Uscita N 55

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Campo de’ fiori

SOMMARIO Editoriale: Alla mia età..........................................3 Intervista: Frizzante Fabrizio Frizzi.........................5 Collezionismo: Gratta...gratta ..................................6-7 Suonare Suonare: Bizantina, Fantastici 7........................8-9 Curriculum vitae: Nicoletta Candeloro.............................10 Roma che se n’è andata: L’area Sacra di Torre Argentina.......12-13 Cinema News: A prova di spia....................................14 Come eravamo: Giano Soli, un uomo di altri tempi........16 Ecologia e ambiente: Le foreste stanno scomparendo...........17 Una Fabrica di ricordi: Il Maresciallo Mario Tirittera............18-19

La chiesa di S. Giovanni..................20 Oroscopo .........................................21 Le guide di Campo de’ fiori: Santo Stefano di Sessanio....................22 Ceral: Aiuto!Voglio mamma!..........................23 Nuovo appuntamento al Puff..........24 12° Mini Festival “Città di Viterbo”25 Radio Punto Zero: ..........................26 I Girasoli: ........................................27 Arte: Vincenzo Ridolfi...................................28 Il Fumetto: Death Note.........................................29 Organa Nostra.................................30 Via Roma..........................................31 Vita Cittadina...................................32 Le storie di Max: Gianni Morandi....................................34 L’ISA al Cersaie di Bologna.............35

Mondial Tufo: Estrattori di tufo da quattro generazioni.........................................36 Il mondo del Jazz: Il Chicago Style...................................38 Numero Unico..................................39 I Santonari e la festa di S.Martino 40 La Rocca Farnese di Corchiano ......41 L’areoporto di Viterbo:....................42 L’angolo Bon Ton.............................43 I Gesti Bianchi Civitonici............44-45 I ritratti di Serena Percossi............47 Messaggi.................................48-49-50 La rubrica dei perchè......................51 I nostri amici ..................................53 Album dei ricordi.....54-55-56-57-58-59 Annunci Gratuiti ........................60-61 Nel cuore..........................................62 Selezione Offerte Immobiliari........64 foto di copertina di Roberto Moscioni

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Alla mia età di Sandro Anselmi

Il tempo è passato e brulica di ricordi Rari colori figure bianche e nere lise dietro gli occhi chiusi e forme di cielo e di vento Vuoti silenzi Ma prezioso è il tempo che verrà Domani nonostante tutto!

Sempre più presi dalle mille occupazioni e dai molteplici pensieri che ci assillano, abbiamo poco tempo da volgere al passato ed allontaniamo, così, i ricordi che rischiamo di perdere per sempre. Consumare tutte le cose che hanno fatto parte di noi, nel bene e nel male, e non vedere ciò che è stato tuffandoci nella frenesia della vita come se fossimo dentro l’ultimo giorno, rischia di sbriciolare tutto un vissuto, comunque bello. Rapportarsi, invece, con le cose di ieri genera, forse, bilanci e giudizi critici che portano nostalgia e rimpianto, ma che sono, poi, sale prezioso per i nostri giorni. Le esperienze vissute, filtrate dal tempo, regalano pura saggezza ed impareggiabile sapienza, e lo sconfinato passato, confuso dentro di noi, è nulla di fronte all’infinito che verrà. Viviamolo.

foto Stefano Santi


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Frizzante Fabrizio Frizzi tra televisione e teatro

La nuova stagione teatrale vede finalmente il ritorno di Fabrizio Frizzi sulle scene, con un testo intrigante e ancora poco sfruttadi Sandro Alessi to di Andre’ Roussin, “Ninà”, interpretato insieme a Edy Angelillo e Carlo Alighiero. Non ci facciamo sfuggire l’occasione e incontriamo Fabrizio, che ci accoglie cordiale come al solito, al Teatro Manzoni di Roma. Ben tornato! “Grazie a tutti gli spettatori, che oltre ad apprezzarmi in tv colgono il mio lato positivo di attore teatrale. E pensare che già prima degli anni Ottanta avevo interpretato delle commedie…oltre a lavorare in radio ed in televisione.” Il programma televisivo che subito ti ha portato il successo è stato Tandem, che hai condotto dal 1982 al 1987… “Si, è stato in assoluto il secondo programma che ho fatto, dopo “Il barattolo”, ed è stato sicuramente il più importante perché per cinque anni mi ha dato la possibilità di crescere a contatto con i giovani ed in un orario, quello di pranzo, dove potevano seguirmi anche le famiglie.” Seguirono poi “Pane e Marmellata” accanto a Rita Dalla Chiesa, “Europa Europa” di Michele Guardì con Elisabetta Gardini, “Donna sotto le stelle”, “Miss Italia” (dal 1988 ad oggi), “I Fatti Vostri”, “Scommettiamo che?” con Milly Carlucci, “Piazza Grande”, “Luna Park”, “La Zingara”, “La Botola”, e questi sono solo alcuni dei programmi portati al successo…. Ma come è iniziato tutto? “Nella mia famiglia, fin da piccolo, ho respirato aria di spettacolo, in maniera particolare di cinema, perché mio padre era un manager delle distribuzioni dei film ed a casa telefonavano, anche quando mio padre era fuori, grandi interpreti che volevano sapere come andavano gli incassi ai botteghini. Nel 1976, a 18 anni, ho iniziato a lavorare in una radio privata ed il mio sogno era fin da allora arrivare alla Rai. Ascoltavo, a quei tempi, “Alto Gradimento”, con Arbore e Boncompagni, ed il mio sogno di far divertire il pubblico cominciava ad avverarsi!”

Ma cosa si prova a passare dalla televisone al teatro e viceversa? “E’ una bellissima esperienza, e mentre con la tv devi attendere comunque gli share per conoscere il gradimento, in teatro lo puoi costatare subito, basta attendere la reazione del pubblico presente, e devo dire che con questa commedia siamo partiti alla grande”. Ce ne parli? “E’ un testo di un grande commediografo francese degli anni ‘40-‘50, che ci propone una storia molto divertente e piena di colpi di scena, che ruota intorno al triangolo amoroso moglie-marito-amante. Invito i lettori di Campo de’ Fiori a venirci a vedere, per passare sicuramente una serata allegra! Colgo l’occasione per ricordare i miei bravissimi compagni di avventura: Edy Angelillo, Carlo Croccolo, Giovanni Ribò e Claudio Spadola!” Ringraziamo Fabrizio Frizzi e ci andiamo a sedere in platea per assistere alla sua interpretazione. Fabrizio Frizzi e Edy Angelillo in una scena del Ninà

Da sx: Carlo Alighiero, Fabrizio Frizzi e Edy Angelillo in una scena del Ninà


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Una raccolta moderna di variopi ha conquistato Il fenomeno delle lotterie istantanee, contrariamente a quanto si pensa, non è un fenomeno recente, ma esiste già da parecchi anni, solo che è approdato in di Alfonso Tozzi Italia da alcuni lustri attirando quasi immediatamente l’attenzione del grosso pubblico grazie alla sua particolare formula della riscossione diretta dei premi vinti dal giocatore. La prima serie emessa dal Monopolio di Stato Italiano nel 1994 fu dedicata alla Fontana della “Fortuna” in cui il biglietto aveva il simbolo della fontana di Trevi; in seguito, visto il successo ottenuto, venne emessa una nuova serie relativa alla “fortuna” col mundial, in relazione ai campionati del mondo; la terza alla vela della “fortuna” per finire con la “fortuna” sotto l’albero: da quel momento i “grattini” (come vengono comunemente chiamati) hanno avuto sempre un crescente successo. sì da diventare un vero e proprio fenomeno del costume, tanto che non c’è esercizio pubblico, ricevitoria o tabaccheria che non abbia al suo interno le file di tagliandi colorati e dai diversi importi e costi di vincita. Abbandonata parzialmente la “fortuna” i creatori dei policromi cartoncini hanno sbizzarrito la loro fantasia e, pur di richiamare l’attenzione del pubblico, hanno ideato i nomi più strani e più accattivanti quali : asso, dado pazzo, dado matto, tuffati nell’oro, magic tris, magico poker, magic puzzle, magic car, fai scopa, si gioca a scopa, sbanco, banco lotto, sette e mezzo vincente, pari o dispari, caccia al proverbio, jackpoint, bingo e chi più ne ha più ne metta. Recentemente organi di stampa hanno reso noto dove lo Stato Italiano si rivolge per farsi fabbricare i “gratta e vinci” che distribuisce ai vari esercizi commerciali : vengono ordinati ad Atalanta, negli Stati Uniti, dove esiste la migliore tecnologia al mondo in grado di garantire a questo biglietto, apparentemente semplice, una sicurezza ed un’equità nella distribuzione delle vincite che è la caratteristica principale del gioco.

I biglietti sono protetti da severissime norme di sicurezza : da ognuno dei rotoli bianchi che girano su particolari sistemi meccanici si producono circa 120 mila tagliandi. La stampa di ogni biglietto richiede 13 strati di colore, 8 sono trattabili, mentre gli altri servono a fermare i biglietti da tutte le possibili manipolazioni, come ad esempio la lettura in trasparenza. Le combinazioni di numeri, il 25% delle quali è vincente, escono da un “cervellone elettronico” programmato da tre gruppi di ingegneri informatici che lavorano isolati tra loro e dal resto della fabbrica. In un minuto e venti dal rotolo bianco di partenza i gratta e vinci arrivano alla macchina finale, dove un addetto piega e divide i tagliandi per poi metterli in scatole di cartone che vengono successivamente spedite via nave dove arrivano in Italia dopo tre settimane di navigazione. Il fenomeno mediatico non poteva non interessare il collezionismo minore tanto che sin dal 1995 apparvero nei vari mercatini italiani i cartoncini policromi con regolare quotazione e la collezione, come tutte quelle che si rispettano, ha delle caratteristiche principali di cui i collezionisti tengono conto : cartoncino perfetto senza alcun difetto palese od occulto; integro, biglietto assolutamente non grattato e perfettamente conservato; splendido, con lievi difetti; ordinario, biglietto che presenta, dopo grattato, i normali segni dello sfregamento; naturalmente la valutazione del pezzo è anche in rapporto alla rarità. Intorno al “gratta e vinci”, visto l’entusiasmo con cui era stato accolto, i Monopoli di Stato pensarono di abbinare la lotteria di capodanno del 1999, quella del 2000 così come addirittura legarono l’elezione di miss Italia del 2001 che si tenne a Salsomaggiore Terme. Anche molti enti si sono serviti, in varia maniera, della “trovata” come l’Ava che, con “cancella e vinci”, offriva in dono un bellissimo ciondolo con collana in oro di 18 karati, la Barilla che, col “graffia & vinci”, offriva la bici ciao o la Soc. Italgrafica di Roma che, con “strappa e vinci”, iniziativa riservata agli acquirenti di due cartoline artistiche, offriva, in caso di vincita, buoni in denaro e anche l’automobile Fiat Bravo o Brava come premio finale. Superfluo aggiungere che molte socie-

tà od enti, ispirandosi al gioco, pur di inserirsi nel lucroso affare, hanno creato biglietti simili a quelli emessi dallo Stato così come il “mega lingotto”, molto somigliante al conosciutissimo miliardario di recente emissione. Il più grande collezionista finora conosciuto è il francese Pierre Lasnier il quale è riuscito a mettere insieme, in oltre 25 anni di attività, circa cinquemila tickets, molti dei quali reperiti a Las Vegas dove lui gestiva un’agenzia di pubblicità e le lotterie istantanee erano già di dominio pubblico in quasi tutti gli Stati USA. Fra i collezionisti italiani di un certo rilievo si segnalano Ivano Torsani e Dario Giannini di Roma, nonché Achille Mazzeri di Sesto S. Giovanni e Giovanni Lasala di Barletta i quali ultimi preferiscono ricercare i “grattini” per poterli scambiare con quelli dei posteggi cosa questa che sta alla raccolta come l’erinnofilia alla filatelia. Giova segnalare che l’idea è così vincente che alcune autorità piemontesi hanno pensato di istituire un “gratta e vinci” ad hoc per promuovere le mostre e la comunicazione di “Italia 150” che animerà per 250 giorni Torino e il Piemonte prossimamente. A titolo di curiosità si riferisce che il cartoncino più grande, finora apparso sul mercato contenente dieci giocate, è il “giocagiò la roulette” emesso dalla Soc. Italgrafica di Roma, della misura di cm. 32 x 16, e quello emesso dal nostro Monopolio “quadrifoglio colpo di fortuna” costituito da quattro combinazioni vincenti.

Il francese Pierre Lasnier, il più grande collezionista mondiale con oltre 4000 esemplari rari.


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inte delusioni che... gratta,gratta... o mezzo mondo

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di Carlo Cattani

“Dalla strada al palcoscenico”: con una battuta si potrebbero così sintetizzare i dodici anni del percorso artistico della band “sotto i riflettori” di questa nuovo appuntamento di “Suonare ! ! ! Suonare! ! !” … Dunque, alla vostra attenzione ,dalla Toscana ….Scandicci: B I Z A N T I NA ! Un sodalizio formatosi a pochi “spiccioli” di tempo dalla fine del secondo millennio …???? …era il 1996 , dall’incontro di musicisti con l’esperienza comune dell’arte “ambulante” che si “ribalta” in piazze ,vicoli ,angoli di città e paesi per un pubblico che ,fin dai tempi antichi , dedicando attimi del proprio tempo, mostra di apprezzare le gesta artistiche e il coraggio dei “girovaghi” intrattenitori ! Poche parole per chiarirvi chi sono e cosa hanno fatto,finora , i BIZANTINA…ma non temete della mia stringatezza perché saranno alcuni dei componenti del gruppo, che, di seguito , ben dispostisi per il sottoscritto ,vi forniranno un distillato della loro storia . I BIZANTINA sono sette ma valgono il doppio,il triplo…. e più ! , risultando tutti dei valenti polistrumentisti . Del manipolo di quei “ragazzi del ‘96” partiti dalla strada , ben quattro sono ancor lì ad alimentare il “sacro fuoco” dell’arte musicale che li vede ,accanto a partners di più recente acquisizione , impegnati a “fare musica” tanto con la produzione di temi originali quanto con originali letture di composizioni di altri e d’altri tempi ! La loro musica ,premiata in più occasioni e accolta con interesse anche fuori dei confini Italiani , si “guarda intorno” ,dimostrando , un sincero interesse e un competente approccio a culture musicali “vicine e lontane” . Ispirati sin dalle origini, soprattutto, dalla musica del nostro Sud “più nordico” ,Puglia e Campania , hanno ,nell’arco della loro produzione discografica , ampliato la gamma della loro “tavolozza” musicale anche con sfumature “oltreMediterranee” . La loro proposta “NON etnico ortodossa” ,sono certo saprà darvi momenti di gioia e di riflessione,catturarvi per la perizia compositiva ed esecutiva ,dimostrandovi la tanta sostanza e i pochi fronzoli del loro mondo musicale ! Tutti bravi,con particolare riferimento alla mirabile voce di “Monna” Michaela D’Astuto che, forte della sua formazione e conoscenza delle diverse tecniche vocali , articola con destrezza e intensità interpretativa il “suo strumento” nel variegato bouquet del repertorio “Bizantina” ! La

band annovera,oltre alla citata Michaela D’Astuto alla voce, Michelangelo Zorzit al basso elettrico-contrabasso-chitarra classica ,Mauro De Lillo alla batteria e percussioni ,Marcello Melighetti alla chitarra classica ed acustica,chitarra Portoghese , mandola,bouzuki,oud, Susanna Crociani al sassofono,Michele Levito alle percussioni,Anna Maria Iorio seconde voci . Su,dunque,si alzi il sipario, si abbassino le luci …la scena è per i BIZANTINA! Carlo : Ciao Marcello ! Bizantina oltrepassano i 12 anni di attività : mi puoi raccontare i “primi tempi” , come vi siete incontrati sul piano delle idee ,dei contenuti ,le vostre estrazioni culturali : c’è stato un luogo/dei luoghi /degli annunci e quant’altro tu voglia citare ,che ha favorito la costituzione della band ? Chi ha “provocato la scintilla” ? La scelta del nome per la Band ? C’erano alternative ? Marcello (Melighetti): più che di una scintilla si è trattato di un incendio… con molti focolai: era un nucleo di svariate persone, tra cui figurava già l’attuale cantante Michaela D’Astuto, che si riuniva occasionalmente per suonare, in formazioni ogni volta diverse. In molti di noi, provenienti dalle esperienze più disparate (ad esempio, io e Susanna (Cruciani) approdammo al gruppo tramite il bassista Mauro Citzia (nda:musicista presente nei cd “E’ notte”[‘97] e”Bizantina [‘03]) , che avevamo conosciuto in un gruppo di rythm’n’blues ; la passione per “la nostra musica” divampò molto presto. E quindi con tutti quelli che, come me, già “ardevano”, passammo a fare le cose sul serio: ossia delle prove più strutturate , che, giusto per rimanere in tema di fuochi e fiamme, per un periodo si svolsero tra i boschi di Nipozzano e i locali della Vigilanza Antincendio Boschivo… per fortuna, altrimenti saremmo andati dritti verso il disastro ecologico! A parte gli scherzi, un intenso periodo di prove permise di definire più precisamente gli elementi del gruppo, e, subito dopo, il suo nome: dopo un paio di concerti con il nome di “Devoto Oli” e forse uno come “Vota Antonio”…..

la proposta di appellarci Bizantina venne da parte di Massimo Ierimonti, il percussionista di allora: ci piacque e venne subito approvata all’unanimità…. una scelta che a tutt’oggi ci sembra quanto mai felice! Carlo :ricordate il momento in cui avete definito il vostro “primo brano” ? Marcello: credo che il primo brano completamente scritto da noi sia “Stelle all’Alba”, per il quale io scrissi la musica , mentre il testo è di Michaela D’Astuto. Ma anche altri pezzi fiorirono quasi contemporaneamente, tra cui, mi pare di ricordare, Pizzica della Serpe ed E’ Notte, brani in cui spunti originali venivano a volte contaminati da elementi tradizionali, per poi tornare ad assumere un volto del tutto nuovo e inedito. Carlo :i vostri primi concerti come Bizantina ? Emozioni,incertezze,curiosità(qualche aneddoto..) Michaela (D’Astuto): molte delle prime esibizioni avvennero per strada, nel cortile degli Uffizi, tra turisti entusiasti, venditori e suonatori ambulanti di ogni specie e provenienza e tanta allegria. A volte arrivava la polizia e toccava anche scappare…. un paradosso particolarmente curioso a metà anni ’90, quando chi aveva rubato miliardi allo stato andava in TV a proclamarsi un perseguitato, mentre chi si divertiva e


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Fantastici 7! faceva divertire la gente per strada doveva invece scappare a nascondersi come un ladro. Di questo primo periodo, gli aneddoti più interessanti riguardano forse gli impianti di amplificazione… ad esempio, una volta ci è capitato che ci proponessero, con il massimo candore, un normale impianto stereo da abitazione!! Marcello: credo che il primo concerto fatto con il nome Bizantina risalga all’8 marzo 1995, a Fiesole… ma potrei sbagliarmi. Infatti, in quella primavera i concerti iniziarono ad aumentare in maniera esponenziale, in particolare grazie all’ammirazione che Gianni Pini, e tutta l’ARCI Nova, nutrivano verso il gruppo. Alla visibilità contribuì poi in modo decisivo la vittoria al Festival di Pelago e dopo poco al Premio Ciampi. Seguì la costituzione dell’Associazione Culturale Bizantina e, a ruota, vari concerti all’estero. Un anno veramente intenso è stato 1998/99, quando siamo stati una settimana in Portogallo a settembre, poi a ottobre a Cabo Verde, e durante l’anno altre due volte in Portogallo per date singole; infine, tra agosto e settembre del 1999, facemmo una tournèe di un mese e mezzo tra Portogallo e Spagna. Cabo Verde fu un’esperienza intensa e meraviglioso, soprattutto gli scambi musicali con i Capoverdiani al “baretto” di Ribeira Grande, luogo dell’ultimo concerto prima del rientro. Michelangelo (Zorzit): a proposito di aneddoti, io credo che uno degli aspetti più entusiasmanti dell’attività di un gruppo sia il fatto che non sai mai cosa ti aspetta e che una situazione che, magari, inizia con tutte le migliori prerogative viri improvvisamente verso il disastro, come pure, al contrario, nelle occasioni meno cariche di aspettative, può succedere di trovare stimoli ed energie impensabili. A

La voce BIZANTINA, Michaela D’Astuto

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(prima parte)

noi, ad esempio, sono accadute anche le aspetti che ritengo più stimolante, e che ci due cose insieme… andavamo a suonare permette di realizzare brani molto organiin Basilicata, a Castelluccio Inferiore, chiaci, che mantengono sempre una notevole mati da un organizzatore molto appassiounitarietà, è che molte idee non vengono nato della nostra musica, in cui riponevaproposte dal musicista con il proprio strumo molta fiducia. Trovammo ad accogliermento, ma sono già pensate per essere ci un meraviglioso palco in mezzo al bosco, eseguite da altri. In questo modo, abbiatecnici disponibili e competenti. Ma l’immo occasione di confrontarci continuaprevisto era dietro l’angolo: una tempesta mente con il modo di sentire e di espridi fulmini impedì il concerto; si aggiunse il mersi degli altri, e ci vediamo proficualutto familiare che colpì uno degli organizmente costretti ad essere……. “strumenti zatori. Mogi e rassegnati, andammo a cena e proprio lì, mentre eravamo al tavolo, gli organizzatori stessi ci chiesero se avevamo voglia di suonare qualche pezzo acustico sul ballatoio del ristorante.Noi ci dichiarammo disponibili, anche perché credevamo che quei ragazzi meritassero davvero molto. In breve, facendosi portare una cassa da un cugino, un microfono dallo zio, un cavo dal fratello e il mixer da una sala prove, riuscirono ad Michelangelo Zorzit al basso e Marcello Melighetti allestire una situazione belalla chitarra, le “corde” dei BIZANTINA lissima. Ritrovarsi a suonare in mezzo a camerieri che lasciavano il piatto per venire a ballare, “ dei nostri compagni. anziane signore che cantavano a memoria Carlo : per Michelangelo, lo “strumentista i nostri pezzi, ragazzi e ragazze che salteleclettico”: come sei entrato nella band? lavano su e giù dai muretti, passanti assieMichelangelo:sono entrato tramite la pati per riuscire a vederci, fu un’emozione cantante, Michaela D’Astuto, che conobbi indescrivibile… per farci smettere dovettetramite amicizie comuni, e in seguito è ro intervenire i carabinieri, perché si era diventata la mia compagna. Del mio ammassata talmente tanta gente che non ingresso nel gruppo, ricordo che l’aspetto si passava più per la strada! più curioso fu la sintonia che subito ricoCarlo :come avviene il lavoro di composinoscemmo: io provenivo da esperienze zione e arrangiamento dei vostri brani? molto diverse, e mi ponevo il problema di Michelangelo: alcuni brani nascono come adattarmi a questa situazione del direttamente in sala prove, da idee singotutto sconosciuta per me. Mi buttai, suole che sono poi sviluppate con il contribunando nel mio modo, ma non ci fu bisogno to di tutti. A volte tale contributo è limitadi nessun aggiustamento: credo che quelto all’arrangiamento, più spesso invece lo che serviva al gruppo fosse proprio vengono aggiunte intere porzioni del quell’energia che io riuscii a trasmettere brano che valorizzino al meglio le possibifin da subito, e tutti furono più che soddilità espressive dei singoli strumenti o delsfatti. In seguito, approfondendo la conol’insieme. Altre volte si parte da un’idea scenza dello stile dei Bizantina, ho avuto che è in parte già sviluppata, con una tracmodo di contribuire all’attività del gruppo cia di arrangiamento realizzata grazie al anche con molte composizioni originali, computer; ma in questi casi, cerchiamo di che sono sempre state accolte con grande lasciare la massima libertà di interpretazioentusiasmo. Per una conoscenza particolane e di rilettura ai singoli musicisti, perché reggiata della Band visitate il sito ufficiale: ovviamente solo l’esecutore conosce a www.bizantina.it fondo il proprio strumento e riesce a valoe www.myspace.com/bizantinaethnic rizzarlo al massimo, che è poi l’obiettivo Contatto mail per concerti: info@bizantiultimo che ci proponiamo. Uno degli na.it


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CURRICULUM VITAE

Nicoletta Candeloro

Come prima puntata dedicata ai personaggi dello spettacolo emergenti abbiamo pensato di presentarVi una giovane attrice romana, NICOLETTA CANDELORO. La incontriamo in occasione dell’interpretazione di una commedia scritta da Salvatorè Scirè e presentata a Roma al Teatro Petrolini. Bella e prorompente, Nicoletta dopo gli studi di Maturità Scientifica si laurea al D.A.M.S. di Roma con ottimi risultati deci-

sa ad intraprendere la carriera di attrice. Frequenta per perfezionarsi alcuni corsi di recitazione (“Beatrice Bracco”, “Teatro Agorà”, “Fioretta Mari”, “Officina Teatro XI”) e di danza moderna (Universal Studios Academy di Roma) ed affina contemporaneamente le conoscenze dell’ inglese e lo spagnolo. La sua prima volta nel mondo dello spettacolo avviene nel 1997 grazie alla vittoria del concorso di bellezza “Miss Eva Express” a cui segue nel 2000 la partecipazione come valletta nel programma di Rai due “Stracult” accanto a Giorgio Bracardi. Da qui partono numerose partecipazioni a programmi televisivi quali “Affari di cuore” (Rai due), “Un papà quasi perfetto” fiction con Michele Placido (Rai uno), “Domenica In” (Rai uno), “Fuori di casa” (Sky vivo), quale conduttrice (Funny Moon per Super Tre e Italia 360 gradi per Sky) ed interprete delle telepromozioni per “La Talpa” (Italia uno). Nel 2008 la troviamo interprete protagonista della commedia “Se il maniaco viene a cena” e da Gennaio 2009 la vedremo nel ruolo di Laura nella commedia teatrale “Sofà ma non si dice” di Salvatore Scirè al Teatro Petrolini di Roma.

di Sandro Alessi

15 DOMANDE 15 - Età: 28 anni - Sogno nel cassetto: Dirigere una casa di produzione - Commedia o dramma: Commedia - Colore preferito: Rosa - Film preferito: Grease - Attore preferito: Johnny Deep - Mare o montagna: Mare - Estate o inverno: Estate - Sole o luna: Sole -Abbigliamento classico o sportivo: Sportivo - Costume: due pezzi o topless: Due pezzi - Macho o intellettuale: Intellettuale - Palestra o libreria: Palestra - La prima cosa che guardo negli uomini: Gli occhi - Del mio corpo apprezzo: Il viso


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Roma che se n’è andata: lu

L’area sacra di Torre Ar A beneficio di quei pochi lettori che non ne fossero ancora a conoscenza, voglio precisare che il nome “Argentina”, che individua l’Area Sacra posta all’indi Riccardo Consoli crocio tra l’omonimo largo e via Florida, prolungamento di via della Botteghe Oscure, nulla ha a che vedere con la nazione sud americana; questo nome si deve semplicemente al vescovo Johannes Burckhardt, cerimoniere pontificio della Curia di Alessandro VI, Rodrigo Borgia, 1492 - 1503 che nel XV secolo fece costruire, non senza lotte e controversie con la potente famiglia dei Cesarini, una Torre annessa al suo palazzo, la c.d. “casa del Burcardo”, che chiamò “Argentoratina”, dal nome latino della sua città natale, l’attuale Strasburgo a quell’epoca “Argentoratum”. Il vecchio piano regolatore del 1909, prevedeva l’esecuzione dei lavori occorrenti per consentire il collegamento tra via Arenula e corso Vittorio Emanuele II, intervento maldestramente approvato pur essendo consapevoli che avrebbe comportato la distruzione di edifici di grande importanza archeologica, tutta l’Area Sacra rischiò di essere distrutta per consentire la costruzione di grossi palazzi, ma fortunatamente ciò non avvenne perchè, con la demolizione della chiesa cinquecentesca di San Nicola de’ Cesarini, venne alla luce il complesso archeologico che conosciamo, costituito essenzialmente da quattro edifici sacri allora individuati con le lettere dell’alfabeto da A a D. Ad avvenuto recupero, il 21 aprile 1929, il Foro Argentina fu inaugurato alla presenza di Mussolini. Come detto nell’Area Sacra sorgono quattro templi: il primo risale al III secolo a.C. ed è identificato come il Tempio di Giuturna sul quale era stata edificata la ricordata chiesetta di San Nicola de’ Cesarini, dal nome della potente famiglia proprietaria della zona; il secondo come la “Aedes Huiusce Diei” ossia la Fortuna del Giorno Presente fondato dal console Quinto Lutezio Catulo; il terzo e più antico, risalente al IV secolo a.C., è attribuito a Feronia, antica divinità italica, quindi, il tempio più grande identificato come il santuario dei Lari Permarini. Le colonne disposte al fianco del Tempio di Giuturna appartenevano ad un grande

Portico conosciuto come Hecatostylum ossia Portico delle cento Colonne il cui nome era Porticus Lentulorum, circa il complesso situato a tergo dei Templi della Fortuna e di Feronia, un grande podio realizzato in blocchi di tufo, è riconosciuto come l’estrema propaggine della Curia di Pompeo, il luogo dove si riuniva il Senato di Roma e dove Caio Giulio Cesare fu colpito a morte da Bruto e dagli altri congiurati, correvano le idi di marzo dell’anno 44 a.C. ed è questa una pagina di storia a cui accenno brevemente.

La notte fra il 14 e 15 marzo Caio Giulio Cesare dormì poco, in mattinata doveva presiedere l’assemblea dei senatori alla Curia di Pompeo, ma non aveva alcuna voglia di andarci anche perché quella mattina, appena alzato, aveva avuto un attacco di vertigini, un male antico divenuto particolarmente fastidioso e frequente; probabilmente presagiva qualcosa di strano ma non certamente il corso degli eventi e tanto meno la sua prossima morte. Decide, però, di andare comunque, ordina gli sia portata una lettiga e con questa attraversa il luogo dove oggi sorge piazza Venezia, prosegue lungo il tracciato dell’attuale via delle Botteghe Oscure, arriva a largo di Torre Argentina, qui la Curia di Pompeo. I senatori affollano l’emiciclo avvolti nelle loro tuniche candide, una grande folla di quasi mille persone è presente per l’occasione, mentre incede e sta per arrivare alla statua di Pompeo un senatore gli si pone

davanti, s’ingigocchia afferrandogli la toga e lo invoca, Cesare si volta, adesso è circondato, capisce che non si tratta di una invocazione ma di una violenza, una furia selvaggia, vengono snodate molte lame che cominciano a colpirlo, numerosi i colpi, se ne conteranno ventitrè, alla schiena, al collo, all’inguine, Cesare si addossa alla statua di Pompeo per proteggersi e da quella posizione scorge il figlio Bruto che sta alzando il pugnale: “Tu quoque, fili mi”, si copre il volto e crolla a terra. Sono trascorsi più di duemila anni da allora, ma qualcosa dello spirito di quei personaggi sopravvive tutt’oggi in alcuni degli aristocratici gatti che molto orgogliosamente presidiano quelle rovine, infatti dal 1929, in coincidenza con il recupero dell’Area Sacra di Torre Argentina, inizia la storia della permanenza dei gatti in questo luogo, si tratta di gatti randagi o abbandonati, qui attratti dalla protezione loro offerta da quei siti archeologici disposti sotto il livello delle strade che li circondano. L’importanza storica e paesaggistica dell’area archeologica, essendo situata in pieno centro di Roma, l’ha resa un luogo di grande attrazione turistica con conseguente frequentazione di persone di tutte le nazionalità; succede da sempre che non appena un gatto salta su un capitello o su un rudere e vi si addormenta sopra, quel capitello o quel rudere, diventa interessantissimo oggetto di attenzione scatenando vere e proprie tempeste di scatti fotografici. A Roma esistono ben millenovecento colonie feline per un totale di circa venticinquemila gatti liberi di strada considerati “patrimonio bio-culturale” e, in alcuni casi, “monumento nazionale”, una tradizione questa regolamentata da varie normative nazionali, regionali e comunali, animali liberi accuditi e coccolati da numerose signore meglio conosciute con il nome di “gattare”, in questo contesto l’Area Sacra di Torre Argentina ospita una delle colonie più importanti e numerose della capitale e nel 1994, per iniziativa di Lia Dequel e Silvia Viviani, è nata l’Associazione Culturale Felina di Torre Argentina motivata dalla necessità di fornire cibo, cure mediche e sterilizzazioni alle centinaia di gatti presenti in quest’area archeologica. Citando le “gattare” non si può non ricordare la più famosa, ossia la grande attrice Anna Magnani che abitava non molto lontano dall’Area Sacra di Torre Argentina e quando ne aveva la possibilità, libera dai


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uoghi, figure, personaggi.

rgentina e i gatti di Roma numerosi impegni, portava personalmente da mangiare ai gatti della colonia, ma anche a casa l’attrice viveva circondata dai suoi mici, diceva “Nannarella”: “ … io e la gente ci capiamo pochino, alle feste preferisco la solitudine e per riempire la serata bastano due gatti che giocano sul tappeto … “. Probabilmente nessun’altra città, certamente nessuna capitale, ama tanto i gatti come Roma, un vecchio film in bianco e nero inquadra l’attrice che rientra a casa di notte attraversando un deserto centro storico, ogni tanto si ferma per coccolare i gatti e Franco Zeffirelli racconta un episodio della vita di “Nannarella”: “Un giorno cammina per le vie di Roma con un foulard che le copre il capo con in mano un cesto pieno di cibo per i gatti randagi, apostrofata da un maleducato, se ne trovano sempre in abbondanza, si volta, si toglie il foulard e folgora l’individuo con una occhiataccia, questi, avendola riconosciuta, rimane come impietrito.” Anche questo episodio ben testimonia il particolare rapporto esistente fra le “gattare”, i gatti liberi e la gente di città, storie che si ripetono da cinquant’anni e forse più, poiché di “gattare” come Anna Magnani sono pieni gli angoli di Roma e non solo nel centro della città, pensiamo poi a quello che effettivamente rappresentano questi piccoli felini, il contributo di serenità e di gioia che riescono a dare a certe vite solitarie. I gatti, bisogna conoscerli per amarli, chi scrive vive da quarantasette anni con una “gattara” e da ventuno, in compagnia di un siamese, un piccolo gattino ormai ultra centenario che si avvia molto baldanzosamente a superare tutti i primati, mi limito a ricordarne uno, ha percorso circa 230.000 chilometri in macchina, sempre in compagnia dei padroni, ora rispettivamente addetto alle coccole e badante, con tutti i conforts, ben s’intende, come è dovuto a un illustre aristogatto. Poca cosa per la verità se solo pensiamo all’interesse che il cinema ha riservato ai gatti, tutti ricordiamo ”il Gatto” famoso ladro di gioielli impersonato da un affascinante e sornione Gary Grant che si è ritirato in Costa Azzurra e vuole catturare un nuovo rapinatore che imita il suo stile; Kim Novak ha poi impersonato una bellissima fattucchiera accompagnata dall’inseparabile gatto Cagliostro e nel celeberrimo Colazione da Tiffany, accanto a Audrey Hepburn c’è il micione “Gatto” che viene

temporaneamente abbandonato sotto la pioggia per le strade di New York. Dice il saggio: “… le donne sono come i gatti, le si può costringere a fare solo ciò che vogliono…“; osserva Winston Churcill: “ … i cani ti guardano dal basso all’alto, i gatti dall’alto al basso … “; scrive Sergio Zavoli: “ … nessuno riuscirà mai a indurre un gatto a fare una cosa che non condivide, ne ho tratto la conclusione che per stare con un gatto occorre il suo consenso … “; sostiene Rainer Maria Rilke: “ … la vita con accanto un gatto, ripaga…“ fa notare Gino Paoli: “ … non mi meraviglio quando il gatto fa qualcosa di misterioso, mi meraviglio quando fa cose normali …“. Questo articolo si prefigge però di trattare dei “gatti di Roma” e, allora, ancora una volta, chiedo aiuto a Trilussa che, come ben sai, ha arricchito il suo straordinario repertorio inventando di sana pianta centinaia di favole spesso ricorrendo agli “animali parlanti” e, guarda caso, l’animale a cui il Poeta chansonier fa più spesso ricorso è proprio il gatto, seguono somari e leoni che quasi pareggiano, un posto di rilievo è occupato dal porco; famoso il sonetto dal titolo “er gatto avvocato”, ma qui voglio riproprorti “la morte del gatto” che molto mi fa riflettere sulla sincerità di chi ti è vicino, a parole, nei momenti di difficoltà, ma anche di chi ha perduto una persona cara.

Largo di Torre Argentina

E’ morto er gatto. Accanto / c’è la povera vedova: una Gatta / che se strugge dar pianto; / e pensa: - Pe’ stasera / me ce vorrà la collarina nera, / che me s’adatta tanto! Frattanto la soffitta / s’empie de bestie e ognuna fa in maniera / de consolà la vedovella affritta. / - Via, sòra sposa! Fateve coraggio: / su, nun piagnete più, che’ ve fa male … / Ma com’è stato? - Ieri, pe le scale, / mentre magnava un pezzo de formaggio: / nemmanco se n’è accorto, / nun ha capito gnente … / - E già: naturarmente, / come viveva è morto. / - E quanno c’è er trasporto? / - chiede un Mastino - Io stesso / je vojo venì appresso. Era una bestia bona come er pane: / co’ tutto che sapevo ch’era un gatto / cercavo de trattallo come un cane; / che brutta fine ha fatto! - / E dice fra sé: / - E’ mejo a lui ch’a me. / - Ah, zitti, - strilla un Sorcio - Nun ve dico / tutto lo strazio mio! / Povero micio! M’era tanto amico! - / E intanto pensa: - Ringrazziamo Iddio! L’Oca, er Piccione e er Gallo, / a nome de le bestie der cortile, / j’hanno portato un crisantemo giallo. / - Che pensiero gentile! / - je fa la Gatta - Grazzie a tutti quanti. / E mentre l’accompagna / barbotta: - Che migragna! / Un crisantemo in tanti! - / Poi resta sola e sente / la vocetta d’un Micio / che sgnavola e fa er cicio … / - Questo dev’esse lui! – dice la Gatta: / e se guarda in un secchio / che je serve da specchio … / In fonno, è soddisfatta.


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Campo de’ fiori

A prova di spia Burn after reading, Usa, 2008. Genere: commedia; regia: Ethan Coen, Joel Coen; sceneggiatura: Joel Coen, Ethan Coen; interpreti: Brad Pitt, George Clooney, di Frances McDormand, Maria Cristina John Malkovich, Tilda Caponi Swinton, Richard Jenkins, J. K. Simmons; fotografia: Emmanuel Lubezki; montaggio:; Roderick Jaynes scenografia: David Swayze; costumi: Mary Zophres; musica: Carter Burwell; distribuzione: Medusa; durata:96 minuti. Niente al cinema è casuale; quindi se i personaggi nei loro sproloqui tornano più volte su una leggendaria pistola mai scaricata dal suo spavaldo proprietario, state pur certi che qualcuno prima o poi premerà il grilletto. In Burn after reading questo qualcuno è un cretino patentato, o meglio uno dei tanti cretini che popolano il nuovo film dei Coen. Di stolti- è proprio il caso di dirlo- in questa grottesca commedia a tinte nere ce n’è veramente per tutti i palati. Altro che Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam, la cosiddetta “idiocracy of today” è messa a nudo ancora una volta dai discoli fratelli di Minneapolis. Ma, vediamoli più da vicino questi portatori sani di ottusità mentale, questi campioni nel porre il cervello in modalità stand by proprio quando rischiano di precipitare dalla torre d’avorio della loro sciatta vita borghese tutta palestra e camera da letto. S’inizia con Osborne Cox (John Malkovich), analista della Cia che, messo alla porta dall’Intelligence per via di un certo vizietto del bere, inizia a scrivere sul PC una sorta di memorie della sua precedente vita da 007. Rosso come il suo conto in banca, forse anche di più, è il ciuffo cotonato della spocchiosa moglie di lui (Tilda Swinton), gelida fuori e incandescente di rabbia e di passione dentro. Smaniosa sempre di infilarsi sotto le coperte, ma non di certo con quel relitto di suo marito, bensì insieme allo spavaldo sceriffo federale Harry Pfaffer (George Clooney), fedifrago incallito. Tuttavia, se la signora Cox è l’amante più accreditata di Pfaffer, non è certo l’unica. Anzi. Nella scuderia del villoso poliziotto, fa brutta mostra di sé anche la simpaticissima, seppur non più giovane, insegnante di fitness Linda Litke (l’attrice Frances McDormand, moglie di Ethan Coen),

ossessionata dal pensiero che l’unico modo “per ricostruire la sua immagine” sia quella di ricorrere all’aiuto del bisturi. Ma, indubbiamente, il nostro allocco preferito è un altro e non potrebbe essere altrimenti: come evitare di sganasciarsi dalle risate di fronte a Chad, il collega svampito di Linda, impersonato da un irresistibile Brad Pitt che ancheggia a destra e a manca, trascinato dalla musica ad alto volume del suo iPod? Per colpa di un cd, quello per l’appunto contenente i ricordi delle missioni di Cox, tutti entreranno in rotta di collisione l’uno con l’altro. Ne esce fuori una sorta di lotta di classe (la si può interpretare anche così, perché no?), dove chi si guarda allo specchio e si ritiene un perdente crede di avere l’autorizzazione per fare pressione, addirittura con le minacce, sugli esponenti delle classi benestanti. Dal momento che i protagonisti di Burn after reading cercano di riuscire a far quadrare i conti con un’assicurazione sulla salute che non prevede un rimodellamento cosce e glutei o sono del parere che pur di trovare l’uomo ideale si può persino ricorrere alle chat telematiche, lo spettatore ha la sensazione di trovarsi di fronte al mito Americano raso al suolo per sempre e si chiede se il Paese possa mai risorgere dalle proprie ceneri, a mo della Fenice. Se le cose stanno così, sembrano suggerire i Coen, la risposta è un secco, inappellabile no. Definire scoppiettante l’incalzare degli eventi è dir poco, assolutamente. In più, ecco saltare fuori inaspettatamente lo spettro di una nuova guerra fredda con la Russia e la paranoia di essere osservati dal “Grande Fratello” Cia ottenebra anche quel po’ di materia grigia ancora funzionante. Non c’è che dire, la situazione è definitivamente sfuggita dalle mani dei personaggi e trovare un senso a tutto ciò è, addirittura, più difficile che scovare un ago in un pagliaio; un personaggio, alla fine, riflettendo costata amaramente: «Che cosa

abbiamo imparato dagli eventi? Niente». Seguono i titoli di coda. Apri pista della scorsa Mostra del Cinema di Venezia, nella sezione fuori concorso, è l’unico dei film presentati nella Laguna a non uscire con le ossa rotte sia dal confronto con la critica sia nelle sale cinematografiche. Merito di una sceneggiatura perfetta- tranne qualche sottile smagliatura- che funziona alla perfezione, meglio di un orologio svizzero? Lodevole virtù di due registi sempre più padroni del mestiere, pure se a volte fin troppo sopravvalutati, come d’altronde è avvenuto con il precedente Non è un paese per vecchi? Onore a una squadra di artisti, uno migliore dell’altro senza per questo che qualcuno buchi lo schermo relegando in un cono d’ombra il partner? Sì, sì, sì, tre volte sì. Di sicuro, l’aver scelto star planetarie del calibro di Clooney, Pitt e Malkovich e non dei perfetti sconosciuti è stata una mossa azzeccata. Infatti, su queste maschere-icone emblema dei fasti e delle decadenze di un’epoca costretta a fare ancora in conti con lo spauracchio dell’11 settembre, gli autori hanno modellato i personaggi della storia pensandoli come iperboliche caricature speculari degli stessi divi o, almeno, rispetto a come vengono percepiti dal pubblico. Si sogghigna fin dalle prime sequenze, ma l’ilarità si tramuta come d’incanto in un riso verde, al vetriolo, e al povero pubblico non rimane che ammettere un’inoppugnabile verità: quei cretini sullo schermo sono in mezzo a noi, o meglio ancora sono tutti noi alle prese con una vita quotidiana soffocante e snervante, da cui volentieri si vorrebbe evadere.



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Come eravamo Giano Soli ... un uomo d’altri tempi E’ con una grande emozione, dopo mille ripensamenti, stimolato più volte dai parenti, che mi accingo, grazie al bene placet del ns direttore, a tratteggiare la figura umana di Alessandro Soli di un uomo eccezionale : Giano Soli mio nonno paterno. Nacque nel 1863 a Montecastrilli (TR) e morì a Civita Castellana nel 1954, questo il suo biglietto da visita, segno di una vita lunga, segnata da gioie e dolori, come quello di accompagnare al cimitero il suo primo figlio Italo Soli, e l’ultima giovanissima Ivana. Facendo un po’ di calcoli, alla morte di mio nonno, io avevo appena sette anni, ma conservo ricordi indelebili nella mia mente,

Giano Soli 1863-1954

di questo “patriarca”, che con l’aiuto di mio padre, sono riuscito ad inquadrare nelle date della sua numerosissima famiglia. Ma andiamo con ordine: venne a Civita Castellana giovane di belle speranze, dopo aver fatto il fornaio in quel di Terni, ma con l’intenzione di intraprendere il mestiere dell’oste, che unitamente alla caccia, sarà la passione di tutta la sua vita. Sposò in prime nozze Sofia Pierdominici, dalla quale ebbe sette figli: Italo (1887), Italia (1891), Ida (1893), Ines (1898), Isolina (1900), Luigi (1902), Ivon (1906). Non so se lo avrete notato, ma mio nonno ad ogni Stemma della Famiglia Soli, nascita imponeda un affresco di palazzo Giappesi - Corciano (PG) va la lettera I quale sigillo del approfondirò, nel parlare dell’altra osteria, nome (naturalmente fino ad dove sono nato. Rimasto vedovo, già esaurimento della stessa). avanti con gli anni,(ne aveva quasi sesMa torniamo alle sue due passanta), sposò in seconde nozze Elvira sioni: il vino e la caccia. Cardelli, che di anni ne aveva ventotto. Nel 1890 aprì in via di Corte Potete immaginare, considerati i tempi, qui a Civita Castellana la sua quale trambusto, badate bene, ho detto prima osteria (che gestì fino al trambusto, e non scandalo, provocò tale 1934), luogo di ritrovo e di decisione, perché c’è da aggiungere un svago (guarda caso in quei piccolo, ma importante particolare : nonno locali, esiste tutt’oggi un circoGiano sposò la sorella del genero, marito lo ricreativo), e con la sua lundella sua prima figlia Italia Soli, cioè gimiranza da commerciante Quirino Cardelli . Da questa seconda nato, introdusse e fece conounione nacquero nell’ordine: Gabriella scere in paese il gioco delle (1919), Ines (1921), Irmo (1923) bocce, allora poco praticato, Ernesta (1925) Ivana (1927), Maria ma che tanto successo ebbe (1929), Ernesta e Maria morirono in tenenegli anni a venire. rissima età. Non c’è male come famiglia, Costruì personalmente i due due mogli, tredici figli, un uomo d’altri campi da gioco e piantò una tempi con un vigore fisico fuori dal normavite di zibibbo, che ha oggi ben le, un uomo che mi raccontava, questo me 118 anni, ed è visibile oltre il lo ricordo bene, che quando aveva sette muro dei parcheggi della anni, nel 1870, vide transitare sulla Biblioteca Comunale. Flaminia i garibaldini con le loro camicie Non sto a riportarvi i racconti rosse ed un uomo che li precedeva sopra di mio padre, allora giovanetto, un cavallo bianco che gli accennò un saluma vi assicuro che provo ancoto, era Giuseppe Garibaldi. ra emozione nel sentir parlare di partite a briscola e di boccontinua sul prossimo numero ... ciate di punto a volo, che poi


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Ecologia e Ambiente

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Le foreste stanno scomparendo Sono molti i luoghi dove la mano dell’uomo sta letteralmente distruggendo interi habitat. Ad esempio, in Brasile l’ultima minaccia per la foresta amazzonica è la soia; infatti, migliaia di di Giovanni Francola “Sojeiros”, così si chiamano i coltivatori della soia, attratti dal nuovo sogno di ricchezza, come ai tempi dell’ El Dorado, rasano al suolo, ogni giorno, una parte della grande foresta, per recuperare terreno da destinare a nuove piantagioni. Pensate, sono più di un milione gli ettari sacrificati per questa nuova agricoltura. Ma a chi serve tutto questo enorme quantitativo di soia? Grazie al suo alto contenuto proteico è usata per alimentare i capi di allevamento di mezza Europa. Infatti, dopo la vicenda della “mucca pazza” la richiesta della soia

è cresciuta a dismisura. Credo che, a questo punto, non è sufficiente solo il dissenso di alcune associazioni ambientaliste per porre fine a questi continui disboscamenti, ma è necessaria una chiara e netta politica da parte di tutti i governi, per far si che intere foreste vergini non scompaiano nell’arco di pochi anni. Se in Europa c’è questa grande corsa agli allevamenti intensivi sul territorio, è per far fronte alla forte richiesta di consumo di carne. Non trovando un giusto equilibrio di alimentazione e distribuzione di generi alimentari, non è certo difficile immaginare quali scenari l’uomo si troverà ad affrontare nel prossimo futuro. Si dice che fa più rumore un solo albero che cade piuttosto

che una foresta che cresce, c’è da augurarsi che un giorno anche i “Sojeiros” vengano a conoscenza di questo antico proverbio…


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Una “Fabri

Personaggi, storie e imm

Il maresciallo Comandante della stazione di “Max, canta la canzone della buona notte…” mi chiedeva il maresciallo che, insieme all’appuntato Michele, era di servizio al Cinque Stelle per i veglioni di carnevale. di Allora io intonavo Una Sandro Anselmi carezza in un pugno, di Adriano Celentano e, con questo pezzo, chiudevo la serata. Così ricordo più spesso il maresciallo Mario Tirittera, Comandante della stazione del mio paese nei migliori anni della mia giovinezza. Uomo diretto che, con il suo modo cordiale, ma fermo, ha garantito senza problemi la sicurezza della comunità per oltre un decennio. Era arrivato a Fabrica, proveniente dalla stazione di Greve in Chianti, nel 1968, e s’era subito circondato di numerosi amici con i quali condivideva il gusto della battuta mordace e simpatica. Il paese viveva felice quell’ultima appendice dei favolosi anni ’60, lontano dal chiasso degli studenti delle città, e anche i difficili anni ’70, definiti, poi, di piombo, scivolarono via tranquilli, anzi, forse troppo in fretta per la mia gioventù. A Fabrica, come in tutto il resto d’Italia, era tutto un fermento: si

Il maresciallo Mario Tirittera con due suoi colleghi

costruivano case, industrie, si piantavano terreni, nascevano gruppi musicali e sportivi ed ai giovani, che si affacciavano in quel momento alla vita, si aprivano molte prospettive per il loro futuro. Io, che allora frequentavo l’università, nel tempo libero iniziavo a cimentarmi nell’attività canora, e le sere d’estate ero solito intrattenermi con gli amici nei giardini dell’edificio scolastico, dove ci esibivamo negli ultimi successi trasmessi dalle hit parade radiofoniche. Tutta la gioventù locale ed anche Il maresciallo Tirittera con un amico, suo figlio Giuseppe e il suo fedele quella provecane da caccia Leo

Il marescialloTirittera grande pescatore


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ica” di ricordi

magini di Fabrica di Roma

Mario Tirittera Fabrica di Roma 1968 - 1982 niente dai paesi vicini s’era abituata a trascorrere le serate in nostra compagnia, ed allora, per dare la chiusa a queste serate, il maresciallo, avvicinandosi con un tono fintamente burbero, mi diceva che se non avessi smesso di suonare e cantare, non sarebbe andato a letto nessuno. Per me, quel “consiglio” valeva più che un ordine espresso. Un’altra cosa che mi chiedeva spesso era quella di portare i saluti a mio padre e a zio Mario che era nell’Arma a Siena, e questo per dire della sua gentilezza. La “squadra” storica del maresciallo era formata dagli appuntati Michele Di Caprio, Aurelio Tozzi e Valentino D’Ippoliti, colleghi con i quali ha sempre avuto un ottimo rapporto professionale e personale. Il maresciallo Tirittera ha amato Fabrica da restarci a vivere anche dopo il congedo con la sua famiglia: la signora Pietrina, i figli Giuseppe, Angela e Franco. Giuseppe ha seguito le orme del padre ed ha militato anch’esso nell’Arma, fino a qualche anno fa, con il grado di Maresciallo Capo a Milano. Ricordo, su tutto, il suo sorriso cordiale e la pazienza con la quale ha sempre sopportato il fervore di noi giovani che, con i giochi e con la musica, scioglievamo, specialmente d’estate, dal torpore un paese fin troppo tranquillo.

Ma, in quei tempi, tutti rispettavamo l’ordine e le regole, e il prete, il sindaco ed il maresciallo ancora contavano.

Foto a lato Il maresciallo Tirittera posa simpaticamente con la sua famiglia.

Foto a lato, da sx: maresciallo Leonardo Caragnano, maresciallo Augusto Gabrielli, maresciallo Mario Tirittera e Nazzareno Solvi.

Foto a lato, in fondo da sx: Dott. Rosario Zappia, don Mario Mastrocola, maresciallo Ovidio Tranquilli, maresciallo Francesco De Santis, maresciallo Parrettini, maresciallo Mario Tirittera. In primo piano da sx: Giovanni Costantini, Lamberto Alessandrini , maresciallo Leonardo Caragnato., Carlo Pacelli.


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Campo de’ fiori

La chiesa di San Giovanni decollato in Via Ferretti Prospettante su Via Vincenzo Ferretti, la Chiesa di San Giovanni Decollato risalente al sec.XIII, poco distante dal complesso architettonico in rovina dell’Ex Ospedale Andosilla, è uno dei più importanti monumenti religiosi di Civita Castellana e sede della Parrocchia di San Benedetto. Nel XVIII sec., l’antico impianto medioevale viene trasformato radicalmente sia nei prospetti interni dell’unica navata che nella facciata rettangolare caratterizzata da un modesto portale, dall’ampio finestrone centrale e dal cornicione sommitale che corona superiormente l’intero e modesto partito architettonico. Tutti gli esperti e gli storici dell’arte che si sono occupati delle vicende architettoniche e costruttive della chiesa hanno sempre sottovalutato la funzione simbolica e religiosa della croce sommitale della facciata, la quale sottoposta ad accurate indagini metriche e archivistiche ha rivelato notizie illuminanti sull’origine della chiesa stessa. La croce in ferro, posta ad una altezza di metri 22,50 dal piano stradale, è detta “Gigliata” o “Fiordalisata”, in quanto le estremità dei bracci culminano con un giglio stilizzato dalle anse fortemente ricurve ed appuntite. La croce poggia su un capitello corinzio di epoca romana del III sec. d. c., collegato al cornicione sommitale e posto in opera “capovolto”, secondo una consuetudine architettonica tipica delle architetture monastiche e religiose del Medio Oriente, a simboleggiare la vittoria della chiesa sul mondo classico e pagano. Sulla base della restituzione fotogrammetrica effettuata, la croce, realizzata in ferro battuto, è alta circa 1 metro e il capitello della base è modellato nel pregiato marmo statuario, secondo uno schema figurativo e scultoreo adottato nell’architettura tem-

plare romana delle terre Mediorientali. La croce, inoltre, presenta quattro fori circolari sul montante verticale e altri due fori circolari sui bracci orizzontali: è lecito supporre che in origine presentasse una raffigurazione scultorea di Gesù Crocifisso e che, dunque, provenga dagli arredi di un altro complesso religioso. Il capitello corinzio, accuratamente modellato e scolpito da maestranze di alto livello, presenta una prima fascia orizzontale di otto foglie d’acanto e una superiore di quattro foglie d’acanto poste agli angoli del quadrato di base, fortemente ricurve e aggettanti, sulla quale poggiano l’abaco e l’echino superiore. Le foglie d’acanto della seconda fascia sono collegate da sottili volute ellittiche e caratterizzate da un motivo floreale posto

centralmente. L’intero sistema figurativo, croce “gigliata” con capitello corinzio “capovolto” sulla base delle indagini effettuate è il simbolo dell’Ordine Cavalleresco di Alcantara fondato in Spagna nel XIII sec. e che ebbe un ruolo fondamentale all’epoca delle Crociate in Terra Santa. Le notizie storiche e documentarie sull’Ordine Cavalleresco di Alcantara, sono alquanto incerte e lacunose: simile al ben più noto e conosciuto Ordine dei Templari, fu fondato per liberare la Terra Santa dal giogo dei musulmani e per difendere la chiesa da ogni attacco dall’esterno. Sopravvive in Spagna fino al XVIII sec. e se ne perdono le tracce agli inizi del ‘900. Gli ordini cavallereschi erano essenzialmente delle confraternite religiose di stampo militare, dotate di un proprio statuto e ordinamento, approvato successivamente da ogni Pontefice eletto al soglio di Pietro, con delle proprie rendite e proprietà immobiliari sparse nell’Europa occidentale. Il simbolo della Chiesa di San Giovanni compare, inoltre, in altri complessi religiosi del centro Italia, come nell’Abbazia di San Martino al Cimino e a Volterra. Resta ancora da analizzare come tale simbolo sia arrivato a Civita Castellana e in quale periodo storico. Civita Castellana faceva parte del circuito di un ben preciso Ordine Cavalleresco? E’ lo stesso interrogativo alla base dell’edicola di San Giorgio, simbolo dell’omonimo ordine e collocata in Via della Corsica. La croce “gigliata”: il mistero di Via Ferretti. Enea Cisbani


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Campo de’ fiori Inchiesta di Campo de’ fiori e del C.I.S.P.R.A. Centro Italiano Pranoterapeuti

UOMINI E SPIRITUALITA’ Una ricerca tra verità e leggenda - sacralità millenaria di Gaetano Grasso pranoterapeuta - parapsicologo Sinora abbiamo cercato, molto sinteticamente, di dare un’idea di quello che è la magia, il più vicino possibile alla realtà. E.C. Agrippa (1486-1536), uno degli uomini più sapienti del suo secolo diceva: la magia è una contemplazione profonda che abbraccia la natura, la potenza, la qualità, la sostanza, la virtù, le similitudini, le differenze, l’arte di unire, di separare, di comporre in una parola il lavoro dell’intero universo. Vorrei solo citare alcuni illustri praticanti la magia, nomi che appartengono alla scienza, legati a grandi scoperte, a grandi invenzioni, a grandi concetti di vita: Filippo Aurelio Teofrasto Bompast

Hohenhein, detto Paracelo, filosofo, medico, a lui si devono l’omeopatia e le basi della moderna sperimentazione scientifica; Enrico Cornelio Agrippa, medico, filosofo; Gerolamo Cardano, medico e matematico, a lui si deve lo snodo cardanico; Pitagora, matematico; Artephius, filosofo ermetico; Antonio Mesmer, medico tedesco, autore della dottrina del magnetismo animale; Leonardo Da Vinci (chi non lo conosce?); Newton, padre della fisica moderna; C.G. Sung, si occupò di magia e scrisse il libro Inconscio, Occultismo e Magia nonché scrisse l’introduzione al famosissimo libro dei mutamenti cinesi l’I-King. Tantissimi sono gli uomini di scienza dedi-

ti alla magia, io ne ho citati alcuni solo per dare un’idea della reale essenza di cui abbiamo parlato. Non posso chiudere senza parlarvi di Ermete Trimegisto e di lui riporterò la sua famosa tavola di smeraldo. Spero di aver dato una sia pur vaga idea della realtà degli argomenti trattati. E’ stato un mettere i puntini sulle i, e se in questo sono riuscito, le mie fatiche sono ampiamente ripagate. A tutti coloro che mi hanno letto va il mio amorevole pensiero e a tutti Dio vi benedica e vi illumini sulla via della perfezione. continua sul prossimo numero ...

Chi ha domande da fare, chiedere chiarimenti o consigli, può scrivere in redazione… risponderemo a tutti. Chi vuole può anche raccontare il suo problema o l’esperienza vissuta.

Previsioni astrologiche generali per il mese di Novembre 2008 ARIETE: La grinta ti sostiene particolarmente e meno male perché i vari problemi devono giungere ad una conclusione. Nuove idee matureranno e ti guideranno verso soluzioni impensate. TORO: La tua indole tenace di aiuterà a mantenere un certo equilibrio, lotta per raggiungere le tue mete, non te ne pentirai, per fine mese potrai passare in rassegna le tue vittorie. Qualche complicazione nei rapporti famigliari. GEMELLI: Periodo di contrasti, sia di coppia che in generale. Sarà la fine definitiva di un rapporto o di un’ambizione, sarai sorretto da amici, ma soprattutto dalla tua forza di carattere. Rifletti bene prima di modificare qualcosa. CANCRO: C’è qualcosa da combattere, non mollare, anche il rapporto di coppia risente di questa lotta “necessaria”. Nel campo lavorativo ci saranno riconoscimenti anche economici. Per fine mese la tensione si allenta. LEONE: Mese piuttosto scuro ma niente di grave, passa presto, rifletti bene prima di ogni decisione perché non eccelli in lucidità mentale. Occhio a colleghi e soci, non farti sorprendere, per fine mese incontri stuzzichevoli. VERGINE: Mese piuttosto sul positivo, fortuna al gioco e, perché no, anche in amore. Non ti puoi certo lamentare, stai superando bene gli ostacoli che avevi procrastinato. Occhio nel lavoro, l’invidia è sempre in agguato. BILANCIA: La comunicativa non è il tuo forte ma può peggiorare creando grosse perplessità interne, occorre che tu prenda una decisione vera in amore, rischi di fartelo scappare. Anche lavorativamente i tuoi sforzi renderanno. SCORPIONE: Novembre si presenta alquanto positivo, tenendo presente la perseveranza nelle mete prescelte; riuscirai a concludere importanti trattative di affari e lavoro, ma anche quelle di cuore. SAGITTARIO: Non sprecare il fascino e la sensualità di questo periodo, l’amore non darà problemi, ma vivilo in modo equilibrato. Nel lavoro niente di eccezionale ma le cose scorrono abbastanza bene. Fossi in te farei un cek-up. CAPRIOCORNO: Novità in famiglia, ma tenete conto della crescita del vostro peso nell’ambito lavorativo. In amore sicuramente raccoglierai parecchio anche perché questi influssi benevoli ti renderanno più malleabile. ACQUARIO: C’è un superiore che non ti dà tregua, non arrenderti, la smetterà. La meta del mese presenta importantissime novità (amore vero?). Le difficoltà che in vario modo e misura ti si parano davanti saranno superate con riflessione e buonsenso. PESCI: Questo mese è un invito a modificare il tuo modo di vedere le cose. Mantieni gli impegni presi e liberati dai seccatori. Guidare la tua vita richiede impegno, amore e dedizione. Le protezioni ci sono, ma non essere spericolato. Comunque, vivi !!


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Campo de’ fiori

Le guide di Campo de’ fiori Continua il nostro viaggio tra i tanti paesi d’Italia e scendiamo dalle splendide vette alpine, ormai coperte da una candida coltre di neve, pronta per essere solcata dagli sci dei numerosissimi villegdi Ermelinda gianti, per visitare un Benedetti piccolo borgo a 28 km di distanza da L’Aquifoto M. Topini la, suo capoluogo di provincia: Santo Stefano di Sessanio. STORIA Santo Stefano di Sessanio sorge in epoca romana, come testimonia chiaramente il nome “sessanio”, che deriva dal latino “sexstantio”, cioè distante sei miglia romane dall’antica Peltinum, importante punto di passaggio per i traffici tra Roma e la costa adriatica, ed è da identificare, con molta probabilità, con il villaggio romano di S. Marco. Proprio il declino dell’Impero ha profondamente trasformato l’economia della zona. Le prime notizie documentate si hanno nel 760, con la donazione di Carapelle al Monastero di S. Vincenzo al Volturno, da parte del re longobardo Desiderio. Durante il periodo alto medievale si assiste ad un notevole aumento della popolazione, dovuto con molta probabilità all’insediamento dei monaci benedettini presso il Convento di Santa Maria del Monte, denominato dagli anziani del paese “Convento di Casanova”, sulla piana di Campo Imperatore, che svolgono una attività volta a bonificare il territorio ed ad incentivare la pastorizia. Altre notizie certe dell’esistenza del borgo si hanno solo a partire dal 1308. Tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, Santo Stefano viene

ano di f e t S o t n a S Sessanio

inglobato nella Baronia di Carapelle, nella quale assume un importantissimo ruolo strategico, essendo il primo centro del feudo a confine con il Contado dell’Aquila, di controllo del percorso proveniente da Barisciano. Nel 1415 fu donato ad Antonio Tedeschini Piccolomini conte di Celano, la cui famiglia mantiene il borgo per oltre centocinquanta anni, fino al 1579, quando viene ceduto a Francesco De Medici Granduca di Toscana. Sotto i Medici il paese conosce il periodo più fiorente della sua storia, tanto che vengono costruite le case-mura difensive e le principali porte di accesso al paese. Si ha anche un notevole aumento di interesse per i prodotti della zona e della famosa lana nera, detta carfagna, che attira molti mercanti fiorenti ad incrementare i loro affari in queste zone. Così si sviluppa il fenomeno della transumanza, che nel periodo estivo sposta milioni di capi di bestiame dalle vicine puglie verso i pascoli abruzzesi. Dopo due secoli di dominio mediceo, il paese entra a far parte del Regno delle due Sicilie, diventando patrimonio privato del Re di Napoli. Dopo l’Unità d’Italia diventa comune e, verso la metà dell’Ottocento, la fine della transumanza segna la fine della prosperità di Santo Stefano del Sessanio e di tutti i paesi limitrofi basati sulla pastorizia. All’inizio del secolo successivo, così, un gran numero degli abitanti emigra. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il paese diventa un punto di osservazione privilegiato per i tedeschi, che istallano nella “Casa del Capitano” il proprio quartiere generale. Anche al termine della guerra continua un forte flusso emigratorio, che sfocia negli anni ’70 in un declino delle attività economiche della zona, contrastate anche dalla sfavorevole posizione geografica e che riduce a circa un centinaio di persone la popolazione locale, composta per lo più da anziani. In questi ultimi anni l’antico borgo sta avendo una rinascita, grazie al turismo. ITINERARIO TURISTICO Il borgo di Santo Stefano di Sessanio, interamente costruito con pietra calcarea bianca, oramai resa opaca dal tempo, è tra i più suggestivi del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Il borgo è da esplorare rigorosamente a piedi, viste le ridotte

dimensioni delle strade, tipiche medievali e per meglio gustare l’armonia e la ricchezza architettonica del paese. Tra le splendide abitazioni quattrocentesche che si possono ammirare passeggiando per il paese, spiccano la Casa del Capitano e la trecentesca Torre cilindrica, da cui si può godere uno splendido panorama, il Palazzo Comunale, Palazzo Jannarelli e Palazzotto Leone. Sono ancora ben evidenti i segni della dominazione medicea: gli eleganti loggiati dei palazzi, i portali disposti ad arco decorati con formelle fiorite, le rifini-

tissime finestre in pietra, le bifore meravigliose e le mensole dei balconi e soprattutto lo stemma della Signoria che svetta sulla porta d’ingresso di sud-ovest. Non mancano le chiese, importante luogo di culto e d’incontro. La chiesa di Santo Stefano Protomartire fu eretta tra il XIV e il XV secolo e si presenta come un’unica aula a cinque campate con un insolito presbiterio dove si aprono le cappelle un abside semicircolare. Fuori dalle mura, sulle verdi rive di un laghetto sorge la chiesa della Madonna del Lago, risalente al XVIII secolo. TRADIZIONI E FESTE A causa della forte ondata migratoria che per lungo tempo ha colpito il paese, le antiche tradizioni sono state trascurate. A partire dal 1974 viene organizzata la sagra delle lenticchie, che si ripete con successo ogni primo fine settimana di Settembre. Durante il periodo natalizio, poi, gli abitanti del luogo ravvivano il piccolo borgo con Natale nel Borgo Mediceo. SAPORI TIPICI Le lenticchie di Santo Stefano sono considerate tra le più buone, gustose e pregiate d’Italia. Appartengono ad una qualità rara ed antica, che viene coltivata solo in alta montagna. Il loro colore marrone scuro, le dimensioni molto piccole, la superficie rugosa e striata, e soprattutto il sapore sono le qualità che le rendono famose ed apprezzate. Tra i vari piatti che con esse si possono preparare, il piatto della nonna: l’antica ricetta di una zuppa di lenticchie risalente al 1800.


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23 CENTRO DI CONSULENZA Neuropsichiatrica, Psicologica, Logopedica, Psicopedagogica Via T. Tasso 6/A - Civita Castellana (VT) Tel. 0761.517522 Cell. 335.6984281-284 www.centroceral.com info@centroceral.com

AIUTO!!... VOGLIO MAMMA! IL DISTURBO D’ANSIA DA SEPARAZIONE Siamo ormai a 2 mesi dall’inizio dell’inizio dell’anno scolastico e ci sono bambini che più di altri soffrono l’esperienza del distacco dalle figure di riferimento genitoriale. Tale sofferenza del bambino viene erroneamente sottovalutata, fin quando la sensibilità alla separazione non solo si prolunga, ma diventa anche eccessiva, con intensa componente ansiosa e interferenze con le attività della vita quotidiana e con normali compiti evolutivi del bambino. In riferimento alla Teoria di Bowlby, gli esseri umani, assieme ad altri mammiferi e diverse specie di uccelli, hanno una tendenza innata a cercare la vicinanza e il contatto di uno o più individui. Questo sistema comportamentale è stato selezionato nel corso dell’evoluzione della specie perché ha offerto ai più piccoli una preziosa difesa dai predatori ed è diventato un componente di base della natura umana. I disturbi di ansia nel bambino e nell’adolescente rappresentano una percentuale significativa di tutti i disturbi psichiatrici diagnosticati nella popolazione generale. La sottovalutazione dei disturbi di ansia in età evolutiva appare potenzialmente dannosa esaminando le collusioni di alcuni autori che hanno riportato una associazione significativa tra il disturbo d’ansia da separazione ad esordio precoce e lo sviluppo in età adulta del disturbo da attacchi di panico con o senza agorafobia e con il disturbo d’ansia generalizzato. Il disturbo d’ansia da separazione ha come caratteristica essenziale la preoccupazione eccessiva riguardo alla separazione da

casa o dalle figure di attaccamento, con ansia anticipatoria e condotte di esitamento. L’ 1,2% dei bambini in età scolare presenta tale sintomatologia. QUADRO CLINICO L’età media di insorgenza del disturbo è 7/8 anni. Nonostante questo dato, va sottolineato che le sue origini generalmente si evidenzialno nella primissima infanzia. Tale dato viene riferito al momento della consultazione quando il disturbo è già strutturato, tanto da compromettere il funzionamento scolastico e sociale del bambino. Da un punto di vista clinico il bambino con un’intensa angoscia da separazione può presentare una sottomissione passiva nei confronti dell’ambiente o comportamenti provocatori. Nei bambini più piccoli

l’ansia si traduce in un intenso ricorso alla mamma. Questi bambini sono intolleranti a separazioni che un bambino di oltre 3/4 anni può normalmente accettare senza eccessive resistenze. L’inquietudine si manifesta non appena la madre si allontana; la sua presenza è oggetto di verifiche costanti, il bambino le vuole stare vicino, tende a non giocare da solo o con altri bambini, l’addormentamento esige la stretta vicinanza della madre; il sonno può essere interrotto da risvegli ansiosi, richiami ripetuti, da intrusioni continue nel letto dei genitori. A 5/8 anni i sintomi sono prevalentemente comportamentali, somatici; compaiono paure realistiche circa il fatto di perdersi o circa i pericoli che subiranno alla separazione, timore circa possibili incidenti o malattie a carico dei genitori, rifiuto scolastico, difficoltà di concentrazione nei compiti e a scuola, frequenti somatizzazioni: dolori addominali, diarrea, vomito, cefalee ecc. DIAGNOSI Si effettua attraverso una anamnesi accurata con il bambino e i genitori, che ha il massimo valore diagnostico per valutare se le ansie da separazione sono selettive, in specifici contesti, oppure pervasive, se è presente ansia anticipatoria o se sono presenti manovre di evitamento, fra cui anche sintomi somatici. E’ necessario valutare la presenza di eventi di vita negativi o stressanti in tutti gli ambienti ed eventuali valutazioni testologiche. C.e.r.a.l. s.a.s.


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Nuovo appuntamento al Puff Si riapre, dal 9 novembre, il sipario del Puff, il mitico locale trasteverino. L’instancabile ed amatissimo Lando Fiorini, accompagnato dagli straordinari Camillo Toscano, Loretta Rossi Stuart e Costanza Noci, squadra vincente degli ultimi anni, propone, per la stagione teatrale 2008-2009, “Siamo tutti riciclati”, un esilarante spettacolo di cabaret, intervallato da tanta buona musica romana. Siamo certi dell’ennesimo successo che il grande artista romano e tutti i suoi collaboratori riusciranno a collezionare, grazie alla loro indubbia bravura e grazie anche all’amore del fedelissimo pubblico. Non ci resta che augurare al nostro caro amico Lando e a tutto il suo meraviglioso ed affiatatissimo staff un grande in bocca al lupo!

Anche quest’anno al Teatro Palarte di Fabrica di Roma, prende il via la rassegna teatrale di autunnola, organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Fabrica di Roma e dalla Associazione Pro – Loco. A partire da domenica 9 novembre fino a domenica 14 dicembre con inizio alle ore 17,30 si alterneranno cinque compagnie provenienti da Milano Roma, Ancona e Napoli. Tutte compagnie selezionate nell’ambito del Premio “Anchise Marcelli” giunto alla 3° edizione. Si va dai classici come “cosi è se vi pare” di Pirandello e “sogno di una notte di mezza sbornia” di Eduardo De Filippo, alla comicità napoletana di Samy Fayad con “agenzia Investigativa” ed agli autori contemporanei come Cacciani con “la soffitta di via Orsi”, passando per la curiosità proposta dalla compagnia fabrichese di Ciaffardini e Ricci con “la confessione”.I 400 posti del teatro Palarte si prevedono esauriti come accade oramai da due anni sia per il fatto che in cartellone non mancano le esilaranti commedie napoletane, sia per la presenza di una delle commedie più belle ed intriganti del grande Pirandello. Da non perdere la commedia “la soffitta di via orsi” che propone una inusuale ambientazione nel ventennio fascista densa di umorismo e comicità nel quadro amaro della guerra imminente. Costo del biglietto appena 5,00 euro.

Da sinistra: il direttore artistico Carlo Ciaffardini,Giovanni Romaniello premiato come miglior attore della rassegna “Anchise Marcelli” 2008, la presidente della Pro-Loco Stefania Stefanucci ed il presentatore Claudio Ricci.


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12° MINI FESTIVAL “CITTÀ DI VITERBO”

Sono stati davvero tanti, e provenienti da tutta la provincia di Viterbo e oltre (molti da Roma e uno da… Brindisi!), i bambini/e e i ragazzi/e che si sono iscritti alla 12° edizione del concorso canoro che l’Associazione “Omniarts” – in collaborazione con Campo de’ Fiori, Corriere di Viterbo, Il Messaggero, Il Nuovo Corriere Viterbese, Melting Pot, Nuovo Viterbo Oggi, Radio Verde, Tuscia in Jazz, UnoNotizie.it e viterbowebtv.com – organizza con il patrocinio ed il contributo della Regione Lazio, della Provincia di Viterbo e dei Comuni di Viterbo, Monte Romano e Ronciglione; come gli scorsi anni, inoltre, il Mini Festival diventerà un grande contenitore di solidarietà, in quanto farà parte delle manifestazioni promosse da “Viterbo con Amore”. Sono già state effettuate le selezioni, presso il “Porter Tavern” di Viterbo, e questi sono i giovani cantanti che parteciperanno alle due semifinali di Ronciglione (domenica 23 novembre, ore 16,30, presso il Teatro E. Petrolini) e Monte Romano (domenica 30 novembre, ore 16,30, presso il Teatro Comunale): 1° cat.: dal 1998 al 2002 Anesini Giulia (Viterbo) Primavera Bani Lucrezia (Roma) Pippo non lo sa Benedetti Edoardo (Guidonia) Ce la farò Dei Eleonora (Viterbo) Bruci la citta De Luca Cristina (Viterbo) Sarà perché ti amo Piccini Sofia (Blera) Un piccolo amore Seminatore Giulia(Blera)Destinazione paradiso

2° cat.: dal 1994 al 1997 Adinolfi Sara (Gallese ) Di sole e d'azzurro Andreoli Leonardo(Viterbo) Ho il sole negli occhi Baldassi Ileana (Fabrica di Roma) Dancing De Florio Valentina(Civita Castellana) Caruso Fasano Vito (Brindisi) Perdere l'amore Franza Federica (Roma)Come saprei Grottanelli Maria (Viterbo) Girasole Guidi Dario (Fabrica di Roma) Il mare d'inverno Laurenzi Valentina(Roma) On my own Mangiafico Corinne (Bolsena) Incancellabile Papalini Pamela (Vitorchiano) Mentre tutto scorre Piccini Gianmarco( Blera) Grande Soldini Federica (Roma) Un'emozione da poco Stornelli Giulia(Gallese) Non voglio mica la luna Valeri Davide (Villa S. Giovanni in Tuscia) Via del Campo 3° cat.: dal 1990 al 1993 Altissimi Giulia(Ronciglione) Cinque giorni Andreoli Mirko(Viterbo) E ruberò la luna Angiulli Alessia(Roma) Hurt Anzalone Giorgia(Roma) Gocce di memoria Bartolucci Chiara(Vetralla) Il terzo fuochista Biondi Melissa(Marta) Anche tu Caponero Jessica(Cura di Vetralla) Woman in love Diotallevi Ilaria(Ronciglione) Siamo tutti là fuori Fabozzi Gloria(Roma) Baciami adesso Fasanari Martina(Viterbo) The greatest love of all

Fersini Chiara(Viterbo) A voice within Filippelli Chiara( Roma) Messaggio d'amore Karimi Giulia(Monterosi) Son of a preacher man Lucaccioni Chiara(Viterbo) Brivido caldo Petrocelli Valerio(Roma) Always Saveri Chiara(Tre Croci) Quando nasce un amore Testa Federica(Viterbo) Essere una donna La giuria ristretta – presieduta dal chitarrista compositore, M° Fabio Barili – selezionerà i migliori 20 talenti (divisi per categorie) che accederanno alla finale di lunedì 8 dicembre, alle ore 16,30, al Teatro San Leonardo di Viterbo e, giudicati da una giuria più ampia e qualificatissima – per l’occasione presieduta dal giovane tenore viterbese Antonio Poli (vincitore del Mini Festival 1998), già apprezzatissimo cantante lirico in Italia e, soprattutto, all’estero –, si contenderanno lo scettro di successori degli illustri vincitori degli anni scorsi. Durante le serate avremo modo di seguire i progressi musicali di molti di questi ragazzi/e, che hanno fatto la storia del nostro concorso, alcuni dei quali saranno tuttora in gara, seppure in categorie diverse. A presentare le serate sarà l’immarcescibile Pierluigi Alberti, come di consuetudine sotto la direzione tecnica ed artistica (ehm…) del sottoscritto. Per quanto riguarda i premi – oltre ai gadgets per tutti i partecipanti, ed ai trofei con l’esclusivo logo del Mini Festival “Città di Viterbo” per i primi tre di ogni categoria (cat. 1 per i nati tra il 1998 e il 2002, cat. 2 per i nati tra il 1994 e il 1997, cat. 3 per i nati tra il 1990 e il 1993) – il vincitore della sezione dedicata ai più grandi avrà la possibilità di incidere un CD in una sala di registrazione professionale. Inoltre, Tuscia in Jazz offrirà ai primi tre classificati della cat. 3 la possibilità di partecipare, gratuitamente, ai suoi stage formativi estivi. Se vi piacciono le (gradite) sorprese e se vi va di provare a scoprire talenti in erba che poi, magari, arrivano anche a vincere, o figurare splendidamente, a San Remo (Anna Tatangelo, Alina, e…) veniteci a trovare: non ve ne pentirete! p. Ass. OMNIARTS Paolo Moricoli


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Storia di un sogno chiamato “Tele Radio Punto Zero” Da Maurizio Tocchi al Vescovo Rosina ...continua dal numero 54

Tele Radio Punto Zero con la sua nuova proprietà, espanse la sua dimensione e volle allargare anche il numero dei collaboratori. Dopo Nardocci, di cui abbiamo già detto, presto arrivò una nutrita schiera di di Secondiano Zeroli giornalisti viterbesi che si occupavano di sport. Li guidava Claudio Di Marco (attuale corrispondente da Viterbo del Corriere dello Sport) e con lui, Massimiliano Mascolo (ora giornalista

essere cioè maggiormente riconoscibili come rappresentanti del mondo cattolico nella programmazione giornaliera. Lo storico d’arte e già parroco di Civita Castellana, Don Giacomo Pulcini, che pure aveva un suo spazio d’informazione storico-religiosa, non vedeva di buon occhio un telegiornale laico, indipendente, molto impegnato nella cronaca nera, nello sport e nei temi di natura politico-amministrativi. Don Giacomo voleva dirigere il telegiornale e con l’aiuto di Plinio Zenoni, insegnante in pensione, pensò bene di far liquidare tutti i giornalisti ed i tecnici con doppia professione, portando a giustificazione le condizioni economiche, non certo floride per la verità, in cui versava l’emitIl mago Aldin e Giulia Conti - anno 1983

di Rai-Sport per il basket maschile e femminile) G. Carlo Camilli (che per tanti anni organizzò il Torneo Internazionale di calcio giovanile Grossi-Morera) Paoletto Graziotti e Paolo Mari. Successivamente anche il civitonico Ivano Cerri entrò a far parte del pool sportivo. Anch’io, saltuariamente, mi occupai di sport e ricordo come ebbi modo, nel corso d’una tappa ad Orte della corsa ciclistica Tirreno-Adriatico, di intervistare degli assi come Hynault, Saronni, Moser, Lemond e Visentini. La rubrica sportiva, grazie ai nuovi innesti, che andavano ad affiancare un validissimo Massimo Minciarelli, subì una forte impennata di audience e così anche in questo settore informativo distanziammo nettamente la rivale di sempre: Tele Viterbo. Il 1984 rappresenta l’anno-chiave nella storia dell’emittente, perché si fece largo, nell’animo dei cattolici civitonici e, direi soprattutto, in quello di alcuni sacerdoti vicini al vescovo Marcello Rosina, il desiderio di contare di più nella redazione, di

tente. In una riunione, avvenuta i primi di novembre, il commercialista Callea, ci informava che il nostro rapporto con T.R.P.0 doveva ritenersi concluso e che dal 15 novembre la proprietà si riservava di poter compiere altre scelte, al di fuori dei nostri nominativi. Dovemmo, quasi tutti a malincuore, fare le classiche valigie, anche se in realtà quella data, cioè il 15 novembre, avrebbe in pratica segnato la fine della televisione a Civita Castellana. Senza falsa modestia posso affermare che, con l’allontanamento di chi la televisione l’aveva vista nascere e crescere, le cose iniziarono a volgere al peggio e dopo alcuni mesi di patetici balbettii (mi dispiace sinceramente per Omero, ma fu proprio così) si spense il telegiornale, si spense lo sport, si spense la televisione. Tele Radio Punto Zero moriva per esaurimento di risorse umane nell’estate del 1985, dimostrando che una televisione prettamente confessionale mal si concilia con una realtà molto più complessa e problematica.

A distanza di oltre venti anni c’è ancora in me amarezza e delusione. Le cose potevano e dovevano andare diversamente. E se conclusione ci doveva essere, doveva avvenire rispettando maggiormente chi ne rappresentava la storia e chi ne aveva vissuto i momenti più significativi e non mi riferisco soltanto al sottoscritto… Mi stavo quasi dimenticando di ricordare che la sorella minore, la radio cioè, è ancora viva e vegeta e che Omero Giulivi continua a dirigerla con navigata professionalità. Certo gli altri protagonisti di questa meravigliosa avventura hanno preso strade diverse. Di Maurizio Tocchi non ne so più nulla, da quando, nel 91’, gli morì il padre, il musicista e direttore d’orchestra, G. Luca Tocchi. Forse è in Centro America o forse, semplicemente, a Roma. Da una vita non vedo più l’avvocato Massimo Minciarelli ed Augusto Tordi. Anche di Stefano ho quasi perso le tracce. Ho saputo della scomparsa di Franco Meli, D. Giacomo Pulcini, Plinio Zenoni, Peppe Rossi e di Lorella, moglie di Omero. Vorrei, a conclusione di questa modesta rievocazione, ringraziare tutti per la magnifica avventura vissuta insieme. Io serbo di ciascuno di loro uno stupendo ricordo. Spero sia un sentimento reciproco.

Ulisse Frezza - anno 1983


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il diario dei

Giras li

questa pagina è dei ragazzi speciali

Momenti vissuti

l’allegria dei nostri ragazzi in una festa di qualche anno fa


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Associazione Artistica Ivna Artisti di Vignanello, Vallerano, Corchiano, Civita Castellana condividono l’arte

MUSICA, RUMORE ED ESSENZA NEI COLORI DI VINCENZO RIDOLFI

Vincenzo Ridolfi giovane artista, trascorre la sua infanzia a Corchiano, centro del viterbese. A sei anni palesa già le sue doti musicali, a undici incontra la musica jazz, perfezionandosi nello studio delle percussioni. Artista affascinato dalla cultura latina e greca, che sa cogliere con entusiasmo e abilità gli incoraggiamenti del suo insegnante di storia dell’arte, grazie al quale scopre e sviluppa la sua passione per la pittura e la scultura. Si ispirerà anche alle nebulose, stile pittorico utilizzato da Vincenzo Balsamo, artista che Ridolfi ha avuto modo di frequentare. La sua formazione si fonda sui principi figurativi dell’arte e sui classici scultorei per poi trasmigrare all’astrattismo attraverso la passione per la musica jazz che verrà trasfigurata in arte visiva. E’ così che Vincenzo Ridolfi riesce a trasferire la musica nell’arte pittorica. Le armonie jazziste si ritrovano inaspettatamente sulla tela in un gioco di partitura cromatica e spaziale in un’improvvi-

sazione di genere melodico, armonico ed interiormente innovativo. Quella complessità di pentagrammi “sui quali è scritta la parte che una voce o uno strumento deve eseguire simultaneamente agli altri in un brano non solistico” viene dislocata in ambito artistico visivo, come espressione manuale abile nel tramandare l’essenza del corpo, del mondo percepito grazie ad un semplice gesto, ad un suono emesso con strumenti musicali, creando immagini sonore che assumono forma visibile. In questo modo l’arte di Vincenzo Ridolfi sembra farci strada, addentrandosi nella dimensione sensibile, riconoscibile nel rumore urbano collettivo della città, sui muri, che gridano la loro disapprovazione per essere stati “dipinti” dalle bombolette spray: è una sorta di silenzio personale proiettato verso l’ascolto dell’esterno. Questa è la voce che dà all’artista Ridolfi la spinta a creare le immagini pittoriche, riportando su tela “ quei variopinti muri”. Non solo musica, ma anche rumore urbano e colori di attimi irriverenti ed estremi di un imbratto murale contemporaneo su antiche opere d’arte, come richiamo di un presente che vuol essere visibile con tutto il suo disagio sociale ed interiore. Tutte le voci che accompagnano la fantasia visiva di Ridolfi arrivano improvvisamente, identificandosi in musicalità interiore. Il sottofondo musicale, anche se non sempre jazz, è il collaboratore vibrante dei dipinti e delle sculture di Vincenzo. In tutta la sua espressività artistica non c’è mai il silenzio assoluto, ma quello indotto dalle pause o dagli stacchi delle note e dei suoni. Non tutto, però, può essere palesato nei dettagli, infatti in molti suoi dipinti piomba una velatura come una censura improvvisa e spontanea dell’anima, un qualcosa che copre, che offusca l’immagine originaria. Il velo che cade davanti all’intero anfratto di colori, stratificati con originali tecniche miste, fa immaginare cose molteplici a seconda di chi le guarda inducendo a diversificare l’interpretazione della realtà, che appare coperta e protetta dai giochi di colore ad effetto velato. Realtà, quindi, attutita da barre appena accennate che frenano la sana creatività, il colore che c’è dietro, la vitalità e la vita che silenziosamente nel nascondimento continuano a fare la loro parte. In alcuni casi ci sembra di intravedere intense scie luminose, abbaglianti fasci di luce che impediscono di riconoscere la complessità della realtà,

a cura della Prof.ssa Maria Cristina Bigarelli

senza permettere una percezione chiara del significato dell’esistenza; in altri casi, le superficiali tonalità scure degli autoritratti coprono, quasi a voler soffocare la ricchezza dei colori vivi del bianco, del giallo, che sotto la superficie nera, vengono stesi, quasi a dire che la creatività, la vita sono sempre lì, vigili, pronte ad esplodere, a dar respiro alla libertà esistenziale del pensiero, della gestualità e all’accennata percezione socio-emotiva contemporanea.


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“Il Fumetto” LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA

DEATH NOTE di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata edito dalla Panini Comics - serie di 12 numeri, conclusa Questo manga è atipico rispetto a tutti gli altri, poiché predilige pagine piene di dialoghi all’azione sfrenata di tavole mute. Ma questo è il suo punto di forza. Infatti, dalle battute dei personaggi sembra di di assistere ad una comDaniele Vessella battuta partita a scacchi tra Light ed Elle. Light Yagami è uno studente modello, annoiato dal suo stile di vita e stanco di essere circondato da crimini e corruzione. La sua vita prende una svolta decisiva quando trova per terra un misterioso quaderno con la scritta “Death Note”. Le istruzioni del Death Note asseriscono che qualsiasi persona il cui nome venga scritto sul quaderno morirà. Dopo aver appurato che quanto scritto sul quaderno della morte corrisponde a verità, Light è assalito da un delirio di onnipotenza e decide di diventare il nuovo “Dio del mondo”, ripulendo il pianeta dalla feccia che lo infesta. Light, sotto lo pseudonimo di Kira, vuole farsi conoscere e ci riesce uccidendo tutti i criminali per arresto cardiaco (usando il Death Note, si può scegliere le modalità di morte delle persone segnate sul quaderno). I delitti non passano inosservati e l’in-

terpol chiama Elle per risolvere il caso. Da qui inizia una guerra psicologica tra Light ed Elle, dove non ci sono buoni o cattivi, ma ognuno lotta seguendo le proprie convinzioni e il lettore può patteggiare per una parte o per l’altra. I personaggi sono caratterizzati in maniera ineccepibile: Light, ad esempio, possiede alcuni tratti caratteristici del disturbo antisociale di personalità, con assenza totale di pietà per gli umani che uccide con il Death Note. Essendo un manga fortemente strategico, Light cerca di liberarsi di Elle e quest’ultimo cerca di rivelare l’identità di Kira. I due si conoscono e si fronteggiano a viso aperto, a Light per sbarazzarsi di Elle gli serve scoprire il vero nome del suo avversario. Praticamente non c’è azione, solo discussione e ragionamenti logici dei personaggi. Ogni arco narrativo è imperniato sull’azione di uno dei due personaggi e sulla reazione dell’altro, un gioco che trascina emotivamente loro e tutte le persone che gli stanno intorno. E di conseguenza, anche il lettore. Per Light c’è il rischio di perdere il proprio futuro garantito, mentre per Elle c’è il timore della morte. Il gioco è coinvolgente e l’aria è carica di tensione, ma anche nei momenti di maggiore complessità tutto viene spiegato abbondantemente attraverso i pensieri dei personaggi, in modo tale da rendere la lotta abbastanza

complessa da stupire, ma comprensibile. Il disegno è impeccabile. Pulito e preciso, realistico nella rappresentazione dei personaggi, dinamico nelle scene d’azione e chiarissimo nelle scene statiche. Takeshi Obata fa del suo meglio per rendere le scene quanto più comprensibili, dando moltissima attenzione ai personaggi ed alla loro espressività. Death Note non è un fumetto che si legge in mezz’ora, bisogna prestargli attenzione e concentrazione per capirlo… Ringrazio mangabd.it per degli spunti relativi a questa recensione.


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“ORGANA NOSTRA, un Tesoro che ci appartiene” TERZA EDIZIONE

CALENDARIO DELLA MANIFESTAZIONE “ORGANA NOSTRA” 2008

TUSCANIA – Domenica 14 novembre, alle 18,30, risuonerà nel duomo di Tuscania la voce dell’antico organo “Angelo Morettini” del 1845. Si tratta del primo concerto della rassegna “Organa Nostra, un Tesoro che ci appartiene”, ideata dall’organista Luca Purchiaroni e promossa dall’associazione culturale “Città di Tarquinia” con l’appoggio della Provincia e della Camera di Commercio, che da tre anni ormai offre un’interessante panoramica del patrimonio organario della provincia viterbese, ancora poco conosciuto ma che merita senz’altro un approfondimento. Il maestro Ferdinando Bastianini, l’organista che si esibirà per questa inaugurazione, ha voluto dedicare il concerto al Rev. Don Steno Santi, ancora vivo nella memoria dei tuscanesi per il suo esemplare operato cristiano e per le molte iniziative da lui intra-

prese, tra cui il restauro di quest’organo. Un restauro cui non è seguito però un uso sistematico dell’organo, necessario per il buon funzionamento di ogni strumento musicale, vuoi per mancanza di professionisti vuoi anche per una certa, deleteria noncuranza. Per questo c’è bisogno di attenzione e di sostegno da parte del clero come dell’amministrazione comunale, trattandosi di un oggetto sacro e culturale al tempo stesso. Le musiche scelte dal maestro per questo gustoso programma provengono dalla penna di autori italiani che vanno dai settecenteschi Zipoli e Galuppi ai più tardivi Paisiello Bellini e Donizetti, famosi per essersi dedicati principalmente all’Opera. L’ingresso al concerto è gratuito. Maggiori informazioni su www.acmusicaletarquinia.eu , mail: lucapurchiaroni@yahoo.it .

Domenica 16 Novembre, ore 18,30 TUSCANIA Duomo, P.zza D, Bastianini In Memoriam Rev. Steno Santi Ferdinando Bastianini, organo Venerdì 21 Novembre, ore 18,30 VITERBO chiesa S. Pietro, fuori le mura, Porta S. Pietro Giovani leve Matteo Biscetti e Elena Ferrini, organo Ivan Palaia, violino Sabato 29 Novembre, ore 18,30 CIVITA CASTELLANA Cattedrale, P.zza Duomo Classe 1685 Donato Salvatore Cambò, flauto Luca Purchiaroni, organo Domenica 30 Novembre, ore 17 VILLA S. GIOVANNI IN TUSCIA chiesa di S. Giovanni Battista, P.zza Maggiore Arie sacre Elisabetta China, voce Luca Purchiaroni, organo Lunedì 8 Dicembre, ore 17 TARQUINIA chiesa del Suffragio, P.zza Matteotti Magnificat anima mea Ensemble vocale “Soave Armonia” Luca Purchiaroni, organo Domenica 14 Dicembre, ore 17 BASSANO ROMANO chiesa Ss.ma Maria Assunta, centro storico Aspettando il Natale Marco Bondini, organo

Passando per Civita Castellana ho incontrato un palazzo con dei balconi bellissimi e mi sono fermata a fare una foto , ed ho pensato, perchè non dedicare un piccolo spazio sul vostro giornale ai balconi più belli dei nostri paesi? Saluti, Barbara da Faleria Prendiamo spunto dall’e-mail della nostra amica lettrice per invitarvi a recapitarci le foto dei balconi in fiore che, a primavera, coloreranno le vie delle nostre cittadine. Nel frattempo, visto l’approssimarsi delle festività natalizie, vi invitiamo a mandarci le foto dei vostri

alberi di Natale. Il più bello troverà spazio sulle nostre pagine


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di Enea Cisbani Via Roma è l’asso urbano e viario per eccellenza di Civita Castellana. Ha origine dalla monumentale Piazza del Duomo dominata dalla Cattedrale dei Cosmati e termina con il quartiere di località la Penna. Sulla celebre via cittadina prospettano il Forte Sangallo con i suoi possenti torrioni e singolari fabbricati urbani realizzati agli inizi del ’900, come Villa del Priore/Brunelli e la Villa Tarquini, già appartenente a Francesco Tarquini, importante e noto storico locale. Via Roma è la ben nota Via Lauretana, realizzata nel XVIII sec. per volere del Cardinale Francesco Mantica, Prefetto della Camera Apostolica, per collegare Civita Castellana con la strada consolare Cassia nei pressi di Monterosi e a costituire un collegamento diretto con la consolare Flaminia, di cui Civita Castellana fosse il perno centrale e vitale. Via Roma è un lungo rettifilo, ricalcato sul modello dei “boulevard” francesi, caratterizzato da una vasta presenza di platani secolari posti ai lati della via che conferiscono una particolare magia e forma all’intero sistema urbano. La zona di Via Roma conosce una forte urbanizzazione verso la fine dell ’800: la sua posizione acropolica rispetto al centro storico, la salubrità dell’aria e la particolare posizione con il continuo soleggiamento, ne fanno la meta ambita dei ceti dominanti che iniziano a costruire le prime ville in forme classiche, come Villa Flamini, Liberty e moderne come Villa Parroccini. Nel periodo 1960/1970, ha inizio l’urbanizzazione di Via Colombo e Via Puccini con la

zona della Madonna delle Rose. Nel 1980 si inizia a costruire in località la Penna, tuttora in fase di forte espansione. E’ una via legata ai ricordi e all’immaginario collettivo: per generazioni di civitonici è stata la strada del passeggio e dello “struscio” quotidiano. Oggi appare relegata e dimenticata. E’ più un circuito automobilistico che la strada urbana ricca di memorie del passato. Ben lontana dalle prime immagini fotografiche di inizio Ottocento che mostrano una strada polverosa con i suoi celebri pini e con i pochi e incuriositi passanti rivolti verso l’obiettivo del fotografo. Lasciamo al Maestro Roberto Costanzelli, importante e noto poeta

di Civita Castellana, il compito di illustrare Via Roma in una sua celebre composizione poetica: “Un viale di Platani, stanchi di fare i guardiani a giardini nascosti, segreti, con un po’ del mistero di quello dei Finzi Contini. Ben poco è rimasto: grigiore, cespugli Intricati, fermati dal tempo ai cancelli............. Le nobili caste son spente; d’un niente In un enigmatico sviluppo democratico Han preso possesso, il ceramista, l’artista, il rappresentante, il venditore ambulante, l’ortolano, l’infermiere, il barbiere, il pensionato............ Il viale è un continuo posteggio Per auto e per moto; è un ben noto punto d’incontro dei giovani baldi falisci che vestono casual, che fanno all’amore senza timore di sguardi indiscreti..........., Pio Sesto, di certo, è pentito d’aver costruito quel ponte che allaccia Flaminia con Cassia, e fascia quel vallo che gira attorno al Forte Sangallo........ Via Roma bisogna goderla di notte, quando a frotte i fantasmi del tempo perduto danno ancora un saluto ai giardini incantati, ai muri sgretolati, ai platani stanchi avvolti nell’ombra ormai sgombra di risa, di grida........” .


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Vita Cittadina

na a l l e t s a C a t i v i C

I maestri Enrico Mazzoni e Laura Ammannato

Coro Polifonico Don Giuseppe Bellamaria Ha avuto luogo Sabato 8 Novembre il concerto del Coro Polifonico Don Giuseppe Bellamaria, presso la Cattedrale di Civita Castellana. Al termine del concerto il Sindaco della cittadina, Dott. Massimo Giampieri, alla presenza del Prefetto di Viterbo, Dott. Giacchetti, dei Vescovi S.E. Romano Rossi e S.E. DIvo Zadi, delle Autorità Civili e Militari, ha scoperto una targa a ricordo della visita di Papa Giovanni Paolo II a Civita Castellana. Organizzatore della manifestazione l’Avv. Alessandro Fortuna, presidente del Touring Club, in collaborazione con la Ceramica Catalano, nell’occasione rappresentata dal Sig. Mario Rossi, sponsor della manifestazione

a n i p e n a C

Si è aggiudicata il XVIII° Palio dei Somari Città di Canepina, corso domenica 19 Ottobre, in seno all’annuale e tradizionale festa della castagna, la cantina ‘A tiella. Il merito della vittoria va, per la maggior parte, alla bravura del fantino Fabio Ercoli, di Corchiano, che montava il somaro affidato dalla sorte alla cantina rosso-verde. Alle altre dieci cantine del paese non resta che aspettare il prossimo anno per cercare di soffiare il titolo alla vincitrice in carica!


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Comunicato Stampa Dopo appena un mese e mezzo dal passaggio dei due uragani nell’isola di Cuba, che hanno distrutto case, scuole, ospedali, l’ associazione “Semi di Pace”, attraverso il Progetto “Amistad” dedicato a Luca Leoni, è riuscita ad inviare il primo container il 21 ottobre scorso dal porto di Livorno. 670 colli hanno riempito un container da 40 piedi di vestiario, viveri, scarpe, materiale sanitario, letti, materassi, giochi, materiale igienico. Fra circa 25 giorni arriverà nel porto dell’Avana e tutto il materiale sarà distribuito alle popolazioni della Provincia dell’Avana. L’Associazione ringrazia scuole, famiglie, associazioni, singoli, istituzioni, che hanno reso possibile questo straordinario segno concreto di solidarietà. Il container inviato rappresenta un valore significativo, non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto per i benefici che porterà a migliaia di persone. Tarquinia ed, in particolare, la Cittadella dei giovani sono stati il centro di riferimento per moltissime città italiane, dove lo spirito di condivisione ha mobilitato decine e decine di volontari nel preparare tutti i donativi. Il prossimo invio del secondo container sarà nel mese di gennaio 2009, per il quale si chiedono nuovi gesti di generosità per la raccolta fondi. Per ulteriori informazioni, rivolgersi all’Associazione Umanitaria “Semi di Pace” - Tel e Fax sede 0766 842566 – Tel e Fax Cittadella (mattino) 0766 842056 sito web: www.semidipace.org – e-mail: info@semidipace.org.


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orie t s e L di Max

Gianni Morandi

... continua dal numero 54 Nella primavera del 1963 Gianni lancia un nuovo disco: Ho chiuso le finestre, composta da Migliacci ed Enriquez, con la partecipazione di di Gato Barbieri al sax, Sandro Anselmi che contiene sul retro Sono contento…, interamente composta da Morandi. Poco dopo, però, arriva il primo insuccesso, con il 45 giri Che me ne faccio del latino, un brano di Marcello Marchesi, Beretta e Bertolazzi, scritto a tempo di twist, insieme a Il ragazzo del muro della morte, composto da Gianni Meccia. Lo spiacevole episodio viene subito cancellato, grazie a In ginocchio da te, una canzone di stampo melodico, visto il successo

precedente di Ho chiuso le finestre, scritta da Bruno Zambrini, con testo di Migliacci e straordinariamente arrangiata da Ennio Morricone, con un andamento classico. Nel giro di poche settimane il disco vende oltre un milione di copie e vince, senza rivali, il Cantagiro del ’64. Tale fu il successo che il brano viene anche trasformato in un “musicarello” cinematografico, con incassi da capogiro. Da questo momento in poi ogni nuovo disco di Gianni Morandi è un successo assicurato. Gli vengono, inoltre, proposti altri “musicarelli” cinematografici, che riscuotono un grande favore di pubblico, diventando dei veri e propri fenomeni: Non son degno di te e Se non avessi più te, entrambi sugli schermi nel ’65, per la regia di Ettore Maria Fizzarotti. Nel 1966, Gianni mette a segno un altro grande colpo: vince il Cantagiro, interpretando il brano Notte di Ferragosto e, solo qualche giorno dopo, corona il suo grande sogno d’amore con Laura Efrikian. I due si sposano nella chiesa dei Sette Santi Fondatori dei Servi di Maria, in via Lazzaro Spallanzani, a Roma. Una cerimonia molto riservata, con i parenti più stretti, i testimoni e pochissimi amici, lontani da fotografi, giornalisti, fans e curiosi. Nel dicembre dello stesso anno, prima di abbandonare momentaneamente la scena, per assolvere al dovere della leva militare, incide altri due grandi successi, che serviranno al suo pubblico a sentir meno la sua mancanza: C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones e Un mondo d’amore, sigla del rotocalco televisivo Giovani.

continua sul prossimo numero ...

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L’ ISA al Cersaie di Bologna Nei giorni 3 e 4 del mese di ottobre noi,delle classi 4A,5A,5C dell’Istituto d’Arte di Civita Castellana, abbiamo avuto l’opportunità di visitare una delle più importanti fiere, a livello mondiale del design di sanitari, di arredo bagno e ceramica per rivestimenti:il CERSAIE DI BOLOGNA. L’uscita,organizzata dalle prof Novella Cremonini e Anna Coppola,docenti di Progettazione all’ISA è stata strutturata su due giorni, il primo abbiamo visitato la fiera, soffermandoci in particolare sugli stands dei sanitari di Civita Castellana. Tanto è stato l’entusiasmo nel vedere le nostre aziende, il loro design, all’altezza dei tempi e della tecnologia...alcune aziende ci hanno accolto con tanto entusiasmo facendoci una breve lezione sull’aspetto tecnico dei sanitari, altri, cosa questa carinissima, ci hanno offerto da bere e da mangiare, in fondo, dopo tanta stanchezza e sacrificio lo spuntino ci stava bene.....!!!! Abbiamo avuto la conferma che Civita Castellana è davvero un centro di creatività e stravaganza, niente e nulla da invidiare alle altre Aziende presenti: stands curati nei minimi dettagli sia per la struttura che per le scelte cromatiche, per le luci e per il sistema espositivo di cui alcune davvero ad alto livello. Beh, che dire, non ci è sfuggito davvero niente, tutto da imparare per noi che ci crediamo così tanto e che ci stiamo impegnando per la nostra cittadina, affinchè un domani chissà se qualche nome della nostra scuola non diventi il designer delle aziende di Civita Castellana. Secondo giorno visita a Faenza, tanto per rimanere in tema. abbiamo avuto l’opportunità di visitare l’Istituto d’Arte Ballardini, famoso nel settore della ceramica. Ci hanno accolto calorosamente il Dirigente, gli insegnanti e gli alunni, onorati di averci loro ospiti. anche qui un bel confronto: una impostazione didattica un po’ diversa, legata a realtà lavorative più artigianali e tradizionali, ma non per questo migliore della nostra, semplicemente diversa!! La cosa che invece ci ha lasciati davvero meravigliati è stato il Museo Internazionale della Ceramica (MIC).Tante le meraviglie da osservare, migliaia di opere di tutti i tempi con un

allestimento curato in ogni aspetto che solo per descriverlo ci vorrebbero 30 pagine. Anche qui ci hanno accolto bene i custodi che vi lavorano, persone anche anziane ma con un grande amore per la loro città, per quel tesoro di museo che custodiscono con un modo invidiabile. Questo nostro scritto è frutto dell’esperienza positiva che abbiamo vissuto e nello stesso tempo è un caloroso ringraziamento agli sponsor che ci hanno consentito di realizzare questa uscita: Scarabeo Ceramiche, Siderplast, Simas, Tuscialand viaggi, ITC Consulenze. Vogliamo anche dire che questa esperienza è cosi utile che dovrebbe ripetersi ogni anno, un contatto positivo per noi studenti ed un motivo per crescere. Concludendo riteniamo che siano queste le attività che motivano la scuola e che la uniscono alla realtà locale e imprenditoriale,creando sinergia tra noi e il mondo del lavoro.

I ragazzi in uno stand a Bologna

Ragazzi e Prof a Faenza

I ragazzi dell’ISA Professoresse dell’ ISA di Civita Castellana e i professori dell’ISA di Faenza


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Mondial Tufo: estrattori di tufo da quattro generazioni di Ermelinda Benedetti Si sa che per costruire qualcosa di grande e duraturo nel tempo, si deve iniziare con poco, partire dal basso, ma mettendo tutte le energie e la passione necessarie. Così è accaduto per la Mondial Tufo, azienda leader del settore, a livello nazionale ed internazionale, che iniziò il lavoro di estrazione del tufo più di mezzo secolo fa, senza nemmeno immaginare lontanamente dove sarebbe arrivata. Era l’immediato secondo dopoguerra, periodo di grande povertà ma anche di grande voglia di ricostruzione per l’Italia, quando Martino Campanile lascia la Campania, sua terra d’origine, e arriva nel viterbese, in cerca di una occupazione che gli avesse permesso di sostentare la sua numerosa famiglia. L’Italia era tutta da rifare e, per questo, necessitava di materiale base per i lavori edili. Martino ci Da sx: Manuele Cavalieri, Raul, Umberto Campanile (fratello di Martino), Giuseppe Di Nardo, Martino vede, da subito, lungo. La zona in Campanile, Luigi Campanile (figlio di Martino) cui si è stabilito è ideale per l’estrazione del tufo, vista la sua origine vulA patire dalla metà degli anni ’50, poi, iniun forte arresto con la morte del fondatocanica, e ricca, dunque, di materia prima ziano a comparire le prime macchine, che re, Martino, nell’agosto del 1959. La cava pronta per essere lavorata e venduta. Si tagliano e rompono il tufo con un piccone, viene ereditata dai suoi figli, che inizialrimbocca le maniche, aiutato anche da lasciando solo le rifiniture al lavoro mente non riescono a gestirla. La sua noralcuni dei suoi sette figli, e intraprende manuale degli operai. Ma, con il passare male attività lavorativa riprende solo dopo questa nuova attività, nonostante tutte le del tempo, anche le tecnologie di questo un periodo di fermo, grazie a Romano difficoltà e la durezza del lavoro. settore si affinano e arrivano macchinari Foffi, marito di una delle figlie di L’estrazione, infatti, è interamente manuaancora più sofisticati. Già nella seconda Campanile, che nel 1974 si propone di le: i blocchetti, di dimensioni 30x40 cm, metà degli anni Sessanta, infatti, si iniziaprendere in mano le redini della situaziomolto più grandi rispetto a quelli che venno ad utilizzare macchine che tagliano i ne. In quello stesso anno, insieme ai gono prodotti attualmente, venivano comblocchetti su tutti e quattro i lati. cognati, decide di ampliare l’azienda di pletamente tagliati a mano. La produzione dell’azienda, però, subisce famiglia e di rilevare la cava di Fontana Matuccia a Civita Castellana. L’anno successivo si spostano a Santa Susanna e, poco tempo dopo, Romano prende un’importante decisione: lasciare la cava di famiglia, per la quale aveva speso tante energie, e cominciare tutto da capo, in proprio, forte dell’esperienza precedente. Il nuovo sito individuato per l’estrazione del tufo corrisponde all’incirca alla zona vicina all’attuale Aldero Hotel. Ecco che nel 1977 viene ufficialmente costituita la Cava Tufo Foffi Romano, la prima vera e propria azienda della famiglia Foffi, che all’epoca contava appena 5 dipendenti, ma che era destinata a crescere notevolmente nel tempo. continua sul prossimo numero Da sx: Francesco Campanile (fratello di Martino), ....., ....., ....., ....., Umberto Campanile



di Riccardo Consoli

... continua dal numero 54

Per ritornare brevemente alla Original Dixieland Jazz Band ricordiamo come nel 1919, una sua esibizione presso il London Hippodrome avesse determinato l’avvento del Jazz in Inghilterra; in quella occasione la Band si esibiva con la sua tipica formazione pur comprendendo due saxofoni con funzione quasi decorativa; allorquando però, il 24 novembre 1920, la stessa Band incide nuovamente a New York, la direzione della Victor Talking Machine Company pretende che della formazione faccia parte anche il saxofono, peraltro, lo stesso Nick LaRocca si rende ben conto delle difficoltà di mantenere la popolarità acquisita senza ricorrere all’impiego di questo strumento. Ormai il saxofono costituisce una vera e propria esigenza per il pubblico e le Jazz Bands non possono più ignorarlo, tuttavia non è un successo incontrastato, soprattutto a New Orleans culla del Jazz, lo stile sviluppatosi nella città del Delta ha ormai una sua fisionomia ben definita e quel linguaggio cresciuto nelle strade, nei bar e nelle case di piacere di Storyville è già adulto al momento dell’ingresso degli Stati Uniti nella prima guerra mondiale. Sembrerebbe che una Band che si esibiva a New Orleans, nello storico locale di Tom Anderson posto all’angolo di Basin Street, avesse nella sua formazione tre sax, un contralto, un tenore e un soprano, tutti suonati dal famoso clarinettista Albert Nicholas, ma si trattava di una rara eccezione poiché questo nuovo strumento non incontrava ancora il favore degli appassionati. Allorquando il 12 novembre 1917, per ordine del Governo, New Orleans chiude il quartiere a luci rosse di Storyville cede lo scettro a Chicago che da quel momento diventa la capitale del Jazz e, poiché qui il saxofono gode già della stima del pubblico, la logica conseguenza è il suo ingresso anche nell’organico tradizionale di New Orleans. Oltretutto, il forte legame esistente tra gli Stati Uniti e l’Inghilterra nell’immediato dopo guerra, contribuì a favorire gli scambi culturali e, per quanto attiene quelli musicali, le Bands americane fecero scuola contribuendo alla diffusione del suono del saxofono, anche grazie alle

innumerevoli trasmissioni Coleman Hawkins effettuate dalla neonata BBC - British Broadcasting Company divenuta, successivamente BBC-British Broadcasting Corporation. Abbiamo visto come il Chicago Style fosse intimamente legato all’impiego del saxofono al punto da dare origine alla c.d. Saxophone Craze sembrerebbe che tra i Band leaders dell’inizio novecento Art Hickman e Isham Jones furono tra i primi ad introdurre la sezione di saxofoni nelle loro formazioni e nell’orchestra di Paul Whiteman, la più popolare degli anni venti, non era raro vedere i saxofonisti suonare più di uno strumento. Il decennio 1920 - 1930, rappresenta il periodo in cui la popolarità del saxofono tocca i massimi livelli in sintonia con l’esuberanza di una società come quella statunitense dell’epoca inebriata com’era dalle favorevoli previsioni economiche e, grazie all’avvento della radio e del cinematografo, l’intrattenimento giocava un ruolo sempre più importante. prio; in occasione di una Jam Session, Citando il saxofono non possiamo non Coleman Hawkins venne ascoltato da ricordare Coleman Hawkins colui che ne Flecher Henderson che lo convinse a far avrebbe fatto uno strumento del Jazz, parte della sua grande orchestra destinata infatti, prima di lui il saxofono tenore non a diventare la prima vera Big Band della aveva avuto esponenti di spicco, già all’estoria del Jazz. tà di cinque anni aveva cominciato a stuUna lunga tounèe in Europa, che si prodiare il pianoforte, ma ad appena nove trasse fino allo scoppio della seconda anni ricevette in regalo il suo primo sax guerra mondiale, lo costrinse a restare tenore e ne divenne affascinato. lontano dagli Stati Uniti dove però egli Sveglio e precoce al punto da essere aveva fatto scuola al punto che la schiera soprannominato Bean - Mente, nel 1920 dei suoi discepoli si ingrandì enormemenColeman Hawkins suonava il sax tenore te, anche grazie alla popolarità crescente a Kansas City come componente di una delle Big Bands, all’interno delle quali, orchestra che accompagnava i film muti, trovavano ormai posto cinque saxofoni. successivamente, dopo aver militato per alcuni anni con i Jazz Hounds guidati da Mamie Smith, decise di mettersi in pro-


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Ceramisti della Ceramica Facis di Civita Castellana - anno ‘55-‘56. Foto di Francesco Barboni

(n.d.r. articolo tratto dal “Numero Unico” del 1958)

LO SCIOPERO DEI CERAMISTI Quello che dicono i ceramisti

Nei primi anni del 1900, non senza scosse e crisi ebbe inizio a Civita C. la trasformazione della lavorazione ceramica da tipo artigianale a tipo industriale. Nel 1905 si ebbe un famoso sciopero, che durò oltre un mese; e le ragioni immediate furono la riduzione dei salari dovuta a maggiore produzione. Nello scorrere le cronache di quei tempi, abbiamo logicamente rapportato la situazione di allora alla presente. In quegli anni, gli impresari riuniti nel sodalizio unitario, affrontarono coraggiosamente il problema del rinnovamento e, nonostante le scosse iniziali, riuscirono nell’intento. Basti pensare che nel 1905, gli stessi operai formarono una Cooperativa Ceramistica che ebbe inizio presso il Casale Testaccio all’attuale complesso Marcantoni. Per quei tempi, l’innovazione fu necessaria per non perire; a distanza di mezzo secolo si ripresenta ancora lo stesso problema, anche se sotto altra luce e difficoltà. Nel 1905 il Consiglio delle Fabbriche operava davvero; oggi purtroppo, tot capita tot sententiae; e quel che è peggio, si crede eccessivamente al poter politico e ad interventi extra, con risultati effimeri provvisori.

Civita Castellana – 31. 10 1905. gli operai delle fabbriche riunite per la produzione della ceramica che in numero di circa un centinaio si son posti in isciopero, a causa principalmente di una diminuzione di tariffa testè stabilita dalla direzione e che riguarda gli “stampatori” dei piatti, mi pregano di pubblicare nel Messaggero le seguenti dichiarazioni, in risposta al comunicato del Consiglio di amministrazione. Gli operai, pur riconoscendo i grandi vantaggi che arrecano all’industria i nuovi sistemi di fabbricazione, non ritengono possa escludersi che le fabbriche locali, le quali procedono ancora con sistemi meno moderni, non progrediscano e ritraggano un buon interesse dal capitale impiegato. E se alcuni anni or sono, cioè prima della costituzione delle società delle fabbriche riunite, all’operaio veniva data la merce in corrispettivo della mercede, ciò devesi soprattutto a causa di poca occulta amministrazione e da mancanza di direzione. L’introduzione del macchinario già apportò una non lieve riduzione sui prezzi della mano d’opera, tanto è vero che la “stampatura” dei piatti da cent. 56 al 100 fu portata a 37, ed ora si vuol ridurre di un tratto a 28, prezzo troppo misero perché gli operai possano accettarlo.

LA CRISI DELLA CERAMICA NEL 1905

(n.d.r. articolo del “Messaggero” del 31.10.1905)


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Anguillara Sabazia

I Santonari e la festa di San Martino Domenica 16 Novembre, ad Anguillara Sabazia, su iniziativa del gruppo “I Santonari” e con il patrocinio del Comune di Anguillara, si è tenuta la Festa di San Martino, per riscoprire quell’antica festa popolare dei “cornuti” che un tempo coinvolgeva la cittadina. Durante la notte del 16 Novembre tutti i figli dell’albero “Genoeffo” sono stati chiamati a partecipare alla tradizione, che vede convocare tutti gli sposi “freschi freschi” quale buon auspicio affinchè un giorno non si trovino anche loro “cornuti”.

Diceva benedett’anima de nonno: “Si tutti li cornuti portassero o lampiò... oddio che gran illuminaziò” Vita di S. Martino Martino nasce in Pannonia, l’odierna Ungheria nel 316. Figlio di un ufficiale romano fa parte della Guardia Romana fino ai 15 anni. Martino conobbe il cristianesimo frequentando di nascosto le assemblee dei cristiani. Le cronache narrano di lui come un uomo di straordinaria umiltà e carità, doti che sono alla base delle leggende che si raccontano sulla sua vita, tra cui, oltre a quella famosa del mantello, anche quella che narra come Martino trattasse il suo attendente militare alla pari di un fratello, tanto da tenergli puliti i calzari. Martino ottenuto dall’Imperatore l’esonero dal servizio militare si recò a Poiters dove fu battezzato e ordinato sacerdote dal vescovo S.Ilario. Tra le molte vicende della sua vita merita d’essere ricordata l’erezione, da lui voluta, dei monasteri di Ligugè e Mamontier, e il suo operato come vescovo di Tours. Martino morì a Candes 11/11/397 e fu poi sepolto nella cattedrale di Tours. In Francia S.Martino è il primo patrono della

nazione. Merita d’essere ricordato che in arte S.Martino è tradizionalmente raffigurato sul cavallo mentre compie il gesto del taglio del mantello. Leggenda Martino

di

S.

Era l’11 novembre, un giorno piovoso e freddo tanto che Martino galoppava sul suo cavallo ricoperto dal mantello. A un certo momento Martino incontra sul suo cammino un vecchio coperto di pochi stracci, barcollante e infreddolito. Martino vuole aiutarlo ma non ha né denaro, né una coperta da offrirgli e così prende il suo mantello e con la spada lo taglia a metà donandone una parte al vecchietto. Poco dopo mentre Martino galoppa felice per aver compiuto quel gesto caritatevole, il clima si riscalda e Albero dei cornuti Santonari dalle nuvole spunta un sole radioso. Ecco l’estate di S.Martino, come ancor oggi venfacevano sfilare gli sposi novelli con un gono chiamate le belle giornate di novempiccolo alberello pieno di corna, inoltre bre. Giunta la notte Martino sogna Gesù venivano fatti passare sotto la porta di che con il mantello in mano lo ringrazia entrata al paese con appeso un corno, se per quel gesto di compassione. questo si muoveva voleva dire che lo sposa lo avrebbe tradito.Oggi la sfilata per Chi sono i Santonari le vie del paese viene effettuata con un goliardico corteo per le vie di Anguillara I Santonari nascono nel 2005 e si proponcon in spalla “l’Albero delle Corna” scultugono di riscoprire le vecchie tradizioni ra allegorica di Anito Anzide. popolari ormai scomparse. Tra le attività svolte: la Festa di Santo Antonio, molto Oltre a questo sono in “cantiere” rievocasentita specialmente tra gli allevatori, con zioni di avvenimenti dei nostri avi, come la giochi equestri e la tradizionale rottura cacciata degli Anguillarini da parte degli delle pile per piccoli da tre a novant’anni; Orsini dal loro paese ed i festeggiamenti la Marcia Mariana, creata per onorare i trasul loro rientro, la lite tra la Comunità dizionali “Altarini” dedicati alla Madonna dell’Anguillara ed il Collegio Germanicum appositamente costruiti nel mese di maget Ungaricum ed il Principe Sigismundo gio dagli abitanti dei rioni del paese per Chisium (Sigismondo Chigi) e tante altre pregare e cantare inni alla Madonna; la cose ...... festa di San Martino, detta anche anche “Festa dei Cornuti”, molto sentita dagli anguillarini dei primi del novecento che


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1963: cadeva la Rocca Farnese di Corchiano Il tempo passa, ma ci sono avvenimenti, emozioni, sensazioni che difficilmente si dimenticano, ricordi che nemmeno la frenesia della vita che continua possono cancellare dalla memoria. Si dice che la mente dell’uomo abbia più propensione a ricordare gli avvenimenti spiacevoli piuttosto che quelli belli, e il crollo dell’antica rocca Farnese di Corchiano è decisamente da annoverare tra quelli poco felici, soprattutto per coloro che furono toccati in prima persona dalla disgrazia, per coloro che videro crollare con essa una delle poche cose che possedevano e che custodivano gelosamente. Tante volte si era ripetuto che prima o poi sarebbe crollata, ma comunque ci si continuava a vivere, quasi a volerla sfidare, a voler sfatare quelle previsioni, timorosi, ma increduli che quelle mura così robuste, che avevano resistito per tanti anni, alla fine avrebbero ceduto! A distanza di ben 45 anni, il ricordo di chi visse quelle ore drammatiche, è ancora vivo, intatto, come se tutto questo tempo, in fondo, non fosse trascorso, come se le lancette dell’orologio si fossero fermate alle ore 22.00 di quel 13 giugno 1963. Vilma Sciardiglia abitava da otto anni nella casa al secondo piano della rocca, insieme al marito Angelo Petrucci e ai loro tre figli Anna Clelia di 6 anni, Luciana di 4 e il piccolo Florido di 2. Mi descrive perfettamente ogni angolo della sua abitazione, arredata con tanto amore, proprio come se avesse gironzolato per quelle stanze fino a qualche minuto prima del nostro incontro. Ma in quell’imponente edificio, che dominava il piccolo borgo, non abitava solo la sua famiglia. Vi abitavano altre due famiglie, i membri delle quali si salvarono grazie alla tempestività di Angelo, che per primo colse i segnali di ciò che stava per accadere. Nella notte che precedette quel doloroso giovedì, come ricorda Vilma, suo marito fu svegliato, intorno alle 2.00, dal rumore di un trave del soffitto che, nella camera accanto, si era incrinato e aveva tutta l’aria di voler cadere completamente. Preoccupato anche da quella crepa che,

qualche giorno prima, si era creata lungo il muro e che aveva tenuto sotto controllo nei gironi successivi, costatandone un leggero ma considerevole allargamento, capì che non c’era tempo da perdere e che sarebbe stato meglio mettere tutti in salvo. Destò la moglie dal sonno e senza fare troppi allarmismi, ma accendo appena alla situazione, la pregò di portare i figli dalla madre, che abitava a pochi passi da lì. Avvertì, poi, glia altri inquilini, alcuni dei quali, però, non diedero troppo peso alle sue parole e chiese a Vilma di provvedere a svuotare l’armadio. Ma proprio mentre Vilma era in camera, seduta sul letto intenta a vestirsi frettolosamente, un trave del soffitto le cadde accanto, facendole lanciare un urlo di paura che quasi la para-

di Ermelinda Benedetti

lizzò. Lo spavento fu tanto che non riuscì a mettere più piede nella stanza e, accompagnata fuori dall’appartamento, furono i vicini, corsi in aiuto, a provvedere allo svuotamento della casa. Molta della mobilia fu appoggiata nella piccola piazza lì accanto, altra trovò posto negli spazi vuoti delle abitazioni di chi popolava il centro storico. Nel frattempo Angelo corse ad avvisare il sindaco, Torquato Carosi, di quanto stava accadendo, il quale, giunto sul posto, decise di avvertire i pompieri e il Genio civile, perché venissero presi i dovuti provvedimenti, dato che ormai non si poteva fare che assistere al triste spettacolo, nulla avrebbe potuto evitare il crollo. continua sul prossimo numero


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La storia dell’aeroporto di Viterbo Dal 1936 ad oggi Come tutti sappiamo, l’anno in corso è stato quello decisivo per definire il futuro aeroporto civile di Viterbo. Se ne parla moltissimo sui giornali ed anche in di Arnaldo Ricci varie conferenze a livello politico e non. Sono convinto che la realizzazione di quanto sopra detto, porterà per la nostra provincia interessanti opportunità di sviluppo economico a tutti i livelli. Il mio parere (ripeto, soltanto il mio parere) è che, leggendo i vari articoli scritti sull’argomento, si ha l’impressione che si debba costruire un aeroporto di sana pianta, ovvero, sembra che l’aeroporto a Viterbo non sia mai esistito!L’aeroporto, a Viterbo, invece, esiste ed è operativo fin dal 1937! Ho scritto, pertanto, l’articolo che segue per conoscerne la storia. La struttura aeroportuale esistente è operativa soltanto dal punto di vista militare e viene definita dall’ICAO (International Civil Aeronautical Organization) military airport. Attualmente gli aeroporti ( di tutto il mondo ) possono essere distinti in tre categorie: militari, civili, ibridi. Per esempio, l’aeroporto di Fiumicino è civile, come Milano Linate; quello di Viterbo è militare come Grosseto, Grazzanise o Guidonia; quello di Ciampino è invece ibrido, opera sia come militare che civile. Nel 1936 quando si decise di costruire un nuovo aeroporto a Viterbo, le distinzioni da me sovra citate non avevano possibilità di esistere, perché semplicemente non esisteva l’aviazione civile! In Italia, come nella maggior parte degli

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stati del mondo, l’aviazione civile, iniziò a svilupparsi solo dopo la seconda guerra mondiale; questo significa che tutti gli aeroporti costruiti prima del 1945 erano adibiti esclusivamente ai voli militari; L’aeroporto di Viterbo è rimasto fino ai giorni nostri una struttura militare. Nel 1935, quando fu deciso di costruire un nuovo aeroporto nel Lazio, la scelta cadde su Viterbo per tre motivi: l’ottima posizione geografica centrale, la morfologia del territorio, i collegamenti ferroviari allora esistenti ( Viterbo era già collegato via ferro con Orte e di conseguenza anche con Civitavecchia, tramite la ferrovia costruita (come la Roma Nord) dall’Ing Besenzanica nel 1933). Sembra assurdo, ma Viterbo e provincia, erano meglio collegate alla rete ferroviaria italiana nel 1935 che attualmente! I lavori di costruzione iniziarono nell’ottobre del 1936; essi furono affidati dopo regolare gara, alla ditta fratelli Vaselli che completò l’opera esattamente in un anno; furono assunte 360 persone fra operai e maestranze; nell’ottobre 1937 l’aeroporto era pronto e funzionalmente operativo! In un intervista rilasciata dal Ten. Col. Vezzini ( grande esperto di strutture aeroportuali di allora ) nel 1938, per un noto quotidiano; alla domanda “perché è stato scelto Viterbo, rispose: “ la bellissima posizione geografica al centro del territorio nazionale, dalla quale con lo stesso tempo di volo si possono raggiungere tutte le regioni situate sia a nord che a sud, come pure le isole, per il clima e le condizioni meteorologiche che permettono di effettuare qualsiasi operazione aerea nell’arco medio di 350/355 giorni dell’anno”. Dopo qualche anno scoppiò la guerra e l’aeroporto che aveva come sede il IX stormo, fu utilizzato intensamente come base, dalla quale partivano gli S79 ( il gobbo maledetto come lo chiamavano gli inglesi) che bombardavano Malta, nonché

altri bombardieri per altre missioni. Subito alla fine del secondo conflitto mondiale, la struttura venne intitolata con solenne cerimonia al Ten. Pilota Tommaso Fabbri, medaglia di Bronzo al valor militare, caduto in A.O.I. a causa di un incidente di volo; attualmente conserva ancora quel nome. Dopo la guerra l’aeroporto fu sede del C.I.R.A.M. (centro istruzione reclute Aeronautica Militare) ; nel 1953 e fino al 1958 ospitò la scuola allievi automobilisti A.M.; dal 1958 al 2003 ospitò la scuola della VAM (Vigilanza Aeronautica Militare); dal 2004 ed attualmente è sede della scuola Marescialli A.M. All’interno dell’aeroporto operano attualmente anche importanti reparti dell’aviazione leggera dell’Esercito nonché l’Aeroclub dove si svolgono corsi per addestramento piloti, compresi quelli per piloti di linea. In questo momento, dove sembra che sia stato tutto deciso per trasformare l’aeroporto militare in civile, credo che un po’ di storia sia bene conoscerla e personalmente auspico che diventi un aeroporto ibrido, come Ciampino.


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L‘angolo Bon Ton

Signore e Signori: Il Galateo

di Letizia Chilelli

Come avrete notato, da questo numero la mia rubrica ha un nuovo titolo. Proprio così, cominceremo infatti un viaggio attraverso tutto ciò che gira intorno al Galateo, o meglio a quella che ormai tutti chiamano

l’arte del ricevere. Questo non significa che abbandonerò il discorso sui vini o che vi annoierò con regole ed etichette, ma credevo, visto che parlo spesso di bere e mangiare, di fare cosa gradita a voi, occupandomi di tutte quelle norme che aggiungono valore ad una bella serata passata tra amici o a cene molto più formali. Come fare un invito Qui, la regola a cui non ci si può assolutamente sottrarre è la chiarezza: specificate esattamente data, ora e genere di un invito, ad esempio una cena fredda, una cena in piedi, una riunione, un aperitivo… Se avete un rapporto di confidenza con chi dovrà ricevere il vostro invito, basterà una semplice telefonata o un invito a voce, mentre in caso contrario dovrete ricorrere all’invito scritto, che ricordo dovrà essere spedito almeno quindici giorni prima della data prevista per la cena; il biglietto potrà essere scritto a mano, con grafia elegante e chiara, specificando in basso a destra il

numero di telefono e l’indirizzo, e se fosse di rigore per qualche cerimonia particolare, verrà scritta in basso a sinistra, la frase di rito: “è gradito l’abito scuro”. Sempre in basso a sinistra del biglietto si scriverà la sigla p.c. (pregasi confermare), indicherà che la conferma è gradita. In questo caso, le persone invitate, si premureranno di comunicare per tempo la propria partecipazione o meno al vostro invito. Chi invitare Questa è una fase molto importante per la padrona di casa; infatti, la buona riuscita di un pranzo o di una cena, dipende dall’omogeneità degli invitati. Non è indicato invitare contemporaneamente persone tra le quali c’è (per un qualche motivo) incompatibilità. Per il numero delle persone da invitare eccovi qualche consiglio: - tavolo per sei: questo è un tavolo per persone che si conoscono bene, tra le quali c’è accordo e intimità: infatti la conversazione è immediata e confidenziale; - tavolo per otto: questo è il numero ottimale, l’atmosfera verrà animata al punto giusto e la serata sarà allegra e viva; - tavolo per dieci: tavolo dispersivo, il rischio in cui si incorre è che si creeranno dei “gruppi” chiusi che non si amalgameranno; - tavolo per dodici: in questo caso il clima è piuttosto formale, a meno che non ci si

trova di fronte ad una serata “rustica”, che avrà in questo caso un atmosfera più semplice, rilassata e allegra. Come riceveremo gli ospiti Il miglior benvenuto per gli ospiti, sarà sicuramente il sorriso della padrona di casa. Sarà infatti lei ad accogliere gli invitati e ad introdurli in soggiorno, e sarà sempre lei a fare le presentazioni: ricordo che l’uomo viene presentato alla donna, e alla persona più anziana verrà presentata la persona più giovane. Prima del pranzo o della cena saranno graditi aperitivi e stuzzichini (non in quantità esagerata), si potrà così far passare agli ospiti il tempo in allegria e chiacchiere nell’attesa dell’arrivo degli altri invitati. (Bibliografia “La mia Cucina”)

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I “GESTI BIANC Il signor Domenico faticò un po’ ma alla fine vinse lui. Sua moglie Cesira non voleva sentirne di tagliare i due abeti secolari ed i sei ulivi del giardino di fronte alla loro villa di campagna. Così, dopo vari tira e molla, si costruì un campo da tennis in terra battuta. Per il buon esito del progetto fu determinante lo charme giovanile delle ragazze tenniste ritratte in queste fotografie. La notizia non sarebbe tale se si omettesse d’indicare la data degli scatti, il 1928, ed il luogo dove vennero effettuati: si, siamo proprio a Civita Castellana, precisamente all’interno di villa Petti - o Di Battista - su via Roma. I nove ragazzi immortalati, sei donne e tre uomini, rappresentano i pionieri del tennis civitonico, e, probabilmente, della provincia di Viterbo. E questa è una notizia. Perché i più, compreso chi scrive, hanno sempre pensato al campo di don Checchino, dietro la chiesa parrocchiale di S. Benedetto, come al primo impianto tennistico di Civita Castellana. “Fu mio padre Fabio, che compare nelle fotografie con mia madre Maria Teresa e con i loro amici, che ebbe l’idea di costruire quel campo da tennis nel 1926. Lo convinsero i due carissimi amici l’avvocato Valerio Flamini, che abitava lì vicino, ed Antonio Steyr, imprenditore civitonico figlio di Antonia Tarquini”. A fornire le inedite notizie ed i documenti sono l’avvocato Vittorio Di Battista e la dottoressa Giada Steyr che conservano amorevolmente le memorie familiari. Per chi ha a cuore la storia della nostra città è la conferma, questa, che le scoperte non terminano mai, come le ricerche. “Il gruppetto di amici giocava a tennis nei giorni festivi tra la primavera e l’autunno. Alla primavera del 1928 risalgono le fotografie che vengono riportate in questo articolo. Mio padre non mi raccontò mai di tornei veri e propri, ma solo di partite, soprattutto di doppio, talvolta anche misto. Tra ragazzi ventenni fu un modo per conoscersi meglio.” Aggiunge con sorriso ironico Vittorio. Ma chi sono le ragazze fascinose ed eleganti che compaiono in queste foto? Ci soccorre ancora Vittorio: “Oltre ai miei genitori Fabio e Maria Teresa Scopetti, sono riconoscibili Alfonsina Sacchi, Vanda Di Battista, Rosina Scopetti, Valerio Flamini, Antonio Steyr con la sua futura moglie Bianca Maria Bellini insegnante elementare a Civita nel 1927-28, infine un giovanissimo Ivo Scopetti. Voglio ricordare

anche il custode del campo, che non appare in foto, il signor Pietro Alleghini”. Tutte persone della buona borghesia civitonica di quel tempo, i cui discendenti, ancora oggi, occupano posizioni di prestigio e responsabilità. Ma, al di là di questo, gli scatti risaltano soprattutto la serenità dello sguardo di tutti i ragazzi, in uno col fascino del loro abbigliamento. Rigorosamente bianco, nei pantaloni lunghi “a tubo” degli uomini e nelle caste gonne plissettate delle donne, nell’eleganza esibita con fiocchi e collane girocollo. Nostalgia per quei tempi? Forse sì forse no. Per lo stile certamente sì. Lo stile, una parola con un significato che oggi andrebbe rispolverato. Ottant’anni fa Civita Castellana era già una cittadina industriale con imprenditori di spessore e operai di grande professionalità. Si ricordano le ceramiche Marcantoni, Sbordoni, Coletta, Vincenti, FACI, Coramusi, FIAM L’agricoltura e l’allevamento sono ancora due settori molto sviluppati che assorbono manodopera. I fondi coltivati appartengono per lo più a poche famiglie quali Feroldi de Rosa, Trocchi, Montanari, Morelli, Basili, Riccioni. Artigiani, commercianti e professionisti rendono vitale la società dell’epoca. Civita è sede diocesana da più di un millennio, ed il seminario vescovile, sulla piazza principale, ne promuove le vocazioni. L’ospedale mandamentale S. Giovanni Decollato Andosilla diretto dal noto ed amato prof. Vincenzo Ferretti è un punto di riferimento sicuro per la salute dei cittadini. Le vie di comunicazione sono, all’incirca, quelle di sempre se si eccettua la Ferrovia Roma – Nord che collega Civita a Roma, e, di lì a poco, anche a Viterbo. La stessa provincia viterbese, all’epoca di queste foto, ha compiuto il primo anno di vita. L’ex capitale dei Falisci vive un periodo di forte crescita demografica ed economica anche se la depressione mondiale dell’anno successivo ne rallenterà il cam-

Antonio Steyr mino. Le foto pubblicate documentano una generazione certamente sana e di grande vitalità, alle prese con uno sport che Gianni Clerici definì “dei gesti bianchi” per via dell’abbigliamento e della bellezza gestuale. Per pura curiosità, bisognerà anche ricordare che il progenitore del tennis, all’inizio del Seicento, fece un’illustre vittima: il Caravaggio. In un’accesa disputa di gioco – ma certamente anche per cause diverse – egli pugnalò a morte tale Ranuccio Tommasoni di Terni e da lì iniziò una lunga fuga che finì tragicamente sulle spiagge di Porto Ercole. Altri tempi. Il tennis mondiale di fine anni Venti del secolo scorso è dominato, al femminile dalla mitica Suzanne Lenglen, capace di perdere un solo incontro (per ritiro!) in tutta la sua carriera. Tra i maschi è al tramonto il campione americano Bill Tilden e stanno nascendo gli astri dell’inglese Fred


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CHI” CIVITONICI di Ettore Racioppa

Da dx: Fabio Di Battista, Maria Teresa Scopetti, Bianca Maria Bellini, la sorella, Alfonsina Sacchi, Vanda Di Battista, Avv. Valerio Flamini, Rosina Scopetti e il piccolo Ivo Scopetti Perry e dei quattro “moschettieri” di Francia: Henri Lacoste, Jean Borotra, Henri Cochet e Totò Brugnon.

In Italia il tennis maschile è dominato dal barone Hubert de Morpurgo, di origine asburgica, e da Giorgio de Stefani, il primo

Di spalle Antonio Steyr e Bianca Maria Bellini contro Fabio di Battista e Maria Teresa Scopetti (doppio misto tra fidanzati)

giocatore al mondo ambidestro. Giocava solo di dritto cambiando mano! Il primo circolo italiano di tennis moderno fu costruito da gentiluomini inglesi a Bordighera. Correva l’anno 1878. Nobili e aristocratici di fine Ottocento e inizio Novecento favorirono la diffusione di questo sport dalle origini antiche. Le foto dimostrano che anche Civita Castellana contribuì al suo successo. Con un campo in terra battuta ricoperto di pozzolana, le righe tracciate con polvere di gesso, una rete appesa ad un filo d’acciaio e tanto tanto entusiasmo dei nostri giovani progenitori con le loro romantiche racchette in legno con corde di budello. Sotto lo sguardo vigile del Soratte e del mastio Borgiano nel periodo 1926-1938. Poco più di vent’anni e l’indimenticato don Checchino farà costruire un circolo di tennis aperto a tutti. Che ancora oggi sopravvive.


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A seguito delle notizie allarmanti rispetto l’acqua del lago di Vico che fluisce nelle case dei cittadini di Ronciglione e Caprarola, presso la sede di AK in Ronciglione, si sono riunite varie associazioni ambientaliste e dei consumatori tra le quali ADUC, CONTRIBUENTI.IT, AICS e la stessa ACCADEMIA KRONOS.In attesa dei risultati delle analisi delle acque effettuate dai laboratori incaricati, le stesse hanno deciso d’intraprendere un percorso comune coinvolgente le cittadinanze e il mondo della scuola. A tale scopo informeranno continuamente i cittadini dello stato della salute delle acque del lago di Vico, attraverso comunicati stampa e manifesti. In particolare è stato creato un blog apposito– http://cheacquabeviamo.blogspot.com - per la discussione e la raccolta delle proposte. Si è deciso altresì di acquistare dei KIT didattici per le analisi chimico-fisico delle acque e dei terreni, al fine di sensibilizzare i giovani e tutti i cittadini. Tutto ciò per comprendere la reale dimensione del problema e proporre eventuali soluzioni alle autorità interessate. ADUC – CONTRIBUENTI.IT – AICS – ACCADEMIA KRONOS. Raimondo Chiricozzi

Allarme inquinamento


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I ritratti di Serena Percossi di Ermelinda Benedetti

Serena Percossi è una delle testimonianze di come spesso la vita prenda un percorso diverso da quello che ci immaginiamo, più consono alle nostre inclinazioni. Serena, 33 anni, di Civita Castellana, è attualmente proprietaria di un negozio di fiori, ma se potesse scegliere, molto probabilmente abbandonerebbe tutto per dedicarsi alla sua vera grande passione: la pittura, o meglio il disegno a matita.

Benedetta e Valerio

Mario Bove e la nipotina Francesca

Serena dimostra questa propensione già dalle scuole medie, al termine delle quali avrebbe volentieri intrapreso una scuola superiore che la istradasse in quella direzione, ma nessuno sembra assecondarla, consigliandole, invece, una scuola che le avesse dato una preparazione professionale, in vista di un lavoro sicuro. Frequenta, dunque, l’Istituto Tecnico Com-merciale di Civita Castellana, nell’attesa di un posto come ragioniera, magari in una delle tante fabbriche locali. Trovare un’occupazione, però, non è affatto semplice e tutte le aspettative di Serena rimangono deluse: non riesce a trovare lavoro in quel settore né ha più coltivato la sua passione. Non le resta che fare la fiorista, cercando di estrinsecare al meglio la sua fantasia e la sua creatività. Serena, tuttavia, non è soddisfatDaniela Gioacchini, la mamma di Serena ta e cade in depressione, una

bruttissima malattia che paradossalmente le ha permesso di riscoprire ciò che più le piace. “Il disegno è stato terapeutico perché mi ha aiutata a combattere la depressione. Quando di-segno mi sento leggera”. Ama molto riprodurre immagini fotografiche, che ab-biano per lo più come soggetto persone: “Cerco di cogliere ciò che va al di là della foto, soprattutto attraverso gli occhi”, come si può ben vedere. Ha iniziato quasi per gioco, appendendo qualche schizzo da lei realizzato nel suo negozio ed ora si ritrova a dover soddisfare richieste di amici e conoscenti che le commissionano lavori. Tra i primi ritratti da lei eseguiti, quello del signor Mario Terra, Ufficiale dell’Esercito in pensione, che ha incorniciato il suo disegno e lo mostra a tutti orgoglioso, come orgoglioso mi ha voluto presentare la giovane amica. Certo a Serena non dispiacerebbe affatto poter conciliare utile e dilettevole, trasformando la sua passione in un vero e proprio lavoro.


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i g g a s s e M

Tanti auguri di Buon Compleanno a zio Luciano che il 14 Dicembre compie gli anni, con tanto amore il tuo nipotino Lorenzo.

Tanti auguri al nostro piccolo Lorenzo Rufini che il 9 Dicembre compie 1 anno! Con amore mamma Simona e papà Loris.

Campo de’ fiori La redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri

Tanti auguri al mio papà Loris che il 9 Gennaio compie 31 anni, con amore Lorenzo.

Tanti auguri a Flavia Giove che il 20 Novembre compie 1 anno, da mamma, papà, i nonni e gli zii.

Tanti auguri a Anna Giovanetti (Nannina) che il 14 dicembre compie 96 anni, dai figli Angelo e Maria, dai nipoti Francesca, Alessandra, Vincenzo e Anna Maria e dai pronipoti Cristina, Giulia, Jacopo e Lucrezia.

Tanti auguri a Massimo Perazzoni che il 21 Novembre compie gli anni, dalla mamma, dai figli e dalla suocera.

Tantissimi auguri alla piccola Valentina Paggi che il 28 Novembre compie 2 anni, da mamma Natascia, papà Andrea, i nonni e gli zii. Ti vogliamo tanto bene!

Il 30 novembre la nostra Giulia spegnerà la sua terza candelina!! Buon compleanno tesoro da nonna ‘ Etta, papà, mamma, zii, nonni e bisnonni!!!

Tanti auguri di buon compleanno a Marcella Cancelli che compie gli anni il 29 Novembre dal marito, i figli e tutti i parenti che gli vogliono bene.


Campo de’ fiori Auguri a Stefano Bracalenti che il 21 Novembre compie 18 anni. Sembravano talmente lontani e invece sono arrivati anche per te i tanto attesi 18 anni. Tanti auguri per una vita piana di gioie e felicità, da mamma, papà, la sorellina Beatrice, i nonni, le zie, gli zii e dai cugini. Ti vogliamo tutti un mondo di bene.

49 Tanti auguri a Federico che il 15 Novembre compie gli anni, ricordati che ti vogliamo tanto bene, dai genitori Francesco e Preziosa, dai nonni, dagli zii, dalla cugina e dal fratello Daniele.

A Rosella Il 23 Dicembre è un anno che siamo insieme. Grazie per tutti i bei momenti che abbiamo trascorso e che trascorreremo ancora insieme. Samuele. Tanti tanti auguri a Gabriella Cimarra che l’11 Novembre ha compiuto i suoi 30+30 anni, dalle cugine Emilia e Marcellina.

Tantissimi auguri a Antonio Pilloni e Maria Teresa Casali che il 23 Novembre festeggiano i loro splendidi 50 anni di matrimonio.

Auguri alla classe 1948 di Civita Castellana che festeggia 60 anni!!!


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Fa gli auguri più dolci e più belli il piccolo Niki alla sorellina Linda Bruno per il suo compleanno, compresi gli auguri da parte di Luna, Red e Buc. E be!!!

La mamma, il papà e la sorellina Sofia fanno tanti auguri alla piccola Rebecca che il 1° Dicembre compirà il suo 1° anno di vita. Ti vogliamo tutti tanto, tanto bene.

Tanti auguri a Carosi Elisa che il 15 Novembre ha compiuto 6 anni e a Chiara Carosi che il 21 Dicembre compie 1 anno dai genitori, dai nonni e dagli zii.

Tanti auguri a Enza che il 16 Novembre ha compiuto gli anni, auguri dal marito Angelo, dal figlio Antonio e dalla redazione di Campo de’ fiori.

Da Fabrica di Roma, arriva un trenino carico d’auguri alla nostra adorata principessa Linda per il suo compleanno da parte di zio Giovanni e zia Teresa. Si associano mamma Anna, papà Antonio, il fratellino Niki, nonna Maria e zio Cosimo.

Tanti auguri di Buon Compleanno a Matteo Padano per i suoi 2 anni che compie il 30 Novembre, dai nonni Anna, Alessandro, Angela e Giovanni.

Tanti auguri di Buon Compleanno ad Ilaria e Federica di Corchiano che il 28 Novembre compiono gli anni, dalla mamma Maria Pia e dai piccoli Luca e Giulia


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La rubrica

dei perchè?

Perchè si dice cucinare a “bagnomaria”? Si dice “bagnomaria” il sistema che prevede l’uso di due recipienti, di cui uno appoggiato sul fuoco, contenente acqua e l’altro, posto nel primo, contenente il cibo da cuocere; permette una cottura lenta di dolci al cucchiaio o pietanze delicate la cui riuscita non tollera l’esposizione diretta del

calore. Si tratta di una procedura impiegata anche in laboratori di chimica, ed è proprio in un antico laboratorio che nacque nel primo secolo d.C. per mano di una donna da cui la tecnica prende il nome: Maria Giudea.

Modi di dire Questione di lana caprina Le pecore hanno la lana, ma le capre hanno il pelo o la lana? Può essere una questione importante! Quando si vuol criticare qualcuno che sottilizza, arzigogola su argomenti futilissimi, si dice che perde tempo intorno a questioni di lana caprina.


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Sono già circa 45 giorni che sono da solo in compagnia di 2 gatti nel giardino della casa della mia padroncina, che dopo 2 mesi di sofferenza in clinica è volata in cielo. Sono solo, ma ancora a casa mia, con le mie cose… Non mandatemi in canile, ne morirei! Cerco una famiglia alla quale dare tutto il mio affetto canino: nonostante la mia taglia media sono molto coccolone, abituato ai gatti e ai bambini. Avrò 4 anni a febbraio prossimo… Mi trovo a Campagnano di Roma, ma portami dove vuoi. Chiamate ANDREA al 339/5241710 oppure ANGELA 338/9383581

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Album d Campo de’ fiori

Civita Castellana 1953 - Bambini all’asilo dalle Suore Francescane - foto del Sig. Marco Bracci

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Fabrica di Roma 1956 processione del Corpus Domini - Altare a Materano

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Fabrica di Roma anni ‘60 Renato Francola e Paolo Marcelli


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dei ricordi Campo de’ fiori

Carbognano anni ‘30 - foto archivio Mario Ruzzi - Celeste, Ernesta ed Ernesto Ceccarelli

Carbognano 1923 Foto archivio Mario Ruzzi Giovani in posa per una foto di gruppo

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Album d Campo de’ fiori

Civitonici al ballo domenicale di Facrica di Roma - 1957 - foto del sig. Guido Nelli. In piedi da sx: Francesco Talia, Vito Bellizzi, Guido Nelli, Arnaldo.In basso da sx: Giuseppe Rosella, Franco Simoni, Betto Nobili.

Campo de’ fiori Sassacci 4° elementare - 1974. In alto da sx: Maestra Rosa Campagna Macino, Luca, Roberto Sebastiani, Mauro, Alessandro Scopetti, Roberto D’Amico, Gentili, Marco Panichelli, Ugo, Marco Cingolani. In piedi da sx: ..., Roberto Anselmi, Anna Laura Conti, Giovanna Tuia, Anna Morelli, Sabrina Angeletti, Carla Di Francesco, Marco Mozzicarelli, Bruno Mariottini. In basso da sx: Chiara Santini, Rita Santini, Giuseppina Masciulo, Rita Colamedici e Anna De Giorgi. Gli alunni in ricordo della maestra Rosa, recentemente scomparsa.


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dei ricordi

Campo de’ fiori Viterbo Stadio Comunale anni ‘60 - la squadra di calcio del Civita Castellana categoria Juniores In piedi da sx: Neno Caporossi (direttore), Stradonico Romani (allenatore), Ivano Alessandrini, Carlo Sansonetti,Gino Chiani, Luigi Romani, Sergio Mutti, Enzo Sacchetti, Antonio Campagna, Renato Fabbri, Adriani Menichelli e Sandro Anzellini (accompagnatori). In basso sa sx: Vasco Tuia, Giorgio Lemme, Angelo Baldoffei, Rodolfo Percossi, Angelo Rossini, Massimo Raponi, Luigi Romani (mascotte).

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Lago di Bracciano - Loc Acquarello Scampagnata - 1952 Da sx: Ranfi Nando, Paolelli Domenico, Lucentini Salvatore, Giovannetti Francesco, Di Famiani Enrico, Fantera Doriano, Catinari Valentino


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Album d

Campo de’ fiori Civitonici in gita a Montecavallo anni ‘70 - foto del sig. Ulisse Frezza In alto da sx: Dina ..., Maria Bravini, Lucia ...,Catia Frezza, Ulisse Frezza, Maurizio Emili, Gianfranco Cingolani. In basso da sx: Daniele D’Antoni, Stefano Emili, Danilo Cingolani, Santina Battaglia.

Campo de’ fiori Squadra vincitrice campionato Juniores 75/76 - In piedi da sx: Nando Carvetti (allenatore), Francesco Mengarelli, Roberto Del Priore, Marco Tontoni, Alfredo Aballe, Mauro Profili, Piero Martani, Alfonso Francocci. In basso da sx: Maurizio Santini, Fabio Belfi, Stefano Todini, Vittorio Micheli, Fabrizio Carvetti.


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dei ricordi Campo de’ fiori

Fabrica di Roma anni ‘60 - A sx: Tonino Pozzo, Sergio Mastrantoni, Armando Tranquilli . A dx: Vittorio Pacelli, Edmondo Tranquilli, Aurelio Tozzi, Mario Anselmi, Nazzareno Proietti, Flavio Mattioli.

Campo de’ fiori Fabrica di Roma - Festa dell’arma 1975 Da sx: Maresciallo Parrettini, Maresciallo Leonardo Caragnano, Maresciallo Ovidio Tranquilli, Maresciallo Nazzareno Proietti, Maresciallo Francesco De Santis, Maresciallo Mario Tirittera


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Campo de’ fiori

Nel cuore

Il 18 aprile di 10 anni fa, Don Pierluigi si ordinava sacerdote a Civita Castellana. A due anni e mezzo dalla sua scomparsa (27 Novembre 2005) lo vogliamo ricordare con semplici parole: “Ci ha lasciati ma il suo ricordo è vivo dentro tutti coloro che hanno avuto il dono di averlo conosciuto. Un uomo dal cuore grande, sacerdote, amico, un riferimento per tanti giovani e famiglie. La sua discrezione e la sua mitezza non si dimenticano, sono un esempio. Lui, così comprensivo ma determinato, è ancora nei nostri pensieri, è presente in una quotidianità frenetica e materialistica ove la dimensione dello spirito, che ci aiuta e ci induce a riflettere, si sta gradualmente perdendo”.

“Ci si salva insieme, si giunge insieme presso Dio, ci si presenta insieme. Non si arriva a Dio uno senza l’altro” (Charlès Peguy) N.C.

La nostra stella … Si fa sera e guardo su in quel cielo blu pieno di tante stelle belle … Sarà un’illusione forse una mia visione ma quella che brilla di più per me sei tu … E insieme a tutte le altre che ti sono vicine rispecchiando nei mari e illuminando la terra fate in modo che ognuno di noi guardi la sua più cara stella… Da zia a Daniele

“Questo mese, nel numero di Campo de’ fiori, c’è un articolo su di me, lasciane qualche copia, così i nipoti la terranno per ricordo!”. Così avrebbe detto papà se ci fosse stato. Ringraziamo molto la redazione di Campo de’ fiori, ed in particolare il signor Alessandro Soli per averlo ricordato. Antonio era proprio così, come lo ha descritto; amico di tutti, senza segreti per nessuno. Pacato e discreto, educato e colto, spirito libero e solare. Ci ha lasciati in punta di piedi è vero, ma ha anche lasciato un solco profondo, pronto per essere seminato da chi, come lui, ha amato ed ama Civita Castellana. Grazie! Giuliana e Maria Turco.

A due anni dalla scomparsa, ricordiamo con infinito affetto il nostro carissimo amico Mauro Anselmi. E’ ancora vivo nei nostri cuori, il suo dolce sguardo e il suo carattere pacato. Sandro e la redazione di Campo de’ fiori

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VENDO Civita Castellana Località San Giovanni Appartamento 130 mq. ca. composto da salone con terrazzo, cucina abitabile, studio, 2 camere, balcone, cantina, panoramico. Località San Giovanni Appartamento 60 mq piano rialzato composto da soggiorno, cucinino, camera, cameretta, bagno, 1 balcone, garage giardino di 20 mq. € 160.000,00 Località Catalano Appartamento di 100 mq arredato cucina con camino, salone, tre camere, due bagni, ripostiglio, garage 22 mq, due ampi balconi. Piazza della Liberazione Rifinitissimo appartamento 155 mq. ca., salone doppio, veranda chiusa con camino, cucina, quattro camere, due bagni ripostigli, tre balconi, terrazzo, garage 40 mq. Trattative in sede.

Fabrica di Roma Località Pian del Trullo Porzione di bifamiliare su 3 livelli, giardino, garage. Da ultimare. € 170.000,00 trattabili Via San Rocco Appartamento 65 mq. ca. salone con camino in peperino, cucina, balcone, 2 camere , bagno. €100.000,00

Via Roma: prestigioso appartamento di 101 mq, al P1°, composto da ingresso, salone grande, 2 camere con parquet, 2 bagni, 2 balconi/veranda. Termo autonomo. Trattative in sede Località Cencianello Terreno agricolo 3.500 mq. ca. € 18.000,00 Località Parco Falisco Tre lotti edificabili di ca. 1000 mq. cadauno. Ottimo investimento Località Gricciano Terreno di 13.000 mq c. con progetto approvato per edificare una bifamiliare. € 100.000,00 Magazzino di 170 mq con annesso ufficio e cella frigorifera, appartamento p.s. di 100 mq. ca., progetto approvato per civile abitazione di 120 mq, terreno di 2.500 mq. Possibilità di vendita frazionata. Ottimo affare. Centro Commerciale Falerii Novi Negozio di 50 mq completo di arredamento per attività di profumeria. Ottimo investimento.

Corchiano Terreno agricolo di 1.500/3.000 mq in prossimità del centro abitato.

Gallese Scalo Capannone industriale di mq 1.750 c. trasformabile in residenziale con terreno di 10.000 mq c. Trattative riservate.

Sutri Località Montebono a 800 mt dal paese, rifinitissima villa singola su 2 piani, di 130 mq cadauno con terreno di 7.700 mq, divisibile in 2 unità indipendenti.

Magliano Sabina

Faleri Novi Porzione di bifamiliare 240 mq su tre livelli. PT: portico, salone, cucina, bagno. P1: 4 camere, bagno. PS: sala hobby, cucina, garage. Lotto 730 mq. Divisibile in due unità.

Vocabolo Colle d’oro Pregiato casale d’epoca con terreno di 1.000 mq. Posizione dominante panoramica Magazzini al piano terra di mq 81/22/35 contigui con piazzale condominiale recintato, con cancello automatico. Possibilità vendita frazionata

Calvi dell’Umbria Contrada Pacifici Terreno panoramico di 10.000 mq. ca. con ulivi e progetto per edificare n. 5 bifamiliari. € 220.000,00

Campagnano di Roma Appartamento piano rialzato di 100 mq. ca. composto da: salone con armadio a muro, cucina abitabile con terrazzo, camera matrimoniale, camera con balcone, bagno, ripostiglio. Autonomo. € 180.000,00

Roma Zona Piazzale degli Eroi Uscita ME.TRO - Locale commerciale 781 mq. Trattative riservate. Via San Pantaleo Campano appartamento 90 mq + balconi 30 mq, posto auto, vasto giardino e piscina condominiali. Ascensore e risc. autonomo.

AFFITTO Civita Castellana Località San Giovanni Appartamento arredato di 100 mq composto da: salone, cucina e tinello, 2 camere, 2 bagni. € 650,00 Corso Bruno Buozzi 3 locali commerciali varie metrature Via della Repubblica bilocale ad uso ufficio € 500,00 Via Carducci Locale commerciale mq 200 ca con servizi e giardino Centro Storico bilocale 120 mq, piano terra composto da: doppia entrata, bagno, antibagno, laboratorio, cantina con canna fumaria.Ottimo anche per ristorazione. € 450,00 In prossimità Ufficio Postale locale commerciale di 160 mq


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