Uscita N 60

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Intervista a Walter Santinelli ‘A Madonna de’ Frati ritorna all’antico splendore Gli Omega La vera storia del gruppo Santuario della Madonna di Uliano. Otto secoli di storia e tanta fede AGENDA Tutti gli appuntamenti più importanti


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SOMMARIO Editoriale: Vota Antonio!!! ........................................3 Curriculum vitae: Francesca Cama.......................................4 Walter Santinelli ..................................5 Collezionismo: Ferri da stiro................. .......................6-7 Suonare Suonare: Mamma, mi compri una chitarra?...........8-9 Occhi di bimbo.....................................11 Roma che se n’è andata: Visita alle sette chiese........................12-13 Cinema News: Hannah Montana....................................14 G.B. Casti, poeta libertino...................15 Ecologia e ambiente: Le tempeste solari .................................16 Come eravamo: Gli esami non finiscono mai.....................17 Piazza di Siena....................................18 Una “Fabrica” di ricordi:

A Madonna de’ frati ..........................20-21 Civita Castellana 4/12/1798..............22 Ceral: La persona e i suoi disturbi ....................23 Le guide di Campo de’ fiori: Tarano ..................................................24 Il compito della filosofia.....................25 Altro che acqua in galleria .................26 Ass. Artistica IVNA: Gustavo Pozzi.........................................28 Albero genealogico ............................29 100 anni sempre verdi: Rosa Tion...............................................30 Il Fumetto: Fortified School.......................................31 La storia del cimitero di Civita Castellana ...........................................32 La rubrica dei perchè..........................33 Le storie di Max: Gli Omega.........................................34-35 Il mondo del Jazz:

La swing era ........................................36 Civita Castellana a fine ‘800...............37 Nel cuore.............................................39 Elena Bonelli........................................40 L’angolo del Bon Ton: I liquori..................................................42 Lette a Napoli......................................43 Il diario dei Girasoli............................44 Madonna di Uliano..............................45 Agenda ......................................46-47-48 Vita cittadina ......................................49 Messaggi....................................50-51-52 I nostri amici ......................................53 Album dei ricordi.........54-55-56-57-58-59 Annunci Gratuiti ............................60-61 Oroscopo..............................................62 Selezione Offerte Immobiliari.......63-64

Foto di copertina di Bruno Sisti

Nel mare tempestoso di Internet, naviga in acque calme


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Vota Antonio!!! Vota Antonio La Trippa!!!! di Sandro Anselmi

Il desiderio di vincere che è stato, per giorni e giorni, l’unico motivo di vita per molti candidati alle elezioni amministrative, ha finalmente liberato le loro menti dai suoi tentacoli! Dopo i caroselli assordanti di musiche e parole, dopo i pranzi e le cene, i concerti rock e le marce in fa, si provvede ora a ripulire la città dalle montagne di cartelloni e manifesti che l’hanno tappezzata in maniera selvaggia. Così le speranze di molti sono state vanificate dalle vittorie degli altri ed alla fine, come in ogni partita, ci sono stati vincitori e vinti. Ho scoperto, però, che tutti e due i candidati delle più forti coalizioni politiche avevano qualcosa che li accomunava, qualcosa che, spero, li abbia fatti veri nelle loro promesse: quell’ angelo che è nella radice dei loro nomi! Io che considero la politica una materia difficile, da studiare con grande rigore ed applicare con grande onestà, auguro al neo eletto sindaco e a tutta la sua giunta di lavorare con grande impegno e massima trasparenza a favore di TUTTI i cittadini, e che possano traghettare, in questo periodo di magra economia, la nostra cittadina in un mare più calmo, sicuro e pescoso. Mi auguro possano realizzare il loro programma elettorale, sentendo sempre la voce del popolo che rappresentano e dare priorità alle cose che risulteranno più urgenti e necessarie. “La fatica è l’alimento degli spiriti generosi”, diceva Seneca, e per superare questo momento particolare, bisognerà lavorare senza prendere riposo, ed arrivare comunque. AD MAIORA.

Totò nel film “Gli onorevoli” di Sergio Corbucci


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CURRICULUM VITAE Francesca Cama

di Sandro Alessi

Non potevamo esimerci dal dedicare questa puntata ad un’ artista completa incontrata allo stadio delle Terme di Caracalla in occasione dello spettacolo dedicato a “Race for the Cure” dove la nostra danzatrice si esibiva ed il sottoscritto era incaricato alla presentazione. Francesca Cama, nasce a Roma il 23/05/1988 e subito viene attratta dal mondo della danza iniziando fin da piccola a frequentare le migliori scuole di danza romane partecipando con piccole apparizioni al programma Rai “Uno Mattina”. Si specializza in Danza Classica, Moderna, Acrobatica e Video Dance presso la Santinelli Dance Academy ed inizia a partecipare a spettacoli di grande spessore tra cui “Notte Mediterranea” e “Napoli prima e dopo” inserendosi nel corpo di ballo. Importante la partecipazione nel 2008 al corpo di ballo di “Vieni avanti cretino” con la regia di Pierfrancesco Pingitore e le coreografie di Claudio Ferraro. Viene chiamata come acrobata a realizzare il nuovo video musicale del cantante americano Hip Hop Coolio nel nuovo video di J-Ax colonna sonora del film “Ti Stramo” con la regia di Pino Insegno. Artista solare ed eclettica, siamo sicuri che la giovane Francesca percorrerà parecchia strada nel mondo dello spettacolo.


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Walter Santinelli

una vita a passi di Valzer, Tango e Latino Americani di Sandro Alessi

La storia del Maestro Walter Santinelli è la storia del ballo a Roma ed in Italia. Due scuole avviatissime nel centro della città dove adesso insegnano soprattutto le figlie Paola e Stefania. Maestro Santinelli, come fu la sua iniziazione al ballo? “Mio padre Antonio e mia madre Enrica Lucia, alla fine della seconda guerra mondiale, misero in piedi una grande struttura per impartire lezioni di ballo ed addirittura inventarono i corsi per corrispondenza per gli amanti dei cosiddetti Balli di Società. Dal 1945 furono riconosciuti come maestri di grande valore partecipando con le loro esibizioni alle più grandi manifestazione di Roma e dintorni.” Infatti il primogenito Walter inizia a muovere i primi passi nel mondo del ballo all’età di dieci anni e, ben presto, anche lui segue le orme dei genitori. Incontra Gina Antonelli che gli sarà partner nella vita e nel lavoro ed insieme diventano professionisti ed esperti di walzer, tango e danze latino-americane. “Insieme partecipammo a numerose competizioni in tutto il mondo e perfino ai Campionati del Mondo per Professionisti di danze latino americane “Royal Albert Hall” nel 1972 in rappresentanza dell’ Italia ai Campionati Europei”. Negli anni ’70 la febbre per il ballo sale, e le loro esibizioni, sempre più numerose, danno il via alle stagioni danzanti presso i più prestigiosi locali romani. E’ in questi anni che nasce la scuola “Santinelli Dance Studio” dove Walter e Gina insegnano ai giovani il campionario di danze di società.

Arriviamo negli anni ’80 e nelle stessa scuola iniziano a seguire i primi corsi di danza Paola e Stefania che seguono le orme dei genitori: esibizioni di danza e ginnastica artistica acrobatica, fino ad insegnare i nuovi stili di danza provenienti da tutto il mondo. Qual è il foto di Domenico Costantini segreto di questo successo famigliare artistico? “Ognuno di noi ha raggiunto il successo attraverso un percorso fatto di duro lavoro, grande tenacia e costanza. Non sempre è stato facile!” In qualità di Presidente FITD quando è arrivato il ballo in Italia? “Possiamo dire che il ballo c’e sempre stato, ma a livello organizzativo vero e proprio, esiste dagli anni 40 con la creazione delle prime associazioni nazionali, mentre in Inghilterra lo troviamo già da oltre cento anni. Dobbiamo quindi ringraziare le iniziative dei maestri di ballo che tanto hanno contribuito alla sua crescita.” Di cosa si occupa la FITD? “La Federazione rilascia diplomi ufficiali dopo esami specializzati, e si occupa di formazione di nuovi maestri in tutta la penisola, mentre per gli allievi vengono organizzati ogni anno campionati italiani e regionali da cui escono veri campioni di ballo. La FITD ha oggi iscritti circa 1.000 maestri professionisti, e 10.000

allievi nel settore promozionale ed amatoriale.” Come vi rapportate con il CONI? “Il nostro rapporto con il Coni avviene attraverso la CSAIN, ente promozionale, in accordo con le regolamentazioni ufficiali. Vorrei ricordare che il ballo fa parte delle discipline sportive attraverso la FIDS che fu fondata da me nel 1971 e si occupa di organizzare le competizioni di tutte le discipline dilettantistiche.” Che differenza esiste tra il professionale ed il dilettantistico ? “Possiamo affermare che il professionista è il maestro di ballo, che noi chiamiamo tecnico federale, mentre i dilettanti sono gli allievi che seguono l’iter formativo.” Cosa c’è di nuovo nell’aria? “Per quanto riguarda la nostra Federazione, siamo i primi in Italia che, a fianco del diploma classico, rilasciamo anche attestati di attività fisico-motoria di base, rivolta ai maestri FITD insieme a nozioni di pronto soccorso. Aggiungeremo anche una scuola di salute e l’ opportunità di avere un questionario per ogni allievo, opportuno a segnalare quella che deve essere l’alimentazione giusta. Insomma, per noi il Maestro del futuro non dovrà essere quello capace di insegnare solamente i passi di ballo, ma si dovrà occupare di tante cose contingenti il ballo.” Ringraziamo il Maestro Walter Santinelli che ci insegna subito alcuni passi di salsa….


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FERRI DA STIRO

La storia del ferro da stiro è, al pari di tante altre, la storia della civiltà : nasce infatti dalla necessità di vincere la resistenza delle fibre con cui erano tessuti i vestiti dell’uomo, vestiti che, dopo la lavatura in acqua e l’esposizione al sole, di Alfonso Tozzi assumevano forme impresentabili spesso da renderli non corrispondenti alla funzione per la quale erano stati preparati. Gli artigiani dell’epoca si arrovellarono parecchio per trovare degli strumenti adatti allo scopo, ma senza risultati concreti, fino a quando non si scoprì che il calore, trasmesso da un corpo pesante, agiva in modo determinante sul tessuto inumidito; nacquero così nel Medioevo i primi ferri da stiro veri e propri dai più elementari, costituiti da un pezzo di ferro appiattito e manico ricurvo, ai più elaborati a pietra infuocata, a carbone, ad acqua, ad alcool; nacquero altresì ferri dalle fogge più disparate : quadrati, rotondi, a forma di scatolone con manico intarsiato, ecc. tutti opera di piccoli ed oscuri artigiani i quali, molto spesso, unendo l’estro all’inventiva personale, riuscivano a modellare la materia realizzando delle vere e proprie opere d’arte dalle forme belle ed irripetibili, oggi oggetto di ricerca e di “culto”. Alcuni di questi esemplari sono anche diventati parte integrante di arredamento, mentre altri troneggiano in collezioni importanti o in musei. I precursori dei ferri da stiro si ebbero nell’antica Cina dove venivano usate delle scodelline di metallo da riempire con carbonella accesa. Generalmente tali scodelline avevano artistiche incisioni e manici d’avorio. Nell’antica Roma invece i patrizi e gli alti magistrati, non conoscendo l’invenzione della scodellina cinese, si facevano stirare le toghe mediante una pietra levigata di forma ovoidale che veniva arroventata con le fiamme e quindi usata con apposita presina di stoffa imbottita per non scottarsi le mani. I primi ferri da stiro veri e propri apparvero nel Medio Evo in forma semplice : il ferro con base liscia e manico grezzo veniva riscaldato sul fuoco e quindi utilizzato. Nel Settecento si ebbero ferri da stiro ric-

camente incisi e più elaborati : per farli riscaldare bisognava inserire all’interno un pezzo di ferro acciaioso arroventato (o pietra infuocata) che sprigionavano un calore costante per almeno 15-18 minuti consecutivi. Ma l’estro degli inventori di allora, non soddisfatti di questa realizzazione, si sviluppò ancora di più nell’Ottocento facendo apparire sul mercato nuovi ferri da stiro con forme insolite e con piccoli fori per circolare l’aria. Tali ferri vennero subito chiamati dal popolo le “vaporiere”. Al posto del ferro arroventato o della pietra infuocata veniva inserita la carbonella, proprio come facevano i cinesi molti secoli prima, in modo da prolungare il calore per almeno 50-60 minuti. Altri ferri da stiro, muniti con un apposito serbatoio collocato sul retro, da riempire con alcool o benzina, facevano sprigionare una trentina di fiammelle che arroventavano il ferro mantenendolo ad un calore costante. Negli anni ’30 di questo secolo venne ideato in Germania un ferro da stiro alquanto originale ma complicato : per scaldarlo bisognava girare la pancia in su e infilare quindi nel manico (rosso) un combustibile solido a forma di tavoletta (il “meta”) che sprigionava un calore a tutto il ferro. L’invenzione, senz’altro diversa dalle precedenti, non ebbe però successo e fallì miseramente nel giro di qualche anno. Nel corso degli anni Il rivoluzionario procedimento a caldo passò attraverso fasi sempre più perfezionate: dal ferro da stiro “pieno” a quello “a braci”, a quello “a lingotto”. Il primo è il più antico e comporta di essere riscaldato direttamente sul fuoco; il tipo “a braci” supera l’inconveniente del primo, ma presenta il rischio che le braci, poste all’interno, fuoriescano dalle aperture laterali; il ferro “a lingotto” nasce per ultimo, ed essendo costituito da un contenitore chiuso, risolve anche l’inconveniente creato dalle braci, fu quindi il tipo maggiormente usato. Nell’Ottocento i ferri da stiro vengono prodotti per lo più su scala industriale e principalmente in ghisa, diversificandosi in numerosi modelli che, a grandi linee, ricalcano le forme e le modalità di funzionamento dei tre tipi principali. Nel corso della sua storia sono stati fabbricati tantissimi ferri da stiro, molti dei quali però, almeno per noi italiani, sono andati a finire nelle “raccolte del ferro”,

operate durante gli anni 40 dal regime fascista e trasformati in attrezzi bellici, altri sono stati conservati nelle famiglie per il loro valore “affettivo” ed estetico. In Italia la raccolta dei ferri da stiro annovera numerosi cultori, punto di riferimento per tutti gli “aficionados” del settore, in campo europeo, è il “CLUB DES AMIS DES FERS A REPASSER ANCIENNES” con sede a Roubaix (Francia), ma i collezionisti possono trovare pezzi interessanti con la modica spesa di 10-20 euro in tutti i mercatini di antiquariato o partecipando alle aste periodicamente indette in cui è possibile aggiudicarsi qualche esemplare particolare anche con 50-100 euro. Fra i collezionisti italiani più grandi mi limito a segnalare: Giampaolo Piccioni – Passo di Trenta (MC); Enrico Del Pizzo – Lama dei Peligni (CH); Carla Boromei – Firenze; Romano Ghirelli – Casina – (RE); -Annalberta Freschi – Milano e Silvio Del Mestre – Sedagliano (UD), tutti con raccolte numerose di sommo interesse.


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di Carlo Cattani

Mamma mi compri una chitarra ? Bruno Rubino ci racconta la sua F I A BA (parte4)

Carlo :…..Bruno …mentre provi pure questo infuso di fiori di biancospino, coni di luppolo, e infiorescenze di tiglio, perché non mi parli degli studi sullo strumento e di qualche aneddoto a riguardo ? Bruno:Slurp…slurp….buona ‘sta roba ….dai,.versa ancora !…….Beh , sono un irriducibile autodidatta ma questo non mi ha impedito di chiedere consigli ai musicisti più preparati di me o che in qualche modo abbia ritenuto interessanti. L’unico aneddoto che mi viene in mente, è quello che mi ha dato la conferma del fatto che bisogna dare il giusto peso alle critiche altrui….mi spiego …. un musicista, che suonava tutt’altro genere con un’altra band, mi disse <tutti parlano di te e dei Fiaba ma, secondo me, non vali la metà del batterista degli Arabesque. >…a parte la critica non richiesta, ciò mi fece riflettere molto …… (nda: come abbiamo appreso poco sopra ,il batterista degli Arabesque era sempre Bruno …) Carlo:Quante ore passi allo strumento per “mantenere la forma “? Bruno:AAAArrrgh! Non tocco mai la batteria, tranne quando suoniamo…prometto che rimedierò…. da ragazzino entravo da solo in sala prove : fuori era giorno e quando uscivo era buio…altri tempi ! Carlo:come ci si prepara per un concerto ? Bruno:dopo i primi , almeno vale per me, si impara a mangiare bene ….quando hai appreso prima a non emozionarti tanto da farti chiudere lo stomaco, ti rilassi e fai un quarto d’ora almeno di riscaldamento, se puoi con il tuo strumento. Io, per i concerti fatti nelle piazze, mi sono spesso trovato ad allenarmi con le bacchette sullo sterzo della macchina ! Carlo:ci sono stati incontri “artistici” di rilievo per la tua formazione ? Bruno:devo dire che sotto questo punto di vista, vivere in un’isola è assai penalizzante….. non ho avuto modo di approfondire personalmente conoscenze con artisti interessanti famosi….. ho incontrato sconosciuti i cui nomi non direbbero molto ai più, ma che sicuramente non hanno nien-

te da invidiare ai più conosciuti. La mia delusione è che le poche volte che ho incontrato personaggi famosi, con i quali si sarebbe potuto allacciare un bel rapporto e realizzare collaborazioni, questi non hanno dimostrato l’umiltà necessaria affinchè ciò avvenisse. Carlo:parlami di come ti sei ritrovato a comporre e quale è stata la tua prima “costruzione musicale” Bruno:ho semplicemente scritto ciò che mi sarebbe piaciuto ascoltare. Non ricordo quale sia stata la mia prima composizione e a quale età l’abbia scritta….. una delle mie prime canzoni in Italiano penso sia stata “Viene l’angelo”, a 17 anni…credo…(nda: brano confluito nell’album di esordio dei Fiaba “XII L’APPICCATO” del 1994 ) Carlo: parliamo dello strumento :quante

Bruno Rubino & Giuseppe Brancato Radio Rock Roma 10-11-2005

batterie sono passate sotto le tue mani ? Cita marche,fornisci qualche giudizio e ,naturalmente, parliamo della tua “Drumtree”…la “batteria-albero” :come l’hai realizzata e di cosa si compone ? Bruno: ho suonato e registrato un po’ con tutto: Yamaha, Premier, Tama, Remo; ho anche avuto la TD20 della Roland….. con questa e un set di piatti veri abbiamo potuto aprire con i Fiaba la data di Fish

(nda : il mai dimenticato ex cantante dei Marrillion, fuoriuscito nel 1988 dopo 4 album ) in Italia a S.Giuliano del Sannio in Molise nell’agosto del 2004; l’ho usata anche per registrare il singolo dei Fiaba “Il Lustrastelle” (2006) ; in passato ho utilizzato pads con convertitore midi e una batteria elettronica come centralina…… non avevamo grossi budget e per realizzare il primo album dei Fiaba nel 1994 , avevamo solo un otto tracce a cassette….. non avremmo mai potuto fare un lavoro del genere con una batteria acustica. Sono i suoni vintage che abbiamo usato in ”XII L’Appiccato” , nel brano “I Sogni di Marzia” e che abbiamo recuperato per registrare “Il Bambino coi Sonagli” (2007) , singolo e seguito narrativo del precedente “I Sogni di Marzia” . Ogni strumento ha la sua dignità, poi è un fatto di mezzi economici e gusto. Il rack della mia batteria è autocostruito. Vidi quella dei Queensryche con le catene saldate e mi dispiacque non aver avuto la stessa idea prima, era proprio l’epoca de “I Sogni di Marzia” e avevo usato la mia camera da letto come scenografia per la copertina con tanto di rami e terra, quando steso sul letto a pensare tutto


Campo de’ fiori questo, vidi un rovo che pendeva da sopra il tetto…. così mi venne l’idea dei rami come supporti. I rack per le elettroacustiche costavano parecchio e pensai di costruirmene uno da solo ma allora ritornai a suonare l’acustica e tenendo quell’idea realizzai la mia attuale batteria in ferro saldato e pasta di cellulosa. Il mio set ? Toms da 8”-12”-13”, timpano da 16”, cassa da 22”, rullante 14”, un charleston da 12”, due splash da 6,5”, crash 15”,16”, ride da 20”, china 18”, una Quijada (nda: strumento di origini africane : l’originale è una mandibola d’asino da sfregare lungo ciò

maestro non è chi insegna, ma colui dal quale si può apprendere ! Carlo: c’è un evento memorabile della tua “storia artistica” e hai un “sogno nel cassetto” ? Bruno:a parte l’emozione e la trepidazione per la pubblicazione del primo album dei Fiaba nel 1994 , la prima cosa che mi viene in mente è la copertina disegnata da John Howe per il nostro singolo “Il Lustrastelle”. Avevo letto da ragazzino un fumetto da lui illustrato, scritto su una storia di Claude Clemént “Il Lustrastelle”; i Fiaba ancora non esistevano e pensai << un giorno scriverò una canzone su questa storia e chiederò a questo disegnatore di realizzarmi la copertina del disco>>. Passano diversi anni …... avevo appena scritto il brano “promessomi” e non sapevo che ormai John fosse conosciuto come uno dei più grandi disegnatori del mondo ; era appena uscita la trilogia del Signore degli anelli e lui era l’art design insieme ad Alan Lee…poco male: contattai John ……. dopo qualche mese uscì il singolo con la Bruno Rubino sotto una neve .... FIABESCA copertina firmata da lui ! Un’altra cosa che mi viene in mente è quanche resta …del sorriso del povero animale do cercai di contattare Dario Spada, …) e ,per finire …... una campana in autore del libro “Il Piccolo Popolo”, un bronzo di una scuola elementare ! Carlo: Hai qualche consiglio da suggerire per chi inizia lo studio dello strumento ? Bruno:senz’altro avere pazienza ! Meglio studiare poco ma concentrati che studiare molto ma distrattamente; cercare di divertirsi facendo gli esercizi; capire anche dall’ascolto senza bisogno di partiture cosa fa lo strumento in un brano che si sta studiando; se si ha difficoltà a seguire il metronomo, pensarlo come un percussionista che sta suonando con te e non come un orologio che ti controlla e, quando si suona insieme agli altri (lo studio migliore), non suonare da soli ma prestare attenzione a tutti e pensare il brano dal punto di vista di chi ascolta e non da quello dello strumento che stai suonando. Un ultimo consiglio per i batteristi neofiti, attenzione a non accelerare nei passaggi durante l’esecuzione ……un difetto che molti di noi hanno…… un passaggio eseBruno Rubino in concerto guito con la giusta intenzione oltre ad essere corretto a livello di tempo suona molto molto meglio. Come in ogni buona opera che per me ha rappresentato una tradizione l’allievo sceglie il maestro ed il vera e propria enciclopedia da consultare maestro sceglie l’allievo……. bisogna per scrivere in modo filologicamente corapprendere da chiunque possa insegnarti retto gran parte dei testi delle canzoni dei qualcosa senza remore e non è sempre Fiaba . detto che sia una persona più preparata di Lasciai un messaggio sulla sua segreteria te !.... magari è solo qualcuno che può tratelefonica e mi richiamò; avevo quel libro smetterti ciò di cui tu hai bisogno…….il

9 sin da bambino e mi sembrava doveroso fargli i complimenti per il lavoro e ringraziarlo per questa inesauribile fonte di ispirazione. Non appena gli spiegai il tutto e gli dissi che ero il batterista dei Fiaba, mi rispose << pensi un po’! Io ho un suo disco a casa mia!>>. Questi sono piccoli segnali, ma è la prova che dopo tanti sacrifici qualcosa ritorna ! Mi chiedevi riguardo a un sogno nel cassetto……se ti dico un videoclip realizzato insieme a Ridley Scott ? Carlo:e allora ,parlami anche della tua passione come “videomaker” …quindi delle cose che hai fatto in tal senso etc Bruno:professionalmente ho lavorato insieme al mio amico Pierluigi Cavarra (nda: manager della band ) alla realizzazione di diversi spot regionali e videoclip per gruppi e solisti oltre ai video realizzati per illustrare alcune canzoni dei Fiaba (nda: ad esempio, cercate su Youtube per “I sogni di Marzia” www.youtube.com/watch?v=x_EnbW-iSMk e per “Angelica e il folletto del salice” www.youtube.com/watch?v=O8eGAOq9N 0c&feature=related ). Ho realizzato svariati corti : il cinema è per me una passione grande almeno quanto quella per la musica. Attualmente, mi sto accingendo a realizzare il mio primo lungometraggio, è una cosa comunque fatta solo per passione e senza nessun tipo di compromesso. Carlo:Ultime cose in casa Fiaba? Ho notizia di un brano realizzato per un tributo a Branduardi … Bruno:qualcuno ha messo su Youtube (www.youtube.com/watch?v=luFVIYPW6c M ) lo spezzone di un nostro live dove suonavamo , “Ballo in fa diesis minore”, un pezzo storico di Angelo Branduardi con l’incipit che fa < Sono io io son di tutti voi Sono io la morte e porto corona, io Son di tutti voi signora e padrona…> eccetera, eccetera …. la nostra versione è piaciuta e ci è stato chiesto di registrarlo per una prossima compilation di tributo a Branduardi. In ultimo in ultimo,permettimi un annuncio: stiamo cercando una produzione esecutiva per il nostro nuovo album, chi fosse interessato può mandare una mail a info@fiabaweb.com Carlo: e permettetemi di farvi una proposta : ho notizia che la nostra rivista è letta anche da amici all’estero e il sito di “Campo” è visitato da varie parti del mondo …..allora perché qualcuno dei nostri lettori, bravi nel disegno ,non si cimenta in una illustrazione ispirandosi al mondo musicale dei Fiaba ? Chissà che non si possa arrivare alla pubblicazione di una copertina per un prossimo album della band ? Allora,VIA da questo momento …le vs proposte in forma di files elettronici all’email info@fiabaweb.com (indirizzi web del gruppo : www.fiabaweb.com www.myspace.com/fiabaweb) ……ho visto uno gnomo ! E voi ?



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Occhi di bimbo Come proteggerli dal sole dell’estate I filtri contro i raggi ultravioletti nel caso degli occhiali da sole non sono certo un lusso superfluo, bensì una necessità. Con la riduzione dello strato di ozono aumentano le radiazioni ultraviolette. E la cosa crea sempre più problemi anche ai nostri occhi: le vacanze si avvicinano. Per i nostri bimbi pronti zoccoli, costume e crema solare, ok! Ma gli occhiali da sole? Mai lasciare i bambini al sole senza crema protettiva, perché la loro pelle è delicata, ma i loro occhi sono ancora più sensibili alle pericolose radiazioni ultraviolette, presenti oggi più che mai nella luce del sole, per colpa dell’inquinamento atmosferico e del buco dell’ozono In vacanza gli occhiali da sole per i bambini non dovrebbero mai mancare: la loro vista è delicata e va difesa. Secondo un’indagine della Commissione Difesa Vista, l’11 per cento dei bambini in età scolare non porta gli occhiali da sole nemmeno al mare o in montagna, mentre gli esperti raccomandano di fare indossare gli occhiali da sole perché i raggi U.V. d’estate sono più intensi. Il cristallino dei bambini è più trasparente e lascia passare una maggiore quantità di raggi dannosi, assieme alla luce solare. I danni provocati dagli UV si sommano con il tempo, e il modo migliore per evitare in futuro danni irreparabili quali cataratte o degenerazioni maculari, è iniziare la protezione sin da bambini! Quando iniziare ad usare gli occhiali da sole? Gli occhiali da sole sono consigliati dagli otto mesi in poi, quando il bambino comincia a stare seduto. E se proprio non li vuole mettere, si può ripiegare sul cappellino: con visiera e di colore chiaro riesce a respingere il 60 per cento dei raggi ultravioletti. A patto, però, di non tenere il bambino in spiaggia nelle ore più calde. Gli occhi dei bambini... Gli occhi dei bambini richiedono una pro-

tezione maggiore! La realtà è che i bambini sono più a rischio degli effetti nocivi sugli occhi dovuti all’esposizione ai raggi UV rispetto agli adulti, e questo per diverse ragioni. Ad esempio, non tutti sanno che - un bambino riceve, in media, tre volte l’esposizione ai raggi UV rispetto a un adulto - Il cristallino dell’occhio di un bambino al di sotto dei 10 anni permette l’assorbimento di una quantità 6 volte maggiore di radiazioni ultraviolette rispetto agli occhi di un adulto - La protezione della pelle nei primi 18 anni di vita può diminuire il rischio di tumori della pelle di oltre il 50%.! Si calcola che a 12 anni l’occhio ha assorbito oltre 2/3 delle radiazioni ultraviolette che assorirà in tutto il corso della vita! - Non è mai troppo presto per cominciare a prendersi cura degli occhi dei propri figli. Ecco perché prendersi cura degli occhi dei bambini è così importante. QUALI OCCHIALI DA SOLE SCEGLIERE PER I BAMBINI Gli occhiali da sole vanno acquistati dall’ottico che, assieme all’etichetta con marchio CE, rilascia certificazione di garanzia con le caratteristiche delle lenti (infrangibili, con filtro solare al 100 per cento) e della montatura (anallergica, materiale atossico, forme arrotondate), scegliendo la montatura di misura adeguata per adattarsi alle dimensioni del viso. Gli occhiali da sole devono coprire bene tutto l’occhio. Come colori, marroni, verdi o grigio sono ideali in città, mentre per il mare o la montagna sono preferibili più scuri. GLI OCCHIALI DA SOLE PER I BAMBINI MIOPI E ASTIGMATICI Per i bambini con difetti visivi l’ideale sono le lenti fotocromatiche: sono infrangibili,

graduate e si adattano da sole alle condizioni di luminosità. In pratica diventano scure se il bambino è in una zona illuminata e si schiariscono se va all’ombra. Quelle di ultima generazione lo fanno in tempi rapidissimi e proteggono in modo molto efficace da Uv e luce blu. I bambini hanno bisogno di prodotti ottici sicuri e antiurto e sono pertanto ottimi candidati per queste lenti, disponibili in materiali robusti, leggeri, antiurto e inscalfibili per tutta la gamma di materiali ottici e di marchi. Contro i danni agli occhi provocati dalla luce possono proteggere soltanto degli occhiali da sole con filtro protettivo contro i raggi ultravioletti. Un paio di occhiali semplicemente oscurati ma senza alcuna azione filtrante non soltanto è inutile ma anche estremamente pericoloso, perché dietro agli occhiali scuri le pupille si dilatano facendo così arrivare indisturbate radiazioni ultraviolette ancora più dannose al cristallino e alla retina. La sensibilità dei bambini... Per i bambini sono quindi indicati filtri di qualità, perché gli occhiali per loro vengono spesso considerati soltanto come dei giocattoli, anche se proprio i loro occhi sono i più sensibili. di Paolo Balzamo

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Roma che se n’è andata:

Visita alle sette Chiese, il pelle Un certo numero di religiosi, all’ora della passeggiata pomeridiana, avevano cominciato a ritrovarsi sul sagrato della chiesa di San Girolamo della Carità in via Monserrato a di Riccardo Consoli pochi passi da Piazza Farnese; questo incontro quotidiano non passò inosservato ai romani che non tardarono a individuare quei religiosi come “ … gli amici di Padre Filippo Neri, il fiorentino … “. Secondo tradizione questa chiesa, sorta sulla casa dove era vissuto San Girolamo, fu tenuta dai Minori Osservanti fino al 1534 quando si trasferirono sull’Isola Tiberina e fu da allora che Clemente VII, Giulio de’ Medici, 1523 - 1534 la concesse ad una Confraternita di nobili fiorentini all’insegna della carità titolo attribuito, da qui in avanti, alla medesima chiesa; nel Convento posto accanto abitò per oltre trent’anni Filippo Neri e la camera dove egli visse così a lungo ospitò frequenti incontri e colloqui di ben quattro Santi Filippo Neri, Firenze 1515 - Roma 1595, fondatore della Congregazione degli Oratoriani, Carlo Borromeo, Ignazio da Lodola e Felice da Cantalice. Correva il 25 febbraio dell’anno 1552, giorno di giovedì grasso, quando Padre Filippo, per la prima volta, oppose ai festeggiamenti del Carnevale romano la meditazione della Passione e la devozione nei confronti dei luoghi più sacri di Roma, nasceva così il Pellegrinaggio alle sette Chiese. Tutto era cominciato nel maggio dell’anno precedente allorquando Padre Filippo Neri, novello sacerdote, aveva preso dimora nel luogo innanzi descritto e, nella chiesa di San Girolamo della Carità, s’intrattenevano con lui diverse persone, non solo religiosi, che poi uscivano per una passeggiata; a volte, superato Ponte Sant’Angelo, si dirigevano verso San Pietro per una visita alla tomba dell’Apostolo, oppure si dirigevano verso l’Esquilino alla volta di Santa Maria Maggiore, la domenica poi, Padre Filippo attendeva i suoi figlioli sul sagrato della chiesa per una scampagnata, il cammino, in questo caso, diventava più lungo e le mete erano diverse: San Paolo, le Catacombe di San Sebastiano, San Giovanni in Laterano, Santa Croce in

Gerusalemme. Padre Filippo e i suoi amici amavano definire queste passeggiate “visite” come se si andasse a far visita alla casa di un amico, con la differenza che le case visitate erano luoghi cari alla memoria cristiana, è con questa spontaneità che nasceva la Visita alle sette Chiese, il pellegrinaggio più famoso di Roma. A onor del vero alcuni studiosi dell’epoca sostenevano che il Padre Filippo Neri non avrebbe inventato nulla di nuovo essendosi limitato piuttosto a riesumare quella che era stata una antichissima tradizione; ovviamente non è dato sapere quali siano state le origini di questa secolare tradizione tipicamente romana, tuttavia un primo limite è costituito dalla data di fondazione delle sette basiliche oltre il quale, non possibile risalire. Ma vediamo di conoscere meglio le sette basiliche meta di questo pellegrinaggio, cinque di esse: San Pietro, San Paolo, San Giovanni, Santa Croce e San Lorenzo, furono erette per iniziativa di Costantino, Santa Maria Maggiore risale alla prima metà del V secolo e il culto di San Sebastiano risale alla prima metà del II secolo, sarebbe quindi errato pensare ad una tradizione antecedente a queste date. Tuttavia è possibile che, prima del Santo fiorentino, gruppi di fedeli abbiano compiuto quell’itinerario allo scopo di acquisire indulgenze, comunque Padre Filippo non poteva di certo contare su una tradizione consolidata e la sua vera innovazione fu quella di costituire una visita collettiva, una occasione di aggregazione spirituale e di rinnovamento proprio in un periodo durante il quale il Carnevale di Roma, di cui ho trattato in altra sede, sembrava volesse respingere il pensiero della penitenza e della stessa vita cristiana. La tradizione che più da vicino ci interessa e quella della c.d.stationes allorquando venne introdotta la consuetudine in base alla quale il Pontefice non diceva Messa sempre nel medesimo luogo, ma presso una chiesa di particolare prestigio dove celebrava l’Eucarestia; nasceva in tal modo una particolare tradizione di processioni che attraversavano la città sino a raggiungere il luogo prescelto, si costituirono così le c.d. “chiese principali” a partire dalla basilica costantiniana per eccellenza ossia San Giovanni e, a seguire, le già citate San Pietro, San Paolo, Santa Croce e San Lorenzo. Alcuni testi del seicento, trattando delle

sette chiese, mettono in evidenza la circostanza che, ogni tratta dell’itinerario, costituirebbe una sorta di anticipazione della Via Crucis così individuata: dal Cenacolo al Getsemani, dall’orto alla casa di Anna, da questa alla casa di Caifa, da li a quella di Pilato, a quella di Erode, di nuovo da Erode a Pilato e, infine, dal palazzo di Pilato al Calvario. Il Pellegrinaggio alle sette Basiliche, iniziato da Padre Filippo Neri, ebbe un tale successo che, in pochi anni, con il crescere della popolarità di quel sacerdote, arrivò a coinvolgere centinaia di persone fino a raggiungere, sotto il pontificato di Pio IV, Giovan Angelo de’ Medici, 1560 - 1565, il numero di seimila partecipanti; senza volere, quasi senza accorgersene, Padre Filippo aveva coinvolto tutta Roma. Il percorso, lungo sedici miglia, fu originariamente affrontato in due giorni con partenza, il mercoledì sera da San Girolamo della Carità da dove, attraversato ponte Sant’Angelo, si faceva visita agli ammalati dell’ospedale Santo Spirito, quindi il corteo si raccoglieva presso la basilica di San Pietro; il mattino seguente l’appuntamento era fissato presso la basilica di San Paolo da dove, percorsa via della Sette Chiese, si giungeva a San Sebastiano, qui si per partecipare alla Santa Messa a cui faceva seguito l’omelia di Padre Filippo o di altri sacerdoti, quindi, una refezione. Il lungo cammino era continuamente rallegrato da melodie e preghiere che spezzavano, in un festoso clima di giubilo, le lunghe pause di contemplazione e di silenzio, famoso il “ … canto delle vanità … “ la cui composizione è attribuita a tale Giovanni Animuccia, uno dei compagni di Padre Filippo Neri; il canto così ammoniva “ … vanità di vanità / ogni cosa è vanità / tutto il mondo è ciò che ha/ ogni cosa è vanità … “ L’apostolo di Roma, come venne chiamato Filippo Neri, aveva concepito una celebrazione spirituale piuttosto moderna e perfettamente in linea con lo spirito del tempo, da un lato una forte accentuazione dell’aspetto penitenziale e di riflessione sulla fragilità dell’uomo, dall’altro lato la fede vissuta nel suo aspetto gioioso e festivo, anche con la collaborazione delle arti e, questa mescolanza tipicamente romana fra il sacro e il profano, consentiva a Padre Filippo di chiamare la visita alle sette chiese il “ … Carnevale cristiano … “ Una refezione si diceva, orbene con il passare degli anni il luogo prescelto divenne Villa Celimontana di proprietà dei Mattei,


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luoghi, figure, personaggi

grinaggio più famoso di Roma una villa che veniva aperta al pubblico una volta l’anno proprio in occasione della processione, infatti, dopo la visita di San Sebastiano, i fedeli entravano a Villa Celimontana per riposarsi e rifocillarsi grazie all’ospitalità dei proprietari che per l’occasione aprivano le porte ai “filippini” offrendo loro una refezione gratuita costituita da una pagnotta, vino, un uovo sodo, due fette di salame, un pezzo di formaggio e due mele per ciascuno dei partecipanti, il tutto dentro un cestello. I personaggi di riguardo trovavano posto sui gradoni del teatro interno alla villa, mentre il popolo si accomodava sul prato antistante, dopo la benedizione un bambino recitava un sermone accompagnato da suoni e da canti usanza, questa, che durò fino alla fine dell’ottocento. Il Celio all’epoca risultava scarsamente edificato, l’intero colle era infatti occupato da Monasteri, Ville, tra cui Villa Celimontana e soprattutto vigneti, l’unica zona edificata si poteva riscontrare lungo la Via San Giovanni in Laterano strada percorsa dai cortei papali in occasione del c.d. “ … possesso … “ allorquando il Pontefice nuovo eletto, quale Vescovo di Roma, si muoveva solennemente dal Vaticano perraggiungere la sua cattedrale di San Giovanni in Laterano. La visita alle sette chiese non poteva di certo sfuggire a Giggi Zanazzo, cultore degli usi e dei costumi popolari romani dell’ottocento, ne ho trattato in altra sede; egli così scriveva sulla visita “ … se ne ponno visità cinque in una giornata e l’antre dua in un antra … “ Con il passare del tempo la visita divenne tradizione consolidata e l’idea di Padre Filippo Neri trovò consenso anche fuori dalla città dei Papi, infatti, Gregorio XIII,

Ugo Boncompagni, 1572 - 1585, su preghiera dell’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, estese anche alle sette principali chiese della città lombarda le medesime indulgenze delle sette basiliche romane. Nel 1999 alcuni studiosi decisero di dare vita al volume dal titolo “I luoghi giubilari di Roma”, ma per loro si pose immediatamente il problema di quale fosse il legame fra il Giubileo e l’itinerario delle Sette chiese infatti, malgrado i due itinerari di pellegrinaggio fossero seguiti da innumerevoli pellegrini, le Sette chiese non erano mai state inserite tutte insieme nella venerazione degli Anni Santi. Soltanto nell’anno 2000, in occasione del grande Giubileo indetto da Giovanni Paolo II, tutte le chiese delle famose peregrinazioni “filippine” sono indicate, per la prima volta, come luoghi nei quali recarsi per ricevere l’indulgenza propria del Giubileo.

Antonio Lafrèry - Le sette chiese di Roma - Incisione del 1575 Le Sette Chiese di Roma Per essere venuto l’anno del santo Jubileo concesso da Nostro Sig. Gregorio XIII secondo l’anticho consueto è fatto questo disegno con il circuito de Roma, dove si vedono dette chiese cavate dal naturale, et se non poste nel suo luogo ogni persona iuditiosa conoscerà depender la causa per non haver più spatio. Di queste sette chiese quattro sono le privilegiate segnate con li Santi à che son dedicate, et con una et in esse si piglia il Santo Jubileo, il quale i Dio ci dia la sua santa Pace per poterlo acquistare nel presente anno 1575 Ant. Lafrèy. Romae


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HANNAH MONTANA: THE MOVIE Hannah Montana: the Usa, 2009. movie, Genere: commedia; regia: Peter Chelsom; di sceneggiatura: Dan Maria Cristina Berendsen; interpreti: Caponi Miley Cyrus, Billy Ray Cyrus, Vanessa Williams, Emily Osment, Jason Gunn, Melora Hardin; fotografia: David Hennings; distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures; durata: 102 minuti . Il personaggio Hannah Montana Hannah Montana è una platinata pop star adolescente in grado di fare il tutto esaurito ai suoi concerti. Inoltre, ha milioni di sostenitori suoi coetanei che seguono con venerazione e trepidazione ogni sua esibizione canora. Di giorno, al contrario, la giovane appende al chiodo i suoi variopinti abiti di scena e la bionda capigliatura, per assumere le sue vere fattezze. Difatti, Miley Stewart è la sua effettiva identità ovvero quella di una ragazzina come tante, costretta ad barcamenarsi tra la scuola, i compagni e i problemi tipici della sua età. Soltanto gli amici intimi e la sua famiglia sono a conoscenza di questo segreto e lo custodiscono, non facendone parola a nessuno. Insomma, Miley Stewart e Hannah Montana sono due facce della stessa medaglia, esattamente come superman e il suo alter ego Clark Kent o spiderman e Peter Parker. Fama di Hannah Montana in Italia Il personaggio di Hannah Montana è stato lanciato negli Stati Uniti su Disney Channel nel 2006 e sin dalla sua prima apparizione la serie ha riscosso un incredibile successo, fino al punto da diventare un vero e proprio fenomeno mediatico. L’acclamazione definitiva l’ha avuta quest’anno, guadagnandosi un’ambita nomination agli Emmy Awards, ovvero i noti riconoscimenti dedicati alla produzione televisiva statunitense e internazionale, rivolti al settore dell’intrattenimento. In Italia, la sitcom è arrivata su Disney Channel Italia solo il 21 settembre 2006 e da allora non si contano più le migliaia di fan di Hannah Montana, giunta oramai alla terza stagione televisiva. Queste ammiratrici sono da ricercare essenzialmente in un target di pubblico che oscilla fra gli 8 ai 16 anni di età; già le diciassettenni, infatti, iniziano a storcere il naso di fronte ad un personaggio come Hannah Montana che è stato annoverato tra i cento spettacoli più influenti a livello mondiale. E non è poco, assolutamente. Ora, la fortunata serie televisiva di Disney Channel Hannah Montana tenta il colpaccio, sbarcando

addirittura sul grande schermo. Successo di Hannah Montana: the movie in America In America il film è uscito il 10 aprile, racimolando la cifra record di ben 34 milioni di dollari nel primo week end di programmazione. Da noi, invece, si è dovuto attendere fino al 30 dello scorso mese, per poter apprezzare la pellicola. Hannah Montana: the movie ovvero un musical per teen ager Il suo punto di forza si polarizza nella accorta fattura confezionata dal regista Peter Chelsom e nei nuovi tredici brani musicali, tutti assolutamente inediti. Tra questi, il più riuscito anche per quanto riguarda coreografia, è quello a base di un perfetto mix tra hip hop e musica country. Sembra proprio che questa sia la stagione calda dei musical cinematografici, come già suggeritoci dal successo planetario del musical Mamma mia!, ispirato alle musiche degli ABBA e da High School Musical 3 Senior Year. Trama di Hannah Montana: the movie Il film Hannah Montana the movie riprende, allargandolo, lo spunto della serie televisiva relativo alla doppia personalità della teen ager Miley Cyrus. La trama della pellicola parte dai capricci della giovane pop star che, al vertice della fama, inizia a dimenticare i valori con cui è stata educata. Per questo motivo, il padre prende una decisione drastica, riconducendola per circa un paio di settimane nella sua cittadina di origine, Crowley Corners in Tennessee. Qui a contatto con le sue radici e con gli splendidi scenari naturali, Miley pian piano ritrova se stessa e aiuta il suo paesino in gravi difficoltà economiche, organizzando un concerto in cui si esibirà Hannah Montana. In tutto questo, Miley sarà tallonata da un paparazzo alla ricerca dei possibili scheletri nell’armadio di Hannah Montana. Senza rivelare il finale, posso solo anticipare che Miley a questo punto si troverà di fronte ad un bivio e dovrà prendere una decisione, scegliendo finalmente se essere Hannah Montana a tempo pieno o semplicemente Miley, la ragazza della porta accanto. Hannah Montana the movie è la commedia musicale più attesa dai giovanissimi in questo inizio anno 2009. L’attrice in erba Miley Cyrus, a parte il proprio assodato status di mini star, si dimostra abba-

stanza versatile sia nel recitare sia nel cantare. La morale finale classica targata Disney non manca in una trama alquanto insulsa tutta basata sulla contrapposizione tra i morigerati costumi campagnoli e le lusinghe tentatrici del mondo dello showbusiness. Come se non bastasse, a fiaccare ulteriormente il film interviene una sceneggiatura incoerente a cui non mancano siparietti comici solo in parte riusciti. Assolutamente sconsigliato a tutti coloro che hanno superato da tempo la soglia della maturità. Miley Cyrus: gavetta e curiosità. Miley Cyrus, per chi ancora non lo sapesse, è il nome dell’attrice che impersona Hannah Montana. Figlia del famoso cantante country Billy Ray Cyrus, Miley ancora bambina inizia a suonare la chitarra e a scrivere testi musicali spinta dal padre. Piccola curiosità: l’interprete che ha il ruolo del padre di Hannah Montana sia nella serie tv sia nel film è proprio Billy Ray Cyrus, il genitore di Miley Cyrus. Nel 2005 l’attrice allora tredicenne vince il provino indetto dalla Disney per trovare la protagonista di Hannah Montana e da quel momento la sua vita è cambiata completamente. Ultimamente gira la voce che Miley Cyrus sarebbe pronta ad abbandonare il personaggio che l’ha resa famosa, per cimentarsi in un film drammatico hollywoodiano. Hannah Montana: the movie è un film adatto a una determinata fascia di pubblico: 6-15 anni. Altri film che posso essere considerati dei “capisaldi” del genere. Prima di Hannah Montana, abbiamo avuto il pessimo film delle Bratz, le famose bambole rivali di Barbie. Il flop di questa pellicola è dipeso dal suo essere una sorta di ibrido technicolor fra un chiassoso cartone animato e un serial televisivo per teenager; il tutto farcito con la buona parabola dell’essere solamente se stessi. Diversa sorte è toccata ad un altro dei capisaldi di questo genere come High School Musical III che non ha tradito le aspettative di tutti i suoi fans, regalando un sano intrattenimento, scoppiettanti passi di danza e graziose canzoni pop. Ma la commedia non è il solo genere per questa tipologia di film che abbracciano una fascia di pubblico che va dai 6 ai 15 anni di età. Anche il fantastico è un ottimo campo per queste pellicole, basti vedere il successo della saga di Harry Porter, giunto ormai al sesto episodio con Harry Porter e il principe mezzo sangue in uscita a luglio o le gesta dei vampiri di Twilight che riverdiscono il genere film di ragazzi per ragazzi.


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Nacque ad Acquapendente, si fece monaco a Montefiascone.

G.B. Casti, poeta libertino

di Secondiano Zeroli

Così il PARINI descrive il librettista e poeta del ‘700, l’abate GIOVAN BATTISTA CASTI, nato ad Acquapendete (Vt), nel 1724 e morto a Parigi nel 1803:

“Un prete brutto, vecchio e puzzolente Dal mal moderno tutto quanto guasto E che, per bizzarria dell’accidente Dal nome del casato è detto casto”. Eppure l’esuberante aquesiano era uomo ricchissimo d’ingegno, tanto che appena quindicenne fu nominato professore d’eloquenza presso il seminario vescovile di Montefiascone, dove pochi anni più tardi riceverà l’abito monacale. Il Casti è soprattutto legato al poema in sesta rima intitolato: “Gli animali parlanti”, scritto tra Vienna e Parigi. Il tema era molto in voga nel Settecento e riguardava un insieme di favole con protagonisti gli animali, in cui ci si innestavano scene rivoltanti e allusioni clamorose verso i “vips” dell’epoca. L’abate di Acquapendente , come già detto, fu anche librettista e a questo proposito sono rimaste epiche le sfide con il suo rivale LORENZO DA PONTE, sfide che avevano come obiettivo quello di diventare poeti di corte. E la corte era quella di Vienna, dominata dal capriccioso imperatore Giuseppe II: i due contendenti furono nella capitale asburgica nel 1783, per con-

tendersi il posto lascIato vacante da Pietro METASTASIO. In un primo tempo la sfida fu appannaggio del Da Ponte, ma successivamente (nel ’92) il Casti venne richiamato e nominato poeta cesareo. Tutte queste vicende si possono ricavare leggendo il bel libro di Pierluigi PANZA “Italiani nell’Opera. Casti, Salieri, Da Ponte, Mozart”. Su quest’ultimo l’autore ha parole di grandissima ammirazione e non manca di formulare delle ipotesi sulla natura di alcune sue opere liriche, sulla scelta delle cantanti (donne facilmente conquistabili dal compositore e dal librettista…) e nella controversa amicizia con Salieri. Per Pierluigi Panza, non vi fu omicidio, anzi il Salieri fu fatto accomodare ai piedi del letto di morte, mentre il grande Amadeus componeva la partitura del suo celeberrimo REQUIEM. Ma per tornare al Nostro, fanno rabbrividire le cattiverie, le vigliaccherie, le calunnie, che seminò, le donne che concupì, i tormenti che gli arrecò la sifilide, sua snervante compagna di viaggio. Il Panza non concede sconti, il suo è davvero un ritratto senza filtri: “conobbi il sortilegio delle più sconce meretrici… Non si può descrivere quanto godevano quando le si legava al legno delle navi nei porti, quando, di notte, contorcevano le loro gonfie mammelle e le facevano urlare dal dolore. Ero sacerdote, sì, ma scaltro, scanzonato…” Così si esprime il Casti in una lettera a Da Ponte, poco prima di morire a Parigi. Stiamo, in bella sostanza, parlando d’un vero “tombeur de femme”, d’un abate molto sui generis, che però scrisse prege-

volissimi libretti per opere musicati, da PAISIELLO e SALIERI. Come ogni Casanova che si rispetti anch’egli conobbe però l’onta di essere respinto da una donna, esattamente la Marchesa LEPRI, alla quale indirizzò questi dolenti versi: “Quanta, o ingannevole donna maligna, in te perfidia corre ed alligna, so di qual indole, fille, tu sei, né son dimentico dei mali miei. Il ciel mi fulmini, il suol m’ingoi, s’io torni, o fillide, ne’ lacci tuoi”. Eravamo nel diciottesimo secolo, un tempo pieno di grandi energie e di insuperabili geni. Un posticino in quel funebro proscenio, lo ha, nel bene e nel male, occupato anche il nostro poeta e librettista libertino, Giovanni Battista Casti, abate di Acquapendente.


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Ecologia e Ambiente Le tempeste solari Le tempeste solari non sono altro che ondate di energia elettromagnetica, la composizione di questo vento solare è per il 73% di idrogeno e del 25% di elio con il resto formato di Giovanni da tracce. Questo Francola vento ha una velocità che va dai 200 Km al secondo ai 900 Km al secondo, tenendo così una media di 550 Km/sec. In questa attività il Sole perde circa 800 Kg al secondo di materia che, pur essendo insignificante rispetto alla massa del Sole, è pur sempre una perdita. Questi non sono altro che numeri per far capire di quale e di quanta energia è composta una tempesta solare, ma la cosa che in questi ultimi decenni preoccupa maggiormente è il fatto che queste tempeste solari si sono ulteriormente intensificate, infatti si è passati da 30 tempeste solari ogni anno a 300 tempeste al mese. Anche la NAS ha pubblicato un vero dossier al riguardo, dove si parla esplicitamente dei

potenziali rischi che potrebbero verificarsi nei prossimi anni. Già nel 1859 si verificò un fenomeno di tale attività che mise fuori uso tutti i sistemi di comunicazione esistenti sia negli Stati Uniti che in Europa. E’ chiaro a tutti che se 150 anni fa andarono in tilt soltanto le reti del telegrafo, in un mondo in cui le telecomunicazioni sono basi fondanti di innumerevoli attività umane, una replica di questo evento, potrebbe causare una devastazione, in termini sociali ed economici, più ampia e catastrofica. Tutto nasce dal fatto che la così detta “fase attiva” che il sole attraversa ogni 11 anni, generando appunto queste tempeste magnetiche, potrebbe essere sempre più intensa e potente, essendo così capace di mettere fuori uso i satelliti e sonde spazia-

li, o addirittura interrompere ogni rete di energia elettrica. Ma quel che è peggio immaginare, stando a quel dossier, è che, qualora si verificasse una così potente tempesta solare, i servizi d’emergenza potrebbero essere interrotti e perdere il totale controllo della situazione su tutta la Terra. Naturalmente ci si augura che il Sole, fonte di energia e di vita, continui le sue attività senza dover segnare la fine di una civiltà.

Perché gli italiani non leggono? E’ una domanda che torna spesso, per spiegare perché non si legge o si legge poco in questo nostro Paese e si organizzano ricerche e dibattiti, dove emerge che i bambini e i ragazzi sono tra i maggiori lettori (ma i nostri bambini leggono meno dei loro coetanei europei). Molti editori si sono affrettati nel manifestare soddisfazione per le vendite natalizie e ottimismo per quelle future. Ma la realtà è che nel periodo di Natale il libro si vende perché come regalo costa poco e fa bella figura. Non vediamo davanti a noi momenti di grande ripresa e molte sono le librerie che, in Italia, hanno chiuso i battenti. La lettura non si può imporre, ma si può fare molto per promuoverla. Editori e librai hanno bisogno l’uno dell’altro e c’è bisogno dell’attenzione delle Istituzioni, delle biblioteche, delle scuole, dei premi letterari e dei media. Perché leggere? Perché i libri rendono migliori. Perché ogni volta che si legge un libro ci si arricchisce un po’ e si acquisisce qualcosa che prima non si aveva. Leggere ti fa vivere in altri luoghi, in altri tempi, ti fa fare un’infinità di esperienze, che mai potresti fare nella realtà. Certo vorremmo sempre avere in mano quel tipo di libro per il quale vorresti che l’autore fosse un tuo amico, perché è riuscito a mettere nero su bianco tante sensazioni che senti tue, nel cuore e nella pelle. Non è sempre così, ma anche le peggiori letture, magari in un periodo diverso, diventano più comprensibili, più digeribili.Quindi leggere non è mai tempo perso!

Le mie favole. Da Pinocchio a Harry Potter (passando per Berlusconi) - Margherita Hack. C’è un filo segreto che lega le favole alle stelle. Tutte e due sono lontane, ma tutte e due da quella distanze splendono di luce propria, e possono svelare tanti misteri. Una bella conferma del gemellaggio la dà Margherita Hack con Le mie favole (Edizioni dell’Altana). Acuta e controcorrente come sempre, l’astrofisica più famosa d’Italia racconta a modo suo gli eroi dell’Odissea e della Bibbia, di Collodi e di Lewis Carroll. Eroi incantati che sembrano sfidare le leggi della scienza e, invece, le hanno intuite senza saperlo. Come Alice, il cui Paese delle Meraviglie anticipa l’antimateria e perfino la relatività di Einstein.

ATTENZIONE Non dimenticate dal mese di giugno in poi, sono aperte le iscrizioni per prenotare i libri di testo per scuole elementari, medie, superiori, testi universitari. GRANDE NOVITA’ PER PREMIARE LA CLIENTELA: chi ordinerà i libri di testo entro e non oltre il 20 agosto 2009 avrà uno sconto del 10% sul prezzo di copertina!


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Come eravamo GLI ESAMI NON FINISCONO MAI ! E’ proprio vero che nella vita, non si finisce mai di imparare. Gli esami ai quali veniamo sottoposti, si susseguono in modo continuo nell’arco di una intera esistenza, e noi, di Alessandro Soli quasi senza rendercene conto, riusciamo, bene o male, a superarli tutti. La terminologia “esame”, ci fa subito pensare ad un ambito scolastico, dove fin da piccoli, veniamo messi a confronto prima con noi stessi, poi col nostro prossimo, spinti dalla necessità di imparare per conoscere il mondo che ci circonda. Quanti esami, quanto studio, quante paure, quante delusioni, quante soddisfazioni, hanno caratterizzato la nostra infanzia e adolescenza. Siamo cresciuti a “pane e ojo”, a “pane burro e marmellata”, noi che siamo i figli di quella guerra che, dopo tante distruzioni, ha cambiato il modo di vivere di tutti, con il progresso che, facendo passi da gigante, ci ha messo di fronte ad altri esami più difficili di quelli dei nostri padri. Certo, andando avanti con l’età, rimpiangiamo quel tipo di esami, perché non dobbiamo più affrontare una traduzione dal greco, o un irrisolvibile compito di matematica. Ora si tratta di esami clinici, ne vale della nostra salute, non dobbiamo affidarci alle nostre capacità intellettive, per la soluzione del problema, siamo totalmente nelle mani del medico. La paura è diversa, non c’entra il non essere preparato, non c’entra l’essere bocciato. Abbiamo paura della malattia, abbiamo paura di non farcela, ora veramente speriamo di essere rimandati, siamo disposti anche a ripetere l’anno, ora più che mai siamo attaccati alla vita. Com’è diversa l’attesa degli esiti dell’esame: allora andavamo col cuore in gola a

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Civita Castellana 1962 - Classe II media. 1. Renzo Alessandrucci, 2. Franco Aimola, 3. Erina, 4. Rita Capozucchi, 5. Ponti, 6. Adriana Baldasserini, 7. Liana Fantera, 8. Daniela Costantini, 9. Nadia De Angelis, 10. Delia De Angelis. Foto del Sig. Franco Aimola consultare “ i quadri” appesi nell’androne della scuola, cercando sempre di essere i primi, sperando di non incontrare nessun compagno che ti spifferava i risultati. Avevi sì un po’ di paura, specialmente se non eri sicuro al cento per cento di quello che avevi fatto. Poi entravi, e scorrendo rapidamente la riga col tuo nome, quasi non leggevi neanche i voti, ma guardavi solo che fossero tutti di colore nero, quello della sufficienza, perché i dolori e lo scoramento cominciavano col rosso. Ora invece, l’attesa dell’esame, è trepidante ma non angosciosa, la paura ti arriva quando il laboratorio di analisi, consegnandoti i risultati in una cartellina chiusa, li nasconde agli occhi di tutti. Allora esci, apri, e cominci a leggere, cerchi di capirci

qualcosa, guardi i valori e se vedi asterischi e crocette, non vedi l’ora di andare dal dottore, per una spiegazione. Quanto vorresti invece andare dal tuo vecchio professore di liceo a farti spiegare il perché di quella sottolineatura in matita blu, e sentirti dire:- Non preoccuparti, farai meglio al prossimo compito in classe!. Invece oggi, speri solo che dopo la fila fatta in ambulatorio, il tuo medico ti dica: - Coraggio, stai attento a questo, non mangiare quello, la cosa non è grave, prendi questa medicina, poi fra quindici venti giorni, faremo un altro esame. E’ proprio vero, “gli esami non finiscono mai”


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PIAZZA DI SIENA: quattro giorni di emozioni nel cuore di Roma Il concorso di Piazza di Siena è ormai un appuntamento fisso per la città di Roma ed è il più significativo biglietto da visita dell’equitazione italiana nel mondo. Si svolge nella di Ilaria Becchetti splendida cornice di Villa Borghese da 76 anni a questa parte. Cavalli e cavalieri sono i protagonisti assoluti di una manifestazione che va oltre la competizione sportiva e che è contemporaneamente spettacolo, costume ed impatto mediatico. La manifestazione, svoltasi dal 28 al 31 maggio, ha visto l’alternarsi di gare sempre più emozionanti, tra le quali la Coppa delle Nazioni (a squadre), il Gran Premio Città di Roma (individuale) e la Potenza. Quest’ultima è sicuramente la categoria più apprezzata dal pubblico, dove la forza e il coraggio del cavallo eccellono. I concorrenti, infatti, devono affrontare nell’ordine una “triplice” e un “muro”, due tipi diversi di ostacoli la cui altezza viene

progressivamente aumentata ad ogni barrage successivo fino alla conclusione della prova. Le gare si sono svolte nel famoso ovale di Piazza di Siena, un campo di pianta ellittica (150x50) con una superficie di gara apprezzata da tutti i cavalieri ed in grado di garantire ottime performance. Al compimento del suo 75° anno di età, nel 2007, Piazza di Siena si è presentata con una nuova veste: il suo tradizionale campo in erba, per la prima volta, ha lasciato il posto ad un tecnologico fondo sabbioso che ha riscontrato grande successo. L’interesse generale per questo concorso ippico è testimoniato dalla grandissima affluenza di pubblico che con entusiasmo crescente gremisce ogni anno le tribune nelle giornate di gare e dalla presenza di importantissimi sponsor che mai rinunciano alla visibilità cha una vetrina come Piazza di Siena può dare loro. Attesissimo come sempre il Carosello dei Carabinieri. La domenica sera, al termine delle gare, quando tutto quello che per quattro giorni è stato il centro del mondo equestre sta lentamente restituendo Piazza di Siena ai romani, uno squillo di tromba preannuncia l’arrivo del Reggimento dei Carabinieri a cavallo che fa il suo ingresso in campo per il celebre Carosello con l’accompagnamento musicale della Fanfara a cavallo. Si tratta di

centoquarantacinque cavalli, divisi equamente tra quelli di mantello sauro e quelli di mantello grigio che si esibiscono in formazioni di linea, frazionamento in squadriglie, incroci in diagonale, attraversamenti a pettine; tutte figure che ricalcano le battaglie del passato. Non a caso il Carosello si conclude con la spettacolare carica che vede due formazioni fronteggiarsi ed incrociarsi sul campo ad alta velocità e con le spade dei cavalieri sguainate. Uno spettacolo davvero suggestivo che merita di essere visto almeno una volta nella vita.



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Una “Fabrica” di ricordi Personaggi, storie ed immagini di Fabrica di Roma

‘A Madonna de’ Frati ritorna all’antico splendore Santa Maria della Pietà, “ ‘a Madonna de’ Frati ”, questa chiesa, un tempo fuori il paese, era immersa nelle campagne e fino agli inizi del ‘900 i giovani ci andavano a giocare a di ruzzola con le forme di Sandro Anselmi formaggio, sfruttando il terreno pianeggiante davanti al grande portale. Anch’io me la ricordo quando ancora c’era soltanto la strada che lambiva il lato sud-est e nella sua facciata, per chi proveniva da Roma, c’era la scritta Fabrica di Roma composta da piccoli catarifrangenti incastonati nell’insegna blu. Ricordo che alle spalle dell’edificio, nel lato nord, dove ora corre l’altra strada che ha completamente isolato il complesso monumentale, c’era tutta campagna, ed era, questa, ad un livello più alto rispetto al piano della chiesa. Lì secoli addietro c’era l’orto dei frati. Sopra questi prati che cominciavano dal piazzale fuori porta (Piazzale Garibaldi), ed occupavano quasi interamente i due lati della strada, s’insediavano, durante le feste patronali, i caroselli, le macchinette a scontro ed il circo, ma quando poi la famiglia Ruggeri, negli anni ’60, vendette i terreni che confinavano con la villa, vi nacque un’intensa zona abitata, che cambiò radicalmente la fisionomia dei luoghi. Alle spalle dell’edificio, vicino dove è ora la fontana, per anni vi si fermavano i carabinieri per controllare i veicoli in transito. Era quella una posizione strategica, perché chi usciva dal paese e faceva la curva, se li trovava davanti senza averli potuti scorgere prima. Ed allora quante volte abbiamo sentito dire che “giù ‘a Madonna de’ Frati fioccavano e

contravenzioni”. Tra i tanti episodi di gente fermata, è rimasto famoso quello di Duilio Di Menichi, “Lello de Chiona”. Era stato appena reso obbligatorio l’uso del triangolo segnalatore di sosta, quando i carabinieri si trovarono a fermare Lello per un controllo e chiederglielo. Il malcapitato, a questa richiesta, cascò letteralmente dalle nuvole poiché non ne conosceva nemmeno l’esistenza e così, tutto solerte pensò bene di mostrargli “il triangolo ed anche la cote”, che aveva riposti nel “tascapane” (attrezzi questi che servivano per arrotare le falci). Possiamo immaginare il seguito... Nella chiesa c’era riposta la statua di Sant’ Antonio Abate, ed ogni anno tutto il paese seguiva la sua processione, e lì arrivano anche quelle del Corpus Domini e dei Santi

Patroni. Durante l’estate vi si è sempre celebrate la messa vespertina della domenica, ed ora, con la riapertura, il parroco ha deciso di celebrarvela tutti i giorni.

1968 - demolizione degli altari Ricci Vittorio con alcuni operai


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Il giorno 7 giugno è stata riaperta al culto la chiesa della Madonna della Pietà. Dopo l’importante lavoro di consolidamento e restauro, diretto dall’Architetto Giuseppe Cencelli, il monumento è tornato al suo antico splendore. L’aggiunta di una suggestiva illuminazione esterna, ha arricchito l’elegante prospetto dandogli un fascino nuovo, particolare. Ha concelebrato il Vescovo S.E. Romano Rossi insieme al parroco del paese don Terzilio e ai parroci don Maurizio, don Mauro, don Pasquale e don Agostino. Presenti tutte le autorità ed un foltissimo pubblico di fedeli. Cenni storici. A causa della mancanza di documentazione certa, la costruzione della chiesa si fa risalire al periodo compreso fra la fine dell’epidemia di peste, che si diffuse in Italia a partire dal 1523, e il pontificato di Paolo III Farnese (1534 – 1549), il quale formò ufficialmente il Ducato di Castro e Ronciglione, per il proprio figlio Pierluigi. Durante la sua costruzione, il progetto originario deve aver subito delle variazioni. L’impianto ottogonale doveva inizialmente essere coperto da una cupola a padiglione mai realizzata e la navata unica coperta a volta. La tipologia dell’ottagono richiama altre strutture della zona, realizzate dall’architetto Antonio da Sangallo il Giovane. Nel XVI secolo divenne la seconda chiesa di Fabrica per importanza, dopo la chiesa di San Silvestro. Dal 1554 in poi, infatti, ebbero inizio una serie di riparazioni, viste le condizioni ancora precarie della struttura, tanto che la comunità decise di mettere a riparo il fonte battesimale, trasportandolo nella chiesa di San Silvestro. Poco dopo venne edificato un corpo di fabbrica affiancato alla tribuna ottogonale, destinato a convento per i frati. Da qui la denominazione Madonna dei Frati, utilizzata ancor oggi dai fabrichesi. Nel 1603, infatti, il Vescovo Andrea Longo assegnò la chiesa agli agostiniani, a condizione che mantenessero nel convento un priore con un altro sacerdote ed un frate laico. Risale al 1561, stando ad un documento conservato presso l’Archivio diocesano di Nepi, la demolizione della volta della navata, impoverendo ulteriormente la chiesa nella veste di decoro architettonico e liturgico, tanto che il convento fu chiuso per volere del pontefice e i frati furono mandati ad allargare la già consistente comunità che si trovava presso Santa Maria del Soccorso, nel vicino paese di Corchiano. Subito dopo, nel 1660, la comunità di Fabrica avviò importanti lavori per consolidare il tetto, le celle dei frati ed una piccola cappella, forse dedicata a San Lorenzo. Tutto questo con una spesa di 35 scudi per muratori e falegnami e poco meno di uno scudo per l’eremita della Madonna che viveva nei pressi del Convento. Nel 1675, però, gli Agostiniani riuscirono a riappropriarsi del convento, pagando otto scudi alla Curia Romana. Ma nel 1785 gli stessi lasciarono definitivamente la chiesa in quanto non amministravano più i sacramenti ed erano diventati solo un peso per la comunità. Nel 1794 , Papa Pio VI elevò la chiesa di San Silvestro a Collegiata, e pensò di far passare i beni del convento tra i beni dell’arcipretura e del capitolo, ma il Comune si oppose e il convento, con annesso l’orto, rimase tra i beni comunali, mentre la chiesa rimase alla parrocchia. Nel secolo successivo, la chiesa venne utilizzata anche come cimitero. Solo nel 1968 si ebbero i primi lavori inerenti al presbiterio, in seguito allo spostamento dell’altare maggiore versus populum. In seguito alla demolizione della tela dell’altare, si scoprì un dipinto sottostante, che riproduceva la Vergine con il Bambino e i Santi. Immagine che tutt’ora si ammira. Nel 1978, a seguito di un crollo, venne rifatta una porzione del tetto della Tribuna e nell’ ’82 venne eseguita la consacrazione dell’altare maggiore. Da ultimo i lavori di restauro svolti tra il 2008 e il 2009.


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Civita Castellana 4 dicembre 1798 un’importante pagina di Storia, un giorno decisivo nello scontro tra le truppe francesi e napoletane Sabato 9 maggio, presso la Sala Conferenze dell’Hotel Relais Falisco di Civita Castella, si è tenuta la Conferenza sul tema “La battaglia di Civita Castellana, 4 dicembre 1798”. Dopo una breve introduzione all’argomento da parte dallAvv. Alessandro Fortuna, la parola è passata al relatore Dott. Riccardo Consoli, che ha magistralmente argomentato la vicenda storica, supportato da splendide diapositive. Tra i presenti, piuttosto numerosi, il Vescovo Emerito di Civita Castellana, Sua Eccellenza Divo Zadi, il Sidaco uscente Dott. Massimo Giampieri e altri personaggi noti della cittadina. Al termine della conferenza è stata scoperta un’epigrafe commemorativa dell’importante episodio storico, realizzata da Fausto Mancini e Ulisse Frezza e posta in Piazza Duomo. Il 4 dicembre 1798 è una data assolutamente importante per Civita Castellana, quel giorno il suo territorio fu teatro di una importante pagina di storia. Quì, infatti, si combattè una cruenta battaglia tra le truppe francesi, facenti parte dell’armata di Roma del generale Jean Etienne Vachier Championnet al comando del generale Etienne Jacques Joseph Alexandre Macdonald, e quelle napoletane al comando del barone generale Karl Mack von Lieberick. A valle del trattato di Campoformio le intenzioni della Francia sull’Italia sono sempre più chiare. Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, è ambasciatore a Roma e la sua residenza diventa un alveare di attività sovversive. Un giovane ufficiale francese si dimostra utile alla causa della Francia, è questi il ventisettenne generale Duphot che fa parte dello Stato Maggiore di Giuseppe Bonaparte; il 27 dicembre 1797, a Villa Medici, sede dell’Accademia di Francia, i giacobini romani, coadiuvati da gruppi di esuli napoletani, provocano un tumulto che viene disperso dalla polizia. Il giorno dopo si affollano nuovamente davanti all’Ambasciata Francese, interviene un plotone di cavalleria e il generale Duphot, con alcuni ufficiali, scese in strada. I suoi ordini, gridati in francese, non vengono capiti e vedendolo con la spada sguarnita, un caporale romano spara, uccidendolo. Il generale Louis Alexandre Berthier riceve l’ordine di marciare su Roma, dove entra il 10 febbraio 179 senza trovare alcuna resistenza, il 15 febbraio 1798, davanti ad una folla riunita presso il Foro Romano, circondato da un distaccamento di cavalleria francese, agli ordini del generale Murat, proclama la nuova Repubblica Romana. Pio VI, che si rifiuta di abdicare, viene trattato barbaramente dal commissario francese cittadino Haller.

Rinchiuso in una carrozza, è trasferito prima a Siena, quindi in Francia, dove morirà nell’agosto 179. I francesi, intanto, si danno a depredare palazzi e ville della nobiltà romana, non sono risparmiate neanche le chiese. A Napoli regna Ferdinando IV di Borbone con la regina Maria Carolina d’Asburgo Lorena, figlia della regina d’Austria Maria Teresa e sorella della sfortunata regina di Francia Maria Antonietta. Presso la Corte di Napoli è accreditato l’inglese Sir John Francis Edward Acton, che contribuirà alla riorganizzazione della flotta di SM il Re delle Due Sicilie. Nè Maria Carolina nè Acton hanno alcuna fiducia nel trattato di Campoformio, ma decidono di tentare una politica di pace. Il marchese Marzio Mastrilli di Gallo viene richiamato da Vienna e viene nominato Consigliere di Stato, incaricato degli Affari Esteri della Marina; a Napoli la Corte è indignata per la persecuzione nei confronti del Papa, tutti si chiedono perché mai la Francia, avendo invaso l’Italia settentrionale, dovrebbe risparmiare soltanto il Regno delle Due Sicilie. Napoleone lascia l’armata d’Italia sotto il comando del generale Championnet, per assumere in prima persona il comando della spedizione in Egitto. Da parte sua l’ammiraglio Nelson, fallito un primo inseguimento della flotta francese, fa ritorno a Siracusa per rifornirsi. Dopo quattro giorni riprende la caccia e il 1° agosto 1798, nella baia di Aboukir, in prossimità della foce del Nilo, riesce a distruggere la flotta francese, quindi, fa ritorno a Napoli. Nelson, che non ha mai cessato di disprezzare i francesi, trova in Maria Carolina una vera compagna di fede. E’ ormai chiaro che i francesi presto invaderanno il Regno delle Due Sicilie, la Regina sa di poter contare sulla flotta britannica, è preoccupata per la mancanza di un bravo generale che possa prendere il comando dell’esercito napoletano. Ne chiede uno a suo genero, l’imperatore d’Austria, il quale convince il generale Mack ad assumere l’impegnativo incarico; quando questi giunge a Napoli, il 9 ottobre 1798 è presentato a Corte e la regina dice: “ … generale siete per noi in terra quello che Nelson, il mio eroe, è stato sul mare …

“ Da parte sua il generale Mack sostiene di essere “ … dispiaciuto per il fatto che un così superbo esercito non si troverà di fronte un nemico degno della sua bravura … “ Ferdinando IV, sempre molto titubante, è affrontato da un Nelson esasperato per tale mancanza di coraggio. Egli deve scegliere: o avanzare verso Roma fidando nell’aiuto di Dio per una giusta causa, pronto a morire con la spada in pugno, o rimanersene tranquillo a Napoli consapevole del fatto che sarà certamente cacciato dal suo Regno. Ferdinando è molto agitato, ma alla fine cede, egli andrà avanti confidando in Dio e in Nelson. Il giorno d’inizio delle operazioni militari, l’armata napoletana è forte di circa 60.000 uomini in armi, mentre l’esercito del generale Championnet si compone di circa 20.000 francesi e 7.000 alleati ma, al momento dell’invasione, può contare soltanto su 18.000 uomini. Il generale Mack prevede che l’armata napoletana si scontrerà solo con le forze repubblicane disposte sul territorio della Repubblica Romana. Egli pensa, infatti, che Austria e Piemonte entreranno in guerra attaccando le forze francesi dislocate nell’Italia settentrionale, quindi elabora il suo piano di guerra e decide che l’attacco decisivo sarà portato contro Roma e si concluderà con la battaglia sotto le sue mura.


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23 STUDIO DI CONSULENZA Neuropsichiatrica, Psicologica, Logopedica, Psicopedagogica Via T. Tasso 6/A - Civita Castellana (VT) Tel. 0761.517522 Cell. 335.6984281-284 www.centroceral.com info@centroceral.com

Il termine personalità deriva dal latino persona, cioè maschera, oggetto indossato dagli attori antichi, che recitavano nei grandi anfiteatri, per farsi sentire da tutto il pubblico. Parlando attraverso (per-) la piccola apertudella Dott.ssa ra ad imbuto della Maura Brugnoni maschera, riuscivano infatti a diffondere meglio il suono (sona-) della loro voce. Etimologicamente, dunque, per personalità si intende l’amplificazione delle caratteristiche individuali del personaggio rappresentato dall’attore, così che il pubblico possa aspettarsi determinati comportamenti e atteggiamenti da lui. Questo significato è in parte rimasto nell’uso corrente del termine, spesso con una connotazione negativa o per sottolineare il “carisma”, cioè le capacità di adattamento e affermazione sociale, di un individuo. Espressioni come “un uomo senza personalità” o “una personalità spiccata” appartengono infatti al gergo comune. Con il tempo, il concetto di personalità ha perso la sua connotazione di apparenza per rappresentare non tanto la maschera, quanto la persona reale con le sue più profonde caratteristiche. Oggi, il termine personalità indica una modalità strutturata di pensiero, sentimento e comportamento che caratterizza il tipo di adattamento e lo stile di vita di un soggetto e che risulta contemporaneamente da

fattori genetici, dello sviluppo e dell’esperienza sociale. Per molti anni la psichiatria ha descritto la personalità come una categoria chiusa, stabile e immutabile. Attualmente, invece, si tende a studiare il concetto di personalità in relazione alle sue possibilità trasformative in risposta a eventi esterni specifici, al modo in cui l’individuo li affronta, alle diverse fasi della vita o di un percorso terapeutico. Nella primissima infanzia il bambino manifesta un’ampia gamma di modalità comportamentali, volte a comunicare i suoi bisogni o a esprimere gli affetti. Anche se in parte derivate dalla disposizione costituzionale, con il passare del tempo e grazie all’influenza esercitata dalle risposte ambientali, tali modalità diventano sempre più strutturate, specifiche e selettive. Si può dunque affermare che lo sviluppo psico-biologico, il contesto psicoaffettivo e l’ambiente socio-culturale contribuiscono alla formazione di una serie di tratti di personalità profondamente impressi e tendenzialmente stabili. I tratti della personalità sono modi costanti di percepire, rapportarsi e pensare nei confronti dell’ambiente e di sé stessi, che si manifestano in un ampio spettro di contesti sociali e personali. Solo quando tali tratti appaiono rigidi, non adattativi e causano una significativa compromissione del funzionamento sociale o lavorativo, oppure una sofferenza soggettiva, costituiscono i cosiddetti disturbi di personalità . Un disturbo della personalità viene dunque diagnosticato solo se i tratti presentati dall’individuo interferiscono significativamente con il suo funzionamento sociale. I disturbi della personalità possono dunque essere visti come esagerazioni o distorsioni di tratti sottostanti, al punto che il comportamento che ne consegue diventa rigi-

do e fonte di disadattamento. Gli esperti distinguono i disturbi della personalità in tre gruppi. Il gruppo A include i disturbi di personalità paranoide, schizoide e schizotipico, caratterizzati da atteggiamenti diffidenti, distaccati o eccentrici. Il gruppo B include i disturbi di personalità antisociale, borderline, istrionico e narcisistico. Gli individui con queste caratteristiche appaiono imprevedibili, inaffidabili, impulsivi. Infine il gruppo C include i disturbi di personalità evitante, dipendente e ossessivo-compulsivo. Gli individui appartenenti a questo sottogruppo appaiono paurosi, inibiti, perfezionisti. Spesso i soggetti che rientrano in tali categorie non sono consapevoli del loro disturbo, malgrado le reazioni e le lamentale di parenti ed amici. Altre volte attribuiscono correttamente le conseguenze sul piano affettivo e sociale del loro comportamento al proprio modo di funzionare a livello cognitivo, emotivo e relazionale. In ogni caso i disturbi di personalità sono fonte di sofferenza e fatica a vivere. La psicoterapia individuale e, a seconda del disturbo e del soggetto, anche quella di gruppo, possono favorire il riconoscimento, la comprensione e la modificazione dei comportamenti disfunzionali. Generalmente l’irrigidimento dei tratti di personalità è una conseguenza del bisogno dell’individuo di difendersi per facilitare il proprio adattamento al mondo esterno. Comprendere perché è stato necessario adottare così massicciamente tali difese e mettere in luce che esse, con il tempo, hanno perso la loro funzione protettiva e possono essere modificate con alternative più funzionali, può contribuire alla modificazione dei tratti di personalità più rigidi e patologici, nonché al miglioramento della qualità della vita.

CORSI PER GENITORI E INSEGNANTI (anche on-line) Dal 1991 il CERAL svolge attività di consulenza nell’ambito dei disturbi della sfera psicologica, emotivo – relazionale, cognitiva, linguistica, foniatrica, sessuologica, delle funzioni buccali, del comportamento, dell’attenzione, dell’apprendimento e dell’adattamento sociale in età evolutiva e adulta. L’equipe è formata dal Neuropsichiatra, Psicologi, Logopedisti e Neuropsicologi che in modo specifico intervengono nelle varie fasi di trattamento. Una delle attività che il CERAL svolge con particolare attenzione è quella divulgativa e formativa per genitori ed insegnanti. Il compito che si prefigge non è quello di trasferire ricette per un pronto utilizzo, bensì offrire ai genitori e agli insegnanti, attraverso dei corsi in piccoli gruppi o incontri individuali degli strumenti di conoscenza da utilizzare per migliorare la relazione con bambini e adolescenti. Per realizzare ciò la pedagogia ha sempre posto l’accento sull’autoeducazione, cioè sulla capacità di ciascuno, bambino o adulto, di dominare gli eventi, di risolvere i propri problemi, di porsi come protagonista della propria storia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, che non consiste soltanto in assenza di malattie o di infermità, ma è strettamente correlato ad una crescita armonica ed alla capacità di esprimere un progetto di vita adeguato. Il ns. Studio propone attività formative per geni-

tori, insegnanti, operatori socio-culturali, ecc., al fine di offrire strumenti di conoscenza da utilizzare per migliorare la relazione con i bambini e adolescenti. Si terranno degli incontri di gruppo dove per naturale dinamica si sviluppa l’interazione, il confronto e la discussione dei temi affrontati (individuali o della coppia genitoriale ove richiesto). L’iniziativa offre opportunità di arricchimento, di conoscenza per sostenere i bambini ed adolescenti nelle varie fasi di crescita cognitiva ed emotiva, per porsi in un rapporto di reciprocità, dando e ricevendo, secondo modalità specifiche e originali, dei singoli e delle diverse età. SCELTE EDUCATIVE CHE FAVORISCONO L’AUTOREGOLAZIONE DEL COMPORTAMENTO DEL BAMBINO E DELL’ADOLESCENTE ACCRESCIMENTO DI CONOSCENZE E STRATEGIE PER AUMENTARE LA CONSAPEVOLEZZA DELL’INTERVENTO EDUCATIVO I genitori e la scuola devono affrontare richieste e bisogni in un mondo in continuo e accelerato divenire, per i quali non hanno più punti di riferimento stabili come le modalità educative trasmesse dai nostri genitori o docenti. Il corso si propone di fornire un contributo per affrontare queste problematiche che spesso rendono insicuro e difficile il nostro intervento educativo. Il primo scopo del corso è esaminare alcuni aspetti dello sviluppo proprio del bambino e dell’adolescente come le emozioni, le cognizioni e i comportamenti che a vicenda si influenzano e altri aspetti che riguardano il rapporto del bam-

bino con gli altri. Il secondo scopo è proporre alcune metodologie educative che si possono utilizzare per aiutare i bambini e i ragazzi a crescere più serenamente e in armonia nelle relazioni esterne. SVILUPPO DEL LINGUAGGIO E DEL PENSIERO FORME E FUNZIONI DEL LINGUAGGIO IL GIOCO NELLE SUE FASI EVOLUTIVE COME CRESCITA COGNITIVA ED AFFETTIVA DEL BAMBINO Lo sviluppo del linguaggio è guidato dall’evoluzione del pensiero. La strutturazione di un ambiente favorevole in cui il bambino possa esprimere le proprie potenzialità intellettive è condizione necessaria per l’autoregolazione del comportamento, la riflessività attraverso la condivisione del gioco è condizione necessaria perchè il bambino possa esprimere la propria potenzialità cognitiva ed affettiva. Il bambino impara a comunicare interagendo con le persone che lo circondano, costruendo espressione verbali appropriate alle situazioni e assorbendo le regole strutturali del sistema linguistico del proprio ambiente . Questi meccanismi di apprendimento sono apparentemente semplici ma nascondono operazioni cognitive complicate, organizzate sistematicamente e obbedienti a regole precise. L’ADOLESCENZA E I SUOI COMPITI DI SVILUPPO: Durata dei corsi: n° 8 incontri di 2 ore con cadenza settimanale da svolgersi nei bimestri GENNAIO-FEBBRAIO/MAGGIO-GIUGNO MARZO-APRILE/SETTEMBRE-OTTOBRE NOVEMBRE-DICEMBRE

La personalità e i suoi disturbi


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n Tara

Le guide di Campo de’ fiori

...continua dal n.59 FESTE E TRADIZIONI L’Amministrazione comunale, negli ultimi hanno, ha particolarmente curato l’aspetto folclorico del paese, organizzando, sovente, spettacoli musicali. di Ha invitato gruppi, Ermelinda Benedetti cori, orchestre, bande ed artisti vari di grande spessore e professionalità, che si sono esibiti nella splendida cornice della monumentale chiesa di Tarano. Festa di Sant’Antonio Abate Festeggiamenti in onore del Santo protettore degli animali, con processione e tradizionale benedizione del bestiame. Cade il 17 di gennaio ed è particolarmente sentita nella zona di Santo Polo. Festa di San Biagio Festeggiamenti in onore del Santo, nella omonima contrada. Si celebra la domenica più prossima al 3 febbraio. Alla solenne processione seguono i giochi popolari. Festa di San Giorgio Festa in onore del Santo Patrono protettore della cittadina, il 23 Aprile. Un lungo corteo con il Gonfalone del comune e le Autorità, accompagnato dalla banda musicale, attraversa i quattro centri abitati che costituiscono il comune di Tarano. Ad essa è associata la Sagra delle fave col pecorino, animata da serate musicali e spettacoli di intrattenimento. Festa della Madonna Festa per la chiusura del mese dedicato alla Madonna, con solenne processione l’ultimo giorno del mese. Festa di Sant’Antonio di Padova Festa Complesso Bandistico San Polo Sabino

in onore del Santo, che cade il 13 di Giugno. Festa di San Barnaba Festeggiamenti in onore del Santo Protettore della frazione di Santo Polo, all’interno dei quali si inserisce anche la commemorazione del miracolo della Madonna della Noce. La festa ricorre l’11 giugno, ma nei tre giorni precedenti si svolgono le solenni processioni penitenziarie secondo l’antica usanza nata a seguito del miracolo del 1505. Una rievocazione San Polo, frazione di Tarano storica in costumi dell’epoca e l’apervoluta dal gruppo bandistico del paese che tura delle cantine con degustazione di proesiste da ben 131 anni, essendo stato fondotti tipici locali, contornano la parte relidato nel lontano 1878. giosa della festa, durante la quale il conSAPORI TIPICI Tra i piatti tradizionali fratello che aveva tenuto in casa la statua del paese si annoverano i fagioli con le del Santo la riconsegna ad un nuovo concotiche, gli strozzapreti, l’acquacotta fratello, lasciando un’offerta al Santo. Gli e i picchiarelli, un particolare tipo di altri 130 fedeli, che fanno parte della pasta fatta con acqua e farina e tagliata a Confraternita, hanno il dovere di far visita mo’ di fettuccine. Ottima è la porchetta al Santo, in attesa di poterlo avere in casa locale, condita con aglio e rosmarino che propria. sostituisce il più comune finocchio selvatiFesta popolare della trebbiatura co. Per quanto riguarda i dolci, caratteriRievocazione dell’antico modo di trebbiastici sono le ciambelle con l’anice e i re, con le “trebbie piazzate”, nel mese di tozzetti con le nocciole. La zona di luglio. Tarano è particolarmente conosciuta ed Festa della Madonna del Carmine E’ apprezzata per la produzione di olio di una festa esclusivamente religiosa e si oliva e di vino, nonché per i tartufi. festeggia intorno alla metà del mese di luglio. Festa di San Cristoforo Festeggiamenti in onore del Santo, nella frazione di Borgo Nuovo. Si festeggia l’ultima domenica di luglio, e alla processione seguono i giochi popolari. Festa di Santa Cecilia Festeggiamenti in onore della Santa protettrice dei musicisti, il 22 Novembre. La festa è fortemente


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Il compito della filosofia nel nostro tempo Ciò che è necessario dire, prima di iniziare qualsiasi ragionamento sulla filosofia contemporanea, è che non tutto ciò che negli ultimi anni è passato per filosofia lo era veramente. Anzi, la magdel Prof. gior parte delle Massimo Marsicola idee che sono transitate per il libri e tra le persone, erano delle semplici opinioni (doxa). E da sempre, occorre ribadirlo, la filosofia non coincide affatto con l’opinione che una persona può avere su questo o quel tema, su questo o quell’aspetto della vita. Al massimo è episteme. Edmund Husserl scrisse la fenomenologia trascendentale sulla base di una preoccupante riflessione riguardo alla crisi delle scienze europee. Crisi dovuta ad una esasperata separazione tra l’oggettività empirica e la trascendentalità soggettiva; tra la necessità della divaricazione disciplinare e la specializzazione settoriale interna a ciascuna disciplina;tra l’approfondimento che allontana dall’origine e l’ineluttabile, progressiva perdita di ogni visione unitaria del sapere. Insomma, alla necessità di avere una visione del mondo si contrappone una frammentazione del sapere che esprime dall’interno l’incapacità della scienza di comunicarla. Husserl, per rimediare, propone, come è noto, il metodo dell’epochè, che qualcuno traduce con “messa tra parentesi; sospensione del giudizio”. In realtà, l’epochè husserliana vuole essere un metodo che consente di ripartire da zero, facendo a meno delle conoscenze fin qui acquisite, per essere guidati unicamente dalle essenze. La uniche possono garantire insieme la validità del rapporto soggetto conoscitoreoggetto conosciuto e l’universalità oggettiva della conoscenza. Ma per far questo occorre ripartire su basi nuove. Occorre salvare i principi cardini della filosofia che sono riscontrabili nell’ambito dello sviluppo del pensiero filoso-

fico e rigettare le non filosofie, facilmente riconoscibili per il fatto che non erano orientate verso l’essere, verso il fondamento, verso il Principio. Ripartire su basi nuove significa scrivere una nuova pagina di antropologia che dica finalmente in maniera univoca ma valida per tutti, chi è l’uomo. Dopo di questi preliminari passi sarà possibile scrivere la filosofia come scienza rigorosa che, per quanto mi riguarda, coincide con la metafisica della storia, già da me annunciata ed alla quale lavoro da qualche tempo. Sebbene ciascuno ha il diritto-dovere di avere una propria filosofia e confermare ad essa il proprio stile di vita (filosofia personale), questa, assai raramente coincide con la filosofia. La filosofia personale infatti può essere sbagliata e può condurre fuori strada quando non è orientata dalla vera sapienza, verso la vera sapienza. Troppo usato ed abusato, dunque, il termine “filosofia” in questo nostro tempo. Usato ed abusato specialmente da chi non conosce , né intende affrontare la fatica di conoscere, questa disciplina. La filosofia come scienza rigorosa, muovendosi nel solco della metafisica tradizionale, prima della Critica della ragion pura di Kant, è disciplina volta a portare alla luce ciò che altrimenti è nascosta. E’ aletheia: manifestazione della verità stessa come non nascondimento. Suo compito non è quello di formulare o di abbracciare opinioni, ma di combattere le opinioni perché si affermi la verità così com’è. Accompagna il grande tema dell’essere, tema che Heidegger, ha avuto il merito di riproporre a partire dalla constatazione del suo oblio. L’essere è rimasto nell’oblio perché al suo posto è stato innalzato l’ente (la realtà del mondo fisico), quale utilizzabile dalla scienza e dalla tecnica,

dominio del nostro tempo. E poiché l’essere coincide con il Principio e il Fondamento, è tutt’uno con Dio. All’oblio dell’essere corrisponde così l’oblio di Dio; il “silenzio di Dio”. L’affermazione del nichilismo a partire dal relativismo, espressione della reificazione della parte sul tutto. Alla luce di quanto abbiamo detto fin qui, possiamo concludere che la verità non può essere messa a tacere, imbavagliata o negata. Essa grida prima nell’intimo delle coscienze, poi nelle piazze e sopra i tetti per proclamare che tra i rinnovati compiti della filosofia ci sono quello di smascherare le non filosofie e, poiché il filosofo risponde alla chiamata della verità, non può non rispondere accompagnando lo sforzo dello Spirito di verità che si manifesta in ogni tempo a conforto e a supporto dell’uomo. Accanto a quello di continuare a presentare lo svelamento dell’essere, rimane dunque il compito di accompagnare la teologia nella costante e sempre nuova epifania del Signore, vero fulcro della significatività dell’esistenza umana.

Edmund Husserl


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“…Il 28 ottobre quella ferrovia si deve aprire! Altro che acqua in galleria!...” Premessa: tutte le informazioni storiche contenute in questo articolo, sono state fornite dal mio stimatissimo amico Francesco Paolo Faggiani, testimodi Arnaldo Ricci ne oculare degli arnaldo_ric@yahoo.it avvenimenti da lui narrati, il quale, ci ha lasciato, ritornando alla casa del padre, alla bella età di 96 anni, il 5 febbraio 2007. Questo personaggio è già stato da me descritto, in un articolo pubblicato sul N° XXXVI di Campo de’ fiori. Siamo nell’agosto del 1932 ed i lavori di realizzazione della nuova ferrovia elettrica Roma – Civita Castellana – Viterbo (iniziati nel 1928 ) volgevano ormai al termine, Erano le ore 19 del 28 agosto 1932 e l’Ing. Besenzanica, progettista, nonché realizzatore della nuova e modernissima ferrovia, era intento a controllare gli schemi elettrici di alcune sottostazioni di alimentazione. Il giovane disegnatore Francesco Paolo (chiamato affettuosamente Paolino ) gli era, come sempre, vicino; pronto a stendere sul tavolo, gli schemi che gli venivano richiesti. (Francesco Paolo espletava la funzione di aiutante disegnatore ). Ormai erano mesi che si lavorava fino alle 22 per rispettare i termini di consegna ; la ferrovia doveva essere inaugurata ed entrare in esercizio il 28 ottobre 1932. Francesco Paolo stava salutando l’ingegnere, erano le ore 22 circa, quando arriva all’improvviso il geometra capo cantiere operante all’interno della galleria. Il geometra si ferma di fronte all’Ing Besenzanica ed in forma agitata, lo mette al corrente di una notevole quantità di acqua che da un’ora filtrava in galleria dall’alto, rischiando di allagare i binari, nascondendoli sott’acqua. L’evento si era verificato proprio all’altezza dell’ attuale stazione di Piazza Euclide, che a quei tempi, non era ancora esistente e nemmeno prevista! Immediatamente Besenzanica chiama al telefono il suo direttore dei lavori; un certo Ing. Pianesani, il quale era già andato a casa, dove non aveva il telefono; non potendo rintracciare il suo vice, si rivolse al capo cantiere dicendogli….ci vediamo domani mattina alle 07.00 qui nel mio ufficio insieme a Pianesani……. Ore 07.00 del 29 agosto: L’Ingegnere arriva puntualmente in ufficio dove ad attenderlo, era L’ing Pianesani, già messo

al corrente della situazione dal geometra capocantiere. Normalmente i due ingegneri si davano del tu; in quella occasione però Besenzanica si rivolse a Pianesani dicendo:…..Lei mi deve risolvere il problema dell’acqua in galleria……al più presto……..può fare quello che ritiene opportuno…ma lo deve risolvere!...... Pianesani capì immediatamente che questa volta L’ing. Besenzanica era veramente agitato e rispose: …..farò tutto il possibile ed anche l’impossibile…….. dopodichè si diresse in galleria. L’acqua veniva giù copiosa dalle pareti della galleria, tanto che i binari erano spariti dalla vista, completamente allagati. Si lavorò ininterrottamente per circa una settimana, per tentare di arginare l’acqua ma essa fuoriusciva sempre più copiosa, da qualsiasi fessura delle pareti. Il 05 settembre Pianesani decise di utilizzare delle potenti pompe per risucchiare l’acqua in grossi serbatoi montati su carri merci. Riapparvero di nuovo i binari; ovviamente questa non era la soluzione, ma dava la possibilità alle maestranze di non lavorare immersi nell’acqua! 10 0ttobre ore 12.00 : dopo vari lavori di impermeabilizzazione delle pareti, sembrava che la fuoriuscita dell’acqua si fosse fermata; ne fù data immediatamente comunicazione a Besenzanica il quale, tirò un sospiro di sollievo; l’indomani però alle ore 06,00 i binari erano di nuovo sott’acqua! Il 15 ottobre alle ore 12.00 l’Ingegner Pianesani si presentò spontaneamente a Besenzanica e disse: Ernesto…..non sò più cosa fare….a mio avviso bisogna rimandaInaugurazione Ferrovia della Roma Nord

re la data di inaugurazione fino alla risoluzione del problema!………gli rispose Besenzanica…….ma come faccio…è tutto già stabilito con il direttore delle ferrovie concesse del ministero…..ma non solo…deve venire Mussolini a fare l’inaugurazione, il quale ha già mobilitato tutti quelli del partito!.... L’Ingegner Pianesani non rispose, rimase zitto per un lungo minuto, poi disse…….mi dimetto fin da questo momento dal mio incarico!..... 12.15 del 15 0ttobre 1932. L’aiutante disegnatore Francesco Paolo Faggiani stava lavorando nell’ufficio di Besenzanica, chino sul tavolo da disegno a tre metri dai due ingegneri. Racconta Francesco Paolo, che dopo quel colloquio, Pianesani non si fece più vivo; sparì dalla circolazione! Praticamente, Besenzanica rimase senza il suo direttore dei lavori! Ore 07.00 del 16 ottobre: L’ingegnere dice al suo dipendente Francesco Paolo…..mi faccia avere al più presto un paio di stivaloni….vado in galleria!..... Alle ore 10.00 Ernesto Besenzanica, il più importante e famoso progettista nonchè realizzatore di ferrovie italiane del tempo, era immerso nell’acqua che gli arrivava fino alla pancia ( era alto un metro e sessantatre ) e dava disposizioni alle proprie maestranze, in modo diretto, come agisce un capomastro. 25 0ttobre 1932 ore 10.00: si stava pompando acqua nei carri serbatoio per poter lavorare alla risoluzione del problema ma l’Ingegner Besenzanica ed il suo


Campo de’ fiori giovane aiutante non erano presenti come nei giorni precedenti; tutti si domandavano, chissà cosa succede? Ormai l’Ingegnere si era reso conto che la data dell’inaugurazione doveva essere rimandata e sapeva perfettamente che ad opporsi, sarebbe stato Mussolini, più che le autorità ministeriali delle ferrovie concesse! Ore 12.00: Mussolini riceve nel suo studio l’Ingegnere, mentre il giovane Francesco Paolo che aveva con se due borse piene di documenti e disegni( altre borse erano in auto ) fu fatto accomodare in una stanza attigua, con la porta aperta, pronto a portare al suo capo eventuali documenti richiesti. All’inizio i due parlarono amichevolmente, poi iniziarono ad alzare la voce; l’usciere chiuse la porta e Francesco Paolo non seppe mai cosa si dissero. Fu evidente che Besenzanica chiese a Mussolini di rimandare la data di inaugurazione ottenendo in risposta, un netto rifiuto. Alle ore 1500 Besenzanica e Faggiani erano di nuovo in galleria dove il problema dell’acqua era rimasto lo stesso. Ore 07.00 del 26 ottobre 1932: l’ ingegnere aveva appena indossato i suoi buffi stivaloni, quando si avvicina un operaio, che come raccontava Francesco Paolo, aveva abbondantemente superato i cinquant’anni, il quale in modo molto rispettoso disse:……. Signor Ingegnere, se permette voglio comunicare una mia espe-

rienza che ho avuto, nel risolvere un problema simile, all’interno della mia cantina…..L’ingegnere che ormai non sapeva più che pesci prendere, gli rispose dandogli del tu: …..dimmi……. L’operaio illustrò la situazione che si era verificata circa un anno prima, nella sua cantina riempita di acqua filtrante dalle pareti Egli disse di aver risolto il problema, facendo dei fori con una trivella a mano, sul pavimento. Al quarto foro, l’acqua alta mezzo metro, venne risucchiata con forza ed in dieci minuti sparì. Probabilmente aveva trovato una via d’uscita nel sottosuolo. Immediatamente Besenzanica dette ordine di fare la stessa cosa. Fece fare dei buchi con una potente trivella a motore con la punta lunga due metri, al centro tra un binario e l’altro; al sesto buco, come d’incanto l’acqua iniziò a defluire come quando si stappa un lavandino. Dopo due ore l’acqua era completamente assorbita! I binari erano liberi! Adesso era più facile tamponare le pareti, ed anche se, la fuoriuscita dell’acqua non si fosse risolta immediatamente, l’assorbimento della stessa sotto i binari, non avrebbe reso visibile il problema! Ore 12. 00 del 27 ottobre 1932: Besenzanica chiama Mussolini al telefono e gli dice: ……..Eccellenza……qui è tutto pronto…….vi aspetto domani mattina per rispose: la cerimonia…..Mussolini ……Ernesto……non ho mai avuto alcun

27 dubbio sulle tue capacità! L’inaugurazione avvenne poi come previsto il 28 ottobre 1932, e tutto filò liscio. Francesco Paolo Faggiani diceva:…….se non ci fosse stato quell’operaio vecchietto………chissà cosa sarebbe accaduto? Purtroppo quel problema dell’acqua all’altezza di Piazza Euclide si ripresentò, nel corso degli anni varie volte. Mi ricordo, eravamo a metà degli anni settanta ( io facevo il pendolare con la Roma Nord ) e per giorni quando si transitava ad Euclide, si vedeva acqua che scorreva copiosamente dalle pareti. Sono tanti anni che non viaggio più con quella ferrovia, per cui non posso dire se il problema, attualmente, sia stato definitivamente risolto! Allegata a questo articolo ripropongo la foto della cena di inaugurazione della Roma Nord, dove sono ritratti , insieme a molte maestranze, l’Ingegner Ernesto Besenzanica, che era già vicino alla settantina ed il giovane Francesco Paolo Faggiani che aveva circa venti anni. La foto è già stata pubblicata su questa rivista nel numero XXXVI a pagina 48, allegata all’articolo intitolato Per ricordare l’amico Paolo Faggiani. Paolo è seduto al tavolo rivolto al fotografo, in basso a sinistra, accanto all’uomo con baffetti. L’ingegner Besenzanica è al centro della foto, seduto ( si vede solo la testa ) con accanto un signore in piedi sulla sua destra.

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Associazione Artistica Ivna Artisti di Vignanello, Vallerano, Corchiano, Civita Castellana condividono l’arte

IL TRIS ARTISTICO DI GUSTAVO POZZI La scintilla artistica di Gustavo Pozzi è la sua innata passione per il canto fin dalla più tenera età, che dà origine alla ricerca personale nell’esplorare gli aspetti a cura della più vari dell’arte. Prof.ssa L’ambiente parrocchiale Maria Cristina della sua infanzia lo Bigarelli sprona dapprima a prendersi cura della sua voce, a 12 anni costituisce il primo complesso musicale che gli da l’opportunità di entrare in contatto con il territorio viterbese al di fuori del paesino. Amplierà i suoi orizzonti, quando ormai ragazzo, viene conosciuto nella capitale per poi prendere parte a trasmissioni televisive su emittenti private sorte di recente. A ventisette anni Gustavo Pozzi inizia la sua carriera di cantante e cantautore di musica leggera partecipando a Roma alla trasmissione intitolata “La grande occasione” allestita da Telefantasy . L’Italia conosce Pozzi e Pozzi conosce l’Italia: il suo fortunato tour non si ferma negli studi televisivi, infatti, partecipando a concorsi e selezioni, vince numerosi premi e ottiene riconoscimenti che arricchiscono il suo curriculum nell’ambito provinciale, regionale e nazionale. Cantando le canzoni di Morandi al Teatro Tenda vince le nazionali, evento che lo incoraggia ad incidere un disco che raggiunge in poco tempo 25.000 copie in tutta Italia. Successivamente viene premiato con il Disco d’Argento. Le sue opere canore, musica e parole, sono oggi raccolte anche in Cd distribuiti da More Record Production & DISCOPIU’ di Milano. La voce, il canto, la musica e le parole sono l’accompagnamento per l’introduzione alla pittura e alla poesia. Il sorprendente successo musicale nella vita di Pozzi non rimane “figlio unico” come espressione artistica, ma funge da accompagnamento dell’ispirazione pittorica e della musa ispiratrice poetica. Questi

tre canali si fondono, si completano seguendo lo stesso binario del cuore, sviluppando il talento variegato che fornisce un tris di facce dando forma solida poliedrica al suo modo di essere artista. Gustavo Pozzi cantante, pittore e poeta con innumerevoli riconoscimenti, con un’unica forte motivazione, la gioia di vivere, con tante fonti d’ispirazione! “Dipingere è un po’ come cantare” per Pozzi. Nei fiori, nei paesaggi, nei soggetti dipinti è come se ci fosse lo spirito del canto, per non parlare della poesia nella quale Gustavo “canta” la vita e ci racconta della sua spiritualità, della sua profondità di ideali. Quanta anima c’è in una canzone con musica e parole! Quanto sentimento in un quadro! Opere pittoriche, inizialmente disegnate a matita, abbozzate poi elaborate con colori ad olio, acrilici o a tempera su tela, che ritraggono il mare, i monti dal vero senza filtri e senza supporti virtuali. Tutto è riproposto con cura, con tono pacato e benevolo, attento al dono divino del sussulto vitale degli ambienti che accolgono il vigore e la vivacità degli esseri. Tra i riconoscimenti importanti ce n’è uno ottenuto per la Poesia “Dedicata a Wojtyla”, consegnata personalmente al Papa, tradotta e stampata in quattro lingue da varie accademie e associazioni artistico-culturali in Italia delle quali Gustavo Pozzi è membro. L’originale della poesia al papa è stato scritto in gotico e ogni lettera iniziale è in oro su pergamena bianca. Gli spettacoli che attualmente svolge sul territorio nazionale abbinano il canto, il convivio con declamazione di poesie in una cornice artistico pittorica prodotta da Gustavo stesso. L’amalgama tra musica, parole, pittura, poesia si incanalano tutte in un unico “ ingegnoso slogan” spirituale che predilige il sentimento religioso e la Divinità. La musicalità tocca la metrica delle poesie, delle quartine a rima alternata e la sua voce, secondo la critica fatta a Firenze, rappresenta “un animo sensibilmente umano che canta dal cuore quanto sia grande l’essenza

della vita”. Gustavo Pozzi, cantautore, poeta, pittore, scrittore, è Senatore Accademico e Gran Collare U.I.A.L. dell’Accademia Toscana “Il Macchiavello” e fa della sua Arte la sua Vita e della sua Vita un’Opera d’Arte, anche e soprattutto nei difficili momenti che lo hanno colpito, che lo hanno fatto soffrire, ma che sono stati motivo di grande coraggio, di fede e di testimonianza di Amore, pescando nell’ottimismo del suo pensiero nell’ “Alba di un nuovo giorno”, poesia nella quale sogna, “… sente gioia per nuovi eventi” e

la stessa alba “accarezza il creato/coi raggi vivi e splendidi/dal sole illuminato !”; trova il coraggio per dire e dirci che n o n ostante tutto “E’ un nuovo giorno” poema nel quale “…splende il sol e / c o i raggi e calore/ e tutto più bello sa-rà!”


Nota per la lettura: il numero prima del nome indica la generazione,dai giorni nostri andando a ritroso.

Albero Genealogico Potete richiedere l’elbero genealogico della vostra famiglia di Fabrica di Roma, rivolgendovi presso la nostra redazione. Verrà elaborato dal nostro collaboratore Geneg e potrete vederlo pubblicato sulle pagine di Campo de’ fiori.


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100 ANNI SEMPRE VERDI Fortunatamente, di tanto in tanto, si incontra qualcuno che “c’è arrivato”, ed per noi fonte di meraviglia e di grande ammirazione. 100 anni, infatti, sono un traguardo straordinario, un vero inno alla vita e la signora Rosa Tion li ha compiuti il 26 Aprile. Raccontare tutti i 36.500 giorni della sua vita sarebbe impossibile, ma si può certamente dire a coloro che non la conoscono, chi è e come è arrivata fin qui. Rosa è nata a Reana, un paese in provincia di Udine, nel 1909, in una famiglia piuttosto numerosa, come, del resto, molte famiglie dell’epoca. La compagnia di due fratelli e cinque sorelle, ai quali si aggiunsero ben presto due cugini rimasti orfani dei genitori, allietava le sue giornate e insieme giocavano e crescevano. Appena abile al lavoro, viene assunta presso una fabbrica di lavorazione del cotone, che raggiungeva ogni giorno con la sua bicicletta e impara anche a lavorare le foglie di granturco essiccate e colorate, realizzando sedie di paglia e gra-

Rosa Tion

ziose borse da signora. Durante un breve soggiorno a Roma, presso una delle sue sorelle, sposata con un carabiniere, conosce un giovane di origine abruzzese, anche lui arruolato nelle forze dell’ordine, Vincenzo Leonetti, che diventa presto suo marito. Lei lo segue fedelmente nei suoi vari trasferimenti, fino a che da Gallese, non viene definitivamente a stabilirsi a Civita Castellana, dove ricopre il ruolo di brigadiere dei carabinieri per diversi anni. Dalla loro unione nascono tre splendide figlie: Marisa, Carla e Onelia e mentre Rosa si occupa di farle crescere brave ed educate, riprende a lavorare a casa, rispolverando i segreti del mestiere che aveva appreso da giovane. Realizza, così, borse da vendere nell’emporio di Cassietto Rosa Tion, la figlia Marisa e il marito Vincenzo Leonetti Cassieri, in Corso Bruno Buozzi. Nel 1983, rimane vedova e, sola, cerca di riempire le sue giornate lavorando a maglia, giocando a carte e guardando soap opera in tivù, le sue più grandi passioni. Rosa è circondata dall’affetto dei suoi cinque nipoti e otto pronipoti, che la viziano e la riempiono d’attenzioni. Ha sempre curato molto il suo aspetto fisico e non lo trascura nemmeno a questa età. E’ molto golosa e ha l’abitudine di terminare tutti i suoi pasti con un pezzettino di formaggio ed un frutto. Un’abitudine questa che, magari, potrebbe essere anche uno dei segreti della sua longevità! Ultimamente non è

più in grado di lavorare con i ferri e i suoi ultimi lavori sono stati dedicati alla nipote Martina. Continua, invece, a giocare a Ramino, contando tutti i punti realizzati al termine di ogni partita, senza perderne nemmeno uno! E non fa affatto fatica a seguire le trame delle innumerevoli ed intricatissime telenovele, nelle puntate quotidiane. Soffre un po’ d’insonnia, ma del resto, come si suol dire, chi dorme non piglia pesci. Alla luce di questo ci viene spontaneo pensare che sia una donna veramente speciale, con un carattere forte, che l’ha senz’altro aiutata a spegnere le sue 100 candeline. Le auguriamo, allora, di poter continuare a mangiare ancora tanti dolci, formaggio e frutta, di vincere tante sfide a Ramino e, perchè no, di arrivare a vedere la fine delle innumerevoli telenovele, magari proprio della interminabile Beautiful, se una fine l’avrà! di Ermelinda Benedetti


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“Il Fumetto” LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA

FORTIFIED SCHOOL di Takeshi Narumi e Shinichi Hiromoto edito da Starcomics – 7 volumi, conclusa Innovativo e spettacolare. Questo manga mi ha attirato subito per i suoi disegni graffianti, sporchi… in qualche modo, rivoluzionari. E la storia non è da meno: ci catapulta in un mondo dove andare a scuola diventa di Daniele Vessella un incubo, altro che 3 in matematica… qui si rischia la vita ogni istante! La scuola in questione è situata su un altopiano, protetta da alte mura e circondata da un folto bosco dove risiedono belve feroci. Tutto questo per non far scappare gli studenti, i più problematici del Giappone, che vengono portati lì per cercare di raddrizzarli anche con metodi poco ortodossi. Tre sono i protagonisti della storia: Itsuki Takizawa, Gentaro Masuda e Mei Mato. I tre novellini, appena mettono i piedi in classe, vengono presi di mira dal comitato disciplinare studentesco e dai professori. Questo costringe il trio a compattarsi e formare una solida amicizia per aiutarsi a vicenda contro le angherie subite. I tre si fidano l’uno dell’altro e Itsuki decide di rivelare ai due amici il vero motivo della sua venuta nell’istituto: truccando il suo profilo e fingendosi una criminale, si è fatta portare lì per scoprire la verità su suo fratello, apparentemente suicidatosi dopo pochi mesi di permanenza nell’istituto, ma la cosa non l’ha mai convinta. Gentaro e Mei decidono quindi di aiutarla a scoprire la verità sulla morte del fratello ed ha così inizio la loro indagine; così, i tre si accorgono che il liceo correttivo non è solo un luogo di terrore: avvengono, infatti, morti misteriose ed inspiegabili sparizioni in una scuola senza regole dove vige la legge del più forte. Pathos, colpi di scena, azione, dinamismo sono gli ingredienti di Fortified School che miscelati dal disegno di

Hiromoto danno vita a un fumetto magnificamente visionario. Hiromoto col suo stile violento riesce a calarci perfettamente in un mondo traboccante da studenti sbandati. L’universo di Fortified School è contraddistinto da un’atmosfera irreale e allucinante, ed è proprio questo il punto di forza del fumetto: i due autori usano immagini forti che emozionano, colpendo il cuore del lettore. La follia delle vicende narrate, la fluidità della trama e l’abilità del disegnatore fanno di Fortified School un ottimo prodotto, anche se non privo di difetti. Gli ultimi numeri si muovono con troppa rapidità… troppi eventi da chiudere e gli autori lo fanno nel peggiore dei modi, allontanandosi dall’ambiente pseudoscolastico per sfociare nel fantasy, che in quel contesto non c’entra assolutamente nulla. Troppo repentino il finale di un prodotto che per le splendide promesse iniziali sa di occasione sprecata, nonostante risulti comunque estremamente apprezzabile. Peccato. Fortified School meritava più spazio, anche per sviluppare la tanta carne messa al fuoco e caratterizzare al meglio alcuni personaggi secondari che rimangono senza spessore. Un capolavoro manca-

to? Penso di sì. Ma nonostante queste pecche, è uno dei migliori shonen pubblicati nel nostro paese. Lascio l’indirizzo del mio blog: http://danielevessella.blogspot.com/


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LA STORIA DEL CIMITERO DI CIVITA CASTELLANA

di Enea Cisbani

... continua dal numero 59 Una tavola di rilievo degli inizi del ‘900, mostra chiaramente la situazione planimetrica del Cimitero Monumentale di San Lorenzo subito dopo la conclusione dei lavori di ristrutturazione nel 1896: l’attuale via della Repubblica, la strada di collegamento detta “Dei Cappuccini”, oggi viale Mons. Tenderini, l’ampio piazzale di arrivo con i due accessi al Convento e al Cimitero, il lungo viale dei cipressi affiancato da ampie zone a prato e, infine, l’imponente complesso a pianta quadrata con corte centrale, che costituisce il fulcro dell’intero sistema architettonico e tipologico. Lo stesso grafico evidenzia, inoltre, la situazione urbanistica dell’area circostante oggi densamente abitata: ampie distese di territorio pianeggiante e in parte collinare, interrotte da rare e modeste costruzioni e solcate dal lungo rettifilo della Variante Flaminia, diretta continuazione del Ponte Clementino. Un rilievo architettonico successivo del 1904, illustra in dettaglio la situazione tipologica del Convento dei Padri Cappuccini e l’assoluta originalità, esecutiva e tipologica, dell’impianto Berniniano, perfettamente aderente ai principi costruttivi dell’Ordine Francescano: la Chiesa, dalla pianta a croce greca, caratterizzata dall’ampia e unica navata centrale con la volta a botte e quattro Cappelle laterali, due per lato, la zona terminale detta transetto, con l’Altare Maggiore isolato e il Coro retrostante con gli stalli lignei dei Conventuali e, infine, i vasti ambienti della sacrestia; il Convento, ad “L”, posto sul versante sudest, con le celle dei religiosi, la biblioteca, il refettorio e la zona dei servizi tecnici; i Magazzini, per la conservazione dei prodotti e delle derrate agricole. L’originalità dell’impianto, assolutamente inedito, è nell’utilizzo da parte del Bernini del Quadrato, come modulo generatore dell’intera struttura, con tutti gli evidenti riflessi simbolici e religiosi. L’Ex Convento, subito dopo la sua dismissione, viene utilizzato dal Comune come Lazzaretto, per il ricovero dei malati di colera, le cui epidemie erano allora fre-

quenti in Civita Castellana date le precarie condizioni igieniche della Città. Tra il 1920 e 1940, il Cimitero viene ulteriormente ampliato costruendo nuove aree cimiteriali sul lato nord, dove la continuità architettonica e visiva dei portici della corte quadrata, viene interrotta dall’esecuzione di ampie scalee in marmo per collegare il campo superiore delle sepolture con quelle del campo inferiore. Nei portici della grande corte quadrata sono conservate le Tombe dei Civitonici “Illustri”: CASIMIRO MARCANTONI, ULDERICO MIDOSSI e ATTILIO BONANNI. Sempre in quegli anni, si realizzano le Tombe di Famiglia nelle zone prospettanti il viale interno con i cipressi, in quelle stesse aree anticamente destinate dai Francescani alla sepoltura dei Confratelli. Le Tombe di Famiglia costituiscono episodi architettonici rilevanti sotto l’aspetto artistico e compositivo, in una perfetta fusione e rielaborazione di forme classiche e medioevali e nell’uso sapiente dei materiali costruttivi quali ferro, bronzo e marmi. Nel 1930, il Comune sopprime il Lazzaretto data ormai la sua cessata funzione e utilità, trasformando l’antico Convento sia in abitazione per il custode, che per ospitare gli uffici cimiteriali. Sempre nel 1930 viene realizzato l’ingresso marmoreo con il cancello in ferro battuto, di fatto sistemando adeguatamente la zona d’ingresso sul viale Tenderini. La Chiesa di San Lorenzo, nel contempo, viene sempre utilizzata per officiare le funzioni religiose e celebrative. Esiste, poi, il Cimitero di San Lorenzo “segreto”, caratterizzato da ampi sotterranei: l’Ossario posto al disotto della stessa Chiesa, realizzato nel 1624 e collegato alle vaste gallerie della zona monumentale utilizzate per le sepolture. Nel frattempo, il vecchio Cimitero di San Giorgio con l’omonima Chiesa, soppresso nel 1893, è al centro di varie proposte di utilizzazione da parte delle Autorità Comunali

del tempo: rimessaggio per i carri Comunali, utilizzo dell’area come campo militare per le truppe di passaggio e come sito dove realizzare case popolari vista la notevole richiesta abitativa. E’ il Sindaco Ulderico MIDOSSI, che comunque ne intuisce le grandi potenzialità facendo realizzare sia la Scuola d’Arte che le Scuole Elementari. Nel 1914 la Chiesa di San Giorgio viene trasformata in Scuola e in un locale attiguo ospitato fino al 1925 il Carro Mortuario del Cimitero di San Lorenzo. Una presenza mal tollerata dalla stessa scuola - tanto da dare origine a un lungo contenzioso legale con il Comune che non accettava la sua presenza all’interno degli spazi collettivi frequentati dai giovani allievi. Nel 1928 l’annosa controversia viene risolta, grazie alla disponibilità di un cittadino, che dona il locale per il rimessaggio del Carro Funebre Comunale posto su via Minolfo Masci nel piano terra dell’antica stazione di posta. Il 10 Giugno 1940, è la data che segna la svolta nell’utilizzo del Complesso Conventuale di San Lorenzo. continua sul prossimo numero ...

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San Lorenzo


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La rubrica

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dei perchè? Perchè si dice “fare la siesta”?

Tutti sappiamo che il termine spagnolo "siesta" sta per il riposo pomeridiano successivo al pranzo, meglio se effettuato su di un'amaca all'ombra delle palme di una bella isola tropicale nelle afose giornate d'estate. Tuttavia l'origine di questo termine è da ricercarsi nel lontano Medioevo... Durante il Medioevo, infatti, nei conventi si effettuavano diversi momenti di raccoglimento al fine di pregare: uno di questi era prossimo al pranzo ed era chiamato "Sesta". Successivamente all'abbondante pasto veniva effettuato un riposo e da qui venne l'uso del termine che, nell'idioma spagnolo, mutò nell'attuale e conosciuto termine "siesta". In italiano potremmo definire la siesta come il pisolino pomeridiano (con o senza amaca)!

Modi di dire Perchè si dice “volere la botte piena e la moglie ubriaca”? Questo modo di dire viene rivolto all'indirizzo delle persone che vogliono ottenere solo guadagno, in ogni tipo di situazione, senza rimetterci qualcosa, senza compiere alcuna rinuncia o sacrificio... Si dice quindi "volere la botte piena e la moglie ubriaca" e si capisce benissimo che se la moglie è ubriaca, la botte non potrà mai essere piena... ma qualcuno ancora pensa che avere entrambe le cose possa essere un'ipotesi reale!

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ie d r o t s Le Max

Gli Omega

Gruppo musicale civitonico dei mitici anni ‘70

Primi anni ’70: un senso di innovazione, di cambiamento e di libertà di espressione arriva anche a Civita Castellana come eco dei mitici anni ’60 e delle relative rivoluzioni, pervadendo di Amalia Cesarini gli animi dei giovani dell’epoca e portandoli a cavalcare una sorta di onda creativa, fomentando sogni che fino ad allora erano sopiti. La musica della Beat Generation ormai aveva seminato e il raccolto era molto vario, lo si riscontrava nell’animo di tutti; ogni cosa sembrava possibile e la parola d’ordine era : LIBERTA’ E CREATIVITA’. Nasce così una generazione di “artisti”, forse un po’ sfacciati ma senza dubbio “genuini”. Eccoli là allora, a rinchiudersi dentro cantine e vecchi casali, adattati e insonorizzati alla meglio con cartoni di uova e un po’ di polistirolo alle pareti, imbracciando tutto ciò che poteva assomigliare a uno strumento musicale, cercando di tirarne fuori più note possibili e soprattutto che si avvicinassero a quelle dei gruppi più in voga: Beatles, Rolling Stones, Deep Purple, Santana e in particolare i nostri Nomadi, Formula Tre, Camaleonti, Dik Dik ecc… C’era chi si dilettava con la chitarra, che tra l’altro rendeva “piacioni”, aiutando a rimorchiare le ragazze, (anche se poi in realtà chi sapeva suonarla finiva immancabilmente sempre a suonare la colonna sonora di quelli che “limonavano”) e chi andava in giro con vari tipi di congas perché rendevano tutto un po’ esotico. Così tutti davano sfogo alla loro arte creando piccoli complessi musicali (già, perché allora si chiamavano così, non band, gruppi e tantomeno cover band). Ebbene, la faccia tosta di questa generazione è ben rappresentata dagli Omega, che senza saper suonare nessuno strumento,prima hanno deciso di formare il complesso e poi sono andati a scuola di musica!!! Marcello Silveri ( Marcellino), batteria; Benigno Branca, chitarra; Claudio Annesi, basso; Tonino Menichelli (Billy), voce e chitarra acustica; Angelo Pescitelli (Gnolo) tastiere, un bel giorno decidono di avventurarsi nel campo della musica, fanno una bella colletta e comprano gli strumenti (usati ovviamente): una batteria Hollywood grigio perla, un basso Fender, una chitarra elettrica Fender e una tastiera Hammond! Vanno a scuola e in poco tempo riescono a tirar fuori un brano che allora andava alla grande: Io mi

fermo qui, dei Dik Dik! Avranno pensato veramente di fermarsi lì??? Assolutamente no, quello era solo l’inizio! Infatti hanno cominciato a tirare fuori altri brani dei Dik Dik, Nomadi ecc… fino a sconfinare nei Santana e i Beatles, ottenendo un modesto repertorio che ha permesso loro di far fronte al primo concerto, nel piazzale della Chiesa di San Lorenzo, all’interno di una rassegna musicale che comprendeva i complessi locali più famosi! Quel concerto lo fecero col nome di Rothman’s, riferito appunto alle sigarette che fumava la maggior parte di loro. Ciò accadeva nell’estate del 1974. Da lì in poi cominciarono ad allargare il loro orizzonte, facendo esperienze anche in altri gruppi e annettendo per brevi periodi componenti di altri complessi, creandosi Inizio anni ‘70. Da sx:Angelo Pescitelli, Claudio Annesi, così un bel bagaglio di espeBenigno Branca e Marcellino Silveri. rienze al punto di decidere di cambiare il nome in OMEGA: l’ultima lettera dell’alfabeto richiesti, si sono “allargati” annettendo greco, sperando man mano di risalire le altri due pezzi “grossi” : un cantante melovarie lettere fino ad arrivare all’Alfa!!! Non dico col vocione e un sax, rispettivamente hanno più assunto il nome delle lettere Francesco Anesini (Gnecco) e Roberto Mei ascendenti, ma senza dubbio hanno (Sardarello). Adesso si che potevano particominciato ad avere la loro importanza nel re veramente! Grazie a Francesco si loro ambito, e visto che erano parecchio aggiungono canzoni melodiche, romane-

Un veglione


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Gli Omega con Maria Carta ad una festa dell’Unità sche e brani di Demis Roussos e grazie a Sardarello si inseriscono i classici del liscio: valzer, mazurke, tanghi ecc… Spesso si univa a loro un’altra chitarra, quella di Giorgio Angeletti…e sette! Così in un’atmosfera molto tranquilla, senza grandi pretese di definizione dei suoni, solo per la voglia di suonare e spesso solo con il compenso della cena, affrontavano le varie feste patronali, le feste de l’unità e i numerosissimi veglioni per i quali erano molto richiesti. Alla fine degli anni ’70, con la maturità acquisita, riuscirono a gettare le basi per un Festival canoro per bambini, che , in collaborazione con la parrocchia di San Luigi a Sassacci, portarono avanti per parecchie edizioni: l’Usignolo d’Argento, una manifestazione che richiamò un notevole numero di partecipanti di un’età compresa dai 5 ai 15 anni. A metà degli anni ’80 però le serate cominciano a rallentare, sia perché comincia a diminuire la disponibilità di qualcuno di loro per problemi legati alla famiglia e al lavoro, sia perché le leggi fiscali relative alle serate cominciano

ad essere più rigorose richiedendo troppi obblighi ai musicisti, alle associazioni e ai gestori dei locali e rendendo ciò che poteva essere divertimento un vero e proprio lavoro. Così, come l’alba che pur mettendoci davanti un giorno bello e luminoso, rapisce i nostri Gli Omega al completo: 1. Angelo Pescitelli, 2. Tonino sogni, la vita ha preso il Menichelli (Billy),3. Benigno Branca, 4. Francesco sopravvento sugli Omega, Anesini, 5. Giorgio Angeletti, 6. Roberto Mei, lasciando ai loro sogni un 7. Marcellino Silveri. tempo molto esiguo ma…attenzione…anche se sotto mentite spoglie ( coro della cattedrale) sotto altri nomi (Giovedì gnocchi, Yamagna, Tempi supplementari) o addirittura all’interno di compagnie teatrali (I Nunseponnoguardà), la loro presenza fluttua sempre nell’aria civitonica!!!

Marcellino Silveri, alias Al Capone! Gruppo teatrale civitonico I Nunseponnogua rdà. Da sx: Raffaele Micheli, Marco Manoni, Pasqualino Spaziano, Mauro Agostinelli, Marcellino Silveri (Omega), Benigno Branca (Omega). In basso: Sandro (Max) e Cecilia Anselmi.

Attenzione!!! Benigno Branca pronto per una serata all’Arabesk, a Febbraio del 2009.


di Riccardo Consoli ... continua dal numero 59

Benjamin David Goodman era nato a Chicago nel 1909 in una famiglia di ebrei immigrati polacchi molto poveri e con un numero imprecisato di figli, tra i quali, Benny risaltava subito all’occhio per essere assai piccolo e mingherlino. Il padre, di professione sarto, era assillato da una vita piena di stenti, prima in patria e successivamente in America, tuttavia, malgrado il suo magro bilancio non mancò di far frequentare a tre dei suoi figli, Harry, Fred e Benjamin le lezioni di musica che si tenevano regolarmente presso la Sinagoga e, poichè Benjamin era il più gracile dei fratelli, venne avviato allo studio del sottile e leggero clarinetto. A tal proposito Benny Goodman, nella sua autobiografia dal titolo The Kingdom of Swing, scrive: “ … si dice che io abbia scelto di suonare il clarinetto perché aveva i tasti splendenti, … in verità, se il mio peso fosse stato due libbre in più e la mia statura due pollici in più, oggi probabilmente suonerei una tromba e non un clarinetto … ”. Buon per noi! Avendo Benny dimostrato ben presto una notevolissima abilità come strumentista, con un altro grosso sacrificio da parte di papà Goodman, venne prima affidato privatamente all’insegnante della stessa Sinagoga e, successivamente, a Franz Schoeppe ex insegnante del Chicago Musical College che avrebbe fatto di Benny quel virtuoso che tutti conoscono. A soli quattordici anni cominciò a guadagnare qualche dollaro suonando qua e là ispirandosi a tale Ted Lewis, un clarinettista dell’epoca, ma guardando allo stile di Leon Rappolo che, da quando aveva avuto occasione di ascoltare i New Orleans Rhythm Kings era divenuto il suo idolo. Poiché a quell’epoca le leggi del Michigan non obbligavano i ragazzi a frequentare le scuole fino a diciotto anni, Benny abbandonò gli studi per accettare gli ingaggi che gli venivano via via proposti, militò così in numerose orchestre, da quella di Kekelah Jacob Synagogue, a quella di Ben Pollack e di Paul Whiteman; ciò fino al 1934, allorquando il clarinettista riuscì a mettere in piedi una sua formazione nella quale i punti di forza erano costituiti dai

fratelli Jack e Carlie Teagarden e da suo fratello Harry. Agli inizi non riuscì ad imporre un suo particolare stile, anche a causa dei proprietari dei vari locali nei quali la formazione si esibisce che esigevano che venisse eseguita musica Sweet - musica dolce che, a loro ed al pubblico, piaceva. Benny Goodman non è di certo l’uomo più rappresentativo del momento, ma è lui che consente al Jazz di raggiungere un pubblico sempre più vasto e che per primo tenta quello che nessuno prima di lui aveva osato tentare, ossia presentare complessi in bianco e nero, vale a dire formazioni miste di musicisti bianchi e di colore che porta il Jazz nelle sale da concerto. Il successo è assicurato da una grande orchestra che Benny Goodman riunisce nel 1934, che suona arrangiamenti di noti musicisti negri e che, grazie al successo ottenuto, concepisce l’idea di tentare una nuova forma musicale che egli stesso battezza Jazz da camera. Nulla a che vedere naturalmente con la tradizionale musica da camera, ma piuttosto un certo senso di intimità e di compostezza che richiama quella musica; gli artefici sono, oltre che lo stesso Benny Goodman, il pianista negro Teddy Wilson, salottiero e piacevole, il vibrafonista nero Lionel Hampton e il batterista bianco Gene Krupa. Sono questi i dominatori degli anni trenta,

anche se al loro fianco militano altre grandi orchestre, spesso decisamente migliori, oltre che alcune formazioni bianche di tutto rispetto. Ben presto però il nome di Benny Goodman sarebbe divenuto noto in tutti gli Stati Uniti ogni sabato sera, infatti, la NBC trasmette un’ora di Jazz con l’orchestra del clarinettista che propone esecuzioni decisamente raffinate oltre che squisitamente orchestrate. Non si tratta di certo di un nuovo genere musicale dal momento che la musica proposta da Benny Goodman altro non è che il Jazz già suonato in alcuni locali dalle orchestre di Fletcher Henderson, Cab Calloway, Jimmie Lunceford e Chick Webb tuttavia, mai come in quegli anni, essa corrisponde perfettamente al gusto ed alle esigenze di un pubblico giovane in cerca di emozioni, un pubblico che rappresenta tutti gli americani senza distinzione di razza. Anche per questo lo Swing e di conseguenza il Jazz, ebbero un successo mai conosciuto prima di allora; naturalmente fondamentale fu la diffusione radiofonica dei programmi di musica Swing cui si è fatto cenno che portava questa musica in tutte le case americane.

continua sul prossimo numero ...

Benjamin Goodman


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Civita Castellana a fine Ottocento Civita entrò a far parte del Regno d’Italia il 12 settembre, poco prima della presa di Roma nel 1870, con l’entrata in città del Regio Esercito e la resa della “Bastiglia Pontificia” e fu governata, per parecchi anni, dalle famiglie piu in vista e benestanti: Coluzzi, Morelli, Feroldi De Rosa, Trocchi, Ciotti, Midossi per citarne alcuni. Costoro si adoperarono per ingrandire e modernizzare la nostra città che usciva da una profonda crisi economica essendo venuto a mancare il ruolo che aveva svolto come punto strategico dello stato Pontificio e i vantaggi che ne aveva tratto,la carica di Sindaco fu quindi svolta da questi cittadini,anche perché il 60 per cento della popolazione era analfabeta. Il primo cittadino era eletto con nomina regia,cioè dal Re,poiché soltanto nei Comuni con 10.000 abitanti il Consiglio Comunale poteva eleggere il proprio sindaco, furono infatti eletti con nomina regia: Ferdinando Giunti reg. delegato straordinario 1871, Marco Morelli 1873, Giovan Battista Montanari 1874,Domenico Coluzzi 1876, Antonio Riccioni 1894, poi ancora Domenico Coluzzi, le cariche di consigliere erano svolte da padre in figlio,da fratello a fratello. La legge 29 luglio 1896, n. 346 (Di Rudini) fece si che l’elezione dei Sindaci da parte di tutti i Consigli comunali, confermando la durata triennale della carica, poteva avvenire anche nei Comuni che contava 5000 abitanti come Civita: Giovanni Arrigoni nel 1897 fu il primo Sindaco eletto dai consiglieri. Iniziarono cosi dopo il 1870 una serie di cambiamenti: nel Carcere Mandamentale che si trovava dove ora è l’ufficio anagrafe in Corso Bruno Buozzi vi venne trasferita la Pretura, che si trovava in Piazza di Massa nei locali del Sig. Petrini in affitto per la somma di L. 1080 annue, il palazzo fu modificato venne costruita la scala,allargato il portone, fu rialzato il secondo piano, costruito il cornicione si rimosse anche la gradinata della chiesa di San Francesco per uniformarla alla Pretura,poiché la sagrestia doveva essere adattata a biblioteca ed ospitare circa 6.000 volumi. Il Carcere quindi fu trasferito alle due Torri di via Vinciolino,si acquistarono gli stabili adiacenti,fu costruito anche l’alloggio per il custode,il costo fu di L. 10.021. Le Mole del Treia che erano state devastate dall’alluvione del 1861 furono riattivate ,i mugnai ne avevano approfittato formando una Società e facendo pagare L.150 al quintale per la molitura traendone cosi profitto e recando danno ai contadini costretti a sottostare a ciò per ben 17 anni. La Caserma Militare Enrico Cosenz che si trovava a palazzo Andosilla, trasformato poi nel 1899 per

ospitare la scuola elementare, fu ampliata unendo il palazzo della Pretura e la Caserma fu trasferita nel convento delle Clarisse traslocate nel Seminario. Nel 1878 e gli inizi del 1879 vi furono altre alluvioni con scarsi raccolti, il Comune acquistò grano da distribuire durante i mesi invernali alle famiglie bisognose. Il demanio donò al Comune la Chiesa e il Convento dei Cappuccini compresa la biblioteca e si decise di costruirvi il nuovo cimitero che si trovava presso la Chiesa di San Giorgio, fu comperato un carro funebre per la somma di L. 682,il trasporto delle salme fu appaltato per la somma di L. 300,furono piantati gli alberi nel viale. Venne deciso di costruire il Mattatoio Pubblico,il maestro muratore Domenico Paolelli si offri di costruirlo nell’orto di sua proprietà e di godere della tassa di mattazione sino all’estinzione del debito, la proposta non venne accettata e si deliberò di costruirlo vicino al ponte Terrano. Venne allargata la strada della via Flaminia dall’angolo della casa del signor Arigoni alla chiesa di S. Giovanni demolendo edifici,in quanto stretta e in cattive condizioni essendo di vitale importanza per il passaggio dei carri,del bestiame e per l’Artiglieria dell’esercito. Si ottenne la fermata delle 6,29 antimeridiane alla stazione di Borghetto, i civitonici potevano cosi recarsi a Roma in mattinata e rientrare la sera .Nel 1877 venne inaugurato il primo asilo infantile,le strade di via Posterula e la salita del ponte Clementino essendo molto scomode per la salita fu tolto il selciato per renderle il più possibile pianeggianti con l’inconveniente che durante le giornate di tramontana si alzava un gran polverone costringendo la Spazzatura Pubblica ad innaffiarle . La Polizia Urbana controllava la sanità dei cibi e con bilancette tascabili e controllavano che non ci fossero frodi nei pesi, il servizio di spazzatura urbana era in appalto,gli spazzini erano tre con carrettini a mano, mal pagati,accumulavano il letame per poi rivenderlo cercando cosi di arrotondare lo stipendio. Il servizio sanitario era affidato a due medici più il medico chirurgo che eseguiva la vaccinazione del vaiolo,le malattie che predominavano erano la polmonite, pleuro polmonite, pleurite, faringite, febbri malariche e cataralli, C’era la Banda Municipale diretta dal

maestro Antonio Cavicchioli. Gli istituti di beneficenza erano l’Ospedale, l’Orfanatrofio, il Monte Frumentario e Pegni gestito dalla congregazione di Carità,vi era una banca :la Cassa di Risparmio. Si pagava la tassa sul bestiame,la tassa di famiglia o Fuocatico che era divisa in 20 classi, 700 erano gli iscritti,la prima pagava L.100 e vi appartenevano soltanto quattro famiglie, l’ultima L. 1 vi appartenevano 397 famiglie. Il matrimonio civile diventò obbligatorio definitivamente nel sistema giuridico italiano con la promulgazione del Codice Civile del Regno d’Italia nel 1865, in vigore dal 1 gennaio 1866 ma i Civitonici preferivano il matrimonio religioso,infatti nel 1878 erano soltanto 83 quelli celebrati con rito civile e non si preoccupavano di denunciare il cambio di residenza come esigeva la legge. Nel 1878 vi furono 251 nascite,250 morti e furono celebrati 36 matrimoni. Nonostante la Legge sulla istruzione obbligatoria le scuole elementari per i bambini dai sei a nove anni non erano molto frequentate i genitori renitenti venivano denunciati al Regio Pretore,vi erano inoltre le scuole ginnasiali dall’anno scolastico 1876/77. Venne fatto un nuovo regolamento di igiene pubblica che vietava di di fare i lavori agricoli come per esempio sfogliare il granoturco o spellare gli animali per le vie interne di Civita. L’illuminazione notturna prima ad olio poi a petrolio infine il 15 settembre nel 1890 fu inaugurata quella elettrica,era di quaranta lampioni oltre al disco dell’orologio comunale che nei mesi gennaio,febbraio,marzo novembre e dicembre erano accesi tutta la notte,negli altri mesi secondo le tavole lunarie per la spesa di L. 2000, ne fu aggiunto un altro nella stretta via Febo. Vennero appaltati i lavori di fognatura e la conduttura di acqua potabile. Nel 1895 si impiantava la rete telefonica mandamentale per circa 60 chilometri, univa per 17 chilometri Civita a Magliano Sabino,15 chilometri Civita, Faleria,e Calcata,14 chilometri Civita, Nepi, e Castel Sant’Elia, 18 chilometri Civita, Fabrica di Roma e Corchiano. Francesca Pelinga


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Al reparto di Ginecologia di Civita Castellana. Con affetto e profondo rispetto voglio ringraziare il reparto di Ginecologia di Civita Castellana., per la sua grande professionalità e per l’umanità ricevuta da tutto il personale medico e infermieristico del reparto. Un grazie sincero. Lorella Zeppilli

Corchiano - 2 Giugno 2009. Festa dei giovani della classe 1954. Foto Severina Iannoni

Civita Castellana Giugno 2009. Renato Conti, classe 1911, e Flavio Biagiola, classe 1930. “Ultimo avamposto a difesa di Piazza Matteotti”. Foto Alberto Sacchi

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Nel cuore Ricordo Enrico Occorre tanta fede per accettare quello che spesso non riusciamo a capire, e la morte di Enrico, è comunque una di quelle cose incomprensibili, che ci lasciano increduli ed attoniti. Non si può accettare che una persona, già provata da dispiaceri incolmabili, possa morire così! Aveva sofferto immensamente quando aveva perso la sua dolce Daniela e s’era trovato solo con la sua piccola Sara ancora da crescere. Aveva dovuto trovare il coraggio e la forza per farlo, riuscendovi nel migliore dei modi. Aveva allora riversato tutto il suo amore su quella figlia tanto desiderata, ed ogni volta che ci incontravamo me ne parlava, a volte preoccupato per l’inquietudine adolescenziale, a volte entusiasta per le innumerevoli soddisfazioni che gli dava. Povero Enrico, lo conobbi quando ancora avevo l’ufficio in via della Repubblica e fermava spesso la sua vespa davanti alla vetrina per entrare a scambiare due chiacEnrico chiere. Ciccarella Mi colpì immediatamente la sua mitezza e la sua grande educazione, e già allora mi parlava della sua profonda fede cristiana e dell’amore per il prossimo. Ebbi modo di conoscerlo ancor più quando mia figlia, all’età di dieci anni, entrò a far parte del coro della cattedrale, sotto la giuda dell’insuperato Don Giuseppe. Allora Enrico che faceva già parte di questo prestigioso sodalizio per esserne un basso dalla voce pura e possente, l’aiutò molto, con la sua accoglienza e cordialità, a superare le resistenze e le paure iniziali che una bambina come Cecilia poteva avere. Me lo ricordo in quegli anni accompagnare alla messa della domenica Tonino, quel ragazzo down al quale si era tanto affezionato, ed ancor più forte ho l’immagine di lui con la madre ed il fratello Ermanno che andavano, immancabilmente sotto braccio, per via Garibaldi fino a fermarsi alla pasticceria Etrusca per il rito della colazione, un’icona questa di una Civita che non c’è più. Enrico è stato un appassionato lettore di Campo de’ fiori e me lo ricordava sempre con apprezzamenti calorosi. E’ stato un mio sincero estimatore quando anch’io entrai a far parte del coro e lì ha proseguito la sua attività, dopo la morte di Don Giuseppe, con i Maestri Enrico Mazzoni, prima, e Laura Ammannato, dopo. I tanti viaggi con il treno bianco a Lourdes con la divisa dell’UNITALSI e gli altrettanti pellegrinaggi, gli davano arricchimenA Liliana la mia vita to e gioia, così pure la vicinanza e l’amicizia con la Curia, lo riempivano di soddisfazione. Il 7 Gennaio te ne sei andata, Anche il giorno prima di morire, Cecilia mi aveva riportato, felice, i e con me non sei restata, suoi saluti, che non mancava mai di inviarmi. a te sono stato sempre affezionato e per di più ti ho sempre amata. Quarantacinque anni di matrimonio e di felicità Ho cantato assieme al tuo coro per accompagnarti nel tuo ultimo con tanti accordi e serenità. viaggio, e siamo stati tutti presi da un’incontrollabile emozione Ti porgo sulla tomba questo fiore, quando abbiamo intonato Madonna Nera, il brano che amavi che tu lo passa donare al Signore tanto… e con la tua dolcezza e il tuo sorriso il Signore ti possa accogliere in Paradiso. Ciao Enrico Antonio Guglielmo Sandro Anselmi


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ELENA BONELLI Chiuso CON GRAN SUCCESSO il suo tour ROMA IN THE WORLD

Sabato 25 e domenica 26 Maggio, il TEATRO ELISEO ha registarato straesaurito ed il pubblico era letteralmente andato in visibilio. Alla fine dello spettacolo una gigantesca bottiglia di champagne è stata stappata in scena per brindare alla chiusura del progetto “Roma in the world - la canzone romana nel mondo” che da 6 anni sta calcando i più bei palcoscenici mondiali. Elena Bonelli e la sua New Band sono stati accolti da scroscianti applausi e standing ovation. L’artista romana ha avvolto la platea facendola partecipare per tutto lo spettacolo col canto di canzoni del reper-

torio romano quale “Barcarolo Romano” di Romolo Balzani, “Tanto pe Cantà” di Ettore Petrolini, “Sinnò me moro” di Carlo Rustichelli ma anche inediti scritti in romanesco dalla Bonelli e musicati da Mariella Nava, presente in sala e Pippo Caruso. Nella totale attenzione del pubblico che ha seguito con passione la performance della Bonelli l’attrice ha tenuto quasi due ore di spettacolo, intervallando alle canzoni romane, brani recitati e citazioni dei grandi personaggi della romanità. Molto suggestiva la proiezione in cui la Bonelli interpretava la grande Anna Magnani intervistata da Carlo Lizzani, e “Le mantellate” girate dentro il carcere. Straordinaria l’interpretazione di “Chitarra Romana” in fado portoghese che da l’idea di sentire una Amalia Rodriguez capitolina, e molto divertente e apprezzata dal pubblico una “Roma nun fa la stupida” in swing americano. Il pubblico ha battuto il tempo di tutte le canzoni e ha omaggiato l’artista con una standing ovation. Alla fine l’attrice ha ringraziato tutto il pubblico che, tornando assiduamente ai suoi spettacoli, l’ha seguita per 6 anni e stappando una enorme bottiglia di champagne in scena, ha brindato con tutti al successo dell’operazione. Molto efficace

ed affiatata la NewBand diretta da Giandomenico Anellino–Chitarra, Roberto Mezzetti–Percussioni, Roberto Magnanensi – Fisarmonica, Luca Perroni–Piano, Alessandro Mazza–Basso, Riccardo Medile–Chitarra, coordinati dalla Bonelli che di questo allestimento ha curato anche la regia. Aveva già scaldato 20000 romani che l’hanno applaudita in Piazza Campidoglio, ma ieri sera la Bonelli, avvolta da un seducente abito di Donna Karan, ha trasformato la serata in due ore di magia regalando al pubblico ogni genere di emozione. Ad applaudirla molta gente di spettacolo quali:, Renato Balestra, Battaglia e Miseferi, Stelvio Cipriani, lo stilista Paolo di Pofi, gli scenografi Dante e Francesca Ferretti e Gaetano Castelli, l’autore tv Cesare Lanza, Amedeo Minghi, Mariella Nava, Dario Salvatori, Maria Monsè, Catena Fiorello, Vittorio del GF, il Vice Presidente del Consiglio Comunale On. Mirko Coratti, il Senatore Mario Baldassarri, Lella Bertinotti Fagno, Gianni Bisiach, il principe Carlo Giovannelli, nonchè il figlio di Romolo Balzani Remo ed altri.

Protegge i tuoi valori Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25 01033 Civita Castellana (VT) Tel.0761.599444 Fax 0761.599369 silviamalatesta@libero.it



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L’angolo del Bon Ton Subito dopo il servizio del caffè, o anche contemporaneamente a tavola o in salotto, vengono offerti liquori e digestivi. I bicchieri di diversi tipi, a seconda dei liquori che si vorranno di Letizia Chilelli servire, verranno posizionati su di un tavolo di servizio o su di un mobile bar. Spesso vengono offerte più qualità di liquori, se invece si opterà per un liquore solo, si dovrà scegliere qualcosa di molto particolare come un buon nocino o un ottimo limoncello fatto in casa o un amaro, una tequila o un liquore caratteristico acquistato in un viaggio, un famoso cognac, una vodka ghiacciata oppure dell’eccellente whisky. Il whisky, si potrà servire al naturale, come digestivo e se ne verseranno circa due dita, oppure con ghiaccio che metteremo nel bicchiere prima di versarlo, si potrà aggiungere anche soda o acqua naturale in quantità uguale al volume del whisky. Altro discorso per il cognac, se lo si serve nell’apposito bicchiere a tulipano possiamo procedere così: - Versare il cognac in ogni bicchiere servendolo da destra; - Prendere il bicchiere per lo stelo, alzarlo e inclinarlo avvicinandolo al collo della bottiglia che terremo con la mano destra, quindi lo verseremo; - La bottiglia non va tenuta in mano ma adagiata nell’apposito supporto (cannoncino) di ferro o di legno; alziamo il bicchiere e lo avviciniamo alla bottiglia inclinando sia il bicchiere, sia il “cannoncino”. Se ospiteremo, invece, i nostri amici per un drink serale, magari il sabato sera, predisporremmo tutto in cucina, in questo caso gli accessori saranno ridotti al minimo: non si offrono bevande miscelate, è di rigore il secchiello del ghiaccio. I liquori da offrire saranno: brandy, cognac, vodka, grappa, limoncello o

amari. Nel servizio dei liquori non dovrà mancare poi dell’acqua minerale fresca, graditi saranno anche dei piccoli assaggi di cioccolatini o marron glacè. TIPI DI BICCHIERI Vediamo in questa rassegna i bicchieri che non possono mancare per il servizio dei liquori. - Bicchiere tradizionale da cocktail secco che ha la forma di una piccola coppa conica svasata con gambo corto. Va tenuto sino all’ultimo nel freezer e lo si riempie con miscele concentrate molto alcoliche, ma in quantità modeste; - Il Tumbler o bicchiere da whisky, con forma a cilindro, molto capace si usa molto per i long drinks e le preparazioni on the rocks; - Il Ballon da brandy o cognac, con forma panciuta ma con imboccatura stretta, che serve per canalizzare verso il naso i sentori del liquore, si tiene il corto gambo tra il dito medio e l’anulare e si sorregge il bicchiere con il palmo per scaldare il contenuto per poterne apprezzare così i profumi e il sapore. Di solito viene scelta la misura media che corrisponde alla capacità di un bicchiere da vino normale; - Il Tulipano, è il “vecchio” bicchiere da Marsala, leggermente panciuto e con la bocca che tende a restringersi terminando dritta, si usa per i vini ad alta gradazione alcolica o per liquori come amari, creme o il brandy in assenza del ballon; - Il Gotto, bicchiere basso e tozzo, di cristallo e spesso inciso alla base, si usa per il vermut serviti freddissimi ma senza ghiaccio;

- I bicchieri da vodka, con base cilindrica da cui parte una parte stretta e alta, che vengono tenuti nel freezer fino all’ultimo secondo prima del servizio o ancora meglio se vengono immersi in una coppa piena di ghiaccio tritato. Si usano solo per il servizio della vodka; - Il Calice grande che corrisponde al bicchiere da acqua del servizio da tavola, si usa per le composizioni che richiedono impiego di frutta fresca, che viene tagliata a fette o a spicchi. Ultimo consiglio: se gli invitati sono numerosi, è obbligatorio riempire prima tutti i bicchieri e poi servire, per evitare di far attendere troppo gli ospiti che avremmo servito per ultimi. (Bibliografia: “La mia cucina”).


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Lette a Napoli Pane fresco caldo Vendesi gelateria, liquido tutto Si vendono letti a castello per bambini di legno Si vendono mobili del 700 nuovi Carne bovina, ovina, caprina, suina, pollina e coniglina Polli arrosto anche vivi Si ammazzano galline in faccia Se mi cercate sono al cimitero ... vivo Non andate altrove a farvi rubare, provate da noi Al reparto bambini 3 al prezzo di 2 Si vendono impermeabili per bambini di gomma Si smacchiano antilopi Si riparano biciclette anche rotte

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Il diario dei

Giras

questa pagina è dei ragazzi speciali

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Domenica 10 Maggio 2009 - Pratica di Mare (Roma) - Zoo Marine. I ragazzi del Centro Rosa Merlini Frezza di Civita Castellana, le loro famiglie e gli accompagnatori, in gita.

Alcuni momenti di questa divertente giornata.


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Madonna di Uliano Otto secoli di storia e tanta fede

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L’interno del Santuario i respira veramente un’aria di grande tranquillità, come è difficile trovare. Chi, tra le mie conoscenze, vi è già stato ed è solito ritornarvi, me lo aveva raccontato, aveva cercato di descrivermelo, ma pur avendo provato ad immaginarlo, non avevo potuto minimamente avvicinarmi alla realtà. Forse, se mai l’avessi provata, avevo dimenticato che potesse esietere una pace tale, immersa, come tutti, nel caos di ogni giorno. Sono rimasti veramente pochi i luoghi al mondo dove poter ascolatre quel silenzio e, allo stesso tempo, parlare ed ascoltare noi stessi e pregare quel Signore, unico artefice di tanta pace. Sto parlano del Santuario della Madonna di Uliano, situato a circa sette km dal centro del paese di Magliano Sabina (Ri), ed eretto sul Colle di Chiorano, sotto il quale si apre un’apia vallata, solcata da un piccolo torrente, le cui acque, nel lontano 1242 riportarono alla vita un neonato morto soffocato e guarirono le piaghe della madre, sfregiata dal marito, perchè causa involontaria della morte del loro piccolo. Questa è la storia del primo di una lunga serie di miracoli compiuti dalla Madonna per mezzo di quelle acque (storia che abbiamo già riportato nel n. 52 di Campo de’ fiori). L’originaria chiesa, voluta da Giuliano per ringraziare Maria Santissima della grazia ricevuta, non esiste più ormai da tempo, così l’effige della Madonna di Uliano venne conservata in varie chiese del paese. Fino a che nel 1967, l’allora parroco di Magliano Sabina, don Attilio Falcetta, volle costruire un nuovo santuario, esclusivamente dedicato alla Madonna del miracolo, non molto distante dal primo e dal luogo dello straordinario avvenimento. Ben presto, per mantenere vivo il ricordo dell’accaduto, alcuni fedeli maglianesi si riunirono dando vita ad una compagnia di confratelli e consorelle, chiamati a pagare la somma di 50 cent., che si sarebbero presi cura del santuario e avrebbero ono-

rato la Vergine di Uliano in tutte le festivicausa dell’inaccessibilità a quei luoghi. tà dedicate alla Madonna, particolarmente Le consorelle, al contrario, si trovano a fetnel giorno dell’Annunziata. seggiare la Madonna di Uliano nella seconSiccome però tale giorno cadeva nella stada domenica di ottobre. Si arriva procesiogione piovosa si decise di festeggiare la nalmente con l’Urna, si celebra la messa, ricorrenza il secondo giorno dopo la si estraggono le dodici nuove “festarole” Pasqua. Tutto ciò permise di mantenere la che per un anno, a turno, la terranno in chiesa di Santa Maria di Ulliano in buono casa, si offre un piccolo rinfresco ai fedeli stato per circa tre secoli e mezzzo, e di intervenuti e si conclude con il pranzo essere restaurata nel 1735 per volere di annuale. una signora assai devota alla Madonna. Con il passare del tempo molte cose camNei secoli successevi, invece, il luogo di biano. Importante è però che a restare devozione venne piano piano trascurato e salda sia la fede, la devozione e l’amore la chiesa, accanto alla villa di Giuliano, verso la Madonna. venne sconsacrata e venduta Pierino e Natalina, i due presidenti, sosteAnche il luogo vero e proprio del miracolo, nuti da altri fedeli compagni, si stanno dove era stata fatta costruire una fonte, muovendo quanto più possono per riaprinella quale i malati erano soliti recarsi per re l’antico passo che porta direttamente bagnarsi con l’acqua miracolosa, è oggi alla polla d’acqua miracolosa, ormai praticamente inaccessibile, poichè le erbe abbandonata da oltre trent’anni. e gli spini hanno, purtroppo, coperto il Sarebbe un vero peccato lasciar cadere sentiero. E’ possibile però prendere un po’ nell’oblio un avvenimento di tale grandezdi quell’acqua miracolosa tramite un za, una tradizione così antica e sentita. impianto idrico, che, grazie ad una pompa, Non sarebbe giusto privare tante persone fa arrivare l’acqua alle fontanelle poste nel della possibilità di recarsi in quel luogo e, cortile antistante il nuovo santuario. magari, ricevere la stessa grazia che Studi approfonditi hanno rivelato che queDorotea ricevette quasi otto secoli fa, per sta acqua è acidula e ferruginosa e quindi intercessione di Maria. particolarmente indicata per la cura di Riscopriamo e conserviamo le cose belle, malattie intestinali, essendo purgante e condividiamo ciò che Dio ci dà di straordidiuretica. nario. Crediamoci. Nonostante le vicissitudine del Santuario, i confratellii e le consorelle della Madonna di Uliano si susseguirono di generazione in Ermelinda Benedetti generazione, mantenendo sempre viva la fede e la devozione per Maria Santissima. Attualmente, sono a capo del gruppo rispettivamente Pierino Marciani e Natalina Taizani. Le cariche vengono rinnovate ogni tre anni per gli uomini ed ogni cinque per le donne. I confratelli hanno mantenuto l’antica tradizine di festeggiare la ricorrenza del miracolo il giorno successivo alla Pasqua, quando, dopo la benedizione delle ciambelle, si parte dalla chiesa di San Pietro per arrivare, dopo le soste presso la chiesa di Madonna Alcune Consorelle e Confratelle della Madonna di Uliano Grande e quella della Madonna degli Angeli, al Santuario, per celebrare la santa messa. Al termine, si estraggono i nomi di dodici confratelli, che Il Santuario della Madonna di Uliano è visiavranno il compito e l’onore di tenere per tabile tutti i sabati e le domeniche dalle un mese in casa propria l’Urna. ore 16.00 nel periodo estivo e dalle ore Si è perduta l’abitudine di fermarsi tutti 15.00 durante il periodo invernale. insieme a mangiare all’aperto sui prati che circondano il Santuario, a ridosso del fiume e della polla miracolosa, anche a


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AGENDA Tutti gli appuntamenti più importanti FESTA DI SAN LUIGI GONZAGA 17 - 21 GIUGNO 2009 SASSACCI, CIVITA CASTELLANA Mercoledì 17 giugno Ore 12.00 Apertura festeggiamenti Ore 21.15 Chiesa di San Luigi Gonzaga, Sassacci:

Concerto dell’Orchestra da Camera “Le Metamorfosi Musicali”, 6° edizione in memoria di Giovanni Colamedici Giovedì 18 giugno Ore 19.30 Apertura stand gastronomico Ore 21.30 Esibizione di danza contemporanea Modern

Jazz e Classica della scuola Blu Life di Civita Castellana Venerdì 19 giugno Ore 17.00 Un pomeriggio per i bambini con animatori in Piazza, scivoli gonfiabili, baby dance, regali, clown, giocolieri, musica e palloncini artistici. Ore 19.00 Apertura stand gastronomico Ore 21.00 Inizio serata musicale con i Money For Band Cover

Dire Straits Ore 22.30 La serata continua con il gruppo

Tempisupplementari Sabato 20 giugno Ore 17.00 Un pomeriggio per i bambini con animatori in Piazza, scivoli gonfiabili, baby dance, regali, clown, giocolieri, musica e palloncini artistici. Ore 19.00 Apertura stand gastronomico Ore 21.00 La compagnia teatrale La bottega delle chiac-

chiere presenta “Alleluia Brava Gente”, commedia musicale di Garinei e Giovannini Domenica 21 giugno Ore 8.30 Santa Messa Ore 11.00 Messa Solenne Ore 17.00 Esibizione Trial offerto da “Top Trial Mito Show” Ore 17.30 La Banda Musicale Muzio Clementi di Civita Castellana percorrerò le vie della frazione Ore 19.00 Santa Messa e solenne processione Ore 19.30 Apertura stand gastronomico Ore 21.30 Serata musicale con i Skartoon Band Clyde e la sua banda, le sigle dei cartoni animate come non le avete mai sentite. Ore 24.00 Chiusura dei festeggiamenti con grandioso spettacolo pirotecnico.

Il Salotto dei Singles Evento speciale di cultura a arte per comitive. Per tutte le domeniche del periodo estivo fino a settembre. ABBAZIA DI FARFA Domenica 14 giugno - Domenica 21giugno - Domenica 28 Giugno 2009 oasi nel giardino dell'abbazia di Farfa torneo di Brunch e Burraco per tutti., ore 12,30 E.16. Telefonare ad Adriana 333-7806648.

Vi aspetto in tanti!


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AGENDA

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Tutti gli appuntamenti più importanti

3° Raduno Bandistico Il raduno bandistico, promosso dal Comune di Corchiano e dalla locale Banda Musicale “G. Verdi”, vuole creare nuove sinergie e collaborazioni con altre realtà bandistiche del territorio. Protagoniste di questa edizione, oltre alla banda del paese organizzatore dell’iniziativa, l’associazione “Amici della musica” di Allumiere e la Banda Musicale “G.Porri” di Vasanello. La manifestazione avrà luogo domenica 5 Luglio 2009, a Corchiano, e rispetterà il seguente programma: ore 17.30 Partenza delle bande dai diversi siti del paese ore 17.45 Arrivo in Piazza del Bersagliere ed esibizione delle singole bande ore 18.45 Le bande, inquadrate in formazione unica, sfileranno lungo Via Roma, sino a raggiungere Piazza IV Novembre ore 19.00 Concerto delle singole bande , con maxi esibizione finale in Piazza Pina Piovani e premiazione.


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AGENDA

Tutti gli appuntamenti più importanti L’Associazione Fab(b)rica delle donne organizza una filiera alimentare che si propone di far conoscere e valorizzare nel settore agro-alimentare del nostro territorio le attività e la produzione al femminile e di indirizzare i consumi verso le produzioni locali. L’evento che avrà luogo a Fabrica di Roma (Vt) nei giorni 25, 26 e 27 giugno è patrocinato dall’Assessorato all’Agricoltura della Regione Lazio, dalla Provincia di Viterbo, dal Comune di Fabrica di Roma, dalla Consigliera di Parità e dalla Delegata alle Pari Opportunità della Provincia di Viterbo. La manifestazione seguirà il seguente programma: 25 giugno – ore 21,00 – Sala della Biblioteca Inaugurazione e presentazione di una mostra in tema. Proiezione del film documento “Terra Madre” di Ermanno Olmi. Degustazione di prodotti locali e artigianali. 26 giugno – ore 17,00 – Sala della Biblioteca La cittadinanza incontra: l’Associazione Slow food “Buono, pulito e giusto”, i nuovi criteri di scelta; le donne del settore impresa e etica. Proiezione di un filmato storico anni ’50, sull’ultima sagra delle pesche a Fabrica di Roma. Degustazione di prodotti locali e artigianali. 27 giugno – ore 17,00/ 22,00 – Piazza del Duomo Mostra dei prodotti delle aziende e cooperative di donne agricoltrici e artigiane: vendita e degustazione.

Pietro Sarandrea in collettiva al Museo Crocetti Via Cassia, 492 Roma Dal 2 luglio al 26 luglio 2009 Inaugurazione giovedì 2 luglio alle ore 19.00 Orario mostra: dalle ore 11.00 alle ore 18.00 compresi festivi. Chiuso il martedì e il mercoledì


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Vita cittadina Domenica 24 maggio si è svolto alla sala Cicuti, gremita di spettatori, come ogni anno lo spettacolo teatrale della scuola dell’Infanzia “GRAMSCI”che è una scuola colorata dalla presenza di tante culture e di tante religioni che convivono pacificamente nel rispetto reciproco e chi meglio del Circo con la sua allegria ed artisti di ogni parte del mondo può rappresentarli. I bambini di tre, quattro, cinque anni si sono esibiti con le musiche tradizionali del circo,le coreografie sono state realizzate dalle sorelle Francesca e Sara Antonelli. Le insegnanti hanno curato i costumi e la scenografia in collaborazione con la scenografa Licia Liberati. Alla fine dello spettacolo i bambini di cinque anni hanno ricevuto il diploma di licenza di scuola dell’Infanzia. I piccoli artisti hanno riscosso un grande successo dimostrando che la scuola serve anche ad insegnarci a vivere insieme che ci sono altri popoli,altre modi di vivere che sono validi tanto quanto i nostri e che il miscuglio è arricchimento reciproco. Pelinga Francesca

Corchiano - 31 maggio 2009. Infiorata in occasione della chiusura del mese Mariano.

Civita Castellana - 16 maggio - Palazzo Montalto Belei. Presentazione del libro “BOOM (il tonfo) economico” di Antonio Orlando. Da sx Fabrizio Anzellini, Antonio Delli Iaconi, Luigi Annesi, Antonio Orlando, Augusto Ciarrocchi.

San Giovanni Rotondo (Fg) - 31 maggio 2009 57° Raduno Nazionale Bersaglieri.Nella foto in basso un gruppo di ex bersaglieri di Corchiano, che hanno partecipato al raduno. Da sx: Massimo Zannotti, Paolo Bernabei, Domenico Ceccarelli, ... , Romeo Campanelli.


La Redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri

Auguri a Daniele e Michela sposi il 23 Maggio, gli amici delle Forre del Treja partecipano con gioia alla loro felicità. Sei meraviglioso mio grande dolce Michel, da mamma Fiorella, papà Bruno e da tutti quelli che ti conoscono

Il 17 Giugno è il nostro 7° anniversario, volevo ringraziarti per Tanti auguri a Ivan ogni minuto passato insieme, sei Pirri di Corchiano che il 24 maggio ha davvero speciale ed io sono molto fortunata ad averti accanto. ricevuto la Ti Amo dal profondo del cuore. sua Prima Comunione, da papà Massimo, mamma Viviana e dalla sorellina Melissa. Tanti auguri a Filippo Carosi che il 7 Luglio compi 1 anno, ti voglio tanto bene cucciolo dalla tua cuginetta Asia. Verena e Antonio insieme da 36 anni il 10 Giugno, siete ancora bellissimi!! Auguri, gli amici delle Forre del Treja.

Cara Trilli, il 24 Giugno sarà il tuo compleanno, 3 anni sono importanti e vanno festeggiati in grande!” Ti facciamo tanti auguri e ti mandiamo un mare di bacioni. Ti vogliamo davvero tanto bene,sei la nostra cucciolina. Ancora tanti baci da zio Marco e zia Elisa.

Verena 58 anni non avere il tempo di sentirli! Sei davvero in gamba, auguri dagli amici delle Forre del Treja. Tanti auguri a Matteo Longo che compie 2 Un grandissimo abbraccio forte forte dalla anni il 10 Giugno, da mamma Lorena, papà Alessandro, i nonni Antonio, Maddalena, zia Fiorella, da Michel e Renzo e zio Bruno Daniela, gli zii Giovanni e Loredana e le cuginette Sara e Martina.


Tantissimi auguri alla nostra piccola Sofia che il 14 Giugno compirà 5 anni. Auguri dalla mamma, dal papà, dalla sorellina Rebecca, dai nonni e da tutti coloro cha la amano. P.S. Sei un dono meraviglioso!!!

1° Febbraio 1959

Tanti auguri ad Angelo e Sabrina per il loro primo anno di matrimonio, il 22 giugno. Auguri dal papà, la mamma, la sorella, il fratello, il cognato Francesco, la nipote Vanessa e i suoceri Ridolfi.

Febbraio 2009

Tanti Auguri Armando Antonelli e Maria Luisa Ripani per i loro 50 Anni di Matrimonio da parte degli figli Massimo e Claudio, delle nuore Filomena e Gabriela e dei nipoti Stefano, Tiziano, Andrea, Viola e Aurora. Tantissimi auguri di buon compleanno!!!! Sono 26 !!!! Ti voglio un casino di bene!!!! Valentina e Davide

Michela Maggio annuncia la nascita della sorella Rebecca. Tanti auguri dai genitori, i nonni e gli zii.

Tanti auguri al piccolo cucciolo Filippo Carosi che compie 1 anno da mamma, papà, i nonni, gli zii e i cugini.

Congratulazioni a Federico Rosella che il 4 marzo ha conseguito la laurea in Comunicazione Interlinguistica applicata, presso l’Università di Trieste. Tanti auguri dalla mamma, il papà e gli amici di Trieste e di Civita Castellana.

Tanti auguri di buon compleanno a Matteo Ferrari di Monza che compie gli anni il 30 Giugno


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Tanti auguri a zio marco per i suoi 40 anni da Martina, Lavinia e tutti i parenti. Ciao zia Titti, non ti aspettavi questa sorpresa per il tuo compleanno, vero? Però in fondo al nostro cuoricino sentivamo il bisogno di dirti che ti vogliamo tanto bene perché sei una persona tanto speciale! Auguroni dai tuoi nipotini Simone, Sofia, Giada e Rebecca e da tutti coloro che ti amano

L’8 Maggio Maggiorino Di Berardino festeggia il suo 85° anno di età e il 31 Agosto sua moglie Giuditta Di Clemente festeggia i suoi 84 anni. Tanti auguri dai figlie e dai nipoti.

Tanti auguri a Michele Moscioni che il 19 Giugno compie gli anni, da mamma, papà, Roberto e tutta la redazione di Campo de’ fiori.


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Ciao sono Puzzola, anche se assomiglia ad una piccola iena in miniatura. Sono di taglia piccola, mini, avrò 7/8 mesi e non vedo l’ora di trovare una casa e una famiglia tutta mia. Verrò consegnata sterilizzata. Ti aspetto! 3389383581

Ciao, sono VASCO, cane simil corso di circa 2 anni, taglia medio/grande, ma so vivere in appartamento perchè attualmente sono in stallo presso un volontario del canile e mi comporto benissimo. Mi trovo a Roma ma mi portano dove sei tu! Sono buono come il pane, conosco il guinzaglio ma cerco disperatamente una famiglia che mi sappia dare l’affetto che io contraccambierò senza voler nulla in cambio. Fate presto perchè il volontario a fine giugno se ne va e allora dovrò ritornare in Canile...Vi prego: non fatemi tornare là. FEDERICO: 3337788516

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CIAO A TUTTI IL MIO NOME E’ NATAL, HO CIRCA 40 GIORNI E SONO UN BEL MASCHIETTO. QUALCUNO MI HA GETTATO NEL CASSONETTO DELLA SPAZZATURA MA PER FORTUNA SONO PASSATE DI LI’ DUE FATINE BUONE E MI HANNO RACCOLTO E PORTATO DAL VETERINARIO. SONO IN OTTIMA SALUTE, SIMPATICO E MOLTO AFFETTUOSO. CERCO UNA FAMIGLIA CHE POSSA ADOTTARMI ED AMARMI RICAMBIERO’ CON FEDELTA’ E AMORE INCONDIZIONATO. PER INFORMAZIONI TELEFONARE A MANJLA 333.5095345/ 06.66512452 IL CUCCIOLO VERRA’ DATO IN AFFIDAMENTO DOPO LE OPPORTUNE VERIFICHE.

Non siamo riusciti a contarli: potrebbero essere 34 o 5 di taglia piccola ( simil volpini) e non ne conosciamo il sesso. Cercano casa e se volete adottarli, vi portiamo sul posto a sceglierli, e potrete così visionare anche i genitori (di taglia piccola). Angela: 3389383581

Trovata ieri pomeriggio 8 maggio a Vallerano VT cane di taglia piccola tipo chihuahua età presumibile 3/4 anni femmina mantello marrone chiaro con due striscie più chiare sun dorso trasversali, ha un microchip Country 982 982009106549970 che non risulta registrato nella Regione Lazio. Come accadeva molto tempo fa le persone mettevano il microchip al cane, lo avevano trascritto dal veterinario nel libretto, ma non andavano a registrarlo all’anagrafe canina della ASL di competenza territoriale, ecco il risultato NON si riesce ad identificare il proprietario. Associazione Garibaldi Onlus-Vetralla 3389383581

Smarrita simil maremmana bianca nella riserva naturale del lago di Vico (zona Santa Lucia). E’ paurosa e si spaventa, se l’avvistate non tentate di prenderla altrimenti scappa. Ha microchip ed è sterilizzata, risponde al nome di Bianca. AVVISATECI A TUTTE LE ORE 3393501334 - 3384072822 - 3391748952 3478996299 - 3386133572


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Album d Campo de’ fiori

Civita Castellana - 1958. Da sx Alberto Piccolo, Antonio Madeddu e Francesco Vizzaccaro.

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Civita Castellana - 6 Giugno 1949. Ristorante Albergo Bar Flaminio. Da sx Armando Bravini, Maurizio Fani, Flora Bravini e Mario Bravini. Foto del Sig. Ulisse Frezza.

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Civita Castellana - 1964. In piedi da sx: Luigi Cimarra, Massimo Bruzziches, Giuseppe Conti, Luciano Paolelli, Marco Marchetti, Angelo Rossini, Vincenzo Crescenzi. In basso da sx: Domenico Paolelli, Giuseppe Profili, Giampaolo Pellegrini, Filippo Sopranzi, Alberto Sacchi.


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dei ricordi Campo de’ fiori

Maestro Celestino Morelli - Banda Virgilio Mazzocchi - Via della Repubblica Osteria di Moriconi

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4 aprile 1954 campionato juniores Fabrica di Roma - foto del prof. Vinicio Testa


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Fabrica di Roma - 1944. Matrimonio di Augusto Anselmi e Alba Iannoni. 1. Paolo Celeste, 2. Lisandro Iannoni, 3. Francesca Tranquilli, 4. Laurina Alessi, 5. Silvestro Anselmi, 6. Vera Iannoni, 7. Marisa Anselmi, 8. Augusto Testa, 9. Rosa Anselmi, 10. Tommaso Anselmi, 11. Mario Iannoni.

Campo de’ fiori Fabrica di Roma - Anni ‘60. Lucia Francola e le sue sartine. Da sx Rina Tabacchini, Lucia Francola, Luciana Beccaccioli, Nadia Ricci.


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ei ricordi Campo de’ fiori

Fine anni ‘50 - I fondatori della Ceramica Flaminia con una delegazione bulgara - foto della Sig.ra Doriana Gai

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Civita Castellana - 1960 -‘61. Terza media. 1. Piero Basili, 2. Delio Sansonetti, 3. Franco Acqua, 4. Franco Zarghetta, 5. Franco Pedica, 6. Leonardo Ciavarella, 7. Concordia, 8. Angelo Corradi, 9. Gianni Manocchio, 10. Gianni Calisti, 11. Mario Quadraccia, 12. Amedeo Ferrelli, 13. Sandro Anselmi, 14. Felice Savioli, 15. Eligio Di Lorenzi, 16. Prof. Pandimiglio, 17. Aldo Del Priore, 18. Guido Spinelli, 19. De Mattia, 20. Walter, 21. Massimo Mariotti, 22. Francesco Sacchetti.


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Album d Campo de’ fiori

Campo de’ fiori Maggio 1947 - Fabrichesi ad Assisi foto della sig.ra Verena Baldassi

1933 Reclute Enzo Tribolati - Pressi (Beccacciò)

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Fabrica di Roma - ragazze prima metà anni sessanta - foto della Sig.ra Piera Pulcinelli. 1. Rosaria Ricci, 2. Lina Grandi, 3. Paola Marcelli, 4. Carla Cuneo, 5. Stefania Lapico, 6. Ede Zanatta, 7. Bianca Marcelli, 8. Piera Pulcinelli


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dei ricordi Campo de’ fiori

Pietro Morzelli - Nazzareno Balducci - Francesco Nelli (Frasca) - 1953 - tiro a segno

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1966 - Famiglia di Tabacchini Giacinto e Serafina Bedini - fot della sig. Laura Argelli


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Oroscopo Giugno ARIETE: Finalmente comincerai a raccogliere frutti nel campo lavorativo; l’estate ti porta grosse quantità di novità in tutti i campi, la salute, generalmente buona ti spinge a maggiori attività. Vivi bene ma con moderazione. TORO: La tua voglia di vivere ti accende e questo mese è ottimo per ‘amore serio ma anche per le avventure… il lavoro ha bisogno di essere revisionato, come la salute, niente di serio, ma è meglio non trascurare. GEMELLI: Le ultime esperienze ti spingono a fare il punto della situazione, molte sono le cose da eliminare, ma dopo, avrai una visione più chiara… denaro in arrivo; l’amore và rivalutato e comunque vanno prese in considerazione le cose vere e durature. CANCRO: Finanza da tenere sotto controllo. L’amore invece va al galoppo, forse sarà necessario smussare qualche angolo, ma ne vale la pena. Per i single ci sono novità importanti, occhi

di Gaetano Grasso aperti state per non essere più soli. LEONE: Lavoro un po’ in stallo e la salute crea qualche problema di lieve entità, dovrai invece stare attento nei rapporti di coppia, devi mettercela tutta e mantenere vivo il dialogo, ogni cosa va chiarita. VERGINE: Finalmente le cose cominciano a girare per il verso giusto, il lavoro presenta nuove prospettive, l’amore può portare all’altare e … perché no, un bebè sarebbe un dono stupendo… pensaci. BILANCIA: Incomincia a rivedersi il sole, e anche tu come lui tornerai a sorridere. Ci saranno tantissimi incontri nei vari settori della vita (l’amore?). Viaggi, cambiamenti, avventure galanti, insomma non avrai motivo per annoiarti. SCORPIONE: C’è agitazione tutto intorno a te, rifletti bene prima di parlare e di agire, tieni sotto controllo la tua impulsività. Cerca di non farti nuovi nemici quelli che hai sono sufficienti …

occhio alla dieta e alla salute. SAGITTARIO: Questo è un momento di paura nel quale dovrai al luogo riflettere e valutare per poi scegliere. L’estate ti porta grosse novità ma dovrai prepararti, e avere cura del tuo corpo, dimagrire un po’ e cercare di eliminare gli effetti del tempo. CAPRICORNO: Puoi cominciare a tirare un sospiro di sollievo, l’amore incomincia ad andare per il verso giusto, la famiglia diventa più armoniosa, e gli investimenti nella casa sono ottimali… approfitta del momento, ma con saggezza. ACQUARIO: Dovrai accettare un momentino di pausa, nelle tue cose, la tua mente vulcanica lo userà per riorganizzarsi. Nella coppia evita gli attacchi di gelosia, possono essere molto dannosi. I vari problemi comunque non devono impedirti di dedicarti al partner e cura molto il dialogo. PESCI: Incontri preziosi e in gran quantità, la gioia entra finalmente in te con l’amore, per chi è solo la persona giusta, per chi è in coppia, riaccende l’amore e la passione, periodo da non sprecare. Il lavoro presenta problemi, ma soprattutto la possibilità di risolverli.

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