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CHIC NONNA LA SINFONIA DI VITO MOLLICA
Si va dal ristorante, preferibilmente stellato, alla Spa firmata, fino al cocktail bar con una miscelazione ammiccante. Quest’ultima, forse, come ultima tendenza messa in campo per vivacizzare gli spazi comuni degli alberghi. Tra gli esempi più recenti e meglio riusciti, restando entro i confini nazionali, c’è sicuramente quello di Palazzo Portinari Salviati a Firenze, un gioiello di bellezza nobiliare cinquecentesca adagiato lungo la trafficata Via del Corso e arrivato sino ai giorni nostri con un carico di storia che lascia gli ospiti senza fiato. Basti pensare che nelle stanze dell’edificio hanno abitato Beatrice (si, proprio quella di Dante) e il granduca Cosimo I, tra gli altri, ma il palazzo ha ospitato negli anni più recenti anche una banca e oggi, dopo un restauro che lo ha riportato all’antico splendore, è diventato una delle punte di diamante della catena di hotel di lusso LDC, di proprietà taiwanese.
Tra affreschi, architetture dal gusto rinascimentale e motivi artistici che racchiudono l’essenza della Toscana, quella cui guardano molti degli stranieri che superano la soglia d’in- gresso del palazzo, l’albergo in realtà offre ben altri valori.
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A partire dall’ottima cucina del cuoco di origini lucane Vito Mollica, che distribuisce il suo sapere gastronomico in due diversi outlet. Al Salotto Portinari Bar e Bistrot va in scena il buon senso di una cucina diretta e senza fronzoli, con suggestioni regionali e piatti agili e comprensibili da tutti.


Chic Nonna invece, l’indirizzo stellato, offre uno spaccato della creatività più spinta del cuoco, con incroci di gusto tra l’aristocratico e il popolare, come dice bene il nome del ristorante. Si va dal Risotto al melograno con lepre selvatica e pistacchio salato ai Cappelletti con robiola di Roccaverano, ortiche e brodo di scalogno affumicato, presentati in un ambiente elegante e discreto. Ma prima, o dopo, la cena, vale la pena prendersi del tempo per sostare nel piccolo e appartato bar dedicato a Cosimo I.

Qui il giovane e brillante Matteo Sanago è il responsabile di una miscelazione calibrata e in grado di soddisfare le esigenze di un clientela davvero variegata. Dall’amante dei classici, che non figurano in carta ma sono sempre disponibili (noi ci siamo lasciati catturare da un Martini e da un Pisco Sour preparato con Tabernero Quebranta), fino ai signature (undici in tutto compresi due Virgin) dove spiccano per originalità il Cannoniere (Mezcal, rosolio di bergamotto e decotto di peperone) e il Tredici, con Amaro Lucano, mela fermentata, soluzione acida e non meglio precisati ricordi di infanzia.

Forse questi ultimi legati alle origini del cuoco, che si permette di accompagnare i cocktail con stuzzichini davvero deliziosi, come i Samosa di verdure con chutney di mango o i Calamari fritti con lime e peperoncino. La carta del bar consente di muoversi con piacere anche tra liquori di qualità dove non mancano grappe e distillati di frutta, amari, bitter e vermouth, ma si evidenzia una predilezione per i whisky (ben 40), oltre ai gin, ai rum, alla tequila e alla vodka, presenti in buon numero, considerando le dimensioni davvero piccole del bar.
