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Lettera aperta alla filiera (G. Marchica

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Lettere dal SINAGI

Lettere dal SINAGI

LETTERAAPERTA ALLAFILIERA

n tempo si aspettava il 2 maggio come un giorno di festa, si restava chiusi e si andava al mare o in montagna a cercare un luogo U dove trascorrere i pochi giorni di ferie che l’accordo nazionale consentiva ai giornalai.

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Oggi tutto è cambiato, ed è ancora poco rispetto a quello che sarà con molte probabilità, già nel breve periodo, cambiamenti che se si vuole, possono essere gestiti. Gentile Presidente della Federazione Editori Gentili editori Non so quante delle vostre testate troveremo nei luoghi di vendita tra dieci anni, purtroppo sicuramente meno di oggi, o almeno così pensiamo e temiamo tutti. Diversi anni fa avevamo proposto un piccolo sacrificio per tenere in piedi la rete e dare un futuro alle edicole, avevamo chiesto dieci piccoli centesimi con i quali si sarebbe potuto fare molto, veramente molto. Avete rifiutato scandalizzati per il costo pesante che si sarebbe trasferito sul prezzo di copertina. Rispetto ad allora, quasi tutti avete aumentato il prezzo di copertina delle vostre testate, ci sono periodici che sono aumentati di quasi un euro. Sembra la dimostrazione che il fronte editoriale per se stesso è disponibile a qualsiasi cosa, me se deave muovere un capello per aiutare una intera rete di vendita, allora diventa nebbia. Vorremmo sapere quali sono le vostre intenzioni per il futuro, fare documenti da presentare al Governo va bene, è stato il Sinagi a farsi promotore in questi ultimi due anni, è certamente una strada da perseguire, ma secondo voi è sufficiente? Ci sono editori (per correttezza aggiungo che in gran parte o in toto non sono associati alla Fieg), che stanno letteralmente sottraendo volontariamente risorse alle edicole, non concedendo lo sconto d’uso e di diritto stabilito dal vigente accordo nazionale. In altre pagine di questo giornale che ospita la presente lettera aperta, c’è ampia dimostrazione di quanto affermato. Resta aperta e senza risposta la domanda: siete interessati ad avere una rete di vendita? E se si vogliamo seriamente iniziare un confronto per dare delle risposte serie a partire dai dieci centesimi dello scandalo, oggi superati abbondantemente dagli aumenti già in atto? Credo che una risposta sia doverosa per i giornalai e per l’intero sistema.

Gentili Distributori Nazionali Una filiera è composta da diversi segmenti, quello della distribuzione nazionale era per quella editoriale, uno dei più importanti. Lo era anche perché rappresentava il trait d’union tra l’intero mondo editoriale (editori Fieg, Uspi, non associati) e la rete di vendita. La DN di fatto nei propri contratti disegnava le linee di rispetto dell’accordo nazionale anche per evitare che qualche avventuriero potesse creare concorrenza sleale a scapito degli editori che seriamente applicavano le regole condivise. Gentili Distributori Nazionali Avete rinunciato a questo ruolo, son so se per complicità oppure per superficialità o per non so quali altre ragioni, ma questa rinuncia alla funzione che avevate, ha messo in crisi l’intero sistema, concesso a degli editori poco seri di stare sul mercato a condizioni economiche inferiori a quelle stabilite dagli accordi condivisi, e alle nostre richieste di intervento e chiarimento vi siete concessi di non rispondere nemmeno. Complimenti, se il futuro dei rapporti industriali e sindacali sono questi, allora ha ragione chi sostiene che siamo vicini all’anarchia, e questo per voi non credo sia una buona notizia. Anche da parte vostra una risposta credo sia doverosa.

Gentili Distributori Locali Spesso i conflitti maggiori della rete di vendita, sono stati con la distribuzione locale. Secondo me, abbiamo sbagliato tutti, avete sbagliato voi a far pagare ai giornalai il prezzo delle vostre difficoltà indotte da un sistema editoriale che pensa solo a se stesso, ignorando i problemi della filiera come se non li riguardasse, e abbiamo sbagliato noi a non insistere per cercare soluzioni condivise per affrontare insieme i problemi. In verità ci abbiamo provato, ma non siamo stati capaci di insistere e di convincevi. Oggi il mescolamento generale dei ruoli interni alla filiera, sta portando a una ridefinizione storica delle parti, non sono più, già oggi, gli editori in cima alla filiera, i DN e soprattutto i DL, hanno assunto una dimensione, un ruolo e una capacità di intervento da mettere in un angolo gli altri, e soprattutto hanno tolto, seppure non platealmente, il cosiddetto bastone del comando di filiera dalle mani degli editori. Apparentemente non sembra, in pratica pare proprio di sì. Gentili Distributori Locali Io ho imparato che a volte da soli si va a sbattere e senza gli editori che investono sul prodotto, crolla tutto, ed ho anche imparato che se si mette qualcuno con le spalle al muro, a volte questo ne esce con soluzioni impreviste, a volte dettate dalla disperazione, altre dall’intelligenza. Noi siamo pronti al confronto, a stabilire le regole che diano prospettive alla rete e a voi stessi, ad affrontare problematiche che possano portare distributori e giornalai insieme nel futuro, a iniziare da un progetto che ci veda insieme protagonisti in un confronto con le Regioni, e non solo, per garantire l’esistenza di una rete di vendita diffusa sull’intero territorio nazionale. Gentili Organizzazioni Sindacali dei Giornalai, o Associazioni o come preferite chiamarvi Credo che al nostro interno ci siano molte responsabilità sullo stato della categoria, al primo no degli editori molti di noi hanno subito accantonato il progetto dei 10 centesimi. Ma forse non è nemmeno questo il motivo più importante. Abbiamo proposto alcuni anni fa un percorso anche di scontro, abbiamo detto che quello era un nostro progetto ma che eravamo assolutamente disponibili ad accogliere tutte le altre iniziative proposte da altre sigle. Ci è stato detto che non si potevano fare lotte cosiddette tradizionali, una sola sigla ha accettato di fare un presidio a Roma insieme a noi, poi basta, più nulla. Abbiamo da soli avviato una raccolta di firme molto partecipata tra i cittadini, nelle edicole, nelle piazze delle maggiori città, abbiamo concluso quella iniziativa con un convegno che certamente ha contribuito a sbloccare dei fondi in favore della nostra categoria, poi abbiamo portato avanti una iniziativa, la notte delle edicole, che ha visto tanti cittadini, Sindaci, Assessori, politici e perfino il Governo, presentarsi nelle edicole, partecipare, dare sostegno ai giornalai, e anche questa ha contribuito a rendere visibile lo stato di disagio profondo in cui lavorano i giornalai. (segue a pag. 6)

(segue da pag. 5) Abbiamo anche proclamato degli scioperi, purtroppo con poco seguito, ma qui la responsabilità è soprattutto della mia Organizzazione, che non è riuscita a trasmettere adeguatamente l’importanza che uno o più giorni di chiusura avevano potevano assumere. Gentili Organizzazioni Sindacali dei Giornalai, o Associazioni o come preferite chiamarvi Voi sapete bene quale sia la situazione, non riesco a comprendere dove si vuole andare, quale strada prendere, qualcuno di voi sostiene la necessità di eliminare la parità di trattamento, in modo tale che ognuno prenda quello che gli interessa. Ma questo presuppone che tutti possano farlo, che ogni attività commerciale, ogni negozio, anche senza guadagni particolari, possa vendere dieci quotidiani e venti periodici, forse loro guadagnerebbero qualche cliente, ma questo significherebbe la cancellazione della rete di vendita, la scomparsa di venti mila edicole. So anche che qualcun altro di voi, forse a causa di qualche conflitto d’interessi, sta alla finestra a guardare cosa succede e magari ad usare come fossero propri successi quelli di altri, o i risultati che si raggiungono insieme ad altri. E se si vuole ho un vasto elenco dimostrativo di quanto qui affermato. Bisogna decidere da che parte si vuole andare e in che modo, l’inerzia oggi è letale. Caro Sinagi Per noi si apre la stagione congressuale. Un congresso serve a portare novità. Si discutono le linee politiche e organizzative del futuro, si rinnovano i gruppi dirigenti, in verità più ai livelli nazionali che locali, si costruisce l’organizzazione per i 4 anni successivi. Oggi non abbiamo proposte politiche, rinnovare i vertici si, rinnovare gli obiettivi sindacali no. Per me c’è solo un obiettivo, portare a casa soldi ad una rete di vendita che così non ha futuro. Il congresso è tutto qui, trovare il modo per avere quei fondi, convincere e/o costringere il mondo politico a confermare, aumentare ed estendere ad un numero sicuramente maggiore di edicole le risorse fin qui messe a disposizione, convincere e/o costringere la filiera editoriale a sostenere economicamente il lavoro dei giornalai con immissione di nuove risorse a partire dalla concessione dei 10 centesimi da tempo richiesti Di tutto questo a breve se ne discuterà

Cari Giornalai Voi state pagando un prezzo altissimo, sopra ho cercato di evidenziare solo alcune delle ragioni della crisi, non ho parlato della scarsa propensione alla lettura dei nostri concittadini, non ho parlato del ruolo del web e nemmeno degli scarsissimi investimenti che gli editori hanno fatto, o meglio di quelli che non hanno fatto per presentare nuovi prodotti, per rinnovare quelli esistenti, i restyling un tempo erano all’ordine del giorno e oggi non più. Adesso si tratta di decidere cosa si vuole fare, per esempio su Facebook ci sono colleghi che chiedono chiusure ad oltranza, altri che dicono di non volerne sapere, tutti urlano la necessità che si trovino soluzioni. Le soluzioni le conosciamo, e banalmente si chiamano soldi. Per ottenerli ci sono diverse strade complementari che dobbiamo percorrere, quella di cercare di incrementare le vendite, quella di inserire sempre più servizi per i cittadini, e anche quella di una revisione seria degli aggi. Noi ci stiamo provando, ma come è sempre stato, quando qualcuno non sente bene, allora diventa necessario alzare la voce. So bene che è difficile, e se ci sono alternative vere siamo pronti a discuterle, ma oggi è arrivato il momento, certamente di continuare a confrontarsi con tutti, ma anche di dissotterrare l’ascia di guerra, perché dubito fortemente che senza una presa di posizione forte, che non escluda nulla nemmeno lo sciopero, si possa davvero trovare soluzioni positive. L’impegno nostro, non può che essere quello di stare davanti e di percorrere insieme una strada piena di difficoltà ma che non ha alternative, i risultati non sono e non potranno mai essere certi, l’impegno nostro si, e mi auguro che la categoria voglia percorrere con noi quella strada, anche perché come detto anche prima, da soli non si va da nessuna parte.

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