Sarà anche un piatto “povero”, ma racconta una delle storie più affascinanti e gustose della cucina del Sud. Siamo a Nerano, sulla spiaggia di Marina del Cantone, a Massa Lubrense sul mare del Golfo di Salerno, dove da più di settant’anni trionfa uno degli spaghetti più famosi al mondo, reso celebre anche da Tom Hanks durante la Notte degli Oscar 2016: lo spaghetto con le zucchine. Pardon, i cucuzielli.
Le origini? Mitiche.
Correva il 1952 quando, secondo la leggenda, il principe Francesco Caravita di Sirignano, il celebre “Pupetto”, approdò al ristorante Maria Grazia dopo una traversata serale da Capri a Positano.
Dispensa quasi vuota, niente pesce. Solo zucchine, qualche scampolo di formaggio e la sapienza di una cucina semplice e contadina. Fu così che nacque, improvvisato, lo spaghetto ribattezzato alla Nerano.
Un piatto che conquistò il principe e che si diffuse presto tra i pochi locali della spiaggia. Il segreto? L’equilibrio perfetto tra le zucchine fritte e un mix di formaggi misterioso, tramandato da cuoca a cuoco come una reliquia di famiglia.
Da allora è stato un crescendo: Eduardo De Filippo, Totò, Naomi Campbell, De Laurentiis, Bruce Springsteen, Spielberg, Danny De Vito, Bill Gates.
Tutti sedotti dagli spaghetti ai cucuzielli. E se lo spaghetto ha mille varianti, il fascino resta intatto.
Ogni ristorante ha il suo segreto. Ognuno rivendica una ricetta fatta di ingredienti a km zero: zucchine di orto, pasta di
LO SPAGHETTO ALLA NERANO
Gragnano e un blend di quattro formaggi selezionati dai produttori dei Monti Lattari. C’è chi predilige il caciocavallo al provolone del monaco, ma solo il meglio della tradizione casearia campana, in chiave sostenibile e artigianale.
Lo chef stellato Fabrizio Mellino, sulla scia del padre Antonio, guida il ristorante Quattro Passi. Proprio Antonio Mellino svela, con la ricetta un trucco sorprendente: una volta fritte, le zucchine vanno “rigenerate” in acqua bollente prima della mantecatura. In questo modo ritrovano idratazione e diventano protagoniste, senza bisogno di burro o eccessi di formaggio.
E poi c’è l’arte del taglio sottile, l’olio extravergine in abbondanza, l’aglio appena accennato e il basilico fresco per bilanciare la dolcezza. Una combinazione che, nelle mani esperte degli chef, diventa armonia assoluta.
La ricetta dei Quattro Passi che ha incantato gli ospiti al matrimonio di Jeff Bezos e Lauren Sanchez a Venezia.
Ristorante Quattro Passi Tre stelle Michelin Ingredienti per 4 persone
400 grammi di spaghetti o mezzi vermicelli
700 grammi di zucchine, diciamo una piccola a testa
Olio extravergine d’oliva
Aglio
Sale
Pepe nero
200 grammi di provolone del monaco grattugiato grossolanamente Quattro o cinque foglie di basilico tagliate a mano
Preparazione
Tagliare le zucchine sottili, friggerle in olio extravergine d’oliva, asciugate su carta assorbente. Nel frattempo avrete messo a cuocere la pasta e preparato una base nel tegame di mantecatura facendo rosolare un paio di spicchi d’aglio in sei cucchiai d’olio d’oliva, stando bene attenti a non raggiungere mai il punto di fumo, sino a quando gli umori non saranno stati scaricati per bene. Togliete dal fuoco. Immergete per qualche secondo le zucchine in acqua bollente, passatene una parte, diciamo un terzo, per avere il gioco della doppia consistenza, aggiungendo un pizzico di sale e un filo d’olio crudo e versate il contenuto nel tegame dal quale avrete tolto l’aglio. Scolate la pasta al dente, rimettete il tegame con le zucchine passate e a rondelle su fuoco lento, aggiungete gli spaghetti e mantecate un poco ravvivando la fiamma. Togliete dal fuoco, aggiungete il provolone del Monaco e fatelo assorbire dalla pasta. Impiattate aggiungendo pochissimo pepe e il basilico.
SORRENTO presso Villa Fiorentino Corso Italia, 53 SORRENTO www.fondazionesorrento.com info@fondazionesorrento.com
Vicente Hernández
Argonauta sulla costa delle Sirene Argonaut on the coast of the Sirens
Villa Fiorentino
lA cAPPEllA dEllA MAdONNA dEl SOccORSO
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pressi di Marina Piccola o, come riportano i documenti più antichi, “Capo Cervo” ovvero “Capo Testa di Cervo in Maritima Parva”, sorge da tempo immemorabile una cappella che, nel corso dei secoli, è stata ampliata e rimaneggiata in diverse occasioni e, forse, edificata dalla nobile famiglia Correale, proprietaria del terreno, sui resti di un tempio dedicato a Cerere. Nel 1577 sappiamo che era dedicata a San Leonardo, titolo che troviamo ancora in un documento conservato presso l’Arcidiocesi che recita “Cappella sub vocabulo Sancti Leonardi, sito in maritima Capitis Cerbuli, die 29 mensis Aprilis 1618”. Non sappiamo chi ne cambiò il nome né quando. È certo che nel 1625 il dipinto più venerato nella cappella era la “Vergine del Soccorso” del sacerdote Andrea Scarpato (nominato più sotto). La festa della Vergine del Soccorso si celebrava il 5 agosto e successivamente fu spostata al 15 agosto. Un editto dell’arcivescovo Paolo Suardo del 1678 proibì questa festa, che coincideva con la solenne celebrazione dell’Assunta nella Cattedrale Metropolitana di Sorrento, in cui la Madonna Assunta occupa un posto d’onore.
Nel 1831 fu istituita una confraternita nella cappella detta di “S. Maria del Soccorso e delle Anime del Purgatorio”, che all’epoca seguiva l’usanza secondo cui, a metà viaggio o in mare, su tutti i velieri in partenza da Napoli, i marinai chiedevano fondi a nome della confraterni-
ta, a sostegno delle “Anime del Purgatorio”, e ogni proprietario di feluca tratteneva una parte della paga dei marinai per questa chiesa (a fine giornata i pescatori locali contavano il loro guadagno sul sagrato della chiesa, lasciando parte del ricavato come offerta).
Il 7 luglio 1866 il Governo confiscò i beni ecclesiastici e la confraternita fu incorporata nella confraternita della Carità o E.C.A. La cappella e il campanile furono mutilati a causa della costruzione dei nuovi binari del tram, che cambiarono completamente il volto di questo piccolo borgo di pescatori. Divenuta troppo angusta per l’aumento della popolazione locale, la cappella non presenta particolari punti di interesse artistico, a parte la tela raffigurante la Madonna del Soccorso che usa un pesante bastone nodoso per respingere il drago infernale che attacca un giovane ragazzo indifeso che cerca di raggiungerla. La nuova strada da Piazza S. Antonino a Marina Piccola, un tratto della quale oscurava quasi completamente la facciata della cappella sottostante, e i lavori eseguiti nel corso degli anni resero la cappella soggetta a infiltrazioni d’acqua che causarono gravi danni alla struttura, trasformandola quasi in una grotta. Un gruppo di fedeli guidato dall’arcivescovo Antonino Aprea, grazie a notevoli sforzi finanziari, rese possibile un restauro completo della cappella, che ora è tornata al suo antico splendore. È stata
completamente rifatta l’installazione dell’impianto elettrico e l’impianto di amplificazione è stato potenziato, l’antico organo è stato restaurato e le due splendide campane ora funzionano elettronicamente. Domenica 10 agosto, alle 18:30 si terrà la processione della Madonna.
L’antico borgo marinaro sarà decorato con luminarie a festa e, sotto gli occhi dei fedeli e dei turisti, la statua verrà trasporta-
ta su un’imbarcazione appositamente addobbata, seguita da una numerosa flottiglia di altre imbarcazioni lungo la costa e le spiagge vicine, mentre, accompagnate dalle sirene delle imbarcazioni, le campane delle chiese lungo la costa risuoneranno e numerosi fuochi d’artificio saranno esplosi per rendere omaggio all’effigie. Al termine della processione, verrà celebrata una messa nella piazza del porto.
10 AGOSTO - Ore 18,30
Processione via mare della statua della Madonna. Al rientro S. Messa all’aperto.
The chapel of the Madonna del Soccorso
NearMarina Piccola or, as the oldest documents say, “Capitis Cerbui” or “Deer’s Head Cape in Maritima Parva”, a chapel has stood since time immemorial that through the centuries has been extended and altered on various occasions and, perhaps, built by the noble Correale family, the owners of the land, on the remains of a temple dedicated to Ceres. In 1577 we know it was dedicated to San Leonardo, a title we can still find in a document preserved in the Archdiocese which reads “Cappella sub vocabulo Sancti Leonardi, sito in maritima Capitis Cerbuli, die 29 mensis Aprilis 1618”. We don’t know who changed the name or when. It is certain that in 1625 the most venerated painting in the chapel was of the “Vergine del Soccorso” by the priest Andrea Scarpato (named below it). The festival of the Vergine del Soccorso was celebrated on 5 August and later changed to 15 August. An edict by Archbishop Paolo Suardo in 1678 banned this festival, which coincided with the solemn celebration
of the Assumption in Sorrento’s Cattedrale Metropolita, in which the Madonna Assunta takes pride of place. In 1831 a brotherhood was established in the chapel known as “S. Maria del Soccorso e delle Anime del Purgatorio” which at the time followed the custom whereby midway through a journey or while at sea on all sailing ships out of Naples the sailors would ask for funds on behalf of the brotherhood, as support for the “Souls in Purgatory”, and every felucca owner held back a portion of sailors’ pay for this church (at the end of the day the local fishermen counted their takings in the church square, leaving part of the proceeds as an offering).
On 7 July 1866 the Government confiscated the church assets and the brotherhood was incorporated into the Carità or E.C.A. brotherhood. The chapel and bell tower were mutilated as a result of construction of the new tram tracks, which completely changed the face of this little fishing village. Becoming too cramped for the increased local popula-
tion, the chapel has no particular artistic points of interest apart from the canvas depicting the Madonna del Soccorso using a gnarled heavy stick to force back the dragon from hell that is attacking a defenceless young boy trying to reach her. The new road from Piazza S. Antonino to Marina Piccola, a stretch of which almost completely obscured the facade of the chapel below, and the works completed over the years made the chapel susceptible to leaks that caused serious damage to the structure and made it almost into a grotto.
A group of worshippers led by Archbishop Antonino Aprea, through remarkable funding efforts, made a full restoration of the chapel possible and it has now returned to its former splen-
dour. It has been completely rewired and the amplification system upgraded, the antique organ has been restored, the two wonderful bells now work electronically.
On Sunday 10 August, at 6,30 pm will held the procession of the Madonna.
The old fishing village will be decorated with festival illuminations and, with local worshippers and tourists watching on, the statue will be carried on a specially-decorated boat followed by a large flotilla of other craft along the coastline and nearby beaches, whilst accompanied by the boats’ sirens the bells rang out at the churches along the coast and numerous fireworks exploded to salute the effigy. At the end of the procession, a mass will be celebrated in the square of the port.
Agosto, per antonomasia, è il mese del colore, della vivacità e del calore (non solo quello asfissiante dovuto alla canicola estiva). Tutto sembra scorrere, quasi naturalmente, nel segno del sacro e, giunti a Ferragosto, si può rivivere una festa dal sapore antico: l’Assunzione della Vergine Maria. Possiamo, a questo punto, cercare la frescura nella meravigliosa cattedrale di Sorrento, dedicata per l’appunto all’Assunta e ai Santi Filippo e Giacomo. Vale la pena, entrando in chiesa dall’ingresso principale, giungere all’altezza del transetto (nei pressi del trono vescovile), fermarsi e...alzare la testa. Il soffitto, riccamente decorato, è abbellito da tre tele di forma ovale: al centro, in tutta il suo splendore, “La Madonna Assunta”, e, ai lati, “San Filippo” e “San Giacomo”. Ebbene, bisogna tornare alla fine del ‘600 per comprendere, appieno, la genesi di una vera e propria “trasformazione” della Cattedrale Sorrentina. Tra il 1685 e il 1694, ben quattro terremoti si abbatterono, più o meno violentemente, sulla Penisola Sorrentina, danneggiando gran parte degli edifici pubblici e privati. Fu allora che, per riattare la Cattedrale, gravemente danneggiata dalle scosse telluriche, gli arcivescovi Didaco Petra e Filippo Anastasio promossero un vasto programma di “rinnovamento strutturale e decorativo”. Così, sul soffitto del transetto, furono sistemate tre opere del pittore romano Giacomo del Po, già impegnato, a Sorrento,
nel programma di risistemazione decorativa della Basilica di Sant’Antonino. Tralasciando gli ovali più piccoli, raffiguranti i Santi Filippo e Giacomo, dovremmo concentrarci sulla Assunta, che, a detta di Costanza Lorenzetti, è il frutto di una “grandiosità compositiva e (di) un caldo vigoroso colorito”.
Siamo, ormai, agli inizi del ‘700 e Giacomo del Po è, per certi versi, un pittore maturo, già conosciuto. Fu così che venne maturando, nella sua tela, l’idea di una “Vergine circondata da schiere di angeli, che viene accolta dalla Santissima Trinità”. Intrisa di luce, caratterizzata da un dolce e delicato panneggio, la Madonna Assunta di Giacomo de Po, per la sua forte carica espressiva, è un piccolo capolavoro, un antipasto di quel rococò che, di lì a poco, avrebbe sostituito il barocco. Ma questa, in fondo, è un’altra
storia e noi dobbiamo goderci, in religioso silenzio, uno spettacolo a dir poco eccezionale. Basta poco, solo alzare la testa.
La tela raffigurante “L’Assunzione della Vergine”, di Giacomo del Po, è visibile nella Cattedrale di Sorrento, sul soffitto del transetto.
Gennaro Galano (sito web “La Grotta di Giano”)
Open from May to October, the bar is located on the rooftop terrace of the Grand Hotel La Favorita which boasts a spectacular view of the Bay of Naples and Mount Vesuvius. A ne selection of signature cocktails will accompany your amazing sunset views and during your after dinner live music evenings.
O’ Parrucchiano restaurant is a culinary adventure unlike any other, providing guests with the most fragrant and picturesque experience in Sorrento. Have you ever dreamed about eating under a sky full of lemons?
dalla Redazione
lOOK PER Il GRANd
HOTEl EUROPA PAlAcE
Siaffaccia maestoso sul Golfo di Napoli con il Vesuvio all’orizzonte, il Grand Hotel Europa Palace, una delle dimore storiche più affascinanti della costiera sorrentina, che torna a splendere dopo un importante restyling.
La storica struttura entra così ufficialmente a far parte della “Manniello dynasty”, il ramo della famiglia guidato da Enzo Manniello, con la moglie Tina e i figli Giuseppe e Mario, già protagonista dell’ospitalità di qualità con il celebre Ristorante ‘O Parrucchiano, locale storico d’Italia e l’Hotel La Favorita con il Ristorante Zest, coordinato dallo chef stellato Domenico Iavarone.
Il nuovo volto dell’Europa Palace coniuga perfettamente il fascino di un passato glorioso con le esigenze del viaggiatore moderno. Situato nel cuore di Sorrento, a pochi passi da Piazza Tasso, di fronte piazza Angelina Lauro, l’hotel di via Correale offre una vista mozzafiato sul mare, incorniciata dal profilo del Vesuvio e dalla linea sinuosa della costa. Un panorama da cartolina che si può godere dalla terrazza panoramica, autentico fiore all’occhiello della struttura, dove cielo e mare sembrano incontrarsi in un abbraccio senza fine. Il progetto di rinnovamento ha
interessato ogni dettaglio: dagli ambienti comuni alle camere, dalla spettacolare piscina alla spiaggia privata.
Gli spazi sono stati ripensati per offrire il massimo comfort senza tradire l’identità della storica dimora. Linee eleganti, arredi raffinati, materiali pregiati e una palette di colori che richiama il Mediterraneo sono gli elementi che caratterizzano il nuovo design. Il risultato è un’atmosfera di classe, sobria ma accogliente, capace di conquistare sia i turisti internazionali sia i visitatori più esigenti.
Un restyling che ha voluto preservare l’anima di questa struttura iconica arricchendola con tocchi di contemporaneità e servizi d’eccellenza. È un sogno che si realizza per Enzo Manniello, da sempre legato all’ospitalità sorrentina.
L’offerta del Grand Hotel Europa Palace si completa con la spiaggia privata, facilmente raggiungibile grazie a un comodo ascensore interno, e con la piscina affacciata direttamente sul mare. Gli ospiti possono concedersi momenti di relax assoluto, circondati dalla bellezza naturale e dalla quiete. A disposizione anche una proposta enogastronomica di alta qualità, in linea con la tradizione culinaria campana.
Il rilancio dello storico hotel che negli anni Settanta era stato opzionato per ospitare il Casinò, rappresenta non solo un investimento significativo, ma anche un segnale forte per il turismo locale. In un momento in cui l’accoglienza di qualità è sempre più richiesta, Enzo Manniello conferma il proprio impegno a favore di un’offerta turistica ca-
pace di valorizzare il territorio e le sue eccellenze.
Il Grand Hotel Europa Palace si propone così come nuova icona dell’hotellerie di lusso a Sorrento, perfetto per una vacanza romantica, un soggiorno esclusivo o un evento indimenticabile, con lo sguardo sempre rivolto verso il mare e il Vesuvio, simboli eterni di una terra senza tempo.
TIMELESS ELEGANCE BETwEEN VESUVIUS AND ThE SEA
New look for the Grand Hotel Europa Palace
Majestically overlooking the Gulf of Naples with Vesuvius on the horizon, the Grand Hotel Europa Palace, one of the most fascinating historic residences on the Sorrento coast, returns to its splendor after a major renovation.
The historic property thus officially becomes part of the “Manniello dynasty,” the branch of the family led by Enzo Manniello, his wife Tina, and their sons Giuseppe and Mario. The family has already established itself as a leader in high-quality hospitality with the renowned Ristorante ‘O Parrucchiano, a historic Italian restaurant, and the Hotel La Favorita with its Zest Restaurant, overseen by Michelin-starred chef Domenico Iavarone.
The new look of the Europa Palace perfectly combines the charm of a glorious past with the needs of the modern traveler. Located in the heart of Sorrento, just steps from Piazza Tasso and across from Piazza Angelina Lauro, the hotel on Via Correale offers breathtaking sea views, framed by the profile of Mount Vesuvius and the rolling coastline. This postcard-perfect panorama can be enjoyed from the panoramic terrace, the hotel’s true jewel in the crown, where sky and sea seem to meet in an endless embrace.
The renovation project encompassed every detail: from the common areas to the guest rooms, from the spectacular pool to the private beach. The spaces have been redesigned to offer maximum comfort without betraying the historic residence’s identity. Elegant lines, refined furnishings, premium materials, and a color palette reminiscent of the Mediterranean are the elements that characterize the new design.
The result is a classy, understated yet welcoming atmosphere, capable of captivating both international tourists and the most discerning visitors. This restyling sought to preserve the soul of this iconic property while enriching it with contemporary touches and excellent services. It’s a dream come true for Enzo Manniello, who has always been passionate about Sorrento hospitality.
The Grand Hotel Europa Palace’s offerings are rounded out by a private beach, easily accessible via a convenient internal elevator, and a swimming pool overlooking the sea. Guests can indulge in moments of absolute relaxation, surrounded by natural beauty and tranquility. A high-quality food and wine menu is also available, in keeping with Campania’s culinary tradition.
The revitalization of the historic hotel, which was optioned to house the Casino in the 1970s, represents not only a significant investment but also a strong signal for local tourism. At a time when high-quality hospitality is increasingly in demand, Enzo Manniello reaffirms his commitment to a tourism offering that showcases the region and its excellence.
The Grand Hotel Europa Palace thus presents itself as a new icon of luxury hospitality in Sorrento, perfect for a romantic holiday, an exclusive stay, or an unforgettable event, with its gaze always turned towards the sea and Vesuvius, eternal symbols of a timeless land.
15
- ore 23,30
I FUOCHI d I F ERRAg O STO davanti al “Golfo di Surriento”
GRAND HOTEL EXCELSIOR VITTORIA, GRAND HOTEL AMBASCIATORI, HOTEL ARA MARIS, HOTEL BELLEVUE SYRENE 1820 GRAND HOTEL COCUMELLA, GRAND HOTEL LA FAVORITA, HOTEL LORELEI LONDRES, HOTEL MEDITERRANEO HOTEL PARCO DEI PRINCIPI, GRAND HOTEL ROYAL, GRAND HOTEL AMINTA, HOTEL ANTICHE MURA, GRAND HOTEL CONTINENTAL GRAND HOTEL EUROPA PALACE, IMPERIAL HOTEL TRAMONTANO, GRAND HOTEL PRESIDENT, HOTEL PRESTIGE GRAND HOTEL RIVIERA, HOTEL VESUVIO, HOTEL IL FARO, HOTEL IL NIDO, CIRCOLO DEI FORESTIERI, LA MARINELLA RISTORANTE LA VILLA - RISTO BAR, MARAMEO BEACH, RISTORANTE RUCCIO
AMIChE DEL MUSEO CORREALE PASSAGGIo dI ConSeGne deLL’ASSoCIAzIone
lE AMIcHE dEl MUSEO cORREAlE
La presidente uscente, Giuliana Pegge, ha passato il testimone alla nuova presidente, Rachele Palomba. Il nuovo Consiglio direttivo per l’anno sociale 2025-2026: Socie Fondatrici: Rossella Di Leva, Angela Cacace, Paola Savarese, Désirée Marino, Annuncia Pane e la Past President Giuliana Pegge, Delegata Fidam Margherita Liccardi
Vice Presidente: Paola Savarese Tesoriera: Imma Mascolo
Segretaria: Eliana Sagliocca
Editor: Annalisa Mazzarella
Consigliere: Nadia Di Leva, Lucia Cuomo, Serena Abbondandolo, Anna Cataldo.
UN FERRAGOSTO ChE CELEBRA LA LUCE, IL COLORE E LA FORZA DEL VIVERE
VIVA lA VIdA
Nelcuore vibrante dell’estate sorrentina, il Grand Hotel Excelsior Vittoria – autentico tempio dell’eleganza mediterranea – propone per Ferragosto un’esperienza che è molto più di una festa: è una dichiarazione d’amore alla vita.
Si chiama VIVA LA VIDA, e già il titolo racchiude la promessa di un Ferragosto che celebra l’esistenza in tutte le sue sfumature, tra emozione, bellezza e spirito libero.
Il tema si ispira a un’estetica intensa e poetica, fatta di natura lussureggiante, colori accesi, energia vitale. In un mondo che spesso corre veloce, VIVA
LA VIDA invita a rallentare per osservare la meraviglia delle piccole cose, per ritrovare il gusto del vivere autentico e per abbracciare ogni momento con pienezza.
È un omaggio all’imperfezione che ci rende unici, alla libertà di esprimersi senza filtri, al coraggio di vivere con passione. Il programma prende il via alle ore 19:30 con un aperitivo raffinato al Pool Side Bar de L’Orangerie: l’atmosfera dorata del tramonto, cocktail d’autore e note musicali avvolgenti accolgono gli ospiti in una dimensione sospesa tra sogno e realtà. È l’inizio perfetto per una serata che unisce gusto, emozione e convivialità.
Alle ore 20:30, il viaggio sensoriale prosegue nell’incantevole Agrumeto de L’Orangerie Restaurant, dove l’Executive Chef Antonino Montefusco firma una cena esclusiva ispirata ai sapori intensi dell’estate mediterranea. Ingredienti locali, creatività culinaria e armonia dei contrasti daranno vita a un menu pensato per emozionare, in cui ogni piatto sarà un tributo alla vitalità del territorio e alla bellezza della stagione. A rendere ancora più coinvolgente l’esperienza, il Dress Code: “I colori della Vita”. Gli ospiti sono invitati a indossare luce, carattere, emozione. Sì alle tinte vivaci, ai motivi floreali, ai tocchi artistici che esprimano la propria personalità. Perché VIVA LA VIDA è anche un invito a mostrarsi per ciò che si è, con orgoglio e leggerezza. Nel giardino storico dell’Excelsior Vittoria – tra piante secolari,
agrumi profumati e scorci mozzafiato sul Golfo di Napoli – ogni dettaglio parlerà di bellezza autentica, di legami umani da celebrare, di un’estate vissuta con intensità.
Non solo una festa, ma un vero inno alla gioia, al coraggio di sorridere, di amare, di vivere pienamente il presente.
Un Ferragosto pensato per chi cerca emozioni vere, per chi ama la vita in tutte le sue declinazioni, per chi – come recita il tema della serata – sa riconoscere e onorare la luce, il colore e la forza del vivere.
VIVA LA VIDA è l’essenza di un’estate da ricordare. Per info e prenotazioni events@exvitt.it
VIVA LA VIDA
A Ferragosto (August 15) celebrating the light, color, and strength of life
August 15, 2025, Grand Hotel Excelsior Vittoria, Sorrento
Inthe vibrant heart of the Sorrento summer, the Grand Hotel Excelsior Vittoria—a true temple of Mediterranean elegance—offers an experience for Ferragosto that is much more than a party: it’s a declaration of love for life. It’s called VIVA LA VIDA, and the title itself encapsulates the promise of a Ferragosto (August 15) celebrating existence in all its nuances, including emotion, beauty, and a free spirit.
The theme is inspired by an intense and poetic aesthetic, made up of lush nature, bright colors, and vital energy. In a world that often moves quickly, VIVA LA VIDA invites us to slow down and observe the wonder of small things, to rediscover the joy of authentic living, and to embrace every moment to the fullest. It is a tribute to the imperfection that makes us unique, to the freedom to express ourselves without filters, and to the courage to live with passion.
The program kicks off at 7:30 PM with a refined aperitif at L’Orangerie’s Pool Side Bar: the golden ambiance of the sunset, signature cocktails, and captivating music welcome guests into a dimension suspended between dream and reality. It’s the perfect start to an evening that combines flavor, emotion, and conviviality.
At 8:30 PM, the sensory journey continues in the enchanting Agrumeto of L’Orangerie Restaurant, where Executive Chef Antonino Montefusco creates an exclusive dinner inspired by the intense flavors of the Mediterranean summer. Local ingredients, culinary creativity, and a harmonious blend of contrasts will create a menu designed to excite, where each dish pays tribute to the vitality of the region and the beauty of the season.
Making the experience even more engaging is the dress code: “The Colors of Life.” Guests are invited to wear light, character, and emotion. Say yes to bright colors, floral motifs, and artistic touches that express your personality. Because VIVA LA VIDA is also an invitation to show yourself for who you are, with pride and lightness. In the historic garden of the Excelsior Vittoria—among centuries-old trees, fragrant citrus trees, and breathtaking views of the Gulf of Naples—every detail will speak of authentic beauty, of human connections to be celebrated, of a summer lived to the fullest. Not just a party, but a true hymn to joy, to the courage to smile, to love, to live fully in the present. A Ferragosto designed for those seeking true emotions, for those who love life in all its facets, for those who—as the evening’s theme states—know how to recognize and honor the light, color, and strength of living. VIVA LA VIDA is the essence of a summer to remember. For information and reservations, contact events@exvitt.it
dalla Redazione
Frida Kahlo - VIVA LA VIDA
GRAGNANO, cAPITAlE EUROPEA dEllA PASTA
Appena fuori dalla Penisola Sorrentina ci sono itinerari di notevole interesse storico dove si possono ancora scoprire le tracce evidenti nel territorio ma, soprattutto, si può collegare la storia della Costiera Amalfitana alla costa del Golfo di Napoli. Lasciare la Penisola Sorrentina per scoprire itinerari escursionistici che ci permettono di scoprire l’interessante zona della piana Vesuviana che da Stabia arriva alla città di Napoli, attraversata da una storia di notevole importanza data anche dalla presenza delle città romane di Pompei, Oplontis, Stabiae, Nuceria e Neapolis. Un sentiero molto interessante attraversa la Valle dei Mulini di Gragnano che conserva, ancora ben visibili, i resti degli antichi mulini usati per la produzione di farina e poi per macinare il grano duro per produrre la famosa Pasta di Gragnano.
Ma i particolari incontrati in questo itinerario ci portano all’antico collegamento di Gragnano con il Ducato di Amalfi. Infatti questo territorio, insieme alla zona di Pimonte e Lettere, delimitava il confine a nord dell’antica Repubblica Marinara di Amalfi difendendola con le fortificazioni delle quali ancora sono visibili i ruderi sulle alture. I mulini utilizzati mille anni fa in questo luogo sono identici a quelli della Valle delle Ferriere di Amalfi usati per la produzione della carta.
La loro struttura è formata da una torre piezometrica dove giungeva la poca acqua del fiu-
me che non permetteva l’utilizzo della ruota verticale. Quindi, lungo le due sponde della valle, sostenevano i canali nella loro perfetta pendenza. La caduta dall’alta torre dava all’acqua la velocità e la potenza adatte a far girare una ruota orizzontale posta nella parte bassa del mulino. Questa era collegata alla macina in pietra che, ruotando, permetteva di macinare il grano e trasformarlo in farina.
Queste strutture sono state utilizzate fino al secolo scorso ma, tuttora, Gragnano resta la regina incontrastata della produzione di pasta artigianale.
Ma la sorpresa maggiore di questo itinerario inizia proprio dal fondo valle quando si inizia a salire lungo un bosco di castagne che ci porta lontano dalla realtà dove si aprono ampi panorami dipinti dai mille colori delle varie coltivazioni locali, dagli ulivi alle viti, dagli orti al bosco di castagni.
Il luogo diventa fiabesco e, tutto intorno, si scorgono archi di antichi acquedotti e costruzioni medievali.
Giunti sulla cima della collina si entra in una Macchina del Tempo. Un borgo medievale cinto da antiche mura con le tracce di un antico castello, una chiesa costruita sulla sua struttura e stradine lastricate da ciottoli. Si tratta del Borgo di Castello, una fortificazione medievale costruita per difendere il Ducato di Amalfi.
Le strutture ancora leggibili rendono il luogo carico di storia.
La chiesa conserva antiche lapidi longobarde e delle famiglie Marini e Medici. Le colonne interne provengono da antichi templi romani e greci ed altri marmi sparsi nell’edificio richiamano all’antico splendore del luogo. Sotto l’altare di marmo è raffigurata la croce di S. Giovanni, il simbolo della repubblica e dell’attuale città di Amalfi. Anche le case intorno all’edificio sacro conservano le forme antiche ed i materiali impiegati per la loro costruzione sono di storica provenienza. Un altro itinerario interessante è andare a scoprire la produzione della pasta direttamente in una delle fabbriche locali.
Le varietà di pasta destano meraviglia, molti formati sono addirittura sconosciuti e molti altri hanno un loro motivo di esistere. Per esempio, la famosa “pasta ammiscata” è nata dal fatto che, quando la pasta si essiccava lungo le strade cittadine, nel momento di portare le strutture con la pasta al coperto per l’arrivo di maltempo o umidità, molti pezzi si staccavano dalla pasta stesa sulle canne ed alcuni bambini li raccoglievano, in modo sparso, per utilizzarlo nelle loro povere famiglie che la preparavano quando ne avevano abbastanza facendo in modo di avere una pasta fatta da tanti pezzi provenienti da formati diversi che si “ammiscavano”.
Il piacere di una bella compagnia completa questa esperienza sensoriale fatta di profumi, sapori, bei panorami e informazioni interessanti e ci porta ad organizzare altre uscite sul territorio per completare la conoscenza di un luogo carico di storia.
D10
Gragnano. European “Pasta” Capital
Justoff the Sorrento Peninsula there are remarkable itineraries historical interest where the evident traces can still be discovered in the territory but, above all, the history of the Amalfi coast to the coast of the Gulf of Naples. Leave the Sorrento Peninsula to discover hiking routes that allow us to discover the interesting area of the plain Vesuviana that from Stabia arrives to the city of Naples, crossed by a story of considerable importance given also by the presence of the Roman cities of Pompeii, Oplontis, Stabiae, Nuceria and Neapolis. A very interesting path crosses the Valley of the Mills of Gragnano which preserves, still clearly visible, the remains of the old mills used for the production of flour and then to grind durum wheat to produce the famous Pasta di Gragnano. But the details encountered in this itinerary lead us to the ancient connection of Gragnano with the Duchy of Amalfi. Indeed this territory, along with the area of Pimonte and Lettere, delimited the border north of the ancient Maritime Republic of Amalfi defending it with the fortifications of which the ruins are still visible on the heights. The mills used a thousand years ago in this place are identical to those of the Valle delle Ferriere di Amalfi used for production some paper. Their structure is formed by a piezometric tower where the
little river water that did not allow its use reached of the vertical wheel.
Then, along the two sides of the valley, they supported the canals in their perfect slope. The fall from the high tower gave the water the speed and power to turn one horizontal wheel located in the lower part of the mill. This was connected to the stone mill which, by rotating, allowed to grind the wheat and turn it into flour. These structures were used until the last century but, still, Gragnano remains the undisputed queen of the production of homemade pasta.
But the biggest surprise of this itinerary starts right from the bottom valley when you start to climb along a chestnut forest there leads away from reality where there are vast panoramas painted by thousand colors of the various local crops, from olive trees to vines, from vegetable gardens to chestnut woods. The place becomes fairytale and everything around, arches of ancient aqueducts and constructions can be seen medieval.
Once you reach the top of the hill, you enter a Time Machine. A medieval village surrounded by ancient walls with traces of an ancient one castle, a church built on its structure and narrow streets paved with pebbles. This is the Borgo di Castello, one medieval fortification built to defend the Duchy of Amalfi.
The still legible structures make the place full of history. There church preserves ancient Lombard tombstones and of the Marini and families Doctors. The internal columns come from ancient Roman and Greek temples and other marbles scattered in the building recall the ancient splendor local. Under the marble altar is the cross of S. Giovanni, the symbol of the republic and the current city of Amalfi. Even the houses around the sacred building retain their forms ancient and the materials used for their construction are of historical origin.
Another interesting itinerary is to go and discover the production pasta directly in one of the local factories.
The varieties of pasta are surprising, many formats are even strangers and many others have a reason of their own to exist. For example, the famous “pasta dough” was born from the fact that, when the pasta dried along the city streets, in the time to bring the structures with indoor
pasta for arrival of bad weather or humidity, many pieces fell off from the dough spread on the reeds and some children collected them, in a scattered way, for use it in their poor families who prepared it when they did they had enough making sure they had lots of pasta pieces coming from different formats that were “stuck”.
The pleasure of a beautiful company completes this experience sensory made of scents, flavors, beautiful views and information interesting and leads us to organize other exits on the territory for complete the knowledge of a place full of history.
cENTRO STORIcO dI SORRENTO
Via Parsano
Via degli Aranci
Via Sersale - Corso Italia
Via Pietà
Via Luigi de Maio
Piazza S. Antonino
Via S. Francesco
Piazza F. Saverio Gargiulo
Via Vittorio Veneto
Via Tasso - Via S. Nicola
Via 2° Traversa Fuoro
Via Fuoro - Via S. Cesareo
Piazza Tasso - Corso Italia
Le antiche mura
Delle cinta difensiva greca rimane la murazione esistente sotto il piano stradale della Porta Parsano Nuova, visibile in prossimità della Porta stessa.
Un altro rudere di dimensioni molto limitate, della murazione greca, oltre la Porta della Marina Grande, è il piccolo tratto della cortina occidentale, in località via Sopra le Mura. La città romana si sovrappose all’insediamento greco osservandone la pianta urbana e la stessa cinta muraria a grossi blocchi isodomici. Queste mura, rimasero a difesa di Sorrento durante tutta l’epoca medioevale. Il rifacimento di esse iniziò nel 1551, e fu completato soltanto nel 1561 dopo la tragica invasione dei Turchi. Oggi la cinta di mura di Parsano è stata restaurata ed è visitabile tutti i giorni.
Chiesa dei Servi di Maria
In stile barocco, fu completata nel XVIII secolo. Sede della Congregazione dei Servi di Maria, conserva all’interno una statua lignea del Cristo Morto, di autore ignoto, che nel giorno del Venerdì Santo viene portato in processione dai confratelli, incappucciati in nero.
Cattedrale
In stile romanico, risale al XV secolo; dello stesso periodo è il portale laterale (1474), in moda rina-scimentale. La chiesa ospita tra l’altro tele di artisti della scuola napoletana del ‘700, un trono arcivescovile in marmi scelti (1573) ed un coro ligneo intarsiato opera di artigiani sorrentini dei primi del ‘900. Opere, sempre realizzate con la tecnica dell’intarsio, si possono ammirare all’interno come i quadri della Via Crucis o i tamburi dell’entrata principale e di quella laterale, opere recenti di giovani maestri intarsiatori.
Campanile del Duomo Episcopio
Di questo campanile è notevole la parte basamentale di età romanica, costruita forse intorno al secolo XI con tronchi di colonne di varie specie con capitelli ora classici ora bizantini, con basamenti di statue e con ogni sorta di frammenti marmorei. Nelle due arcate fortemente rialzate e nelle colonne disposte sugli spigoli si rileva il suo chiaro accento bizantino. Questa costruzione ha anche interesse per la storia urbanistica della città poichè i brevi spazi ad archi rialzati e la attigua volta su via Pietà, all’ingresso dell’episcopio, servirono per lungo tempo alle pubbliche riunioni prima che esse si svolgessero nell’interno del castello. La parte superiore del campanile fu se non edificato, assai probabilmente ridotta nell’attuale forma, intorno al XVI sec.
Casa quattrocentesca
Come unica e curiosa testimonianza locale derivante dall’influsso dei maestri toscani operanti in Napoli nella seconda metà del quattrocento, appartiene il palazzetto e la loggia in vivo Calantariaro con capitelli che ritroviamo in una scala napoletana in Via S. Arcangelo a Baiano, e quelli della cappella Pontano con la sola variante della foglia disposta in senso inverso.
Palazzo Correale (secolo XIV)
La facciata di questo palazzo mostra pregevoli bifore archiacute in tufo scuro, di varia forma e disegni, con archetti e rosono lobati. Ha un bellissimo finestrone con ogiva a sovrassesto che insiste su corti piedritti polistili sostenuti da mensolette e cimati da capitelli gotici a foglie d’acanto; nella chiave dell’arco è scolpita l’arme gentilizia. Il portale è quello caratteristico napoletano ad arco depresso con sagome durazzesco-catalane, che fu usato dalla fine del trecento a tutto il quattrocento.
Palazzo Veniero (secolo XIII)
Questo edificio, recentemente restaurato, è opera di eccezionale rarità e pregio poichè rappresenta un documento di quel gusto tardo bizantino ed arabo in una stesura forse unica per organica continuità compositiva. Le grandi finestre ad arco, tre per ogni piano, sono contornate da ampie fasce in tufo giallo e grigio; due più sottili fasce sottolinean, a guisa di marcapiano, i due ordini di finestre, e rotonde formelle, come piccoli rosoni, recanti al centro patere di maioliche, si alterano alle aperture con un contorno in lieve risalto sul fondo di intonaco. L’ornato dell’intarsio tufaceo svolge una successione di losanghe ad eccezione della finestra centrale il cui fregio segue un motivo a zig-zag.
Casa Correale in Piazza Tasso. Sulla piazza principale, anticamente chiamata largo del Castello, e precisamente nell’angolo in cui ha inizio via Pietà, si affaccia un altro palazzo della famiglia Correale. L’iscrizione sul cartiglio marmoreo del portale ha la data del 1768, ma si sa però che già nel XV secolo trovavasi lì una casa della stessa famiglia che venne poi totalmente trasformata dal rifacimento settecentesco.
Santuario della Madonna del Carmine
Ricostruita alla fine del ‘500 su una precedente e antica chiesa dedicata ai S. Martiri Sorrentini, la Chiesa è ad una sola navata. Sullo sfondo c’è l’antica immagine della Madonna, copia della Vergine Bruna di Napoli. Si possono ammirare quadri di buona fattura di artisti del ‘600 e del ‘700 nonchè due artistici reliquiari in legno intarsiato del 1600.
Sedile di Porta (secolo XVI)
Nell’angolo che via S. Cesareo forma con Piazza Tasso, nel posto dove attualmente ha sede il circolo Sorrentino, trovavasi un secondo sedile, detto di Porta, perchè in origine eretto presso la porta maggiore della città nello spazio allora denominato Largo del Castello.
Dopo l’abolizione dei sedili fu ridotto prima a carcere poi a corpo di guardia per la milizia urbana e infine a luogo di convegno del circolo Sorrentino.
Basilica di S. Antonino
L’origine è riconducibile all’XI secolo, anche se già verso il IX secolo, esisteva in quel luogo un oratorio dedicato a S. Antonino. La chiesa presenta diversi elementi di spoglio, come i fusti delle colonne provenienti probabilmente, per la loro particolare uniformità, dal portico di una delle molte ville romane presenti nella zona.
Nella cripta, rifatta nel settecento, si osservano numerosi quadretti di ex voto, soprattutto di marinai.
Interessante è il presepe del settecento, della scuola di Sammartino, e il portale meridionale di forme bizantino-romaniche, risalente al X secolo.
Chiesa della Grazie
La chiesa cinquecentesca con l’annesso monastero di clausura di monache domenicane, fu donata dalla nobile sorrentina Bernardina Donnorso alla fine del ‘500.
La chiesa è ad una navata e conserva pregevoli opere di pittori meridionali operanti tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘700 come S. Buono, N. Malinconico, P. Caracciolo e B. Corenzio
Chiesa e
Chiostro S. Francesco
L’origine del monastero risale alla prima metà dell’VIII sec. L’architettura del chiostro presenta archi incrociati di tufo su due lati del portico espressione stilistica del tardo trecento, sostituiti sugli altri due lati da archi tondi su pilastri ottagonali.
Da notare infine, la presenza di vari elementi di spoglio, provenienti da templi pagani, come le tre colonne di angolo riusate funzionalmente. Accanto al convento è situata la chiesa di S. Francesco, che risale al XVI secolo. All’interno si può ammirare, nella prima delle tre cappelle di destra, una statua in legno, raffigurante il santo con il Cristo crocefisso, donata dalla famiglia Vulcano nel XVII secolo.
Casa del Tasso
A destra del tratto di strada, che da piazza F.S. Gargiulo porta alla piazza della Vittoria, si trova l’ingresso dell’Imperial Tramontano, che incorpora due camere, avanzo della casa in cui nel 1544 nacque Torquato Tasso, autore della Gerusalemme Liberata.
Chiesa e Monastero di San Paolo
La chiesa è annessa all’antico monastero delle monache benedettine risalente al nono secolo e ora sede di un Istituto scolastico. È costituita da una navata con volta a botte e lunette ed è ricca di decorazioni, stucchi e tele del settecento. Da notare il pavimento in maiolica su fondo di cotto, il piccolo campanile belvedere e la cupola maiolicata.
Chiesa del Rosario
già dei SS. Felice e Baccolo
Comunemente conosciuta come del SS. Rosario, sorse, probabilmente sotto l’impero di Costantino Magno (310), sui testi di un antico tempio pagano chiamato Pantheon e, fu cattedrale di Sorrento dal XII al XV secolo.
Casa di Cornelia Tasso
Al numero 11 di via S. Nicola, si trova la casa Fasulo, già Sersale (notevole il portale a bugnato e del balconcino) nella quale abitò Cornelia Tasso, sorella di Torquato e moglie di Marzio Sersale e che continuò a dimorarvi anche da vedova, coi figli Antonino e Alessandro. Nel luglio 1577 Torquato, fuggito dal castello di Ferrara, s’imbarcò a Gaeta e qui si presentò in veste di messaggero del poeta, e poi si rivelò. Partì per Roma. Nell’atrio, volta affrescata con stemmi e trofei militari e iscrizioni del 1615 che ricordano il Poeta.
Chiesa SS. Annunziata
L’origine di questa chiesa è antichissima: ma si ignora la data della sua fondazione. Fu probabilmente edificata sui ruderi del tempio dedicato alla dea Cibele. Dal 1391 in tale chiesa (acui era annesso un monastero) officiavano i Padri Agostiniani della Congregazione di S. Giovanni a Carbonara di Napoli. Nel 1811 la chiesa fu concessa a loro richiesta ai compatroni delle Cappelle, purchè si accollassero tutte le spese di mantenimento i quali aloro volta nel 1854 l’assegnarono definitivamente alla Congrega laica di S. Monica.
Sedile Dominova
Unica testimonianza rimasta in Campania degli antichi sedili nobiliari, risale al sec. XVI.
In forma quadrilatera, con due arcate ad angolo in piperno, che lasciano scoprire l’intero della cupola e i muri di fondo con affreschi del settecento. I pilastri e le arcate posistili, con i loro capitelli, sono di gusto arcaicizzante. La cupola seicentesca è formata da embrici maiolicati di colore giallo e verde.
La Sirena di Sorrento
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ABBIGLIAMENTO E
SORRENTO
Via P.R. Giuliani, 4/6 Tel. 081 878.13.70
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Carmela Celentano
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Vico S. Aniello
HISTORIcAl cENTRE
. Via Parsano
Via degli Aranci
Via Sersale - Corso Italia
Via Pietà
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Piazza S. Antonino
Via S. Francesco
Piazza F. Saverio Gargiulo
Via Vittorio Veneto
Via Tasso - Via S. Nicola
Via 2° Traversa Fuoro
Via Fuoro - Via S. Cesareo
Piazza Tasso - Corso Italia
The old walls
The only part of the Greek defensive wall still remaining is under the road at the Porta Parsano Nuova (new Parsano Gate) and can be viewed close to the same door. Another ruin of the Greek wall other than that of the Marina Grande Gate and very limited in size is the small tract (just over three metres) of the western end located in via Sopra Le Mura. The Roman town was built over the Greek one following the same urban plan with walls of large isodomic blocks. These walls stood to defend Sorrento through the Middle Ages. Rebuilding began in 1551 and was only completed in 1561 after the tragic Turkish invasion. From 2010 the walls of Parsano has been restored and it’s possible to visit everyday.
Church of the Servants of Mary
In Baroque style this church was completed in the XVIII century. The site of the congregation of the servants of Maria, it conserves inside a wooden statue of the dead Christ, by an unknown sculptor which is carried during the Good Friday procession by confratemity members in black robes and hoods.
Cathedral
In Romanic style it dates to the XVth century; the side door is from the same period (1474) and in Renaissance style. Amongst other things the church houses paintings by artists from the Neapolitan school of the 1700s, an archibishops throne in fine marbles (1573) and a wooden marquetry work of Sorrentine craftsmen of the beginning of the 19th century. Works of art always made by using the marquetry technique can be admired in the interior, such as the pictures of the stations of the Cross or the wooden panels of the main and side entrance. These are all works of recent young masters of marquetry art.
Cathedral Belltower Bishop’s Palace
Noteworthy is the belltower’s base from the Romanic era probably built around the VIth century with various types of trunks of columns, alternating classic and Byzantine capitals with a base of statues and every type of marble fragments. In the two highly raised arches and on the columns placed at the corners its clearly Byzantine accent can be noted. This construction is important to the town’s urban history since the small spaces under the raised arches and adjoining bend onto Via Pietà at the beginning of the Bishop’s Palace were used for years for public gatherings before these were held inside the castle. The upper part of the tower was either rebuilt or at least greatly reduced to its present size around the XVth century.
Fifteenth Century House
The only curious examples of local architecture deriving from the influx of Tuscan experts working in Naples in the second half of the 1400s are the small building with lodge in Vico Galantarario, the capitals which can be found in a Neapolitan staircase in Via S. Arcangelo a Baiano and those of the Pontano Chapel with the only variation of leaf placed inside out.
Correale Palace (XIVth century)
The facade of this building exhibits valuable acute-arched mullioned windows in dark tufo in various shapes and designs, with small arches and lobed rosewindows. There is a beautiful large window with an overhanging pointed arch which rests on polystyle piers upheld by corbers and crowned by Gothic capitals of acanthus leaves, in the keystone of the arch the coatof-arms is incised. The portal is characteristically Neapolitan -a depressed arch with Durazzesque Catalan patterns and was used from the end of the 1300s all through the 1400s.
Veniero Palace (XIIIth century)
Th is building is of exceptional rarity and worth as it represents the late Byzantine and Arab taste uniquelly drafted in compositive organic continuity. The three large arched windows on each floor are surrounded by wide fillet in grey and yellow tufo, two narrower fillet, used ad floor markers underline the two rows of windows and round tiles, like small rosewindows with majolica paterae in the centre alternate at the apertures with a slightly raised contour at the base of theplaster. The inlaid tufo decoration develops a succession of lozenges with the exception of the central window whose frieze follows a zig-zag motif.
The Correale House in the Tasso Square
In the main square, once called largo of the castle, exactly at the corner where Via Pietà begins another Correale Palace is located. The inscription on the portal’s marble scroll ornament bears the date 1768 but it is known that as early as the XVth century a house belonging to this family stood here and was later totally transformed by the 17th century reconstruction.
Sanctuary of Carmine
(St. Mary of Carmelo)
Reconstructed at the end of the 15th century, on the remains of a previous ancient Church dedicated to the sacred sorrentine Martyrs, the Church of Carmine has only a single nave. At the far end there is an ancient impression of Mary, the Madonna, which is a copy of the Drk skinned Virgin of the Church dedicated to the same Saint in Naples. Once can admire paintings of good quality of artists of the 16th and 17th centuries, as well as two artistic gilded wooden bone containers of Saints which date back to the 16th century.
Porta Seat (XVIth century)
In the corner which Via S. Cesareo forms with the Tasso Square where the Sorrentine club is now located there once stood a second Seat called Porta because it was originally built near the city’s main gate in the area then called Largo del Castello. After the abolition of the seats it was first turned into a prison and then a guard-house for the urban militia and finally a meeting place for the Sorrentine club.
Basilica of St. Antonino
Its origin dates to the XIth century although there was already an oratory dedicated to St. Antonino here in the IXth century. The church presents various elements of plunder such as the column shafts which for their particular uniformity probably come from the portico of one of the many Roman villas present in the area. In the crypt, rebuilt in the 1700s, numerous exvoto paintings, mainly of sailors can be observed. Of interest are the XVIIIth century Crib from the Sammartino school and the southern portail in Byzantine-Romanic form dating to the IXth century.
The Church of St. Mary of the Miracles (S. Maria delle Grazie)
The fifteenth century Church which includes a convent of a closed order of Dominican Nuns, was founded by the nobile sorrentine Lady Berardina Donnorso at the end of the 15th century. The church has a single nave and treasures esteemed works of southern italian painters who painted in the period between the end of the 15th and beginning of the 17th centuries, such as S. Buono, M. Malinconico, P. Caracciolo and B. Corenzio.
Church and Cloister of St. Francis
The monastery’s origin dates to the first half of the VIIIth century. The cloister’s architecture presents crossed arches in tufo on two sides of the portico, expressing the style of the late 1300s and substituted on the other two sides by round arches on octagonal pilasters. Various elements of pillage are present as in the three corner columns reutilized functionally after being taken from pagan temples. Next to the convent is the church of St. Francis which dates to the XVIth century. Inside, in the first of the three chapels on the right a wooden statue depicting the saint with Christ on the cross can be admired. It was donated by the Vulcano family in the XVIIth century.
House of Tasso
On the right of the road which from the F. S. Gargiulo Square leads to the Vittoria Square is the entrance to the Imperial Tramontano which incorporates two rooms left from the house where Torquato Tasso, author of Jerusalem Liberated, was born in 1544.
Church and Monastery of St. Paul
The church is attached to the old monastery of Benedectine nuns of St. Paul dating to IXcentury. It consist of one aisle with circular vault and lunettes and is enriched by paintings and a maiolica floor over brickwork.
Also noteworthy is the small belvedere belltower and the cupola in maiolica.
Church of the Rosary, formetly of Saint Felice and Baccolo
Commonly referred to as the St. Rosary it was probably built under the empire of Constantine the Great (310) over the remains of an old pagan temple called pantheon. It was Sorrento’s cathedral from the XIIth to the XVth century.
House of Cornelia Tasso
At number 11 Via S. Nicola is the Fasulo House, once the Sersale House (noteworthy the ashlar-work portico and pretty little balcony).
Cornelia Tasso, Torquato’s sister and Marzio Sersale’s wife lived here, and continued to after she was widowed with her sons Antonino and Alessandro.
In July 1577 Torquato escaped from the castle of Ferrara and embarked at Gaeta to present himself here disguised as the poet’s messenger later revealing his true identity. He stayed with his sister until December, then left for Rome. In the entrance hall is a vault decorated with stems, military trophies and inscriptions from 1615 in memory of the poet.
Church of Annunciation
The origin of this church is antique althiugh the date of its foundation is not known. It was probably built on the remains of the temple dedicated to the godess Cybele. From 1391 in this church (which was adjoined to a monastery) the Agostinian fathers of the congregation of St John in Carbonara from Naples officiated.
The church was conceded by their request in 1811 to the co-patrons of the Chapels on condition that they took on all maintenance expenses.
They, in turn, granted definitely to the lay congregation of St Monica in 1854.
Dominova Seat
This the only remaining testimony in Campania of the old noble seats and dates to the WXIth century.
It has a quadrilateral form with two corner arches in piperno (lava) permitting the view of the interior of the cupola and the end walls with 18th century frescoes.
The pilasters and polystyle arches with their capotals are in archaic style.
The 17th century cupola is formed by green and yellow majolica roof-tiles.
lA cANNA TRA RIVI, MESTIERI E PAESAGGI SORRENTINI
Nel
paesaggio rurale della Penisola Sorrentina, le cannete spontanee affiorano lungo fossi, bordi dei coltivi e margini delle terrazzamenti. Ma è soprattutto lungo i rivi e i torrenti che questa pianta si fa presenza costante, segnando l’umidità del suolo e l’antico legame tra l’uomo e l’acqua. Le foglie frusciano al vento, i fusti si piegano docili alle correnti, tracciando confini vegetali che parlano di agricoltura, resilienza, temporaneità.
Ricordo bene quando, da bambino, accompagnavo mia nonna Teresa a Villazzano, in una curva sotto la strada provinciale, dove un corso d’acqua scendeva rigoglioso dalle colline. Tra felci, terrazzamenti e ombra fitta, la canna cresceva ovunque: alta, intricata, presente. Era un paesaggio sonoro – acqua, cicale, foglie – e di gesti semplici: riempire le bottiglie, sciacquare la brocca, toccare le canne alla base. Quel luogo era più che un punto di raccolta: era una soglia del mondo, dove la natura si faceva familiare.
L’Arundo donax, la canna comune, è da sempre una compagna silenziosa della vita contadina. Serviva a tutto: graticci per la vite, steccati per orti, tutori per pomodori e fagiolini, impalcature leggere. Uno degli usi più diffusi era la costruzione di graticci per l’essiccazione dei fichi e dei pomodori: stuoie intrecciate con canne tagliate e spago, esposte al sole sui tetti o sui terrazzamenti, com’è possibile vedere ancora oggi in alcuni angoli nascosti della Costiera Amalfitana e del territorio lubrense. Il profumo dell’estate restava impigliato tra le fibre della canna.
Inoltre, le canne venivano anche intrecciate insieme ad altri materiali naturali, in particolare con rami giovani di olivo selvatico o di salice (i vimini), per la costruzione di panieri da raccolta. In queste ceste rustiche, utilizzate soprattutto durante la vendemmia, la raccolta dei fichi o delle olive, la canna aveva un ruolo fondamentale: veniva spaccata e adattata per formare le costole di rinforzo, oppure inserita a tratti regolari per garantire stabilità e leggerezza alla struttura. Era una tecnica povera, ma efficace, che univa flessibilità e resistenza, senza costi, sfruttando solo ciò che offriva la natura. Ogni cesta era frutto di mani sapienti e di un sapere antico, tramandato da una generazione all’altra, che faceva della precisione artigiana un gesto quotidiano. Non a caso, la canna era anche strumento musicale: i fusti più dritti diventavano zufoli, siringhe, canne doppie. Nell’antichità, era legata al dio Pan, simbolo del bosco e delle creature che vivono tra il silenzio e la soglia. Pianta di margine, cresce dove l’acqua incontra la terra, dove l’ordine agricolo sfuma nella spontaneità. È anche un simbolo culturale: nella Bibbia è immagine dell’uomo fragile, “una canna sbattuta dal vento”; ma anche della forza che si piega senza spezzarsi.
Oggi, con l’abbandono delle pratiche agricole tradizionali, la canna è più selvatica, a volte considerata infestante. Ma resta, per chi la sa leggere, una firma vegetale del nostro paesaggio rurale: un segno che racconta di acqua, di confini, di mani antiche che la piegavano con rispetto.
THE ruSTlE of MEMory
The reed among streams, crafts, and landscapes of Sorrento
In the rural landscape of the Sorrento Peninsula, spontaneous reed beds emerge along ditches, along the edges of cultivated fields, and on the margins of terraced fields. But it is especially along streams and creeks that this plant becomes a constant presence, marking the soil’s moisture and the ancient bond between man and water. The leaves rustle in the wind, the stems bend docilely to the currents, tracing vegetal boundaries that speak of agriculture, resilience, and temporariness. I remember well when, as a child, I accompanied my grandmother Teresa to Villazzano, on a bend beneath the provincial road, where a stream flowed lushly from the hills. Among ferns, terraces, and thick shade, the reed grew everywhere: tall, tangled, and present. It was a landscape of sound—water, cicadas, leaves—and simple gestures: filling bottles, rinsing the jug, touching the reeds at the base. That place was more than a gathering place: it was a threshold to the world, where nature became familiar. The Arundo donax, the common reed, has always been a silent companion of peasant life. It was used for everything: trellises for vines, fences for vegetable gardens, supports for tomatoes and green beans, lightweight scaffolding. One of the most common uses was the construction of trellises for drying figs and tomatoes: mats woven from cut reeds and string, exposed to the sun on rooftops or terraces, as can still be seen today in some hidden corners of the Amalfi Coast and the Lubrense area. The scent of summer remained entangled in the fibers of the reed. Furthermore, reeds were also woven together with other natural materials, particularly young branches of wild olive or willow (wicker), to construct harvest baskets. In these rustic baskets, used primarily during the grape, fig, or olive harvests, reeds played a fundamental role: they were split and adapted to form reinforcing ribs, or inserted at regular intervals to ensure stability and lightness to the structure. It was a simple but effective technique, combining flexibility and strength, cost-effectively, using only what nature had to offer. Each basket was the fruit of skilled hands and ancient knowledge, passed down from one generation to the next, which made artisanal precision a daily gesture. It’s no coincidence that reeds were also used as musical instruments: the straightest stems became pipes, syringes, and double reeds. In ancient times, they were linked to the god Pan, symbol of the forest and the creatures that live between silence and the threshold.
A marginal plant, it grows where water meets land, where agricultural order fades into spontaneity. It is also a cultural symbol: in the Bible, it is an image of the fragile human being, “a reed shaken by the wind”; but also of the strength that bends without breaking. Today, with the abandonment of traditional agricultural practices, the reed is wilder, sometimes considered a weed. But for those who know how to read it, it remains a vegetal signature of our rural landscape: a sign that speaks of water, of boundaries, of ancient hands that bent it with respect.
A NEW MODEL OF MUSEUM FOR THE DECORATIVE ARTS
The building that houses the Museobottega stands on via S. Nicola, the historical part of the town, and is part of an ancient urban nucleus.
Its eighteenth century structure is typical of a provincial townhouse with more consequential pretensions.
The Museobottega is a polyfunctional structure designed to requalify those sectors of the decorative arts which have not only a past worthy of being recorded but also a productivity which needs to be sustained and helped to renew its contents.
In the structure the cataloguing and display of the historical production serves as the introduction to a more ample programme going beyond the conservation of our heritage. There is a need for training programmes in the specific sectors of craft activity, and an autonomous production based on the techniques and materials which represent the best in the tradition of each craft.
THE MUSEOBOTTEGA OF THE TARSIALIGNEA
THE HISTORICAL COLLECTION
is introduced by the exhibition of objects and furniture produced in the nineteenth century wich focuses on the technical and decorative characteristics of the various intarsia workshops then active in Italy.
This is designed to give to the visitor a better understanding of the specific features of the craft as it was practised in Sorrento. The exhibition of local ware is preceded by an extensive selection of paintings, prints and photographs of the setting for this local craft. Different sections in the Museobottega illustrate the evolution of production techniques, the materials used, the decorative motifs and the details of design which characterise the local production in inlaid wood.
After recognising the part played by the local School of Art in training successive generations of craftsmen, the exhibition terminates with the work of local master craftsmen produced during the nineteenth century.
RESEARCH AND PRODUCTION
The principal objective of the Museobottega is to ensure continuity for the tradition of intarsia work in Sorrento by commissioning and marketing products reflecting a cultural renaissance in the craft. It is many years since the artisan represented a composite figure uniting manual skills with design acumen, once the secret of his success.
The only way to contrast the impoverishment of the various sectors of the arts and crafts seems to be to accompany the artisan with a person well versed in the culture of the craft, able to offer assistance in the conceptual phase of production. The production of the “Alessandro Fiorentino Collection” is the tangible result of such collaboration. Intarsia work has always been considered a decorative addition to the item to which it was applied, whereas here production has been based on a new equilibrium in which the finished product is a univocal expression of formal structure.
In an age in which computeri sation has invaded all sectors of production, traditional skills have had to meet a severe challenge: some have disappeared, many have modified their systems of production, and precious few have remained faithful to traditional techniques. The modern production of intarsia work undertaken by the “Alessandro Fiorentino Collection” has swum against the tide by reaffirming the manual skills and traditional techniques of intarsia work. The collection has concentrated on two distinct sectors: the more traditional one of commonplace objects, directed to the merchandising in museum, and that of interior architecture. It made its dêbut at the International Design Center in New York in 1988, during the AIA Convention. The projects of Alessandro Fiorentino have been realised with the collaboration of local craftsmen and the conceptual contribution of his three sons, all qualified architects: Luigi, Paolo and Fabio.
Enjoy and relax
Enjoy the authentic British atmosphere in our cosy pub. Enjoy delicious fish and chips and the traditional English breakfast, accompained by a selection of beers. Follow your favourite sports on our TV screens, immersed in a vibrant atmosphere with background music. Relax in our pleasant garden bar during the nice days. An unforgettable experience awaits you!
For my good friends at the English Inn. Watercolor painting by Professor Jeff Johnston of Alfred State College, Alfred NY Coordinator of Architecture Study abroad at Sant’Anna Institute Sorrento.
Il SEc RETAIRE IN MOSAI c O l IGNEO E lA MAGl IA dEl SORRENTO cA lc IO
AlMuseo Correale di Terranova il secrétaire ottocentesco “à dos d’âne” (a schiena d’asino), realizzato in intarsio ligneo sorrentino è tra gli oggetti più ammirati di tutta la raccolta: il mobile fa parte della importante donazione che nel 1937, il benemerito sorrentino Silvio Salvatore Gargiulo (detto Saltovar), volle lasciare al Correale. La donazione comprende – tra l’altro - tavoli, scrigni, scatole e pannelli istoriati, realizzati dai maggiori artigiani nel secolo d’oro dell’intarsio sorrentino.
Questa particolare lavorazione, destinata ad essere conosciuta in tutta Europa - ebbe origine intorno agli anni 30 dell’Ottocento, quando Antonio Damora - padre fondatore della tarsia lignea sorrentina - comprese che si potevano ottenere risultati sorprendenti sfruttando il gioco chiaroscurale di due legni locali, il noce e l’arancio, accentuandone il contrasto grazie a sottili incisioni perimetrali, ricolmate di stucco nero. Grazie agli incoraggianti risultati conseguiti ed al consenso degli acquirenti, il Damora trasformò il suo laboratorio in Via Tasso in una vera e propria fabbrica artigianale di mobili, avvalendosi della collaborazione di due esperti artigiani, Luigi Gargiulo (con bottega a Largo dello Schizzariello) e Michele Grandiville. Come descritto da Carlo Merlo nella sua Guida della Città di Sorrento, le botteghe artigiane nel 1857 ormai occupavano quasi la prevalenza del centro storico di Sorrento: ciò significa che l’intarsio aveva acqui-
sito il peso di industria primaria nell’economia locale.
La possibilità di rivolgersi ai turisti che sempre più numerosi affollavano l’assolata penisola sorrentina e la crescente richiesta di piccoli oggetti intarsiati, destinati a soddisfare le esigenze dei colti viaggiatori stranieri in visita a Sorrento, rappresentò, per gli intarsiatori sorrentini, oltre che motivo di soddisfazione personale anche un forte stimolo economico: la richiesta di trasportare con facilità quelle ammirate decorazioni che inizialmente ornavano i mobili prodotti a Sorrento, fu prontamente risolta dagli artigiani locali con la creazione di piccoli oggetti, veri souvenirs di viaggio dalle dimensioni contenute e talvolta smontabili: scatole dalle più svariate funzioni, piccoli scrittoi portatili e leggii, quadri, specchi, cornici, ventagli, nacchere, etc. Fu così che la conoscenza dell’intarsio sorrentino si diffuse ovunque, in Europa ma anche oltreoceano, e questi manufatti divennero - nel tempo - oggetto di collezionismo.
Gli intarsiatori sorrentini ebbero l’abilita di coniugare la bellezza dell’oggetto alla sua utilità, riuscendo a suscitare nell’acquirente anche la forte capacità evocativa del luogo di prove-
nienza e dei suoi caratteristici usi e costumi, affiancando tutto ciò a livelli tecnici esecutivi elevatissimi: la tecnica dell’intarsio sorrentino, complessa e di lunga elaborazione, spesso era il frutto di un lavoro di collaborazione tra più maestranze, il disegnatore, il traforatore, il ricacciatore, l’ebanista ed il falegname. Una delle tecniche più elaborate in uso presso gli antichi artigiani sorrentini fu quella del mosaico di legno, che consentiva la creazione di piccoli motivi ornamentali. L’esempio più interessante di mosaico è rappresentato proprio dal prezioso secrétaire da lavoro della donazione Saltovar, oggi esposto nella sala dei Pittori della Scuola di Posillipo del Museo
Correale: il mobile, dalle linee sinuose e baroccheggianti, che prende il nome dalla forma del suo piano superiore inclinato a schiena d’asino, è interamente ricoperto da minuscole tessere di legni di colore diverso, come una virtuosa rappresentazione di tutti i motivi decorativi che si potevano ottenere attraverso la raffinata tecnica dell’intarsio a mosaico. Il mobile stupisce anche perché è organizzato su doppio fronte, anteriore e posteriore. Il fronte anteriore, più articolato nella sagomatura, si apre a ribalta, svelando un piano adibito a scrittoio, caratterizzato da una serie di cassetti e scomparti ed altrettanti piccoli nascondigli; il fronte posteriore invece cela una scacchiera da gioco, un portagioie ed una serie di vani per alloggiare oggetti da cucito, come ad esempio un puntaspilli. Tutto è minuziosamente ed interamente impiallacciato con minuscole tessere di mosaico. Per portarlo a quasi totale compimento al maestro ebanista Giuseppe Gargiulo, detto Pupeppe (Sorrento 1830 – 1912) - padre del donatore - occorsero dieci anni di lavoro, tra il 1900 ed il 1910. Questo straordinario mobile ed i suoi mille colori hanno ispirato la maglia con la quale la squadra del Sorrento calcio scenderà in campo nella stagione 2025/26: la società rossonera con questa lodevole iniziativa non solo promuoverà il bel gioco calcistico ma diventerà ambasciatrice in Italia della storia, della cultura e della bellezza di Sorrento!
wooden mosaic secrétaire and Sorrento soccer jersey
Atthe Correale Museum in Newfoundland, the 19thcentury secrétaire “à dos d’âne” (donkey-backed), made of Sorrentine wooden inlay, is among the most admired objects in the entire collection: the piece of furniture is part of the important donation that in 1937, the welldeserving Sorrentine Silvio Salvatore Gargiulo (known as Saltovar), wanted to leave to Correale. The donation includes-among other things-tables, caskets, boxes and historiated panels, made by leading craftsmen in the golden century of Sorrentine marquetry. This particular workmanship, destined to be known throughout Europe - originated around the 1830s, when Antonio Damora - founding father of Sorrento wood inlayunderstood that amazing results could be obtained by exploiting the chiaroscuro play of two local woods, walnut and orange, accentuating the contrast thanks to subtle perimeter incisions, filled with black stucco. Thanks to the encouraging results achieved and the approval of buyers, Damora transformed his workshop in Via Tasso into a full-fledged furniture factory, enlisting the collaboration of two expert craftsmen, Luigi Gargiulo (with workshop in Largo dello Schizzariello) and Michele Grandiville. As described by Carlo Merlo in his Guide to the City of Sorrento, artisan workshops by 1857 now occupied almost the prevalence of Sorrento’s historic center:: this meant that marquetry had acquired the weight of a primary industry in the local economy. The possibility of ad-
dressing the tourists who increasingly flocked to the sunny Sorrento peninsula and the growing demand for small inlaid objects, intended to meet the needs of cultured foreign travelers visiting Sorrento, represented, for Sorrento inlayers, not only a source of personal satisfaction but also a strong economic stimulus: the demand to easily transport those admired decorations that initially adorned the furniture produced in Sorrento, was promptly solved by the local craftsmen with the creation of small objects, true travel souvenirs of small and sometimes disassemblable dimensions: boxes of the most varied functions, small portable desks and lecterns, paintings, mirrors, frames, fans, castanets, etc.
Thus it was that knowledge of Sorrentine marquetry spread everywhere, in Europe but also overseas, and these artifacts became - in time - objects of collecting. Sorrentine marquetry craftsmen had the ability to combine the beauty of the object with its usefulness, managing to arouse in the buyer also the strong evocative capacity of the place of origin and its characteristic customs and traditions, flanking all this with very high levels of technical execution: the technique of Sorrentine marquetry, complex and long elaboration, was often the result of a collaborative work between several workers, the designer, the perforator, the ricacciatore, the cabinetmaker and the carpenter.
One of the most elaborate techniques in use by ancient Sorrentine craftsmen was wood mosaic,
which allowed the creation of small ornamental patterns. The most interesting example of mosaic is represented precisely by the precious work secrétaire from the Saltovar donation, now on display in the Correale Museum’s Hall of the Painters of the Posillipo School: the piece of furniture, with its sinuous and baroque lines, which takes its name from the shape of its sloping, hump-backed top, is entirely covered with tiny tesserae of differently colored woods, as a virtuoso representation of all the decorative motifs that could be achieved through the refined technique of mosaic inlay. The cabinet also impresses because it is organized on two fronts, front and back. The front front, which is more articulated in its shaping, flips open, revealing a top used as a writing desk, featuring a series of drawers and compartments
and as many small hiding places; the back front, on the other hand, conceals a game board, a jewelry box, and a series of compartments for housing sewing objects, such as a pincushion. Everything is meticulously and entirely veneered with tiny mosaic tiles. It took the master cabinetmaker Giuseppe Gargiulo, known as Pupeppe (Sorrento 1830 - 1912) - the donor’s father - ten years of work, between 1900 and 1910, to bring it to near completion.
This extraordinary piece of furniture and its many colors have inspired the jersey with which the Sorrento calcio team will take the field in the 2025/26 season: the Rossoneri club with this laudable initiative will not only promote the beautiful game of soccer but will become an ambassador in Italy of the history, culture and beauty of Sorrento!
A
(S. AGNEllO) SERATA dEdIcATA AllA POlPETTA dI SAN ROccO
Lepolpette di San Rocco: sapori antichi e devozione popolare nel cuore di Sant’Agnello
restituendo al palato un sapore ricco, quasi caramellato.
APPUNTAMENTI DI AGOSTO A SANT’AGNELLO Musica, cinema, degustazioni, libri, arte, intrattenimento e spettacoli per ogni età nel cartellone di eventi rEstate Sintonizzati 2025 del Comune di Sant’Agnello.
Serate speciali sono gli incontri con le Ebbanesis, Giancarlo Giannini e Manuela Zero.
Domenica 3 agosto sul Sagrato della Chiesa dei SS. Prisco e Agnello, dopo il format “Sant’Agnello incontra” delle ore 20:00 con il giornalista RAI Gianpiero Scarpati, si esibiranno le Ebbanesis, duo partenopeo formato da Serena Pisa e Viviana Cangiano, capaci di fondere innovazione e tradizione in melodie completamente riarrangiate. Domenica 10 agosto, invece, alle 21:00 al Belvedere Marinella sarà “La notte della Stella”, l’appuntamento tra “Parole e Musica” con Giancarlo Giannini, tra gli attori più amati nella storia del cinema internazionale a cui anche Hollywood ha reso omaggio con la stella sulla famosa Walk of Fame di Los Angeles, accompagnato a Sant’Agnello dalla band di Marco Zurzolo.
Le polpette di San Rocco non sono solo una ricetta: sono un patrimonio orale e gastronomico che attraversa i secoli. Secondo alcuni studiosi locali, le prime preparazioni di questo tipo risalirebbero addirittura al IX secolo a.C., testimonianza di quanto la combinazione di carne e frutta fosse già presente nelle cucine dell’antichità mediterranea. Con il tempo, la pietanza ha assunto una veste sempre più legata alla festa religiosa e alla tradizione contadina del luogo, divenendo uno dei simboli gastronomici della devozione a San Rocco. Le polpette sono un vero e proprio concentrato di contrasti armoniosi: al trito di carne macinata si uniscono le uova, i biscotti secchi (rigoli o orosaiwa), gli amaretti sbriciolati, la frutta fresca (una pesca percoca, due pere mastantuono), uva passa ammorbidita, pinoli, scorza di cedro candito, formaggio grattugiato, prezzemolo e un pizzico di cannella. Il tutto viene amalgamato con cura, fino a ottenere un impasto morbido e profumato. Per chi ama i sapori più intensi, si può aggiungere al cuore della polpetta un pezzettino di cioccolato fondente, per un’esplosione di gusto che sorprende ad ogni morso.
Le polpette di San Rocco rappresentano molto più di un piatto tipico: sono il legame tra sacro e profano, tra la festa e la cucina di casa, tra la storia millenaria del territorio e il presente vissuto con orgoglio da chi ancora oggi, con gesti antichi, rinnova la memoria collettiva di una comunità. A Sant’Agnello, in quei giorni di festa, la tavola si trasforma in un altare laico dove il cibo diventa un atto d’amore, di fede e di condivisione.
La ricetta originale
Ingredienti:
– 1 kg di carne macinata – 8 uova – 1 pesca tipo percoca – 2 pere mastantuono – cedro q.b.
– pinoli q.b.
– uva passa q.b.
– 1 pacco di biscotti tipo amaretti – biscotti secchi (rigoli o orosaiwa)
– formaggio grattugiato q.b. – prezzemolo tritato – sale q.b.
– 1 pizzico di cannella – 1 pezzettino di cioccolato fondente (facoltativo) – passata di pomodoro per il sugo
Esecuzione:
Tritate gli ingredienti solidi e uniteli alla carne e alle uova.
Infine sabato 16 agosto alle 21:00 Largo Recanzo, nel rione Maiano, ospiterà lo spettacolo teatrale “Brotti” dell’attrice e showgirl Manuela Zero, originaria proprio di Sant’Agnello, accompagnata da Davide Santi. Il progetto, con musica dal vivo, racconta le storie di otto personaggi unici, abitanti di una surreale penisola sorrentina, ognuno con le proprie fragilità e una forza commovente. Grande il successo già registrato per la rassegna di cinema all’aperto “Sotto il cielo stellato” con le proiezioni dei film alle ore 21:00 sul costone tufaceo della spiaggia di Caterina, nel versante santanellese di Marina di Cassano. Gli ultimi due appuntamenti, che godono del patrocinio della Città Metropolitana di Napoli, sono venerdì 1 agosto con il cartone animato “Kung fu panda 4” e venerdì 8 agosto con il film “Aladdin”, live-action del classico animato Disney, ricco di avventura, musica e magia, dove il Genio della lampada è interpretato da Will Smith. Per un’esperienza ancora più immersiva, è consigliato portare un telo mare. Nelle vicinanze è possibile prendere cibo da asporto e gustarlo sulla spiaggia, cullati dalle onde del mare. Nell’anfiteatro dell’Oasi in città, inoltre, sempre alle 21:00 e con risate assicurate, si svolge la rassegna “TeatrOasi”. Due le date in programma in questo mese: giovedì 7 agosto la compagnia “Quelli del teatro” porterà in scena la commedia “Cornuti e contenti”, mentre giovedì 14 agosto la compagnia “’A Zeza jang”, formata dagli attori più giovani della compagnia teatrale “’A Zeza”, si esibirà in “Affari di famiglia”.
Ma non solo. Tra gli appuntamenti anche il Festival internazionale del Giornalismo e l’incontro con Luca Sommi, conduttore di “Accordi e disaccordi” (lunedì 4 agosto ore 20:30 Belvedere Marinella), la prima nazionale del talk show con musica su Pino Daniele (lunedì 11 agosto ore 21:00 Sagrato della Chiesa dei SS. Prisco e Agnello), la serata culturale dedicata alla polpetta di San Rocco nello storico rione Maiano (sabato 23 agosto), l’incontro con la scrittrice Sabrina Efionayi e la sua “incredibile storia vera” (mercoledì 27 agosto ore 20:30 Largo Annunziata, rione Angri) e il piccolo festival di musica popolare con degustazioni di piatti tradizionali del territorio ai Colli di Fontanelle (da venerdì 29 agosto).
Il programma completo, i dettagli e tutti gli aggiornamenti sono disponibili sui social ufficiali del Comune di Sant’Agnello e sul portale istituzionale “Sant’Agnello Tourism”. SAbATO
A differenza di altre polpette più comuni, quelle di San Rocco non vengono panate prima della frittura. Si friggono direttamente in olio caldo, assumendo una consistenza croccante all’esterno e morbida all’interno. Una volta dorate, vengono immerse in un semplice sugo di pomodoro, dove restano a insaporirsi, assorbendo i profumi del pomodoro e
Regolate di sale e lasciate riposare l’impasto per almeno mezz’ora. Formate le polpette, eventualmente inserendo al centro un pezzetto di cioccolato. Friggetele in olio caldo fino a doratura e passatele poi nella passata di pomodoro, facendole cuocere a fuoco basso per qualche minuto, finché non saranno ben insaporite.
SUllE
Inantico il calendario dei lavori nei campi era dettato dalla natura, dal ciclo delle stagioni ai quarti di luna, nonché dalla tradizione e, non di rado, dai proverbi.
Nel caso della mietitura del fieno sui Colli sorrentini si ricorda questo proverbio: “Santu Pietro, frisco o sicco miete”. Che tradotto significa “dopo il 29 giugno (San Pietro), anche se l’erba non è ancora matura, inizia a mietere” All’inizio di luglio infatti i contadini si spostavano nei campi per iniziare il loro lungo e faticoso lavoro.
Le alture della penisola sorrentina, dal monte Vicalvano al monte San Costanzo fin giù a Punta Campanella, sono ricchissime di erba fienarola (Poa Pratensis) che, fitta e alta, cresce sia sulle radure più alte che nella gariga dove, esposta al caldo sole di mezzoggiorno, si espande la macchia mediterranea. Il fieno che in quei tempi se ne ricavava era ottimo foraggio per il bestiame, raccolto per lo più dalle donne sotto il sole cocente o perfino, con l’aiuto della lanterna, al più fresco chiarore della luna.
Non era raro nel tempo della mietitura ascoltare il lungo e lamentoso canto a distesa delle contadine con cui si accompagnava il ritmo della falce. Spesso si trattava di un canto dove alla strofa lanciata da una squadra rispondeva, come un’eco, la
compagna che lavorava sulla balza più lontana: una suggestiva e romantica colonna sonora che ben si accordava col frinire dei grilli e delle cicale. Il lavoro si concludeva nel pieno del mese di agosto quando il fieno veniva raccolto in piccoli covoni che uomini e donne trasportavano a spalla attraverso lunghi sentieri nei fienili delle case coloniche del villaggio. Subito dopo seguiva il lavoro di pulizia dei campi con la raccolta delle frasche destinate ai forni e lo scarto delle stoppie non utilizzabili per bestiame. Fino alla metà del Novecento, quando l’agricoltura e la zootecnia era la ricchezza di queste colline, insieme agli usi sono sopravvissute anche le tradizioni del mondo rurale. Legata alla mietitura era la tradizione dei falò retaggio degli antichi riti campestri che si tenevano in onore delle Dee delle messi e della fertilità in cui il fuoco purificatore riscaldava la terra prima dell’inverno per preparare il ritorno della primavera. I popoli più antichi nei loro riti propiziatori praticavano l’accensione dei fuochi a favore delle colture e del bestiame. Il cristianesimo ha sostituito le vecchie con le nuove divinità; la Madonna dell’Assunta ha sostituito nella religiosità popolare la Dea Cerere e così il quindici agosto sulle colline sorrentine era tutto un fiammeggiare di falò accesi dai contadini alla
fine del loro lavoro. Come una magia, nel buio della notte, i viaggiatori del primo Novecento osservavano il pittoresco spettacolo dei ‘focarazzi’ sui crinali bui delle borgate rurali. Il medesimo rituale di purificazione e consacrazione, sempre sulla scia di antichissime consuetudini, veniva dedicato, e in parte ancora si dedica, ad altri santi della tradizione cattolica. Significativa è quella dedicata a Sant’Antonio Abate (Sant’Antuono), il ‘beato del fuoco’, protettore del bestiame e dei campi; il Santo viene raffigurato, anche sulla mattonella dei focolari, accanto al fuoco con un bastone in mano e un maiale ai suoi piedi. La notte dei fuochi dedicata a Sant’Antuono era quella del 17 gennaio, ma in penisola sorrentina fu spostata
verso la primavera e trasferita in onore di Sant’Antonio di Padova la cui ricorrenza si celebra invece il 13 giugno. Presso le edicole votive agli incroci delle strade ragazzi volenterosi raccoglievano offerte e fascine per allestire luminarie e accedere fuochi intorno a cui giocavano e su cui allegramente saltavano fino a notte fonda suggellando, come nei riti antichi, i vincoli dell’amicizia e dell’amore.
Il sacro e il profano si confonde nei fuochi di San Giovanni, quelli che in origine, di matrice celtica, celebravano il solstizio d’estate quando il sole raggiunge la sua massima inclinazione nel cielo e il giorno è più lungo della notte. Questa tradizione, durante la sua permanenza a Sorrento, fu sempre rispettata dal grande scrittore russo Massimo Gorkj. Egli ogni anno, nella serata del 21 giugno, amava accendere nel suo terreno un grande falò che personalmente alimentava e attizzava, mentre tutt’intorno facevano corona i suoi familiari e i suoi ospiti amabilmente conversando in tutte le lingue d’Europa. Oggi tutto questo è finito, con l’abbandono dell’agricoltura e dell’economia agricola è scomparsa la mietitura, e la preziosa erba fienarola (‘acchiarula’) è rientrata nella lista delle erbe infestanti. Sulle colline non si vedono più i falò, sostituti dall’illuminazione elettrica delle strade e dei sentieri così come chiedono le esigenze della urbanizzazione. Tutto quel mondo, fatto di dedizione e lavoro, si va dissolvendo e con esso si dissolve anche l’identità dei luoghi e della comunità.
lA MOGlIE dEl MONAcO IN UN ROMANZO
Dato alle stampe il romanzo che racconta la storia del Provolone del Monaco Dop.
Un racconto a quattro mani realizzato dallo scrittore Tonino Scala e dal direttore scientifico del Consorzio di Tutela Vincenzo Peretti. Il titolo è suggestivo: “La moglie del Monaco”.
Lo scenario nel quale è ambientato è quello della Penisola Sorrentina e dei Monti Lattari che ospitano la filiera del formaggio stagionato più famoso della Campania.
Il racconto ripercorre la vita dei casari che partendo dalle montagne della penisola andavano via mare a portare il prodotto a piazza Mercato a Napoli. Il filo narrativo degli autori intende
rafforzare i racconti dell’epoca, background storico indispensabile per ottenere il certificato di denominazione di origine protetta.
Aniello, Tonino, Maria, Vincenzo e gli altri personaggi prendono vita nei vicoli della Penisola, a bordo di un gozzo o a cavallo dei muli tra i sentieri dei Monti Lattari. Si muovono in un paesaggio tanto reale quanto incantato, dove ogni angolo, ogni piatto e ogni tradizione racconta una storia.
Tonino Scala e Vincenzo Peretti, con questa opera straordinaria, sono riusciti a trasformare in poesia la storia di una montagna che guarda il mare. Rafforzando il ruolo che compete
Noleggio biancheria - Lavanderia industriale
OSPITALITÀ SENZA PENSIERI
al Provolone del Monaco dop, un prodotto caseario che è diventato un autentico veicolo di promozione dell’angolo più bello della provincia napoletana e con esso della sua storia, della sua cultura e delle sue tradizioni che diventa sempre più difficile conservare com’erano ai tempi nei quali è ambientato il racconto.
Anche se la storia del nome alla maggior parte dei consumatori è nota, rileggerla incastonata in un racconto aumenta la curiosità di andare a visitare i luoghi
di produzione per assaggiarlo guardando i sentieri e i panorami mozzafiato dell’area dop. La Moglie del Monaco è edita da Utopia Edizioni, la suggestiva copertina è stata realizzata dall’art director Ferdinando Polverino De Laureto.
I contenuti sono stati illustrati nel corso di una puntata speciale di Salotto Buono dagli stessi autori Tonino Scala e Vincenzo Peretti intervistati dal giornalista Roberto Esse alla presenza dell’art director Ferdinando Polverino de Laureto.
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Hanno collaborato: Nino Aversa, Laura Cuomo, Antonino De Angelis, Alessandro Fiorentino, Gennaro Galano, Giovanni Gugg, Fondazione Sorrento
In copertina
L’ESTATE IN TAVOLA: PASTA ALLA NERANO
foto di Vincent Aiello
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