Rivista 59

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Campo de’ fiori

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SOMMARIO Editoriale: Giovani sorrisi grandi speranze..................3 Intervista: Carlo Croccolo .........................................5 Collezionismo: Una raccolta stuzzicante .......................6-7 Suonare Suonare: Mamma, mi compri una chitarra?...........8-9 Curriculum vitae: Valentina Marziali ...................................10 Contributo alla comprensione del “secondo” Battisti...............................11 A passeggio per la via Amerina..........12 Roma com’era ....................................13 Cinema News: Il caso dell’infedele Klara.........................14 Caccia al cinghiale .............................15 Il profitto e la virtù.............................16 Come eravamo: La carraccia 2 .. il ritorno .......................17 Concerto per Roma ............................18 Una “Fabrica” di ricordi: In posa per una foto .........................20-21

Premio opera IMAIE 2009..................22 Ceral: Corso di dizione......................................23 Le guide di Campo de’ fiori: Tarano ..................................................24 La SS Lazio tra la gente .....................25 Esclusivo terremoto in Abruzzo ....26-27 Ass. Artistica IVNA: Emanuela Trombetti ..............................28 Il giallo di una poesia ........................30 Il Fumetto: Dears ....................................................31 La storia del cimitero di Civita Castellana ...........................................32 La rubrica dei perchè..........................33 Le storie di Max: Renato Zero ..........................................34 III rassegna teatrale Anchise Marcelli................................................35 Il mondo del Jazz: La swing era ........................................36 Cos’è un HUB ......................................37 Manifestazioni .............................38 -43

Nuomero unico - Nel cuore ...............39 L’arte della ceramica a Civita ............40 L’angolo dell’avvocato: Nasce lo stalking ...................................41 L’angolo del Bon Ton: Il caffè ..................................................42 Madonna delle Piagge.........................45 Giochi antichi - Filastrocche ..............46 Vita cittadina.......................................47 Quarantenni di Corchiano ..................48 La bellezza nell’arte di Eraldo Bigarelli...............................................49 Messaggi....................................50-51-52 I nostri amici ......................................53 Album dei ricordi.........54-55-56-57-58-59 Annunci Gratuiti ............................60-61 Oroscopo..............................................62 Selezione Offerte Immobiliari.......63-64

Foto di copertina di Roberto Moscioni Foto Editoriale Delia e Nadia De Angelis


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di Sandro Anselmi

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Z|ÉätÇ| áÉÜÜ|á|? zÜtÇw| áÑxÜtÇéx

Mi intrattengo spesso a guardare le foto d’archivio di Campo de’ fiori, e mi piace farlo con calma, per scoprire ogni volta nuovi particolari. Mi fermo ad interrogare le espressioni ritratte nei volti di persone ormai passate e, mentre immagino parti del loro vissuto, cerco improbabili confronti con il mondo odierno. E’ immediata l’interpretazione degli sguardi, dei sorrisi, delle pose, e lì cerco i caratteri, le somiglianze, quasi volessi arrivare ad una catalogazione antropologica, ad una classificazione fisiognomica. Mi colpiscono, soprattutto, i bambini, che raccontano, meglio di tutti, la realtà. A seconda dell’epoca d’appartenenza della foto, vedo la gioia, i pensieri e la paura, la rassegnazione, la disperazione. Siccome l’archivio di Campo de’ fiori è copioso di materiale del secolo scorso, è sconvolgente scoprire la tristezza negli sguardi persi dei bambini affamati dei primi decenni del ‘900 e, poi, invece, divertente e confortante, vedere l’ottimismo ed i sorrisi nei bambini degli anni ’60, quando il benessere e la stabilità economica avevano dato, finalmente, certezza e corpo a quei sogni delusi per troppo tempo. Non appena esco da questo incanto e mi appresto a “fotografare” la vita di oggi, è crudo registrare i comportamenti che i giovani hanno verso la prospezione e la proposizione di progetti per il loro futuro, e mi sono accorto, deluso e dispiaciuto, delle paure, delle incertezze che avviluppano e soffocano le loro speranze. La loro energia fresca e vitale è intimorita, imprigionata da una famiglia debole, una società egoista ed edonista, che li spinge sempre più in basso, e fiacca in loro la voglia di reagire e di combattere. Negli alti e bassi che accompagnano la nostra esistenza, la carica delle emozioni e dei sentimenti è alternante, ma i giovani dovrebbero essere comunque allegri, solari, dovrebbero dare positività, giusto valore alle cose che contano e mettere per primi gli affetti. Devono trovare quella forza speciale che accenda di nuovo i loro sorrisi e garantisca un investimento per il loro futuro. I giovani sono il domani, devono guadagnare fiducia, solidarietà fra loro e ricominciare a sorridere, per far rinascere la speranza di un futuro migliore.



a t s i v r e t n i ’ L

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Carlo Croccolo Dopo 118 film, a 82 anni vive la sua ennesima giovinezza

di Sandro Alessi

sentivo di far parte di una casta a parte.” Tanti film all’attivo, precisamente 118: non tutti possono vantare un record del genere! “Mi dispiace aver interrotto la carriera cinematografica proprio all’interpretazione più bella, quella con Aldo Giovanni e Giacomo in Tre Uomini e una gamba: meravigliosa! Mi hanno fatto fare la parte del suocero rompiscatole ed era un personaggio bellissimo, che ha avuto molto successo soprattutto tra i giovani.” Ricordando infine la sua breve storia d’amore con la diva più amata da tutti gli uomini, Marilyn Monroe, alla fine della sua breve vita, ci sediamo in platea per assistere all’interpretazione di un grande attore e di un grande uomo.

E’ un grande onore incontrare uno dei personaggi che hanno fatto la storia del cinema e del teatro nazionale. Carlo Croccolo, grande attore napoletano trapiantato nella nostra città, è all’ennesima replica del Medico per forza di Moliere e lo troviamo al Ghione, uno dei teatri più belli ed accoglienti di Roma, proprio vicino alla Basilica di San Pietro. Maestro, un titolo che la riguarda da vicino: veramente da giovane ha studiato medicina? “Mia madre voleva fortemente che io facessi il medico, ma alla fine, invece, ho fatto il comico, ed al professore che agli esami mi chiedeva perché volevo fare questa professione, risposi così: prima di morire con me si fanno una risata, con lei manco quello! Parlando di questo spettacolo, potremmo dire che questa commedia di Moliere è un testo divertente e molto attuale? “Sicuramente! E’ un testo eccezionale e attualissimo soprattutto perchè parla del protagonista che può far finta di esser medico anche se non lo è! Perché ci si accorge che conta più l’immagine dell’essenza; l’importante è far credere di essere una cosa, tanto le persone ci cascano e quando sono convinte che tu sei quello che vedono, sono pronte a credere a tutto ciò che gli si dice ed anche se dici cose incomprensibili fanno finta di aver capito lo stesso. Avrete quindi comprerso che stiamo parlando di un testo basato tutto sull’immagine, quindi più attuale di così...” Adesso Maestro, parliamo della sua carriera, anche se queste nostre pagine non basterebbero mai per raccontarla tutta. Lei ha iniziato nel 1950, interpretando alla radio la commedia Don Ciccillo si gode il sole, diretto da Mario Soldati. Da li ricordiamo i film 47 morto che

parla, Miseria e Nobiltà, Totò lascia o raddoppia, Signori si nasce con Totò, Ragazze da marito con Eduardo De Filippo, Non è vero...ma ci credo con Peppino Di Filippo... Ieri, oggi e domani di Vittorio De Sica, Una RollsRoice gialla con Ingrid Bergman, Casotto di Sergio Citti, O Re di Luigi Magni (David di Donatello e Ciak d’Oro come migliore attore non protagonista 1988) e molti altri. “Diciamo che io ho avuto la fortuna di aver fatto tante carriere. Ho fatto quella dell’attore, del regista, del doppiatore, del produttore e poi in Italia, in Francia, in Canada, in America, e, nonostante gli 82 anni, ho ancora voglia di altre carriere ed altri successi. Sto vivendo una bellissima parte della mia pur bella vita: recito, salto, sono innamorato... insomma una seconda, terza, quarta...ennesima giovinezza!” Ad un certo punto della sua carriera lei decise di lasciare l’ Italia ed andare a lavorare all’estero, perchè ? “Ho lasciato l’Italia perché non è mai stata generosa con me. Il pubblico mi adorava, ma non riuscivo a lavorare perché ero odiato da tanti colleghi, che mi ritenevano poco colto ed intellettuale e troppo poco povero anche per quelli di serie B, tanto che mi


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UNA RACCOLTA STUZZICANTE ALLA RIBALTA DEL COLLEZIONISMO MONDIALE L’origine di questa lista è antichissima : già Lucullo e Trimalcione usavano dettagliare i piatti ed i vini che offrivano nei loro lussuosi banchetti, ma sono pervenuti a noi anche note di pranzi storici organizzati da Principi e Sovrani in di Alfonso Tozzi periodi meno lontani. Il menù più antico del mondo è quello realizzato in occasione di un pranzo offerto da Luigi XV il 21 giugno 1751 al castello di Choisy; si trattava di 54 piatti : due antipasti, due minestre, due fagiani, 16 portate : tacchino, pollo, piccioni e dolci.Collocati tra le raccolte “charme” i menù vantano oggi una vasta rete di appassionati collezionisti in tutto il mondo. La più ricca collezione che sia mai stata messa insieme sull’argomento si chiamava “Leopoldo”, dal nome del principe Leopoldo di Baviera che la volle e la curò: comprendeva oltre 5.000 ricette. Fu ordinata in duecento album, in base al giudizio che, di volta in volta, gustando le varie pietanze, il principe aveva emesso. Egli dava in sostanza un voto ed era questo il giudizio che decideva la convocazione della ricetta nella raccolta. E quindi, nello stesso album, si potevano trovare, una accanto all’altra, la ricetta cinese e quella napoletana. Questo monumentale omaggio, lasciato da Leopoldo per testamento alla sua morte avvenuta nel 1812, dopo essere stata in parte distrutta in un incendio, tutta la collezione finì sotto un bombardamento nel 1944. Il menù, elemento ragionato e appetitoso di tutto quanto viene servito a tavola, vide la luce a Parigi verso la metà del XIX Secolo nelle sale di ristorazione del Palais Royal. Durante gli ultimi decenni, nello splendore della Belle Epoque, divenne la più importante, diffusa e decorata manifestazione, avendo attirato attorno a se un gran numero di artisti, pittori, incisori, litografi, i quali, oltre che trarne guadagno, avevano la possibilità di mettersi in mostra in tante occasioni presso gli esponenti sociali più in vista. Fra gli artisti più noti che crearono menù si possono ricordare Camille Corot, Toulouse Lautrec, Paul Gauguin e, in Italia – ma arriviamo un secolo dopo – Mario Vellani Marchi, Franco Gentilini, Giorgio Capogrossi ed Enrico Baj

e altri. Queste opere grafiche, spesso di pregio artistico e interessanti sul piano del costume, non potevano non attirare l’attenzione degli editori. Ed ecco, Auguste Escoffier, nato nel 1846, scomparso nel 1945, e considerato il maggiore chef del periodo aureo del grande turismo di élite, redasse e pubblicò nel 1812 il “Livre des Menus” che completa i ricettari del maestro, formando un corpus che i discepoli definirono il nuovo testamento della cucina; e, nel 1898, che viene stampato il libro “Menues et programmes illustrès” di Leon Maillard, edito dalla “Librairiè Artistiques Boudet”, e corredato di ben 450 illustrazioni. Fu quello il primo di una copiosa serie di libri sull’argomento, l’ultimo dei quali, da noi, è “Mangiare con gli occhi” (Storia del Menu), redatto da Massimo Alberini e pubblicato dalle “Edizioni Panini” tempo addietro. I grandi collezionisti cercano di reperire naturalmente i menù manoscritti e di assicurarseli nei baratti o nelle aste, ma sono ugualmente molto richiesti e profumatamente pagati i menù della “Belle Epoque” o quelli dell’inizio del Secolo. Uno per tutti : il menù su seta del 1812, pre-

Il prezioso menù dello Scià nelmpranzo per i 2500 anni dell’Impero Persiano

parato per il pranzo offerto dalla colonia tedesca di Milano al Kaiser Gugliemo II, è ora valutato diversi euro. Generalmente i collezionisti usano dividere i menù in quattro grandi categorie : al primo appartengono gli esemplari più pregevoli, cioè quelli che, oltre allo stato di conservazione, offrono una visione precisa del momento stesso in cui gli artisti ed i loro committenti vivevano; al secondo gruppo appartengono quelli con illustrazioni un po’ osè,


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audaci in rapporto alla morale dell’epoca; la terza categoria comprende gli esemplari creati per i grandi ufficiali, cioè pranzi che vedono tra i convitati sovrani, principi, etc.; l’ultima categoria è costituita dalle liste dei ristoranti che sicuramente annoverano gli esemplari più poveri e modesti sotto l’aspetto illustrativo. Veniamo ora al collezionismo meno difficile e forse più divertente, quello cioè delle liste che ognuno può procurarsi gratuitamente o con

poca spesa, raccogliendoli nei pranzi ai quali partecipa, magari con le firme dei commensali, o i menù sottratti nei ristoranti in cui si è consumato un pasto. Il più grande collezionista italiano è Enrico Guadagnini di Castagneto Carducci, il quale con i 20 mila pezzi ha addirittura creato a Bolgheri il “Museo dei Menù”; collezionisti con meno esemplari, ma altrettanto importanti sono l’attore Andy Luotto, Pietro Fiechter di Milano specializzato nei

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menù Liebig ed il romano Cesare Nardiello. Per finire, una curiosità : ecco il menù servito in occasione del matrimonio di Maria Josè ed Umberto di Savoia nel 1930 “uova alla Montebello; aligusta (aragosta) con salsa tartara; fagiano allo spiedo con crescioni; insalata alla fiorentina; asparagi con salsa spumosa; gelato di crema alla palermitana; torta nuziale; grissini all’olandese. Vini : Capri bianco, Falerno, Ramascato, spumante Cinzano.


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di Carlo Cattani

Mamma mi compri una chitarra?

Bruno Rubino ci racconta la sua F I A BA ( p a r t e III )

C’era una volta

, in

casa mia, un vecchio pianoforte... Inizia così la mia conversazione con Bruno Rubino ,compositore e musicista Siciliano, “locomotore” d’intelletto e di braccia della band Siracusana

Fiaba ,

compagine “in ballo” sin 1994, deliziosa con il suo cospicuo bouquet di composizioni fuori dal nostro tempo, “acque tranquille” per immersioni profonde in storie vivacizzate da folletti,orchi,principesse,draghi,gnomi e…nipoti di streghe, sostenute da suoni “metallizzati” resi “arieti” per le nostre orecchie da ritmi “che solo la testa di Rubino sa come li concepisce” …che spiazzano e poi ti ammaliano, ben saldi

alle numerose “sporgenze” chitarristiche e per nulla intimoriti dal timbro vocale di assetto tenorile del portaVOCE di tutta la “fantasia “ dei Fiaba, un “buffone molto serio nel suo ruolo”: Giuseppe Brancato ! (nda: del gruppo potete recuperare un vasto articolo sul n 19 del 2005 di CDF ). Dunque,un Bruno Rubino , che , lasciato dal sottoscritto opportunamente al pascolo brado dei ricordi ,rievoca per i lettori di Campo de’ Fiori i suoi “giorni” di giovane alla scoperta del “pianeta musica”, non mancando di aggiornarci sulle attività discografiche della sua band. Carlo: Ciao Bruno, che ne dici di metterci comodi comodi sotto questa betulla e sederci su questi due “sgabelli di rospo”? Prego …. Bruno: direi che è una condizione ideale per me ….sono a casa: betulle e funghetti son miei prediletti! Carlo: e allora ,parlami di come hai iniziato il tuo cammino sulla “via della musica” Bruno: e dunque,che dire per iniziare ? Beh ,che la famiglia di mia m a d r e annovera numerosi musicisti …… credo che la passione per la musica sia una cosa innata ….da bambino ad orecchio strimpellavo, semplicemente ascoltando musica. Da ragazzino ,proprio per quella presenza di un

pianoforte nell’angolo di una stanza di casa mia , scoccò la scintilla e il naturale interesse per i tasti bianchi e neri …..col crescere, la passione per la musica si andava focalizzando verso un genere preciso, l’heavy metal, che negli anni ’80, come settore, non contemplava il pianoforte e le tastiere quali strumenti tipici di….” combattimento musicale” e, dunque, fui, per così dire, obbligato ad una scelta: chitarra elettrica o batteria? Ora, caro Carlo, se sei stato attento a seguire la mia storia nei Fiaba, come pensi si indirizzò la scelta? Carlo: dunque,vediamo ….per fare un albero ci vuole il legno…per fare una batteria ci vuole pure il legno ….per realizzare e suonare una “batteria –albero “ …beh, ci vuole la fantasia e l’abilità tecnica di “Rubinello” alias Bruno Rubino! Bruno: quindi ,intendo bene che la tua risposta definitiva è la batteria ? Ok ,sei stato attento ! All’epoca ,quindi , considerando ,erroneamente , quest’ultima uno strumento più abbordabile, iniziai, sempre da autodidatta, a suonarla , ma proprio la reale (sottovalutata) progressiva difficoltà mi stimolò a continuare ! Premetto che amo tutti gli strumenti ma con il passare del tempo mi sono reso conto che ,quello che credevo fosse stato un sogno dell’infanzia, SUONARE LA BATTERIA (!!!) , in realtà corrispondeva ad un ben preciso ricordo …… lontanissimo ! Avrò avuto due o tre anni quando mia nonna mi mise a sedere sopra la prima batteria della mia vita, nel sottoscala di casa di mio zio, componente di una band di musicisticabarettisti assai nota negli anni’70 “I Mammasantissima”. Credo che quell’imprinting sia stato inconsciamente un fattore determinante nella scelta dello strumento: prendendo le bacchette in mano avrei voluto saperlo suonare….vissuta con gli occhi di un bimbo la cosa si configurava come essere al pannello di controllo di un’astronave e non saper farla decollare …. ed eccomi qui invece,oggi , a dimenarmi tra …i rami della mia “batteria albero”! Carlo: e dopo il primo incontro ravvicina-


Campo de’ fiori to con una batteria , sfruttando la “pora nonna”,quale è stata la “proprio tua” prima batteria in assoluto ? Bruno: una Hollywood con finitura madreperla bianca , il rullante era tigrato e lo sgabello con i glitter (insomma sbrilluccicante) ! Il secondo tom era stato autocostruito in compensato dal vecchio proprietario, con il cerchione della risonante del primo (tom) e quindi si accordava diversamente . Avevo un poster degli Iron Maiden dove si vedeva chiaramente la batteria di Clive Burr (nda: il primo batterista degli I.Maiden) con quel tommino sopra tutti: questa cosa mi faceva impazzire ! Per rispettare le proporzioni mi costruii un tom da 8 “ con una vecchia grossa latta dell’olio e per rivestirlo con la carta adesiva cercando di fare un lavoretto pulito, non avendo una taglierina , tolsi con un paio di forbici una lametta da un rasoio usa e getta…. il rasoio si aprì ed il pollice scivolò sopra la lama. Riuscii a fare il mio tom da 8 “ ma …… screziato di rosso ….ho ancora la cicatrice ! Carlo:torniamo “in famiglia”: sei stato sostenuto dai genitori per lo sviluppo del tuo interesse per la musica ? Bruno: Diciamo che ho avuto la fortuna di non essere stato ostacolato… e sicuramente dal loro punto di vista sono stato sostenuto, ma penso anche che essere sostenuti sia ben altro… Carlo: vorrei,ora ,che mi parlassi delle tue diverse “militanze” musicali Bruno:la mia prima esperienza di gruppo fu con gli Ironclad Fire...... ma il primo album lo feci con gli Ydra , su vinile, con una etichetta di lestofanti di Savona…. un altro gruppo con i quali incisi furono i Love Machine ma , ovviamente, con una distribuzione del disco pressoché inesistente! Nel ’90 suonavo con i Neoria, una sorta di band new wave con ritmiche da tecno metal , ma facemmo solo una compilation a Bologna, “Il Centofiori” nel 1990, anch’essa su vinile. Devo, inoltre, citare i Crow Nest: con i miei “compari” di allora non riuscimmo a pubblicare nulla , ma l’orgoglio di esser stati componenti della prima band heavy metal in assoluto nata a Siracusa…beh quello non ce lo toglie nessuno !!! Poi c’è stato Hancient Oak Consort, ensemble con il quale ho realizzato due album ,nel 1997 e nel 2007 , insieme al polistrumentista e compositore Andrea Vaccarella (vedere : http://ancientoakconsort.com/pictures/page_4.htm http://www.rock-impressions.com/ancientoakconsort1.htm) . Ancora, ricordo diverse collaborazioni con svariati solisti e gruppi, come gli Arabesque, di Andrea Quartarone, pubblicando un promo AOR ed un brano nella compilation cd Electric Minstrels…ho curato, nel 1994, la produartistica dell’unico album degli zione Alembic Virtual…e tante altre cose che adesso mi sfuggono. Carlo: facciamo una “planata” sui tuoi ascolti musicali e citami qualche musicista che hai particolarmente “studiato” nel suo

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Bruno Rubino Batteria Albero drumming e composizioni predilette dove risalta la batteria? Bruno: ho ascoltato Iron Maiden come dicevo prima, Queensryche, Manowar, Fates Warning, Watch Tower; amo tantissimo anche gli Spiral Architect (nda:Spiral Architect è un band di progressive metal Norvegese uscita alla fine degli anni novanta ; prende nome dall’omonima canzone dei Black Sabbath pubblicata in un loro mitico album, “Sabbath Bloody Sabbath” ); l’elenco sarebbe lungo…ho studiato molto Clive Burr e Nikko Mcbrain (nda: il primo è l’ex batterista e il secondo attuale batterista degli I. Maiden). Ho ascoltato Colaiuta (Vinny) ed i grandi batteristi fusion e jazz rock…ne ho sempre apprezzato la loro originalità e quindi per seguire le loro orme …… ho cercato di tro-

vare un mio stile , non imitandoli se non nell’intento di essere originali ! Fra i classici album dei gruppi citati, ricorderei “Piece of Mind” (I.Maiden) , “Perfect Simmetry” e “Control and Resistence”( Watch Tower). Sarò banale…tra i più famosi batteristi Dave Weckl, Trilok Gurtu, mi piace comunque la musica d’insieme e non amo i virtuosismi gratuiti, quindi non saprei citarti composizioni particolari, nelle quali emerge questo strumento. Carlo: Bruno …stop….continuiamo sul prossimo numero ….ma,nel frattempo, la gradisci una tisana di petali di papavero, arancio amaro e melissa? (www.fiabaweb.comwww.myspace.com/fiabaweb)

Bruno Rubino young


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CURRICULUM VITAE VALENTINA MARZIALI di Sandro Alessi Incontro Valentina Marziali nel mio girovagare tra le pagine di Facebook, e, nel suo sorriso riconosco quello della Giulietta shakespeariana nella rivisitazione di Gigi Proietti da lei interpretata nel 2003. La giovane e brava attrice romana inizia la sua avventura teatrale nel 1998, interpretando, per la regia di F. Tatulli, Atti Unici di Cechov e Spirito allegro di Coward.

Per completare e migliorare le sue esperienze, decide di partecipare ad alcuni stage, tra cui quello di recitazione cinematografica condotto da Walter Toschi, sull’analisi della parola tenuto da Silvia Luzzi, sulla Commedia dell’ Arte con Antonio Fava. Nel 2006 segue il seminario Schermo/Scena con Ennio Coltorti e l’anno dopo perfeziona la sua voce prendendo lezioni di canto con Arianna Todero. Per il teatro vogliamo ricordare le interpretazioni dei goldoniani La Locandiera e Gl’innamorati con la regia di F. Tatulli, Rumori fuori scena, per la regia di G. Santi, L.o.l.i.t.a. di Polselli, Sogno di una notte di mezza estate, regia di Riccardo Cavallo, Buonanotte...Nessuno! regia di

Angelo Favaro, Lo scopone scientifico, diretto da Renato Giordano, e tanti altri. Interpreta per il piccolo schermo la soap televisiva Incantesimo 6 e, successivamente, Posso chiamarti amore? (protagonista con E.Loverso). Nello scorrere degli anni Valentina perfeziona la danza classica e l’inglese che reputa complementari per la sua carriera di attrice.


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Contributo alla comprensione del “secondo” Battisti di Ettore Racioppa ... continua dal numero 58 Se si vuol distruggere un edificio si attaccano le fondamenta. Battisti fa questo, azzerando “la routine del cantar leggero” distruggendo sintassi e semantica dei testi – e la musica che vi si lega – col paroliere Panella. È un’operazione che somiglia molto alla catarsi, alla purificazione, per partire di nuovo corroborati da una nuova frizzante energia. Mi sono chiesto se questa scelta sia stata dettata a Lucio da una narcisistica convinzione: “la mia musica è un linguaggio talmente forte e profondo da fare a meno di storie da raccontare e posso dimostrarlo seminando a caso parole slegate, neologismi incomprensibili, ossimori ed altre figure retoriche, che affascinano, ma che risultano difficili da collegare alla sfera delle esperienze personali”. Tre parole di fila, un aggettivo collegato al soggetto in modo surreale, mostrano realtà nascoste, emozioni che valicano il dato sensibile, confondendosi, talvolta, in un sogno sognato. È l’essenza stessa del surreale che cerca e trova la verità, non solo nella sfera razionale delle esperienze concrete e reali, ma anche nell’intrecciarsi onirico della nostra irrazionalità e dell’emotività. Nonostante l’irriverenza di stampo dadaista, in uno con l’anticonformismo e la provocazione di Panella, i testi sono misteriosi ma stimolanti. Non piacciono a tutti, ma se ne sospende il giudizio rimandandolo a tempi più maturi per capirne l’avanguardia. La scelta di Battisti–Panella si gioca sulla semantica delle parole. L’esperienza della musica/parola esorbita dal conformismo musicale, circoscrive nuclei vuoti, si avventura in significanti e significati solo in modo occasionale. Si configura, prima di tutto, come sostanza del ritmo. L’aspetto ludico di questa ricerca configura ogni parola in cerca di un suo corpo visivo all’interno di una commistione di codici e della contaminazione tra parole, strumentazione tecnologica e suoni. Si ricrea un collage di suoni/immagine evocate, di fonemi e lessemi che emergono come frammenti da un magma sonoro continuo, fondato sulla compenetrazione e la sincronia, come le figure di un quadro ribaltate sulla superficie bidimensionale. In ogni caso si cerca di rendere opaca la parola, in modo da impedirle la transitività immediata voluta dalla comunicazione corrente. La scrittura tende a darsi un corpo nuovo

senza peso, privo di contorni definiti e pronto a qualsiasi metamorfosi. In questo senso non sembra azzardato un parallelismo tra l’opera di Magritte ed il nuovo corso di Battisti–Panella. Nelle arti visive l’artista belga indaga il rapporto parola-immagine, facendoli coesistere sulla tela e forzando nell’osservatore una riflessione sul codice semantico che li configura nel pensiero comune e che li rende più o meno arbitrariamente reali (si veda, ad esempio, una delle versioni di Ceci n’est pas une pipe). Il fine è sempre creativo e sottolinea l’ambiguità delle parole in uno con i limiti del linguaggio. Non paia blasfemo un ulteriore parallelismo con l’accostamento degli esiti battistiani alla ricerca filosofico-linguistica di Wittgenstein. Per questi il significato della realtà sta proprio nei nostri infiniti modi d’interpretazione della stessa, come se il mondo non fosse altro che occasione linguistica: “ciò che l’immagine deve avere in comune con la realtà, per poterla raffigurare (correttamente e falsamente) nel proprio modo, è la forma di raffigurazione propria dell’immagine...; i limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo...; su ciò di cui non si può parlare si deve tacere”. I suoni, le parole e le immagini danno un senso al mondo, ma il mondo è totalmente autonomo rispetto alle nostre capacità e possibilità linguistiche: noi ci muoviamo all’interno di questa vertiginosa separatezza. Tornando sul versante della ricerca musicale intrapresa da Battisti e Panella, possiamo notare che, ad essere minato, è il significato che diamo alla sequenza delle lettere e, successivamente, alla stessa sintassi. Non solo. È ancora la sequenza dei suoni vocali che dev’essere collegata alle note musicali. L’idea è rivoluzionaria. Sembra ridurre una canzone ai rapporti di suoni sillabici e delle parole

all’interno di un ritmo musicale. I testi panelliani compongono una sequenza di suoni corti, fissati nell’esprime un concetto e, subito dopo, negarlo con il concetto opposto (io ti vorrei incontrare però non lo vorrei; aperti come i mari/ e come i mari chiusi), oppure nella ripetizione ossessiva delle finali (niente per niente…pungente…vincente): scelte provocatrici che paiono rispondere sempre più ad esigenze fonetiche. Sembra addirittura di vedere, da “Don Giovanni” ad “Hegel”, un processo d’impoverimento semantico a vantaggio di un ritmo assoluto fatto di sola musica. Con “Hegel” il processo è compiuto, si giunge all’astrazione, al buddistico mormorio indistinto e piatto di mantra laici. Forse l’estremo limite cui poteva aspirare una ricerca così coraggiosa da rimettere in discussione le scelte vittoriose senza tempo alla ricerca di un tempo assoluto. Del resto, anche la data scelta per l’uscita dell’ultima raccolta, il 29 settembre, sembra proprio rappresentare il desiderio inconscio di chiudere lì la sua avventura artistica, iniziata realmente col successo della celebre “29 settembre” nell’ormai lontano 1967. Una sorta di alfa e omega coincidenti che lo renderanno mito per lungo tempo a venire.


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XI Settimana della Cultura

A passeggio per la Via Amerina Grande successo per i tesori di Fabrica di Roma e Civita Castellana. I due Comuni, che fanno parte del progetto di valorizzazione del comprensorio della Via Amerina, hanno preso parte con i loro preziosi reperti archeologici alla XI Settimana della Cultura che si è appena conclusa. Un’occasione che ha richiamato un gran numero di persone, si stima in migliaia, che hanno visitato in concomitanza con questo evento nazionale la Via Amerina, l’antica via romana, che si snoda per 50 kilometri da Nepi a Orte e che fu creata per raggiungere l’Umbria da Roma. Grazie anche alle belle giornate di sole la strada che sale verso la Tuscia, immersa nelle coltivazioni di noccioli, tra campi coltivati e antiche vestigia etrusche e romane che affiorano, i tanti visitatori hanno scoperto i paesi della Via Amerina sull’alto delle loro rocche che dominano la valle del Treja. E poi la maestosità della Chiesa romanica di Santa Maria di Falleri di Fabrica di Roma, l’antica Falerii Novi, che in questi giorni si è animata di persone richiamate dall’illustre presenza del Cippo dei Lari, un antico rinvenimento che si pensava ormai perduto. Invece, grazie alla sapiente opera degli esperti della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, il Cippo è stato ripulito e sistemato in

fondo alla navata centrale della Chiesa. Quando il Comune di Fabrica di Roma acquistò il Palazzo e l’annesso giardino appartenuti al Conte Giuseppe Cencelli, per farne la propria sede, fu notato questo enorme cilindro di pietra tufacea che faceva mostra di sé tra le piante del giardino. L’antica iscrizione, con la dedica ai Lari Compitali per la protezione del viaggio, era molto mal ridotta e solo il lavoro degli archeologici e la tecnologia adeguata hanno potuto riportarla alla luce. Ed oggi possiamo ammirare questo reperto ma soprattutto sapere dalla sua iscrizione, che pare sia l’unico esempio esistente di devozione ai Lari Compitali, quanto gli antichi popoli falisci presenti nella Tuscia fossero devoti agli spiriti protettori che, secondo le tradizioni romane, vegliavano sul buon andamento della famiglia, della proprietà o delle attività in generale. La XI Settimana della Cultura è stata anche l’occasione per gustare l’enogastronomia locale nei tanti ristoranti ed agriturismi presenti lungo il percorso della Via Amerina, e vedere da vicino anche l’altro cimelio esposto dalla Soprintendenza. A Civita Castellana, nella suggestiva fortezza Sangallo oggi sede del Museo Archeologico dell’Agro Falisco, per la prima volta è stato esposto al pubblico un pre-

TARQUINIA (VT): PROROGATO AL 30 MAGGIO IL TERMINE PER LA PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE DI PARTECIPAZIONE AL PREMIO INTERNAZIONALE ARCAISTA. È stato prorogato al 30 maggio, il termine per la presentazione delle domande per partecipare al Premio Internazionale Arcaista di pittura, scultura e grafica, che si svolgerà a Tarquinia (VT) dall’11 al 19 luglio 2009. “Abbiamo prorogato di un mese il termine per la presentazione della domanda di partecipazione al Premio -dice entusiasta Massimo Stefani, Presidente dell’associazione arcaista- poiché giungono in sede 15-20 plichi. È un flusso continuo, inarrestabile, che proviene da artisti italiani e stranieri. Abbiamo abbondantemente superato il numero dei partecipanti dell’anno scorso e quella di quest’anno si preannuncia come una grande edizione. La commissione giudicatrice, presieduta dal critico d’arte ed editore Sandro Serradifalco, è sottoposta a un grande lavoro per visionare e selezionare le opere degli artisti che aspirano a partecipare alla fase finale del Premio. Porteremo ed esporremo a Tarquinia, dall’11 al 19 luglio, le opere di duecento artisti finalisti. Sarà un’occasione straordinaria- conclude Stefani- per far conoscere la Storia e la Cultura della città di Tarquinia”.Chi vuole ricevere il Bando di partecipazione può inviare una mail all’indirizzo: arcaista@alice.it. Intanto, prosegue la stesura del libro di Massimo Stefani, intitolato “Il teorema Arte”, che sarà pubblicato a novembre dalla casa editrice Mondatori e che conterrà scritti di importanti personalità del mondo dell’arte e della cultura.

zioso corredo funerario ritrovato in questa zona. Si tratta di una testimonianza che attesta l’appartenenza del defunto all’aristocrazia dominante del VII secolo a.C. e ci riporta agli usi e costumi dei nostri antenati. Nelle sale del Museo sono stati sistemati tutti gli oggetti che appartenevano alla persona defunta e che, secondo le credenze del tempo, dovevano accompagnarlo nel suo viaggio nel mondo dell’aldilà. Di questo prezioso corredo funerario fanno parte oggetti in metalli preziosi e pietre dure che dovevano essere di uso quotidiano tanto da far pensare ad una persona di ceto sociale elevato. Per i ritardatari sarà ancora possibile visitarlo fino al 30 settembre secondo gli orari del Museo. Rosangela Petillo

Sabato 9 – Domenica 10 maggio 2009

FESTA DEGLI AQUILONI Giornate Nazionali Donazione e Trapianto di Organi e Tessuti Castel Porziano – Cancello 1 – Via Litoranea (Ostia) Ingresso libero – Laboratorio per bambini gratuito Un’iniziativa realizzata dal Centro Nazionale Trapianti con le Associazioni di volontariato intitolata “Un dono per la vita, un pensiero che vola alto”. Il 9 e 10 maggio 2009 il cielo di Castel Porziano si dipingerà di varie forme e colori. In occasione delle Giornate Nazionali Donazione e Trapianto di organi e tessuti, il Centro Regionale Trapianti del Lazio e le Associazioni di volontariato Associazione Amici del Trapianto di Fegato, ACTI, ADMO, AIDO, ANED, Associazione Malati di Reni, Marta Russo) organizzano infatti un fine settimana dedicato agli aquiloni. Da ogni parte d’Italia sono attesi gli appassionati di questo hobby che per molti sta diventando una vera e propria attività competitiva. Aquiloni statici, acrobatici e da trazione sfileranno per tutta la giornata, dalle 10 alle 20, contemporaneamente alle attività di laboratorio proposte dai maestri aquilonisti italiani per costruire insieme al pubblico convenuto aquiloni di ogni tipo che verranno donati a tutti i bambini presenti. Lo scopo dell’iniziativa, sostenuta dalla Regione Lazio con il patrocinio del Presidente del XIII Municipio di Roma, è quello di sensibilizzare la gente alla donazione degli organi e tessuti mediante la distribuzione di un dettagliato materiale informativo realizzato dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, dal Centro Nazionale Trapianti, dal Centro Regionale Trapianti in collaborazione con le Associazioni stesse.


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Roma com’era Ricordi in immagini

Via Giulia Una romantica vista della Roma sparita, dove si evidenzia la tranquillità dei personaggi ritratti spontaneamente ed in posa. Il pino dei giardini Farnesi, che equilibrava l’alto campanile della chiesa della Morte ed il cavalcavia, oggi non esiste più.

Via Capo le Case Dove una volta c’era la campagna, oggi è arrivata la città con il suo rumore ed il suo caos. E’ il caso di via Capo le Case dove, tra l’altro, è sparito completamente il giardino di S. Isidoro. La loggetta dei Borgia dominava il paesaggio.


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Il caso dell’infedele Klara, Italia, 2009. Genere: commedia; regia: Roberto Faenza; sceneggiatura: Roberto Faenza, Maite Carpio Bulgari, Marzio Casa; interpreti: di Claudio Santamaria, Maria Cristina Iain Glen, Laura ChiatCaponi ti, Kierston Wareing, Paulina Bakarova, Anna Geislerovà; fotografia: Maurizio Calvesi; montaggio: Massimo Fiocchi, Francesco Bilotti; scenografia: Francesco Frigeri; costumi: Grazia Materia; musica: Giovanni Venosta; distribuzione: Medusa; durata: 90 minuti . “La gelosia è un mostro dagli occhi verdi che si prende gioco della carne di cui si nutre” (Otello, atto III). E voi, vi siete chiesti almeno una volta nella vita cos’è la gelosia? È un sentimento letale e chi ne è affetto crede soltanto in quello che vede e se- come ne Il caso dell’infedele Klara- le prove non esistono, il sospettoso non si dà per vinto; ma continua a cercare, a caccia anche del minimo indizio che possa alimentare la propria ossessione. Un presentimento, un chiodo fisso, un sospetto, tutti sinonimi del rovello amoroso descritto da William Shakespeare con così tanta acutezza ne L’Otello. L’unico rimedio per liberarsi di tale tarlo angosciante è la certezza del tradimento. Ne è convinto il regista Roberto Faenza, giunto alla sua quindicesima prova d’autore. «Paradossalmente» dice Faenza «finché l’infedeltà non viene scoperta la gelosia rimane inappagata e continua ad espandersi. Nel film mi interessava mostrare come i diversi personaggi reagiscono all’amore». Prendendo spunto dal romanzo omonimo dello scrittore cecoslovacco Michal Viewegh (narratore praticamente del tutto sconosciuto in Italia), il regista de I vicerè conferma la passione che da sempre nutre per la letteratura, da cui spesso ha tratto buoni soggetti per le sue opere cinematografiche. Qui, apporta alcune modifiche rispetto al testo originale, atte a giustificare l’apporto di due star nostrane quali il bravo Claudio Santamaria e la lanciatissima Laura Chiatti, in una stupenda Praga da cartolina. Questo tormentato carosello del dubbio vede due coppie relazionarsi in modo antitetico rispetto al dramma della gelosia. I primi due fidanzatini sono, per l’appunto, Santamaria e Chiatti. Lui si chiama Luca, maestro di musica in una scuola elementare di giorno e artista techno di notte. Lei è Klara, una bella e sensuale studentessa di architettura prossima alla

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IL CASO DELL’INFEDELE KLARA laurea con una tesi sull’acqua alta a Venezia. Tutto sembra filare liscio, se non fosse per le ambigue intenzioni di Pavel, ovvero il tutor universitario di Klara, che insospettiscono il già di per sé insicuro fidanzato della giovane. La seconda coppia è quella costituita dal detective- psicologo Denis (Iain Glen) e dalla sua affascinante moglie (Paulina Bakarova). La loro è un’unione completamente fuori dagli schemi, dal momento che il consorte accetta con fare accomodante le continue scappatelle della compagna, consolandosi con un «ma se tu sei felice così, anche io sono felice così». A far sì che i loro opposti stili e filosofie di vita entrino in contatto è un caso fortuito: Luca entra nell’agenzia di Denis, per chiedere all’investigatore di tenere d’occhio la sua dolce metà, offrendogli in cambio di denaro. È l’inizio della fine. A quanto pare, ultimamente la frizzante Laura Chiatti si trova a suo agio (sul set) con uomini oltremodo possessivi. Infatti, dopo la parte di Desdemona nel postmoderno Iago di Volfango De Biasi, eccola di nuovo recitare nel ruolo di una giovane donna ossessionata da un compagno preoccupato di un eventuale tradimento. In verità, come lei stessa ha confidato a un giornalista, nella vita privata l’attrice è l’esatto contrario: «Ho bisogno di conferme e di sentirmi dire continuamente “ti amo”. Se una ragazza per strada ha guardato il mio fidanzato passo le giornate a pensarci e, a volte, come succede in Klara, mi verrebbe anche voglia di pagare un detective privato. Ma, poi, mi fermo in tempo». Tuttavia, nonostante un autore amato dal pubblico e un cast di sicuro richiamo, il film non decolla. Fino all’ultimo si aspetta, si attende invano un colpo di scena, sapendo già quanto sia oramai inutile dare ossigeno a un cadavere ambulante. Sinceramente è il caso di stendere un velo pietoso, anzi più di uno e per più di una volta, su questa pellicola senza né spina dorsale né un briciolo d’immaginazione, che ruota senza sosta su se stessa e, nel farlo, come se non bastasse, perde mano a mano i propri caduchi ingranaggi. Facciamo il punto della situazione: la regia? Anonima e scialba, incolore insomma. Agghiacciante

a dir poco- aggiungo- il modo in cui è stata ripresa la bollente scena di sesso tra i due affiatati protagonisti: sembra di assistere a un filmato hard core casalingo, in parte censurato. L’interpretazione degli attori? Un passo falso nella loro carriera per tutti gli interpreti, nessuno escluso. Francamente rammarica assistere alla piatta performance di un artista versatile quale Claudio Santamaria, sempre capace di far vibrare con una gran varietà di toni le parti affidategli. Insopportabile, inoltre, il gigione Iain Glein che, peraltro, aveva già collaborato con Roberto Faenza in Prendimi l’anima, dove interpretava il celebre psichiatra Carl Jung. La ritrovata Kierston Wareing, attrice- rivelazione lanciata dal regista britannico Ken Loach in In questo mondo libero, fa una ben magra figura in quest’opera, intralciata pure da un pessimo doppiaggio. Unica nota positiva riguarda il tamtam pubblicitario, dispensatore di considerevoli aspettative, per un film che sembrava puntare molto in alto. Peccato che questo supposto benefit sia tutto a vantaggio della casa di distribuzione Medusa e non del povero spettatore, incredulo in sala per via delle orribili immagini che scorrono sul grande schermo davanti ai suoi occhi.


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Caccia al cinghiale Sullo specchietto retrovisore mi comparve all’improvviso la sagoma d’un cinghiale che stava attraversando la strada. Si trascinava zoppicando vistosamente e di Secondiano Zeroli lasciva sull’asfalto una scia ininterrotta di sangue. Mi trovavo in prossimità dell’abitato di S. Lorenzo Nuovo, sulla Statale Maremmana, e molte macchine erano disordinatamente parcheggiate sui due cigli della carreggiata. Una di queste si mise a clacsonare insistentemente; doveva trattarsi d’un richiamo per gli amici cacciatori che si trovavano nella macchia accanto. Mi fermai poco oltre, approfittando d’un piccolo slargo, proprio mentre un nutrito gruppo di agguerriti cacciatori, con il fucile imbracciato, stava attraversando la strada, seguendo la pista del sangue fresco. Il bosco aveva inghiottito il povero animale, che però ben presto, immaginai, sarebbe finito nelle mani degli inseguitori. Non vidi cani e la cosa mi meravigliò non poco, come del resto, mentre stavo ripartendo, mi sorprese il fatto di non sapere praticamente nulla di questi animali. Così, per appagare la mia curiosità, ho dovuto chiedere a persone competenti e ricorrere a riviste specializzate, per venire a conoscenza che ormai, nella nostra provincia di Viterbo, come un po’ in tutta Italia, si è arrivati ad una vera e propria

emergenza cinghiali. Troppi cinghiali in giro. Questi animali hanno letteralmente invaso le nostre campagne, stanno provocando gravi danni all’agricoltura e stanno diffondendo la peste suina negli allevamenti. Ma quali sono le cause di questo autentico “boom” demografico? La prima causa è la mancanza di predatori (i lupi, ormai, non esistono più da tempo nelle nostre campagne); la seconda è la sbalorditiva capacità di adattamento dell’animale a diversi ambienti; la terza ed ultima, la sua alimentazione non specializzata. Insomma nessun altro animale lo uccide, si adatta ad ogni ambiente e per sopravvivere mangia di tutto. Davvero un bel problema! Del resto non è veramente facile impedire ai cinghiali di provocare danni all’agricoltura. Misure preventive, quali repellenti di tipo chimico e acustico, non funzionano, sono invece efficaci le recinzioni, soprattutto quelle elettriche, ma sono molto costose ed hanno bisogno di manutenzione. Ancor più difficile è impedire la diffusione della peste suina negli allevamenti, primo perché si sta ancora cercando di definire quali possono essere i migliori vaccini da impiegare, e secondo perché le modalità

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di somministrazione sono ancora tutte da inventare. Gli animali sono tanti, sono molto proliferi e si muovono, stante l’abbandono di molte campagne, in assoluta libertà. A rendere il quadro ancor più fosco c’è il problema di quelle aree, come i parchi nazionali e regionali, in cui la caccia è vietata. Dove non lo è, il metodo di caccia più diffuso è la “braccata”, che prevede l’impiego di venti-trenta cani, e la presenza d’un folto gruppo di cacciatori, dai venti ai quaranta. Ma la caccia è aperta solo in determinati periodi dell’anno e pertanto è difficile ridurre il numero di esemplari a livelli meno esplosivi. Si stanno dunque cercando soluzioni ad un caso difficile che per molti, troppi anni, è stato completamente e colpevolmente ignorato. In un dèpliant dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica si legge testualmente: “I metodi migliori per catturare i cinghiali, senza creare troppi problemi all’ambiente, sono i chiusini, trappole costituite da piccoli recinti con porte a ghigliottina, la cui chiusura è provocata dall’animale stesso, attirato da un’esca”. Non seguire questo cervellotico consiglio, sarebbe già un primo passo sulla strada d’una ricerca seria e razionale, che miri a risolvere il delicato problema!


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Il profitto e la virtù di Giovanni Francola Presentato a Fabrica di Roma e presto in altri paesi Da sx: il Vicesindaco Francesco Pierantonelli, l’autore Giovanni Francola, la relatrice Ermalinda Benedetti e il Sindaco Giuseppe Palmeggiani.

Le autorità militari ed alcuni degli intervenuti. Sabato 4 aprile presso la splendida sala consiliare del comune di Fabrica di Roma, ex Palazzo del Conte Cencelli, completamente ristrutturato e munito di attrezzature moderne che lo rendono facilmente accessibile a tutti ed uniscono il passato al presente, si è tenuta la presentazione del libro Il profitto e la virtù, edito dalla Ennepilibri, del nostro collaboratore Giovanni Francola, impegnato in una importante causa: la difesa dell’ambiente in cui viviamo, che la sconsideratezza dell’uomo, dedito sempre e solo al profitto, sta distruggendo. Abbiamo già avuto modo di presentarvi gli argomenti del libro, spesso trattati dallo stesso Giovanni nella rubrica Ambiente ed ecologia, da lui tenuta sulle pagine di questa rivista e non

vogliamo svelarvi altro, per non togliervi il piacere di una sana ed utile lettura. Ad aprire la discussione il sindaco Giuseppe Palmeggiani, che ha accennato alla biografia dell’autore, ben noto ai suoi compaesani. La parola è poi passata alla relatrice, Ermelinda Benedetti, che ha illustrato sommariamente gli argomenti affrontati nel libro, soffermandosi su alcuni punti salienti, più volte ribaditi, anche dall’autore, all’interno del testo: il ruolo dei mass media e la corsa sfrenata al profitto, a discapito di ogni altra cosa. È stato, dunque, il momento di Francola che ha approfondito alcuni punti, incuriosendo anche il pubblico con numeri ed informazioni apparentemente comuni, ma non per questo conosciuti o meno importanti. Il vicesindaco, Francesco Pierantonelli, si è infine complimentato a lungo, anche a nome di tutta la comunità di Fabrica di Roma, con Giovanni, motivo di compiacimento per il

paese, nonchè esempio da seguire. A chiudere, un filmato con immagini veramente molto eloquenti, che hanno catturato particolarmente l’attenzione degli intervenuti, realizzato da Simone De Mattia. L’amministrazione ha voluto offrire, in segno di riconoscenza, allo scrittore un piatto con lo stemma comunale. Tra i presenti, i volontari della protezione civile del posto, di cui Giovanni è vice presidente. Per finire un ricco buffet allestito in un’altra delle splendide stanze del palazzo comunale, e il taglio della torta, preparata da Teresa, la moglie di Giovanni. Presto il libro verrà presentato in seno ad altre manifestazioni. Promuoverlo è importante visto il fine benefico che Francola ha voluto legare ad esso.

Aquistate Il Profitto e la Virtù di Giovanni Francola. Parte dei diritti d’autore ricavati dalla vendita del libro verranno devoluti all’organizzazione Medici Senza Frontiere Onlus. Ricordiamo ai lettori che i libri possono essere richiesti alla propria libreria di fiducia oppure ordinati inviando una e-mail a ennepilibri@tin.it, o via fax allo 0183.661126, con recapito e codice fiscale. Saranno spediti in contrassegno senza addebito di spese postali, anche per ordini di una sola copia.

La Città del Sole - Sportello per lo Sviluppo Sostenibile

(ass.sps.) è presente sia nel territorio regionale laziale, con sede in Civita Castellana, via G. Garibaldi 11, Tel/fax +390761516516, sia sul Web con il portale informativo sullo Sviluppo sostenibile www.progettosostenibile.eu ed ha tra gli obiettivi di contribuire al raggiungimento degli accordi di Kyoto e la valorizzazione del territorio proponendo introduzione di nuovi materiali nell’architettura contemporanea. E’ con questo obiettivo che ha partecipato al SAIENERGIA08 riscuotendo un ottimo consenso. Dal primo febbraio l’associazione propone un percorso di qualità per lo sviluppo sostenibile agli Enti Pubblici e Aziende denominato: FREE Enti e FREE Aziende. Un servizio di audit energetico finalizzato alla raccolta dati energetici e supportato dall’apertura di due sportelli per lo sviluppo sostenibile a Civita Castellana in via Rio del colle 1 e via G. Garibaldi 11. info@progettosostenibile.eu


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Come eravamo LA CARRACCIA 2 … IL RITORNO E’ passato qualche anno dal primo articolo “ ‘A Carraccia, la pista di tutti ” (vedi Campo de’ Fiori n° 20/2005), ed oggi voglio ritornare sull’argomento, imitando la consolidata tradi Alessandro Soli dizione cinematografica, che da sempre sfrutta il filone del primo film, con la speranza di ripeterne il successo. Mi riferisco ai vari: Il Padrino, Rocky, Guerre Stellari, Indiana Jones, e chi più ne ha, più ne metta. La scenografia è sempre la stessa: località La Carraccia, Civita Castellana, i personaggi, gli stessi, ritroviamo attori forse un po’ attempati, ma anche attori giovani, vere e proprie promesse, non mancano le comparse, come sempre numerose. Certo, con il passare degli anni, il set della Carraccia cambia aspetto: si aggiunge qualche “casaletto”, sorgono piccoli muri di cinta, c’è qualche albero in più, ma il percorso principale, ormai tutto asfaltato, rimane quello originario. La trama, per i non civitonici, va spiegata: la Carraccia, ovvero percorso periferico cittadino, che sembra fatto apposta per un “footing casareccio”, con passeggiate “salottiere”, infastidite da latrati di cani (ormai quasi tutti recintati e legati), palestra all’aperto per smaltire qualche chilo di troppo, per sudare e respirare a pieni polmoni, ribattezzato ironicamente “ ‘O giro dei culi mosci”. Gli attori principali, sono quelli dell’altra volta: c’è Mario, che tutti i giorni, instancabilmente, per tutto l’anno, percorre il giro a passo veloce. E’ mattiniero, infatti pochi riescono ad incontrarlo, lui non aspetta il “Ciak si gira”, dato dal regista alla troupe, parte di buon’ora, e si incrocia con me, che sono una “comparsa stagionale”, con il quale scambia qualche battuta, alla fine della scena. C’è poi

Claudio, con la sua andatura lenta ma costante. Lo incontri, lo saluti, lui ti guarda con la sua aria paciosa, non invidia la tua camminata “frizzante”, ma da vero attore comico, ti fa sorridere con una battuta ironica che è un invito a non mollare. C’è poi Paolo, che affronta la scena da vero atleta. Lui corre, la sua falcata è lunga e continua, normalmente fa due giri a tutta, noncurante delle camminate “terapeutiche” di comparse massaie-casalinghe, che trascinano i loro fianchi appesantiti dalla cellulite, e non disdegnano pettegolezzi su chi le ha appena sorpassate. Sembra di essere sul set di un film storico, dove s’incontrano personaggi mitici: ex bancari, ex atleti, ex calciatori, tutti alla ricerca della forma fisica. Allora ecco Carlo, ex calciatore ed ex ceramista, lui fa il cosiddetto “giro lungo”, è un attore non protagonista, ma le sue battute sono importanti, specialmente per una ”comparsa” come me. Cerca di incitarmi, per farmi diventare attore, e lasciare quella anonima presenza da comparsa che mi vede raramente calcare questa scena. Eppure qualche anno fa (tanti per la verità), io insieme ad altri miei coetanei che praticavano atletica leggera, frequentavo il set del film La

Carraccia, da attore protagonista, quando percorrevo con falcata da sprinter, quel percorso ondulato e sterrato, incurante delle pozzanghere che costellavano il tracciato specialmente nei mesi invernali. Una cosa è certa: questo film non finirà mai, perché sia il regista che il produttore, sono convinti ancora una volta di aver fatto centro, poi gli attori non mancano mai, anzi sono disposti a “lavorare” per tutto il giorno, specialmente nella bella stagione. Allora forza ragazzi, forza Sandro, non rimaniamo semplici spettatori, partecipiamo anche noi al film, e chissà che presto vedremo “ La Carraccia 3 … la corsa finale”. Magari in versione tridimensionale!


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“CONCERTO PER ROMA” DI ELENA BONELLI CONQUISTA PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO GREMITA DI PUBBLICO IN STANDING OVATION

Il “Concerto per Roma” ha chiuso il successo dello Straordinario 2762° Natale di Roma Martedì 21 Aprile, Piazza del Campidoglio, allestita per l’occasione con speciali proiezioni sulle antiche mura, ha ospitato la straordinaria performance di Elena Bonelli, la nuova voce di Roma. Il Sindaco Gianni Alemanno, il Vice Sindaco Mauro Cutrufo e l’Assessore alla Cultura Umberto Croppi, hanno applaudito l’artista romana che ha avvolto la piazza con il suo carisma scenico e le sue capacità interpretative. “Barcarolo Romano” di Romolo Balzani, “Tanto pe’ Canta’ ” di Ettore Petrolini, “Sinnò me moro” di Carlo Rustichelli, ma anche inediti scritti in romanesco dalla Bonelli e musicati da Mariella Nava, Pippo Caruso, Cesare Lanza. Questi solo alcuni dei brani cantati e in sottofondo la voce del pubblico che seguiva l’artista. La piazza è rimasta gremita, per tutto lo spettacolo, di gente che, nonostante il freddo e la minacciosa pioggia, ha seguito con attenzione e passione la

performance della Bonelli. L’attrice ha tenuto quasi due ore di spettacolo, intervallando alle canzoni romane, brani recitati e citazioni dei grandi personaggi della romanità. Molto suggestiva la proiezione sulle mura del Campidoglio dei filmati in cui la Bonelli interpretava la grande Anna Magnani, intervistata da Carlo Lizzani. Da brivido l’interpretazione di “Chitarra Romana in fado portoghese”, che dà l’idea di sentire una Amalia Rodriguez capitolina e molto divertente e apprezzata dal pubblico una “Roma nun fa la stupida” in swing americano. Il “Concerto per Roma” ha chiuso le manifestazioni del Natale di Roma, che hanno avuto un seguito di pubblico davvero straordinario. Il pubblico ha battuto il tempo di tutte le canzoni e, alla fine dello spettacolo, ha omaggiato l’artista con una standing ovation, che ha accompagnato tutti i bis che l’attrice ha voluto regalare al suo pubblico. Molto efficace ed affiatata la NewBand, diretta da Giandomenico Anellino - Chitarra, Roberto Mezzetti Percussioni, Roberto Magnanensi - Fisarmonica, Luca Perroni -

Piano, Alessandro Mazza - Basso, Riccardo Medile - Chitarra, coordinati dalla Bonelli che di questo allestimento ha curato anche la regia. “Di tutti i bei teatri nel mondo questo non ha uguali. Per me, romana e portatrice di romanità nel mondo, salire al campidoglio per cantare è il massimo. Finalmente dopo tanti anni di lavoro, mi sento parte integrante di questa mia meravigliosa città”. Queste le parole ed i sentimenti che l’artista, ormai definita all’unanimità l’icona della romanità e l’erede della tradizione popolare romana, ha espresso anche durante lo spettacolo. Al termine la Bonelli ha salutato tutta la piazza, ma anche la città di Roma, con un emozionante inno di Mameli in versione integrale, che ha coinvolto tutto il pubblico emozionato. Dopo Piazza Campidoglio, la Bonelli riproporrà una nuova versione di “Roma in The world” al teatro Eliseo, il 25 e 26 maggio, per poi portarlo in Georgia il 2 e 3 giugno al Teatro dell’Opera di Tiblisi. Arianna Cacciamani



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Una “Fabrica” di ricordi Personaggi, storie ed immagini di Fabrica di Roma

In posa per una foto

di Sandro Anselmi

Quando farsi una foto era un’occasione, e questo succedeva non molti anni fa, ci si preparava come per sottoporsi ad un provino cinematografico, consci di lasciare un documento ai posteri, tant’è che qualcuno diceva: “ ‘Sta fotografia lasciatela

pe’ quanno moro!” Le macchine fotografiche erano rarissime,

1960 Famiglia Pulcinelli

e i fotografi di professione si contavano sulle dita di una mano. Per lavorare si spostavano continuamente da un paese all’altro, in occasione delle feste patronali e delle ricorrenze più importanti. Arrivavano nella piazza principale ed allestivano, accanto alla chiesa, il loro fondale, fatto di un telo pitturato con paesaggi di fantasia, o macchine

o aerei, all’interno dei quali si posizionavano i soggetti da fotografare, per dare l’ illusione che fosse tutto vero. Le loro macchine fotografiche erano quelle classiche a soffietto, sorrette dal cavalletto. Per scattare la foto, il

1948 Famiglia Anselmi


Campo de’ fiori fotografo doveva infilare la testa sotto il telo nero, e sorreggere con la mano alzata il flash che bruciava, con un bagliore accecante, la lampada al tungsteno. Allora era sempre buona la prima, oggi, invece, si possono fare cento scatti e magari solo uno riesce bene. Seguirono poi le macchine a cassetta e poi le reflex, ed anche con queste fare la foto era un’arte. La taratura, il bilanciamento, l’esposizione, la messa a fuoco, tutto rigorosamente

manuale! I fotografi italiani erano fra i migliori, basti pensare ai fratelli Alinari, a Storaro, a Delli Colli (quest’ultimi prestati, poi, al cinema). Essi realizzeranno i ritratti più belli. Da noi c’erano Amati di Caprarola, che arrivava a bordo della sua lambretta, Nelli, Pinardi e Castrense di Civita Castellana, Monfeli di Corchiano, che per fare i mezzibusti faceva calare i soggetti dentro un bigoncio e, così, erano belli e fatti. Arrivarono, successivamente, i fratelli

21 Alessandrini di Fabrica di Roma e tanti altri, fino ai giorni nostri, dove fare una foto è alla portata di tutti, visto che anche i telefonini sono muniti di fotocamera. Resta comunque il gusto di assaporare il piacere di una foto d’epoca, dove soggetti e fotografo erano veramente partecipi, convinti di fare una cosa importante.

Pubblichiamo questo mese l’albero genealogico, semplificato per linea di discendenza diretta, della famiglia Iannoni di Fabrica di Roma.

- 1943

- 1974 - 1951

- 1972

Geneg

Potete richiedere l’albero genealogico della vostra famiglia, rivolgendovi presso la nostra redazione. Verrà elaborato dal nostro collaboratore Geneg e potrete vederlo pubblicato sulle pagine di Campo de’ fiori.


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PREMIO OPERA IMAIE 2009: ECCO I VINCITORI Si è svolta il 5 aprile, alla Casa del Cinema di Roma, la serata finale del Premio Opera Imaie (terza edizione), il riconoscimento attribuito dall’Ente che tutela i diritti degli artisti interpreti esecutori alle migliori opere realizzate grazie al contributo dell’art 7 (anno 2007) per i settori musica e audiovisivo. Presenti in sala molti personaggi dello spettacolo ad applaudire i lavori dei 27 finalisti (passati tra 326 opere in concorso) e a premiare i vincitori delle 10 categorie. Tra questi, le attrici Nathalie Caldonazzo, Chiara Salerno ed Edy Angelillo, i musicisti Franco Micalizzi, Beppe Vessicchio, Gianfranco Plenizio e Amedeo Minghi, il regista Antonio Calenda, il danzatore-coreografo Raffaele Paganini. Nell’ambito musicale sono stati premiati l’Associazione Culturale Multirifrazione Proget-ùti MRF con l’opera Lavoroliquido (Settore Musicale Categoria di tipo A), Marco Camboni con l’opera Eyn, tsvey…. Dreidel (Categoria B Pop-Folk), Andrea Avena con l’opera Estrela da tarde (Categoria B JazzFunk), Calogero Giallanza con l’opera Al Muhda Ilayy (Categoria B ClassicaContemporanea) e l’Associazione Culturale Company Blu con l’opera Shoptalk (Categoria Danza). Nel settore audiovisivo i vincitori sono: Tina Femiano con l’opera Anna Politkovskaja concerto per voce solitaria (Categoria B sezione Documentario), Marcello Mazzarella con l’opera Marenostro (Categoria B sezione Fiction), Raffaele Buranelli con l’opera

Salomè una storia (Categoria B sezione Teatro in video), Officina Dinamo con l’opera Come la civetta quando di giorno compare (Settore Audiovisivo Categoria di tipo A). I due premi speciali della Presidenza sono andati a Ciro Sebastianelli con l’opera Il mio amico Roberto Murolo, per il settore musicale, e Officina Arteteka Onlus con l’opera Lucì Voci e volti dal Faro, per il settore audiovisivo. Nell’ambito della serata Lando Buzzanca ha consegnato al grande attore Arnoldo Foà il PREMIO IMAIE alla carriera. All’atto della consegna della prestigiosa statuetta in bronzo, realizzata dal pittore Pablo Echaurren, il presidente dell’Imaie Edoardo Vianello, a nome di tutti gli Artisti Interpreti ed Esecutori che l’Istituto rappresenta, ha così motivato l’assegnazione del premio: Ad Arnoldo Foà, che in oltre 70 anni di carriera ha esplorato tutte le forme dell’interpretazione: dal teatro di prosa, al cinema, dalla televisione al doppiaggio, dalla scrittura alla discografia (memorabili i suoi dischi di poesie), senza tralasciare l’impegno civico se alla sua voce di annunciatore della Radio Alleata PWB è legata la comunicazione dell’armistizio dell’8 settembre 1943. E’ stato diretto dai più grandi registi ed ha esercitato la regia lui stesso; ha recitato i testi dei più grandi autori teatrali ed è autore lui stesso; ha lavorato con i più grandi capocomici ed è stato capocomico lui stesso. Una carriera iniziata prima della guerra, coltivata nonostante le leggi razziali lo avessero costretto a nascondersi sotto falsi nomi,

Arnoldo Foà ha ricevuto il Premio IMAIE alla carriera

proseguita quando l’Eiar diventava Rai e quando nasceva la televisione (chi non lo ricorda capitano Smollet ne «L’Isola del tesoro» o cognato di «Giamburrasca»?). Ancora oggi, dopo oltre 100 film, innumerevoli stagioni teatrali e letture di poesie, calca le scene con successo, interpreta film di nuovi registi, scrive romanzi. La sua carriera lunghissima e rigorosa testimonia una vita spesa per la cultura e per l’arte. Per questo l’Imaie lo onora con un premio alla carriera, che vuole essere non soltanto un attestato all’artista, ma anche l’indicazione a tutti gli artisti, in particolare ai giovani, di un esempio da seguire nella perseveranza, nella coerenza, nell’impegno, ma pure nella gioia che questa professione sa restituire a chi la pratica in tutte le età della vita.


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Le guide di Campo de’ fiori ...........continua dal numero 58

ITINERARIO TURISTICO Passeggiando per il centro storico di Tarano è chiaramente evidente l’impronta medievale. Ancora di racchiuso nelle antiErmelinda Benedetti che mura difensive, passeggiando tra gli ordinati vicoli e ammirando vecchi portoni e piccoli splendidi giardini, ci si imbatte nella chiesa di Santa Maria Assunta, l’edificio storicamente ed architettonicamente più significativo del paese. La chiesa risale agli inizi del 1100, probabilmente a seguito della campagna di costruzione o trasformazione di chiese in Sabina, voluta da Crescenzio, nell’ambito della strategia anti-farfense condotta da Pasquale II. Sul campanile della chiesa un’epigrafe riporta la data 8 settembre 1114, probabilmente l’anno in cui venne edificata. Con il passare del tempo subì talmente tante variazioni che oggi poco resta delle forme originarie, arrivando ad assumere una forma trapezoidale a terminazione rettilinea, di grande irregolarità. La facciata, infatti, si presenta fortemente asimmetrica, a causa dei numerosi interventi subiti, il più importante dei quali dovette avvenire nel Duecento, quando la chiesa ad un’unica navata fu ampliata, a causa dell’aumento della popolazione, con l’aggiunta di due navate laterali. Fu necessario l’inglobamento della torre nolare. Anche il rosone cosmatesco, che sovrasta il portale con lunetta affrescata, è da ricondurre a questo periodo. Postmedievale è il reimpiego di un frammento di scultura rappresentante un satiro, forse Pan, ed una Ninfa, al centro della facciata. Le modifiche sono evidenti anche all’interno, ricco di decorazioni di epoche diverse. Tra le epoche pittoriche, di notevole rilevanza un santo, forse San Bartolomeo, frammento di affresco della seconda metà del XIII secolo e una raffigurazione della crocifissione di metà XIV secolo attribuito ad un maestro di scuola assisiate. Un’altra chiesa è quella di San Francesco, risalente al 1300, a croce latina e con una sola navata. Un ruolo fondamentale lo rivestì anche il

convento di San Francesco, costruito nel Duecento e oggi per gran parte diruto. Del comune di Tarano fa parte la frazione di Santo Polo. Del castello di Santo Polo ne abbiamo testimonianza per la prima volta in un documento farfense datato gennaio 1102, citato come uno dei confinati del gualdo di S. Anatolia, nelle vicinanze di Mozzano, in occasione della locazione a terza generazione che l’abate Beraldo II fece al presbitero Giovanni e ai fratelli Rustico, Pietro e Berizone, figli di Beraldo. Nel 1192 doveva corrispondere alla camera apostolica un censo annuo di sei libbre di provisini. Nel 1374 aderì alla rivolta romana capeggiata da Cola di Rienzo, che nominò un podestà e rettore e nel 1368, insieme ad altri castelli, fu infeudato a seconda generazione mascolina da Papa Urbano V a Francesco e Buccio Orsini , alla cui famiglia rimase fino alla morte di Enrico Orsini, nel 1604. Venne poi incamerato dal marchese di Stimigliano. Nel 1853 Santo Polo con i suoi 235 abitanti era appodiato di Montebuono. Nel 1871 divenuto appodiato di Collevecchio contava 307 abitanti. La chiesa parrocchiale era dedicata ai SS: Pietro e Paolo ed era dotata di organo. Il patrono è San Barnaba e viene festeggiato l’11 giugno. All’interno delle mura, erano presenti un macello, una pizzicheria, un calzolaio ed una mola a grano dei Piacentini. Al borgo di San Polo è legato un evento miracoloso, avvenuto precisamente tra il 9 ed il 10 giugno del 1505. Una giovane contadina di nome Giovanna, figlia di Michele di San Polo, mentre lavorava il campo di famiglia vide apparire dietro una siepe a tre passi da lei, un giovane frate vestito come i padri serviti, con la tonaca, la cocolla ed il cappuccio in testa, con la “pazienza” dal collo ai piedi e in mano una grossa corona caratteristica del suo

ordine per pregare la Madonna. La salutò pronunciando la frase “Ave Maria” e la rassicurò benedicendola. La mise a suo agio chiedendole come fosse il raccolto del campo e la giovane rispose che la speranza di ottenere frutti, nonostante la cura, era molto scarsa. Così il frate disse che in realtà la comunità di San Polo, per il cattivo comportamento meritava punizioni ben più gravi e che solo per intercessione di Maria, Dio non fece straripare il fiume in piena, allagando i campi e distruggendo i raccolti. Per questa grazia ricevuta i sampolesi avrebbero dovuto digiunare con pane e acqua il venerdì successivo. Il frate diede a Giovanna il compito di portare i messaggio ai suoi compaesani, ma lei si rifiutò di farlo per paura di non essere creduta. Il frate la benedì e scomparve. Il giorno successivo la contadina, anziché andare alla fontana del paese a sciacquare un panno, decise di tornare al campo. Lavò il panno nelle acque del ruscello e lo stese al sole e si mise a mondare il miglio vicino ad un’alta e maestosa pianta di noce. Improvvisamente si sentì chiamare per nome, esterrefatta alzò lo sguardo e vide una signora di ineffabile bellezza tra i rami. Era vestita come le suore del Terz’ordine dei Servi di Maria, con una veste nera, cinta ai fianchi, un ampio mantello che le copriva il capo e le faceva appena intravedere due lunghe chiome di capelli biondi che scendevano sugli omeri e sul petto. Il viso bellissimo era rigato dal pianto. Riconobbe immediatamente la Vergine Maria, si inginocchiò ed incrociò le braccia sul petto, tutta tremante. La Madonna la calmò e le ordinò di chiamare il prete di San Polo, di fargli suonare la campane in suo onore e di convocare tutto il popolo e invitarlo a rispettare alcuni consigli. Se l’avessero fatto sarebbero stati felici altrimenti avrebbero subito tanti guai. Mentre pronunciava queste parole si scoprì il petto lacerato da flagelli e le ginocchia sanguinanti, supplicando alla giovane di riportare quanto aveva visto e udito per placare l’ira di Dio. Giovanna stava ripiegando il panno, ma la Madonna la incitò a correre in paese. Corse a San Polo, riferì tutto e quando tornò al campo trovò il panno piegato. Da queste ierofanie nacque dunque la devozione per la Madonna della Noce. ... continua sul prossimo numero


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LA S.S. LAZIO TRA LA GENTE

Cristiana Barduani e Tommaso Rocchi S.Oreste Outlet ore 12.00, 03 Aprile 2009. Oggi un appuntamento speciale ha fatto riunire i tifosi laziali a S.Oreste, l’apertura del nuovo negozio Lazio Style 1900. Grandi e piccoli fans hanno potuto salutare ed avvicinare il Capitano della Lazio Tommaso Rocchi, il difensore centrale Sebastiano Siviglia e l’allenatore, elegantissimo per l’occasione, Mister Delio Rossi.

Presenti anche i massimi esponenti della dirigenza laziale: il Team Manager Manzini ed il Coordinatore Area Tecnica Igli Tare. Con loro anche il giornalista tifoso Furio Focolari ed il cantante Tony Malco. Tutti i tifosi, alla ricerca di un autografo o di una foto dei propri beniamini, hanno potuto assistere all’apertura del nuovo negozio Lazio Style 1900, con tanto di taglio del nastro (biancazzurro) da parte delle autorità locali. Dopo un’ora di attesa riesco ad avvicinarmi a Tom-maso Rocchi e poichè so che è un ottimo chitarrista gli chiedo quali sono i generi musicali da lui preferiti. Mi risponde

”Tutti, mi piace ascoltare ogni genere di musica, specialmente quella italiana”. Io sono sicura che la musica che lui preferisce è quella fatta “a suon di goals”, ma devo dire che Tommaso è bravissimo anche con la chitarra. Infatt,i qualche anno fa, ho assistito al concerto organizzato con Di Canio ed i gemelli Filippini: un concerto da veri professionisti, fantastici. Chissà se Giorgia (la cantante) accetterebbe, magari insieme a Brignano e Rocchi, di ripetere un’esperienza simile? Tornando alla realtà non riesco a descrivere il grande entusiasmo dei tifosi, che chiedono a gran voce al Capitano e al Mister Rossi di regalare loro tante nuove vittorie, di andare in Europa. Noi tifosi sappiamo che tutti i giocatori si impegneranno per arrivare più in alto possibile in classifica, perchè loro più di noi sono la vera Forza della Lazio. di Cristiana Barduani

Da sx: Rocchi, Rossi, Focolari, Siviglia

Da sx: Tommaso Rocchi capitano, Furio Focolari giornalista, Manzini team manager Lazio, Sebastiano Siviglia difensore, Igli Tare coord. Area Tecnica.


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DUE TESTIMONIANZE DI VOLONTARI NELLE ZONE TE

Aiuti alla popolazione dell’Abruzzo colpita dal terremoto

Lo scorso 6 aprile alle ore 17.00 a distanza di poche ore dal sisma che ha colpito L’Aquila e molti paesi dell’Abruzzo, io insieme ad altri cinque volontari della Protezione Civile di Fabrica di Roma, il Presidente Alessio Capitoni, Alessandro Molè, Massimo Angeletti, Giuliano Costantini e Domenico Ciappici, siamo partiti per le zone messe in ginicchio dal terremoto. Alle ore 19.30 circa abbiamo raggiunto il campo a noi destinato, “Località Pianola”, a pochi chilometri da L’Aquila, assegnatoci dai responsabili della Prociv Arci. Appena svolte le rituali procedure di registrazione, si è subito passati alla fase operativa. Il nostro compito era quello di mettere in piedi una tendopoli nel

campo sportivo di Pianola, così, alle prime ore dell’alba, insieme a tanti altri volontari della Protezione civile provenienti da tutta l’Italia, abbiamo iniziato a scaricate le tende dai container per poi montarle. Mentre si allestiva il campo, i volontari della Prociv Arci di Capo Rizzuto, completavano la tenda mensa e le relative cucine da campo. Nell’arco di poche ore la tendopoli era completa di tutti i servizi e le strutture per ospitare la popolazione, duramente colpita dal sisma. Il giorno 7 aprile altri tre volontari della Protezione civile di Fabrica di Roma (VT); Roberto De Montis, Teresa Noviello e Monia Tamburi, ci hanno raggiunto al campo, mettondosi subito a disposizione, catalogando e distribuendo

generi alimentari di prima necessità. Il giorno 8 aprile, tutti noi ci recammo a L’Aquila, fin dal primo momento ci fu chiara la situazione e quanto il sisma era stato violento. Il centro storico della città era come scomparso, un odore di polvere e disperazione era presente in ogni via, piazza o vicolo, le strade erano percorse solo da mezzi di soccorso, tutti i soccorritori erano impegnati a ritrovare sotto le macerie, persone ancora in vita, era una continua lotta contro il tempo. Assistemmo in silenzio al ritrovamento di un ragazzo di 30 anni ormai privo di vita, tutte le macchine operatrici si fermarono e un silenzio surreale accompagnò quel terribile momento. Purtroppo queste improvvise interruzioni furono molte nei giorni seguenti. La permanenza di noi volontari al campo di Pianola si prolungò fino al giorno 10 aprile 2009. Nel frattempo, altri nostri volontari rimasti in sede a Fabrica di Roma, insieme ad un gruppo di ragazzi del paese, si organizzavano per raccogliere generi alimentari di prima necessità e fondi da destinare ai terremotati. Tutta la popolazione ha risposto prontamente e con molta generosità. Non c’è dubbio che il popolo italiano, quando è di fronte a sciagure di questa portata, ritrova i veri valori, e la parola solidarietà prende il posto di tante altre futili parole. Giovanni Francola Vice Presidente della Protezione civile di Fabrica di Roma

ROMA PER L’AQUILA Due grandi eventi per aiutare la popolazione abruzzese colpita dal terremoto. Così la Città di Roma, attraverso la sensibilità e la partecipazione di moltissimi nomi del mondo musicale e dello spettacolo, intende contribuire anche in maniera concreta alla ricostruzione in Abruzzo. Martedì 12 maggio, nelle prestigiose cornici dell’Auditorium Parco della Musica (Sala Sinopoli, viale Pietro De Coubertin) e del Gran Teatro (viale Tor di Quinto), avranno luogo contemporaneamente due maratone dedicate rispettivamente al “jazz” e al “pop, canzone d’autore e teatro”. Gli appassionati di jazz si potranno riunire alle 20.00 a Viale de Coubertin, con un biglietto di 15 Euro, per ascoltare i seguenti musicisti: Marcello Allulli, Luca Bulgarelli, Steve Cantarano, Giovanni Ceccarelli, Roberto Cecchetto, Paolo Damiani, Stefano Di Battista, Furio Di Castri, Riccardo Fassi, Claudio Filippini, Roberto Gatto, Maurizio Giammarco, Javier Girotto, Rosario Giuliani, Davide Grottelli, Giovanni Guidi, Alessandro Gwis, Dick Halligan, Antonio Jasevoli, Rita Marcotulli, Carla Marcotulli, Francesco Mazzeo, Fausto Mesolella, Simona Molinari, Ada Montellanico, Nada, Massimo Nunzi, Ivo Parlati, Maria Pia De Vito, Enrico Pieranunzi, Enzo Pietropaoli, Francesco Ponticelli, Francesco Puglisi, Michele Rabbia, Raiz, Marcello Rosa, Antonello Salis, Sandro Satta, Fabrizio Sferra, Daniele Tittarelli, Giovanni Tommaso, LorenzoTucci. All’interno della serata sarà proiettato il filmato Terremoti di Roberto Torelli. Presentano Rocco Papaleo e Dario Salvatori. L’iniziativa è promossa dall’Associazione Culturale Il Suono Interiore. Tutto l’incasso della serata sarà devoluto al Comitato Promotore Tempera. Chi invece apprezza il pop, e non solo, potrà recarsi al Gran Teatro (biglietto da 10 a 20 Euro) dove alle 21.30 una grande staffetta teatral-musicale vedrà coinvolti Alex Britti, Daniele Silvestri, Max Gazzè, Sergio Cammariere, Dario Vergassola, Andrea Rivera, Luca Barbarossa, Marco Conidi, Filippo Gatti, Filippo Graziani, Momo, Antonio Rezza e Flavia Mastrella, Claudio Santamaria, Riccardo Sinigallia. Saranno inoltre invitate a parlare sul palco anche alcune vittime del sisma e dei soccorritori, che testimonieranno l’attuale situazione dei lavori di ricostruzione nei paesi colpiti dalla sciagura. L’iniziativa, nata da un’idea del cantante e attore Andrea Rivera, che conduce la serata, è firmata nella regia e direzione artistica da Pepi Morgia. L’intero incasso delle serata sarà devoluto alla Protezione civile per l’Emergenza Abruzzo.


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ERREMOTATE, IN ESCLUSIVA PER CAMPO DE’ FIORI

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La notte terribile

Sono le 3.32 del 6 Aprile 2009. E’ notte fuori, il buio avvolge le case come una soffice coperta e ognuno al caldo, sotto le lenzuola, se ne sta solo con se stesso e i suoi progetti. Potrebbe sembrare una notte come tante altre, fatta di sogni, di ricordi, di speranze, di sms. Tra poco sarà l’alba di un nuovo giorno, dove la vita, dopo il notturno sonno ristoratore, riprenderà i suoi ritmi giornalieri, come ieri, come oggi, come domani. Questa, però, è una notte strana.. una notte di dolore, di morte, di distruzione. Sarà infatti ricordata come la notte che ha sconvolto l’Abruzzo, passerà alla storia come “La terribile notte”. In questo numero, in questa pagina, ho deciso, quindi, di raccontare una storia, non una storia qualunque.. è il racconto di un volontario della Croce Rossa che si è recato in Abruzzo per prestare soccorso ai terremotati. Emiliano, questo è il suo nome, ha scelto di raccontare questa sua esperienza a tutti noi, per farci capire come il terremoto sia terribilmente vicino a noi, quasi come se fosse una parte di noi e che inevitabilmente ha cambiato la vita degli Abruzzesi e di chi li ha aiutati.

“Il telefono ha squillato in piena notte, sono le 5. Domani si parte per L’Aquila, il terremoto ha devastato l’Abruzzo. La notte ormai passa insonne mi chiedo che cosa sia successo, ma soprattutto che cosa troverò domani in quella terra martoriata. Sono le 22 del 7 Aprile, sono passate ormai quasi 24 ore da quella prima maledetta scossa. Arriviamo a L’Aquila, lo spettacolo è devastante: macerie dappertutto, l’aria puzza di polvere, il silenzio è assordante, la tragedia si respira a pieni polmoni, gli occhi si smarriscono, si svuotano. Subito il mio pensiero corre a casa, alla mia famiglia, ai miei amici e mi chiedo che cosa sarebbe stato se tutto questo fosse successo a noi, a me, ai miei cari, a tutti quelli a cui voglio bene.. poi però mi accorgo che persone che non conosco e che sono sotto le macerie sono oggi i miei amici, la mia famiglia, dopotutto siamo tutti Italiani, tutti figli di una stessa Nazione. Provo a chiudere gli occhi, cercando di fissare ogni cosa che vedo nella mia mente, le uniche cose che però percepisco sono distruzione e disperazione, ma anche e soprattutto tanta dignità. Mi dico che forse, anzi senza forse, per noi

Immagine copyright © AP

tutto è scontato: ti alzi, vai a scuola o al lavoro, torni a casa, esci con gli amici, con la ragazza.. vai a dormire e aspetti domani. Invece così capisci che tutto è legato ad un sottile filo che può spezzarsi da un momento all’altro. Mi ripeto che in trenta secondi tutto può cambiare e che la vita lascia il posto alla morte.. così, in un soffio. Non faccio in tempo a terminare questi pensieri che sento subito un forte boato, una forte vibrazione: è la terra che torna a tremare…un’altra scossa. Nel buio, la gente sembra come impazzita, tutti corrono in cerca di un riparo, una mia collega è caduta a terra. Io mi ritrovo a correre incontro alle persone, vedo sgomento, occhi rossi e paura, tanta paura; il silenzio è squarciato dal boato del terremoto che arriva a coprire anche le grida della gente. L’aria sa di polvere, faccio fatica a respirare, a concentrarmi, poi pian piano riprendo il controllo e mi adopero per il compito che ho qui: devo aiutare, portare conforto, sorrisi, speranze. La nottata trascorre tranquilla, una tranquillità relativa visto che le scosse di assestamento continuano e la disperazione aleggia tutta intorno a noi. Finalmente torna il mattino, la luce. Non c’è una casa che stia in piedi, tutto è maceria, distruzione. Quella che vi ho appena raccontato è stata una giornata che mi ha cambiato la vita e che porterò con me per tutta la vita. Il nostro compito, per ora, lì è finito, la

prima emergenza è stata tamponata, siamo tornati a Civita Castellana, anche se io non volevo ripartire, sarei voluto rimanere in Abruzzo, per poter aiutare. Sono andato a L’Aquila perché sapevo di poter dare una mano, perché sapevo di essere pronto. Oggi siamo qui, a casa, che strano dire casa quando hai visto che tanta gente la propria casa, intesa anche come famiglia non ce l’ha più. Mi porto tanta amarezza dentro, ma anche tanta speranza nel cuore, la speranza di poter tornare a L’Aquila ed aiutare chi ha bisogno”. Ringrazio la Croce Rossa e con essa Emiliano De Rinaldis che con le sue parole ha voluto soprattutto ancora una volta sottolineare che il terremoto è una ferita che ti lacera il cuore, che te lo spacca, lasciandoci sopra una enorme cicatrice, risultato di tante cicatrici che si sono fatte largo nel cuore di ognuno di noi. L’Abruzzo saprà comunque rialzarsi, combattere e reagire anche stavolta, chi scrive ha sangue abruzzese e credetemi conosce bene il carattere “forte e gentile” di questa terra fatta di neve, di monti, di freddo, di estate, di mare… dove in ogni angolo, oggi e per sempre continuerà a sentirsi l’eco del battito del cuore di tante vite che hanno smesso di sognare quella maledetta notte del 6 Aprile. di Letizia Chilelli


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Associazione Artistica Ivna Artisti di Vignanello, Vallerano, Corchiano, Civita Castellana condividono l’arte

EMANUELA TROMBETTI E LE SUE FIGURE FEMMINILI IN CERCHI INFINITI L’esperienza artistica, inizialmente familiare di Emanuela Trombetti, diventa in giovane età una vera e propria carica di energia vitale che le permette di agire a cura della esprimendosi con il linProf.ssa guaggio pittorico, sculMaria Cristina toreo, utilizzando tecniBigarelli che e supporti diversificati. Le scelte tecnico-stilistiche scaturiscono dalla formazione ricevuta all’Istituto d’Arte di Roma e da numerosi corsi specialistici in ambito creativo. Il vaglio dei soggetti si posiziona su un ventaglio di opzioni, ambiti e posizioni che indicano in modo inequivocabile il mondo femminile; è puntare i riflettori sulla Donna. Nel rappresentare la gamma di immagini della stessa, inserite in uno spazio definito e delimitato da un cerchio, la progressione temporale permette di maturare una sorta di rappresentazione “stilizzata” e cromatica a punta di matita con linee pure con meno colore rispetto alla prima generazione di opere. Le linee pulite, il nero, il bianco risultano più efficacemente eloquenti nell’immissio-

ingegno, alimenta la sua passione e suscita pacata commozione. Un mondo quieto, riservato, pronto, però, a manifestarsi, come portavoce del valore della debolezza e della forza della vita, quasi una sfida giocata a ciclo continuo con la tentazione di uscire dal cerchio, di abbandonare quel ricovero, quel rifugio protetto e sicuro, un sogno che si realizza nella riservatezza del cuore, dell’azione, della mente della donna nella condivisione del tempo infinito, eterno da dove arriviamo e verso dove andiamo. Emanuela Trombetti ne nello spazio circolare o sferico che simboleggia la protezione, la tranquillità, la sicurezza della sensibilità d’animo, dell’amore gratuito…come quello di una madre che echeggia in quello spazio come un richiamo alla vita, al viscerale dono materno. Le sue Donne, per lo più di spalle, con lo sguardo verso un punto lontano, sono il segno incarnato del ciclo vitale, segno del superamento del contingente, il cui slogan “problems are what you see behind the bridge” diventa importante nell’abilità di superare le difficoltà, le sofferenze percorrendo il “ponte” della speranza ! I palpabili bozzetti di Emanuela prevedono un cerchio nel cerchio quasi ad indicare un mondo infinito ed un modo infinito dell’esistenza: il cerchio si chiude e le sue residenti decantano la vita, la proiettano verso l’eterno, sembrano dormire, invece sono deste e con esse tutti i loro sensi. L’intuizione diventa ragione quando i morbidi tratti di matita formano il chiaro scuro di luce e di acqua che regala un dolce movimento alle capigliature, talvolta colmate di colore nella rarefazione della realtà nel sogno, rendendo la sua arte una miscela surrealista nella sua ampia estensione e naif nell’uso parziale del colore brillante. La prima ispirazione disegnata viene di tanto in tanto scolpita in gesso, in creta o in terracotta, realizzando figure femminili in terza dimensione e bassorilievi dalla preziosa e accurata minuzia. Qui l’artista trova la sua massima soddisfazione quasi in attesa del soffio vitale che muove il suo



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Pensiero

Il giallo di una poesia Avete presente uno di quegli armadietti che si trovano fuori degli istituti bancari, nei quali, la solita voce della porta d’ingresso ti ordina di depositare gli oggetti metallici prima di entrare? È un luogo del tutto insolito per lasciare una poesia, che oltretutto di metallico non ha proprio nulla. Eppure questa poesia è stata ritrovata circa undici anni fa proprio lì, in una delle cassette di sicurezza poste fuori l’ingresso del Banco Roma di Ostia Lido (Pontile). A ritrovarsela casualmente tra le mani è stato il sig. Mario Mele, all’epoca metronotte, che si stupì, e decise di non gettarla come un normale pezzo di carta, ma istintivamente la conservò, dando così la possibilità anche a noi di leggerla. Purtroppo non sappiamo nulla di essa, ma la fantasia vola ed è bello immaginare chi possa averla scritta, per quale motivo e soprattutto perché decise di lasciarla proprio là, senza voler far sapere nulla di lui. Un titolo semplice, Pensiero; sette quartine per un totale di 48 versi legati a due a due da rime baciate; in dialetto romanesco. In fondo al foglio solo la data, molto

probabilmente il giorno in cui è stata composta: 11 febbraio 1998. L’argomento, affatto allegro, è la scomparsa di un amico, sembrerebbe, ancora giovane e morto violentemente, al quale l’autore si rivolge, nella seconda strofa, con il soprannome affettuoso di “Cicci”, forse datogli in gioventù. Un altro tema è legato a questo: il rincontrasi, in una circostanza tanto amara, degli amici di un tempo, un po’ invecchiati. E poi il saluto finale, particolarmente emblematico e significativo, “se vedemo”, un saluto che prima li avrebbe fatti rincontrare il giorno dopo, ma che ora è senza tempo. Un quadro particolarmente bello ed una riflessione particolarmente profonda, arricchiti, e allo stesso tempo mitigati, dalla spensieratezza e dalla schiettezza dell’irresistibile dialetto romanesco. Chissà se un giorno potremo conoscere il nome e magari il volto dell’autore.

Non vi lascerò orfani - Daria Bignardi. In genere il dolore, la sofferenza, soprattutto quella dell’anima stravolge, spaventa, disorienta e, per lo più, non è compresa. Sembra impossibile, ma concordo assolutamente con lei, quando dice di come, pur raccontando una morte, si può parlare ed esprimere un punto pieno di vita. Soprattutto poi, quando si parla della perdite di una madre. Qui sicuramente (fazioni) opinioni potranno dividersi, ma rimane certa che la figura materna ha un ruolo determinante nella vita di ogni individuo nel bene e nel male, con tutte le sue sicurezze ed insicurezze. Qualsiasi cosa si possa pensare non si è mai pronti a lasciare o ad essere lasciati dai propri genitori e, soprattutto, dalla propria madre.

Ermelinda Benedetti

L’ho pensata de notte, ‘sta poesia, quann’er buio, te sembra, spazza’ via tutte le cattiverie, su ‘sta tera e la vita m’appare…meno nera. Qui, caro Cicci, tutto come prima, se parla de politica…de clima… se chiacchiera de squadre e de palloni: la solita rottura de coijoni. M’erano accanto, l’antro giorno, ‘n chiesa, tutti l’amici, co’ la faccia appesa e appena che se semo rincontrati me parevano tutti più ‘nvecchiati. Hai notato ‘n’amico quante vale Da quanta gente c’era ar funerale E s’hai contato tutti con un dito L’hai visto che nessuno t’ha tradito. Chi ce l’avrebbe detto, amico mio, de venìtte a trova’ davanti a Dio! S’è spento, er tuo vivere tereno, quanno tutto parèa così sereno. M’hai fatto proprio tanta tenerezza E m’è rimasta dentro l’amarezza De ‘na vita distrutta sur più bello Da pochi, infami, corpi de martello. Ma ‘n giorno, a senti’ la religgione, e nun credo se tratti d’illisione, noi, tutti quanti, se rincontreremo. Allora, arivederci: se vedemo.

La clessidra della vita di Rita Levi Montalcini - Giuseppina Tripoli con Rita Levi Montalcini. La sua vita ha percorso la storia del XX secolo e l’inizio del terzo millennio, ma si può dire cha la storia ha segnato il suo cammino. Questo libro si prefigge lo scopo di avvicinare il lettore ad un personaggio, che a cavallo di due secoli, ha percorso un itinerario di vita emblematico: premio Nobel per la medicina, senatrice a vita e promotrice di tante iniziative solidali di respiro internazionali. L’autrice, accanto a Rita Levi Montalcini da circa quarant’anni, ha voluto ricostruire per temi il pensiero e il senso della vita della grande scienziata, riportando particolari inediti della sua esistenza e componendo come in un mosaico le opinioni più chiare sulle questioni a lei più care: il rapporto fra ricerca ed etica, il confronto con i giovani, il peso dell’intuizione nell’arte come nella scienza, e le grandi speranze per il futuro del mondo.

Potrete trovare tantissimi libri per adulti, bambini e ragazzi, presso la nostra libreria. Il 30 Aprile la nostra attività ha festeggiato i suoi 29 anni, grazie alla nostra tenacia e alla vostra fedeltà. Per tutto il mese di Maggio per festeggiare con voi l’evento, praticheremo lo sconto del 15% su tutto il reparto libreria. Poter avere una libreria in un piccolo paese è una grande ricchezza personale da non sottovalutare.


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“Il Fumetto” LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA

DEARS delle PEACH-PIT – edito da Flashbook Edizioni – 8 volumi, conclusa Divertente e fantastico. Le quattro autrici pescano a piene mani da un altro manga: Chobits (vedi Campo de’ fiori n. 44). La somiglianza col fumetto delle CLAMP è evidente, ma con qualche accorgimento le di Daniele Vessella PEACH-PIT riescono a costruire un’opera abbastanza originale. La trama è, infatti, permeata da siparietti comici, da fantascienza e da alieni, i DearS… appunto. Una di questi, Ren, finisce nella casa di Takeya, protagonista della serie. I DearS, dopo aver subito un guasto alla propria astronave, atterrano sulla Terra. Lì trovano un’accoglienza calorosissima e scoprono che la schiavitù è abbandonata da tempo. Per questo, nascondono la loro natura di schiavi che li obbliga a esaudire ogni desiderio dei loro padroni per integrarsi con la popolazione che li ospita, lasciando ampio spazio allo scambio culturale nelle varie scuole. Ma l’indole di questi alieni è troppo forte e ogni DearS si legherà profondamente ad una particolare persona, che diventerà il suo “Padrone”. Dal momento che la felicità dei DearS deriva totalmente dal compiacere ogni desiderio del proprio padrone, una volta integrati si mettono alla ricerca di una persona da servire. Solo la prosperosa Ren si ostina da subito a voler essere la schiava di Takeya. Questo perché l’aliena è difettosa e il protagonista della storia cercherà in tutti i modi di farle cambiare questo atteggiamento, facendola diventare una “persona normale”. Ci riuscirà? Il resto del fumetto è centrato su questo legame e sulle conseguenze che porterà. La trama è estremamente leggera, adatta a chi vuole staccare la spina dalla realtà per navigare tra i flutti dell’immaginazione. I personaggi sono ben carat-

terizzati, avendo tutti una spiccata personalità. I tasselli disseminati durante la storia vanno a formare un mosaico senza buchi, anche se ci sono dei passaggi comici un po’ forzati. La comicità è uno dei punti di forza di questo manga, anche grazie allo stile che si presta molto a questo genere. I personaggi, infatti, sono disegnati in maniera “pacioccosa” e spesso in super deformed. Tale termine si riferisce a un particolare stile caricaturale di disegno, legato soprattutto al mondo dei manga e del golf. I personaggi ridisegnati in stile “super deformed” assumono le proporzioni e la simpatia di un antenato: nasi enormi, corpo rotondeggiante, e testa che occupa un terzo dell’altezza corporea. Il manga è costellato da situazioni che sfiorano il piccante (tra Ren e Takeya), ma non sfociano mai nel volgare e, quindi, è un fumetto che può essere letto da tutti. Se volete passare qualche ora di divertimento, dimenticandovi del mondo reale, compratelo… ne vale la pena! Questo fumetto, come altri ben fatti, ha il potere di farvi evadere dalla realtà per finire dentro le tavole del manga e vivere in prima persona le emozioni dei personaggi, tifare per il vostro eroe, poiché siete parte integrante

dell’opera… non lasciatevi scappare questa “magica” esperienza. Lascio l’indirizzo del mio blog: http://danielevessella.blogspot.com/


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LA STORIA DEL CIMITERO DI CIVITA CASTELLANA

di Enea Cisbani

...continua dal numero 58 L’11 Ottobre 1880, la Regia Prefettura di Viterbo, allarmata dalle continue denuncie sullo stato di degrado del Nuovo Cimitero di San Lorenzo, invia degli ispettori con l’incarico di predisporre una circostanziata relazione sanitaria sullo stato dei luoghi: rifiuti, erbacce e in particolare l’acqua stagnante nelle fosse mortuarie, con la produzione di miasmi, dovuti alla decomposizione organica, che si trasmettono fino al centro abitato. I Tecnici Prefettizi propongono, allora, di costruire un nuovo impianto di drenaggio delle acque piovane, dei loculi in muratura e di allargare il cimitero cittadino inglobando il complesso conventuale di San Lorenzo, destinando la Chiesa del Bernini all’Ufficio delle celebrazioni religiose e dei funerali e l’annesso convento a sede dei servizi tecnici del cimitero e a lazzaretto date le continue e frequenti epidemie di colera che sul finire dell’800 funestano tragicamente Civita Castellana. Il 14 Ottobre 1888, la Direzione Generale del Demanio, proprietaria del complesso conventuale di San Lorenzo - bene demaniale pubblico pertanto invendibile e inalienabile -, su disposizione della Regia Prefettura di Viterbo, è disposta a cedere a titolo

oneroso al Comune di Civita Castellana la proprietà dell’intera struttura religiosa per gli scopi stabiliti dalla relazione prefettizia, obbligandolo nel contempo alla sua periodica manutenzione e a tenere aperta al pubblico culto la stessa Chiesa. Una cessione particolarmente onerosa che il Comune non è disposto a pagare date le ristrettezze economiche delle sue finanze, tanto da dare origine a un lungo contenzioso legale, fino all’ultimatum ministeriale che di fatto obbliga il Consiglio Comunale del tempo ad accettare la predetta convenzione, altrimenti l’intero complesso sarebbe stato venduto ad una pubblica asta. Nel frattempo in Roma, in data 10 Settembre 1882, presso il Ministero per gli Affari Interni sezione Fondo per i Luoghi di Culto, viene stipulato, tra Comune e Frati Francescani del Convento, l’atto di cessione del Convento con un inventario delle inestimabili Opere d’Arte, suppellettili e preziosi dipinti, nonché arredi sacri presenti nella struttura. L’atto di stipula risulta suddiviso in tre parti: la prima comprende l’elenco dei beni ceduti, la seconda l’atto formale di consegna e la terza il minuzioso elenco degli oggetti sacri e non esistenti, con la determinazione del valore complessivo del bene

ceduto. L’elenco dei beni consta della Chiesa Berniniana e del vasto complesso sotterraneo, dell’annesso convento su due livelli con la biblioteca, del refettorio, delle cucine e delle celle dei frati, dei magazzini, e dell’ampia superfice utile, per il ricovero degli animali e delle derrate agricole e dei terreni, coltivati con un ampio bosco, per una superfice complessiva di circa 20 ettari. La terza parte comprende l’elenco degli arredi sacri: i dipinti esistenti all’interno della Chiesa di pregevole stile barocco, il maestoso coro in legno di quercia, tutto l’arredo interno come genuflessori, panche e confessionali su disegno berniniano, le altre opere esistenti nella sagrestia e, infine, la ricca e vasta biblioteca. Per quanto attiene al valore di stima dell’intero compendio, rapportato al sistema in euro attualmente vigente il valore complessivo si aggira intorno ai cinque Milioni di Euro. Il 28 Aprile 1884, in Roma, nella sede del Ministero di Grazia e Giustizia in via Arenula, alla presenza del Sindaco, del Segretario Comunale, di alcuni Assessori, presenti importanti Funzionari Ministeriali, viene stipulato il definitivo atto notarile di cessione in enfiteusi perpetua al Comune di Civita Castellana del complesso conventuale di San Lorenzo con annessa Chiesa per il canone annuo di £.38,40. Completati i passaggi amministrativi, vengono avviati importanti lavori edili: restaurata la Chiesa destinata alle funzioni religiose, la nuova camera mortuaria, il deposito del carro funebre, il convento destinato a lazzaretto completo di tutte le attrezzature e realizzazione del complesso dei loculi a pianta quadrata posto al termine del viale dei cipressi. Le somme stanziate per i lavori straordinari ammontano a £.7.000,00. Nel frattempo, nel 1893, viene definitivamente soppresso il vecchio cimitero di San Giorgio e con un solenne funzione religiosa officiata dal Vescovo, le ossa dei defunti vengono traslate nel nuovo cimitero di San Lorenzo. continua sul prossimo numero...

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La rubrica

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dei perchè? Perchè i cani hanno il naso umido?

Il naso dei cani è dotato di ghiandole sudoripare e, non appena questi si muovono, suda. Quando dormono, invece, le narici si asciugano. Questo vuol dire che il loro sistema di controllo della temperatura funziona perfettamente. La secchezza delle narici, anche in fase di movimento, non è però sempre sintomo di malessere, perchè può dipendere anche da fattori ambientali. E’ consigliata, tuttavia, in questo caso, una visita veterinaria.

Modi di dire Acqua in bocca

La spiegazione di questo frequentissimo modo di dire è stata data dal lessicografo Giacchi, il quale si rifà ad un antico aneddoto molto simpatico. Una donna, piuttosto bugiarda e chiaccherona, ma anche molto devota, pregò più volte il suo confessore di suggerirle un rimedio per tenere a freno la sua lingua e non commettere più questo tipo di peccato. Il sacerdote, allora, le diede una boccetta piena d’acqua del pozzo, raccomandasi che la tenesse sempre con sé, così, quando stava per dire qualcosa di poco buono, doveva metteva qualche goccia dell’acqua in bocca e tenervela finchè la voglia non le fosse passata. Lo stratagemma, tanto semplice, fu anche tanto efficace, a tal punto che la donna considerò quell’acqua miracolosa.

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ie d r o t s Le Max

Renato Zero Dal Piper Club ai grandi successi

Renato Fiacchini, giovane romano aspirante cantante, frequenta il mitico locale degli anni ’60, il Piper Club, che sarà il suo, ma non solo il suo, trampolino di lancio. La discoteca di Via di Tagliamento 19, Sandro Anselmi costruita inizialmente per essere una sala cinematografica, a causa di una negata agibilità, viene trasformato, dai suoi proprietari, l’avv. Alberico Crocetta e Giancarlo Bornigia, in una sala da ballo del tutto innovativa, avanti col tempo. Sono infatti luci psichedeliche, pedane luminose e musica assordante a farla da padrone. Tutti elementi completamente nuovi, ma destinati ad avere un successo tale da entrare nella vita dei giovani di allora e, ancor più, di oggi. Le ragazze si distinguevano per le minigonne, copiate alle giovani coetanee londinesi, mentre i ragazzi portavano i capelli lunghi o a caschetto, per imitare i più amati Beatles. Ma non solo i giovani sconosciuti romani affollavano il locale. Esso era normalmente frequentato anche da personaggi famosi della Roma bene, attori, registi, produttori, sportivi, e per questo il Piper non era più solamente un luogo dove ballare e divertirsi a suon di musica assordante, ma una sorta di “ufficio di collocamento”, come lo ha definito lo stesso Zero in una intervista. E’ da lì che hanno preso il via, infatti, Loredana Bertè e la sorella maggiore Domenica, chiamata da tutti Mimì e poi Mia Martini, la veneziana Nicoletta Strambelli, successivamente conosciuta con il nome di Patty Pravo, Stefania Rotolo, una show girl stroncata giovanissima da un male incurabile, Mita Medici, Giuliana Valci. Non disdegnavano quel locale anche Gabriella Ferri, Romina

Power, Anita Pallenberg. Si alternavano sul palco gruppi emergenti di quel periodo: New Dada, Corvi, Delfini, Dino e i kings, Rocchetti, Bad Boys, Caterina Caselli e gli Amici, mentre si erano fatti già conoscere i Rokes, gruppo inglese, che aveva inaugurato il locale, chiamati da Teddy Reno. Subito dopo il successo del 45 giri Ragazzo triste della Pravo, del ’66, edito dalla RCA, è la volta di Renato Fiacchini che per la stessa casa discografica romana, incide il

suo primo disco con Non basta, sai e In mezzo ai guai, il primo composto da Gimmy Fontana con parole di Gianni Boncompagni, già notissimo grazie alla sua Bandiera Gialla. Renato decide, però, di trovare per sé un nome d’arte, sostituendo il meno convincente Fiacchetti con Zero. continua sul prossimo numero...


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III ° RASSEGNA TEATRALE “ANCHISE MARCELLI” ASSEGNATI I PREMI AI VINCITORI Sabato 18 Aprile, al teatro Palarte di Fabrica di Roma, si è svolta la cerimonia di premiazione delle compagnie finaliste partecipanti alla 3° edizione del “Premio Anchise Marcelli”. Il concorso nazionale di teatro, al quale si sono iscritte 75 compagnie amatoriali da tutta Italia, ha avuto il suo epilogo con l’assegnazione dell’ “Arco d’Oro”, un’ opera del noto artista Ferdinando Sciarrini. La cerimonia di premiazione, diretta da Claudio Ricci, consultore, e dal Direttore Artistico Carlo Ciaffardini, ha visto alternarsi sul palcoscenico sia i vincitori, per ritirare la targa ricordo, sia giovani artisti del nostro comprensorio. La scuola di danza “Honey Dance” di Civita Castellana ha aperto le esibizioni, seguita dal giovane cantante Dario Guidi, per concludere con la sorprendente “Orchestralunata” di Valleranno, diretta dal Maestro Maurizio Gregori. La serata ha avuto il suo prologo con la premiazione, alla presenza dell’Assessore alla Pubblica Istruzione di Fabrica Mauro, Mizzelli, e del Preside Prof. Mariano Ghirighini, di quattro giovani studenti della Scuola Media, per alcuni componimenti sulle opere in concorso. La

da sinistra: - Sig.ra Andreina (figlia di Anchise Marcelli al quale è intestato il premio), il direttore artistico Carlo Ciaffardini, il Sindaco di Fabrica Giuseppe Palmeggiani, il Sig. Franco Checchi regista ed interprete Miglior Commedia “l’Opera da tre soldi” di Bertholt Brecht

foto di Sara Boccabella Da sinistra: Andreina Marcelli, il Sindaco Palmeggiani, Carlo Ciaffardini, Franco Checchi, due attori GAD Pistoia, Vallette, President della Pro Loco Stefania Stefanucci, Claudio Ricci. Compagnia Partenopea di Canale Monterano, pur non vincendo premi, è stata applaudita per le nomination di Carmine Ferrara, come miglior attore, ed Anna Langella, come miglior attrice. La Compagnia Partenopea di Verona, diretta da Franco Modaudo, si è aggiudicata il Premio Speciale della Giuria, per essere stata, per tre anni consecutivi, la compagnia che ha registrato le maggiori presenze di pubblico. Si è aggiudicata il Premio Gradimento del Pubblico, con una votazione di 9,28, la Compagnia Del Pierrot di Napoli, con Taxi a due piazze, che si è anche aggiudicata la palma del Miglior Attore con Mario Troie. Si è classificata al 3° posto la Compagnia del Piccolo Teatro di Terracina, diretta da Roberto Percoco, che ha vinto inoltre il premio per la miglior Attrice non Protagonista con Darina Rossi in Rumori Fuori Scena. La compagnia Al Castello di Foligno, diretta da Claudio Pesaresi, con La Pulce nell’Orecchio, si è aggiudicata il maggior numero di premi, collezionando il 2° posto come miglior commedia, il premio ad Andrea Paris, come miglior Attore non Protagonista, ed il premio migliore Attrice con Alessandra Marini. Il premio per la migliore regia è

andato a Franco Checchi della Compagnia GAD di Pistoia, che ha portato in scena L’Opera da tre soldi di Bertholt Brecht. Franco Checchi dalle mani del Sindaco Giuseppe Palmegiani e da quelle della Sig.ra Andreina Marcelli, figlia di Anchise, al quale è intitolato il premio, ha ricevuto l’opera “L’Arco d’Oro”, premio alla migliore commedia di questa 3° edizione della rassegna fabrichese. Erano presenti alla serata la Sig.ra Gianna Scoponi, in rappresentanza della FITA Lazio e la Presidente della UILT regionale, Sig.ra Stefania Zuccari. Il Sindaco Palmegiani ha voluto sottolineare i meriti degli organizzatori della manifestazione, ossia la Presidente della Pro Loco Stefania Stefanucci e del Direttore Artistico Carlo Ciaffardini, che sono stati capaci in questi tre anni di portare il Premio Marcelli ad un elevato livello qualitativo, in grado di affermarsi come punto di eccellenza teatrale per il pubblico della Tuscia. Al termine dei dovuti ringraziamenti ai ristoranti Circolo Roma, l’Acquaforte e Chiaro di Luna, che offrono il pranzo alle compagnie. La cena di Gala all’Hotel Aldero, che le ospita gratuitamente durante l’anno, ha concluso, in un clima festoso e conviviale la riuscitissima rassegna dell’anno 2009.


di Riccardo Consoli Correvano gli anni ‘20 del secolo scorso, l’economia americana andava al massimo tanto che il 4 dicembre del 1928 il Presidente Calvin Coolidge, nel suo messaggio sullo Stato dell’Unione, poteva affermare: “ ... mai un Congresso degli Stati Uniti si è trovato di fronte ad una prospettiva più gradita, ... possiamo considerare il presente con soddisfazione, il futuro con grande ottimismo ... ” Proprio in quegli anni Walt Disney, al Colony Theatre di New York presenta il suo primo cartone animato con protagonista “Mickey Mouse” personaggio che sarebbe diventato simbolo, come nessun altro, del vero americano, Charlie Chaplin realizza il film “il Circo”, Alfred Hitchoch presenta il film “Easy Virtue”, l’Accademia of Motion Picture Arts and Scientes inaugura il “Pemio Oscar”, George Gershwin presenta “Un americano a Parigi”, Bertold Brecht propone al mondo “l’Opera da due soldi”, la produzione automobilistica raggiunge vette inimmaginabili, si arriva a produrre cinque milioni di unità in un solo anno e il Paese offre la sensazione esteriore di un assoluto benessere e l’atmosfera non sarebbe potuta essere più euforica. Accade però che per una concomitante serie di motivi che, naturalmente, non ricordiamo in questa sede, sopraggiunge inaspettatamente quel drammatico giovedì nero di Walt Street, quel 29 ottobre 1929, che dà inizio a quella che sarebbe stata definita The Great Depression - la grande depressione al punto che, negli anni che seguirono, il problema divenne uno ed uno solo ossia, risalire il più rapidamente possibile la china in cui si era precipitati dopo la rovinosa caduta dell’economia americana. In tale contesto, persino le poche organizzazioni comuniste dei lavoratori, confluirono nelle fila delle cosiddetto American Federation of Labor, allo scopo di sostenere e fornire, assieme ai lavoratori da questa organizzati, l’elezione a Presidente di Franklin Delano Roosvelt, l’uomo del New Deal che avrebbe restituito grinta e ottimismo ad una società che aveva voglia di rimboccarsi le maniche e guardare al futuro e che si era presentato all’elettorato con queste parole: “ ... questa non è una chiamata politica, questa è una chiamata alle armi, datemi il vostro aiuto per vincere questa crociata

Benjamin David Goodman

che restituisca l’America al suo popolo ... ” La trionfale elezione avviene l’8 novembre 1932 e, con questa, anche in virtù della situazione generale, appare ormai indilazionabile procedere all’abrogazione di quel famigerato 18° Emendamento alla Costituzione che, nel gennaio 1920, ad altro non era servito se non ad alimentare in misura straordinaria la delinquenza organizzata, ossia, quella che era divenuta una delle potenze più determinanti per il Paese. Avviene così che, il 16 febbraio 1932, soltanto pochi mesi dopo l’elezione del Presidente Roosvelt, il Senato Americano approva il 21° Emendamento alla Costituzione con il quale viene restituito agli americani quel sorso di wisky che, per tredici anni, pur non essendo venuto realmente a mancare, si era dovuto ricercare nella clandestinità ingrossando, in tal modo, i conti bancari della delinquenza organizzata che, sopratutto su tale commercio, aveva costruito il suo impero. Naturalmente dovettero passare alcuni anni però, a costo di non pochi sacrifici e con il rilancio dell’iniziativa privata, le paure provocate dal giovedì nero di Walt Street, un po’ per volta, svanivano; il Presidente Roosvelt stava mantenendo le promesse fatte durante la campagna elettorale ossia, quella di garantire, entro breve tempo, una moneta solida da difen-

dere a tutti i costi; l’economia nazionale, seppure a fatica, stava dimostrando che i presupposti esistevano e che si stava finalmente imboccando la strada della ripresa, le cose stavano andando a posto. Anche nel mondo del Jazz, al quale noi siamo interessati, le reazioni positive non mancarono, questo mondo non era di certo sparito in quei tristi anni, anche se molti musicisti si erano visti costretti a trovare altri lavori a causa della pochezza degli ingaggi dovuta alla situazione generale del Paese; in un modo o nell’altro, riuscirono a vivacchiare in attesa che qualcosa di nuovo accadesse e qualcosa di nuovo accadde veramente. In linea e in armonia con il clima euforico che andava via via delineandosi, il Jazz espresse un nuovo corso che poggiò le sue basi su quella evasione che affannosamente il popolo americano ricercava; il simbolo della grande svolta che avrebbe caratterizzato la nuova situazione storica del Jazz e della società, venne rappresentato da un bianco e occhialuto clarinettista proveniente da Chicago che aveva adattato il linguaggio musicale dei neri del Delta, il suo nome è Benjamin David Goodman.

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Cos’ è un HUB nel trasporto aereo dell’aviazione civile? In questi ultimi mesi si è fatto un gran parlare, sui mezzi di comunicazione di massa, delle problematiche relative alla ubicazione di un altro Hub aereo presso di Arnaldo Ricci l’aeroporto di Malpensa. Io personalmente sono contrario alla realizzazione di un altro Hub, oltre quello già esistente a Fiumicino. La scelta spetta comunque alle autorità preposte e l’argomento non è oggetto di questo articolo; mentre lo è la spiegazione tecnica di cosa sia un Hub aereo. Innanzitutto vediamo cosa significa letteralmente Hub in generale. E’ un vocabolo inglese che, tradotto letteralmente in Italiano, corrisponde alla parola mozzo. Tutti conosciamo il mozzo delle ruote di bicicletta, dove sono attestati i razzi che partono ed arrivano dalla e sulla circonferenza del cerchione; ebbene, in analogia a questa semplice realizzazione meccanica, lo stesso concetto e la stessa parola, (Hub) è stata utilizzata nelle reti di telecomunicazioni, in quelle informatiche, nonché in quelle del trasporto stradale, ferroviario ed aereo. Detto questo, si capisce che possono esistere Hub telefonici dove arrivano e ripartono le linee; Hub informatici dove arrivano e ripartono collegamenti fra computer; Hub stradali, dove arrivano e ripartono numerose strade (per esempio il GRA di Roma); Hub ferroviari dove arrivano e ripartono numerose linee ferroviarie (stazione Termini di Roma) ed infine Hub aerei, dove arrivano e ripartono numerosi collegamenti aerei (Fiumicino). Se vogliamo tradurre, non letteralmente in Italiano, il concetto di Hub relativo al trasporto aereo, la frase a mio avviso, più appropriata è: nodo di scambio fra linee aeree. Come al solito, è più immediato e più veloce il vocabolo inglese, anche se, sempre a mio avviso, la nostra lingua è più precisa e descrittiva. Alla luce di quanto affermato, si capisce

che il concetto di Hub aereo non è riferito ad un aeroporto, ma all’utilizzo dello stesso da parte di una determinata compagnia aerea. Per esempio, fino a questo momento l’Alitalia ha utilizzato Fiumicino come Hub per le proprie linee aeree; un’altra compagnia potrebbe utilizzare lo stesso aeroporto ma non come suo Hub. In genere le compagnie di bandiera ubicano il proprio Hub nell’aeroporto principale del proprio Stato, normalmente nei pressi della capitale; qualche volta, però, la conformazione del territorio obbliga la scelta in altre città; per esempio la compagnia di bandiera tedesca Lufthansa ha il proprio Hub a Colonia e non a Berlino. Ma, perché per una compagnia del trasporto aereo, si ha la necessità di accentrare i collegamenti in un determinato aeroporto e non istituire voli diretti? La risposta è categoricamente precisa: il costo del volo è di gran lunga più conveniente, sia per il passeggero che per la compagnia ed inoltre, si aumentano le frequenze dei voli per tutte le destinazioni. Per capire meglio, faccio un esempio: se prendiamo un piccolo aeroporto del sud Italia, come Trapani ed immaginiamo che un ipotetico passeggero si debba recare in volo a Bergamo, egli non potrà avere a disposizione un volo diretto, perché magari da Trapani a Bergamo vi sarà un flusso di passeggeri di 100 persone al mese, per cui la compagnia esercente il volo, dovrebbe effettuare un volo al mese, per rientrare nelle spese, compatibilmente con il costo per il passeggero. Il povero viaggiatore di Trapani dovrebbe aspettare un mese per recarsi a Bergamo in aereo! Se il lettore mi permette una battuta in dialetto: “farebbe prima co’ ‘a romanordde!” Se invece si adotta il sistema ad Hub, si potrebbe effettuare un volo giornaliero verso Fiumicino, dove tutti quelli che da Trapani si recano in varie destinazioni

nazionali o anche internazionali, utilizzano lo stesso aereo; magari le persone che vanno verso tutte le destinazioni e che partono da Trapani giornalmente sono più numerose! Il nostro ipotetico passeggero di Trapani, arrivato a Fiumicino, trova magari 4 voli giornalieri per Bergamo, perché a Fiumicino transitano anche i passeggeri per Bergamo, provenienti da vari aeroporti del sud Italia nonché da aeroporti esteri. La convenienza per il passeggero in questione, è quella di pagare molto meno il volo e di averlo con maggiore frequenza. Per la compagnia invece, la convenienza è quella di offrire un servizio più efficiente, con un notevole risparmio grazie all’accentramento delle maestranze, delle apparecchiature nonché delle strutture edili, necessarie per le operazioni di manutenzione sugli aeromobili, previste dall’ICAO (vedere nota 1) obbligatoriamente. Ritengo che quanto detto sia abbastanza per capire cosa sia un HUB di linee Aeree.

Nota 1 L’ICAO è l’ente internazionale sotto la direzione dell’ONU che emana le regole alle quali debbono sottostare tutte le autorità aeronautiche mondiali sia civili che militari. L’acronimo ICAO sta per: International Civil Aeronautical Organization. In poche parole l’ICAO regola le operazioni di volo di un aeromobile a prescindere dalla compagnia esercente. L’esercizio del trasporto aereo da parte delle compagnie (movimento passeggeri e bagagli, agenzie di viaggio, sale di attesa negli aeroporti, biglietti, etc…etc..) viene invece regolato da un altro ente internazionale, il cui acronimo è IATA (International Air Transport Association).


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16 Maggio 2009 FESTIVAL INTERNAZIONALE DI ORGANO E STRUMENTI ANTICHI Quest'anno il Festival non si svolgerà nel consueto periodo di Agosto e Settembre, ma occuperà un periodo molto più ampio che va dal 18 Aprile sino al 27 Dicembre. L'altra novità è che il Festival, per alcuni concerti, esce da Orte per recarsi in luoghi prestigiosi come Viterbo, Roma, Civitavecchia, Terni, Perugia, ecc. Ed è quindi con molto piacere che diamo informazione sul programma della prima parte: SABATO 18 APRILE, ORE 19.15 - ORTE - CHIESA DI SAN FRANCESCO: L'ancia e l'arco - Andrea Mion, oboe - Paolo Zuccheri, violone e viola da gamba - Enrico Mazzoni, clavicembalo SABATO 9 MAGGIO, ORE 19.15 - ORTE - CHIESA DI SAN FRANCESCO: Tra Roma e Parigi - Laura Pontecorvo, traversiere - Salvatore Carchiolo, clavicembalo SABATO 16 MAGGIO, ORE 17.00 - ORTE - BASILICA CATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA: L'organo barocco in Italia - Adriano Falcioni, organo DOMENICA 17 MAGGIO, ORE 18.30 - ORTE - PIAZZA DELLA LIBERTA': Concerto per i Santi Martiri - Banda Musicale Città di Orte - Armando Fiabane, direttore SABATO 30 MAGGIO, ORE 18.30 - ORTE - CHIESA DI SAN FRANCESCO: Concerto Romantico - Yvonne Timoianu, violoncello - Christoph Cornaro, pianoforte SABATO 20 GIUGNO, ORE 17.30 - VITERBO - CHIESA DI SANTA MARIA DELLA VERITA': Musiche virtuosistiche del XX secolo - Adriano Falcioni, organo SABATO 27 GIUGNO, ORE 19.15 - ORTE - CHIESA DI SAN FRANCESCO: Un solo cammino-Evangelina Mascardi, chitarra barocca-Lincoln Almada,arpa e percussione SABATO 11 LUGLIO, ORE 19.15 - ORTE - BASILICA CATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA: L'organo barocco in Italia e Germania - Johannes Skudlik, organo Per informazioni: ASSOCIAZONE CULTURALE INCONTRI MEDITERRANEI - PALAZZO ARCHI - VIA PRINCIPE UMBERTO, 16 - ORTE (VT) - 0761.402893 - 333.2214656 www.cittadiorte.it

2° Festa del bambino PROGRAMMA ore 15:00 ritrovo al parco 1° Maggio (boschetto) ore 15:30 tiro alla fune - ruba bandiera scuola danza gioco della pignatta ore 17:30 esibizione punto avanzato di primo soccorso ambulanza (all’esterno) ore 18:30 gara di corsa campestre

I° Memorial Antonio Baccanari e Federico Casciani mt 800, mt 1000 iscizioni sul posto ore 19:30 panino con salsiccia e bibite gratis per i bambini musica latino americano top dance con

Dj De Rinaldis con i giochi di una volta

più siamo meglio stiamo Organizzata da: Brigata Civita Centro sociale anziani Croce Rossa Italiana


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SCOMESSO UN MILIONE SUL CROLLO DELL’ANTICO TORRIONE DI BORGHETTO. La singolare “puntata” di due proprietari di Civita Castellana – Nessuno si occupa di salvare le pericolanti vestigia dello storico fortilizio, che sorgono sulla Flaminia. CIVITA CASTELLANA – Al 63° chilometro della Via Flaminia sopra un poggio pittoresco, a cavaliere tra i ripidi burroni, affacciati sulle sponde del Tevere, che si snoda lungo la valle Sabina, sorgono i ruderi del poderoso fortilizio, chiamato “Borghetto”, frazione di Civita Castellana. Le piazzole di questo storico pilone sono basate su tratti di ghiaia che sgretolano continuamente, ingombrando di frane il nodo stradale, che dalla Falminia devia su Orte, minato dalle scosse dei direttissimi Roma – Firenze, che martellano il cavalcavia di sotto al traforo tra il centro abitato ed il bastione borghettano. Quanta rovina in un breve tratto! Anche i numerosi corvi, padroni secolari, terrorizzati, hanno sgomberato le sue vette, ed il gestore del distributore di benzina, il più prossimo al pericolo, pende dalla spada di Damocle, e sotto l’alternativa di una scommessa (c’è in ballo un milione) dei due proprietari limitrofi che ne hanno profetato il crollo in due tempi contrastanti: per il primo il crollo dovrebbe avvenire nel periodo delle prime piogge autunnali, per l’altro, dovrebbe accadere alle prime piogge d’aprile, il tempo sarà arbitro. Purtoppo soltanto dopo l’accaduto “la casa è piena di consiglio”. Allora correranno i “pompieri”, allora correrà il Sindaco ed abolirà ivi la tradizionale fiera e la consueta festa della “Poggiata”; correranno le autorità sovrintendenti alle antichità e redigeranno un lungo verbale nel quale si potrà ricordare, tra l’altro, che Borghetto, bellissima terrazza sul Tevere, fu un tempo necropoli degli Etruschi, luogo di convegno e di imbarco delle Sabine, prima del famoso ratto; castello dei Consoli romani per le guarnigioni degli esploratori, addetti alla sorveglianza della Via Flaminia e dei ponti; dei cavalli per la più rapida diffusione degli editti imperiali, fortificazione per lo svernamento delle legioni laziali, diroccata dai barbari e ricostruita, col concetto della fortezza medievale, dagli Orsini, quale rocca inespugnabile per le lotte di predominio della zona; porto Pontificio sul Tevere, dove veniva smistato ed imbarcato il legname di costruzione, tagliato dalle selve Cimine, occorrente all’edilizia dell’Urbe, ecc... Inoltre si potrà concludere che il famoso fortilizio di Borghetto, che ha resistito alla furia delle orde barbariche, è crollato inevitabilmente per l’incuria della nostra civiltà, mentre gente profana, con un impressionante cinismo, ignara delle avite grandezze, osa scommettere su quei ruderi che costituiscono tutt’ora dei superbi monumenti. M. Ceccarelli Celestino Tratto dal Giornale d’Italia del 9.9.1958 e pubblicato sul Numero Unico per le Feste Patronali di Civita Castellana del 1958.

Nel cuore A Loriana L’11 Luglio 2005, m’è rimasta l’amarezza, de’ na vita distrutta sur più bello, da pochi, infami, corpi de martello. Ma ‘n giorno, a sentì la Religgione, noi, tutti quanti, se rincontreremo, allora, Lorià … arrivederci. Se vedemo. Mario


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L’arte della ceramica a Civita IL territorio di Civita Castellana è costituito da tufo litoide, puzzolana e lave prodotte dai vulcani spenti dei monti Sabatini e Cimini. E’, inoltre, ricco di argille plastiche grigie e gialle, ossido di ferro e caolino puro, paste adattissime per la ceramica. La storia dell’arte della ceramica a Civita è molto antica ne abbiamo le prove con reperti archeologi del popolo falisco, per arrivare allo statuto comunale del 1556, in cui si rileva che fin dal XVI esisteva in città la “Corporazione dei Vascellari” a cui erano associati coloro che lavoravano l’argilla per utensili. Costoro nella processione che si teneva durante le feste patronali occupavano il terzo posto nei mestieri che sfilavano, ciò significa che erano numerosi ed importanti. Nel XVII e XVIII secolo con la scoperta delle vernici piombifere boraciche e degli smalti stanniferi, sempre utilizzando le materie prime locali sorgevano le prime manifatture di terraglie con piu’ o meno successo. Furono iniziate da Buonaccorsi ,passarono poi a Consalvo Adorni,a Giuseppe Valadier,a Francesco e Giuseppe Antonino Mizzelli che il 7 marzo 1792 ottenevano da Papa Pio VI di poter scavare l’argilla nei territori di Civita,Sutri,Ponzano e S;Oreste.La fabbrica sorgeva su un terreno della famiglia Buonaccorsi nei pressi del fiume Treia. Fu verso la fine del 1700 che l’arte della ceramica incrementò e raggiunse la perfezione con Giovanni Trevisan, detto il Volpato,che ottenne dalla Camera Apostolica il permesso di poter scavare argille plastiche su una superfica di 18 KM dal monte Soratte e riusci soltanto con le terre locali a fare dei lavori di pregio, infatti durante l’esposizione di manufatti a Roma fu premiato da Napoleone I con medaglia d’argento. Anche Francesco Coramusi, ceramista civitonico, nel 1806 ebbe la concessione di poter estrarre l’argilla, e fu premiato in Campidoglio il 26 agosto 1810, con medaglia d’argento e diploma onorifico per le sue maioliche. Il Coramusi prese anche in affitto la fabbrica del Mizzelli per 18 anni pagando annualmente 15 scudi alla famiglia Buonaccorsi e altri 15 alla Camera Apostolica. Intanto in Inghilterra veniva inventato da Giuseppe Bramh il water.closed, il cesso ad acqua ovvero il cesso inodore ,che farà diventare dopo alcuni anni, insieme all’industria delle piastrelle e stoviglie, Civita Castellana

centro molto importante nell’industria della ceramica. Nel 1803 il Volpato morì e fu sostituito dal figlio Giuseppe che nel 1826 ottenne da papa Leone XII la concessione di continuare a scavare. La fabbrica passò poi da Giuseppe al nipote Angelo,poi al figlio Mariano che nel 1850 la cedette al bolognese Tommaso Roversi che continuò egregiamente l’opera. Al Roversi succedette Giacomo Ruvinetti che con Laurenti e i fratelli Profili costituirono la ditta di stoviglierie Ruvinetti & C,fondata nel 1890, la quale decise di abbandonare le materie locali per la terra di Vicenza. La produzione migliorò,ma i costi non ressero la concorrenza delle altre fabbriche locali e nazionali ed estere, e ne decretò il fallimento. Contemporaneamente alla fabbrica Ruvinetti cessavano anche il Coramusi, il Brunelli, i fratelli Cassieri stoviglierie ed artistica fondata nel 1839. La società Conti & C impiantava una fabbrica nella località Montarozzo che falliva e rinasceva nell’ex convento dei Cappuccini. Nel 1881 nasceva la “Fabbriche riunite per la ceramica” di Casimiro Marcantoni associato ad Alceo Conti, la fabbrica disponeva di vasti locali, aveva in attività cinque grandi fornaci e una produzione di circa 200.000 pezzi di stoviglie mensili. I piatti venivano venduti aL.1,05 la dozzina e 0,77 per i bianchi. Altra ditta importante fu quella di Filippo Berardi & C ,incominciò a lavorare il 20 Dicembre 1907, erano in funzione due forni,faceva dieci cotture al mese producendo circa 91.000 pezzi assortiti, tutta la merce era acquistata dalla ditta Fedele Rodriguez di Roma e dava da vivere a circa cinquanta famiglie. La ditta Alfredo Brunelli produceva stoviglie impiegando molti operai che lavoravano a cottimo, aveva tre forni e produceva annualmente circa un milione di pezzi assortiti. La ceramica Percossi G.R.&c, fondata nel 1900 produceva piastrelle e realizzò per conto del famoso artista Basilio Cascella i pannelli murali che decorano il porticato delle terme di Montecatini, cessava l’attività nel 1930. C’erano poi le fabbriche di ceramiche artistiche di Agostino Colonelli, i fratelli Crestoni, 1900-1931, la ceramica

FaliscaArs 1900-1920, la ceramica Coletta Ugo & C 1900.1960 che produceva stoviglie ed articoli sanitari. Le piu’ importanti per la produzione di cessi inodori uso inglese lavabi e tazze ,vasche erano la Vincenti e Basili,nata nel 1900, e nel 1911 Serafino Vincenti vinceva tre medaglie d’oro alla prima mostra romana della ceramica,nel 1927 insieme con il fratello rilevava la SAFAC nata nel 1924 e fondava la Serafino Vincenti &C. che cessava la sua attività nel 1997. Nasceva poi la” Cooperativa Operai Ceramisti”diretta da Casimiro Marcantoni costituita da una gruppo di operai licenziati dalla Vincenti che continuerà la sua attività sino agli anni sessanta. Il Marcantoni produceva annualmente 12.000 cessi al prezzo di L.6 caduno,2,400 lavabi a L.9,76.800 tazze (ogni cento)a L.10 e 240.000 piatti(ogni cento) a L.9 Gli operai lavoravano a cottimo e guadagnavano circa L.2,50 al giorno. il costo maggiore veniva dalla legna per le fornaci che era di L.170 per la cottura tra biscotto e finito poichè la fornace impiegava circa 36 ore. Il prodotto era apparentemente bello,ma la fragilità delle paste e la grinatura delle vernici faceva si che fosse di poca durata. I prodotti venivano consegnati alla stazione di Civita e tra carico,scarico e imballaggio costavano circa L.60 a vagone.Infine nel 1911 Alessandro Sbordoni fondava una ceramica che oltre aagli articoli sanitari produceva anche piastrelle e oggettii artistici. Nascevano tre stabilimenti, due a Civita, uno a Stimigliano Scalo, ma cessava l’attività nel 1968. Ringrazio la Biblioteca Comunale, un piccolo gioiello della nostra comunità, e precisamente le persone di Alfredo, Marianna e Mauro che con la loro gentilezza, disponibilità e pazienza mi aiutano nelle mie ricerche. Francesca Pelinga

Protegge i tuoi valori Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25 01033 Civita Castellana (VT) Tel.0761.599444 Fax 0761.599369 silviamalatesta@libero.it


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L’ANGOLO DELL’AVVOCATO 20 FEBBRAIO 2009: NASCE LO STALKING Con il decreto legge del 20 febbraio scorso, recante “Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica, di contrasto alla violenza sessuale e in tema di atti persecutori”, trova spazio per la prima volta la normadella Dott.ssa tiva sullo “stalking”. Ilaria Becchetti Di questa fattispecie penale si fa un gran parlare da tempo, senza che mai nessun governo, però, sia riuscito a coniugare in legge le tante parole e i buoni propositi tesi a combattere questo fenomeno, purtroppo molto diffuso. Merita ricordare, in proposito, l’impegno del Ministro per le Pari Opportunità Carfagna che ha proposto, assieme al Ministro della Giustizia Alfano, il disegno di legge dal titolo“Misure contro gli atti persecutori”, approvato dal Consiglio dei Ministri il 18.06.2008, nonché il protocollo d’intesa del 16.01.2009 tra lo stesso Ministro Carfagna e il Ministro della Difesa La Russa, alla presenza del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Gianfrancesco Siazzu, finalizzato a rendere più efficace il contrasto al fenomeno dello stalking. Il disegno di legge non è stato convertito in legge ma il suo contenuto è stato oggi fedelmente riprodotto nel Capo II del decreto sulla violenza sessuale, intitolato proprio “Disposizioni in materia di atti persecutori”. Nasce, così, una normativa specifica, diretta a punire quelle odiose pratiche minacciose, vessatorie e persecutorie, che da oggi finalmente assurgono a reato, come già in Canada, Australia, Stati Uniti e

in molti paesi europei. Prima del decreto del 20 febbraio, in base agli elementi descritti e raccolti dalla vittima, le Forze di polizia potevano ricondurre la condotta dello stalking, in assenza di una disciplina specifica, a singoli reati come minacce, ingiurie, molestie, lesioni o violenza privata e trasmettere all’Autorità Giudiziaria la denuncia-querela. Il decreto anti-stupro ha invece introdotto questa nuova fattispecie criminosa nel Codice Penale, all’art. Art. 612-bis che, al primo comma, così recita: “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita”. Sono poi previste delle aggravanti. La pena aumenta se a “molestare” è il coniuge, anche se separato o divorziato, o il convivente o il fidanzato (anche ex). Previste aggravanti anche se la vittima è un minore o un disabile o una donna in stato di gravidanza e se gli atti persecutori sono stati commessi usando armi, o da “persona travisata”. Il delitto è punito sempre a querela di parte. Ma si può procedere d’ufficio se il reato è commesso nei confronti di un minore o di un disabile e anche quando il molestatore era già stato ammonito dal magistrato. A quest’ultimo proposito merita infatti sottolineare come il decreto preveda la possibilità per la vittima di “esporre i fatti all’autorità di pubblica sicu-

rezza, avanzando richiesta al questore di ammonimento nei confronti dell’autore della condotta”. A ciò segue, ove il questore ritenga fondata l’istanza, un’ammonizione orale per il soggetto nei cui confronti e’ stato richiesto il provvedimento, che viene così invitato a tenere una condotta conforme alla legge. La pena è aumentata se il reato viene commesso da chi è già stato ammonito.

NUMERI UTILI L’art. 12 del decreto del 20 febbraio 2009, con il codificare questa nuova figura di reato, prevede altresì l’istituzione di un numero verde nazionale a favore delle vittime dello stalking, attivo ventiquattro ore su ventiquattro, con la finalità di fornire un servizio di prima assistenza psicologica e giuridica da parte di personale dotato delle adeguate competenze. A tal fine è stata autorizzata la spesa annua di un milione di euro a decorrere dall’anno 2009. È già attivo da tempo, invece, il numero 1522 che è un servizio di accoglienza telefonica, con assoluta garanzia dell’anonimato, attivo 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno, multilingue ed accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che da rete mobile. Questo servizio fornisce una prima risposta ai bisogni delle donne vittime di violenza, indirizzandole verso le strutture pubbliche e private, fornendo loro un sostegno psicologico e giuridico ed offrendo informazioni utili ed un orientamento ai servizi presenti nel territorio.

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L’angolo del Bon Ton Il caffè Se serviremo il caffè direttamente in tavola (anche se il galateo suggerisce di “accomodarsi in salotto”), useremo una elegante caraffa termica contenente dell’ottimo caffè preparato proprio poco di Letizia Chilelli prima dell’arrivo degli ospiti. Si può preparare il caffè anche durante il pranzo, in questo caso la tradizionale caffèttiera verrò portata in tavola su di un bel vassoio. Il caffè va servito caldissimo, possibilmente in tazzine riscaldate in acqua bollente che disporremo su di un vassoio insieme alla zuccheriera. Daremo al momento una nota di eleganza ma anche di “gusto” se verranno presentate, sempre sul vassoio, tre ciotoline di porcellana che conterranno zucchero di diversa qualità: bianco semolato, scuro di canna e a scagliette già aromatizzate al caffè. Il caffè non va mai servito già pronto nelle tazzine, sarà la padrona di casa a riempirle man mano porgendole ai vari ospiti, i quali poi si serviranno della quantità di zucchero che desiderano. LA LEGGENDA DEL CAFFE’ Secondo una antica leggenda, la pianta del caffè fu “scoperta” da un gruppo di capre sopra un altopiano dell’Etiopia che, attratte dal colore delle bacche, “mangiarono” per la prima volta i frutti di uno strano e colorato cespuglio. Il pastore che accudiva le capre, notò che dopo aver mangiato quelle strane bacche, gli animali erano come eccitati, raccolse questi frutti e li portò presso un vicino monastero. I religiosi fecero bollire quegli strani semi e bevvero l’infusione, toccando essi stessi con mano l’effetto stimolante della bevanda. Da allora usarono questo infuso per le loro notti di preghiera che diventarono così più lunghe. IL CAFFE’ E GLI ARTISTI Nei secoli scorsi gli artisti nei “Caffè” tro-

varono fonte di ispirazione per raccontare la realtà che li circondava o anche per descriverci i loro stati d’animo. Grazie ai “Caffè” e agli artisti che li frequentavano ci sono potute così arrivare testimonianze del succedersi del tempo e le immagini dei vari momenti storici. UN AMORE TUTTO ITALIANO In Italia nel 1683 viene inaugurata la prima bottega del caffè in Piazza San Marco a Venezia, e di lì in avanti l’abitudine di sorseggiarlo seduti ai tavoli all’aperto si diffuse rapidamente e con successo. Nel 1750, sempre a Venezia, Carlo Goldoni ne consacra il successo dando alle stampe “La Bottega del Caffè”, opera ispirata al mondo che gira intorno al caffè e a chi pratica l’arte di sorseggiare il caffè nella “bottega”. Negli stessi anni, Pietro Verri, a Milano, fece stampare “Il Caffè”, giornale dal titolo “educativo” che incentivava i lettori ad adottare la “Chiarezza di Spirito” che solo il caffè sapeva infondere a chi lo gustava. Tra Settecento e Ottocento, nonostante il successo e nel consumo, il caffè resta comunque un genere di lusso, che si acquista in drogheria come prodotto coloniale e che in pochi possono permettersi di bere nei vari locali. Ne fanno uso filosofi, artisti, poeti e uomini politici. Il caffè diventa la bevanda dell’età moderna e delle menti “illuminate” e tutto ciò che ne fa parte e che viene impiegato nella sua preparazione acquista prestigio, tanto che anche le tavole delle nobildonne dell’epoca si arricchiscono di corredi e arredi all’altezza del tanto decantato infuso. All’inizio del XX secolo, proprio qui in Italia farà la sua comparsa la prima mac-

china da caffè espresso a vapore, destinata a popolare ogni bar: era il novembre del 1901 quando l’ Ingenier Luigi Bazzera di Milano, deposita uno strano modello di macchina a colonna, che diventerà per molto tempo un punto di riferimento per tutte le altre case costruttrici di macchine per il caffè, capace di regalare una bevanda corposa, dal gusto forte, persistente e leggermente acido che, ancora oggi, non ha smesso di stregare: l’ Espresso. (Bibliografia “La mia Cucina”. “l’Encicopedia della Cucina Italiana La Biblioteca di Repubblica”. “Il libro completo del caffè” realizzato da ART Servizi Editoriali S.p.A Bologna edito da De Agostini Editore).


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Sabato 16 Maggio 2009, alle ore 17.30, presso Palazzo Montalto Belei, in Via di Corte n. 8, Civita Castellana, verrà presentato il libro di Antonio Orlando “BOOM (il tonfo) economico”. Il ricavato della vendita del libro verrà devoluto all’Associazione A.T.A.M.O. Seguirà un dibattito sulla situazione dell’economia civitonica: “Dalla spiegazione dell’economia alla crisi del distretto della ceramica”. Interverranno: Antonio Orlando, autore del libro; Antonio Delli Iaconi, direttore Confindustra Viterbo; Luigi Annesi, segretario Filcem CGIL Viterbo; Fabrizio Anzellini, Upav CNA. Introduce Augusto Ciarrocchi, presidente Associazione Culturale “Terre del Treja”.

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Riaperta al culto domenica 19 Aprile

La Madonna delle Piagge torna ai fedeli Terminati i lavori di ristrutturazione del tetto, durati circa un anno

Madonna delle Piagge Domenica 19 Aprile, un folto numero di fedeli civitonici, a testimonianza di una grande devozione, è accorso alla riapertura della piccola e raccolta chiesa dedicata alla Madonna della Piagge, chiusa da circa un anno a causa dei lavori di ristrutturazione al tetto, necessari ed improrogabili. La festa in onore della Madonna cade, ogni anno, la domenica successiva alla Santa Pasqua. Una folla di persone ha disceso la lunga fila di scale che porta alla chiesa ed i più giovani, zaino in spalla, si erano già preparati per la tradizionale scampagnata nella bella valle in riva al fiume, ma il tempo che ha fatto miracolosamente finire il rinfresco che ha seguito la funzione, si è d’un tratto ingarbugliato, ed un violento acquazzone ha sorpreso i ritardatari che hanno dovuto annullare la scampagnata. Lo scorso anno la celebra-

zione eucaristica è avvenuta fuori dall’edificio che era stato dichiarato inagibile, a causa della pericolosità del tetto che rischiava di cadere da un momento all’altro. Viste le condizioni, infatti, circa dieci anni fa la Confraternita dei SS Marciano e Giovanni, grazie all’interessamento del Priore Sandro Corazza e con l’appoggio del compianto Mons Giuseppe Bellamaria, aveva preso l’impegno di riparare la chiesa, affinché i fedeli potessero tornare ad ascoltare la messa serenamente, senza guardare con terrore il soffitto. I lavori, curati dalla ditta edile di restauri e costruzioni Fidia di Fabio Vitali e Belli Rosina, sono stati realizzati grazie al contributo della Regione Lazio e alla generosità delle offerte dei civitonici, che hanno dimostrato anche così l’amore verso questo tradizionale culto, per il quale molti dicono di aver ricevuto delle grazie. La Santa messa è stata

L’accesso alla Madonna delle Piagge nel 1961

officiata da don Maurizio Medici, parroco del Duomo di Civita Castellana, e concelebrata da don Giorgio e Padre Gabriele. Al termine della Santa Messa è stata offerta una piccola colazione a tutti i presenti, dalle Consorelle dell’Addolarata, che insieme ai membri della Confraternita dei SS Marciano e Giovanni si prenderanno cura della chiesa. Il nuovo dipinto della Madonna delle Piagge, del tutto somigliante all’immagine del santino, è stato realizzato dal professor Carlo Bernardi, sulla base degli accordi presi con Mons Giuseppe Bellamaria. Il quadro originario è stato, infatti, rubato circa quarant’anni fa e successivamente sostituito con un’altra immagine votiva raffigurante una Madonna, ma che non aveva nulla a che vedere con il dipinto originale. I lavori di rifinitura saranno ultimati a breve, grazie alle offerte della popolazione di Civita Castellana. Ogni primo sabato del mese, fino ad Ottobre, alle ore 17:00 verrà celebrata la messa, e tutti i giovedì del mese di Maggio alle ore 16:00 ci sarà la recita del Santo Rosario, animato dalle Consorelle e dai Confratelli.


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Giochi antichi L’aquilone

Il gioco antichissimo degli aquiloni è tutt’ora di attualità, tanto che esso riempie molte manifestazioni e gare organizzate nei luoghi più disparati del mondo. La magia che regala con il suo volo libero è stata celebrata anche dai sommi poeti quali, ad esempio, Giovanni Pascoli, e cantata da un mito quale Lucio Battisti. Ammirare i bambini che seguono con il naso all’insù il volo leggero ed i colori vivaci degli aquiloni, che ondeggiano nel vento, riempie di tenerezza… Gli aquiloni della nostra infanzia erano semplici e facili da realizzare. Essi erano costituiti da due stecche di legno leggere incrociate (anche due canne sezionate a metà) ed un foglio di carta velina sagomato a trapezio ed incollato sopra di esse (spesso la colla era fatta con acqua e farina). Completava il tutto un lungo filo arrotolato su di un legno.

Filastrocche Il girotondo è forse uno dei primi momenti di aggregazione e socializzazione dei bambini. Con questo gioco semplice ed innocente imparano a cantare, prendendosi per mano, la filastrocca per eccellenza.

Giro giro tondo, cavallo imperatondo, casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra!

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Vita cittadina Foto Mauro Topini

Civita Castellana - Piazza della Liberazione - 25 Aprile 2009 Deposizione delle corone presso il monumento ai caduti e saluto delle autorità.

Viterbo - 30 aprile - 1 - 2 - 3 maggio - Quartiere medievale San Pellgrino - San Pellegrino in fiore

Civita Castellana - Forte Sangallo - 18 Aprile Il Dott. Massimo Giampieri e la Dott.ssa Marinella De Lucia hanno inaugurato la Mostra “Aristocrazia a Faleri”, con la presentazione del corredo funebre della tomba n. 5, rinvenuta nella necropoli Valsiarosa di Civita Castellana. La mostra è aperta al pubblico nei giorni di sabato e domenica, negli orari di visita del Museo. Info: 071.513375


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1969-2009 quarantenni di Corchiano Quando si arriva agli “-anta”, le cosiddette cene di classe sono quasi un dovere, una tappa obbligatoria, per ritrovarsi tutti insieme, almeno per una sera, come ai tempi della scuola, dove si trascorreva gran parte della giornata con i compagni di classe. Poi si cresce ed ognuno prende la propria strada, l’università, il lavoro, la famiglia, i figli, e c’è sempre meno tempo da dedicare agli amici. Così, già a partire dai venti anni, almeno di cinque anni in cinque anni, ci si ritrova intorno ad una lunga tavolata, non tanto per farsi una bella mangiata, quanto più per ricordare, ridere e scherzare. Il 30 maggio, la classe 1969 di Corchiano festeggia il raggiungimento dei 40 anni. Verrà celebrata una messa alle ore 18.00 in memoria di Giuseppe Meconi, prematuramente scomparso, alla quale farà seguito la classica cena. I “ragazzi” colgono l’occasione per rivolgere un ringraziamento particolare al maestro Sauro Pattini, alla maestra Vivaldi, a don Domenico Anselmi, alla professoressa Censi e al professor Bonini, figure molto importanti che hanno accompagnato e segnato il loro percorso di crescita e quello di molti altri giovani del paese. TANTI AUGURI e 100 altri di questi giorni! di Ermelinda Benedetti

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Da sx: 1.Angela Di Giovenale, 2.Italia Crescenzi, 3.Anna Rita Santini, 4.Tiziana Magrini, 5.Prof. Piermartini, 6.Alessandra Cecchini,7. Alessandro Manicacci, 8.Anita Montanini 9.Maria Mecarelli, 10.Sabrina Carrer,11. Piero Stentella, 12.Candido Crescenzi, 13.Francesco Pieri,14. Silvestro Fiaschetti, 15.Daniela Fordelmondo,16. Sabrina Nenci, 17.Cinzia Stefani, 18.Rocco Lutrario, 19.Antonella Nenci.

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1.Sonia Cotronè, 2.Fernando Pilera,3. Anna Rita Siviglia,4.Patrizia Cecarelli,5.Nenci Renata,6.Luciano Pattavina,7.Maestro Pattini,8.Sabrina Monfeli,9.Roberta Silveri,10.Paola Creta,11.Angelo Carbonari,12.Carlo Fiorentini,13.Patrizio Evangelisti,14.Rino Sabatini,15.Giuseppe Mecon,16.Claudio Crescenzi,17.Marisa Marini,18.Anna Paola Romoli,19.Montico Lara,20.Stella.


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LA BELLEZZA NELL’ARTE DI ERALDO BIGARELLI come espressione dell’anima, dello spirito dell’uomo e delle risorse sociali e culturali nella sua globalità nel territorio del mondo. Si è conclusa lo scorso 5 aprile, presso l’ex cinema comunale di Vignanello, la mostra di pittura di Eraldo Bigarelli intitolata “La Bellezza”. Incontriamo il maestro per porgli alcune domande sulla sua di Fabiana Lupi attività artistica, sui sentimenti che la ispirano e per conoscere meglio l’associazione di cui è presidente. Eraldo, che cosa rappresenta per lei la bellezza? Il concetto di bellezza è difficile da esprimere con un’unica definizione perché essa è variegata: proviene da un volto, da uno sguardo, da una mano che accarezza, dall’affettuosità di semplici gesti quotidiani, dalla serenità emanata da un paesaggio. In questa esposizione ho raccolto alcune opere dell’ ultimo decennio legate dal filo unico di manifestare la bellezza, di declinarla nelle sue mille sfaccettature, non solo quindi quella fisica e visibile di un corpo, ma anche e soprattutto quella spirituale, la bellezza dell’anima. Qual è, se esiste, l’opera o le opere a cui è maggiormente legato? Tutte in realtà rispecchiano una parte di me, della mia vita, ma in particolare mi ritrovo in quelle che evidenziano l’espressione degli occhi, per ritornare al tema dell’interiorità gli occhi come specchio dell’anima, che mostrano la bellezza vera, la più pura ed incorruttibile. Lei da alcuni anni è presidente dell’associazione IVNA: qual è il suo scopo e gli obiettivi che vorrebbe raggiungere? L‘associazione, nata nel marzo del 2007, promuove e tutela la cultura in ogni sua forma e genere. L’idea principale che ha spinto me e alcuni artisti locali, con il sostegno dell’amministrazione comunale, a mettere insieme la nostra creatività, è stata proprio quella di sensibilizzare le nuove generazioni con la speranza di far emergere anche in loro la passione per l’arte. In poco tempo la IVNA ha raddoppiato il numero di iscritti: gli artisti, tra cui pittori, scultori, poeti e fotografi, provengono dai paesi limitrofi come Vallerano, Corchiano e Civita Castellana, ma anche da Ronciglione, da Roma ed anche da nazioni estere. L’associazione è quindi in crescita e ha uno

sguardo sempre rivolto al futuro, senza barriere. Il principio ispiratore è duplice: da un lato di riscoprire le nostre radici in un momento storico particolare, in cui si rischia di perdere tutti i valori, le tradizioni e l’identità e l’altro di accogliere intuizioni, novità creative e culture che hanno origine da territori diversi dai nostri, con un occhio aperto alle varietà e alla ricchezza culturale, perfino quelle che sembrano le più lontane dalla nostra. Un connubio delle risorse del nostro piccolo territorio con quello più vasto del mondo al quale siamo inesorabilmente e fortunatamente uniti. Una collaborazione fattiva tra locale e globale. Il nostro intento è rivolto soprattutto ai giovani per realizzare a Vignanello un centro culturale importante, fare cultura a 360 gradi, certamente un progetto molto ambizioso ma per il quale vale la pena di impegnarsi con determinazione e umiltà per un futuro vivace dove il rispetto e l’amore prevalgano. Quali sono i vostri prossimi progetti? Come sempre siamo in fervida attività: numerose iniziative ed eventi si sono svolti, altri sono in itinere e altrettanto numerosi ed interessanti sono in programma sia sul territorio della Tuscia che fuori. Le opere dei nostri associati sono state esposte nel viterbese ed altre esposizioni seguiranno con l’intento di realizzare un percorso artistico-culturale. Cosa si auspica per il futuro?

Il mio desiderio è quello di radicare l’associazione sul territorio ed espanderla oltre la Tuscia non perdendo di vista l’obiettivo principale che è quello di avvicinarsi alle nuove generazioni al fine di riscoprire e mantenere viva la nostra identità, cultura e tradizione e nel contempo di tenere aperti i battenti alla cultura di altra origine ed ispirazione. Utilizzare l’arte, creando nuove scuole di pensiero…perché no! L’Arte, le sue espressioni, le sue sfaccettature, la sua forza creatrice, la sua ricchezza interiore, per combattere l’aridità morale e spirituale che avanza e talvolta ci opprime, riscoprendo e alimentando il fuoco di quei valori genuini e alti di cui si nutre l’anima: questa è la vera Bellezza della vita!


La Redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri

Alla piccola Angela Massaccesi, che il primo Maggio compie 2 anni, un 18 ANNI!!!.....Ormai bacione e tanti auguri da sei grande!!! Tanti nonno Santino, nonna auguri Chiara da Rosanna, zio Maurizio e mamma, Pietro, i zia Patti. Tantissimi augu- nonni e gli zii Elisa ri a Angela, da mamma, e Giulio. papà, nonno Rinaldo, gli zii e i cugini. Tanti auguri a Gloria di Stimigliano che il 28 Giugno compie 9 anni, da mamma, papà e tutti i parenti.

Tanti auguri di buon compleanno a Valentina Mezzanotte che il 25 Maggio compie 26 anni Tantissimi auguri a Federica Formichetti che compie 15 anni il 7 Maggio, da mamma, papà, i nonni, gli zii e i cugini.

Tantissimi auguri a Federico Anselmi che il 20 Aprile ha compiuto gli anni, dalla mamma, il papà, la sorella Cecilia, tutti i parenti e dalla redazione di Campo de’ fiori.

A Davide Cavalieri che è arrivato al traguardo della maggiore età. I migliori auguri da parte dei genitori, la sorellina, il nonno, gli zii e i cugini.

Tanti auguri a Desirè Romito che il 10 Maggio riceve la prima comunione e l’ 11 compie 10 anni!! Dalla mamma, il papà, i nonni materni e paterni, gli zii: Romina, Ovidio, Roberto, Gianluca, Enrico, Chiara e Barbara. Un augurio in particolare dalla sorellina Emma e i cuginetti Christian e Roccardo!!

Tantissimi auguri di buon compleanno ad Irene Bernardini di Gallese che 5 magPiccola Sara…è arrivato anche gio compie 15 anni, per te il giorno della tua Prima da Andrea, mamma, Comunione! Tanti auguri nonna, Gabriele, le Principessa, ti vogliamo tanto mitiche Ceci, Pitty, bene! Papà, mamma e Matteo. Tanti cari auguri alla nostra Saretta, che il 24 maggio Mimmy, Titti e da tutte le persone festeggia la sua Prima Comunione , da nonna Palmira, che ti vogliono nonna Teresa, dagli zii, dalle ziie, dal cugino Simone e bene! dalle cuginette Sofia, Giada, Rebecca. Auguri!


Tanti auguri a Massimiliano Mancinelli che compie 30 anni il 21 Aprile, da mamma Paola, da tutti gli zii, cugini e dal piccolo Andrea un grande bacione. Auguri, auguri.

Tanti auguri a Maria per il suo compleanno. Tanti auguri a Valerio Narcisi che il 9 maggio compie il 1° anno, da mamma Simona, papà Marcello e i nonni Tomei e Narcisi.

Tanti auguri a Alessandro e Loredana che il 10 Giugno festeggiano il loro 14° anniversario di matrimonio.

Tantissimi auguri al piccolo Francesco Fegatello che ha compiuto il suo primo anno di vita il 2 Aprile, da mamma, papà, i nonni, le zie, gli zii e i cuginetti.

Auguri a Loredana che il 10 Giugno compie gli anni dalla sua cara amica Emanuela.

Tanti auguri a Gaja Pingitore di Fabrica di Roma, che ha compiuto 2 anni il 26 aprile da “Tanti Auguroni ad una mamma Tiziana, papa’ donna davvero forte e Giuseppe, fratellino Tanti auguri a Rossi speciale........a voce non Giovanni, nonno Benedetta che il 19 Domenico, nonna Sandra riesco mai a dirtelo, Maggio compie 1 anno, ma ti voglio davvero e zio Stefano. dai genitori, i nonni e le bene e senza di te non cuginette Francesca Tanti auguri di buon compleanno a so cosa farei! e Veronica. Veronica e zia Anna Maria, Sei la colonna portante che compiono gli anni rispettivamente il 7 della nostra famiglia Maggio e il 29 Aprile, da Giusy. ed io ti ringrazio per tutto. Ancora tanti auguri Tanti auguri per i tuoi 50 anni.” a Luca Da Elisa e Maila che per Anna Maria l’11 PS: gli auguri sono e il 27 anche da parte di Marzo hanno compiuto gli anni, da Augusto, Claudio, Sandro, Maria Rita, Francesco, Marco, Elena, Paolo e Emanuele, Elisa e i nonni. Chiara.


Uno è la bambina più bella del mondo, uno è il suo posto nel girotondo, uno è l’amore di mamma e papà, uno è l’anno che compie di già! Auguroni a Xenia Angelozzi, dai cuginetti Flavia e Giulio. Tanti auguri a Tulli Veronica che il 16 Maggio compie 1 anno, dai genitori, i nonni, la sorellina Francesca e la cuginetta Benedetta.

Tanti auguri ad Alessandro Ceccangeli che il 2 Aprile ha compiuto 2 anni. Un bacio grande grande Zia Elisa...

Tanti auguri a Tulli Francesca per il suo compleanno, dai genitori, i nonni, la sorellina Veronica e la cuginetta Benedetta.

A Caren, quel “fiore di Maggio”, che da 11 anni dà colore alla nostra vita! Tantissimi auguri di buon compleanno dalla mamma, il papà, la sorella e la nonna.

Sorpresa! Non te l’aspettavi eh?!? Invece eccoti qua!! Chi sarà stato a farti gli auguri su Campo de’ fiori? Mah... Un augurio speciale per i tuoi 22 anni

Tantissimi auguri alla piccola Matilde Cola che il 6 Aprile ha compiuto 2 anni, dalla mamma, il papà e la sorellina.

Tanti auguri a nonno Mario Domizi che ad aprile ha compito 95 anni, da tutti i parenti, i nipoti ed i pronipoti!

Sorpresa!!!

Tanti auguri ad Antonella e Luigi Filippetti che festeggiano il loro 25° anniversario di matrimonio, da parenti ed amici.


Campo de’ fiori

Cane maschio tipo pastore tedesco a pelo lungo, età presumibile 4 anni. Non ha microchip, di buon carattere. Avete idea di chi può essere? Sono cinque mesi che si aggira per le campagne di Vallerano. Cell 330578204 al mattino o la sera dopo le 20.00. Grazie! La chiamano Gelsomina perchè nonostante le percosse ed il dolore dell’abbandono, è ancora tenerissima, buona ed affettuosa con chiunque le si avvicini. L’hanno gettata da un’auto in corsa, come un sacco dell’immondizia ed ora vive accanto ad un condominio, vicinissima alla strada. Qualcuno la fa mangiare, altri non la vogliono; intanto lì le macchine corrono veloci ed il suo destino sarà il canile o un boccone avvelenato, forse un’auto che va più veloce delle altre e neppure si fermerà dopo averla investita. Pensando, magari che tanto è solo un cane. Ha bisogno di una famiglia che si occupi di lei, di un bagnetto e un po’ di pappa, tante coccole, per farle dimenticare la bestialità con cui è stata trattata. Gelsomina vive in provincia di Viterbo ed è lì che aspetta. Non lasciamola sola!! Chiamare 0761-405891 o 349-1246367 Dolce è una cagnona segnalata all’Associazione quando era incinta e stanziava nei pressi della COOP di CivitaCastellana. L’abbiamo sterilizzata e rimessa sul territorio aspettando che il Sindaco, dopo la ns richiesta di procedura per diventare “cane di quartiere”, ci dia una risposta positiva...Attualmente e provvisoriamente è sotto la ns tutela. Se qualcuno di voi ha molto spazio ( giardino, appezzamento di terreno) e pensa di adottare un cagnone, DOLCE fa per lui. E’ di taglia grande, giovane, cordiale e giocherellona e starebbe benissimo in compagnia di altri cani. Con i bambini è di una dolcezza infinita e meriterebbe di non rimanere per strada anche se è benvoluta da tutti nel quartiere. A vostro buon cuore. E se non foste interessati, diffondete presso i vostri contatti. Grazie. Associazione garibaldi Onlus-Vetralla 3389393581

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AIUTIAMO TOBIA!!! TOBIA ha 10 anni, è un simil-labrador, di taglia grande. La sua storia ha commosso e commuove tutti coloro che lo conoscono. Era un cane di proprietà, viveva presso un deposito di materiale per il rifacimento del manto stradale a Cura di Vetralla (VT) e nonostante avesse a disposizione un bel giardino, appena poteva…scappava. Il proprietario, anche se contrario, fu costretto a tenerlo a catena scorrevole. Un giorno, una signora che passava di lì, capì immediatamente che Tobia era sofferente. Parlò con il padrone del cane e si misero d’accordo che la signora al mattino andava a slegare il cane e quest’ultimo andava a girovagare per le strade del paese. La sera, lo riportava a casa e lo rilegava. E la storia è andata avanti così per un po’…A spese di quella Signora, di nome LUCIA, il cane è stato sterilizzato. Poi, un giorno Tobia ha deciso di andare a vivere da un’altra parte ed ha scelto delle persone che abitano a Cura di Vetralla, in Via A. Moro: la Signora Celeste, la Signora Lena e la Signora Anna che lo accudiscono a tempo pieno, ricambiate da lui amorevolmente. Le accompagna dovunque: al mercato, in Chiesa dove si siede in un angolo e sta buono fino al termine della messa, al Cimitero. C’è l’altro lato della medaglia e non è edificante per...gli uomini! Solo due condomini dello stesso palazzo dove bazzica Tobia NON lo tollerano. E così, un bel giorno, decidono di chiamare i vigili urbani per far portare al Canile il povero Tobia, dove morirebbe certamente. Tutti gli altri inquilini del palazzo dove il cane si è accasato si sono infuriati e per farsi aiutare a cautelare la povera bestia, hanno chiamato l’ASSOCIAZIONE GARIBALDI ONLUS. Abbiamo bisogno di Voi, del vostro consenso per far sì che Tobia finisca i suoi giorni laddove è sempre vissuto...libero!!! Grazie a tutti.

Questi due meravigliosi cuccioli: 1 maschio e 1 femmina hanno 50 giorni e sono stati trasferiti IN CANILE poichè trovati vaganti e abbandonati. Assomigliano al delizioso Panda della nostra immaginazione... Futura taglia medio/grande: devono assolutamente uscire dal Canile. Per favore 3389383581


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Album d

Campo de’ fiori Civita Castellana - 1962 - Il freddo stimola la diuresi! Primo da sx: Franco Pedica. Ultimo da sx: Sandro Patrizi. Davanti: Marco Marchetti.

Campo de’ fiori Campo de’ fiori Civita Castellana. 1930 A dx Ezio Cipriani nato nel 1912. Foto della Sig.ra Vincenza Cipriani.

Civita Castellana. Anni ‘50 Alfredo Germani e Alma Marrati.


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dei ricordi Campo de’ fiori

Civita Castellana - Anni ‘30

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Civita Castellana 18 Giugno 1949 Classe II elementare


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Album de

Campo de’ fiori Trieste - Stadio Comunale - 8 Settembre 1970. Campionato Italiano Militari, 800 mt. Primo classificato Sacchi (Aereonautica) con il n. 120, secondo classificato Melone (Fiamme Gialle), terzo classificato Capone (Carabinieri).

Fabrica di Roma Anni ‘30.

Civita Castellana, Tenuta di Terrano 1940. Di Niccola Averaldo.

Foto di Sandro Di Pietro.

Foto della Sig.ra Ilaria Palanga.

Campo de’ fiori

Campo de’ fiori


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ei ricordi Campo de’ fiori

Fabrica di Roma - Anni ‘70. Da sx: Luciano D’Antonangelo, Carlo Pacelli, Patrizio Salvi, Moreno Morelli, Antonio Bianchini.

Campo de’ fiori Primi anni ‘80. Da sx: Giuseppe Braccini, Carlo Pacelli, Ida Celeste, Matteo Alessandrini, Giulia Testa, Gianni Sciosci.


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Album d

Campo de’ fiori Carbognano 1938. Giovani ragazze in posa per una foto ricordo.

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Anni ‘50. Carbognanesi alla Santa Messa.


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dei ricordi Campo de’ fiori

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Corchiano primi anni ‘50 - Prima Comunione - foto della sig.ra Vanda D’Achille 1. Franca Iannoni, 2. Giovanna Piccioni, 3. Anna LIlli, 4. Albana Di Pietro, 5. Anna Rosa Benedetti, 6. Angela Telli, 7. Felicita Orlandi, 8. Anna Ortenzi, 9. Maria Fiorentini, 10. Sandra Arringoli, 11. Vanda D’Achille, 12. Orsolina Ortenzi, 13. Donella Giustini. Il parroco Don Domenico Anselmi e le suore Rosina e Apollonia.

Campo de’ fiori

Fabrica di Roma primi anni ‘60 - Prima Comunione


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Campo de’ fiori

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Oroscopo Maggio ARIETE: Tieni a freno la tua impulsività in questo periodo più accentuata del solito; prima di decidere ogni cosa pensaci bene. Occhi alla scelte in amore, nel lavoro nuove prospettive. TORO: Occorre fare il punto della situazione e riflettere a lungo sul da farsi, se userai la saggezza troverai ottime risposte, per le numerose questioni in corso. La tua è una solitudine apparente, ma presto vedrai aprirsi molte porte. GEMELLI: L’energia e l’ottimismo tornano in te, e ti mettono in condizione di metterti in gioco ancora una volta, segui la tua innata curiosità e voglia di vivere, c’è un incontro molto elettrizzante nel lavoro, datti da fare, non indugiare oltre. CANCRO: Periodo ancora un po’ pesante. Ma se invece di additare gli altri come colpevoli, ti assumessi tu le tue responsabilità? Controlla la tua suscettibilità e il tuo orgoglio… gioverà al rapporto con il partner.

LEONE: Questo periodo è ottimo per l’amore, quindi …OSA! Per le coppie già consolidate, ottimo periodo per riaccendere la passione. Gli spostamenti sono molto favoriti, anche nel lavoro, metticela tutta e andrai a gonfie vele. VERGINE: Non ti arrendere continua ad analizzarti, presto ti ritroverai e finalmente porrai fine a tutto ciò in cui non ti riconosci. C’è in corso una trasformazione profonda che farà emergere la tua vera natura…usa la saggezza e sii equilibrato. BILANCIA: E’ un mese piuttosto turbolento, soprattutto con il partner, vengono a galla vecchi rancori e risentimenti, se vuoi evitare rotture definitive sii giusto e tieni a freno la tua lingua tagliente, tenendo presente che molte colpe sono tue. SCORPIONE: Periodo piuttosto movimentato ma positivo, soprattutto nel lavoro dove potrai contare sull’inaspettato aiuto del partner. Occhio alla forma

fisica che può risentire del super lavoro, fai una dieta bilanciata. SAGITTARIO: Arriva l’energia e quindi la voglia di fare, è il caso di darci sotto per i progetti in corso, ma anche di mettere in cantiere nuovi progetti, anche se impegnativi. La tua attenzione nel lavoro sarà ripagata. CAPRICORNO: Periodo sentimentalmente burrascoso, tanto da mettere in crisi il rapporto di coppia, occorrerà tutto il tuo impegno per evitare il peggio. Occorre comunque mettere ordine nella tua vita, ed avere una visione chiara di dove vuoi andare. ACQUARIO: La fortuna ti sorride e ti invita a fare sfoggio di creatività che culmina in realizzazione. La tua vita è già in fase di cambiamento ed in questo mese darà ancora nuovi impulsi. L’amore ti emoziona ancora e ti spinge a decisioni e incrementi famigliari. PESCI: Qualche contrarietà con i collaboratori non ti impedirà di muoverti bene, a questo aggiungi la tua confusione interiore. Sforzati, impegnati ed eviterai molti guai. Abbi chiare in mente le mete da raggiungere e la via da percorrere, i tuoi ti aiuteranno.

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