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SPIRITI ANALCOLICI L’ITALIA C’È
DAI LIQUORI AGLI AMARI
FINO AI DISTILLATI, SI AMPLIA L’OFFERTA
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ANCHE DA PARTE
DEI GRUPPI
PIÙ STRUTTURATI
Se per la mixology alcol free i numeri iniziano a essere significativi, le alternative no&low alcol nell’ambito dei distillati sono una nuova frontiera e, in quanto tale, il mercato deve ancora offrire risposta in termini economici. Lo evidenzia uno studio di Areté che stima in otto milioni di euro il valore totale al consumo in Italia, contro i 78 del mercato francese. Cifre ancora più ridotte per i vini aromatizzati, rappresentati principalmente dalle alternative al vermouth, con vendite stimate in meno di un milione di euro. I risultati però sono destinati a crescere e le aziende italiane si stanno preparando all’appuntamento, con il lancio di novità appartenenti a questa categoria di prodotto.
Una delle più fortunate arriva da Pallini che ha rivisitato il limoncello, uno dei suoi prodottiicona, proponendone la prima versione senza alcool, ribattezzata Limonzero. In precedenza era stata Lucano 1894 a sviluppare un’alternativa del suo Amaro Lucano, 120 anni di storia alle spalle, con il lancio di Lucano Amaro Zero. «Il mondo analcolico – racconta a Spirito Autoctono il trade marketing manager di Lucano 1894, Luigi De Michele – sta guadagnando sempre più interesse da parte della bartender community. Si diffonde rapidamente l’abitudine di prevedere un’offerta cocktail analcolica nei menù dei principali bar d’Italia, di cui i bartender riconoscono la necessità». La distribuzione nel canale Horeca viene gestita attraverso i grossisti presenti nel territorio nazionale, mentre per la Gdo sono state ideate diverse attività per raggiungere i principali clienti. «Cavalcando i trend già affermati all’estero, anche in Italia è prevista una crescita a doppia cifra nei prossimi anni, sia nel canale horeca sia nel canale moderno», aggiunge De Michele.
Tra i precursori della distillazione analcolica troviamo Eugenio Muraro, che nel 2017 ha creato MeMento, oggi distribuito da Onesti Group. «Se all’inizio – ricorda l’imprenditore– si acquistavano e utilizzavano i prodotti non alcolici solo in contesti di miscelazione molto sofisticata o in locali particolarmente attenti alle caratteristiche salutari, con il passare degli anni abbiamo cominciato a collaborare con portali e-commerce, cash & carry, enoteche e negozi al dettaglio. Si è mostrato così un allargamento della platea dei consumatori che ci fa presagire un’entrata a breve anche nella grande distribuzione, vista la crescente richiesta delle persone anche per acquisti dedicati al consumo in casa o fra amici». Oggi la gamma comprende MeMento Original (bilanciato tra aromi floreali e vegetali), MeMento Green (con forti sapori erbacei) e MeMento Blue (sapori sapidi e speziati). Sull’utilizzo in miscelazione, Muraro osserva che: «Avere un elemento standard e affidabile per gusto e peculiarità, permette di creare cocktail sempre uguali e avere un risultato costante in confronto ai cocktail analcolici del passato, dove non esistevano ricette codificate e si utilizzava quello che si aveva a disposizione senza una logica ben precisa. Da non sottovalutare, per i bartender e gli specialisti di settore, la crescita del mercato dei drink a basso tenore alcolico che possono essere fatti utilizzando questa categoria di prodotti insieme ai distillati e liquori tradizionali». Le prospettive? Per MeMento sono di crescita enorme. «I consumatori di drink no alcol sono stimati tra il 10 e il 20% dei clienti di un cocktail bar. Quante sono le bottiglie di no alcol dietro al bancone? In proporzione ancora molto poche rispetto alla richiesta».

Non è analcolico, ma ha solo tre gradi e quindi si inserisce pienamente in questo filone l’Amaro Estremista di Silvio Carta, risultato dell’infusione di erbe autoctone della macchia mediterranea sarda in alcol a bassa gradazione, con distribuzione focalizzata in Horeca ed enoteca. «Siamo molto soddisfatti dei risultati in Italia e all’estero, e siamo fiduciosi che Amaro Estremista possa continuare a crescere, grazie alla sua alta qualità e alla sua originalità» afferma Nino Mason, esponente di terza generazione dell’azienda. Molti bartender hanno già sperimentato l’utilizzo di questo prodotto nei loro cocktail e hanno creato ricette sorprendenti, come l’Estremista Spritz. «La categoria dei prodotti a bassa gradazione alcolica sta diventando sempre più popolare, in particolare tra i giovani e coloro che vogliono godersi un drink senza esagerare. Siamo sempre alla ricerca di nuove idee e di nuovi prodotti che possano soddisfare le esigenze dei nostri clienti, quindi stiamo lavorando anche su nuove proposte per la nostra gamma low alcol», aggiunge Mason. Un distillato completamente analcolico è quello proposto da Enrico Sabatini, co-founder e general manager di Sabatini Gin: si tratta di Sabatini 0.0, caratterizzato da una complessità di profumi e sapori costruita appositamente per dare l’opportunità ai bartender di usare il prodotto in miscelazione. «In passato, alla richiesta di un cocktail analcolico, i clienti potevano contare in genere su un’offerta di semplici succhi di frutta. Adesso, invece, la complessità nella costruzione dei cocktail è la stessa perché è aumentata esponenzialmente anche l’offerta». Sabatini 0.0 si è rapidamente affermato in Italia nel canale on trade, ma in azienda si nota una crescita importante anche nel consumo off trade. «Ci aspettiamo che nei prossimi due anni Sabatini 0.0 vada a coprire circa il 25% del nostro fatturato. La categoria è nuova e noi siamo fra i pionieri».
