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IL NEGRONI AUTOCTONO

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AMARO BOMBA

AMARO BOMBA

Pochi sono i cocktail classici dalle origini certe o quasi certe. Con riferimento alla regola aurea del giornalismo delle cinque “W” (Chi; Dove; Quando; Che cosa; Perché. Tradotte in italiano), il Negroni, come l’Old Fashioned, più o meno le soddisfa tutte. Un cronista degli anni Venti poteva, infatti, scrivere: chi aveva inventato il Negroni (Il conte Camillo Negroni), dove lo aveva formulato (al Caffè Giacosa di Firenze), con la complicità del barman; quando? Non si sa il giorno esatto, ma siamo nel 1920. Tuttavia, sappiamo di che cosa parliamo e perché e in quali circostanze è nato. E quest’ultimo punto, in fondo, è forse il più interessante e ancora attuale. Intanto siamo in Italia e allora il Negroni fu concepito come prodotto per due terzi di ingredienti italiani, e nasceva dalla costola di un cocktail integralmente italiano, l’Americano. Ma la questione principale è che il drink ha origine da un dialogo, quello tra il Conte Camillo e il barman. Che fosse Angelo Tesauro o Fosco Scarselli (più probabile il secondo).

Chissà se, quando si recò al Giacosa, il Conte Negroni, visto che conduceva una vita piuttosto “acrobatica”, davanti al bancone non avesse bisogno di un drink più forte del solito. Pertanto creò la ricetta del classico Negroni, che in principio era servito nel calice da cordiale. Un po’ piccolino se volete, ma il Conte ne consumava parecchi. Oggi il bicchiere preferito per il Negroni è il tumbler. Comunque sia, magari quel giorno del 1920 il Conte si recò da Fosco, dopo aver perso o vinto un’ingente somma di denaro al gioco d’azzardo e chiese: «Fammi un americano, ma senza acquetta gasata, mettici del gin. Un terzo, un terzo e un terzo!».

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