Uscita N 56

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Campo de’ fiori All’approssimarsi delle feste natalizie e del nuovo anno desidero far giungere a tutti gli abitanti di Civita Castellana e dell’intera Diocesi i più fervidi auguri di ogni bene, di grande serenità e di vera pace. Nella nostra identità di cristiani non possiamo fare a meno di ricordare che ogni vero bene, compresi quindi la felicità personale e la pace nelle nostre famiglia e nel mondo, ha il suo fondamento in Gesù Cristo, nostro Salvatore. L’annuale ricordo della Sua Incarnazione sia per tutti occasione a poggiare su di Lui ogni nostra speranza di felicità nella vita presente e futura; è in questa convinzione che ci scambiamo gli auguri, che io, con tutto il cuore, rinnovo ad ogni persona, ad ogni famiglia, a tutti: Buon Natale e Felice Anno Nuovo. Romano Rossi, Vescovo di Civita Castellana

SOMMARIO Editoriale: Buon Natale amici miei!............................3 Intervista: Marco Falaguasta.....................................5 Collezionismo: Le infinite vie del collezionismo...............6-7 Suonare Suonare: Bizantina, il sipario si riapre....................8-9 Curriculum vitae: Stefania Cartechini..................................10 Roma che se n’è andata: Un monumento alla plebe di Roma.....12-13 Cinema News: Tropic Thunder.......................................14 Ecologia e ambiente: Che cos’è il progetto HAARP? .................16 Come eravamo: Giano Soli, l’oste, il cacciatore ................17 Una Fabrica di ricordi: Natale 1962 ......................................18-19

Vie “celebri” di Civita Castellana: Via delle Palme ......................................20 Oroscopo ............................................21 Ceral: La scrittura di parole e numeri.................23 Le guide di Campo de’ fiori: Otricoli ..................................................24 I Girasoli: ............................................26 Arte: Cristina Stefani.......................................28 Il Fumetto: Culdcept ...............................................29 La rubrica dei perchè..........................32 L’ingegnere Architetto Angelo Guazzaroni .........................................33 Le storie di Max: Gianni Morandi.......................................34 Il re del Queen Apple .........................35 Il mondo del Jazz: Il Jazz di New York.................................36

Ass. Artistica IVNA .............................37 Mondial Tufo: Estrattori di tufo da quattro generazioni.............................................38 Elena Bonelli .......................................40 La Rocca Farnese di Corchiano .........41 Il profumo di Natale .....................42-43 La Lapide di Via Delle Piagge ............44 12° Mini Festival “Città di Viterbo” ...45 “Tutti i colori del sorriso”...................46 Teatro Greco, Cento anni di acquarelli inglesi, Premio Minerva 2008 ............47 Messaggi....................................48-49-50 Teatro Bianconi ..................................51 I nostri amici ......................................53 Album dei ricordi.............55-56-57-58-59 Annunci Gratuiti ............................60-61 Nel cuore.............................................62 Selezione Offerte Immobiliari............64 foto di copertina di Roberto Moscioni


Buon Natale amici miei! Anche quest’anno volge al termine, ed io posso farvi di nuovo i miei auguri da queste pagine per il sesto anno consecutivo. Non è stato questo un anno facile, mille problemi l’hanno percorso e, non ultimo, l’arrivo di questa grande crisi annunciata da tempo. Molte famiglie vivono ormai nell’indigenza, si sono persi infiniti posti di lavoro e l’economia, sempre più povera, pencola fra ammortizzatori sociali e “carte di povertà”. Sono, ad oggi, settemilioni e mezzo gli italiani che non hanno più la possibilità di un pasto completo (dati ISTAT) e molti sono costretti a rovistare nei bidoni della spazzatura alla ricerca di cibo... E’ ora che il governo controlli i prezzi dei beni di consumo seguendo i passaggi dell’intera filiera, per evidenziare e calmierare quelli in cui si fa lucro eccessivo ed ingiustificato. Già dicemmo dell’umiliazione di quei vecchietti costretti a rubare il pane nei supermercati, ma è forse minore quella che essi proveranno nell’esibire la “tessera annonaria”? Bisogna aiutare la gente e non ingrassare i politici e le banche! C’è bisogno di una politica più sana, che riduca immediatamente il deprecabile spreco dei soldi pubblici ed affronti i veri problemi! Cari amici, mi auguro veramente di cuore che le sofferenze, il male ed il dolore si allontanino per sempre da tutti noi e l’avvento del nuovo anno ci faccia conoscere un mondo migliore, fatto di pace, serenità e amore. Amore vero che generi amore e amore ancora, e che non si disperda mai! Alla mia speranza lego la vostra e quella di tutti i miei meravigliosi collaboratori, ed è con essi che vi auguro ancora buone feste a voi e a tutte le vostre famiglie. Vostro affezionatissimo

Sandro Anselmi.

La Redazione ed i Collaboratori augurano a tutti un Buon Natale e Felice Anno 2009.


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ta s i v r inte

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Marco Falaguasta

Nello storico Teatro Testaccio di Roma incontriamo uno degli autori, registi ed interpreti teatrali più seguiti del di Sandro Alessi momento, Marco Falaguasta conosciuto anche sul piccolo schermo per il personaggio di Michele Raggi nella soap opera di Canale 5 Cento Vetrine. Con Marco ci conosciamo da più di 15 anni ma la sua Compagnia “Bona la Prima” nasce ancora prima. “Si la nostra compagnia nasce nel 1991, siamo nel 2008, quindi il prossimo anno diventerà maggiorenne avendo raccolto nel corso degli anni dal nostro pubblico una grande fonte di affetto ed attenzioni.” Tu hai iniziato ancor prima insieme a Marco Fiorini, tuo compagno fin dall’infanzia… “Eravamo compagni di banco dalla prima elementare ed abbiamo fatto tutta la trafila scolastica insieme, l’università e poi ci siamo imbarcati in questa avventura teatrale, ed ancora oggi condividiamo la quotidianità.” All’inizio è nato tutto per divertimento….. “E si, diciamo che sono quelle cose che non nascono per consapevolezza e non pensavamo mai che questa attività potesse diventare un lavoro od una realtà cosi radicata nel tempo nella nostra citta. Sono successe tante cose e tante altre ne potrebbero succedere ancora, e se dovessimo tirare un bilancio di questi diciassette anni di vita, devo dire che siamo molto soddisfatti.” Se non avessi fatto questo lavoro, cosa avresti fatto ? “Molto probabilmente l’avvocato che era il desiderio dei miei genitori ed infatti mi sono laureato in legge, e devo dire che forse mi avrebbe anche appassionato, però ad un certo punto è la vita che ti pone davanti alle scelte, e la persona accorta che vuole vivere e non sopravvivere, deve fare la scelta giusta con coraggio.” Dal Teatro alla Televisione il passo è stato breve… e la fama è aumentata… “Ma assolutamente! Fintanto che mi muovevo in teatro accoglievo l’affetto del pubblico teatrale e mi toglievo delle grandi soddisfazioni. Il piccolo schermo mi ha dato la possibilità

di entrare nelle case di cinque milioni di persone tutti i giorni ed è chiaro che la mia popolarità sia aumentata a dismisura e grazie a Cento Vetrine, che ha rappresentato il crocevia della mia carriera, ho acquistato tanta popolarità.” Come è nato l’aggancio con la tv? “Casualmente, perché io ero convinto che nella vita avrei fatto sempre e solo teatro, ma poi Fiorenzo Fiorentini, che è stato il mio grande maestro, mi faceva riflettere sull’assurdità del mio pensiero. Mi diceva che fare solo teatro era una cosa che era possibile solo ai tempi suoi… che io avrei dovuto andare incontro al nuovo, dovevo fare la televisione… e dovevo farlo per continuare a portare la gente a teatro. E quindi ho cominciato facendo piccoli ruoli finché a Settembre 2005 non ho fatto il provino per Cento Vetrine e sono stato scelto, e da li ho avuto l’opportunità di fare Distretto di Polizia 4, Incantesimo 7, Orgoglio, Cento Vetrine, La terza verità, Il bene e il male, Provaci ancora prof 3.”

Ma parliamo un pò di questa tua creazione, questa bomboniera nel centro di Roma che è il Teatro Testaccio. “E’ innanzitutto un circolo di amici ed io l’ho rilevato da Fiorenzo Fiorentini che stava prendendo il Teatro Petrolini. Coraggiosamente ho accettato e nel corso degli anni è diventato un punto d’incontro per tanti amici. E’ un teatro nel quale, all’insegna del comico e della leggerezza, si fa sperimentazione nel senso che ho il collega attore che ha scritto un monologo che viene qui e lo sperimenta, un altro che ha scritto una commedia e la prova. Da qui sono partite tante cose, penso per esempio a Gabriele Pignotta ed il suo La Notte Bianca che ha debuttato qui, penso a Sex in the city, penso a Roberto D’Alessandro ed il suo Casalinghi Disperati , Pablo e Pedro che quest’anno sono al Parioli… Insomma è un posto dal quale partono

realtà teatrali che poi giustamente vanno ad occupare spazi più importanti e più grandi del mio. Però qui stiamo tra amici !” Curi anche una scuola di teatro. “Si, un laboratorio, nel senso che è un contesto nel quale io cerco, con quelle che sono le mie possibilità e con tutta l’umiltà del caso, di mettere a disposizione dei ragazzi quello che io ho imparato in diciassette anni di carriera e, soprattutto, gli

insegnamenti che ho avuto la fortuna di ricevere dai grandi maestri con i quali ho lavorato.” Ma parliamo dello spettacolo in scena in questo periodo. “Punto e a Capo è una commedia molto divertente che si svolge all’interno di un treno. In scena è il gruppo storico della compagnia Bona la Prima, quindi io, Marco Fiorini, Piero Scornavacchi, Danilo De Santis e Vasco Montez. In questa occasione c’e’ anche Melania Maccaferri che ha lavorato con me in Cento Vetrine come Francesca, la mia fidanzata, e ci siamo trovati talmente bene a lavorare insieme, che ci eravamo promessi che appena ce ne fosse satta l’occasione avremmo replicato, e così è capitato.” Periodo di feste e pertanto facciamo tanti auguri a Marco Falaguasta ed a tutta la Compagnia di una buona fine e di un inizio anno ancora migliore. “E’un augurio che accolgo con grande piacere e rigiro a tutti i lettori di Campo de’ Fiori: che sia un anno all’insegna della serenità della fiducia e dell’ottimismo per tutti, Auguri da Marco Falaguasta!”


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Le infinite vie del collezion piccole stuoie musulmane, si conte Il collezionismo minore, sempre attento alle nuove forme di raccolte, non poteva farsi sfuggire le piccole stuoie che molti immigrati musulmani nel nostro Paese ci di Alfonso Tozzi hanno fatto conoscere : si tratta dei “Bisat” cioè quei piccoli tappetini di solito lunghi cm. 30 x 30 che costituiscono il “corredo” religioso di ogni buon maomettano. Come è ormai noto il rituale islamico prescrive che il penitente, prima di pregare, si purifichi mediante una serie di speciali abluzioni, e soprattutto gli viene proibito di entrare in moschea con le scarpe indosso: di qui l’uso generalizzato dei tappeti che riveste un ruolo fondamentale : impedire il contatto diretto tra il suolo impuro e il fedele impegnato nella preghiera: il suo impiego risale ai primi tempi dell’Islam ed è sempre di quei tempi la tradizione di donare tappeti alle moschee, cosa questo che ha dato un impulso particolare a quell’arte del tappeto per la quale i manufatti islamici sono celebri in tutto il mondo. Tra le diverse rappresentazioni grafiche che caratterizzano questi manufatti una citazione particolare merita la “mano di Fatima”, che spesso compare in forma stilizzata e indica la posizione del tappeto sul quale il fedele si appoggia durante la preghiera e che ha nel mondo islamico un preciso significato : le cinque dita aperte richiamano infatti i cinque pilastri fondamentali dell’Islam (Maometto, Alì, Fatima, Hasan e Hosein). Spesso nei tappeti da preghiera si trovano anche decorazioni floreali e vasche d’acqua, tutte riconducibili al tema del giardino : una rappresentazione non casuale, visto che, nell’Islam, il mondo soprannaturale è descritto come un giardino, ed ha questo significato il termine Paradiso con cui lo si indica. E’ appena il caso di segnalare che il tappeto della preghiera del Profeta era nero, come lo fu la prima bandiera dell’islam; il tappeto oggi più grande esistente al mondo è iraniano : misura 400 mila metri quadrati e si trova negli emirati arabi. L’oggetto di questa collezione che il Bisat ha ampliato esisteva da noi già da diversi anni, la “zerbinofilia” con i molti simpatiz-

zanti, anche perché alcuni collezionisti di tappeti non disdegnavano di ricercare ed inserire questi oggetti nelle loro raccolte sia pure limitandoli a quelli prodotti fino agli anni Cinquanta. Negli Stati Uniti ed in Svezia la zerbinofilia, è entrata “di moda” solo negli anni Novanta ed ha creato una folta schiera di appassionati sempre in crescita. Che cosa è lo zerbino? La parola, nata da una voce regionale lombarda, è entrata nell’uso comune per indicare la stuoia, il piccolo tappetino ruvido, che si mette davanti alle porte di casa per pulirsi le scarpe prima di entrare, ma, secondo un’altra versione, la parola discenderebbe da un termine arabo “arbiya” e si riferirebbe ad una decorazione a strisce, come quella del mantello della zebra, e sarebbe entrato nella nostra lingua con il vocabolo derivato di zerbino. L’uso di servirsi del nettapiedi risale all’inizio del Medioevo allorquando il “signore”, ricevendo i sudditi che gli versavano il tributo o i contadini che gli portavano i prodotti del raccolto, si accorse della gran quantità di fango e di polvere che gli “ospiti” lasciavano nelle sale in cui venivano introdotti. Per ovviare all’inconveniente si pensò di conficcare nel terreno, all’ingresso del portone principale, un lastrino di metallo (ancora oggi è possibile notarlo nei pressi delle dimore patrizie, specie nei piccoli centri) di pochi centimetri di lato, su cui si facevano scivolare più volte le scarpe, liberandole, così facendo, del fango. Il lastrino tuttavia non risolveva pienamente l’inconveniente, venne quindi studiata l’opportunità di porre, davanti all’uscio, qualcosa di più morbido: si pensò alla stuoia che, come è noto, è una specie di intreccio assai grossolano, fatto di paglia e fibre, ma di dimensioni più piccole. La cosa funzionò, l’idea piacque, si diffuse e si perfezionò: sorsero piano, piano numerosi nuclei operativi artigianali che, in concorrenza fra loro, crearono tappetini sempre più graziosi e con il pregio di essere “unici” e tanti da invadere il mercato. Qualcuno, con la vocazione del collezionismo, cominciò a mettere da parte i “pezzi” più belli o particolari, poi, via via, l’interesse verso questi oggetti si allargò e nacquero, col tempo, gli scambi e le aste: ancora oggi è possibile acquistare presso qualche antiquario o nei mercatini specializzati, zerbini d’epoca, cioè quelli realizzati nei primi decenni del secolo: gli zerbini prodotti con fibre di plastica non destano l’interesse collezionistico, almeno finora.

La “zerbinofilia”, ritenuta la famiglia povera dei tappeti, annovera fra gli appassionati italiani il lombardo Brunello Zaccardo, noto collezionista di tappeti antichi ed il veneto Vincenzo Durande, collezionista anche di molte altre cose, così come Maurizio Gianfranco di Selvazzano (PD).


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nismo: anche gli zerbini, favoriti dalle endono i favori degli appassionati del settore

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di Carlo Cattani Carlo: quali ricordi portate dalle vs diverse “incursioni” all’Estero,soprattutto nelle Isole di Capo Verde? Le reazioni,qualche aneddoto ? Michaela: a Capo Verde abbiamo riscosso un successo direi senza pari… venivamo osannati come delle star, la gente si accalcava letteralmente ai nostri concerti, e anche fuori dal palco è stato bellissimo, un’esperienza indescrivibile. Nei locali venivamo sempre accolti con un misto di venerazione e soggezione, che si cambiava sempre in sincero entusiasmo non appena riuscivamo a rompere il ghiaccio… alla fine della serata, la cosa più difficile era riuscire ad andare a letto, non avremmo smesso mai di parlare con tutte quelle persone che avevano sempre qualcosa da chiedere o da raccontare. Il Portogallo era un po’ diverso, per il carattere più introverso della gente, che tuttavia seguiva i concerti con grandissima attenzione e curiosità, e riusciva comunque, anche senza manifestazioni eccessive, a farci sentire il proprio calore. In Francia, invece, abbiamo spesso notato una consapevolezza più profonda, un maggior senso critico, che da molti punti di vista è anche più stimolante. Inoltre capitava spesso di trovare qualcuno con origini italiane, che ci raccontava storie familiari di emigrazione, simili a quelle che descriviamo in Ville Rupt . Carlo :difficoltà particolari a rappresentare la vs musica ( considerazioni sulla scena Italica ed estera …) ? Michelangelo: devo dire che ci riteniamo piuttosto fortunati rispetto a molti colleghi, perché abbiamo un pubblico di estimatori veramente appassionati, anche tra gli organizzatori di concerti. Di conseguenza, non dobbiamo faticare eccessivamente per trovare i concerti, perché spesso… sono piuttosto i concerti a trovare noi! Però so benissimo che la situazione non è così rosea per tutte le band, e che spesso è una lotta al ribasso; conosco ottimi musicisti Jazz, molto giovani, che pur di suonare dal vivo sono costretti ad accettare cachet vera-

mente bassi. Personalmente non credo a quello che sostengono alcuni, che se tutti i musicisti si rifiutassero di suonare al di sotto di certe cifre, i gestori sarebbero costretti a pagare di più; credo invece che potrebbe essere molto utile una qualche forma di incentivo pubblico alla musica dal vivo, come accade per la musica classica o per il teatro. Anche se, purtroppo, il rischio è che questi soldi finiscano nelle tasche dei soliti noti. Ma un confronto con i nostri cugini d’oltralpe è già indicativo: in Francia, dove lo Stato spende per valorizzare la musica nazionale (che in realtà è un fecondo guazzabuglio di stili in cui ritroviamo innumerevoli elementi di ogni provenienza, in particolare nordafricani) finanziando vari festival a cui abbiamo partecipato, c’è un’attenzione molto diversa alla musica dal vivo. Le persone seguono con attenzione il concerto dall’inizio alla fine, non si distraggono se tu suoni un brano più raccolto, e questo incentiva la concentrazione degli esecutori; in Italia ci troviamo spesso a suonare in fiere o feste in cui la musica rappresenta una parte, spesso non essenziale, dell’evento. Di conseguenza, c’è la necessità di stimolare continuamente l’interesse del pubblico e, ad esempio, è più difficile indulgere in composizioni più ricercate o più intime: si rischia in ogni momento che gli ascoltatori preferiscano andare a gustarsi un panino! Carlo :siete occupati completamente nella musica e il suo indotto o svolgete attività “principali” di altro tipo? Michelangelo: pur ritenendoci fortunati, perché c’è un reale interesse intorno alla nostra musica, il gruppo attualmente non potrebbe dare di che vivere a tutti. La nostra scelta è stata quindi quella di continuare a portare avanti il nostro discorso personale senza dover dipendere economicamente dalla musica. Spesso, infatti, chi decide di dedicarsi esclusivamente alla musica è costretto ad accettare molti compromessi (cover band, matrimoni, ecc.) che a mio parere, alla lunga, isteriliscono la

Augura Feste Buone

vena creativa che personalmente ritengo inscindibile dal fare musica. Per lo più abbiamo comunque scelto attività che permettono sufficiente autonomia e tempo libero da poter dedicare alla musica: io e Marcello lavoriamo per enti pubblici, mentre gli altri sono liberi professionisti o operano nel sociale, in situazioni che permettono di gestire in modo abbastanza autonomo il proprio orario di lavoro. Carlo :come siete approdati al Teatro? Parliamo,dunque, dello spettacolo “Orlando Tarantato” e di eventuali altre precedenti esperienze anche di singoli “Bizantina” . Rappresenterete altrove quest’opera? Ci sono altri progetti in cantiere ? Michelangelo :per quanto mi riguarda, l’amore per il teatro musicale è stato molto precoce: avevo sei anni quando mio padre mi portò a vedere Jesus Christ Superstar, da cui rimasi pressoché folgorato. Credo di aver ascoltato la musica di Andrew Lloyd Webber per circa una quindicina d’anni, quasi senza soluzione di continuità. Fin quando poi, intorno al ’98, ho iniziato a suonare quella stessa musica, con una compagnia di Firenze, la Kaspar-Hauser, con cui ho realizzato anche altre rappresentazioni (il Rocky Horror Picture Show e A Day In The Life, uno spettacolo originale con le canzoni dei Beatles, che ha visto tra l’altro la partecipazione di Orla e Nuto della Bandabardò). Molti della compagnia risultano coinvolti anche nel progetto dell’Orlando Tarantato, e con Fabio Fantini ho scritto due delle canzoni dello spettacolo.Io credo poi che anche altri fattori abbiano giocato un ruolo importante: in primo luogo, il fatto di essere stato adolescente negli anni ’80. Un decennio che, se da un punto di vista strettamente musicale è stato semplicemente desolante ,tolte le debite eccezioni , ha visto d’altro canto nei neonati video musicali uno degli aspetti visivamente più stimolanti dei quegli anni (ad esempio, per quanto riguarda il cinema italiano, basta leggere i titoli di un paio di libri: L. Micciché parla de Il lungo decennio grigio; P.


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Il sipario si riapre: Bizantina in scena... subito!!! Bertetto intitola la sua opera del 1982 Il più brutto del mondo. Il cinema italiano oggi . L’unione di musica e immagine in Italia, patria dell’Opera, va a innestarsi su un terreno particolarmente fertile, ove la musica ha spesso una spiccata tendenza plastica, a tramutarsi cioè in qualcosa di visivo, di tangibile. Come autore, nel mio piccolo mi riconosco profondamente in questa tradizione; e quindi riesco a scrivere con più facilità se immagino le mie canzoni interpretate, filtrate da un personaggio o più, piuttosto che pensarle come un’espressione diretta, non mediata, di un mio pensiero o di una mia emozione. Ovviamente, ammiro molto chi nei propri testi riesce a parlare in prima persona; ma per quanto mi riguarda, questa attitudine compositiva rappresenta piuttosto un’eccezione che la regola. Anche nel più personale tra i miei brani, quello che ha un’ispirazione più strettamente lirica, diretta e meno mediata, Fimmina Tu, la dichiarazione d’amore è comunque drammatizzata, affidata cioè a due personaggi distinti, una parte maschile e una femminile. Riguardo al futuro di quest’opera, e ad altri progetti in cantiere, è difficile fare qualche previsione, perché la nostra preoccupazione immediata riguarda esclusivamente il debutto , che contempla tra l’altro un insieme di difficoltà tecniche che richiedono di essere affrontate con il massimo della concentrazione, tanto da non poter pensare ad altro. Ovviamente, speriamo di fare molte repliche dello spettacolo, di integrarlo con nuovi brani e di arricchirlo di tutti quegli spunti che non è stato possibile sviluppare fin da subito [nda: lo spettacolo al momento in cui andiamo in stampa è stato rappresentato in più località della provincia di Firenze e sono in corso audizioni per “reclutare” attori per alcuni ruoli del musical ! ]. Di altri progetti ,per ora, non parliamo, ma l’esperienza mi dice che le idee fioriscono proprio nel momento in cui ne stai realizzando altre; l’importante sarà farne tesoro al meglio e svilupparle appena ne avremo il tempo.

Carlo:in che modo questo spettacolo influenza la vostra musica? Credete che proporre vostri brani nel corso della narrazione di questa rappresentazione teatrale crei dei nuovi piani di lettura ? Michelangelo : In primo luogo, credo che lo spettacolo sottolinei ed evidenzi posizioni già espresse in vari altri brani: il rifiuto della guerra (già ribadito nel brano Attilio), l’appello ad un atteggiamento di maggiore tolleranza nei confronti di tutte le diversità…..per fare un paio di titoli della nostra produzione “Passogirapasso” e “Prigionieri” Ma uno degli aspetti più interessanti dello spettacolo, che va molto al di là delle evidenti allusioni alla guerra in Medio Oriente, credo sia la riflessione sull’identità che viene sviluppata attraverso i vari personaggi. Mentre Carlo Magno e Orlando si rivelano fondamentalmente monodimensionali, e per ribadire la propria essenza non hanno altro modo che ricorrere alla propria nobiltà, alla casata, alle loro origini, in modo macchiettistico; al contrario Bradamante, che già incarna l’ossimoro della donna-guerriero, è tormentata dalla passione “colpevole” per un saraceno, e riesce a chiarire il proprio essere solo al termine di un lungo travaglio. Analogamente, il saraceno Ruggero, scopre chi è solo dopo aver sperimentato l’amore, per il quale decide di rinunciare alle proprie origini. Questi due approcci, diametralmente contrapposti, alla realizzazione della propria identità mi paiono una significativa metafora delle scelte estetiche del gruppo: pur coltivando una sincera passione nei confronti delle nostre radici musicali, il nostro tentativo è quello di creare una miscela originale, cogliendo ogni stimolo proveniente dall’esterno e rifiutando qualsiasi atteggiamento purista, di semplice ripetizione di una specifica tradizione. Questa scelta implica travaglio, talvolta anche empasse, perché non è sempre facile armonizzare elementi diversi in un insieme convincente. Ma sulla lunga distanza, quando si riesce a metabolizzare i linguaggi diversi dal nostro,

(seconda parte)

la tensione a comprendere tutto ciò che è diverso ci accresce molto dal punto di vista creativo, sia individualmente che a livello di gruppo. Carlo :a quando una nuova produzione discografica i e pensate di “spostare “ i vs orizzonti musicali ? Michelangelo : di questi giorni è l’uscita del cd dal titolo “ALBUM” una raccolta comprendente 15 brani di cui 9 tra le nostre migliori composizioni e ben 6 bonus track : per un un brano,”Salome”, abbiamo avuto il piacere e l’onore di ospitare il sax di Daniele Sepe ! Però è veramente difficile fare dei progetti sull’evoluzione del gruppo, perché in un certo senso la situazione è in costante cambiamento. Con la recente entrata nel gruppo di Michele Lovito, un percussionista formatosi con la musica afrocubana, e di Anna Maria Iorio, che ha origini siciliane e proviene da un ambito pop-blues, si aprono nuovi orizzonti, che per adesso mi paiono imperscrutabili. A me piacerebbe molto che la nostra musica si arricchisse di sfumature caraibiche e latine, e credo in questo di essere in perfetta sintonia con tutta la sezione ritmica… inoltre, nutro molta ammirazione per il lavoro fatto da Paul Simon in collaborazione con musicisti africani (Graceland) e brasiliani (The Rithm Of The Saints). Però, come dicevo, è veramente difficile fare delle previsioni. L’unica certezza, per ora, è che la nostra creatività è tanto vitale ora quanto lo era agli inizi, se non di più. Credo che di noi si possa sicuramente dire: “dodici anni, ma non li dimostrano!!” Visitate il sito ufficiale della Band www.bizantina.it e www.myspace.com/bizantinaethnic - per “mettere in piazza” o nel vostro teatro cittadino un concerto dei BIZANTINA non esitate a scrivere a : info@bizantina.it ….. Intanto vi fornisco la loro discografia: ”E’ notte/1997”“Sole,Mare E Luna/1998”“Bizantina/2001”-“Zahir/2004”“Album/2008” …ma fateli venire a “casa vostra” …qui ve lo dico e ....qui ve lo confermo : MAGNIFICI 7 !


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CURRICULUM VITAE Stefania Cartechini Stefania Cartechini, giovanissima attrice e ballerina romana, ha iniziato fin da piccola a muovere i primi passi nel mondo della danza e successivamente la sua passione per il cinema, la musica ed il canto, l’hanno spinta ad emulare i suoi attori preferiti. Infatti, vedendoli recitare al cinema ed in teatro, anche lei ha voluto subito provare l’ebrezza del palco, l’emozione del recitare, e così dopo aver preso possesso anche dell’inglese (E.A.C. Institute, Edimburgo) ed aver partecipato ad alcuni corsi di recitazione tra cui quello curato da Marco Falaguasta presso il Teatro Testaccio, corsi di canto e danza, ha iniziato a lavorare come animatrice turistica. Ha partecipato a numerosi casting di agenzie di moda e pubblicità (Ragazza Moderna, campagna stampa Honda, Swish Jeans sfilata evento 2008) acquisendo sicurezza anche davanti alle telecamere arrivando ad interpretare piccole parti in “Un ciclone in famiglia 2”

con la regia di Carlo Vanzina, “Provaci ancora Prof” di R. Izzo ed “Incantesimo”. Il suo esordio a teatro è recente, ed avviene grazie all’incontro con Silvestro Longo che la vuole nel suo ultimo spettacolo al Teatro Petrolini “Nudi alla meta”, dove Stefania canta, balla e recita insieme a Gabriele Marconi. La sua bellezza e la simpatia è sopra le righe, e pertanto auguriamo a Stefania grandi successi futuri.

di Sandro Alessi

Buone Feste


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Roma che se n’è andata: luog

Un Monumento a L’8 ottobre 1831, G i u s e p p e Gioachino Belli, da Terni, scrive all’amico Francesco Spada annunciandogli che sta per rientrare a Roma “ … carico di nuovi di Riccardo Consoli versi da plebe … “, egli ha infatti scritto 153 nuovi sonetti che, peraltro, “ . continuano a crescere … “; nella prefazione della raccolta il poeta di Roma scrive “ … ho deliberato di lasciare un monumento di quello che è oggi la plebe di Roma … “, poiché, “ … la sua lingua, i suoi concetti, l’indole, il costume, gli usi, le pratiche, i pregiudizi, le superstizioni, tutto ciò insomma che la riguarda, si distingue da qualunque altro carattere di popolo, i nostri popolani non hanno arte alcuna, non di oratoria, non di poetica, come niuna plebe n’ebbe mai, tutto esce spontaneo dalla natura loro, viva sempre e energica perché lasciata libera nello sviluppo di qualità non fittizie … “. Campo de’ fiori ha già pubblicato un mio articolo dal titolo “Giuseppe Gioachino Belli, il poeta di Roma”, penso però che l’imponente produzione di 2.200 sonetti per circa 32.000 versi, un vero e proprio “monumento” innalzato alla “plebe di Roma”, non possa esaurire in due pagine, pertanto, caro lettore, credo tu possa convenire con me sulla opportunità di aggiungere qualcosa, senza nulla voler togliere, com’è del tutto ovvio, ai numerosi testi dedicati al poeta; non a caso scriveva Aldo Palazzeschi “ … compra i sonetti del Belli, la vera guida di Roma è quella … “. Nel sonetto in italiano dal titolo “Vita mia”, scritto da un Belli ormai vecchio, probabilmente ancora di più della sua età anagrafica, egli aveva allora sessantasei anni, essendo nato nel 1791, scrive: Certo è ch’io nacqui con un bel vagito / salutai il mondo e il mondo non rispose; / andai a scuola, studiai molte cose / e crebbi un ciuco calzato e vestito. Una donna mi tolse per marito / scrissi versi a barella, e alcune prose; / del resto, come il ciel di me dispose, / ebbi sete, ebbi sonno, ebbi appetito. Stetti molti anni fra gl’impieghi assorto / e fin che non disparver dalla scena, / amai gli amici e ne trovai conforto. Oggi son vecchio, e mi trascino appena: / poi fra non molti di che sarò morto / dirà il mondo: Oh reo caso! Andiamo a cena. Un poeta ormai vecchio dicevo, ma proba-

bilmente vecchio solo in senso letterario, la sua poesia in italiano, che egli praticò tenacemente dall’adolescenza fino alla vecchiaia e che gli consentì di mettere assieme oltre 45.000 versi, un quarto in più di quelli composti in dialetto romanesco, difficile da credere, sul piano del valore espressivo, resta ben poca cosa rispetto ai suoi versi dialettali. Quindi un poeta dialettale Giuseppe Francesco Antonio Maria Gioachino Raimondo Belli, ma anche un poeta d’interesse europeo, fama questa inaugurata con una recensione a firma di Nikolaj Vasil’evic Gogol del 1845 che, venuto a Roma per dedicarsi alla stesura del suo romanzo “Le anime morte”, non tarda a scoprire la grandezza di questa poesia che, sotto una superficie apparentemente comica, “ … conserva integro il senso del sublime … “, come sosteneva lo stesso scrittore russo; una fama europea che non valica la frontiera alla ricerca dei lettori, ma sono piuttosto i lettori che, attirati da Roma, qui arrivano convinti di trovare una città sepolta ma che, attraverso i versi del Belli, scoprono essere assolutamente viva, fatta di uomini vivi, di sogni vivi. Il poeta scrive i suoi versi con il preciso intento di mettere alla berlina innumerevoli personaggi oltre che l’ipocrisia di una società decadente, nel tentativo, vano quanto inutile, di modificarne la secolare struttura, la sua satira pungente ha generato una incredibile quantità di vignette ricche di spirito dove vengono talvolta celate amare considerazioni sulla vita e sulla misera condizione dell’uomo; ogni sonetto racconta un breve aneddoto, uno

spaccato della vita di tutti i giorni, la storia si snoda rapidamente e alla fine immancabile una conclusione, umoristica, ironica piuttosto che filosofica. Cerchiamo ora di comprendere meglio il carattere di Giuseppe Gioachino Belli, egli fu precocemente serio e dignitoso, ebbe un padre severissimo e dotato di un rigore educativo che discendeva da una storia secolare al punto che, come racconta lo stesso poeta in un sonetto, allorquando da ragazzo trova sulla scrivania una moneta la prende, per questo “reato” viene rinchiuso per due giorni in una stanza al buio a pane e acqua, dopo di che, il ragazzo deve confessarsi ladro davanti ai suoi parenti appositamente convocati. Una vicenda questa che il poeta ricorderà sempre ed alla quale si ispirerà nel momento in cui il 16 gennaio 1833 compone ben tre sonetti con il medesimo titolo “er Zagrifizzio d’Abramo”, qui ripropongo il secondo poiché è questo che segna il momento più drammatico del racconto. Doppo fatta un boccon de colazione, / partirno tutt’e quattro a ggiorno chiaro, / e ccamminorno sempre in orazione / per cquarche mmijjo ppiù dder centinaro. Semo arrivati: alò ddisse er Vecchione, / incòllete er fascetto, fijjo caro; / poi, vortannose in là, ffesce ar garzone: / aspettateme cquì vvoi cor zomaro. Saliva Isacco, e ddisceva: papà, / ma dditeme, la vittima indov’è? E llui jarisponneva: un po più in là. Ma cquanno finalmente furno su, / strillò Abramo ar fijjolo, a ttè, / faccia a tterra: la vittima sei tu. Uno di quei sonetti che hanno come tematica soggetti biblici, personaggi che parla-


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ghi, figure, personaggi.

alla plebe di Roma no, pensano, agiscono e si muovono alla stregua di tipici esponenti del suo popolo, il popolo romano e molto del loro vigore è dovuto proprio all’uso del dialetto romanesco, diversamente il gioco di parole e l’espressione caratteristica non avrebbero avuto la stessa efficacia in italiano come non l’avrebbero avuta in nessun’altra lingua, tuttavia il rovescio della medaglia è costituito dal fatto che la letteratura c.d. “ufficiale” non li ha mai presi in considerazione. Nel 1913, con una sottoscrizione pubblica, i romani realizzarono per il loro poeta un monumento che venne collocato in un ampio spazio irregolare in quel momento considerato il più adatto, un sito in prossimità di ponte Garibaldi all’inizio del quartiere più popolare di Roma, anche se il Belli non visse mai in Trastevere; per la verità, una delle tante case che egli abitò dista poche centinaia di metri da quel luogo, via Monte della Farina, una strada in prossimità del teatro Argentina; posso intuire quanti sonetti quella strada contribuì ad ispirargli, un posto rimasto come è sempre stato, umido, poco soleggiato, la pavimentazione sconnessa, l’ombra furtiva di un gatto, un marmo sulla parete di una casa con il divieto di “fare mondezzaro”. Ripercorriamo adesso i luoghi di Roma dove Giuseppe Gioachino visse; egli nasce nel 1791 in via dei Redentoristi in una casa posta all’angolo con via Monterone, negli anni della Roma giacobina la famiglia Belli è coinvolta nei movimenti politici a causa di tale Gennaro Valentini, un generale napoletano cugino del padre fucilato dai francesi in piazza Montecitorio, la famiglia è costretta a fuggire precipitosamente riparando a Napoli e solo dopo l’avvento di Papa Pio VII, Barnaba Charamonti, 1800 - 1823, riesce a rientrare a Civitavecchia dove il padre Gaudenzio ottiene un incarico ben remunerato, ma lo stesso qualche anno dopo muore a causa di una epidemia di colera, la madre Luigia Marzio fa ritorno nella capitale con i tre figlioletti e la famiglia abita un modesto alloggio in via del Corso, successivamente demolito per l’apertura di via del Parlamento. Anche Luigia muore dopo pochi anni dal suo secondo matrimonio con un agente di borsa, il poeta con i fratelli trova ospitalità presso uno zio a piazza San Lorenzo in Lucina, solo più tardi, per interessamento di un monsignore riesce ad ottenere una camera tutta sua in un Convento di frati Cappuccini, oggi non più esistente, posto all’angolo tra via Ludovisi e via Veneto; nel

1815 sposa Maria Conti vedova del Conte Pichi, lei ha trentotto anni e un patrimonio abbastanza importante per quei tempi da amministrare, lui ventiquattro, i due coniugi abitano a piazza Poli, non lontano da fontana di Trevi. L’unione dura ventiquattro anni e da essa nasce l’unico figlio Ciro, ma c’è un’altra donna nella vita di Giuseppe Gioachino, molto più importante della moglie, si tratta della marchesina Vincenza Roberti di nove anni più giovane di lui, egli fa la sua conoscenza nel 1821 quando Cencia, così la chiamerà sempre il poeta, accompagnata dalla madre, viene in visita a Roma, il poeta intrattiene un rapporto che durerà a lungo, va molto spesso a trovarla nelle Marche, a Morrovalle, poco distante da Recanati e le dedica più di centocinquanta lettere. Quando nel 1837 Maria Conti muore, il poeta lascia piazza Poli e va ad abitare, come detto, in via Monti della Farina in casa dell’amato figlio Ciro e di sua moglie Cristina Ferretti, sono anni pieni di angoscia per il poeta, tutti gli scritti di quel periodo lasciano trasparire l’immagine di un uomo ridotto a poco più di un’ombra, ad un amico che scrivendogli lo definisce “poeta nato” risponde che egli è piuttosto un “poeta morto”. Giuseppe Gioachino Belli visse negli anni durante i quali regnarono ben sei Papi: Pio VI, Giovannangelo Braschi, 1775 - 1799; Pio VII, Barnaba Chiaramonti, 1800 - 1823; Leone XII, Annibale della Genga, 1823 1829; Pio VIII, Francesco Saverio Castiglioni, 1829 - 1830; Gregorio XVI, Bartolomeo Alberto Cappellari, 1831 1846 e Pio IX, Giovanni Maria Mastai Ferretti, 1846 - 1878; un’epoca di grandi agitazioni, di movimenti politici, di occupazioni militari, di restaurazioni. Il poeta racconta la sua Roma durante il regno dei sei Pontefici “ … pupazzettando uomini e costumi … “, una città con i suoi vicoli bui impregnati dall’odore acre dei gatti, la stradine strette, i sampietrini divelti, le immagini sacre contornate da ex voto, le mura rovinate, le viuzze senza sole, gli escrementi di animali sparsi ovunque e poi, ancora, la “Curia e l’Aristocrazia” da una parte, la “plebe” dall’altra, gli appartenenti alle prime usano le vie della città per spostarsi in carrozza tra le varie dimore, per la “plebe” le stesse strade sono invece la loro casa e il loro teatro, le abitazioni anguste spingono infatti il popolino a uscire all’aperto dove si fa di tutto. Citanto i sei Pontefici non è possibile non soffermarsi sul bellunese

Papa Cappellari, Gregorio XVI, il “Papa belliano” per eccellenza, il suo vero Papa, quello centrale della sua vita, il protagonista indiscusso della sua umana commedia; a “Papa Grigorio” Giuseppe Gioachino Belli dedica ben venticinque sonetti in romanesco dalle diverse tematiche e avanza persino un sospetto “ … il Papa ha un’amante … “; si tratta di tale Clementina Verdesi, una donna piacente e dai modi affabili, moglie di Gaetanino Moroni, cameriere del Papa, indicata dal Belli come “ … puttana santissima … “ – “ … il Pontefice ama riposarsi in compagnia della moglie di Gaetanino … “ , nel sonetto del 1° giugno 1835 dal titolo “er Papa omo” scrive: A palazzo del Papa c’è un giardino / co un boschetto e in ner bosco un padijjone / pien de sofà a la turca e de portrone / e de bbottijje de rosojjo e vvino. C’è poi ne le su’ stanzie un cammerino / co una porta de dietro a un credenzone, / che mmette a una scaletta, e in concruzione / corrisponde ar quartier de Ghitanino. Ghitanino è ammoijjato: la su mojje / è una donna de garbo, assai divota / der Vicario de Ddio che llega e sciojje. Oh, nun vojjo dì antro; e ho ffatto male / anzi a pparlà ccusì ddove se nota / oggni pelo e sse penza ar criminale. Un pettegolezzo gratuito al quale il poeta vuol porre rimedio “ … e ho ffatto male anzi a pparlà ccusì … “ ; il Belli è molto legato a questo Papa e dopo la sua morte scrive: “ … a Papa Grigorio je volevo bene perché me dava er gusto de potenne dir male … “.


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TROPIC THUNDER Tropic Thunder, Usa, Germania, 2008. Genere: commedia; regia: Ben Stiller; sceneggiatura: Justin Theroux, Ben Stiller, Etan Cohen; interpreti:Ben Stiller, di Robert Downey Jr., Jack Maria Cristina Black, Bill Hader, Nick Caponi Nolte, Tom Cruise, Matthew McConaughey, Jay Baruchel, Steve Coogan, Brandon Jackson, Danny McBride; fotografia: John Toll; montaggio: Greg Hayden; scenografia: Daniel B. Clancy, Jeff Mann; costumi: Marlene Stewart; musica: Theodore Shapiro, George Drakoulias; effetti: Mike Fink; distribuzione: Universal Pictures; durata: 107 minuti. Ron Kovic nel 1968 torna dal Vietnam, paralizzato nella parte inferiore del corpo e impotente. Negli Usa, il reduce rinnega gli ideali patriottici infarciti di retorica militarista, diviene un fervente pacifista e scrive un libro sulla sua esperienza al fronte. Hollywood ne trae un film: Nato il 4 di luglio, scritto e diretto da Oliver Stone. La pellicola riesce a spuntarla alla notte degli Oscar, rastrellando ben due delle ambite statuette, una per la regia e l’altra per il montaggio. È il 1989. Diciannove anni dopo, alla Mecca del cinema, qualcuno riprova a bissare il successo di Nato il 4 di luglio cercando di realizzare “il più grande film di guerra” mai uscito al cinema, partendo dall’idea di trasporre sul grande schermo la (falsa) autobiografia di un veterano di guerra (Nick Nolte), che nel pantano vietnamita ci ha rimesso entrambe le mani. E allora sotto l’occhio vigile della macchina da presa, libero sfogo a mirabolanti sequenze cinematografiche a base di bombardamenti al

napalm, cavalleria aerea e, soprattutto, tanti tantissimi cadaveri di soldati americani e vietcong. Da qui, prende le mosse Tropic thunder, comica parodia dei machissimi film di guerra. Ma cos’è una super-mega strabiliante produzione senza un cast di stelle, stellette e meteorine di tutto rispetto? In primis, abbiamo la star dei film di azione Tugg Speedman (Ben Stiller) la cui popolarità è già da tempo avviata sul viale del tramonto. A seguire, il pluripremiato attore Kirk Lazarus (Robert Downey Jr.), fanatico dell’Actor’s Studio fino all’inverosimile, o meglio fino a cambiare il colore della propria pelle: qualsiasi cosa pur di interpretare il ruolo di un tostissimo sergente di colore! Della partita sono anche il comico di bassa lega Jeff Portnoy (Jack Black)- il cui cavallo di battaglia è un repertorio a base di peti e ruttie il cantante rap Alpha Chino (Brandon Jackson) che, pur avendo intitolato un suo motivo I like the pussy, in realtà è un inconfessato omosessuale. L’ultima ruota del carro spetta, infine, a Kevin Sandusky (Jay Baruchel), comparsa di quinto ordine con il sogno di sfondare nel vacuo mondo del cinema. A quello che, come già detto, dovrebbe essere ricordato come “il più grande film di guerra” tutti vogliono partecipare, nessuno escluso. È inevitabile che nascano dei contrasti e delle rivalità, le quali sfociano poi in feroci lotte intestine; dopotutto, si sa come sono sotto sotto i commedianti, specie in questo genere di questioni. Se in più a tutto questo si aggiunge pure un regista inglese (Steve Coogan) senza un briciolo di schiena dorsale, la realizzazione della pellicola non può che procedere a singhiozzi, addirittura mille volte peggio di quella altrettanto leggendaria di Apocalipse Now. Non rimane altro, allora, che catapultare queste infantili star nel cuore della foresta vergine; forse, in questo modo, l’opera potrà trarne quel pizzico di realismo che non guasta mai, anzi. Ma, un inconveniente è sempre dietro l’angolo, cosicché può capitare che i nostri cinque eroi finiscano, senza neanche rendersene conto, nelle mani di una banda di pericolosi narcotrafficanti armati fino ai denti. Tropic thunder segna il ritorno dietro la macchina da presa dell’irriverente comico statunitense Ben Stiller a sette anni di distanza da Zoolander, farsa beffarda sul frivolo universo della moda. L’interprete di Tutti pazzi per Mary questa volta gioca alla guerra, o per meglio dire, canzona l’immaginario bellico dei cosiddetti war movie, uno dei generi più truculenti e retorici mai sfornato dalla fabbrica dei

sogni. Si veda allora come l’intento (riuscitissimo) del regista sia stato quello di far man bassa- senza mai strafare, però- di alcune immagini cult tratte da pellicole arcinote al gran pubblico, perfino a quello meno avvezzo a questo filone cinematografico. D’altronde, chi non conosce film come Rambo, Salvate il soldato Ryan, Platoon o Il cacciatore? Nessuno, of course! Ma se fra voi serpeggia ancora il timore di trovarvi di fronte ad opere- si fa per dire- del calibro di Scary movie & Co., lo ripetiamo un’altra volta: tranquillizatevi, niente di tutto questo vi aspetta. Tropic thunder, inoltre, colpisce nel segno sferrando un colpo basso, dritto dritto alle fragili fondamenta su cui si fonda lo Star System Hollywoodiano. Col prendere di mira attori boriosi e viziati, manager inetti, registi ancora più idioti e produttori squali, Stiller stende il pubblico, facendolo divertire con scioltezza e dinamismo. Nonostante che le star d’oltremanica abbiano fatto spallucce, ridendo una volta tanto delle loro stesse debolezze, in America il lungometraggio ha alzato un polverone di proteste. Il fronte del no è composto essenzialmente dai difensori di alcune minoranze, quali quelle dei disabili, dei neri, dei bambini e degli orientali, che hanno visto nella pellicola un atto bello e buono di oltraggio puro. Di fatto, Speedman che veste i panni di un ragazzo affetto da handicap mentale, simple Jack, per far colpo sulla giuria dell’Accademy è a dir poco politically uncorrect. Tuttavia, ciò bisogna contestualizzarlo all’interno di un atto satirico mirato a sbugiardare la tendenza hollywoodiana di impersonare tali ruoli al fine di esser premiato con un Oscar, come successe solo qualche anno fa a Dustin Hoffman per Rain Man. Tuttavia, Tropic thunder ha un asso nella manica tutt’altro che trascurabile: una corazzata di attori di prim’ordine di cui Robert Downey Jr. ne è l’indiscutibile alfiere e, nelle retrovie, se fate attenzione potete riconoscere, celato sotto strati e strati di cerone e gommapiuma, un Tom Cruise inaspettatamente buffo che vi farà letteralmente sganasciare dalle risate. In realtà, ad accendere la miccia dello sghignazzo generale ci pensano, sin dai titoli di testa, gli improbabili “fake trailers” di alcuni filmacci (da non perdere quello di Satan’s Alley, polpettone omosessuale fra le mura di un convento), ottimi trampolino di lancio per i capricciosi interpreti di questo scalcinato war movie. Per concludere, non resta quindi che gridare “Alla carica! Tutti al cinema a combattere per un pugno di allegria!”.


e t s e F e n o Bu


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Ecologia e Ambiente Che cos’è il progetto HAARP?

di Giovanni Francola

Il 15 gennaio 2003 un deputato ucraino di nome Yuri Solomatin scrisse un inquietante articolo in cui esprimeva una viva preoccupazione per tutti gli esperimenti condotti dagli americani in Alaska, dove appunto riportava che dal 1994 si sta portando avanti il progetto HAARP “High Frequency Active Auroral Research Program”, vale a dire programma di ricerca attiva aurorale con alta frequenza. Si tratta di enormi antenne installate nel bel mezzo della foresta boreale nord americana. La paura di Solomatin sta nel fatto che tutto questo potrebbe essere un prototipo di arma geofisica, capace di condizionare, o meglio, manipolare il clima di continenti, alterando appunto con microonde l’umidità e la temperatura, provocando inondazioni o altre manifestazioni climatiche avverse. Gli scienziati americani sostengono che si tratta di esperimenti fatti nella ionosfera (zona dell’alta atmosfera tra i 60

e i 600 chilometri), per studiare e migliorare le telecomunicazioni. Allora mi chiedo: perché in questo progetto è coinvolto anche il Dipartimento della Difesa? Molti altri scienziati indipendenti hanno ipotizzato che il progetto HAARP può essere correlato ad alcune enormi inondazioni avvenute nel nord Europa negli anni passati. Ma perché proprio nella ionosfera? Come si sa la ionosfera è composta da materie rarefatte allo stato di plasma, cioè particelle cariche di “ioni” che hanno la proprietà di riflettere verso terra le onde Hertziane, soprattutto nelle ore notturne, ed è per questo motivo che di notte ascoltando alla radio le stazioni in AM, possiamo tranquillamente captare stazioni radio di molti paesi stranieri, appunto perché la riflessione ionosferica permette ai segnali di scavalcare con più facilità la curvatura terrestre. Ritornando al progetto HAARP, mi auguro che non si tratti di una potenziale arma di distruzione di massa, costituendo uno strumento di conquista, in grado di alterare e destabilizzare sistemi ecologici e agri-

coli di intere regioni del pianeta. Pur non essendoci prove di quale fine abbiano questi esperimenti, è pur vero che delle questioni della “Guerra Ambientale” le Nazioni Unite dovrebbero vigilare e soprattutto dare più informazione. Anche se le tecnologie militari ed i rispettivi impatti sul clima mondiale, non sono oggetto di discussione, né ragione di preoccupazione, Washington ha rifiutato di sottostare agli impegni di riduzione dell’emissione di anidride carbonica assunti col protocollo di Kyoto nel 1997.

A distanza di un solo anno circa dalla pubblicazione del suo primo libro, Sunny un pieno di sole, edito dalla Ennepilibri, Giovanni Francola torna con un nuovo entusiasmante lavoro: Il profitto e la virtù, pubblicato dalla stessa casa editrice, che sembra credere e puntare molto sulle qualità dello scrittore. Il libro verrà presentato ufficialmente il prossimo 13 gennaio, presso la Promoteca del Campidoglio, a Roma, nell’ambito della manifestazione internazionale “Un bosco per Kyoto”, organizzata dall’Accademia Kronos. Fa onore all’autore la decisione di devolvere parte del ricavato della vendita del libro all’Associazioni umanitaria “Medici senza frontiere”. Giovanni, come si può ben vedere anche dalla rubrica che cura sulle pagine della nostra rivista, ha molto a cuore le problematiche ambientali e in questo libro, più che mai, si scaglia contro i potenti della terra, quei pochi che gestiscono tutto, manipolando persino la natura per i propri interessi. Il libro si divide in 13 capitoli, nei quali l’autore tratta numerosi ed interessanti argomenti, che spesso ci troviamo ad ascoltare, ma sui quali, presi dalla frenesia delle cose quotidiane, raramente ci fermiamo a riflettere. Tra questi: i bambini soldato, una tragica realtà dei numerosi paesi in cui esistono focolai di guerra; i disastri ambientali creati dall’uomo stesso, che sono cosa ben diversa dalle calamità naturali; l’importanza indispensabile dell’acqua per ogni essere vivente; i tanto discussi OGM e CGM. E poi una serie di curiosità su tante delle cose che ogni giorno ci circondano. Nel capitolo 9 prende in analisi i due strumenti tecnologici più utilizzati al mondo, il telefonino e il forno a microonde, mettendone in evidenza gli aspetti positivi e negativi e gli effetti che hanno sull’ambiente. Nel capitolo successivo si occupa del petrolio e dell’uso che se ne fa, soprattutto in relazione alle autovetture, “inseparabili corazze”, come le definisce lo stesso Giovanni. Negli ultimi capitoli, poi, si sofferma ad analizzare gli aspetti sociali, il rapporto tra l’uomo e l’ambiente. Tuttavia, un filo conduttore unisce tutti questi argomenti: la volontà di voler cambiare le cose, o meglio una sorta di rivoluzione culturale, che porti l’uomo ad agire prima di tutto nel rispetto della natura e dell’ambiente. Il libro, come dice Ennio La Malfa, Presidente di Accademia Kronos, nella prefazione, “è uno sprone per noi tutti a difendere l’ambiente naturale che ci circonda con ogni forza” e ci auguriamo possa essere letto soprattutto dalle persone “giuste”, quelle a cui serve cambiare strada per raggiungere i propri scopi e che sia un mezzo di sensibilizzazione per tutti, perché tutti, nel nostro piccolo, possiamo fare tanto. Ermelinda Benedetti


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Come eravamo ... continua dal n. 55 Nel 1934, mio nonno, già avanti con l’età (ne aveva 71) e dopo ben quaranta anni di gestione del primo locale sito in Via di Corte (per i civitonici “lì di Alessandro Soli all’Orto Funaro) , si imbarca in una nuova avventura: apre una trattoria-locanda in Via della Repubblica, nel quartiere “Catamello”. E’ un quartiere in continua espansione, è la nuova zona di Civita Castellana, e il locale è dirimpettaio alla Ceramica Marcantoni. Aveva capito che la classica osteria là al centro storico, aveva fatto il suo tempo, e la vita cittadina sia essa lavorativa che ricreativa, si stava spostando oltre il Ponte Clementino. In questa nuova impresa fu aiutato economicamente, per l’acquisto dei locali, dal figlio primogenito Italo Soli uomo di successo, a quei tempi amministratore della ceramica Marcantoni, già ufficiale dei bersaglieri nella guerra 1915-18, che poi nel successivo conflitto, da richiamato, assumerà i gradi di tenente colonnello. Devo a questo punto, sempre aiutato da mio padre Irmo, iniziare a “pescare” nei miei ricordi infantili, quando muovevo i primi passi nel grande giardino dietro “a trattoria de Giano” denominata Trattoria dei cacciatori, (la cui scritta, dipinta da mio zio Luigi Soli è ancora visibile seppur sbiadita, sopra l’ingresso dell’attuale negozio di confezioni), era un giardino particolare, con l’immancabile campo di bocce, curato e lisciato personalmente da mio nonno, alberi da frutta, tavoli in marmo dove i clienti potevano mangiare o giocare a carte, ed in fondo, confinante con la proprietà Vittorio Crestoni detto o’ sagrista-

Italo Soli 1887-1953

Giano Soli

no “pe’ capicce, o’ tabbaccaro “, ancora una vite di zibibbo (come già in via di Corte), anch’essa, come l’altra, ancora visibile, considerando che ora il giardino è divenuto il capannone dell’officina meccanica. Spostiamoci all’interno della trattoria-osteria: rivedo ancora mio nonno seduto coi suoi amici al tavolo di legno, mentre gioca a carte con Umberto Lazzari, “l’orologgiaro” (poeta dialettale Sant’orestese), Marsantino Paolini (cacciatore, con trascorsi da emigrante in America), che accarezza il suo cane da caccia Dora, e Augusto Tomassoni. Io ascoltavo i loro discorsi: racconti di caccia, in tempi in cui la selvaggina qui dalle nostre parti non mancava di certo. Ecco allora rievocazioni di grandi battute venatorie, che a seconda del periodo vedevano cadere giù, sotto il tiro delle doppiette a cani esterni, lepri o fagiani, tortore o beccacce. Ero affascinato e sognavo il giorno quando anch’io avrei potuto imbracciare un fucile, ma poi, con gli anni, mi accorsi che la caccia oltre che passione è una malattia. Ed io pur essendo stato cacciatore, ero un semplice appassionato, mentre mio padre che oggi conta 85 anni e potrebbe entrare nel guiness dei primati con le sue 66 licenze da caccia consecutive, quella malattia l’ha contratta, unico tra tutti figli delle due mogli, direttamente da mio nonno. Parlando dell’uomo cacciatore, e della trattoria, gran parte della fortuna del locale è da attribuirsi a mia nonna Elvira Cardelli, anch’essa donna eccezionale, perché oltre ad aver dato a Giano una nuova numerosa famiglia, con la sua cucina straordinaria, attirava la clientela che ormai sapeva dove la cacciagione veniva cucinata a regola d’arte. Nel grande camino, specialmente nel periodo invernale le allodole e i tordi allo spiedo, giravano lentamente alla ricerca della cottura ottimale, mentre nelle pentole, rigorosamente di coccio rosso, la lepre ormai spezzettata, si insaporiva nel salmì di Elvira, che da lì a poco avrebbe fatto “leccare i baffi” agli impazienti commensali. Ah! Dimenticavo il vino, quel vino che mio nonno andava direttamente, prima dell’acquisto, ad assaggiare a Vignanello, e se di suo gradimento, portava a Civita in campionatura. Poi dopo qual-

L’oste, il cacciatore

Giano Soli primi anni del ‘900 che giorno, verificata la non alterazione del colore e del sapore, dava l’ok al trasportatore, che lo trasferiva nelle capienti botti della cantina sottostante la Trattoria dei Cacciatori. Era un vino buonissimo e mio nonno orgoglioso delle sue scelte in materia, avendo ricevuto dalla Birra Peroni manifesti pubblicitari da affiggere nel locale, inneggianti alla qualità di quel prodotto alternativo, come: Chi beve birra campa cent’anni, coniò ed affisse questo cartello: Chi beve ‘o vino de Giano, nun mòre mai! continua sul prossimo numero


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Una “Fabric Personaggi, storie e imma

Natale 1962 - I Racc IL crepitio del fuoco era allegro ed il bagliore della fiamma illuminava, a sprazzi, lo sguardo assorto di mio nonno che guardava dentro i suoi ricordi lontani. di S’era fatto più tardi Sandro Anselmi quella sera, e ad ascoltare i suoi racconti eravamo rimasti soltanto io e mio fratello, mentre tutto il resto della famiglia si era già coricato da un po’. Si stava troppo bene lì ad ascoltare la sua voce pacata ricordare di quella prima guerra mondiale che aveva combattuto per tanti, lunghi anni. Era partito giovanissimo, lasciando il suo paese e i suoi cari ed aveva conosciuto la crudeltà, la fame e tutto ciò di cui un uomo debba soffrire per un ideale quasi astratto, di libertà e di patria. Susegana, Gorizia, il Piave, la cavalleria, le bombe, le buche dove saltar dentro per ripararsi dalle schegge …. si arrivava al ricordo di una ragazza che aveva conosciuto proprio a Susegana, certa Noemi D’Onda. La dolcezza di questo nome me la faceva immaginare bella, dolce, distinta, e provavo uno strano senso di gratitudine nei confronti di questa donna che aveva voluto bene a mio nonno, solo, triste e così lontano da casa. Ma era proprio un bel giovane, come si vede dalle foto, e si distingueva soprattutto per la sua altezza di 1 mt e 83 cm, inusuale per un uomo nato nel 1892. Io e Mauro non vedevamo l’ora che il rac-

ste

Fe Buone

Fabrica di Roma 1923 Iannoni Odoardo Alessandro (Cavaliere di Vittorio Veneto) e la moglie Angeletti Maria conto arrivasse a questo punto, perché era la parte che preferivamo, e ci sentivamo complici di queste confidenze che nonno ci faceva in assenza di nonna Marietta, che già dormiva. In quei tempi, quando nelle case non c’erano ancora la radio e la televisione, questi racconti erano un esercizio stupendo per la nostra fantasia, che vestiva di immagini le parole di nonno Lisandro . Quella sera, e doveva essere la settimana prima di Natale, il tempo s’era addolcito ed

il vento che aveva soffiato fino al tardo pomeriggio s’era chetato, ed il camino tirava senza neanche un filo di fumo. Stanchi, e forse nonno ancor più che noi per avergli fatto ripetere troppe volte questi racconti nostalgici e lontani, ci preparammo per andare a letto, ma al momento di chiudere la porta ci accorgemmo che stava nevicando... eravamo stati così assorti ad ascoltare e sognare. Tutti e tre uscimmo a toccare la neve che scendeva lenta e lui, più bambino di noi,


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ca” di ricordi

gini di Fabrica di Roma

conti di nonno Lisandro ne raccolse una manciata e se la passò sulle labbra… dolce nonnino mio Al mattino successivo trovammo oramai, la neve alta che ci accompagnò fino al giorno della vigilia per dare quel tocco di poesia che si aggiungeva a quella che già riempiva i Natali di una volta, tutti chiesa e famiglia! Non si aveva la frenesia dei regali nè la mania degli auguri scontati da fare a tutti

ed a tutti i costi, non c’erano le gite in montagna e le cene a casa di amici. Tutti i parenti si riunivano nella casa dei nonni per non farli spostare e prendere freddo a fare una tombolata e mangiare qualche dolcetto e qualche chicco d’uva passita, che era stata fatta essiccare appesa in grappoli nei fili tesi fra le travi del

Fabrica di Roma 1968 Angeletti Maria e Iannoni Odoardo Alessandro

soffitto. Si arrivava alla befana per ricevere, forse, l’unico regalo dell’anno, spesso povero ma tanto, tanto desiderato! Era ieri …


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Vie “CELEBRI” di Civita Castellana: VIA DELLE PALME Via delle Palme, posta nel cuore del centro storico di Civita Castellana, rappresenta un “unicum” nell’ambito dell’evoluzione urbana ed architettonica del nostro centro, sia per il suo indiscusso ed originale disegno tipologico, che per la molteplicità di tipi edilizi ed architettonici presenti, collocabili storicamente agli inizi del ‘500. Alla confluenza con via Panico è posto un poderoso impianto turriforme del secolo XIII, caratterizzato nella fascia dell’attacco a terra dall’inserimento di blocchi di marmo statuario e pilastrini lapidei negli angoli, combinati ad elementi di spoglio di epoca “Romana” e “Medioevale” dei secoli III e IV. Un impianto turriforme è ancora rintracciabile nella via opposta, su corso Bruno Buozzi, risalente al secolo XIV e profondamente trasformato nelle sue linee architettoniche e strutturali alla fine dell’800. Al centro di via delle Palme troviamo un interessante edificio risultante dalla rifusione di più unità medioevali, caratterizzato da un portale in Tufo elegantemente modellato e decorato ad ovuli di sapiente gusto rinascimentale datato alla fine del secolo XV. L’atrio dell’edificio presenta una volta a botte e un ambiente al piano terra presenta la volta lunettata sostenuta da peducci in pietra di pregevole fattura. In corrispondenza del portale è posta una lapide con la seguente dicitura: “ FELIX PLANTA MAIORA PIRA FERAS”. Una edicola religiosa dedicata alla Vergine Maria, posta al centro della via urbana presenta un particolare disegno dal gusto “popolare”, con un vivace intonaco spatolato con il giallo e la modesta pensilina in rame sbalzato deteriorata dal tempo. Percorrendo via delle Palme in direzione di via Panico, al centro dell’impianto viario, troviamo un possente edificio caratterizzato da un portale con arco a tutto sesto con un profondo atrio rettilineo voltato a botte,

Buone Feste

con il corpo scala posto perpendicolarmente, secondo una tipica consuetudine architettonica del ‘500. Questo tipo di impianto lo troviamo in altre unità abitative della via a conferma dell’originalità dell’impianto certamente “pensato” e “dimensionato” secondo una precisa logica compositiva. La conformazione delle unità abitative, particolari combinazioni metriche e compositive testimoniano in maniera netta e chiara che le due torri poste agli inizi di via delle Palme, su via Panico e corso Buozzi, siano parte integrante di una cinta muraria o fortificata, che chiudeva il centro storico di Civita Castellana nella zona sud, in direzione dell’attuale via Ferretti. Via delle Palme, nel corso dei secoli è stata profondamente rimaneggiata: alcuni edifici risultano dall’accorpamento di più unità immobiliari e in altri contesti elementi architettonici Ottocenteschi e Novecenteschi si alternano su modeste facciate. Altri tipi edilizi presentano portali lapidei di pregevole fattura combinati ad elementi di indubbio gusto architettonico. Per quanto attiene al disegno della via, il lungo asse rettilineo presenta nella parte centrale una modesta inclinazione e una variazione di dimensione verso corso Buozzi, al fine di accentuare l’effetto prospettico. Da un punto di vista conservativo l’intera area presenta molteplici problemi: molti edifici presentano notevoli tracce di degrado nei paramenti murari ed elementi di finitura moderni si combinano ad ele-

menti tradizionali. L’invadenza “modernista” si evidenzia nel numero delle installazioni paraboliche presenti (ben sei), un autentico record per Civita Castellana. Enea Cisbani


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Campo de’ fiori Inchiesta di Campo de’ fiori e del C.I.S.P.R.A. Centro Italiano Pranoterapeuti

UOMINI E SPIRITUALITA’ Una ricerca tra verità e leggenda - sacralità millenaria di Gaetano Grasso pranoterapeuta - parapsicologo

Tavola di smeraldo di Ermete Trismegisto E’ vero Senza menzogna Verissimo Ciò che sta in basso è come quello che esiste in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per compiere il miracolo di una cosa sola. E siccome ogni cosa è stata ed è venuta da uno così ogni cosa è nata

in una certa cosa unica per via d’adattamento il sole ne è il padre la luna ne è la madre il vento l’ha portato nel suo ventre la terra è la sua nutrice il padre di tutto. Il Telesma di tutto il mondo è qui la sua forza è completa se è convertita in terra. Tu separerai la terra

dal fuoco il sottile dallo spesso dolcemente con grande capacità. Egli sale dalla terra al cielo e discende poi in terra e riceve la forza dalle cose superiori ha forza di ogni forza perché vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida

così è stato creato il mondo da qui verranno innumerevoli adattamenti di cui questo è il mezzo è per questo che sono stato chiamato Ermes Trismegisto possedendo le tre parti della filosofia del mondo quello che ho detto delle operazioni del sole è compiuto e portato a termine.

Chi ha domande da fare, chiedere chiarimenti o consigli, può scrivere in redazione… risponderemo a tutti. Chi vuole può anche raccontare il suo problema o l’esperienza vissuta.

Previsioni astrologiche generali per il mese di Dicembre 2008 Ariete: E’ stato un anno certamente non facile ma molte cose sono chiarite, quindi festeggia meglio che puoi e guarda con ottimismo al futuro. Avrai modo di scegliere un amore più vero ma anche nel lavoro andrà meglio. Il 2009 – la fiducia e l’ottimismo ritornano, sarà un anno all’insegna della positività. Toro: Quest’ultimo mese ti offre ancora allettanti possibilità in ogni campo, approfittane. Avrai modo di mettere a posto i rapporti con gli altri, quindi prospettive per vacanze serene. Il 2009 – si presenta un anno un po’ travagliato ma non negativo, preparati alla lotta. Gemelli: Sei una persona vitale ed estrosa, non puoi recitare sempre la parte seriosa, quindi libera la fantasia ed avrai festività scintillanti, miglioreranno i vecchi rapporti. Il 2009 – l’anno si preannuncia frizzante, pieno di energia e di voglia di vivere. Organizzati al meglio e i problemi che ti sembravano insolubili troveranno la loro soluzione. Cancro: Finalmente un po’ di tranquillità, puoi uscire dall’apnea e prepararti bene alle feste, qualche piccolo fastidio è inevitabile, ma facilmente superabile. Apriti ad una nuova visione della vita. Il 2009 – Anno nuovo vita nuova, ti sei finalmente liberato di molti fastidi. L’anno nuovo porta un po’ di tranquillità e qualche novità. Leone: Il sorriso ritorna sulle tue labbra, migliorano i rapporti con tutti, ma per te, singles, sara la possibilità del partner giusto per delle festività molto allegre. In questo mese la passionalità sarà prorompente. Sei disponibile con tutti lo meritano. Il 2009 – sarà un anno che richiederà molte energie. Ci sarà un po’ di fatica da sopportare, ma tutto sommato andrà bene. Il lavoro ok ma soprattutto sarai aiutato dalle gioie dell’amore. Vergine: Il malumore potrebbe causarti qualche incomprensione e quindi discussioni anche per futili motivi, quando ti ci metti con le parole sai essere più tagliente di un rasoio, cerca di chiedere scusa ed essere più accomodante, sarà meglio per tutti. Attenti, ci sono prospettive per piccoli incidenti, rifletti prima di decidere. Il 2009 – l’anno presenta aspetti davvero positivi, avrai modo di risolvere vecchi problemi e portare a termine i tuoi progetti. La sicurezza non ti mancherà. Bilancia: Puoi ben festeggiare la chiusura dell’anno. Il nuovo sarà brillante. Il mese ti aiuterà a chiarire i malintesi, ti sentirai più sicuro e disinvolto, potrai così puntare le tue mete senza oscillare, hai ottenuto anche dei vantaggi, comunque il brutto è passato. Il 2009 – il nuovo anno sarà sicuramente più positivo e sarai sollevato dalle difficoltà che hai affrontato. Definirai i nuovi progetti lavorativi, ma anche l’amore non sarà da meno. Scorpione: Ci sono un po’ di dubbi e confusione, che rischiano di non farti apprezzare adeguatamente le opportunità che ti si parano davanti. La decisione è tua. Sei radiante di ottimismo ed anche chi ti sta attorno apprezzerà. L’amore c’è e può esplodere di passione da un momento all’altro. Il 2009 – l’anno nuovo sarà un po’ più impegnativo di quello passato, ci saranno impedimenti a cui dovrai far fronte basandoti solo sulle tue forze, ma dovrai mettercela tutta, alla fine, dopo la vittoria, arriverà un po’ di pace. Sagittario: Tirando le somme questo anno è stato abbastanza positivo, tale da consigliarti, in questo mese di bilanci, di mettere in cantiere nuovi progetti. In questo mese ci saranno nuove buone occasioni, procedi con calma e fai una cernita, le feste saranno splendide. Il 2009 – ci saranno sicuramente momenti difficili ma riuscirai a superarli, occorre molta chiarezza di vedute ed un po’ di coraggio. Non sprecare le energie, l’anno può riservare vere sorprese. Capricorno: E’ un mese molto movimentato, pieno di iniziative e progetti che devono crescere; hai avuto tanti meritati riconoscimenti ed altri ne avrai. Il mese è piuttosto piacevole ed allegro, approfittane. Il 2009 – l’anno si preannuncia più serioso, conoscerai meglio te stesso e questo ti aiuterà a vivere con maggior coscienza. Aumenteranno le tue capacità di gioire ma anche di soffrire, insomma crescerai e crescerà la tua forza interiore. Acquario: Concludi l’anno facendo un lucido bilancio; non è negativo, ma il nuovo è pieno di gradite sorprese. Il mese sarà movimentato ma brillante, tanti nuovi amici ed una gradevolissima, inaspettata novità (forse è l’amore?). Il 2009 – l’anno scorrerà molto speditamente ma anche molto positivo, la fortuna è con te in ogni cosa, certo la tua accortezza e la tua saggezza non devono mancare. Molti vecchi progetti che hanno richiesto tanta fatica si realizzeranno . Pesci: Metti ordine dentro ed intorno a te in modo da entrare nel nuovo anno preparato, i tuoi nemici cercheranno di attaccare ma saprai tener testa. Rivaluta i sentimenti e non fare il super, rispetta chi hai accanto. Cerca di vivere con spontaneità ed anche la festa sarà strepitosa. Il 2009 – è l’anno dell’emendamento delle cose guaste, in affari, nella carriera, in amore, in famiglia, dai la giusta importanza a chi ti sta accanto. Con la tua serietà, il tuo “savoir faire” riuscirai a rendere stabile ogni cosa.



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23 CENTRO DI CONSULENZA Neuropsichiatrica, Psicologica, Logopedica, Psicopedagogica Via T. Tasso 6/A - Civita Castellana (VT) Tel. 0761.517522 Cell. 335.6984281-284 www.centroceral.com info@centroceral.com

Alla richiesta di scrivere, i bambini più piccoli eseguono solo scarabocchi, ma già intorno ai quattro anni appaiono segni differenziati ( quali cerchietti o aste ) e infine lettere dell’alDott.ssa fabeto. Anche l’orienAnna Maria tamento, dapprima Sambuci obliquo o circolare, Logopedista inizia a rispecchiare, già prima dell’ingresso a scuola, quello convenzionale, con file di segni allineati orizzontalmente da sinistra a destra. In età prescolare emergono gradualmente anche delle idee sugli aspetti costruttivi della scrittura, ossia i criteri per assemblare i segni e metterli in corrispondenza con ciò che rappresentano. Dapprima il bambino o la bambina che deve scrivere, ad esempio, “farfalla” o “gatto”, esegue solo una lunga fila di scarabocchi o una fila composta di segni separati senza alcun tentativo di rapportare in modo preciso segni e parole. Successivamente emerge la regola per cui ad ogni parola deve corrispondere un singolo segno ( un’asta, una lettera o una pseudo-lettera, cioè un segno inventato simile ad una lettera). Poi i bambini riconoscono che le parole sono formate da più segni accostati, il cui numero varia però in base a criteri non fonetici: così un bambino può sostenere che occorrono più segni e suoni, applicando la regola “un segno per ogni sillaba” e, a mano a mano che acquistano familiarità

Buone

LA SCRITTURA DI PAROLE E NUMERI con le vocali, includendole come elemento identificativo al momento del loro ingresso a scuola, essi sono pronti a recepire senza troppa difficoltà l’insegnamento scolastico. Ai tentativi di scrivere parole si affiancano, già a partire dai 3 anni, quelli di rappresentare graficamente le quantità. Diversi studi, condotti dagli anni ’70 fino ai nostri giorni ( e sintetizzati in Liverta Sempio 1997; Lucangeli e Iannitti 2003 ), pur divergendo dal punto di vista teorico, concordano nei risultati. Le prime notazioni usate dai bambini sono idiosincratiche, consistono cioè in tracciati simili a scarabocchi, non comprensibili a chi li osserva, o pittografiche, cioè riproduzioni figurative degli oggetti in collezione ( che possono o meno corrispondere alla loro quantità ). Fra i 3 e i 4-5 anni sono frequenti anche le notazioni basate sulla corrispondenza biunivoca: i bambini usano segni discreti come aste, cerchi, lettere, pseudolettere, numerali ( cioè i segni con cui si rappresentano i numeri, ad esempio 3 o 5 ), o anche disegni schematici

Feste

Buone Feste

degli oggetti, in numero corrispondente alla quantità da rappresentare ( ad esempio, quattro aste per indicare il 4 ). A volte compaiono anche notazioni miste, caratterizzate dall’uso combinato di numerali e dalla corrispondenza biunivoca. Ad esempio, la quantità 3 viene rappresentata come 123, oppure 333. Infine i bambini arrivano alle notazioni convenzionali, cioè all’uso standard dei numerali, anche se non sempre scritti correttamente. E’ molto importante cogliere questi segnali, prerequisiti di una futura acquisizione cognitiva, basi fondamentali per una buona capacità di seriazione e classificazione.


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Le guide di Campo de’ fiori Dopo aver fatto delle brevi gite fuori porta, torniamo dalle nostre parti, facendo visita al paese di Otricoli, nella punta meridi Ermelinda Benedetti dionale delfoto Mauro Topini l’Umbria, posto su di un’altura da cui domina la valle del Tevere, immerso tra le verdi colline umbre ricche di storia e tradizioni. STORIA L’area di Otricoli era abitata già migliaia di anni fa. Scavi recenti, infatti, hanno portato alla luce ritrovamenti risalenti all’età del ferro e spazi di culto di epoca arcaica ed ellenistica. Assunse però il nome di Ocricolum solo in epoca romana, termine da ricollegare, con molta probabilità, al termine greco ocris (monte), che avrebbe influenzato il nome umbro ocar e quello etrusco ukar. La popolazione originaria abbandonò l’insediamento nel II secolo a.C., probabilmente a seguito di una guerra, per stanziarsi sulle rive del Tevere, importantissima via commerciale, che sarà alla base dello sviluppo della città romana vera e propria. La storia di Otricoli è legata alla sua condizione di castrum speciale, determinata, appunto, dalla sua importante posizione strategica. Alleata di Roma già nel 308 a.C., assunse un ruolo dominante, essendo città di confine tra l’Umbria e la Sabina, e un punto di scambio per la viabilità fluviale e quella terre-

stre, lungo la Via Flaminia. I rapporti commerciali con Roma erano intensi grazie al “Porto dell’olio”, sul quale facevano viaggiare navi cariche di prodotti locali: ceramica, mattoni e olio proveniente dalla Sabina, dirette verso la capitale. Di età romana, il porto venne usato anche per tutta l’età papale. In età imperiale, Otricoli ebbe vita fiorente, con una economia basata sull’agricoltura, sul commercio e sull’industria figulina: famose sono le particolari coppe a rilievi dette “coppe di Popilio” e le fabbriche di tegole e bolli. ITINERARIO TURISTICO Di particolare importanza per i visitatori è l’area archeologica, che si estende per ben 36 ha, ed è una delle zone archeologiche più importanti del centro Italia, per la ricchezza di resti e il buono stato di conservazione. Il percorso inizia e termina con l’Antiquarium Casale S. Fulgenzio, una sorta di museo impostato su una vecchia cisterna a vista. Proseguendo, si incontrano le cosiddette “Grandi Sostruzioni”, un complesso lungo circa 80 m e costituito da 12 ambienta a volta disposti su due piani, che avevano lo scopo di contenere il terreno. A destra di esse, si erge il Teatro, costituito da una cavea di circa 79 m di diametro, di fronte alla quale, su una spianata artificiale, si trova la scena, già adornata di statue e decorazione, di cui, oggi, non resta più nulla. Le Terme sono l’unico monumento antico ricordato dalle fonti epigrafiche, delle quali rimane visibile la cosiddetta sala ottagonale, da cui proviene il mosaico policromo conservato nella Sala Rotonda del Vaticano, raffigurante una medusa al centro e scene di lotta tra centauri e Greci tutt’intorno. Più avanti ci si imbatte in un Pilone monumentale, probabilmente uno dei due pilastri della porta,

Otricoli

che indicava

l’ingresso all’area urbana. Superandolo, sulla sinistra si trova il Ninfeo, una costruzione di 50 m, caratterizzata da una elegante parete che conteneva tre fontane pubbliche, collegate attraverso una rete sotterranea alla cisterna dell’Antiquarium. Il percorso arriva ad una serie di monumenti, rinvenuti negli anni ’90, che si affacciano su un tratto basolato dell’antica Via Flaminia: un Monumento funerario a tamburo, su base quadrata e di grandi dimensioni, alla destra del quale si trova una tomba a torre e alla sinistra una fonte pubblica, con un ingresso gradinato e divisa all’interno da due balaustre in pietra, dove sono visibili ancora i segni delle funi dei secchi utilizzati per l’approvvigionamento dell’acqua. Si arriva, poi, ad uno dei monumenti più imponenti di Ocriculum, l’Anfiteatro, i cui assi maggiori misurano 120 x 98 m. Uscendo dall’area urbana, il tracciato fiancheggia numerosi monumenti funerari, di cui rimangono i nuclei, per lo più, in opera cementizia, di varie tipologie: a torre, a nicchia , rotondi, con rivestimenti in blocchi di travertino e di marmo. continua sul prossimo numero......



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il diario dei

Giras

li

questa pagina è dei ragazzi speciali

Letterina di Natale Caro papà, ti scrivo ancora la letterina di Natale, anche se oramai sono diventato grande. L’altra sera quando mi stringevi ed accarezzavi, ho visto due lucciconi sui tuoi occhi ed allora mi si è stretto il cuore. Ho pensato di averti deluso, che magari avresti voluto un figlio con il quale giocare al pallone, correre sui prati e progettare il futuro insieme ... Papà, io non ti chiedo regali, ma prego Gesù Bambino che ti aiuti a capire queste cose, questo mondo e che tu possa volermi sempre bene ,quanto io te ne vorrò a modo mio.



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Associazione Artistica Ivna Artisti di Vignanello, Vallerano, Corchiano, Civita Castellana condividono l’arte

Gran fuoco negli intensi raggi di luce delle vetrate artistiche di CRISTINA STEFANI Pittrice giovanissima, prevalentemente figurativa, miniaturista e simbolista, arriva in giovane età al moderno astrattismo. Inizia così la carriera artistica di Cristina che utilizza la tecnica dell’olio su tela. Successivamente si specializza nella lavorazione delle vetrate e del vetro. Gli anni della formazione saranno caratterizzati dall’implementazione delle tecniche raffinate e specialistiche della piombatura di origine medioevale. Le vetrate sono dipinte con una tecnica fine e squisitamente gradevole che non rimane in superficie; infatti si tratta di dipingere a fuoco, facendo assorbire il colore a temperature altissime che possono variare a seconda della grisaglia o degli smalti che vengono impiegati e montati tramite la trafilatura del piombo. Questo metodo garantisce una durata nel tempo, rendendo l’opera definitiva nelle forme e nelle luci. Forme e Luci che si identificano sia con l’idea immanente della realtà che con il trascendente, con i sentimenti di fede che affondano le radici nella tradizione religiosa, che assumono connotati spirituali appartenenti alla sfera dell’animo. La bellezza delle vetrate di Cristina assume una fisionomia che trasmette grazia e lievità della vita nel suo senso interiore. Quella Luce e quella Forma, che loquacemente parlano al silenzioso cuore dell’uomo, ci vogliono quasi far sentire il richiamo alla splendente umiltà del messaggio

evangelico: riferimenti iconografici sacri, oggetti di alta delicatezza umana, visioni di passaggi interni alla trompe-l’oeil di altri tempi ci incoraggiano a non perderci d’animo, a non perdere l’equilibrio spirituale di fronte al rumore delle voci di quella contemporaneità pregna di grettezza di pensiero che può trovare ancora valore nella meravigliosa e somma Luce interiore che rende la sua Forma variegata e pregevole. L’arte di Cristina Stefani ci fa intravedere quanto importante siano le vetrate: esse sono dei veri e propri filtri che ci proteggono dalla intensità della Luce, dalla aggressività che potrebbe risultarne. Le Vetrate artistiche sono simili alle vetrate spirituali, perché permettono alla Luce di illuminare quanto basta, senza subire la totale potenza della stessa. La passione di Cristina Stefani per il vetro è viva già fin dall’infanzia, per poi perfezionarsi nel taglio, nel montaggio e nella fusione del vetro su modello dell’alta scuola di Venezia. L’oggettistica di piccola e media misura, le murrine realizzate con vetrofusione utilizzano materiali naturali, ottenendo sfumature cromatiche tendenti all’alta definizione senza incorrere nel rischio di ossidare. L’abilità nell’usare le molteplici

a cura della Prof.ssa Maria Cristina Bigarelli

tecniche fa sì che Cristina incarni il ruolo dell’artefice che abilmente assurge l’immagine a morbidi, caldi e suadenti raggi di Luce conformi all’iride, lambendo l’arco celeste delle cattedrali, dei privilegiati luoghi nei quali dimorano. Tutto è un gioco autentico di colori , di trasparenze e di toni interiori che si intrecciano, identificandosi in un modo di essere polifonico, svincolato dalla rigidità, dalla grinfia della grisaglia o dalla fissità dello smalto. Il policromatico gioco sfavillante di luce rende eterna l’immagine, perché fissata in uno spazio libero dalle regole temporali. L’unicità dell’immagine fa echeggiare l’unicità di ogni creatura nell’universo in un copiosissimo tuono di esultanza in un inesauribile gioco di bagliori e di ombre grazie alle quali chiunque può trovare la sua via e la sua identità.


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“Il Fumetto” LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA

CULDCEPT di Shinya Kaneko edito dalla StarComics - serie di 5 numeri, in corso Manga di matrice puramente fantasy, un genere che adoro. All’inizio può sembrare la copia di Yu-Gi-Oh; infatti, i personaggi duellano grazie a delle creature evocate dalle carte magiche del Culdcept. di Ma non bisogna mai Daniele Vessella giudicare un fumetto dal primo numero, per accertarsi della sua qualità bisogna acquistarne minimo tre e la trama di Culdcept si fa più interessante già dal secondo. Il libro Culdcept, creato da una dea all’inizio dei tempi, è il libro che delinea la composizione dell’Universo, di tutti gli essere e di tutti i fenomeni che ne fanno parte. Il libro però venne fatto a pezzi in seguito alle guerre tra divinità opposte, disperdendosi nel mondo e dando origine a delle particolari carte i cui possessori, i cosiddetti Cepter, possono utilizzare per evocare esseri o per creare effetti particolari alla realtà circostante. Protagonista della storia è una giovane cepter, Naja, inviata dal suo maestro ad investigare sul conto dei Black cepter, maghi che utilizzano qualunque mezzo pur di appropriarsi delle carte, anche al fine di concludere il suo addestramento. Assieme

a lei, come guida e come consigliere, troveremo il Goligan, fido bastone senziente (un bastone dalla testa umana) con il ruolo di grillo parlante, più usato come scusa per varie gag che per altri motivi. Ed ora, il libro che creò l’Universo si è ricostruito nelle terre di Bablashka: l’antichissimo Culdcept raccoglie le sacre pergamene capaci di concedere ai mortali il Potere degli Dei. Ma solo pochi eletti sono capaci di maneggiare tali forze in grado di mutare radicalmente l’intero Universo. Una setta oscura avanza nell’ombra distruggendo le città alla ricerca del sacro reliquiario, e l’unica speranza per il mondo risiede ora nelle poche capacità della giovane apprendista Najaran, che si trova per le mani un compito al di fuori della propria portata. (Spunti ripresi da www.mangabd.it e da www.starcomics.com). La simpatia di Naja, insieme alla sua incoscienza, trascina il lettore nelle sue avventure e non lo fa più uscire. Naja, un personaggio che conquista grazie all’energia che le sprizza da ogni poro. Ed è proprio grazie alla sua imprevedibilità che il manga decolla, staccandosi dal semplice duellare con le carte per recarsi in strade più affascinanti. Ma bisogna anche dire che Culdcept è tratto da un videogioco e Kaneko è stato costretto a inserire parti ludiche nella trama. Questo per accontentare i fans del videogioco, ma amplia la storia fornendo dettagli che nella versione elettronica non ci sono. Comunque, il fumetto si legge benissi-

mo anche se non avete mai toccato il videogioco. Una menzione particolare va ai disegni: molto dettagliato sia per quanto riguarda i personaggi che i fondali. Dinamico, ma non confusionario; nelle battaglie si capisce sempre chi viene colpito e chi colpisce. Culdcept è un fumetto godibile, soprattutto per chi ama il fantasy. Ringrazio i lettori che mi hanno seguito fin qui e lascio l’indirizzo del mio blog: http://danielevessella.blogspot.com/

ste e F e n o u B


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Campo de’ fiori La magìa del circo a teatro, un affascinante passaggio tra ingenue meraviglie, stupefazione e sogno, in una poetica immaginazione che cerca l’incanto e la sorpresa… Torna il teatro immaginifico di Sandro Nardi con “Oooh!”, e riunisce un’équipe di straordinari performers italiani in una imprevedibile quanto elaborata avventura tra i linguaggi del corpo e delle emozioni, attraversando in un sorriso l’orizzonte della fantasia. In una originale combinazione di musica dal vivo, danza acrobatica, circo, teatro, poesia, “Oooh!” sposa in un abbraccio la favola stravagante e lo stupore infantile, l’amore e il dolore, la frenesia, il mistero, la passione, il sogno e la realtà. La sua capacità di suggestione non si gioca su spazi reali, ma evocati: spettacolo visionario e coinvolgente, proposto da artisti dotati di virtuosismo e carica espressiva, “Oooh!” vive come un acrobata oscillando sull’altalena tra passato e presente, modernità e tradizione, risata e malinconia, e, con la complicità delle scenografie e dei costumi di Carlo Adolini, di essenziale bellezza, trasforma tutto e tutti in un’unica espressione di meraviglia. Promosso dalla Regione Lazio e realizzato da Il Cerchio Invisibile Associazione Culturale, “Oooh!” è al PalArte di Fabrica di Roma (VT) il 19, 20 e 21 dicembre, in serale e pomeridiana.

di Massimiliano Pacelli Fabrica di Roma (Vt) Str. Falerina km 9,00 Tel. e Fax 0761.568622 www.verdeflora.it info@verdeflora.it

Ha riscosso grande successo la “ 4° Festa dell’albero”, proposta, il 31 novembre scorso, dal Vivaio Verdeflora di Fabrica di Roma, proprio a ridosso delle festività natalizie, per dare il via alla corsa agli acquisti, vista, oltretutto, la buona riuscita degli anni passati. Anche quest’annno le aspettative non sono state disattese e una grande affluenza di gente si è registrata per tutta la giornata, spinta, soprattutto dalla curiosità di conoscere le novità di questo Natale 2008, e per fare i primi regali. Il vivaio offre, infatti, un vastissimo assortimento di articoli natalizi, addobbi e decorazioni per tutti i gusti, oltre che una variegata scelta di piante di stagione.

Verdeflora vi aspetta per i vostri acquisti di Natale e vi augura buone feste!



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La rubrica

dei perchè?

Perchè il sapone pulisce? Quello che chiamiamo “sporco” è una miscela di particelle provenienti dalle più diverse fonti e si dividono in: oleose e cariche elettricamente (come ad es. la polvere). Quando le particelle si appiccicano al nostro corpo non è facile toglierle con una risciacquata, perchè queste sono abbastanza indifferenti all’acqua. Il sapone, invece, è fatto di molecole che si appiccicano a tutto ciò che è oleoso e carico elettricamente e funzionano come dei ganci che afferrano le “sporco-molecole”. Inoltre, il sapone, è molto propenso ad accoppiarsi anche con le molecole dell’acqua e, quando questa scorre sulla pelle, si attacca al sapone che si è attaccato allo sporco...... e tutto va via.

Modi di dire

Mangiare la foglia

In origine l’espressione era “aver mangiato la foglia” con il significato di “capire al volo”, intendere prontamente il senso del discorso. Fra le tante spiegazioni, quella che dà Ugo Enrico Paoli sembra la più convincente. Egli associa l’espressione agli animali vaccini dove, i lattanti prendono il nutrimento dalla poppa materna e, le bestie adulte, invece, incominciano a mangiare...... la foglia. Secondo il Paoli, quindi, i contadini hanno associato il senso pratico di mangiare la foglia con il concetto di saggezza.

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Buone Feste


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L’ingegnere architetto Angelo Guazzaroni L’Ing. Angelo Guazzaroni nacque ad Amelia il 25 dicembre 1875. Frequentò il primo biennio della Facoltà di Matematica e Fisica a Roma e i primi due anni della Scuola di Applicazione per Ingegneri. Nel 1900 si trasferì a Napoli dove si laureò, nello stesso anno, con il massimo dei voti. Iniziò, così, la sua carriera professionale, che durò, ininterrottamente, sino al 1940. Si occupò, prevalentemente, di edilizia scolastica, sia prima che dopo la promulgazione della legge 4 giugno 1911, la quale diede un impulso alla progettazione ad alla costruzione degli edifici pubblici. Dal 1905 al 1911 e dal 1912 al 1940, contribuì in modo efficace e decisivo a soddisfare le richieste e le esigenze dei comuni del centro Italia, soprattutto del viterbese. Pubblicò, nel 1916, Progetti di edifici scolastici in sessanta tavole, che ebbe ampia divulgazione all’estero. Nel 1908 progettò edifici scolastici a Vignanello, nel 1909 progettò e diresse i lavori dell’edificio scolastico di Civita Castellana, nel 1911 a Vetralla, nel 1912 a Valleranno e Sutri e, nel 1919, nuovamente a Civita Castellana, realizzò la Scuola Professionale per la Ceramica. Nello stesso anno progettò, ma non costruì, la scuola nella frazione di

Borghetto. Nel 1911, inoltre, progettò la nuova strada Vignanello-Vallerano e l’anno successivo, sempre a Vignanello, realizzò un progetto di ampliamento e lottizzazione del Regia Scuola elementare Tommaso Tittoni. Attuale complesso scolastico elementari e medie, XXV Aprile. quartiere Nolesino. Al so. L’ing. Guazzaroni ha, inoltre, collabora1916 risale un progetto di fognatura e irrito con l’architetto Marcello Piacentini dal gazione orti e nel 1917 progettò e diresse 1909 al 1911, per la progettazione e la i lavori per il reparto di isolamento direzione dello Stadio Nazionale di Roma. dell’Ospedale Civico di Civita Castellana. Il Nel 1920, con la collaborazione dell’ing. 24 agosto 1925 vinse il primo premio del architetto Vincenzo Fasolo, realizzò lo concorso pubblico per opere pubbliche a Stadio della Vittoria a Bari. Queste sono favore del reparto “cronici ed acuti” soltanto una piccola parte delle opere prodell’Ospedale civitonico. Infine nel 1927 gettate e realizzate da questo grande progettò il nuovo ospedale Consorziale ingegnere. Andosilla, incarico assegnato per concorFrancesca Pelinga

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orie t s e L di Max

Gianni Morandi

... contiunua dal n. 55

Il 6 gennaio del 1967, prima di lasciare il palco, seppur per un periodo breve, Gianni viene scosso da due di grandi delusioni, una Sandro Anselmi in campo affettivo, l’altra in campo professionale. Nel pomeriggio di quello stesso giorno, infatti, la moglie Laura Efrikian perde il loro primo bambino. Per Gianni è un duro colpo, e chiede che la notizia non venga diffusa, per non influenzare il giudizio della giuria che proprio quella sera avrebbe dovuto decretare il vincitore della gara televisiva Scala Reale, legata alla lotteria di Capodanno. La notizia, però, inevitabilmente trapela. Gianni, tuttavia, si presenta sul palco del Teatro delle Vittorie di Roma, da dove va in onda la trasmissione, portando con sé

tutta la sua grande professionalità e mostrandosi il più normale e tranquillo possibile. Il cantate esegue il suo brano La fisarmonica, al termine del quale riceve un lungo applauso da parte del pubblico in sala commosso, in segno di profonda ammirazione. Ma la sfida viene comunque vinta dal suo nemico storico, Claudio Villa, che trionfa grazie al brano Granada. Gianni parte per il servizio militare esattamente un mese dopo, il 7 febbraio del 1967. Nonostante le dure regole militari alle quali deve sottostare, insieme a tutti i suoi compagni, il giovane non dimentica la s u a passione per la musica e terminata la leva, prima di lasciare Pavia, dove aveva svolto il servizio, incide due brani, a proprie spese, per omaggiare i compagni di naja: Ciao Pavia, dedicato alla città, e Noi siamo le pantere, un’allegra marcetta eseguita dai ragazzi del Genio Pionieri Legnano del 51° battaglione. Il disco venne stampato a bassissima tiratura, per questo è considerato una rarità dai collezionisti del settore, e, in questa circostanza, il

cantate chiese espressamente di comparire con il suo nome completo: Gianluigi Morandi. Quell’anno e mezzo di assenza forzata dal panorama musicale non aveva assolutamente intaccato la popolarità del giovane cantante, e, già nella primavera del ‘68, torna ad occupare le vette delle hit parade con il 45 giri Chimera. E tra gli introvabili di Morandi, va menzionato Marianna del Grand Hotel, che conteneva sull’altro lato la già edita Prendi, prendi, che era stato inciso per pubblicizzare il Diario Vitt. Il disco, infatti, veniva dato in omaggio a coloro che acquistavano il prodotto. Da lì in poi è stata una scalata continua verso il successo e la popolarità nazionale, che Gianni riesce a conquistare ancora oggi con tanti bellissimi brani.


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Il re del Queen Apple trionfa ancora Premiato come miglior studente all’Università di Milano vola Bankgog protagonista, in lizza per la vittoria assoluta, nonostante lo spiacevople imprevisto di essere rimasto bloccato per più di una settimana, insieme ad altri trecento italiani, nella città

Si è conclusa, il 23 Novembre a Bangkok, la Bar Festival Competition 2008, evento di riferimento per il mondo del bar, di cui avevamo avuto modo di parlare sul numero 50 di Campo de’ fiori, grazie al barman di Corchiano Alessio Cioccolini. Il giovane, proprietario del noto Ristorante – Wine bar Le Rupi, era l’unico rappresentante della provincia di Viterbo e, nella semifinale di Riccione, si era classificato secondo nella sua categoria, con il delizioso cocktail Queen Apple, che, mi conferma, essere molto richiesto dai tanti ragazzi che affollano il suo locale, in particolar modo nei fine settimana. Grazie a questo buon secondo posto, Cioccolini aveva vinto una borsa di studio presso l’Università di Milano e durante il corso, durato dal 27 al 29 Ottobre, è stato premiato come miglior studente, guadagnandosi, così, il diritto di andare ospite alla finalissima in Thailandia, dove, tra tutti i vincitori di ciascuna delle tredici categorie, è stato decretato il vincitore assoluto. Un’esperienza unica, da cui ha potuto apprendere tanto, semplicemente osservando i suoi colleghi finalisti, ed a cui spera di poter partecipare in futuro come

orientale, a causa delle sommosse popolari di cui tutti siamo venuti a conoscenza. Sono stati giorni di tensione e paura, che fortunatamente si sono conclusi con il rientro a casa dei nostri connazionali. Qual è l’insegnamento più importante che hai tratto da questa esperienza? Ho avuto sicuramente la possibilità di crescere professionalmente, attraverso il confronto con tanti altri barman, che hanno più esperienza di me, magari perché svolgono questo lavoro da più anni e in realtà diverse dalla nostra. Il corso all’Università,

poi, mi ha dato molto, grazie alla grande preparazione dei professori in materia di psicologia e tutto ciò che riguarda le relazioni con il pubblico. Parteciperai nuovamente? Quest’anno ero gia alla mia seconda partecipazione e sicuramente mi iscriverò anche alla competizione del 2009. Anzi, colgo l’occasione per consigliarlo a tutti coloro che intraprendono questo mestiere anche solo per gioco o casualmente, ma che hanno un minimo di curiosità, passione e creatività. Solo così si potrà dimostrare che questa è una vera e propria professione e come tale merita la giusta preparazione. Qual è il messaggio che vuoi mandare a chi leggerà la nostra intervista? Il mio è un messaggio che vuole arrivare direttamente ai giovani, che sono i protagonisti dei sabati sera: basta con gli ubriachi al volante! Bere sì, ma responsabilmente e con moderazione, senza eccessi. Bere per il piacere di bere e non per ubriacarsi e rischiare la vita! Anche noi barman possiamo fare molto. Dovremmo essere i primi a capire quando è il momento di dire stop e attuare piccole campagne di sensibilizzazione e prevenzione. Insieme alle Istituzioni si dovrebbe riuscire ad educare i giovani ad una cultura vera e propria del bere senza eccedere. Mi auguro che questo messaggio possa essere letto e compreso da tanti ragazzi, tanto più perchè è stato lanciato da un ragazzo come loro. Ermelinda Benedetti

Buone Feste


di Riccardo Consoli Sin dalle storiche incisioni di Jim Europe e della Original Dixieland Jazz Band realizzate tra il febbraio del 1917 e il luglio del 1918, fu New York ad offrire al Jazz la possibilità di trasformarsi, da fenomeno ancora abbastanza limitato e con caratteristiche folkroristiche, in quella entità spettacolare che si sarebbe diffusa in ogni parte del mondo. Questa città, scoperta nel 1626 dagli olandesi e dagli stessi acquistata dagli aborigeni si chiamò originariamente Nieu Amsterdam; passata sotto il dominio inglese dopo il 1664, divenne Nuova York e immediatamente dopo il Governatore Olandese Peter Stuyvesant dispose la creazione del quartiere di Nieu Harlem che nel 1900 divenne parte integrante della dirompente New York. E’ questo quartiere, una vera e propria città nera nella quale il Jazz fatto dai neri in locali per lo più di proprietà di bianchi, avrebbe allietato i clienti, prevalentemente bianchi, che nei ruggenti anni venti cercavano divertimento e spensieratezza. Questo però non era il Jazz di New Orleans e neppure quello di Chicago, questa volta si trattava di una musica realizzata e interpretata da vere e proprie orchestre, musica non più fondata sulle improvvisazioni delle origini, ma scritta e arrangiata con oculatezza, affinché le orecchie dei facoltosi frequentatori non fossero disturbate da esecuzioni che potessero in qualche modo rammentare quanto di selvaggio e di africano poteva ancora permanere. Le suddette particolari circostanze fecero si che emergessero musicisti come il clarinettista creolo Sidney Bechet che suonava in modo pulito pur non dimenticando, ne le sue origini ne il Blues o come Duke Ellington che ben presto sarebbe qui arrivato accompagnato dai suoi solisti come il cornettista Johnny Dunn divenuto poi il leader dell’orchestra della cantante Mamie Smith o come il trombettista di Boston Phil Napoleon, il cui vero nome era Filippo Napoli e che, con il trombettista Miff Mole, dette vita ad una formazione di bianchi che a quelle formate da neri nulla aveva da invidiare. E, ancora, il pianista proveniente dalla Georgia Fletcher Henderson che nella sua orchestra aveva o aveva avuto solisti come i trombettisti Joe Smith, Tommy

Ladnier e Rex Sidney Bechet Stewart, come il trombonista Charlie Green, il clarinettista Buster Bailey, i sassofonisti Don Redman e Coleman Hawkins, il banjonista Charlie Dixon e il bassista Bob Escudero. Nell’ottobre del 1924, giunse a New York persino il ventiquattrenne Louis Armstrong ormai insofferente del ruolo di subordinato cui era costretto a Chicago nella formazione capeggiata da King Oliver e che, avrebbe trovato non poche difficoltà ad inserirsi in un contesto orchestrale; ma al di la di questo particolare, rimane il fatto che Louis Armstrong sarebbe divenuto di colpo il centro dell’attenzione musicale della città capace di esibirsi, nella stessa giornata, con due differenti orchestre, nelle prime ore della sera con al Vendome Cafè con Erskine Tate e più tardi, sino all’alba, al Sunset Cafè con l’orchestra di Carrol Dickerson. Nelle piccole formazioni come la Creole Jazz Band la Hot Five e la Hot Seven Louis Armstrong costituiva una sorta di “primus inter pares” di un piccolo gruppo in cui i suoi assolo non erano esibizioni autonome, ma parte della costruzione musicale nella quale era indispensabile l’apporto corale dei componenti il gruppo; viceversa, nelle esibizioni orchestrali egli fu davanti all’orchestra per impersonare quel simbolo che il “musical business” richiedeva, ma che comportava inesorabilmente la trasformazione di una musica che aveva profonde radici popolari. Osserviamo che, se è vero, che Louis Armstrong era maturato nei piccoli complessi come i ricordati Hot Five e Hot Seven, dove aveva suonato con musicisti di New Orleans quali Kid Ory, i fratelli Johnny e Baby Dodds, Johnny St-Cyr, dando vita a splendidi capolavori del tipo di Wild Man Blues, Potato Head Blues, Willie The Weeper e West End Blues, è pur vero che la sua vera personalità emerse proprio nella realtà della grande orchestra, di New York prima e mondiale dopo. In una società che aveva

fatto del successo e del profitto ad ogni costo la sua religione, il contenuto della musica non poteva in nessun modo apparire di dolore e di sofferenza, ma doveva far divertire; per cui, se il nero voleva suonare per uscire dal ghetto e dall’emarginazione, doveva soltanto far divertire tutti coloro i quali erano ormai convinti di vivere nel paese dell’abbondanza. In un tale contesto, mentre King Oliver avrebbe suonato a suo modo fino alla morte che lo avrebbe raggiunto in quel di Savannah dimenticato da tutti e in condizioni fisiche pietose e, analogamente, molti altri musicisti avrebbero terminato i loro giorni nella identica maniera, per il Jazz, a New York, si aprivano orizzonti ben diversi e chi nel “musical business” fosse stato capace di entrare, avrebbe potuto guadagnare molto denaro, sia con esibizioni orchestrali che come solista. Ad Harem intanto fioriva uno stile nuovo, lo Stride, uno stile cittadino molto lontano dal Barrel-house o dal Rag-time, anche se da quest’ultimo chiaramente derivante, stile perfettamente integrato nell’atmosfera della megalopoli che i musicisti già chiamavano the Big Apple - la grande mela e che, nel mondo dello spettacolo, avrebbe offerto notevoli possibilità di guadagno anche a chi non possedeva, ne una collocazione sociale ne possibilità economiche. continua sul prossimo numero ...


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ASSOCIAZIONE ARTISTICA IVNA di Vignanello

L’Associazione Artistica IVNA di Vignanello, dopo un anno dalla sua costituzione nel marzo 2007 con i suoi 20 associati, attualmente, conta 43 artisti di molteplici espressioni e tendenze del territorio della Tuscia, di Roma ed Internazionali. Presidente dell’Associazione e ideatore della stessa è il noto pittore Eraldo Bigarelli. La IVNA si è presentata nel panorama artistico contemporaneo con una manifestazione risalente all’agosto 2007 con il vernissage dal titolo “I colori della Musa Ispiratrice”, riscuotendo un grande successo di pubblico e di critica con diffusione di stampa e TV. Le attività che l’anno vista protagonista sono state: “Il Petrolio, quale futuro?” tenutosi a Vignanello con risonanza nazionale e in diretta collaborazione con l’Archivio Storico dell’ENI. La stampa e la televisione hanno evidenziato ampiamente l’evento che ha

visto la presenza di più di 300 giovani nel giorno di apertura, per essere visitata, nei giorni successivi,da altrettanti giovani e giovanissimi delle scuole del comprensorio. I relatori, specialisti nel settore economico-petrolifero di calibro internazionale, sono stati il Dott. Rosario D’Agata, ex-direttore dell’Immagine e Pubblicità dell’AGIP,il Dott. Mattia Sella, Studioso del settore ed autore di numerosi testi che riguardano la storia antica del petrolio e il Dott. Bruno Velani, esperto nella commercializzazione del greggio. “Artisti IVNA premiano il Comune” con una splendida scultura in bronzo dell’artista, nonché Vice-Prsidente Walter Togni. L’opera rappresenta una torre di uomini appoggiato l’uno su l’altro al fine di raggiungere simbolicamente la meta. L’opera è stata donata al comune nelle persone del Sindaco Ing. Federico Grattarola e dell’assessore alla Cultura Dott.ssa Sabrina Sciarrini, quale ringraziamento per il loro fattiva collaborazione ed incoraggiamento nei riguardi dell’Associazione. “Arriva il Nuovo Parroco”: l’Associazione, per dare il benvenuto al nuovo parroco Don Giuseppe Aquilanti, con spirito comunitario crea, prepara e dona un’opera scultorea in bronzo catalitico di Mario Annesi e Walter Togni. Il 23 settembre 2007 il Presidente Eraldo Bigarelli, a nome dell’Associazione, ne fa dono al novello Parroco, esprimendo il significato profondo dell’opera che rappresenta il Sacerdote Portatore di Luce. Alcuni Artisti Associati espongo le loro opere in occasione della Festa del Vino Novello. Numerosi Associati espongono presso la Sala Anselmi di Viterbo in due distinti periodi dell’anno 2008. “Conferenza su Sebastiano del Piombo” tenuta dallo storico dell’arte, Dott. Andrea Alessi, domenica 15

giugno 2008 con grande presenza di pubblico. La risonanza della stampa ha dato il giusto rilievo all’evento. All’interno della Conferenza sono stati premiati gli studenti della nuova sede dell’ Istituto d’Arte “Midossi” di Vignanello, che hanno partecipato al Concorso di pittura “Gli occhi specchio dell’anima” indetto dall’associazione per loro.

In quella occasione sono stati premiati con Borse di Studio i due studenti più meritevoli dell’Istituto. Estemporanea di pittura: il giorno 20 luglio 2008 in collaborazione con la Pro-Loco è stata effettuata una estemporanea di pittura, avente per tema paesaggio e tradizione di Vignanello. Nell’ambito dei festeggiamenti dei Santi Patroni e della festa del vino, artisti dell’associazione hanno esposto le loro opere presso le sale dell’ex-cinema comunale, riscuotendo un grande interesse da parte del pubblico. Per tutte le attività svolte l’Associazione vuole esprimere la sua gratitudine per la collaborazione di quanti l’hanno sostenuta e continueranno a farlo, sia economicamente, pubblicamente, con stampa, televisione e, non per ultimo, con il proprio incoraggiamento personale.


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Mondial Tufo: estrattori di tufo da quattro generazioni di Ermelinda Benedetti ...continua dal numero 55 Ci eravamo lasciati alla nascita della Cava Tufo Foffi Romano, nel 1977, volendo precisare che in seguito alla morte di Martino Campanile, la cava viene chiusa a causa della tenera età dei suoi figli, che non sono in condizioni di poter gestire l’impresa, e viene riaperta solo dopo che, avendo appreso il mestiere in altri luoghi, capiscono di essere in grado di portare avanti il lavoro del padre autonomamente. Successivamente si separano, ognuno per la propria strada e, come già detto, Romano fonda la Cava Tufo Foffi Romano, nel 1977. Tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli anni ’80 la ditta si espande e si rafforza, grazie anche al felice periodo economico che l’Italia sta attraversando. Nel 1983 Romano decide di far entrare in società i suoi tre figli maschi perché imparino il mestiere e in futuro possano prendere il suo posto e tenere alto il nome dell’azienda. Dopo circa tredici anni di esperienza, e accresciuto il nome della ditta, i tre fratelli Foffi prendono una nuova importante decisione: cambiare il nome della società e ampliarne gli orizzonti. È così che nasce, nel 1996, l’attuale Mondial Tufo s.r.l.. Ma con il nuovo nome arrivano anche nuovi importanti obbiettivi. L’estrazione del tufo, infatti, non si ferma più solamente alla lavorazione di blocchetti per l’edilizia, ma si apre, per così dire, all’ “arte”. Il tufo viene lavorato per realizzare prodotti da giardinaggio e ornamentali, come vasi, fontane, statue e quant’altro. Anche questo settore non esita a decollare ed a raggiungere dei buoni risultati nel giro di poco tempo, sicché, tre anni dopo, vengono acquistate le cave della San Marco a Gallese e a Civita Castellana. Ad oggi, le cave in funzione sono tre, di cui due site a Corchiano e una a Gallese,

gestite da Sandro e Lanfranco, mentre la parte commerciale è stata affidata a Desiderio. L’esperienza dei tre fratelli è ormai tanta, ma il padre Romano, nonostante la veneranda età, continua a seguirli nella loro crescita. La Mondial Tufo s.r.l., oltre all’attività estrattiva si occupa della lavorazione e commercializzazione di pietre grezze, provenienti da tutta l’Italia e dall’estero, tra cui ciottoli di fiume riprodotti in vari colori e formati, ciottoli bianchi di Carrara, pietra rosa travertino, pietra di Trani e tufo a diamante. I prodotti finiti vengono utilizzati per il giardinaggio e per l’edilizia e possono essere acquistati direttamente in azienda anche da privati, oltre ad essere ben piazzati nel mercato italiano ed esportati nei mercati esteri dell’Olanda, Germania, Austria, Giappone, Israele, Spagna, Hong Kong, Cina, dove il made in Italy è fortemente apprezzato e richiesto. Le varie serie realizzate dalla Mondial Tufo vengono regolarmente esposte nelle più importanti fiere del settore, a partire dalla Saie di Bologna.

L’azienda dà lavoro a ben trentadue dipendenti, parte dei quali stranieri, che comunque lavorano con soddisfazione e non hanno mai dato problemi. I Foffi possono vantarsi di lavorare nel rispetto dell’ambiente, al contrario di quanto molti possano pensare. Benché fino ad ora siano stati raggiunti livelli ragguardevoli in campo nazionale ed internazionale, non manca certo la voglia di crescere ancor più e cullare la speranza che gli eredi possano, un giorno, volare sempre più alto.

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ELENA BONELLI CON “ROMA” IN AMERICA E’ con grande piacere che ci troviamo nuovamente a parlare di una grande artista che sta spopolando in tutto il mondo con uno spettacolo teatrale dedicato alla canzone romana. Già nel febbraio del 2006, sul numero 25 di Campo de’ fiori, avemmo avuto l’onore di ospitare una splendida intervista alla Bonelli, realizzata dalla nostra collaboratrice Loredana Filoni, proprio quando era agli inizi dello spettacolo Gran Galà della canzone romana e, in tv, era alla prese con Orgoglio tre, popolare

fiction di Rai Uno. E solo nel maggio di quest’anno, sul numero 50 di Campo de’ fiori, quando si trovava al Salone Margherita, con un nuovo aprezzatissimo spettacolo musicale dedicato alle canzoni della sua amata Roma, a parlare di lei è stato il nostro collaboratore Avv. Enrico De Santis, che si è goduto in Elena Bonelli e il sindaco di New York prima fila lo spettacolo. Questa volta, lusingati dalle belle parole che la hanno largamente apprezzato con lunghi cantante ha rivolto alla nostra rivista e vibranti applausi. non possiamo che ringraziarla, tornanLa Bonelli è in grado di spaziare da un do a parlare ancora di lei, vista la sua genere all’altro della musica romana. bravura e gli eccellenti risultati artistici. Particolarmente emozionanti l’omaggio ad Dopo il successo riscosso in Italia la Anna Magnani, l’interpretazione de “Er fatscorsa stagione con Roma in the taccio”, che è riuscita a commuovere il world, infatti, Elena Bonelli è sbarcata pubblico, e il pezzo scritto e recitato da lei proprio in America, al Lincoln Theatre per il suo unico grande amore, il teatro, di Miami il 4 ottobre e alla Carnegie che le ha regalato l’applauso più bello ed Hall di New York il 12 ottobre, con lo intenso della serata alla Carnegie. Il sucspettacolo dal titolo semplice ma signicesso ottenuto oltreoceano le ha sicuraficativo Roma. mente aperto nuove strade, che saprà Ben due ore e mezzo di spettacolo, sfruttare al meglio grazie alle sue grandi dove la voce straordinaria, il carisma, qualità artistiche. la capacità drammatica e la giusta La Bonelli è, infatti, attrice di teatro e tivù, verve comica dell’artista hanno manteoltre che grande interprete di canzoni nuto costantemente viva l’attenzione popolari. dei numerosissimi spettatori, che Siamo certi che sentiremo parlare ancora molto di lei!

Buone Feste da


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1963: cadeva la Rocca Farnese di Corchiano ... continua dal numero 55 I vigili del fuoco transennarono lo spazio circostante, per cercare di limitare il più possibile la grande quantità di macerie che, si prevedeva, avrebbe invaso gran parte dell’area limitrofa. Durante la giornata gli operai dell’Enel tentarono di isolare la zona, per evitare di lasciare tutto il paese al buio al momento del cedimento. Ma le precauzioni prese non servirono a nulla. Intorno alle 22.00 di quello stesso giorno, infatti, Corchiano improvvisamente si oscurò, un forte boato arrivò in tutte le case e una grandissima nube di polvere camminava per le vie del paese, alzandosi fin sopra i tetti. Un unico pensiero attraversò le menti di tutti. Nessuno si chiese cosa fosse successo. Ognuno, in cuor suo, sapeva che era crollata la rocca. Molti si riversarono in piazza, curiosi di vedere con i propri occhi quell’evento che da tempo temevano, ma che non avevano avuto coraggio di immaginare. Solo la luna illuminava quei cumuli di pietre antiche e di calcinacci. La pagina di cronaca del quotidiano Il Messaggero, del 15 giugno 1963, che descrisse fedelmente e dettagliatamente l’accaduto, riportò anche la notizia di un ferito al momento del crollo. Si trattava di “Giovanni Prosperi, di anni 60, che veniva investito da un filo elettrico troncato dalla caduta delle macerie e rimaneva ferito alla testa. Soccorso e trasportato all’ambulatorio comunale, veniva medicato dal dott. Aldo Strassera, con cinque punti di sutura al cuoio capelluto”. Ci vollero dei mesi prima che si riuscì a sgomberare e ripulire completamente il luogo e si dovette incaricare una ditta da fuori, specializzata, che avesse i mezzi necessari a portar via i quintali di detriti.

di Ermelinda Benedetti Alcuni abitanti della zona si lamentavano famiglia Farnese.Ancora oggi qualcuno continuamente per lo stato di cose e si sostiene che quel disastro poteva essere recarono, diverse volte, in comune a proevitato. Si discusse molto, anche allora, su testare affinché gli ex proprietari dello staquale potevano essere state le cause e si bile si dessero da fare per risolvere la arrivò alla conclusione che, con grande situazione, come se il crollo della rocca probabilità, il crollo dell’antico palazzo fu fosse stato causato da quelli, incuranti del dovuto allo svuotamento dello sperone di dolore e dell’amarezza che provavano per tufo sul quale poggiava la rocca, al fine di la perdita della loro casa. Alcuni commerricavarne alcune cantine, tra cui vi era uno cianti, che possedevano negozi in piazza, dei “cantinoni” utilizzati per le feste da addirittura, si rivolsero ad un avvocato, per ballo e gli sposalizi. Ormai ci siamo abituaessere risarciti di alcuni piccoli danni subiti ti ad avere questa immagine della rocca, a seguito del crollo. Ma con quale coragma inizialmente non fu facile colmare quel gio? In quei momenti non si chiede certo vuoto che lasciò, un vuoto non solo di spacompassione, ma quantomeno ci si aspetzio, ma anche affettivo. ta silenzio e rispetto per chi è stato tanto sfortunato. I vecchi proprietari di quegli appartamenti, che ormai non c’erano più, decisero di lasciare tutto in mano al comune affinché provvedesse anche alla sistemazione di ciò che, tolte le macerie, era rimasto ancora in piedi. Si demolirono quei quattro avanzi di mura rimasti insignificanti e si lasciò solamente ciò che si può vedere oggi in Piazza IV Novembre. Si tratta di una sorta di grande contenitore per mantenere il grano durante la stagione estiva, nel tempo in cui la rocca Giovanni Crescenzi davanti alle macerie della Rocca era abitata dalla

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Profumo di Natale Questo articolo, profuma di biscotti e latte, questo articolo profuma di caminetto acceso e cioccolata calda, questo articolo profuma di aspettative, di sorrisi, di speranze, di gioia, di carole, questo articolo profuma di dolci, di neve fresca, di incenso, di naftalina, di nonna, di zenzero, di casa, di famiglia, di abbracci, di pace, questo articolo profuma di magia, di sogni, di bambino…. Questo articolo profuma di Natale…. L’Avvento Avvento, deriva dalla parola latina Adventus e sta ad indicare Venuta. E’ la fase “di preparazione” al Natale. Nella Liturgia Cristiana, l’Avvento è il periodo di tempo che precede il Santo Natale e dal quale prende il via un nuovo anno Liturgico della Chiesa Occidentale. La sua durata va dalle quattro settimane del Rito della Chiesa Cattolica, alle sei del Rito Ambrosiano. Viene celebrato anche nelle Chiese Luterane, Anglicane e Orientali. L’Avvento viene diviso in due periodi: - la prima parte, è la parte di penitenza, dove si celebra la venuta di Gesù, alla fine dei tempi, - la seconda parte, che prende inizio il 17 Dicembre si basa sull’Incarnazione di Nostro Signore, sulla Sua nascita. In questo periodo il colore viola, la fa da padrone sui paramenti del

Sacerdote. (Nelle Chiese Anglicane i paramenti saranno azzurri). Nella terza settimana, più precisamente la Domenica, i paramenti saranno rosa, questo perché siamo nella domenica del Gaudete, di cui ci parla S. Paolo nella sua lettera ai Filippesi, in cui dice:”Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino”(Fil.4,4.5). In Chiesa, durante le funzioni dell’ Avvento non si recita il Gloria. E’ usanza celebrare anche in molte Chiese, nove giorni prima del Natale, la Novena. Nelle Chiese Ortodosse, l’Avvento dura 40 giorni, mentre nelle Chiese Orientali si da inizio all’Avvento, nella domenica più vicina al 30 Novembre, giorno di Sant’Andrea. Il Calendario dell’Avvento Il Calendario dell’Avvento fa la sua prima apparizione a Monaco di Baviera nel 1908, grazie alla mamma di Gerhard Lang, che usava regalare per Natale a tutti i suoi figli (la sua famiglia era numerosa), calendari colorati. Col passare del tempo, comparve l’usanza di mettere sotto le finestrelle, da aprire ogni giorno per ventiquattro giorni prima di Natale, piccole figurine di cioccolato, erano gli anni ’20. I Personaggi del Presepe Passiamo ora in rassegna i personaggi che compongono il Presepe che ricordiamo viene descritto in maniera molto precisa non dai Vangeli Canonici ma da quelli Apocrifi e da arcane tradizioni ormai dimenticate. La Vergine Maria indossa un manto azzurro, colore che rappresenta il Cielo. Fino al XIV secolo Maria era rappresentata sdraiata accanto alla mangiatoia, con l’andare del tempo è raffigurata in ginocchio adorante accanto al suo Piccolo. San Giuseppe ha il manto marrone, dai toni dimessi, che ricorda a tutti l’umiltà, è raffigurato accanto a Gesù e reca un bastone con l’impugnatura ricurva. Il bue e l’asinello, rappresentano una antica profezia di Isaia: “Il bue ha conosciuto il suo Proprietario e l’asino la greppia del suo Padrone”. Sebbene Isaia non si riferisse assolutamente alla nascita di Gesù

di Letizia Chilelli

l’immagine dei due animali viene utilizzata comunque come simbolo degli Ebrei (il bue) e dei Pagani (l’asinello). Anche la stalla o la grotta in cui Maria avrebbe dato alla luce il Piccolo Gesù, non compare nei Vangeli Canonici, ma la si trova nei Vangeli Apocrifi. C’è da ricordare, poi, che la grotta è un ricorrente simbolo mistico e religioso per tanti popoli, primi fra tutti i paesi mediorientali: una delle più famose divinità della Persia, Mitra, nacque proprio in una grotta il 25 Dicembre. Non c’è un numero preciso per la collocazione degli Angeli, di norma ne viene messo uno, in ricordo dell’Arcangelo Gabriele, portatore della buona novella, ovvero dell’Annunciazione a Maria. Altri personaggi che non possono mancare nel Presepio, sono i Re Magi,i tre fratelli: Melchiorre che regnava sui Persiani, Baldassarre che regnava sugli Indiani e Gaspare che era il re degli Arabi. Questa è la narrazione dei Vangeli Apocrifi. Anche l’Evangelista Matteo ci narra la partenza dei Re Magi verso Betlemme, l’Adorazione del Piccolo Gesù e la Visita dell’Angelo che raccomanda loro di non tornare da re Erode. Particolare attenzione si presta alla simbologia dei Magi e dei loro doni. Prima di tutto, i Magi erano tre, il numero che rappresenta la perfezione, ma anche le tre età dell’uomo: fanciullezza, maturità, vecchiaia e le tre popolazioni mondiali conosciute ai tempi di Gesù: Europei, Asiatici e Africani. Anche i tre doni portati dai Magi fanno riferimento alla duplice natura di Gesù, quella umana e quella divina. Gasparre, il più giovane, rappresenta l’Europa e reca con se l’oro, simbolo di regalità. Baladassarre, il maturo, rappresenta il continente Africano e come dono offre la mirra, simbolo di imbalsamazione, a ricordo della futura morte di Gesù. Infine abbiamo Melchiorre, l’anziano, colui che rappresenta l’Asia, che regala al piccolo Gesù l’incenso, simbolo di divinità ed adorazione per il Piccolo. Appena fuori alla capanna, vengono di solito collocati i pastori, che rappresentano gli umili, i più vicini a Gesù. Spesso vengono ritratti in vari momenti della giornata, il loro numero varia da tre a dieci. Altra categoria ritratta, e quella degli artigiani, è facile, infatti, trovare in alcuni presepi: fabbri, donne che lavano il bucato, muratori, calzolai,… Anche qui il numero varia, anche se in verità nei Presepi più raccolti, questa categoria viene del tutto eliminata. Per allietare il Piccolino, non possono


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Campo de’ fiori mancare i suonatori di zufoli e di zampogne, che spesso hanno con loro pecorelle e agnellini. In proposito, non possono mancare altri animali, come il bue e l’asinello, che hanno rispettivamente accompagnato la Sacra Famiglia alla grotta e l’hanno riscaldata, ma da alcune fonti si pensa anche che i due piccoli “amici” di Gesù, fossero la rappresentazione dei due ladroni che Cristo incontrerà al momento della sua Crocifissione. In alcune rappresentazioni sono presenti anche i cammelli, che vengono però disposti al momento dell’arrivo dei Re Magi, il sei Gennaio. Il Presepio, però, come abbiamo detto è fantasia e non è quindi inusuale trovarvi altri animali come cavalli, volatili, cagnolini e addirittura scimmie! Altri personaggi che compaiono talvolta, sono i soldati romani che rappresentano il censimento e la strage ordinata da Erode. Possiamo trovare anche mendicanti e altri piccoli personaggi che sono presenti e “ospitati” nel Presepio come rappresentanti delle varie regioni d’Italia. Altro simbolo che non può mancare nel Presepio, è la Stella Cometa, o meglio la tripla congiunzione di Giove con Saturno nella costellazione dei Pesci,

evento importante in vista della imminente era del Messia che si attendeva proprio con l’approssimarsi di questa congiunzione. Il Ceppo di Natale Il Ceppo di Natale viene acceso la sera della Vigilia, per rendere confortevole e caldo il posto dove nascerà Gesù. Questa usanza la si può trovare ancora nei piccoli paesini di montagna. La Melagrana Questo frutto rappresenta la rigenerazione del mondo, una nuova rinascita; per i Cristiani indica invece la Resurrezione, ecco perché spesso Gesù Bambino viene ritratto con una melagrana in mano. I Doni di Natale Per questa usanza, dobbiamo tornare ai costumi degli antichi Romani, i quali usavano alle Calende di Gennaio, scambiarsi “le Strenne”, ovvero rami di alberi consacrati per augurarsi prosperità e pace. Inaugurò questa tradizione il Re dei Sabini Tito Tazio che ad ogni Capodanno soleva chiedere ai

suoi sudditi un ramoscello di olivo o di alloro colto nel bosco “sacro” della dea Strenia, da qui il nome strenna. Come avete visto, anche quest’anno ho voluto regalarvi un “Buon Natale” a modo mio…. Donandovi cioè altre curiosità su questo “magico”periodo dell’anno, concludo quindi questo articolo con un abbraccio virtuale a tutti voi augurandovi un meraviglioso e indimenticabile Natale.

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LA LAPIDE DI VIA DELLE PIAGGE. di Enea Cisbani Viaggiatori, scrittori e pittori, nel corso dei secoli, hanno subito in continuità il fascino incantevole determinato dalle opere d’arte presenti nel centro storico di Civita Castellana, che armoniosamente si fonde con lo sperone roccioso su cui si erge e si collega via via con estrema naturalezza con le alture circostanti. Una non minore attrazione suscitano il Duomo dei Cosmati, il Forte Sangallo e il superbo Ponte Clementino che riunisce i due poderosi crinali tufacei su cui è insediata l’attuale Civita Castellana, antica e moderna. Una ricchezza di opere d’arte, segni architettonici ed urbani di rara bellezza a torto disattese e dimenticate. Una notevole varietà che si esprime, inoltre, non soltanto in creazioni artistiche monumentali, ma anche di “piccole dimensioni”, nascoste all’attenzione del grande pubblico e degli storici dell’arte, come nel caso della lapide marmorea di via delle Piagge. Via delle Piagge collega attualmente via Don Minzoni, già via Regina Margherita, con piazza San Clemente. Di modeste dimensioni, presenta tipi edilizi ed architettonici risalenti al sec. XII, caratterizzati da successivi interventi tipologici databili al sec.XVII. Entrando nella via, in direzione di piazza San Clemente, sul lato sinistro, alla base di un edificio medioevale, troviamo nel pilastro marmoreo di un fornice incassato nella cortina muraria una lapide in travertino, purtroppo deturpata dalle incrostazioni di polvere e detriti, che sottoposta ad una ripresa fotogrammetrica con successiva scansione digitale, evidenzia il

rilievo del Portico Cosmatesco della Cattedrale di Civita Castellana. Il rilievo dell’opera non come la conosciamo oggi, ma soltanto del monumentale Arcone centrale e senza l’aggiunta dei due portici laterali architravati, sorretti da due pilastri terminali con sei colonne joniche. Perché l’ignoto e dotto artista della lapide ha inciso soltanto l’arco centrale senza i due corpi laterali? Lasciamo agli storici dell’arte e ai tecnici il compito di risolvere il dilemma. Allo stato attuale delle ricerche, possiamo formulare due ipotesi, tra loro interagenti e praticamente definibili. La prima ipotesi, accertata l’originalità dell’iscrizione, che sia un rilievo tracciato in una determinata epoca storica da un ignoto scultore o artigiano senza alcun preciso motivo artistico di fondo, ma soltanto rappresentativo o celebrativo, alla stregua delle incisioni o dei graffiti moderni. La seconda ipotesi è certamente più suggestiva, in quanto può trattarsi di un disegno “esecutivo” del Portico Cosmatesco, successivamente murato nell’edificio stesso forse realizzato al tempo dei lavori di esecuzione della Cattedrale. Gli antichi Costruttori Medioevali di Chiese non si avvalevano come avviene oggi dei disegni

esecutivi di cantiere, ma di parziali e imprecisi progetti dell’opera da eseguire tracciati sui supporti più svariati come le pergamene, le pelli di pecora o le lastre di materiale lapideo, come nel nostro caso. Sul supporto a disposizione, l’Architetto o Capomastro Antico tracciava i riferimenti generali che poi servivano per l’esecuzione del manufatto, con tutte le sue ovvie imprecisioni stilistiche e costruttive. La lastra di via delle Piagge è dunque un disegno di cantiere, che rimette in discussione tutte le teorie sulla costruzione e realizzazione del celebre Portico Cosmatesco.

ura g u A ste e F ne Buo


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12 ° M INI F ESTIVAL “C ITTÀ DI V ITERBO ” Data la grande quantità di spettatori presenti, si è rivelato troppo piccolo – lunedì scorso, 8 dicembre 2008 – il Teatro San Leonardo di Viterbo, che ha ospitato la serata finale della 12° edizione del Mini Festival “Città di Viterbo”, kermesse musicale per concorrenti tra i 6 ed i 18 anni (divisi in tre categorie), che l’Associazione “Omniarts” – in collaborazione con Campo de’ Fiori, Corriere di Viterbo, Il Messaggero, Il Nuovo Corriere Viterbese, Melting Pot, Nuovo Viterbo Oggi, Radio Verde, Tuscia in Jazz, UnoNotizie.it e viterbowebtv.com – ha organizzato con il patrocinio ed il contributo della Regione Lazio, della Provincia di Viterbo e dei Comuni di Viterbo, Monte Romano e Ronciglione, e che ha fatto parte degli eventi di promozione della solidarietà portati avanti da “Viterbo con Amore”. Dopo aver fatto un lavoro mica da ridere, la grande giuria di qualità – presieduta dal giovane tenore Antonio Poli, e che vedeva tra i dodici componenti anche cantanti affermati in tutto il mondo (il baritono Alfonso Antoniozzi) o giovani emergenti in forte ascesa (Amana Melomè, cantante jazz che ha appena inciso il suo primo CD, “Indigo red”) – ha emesso, con lucidità e competenza, i seguenti “verdetti”: Cat. 6-10 anni: 1. Giulia Anesini (10 anni, Viterbo), con il brano “Primavera” (M. Rei); 2. Giulia Seminatore (10 anni, Blera), con il brano “Destinazione Paradiso” (G. Grignani); 3. Lucrezia Bani (6 anni, Roma), con il brano “Pippo non lo sa” (Trio Lescano). Cat. 11-14 anni: 1. Dario Guidi (14 anni, Fabrica di Roma), con il brano “Il mare d’inverno” (E. Ruggeri); 2. Vito Fasano (12 anni, Brindisi), con il brano “Perdere l’amore” (M. Ranieri); 3. Federica Franza (14 anni, Roma), con il brano “Come saprei” (Giorgia). Cat. 15-18 anni: 1. Chiara Lucaccioni (16 anni, Viterbo), con il brano “Brivido caldo” (Matia Bazar); 2. Chiara Saveri (17 anni, Tre Croci), con il brano “Quando nasce un amore” (A. Oxa); 3. Mirko Andreoli (18 anni, Viterbo), con il brano “E ruberò la luna” (Negramaro). La musica italiana l’ha fatta da padrone… Le ragazze sono state protagoniste dal punto di vista numerico, ma i pochi ragazzi si sono difesi alla stragrande… I viterbesi, dopo anni di “buio”, sono tornati a vincere il Mini Festival; l’ultimo era stato Antonio Poli, nel 1998… Abbiamo avuto un concorrente addirittura

da Brindisi, e rischiamo di vederlo presto anche in una seguitissima trasmissione televisiva RAI… Chiara Lucaccioni ha pianto in semi finale e ha bissato dopo la vittoria, brava lei anche per la tenacia con cui ha affrontato – e superato brillantemente – le delusioni degli anni scorsi… Il premio della stampa per la migliore interpretazione (offerto dal Da sx: Paolo Moricoli, Chiara Lucaccioni, Giulia Anesini, mensile “Campo de’ Dario Guidi e Pierluigi Alberti fiori”) è stato assegnato a Chiara Fersini. cipare, gratuitamente, ai suoi stage forL’organizzazione ha poi assegnato il mativi estivi. “Premio simpatia” alla piccola Cristina De Il primo della categoria dei “grandi” Luca ed il “Premio fedeltà” a Mirko potrà, inoltre, incidere un CD demo in Andreoli, che ha partecipato al suo dodiuna sala di registrazione professionale. cesimo Mini Festival (record che potrà solo essere uguagliato…) dopo averne vinto la Ringraziamo di cuore gli sponsor che prima edizione, nel lontano 1997. hanno reso possibile la manifestazione: Hanno preso parte allo spettacolo, per dar Flaminia Ceramiche, Gruppo Servizi fiato ai concorrenti ed alla giuria, “vecchie Ambientali, Veteres, P.S.A., Opel glorie” (si fa per dire!) come Chiara Ciminauto, Pizzeria Il Monastero, Porter Anselmi (il prossimo anno cambierà di Tavern, Banca di Credito Cooperativo di categoria e parteciperà di nuovo…) Ronciglione e “La Tartaruga”, che ha Federico Castelli e Luca Tallevi, nonché vestito i concorrenti. graditi ospiti come Fabrizio Urbani e la Arrivederci all’anno prossimo… a meno Costa Volpara, che ha presentato una di sorprese molto presto! breve ma intensa live session di spessore e qualità. p. Ass. OMNIARTS Uno dei giurati – Giorgio Sdinami, autore Paolo Moricoli viterbese della scuola di Mogol – ha presentato anche l’inno ufficiale P.S.: Il giorno dopo, ci siamo svegliati dell’Associazione Giovani Diabetici Italiana, con la notizia che, durante lo svolgimenrecentissimamente inciso con la partecipato dello spettacolo, ignoti idioti hanno zione di giovani interpreti del Mini Festival, danneggiato le strutture del teatro, procome Chiara Anselmi, Lucrezia Cucciante e vocando danni materiali agli infissi e Gian Marco Piccini. morali al Mini Festival, che ne esce danLa serata è stata presentata, al solito, da neggiato nell’immagine: no comment! Pierluigi Alberti con la supervisione di un Paolo Moricoli influenzato ed ai limiti del collasso… Come sempre rapido ed incisivo è stato l’intervento di Pino Genovese (Presidente di “Viterbo con Amore”), che ha presentato la campagna di solidarietà dell’Associazione per il 2008/2009. Ai primi tre classificati di ogni categoria è andato il trofeo con l’esclusivo logo del Mini Festival “Città di Viterbo”; viterbowebtv.com ha offerto premi per i vincitori delle tre categorie e per i partecipanti più piccoli, mentre Tuscia in Jazz, invece, darà ai primi tre classiRoberto Moscioni consegna la targa ficati della cat. 3 la possibilità di parte“Campo de’ fiori” a Chiara Fersini


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Campo de’ fiori Presenta

“TUTTI I COLORI DEL SORRISO” Sei personaggi famosi raccontano favoli per i bambini della Repubblica Dominicana Dopo il successo riscosso da Un sorriso grande come il mondo e Uno, cento, mille sorrisi, torna per il terzo anno consecutivo l’iniziativa di solidarietà promossa da MEDIAFRIENDS (l’associazione onlus di Mediaset, Mondadori e Medusa) e MONDADORI. Il 2 Dicembre esce in libreria Tutti i colori del sorriso (pagine 60, prezzo 18€), un volume che raccoglie 6 favole, basate su storie vere, illustrate da Paolo D’Altan e raccontate dalle voci di Radio R101 l’emittente del Gruppo Mondadori, nel cd allegato: Gerry Scotti, Federica Panicucci, Marco Balestri, Cristiano Militello, Max Novaresi e Tamara Donà. Sono fiabe a lieto fine, tratte da alcune storie di bambini in difficoltà che, in varie parti del mondo, grazie all’attività delle numerose associazioni con cui Mediafriends collabora, hanno ritrovato il sorriso e la speranza di una vita migliore. Ad introdurre ogni favola sono stati chiamati 6 personaggi dello spettacolo che hanno accettato con entusismo di partecipare a questo progetto benefico. Barbara D’Urso introduce i piccoli lettori nel mondo segreto di Thai, un bambino vietnamita aiutato grazie ai fondi ricavati dalla vendita del primo volume di questa collana, Paola Perego presenta la storia di Pascanseo, protagonista di una favola di nebbia e luce. E ancora, Claudio Bisio fa il tifo per tutti i bambini e presenta la storia di Marius e dei nasi colorati. Gerry Scotti racconta la storia di Grazia, una bambina che sa sorridere forte, Silvia Toffanin ci fa entrare con Sergej nella città dei maghi, e, per finire, il Gabibbo ci fa incontrare Kadisha, una bambina leggera, leggera. Queste storie insegnano che grazie alla solidarietà è stato fatto molto, ma molto ancora si può fare, a partire da questo libro. Il ricavato del volume sarà devoluto all’associazione Semi di pace onlus per sostenere il progetto TAINOS nella Repubblica Dominicana. Attivato in collaborazione con le Suore Figlie della Passione, che dal 1985 guidano una missione in questo paese, il progetto TAINOS ha la finalità di aiutare i bambini ed i ragazzi appartenenti a famiglie povere e disagiate a concludere gli studi così da fornire loro gli strumenti per un successivo inserimento nel mondo del lavoro. Semi di pace è un’associazione di volontariato che promuove una cultura della pace e dell’unità tra le persone ed i popoli. Attiva dal 1980 nella cittadina di Tarquinia, ha esteso il suo raggio d’azione istituendo sedi e servizi sul territorio nazionale ed in campo internazionale a Cuba, nella Repubblica Dominicana, in India, in Spagna e in Romania. Per maggiori informazioni è possibile consultare i siti www.mediafriends.it e www.semidipace.org Ufficio Stampa Mondadori - Chiara Giorcelli 02.75422023 / Ufficio Stampa Mediafriends - Gaja Trotta 02.25146687 / Ufficio Stampa Semi di Pace onlus - Rita Inghes 334.3841504 inghesrita@libero.it

a r u g u A e t s e F e Buon


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47 CARLO MARIA BIAGIARELLI GALLERIA ANTIQUARIA ROMA Piazza Capranica, 97 - Tel. 06 69940728 TORNANO DOPO ALCUNI ANNI GLI ACQUARELLI INGLESI A ROMA MOSTRA CENTO ANNI DI ACQUARELLI INGLESI 5 DICEMBRE 2008 – 30 GENNAIO 2009 Orario: 10- 13 / 16 - 19,30 ANCHE LA DOMENICA Ingresso libero Una seducente mostra a Roma, ”Cento anni di acquarelli inglesi”, una tradizione, un classico sempre in voga da oltre venti anni, torna dal 5 dicembre prossimo presso la Galleria Antiquaria di Carlo Maria Biagiarelli in Piazza Capranica, 97 (tel. 6784987) a Roma. Bland, Hoodward, Fraser, Linder, Barnard, Ross, George, Stevens, Davis, questi solo alcuni dei numerosissimi artisti presenti in mostra, in una grande carrellata di immagini. Cottages, romantiche donne inglesi in mussola bianca, candide marine, spiagge opalescenti con silhouettes fin de siècle, bambini, ombrellini cagnolini, scogliere con gabbiani in picchiata, guglie gotiche di castelli e cattedrali, trasparenze di laghi, slavature di piogge e nuvole, scrive Carlo Maria Biagiarelli in catalogo, contribuiscono a creare atmosfere di struggenti bellezza. Riproporli oggi procura una forte emozione. Sempre straordinari, diversi da allora ma pur sempre testimonianza immutabile di un’epoca colta nell’attimo di una pennellata. Il tempo si dilata e si collassa, allontana e respinge a riva i ricordi come i flussi delle maree. E’ accaduto ieri, accade oggi in una nostra diversa risonanza emotiva e questa mostra è la dimostrazione di un fascino inestinguibile nel tempo, ieri come oggi e per sempre. La Galleria Antiquaria, per la quale Carlo Maria Biagiarelli ha creato ogni volta bellissimi cataloghi d’arte, taluni purtroppo esauriti, ha iniziato ad operare nel 1984 proprio con una mostra di acquarelli inglesi ed i suoi “pezzi” hanno raggiunto ogni capo del mondo. L’esposizione, con le sue oltre duecento immagini, resterà aperta sino al 30 gennaio 2009, dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 19,30, le domeniche comprese. Ingresso libero. UFFICIO STAMPA: CESARE NISSIRIO 06 44237261 - 347 3571655 - 333 5768914

Lunedì primo dicembre, presso la Galleria Doria Pamphilij di Roma, si è svolta la XIX° edizione del Premio Minerva 2008 alla Sapienza, alle Arti, ai Mestieri, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, con la medaglia del Capo dello Stato e con il patrocinio del Ministero delle Pari Opportunità, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Lazio, la Provincia di Roma, l’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Numerosi i premi assegnati durante la serata. A Monica Lucarelli, laureata in Ingegneria Meccanica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di “La Sapienza” di Roma, è andato il Premio Minerva alle Professioni. Laura Mirachian, impegnata in campo diplomatico dal 1974, ha ricevuto il Premio Minerva una Donna per la Pace. Il Premio Minerva alla Dirigenza è stato assegnato a Rosaria Marchese, impegnata nella cultura e nella comunicazione, soprattutto attenta al settore della produzione e del prodotto televisivo. Melania De Nichelo Rizzoli, vicepresidente dell’Ail (Associazione Italiana contro le leucemie, i Linfomi ed i Mielosi), che si occupa della ricerca e dell’assistenza ai malati di tumore di sangue ed è attualmente Deputato al Parlamento Italiano e componente della Commissione Affari Sociali, si è aggiudicata il Premio Minerva al Coraggio ed alla Solidarietà. A Marcella Diemoz, laureata in fisica all’Università di Roma “La Sapienza”, ricercatrice dal 1987, che si è dedicata alla realizzazione del calorimetro elettromagnetico a cristalli scintillanti di Cms, per l’osservazione di rarissimi fenomeni e dal 2007responsabile nazionale dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per l’esperimento “Cms”, è andato il Premio Minerva alla Ricerca Scientifica. Il Premio Minerva alle Arti è stato conferito a Margherita Parrilla, eccezionale ballerina e Direttore dell’Accademia Nazionale di Danza di Roma, a Simona Marchini, personaggio eclettico, diviso tra il teatro, la musica lirica e le arti figurative, senza trascurare l’impegno umano e civile, soprattutto per i bambini più poveri, come ambasciatrice dell’UNICEF, ed a Eva Fischer, pittrice, ultima rappresentante della scuola Romana del dopoguerra. Il Premio Minerva per la Politica è stato consegnato a Laura Fiancato, grazie alle numerose cariche che ha ricoperto fino ad oggi, che è Assessore ai lavori pubblici terraferma del comune di Venezia. La giuria ha assegnato il Premio Minerva per la Politica Internazionale a Viktoria Mohacsi, europarlamentare ungherese, particolarmente attenta alla situazione Rom e membro di numerosi gruppi e commissioni. E’ stato conferito a Daniela Valentini il Premio Minerva per la Buona Amministrazione, dato il grande interesse per la politica e l’impegno nelle grandi battaglie per l’emancipazione femminile e per i diritti civili, come quella per il divorzio. Il Premio di Rappresentanza del Presidente della Repubblica per “l’impegno sociale” è andato a Cinzia Th Torrini, per il film Iqbal, che denuncia lo sfruttamento minorile nei paesi orientali. Iqbal, infatti, il piccolo protagonista, è un bambino pakistano ridotto in schiavitù, per fare tappeti, il quale riesce a fuggire e a liberare tanti altri bambini come lui, fino a che, per questo, non viene ucciso. Il film documentario ha ricevuto già in passato numerosissimi riconoscimenti. L’Oscar di Minerva alla Carriera è stato per il Presidente della Giangiacomo Feltrinelli Editore, Inge Schoenthal Feltrinelli. Ed in fine, si è aggiudicato il Premio Minerva all’Uomo dell’Anno, l’attore Luca Zingaretti, per aver dato, attraverso il personaggio televisivo di Montalbano, l’immagine di una polizia democratica, dalla parte dei cittadini e della città.


La redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri

Tanti auguri di buon compleanno a Pier Francesco che il 3 Dicembre compie 3 anni, con tanto amore da mamma Roberta, papà Dante e i nonni.

Auguri di buon compleanno a Marcello che compie gli anni il 4 Dicembre dagli amici più sinceri.

Beatrice Manocchio saluta tutti i suoi compagni della ludoteca Tatamaddy.

Tanti auguri a Giulio per il suo primo compleanno da mamma, papà, dai nonni, e dagli zii.

Tanti auguri al Direttore di Campo de’ fiori Sandro Anselmi, che compie gli anni il 18 Dicembre. La Redazione

Augurissimi a Marcellina che compie i suoi 25+25 anni il 13 Dicembre, dalla cugina Emilia e famiglia. Tanti auguri di Buon Compleanno a Marcellina Minuzzi dal marito Franco e i figli Alessio e Andrea, Stefania e Chiara.

Tantissimi auguri di buon Auguri di compleanno ad una persona buon speciale che il 21 Novembre compleanno ha compiuto 18 anni. Ti augu- a Fabrizio ro tutto il bene di questo che compie mondo e non smettere mai di gli anni il 29 essere te stessa sempre e Dicembre da comunque. Grazie che ci sei, mamma, Flavia! Tanti baci da zi Cima papà e o forse dovrei dire Mario?! Alessandro. Ti voglio bene.

Tanti auguri a Eugenio di Corchiano che il 24 Dicembre compie 26 anni, dalla sua Valentina.

Chiara e Andrea danno il benvenuto in famiglia alla sorellina Sara, nata il 9 Settembre augurandole tanta felicità e gioia.


Tanti auguri al piccolo Valerio Bozzo di Fabrica di Roma che il 5 Dicembre compie 2 anni, da mamma Patrizia, papà Biagio e le sorelle Valentina e Veronica.

Auguri a Francesca che ha compiuto 1 anno, dalla mamma Katia, papà Marco e dalle sorelline Rachele e Rebecca Il nostro Paolo il 6 Dicembre compie 13 anni! E’ un numero davvero speciale come sei speciale tu per noi, grandissimo tesoro. Mamma, papà e Antonio ti augurano buon compleanno. Un abbraccio senza fine dai nonni Antonio ed Amalia.

Tanti auguri di buon compleanno ad Elena Sofia che il 22 Dicembre compie 3 anni dalla mamma e il papà. Tanti auguri a Daniela Capogrossi che compie gli anni l’11 Dicembre. Amore mio mi rendo conto ogni giorno di più che ogni passo che ho fatto da quando ho imparato a camminare era un passo verso di te... Ti amo tantissimo Sandro Tantissimi auguri a Michele Marini che compie 10 anni il 6 Dicembre, dai genitori, il fratellino Tiziano, i

Congratulazioni alla Dottoressa Serena Del Frate per il 110 in economia dal tuo Marco. Visto, ce l’hai fatta anche tu! Sei proprio forte!!! Tanti auguri di buon compleanno a Nico Vessella che il 26 Novembre ha compiuto 19 anni, dalla mamma, il papà e la sorella Veronica.

Tanti auguri a Michel che il 30 Novembre ha compiuto 13 anni, dalla mamma, dal papà, dagli zii e dai nonni.


Tantissimi auguri a Federica Renzi che il 27 Dicembre compirà 13 anni dal fratello Lorenzo, mamma e papà. Noi non saremo mai nessuno ma nessuno sarà mai come te. Irene Amore mio il 1 Novembre 2007 è iniziata la nostra splendida storia… grazie per il sogno che mi stai ancora regalando… Buon Natale… ti amo… tua bimba Tutto lo staff della Mondial Tufo augura buon compleanno a Desiderio che ha compiuto gli anni il 1° Dicembre.

Tantissimi auguri a Maria Teresa Mancini che ha compiuto gli anni il 6 Dicembre, con affetto dal marito Goffredo, il figlio Domenico e la nuora Virginia.

Tanti auguri a Alessandro Patrizi che compie 40 anni il 5 Gennaio da tutti gli amici.

Sorpresa!!! Non te l’aspettavi … Gli auguri più belli sono quelli fatti con il cuore, tanti auguri a Giorgia che il 1 Gennaio compirà 14 anni. Tvttttb Fede

Un saluto particolare alla famiglia Valentino Tabacchini e Maria Pia Tommaselli, da Laura.

Tantissimi auguri alla Lady Chef della Taverna della Sperella, che il 17 dicembre compie gli anni, da Roberto, Grazia, Massimo e Laura.

Tantissimi auguri alla nostra Deborah che il 14 Dicembre compie 25 anni, da mamma, papà, il fratello e la cognata.


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OKINAWA SPORTING CLUB: 10 & LODE!!!

RICCO BOTTINO DI MEDAGLIE D’ORO AI CAMPIONATI ITALIANI

Sorprendente, questo è l’aggettivo giusto da attribuire agli atleti dell’Okinawa Sporting Club, per la prestazione effettuata all’ultimo “Campionato Italiano A Squadre & Campionato Italiano Bambini F.I.A.M”, tenutosi a Cervia il 29/30 Novembre 2008. Questi i risultati

dei due intensi giorni di gara. SABATO: Gara Di Kata(forme); 6 ori: Febbi Daniel(Campione Italiano), Cavalieri Ginevra (Campionessa Italiana), De Federicis Alessia (Campionessa Italiana), D’addario Pietro (Campione Italiano), Filippelli Fabio, Racovita Cosmin, Corelli

Simone (Squadra Campione D’italia), Sestili Andrea, Sciarrini Federico, Strada Armando (Squadra Campione D’italia) DOMENICA: Gara Di Kumite(combattimento), 2 Ori, 3 Argenti, 1 Bronzo: Febbi Daniel (Campione Italiano), De Federicis Alessia (Campionessa Italiana), Sansonetti Simone (Secondo Classificato), Vastarella Nicola, Spettich Federico, Imperio Gianmaria (Squadra Seconda Classificata), Filippelli Fabio, Racovita Cosmin, Corelli Simone (Squadra Seconda Classificata), D’Addario Pietro (Terzo Classificato). Grazie alle prestazioni sopra elencate la società civitonica sale per due volte sul podio per la classifica generale delle società. SOCIETA’TERZA CLASSIFICATA “CAMPIONATO ITALIANO SQUADRE” SOCIETA’ QUARTA CLASSIFICATA “CAMPIONATO ITALIANO BAMBINI”. Grande la soddisfazione del M° Mercuri Carlo che festeggia il trentesimo anniversario della nascita della sua società nel migliore dei modi.

Auguri da

Teatro Bianconi: grandi successi questa stagione! Continua il successo della stagione teatrale 2008-2009 presentata dal Teatro Bianconi di Carbognano (Vt). Il botteghino ha registrato il tutto esaurito per gli spettacoli messi in scena finora. Il 18 e 19 ottobre ha visto protagonista la compagnia “Anta e Go” di Civitavecchia, con A che servono questi quattrini di Armando Curcio; la settimana successiva il gruppo teatrale “Le Vignacce” di Canale Monterano ha rappresentato Libertà e Partecipazione, su testi e canzoni di Giorgio Gaber. L’8 e 9 novembre il palcoscenico del Bianconi ha ospitato Il Papocchio, di Samy Fayad, messo in scena dalla compagnia teatrale di Gravina di Puglia, “Colpi di scena”. Il 6 e 7 dicembre, ancora un gruppo pugliese, con la “Compagnia dei teatranti” di Bisceglie, che ha proposto Il mistero dell’Assassino misterioso, commedia in giallo di Lillo e Greg. Il Bianconi vi aspetta il 20 e 21 dicembre con il tradizionale spettacolo natalizio del Gruppo Giad teatro, che festeggia i suoi 30 anni dal debutto del 1978, con lo spettacolo 22° Ciao Natale. Saranno protagonisti tutti i cento allievi, provenienti da molti paesi della provincia di Viterbo, dell’Accademia Teatro. L’anno nuovo prevede altrettanti appuntamenti, fino alla metà di Aprile, tutti da gustare!


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Ecco il gattino del signor Stefano Santi che si diverte a giocare con i pesciolini dell’acquario!

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tale a N n o u B nno A e c i l e F e Nuovo!!!

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Comunicato Stampa

Pranzo di Solidarietà pro Rifugio-Stallo “L’Isola che c’è” di Vetralla Fare del bene senza rinunciare ad un buon pranzo: Domenica 14 Dicembre 2008 ore 13.00 a CAPRANICA (VT) presso A.M.Sansoni Viale Nardini-angolo Via Cassia, l’Associazione Garibaldi Onlus organizza un pranzo prenatalizio a favore degli animali più sfortunati. L’evento prevede la presentazione del Calendario benefico 2009 dell’Associazione Garibaldi che si occupa principalmente di recuperare animali in difficoltà, maltrattati, abbandonati o feriti favorendone l’adozione da parte di nuove famiglie. In occasione dello stesso pranzo, si procederà alla Premiazione dei partecipanti vincitori della 1° Festa del Bastardino, svoltasi alle Masse di San Sisto (VT) fine giugno scorso. Il pranzo costerà 20,00 Euro: detratte le spese vive, il ricavato dell’incasso e eventuali offerte libere saranno devoluti per il mantenimento e la cura dei 50 cani del Rifugio-Stallo “L’Isola che c’è” gestito dall’Associazione Garibaldi. I cani mangiano tutti i giorni e la loro sopravivenza è assicurata dalle Vs tessere e dall’autotassazione dei Volontari che frequentano il Rifugio. E’ gradita la prenotazione entro il 12 dicembre prossimo. La conferma può essere data via mail all’indirizzo di posta elettronica associazione_garibaldi@yahoo.it Oppure ai numeri 338/9383581 e 331/6366721


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Ad oggi circa

20.000.000 di per-

sone hanno letto Campo de’ fiori e visitato il nostro sito. Campo de’ fiori è la rivista più letta ed amata.

te s e F Buone

su à i it lic fior b ’ b pu o de orta a L e p mp Ca nde e!!!!!! re be n


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Album dei ricordi

Campo de’ fiori Civita Castellana anni ‘50 - foto della Sig.ra Daniela Gabrielli (la bambina di destra)

Campo de’ fiori Carbognano 1962 - Sandro Cosimi e Luca Carosi

Civita Castellana il signor Raffaele Baldi in una foto del 1945

Campo de’ fiori Ronciglione 1942 - i signori Marini e Venturi

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Album de Campo de’ fiori Fabrica di Roma - Primi anni ‘80 - Categoria giovanissimi. In piedi da sx: Allenatore in seconda Enrico D’Antonangelo,Rosauro Venanzi, Ivano Cencelli, Alfonso Pieri, Preparatore atletico Carlo Pacelli, Francesco Cecchini, Fernando Anselmi, Milvio Malatesta, Stefano Alessandrini, Allenatore Luciano Anselmi , Giuseppe Tirittera, Dirigente Vincenzo Francola . In basso da sx: Lorenzo Marcelli, Giuseppe Iannoni, Massimiliano Francola, Maurizio Spallacci, Mauro Cefaro, Luca Campana, Antonio Patera.

Campo de’ fiori Civita Castellana 1963 - Campo Madami, giochi della gioventù, vincitore nei 100 mt Sandro Soli


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ei ricordi Campo de’ fiori

Corchiano Natale 1987 Anna Rita Natili e la piccola Sonia Bonamin

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Civita Castellana anni ‘60 - officina Lancia in Via della Repubblica da sx: Gastone Chilini, Vittorio Paolini e Antonio Del Priore

Campo de’ fiori Fabrica di Roma anni ‘90 - da sx Carlo Macalli, Luca Vignali, Piero Canuti, Angelo Giovagnoli e Eliseo Smordoni


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Album d

Campo de’ fiori Anni ‘60 - Inaugurazione Farmacia Municipalizzata Via Ferretti - Da sx: Dott. Alessandro Petti, Luciana Sacchi , Dott. Domenico Gulino, Maria Rosaria Gentili, Anna Maria Cofini, Avv. Ermanno Nelli, Giuliana Valeri, Dott. De Angelis, Dott. Franco Di Donato, Dott. Blois Staffa

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Anni ‘60 - Inaugurazione Farmacia Municipalizzata Via Ferretti Da sx: Dott. Donato Di Donato, Avv. Ermanno Nelli , Mons. Roberto Massimiliani , Gino Mancini, Rag. Angelo Fortuna


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dei ricordi Campo de’ fiori

Campo de’ fiori

Civita Castellana 1966 - le operaie della Ceramica Castellania festeggiano il Natale Foto di sinistra: da sx Maria Farina, Celestina, Graziella Lanzi, Marisa, Albarosa Morosetti, Carla De Santis, Pina De Santis. Foto di destra: Graziella Lanzi, Loretta Biondi, Albarosa Morosetti, Palma Lazzarini, Pina De Santis, in alto Maria Farina e Marisa. Foto della Signora Loretta Biondi

Campo de’ fiori

Anni ‘70 civitonici al Santuario di Castel Sant’Elia. Da sx:Giuseppe Ranfi, Giuseppe Manoni, Franco Valeri, Luigi D’Antoni, Fabio Costantini, Ivo Cimarra e Settimio Santini.


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Nel cuore Dedicato a te amico Pietro Rossi Le parole che sto scrivendo non bastano a raccontare il grande vuoto che hai lasciato in tutti noi pescatori, ma soprattutto in me, amico mio… Le lunghe giornate trascorse insieme nei fiumi, nei laghi e le tantissime gare che ci hanno portato in tanti luoghi, mi mancano, mi manca la tua risata, mi manca il tuo modo di fare, i tuoi occhi e tutte quelle risate fatte per un pesce che si prendeva… Dedicato a te grande uomo… Dedicato a te grande pescatore… Dedicato a te grande ed unico amico… Grazie di essere stato capace di trasmettere così tante emozioni a tutti noi. Sarai sempre con noi, amico mio. Leonello L’AVE

Il giorno 20 Dicembre presso la Chiesa del Carmine a Civita Castellana, alle ore 16.00 verrà celebrata una messa in ricordo di Piero Fasoli.

I familiari di Angela Lucidi esprimono profonda gratitudine, e ringraziano pubblicamente la Direzione e il personale tutto della Casa di Riposo S.S. Annunziata di Casperia (Rieti), per la professionalità, la famigliarità, le cure e l’affetto con cui sono stati vicini ad Angela accompagnandola fino ai suoi ultimi giorni. Un ringraziamento va anche a tutti gli ospiti della casa per la loro simpatia e cordialità. n. 18.4.1910 m. 8.10.2008

ANNUNCI ECONOMICI GRATUITI PER PRIVATI a pagamento per ditte o società- Tel. Fax 0761.513117 Cedola da ritagliare e spedire L’annuncio sarà ripetuto per 3 uscite, salvo diversa decisione della redazione

“La campana ha chiamato, e l’Angelo è venuto. Lieve lieve ha sfiorato con l’ala di velluto il povero paese; v ‘ ha sparso un tenue lume di perla e di turchese e un palpito di piume; ha posato i dolci occhi su le più oscure soglie... poi, con gli ultimi tocchi, cullati come foglie dal vento della sera, se n’è volato via: a portar la preghiera degli umili a Maria.” D. Valeri

Ciao Nonna.... Letizia e Agnese

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Sandro Anselmi P.zza della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT) Tel./Fax 0761.51.31.17 e-mail : sandro_anselmi@libero.it

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