montano coperto di fitti boschi, la presenza sulle sue rive di antichi castelli e di pittoreschi borghi, la tranquillità e amenità dei luoghi oltre alla totale assenza di turismo “chiassoso”, lo rendono un luogo davvero unico.

Castel di Tora Mezzo spopolato dall’emigrazione, e con accanto la città morta di Antuni, è un mucchio di antiche case in pietra, strette le une alle altre a rispecchiarsi nelle azzurrissime acque del lago. L’antico borgo, un dedalo di stretti vicoli in cui si susseguono edifici in pietra locale a vista, ha l’aspetto tipico di un paesino medievale. Se lo vorremo, qui potremo riappropriarci del valore del tempo, magari concedendoci una pausa per un rilassante giro in canoa o per una breve parentesi balneare. In ogni caso, Castel di Tora non ci deluderà. È un piacere girovagare nei suoi vicoletti e fermarci ad ammirare il lago da tutte le angolazioni. Oppure salire ai resti del borgo abbandonato di Antuni, nel punto più alto della penisola che si protende nel lago, per godere di una vista mozzafiato su Castel di Tora e sull’intero lago del Turano. Per la bellezza del borgo e del paesaggio, e forse anche per l’antica atmosfera agreste che vi si respira, Castel di Tora fa parte del club dei Borghi più belli d’Italia, iniziativa sorta dieci anni fa per valorizzare quei piccoli centri ricchi di arte, cultura e patrimonio ambientale, emarginati dai grandi flussi turistici: un modo intelligente per far conoscere una stupenda quanto sconosciuta “Italia minore”.

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luogo di transito della transumanza, conserva bene l’impianto di paese medievale sabino. Fuori dall’abitato si trova un fortilizio, appartenuto alla famiglia Mareri, mentre nella frazione è ospitato un museo delle tradizioni contadine e artigiane.

Riserva naturale dei monti Navegna e Cervia La riserva è costituita a nord dai rilievi del monte Navegna (1.508 m/slm) e a sud da quelli del monte Cervia (1.436 m/slm). Si tratta di un territorio poco antropizzato, e caratterizzato da una geomorfologia accidentata che da sempre ne ha fatto “terra di confine”: in epoca arcaica tra le popolazioni sabine e degli equi, successivamente tra lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie, infine oggi, frontiera territoriale tra l’Alta Sabina e il Cicolano. Questo territorio presenta scenari suggestivi e di grande fascino: torrenti e boschi ombrosi, laghi d’alta quota e altipiani soleggiati. All’interno della riserva vivono tra gli altri tre animali che per la loro bellezza e rarità sono rappresentativi del parco: l’aquila reale, che tra questi monti trova un habitat ideale per la caccia; il lupo, ritornato in modo stabile; e il gatto selvatico, solitario, notturno e bellissimo. 75


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Il canto gregoriano L’origine del nome è legata allo stesso san Gregorio Magno, che secondo una leggenda di origine carolingia avrebbe raccolto in un antifonario i canti sacri che gli venivano dettati dallo Spirito Santo, apparsogli sotto forma di colomba. In realtà, l’attribuzione del canto a Gregorio è dubbia, trattandosi più verosimilmente di una voce diffusa dai sovrani carolingi per garantire un’accettazione incondizionata all’unificazione dei riti franco e romano nel nascente Sacro Romano Impero. Mettendo in musica i testi della Sacra Scrittura, il canto gregoriano è considerato dalla Chiesa cattolica come “Bibbia cantata”, e nelle sue varie forme - ambrosiano, romano, gallico-romano - viene utilizzato nei monasteri, in particolar modo in quelli benedettini. Caratteristica del gregoriano è di essere un canto monodico, ovvero a una sola voce e senza accompagnamento musicale, costruito su un insieme di modi, cioè intervalli musicali, in cui le due note caratteristiche sono la finalis, che chiude la composizione, e la repercussio, attorno alla quale si sviluppa la melodia. In origine, i primi cristiani utilizzavano per i canti liturgici una mescolanza di stili e lingue diverse, con influssi ebraici, greci e bizantini. Derivato direttamente da queste fonti, il canto ambrosiano si è sempre mantenuto separato dal gregoriano vero e proprio, presentando una minore determinazione modale e una prevalenza di melismi, gruppi di parecchie note cantate su una sola sillaba. I vari stili e influenze vennero unificati alla fine del IV secolo nel rito in lingua latina: tale canto fu pertanto detto romano antico. Gran parte del repertorio di canti venne composto durante il V e VI secolo nella schola cantorum, scuola corale in cui la Chiesa formava i cantori destinati ad accompagnare le funzioni. Nella seconda metà dell’VIII secolo, l’avvicinamento politico tra il regno franco e il papato, diede ai sovrani franchi l’occasione di apprezzare gli usi liturgici romani, decretando l’adozione della liturgia romana: il testo dei canti in latino divenne allora quello di riferimento. I cantori gallici riadattarono il ritmo generale del canto romano e la sua architettura modale, dando vita al canto gregoriano propriamente detto, il gallico-romano. Carlo Magno nel IX secolo promosse l’uso del canto in tutto l’impero carolingio, e da allora fino all’XI secolo i monasteri benedettini divennero i punti di riferimento per la diffusione del gregoriano: tra questi i due centri più attivi furono l’abbazia di Nonantola e quella di Montecassino. Dalla metà del XIX secolo, grazie a un enorme lavoro di ricerca che prosegue tuttora, è stata l’abbazia di Solesmes, in Francia, a imporsi come il principale centro mondiale per lo studio e la conservazione del canto gregoriano.

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