





Esci dai sentieri battuti. Esplora itinerari che nessuno oserebbe sognare. Scala pareti dimenticate, segui deviazioni improbabili e sorridi tra fango e pioggia quando il cielo decide di cambiare umore.
Perché, in fondo, le avventure che restano sono sempre quelle che sfuggono alle regole, un po’ selvagge, un po’ folli. E irripetibilmente vere.
PHOTOGRAPHY:
PUNTO IOG
10 I ORBDAYS: scopri le attività
dell'Italian Outdoor Group in fiera
DATI & STATISTICHE
12 I Il report della Carica dei 101
DISTRIBUZIONE
16 I Il 2024 dei Negozi Sportivi Indipendenti
RESPONSABILMENTE
18 I Regg3, costruire (insieme) un impatto concreto
19 I Il Worn to Be Alive Tour di Ortovox prende vita
REBRANDING
20 I AKU: una nuova identità visiva
22 I L'evoluzione di Rock Experience
NEW BRAND
24 I Dall’esperienza di Crazy nasce Avista
COMPANY PROFILE
26 I Ternua: essere parte attiva del Pianeta
FOCUS CLIMBING
28 I E9: passione e innovazione a km 0
30 I Eb: made in France
31 I La nuova collezione di E9
32 I Nasce SKYLOTEC Outdoor
34 I Melloblocco 2025: un’edizione all’insegna della condivisione
#MONTURAPEOPLE
36 I Il report del Trento Film Festival 2025
EVENTI
38 I Alpi Design Awards guarda al futuro
41 I UTLAC, il resoconto
#INSIDETHERACE
40 I I numeri di fine stagione dello scialpinismo
FOCUS PRODOTTO
42 I norda 005
Possiamo dire che il cammino sia l’attività outdoor più consona alla riflessione e alla meditazione. Due cose di cui abbiamo certamente bisogno anche per analizzare il momento storico che sta attraversando il nostro settore. Come vedremo, l’outdoor non è fermo ma in movimento. E oggi più che mai camminare è un modo per capire dove stiamo andando. Proprio alle varie forme di questo movimento primordiale abbiamo dedicato uno speciale in allegato a questo numero di Outdoor Magazine, in distribuzione speciale anche durante l’attesissima undicesima edizione degli Outdoor & Running Business Days di Riva del Garda (di cui vi parleremo ampiamente il prossimo mese).
Tornando alle tre parole richiamate anche nel titolo, partiamo innanzitutto dalla consueta volontà di osservare e capire il mercato. Tra gli strumenti ideali per farlo ci sono le nostre inchieste e le analisi su dati & statistiche che puntuali riportano una fotografia aggiornata e veritiera del settore. Nelle prossime pagine trovate numerosi approfondimenti da questi punti di vista. Come il consuntivo finale de “La Carica dei 101” sulla distribuzione italiana. Uno scenario ulteriormente arricchito dall’approfondimento dei dati condivisi in esclusiva con Outdoor Magazine da parte dei 54 retailer riuniti nella rete NSI (Negozi Sportivi Indipendenti).
Da entrambe le analisi emerge come la fine del 2024 e l’inizio del 2025 restituiscano una situazione di sostanziale stabilità del mercato. Non una cattiva notizia, considerando che si arrivava da almeno due stagioni di cali sostanziosi. Il settore prova a ripartire, dunque, ma tra ostacoli noti: saturazione dell’offerta, meteo instabile, e-commerce aggressivo. Un equilibrio fragile, che rischia di penalizzare la filiera, la consulenza in negozio e l’esperienza d’acquisto di qualità. Eppure, la domanda resiste, sebbene con
Editore: MagNet Srl SB
Direttore responsabile: ANGELO FRIGERIO
Direttore editoriale: BENEDETTO SIRONI
profili nuovi e più segmentati rispetto a un tempo. L’occasionale cerca il risparmio, il fidelizzato predilige competenza e servizio.
Fatturati sostanzialmente invariati, insomma. Con performance differenti a seconda delle discipline. Tra queste, spicca in ottima salute proprio l’escursionismo e, in generale, tutte le forme legate al cammino. Ne parliamo ampiamente proprio nel nostro speciale Walking & Trekking, dove emerge quanto questa attività sia diventata un linguaggio condiviso per molte fasce d’età. Parlando solo dei cosiddetti “cammini ufficiali” (senza considerare quindi le numerose altre varie forme del camminare, tra le quali nordic walking, hiking e trekking) i numeri sono emblematici: si registrano oltre 1,4 milioni di pernottamenti lungo i cammini italiani nel 2024, +6% sull’anno precedente, con quasi 200mila camminatori (+29%). Una crescita alimentata in gran parte dagli under 35: il 97% di loro parte per vivere un’avventura nella natura, il 90% per curiosità, l’83% per affrontare una sfida personale. Social network e passaparola sono le vie d’accesso preferite, la dimensione esperienziale e relazionale quella più ricercata.
Questa tendenza trova conferma anche nello sviluppo dei prodotti, sempre più agili e trasversali. Oltre che nelle strategie di un numero crescente di brand, che strizzano l’occhio a questo pubblico in evoluzione con sneaker tecniche, capi ibridi e un’estetica urbana. Abbracciando nuove sfide e rinnovando il proprio look. Non a caso nelle prossime pagine trovate ben due case history di rebranding e il lancio di un nuovo marchio da parte di un’azienda rappresentativa del nostro settore. L’obiettivo è quello di intercettare al meglio il mutato e mutevole pubblico dell’outdoor, possibilmente in modo trasversale. Proponendosi non solo come semplici fornitori di prodotto, ma come ambasciatori di cultura condivisa, attitudine e identità.
Benedetto Sironi benedetto.sironi@mag-net.it
Contributors: KAREN POZZI, PIETRO ASSERETO, SARA CANALI, BENEDETTA BRUNI, MANUELA BARBIERI, CRISTINA TURINI, SARA FUMAGALLO, MAURIZIO TORRI
Art Director: ROSANGELA BARNI
Redazione: Corso della Resistenza, 23 - 20821 Meda (MB) Via Tertulliano, 68 - 20137 Milano Tel. 02.87245180 - Fax 02.87245182 redazione@outdoormag.it www.outdoormag.it
Stampa: Ingraph - Seregno (MB) - Anno 18 - N. 5 - 2025 Periodico mensile. Registrazione al Trib. di Milano n.186 del 20 marzo 2007. Iscrizione al ROC n. 16155 del 23 novembre 2007 Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 - conv. in L. 46/2004 Art.1 Comma 1 - LO/MI Una copia 1.00 euro. L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati in suo possesso. Tali dati saranno utilizzati per la gestione degli abbonamenti e per l’invio di informazioni commerciali. In base all’Art. 13 della Legge n° 196/2003, i dati potranno essere rettificati o cancellati in qualsiasi momento scrivendo a:
MagNet Srl SB Responsabile dati: Benedetto Sironi
Chiuso in redazione il 19 maggio 2025 Outdoor Magazine @outdoormag_ mag-net-srl
ALFONSO DE ANTONI È IL NUOVO DIRETTORE COMMERCIALE
E MARKETING DI ZAMBERLAN
Zamberlan è felice di annunciare l’ingresso in azienda di Alfonso De Antoni, nuovo direttore commerciale e marketing. Con una solida esperienza in aziende come Fila, Safilo, Kappa e altri brand di riferimento nel settore sportivo, Alfonso porta con sé una visione strategica e un forte know-how internazionale. Il brand di Pieve di Torrebelvicino (VI) è certo che la sua leadership contribuirà positivamente alla crescita dell’azienda e al consolidamento della propria posizione sul mercato. “Zamberlan rappresenta l’autentica espressione del saper fare italiano: un sapere che resiste al tempo, al di là delle mode. Un’eccellenza che ha saputo distinguersi nel mondo outdoor grazie a una storia genuina e a prodotti che incarnano artigianalità, cura del dettaglio e una profonda passione per la montagna. Entrare in questa realtà significa contribuire a un’eredità costruita passo dopo passo, generazione dopo generazione”.
CAROLINE CIAVALDINI E JAMES PEARSON
GESTIRANNO IL CLIMBING PRO TEAM DI LA SPORTIVA
Nel 2025, La Sportiva mira a rafforzare e consolidare la struttura del team Sport Marketing, con l’intento di sostenere e potenziare le attività legate al mondo del climbing. In un mercato in rapida evoluzione, con una crescita della domanda e con una comunità di appassionati sempre più ampia e attiva, l’azienda sceglie di investire nella valorizzazione del proprio team di atleti con una nuova organizzazione interna. Caroline Ciavaldini e James Pearson gestiranno il La Sportiva Climbing Pro Team, rispondendo alla figura dello Sport Marketing & Event Manager e contribuiranno allo sviluppo della community La Sportiva grazie alla loro visione internazionale, autentica sensibilità ed eccellente conoscenza del panorama dell’arrampicata.
ROCK EXPERIENCE RINNOVA LA PARTNERSHIP
CON I RAGNI DI LECCO FINO AL 2027
Rock Experience e il Gruppo Ragni della Grignetta annunciano con orgoglio il rinnovo ufficiale della partnership che li unisce dal 2019. Una collaborazione nata da una comune appartenenza al territorio lecchese, culla di alpinismo e imprenditorialità, e rafforzata nel tempo da una visione condivisa della montagna come spazio di scoperta, crescita e innovazione. Negli anni, la sinergia ha rappresentato un fertile terreno di sviluppo tecnico, confronto umano e spinta verso l’innovazione. Il rinnovo dell’accordo sancisce la volontà reciproca di proseguire questo percorso, supportando le attività sportive del gruppo Ragni attraverso l’abbigliamento tecnico Rock Experience, testato e migliorato insieme agli alpinisti nelle condizioni più impegnative.
SALOMON DÀ IL VIA ALLA CREW "GRAVEL MILANO"
L’ALPINISTA FRANCESE SYMON WELFRINGER ENTRA A FAR PARTE DEL TEAM VIBRAM
Classe 1994, Symon ha iniziato la sua carriera nell’arrampicata sportiva agonistica, per poi orientarsi verso un approccio più esplorativo e avventuroso alla montagna. Dopo la laurea in Scienze della Terra presso una scuola di ingegneria meteorologica, ha scelto di dedicarsi completamente all’alpinismo, diventando guida alpina e membro della nazionale francese di alpinismo. In nome dell’autenticità, dell’innovazione e delle prestazioni, Symon entra nel Team Vibram con una visione condivisa: superare i propri limiti proteggendo ciò che è più grande di noi. Questa collaborazione rafforza l’impegno di Vibram nel sostenere atleti che esplorano il mondo in modo responsabile e d’ispirazione.
Salomon apre una nuova via con il gravel running: un modo di vivere la corsa senza regole e limiti, dove l’esplorazione conta più della destinazione e il piacere del movimento supera ogni cronometro. Per dare forma concreta a questa visione, lo scorso 9 maggio il brand ha coinvolto la su community di runner milanesi in un evento speciale pensato per testare le nuove scarpe della collezione Gravel. È stata l’occasione per dare il via alla nuova crew “Salomon Gravel Milano”: un gruppo di runner accomunati dalla voglia di esplorare il territorio urbano in libertà. A partire da metà maggio, ogni settimana, il mercoledì sera, la crew partirà alla scoperta di percorsi inediti tra asfalto e verde urbano.
FILOBLU PRESENTA “MODERN RUNNERS”: COME CAMBIA IL CONSUMER
JOURNEY NELLA NUOVA ERA DELLA CORSA
Il report rappresenta il secondo capitolo dell’indagine che FiloBlu dedica al mondo della corsa. Una ricerca europea svela come community, omnicanalità e passaparola guidino le scelte dei nuovi runner. Correre è oggi uno stile di vita e uno strumento di aggregazione sociale. I brand si sfidano con eventi e attivazioni coinvolgenti; Hoka, ASICS e Garmin tra i più desiderati. I running club diventano hub culturali, mentre social, eventi e media influenzano il customer journey, che si sviluppa in cinque fasi e integra digitale e fisico. Cresce anche il resell: le scarpe da running approdano su StockX, unendo performance, moda e cultura urbana.
PATAGONIA LANCIA
LA SERIE “DISASTER STYLE”
Patagonia lancia Disaster Style, una nuova serie di cortometraggi che segue l’alpinista Zoe Hart mentre affronta lo sci fuoripista, la vita in quota e la realtà disordinata e gioiosa di crescere due ragazzi in montagna – Mika e Mathias –con il marito Max. Girata tra l’Italia e la Francia, Disaster Style è un ritratto di una genitorialità che abbraccia l’avventura, il pericolo e l’imprevedibile. Diretta da Pierre Cadot di Yucca Films, sarà presentata in città europee selezionate durante il mese di maggio. Le proiezioni includeranno conversazioni sulla famiglia, natura e alle nuove connessioni in un mondo in continua trasformazione. Appuntamento a Milano il 17 maggio, seguito da Chamonix (21 maggio), Dublino (24 maggio) e Berlino (28 maggio).
IL CORTO DI SALEWA
CELEBRA CHRISTIAN MAURER
In attesa dell’inizio della dodicesima edizione della Red Bull X-Alps il prossimo 15 giugno 2025 a Kitzbühel, Salewa celebra la storia personale di un atleta che continua a ridefinire i limiti del possibile. Con un cortometraggio suggestivo, svela i contrasti che caratterizzano Chrigel Maurer: pilota di precisione e intuitivo artista dei cieli. Dal 2015 Salewa è partner principale della Red Bull X-Alps, una gara unica al mondo, nella quale oltre trenta atleti percorrono più di 1.200 chilometri attraverso le Alpi, a piedi e in parapendio. Anche quest’anno ai nastri di partenza ci saranno cinque atleti Salewa: Aaron Durogati, Thomas Friedrich, Simon Oberrauner, Markus Anders e Christian “Chrigel” Maurer.
STORIOS ‘D ROCHO: IL DOCUMENTARIO
SUPPORTATO DA ORTOVOX AMBIENTATO IN VALLE MAIRA
Storios ‘d Rocho è il terzo episodio di Esperienze Occitane, il video progetto del Consorzio Turistico Valle Maira realizzato con il patrocinio del Club Alpino Italiano e il supporto di Ortovox. Diretto da Pietro Bagnara, il documentario è online per il pubblico sul sito esperienzeoccitane.it. Attraverso l’esperienza dei due giovani protagonisti, Christian e Claudia, e l’incontro con alcuni dei grandi interpreti dell’arrampicata in Valle Maira – come Giovanni “Giovannino” Massari, Cesare “Cege” Ravaschietto, Maurizio Oviglia e Sergio Savio – il documentario rivela una dimensione dell’arrampicata culturale, personale e intima. Un’arrampicata che non è mai ridotta a gesto sportivo fine a se stesso, ma è dialogo, ricerca di un equilibrio prezioso tra prestazioni atletiche, ambiente naturale e scelte di vita.
PARAGON & MAVEN
BACKPACKING PACKS WITH
PERFORMANCE DAYS E FUTURE FABRICS EXPO
SIGLANO UNA PARTNERSHIP
I Performance Days uniscono le forze in una partnership con Future Fabrics EXPO (FFE) con una missione chiara: accelerare l’innovazione nei tessuti funzionali. Questa collaborazione riunisce due piattaforme solide con una visione comune: ispirare il settore, mettere in luce materiali all’avanguardia e promuovere soluzioni orientate al futuro. La partnership prende il via a Londra, dove FFE presenterà il Focus Topic della Spring Edition di Performance Days: “Certificazioni – quali contano davvero?”. Prossima tappa: durante l’edizione autunnale (29-30 ottobre 2025), Future Fabrics Expo avrà un’area dedicata all’interno di Performance Days a Monaco, offrendo ancora più spazio per il networking, l’ispirazione e l’innovazione.
SKIMOFESTIVAL, UFFICIALIZZATE LE DATE DELLA TERZA EDIZIONE
Ufficializzate le date della terza edizione di Skimofestival, che anche nel 2026 tornerà ad animare la splendida cornice di Santa Caterina Valfurva. Dal 6 all’8 marzo 2026 il primo festival dello scialpinismo in Italia offrirà un evento di test ed experience sui percorsi dell’Alta Valtellina. Un’occasione per scoprire la disciplina o approfondirne le tecniche grazie alle uscite organizzate con le Guide Alpine di Bormio, ma anche per toccare con mano le ultime tecnologie presenti nel village. L’edizione 2026 non prevede la giornata b2b, trasformando Skimofestival in un evento totalmente consumer oriented, ma i negozi potranno comunque partecipare al programma b2c che vedrà la possibilità di fare più test e più velocemente grazie all’apertura della seggiovia quadriposto ad ammorsamento automatico denominata “La Fonte-Le Priore”.
CAVALE & GODET, LE COMMUNITY RUN ITINERANTI DI BV SPORT
PRESTO ANCHE IN ITALIA
Cavale & Godet è la nuova esperienza di corsa di BV Sport: uno spazio dove si corre insieme, si beve e si mangia, ci si diverte e ci si incontra. E all’orizzonte, una tappa italiana. Il nome richiama l’immagine di un corridore (cavale) e quella di un calzino (godet), simbolizzando l’unione tra l’atleta e l’attrezzatura tecnica. Il progetto si articola in una serie di community run che si svolgono in diversi luoghi, spesso in collaborazione con partner locali come negozi sportivi, club di corsa, ristoranti e birrifici locali. Il progetto fino adesso si è svolto solo in Francia, a Saint-Étienne, Marsiglia e Parigi, ma l’ultima novità è un futuro appuntamento nel nostro Paese, in collaborazione con alcuni running club italiani.
ULASSAI FESTIVAL: IL PROGRAMMA DELLA QUINTA EDIZIONE
ATOMIC LANCIA
I SUMMER RACING SKI TEST 2025
Per il sesto anno consecutivo Atomic propone i Summer Racing Ski Test, che coinvolgeranno i centri specializzati del brand in Italia con sessioni di prova sul ghiacciaio. Il marchio austriaco propone di esplorare l’intera collezione FIS Redster completamente aggiornata, pensata per ogni categoria agonistica. L’edizione coincide con i 70 anni dell’azienda e introduce importanti novità tecnologiche, tra cui l’evoluzione della piattaforma Revoshock. I partecipanti avranno accesso all’intera gamma Redster, completamente rinnovata, che include: Redster FIS – per il settore agonistico giovanile e adulto; Redster RSM – le nuove proposte dedicate al mondo Master; Redster RS – ideali per Istruttori Nazionali, Maestri di Sci e consumatori evoluti.
È arrivata l’ufficializzazione del programma della quinta edizione dell’Ulassai Festival, l’evento dedicato all’arrampicata e agli sport outdoor in programma dal 30 maggio al 2 giugno 2025 a Ulassai, in provincia di Nuoro. Tra le attività, la sera del 30 maggio spazio al cineforum con Climbing the Elixir di Monica Dovarch, seguito da uno spettacolo di tessuti aerei accompagnato da musica. Nel fine settimana l’arrampicata diventa protagonista indiscussa, tra parete artificiale, climbing balance, climbing day in falesia a Genobida e climbing endurance. Non mancheranno MTB Kids, highline, slackline, yoga, pilates, parkour, riflessologia plantare, trekking e vie ferrate. Tra gli ospiti: Marta Carminati, Nicolas Favresse, Santino Martirano, Sama e Sabine.
VALTELLINA WINE TRAIL, LE NOVITÀ DEL DODICESIMO APPUNTAMENTO
Si corre il prossimo 8 novembre l’edizione 2025 del Valtellina Wine Trail e il 1° maggio è la data che ha decreato l’apertura ufficiale delle iscrizioni. La manifestazione quest’anno apre le porte a 3.600 concorrenti, 100 in più rispetto alla scorsa edizione. Per il Sassella Trail da 13 km, con partenza da Castione Andevenno, sono disponibili 1.300 pettorali, gli stessi che sono riservati alla Half Marathon da 21 km, con start a Chiuro. Per la gara clou da 42 km, invece, 1.000 posti a disposizione con avvio dalla Piazza Cavour, a Tirano. Tre partenze diverse, un unico traguardo, in Piazza Garibaldi a Sondrio. Per l’edizione numero 12, si parte già da giovedì con la Crush Hour, la “corsa sociale” che, da qui a ottobre, sarà proposta su vari vigneti con aperitivo finale.
Un nuovo e rivoluzionario rapporto, intitolato “Outdoor e Sport come guida per soluzioni climatiche”, rivela come il settore outdoor e sportivo possa andare ben oltre la sua piccola impronta di carbonio per diventare una forza trasformativa per l’azione climatica, la salute e il benessere sociale. Con il potenziale di evitare oltre 2,5 miliardi di tonnellate di emissioni di CO₂ entro il 2030, il segmento si posiziona ora come attore chiave nella costruzione di un futuro rigenerativo e fiorente per tutti. Oltre alla questione delle emissioni, il rapporto evidenzia anche importanti benefici economici, tra cui un risparmio potenziale di un trilione di dollari nei costi sanitari entro il 2030, grazie alla riduzione delle malattie croniche e dei disturbi mentali.
FATTURATO IN LIEVE CRESCITA NEL 2024
Lowa Sportschuhe GmbH ha registrato un aumento delle vendite dell’1,9% nel 2024, raggiungendo i 233,9 milioni di euro (pari a 246 milioni di dollari), segnando il secondo miglior risultato nella storia dell’azienda tedesca. Sono stati i segmenti bambini, calzature invernali e trail running a guidare la crescita. Quest’ultimo, che aveva superato le aspettative nel 2023, ha triplicato il proprio volume di produzione nel 2024, come da programma. Lowa ha sottolineato come la stretta collaborazione con i rivenditori specializzati resti un fattore chiave di successo. Infine, la collezione SS25 è stata lanciata con novità rivolte a un target giovane, moderno e sportivo, mentre le linee prodotto già affermate sono state ulteriormente sviluppate.
Il 15 maggio 2025 Oberalp ha festeggiato i 20 anni dall’apertura della divisione footwear Salewa a Montebelluna, considerato oggi il distretto della calzatura tecnica e articoli sportivi numero uno Italia, conosciuto anche come Sportsystem. Per l’occasione, l’azienda ha organizzato un press trip dedicato a una selezione di giornalisti, tra cui Outdoor Magazine, guidati dai padroni di casa: Christoph Engl, ceo Oberalp, Ruth Oberrauch, vice presidente del Gruppo e founder del brand La Munt, e Andrea Carraro, general manager del dipartimento footwear & technical equipment. Lo Sportsystem si estende su un’area di 355 km2; proprio qui, nel 2005 Oberalp ha inaugurato la divisione Footwear, e nel 2006 è nata la prima collezione footwear di Salewa. Oggi, nello stabilimento risiede l’innovativo laboratorio R&D.
Tutto pronto per l’edizione 2025 di Outdoor & Running Business Days, in programma il 25 e 26 maggio a Riva del Garda, l’evento trade di riferimento per il mondo outdoor e running. Tra i protagonisti anche quest’anno ci sarà IOG di Assosport, presente grazie alla solida collaborazione con MagNet _ a cura dell'Italian Outdoor Group
INCOMING DI OPERATORI ESTERI E INCONTRI B2B
Uno dei momenti più attesi sarà l’incoming di operatori esteri organizzato grazie all’accordo tra Assosport e Agenzia ICE: 16 buyer internazionali del settore outdoor, provenienti da 11 Paesi e selezionati dagli Uffici della rete estera ICE saranno in fiera e incontreranno le aziende italiane espositrici attraverso sessioni b2b, con priorità di partecipazione riservata alle aziende associate a IOG-Assosport. A rendere l’esperienza ancora più concreta, nel pomeriggio di lunedì 26 maggio la delegazione di buyer esteri parteciperà a un experience test durante la quale i buyer potranno testare direttamente i prodotti delle aziende. L’attività si concluderà con un retail tour nel centro di Arco e un aperitivo finale, in un contesto informale ma strategico per il networking. A rafforzare ulteriormente la vocazione internazionale dell’evento, si aggiunge la presenza di altri buyer stranieri, ospitati direttamente da MagNet: un segnale evidente dell'evoluzione e del riconoscimento globale degli ORBDAYS.
PIAZZA IOG: IL PUNTO DI RIFERIMENTO DELL’OUTDOOR ITALIANO Come da tradizione, l’Italian Outdoor Group sarà presente con la Piazza IOG, un’area lounge di oltre 100 mq nel cuore del padiglione espositivo. Uno spazio pensato per favorire incontri e relazioni tra aziende associate, clienti, media e operatori del settore, oltre che per presentazioni aziendali e momenti di confronto. L’area sarà dotata di un bar riservato alle aziende IOG, rappresentando un vero e proprio punto di riferimento per tutta la durata della manifestazione. Se sei un retailer, un operatore del settore o un’azienda non ancora associata a IOG, questo sarà il luogo ideale per conoscere da vicino le attività e i progetti del gruppo.
ASSEMBLEA ANNUALE IOG: IL BILANCIO E I PROGETTI FUTURI
Appuntamento istituzionale lunedì 26 maggio alle ore 13.30 presso la Sala Presentazioni della fiera, con l’annuale Assemblea delle aziende del gruppo IOG. Sarà l’occasione per fare il punto sulle attività svolte nel biennio 2024-2025 e condividere le prospettive per il futuro in un momento di confronto diretto tra imprese, idee e strategie.
LA RICERCA A TEMA ESG
L'Italian Outdoor Group ha inoltre supportato un'importante ricerca a temi ESG (Environmental, Social and Corporate Governance) che ha indagato il grado di sostenibilità delle aziende outdoor italiane. Domenica 25 alle ore 14:30 è in programma una presentazione dei risultati dell'indagine e a seguire una discussione con interessanti relatori tra cui il presidente IOG Günther Acherer.
LE AGEVOLAZIONI PER GLI ASSOCIATI
Grazie alla partnership tra Assosport–IOG e MagNet, le aziende associate all’Italian Outdoor Group possono usufruire di uno sconto del 5% sul costo dello spazio espositivo. Un vantaggio concreto che conferma la volontà di sostenere le associate agli appuntamenti chiave del settore. Outdoor & Running Business Days si conferma così non solo una fiera, ma una piattaforma strategica per chi fa dell’outdoor una visione d’impresa. L’appuntamento è a Riva del Garda: l’outdoor italiano è pronto a farsi sentire.
italianoutdoorgroup.it
L'analisi dettagliata della nostra
I negozianti rappresentano l’anello fondamentale della filiera distributiva e proprio per questo pensiamo sia importante raccogliere il loro punto di vista, ascoltarne le richieste e considerarne i bisogni. Anche quest’anno, sui primi quattro numeri di Outdoor Magazine, abbiamo pubblicato la nostra ormai celebre “La Carica dei 101”, inchiesta diventata un marchio di fabbrica per la nostra casa editrice.
Un’indagine di mercato che riporta il bilancio dell’anno appena concluso e le prospettive per quello corrente. Il tutto attraverso la voce dei retailer del nostro network, che forniscono interessanti spunti di riflessione per tutti gli operatori del settore. In queste pagine riportiamo quanto emerso da una nostra
analisi e rielaborazione dei dati. Frutto, appunto, di 101 voci selezionate tra i retail outdoor presenti sul territorio italiano, nello specifico:
• 69 del Nord Italia; 26 del Centro;
• 6 del Sud e Isole.
Le risposte in dettaglio dei punti vendita sono visionabili sfogliando i numeri 1, 2, 3 e 4 di Outdoor Magazine pubblicati nel 2025, che potete anche scaricare in versione digitale dal nostro sito, inquadrando il QR Code qui a fianco.
negozi outdoor rispetto al 2023?
I risultati di questa domanda rispecchiano quelli ottenuti durante la nostra inchiesta alle aziende svolta in occasione di Prowinter (vedi Outdoor Magazine 2). Il 2024 è stato un anno in chiaroscuro per il mercato dell’outdoor: complicato, ma con buone basi di ottimismo per il 2025.
Infatti, se il 2021 si era concluso con degli ottimi risultati di vendita (con ben 86 negozi in crescita) e con una crescita generale del mercato, già nel 2022 i dati mostravano un calo che si è poi consolidato nel 2023. Nel 2024 sono aumentati
PROBLEMATICHE E ASPETTI POSITIVI
Quali sono state le principali problematiche?
quelli che hanno registrato una diminuizione ma la maggior parte dei negozi intervistati ha riportato una crescita del business. Bilancio del fatturato a parte, i dati legati al sentiment ci dicono che stiamo andando nella direzione della ripresa: 41 si dicono felici di questa annata. La rimanente percentuale si divide tra un sentimento neutro (26 negozi) e uno di tristezza (34 negozi).
In crescita: 32 nel 2023 vs 41 nel 2024
Stabile: 40 nel 2023 vs 26 nel 2024
In calo: 29 nel 2023 vs 34 nel 2024
Quali sono stati i principali aspetti positivi?
dei pr ezzi / inflazione 17
Saturazione del mer cato post-Covid 13
Rappor to difficile con i fornitori / aziende 10
Clientela meno pr opensa all'acquisto 10
Svendite
3 Difficoltà nella programmazione or dini 3
*Alla domanda con risposta multipla, diversi negozi hanno indicato più scelte
Il meteo (scarse nevicate di inizio stagione, aumento delle temperature e inverno corto) persiste come aspetto influente rispetto alle vendite. La seconda problematica più comune riportata dagli intervistati è quella dello scarso potere d’acquisto del consumatore collegata all’inflazione che sta caratterizzando il nostro Paese. Si conferma invece in terza posizione il malcontento per la concorrenza online da parte di marketplace o siti ufficiali dei brand.
I negozianti segnalano una crescita della clientela outdoor con un aumento degli amanti dello sport all’aria aperta e quindi un ampliamento del bacino di consumatori. Emerge come aspetto positivo l’impegno sul territorio attraverso iniziative proprie o in sostegno a eventi e competizioni. Questa infatti si rivela la strategia per rafforzare il rapporto con gli appassionati che ruotano intorno al negozio fisico e per ottenere una forte fidelizzazione. A seguire viene segnalato un aumento delle vendite online sui propri canali e il buon ritorno ottenuto da investimenti su eventi o iniziative locali.
*Alla
Nonostante le varie problematiche emerse, la maggioranza dei negozi ha dato un voto positivo al 2024. 75 negozianti hanno assegnato una valutazione complessiva superiore a sei. Un segnale del loro ottimismo e di un settore ancora forte.
Quali sono state le categorie di prodotto più acquistate nei negozi?
Abbigliament o 54
Accessori 31
A ttrezzatura climbing 9
Scarponi 5
Zaini 2
2
Abbiamo chiesto ai negozianti di segnalare le prime tre categorie merceologiche più vendute nel 2024. Le risposte vedono sul podio: calzature, abbigliamento e accessori. Interessante sottolineare la posizione di sci e scarponi e quindi di prodotti legati alla neve, di cui la vendita è molto connessa al meteo.
Quanto incidono in percentuale sul totale le vendite online?
Per quali discipline avete avuto maggiori acquisti di prodotto?
La categoria più acquistata nei negozi è stata quella dei prodotti legati al mondo trekking / hiking. A seguire, i prodotti dedicati al trail running con un aumento della tendenza che vede la scarpa da trail molto utilizzata anche nell’escursionismo. A seguire vi è un previsto incremento della categoria lifestyle dettata dal trend che vede affermarsi lo stile urban outdoor non solo legato alla pratica di discipline sportive.
Quali sono le caratteristiche dei prodotti che hanno maggiormente inciso nella scelta del cliente?
*Alla domanda con risposta multipla, diversi negozi hanno indicato più scelte *Non tutti i negozianti hanno risposto
I negozianti sottolineano quanto la maggior parte dei consumatori non sia disposta a pagare di più per un prodotto sostenibile e riportano invece quali sono le caratteristiche che influenzano la loro scelta d’acquisto: prezzo e versatilità per un uso multisport sono gli aspetti più rilevanti.
Avete notato un aumento o diminuzione della richiesta di abbigliamento?
Avete richiesta di prodotti sostenibili? Il cliente è disposto a spendere di più per un prodotto sostenibile?
Dei negozi intervistati, 25 hanno dichiarato che i consumatori sono più attenti alla sostenibilità quando si trovano a dover acquistare un prodotto, 13 in meno rispetto al 2023. Questo mostra quanto, in un momento in cui a dominare sono inflazione e basso potere d’acquisto, la sostenibilità non sia un driver di scelta prioritario.
Quali social media utilizzate di più?
Avete notato un incremento di engagement o vendite provenienti da queste piattaforme nel 2024?
*Alla domanda con risposta multipla, diversi negozi hanno indicato più scelte
PER I NEGOZI OUTDOOR QUAL È STATO IL BRAND RIVELAZIONE 2024?
Nel corso della nostra inchiesta abbiamo chiesto ai negozianti di indicarci il brand rivelazione per il 2024.
e PATAGONIA
Per informazioni su come accedere al report completo con tutti i dati dell’inchiesta, contattare la redazione di Outdoor Magazine scrivendo un’email a redazione@outdoormag.it
A un anno dalla nascita di Negozi Sportivi Indipendenti, la rete di impresa che unisce 54 retail specializzati outdoor, abbiamo intervistato il presidente Matteo Massardi e il vice Giovanni Viganò per un bilancio sul mercato e sul progetto di Karen Pozzi
In termini di fatturato, com’è stato l’andamento delle vendite 2024 in generale per la rete?
Nel complesso, possiamo dire che il 2024 ha registrato una sostanziale stabilità del fatturato. Alcuni negozi hanno riscontrato un calo, altri invece hanno lavorato meglio rispetto all'anno precedente, ma nel complesso la rete si è mantenuta in linea con i risultati del 2023. Al nostro sondaggio ai negozi della rete hanno risposto 33 di loro, la situazione fatturato è risultata molto eterogenea ma tendenzialmente stabile, con diverse sfumature: la maggior parte degli intervistati (13 su 33) ha registrato un calo contenuto, con una diminuzione del fatturato fino al 10%, 4 risposte hanno indicato un calo più marcato, tra il 10% e il 20%, mentre 2 risposte segnalano un calo superiore al 20%, evidenziando situazioni più critiche. Sul fronte positivo, 4 negozi hanno riportato un aumento del fatturato tra il 10% e il 20%, mentre 1 segnalazione riporta una crescita oltre il 20%. Solo 1 rispondente indica un aumento più contenuto, fino al 10%. Infine, 8 negozi hanno indicato una situazione di stabilità, con risultati in linea con quelli del 2023.
_FATTURATO 2024 VS 2023
2 cali del 20% e oltre
4 cali dal 10 al20%
13 cali fino al10%
Cambiamenti Negativi
1 aumento del20% e oltre
4 aumenti dal10 al 20%
1 aumento finoal 10%
Cambiamenti Positivi
Quali sono stati i fattori che hanno influenzato l’anno?
Uno dei principali fattori negativi è stato sicuramente la “stagnazione” del mercato, legata a una saturazione: molti clienti hanno già acquistato in passato e ora stanno rivendendo ciò che possiedono. Di contro, proprio per questo, il mercato dell'usato ha registrato un forte incremento. Tra gli altri fattori negativi ci sono l'incertezza climatica e la concorrenza crescente delle aziende online, con offerte aggressive
riuniti
che penalizzano i negozi fisici, ci rende più difficile competere. Il meteo instabile ha inciso sulle vendite stagionali. L'aspetto positivo è la fiducia che hanno i clienti nei nostri confronti; in molti, infatti, apprezzano la competenza e la consulenza che offriamo e, per questo, sono disposti anche a spendere di più per ricevere un'assistenza adeguata.
Quanto i negozi della rete vendono online e come incidono sulle vendite totali?
Quasi tutti i negozi della rete fanno vendita online, tramite i propri siti o canali dedicati, ma nel 2024 abbiamo osservato un calo significativo di queste vendite. Non utilizziamo i marketplace, che invece continuano a registrare ottimi risultati. Il consumatore online esiste eccome, ma sempre più spesso prova il prodotto in negozio e poi lo acquista su marketplace o direttamente dal brand online, spesso approfittando di sconti che noi non possiamo sostenere. Le grandi promozioni come il Black Friday contribuiscono a spingerlo verso queste piattaforme. Non è raro che i clienti entrino solo per provare, per poi acquistare online. È una dinamica che abbiamo vissuto più volte.
Che tipo di consumatore avete visto nel 2024? Com’è evoluto? Quali sono le sue esigenze e i trend intercettati?
Il comportamento è sicuramente cambiato. Oggi c’è un’attenzione importante al prezzo (ma con il giusto consiglio il cliente è disposto a spendere), mentre l’interesse per l’ecosostenibilità resta ancora basso, nonostante se ne parli molto. Il consumatore medio è attratto dal brand noto, ma è attento anche ai marchi "di seconda fascia" perché si fida di noi. Il consumatore occasionale cerca principalmente il risparmio. Quello fidelizzato, invece, è disposto a spendere qualcosa in più in cambio di un servizio qualificato, che i marketplace e i siti online non possono offrire. C'è anche un certo scetticismo verso il commerciante, ma quando il cliente si accorge della sua preparazione inizia a fidarsi e ad ascoltare. E spesso si appassiona anche al negozio. Non arriva più solo con informazioni trovate su internet, ma anche con suggerimenti di amici, istruttori, familiari. Tocca a noi spiegare che ogni persona ha esigenze fisiche diverse, e ciò che va bene per uno non va bene per tutti. Quando lo capiscono, si crea un vero dialogo.
Quali sono state le discipline per le quali avete effettuato più vendite? Il settore escursionismo è stato il traino del 2024, coprendo il 66,7% delle vendite: è stato senza dubbio quello più performante. All'opposto, lo scialpinismo ha registrato un calo importante, è stata la disciplina più penalizzata dell’anno.
A seguito di questo anno (2024) quali sono i fattori più critici nel rapporto con i brand? E quali le richieste che avanzate nei loro confronti?
Il tema più critico è la vendita online da parte dei brand. Va bene che vendano anche loro, ma non dovrebbero diventare nostri concorrenti diretti, soprattutto quando propongono sconti aggressivi. Questo danneggia tutta la filiera. Abbiamo presentato una proposta ufficiale con nuove condizioni commerciali ad hoc: per noi è stato un primo passo verso una negoziazione, con l’obiettivo di trovare un equilibrio vantaggioso per entrambe le parti. La nostra richiesta principale è chiara: vogliamo condizioni migliori che ci permettano di aumentare le marginalità. Inoltre, chiediamo maggiore collaborazione anche sul piano logistico: migliorare la rotazione di magazzino, ridurre le giacenze, ottenere maggiori percentuali di sell-out. Non chiediamo il ritiro dell’invenduto, perché questo creerebbe stock inutili per i brand e alimenterebbe solo il mercato outlet, che non è il nostro obiettivo. Un altro tema importante che portiamo avanti è la distribuzione selettiva, soprattutto per i prodotti più tecnici o salvavita. Questi prodotti devono essere spiegati da personale preparato, non possono essere comprati online senza nessuna spiegazione sull'utilizzo e sull'importanza. Distribuzione selettiva significa anche tutelare il prodotto: non può essere svenduto al 30% subito dopo l’arrivo in negozio. Serve valorizzarlo attraverso la competenza e un corretto posizionamento commerciale. Stiamo comunque riscontrando apertura dai brand e in procinto di siglare un accordo che possa soddisfare ambo le parti.
Com'è iniziato il 2025 per il gruppo? Pensi che sarà un anno migliore del 2024? I primi tre mesi del 2025 mostrano una tendenza stabile o leggermente positiva. Abbiamo già condotto un sondaggio interno e i risultati lo confermano. Ci sono state delle difficoltà in alcune zone, legate soprattutto al maltempo: l’assenza di neve ha penalizzato lo scialpinismo, che ha sofferto per l’arrivo tardivo della stagione e per le condizioni pericolose che si sono create. Chi non tratta il comparto sci e/o scialpinismo, invece, ha avuto performance migliori. Da quello che raccolgo parlando con altri colleghi, l’anno è iniziato senza grandi scossoni, in linea con la fine del 2024. Ma non sarà ancora l’anno della svolta che speriamo arrivi, ma oggi è difficile fare previsioni. Una volta si poteva pianificare anche a dieci anni, ora le stesse aziende fanno fatica a programmare a sei mesi. Serve tempo: siamo fiduciosi per natura, e credo che prima o poi il mercato si riassesterà. Ma ci sarà ancora un po’ da soffrire.
Quanto credete che si debba iniziare a lavorare per combattere l’inattività?
Come rete avete qualche progetto in questo senso?
Assolutamente sì. Il mercato oggi è saturo, ma non lo sono le persone: c’è un grande potenziale inespresso. Se insieme – brand, negozi, operatori – ci impegnassimo a promuovere l’attività fisica con tutti i canali a disposizione, potremmo ampliare la base dei consumatori. Proprio per questo stiamo organizzando gruppi di lavoro su diverse tematiche, anche su quella della promozione dell’attività. È una missione importante per la rete: comunicare quanto faccia bene fare sport, avvicinare più persone al movimento e quindi anche al nostro mondo. È una responsabilità, ma anche un'opportunità.
SPORTIVI INDIPENDENTI
Siamo partiti a marzo 2024 con meno di una trentina di negozi, e in meno di un anno siamo arrivati a 54 affiliati, con molte richieste di adesione ancora in corso. La crescita è avvenuta grazie alla promozione che abbiamo fatto, ai contatti diretti e anche alla visibilità ottenuta tramite i social, tra cui anche il vostro profilo Instagrammotivo per il quale abbiamo scelto di nominarvi nostri media partner esclusivi. Abbiamo formalizzato l’inizio della rete il 4 marzo 2024 con il primo atto ufficiale. Successivamente abbiamo accolto nuovi affiliati a luglio, poi ancora a marzo, aprile e da ultimo con l'ingresso di 7 nuovi negozi. Tra questi anche un punto vendita di Bolzano, una sorpresa positiva che testimonia l’interesse crescente anche da territori come l’Alto Adige, dove non ci aspettavamo adesioni.
I traguardi raggiunti
Il primo obiettivo centrato è stato sicuramente l’allargamento della rete: sempre più negozi ci conoscono, capiscono la nostra visione e il valore che vogliamo creare. In un solo anno, per molti di noi questa rete è diventata quasi un secondo lavoro, molto impegnativo, totalmente volontario, ma estremamente importante. A tratti ha assunto un ruolo simile a quello di un “sindacato”: se un negozio ha un problema con un’azienda – per esempio con l’apertura di un outlet – quel problema viene affrontato insieme, come rete. Abbiamo anche cominciato a ottenere i primi risultati nel confronto con le aziende: se inizialmente ci veniva detto “no”, ora ci vengono proposti incontri, tavoli di lavoro. Anche piccoli passi in avanti rappresentano per noi un successo, perché ci consentono di aprire un dialogo e iniziare a costruire relazioni più equilibrate.
Magazzino SOS
Uno dei benefici più concreti è il sistema SOS magazzino, ovvero la possibilità di scambiarsi articoli tra negozi. È molto utile, ad esempio, quando serve una sola scarpa: invece di riordinarne tre per raggiungere i minimi imposti dai fornitori (aumentando così il magazzino), possiamo chiederla a un collega. Questo ci permette di non perdere la vendita e di non appesantire lo stock.
Formazione condivisa
Stiamo avviando un progetto di formazione tecnica dedicata ai colleghi della rete. Saranno corsi utili per approfondire la conoscenza dei prodotti, dei dispositivi venduti e delle tecnologie. Anche per i brand questa è un’opportunità: possono raggiungere 54 negozi in una volta sola con la formazione, invece di farla singolarmente.
_COS’È NEGOZI SPORTIVI INDIPENDENTI?
La rete di negozi nasce con la finalità di creare rapporti e relazioni tra gli attori della distribuzione al fine di tutelare il settore, identificare problematiche comuni che escono dalle mura della propria realtà per essere condivise e per trovarne insieme le soluzioni. Matteo Massardi di Gialdini è il presidente della rete, a occupare il ruolo di vice presidente è Giovanni Viganò di Sherpa e Valentina Seghezzi di Blocco Mentale è l’addetta alla segreteria. Outdoor Magazine e Running Magazine sono media partner del progetto divulgando i contenuti del Gruppo sui propri canali.
Se vuoi contattare il gruppo Negozi Sportivi Indipendenti scrivi a: negozisportiviindipendenti@gmail.com
Il team di Regg3 al CanopyCambridge Institute for Sustainability Leadership
Giovanni Moratti ci racconta come la start-up innovativa Regg3 aiuta le aziende a trasformare la sostenibilità da slogan a un vero e proprio risultato tangibile e misurabile
di Sara Fumagallo
Negli ultimi anni, la sostenibilità è diventata un “must-have” nel mondo aziendale, spesso evocato tra progetti green, campagne di riforestazione e certificazioni ambientali. Ma quante di queste iniziative si traducono in un impatto reale e duraturo? È il tema al centro della riflessione di Giovanni Moratti, fondatore di Regg3, che in questa intervista ci guida oltre la superficie degli output – quei risultati immediati e facilmente misurabili come il numero di alberi piantati o di capi eco-friendly prodotti – per esplorare il concetto di impatto vero: la trasformazione concreta che un’azione genera sull’ambiente, sulle persone e sulle abitudini di consumo. Con Regg3, Moratti propone un modello rigenerativo che punta a rendere la sostenibilità un driver strategico e misurabile, capace di portare benefici tangibili non solo alle aziende, ma anche ai territori in cui operano.
Parlaci di Regg3: quando nasce e su quali valori si basa?
rigenerazione, rendendo possibile individuare e valorizzare le opportunità di profitto legate alla rinascita di società e ambiente.
Regg3 promuove un’economia rigenerativa. Cosa significa in concreto e perché la ritieni fondamentale per il futuro?
Regg3 nasce ufficialmente nel 2023, ma in realtà è figlia di un lungo percorso che parte dalle esperienze personali mie e di Jenny Salazar Zapata (founder e coo). Siamo nati dalla crescente necessità di comprendere e affrontare le sfide socio-ambientali, convinti che questa esigenza possa e debba trasformarsi in una domanda di mercato, capace di valorizzare attività e tecnologie innovative che offrono soluzioni concrete. In definitiva, vogliamo aiutare chi fa business a cogliere l’opportunità di creare valore attraverso l’impatto, utilizzando dati, innovazione e rigore scientifico. Crediamo che proprio lì risieda la più grande opportunità di mercato dei prossimi decenni. La nostra visione è che, grazie ai dati, temi cruciali come l’accesso alla sanità, la crisi della biodiversità o quella climatica possano essere affrontati come opportunità di mercato: quantificando la domanda di impatto socio-ambientale nei diversi contesti e valorizzando il contributo positivo di chi, in quei contesti, genera valore. Crediamo che, ovunque ci sia un’opportunità, possa nascere un mercato. E sogniamo lucidamente che il valore di riferimento di questo nuovo mercato sia proprio l’impatto ambientale e sociale.
Qual è il significato dietro al nome?
Il nome Regg3 racchiude i principi fondanti della nostra visione. “REG” richiama il concetto di rigenerazione, inteso come approccio sistemico orientato non solo alla mitigazione degli impatti negativi, ma alla riattivazione proattiva del capitale naturale, sociale ed economico. Ci ispiriamo all’economia rigenerativa, con l’obiettivo di generare valore netto positivo per ambiente, persone e imprese. Il numero “3” rimanda all’evoluzione del Web 3.0: un’infrastruttura digitale fondata su tecnologie decentralizzate, dati distribuiti e interazioni intelligenti. Questo paradigma guida il nostro sviluppo di soluzioni integrate, dove persone, dati e tecnologie si connettono per abilitare innovazione ad alto impatto e lunga durata. La “G” extra, invece, è più giocosa: mentre discutevamo del nome, in sottofondo suonava Peter Tosh.
Se dovessi sintetizzare in una frase la missione di Regg3, quale sarebbe? Regg3 vuole essere lo strumento per passare dalla crescita alla
L’economia rigenerativa propone un approccio che va oltre la logica della semplice riduzione del danno tipica della sostenibilità: mira a generare valore netto positivo per l’ambiente e la società. È figlia della rivoluzione della Ecological Economics, che ha iniziato a considerare l’economia come parte integrante degli equilibri dei sistemi sociali e naturali entro cui opera. È un approccio sistemico che non si limita a minimizzare danni ambientali o sociali, ma ambisce a ripristinare e rinnovare attivamente risorse naturali, ecosistemi e strutture sociali. Alla visione centrata sulla crescita economica a scapito di ambiente e società, contrappone una prospettiva in cui la rigenerazione ambientale e sociale è il motore di uno sviluppo economico giusto e sicuro – capace di affrontare le complesse sfide di oggi, come il cambiamento climatico, l’esclusione e la disgregazione sociale.
In che modo il modello Regg3 si differenzia da altri approcci e come si può integrare nella strategia ESG di un'azienda e nel suo Bilancio di Sostenibilità?
Una parola: impatto. Il modello Regg3 cattura e misura l’impatto sui territori attraverso 12 variabili socio-ambientali, integrando i dati delle aziende con quelli provenienti da database istituzionali. Questo ci consente di intercettare bisogni e punti di forza dei diversi contesti. I modelli ESG tradizionali si concentrano sugli output, ignorando le reali necessità dei territori e l’impatto effettivo delle attività su di essi. Regg3, invece, parte dalle esigenze del territorio e valuta gli effetti delle azioni di imprese, istituzioni finanziarie o pubbliche amministrazioni su tali bisogni.
Qual è il profilo ideale dei clienti e partner? E come li aiutate a creare una reale opportunità di business?
I nostri partner ideali sono tecnici, scientifici e commerciali. Da un lato, le fondamenta scientifiche del nostro modello di valutazione socioambientale richiedono un monitoraggio costante, una continua possibilità di falsificazione e un rafforzamento metodologico, che solo i partner accademici possono garantire. È così che evitiamo il rischio di difendere acriticamente l’oggettività dei nostri indicatori e continuiamo a migliorarli. Dall’altro lato, collaboriamo con partner tecnici per ottenere una misurazione sempre più granulare e ampia sia delle condizioni di contesto, sia degli effetti generati dalle organizzazioni con cui lavoriamo.
Quali sono gli obiettivi a breve e medio termine per Regg3?
Nel breve termine, vogliamo testare, rafforzare e ampliare il nostro modello e la rete di partner. Nel medio periodo, puntiamo a crescere sul piano commerciale, diventando uno strumento d’uso comune. Nel lungo periodo, infine, creare un vero mercato dell’impatto. E cambiare il mondo.
Il Worn to Be Alive Tour porta l’upcycling nei negozi, dove Ortovox guida i partecipanti a creare marsupi personalizzati con materiali di scarto, promuovendo la responsabilità ambientale e la community
di Pietro Assereto
Ortovox lancia il suo Worn to Be Alive Tour, un’iniziativa originale che unisce sostenibilità, creatività e spirito outdoor. Il cuore del progetto? Un workshop itinerante all’interno dei negozi specializzati di Germania, Austria, Svizzera e Italia, dove i partecipanti possono realizzare un marsupio personalizzato partendo da materiali di scarto di alta qualità.
In un’ora circa, i partecipanti progettano il proprio accessorio utilizzando modelli e tessuti messi a disposizione dal brand bavarese. La produzione finale viene affidata a partner esterni, e i prodotti finiti potranno essere ritirati entro tre-quattro settimane. Il costo simbolico di 15 euro per l’iscrizione diventa così un investimento in creatività, responsabilità ambientale e appartenenza a una community consapevole.
Un esempio concreto di come il design sostenibile possa diventare accessibile e coinvolgente, dando nuova vita a ciò che altrimenti verrebbe scartato - e rafforzando al tempo stesso il legame tra rivenditori, marchio e consumatori. Un’iniziativa che parla al cuore dell’outdoor: rispetto per la natura, creatività e voglia di condivisione.
“Con il Worn to Be Alive Tour diamo vita all’upcycling dei materiali di scarto.
Le tappe del tour sono pensate per essere divertenti, offrire un’esperienza creativa e rafforzare la fedeltà al marchio”
Benjamin Alt, responsabile della brand experience
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Una nuova identità visiva e un generale impulso alla strategia di riposizionamento, sono queste le azioni intraprese da AKU Italia nella sua operazione di rebranding di Sara Canali
Abbracciare l’outdoor in ogni suo aspetto. Parte da questo claim la nuova avventura di AKU che, attraverso una rinnovata identità visiva, esprime la sua volontà di evolvere e crescere affermandosi come marchio per tutti coloro che vogliono vivere le avventure all’aria aperta in modo libero ma consapevole, dinamico ma responsabile. Questa nuova identità si rispecchia in un progetto di rebranding che è stato presentato ufficialmente a Bormio dal 28 al 30 aprile, in occasione dell’International Sales Meeting spring summer 2026, nello splendido scenario delle Alpi Retiche davanti a circa 70 persone. Tre giorni fra lavoro ed esperienze di contatto con l’ambiente e la cultura dell’autentica montagna valtellinese che hanno visto la partecipazione di tutta l’organizzazione commerciale dell’azienda per un totale di 20 nazioni rappresentate fra Europa, Asia e Oceania, grazie alla presenza di un nuovo distributore arrivato dalla Nuova Zelanda. L’appuntamento ha anticipato il lancio della collezione spring summer 2026, che in Italia verrà presentata ufficialmente in occasione della prossima fiera Outdoor & Running Business Days di Riva del Garda.
LA STORIA DEL BRAND
AKU nasce nel secondo dopoguerra a Montebelluna, con la fondazione da parte di Galliano Bordin del marchio Dinsport. Il nome AKU compare nel 1991 e la scelta si ispira a uno spirito benevolo della leggenda dell’Isola di Pasqua, gli aku-aku, ovvero gli spiriti degli antenati che ci guidano da lontano. Nel 1999, il brand apre a Cluj Napoca in Romania il nuovo stabilimento: un impianto che occupa 250 addetti su sei diverse linee di manovia; nel 2010 invece inizia il percorso di AKU nella ricerca di soluzioni progettuali a ridotto impatto ambientale che le varranno nel 2017 la EPD (Environmental Product Declaration) e nel 2021
la certificazione Carbon Footprint Product Systematic Approach per il calcolo science based delle emissioni di CO2 per ogni modello in collezione, seguita – nel 2024 – dalla certificazione del livello di emissioni dell'intera organizzazione produttiva (Carbon Footprint Organization). Nonostante l’incerta situazione di mercato, AKU ha chiuso il 2024 con un fatturato di 22,5 milioni, segnando un risultato positivo anche rispetto agli ottimi livelli di crescita già registrati nel 2023. In un contesto di generale attesa e di preoccupazione, il brand di Montebelluna conferma dunque la propria fiducia nelle prospettive di mercato, investendo tanto nel tradizionale mercato outdoor quanto nel nuovo orizzonte di sviluppo rappresentato dal mercato professionale, con nuove proposte nel segmento workwear. In questo contesto, è sorta la volontà di rinnovare la propria immagine con un restyling della forma grafica del tradizionale logo e un generale impulso alla strategia di riposizionamento.
Minimale. Monocromatico. Contemporaneo. Autentico. Il nuovo logo AKU esprime una nuova identità visiva per comunicare il percorso evolutivo del marchio, ma senza stravolgere il profilo di un brand che nel tempo ha saputo consolidare un rapporto di fiducia con il mercato puntando proprio sull’autenticità, tanto nell’essenza del prodotto quanto nei contenuti della comunicazione. Per chiudere il cerchio dell’identità visiva, è stato progettato anche un nuovo simbolo che da solo esprima la parola AKU e i suoi significati più profondi. La sua forma racchiude l’incontro tra l’uomo e la natura: una “A” stilizzata in cui la figura umana avanza verso la montagna che la accoglie. Un abbraccio capace di esprimere l’essenza di AKU e il suo legame profondo con l’outdoor.
_PAOLO
BORDIN, AMMINISTRATORE DELEGATO AKU
In che fase della storia di AKU si inserisce questa operazione e quali sono le motivazioni alla base di questa iniziativa?
Nel 2024, il lancio del primo catalogo dedicato alle calzature per il mercato professionale, ha aperto per AKU un nuovo capitolo nel percorso evolutivo. Siamo quindi in una fase evolutiva dell’offerta di prodotto. Un’offerta che stiamo ampliando e approfondendo tanto nel tradizionale settore outdoor, quanto nel “nuovo” mercato professionale, dove registriamo un crescente interesse da parte dei player specializzati nei prodotti di alta gamma, sia in Italia che all’estero. La scelta di operare un rebranding è in parte legata a queste specifiche circostanze e in parte rappresenta un fatto fisiologico per ogni azienda. Sono operazioni periodiche che hanno l’obiettivo di dare uno speciale impulso al marchio, generando motivazione e rinnovata attenzione da parte del mercato. Questo restyling grafico significa anche un nuovo posizionamento e la volontà di raggiungere nuovi clienti?
La risposta è si, ad entrambe le domande. Da tempo abbiamo iniziato un percorso di riposizionamento, investendo sullo sviluppo di
_VITTORIO FORATO, MARKETING MANAGER AKU
prodotto, con nuove proposte nel segmento più tecnico della collezione outdoor, cioè l’alpinismo, a cui si affiancano nuovi modelli dal design accattivante, unite a tecnologie premium nell’escursionismo sportivo. I risultati si stanno già apprezzando, ma siamo sicuri che più di qualche nuovo negoziante ci stia osservando con un certo interesse. In che modo una nuova immagine si concilia con la tradizione che da sempre contraddistingue AKU?
L’approccio creativo sul quale abbiamo lavorato era finalizzato a semplificare le linee per comunicare uno stile essenziale e autentico, coerente con la nostra personalità. In questo senso crediamo di aver tenuto fede al nostro tradizionale approccio nella comunicazione, pur volendo trasmettere l’idea di un brand attuale e in fase evolutiva. AKU si è sempre contraddistinto per il suo impegno e il suo approccio responsabile. Quanto conterà questo aspetto nel nuovo percorso intrapreso dal brand?
Nel brand book, creato proprio per raccogliere i concetti chiave sui quali si fonda l’identità del marchio, abbiamo voluto mettere nero su bianco la lista dei valori che formano il nostro “codice genetico”. Quando si è trattato di stabilire un ordine di priorità nell’elenco non abbiamo avuto dubbi: l’impegno responsabile è stato messo in cima alla lista.
Qual è stato il processo creativo che ha dato vita al nuovo logo? Da che elementi grafici e concettuali siete partiti?
Serviva rivedere non solo il font del logo, ma anche rivalutarne l’intera struttura. Le due tradizionali parentesi, figlie di una rielaborazione del logo originario, seppur caratterizzanti, erano spesso causa di problemi in fase di declinazione sia sul prodotto sia nei diversi contesti della comunicazione. Si è quindi ipotizzata da subito la loro eliminazione per alleggerire e rendere più gestibile il logo, a partire dal prodotto, semplificandone la declinazione e migliorandone l’efficacia comunicativa nelle operazioni di immagine, intese come la produzione di foto e video. La semplicità delle linee ha voluto essere poi un richiamo all’autenticità, per rimarcare la coerenza con l’identità del brand AKU. Lavorare sulla semplicità, a volte, può essere una sfida difficile da affrontare… Vi siete affidati a un'agenzia esterna? Se sì, come l'avete scelta?
Sì, abbiamo lavorato con un’agenzia specializzata ed è stato logico affidarsi a PM2, la struttura di Udine con la quale collaboriamo da circa 20 anni, praticamente una componente organica dell’azienda. Quanto ha contato il coinvolgimento del team interno e dei clienti in questo processo?
Il team interno in questi casi è di importanza fondamentale. Non ha alcun senso pensare di intraprendere un percorso di questo tipo senza un coinvolgimento totale e funzionale dell’intera struttura interna dell’azienda, sulla quale il progetto impatta a tutti i livelli. I clienti sono i destinatari dell’iniziativa e in questo senso non vengono chiamati in causa durante la fase di progettazione. Sarà importante però da ora in avanti il loro giudizio, che potrà confermare o meno la bontà dell’operazione.
Ci racconti il significato del claim: “Embrace The Outdoors”?
Il “claim” Embrace The Outdoors (abbracciare l’outdoor) è quello che nel marketing, più propriamente, definiamo “pay off”, cioè un’affermazione in estrema sintesi dell’insieme dei contenuti del brand. Può essere una “call to action” cioè un invito all’azione, oppure una mera descrizione della tipologia di prodotto offerta dal brand. Alla fine, noi abbiamo optato per un messaggio di ispirazione, cioè un concetto che dichiari, in due battute, il legame ampio e profondo fra il brand e l’outdoor. Abbracciare l’outdoor significa infatti per AKU andargli incon-
tro con entusiasmo, accogliendolo in tutte le sue sfumature: dalla fatica delle vette più alte, fino alla calma di una camminata nel bosco o al lavoro di ogni giorno a contatto con la natura. Un invito a riscoprire una connessione autentica con l’ambiente, fondata su rispetto e consapevolezza. Un richiamo a riconnettersi con ciò che conta davvero: la natura, noi stessi e il senso di appartenenza a qualcosa di più grande. Cos'è la Footwear Dealer Academy? Quali sono i suoi obiettivi?
La Footwear Dealer Academy è un programma di formazione dedicato ai negozianti specializzati outdoor. Un’attività che promuoviamo da sempre, invitando i clienti a visitare la nostra unità produttiva di Montebelluna per assistere in presa diretta al ciclo di produzione delle nostre calzature top di gamma e ricevere un training di formazione da parte del nostro personale tecnico, anche con la possibilità di testare i prodotti sul campo in specifiche esperienze outdoor. In occasione del rebranding abbiamo inteso dare un nuovo impulso a questo programma, creando nuovi strumenti e inaugurando una piattaforma digitale dove sarà possibile per il negoziante gestire un training online in completa autonomia.
L’obiettivo su tutti rimane il fatto di garantire, attraverso la formazione tecnica, la trasmissione all’utilizzatore finale del valore reale del nostro prodotto, vero e proprio patrimonio della nostra azienda. Come il rebranding impatterà sul design dei prodotti?
L’impatto è decisamente positivo. Il nuovo logo mostra una maggiore efficacia comunicativa su tutta la modellistica, in particolare sui nuovi modelli delle linee alpinismo e fast hiking che presentiamo per la stagione SS 26. Sorprendente l’effetto poi sui modelli tradizionali e della linea Professional, dove la semplicità del nuovo logo non compromette lo stile sobrio che da sempre caratterizza la nostra classica produzione per il trekking, il backpacking e da ora anche per le calzature di sicurezza per il lavoro in montagna.
Dopo il meeting di Bormio, quali saranno le prossime tappe della presentazione del progetto?
Stiamo pianificando una lunga serie di iniziative B2B in Italia e all’estero, attivando tutta la nostra organizzazione commerciale per il lancio della campagna vendite primavera/estate 2026 attraverso fiere regionali in Germania, Olanda, Norvegia e UK. In Italia, naturalmente, il primo importante appuntamento è la fiera Outdoor & Running Business Days di Riva del Garda, dove però, oltre ai negozianti italiani, ci aspettiamo da quest’anno anche un numero significativo di clienti stranieri, visto lo stand by di Outdoor by ISPO. A Bormio abbiamo alzato il sipario, adesso è il momento di andare in scena!
Rock Experience evolve per raccontarsi in modo più autentico, presentando una nuova identità visiva e strategica che rafforza il legame tra performance tecnica e cultura outdoor
di Sara Canali
Un nuovo logo, ridisegnato per essere più leggibile, distintivo e moderno. È partito da qui il processo di rebranding di Rock Experience che ridefinisce il proprio marchio come preludio di un’evoluzione che non è solo estetica, ma profondamente valoriale. E che arriva da uno studio di mercato. Secondo il report 2024 di European Outdoor Group, infatti, nel 2024 il mercato europeo ha superato i 6,7 miliardi di euro, registrando una crescita del 7,2% rispetto all’anno precedente e attestando l’outdoor non più solo come sport, ma come stile di vita. I settori in maggiore espansione sono risultati hiking (+9,1%), climbing (+8,4%) e trail running (+6,7%). In questo scenario dinamico, Rock Experience si posiziona come un brand tecnico ma accessibile, rivolto a chi cerca prodotti performanti, testati sul campo, e anche espressivi, adatti al tempo libero ma all’identità individuale.
Non solo identità visiva, ma anche un nuovo payoff che fa da filo conduttore alla collezione SS 26, ovvero “Fit Your Beat”: un invito a seguire il proprio ritmo, a scegliere ciò che si adatta al proprio modo di vivere l’outdoor. “Fit” non è solo vestibilità tecnica, ma adesione autentica al proprio stile di vita. “Beat” è il battito del cuore, il passo personale, l’energia che muove le persone nella natura.
“Non volevamo solo aggiornare il logo, ma ridefinire il significato di Rock Experience per chi lo indossa. Essere più riconoscibili, più coerenti, più forti. Il rebranding è una tappa cruciale nel nostro percorso di consolidamento” Michele Frigerio, ceo 7to7, proprietario Rock Experience
L’EVOLUZIONE DEL LOGO
Nel nuovo logo di Rock Experience si abbandonano le geometrie spigolose e le linee complesse in favore di un segno più fluido, riconoscibile anche da lontano e nei contesti digitali. La nuova immagine è basata su tre pilasti: 1. sintesi visiva: un simbolo versatile e memorabile, adatto a ogni supporto; 2. identità cromatica: una palette dominata dal rosso attivo, con accenti scuri che richiamano la roccia; 3. tipografia dinamica: font che trasmettono movimento, leggerezza e solidità.
“Il restyling del logo è stato un passaggio naturale e necessario: volevamo che l’identità visiva fosse all’altezza dell’evoluzione che il brand sta vivendo. Oggi Rock Experience è più consapevole, più ambizioso, più internazionale e il nostro nuovo logo lo racconta con modernità, energia e coerenza”
Maddalena
Bosisio, marketing manager Rock Experience
LA COLLEZIONE
“Con ‘Fit Your Beat’ vogliamo parlare a chi vive l’outdoor in modo personale, libero, non omologato. Ogni prodotto della collezione SS 26 è pensato per adattarsi non solo al corpo, ma anche all’identità di chi lo indossa: tecnica, passione e personalità devono coesistere” Maddalena Bosisio
È costruita su layering intelligenti, capi leggeri e funzionali, colori attivi ma eleganti, e dettagli tecnici pensati per accompagnare ogni movimento con comfort e stile. Rock Experience lavora a stretto contatto con atleti, ambassador e tecnici per sviluppare prodotti che rispondano alle reali esigenze della community outdoor: tessuti traspiranti e antivento, costruzioni ergonomiche, trattamenti eco-compatibili, cuciture termosaldate, materiali riciclati e leggeri, senza mai rinunciare alla robustezza. Questa filosofia prende forma in modo autentico grazie alla collaborazione con i Ragni di Lecco, alpinisti di fama internazionale che rappresentano non solo un’eccellenza sportiva, ma anche un legame identitario con il territorio. Lecco, culla dell’alpinismo italiano e sede del brand, è il cuore simbolico e operativo di questa alleanza. I Ragni testano i capi in parete, forniscono feedback tecnici fondamentali e partecipano attivamente allo sviluppo dei prodotti, contribuendo a renderli sempre più funzionali, credibili e performanti. Una sinergia autentica, che porta il valore dell’esperienza reale dentro ogni cucitura, e che rafforza il posizionamento del brand come punto di riferimento per chi vive la montagna con passione e serietà.
STRATEGIA DI COMUNICAZIONE
La nuova strategia di comunicazione punta a creare connessioni autentiche, valorizzando la voce degli ambassador e degli atleti, sostenendo eventi outdoor selezionati e realtà locali che rappresentano l’eccellenza nella pratica e nella promozione delle discipline verticali. La produzione di contenuti originali, dai video emozionali ai tutorial tecnici, sarà uno dei cardini per raccontare il prodotto attraverso l’esperienza delle persone, trasformando ogni capo in una storia di movimento, passione e autenticità.
Il know-how tecnico, la capacità di leggere il mercato e interpretare le sue domande e opportunità sono insiti nel dna dell’azienda valtellinese. È da questi assunti che, con coraggio e ottimismo, propone il nuovo brand urban outdoor
di Karen Pozzi
UN NUOVO MERCATO
Il gorpcore rappresenta un trend in forte crescita: coniuga lo spirito pratico e tecnico dell’abbigliamento da montagna con l’estetica e la versatilità dello streetwear. Sempre più persone desiderano portare nel loro guardaroba di tutti i giorni la funzionalità dei capi outdoor, valorizzando al contempo il look e il comfort.
LA RISPOSTA DI CRAZY
In questo contesto s’inserisce Avista, “il primo brand italiano di urban outdoor”. Ideato da Valeria Colturi, creative designer di Crazy, con l’obiettivo di fondere sartorialità italiana, linee essenziali e ispirazione outdoor in una collezione unica nel suo genere. In un panorama dominato da marchi americani, AVISTA si distingue introducendo dettagli sartoriali unici: asole, impunture, zip, pince, soffietti e pieghe, per una vestibilità che coniuga eleganza e funzionalità. Lo stile è pulito ma ricercato, rilassato ma curato. Il logo del brand richiama questa fusione: un chiodo da arrampicata reinterpretato come asola sartoriale, presente anche fisicamente sui capi come firma distintiva.
UN NOME CHE È UN MANIFESTO
Il nome si ispira all’espressione usata nel mondo dell’arrampicata “a vista”, per indicare una via chiusa al primo tentativo, senza averla prima provata. Un concetto che diventa stile di vita: affrontare la quotidianità con audacia, spontaneità e attenzione ai dettagli. Vivere ogni giornata come una scalata “a vista”, senza copioni né prove, ma con consapevolezza e autenticità.
UNA COLLEZIONE ESSENZIALE, ISPIRATA ALLA NATURA
La prima collezione AVISTA presenta capi dal taglio essenziale, con una palette cromatica ispirata alla natura, grazie a tinture ottenute da elementi naturali come piante, bacche e minerali. Prendono in prestito dall’abbigliamento outdoor caratteristiche fondamentali come la resistenza, la tecnicità dei tessuti e la libertà di movimento, mantenendo però un’anima raffinata e urbana. Il pezzo simbolo è la Mountain Climbers’ Shirt, proposta in versione maschile e femminile: una reinterpretazione moderna della camicia da alpinista resa celebre negli Anni ’80. Combinando stile e praticità, presenta tessuti elastici, vestibilità ergonomica, rinforzi nei punti strategici, fianchetti elastici e un’iconica tasca zippata sul petto che richiama il chiodo del logo. Questo dettaglio è il fil rouge che unisce l’intera collezione. La camicia è disponibile in sei varianti colore, oltre a versioni a maniche corte e overshirt. Un colletto alzabile completa il design, offrendo protezione in condizioni meteo avverse.
DISTRIBUZIONE E CONTATTI
I capi AVISTA sono distribuiti da B-Factory S.r.l. in via Nuova Valassina 25, 20851 Lissone - MB, e acquistabili nei migliori negozi selezionati e sul sito.
Com’è nata l’idea di Avista e in quanto tempo è diventata realtà?
Il trend di abbigliamento a ispirazione outdoor per tutti i giorni è in crescita perché le persone s'identificano sempre di più nello sport che praticano. Di base è un settore dominato da brand stranieri dove manca la traduzione italiana che ha sempre fatto la differenza. Abbiamo quindi voluto dire la nostra in un settore che conosciamo, con lo stile che ci contraddistingue. Nasce così Avista, il primo brand italiano di urban outdoor capace di unire l’artigianalità sartoriale alla funzionalità dell’apparel tecnico. È un’idea che avevo da tempo, prima di riuscire a mettere però a terra qualcosa di concreto era necessario studiare e approfondire questo “nuovo mondo” e dedicarci il giusto tempo.
Nell’anno del Covid siete stati tra i pochi a presentare nuove collezioni per le stagioni successive. E anche questa volta, in un momento in cui il mercato si riprende piano piano ma sempre con le sue difficoltà, mostrate coraggio e ottimismo con la presentazione di un nuovo marchio. Cosa vi spinge a farlo?
La nostra motivazione nasce dalla convinzione che l’innovazione non possa aspettare tempi “migliori”. Anche nei momenti più complessi, sentiamo la responsabilità – e l’opportunità – di guardare avanti, osare e proporre nuove visioni. Avista è la nostra risposta a un bisogno emergente: capi tecnici che si inseriscano anche nella vita urbana quotidiana. Crediamo che la creatività e la capacità di adattamento siano fondamentali per affrontare le sfide del mercato.
Quale vi immaginate sarà il posizionamento di Avista? Come conviverà con Crazy?
Avista e Crazy sono di fatto due brand separati. Crazy rimane focalizzato sull’abbigliamento tecnico da montagna ad alte prestazioni, mentre Avista si posiziona nel segmento urban outdoor, con uno stile che fonde funzionalità e moda; nasce per ridefinire l’abbigliamento sportivo integrando elementi artigianali e sartoriali italiani che migliorano la vestibilità e la durabilità di prodotti adatti alla vita urban e outdoor. Pur condividendo valori e know-how, i due brand parlano a pubblici diversi: Crazy a chi vive la montagna in modo sportivo, Avista a chi cerca capi versatili, tecnici ma dal design urbano.
Sfrutterete la stessa rete di distribuzione di Crazy? O vi immaginate una tipologia di retail differenti?
Avista è da oggi presente in 30 negozi in Europa, il segmento lifestyle è molto importante per diversi punti vendita, sia tecnici che dedicati al tempo libero, quindi siamo partiti dalla rete distributiva di Crazy. Avista è un brand che può essere trasversale dalla montagna alla città, vediamo quindi dove ci porta il futuro.
Quali saranno le attività previste per il lancio e la diffusione del marchio?
Il lancio di Avista prevede una strategia mirata, che include la presenza nei migliori negozi specializzati, una comunicazione sui social e sulla stampa di settore.
Ternua è il marchio per gli esploratori, gli avventurieri e, al tempo stesso, per coloro che nei propri capi outdoor cercano un brand trasparente e rispettoso del Pianeta di Benedetta Bruni
Per sua stessa indole, il concetto di outdoor si rifà necessariamente a quello di ambiente. Non sempre, però, è facile restituirgli il valore che merita. Per questo è bene mettere in risalto chi invece riesce a farlo con tanta naturalezza. Come Ternua, marchio di abbigliamento da montagna originario dei Paesi Baschi, in Spagna, che nasce ispirandosi ai balenieri baschi che 500 anni fa giunsero a Terranova (“Ternua”, appunto, nella lingua della regione). Figure intrepide, valorose e aperte ad altre culture; è con questo spirito che il brand orienta la sua filosofia verso lo sforzo e l’ansia della scoperta, parlando di natura, avventure, solidarietà e rispetto dell’ambiente.
UN ANIMO RESPONSABILE
Certificato B Corp dal 2024, Ternua è un marchio pensato per le persone dall’animo outdoor, che ricaricano le proprie energie nella natura ma con consapevolezza ambientale, e che per questo cercano dei vestiti che siano altrettanto responsabili. Capi innovativi, ad alte prestazioni tecniche, polivalenti e dal design unico, provenienti da un brand trasparente che protegge il Pianeta e le persone che lo abitano. Dalla sua fondazione nel 1994, di anno in anno, Ternua si è impegnata affinché i suoi prodotti fossero sempre più sostenibili, per esempio riducendo progressivamente il PFC verso la sua totale eliminazione come già fatto con i PFOA/PFOS, utilizzando piume riciclate senza DWR, e lavorando per aumentare la percentuale di capi che utilizzano tessuti riciclati, certificati bluesign o cotone organico al 100%.
Sopra, Ignacio Mulero, climber
A sinistra, Edurne Pasaban, prima donna ad aver scalato tutti e 14 gli 8000 A fianco, l'alpinista Alberto Iñurrategi
Di recente ingresso nel mercato italiano, Ternua si sta creando sempre più spazio seguendo fedelmente i suoi valori per far sì che, passo dopo passo, le sue azioni restituiscano al Pianeta ciò che ogni giorno ci offre. Le sue caratteristiche distintive sono riassumibili in 10 punti:
1. Sostenibilità ambientale - Ternua, certificata B Corp dal 2024, adotta materiali riciclati e processi produttivi a basso impatto, riducendo l’uso di risorse vergini e le emissioni di CO₂.
2. Innovazione tecnica - Ricerca continua di soluzioni tessili e costruttive all’avanguardia (membrane, imbottiture, trattamenti idrorepellenti PFCfree) per garantire comfort e protezione anche nelle condizioni più estreme.
3. Qualità e durabilità - Progettazione e test rigorosi per garantire capi resistenti all’usura e in grado di durare nel tempo, riducendo la necessità di sostituzioni frequenti.
4. Responsabilità sociale - Collaborazione con fornitori certificati e rispetto dei diritti dei lavoratori in tutta la filiera, promuovendo condizioni di lavoro eque e sicure.
5. Design funzionale - Ogni capo è studiato per offrire massima libertà di movimento, leggerezza e versatilità, con dettagli (tasche, cappucci regolabili, zip anti-vento) pensati per l’outdoor.
6. Rispetto per la natura - Partecipazione a progetti di riforestazione e pulizia di sentieri, oltre a campagne di sensibilizzazione per la conservazione degli habitat montani e marini.
7. Trasparenza - Comunicazione chiara sulla provenienza dei materiali, sui certificati ambientali (bluesign, GRS, Oeko-Tex) e sulle impronte ecologiche dei prodotti.
8. Economia circolare - Iniziative di take-back e riciclo dei capi a fine vita, per trasformare i materiali usati in nuove fibre e ridurre ulteriormente i rifiuti.
9. Community engagement e brand awareness - Supporto a guide alpine, atleti e associazioni locali, favorendo il legame tra brand e comunità outdoor; grazie a queste attività e alla certificazione B Corp, il marchio Ternua inizia a diventare più riconoscibile per il consumatore italiano.
10. Attenzione ai dettagli - Cura artigianale nei piccoli particolari (cuciture rinforzate, finiture eco-friendly, packaging riciclabile) che testimoniano l’impegno verso qualità estetica e sostenibilità.
Questi valori, integrati nella cultura aziendale di Ternua, consentono al marchio di proporre capi performanti e responsabili, rispondendo alle esigenze degli sportivi e degli amanti della natura.
Beyond Weather Protection.
Our high performance plant-based membrane technology reduces reliance on fossil fuels and lowers carbon footprint by up to 50% when compared with virgin Nylon-6,6. Weather protection for the future thinking and sustainably committed.
Polartec® Power ShieldTM Pro.
Nel mondo dell’outdoor, il desiderio per l’avventura si accompagna sempre più a una crescente consapevolezza ambientale.
Da circa 27 anni, E9 incarna questa filosofia, distinguendosi non solo per l’eccellenza e lo stile dei suoi prodotti, ma anche per il forte impegno nella produzione locale e responsabile
di Pietro Assereto
La produzione dei capi E9 fonda da sempre le sue radici nel made in Italy, che significa selezionare i migliori materiali e unirli alla creatività e continua innovazione per garantire prodotti esclusivi e unici. Questo fondamento si sposa perfettamente con la scelta di produrre a “Km 0”. L'azienda realizza le proprie collezioni in realtà locali che si trovano nel raggio di pochi Km dalla sede di Ascoli Piceno. In questo modo si riducono in maniera significativa le emissioni legate al trasporto e alla logistica oltre a sostenere le piccole economie e realtà imprenditoriali e artigiane vicine all'azienda.
La scelta di materiali sostenibili è un altro dei pilastri della filosofia aziendale: cotone organico, lino, Tencel Lyocell, modal e bambù sono le fibre privilegiate, tutte provenienti da filiere certificate e rispettose dell’ambiente. Questi tessuti non solo garantiscono comfort e performance, ma rappresentano anche un passo concreto verso un concetto di abbigliamento più etico e responsabile.
Il cotone organico, certificato GOTS, è coltivato senza pesticidi, fertilizzanti chimici e altre sostanze nocive, garantisce un prodotto più naturale e meno trattato. Grazie a questo metodo coltivativo, il cotone organico tende a essere più morbido e delicato sulla pelle. La qualità del materiale permette di realizzare tessuti resistenti e duraturi, mantenendo le caratteristiche nel tempo. La coltivazione biologica di questo materiale riduce l'impatto ambientale, contribuendo alla preservazione della biodiversità. La sua produzione è legata da pratiche di lavoro più eque e sostenibili rendendo il cotone organico più sicuro per i lavoratori agricoli e per chi indossa i capi.
Il lyocell e il modal sono fibre ottenute dalla cellulosa di legno proveniente da foreste gestite responsabilmente. Sono estremamente morbide e setose al tatto, altamente traspiranti. Hanno una
capacità superiore di assorbire l'umidità rispetto ad altre fibre naturali oltre a essere resistente sia all'usura che ai lavaggi frequenti, mantenendo forma e colore nel tempo.
Il lino è una delle fibre naturali per eccellenza, biodegradabile, che richiede meno risorse rispetto ad altre fibre tessile e un impatto ambientale ridotto. Il tessuto è molto leggero e permette un'eccellente traspirabilità mantenendo la pelle fresca e asciutta anche in condizioni molto calde. É uno dei tessuti più resistenti e garantisce capi durevoli nel tempo. Ha inoltre proprietà antibatteriche e antistatiche che lo rendono un materiale adatto anche a persone con pelli più sensibili.
Infine, i tessuti che derivano dal bambù, una pianta che cresce rapidamente senza bisogno di pesticidi o fertilizzanti chimici, hanno proprietà termoregolatrici, si contraddistinguono per la loro morbidezza unita a eccellenti proprietà ipoallergeniche e anti-UV.
Impegnata sin dell'inizio nella tutela dell'ambiente, E9 aderisce attivamente a EOCA (European Outdoor Conservation Association), un’associazione che promuove progetti di conservazione e tutela delle aree naturali più preziose del nostro continente. Dal 2019, il brand ha inoltre adottato pratiche volte a ridurre l’utilizzo di plastica monouso, aderendo al progetto “Single Use Plastic Project” dell’European Outdoor Group - e ha eliminato la quasi totalità delle buste in plastica dai propri processi, contribuendo così a limitare l’inquinamento e a sensibilizzare clienti e partner.
EB presenta la nuova JARVIS Velcro, una scarpetta facile da indossare, comoda e innovativa
A Grenoble, nella sede centrale di EB, il reparto ricerca e sviluppo lavora a pieno regime. Il catalogo 2025 presenta diverse novità, una su tutte: il nuovo modello di punta Jarvis nella sua variante velcro.
La Jarvis è una scarpetta innovativa, sia nel catalogo EB che nel mercato in generale. Mezza suola DS Max, gomma morbida di Shore A 70, affiancata a un’intersuola dal flex medio che sostiene la pianta e trasferisce i carichi dal tallone alla punta, mantenendone la forma nel tempo e garantendo un’ottima spalmabilità senza compromettere il sostegno sui piccoli appoggi.
A questa caratteristica si affiancano una pianta comoda e un volume del tallone ridotto, che rendono la Jarvis una scarpetta facile da indossare, con cui si può scendere notevolmente di numero senza comprometterne la comodità, come vuole il pedigree EB.
Grazie ai materiali attentamente scelti e alla cura posta nella progettazione della parte superiore della scarpetta, la Jarvis garantisce un comfort in linea con tutta la gamma, risultando immediatamente performante fin dal primo utilizzo. Inoltre, mantiene le caratteristiche fondamentali della tomaia interna in filo d’argento antibatterico e della costruzione totalmente priva di materiali di
_JARVIS VELCRO
derivazione animale, che ne allungano ulteriormente la vita.
Ultra versatile, eccelle in tutte le discipline. La sua suola con super grip offre una presa eccezionale sulle superfici lisce, mentre la sua struttura robusta garantisce una durata ottimale. È efficace sia indoor che outdoor.
_LA STORIA DEL BRAND
Nel 1930, l’alpinista Pierre Allain si rende conto che, per essere più efficiente nel bouldering, si trova meglio a utilizzare le scarpe da ginnastica piuttosto che le grandi scarpe da arrampicata utilizzate per l’alpinismo. Ma ovviamente le sneakers avevano bisogno di essere rafforzate con pezzi di gomma e ripensate nella loro forma, per questo nel 1947 si affida a un calzolaio per progettare una scarpa specifica per l'arrampicata: la PA. Quando nel
1950 Edmond Bourdonneau, calzolaio esperto, compra il business di Allain, continua a produrre le scarpette ponendovi però le iniziali EB su un pezzo rotondo di pelle accanto al malleolo. Da questo momento in poi l’evoluzione del marchio è inarrestabile in termini di tecnologie e knowhow, e di utilizzo di materiali innovativi come le microfibre Premium e High Tech per la costruzione delle tomaie per un comfort superiore.
Materiali organici, design ricercato e spirito outdoor: la collezione di E9 celebra l’avventura con capi per chi ama arrampicare ed esplorare con consapevolezza
In leggero 100% cotone organico, perfetto equilibrio tra comfort e stile. Pensata per gli appassionati di outdoor e climbing, questo capo unisce funzionalità e design innovativo. La linea è studiata per affrontare ogni avventura, offrendo libertà di movimento e naturalezza grazie al tessuto sostenibile. La stampa sul front rilegge in chiave nuova uno dei simboli più amati e presenti nei prodotti E9, la moka. Ideale per escursioni, arrampicate o semplicemente per vivere la natura con consapevolezza e stile. 100% Made in Italy. Fit regolare. Colore in foto: GRAPE
Realizzato in cotone organico stretch, offre comfort, resistenza e una vestibilità slim che si adatta ad ogni movimento. Ormai diventato uno dei modelli più apprezzati, si distingue per la forma delle tasche anteriori e quella posteriore, in questo caso in due diversi colori a contrasto rispetto alla base. Non mancano i pratici portaspazzolini su entrambi i lati e il ricamo sul retro, segno distintivo di E9. Realizzati in Italia, uniscono qualità artigianale e sostenibilità. Colore in foto: APATITE
Realizzata in jersey bielastico di cotone organico, questa t-shirt combina comfort e sostenibilità, pensata per accompagnarti durante le tue giornate di climbing e attività all'aperto. Il fit slim valorizza la silhouette, offrendo una vestibilità aderente. Il punto forte del capo è il design della stampa, che abbraccia tutto il fianco destro, delicato e in linea con il pensiero del brand, che si ispira e rende omaggio alla natura.
Made in Italy. Colore in foto: QUARTZ
PANTALONE DONNA OLIVIA
Comodi pantaloni donna realizzati in bambù e cotone organico, offrono comfort, sostenibilità e stile in ogni escursione. Il tessuto si presenta morbido, piacevole sulla pelle oltre ad avere proprietà antibatteriche e mantenere stabile la temperatura corporea. La vita elastica garantisce une vestibilità perfetta e libertà di movimento. Il fit relaxed rende questi pantaloni perfetti per l'outdoor, dal climbing alle passeggiate nella natura.
Made in Italy. Colore in foto: TULIP
SKYLOTEC integra completamente Climbing Technology e lancia dalla metà del 2025 il segmento SKYLOTEC OUTDOOR, unendo le due realtà in un unico brand
di Pietro Assereto
Si apre una nuova fase che consolida il proprio impegno nell’offerta di soluzioni d’eccellenza per l’arrampicata e l’alpinismo, così SKYLOTEC annuncia l’integrazione completa di Climbing Technology all’interno del brand. A partire dalla metà del 2025, il segmento SKYLOTEC OUTDOOR farà il suo debutto sul mercato, unendo due realtà complementari sotto un’unica identità forte e riconoscibile.
Dopo l’acquisizione da parte di SKYLOTEC di Aludesign – azienda madre di Climbing Technology – avvenuta nel 2021, il processo di integrazione entra in una nuova fase strategica: a partire da metà del 2025 il marchio lancia il segmento SKYLOTEC OUTDOOR puntando a offrire soluzioni sempre più evolute e affidabili per professionisti e appassionati del mondo verticale.
“Sotto un unico marchio SKYLOTEC, ogni segmento rafforzerà l’altro, offrendo soluzioni di alto livello per i lavoratori in quota e per i climber di ogni disciplina. Progettare attrezzature per l’arrampicata è un compito altamente esigente. Richiede esperienza, competenza tecnica, passione e una profonda attenzione a sicurezza e prestazioni. È ciò che portiamo avanti dal 2008 nell’ambito sportivo, e da ancora prima in quello professionale. Riunire tutte le nostre soluzioni verticali sotto un’unica identità è la naturale evoluzione del nostro percorso” Kai Rinklake, ceo di SKYLOTEC
parola chiave è sinergia. “We get you there” – ti portiamo dove vuoi arrivare – è la sua mission: promuovere il potenziale individuale per raggiungere i propri obiettivi personali, sul lavoro come nella pratica outdoor.
IL CLAIM
“Forged in the Alps” rappresenta un impegno verso l’eccellenza manifatturiera, l’innovazione centrata sull’utente e il know-how maturato sul campo dai professionisti della montagna. Da una prospettiva strategica, questa integrazione rafforza la volontà di SKYLOTEC di mantenere la produzione interna e radicata in Europa. Investimenti significativi sono stati destinati allo stabilimento italiano, con l’obiettivo di migliorarne l’efficienza, aumentarne la capacità produttiva e prepararlo a sostenere una crescita a lungo termine.
In un contesto sempre più competitivo a livello globale, la
“SKYLOTEC si è affermata come marchio premium nel settore professionale e ora punta a portare questa qualità in ogni ambito dove l’altezza è sfida e ispirazione. Per noi non esistono distinzioni tra arrampicatori sportivi e utenti professionali, ma esistono persone che condividono la stessa passione per l’esperienza verticale. E noi siamo al loro fianco”, conclude Kai Rinklake
A partire dal 2026, i nuovi prodotti outdoor firmati SKYLOTEC saranno disponibili presso i principali rivenditori e canali b2b, portando sul mercato attrezzature all’avanguardia per vivere momenti indimenticabili in quota.
Giunto alla sua 18esima edizione, il Melloblocco si conferma il raduno di arrampicata internazionale più importante per gli appassionati di boulder. Quest’anno con oltre 2.300 iscritti e 8.000 presenze
Ormai istituzione per boulderisti e non dal 2004, il Melloblocco anche quest’anno è stato una garanzia: la 18esima edizione ha registrato 2.320 iscritti e oltre 8.000 presenze in val di Mello e in Val Masino, affiancate da sponsor come La Sportiva e The North Face. Ben più di una Mecca per i “sassisti”: Melloblocco è soprattutto condivisione, amicizia, festa, divertimento, sfida con se stessi più che con gli altri e formazione, tra workshop e masterclass di alcuni ambassador dei brand presenti. È l’arrampicata nella sua accezione più olistica e legata alla disciplina, quella che dialoga con altri sport come il running e lo yoga, così come quella che mette più in risalto i suoi valori, come il supporto reciproco e il rispetto della roccia.
IL PROGRAMMA DELLA 18ESIMA EDIZIONE
Nonostante la pioggia e un tempo incerto, dunque, dal 7 al 10 maggio la valle si è popolata di climber appassionati e d’eccezione. Tra questi: Barbara Zangerl, Jacopo Larcher, Caroline Ciavaldini, James Pearson,
_LE ATTIVITÀ DEGLI SPONSOR
Mélissa Le Nevé, Sean Villanueva, Solenne Piret, Claudia Ghisolfi, Alessandra Prato, Matteo de Zaiacomo e Alessandro Zeni. Per il secondo anno consecutivo, inoltre, si è rivelata vincente la scelta di far partire il raduno il mercoledì e terminare di sabato, in modo da favorire il rientro di chi veniva da lontano e allo stesso tempo permettere ai climber di passare più giorni in valle o scegliere quali preferissero. Per quanto riguarda la parte competitiva, la prima classificata dei blocchi a montepremi è stata Mélissa Le Nevé, che ne ha chiusi 8 in tutto, seguita da Barbara Zangerl (7) e Salomé Romain (6), mentre la classifica maschile ha visto in testa Michael Piccolruaz e Simone Tentori (7), subito sopra Stefano Carnati (6) e Davide Bassotto a pari merito con James Pearson (5). E poi tanto altro: proiezioni di film con gli ambassador dei marchi presenti, workshop, giochi, dj set, lezioni di yoga, community run, gare amatoriali e test attrezzatura. Quattro giorni ricchi di attività, con un programma fitto con cui tenersi ben occupati tra un progetto e l’altro.
La Sportiva ha rinnovato la sponsorship con il Melloblocco anche per il 2025, accompagnando quindi il raduno di bouldering internazionale sin dalla prima edizione nel 2004. Un legame autentico e profondo che, grazie a un costante impegno e una visione condivisa, ha portato a una crescita esponenziale della manifestazione. Oltre ai consolidati appuntamenti di test prodotto e boulder contest, il palinsesto si è arricchito con i Mello Talks powered by La Sportiva & Brazz e con il laboratorio creativo “Let’s Block!”, che ha lavorato sull’estetica del movimento durante la scalata. Un’altra aggiunta è stata l’iniziativa Grimpeuses at La Sportiva, “She Rocks”, un progetto volto a valorizzare l’arrampicata al femminile. La serata si è poi conclusa con il tradizionale Climbing Party La Sportiva.
“Melloblocco rappresenta molto più di un evento sportivo: è un punto di incontro tra generazioni di climber, un’occasione di scambio culturale e di profonda ispirazione. La Sportiva è orgogliosa di esserne parte fin dall’inizio, sostenendo e promuovendo i valori di condivisione e comunità nel pieno rispetto della natura”
Vittorio Barrasso, brand & communication manager La Sportiva
THE NORTH FACE
Anche The North Face è stato al fianco del Melloblocco per la sua 18esima edizione. Per l’occasione, gli atleti del team e campioni di arrampicata Jacopo Larcher e Solenne Piret hanno tenuto due masterclass: boulder e arrampicata trad con Jacopo Larcher e Solenne Piret. Inoltre, presso lo stand situato nell’area
EXPO è stato possibile scoprire le ultime novità dedicate ai climber e mettersi alla prova con Hand Grip Test e prove di trazione.
Per il 15° anno consecutivo Montura è stata partner del Trento Film Festival, il più longevo e prestigioso evento mondiale dedicato al cinema e alla letteratura di montagna a cura della redazione
Negli ultimi nove anni la collaborazione ha assunto la veste di main sponsor e ha progressivamente portato a relazioni molto forti tra le parti. Il brand ha registrato una crescente visibilità, che negli ultimi tre anni si è concretizzata nell’ampio, centrale e frequentato stand di Piazza Duomo, dove sono state evidenziate le attività culturali e i progetti di solidarietà, nonché nella co-produzione di alcuni eventi di rilievo e nella sezione speciale dedicata ai film Montura. Il brand è stato protagonista nelle quarte pagine di copertina del programma day-by-day (distribuito in migliaia di copie) e del catalogo internazionale, il più importante strumento del genere per gli addetti al settore. Le proiezioni e gli eventi sono state precedute dallo spot Montura e 10 flags hanno sventolato nelle principali locations del festival. Tornando ai film, proprio quest’anno quelli “supportati da Montura” hanno superato la prestigiosa quota delle 100 opere. Che aggiunte agli oltre 100 libri, tra quelli pubblicati con marchio editoriale Montura Editing o pubblicati da altri editori con il sostegno di Montura, costituiscono un risultato di livello mondiale, tra le aziende del settore Outdoor. Una manifestazione evidente e concreta di quanto il brand abbia sempre creduto nell’importanza della cultura e della sua diffusione. Per il terzo anno, con una presenza un po’ meno vistosa rispetto al passato, è comunque stata evidenziata la pluriennale partnership con Arte Sella.
Open e Sportfund, partner di Montura da dieci anni. L’ambassador Fausto De Stefani ha partecipato alla presentazione del libro sul Sentiero della Pace, scritto per Rizzoli/Mondadori dai partner di Và Sentiero, Yuri Basilicò e Sara Furlanetto. Il libro è stato presentato pure al Salone di Torino. Folla anche per i “Sentieri Frassati”, con la presenza di Don Ciotti. Montura sarà presente con il proprio timbro in tutte le tappe dei 21 Sentieri (uno per ciascuna regione/provincia autonoma) dedicati al patrono dei giovani alpinisti e degli scout. E pubblico numeroso ed attento pure per un altro Montura-friend Matteo Righetto, che ha presentato il suo ultimo libro, “Il richiamo della montagna”, scritto per Feltrinelli e in testa alle graduatorie.
I film presentati nel corso dell’edizione 2025 sono stati sei, tre dei quali nella Sezione speciale Montura, sold out nella sala grande del Cinema Modena: “Cera una volta ad Est” di Alex D’Emilia, “Silenzi in quota” di Andrea Paternolli e Mario Pedron, “Renato Gobbato, Bagnin” di Emanuele Confortin. Massima visibilità – 900 posti in sala all’Auditorium – al film interpretato da Mauro Corona, “La mia vita finché capita”, di Niccolò Maria Pagani (Ushuaia produzioni e Wanted distribuzione) ora uscito nelle sale italiane. Ottimo riscontro di pubblico anche per l’esplorazione islandese di Alex Bellini in “Beyond” di Francesco Clerici e per il film promosso assieme all’associazione POW-Protect Our Winter, “Treelude” di Marco Zingaretti (Soul Film). Diversi dei film sono già stati selezionati per altri festival, nei quali molto probabilmente raccoglieranno premi, come già in passato. A Trento premiato anche “Altrove”, diretto da Gabriele Canu e interpretato dall’ambassador Alessandro Beber.
Tra i nuovi libri, è stato presentato “A look beyond”, l’ultimo prodotto di Montura Editing, scritto da Simone Salvagnin, atleta paralimpico, che ha presidiato per tre giorni anche la climbing area del festival. Con una “perla” di assoluto valore: la lettura del testo, già online, da parte dell’attore Premio Oscar Giuseppe Cederna, presente a Trento. Circa 150 le persone intervenute. Simone curerà ora una campagna di appuntamenti di presentazione dell’opera, che aiuterà a raccogliere fondi per la Rarahil School e per l’associazione Emozionabile. Impegno sociale e per lo sport inclusivo sono stati evidenziati anche nella serata “Abbracci”, con Dolomiti
Teatro Sociale esaurito (650 posti) per la serata condotta dall’ambassador Hervé Barmasse con Camila Raznovich, alla quale ha preso parte anche la guida alpina Elio Orlandi. Notevole anche la partecipazione alla serata dedicata alla parete sud della Marmolada, con protagonisti gli ambassador Manolo e Larcher. Montagna regina delle Dolomiti che aveva peraltro aperto il festival con lo spettacolo di Marco Paolini. Molto buoni i riscontri avuti dalla presenza al festival di Valeria Margherita Mosca, ambassador che ha saputo coinvolgere molte persone nell’arco di ben tre appuntamenti. Così come grande entusiasmo, soprattutto tra i più giovani, ha creato Mauro Lampo, famoso scultore del legno e titolare della Bottega veneta delle Arti. Spazio anche per l’impegno aziendale a favore delle donne nell’incontro presso la facoltà di Sociologia, dove Montura è intervenuta insieme con Giulia Delladio de “La Sportiva”, presentando i progetti sostenuti da Montura Editing, come “Cholitas”, “Donne di terre estreme”, la Ger Camp di Ulan Bator, eccetera.
L’azienda ha già sottoscritto il contratto con il TFF anche per la prossima edizione, la 74^: da oggi è aperto lo spazio progettuale per migliorare ulteriormente la partecipazione all’appuntamento. Sono stati già firmati i contratti per alcuni nuovi film, pertanto anche nel 2026 Montura sarà presente con alcuni progetti di qualità. Come il film scritto e interpretato da Matteo Righetto, “Per silenzio e vento”. Il nuovo film scritto e diretto da Paolo Cognetti, “Sete”, per il quale sono in corso le riprese in Nepal, sarà probabilmente destinato a una premiere in altra sede prestigiosa (ricordando che “Fiore Mio” ha aperto Locarno 2024 davanti a 8.000 spettatori). Inizio delle riprese imminente pure per “Anche i pesci non chiudono gli occhi”, scritto da Erri De Luca, che dovrebbe puntare ai festival di prima fascia. A fine luglio, ad Alleghe, sarà invece presentato in un grande evento del CAI un documentario dedicato ai cento anni della “Via Solleder”, primo sesto grado sulle pareti dolomitiche, realizzato da Emanuele Confortin con protagonista la “cordata-Montura” Beber-Baù. Il cinema sarà nuovamente protagonista grazie a Montura sempre a fine luglio-inizio agosto, con la staffetta festivaliera valdostana tra Cogne e Valtournenche, vale a dire i festival del “Gran Paradiso” e “Cervino Cinemountain”, entrambi giunti alla 28^ edizione.
Nel periodo dell’evento festivaliero si sono tenute anche tre mostre fotografiche, al MUSE di Trento e al MART di Rovereto (“Ghiacciai” di Sebastiao Salgado, che proseguirà fino all’inizio del 2026) e a Palazzo Roccabruna di Trento (“Alpi in divenire” del Forte di Bard), tutte con il coinvolgimento del brand.
Con Aldo Faleri abbiamo parlato della prima edizione del premio internazionale ALPI Design Awards. E dato uno sguardo al 2026
di Sara Canali
La prima edizione di Alpi Design Awards, il premio internazionale del Design per la Montagna nato su idea e progetto dell’Associazione ALPI+MILANO, ha eletto i suoi vincitori. Con una cerimonia che il 9 aprile ha animato la sala conferenze di Palazzo Reale a Milano, la premiazione ha accolto figure di spicco del settore e ha riconosciuto le eccellenze di design che fondono estetica e funzionalità in ambiente montano. I premi “Gran Becca” sono stati assegnati secondo le tre macro-categorie: Prodotto e Impresa, Architettura e Ambiente, Comunicazione e Grafica cui si sono affiancati quelli alla Carriera “Gran Becca d’Oro” e il premio “ALPI Conf&Craft” all’Artigiano di Montagna, in collaborazione con Confartigianato Imprese. Inoltre, durante tutta la giornata, si è potuto assistere alla mostra “The Collection”, un confronto tra la contemporaneità dei progetti e prodotti vincitori e i loro storici predecessori. Per tirare le fila di un progetto molto ambizioso che già guarda al 2026, abbiamo intervistato Aldo Faleri, architetto e docente di Design Alpino alla Scuola del Design del Politecnico di Milano nonché fondatore, con Adalberto Muzio, di Alpi+Milano, che organizza anche CORTAlp, Festival dei cortometraggi di Montagna.
Com'è andata questa prima edizione degli Alpi Design Awards? È andata molto bene. L'evento si è costruito su un'intera giornata, distinta in due momenti, in modo da coinvolgere gli appassionati di montagna e designer su più livelli: la cerimonia di premiazione la mattina e una proiezione di film nel pomeriggio. Abbiamo consegnato i premi a progetti e figure di spicco dei mondi di architettura, design, comunicazione e, ovviamente, di prodotto. Abbiamo anche consegnato due premi alla carriera alla coppia Gioachino Gobbi e Maurizio Gallo, artefici del moschettone Twin Gate Mega K6G di Grivel, uno dei pochissimi prodotti alpinistici ad aver conseguito il prestigioso premio di design Compasso d’Oro nel 2016, e a Paolo Cognetti, scrittore di montagna e regista. Il premio più importante è andato ad Ande, ad Aldo Anghileri, per il progetto innovativo della ciaspola monomaterica.
In cosa consiste il premio?
Il trofeo prende il nome da Gran Becca, iconica immagine delle Alpi nel mondo, che tutti conoscono come il Cervino a cui s’ispira simbolicamente. Con “becca” si identifica anche il più noto attrezzo dell’alpinismo, la piccozza, e il suo puntale per l’appunto. Il trofeo poi oltre che estetica è anche funzione: per questo tolto il puntale la ”becca” diventa vaso-urna di un prezioso frammento di granito del Cervino, regalato dalle Guide alpine in memoria di Manlio Armellini a cui è dedicato il premio dei giovani designer.
Nel 2026, quale sarà la road map?
La cerimonia del prossimo anno capiterà in un momento molto
importante per Milano, ovvero il periodo olimpico che mette al centro la montagna. Per questo sarà fondamentale partire in anticipo e sfruttare tutte le occasioni, a partire da un evento a noi molto caro, ovvero CORTAlp, il Festival dei cortometraggi di Montagna, in collaborazione con CAI e Regione Lombardia, dedicato ai giovani videomaker, che si svolgerà a Palazzo Lombardia l'11 dicembre per la sua quarta edizione, che si allargherà dal Politecnico di Milano e e quello di Torino per diventare internazionale. In quell'occasione forniremo alcune anteprime del premio. Vogliamo coinvolgere anche i vari flagship store dei brand di montagna presenti in città per una maggiore visibilità dei prodotti selezionati. La cerimonia di premiazione avverrà in occasione della design week, verosimilmente verso fine aprile. Stiamo anche già parlando con molte istituzioni per un coinvolgimento di attori molto importanti del settore, come il CAI, il CONI, la FISI, l'ADI (Associazione del disegno industriale), Assosport e lo stesso Comune di Milano, il Politecnico di Milano e quello di Torino, che sono patrocinatori e sostenitori del premio ALPI Design Awards fin dalla sua presentazione nel 2022. Ci saranno novità per quanto riguarda le categorie di premiazione?
Le categorie resteranno le stesse di quest'anno, ma daremo maggiore visibilità a piccole realtà dall'artigianato e delle giovani start up. Vogliamo rendere ancora più internazionale il Premio guardando soprattutto a enti e istituzioni di studio e ricerca come le Università specializzate sui temi della Montagna, a cui dedicheremo premi per progetti specifici. E - perché no? - guardiamo anche ai vostri prestigiosissimi brand che invitiamo a essere nostri sostenitori.
Confermata la vostra presenza agli ORBDAYS di Riva del Garda. Come sarete presenti?
Abbiamo realizzato un video che racconta la mostra in cui abbiamo esposto tutti i progetti premiati dell'edizione di quest'anno e un altro che invece funge da promo per la premiazione stessa. Per noi Riva del Garda rappresenta una vetrina interessante e importante per far conoscere il premio e creare networking. Perché l'eccellenza del design per la Montagna ha bisogno di essere sostenuta e diffusa, come vuole fare il nostro premio ALPI Design Awards.
segreteria@alpidesignawards.it - alpidesignawards.it
È tempo di sport estivi, ma visti i numeri non possiamo far finta di nulla. Pierra Menta e Adamello Ski Raid prima, Trofeo Mezzalama poi, dimostrano come lo scialpinismo, quello vero, sappia ancora fare battere il cuore degli appassionati _ testo e foto di Maurizio Torri
MAURIZIO TORRI
Giornalista freelance, fondatore del sito sportdimontagna.com, fotoreporter e consulente di comunicazione per alcuni degli eventi più iconici del settore trail, skyrunning e scialpinismo
Fa strano parlare di skialp con prati fioriti e temperature quasi estive, ma dopo un intero inverno passato a tirare a bordate su uno sport che aveva perso appeal e che faceva registrare importanti cali di adesione, mi è parso giusto sottolineare come lo scialpinismo fatto di alta montagna, creste aeree, salite a inversioni e ripide discese in fresca riesca nuovamente a emozionare atleti e semplici appassionati. Di cosa stiamo parlando? Ovviamente delle competizioni di La Grande Course; il circuito delle super classiche più prestigiose e spettacolari di tutto l’arco alpino e della Cordigliera Pirenaica. A metà marzo, nonostante la presenza di pochi connazionali ai nastri di partenza causa diverse concomitanze, le immagini della Pierra Menta sono entrate nelle case di tutti gli italiani anche grazie al servizio di Studio Aperto andato in onda su Italia1 (all’incirca un milione di telespettatori) che ha poi proposto anche quelli di Adamello Ski Raid e Trofeo Mezzalama. Vista la spettacolarità delle immagini, due delle tre gare LGC 2025 sono state proposte anche da Eurosport (servizi trasmessi in 54 Paesi, circa trecentomila persone raggiunte ogni volta).
I NUMERI
La mitica Pierra Menta, definita anche il “Tour de France” dello scialpinismo con i suoi 10.000 m di dislivello positivo in quattro giorni di gare estenuanti e caratterizzate da percorsi super tecnici, ha visto al via 218 squadre provenienti da 16 differenti Paesi. A seguire l’evento nella giornata conclusiva del sabato vi erano oltre 4.000 spettatori. L’Adamello Ski Raid ha richiamato ai nastri di partenza 150 coppie da 16 nazioni. Il percorso, disegnato sulle vette di confine tra Lombardia e Trentino, prevedeva 3.355 metri di dislivello positivo con uno sviluppo di 40 km, comprensivi di cinque salite, altrettante discese e quattro tratti a piedi. Anche questo secondo evento ha richiamato migliaia di appassionati (1.500 quelli certificati ai tornelli della Cabinovia Passo Tonale – Paradiso). Il gran finale, complice la storicità dell’evento e le perfette condizioni meteo, lo si è avuto con il Trofeo Mezzalama. La gara ideata nel 1933 dagli amici di Ottorino Mezzalama per onorare la sua memoria ha chiuso le iscrizioni a 320 squadre (18 le nazioni rappresentate). Grandi campioni e il popolo delle skimo race hanno affrontato una vera e propria cavalcata alpina di 40km con quasi 4.000 m d+ che li ha portati in vetta al Castore (4228 m.s.l.m.) e al Naso dei Lyskamm (4.150 m.s.l.m.) prima della picchiata verso la finish line. A seguirli, anche in questo caso grazie a un accordo con le locali stazioni sciistiche, vi erano oltre 4.000 spettatori. Sem-
pre per restare in tema di numeri ho voluto analizzare i feedback social della grande traversata alpina valdostana… e devo dire che sono interessanti: 2,4 milioni di visualizzazioni dei contenuti durante il periodo di gara e preparazione (460k Facebook, 1,8m Instagram), 290 mila utenti coinvolti, 30mila interazioni, 9 ore di live sulle stories IG e FB, 70 contenuti condivisi (un contenuto ogni sei minuti di gara), video in diretta e highlight (top performing reels: 150K - 90K views).
QUESTE CLASSICHE ANDREBBERO PRESERVATE E TUTELATE, MA IL CONDIZIONALE È D’OBBLIGO…
Le grandi classiche sono un patrimonio di questa disciplina alpina, ciò nonostante fanno sempre più fatica a ritagliarsi uno spazio perché nessuno le tutela. Nello statuto della ISMF (International Skimountaineering Federation) vi è la regolamentazione, lo sviluppo, la supervisione e la promozione di questo sport a livello mondiale. Eppure il management federale sembra avere altre priorità. Forse abbagliato dall’ingresso tra gli sport a Cinque Cerchi, sembra essersi totalmente dimenticato dei suoi eventi più iconici. Non solo, li ostacola pure. Avete mai visto un mondiale UCI (Unione Ciclistica Internazionale) in concomitanza con Tour de France, Giro d’Italia, Milano San Remo o Parigi Roubaix? Nello skialp è già successo (Villars-sur-Ollon 2019 negli stessi giorni della Pierra Menta), non solo la World Cup 2025 ha proposto tappe di coppa nelle stesse date di Pierra Menta e Adamello Ski Raid. Tutto ciò è un vero controsenso. Fidatevi di uno che viene dalla campagna: mangiando tutte le uova non si riuscirà mai a fare crescere un pollaio. Mi spiego meglio: si è sempre detto che le Olimpiadi dovevano essere un’opportunità, una sorta di trampolino di lancio e che le discipline veloci scelte dai format televisivi avevano l’obiettivo di attirare l’attenzione di una vasta platea per poi avvicinare nuovi atleti al mondo race. Sì, forse a parole lo si era detto, ma la realtà dei fatti è che gli organizzatori di gare in ambiente sono letteralmente lasciati a se stessi e per giunta ostacolati da una federazione che cerca di togliere loro visibilità e atleti con inopportune concomitanze.
L’UNIONE FA A FORZA
Il circuito La Grande Course, nel corso degli anni, è riuscito ad attrarre sponsor di settore e non solo per la tecnicità dei suoi tracciati, per i numeri di appassionati che riesce a coinvolgere e per la spettacolarità delle immagini che propone. Per intercettare nuovi partner e tenere vivo anche nelle giovani leve il sogno dello skialp in ambiente, sarebbe opportuno estendere l’ingresso in questa élite di grandi classiche anche ad altri eventi emergenti che si sono distinti a suon di numeri e sotto l’aspetto organizzativo. In attesa di un auspicabile cambio di direzione da parte della federazione internazionale, un fronte comune di “top event” che comunicano uno skialp old school riproposto in chiave moderna è l’unica possibilità di sopravvivenza per lo sport che molti di noi amano e che non vogliono vedere indirizzato verso un lento e progressivo oblio.
Dopo solo quattro edizioni, il Lago di Como si conferma palcoscenico d’eccezione per uno degli eventi di trail running più promettenti del panorama italiano. Quest’anno, ai nastri di partenza dell’UTLAC, 1.400 atleti provenienti da ben 40 nazioni _ di Manuela Barbieri
Quattro gare, quattro differenti distanze – 250, 60, 30 e 15 chilometri – un unico comune denominatore: il Lago di Como, capace di richiamare ogni anno centinaia di atleti e appassionati da ogni angolo del mondo.
Per l’Ultra Trail del Lago di Como (UTLAC) – andato in scena dal 7 all’11 maggio e giunto alla sua quarta edizione – è già tempo di bilanci. Con quasi 1.400 partecipanti al via, in rappresentanza di ben quaranta nazioni, l’evento si conferma ancora una volta tra gli appuntamenti più attesi e spettacolari del calendario primaverile. Una cinque giorni capace di fondere sport di endurance, paesaggi mozzafiato, spirito di avventura e valorizzazione del territorio.
Il merito di questo successo va senza dubbio al comitato organizzatore, supportato dalle istituzioni locali che, sin dall’inizio, hanno creduto nel progetto, dagli sponsor - determinanti per una crescita così rapida in appena quattro edizioni - e dai volontari, vera anima dell’evento.
Anche per il 2025, Rock Experience ha ricoperto il ruolo di main sponsor tecnico, rafforzando il suo legame profondo con il territorio e l’impegno nella promozione dello sport outdoor. La partnership con UTLAC riflette la volontà dell’azienda di sostenere una manifestazione che rappresenta non solo una sfida sportiva di alto livello, ma anche un’occasione concreta di valorizzazione del patrimonio naturalistico e culturale della zona. In particolare, della rete sentieristica delle due province coinvolte: Como e Lecco. Appena calato il sipario sull’edizione 2025, lo sguardo è già rivolto al futuro. Il comitato organizzatore è già infatti al lavoro per l’edizione 2026, con nuove idee e miglioramenti in cantiere.
• UTLAC 250 - ENDURANCE TRAIL: la distanza Regina Con i suoi 254 chilometri e 12.430 metri di dislivello positivo, si svolge in semi autonomia e auto navigazione gps.
• UTLAC60 – ULTRA TRAIL: la più recente della scuderia UTLAC Corsa in regime di semi-autonomia introdotta nel 2024, con la distanza di 62,5 chilometri e 3.755 metri di dislivello positivo.
• UTLAC30 – TRAIL: la più “lacustre” delle distanze Con i suoi 1.748 metri di dislivello positivo offre un’esperienza unica, grazie al trasporto degli atleti con il battello Bisbino, messo a disposizione dal Comune di Bellagio. NOVITÀ 2025
• UTLAC 15 – SHORT TRAIL: la “distanza per tutti” Grande novità del 2025, con una lunghezza di 13,5 chilometri con 740 metri di dislivello positivo.
il QR Code, per vedere le classifiche
40 nazioni
250 km: 112 iscritti/200 pettorali
60 km: 500 iscritti/500 pettorali
30 km: 400 iscritti/400 pettorali
15 km: 290 iscritti/300 pettorali
2024 21 nazioni
250 km: 80 iscritti/200 pettorali
60 km: 440 iscritti/400 pettorali*
30 km: 400 iscritti/400 pettorali 2023 14 nazioni
250 km: 54 iscritti/200 pettorali
30 km: 400 iscritti/400 pettorali
2022 12 nazioni
250 km: 22 iscritti/100 pettorali
30 km: 250 iscritti/300 pettorali
“Siamo soddisfatti, sia per i numeri sia per l’internazionalità dell’evento. UTLAC, anche grazie al brand 'Como Lake' e alla bellezza dei suoi paesaggi, è una gara che è cresciuta molto e velocemente e che ha ancora margini di crescita” Andrea Gaddi del comitato organizzatore
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Quando si parla di un prodotto norda, la componente ecologica appare intrinseca. L’approccio di sostenibilità al quale brand crede maggiormente è quello della razionalizzazione dei consumi – e quindi della produzione di nuove paia – ottenuto puntando all’aumento della durata del prodotto, che si ottiene grazie all’utilizzo di materiali dalla qualità ineguagliabile. Qualsiasi compromesso sui materiali inciderebbe sia sulla performance che sulla sostenibilità. La Bio-based Dyneema Fiber, usata in modo
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Consumatori di tutto il mondo, calmatevi!
a cura di Marrano
La notizia è risuonata, anche se solo per qualche breve ora, sui notiziari di radio, televisione e social media, presto asfaltata dal macro-evento planetario del Conclave per l’elezione del nuovo Papa.
Così martedì 6 maggio, nonostante il dilagante Vaticanesimo, abbiamo appreso che era arrivato per l’Italia l’Overshoot Day 2025 e, in questo caso, non possiamo dire che sia stato un annuncio vobis gaudium magnum. Anche per il 2025 dunque, e con anticipo rispetto al 2024, ci siamo dati da fare per consumare, in meno di cinque mesi, la quota annuale di risorse naturali rinnovabili messe a disposizione dal pianeta per alimentare il nostro insaziabile desiderio di benessere. Alzata di spalle e via, tutti a rimuginare sul lungo ponte del primo maggio appena trascorso in allegra compagnia, magari in coda in autostrada o per visitare una intasata cittadina lacustre resa celebre da qualche post su Instagram.
La notizia dell’Overshoot Day, pur nella sua gravità, non suscita ormai più, o forse non ha mai suscitato in realtà, vera e propria preoccupazione nella società civile e men che meno fra le forze politiche che, per prime, dovrebbero interessarsi a questo preoccupante fenomeno, figlio di una visione a dir poco miope del nostro modello di sviluppo.
La comunità dell’outdoor, popolata da persone che più di altre dovrebbero sentire l’urgenza di valutare in forma critica la tendenza ormai consolidata di segare sistematicamente il ramo dell’albero sul quale siamo seduti, non manda più alcun apprezzabile segnale di vita. Forse troppo impegnata nel traslocare mani, corpo e piedi dentro la dimensione del fast fashion, tanto l’industria quanto i suoi atletici adepti (con le dovute eccezioni), non muovono foglia per dire che procedere in questo modo è una scelta quantomeno discutibile. Girando per il web si registrano raccolte di fondi per l’Earth Day, onorevoli quanto insufficienti per finanziare progetti che, se va bene, avranno una ricaduta irrisoria anche solo per giustificarne lo sforzo organizzativo.
Di fronte a una condotta così grave e apparentemente inevitabile, cioè il fatto di continuare ad accumulare debiti ambientali che nemmeno le prossime due generazioni supportate dall’intelligenza artificiale riusciranno a estinguere, sarebbe confortante assistere a una presa di posizione convinta da parte di un movimento, questo sì davvero rivoluzionario, che parta proprio dall’industria nata per esaltare il valore dell’esperienza a contatto con la natura e, in questo senso, per stimolare nei suoi frequentatori la crescita di una cultura ambientale matura, capace di rispondere in modo adeguato al progressivo distacco dal suo valore fondamentale, cioè la continuità della specie. I tanti proclami sulla sostenibilità diffusi dai verdi megafoni dell’outdoor marketing nel corso di questi ultimi anni non sono la prova che si stia davvero passando all’azione.
C’è poco da scherzare su questo tema e non si tratta di fare catastrofismo o inutile allarmismo, ma di vedere le cose in forma strettamente oggettiva o, se preferite, su base scientifica. Il ritmo
della progressione, se si analizzano i dati, ci informa la comunità scientifica, non lascia spazio a dubbi. I rami su cui sediamo e che con tanta indifferenza continuiamo a segare stanno finendo e più in alto ci spostiamo per cercare nuovi punti di appoggio, più doloroso sarà l’atterraggio quando arriverà il momento di cadere. Fuori di metafora è sufficiente ricordare la frequenza con la quale si susseguono eventi ambientali estremi, oggettivamente catastrofici, sia in termini di vite umane che di danno ambientale e, in ultima analisi, economico. Una frequenza e una dimensione che corrono molto più velocemente della nostra capacità di previsione e di risposta. Detto in altri termini, non facciamo in tempo a imparare come difenderci che il nemico (noi stessi per inciso, non l’ambiente) inventa un nuovo modo per sorprenderci. Non abbiamo abbastanza tempo per fare abbastanza esperienza e ciò che più sbalordisce è che gli attori di questo meccanismo perverso siamo noi, talmente evoluti da aver innescato un (paradossale) processo involutivo, alimentato proprio dalla logica del consumo come unico motore dello sviluppo.
Passando in paese vedo due fratelli ormai anziani, titolari di una piccola impresa che lavora e commercializza legna da ardere, piegati nell’atto di raccogliere da terra e conservare anche gli ultimi frammenti di legname provocati dal taglio a misura dei tronchi destinati alle stufe della valle. Stecchetti che verranno venduti e serviranno per accendere il fuoco, un’operazione che potrebbe essere facilmente evitata acquistando al supermercato una confezione di Diavolina, risparmiando a Luca e Marco la fatica dell’ennesimo piegamento. Ma in montagna non si butta via niente e l’idea della conservazione e del riuso fa parte del codice genetico della nostra gente, perché la storia del vivere della natura e con la natura ci ha insegnato che consumare più di quanto si possa raccogliere non è mai una buona forma di economia. Consumatori di tutto il mondo, se proprio non potete fermarvi, anche solo per qualche ora, almeno datevi una calmata!
*Lafuori. Una pagina pubblicitaria in meno, uno spunto di riflessione in più. Lafuori non è un nuovo brand outdoor fondato da due giovani mountain runners appassionati di climbing. Non è l’account Instagram di un influencer. Non è nemmeno il nome di una falesia segreta di un’isola sconosciuta del Mediterraneo o di un hotspot di Hokkaido dove cade la neve più polverosa del mondo. Lafuori è il titolo del contro editoriale di Outdoor Magazine. Un racconto libero e disincantato dell’outdoor scritto sotto mentite spoglie.
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