Settembre 2013

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Famiglia Nuaresa An XXX Nümar 321 - Setémbar 2013

Cumün da Nuara

Pruincia da Nuara

Region Piemunt

Circul dal 53

A.I.D.O.


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D d L d D d T d U d N d Q d d I d G d U d


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Dò paroli in cunfidénsa di Stefano Rabozzi

CUMÜN DA NUARA

A Nuara l’està l’è al sinonimo dl’afa, indua tüti i vistì i s’ampatacan dòss e anca s’a ti fè dés doci al dì, sempar impatachent da südur ti rèsti. E alura cusa as pudeva fa na vòlta quand ‘ncura i seran mia diventà insì intelligént cume dèss? Dö paròli in cunfidénsa As faseva che, par cumbat un poch al cald e l’afa visin al di S. Rabozzi 3 pumpin dal Valentin a Nuara e quasi a Parnà sul curs TrieLa Fiera Ricca di S. Pantaleone ste, i ‘ndavan a mangià l’inguria e al melon. di R. Pezzana Sara 4 Che meraviglia! Ia tenevan frech e gia-scià denta int i vascon pin d’acDivagazioni sul Lago Maggiore di G. Marelli Gambelli 8 qua dal pumpin che, sicume la sgurgava in cuntinuassion, l’era bèla fresca. Che bon ch’i eran cüi ingurii e cüi melon! Teatro Coccia: stagione 2013/14 E i custavan anca poch, ma poch par dabòn. di C. Rabozzi 12 Na fèta d’ingüria la custava 35 liri e l’era una fèta da 4 eti o anca mès chilu. Un giovane novarese Medjugorje Al melon inveci ch’l’era püssè picul e pregià, al custava di A Poggi Steffanina 14 50 liri la fèta, ma se ti la crumpavi intregh at faseva a scünt. Non ti fidar di me.....o Che mangiadi d’inguria e da melon. di G. Bianco 18 Dèss, s’a ti vori pià un po’ da fresch ti devi viscà cula bestiascia dal climatisatur che ultre a cunsumì un burdèl da Quando i Cinesi eravamo noi di M. Trucco 20 curént, al fa anca mal a la salüt. E po’ i nostar puliticant cumünal, dopu ch’hin asfratà i indi E. Spina 26 gürieri parchè i rispetavan mia i garansii igienichi, hin astrupà anca tüti i pumpin cusì is tegnuma anca la sét. Ciapa li e porta a cà! Il RKiwanis Club

In questo numero:

di M. Zucca Marmo

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Gnomi, folletti e giocatori... di I. Pellizzari

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Una nuova avventura! di G. Chiorazzi

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FAMIGLIA NUARESA ©

Associazione di Promozione Sociale Pressidént Unurari: Giulio Mainini Pressidént e Diretur Respunsàbil: Stefano Rabozzi Vice Pressidént: Lorella Perugini Sede Sucial: Via Sottile, 6 - 28100 Nuara - Tel. 338 8919005 E mail: srabozzi@alice.it - Sit web: www.famiglianuaresa.it© Aut. Trib. Nuara n. 13 dal 23.08.83 - Stampa: Italgrafica, Via Verbano, 146 - Nuara - Vevar Iscrissión int l’Albo di Lìberi Assuciassión dal Cumün da Nuara n. 182 - prut. 5136 dal 20.02.96 e iscrissión int al Regìstar dla Pruvincia da Nuara di Assuciassión da Prumussión Sucial n. 1/NO cun determinassión n. 800 dal 19.02.2007

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La “Festa Ricca” di San Pantaleone Il 27 luglio di ogni anno cade una festa condivisa da molte comunità italiane e non solo, che si riuniscono in dedi R. Pezzana Sara terminate località per ricordare un importante santo vissuto tra i secoli III e IV d.C. Dall’estrema punta occidentale della Sicilia con l’isola di Mozia, di cui ne è il patrono, attraverso la Calabria con Limbadi, Papanice, Montauro, Santa Caterina Albanese, Santa Caterina dello Ionio, verso la Campania con Capua e Ravello, la Puglia c on O t r a n t o , Surbo e Martignano, toccando il Lazio con Roma, la Toscana con V inci, la Liguria con Genova e Canata di Ranzo sino a raggiungere la nostra diocesi con un oratorio di notevole importanza artistica a Oro di Boccioleto, la devozione a questo grande santo non si è mai interrotta. Anzi, nel 4

di “Ricca” alla festa di quello che essi considerano il “Santo” per antonomasia: “San Pantaleone”. La vita di Pantaleone, che significa “in tutto simile al leone”, si svolse e si concluse a Nicomedia, illustre città della Bitinia, fra il Mar di Marmara ed il Mar Nero, sede dell’Imperatore d’Oriente e poi capitale dell’Impero Romano dal 283 al 330 d.C. sotto il regno degli imperatori Diocleziano e Costant ino. Essi, per emulare Roma, la trasformarono in una città ricca di opere grandiose e spettacolari, ma contemporaneamente fecero scatenare quella che fu definita la “grand e persecuzione contro i cristiani” che durò dal 303 al 311 d. C. In questo contesto visse Pantaleone, figlio di Eustorgio, senatore dello stato, pagano ed eminente compoche religiose, nente di una delle famiglie più facon l’impiego di mezzi e fantasia coltose della città. La sua eduche ben giustificano l’appellativo cazione fu affidata alla madre nostro territorio si è molto ravvivata da quando, dagli anni cinquanta del secolo scorso, molti abitanti delle regioni meridionali dell’Italia si trasferirono al nord in cerca di lavoro e dove portarono l’espressione sentita e profonda delle loro tradizioni, sia laic h e


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Eubula, donna sensibile e caritatevole che, avendo idee religiose diametralmente opposte a quelle del marito ma accettando l’imposizione di Eustorgio di non battezzare Pantaleone, instillò nel figlio quei principi cristiani che egli portò avanti da solo, ma con grande determinazione anche dopo la morte prematura della madre. Il padre provvide a dargli una buona educazione classica e lo avviò alla professione medica, in cui raggiunse una solida competenza, tanto da essere apprezzato anche dall’imperatore Massimiano. Egli pensò persino di designarlo quale successore di Eufrosino, suo medico personale, alla morte di questi. L’educazione di Eubula e l’incontro con Emolao, un santo sacerdote fondatore di una comunità cristiana a Nicomedia, accompagnarono Pantaleone in

lunghe riflessioni sul V angelo e verso l’accettazione del Battesimo. Un fatto fu determinante per abbracciare la scelta definitiva; fu un miracolo a cui egli assistette. Un giorno si imbatté in un ragazzo morto per il morso di un serpente; chiese fiducioso al Signore di dare una prova tangibile della sua esistenza restituendo la vita al giovane e facendo morire il serpente. Fu ascoltato ed il fatto fece cadere in lui l’ultima esitazione verso il cristianesimo. Ebbe piena coscienza della sua nuova dignità e volle generosamente testimoniarla in privato ed in pubblico: scelse di svolgere la sua attività professionale nella sua città da buon cristiano, senza percepire alcun compenso. Con il suo comportamento Pantaleone stava conquistando molte anime in Nicomedia; gli rimaneva però quella del padre.

Lo convinse con dolcezza, persuasione ed esempio ed alla fine Eustorgio, grazie al miracolo a cui anch’egli assistette, la guarigione di un cieco, rinnegò la fede pagana e si fece battezzare. Contemporaneamente e prevedibilmente esplose l’invidia dei medici nei riguardi del collega riconosciuto come “anargiro” (colui che opera senza alcuna ricompensa in denaro), per cui molti ricorrevano a lui per le sue capacità e per il suo disinteresse verso il denaro. Convocato davanti all’imperatore Massimiano per processarlo, nonostante i tentativi di dissuasione di questi, non abbandonò la sua fede ma dovette sopportare pene e torture da cui uscì vittorioso. Si ricordano: 1 – il martire legato al cavalletto che avrebbe dovuto provocargli lo stiramento delle membra 2 – il martire liberato da Ermolao dalle fiaccole accese che gli bruciavano il corpo 3 – Cristo gli apparve e lo estrasse da una caldaia di piombo 4 – gli angeli lo salvarono dall’annegamento in mare dove fu gettato con una grande pietra al collo 5 – in balia di bestie feroci (damnatio ad bestias), le fiere si avvicinarono a lui mansuete 6 – la grande ruota a cui fu legato, rotolando dall’alto della collina su cui era si trovava il tribunale, lasciò indenne Pantaleone e provocò la morte di molti spettatori. Dopo queste prove senza successo per i pagani, venne deciso di uccidere Ermolao (il suo corpo è venerato a V enezia), maestro di Pantaleone, sperando in un suo ultimo ravvedimento, 5


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di Ravello, nella Chiesa di S. Maria in Vallicella a Roma, nella Basilica di S. Marco a Venezia, nella Chiesa di S. Maria degli Orlandinghi a Lucca, nella Chiesa di S. Gregorio Armeno a Napoli in un’ampolla, a Vallo della Lucania, nella Chiesa del Purgatorio a Lanciano, nella Cattedrale di Amalfi, nelle Chiese di Limbadi e Montauro, sino nel monastero delle Suore Agostiniane di Madrid. Un ciclo della sua vita è rappresentato splendidamente in una vetrata della cattedrale di Chartres dal XIII secolo. Di questo grande santo esiste una “Passio”scritta in greco databile tra gli anni 961-964 ed attribuita a Simone Metafraste. Tanto fu l’onore di cui la sua figura fu circondata che nella chiesa greca viene chiamato “Megalomartus” ovvero grande martire. L’imperatrice Teodora, moglie di Giustiniano, verso il 500 fece costruire un grande convento dedicato a San Pantaleone e ad Atene esiste una chiesa a lui intitolata. Ritornando al nostro territorio va ricordato il prezioso reliquiario contenente una parte del capo del santo conservato nel Duomo di V ercelli; posso testimoniare di aver visto fedeli che si af fidavano a lui per ottenere un sollievo dal mal di testa di cui erano afflitti, poiché gli viene attribuito anche questo potere. La sua fama è tale ed il culto radicato, tanto da richiamare anche a Novara, nel giorno della sua festa, gli emigrati calabresi, in particolare di Limbache non avvenne. di e Papanice che si trovano nelle varie località del Fu quindi condannato alla decapitazione legandolo ad un tronco di ulivo, ma la spada si pie- nord in numero così elevato da mantenere questa gò: egli allora coraggiosamente pregò i soldati per- ricorrenza partecipata emotivamente e “Ricca”. Ritengo sia interessante segnalare come, in ché compissero il loro dovere di colpirlo con la spada; essi obbedirono solo dopo aver baciato le questo mondo materialista, San Pantaleone abbia saputo ispirare una fedele a tal punto da farsi tasue membra. tuare il suo santo volto sull’avambraccio. Era il 27 luglio probabilmente dell’anno 305; Non si può negare che la fede e la devozione Pantaleone aveva circa 25-30 anni. Il sangue fluì copioso tanto da inzuppare la ter- possano essere coniugate con la modernità! ▄ ra, ma in parte fu raccolto dai suoi fedeli che lo portarono in varie città dell’impero. Da un documento del X secolo di Costantino Porfirogenito si evince che nella Chiesa di CostantiFoto di pag. 4: San Pantaleone in uno smalto cloinopoli si venerava il sangue di questo martire in sonné del periodo medio bizantino; “un’ampolla grande e trasparente”. Nell’anniversario del martirio si liquefa, diventa Foto di pag. 5: Battesimo di San Pantaleone nelle vetrate della cattedrale di Chartres; limpido, assume il colore rosso rubino del sangue Foto di pag. 6: Originale tatuaggio rappresenvivo per poi ridiventare solido dopo il 27 luglio. tante il Santo Le reliquie del sangue di San Pantaleone sono venerate in diversi luoghi, tra cui nella Cattedrale

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Lesa (No)

Divagazioni sul Lago Maggiore o Verbano Seconda parte

Non possiamo fermare la nostra mente soprattutto se ci abbandoniamo a percorsi liberi, che portano a fatti, a persone, a di G. Marelli lu o g h i c u i n o n Gambelli avremmo mai pensato di interessarci ; così è nata la mia divagazione, alla quale mi sono dedicata con curiosità ed interesse; infatti ogni argomento, anche se visto e rivisto, of fre sempre un lato nuovo ed impensato. Lesa è il proseguimento del flusso di memoria: vedo dal lago la bella V illa Stampa con la sua darsena; la mente corre a Manzoni alla sua avanzata maturità, vedovo di Enrichetta Blondel, allietato e tormentato dalle vicende dei suoi sette figli (Clara era morta nel 1823 e Matilde nel 1836, molto piccole) amato e curato dai suoi familiari. E' di questo periodo l'ultima pubblicazione de "Promessi Sposi", la cosiddetta "Quarantana"(1840-1842); dopo il soggiorno fiorentino per "ripulire" il suo linguaggio segnato da solecismi di una generazione che scriveva le lettere in francese, che in famiglia parlava il dialetto milanese, che

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parlava l'italiano aulico nelle occasioni pubbliche, Manzoni diventa editore di se stesso; ma la sua opera , che aveva avuto un grande successo di lettori, era stata diffusa dopo il 1827 (la "Ventisettana") clandestinamente da editori abusivi , non essendo ancora il diritto d'autore tutelato da norme legislative; tanto che molti volumi invenduti si accatastavano in Via del Morone a Milano. Ma Manzoni era sereno; il suo amico Claudio Fauriel diceva di lui: “Il a besoin d'etre heureux “; e lo sarà anche nel secondo matrimonio con Teresa dei conti Borri vedova Stampa; gli verrà proposta la nomina a senatore e lo fu nonostante le sue giustificazioni di dover essere sempre accompagnato, di soffrire di attacchi nervosi e di balbuzie: fu sempre all'altezza dell'incarico. A Lesa Manzoni ebbe modo di frequentare l'Abate Rosmini, col quale poteva scambiare idee su argomenti letterari e religiosi. Ma il nuovo impegno di scrittore fu per Manzoni "La storia della Colonna Infame" (1842) uscita in appendice all'edizione "Quarantana" dei Promessi Sposi; per rendere la sua fedeltà ai fatti si attenne ancora alle

opere di Giuseppe Ripamonti: le "Historiae Patriae". Gli erano state di guida nel ricreare la Milano del '600 nei Promessi Sposi (edizione Ventisettana); in questo caso è servita da guida l'opera "De Peste" dello stesso autore, che può essere considerato l'unico ispiratore delle due opere manzoniane. Dei numerosi personaggi ed episodi, la figura più nota è quella del Cardinale Federico Borromeo: è un solenne e benemerito rappresentante dell'ideale religioso del suo tempo, pur non essendo "santo" come il cugino Carlo, sua guida e maestro. Figli di due fratelli, Gilberto II e Giulio Cesare I , sarebbe stato come laico Federico III: nato il 18 agosto 1564, suo padre morì quando lui aveva tre anni, crebbe con la cura di parenti cardinali imparentati a loro volta con i papi, ma il più incisivo sulla sua formazione morale fu il cugino Carlo. La parentela della famiglia Borromeo con cardinali operanti nella chiesa si protrarra' sino al 1868 con Edoardo Borromeo. Federico discepolo a Pavia nell'Almo Collegio Borromeo, poi all' Università di Bologna dove si laureò in matematica e filosofia; nel


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periodo bolognese considerò di aderire alla " Compagnia di Gesù" , ma ne fu sconsigliato dal cugino Carlo che lo indirizzò alla dottrina del clero "Diocesano"; nel 1580 ebbe inizio la sua carriera ecclesiastica, nel 1585 conseguì gli ordini minori, nel 1585 divenne cappellano di Sua Santità Sisto V, ottenendo la porpora cardinalizia con titolo diaconale in varie sedi religiose e partecipando ad ogni conclave per la elezione di quattro papi; membro della commissione della Bibbia Vulgata e per la preparazione della "Editio Romana" dei documenti ufficiali del concilio di Trento. In corrispondenza con la sua carriera cardinalizia fu nominato Arcivescovo di Milano il 24 aprile del 1595 a trentun anni; nel 1609 fondò la Biblioteca Ambrosiana, nel 1618 la corredò di dipinti e statue che formeranno la Pinacoteca Ambrosiana; diede esempio di grande carità durante la carestia del 1628 e la peste del 1630, alla quale sopravvisse; morì a Milano il 21 settembre del 1631; su sepolto in Duomo di fronte all'altare della Madonna dell' Albero. Queste sommarie notizie per introdurre un personaggio dei "Promessi Sposi" dotato di meriti e di qualità eccezionali, sui quali l'autore non risparmia parole; l'Ambrosiana è il motivo dal quale derivano i primati di filantropia, di affabilità, di cultura, di mecenatismo, di presenzialismo, di modestia, di virtù: una "montagna" di santità. L'autore che accenna di sfuggita alle maldicenze e alle critiche che gli si potevano rivolgere (fine del cap. XXII dei Promessi Sposi ) oltre agli errori del suo tempo, si notava la mancanza di qualche suo "monumento " letterario; tra i suoi scritti , in italiano ma soprattutto in latino, non ne è emerso alcuno da essere ricordato degno di posterità. A questa domanda Manzoni risponde con diplomazia: “la domanda è molto interessante e ragionevole, ma se la spiegazione non andasse a genio, facendo arricciare il naso a qualcuno, sarà meglio riprendere il filo della storia invece di ciarlar più a lungo; andiamo a vederlo in azio-

ne” (e sarà con Don Abbondio). I posteri hanno accettato tutte le lodi meritate, ma hanno scavato in archivi e su documenti per approfondire un "tema" così interessante, appena sfiorato da Manzoni; sarebbe stato per lui troppo compromettente nei confronti della figura del cardinale e troppo doloroso nei confronti della sua amata guida storica: Giuseppe Ripamonti. Un "elzeviro" recente, del 13 giugno 2013, sul Corriere della Sera, a firma di Ermanno Paccagnini, mi ha dato la felice (per me) opportunità di proseguire il discorso su questo argomento, confortata dal lavoro di un ricercatore storico: Edgardo Franzosini, "Sotto il nome del Cardinale" Edizione Adelphi 2013. Da parte mia tenter di semplificare i complessi passaggi episodici che chiariscono le reticenze manzoniane. Il 17 luglio 1865, in Piazza San

se più illustre per fama e prestigio, lo scrittore e senatore Alessandro Manzoni; così annotava il quotidiano milanese "La perseveranza" di ispirazione monarchica. Ci sarebbero molti motivi per giustificare questa assenza : i timori della folla concomitanti ai disturbi nervosi, una tosse che lo tormentava, tanto che aveva già declinato l'invito a partecipare alle celebrazioni per il sesto centanario di Dante Alighieri, a quella per il trasferimento della capitale a Firenze; si era anche riservato un ruolo solo consultivo nel progetto di legge presentato da alcuni editori sulla proprietà letteraria e il diritto di autore. Giovanni Macchia a proposito dei Promessi Sposi scrive “non esiste forse romanzo la cui uscita resti più misteriosa”; è noto invece che in seguito alla lettura della "Historiae Patriae" e dal "De Peste" di Ripamonti in Manzoni macque l'idea di scrivere un romanzo nuovo nella forma e nel soggetto. Aveva portato con sè a Brusuglio le sue opere storiche, nel 1821 anno di disordini, arresti compiuti a Milano dagli Austriaci. L'argomento non piaceva ai suoi dotti amici, tipo Tommaso Grossi , che consideravano il soggetto inadeguato alla tradizione culturale umanistica e settecentesca dello scrittore; ma l'opera fu scritta, corretta e ricorretta e Giuseppe Ripamonti ne fu l'ispiratore; Manzoni lo nomina per la prima volta nel Cap. XIX del romanzo. La figura di questo storico era per me lontana e accademica; col tempo ha attratto il mio interesse ed è venuta quasi ad identificarsi con Manzoni. Sepolcro a Milano si inaugu rò la La biografia precisa la sua nastatua di Federico Borromeo (foto scita nell'agosto 1577 in un remosopra) alla presenza di personag- to paesino della Brianza, presso gi rappresentativi del governo, del- Rovagnate, da una famiglia che vila cultura e dell'economia della cit- veva dei prodotti della propria tertà; una doppia fila di soldati della ra e dai ricavi della medesima; fu alGuardia Nazionale era schierata levato da uno zio, curato di Barzalungo i fianchi del palco eretto per nò che gli insegnò il latino, la lingua la grande occasione fra i rappre- ebraica, e sperava che il nipote gli sentanti della famiglia Borromeo, i succedesse nella canonica, fatto in conservatori dell'Ambrosiana e la quei tempi illegale ma frequente. commissione del monumento manInvece Giuseppe entra in semicava la personalità milanesemfor- nario più che per autentica voca-

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zione per "circostanze familiari". Tocca al cardinale Federico Borromeo, divenuto arcivescovo di Milano nell'agosto del 1595, esaminare il giovane Ripamonti non tanto per l'autenticità della vocazione quanto per il livello dell'istruzione; riconosciutolo provvisto di una non comune preparazione, soprattutto per la conoscenza del latino, dell'ebraico, quantunque diciottenne (l'emissione era a 20 anni) fu ammesso al seminario della canonica ove segui i corsi di "Umanità"(classici latini e Cicerone in particolare) di "pratica nel comporre testi" e "casi di coscienza" per l'esercizio della confessione. Nel 1596 accanto al suo nome "Joseph Ripamontinus"si leggeva il giudizio positivo in "Hebreo et Greco et ceteris linguis"; fu anche "ripetitor"a beneficio dei suoi compagni di studio. Conclusi gli studi al seminario entrò nel Collegio dei Gesuiti, frequentando il corso di filosofia triennale. Per mantenersi agli studi, per i quali aveva provveduto lo zio canonico di Barzanò che dopo complicate vicende per la sua successione era mancato, entrò come istitutore di un figlio nella casa del ricco signor Giacomo Resta, che era vicina all' "Isolato dei Bor-

romei" ed a quella casa delle Convertite dove viveva in stretta prigionia, Virginia de Leyva, la signora di Monza. Dopo quattro anni di permanenza, Giuseppe Ripamonti venne a Novara, segretario del Vescovo monsignor Bascapè; poiché “non mi piaceva servire quel V escovo” andò a Monza presso Monsignor Girolamo Settala che lasciò perchè richiamato da Federico Borromeo ad insegnare latino nel Seminario di Porta Orientale; con questo incarico poté ottenere "diritto di mensa e alloggio". Verso la fine del 1605 Giuseppe Ripamonti, ventottenne, fu ordinato sacerdote e in pochissimo tempo passò dal primo degli Ordini minori all'ultimo dei maggiori. In questi numerosi spostamenti il Cardinale era vigile e faceva concessioni alla sua "diligente cautela"abituale nella promozione dei suoi soggetti. Il temperamento di Ripamonti non era facile; la sua passione per lo studio gli faceva talvolta dimenticare le regole disciplinari del seminario, conquistandosi il suo spazio personale di libertà; le trasgressioni lo portarono a "disgusti" col Rettore. Fervevano i preparativi per l'inaugurazione della Biblioteca Ambrosiana e l'8 dicembre 1609 con una solenne processione dalla chiesa di San Sepolcro di personaggi illustri religiosi e civili furono aperte le porte della Biblioteca; fra cui nove dottori erano stati nominati in San Sepolcro dall'Arcivescovo ed insigniti della medaglia pastorale cesellata con immagini della Madonna con bambino e dal ritratto di San Carlo Borromeo e di Sant'Ambrogio; Giuseppe Ripamonti aveva risposto per terzo all'appello del Cardinale che nominava i dottori. Al servizio del Cardinale troverà il tempo per scrivere in latino " Historiae Patriae" impostato in decadi secondo il modello di Alessandro Manzoni Tito Livio e avendo come

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ispiratore anche Sallustio e Cicerone; compone inoltre "Historiarum Ecclesiae Mediolanensis" fu in corrispondenza epistolare, per approfondire la concorrenze della lingua ebraica, con il dotto filosofo ginevrino Isacco Casaubon, considerato la penna più af filata dei calvinisti. Dopo complicate vicende e il trasferimento presso il Governatore spagnolo, fu trattenuto dal Cardinale Federico non più come segretario ma come prigioniero e alloggiato come tale in una cantina: anche da qui tentò una fuga. Le notizie di tali comportamenti giunsero a Roma e il Papa ordinò l'organizzazione di un processo; il Ripamonti fu interrogato sui suoi scritti e alcuni passaggi furono travisati pericolosamente dai giudici: la sentenza di condanna si basava su questi termini: - fuga dalle carceri vescovili - aver negato, sulla base degli scritti di Seneca, l'immortalità degli animi - di non aver creduto nella canonizzazione dei Santi (San Carlo era stato canonizzato da poco) - di aver conversato con persone praticanti la magia e di aver letto libri proibiti - di voler raggiungere, con l'ultima fuga, la Spagna al servizio dell'ex- governatore di Milano. - inadempiendo ai doveri di cristiano, aver praticato in sodomia. Siamo nel 1618. Il Cardinale Borromeo ottenne che il carcere fosse espiato a Milano invece che a Roma. Il processo fu lungo e clamoroso. Francesco Cusani storico milanese del 1800 frequentatore di archivi pubblici e privati , volendo dare una spiagazione alla reticenza dei contemporanei di Ripamonti a riguardo del processo, non trovò alcun documento nell'archivio della Biblioteca Ambrosiana: nemmeno il processato e condannato Ripamonti aveva lasciato traccia scritta sulla vicenda. Cusani nel 1837 ebbe da parte del conte Vitaliano Borromeo il permesso di consultare documenti contenuti nella biblioteca del Palazzo


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dell'Isola Bella del Lago Maggiore; il bibliotecario che da 27 anni ne aveva avuto la responsabilità, un certo Gioacchino Civelli, pare che avesse sottratto dai "fondi" un numero non indifferente di documenti autografati con cui soddisfare la sua passione di collezionista e quella di alcuni studiosi dell'epoca. Va ricordato che il processo Ripamonti ebbe una interruzione di due anni e mezzo (1619-1622); su questa interruzione furono fatte le ipotesi più gravi:mancano documenti anche negli archivi dell'Ambrosiana.Si può ipotizzare che sia stata scoperta e sequestrata al prigioniero la seconda lettera in latino (la prima era scritta in italiano) indirizzata in data 20 ottobre 1620 a

un signore di cui compaiono solo le iniziali e che per vie sconosciute era giunta nell'archivio del commendatore Morbio, contemporaneo di Cusani e di Tullio Dandolo, che ebbe il privilegio di leggerla; essa viene riportata integralmente nell'opuscolo da me citato all'inizio come venne pubblicata sulla "Rivista Contemporanea Nazionale Italiana". In essa Ripamonti accusa il Cardinale Federico di averlo sempre usato per tradurre i suoi scritti facendosi passare per latinista e tenendolo in prigione perchè morisse prima di lui, perchè la cosa non fosse saputa da alcuno; accusava il Cardinale di aver divulgato falsamente la notizia che Ripamonti era

fuggito in Spagna per accusarlo di azioni disoneste nei suoi riguardi.Tuttavia dopo i due anni di silenzio misterioso, il processo fu ripreso e Ripamonti fu condannato a cinque anni che trascorse come ospite-prigioniero nel Palazzo Borromeo; sopravvisse al Cardinale 10 anni. Le "divulgazioni" sul Lago Maggiore hanno preso il sopravvento e mi scuso con i lettori; vorrei rientrare nella pace dei giardini dell'Isola Bella e dell'Isola Madre per contemplare l'acqua del Lago, i fiori, le piante dei giorni sereni, dimenticando le debolezze umane e la loro storia. ▄

I “Promessi sposi” di Alessandro Manzoni; nella foto il momento delle nozze tra Renzo e Lucia. 11


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Molto nutrito il car tellone del Teatro novarese

Teatro Coccia

Stagione 2013/14 Pagine a cura di Chiara Rabozzi

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Da Dario Argento a Elio passando per Stefano Accorsi, Alessandro Bergonzoni, Stefano Benni e Bustric allo straordinario Beppe Fiorello.

uaranta titoli e cinquantasei alzate di sipario. Sono i primi numeri della stagione 2013/2014 Cinque eventi speciali, di cui un debutto assoluto, coprodotto dal teatro e inserito nel programma di MiTo Settembremusica 2013; tre opere tutte prodotte dalla Fondazione Teatro Coccia; sette spettacoli di prosa, di cui due debutti nazionali; due spettacoli di danza: uno classico e uno contemporaneo; cinque spettacoli inseriti in Varie-età, il cartellone dei musical e delle commedie musicali; quattro comici d’au12

tore; quttro appuntamenti dedicati alla famiglia; quattro concerti di musica classica e sei di musica jazz. Si inizia con un evento speciale sabato 14 settembre 2013 alle 18.00: inserito in MiTo Settembremusica e coprodotto con Aterlier la Voce dell’Arte, verrà allestita per la prima volta in assoluto l’opera, diretta da Alessio Pizzech, La gatta bianca di Sandra Conte, risultata la composizione vincitrice della quarta edizione del Premio Fedora, selezionata dall’eminente giuria internazionale composta da Louis An-

driessen, Lyell Cresswell, Giovanni BiIletti e Enzo Restagno. La stagione teatrale debutta, come di consueto, con la lirica. Venerdì 4 ottobre alle 20.30 (e in replica domenica 6 ottobre alle 16.00) si apre con Macbeth, l’opera scelta per celebrare il bicentenario verdiano. La regia è stata affidata a un artista d’eccezione: il maestro del cinema horror Dario Argento. Macbeth non è soggetto sconosciuto per il maestro che proprio intorno a quest’opera fece ruotare la trama del suo film “Opera” nel 1987. “Macbeth –


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dichiara Dario Argento – è la tragedia di Shakespeare più cruenta, tra delitti e spettri, pefetta nella sua crudeltà per creare un clima d’angoscia. Naturalmente userò gli effetti speciali”. A dirigere l’orchestra il Maestro Giuseppe Sabbatini. Il secondo titolo scelto per la stagione di Opera e Balletto è Norma di Vincenzo Bellini, che verrà messa in scena, con la collaborazione del Teatro Regio di Torino, venerdì 6 e domenica 8 dicembre 2013 con la regia di Alberto Fassini ripresa da Vittorio Borrelli e la direzione d’orchestra di Matteo Beltrami. La terza produzione verrà allestita nell’anno nuovo: Tosca di Giacomo Puccini, con la regia di Fabio Ceresa e la direzione di Giuseppe Finzi, venerdì 17 e domenica 19 gennaio 2014. Per il Balletto un titolo classico: Il lago dei Cigni messo in scena dal Balletto di San Pietroburgo (8 e 9 febbraio 2014) e uno contemporaneo, Open del famoso ballerino e coreografo statunitense Daniel Ezralow, che riallestirà lo spettacolo al Teatro Coccia in vista delle due date di sabato 15 e domenica 16 marzo 2014. La Prosa inaugura con un testo napoletano Non è vero, ma ci credo (19 e 20 ottobre 2013) di Peppino De Filippo interpretato da Sebastiano Lo Monaco e Lelia Mangano De Filippo con la regia di Michele Mirabella. Si prosegue con il primo dei due debutti nazionali: sabato 9 novembre alle 21.00 (in replica domenica 10 novembre alle 16.00) Farà giorno di Rosa A. Menduni e Roberto De Giorgi con protagonista Gianrico Tedeschi, che festeggia con questo spettacolo i sessant’anni di presenza sulle scene. A dicembre il secondo debutto: Ti ho sposato per allegria di Natalie Ginzburg con l’irrefrenabile Chiara Francini in coppia con Emanuele Salce, sabato 14 e domenica 15 dicembre. Primo spettacolo di prosa del nuovo anno è Giocando con Orlando di Marco Baliani, che sarà anche in scena co-protagonista con Stefano Accorsi (1 e 2 febbraio 2014), si prosegue sabato 22 e domenica 23 febbraio con Ricorda con rabbia di John Osborne interpretato da Stefania Rocca e Daniele Russo . L’8 e 9 marzo va in scena La coscienza di Zeno di Italo Svevo con Giuseppe Pambieri diretto da Maurizio Scaparro. Chiude il cartellone il 29 e 30 marzo 2014 L’avaro di Molière con Arturo Cirillo nel ruolo di Arpagone. La stagione del Varie-età si apre il 26 ottobre 2013 alle 21.00 con l’irresistibile Circus Klezmer in arrivo da Barcellona (replica domenica 27 ottobre alle 16.00), secondo titolo nel cartellone l’acclamato musical Frankestein Junior (16 e 17 novembre 2013) prodotto dalla Compagnia della Rancia, con la collaborazione della quale dall’autunno 2013 proprio all’interno del teatro novarese prenderà il via la Scuola di Teatro Musicale. A gennaio 2014 (sabato 1 1 e domenica 12) arriva Giuseppe Fiorello con Penso che un sogno così…, lo spettacolo ispirato alla figura di Domenico Modugno, un ruolo che gli ha già fruttato numerosi consensi e riconoscimenti per la versione televisiva nella fiction Rai Volare. Sabato 1 e domenica 2 marzo pro-

tagonista è Rocco Papaleo e il suo Una piccola impresa meridionale. Chiude il cartellone, e la stagione, Elio delle Storie Tese con Figaro il barbiere (sabato 10 e domenica 11 maggio 2014). Comico d’autore anche quest’anno: giovedì 21 novembre alle 21.00 Maurizio Micheli porta a Novara Mi voleva Strehler, spettacolo di culto che vanta più di mille repliche dal suo debutto; giovedì 30 gennaio 2014 Lucia Vasini e Antonio Cornacchione mettono in scena L’ho fatto per il mio paese , esilarante testo scritto da Cornacchione stesso con Francesco Fryerie e Andrea Zalone, gli autori del programma di La7 Crozza nel Paese delle Meraviglie; giovedì 20 febbraio 2014 torna Teo Teocoli con il suo nuovo spettacolo Restyling; nuova produzione anche per Alessandro Bergonzoni che arriva al Coccia mercoledì 16 aprile con i suoi inimitabili giochi di parole. Ricco anche il cartellone degli Eventi speciali, dopo La gatta bianca, mercoledì 15 ottobre alle 21.00 Corrado Augias racconterà La vera storia di Traviata; giovedì 27 febbraio 2014 arrivano Stefano Benni e Brenda Lodigiani con melologo Il pirata e Mary e mercoledì 6 maggio Lucilla Giagnoni porta in scena il suo ultimo lavoro Ecce Homo. Tra gli eventi speciali, come di consueto, anche un ultimo dell’anno magico con il Galà di San Silvestro martedì 31 dicembre 2013. Confermato il calendario dedicato alle Famiglie con quattro spettacoli la domenica pomeriggio alle 16.00: Pierino e il lupo nella poetica versione di Bustric (24 novembre); Il giornalino di Gian Burrasca liberamente ispirato all’omonimo libro di Vamba e prodotto da Pupi e Fresedde (16 febbraio 2014), Lo scoiattolo in gamba scritto da Eduardo De Filippo con le musiche di Nino Rota (23 marzo 2014) e La cicala e la formica prodotto dall’Accademia Perduta Romagna Teatro (13 aprile 2014). Prosegue inoltre la collaborazione con l’associazione Amici della musica Vittorio Cocito che firma la direzione artistica del Festival Cantelli: 22 ottobre Orchestra Rossini di Pesaro, 5 novembre Sarajevo Philharmonic Orchestra, 27 novembre Orchestra di Padova e del Veneto, 19 dicembre 2013 Orchestra e coro Ars Cantus e con Novara Jazz per gli Aperitivi… in Jazz: 20 ottobre 2013 ore 11.30 Hazmat Duo, 10 novembre Meredith4et, 15 dicembre Three for Getz, 2 febbraio 2014 Sconfino Manouche T rio, 9 marzo Duo Eugenio Colombo e Raffaella Misti, 30 marzo Antonio Zambrini e Carlo Boccadoro. Per informazioni su date di vendita, costi e acquisto biglietti www.fondazioneteatrococcia.it Serena Galasso - Ufficio Stampa - 392.3020533 Fondazione Teatro Coccia - Via f.lli Rosselli, 47 28100 Novara (NO) Tel. +39.0321.233200 r.a. - Fax +39.0321.233250 Tel. +39.0321.233200 r.a. - Fax +39.0321.233250 www.fondazioneteatrococcia.it ▄ 13


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UN GIOVANE NO VARESE IN PELLE GRINAGGIO A MED JUGORJE . Filippo Bezio racconta l'esperienza vissuta.

Il 24 giugno 1981 a Medjugorje, piccolo centro abitato situato nel sud della Bosnia Erzegovina e limitrofo alla costa croata, sei veggenti furono i testimoni della prima apparizione della Vergine Maria e nei trentadue anni seguenti ne sono avvenute molte altre; proprio in seguito a queste moldi A.Poggi teplici visioni mariane questo luogo è Steffanina diventato meta di pellegrinaggio di milioni di persone provenienti da tutto il mondo. Il Parroco di Medjugorje sin delle prime apparizioni ha espresso un pensiero molto chiaro e profondo:

“ai pellegrini chiediamo di rispondere personalmente e con semplicità all’interiore appello di Maria. Ai veggenti chiediamo di dire semplicemente ciò che vedono e sentono, come la Regina della Pace suggerisce loro. Al Magistero della Chiesa chiediamo il discernimento e l’aiuto perchè questo grande bene - la pace - raggiunga l’umanità”. Attualmente la Chiesa non ha ancora elaborato un definitivo giudizio sulle apparizioni ma ha segnalato la parrocchia di Medjugorje come santuario internazionale per fornire assistenza spirituale e pastorale ai pellegrini di tutto il mondo. Molto significativa ed eloquente è la dichiarazione pubblicata a pag. 41 sul giornale croato "Foglio della sera" (Vecenij list), edito nell' agosto 1993: " I Vescovi della Conferenza Episcopale Jugoslava, dopo tre anni di studi della Commissione hanno dichiarato Medjugorje luogo di preghiera e santuario mariano. Questo significa che non si oppongono a chi va in pellegrinaggio a Medjugorje per venerare la Madre di Dio in conformità con l’insegnamento e la fede di tutta la Chiesa”. Lo scorso 9 luglio 2013 un gruppo formato da una cinquantina di fedeli provenienti non solo da Novara

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ma anche da alcuni paesi della provincia e dal vercellese è partito per un pellegrinaggio di tre giorni a Medjugorje e grazie alla preziosa testimonianza concessami dall'amico giornalista Dr. Filippo Bezio possiamo rivivere la straordinaria esperienza spirituale che ha vissuto. "Personalmente mi sono sentito espressamente “chiamato” a Medjugorje per la prima volta due anni fa, - afferma Bezio- da un sogno che conteneva un rimando ben preciso a quel luogo all’epoca per me sconosciuto. Pochi mesi fa è arrivata la seconda “chiamata”, tramite un amico mi ha segnalato casualmente l’opportunità di un pellegrinaggio a Medjugorje di cui non ero a conoscenza: così ho deciso a partire dall’9 all’11 luglio scorso nell’ambito di un pellegrinaggio organizzato dal Gruppo vocazionale mariano “Associazione Difendere la Vita con Maria” e guidato da Don Maurizio Gagliardini, Presidente ADVM e responsabile Ufficio Diocesano Pastorale Pellegrinaggi di Novara". "Per me -prosegue con grande emozione Filippo Bezio- è stata un’esperienza semplice e straordinaria al tempo stesso. Semplice per il contesto: da un punto di vista paesaggistico Medjugorje è un piccolo villaggio collinare, non parti colarmente ameno. Un luogo dove non si andrebbe di certo per fare turismo, insomma. E semplice come le persone che là vivono, operano e si possono incontrare. Il miracolo può però accadere nel profondo del cuore del pellegrino: non a caso proprio Medjugorje, tra tutti i pellegrinaggi ai santuari mariani, è noto per essere stimolo e guida alla conversione. Nelle due salite alla collina delle apparizioni della Madonna, il Podbrdo, e al

monte Krizevac (è stato chiamato “Monte della Croce” dopo la costruzione di una croce sulla sommità voluta da parrocchiani di Medjugorje a memoria dei 1.900 anni dalla morte di Cristo), personalmente ho colto ed apprezzato il senso della vita come mai mi era accaduto prima. Vita intesa come cammino in salita sui due sentieri che noi pellegrini abbiamo dovuto seguire per arrivare alle nostre mete. Vita non priva di ostacoli da scavalcare e di inciampi da evitare (e su cui si può anche cadere e ferirsi) come i sassi su cui, passo dopo passo, abbiamo dovuto arrampicarci con fatica per andare avanti. Terreno brullo, pietre dure, spigolose ma levigate e consumate dal continuo tenace passaggio di altri uomini e donne, a volte effettuato anche a piedi nudi o sulle ginocchia.Tantissime persone avevano già completato quello stesso tratto di strada prima di noi; tante altre nel frattempo l’hanno già ripercorso; altre ancora ci ripasseranno prossimamente. Alla fine, dopo aver raggiunto la vetta del Krizevac ed il luogo delle apparizioni sul Podbrdo, ho compreso che dentro di me avevo potuto trovare forze insperate ed inimmaginabili per superare i vari momenti difficili di fatica, scoramento e frustrazione soprattutto perché mentre affrontavo quelle salite non mi ero mai sentito solo, abbandonato, dimenticato, escluso, discriminato. Mi ero invece sentito amato, sorretto, accompagnato, ascoltato, capito. La fede stava aprendo il mio cuore e mi stava dicendo che ero sulla strada giusta per trovare quella pace interiore che da tempo stavo cercando e che nessuna cosa materiale mi aveva mai potuto assicurare prima!". Continua la testimonianza ricca di sentimento: "Straordinario è anche il concentrato di amore verso il prossimo di cui è impregnata tutta Medjugorje, quasi che le prime apparizioni mariane sul Podbrdo abbiano fatto zampillare una fonte che negli anni ha irrigato e reso fertile tutta la tormentata zona circostante per coltivare opere di bene". A Medjugorje è possibile scopri-


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re e conoscere le attività di comunità che accolgono persone fragili: in lotta contro dipendenze come la droga, ragazze madri, orfani, anziani, profughi, vittime di violenze; soggetti che si trovavano in grosse difficoltà e che oggi possono testimoniare di fronte ai pellegrini come in quel contesto abbiano ritrovato speranza, fiducia, dignità, la gioia di essere ascoltati. "Ci hanno fatto capire - racconta Bezio- che ritrovare sé stessi ed un nuovo senso della vita, colmandone i vuoti per ricominciare, è davvero impagabile!. Ad esempio durante il pellegrinaggio abbiamo visitato la comunità Cenacolo fondata da Suor Elvira Petrozzi (http://www.comunitacenacolo.it/ e presente in diversi Paesi di tutto il mondo, una fraternità maschile è anche la "Cielo e Campo" di Casaleggio in provincia di Novara) dove un giovane ha testimoniato con grande dignità e coraggio come lì abbia ricevuto dall’amore di altre persone e da un cammino di preghiera intrapreso faticosamente la forza di vincere la tossicodipendenza. Oggi lui stesso si mette a disposizione di altri giovani per aiutarli ad uscire dalla sua stessa situazione precedente, sentendosi ed essendo utile a sé stesso e agli altri. Abbiamo poi visitato anche il Centro della “Famiglia ferita” fondato da suor Cornelia e da suor Josipa Kordic subito dopo lo scoppio della guerra nella ex Jugoslavia per accogliere profughi, bambini, anziani, famiglie intere che cercavano rifugio e aiuto. Pur minata fisicamente dalla malattia, suor Cornelia ha dimostrato di avere dentro di sé una forza vitale e spirituale, una serenità e una determinazione d’animo fuori dal comune per proseguire ancora oggi la sua opera nel luogo dove , come dice lei “il cielo è sceso sulla terra”. Le sue parole riferite ai “frutti” del pellegrinaggio da portare a casa e da condividere con i familiari, i vicini di casa, i colleghi, gli amici sono state tanto semplici quanto dirette e davvero illuminanti. E sono state anche quelle che mi hanno convinto ad accettare di raccontare la mia esperienza". Il Dr. Filippo Bezio descrive anche altri due eventi vissuti a Medjugorje che gli hanno provocato forti emozioni: "Una dirompente energia spirituale ci è stata donata anche dall’incontro con Padre Petar Ljubicic, il religioso scelto dalla veggente Mirjana per rivelare i segreti che la Madonna le ha affidato, presso il Villaggio della Madre (www.mothersvillage.org) che ac-

coglie ragazze madri, bambini e persone in difficoltà organizzato da fra Slavko Barbaric secondo il motto: “Servire la vita!”. Un altro momento molto intenso si può vivere davanti alla statua in bronzo del Cristo Risorto, ubicata dietro la chiesa parrocchiale di Medjugorje, che miracolosamente sgorga un liquido assimilabile da un punto di vista scientifico a lacrime/sudori umani da un ginocchio. Da una piccola, semplice goccia che si forma dal niente ed esce fuori dal metallo può nascere un'altra esperienza indimenticabili". L'esperienza vissuta da Filippo Bezio é un importante esempio di crescita interiore e spirituale: " Medjugorje secondo me, nel momento in cui si è disposti ad aprire il proprio cuore con umiltà e fiducia per rispondere alla chiamata della Madonna, offre davvero una ricompensa tanto grande da essere non quantificabile. Insegna a piangere di una gioia tanto strabordante che il cuore non riesce a contenerla. Insegna a cogliere la bellezza e l'unicità che c'è in ognuno di noi, al di là delle apparenze. E' un luogo dove iniziare o rinnovare un itinerario spirituale lungo e faticoso, non facile, un cammino da pellegrini sulla terra che attraverso la preghiera e gli incontri con persone che sanno essere straordinarie facendo del bene al prossimo nella loro quotidianità, indubbiamente può stimolare la riconciliazione con sé stessi e con gli altri, il perdono, la penitenza donando quella pace a cui ha fatto riferimento la Madonna, nei suoi messaggi, fin dalle sue prime apparizioni. Quella pace che, quando è calata nella realtà quotidiana di ognuno di noi, si trasforma in vera grazia e nel tesoro più prezioso per tutta l’umanità". Un sentito ringraziamento a Filippo Bezio per aver accolto l'invito a condividere la propria significativa, profonda e toccante esperienza vissuta, con l'unico intento di trasmettere un puro e umano messaggio diretto ai nostri cuori. ▄ Foto pag. 14: Chiesa parrocchiale S. Giacomo; Foto pag. 15: sul Krizevac Foto pag. 16; statua della Madonna nel luogo dove è apparsa sul Pbordo.

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e m i d r a d i f i N on t a c n a m i t r o u se il c

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di L. Bianco

Il prossimo 5 Ottobre 2013 si svolgerà presso l’ Aeroporto di Cameri

racconta lui stesso, aveva ancora i pantaloni corti quando

il 23° raduno del Circolo del 53 ed in tale occasione l’ ospite d’onore sarà la Medaglia d’Oro al V alor Militare Luigi GORRINI ed è di lui che vi voglio parlare. Ai non addetti ai lavori questo nome non dice nulla ma vi posso garantire che se c’è al mondo una persona che possa rappresentare con onore tutti gli assi dell’ Aeronautica Militare Italiana questo è lui, unica Medaglia d’Oro al Valor Militare dell’Aeronautica vivente. Luigi Gorrini (foto a lato) nasce ad Alseno in provincia di Piacenza il 12 luglio 1917 e sin da piccolo ha amato la velocità e le moto. Come

nella sua zona incontra un corridore, un certo Ferramola che aveva una moto HRG e sul serbatoio aveva dipinto le carte per un poker d’assi con sotto una frase “non ti fidar di mè se il cuor ti manca”. Un giorno che a casa non c’era nessuno e la moto di suo padre era incustodita prese questa moto e cominciò a correre inseguito dalla milizia stradale. Non riuscirono a prenderlo. Da allora non si è mai più allontanato dalla velocità e dai motori. La sua passione per l’ Aeronautica nasce nel 1936 mentre frequenta a Cremona l’istituto tecnico meccanico e lì avendo a disposi-

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zione un aeroplano che montavano e smontavano in continuazione si appassionò agli aerei ed al volo. L’anno successivo fa domanda per entrare nella Regia Aeronautica vincendo il concorso bandito per 160 Sottufficiali piloti. Il primo di gennaio 1938 viene chiamato in servizio e mandato insieme ai suoi compagni di corso a Pola in un isola, l’ isola di Santa Caterina dove restarono per circa tre mesi per la fase istruzionale iniziale. Ne uscì promosso, ma con tre giorni di prigione semplice perché durante l’ esame finale non seppe rispondere all’ultima domanda, ossia “perché i pesci fanno la guerra?” la risposta giusta era “ … per la sopravvivenza …” lui questa risposta non la sapeva e si beccò tre giorni di prigione. Fù trasferito presso l’ aeropor-


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to di Parma per proseguire il corso e cominciò a volare con un Ca100 continuando a collezionare punizioni. Infatti un giorno, al termine del volo assegnatogli invece di rientrare diretto alla base, si allungò su Fidenza, ma se ne accorse il comandante, Col. Gattorini che lo raggiunse in volo con un Nardi 305 e lo fece atterrare. Conclusione: cinque giorni di prigione semplice e capelli rasati a zero. La settima dopo ci riprova a tornare su Fidenza ed anche questa volta viene ribeccato, sempre il comandante lo intercetta con un Ro37 e lo fa atterrare. Questa volta non potendo far rasare i capelli visto che non erano ancora cresciuti, lo trasferisce a Pistoia dove finisce il periodo di istruzione iniziale. Subito dopo viene trasferito presso l’ aeroporto di Amendola vicino Foggia dove venivano effettuate le selezioni tra i piloti per essere assegnati o alla caccia o ai bombardieri, il nostro Gorrini grazie alla sua bravura nei voli acrobatici venne assegnato alla caccia. Nel febbraio 1939, a 20 an-

ni consegue il brevetto di pilota militare su velivolo CR20. Subito dopo viene trasferito a Castiglion del Lago in provincia di Perugia per seguire il corso di specializzazione come pilota da caccia al termine del quale viene assegnato al suo reparto definitivo, l’85ª Squadriglia del 18° Gruppo del 3° Stormo con sede a Mondovì. Per la cronaca il 3° Stormo era comandato dal Col. Tito Falconi che nel 1933 in America con un Ca113 conquistò il record mondiale di volo rovescio volando a testa in giù per 3 ore 6 minuti e 39 secondi da St. Louis a Chicago, record tuttora imbattuto. Al ritorno in albergo dopo il record Falconi trovò i mobili della propria camera appesi al soffitto. Uno scherzo degli amici americani sul tema dell'impresa appena compiuta. A Mondovì continuò il suo addestramento con due istruttori d’eccezione, il Sergente Maggiore Bortolotti per la parte acrobatica ed il Sergente Maggiore Rozzin, che aveva fatto la campagna di Spagna che gli insegnava tutti i trucchi e le malizie

della caccia. Durante uno di questi voli di addestramento Gorrini riesce a mettersi in coda al suo istruttore e quindi aveva vinto il combattimento ma Rozzin per non farsi prendere andò giù in un dirupo seguito da Gorrini. Il Comandante di squadriglia che era in volo con loro vedendoli sparire pensò che si erano toccati e quindi caduti. Al rientro in base entrambi sia il Rozzin sia Gorrini finirono in prigione perché la settimana prima in questo modo erano caduti e morti due Capitani della stessa squadriglia. Erano più i giorni che finiva in prigione che quelli in cui volava. Il 10 Giugno 1940 Mussolini dichiara guerra a Francia e Gran Bretagna e Gorrini insieme alla sua squadriglia comincia ad effettuare missioni operative in territorio francese, in Africa settentrionale ed in Gran Bretagna dove prese parte alla famosa battaglia d’ Inghilterra. Subito dopo furono spediti in Africa a copertura della prima ritirata di Graziani, il 16 Aprile 1941 mentre era in volo di Continua a pag. 24 19


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Quando i Cinesi eravamo noi

di M. Trucco

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Di noi Italiani si è sempre detto e scritto di tutto e di più. Secondo la communis opinio estera, gli Italiani sono un popolo che suscita sentimenti contrastanti: da una parte ironie, antipatia e talvolta anche disprezzo (soprattutto, per quel che si è potuto spesso constatare, da parte dei cugini transalpini), dall’altra ammirazione, invidia e volontà, spesso taciuta, di emulazione. Operazione sicuramente più complicata è ricostruire il puzzle dei pensieri e dei pareri su noi stessi all’interno dello Stivale, ma anche in questo caso è ugualmente possibile ricondurre il tutto ad una dicotomia piuttosto netta, di coloro i quali che, per vari e va-

riegati motivi, non si considerano italiani e nemmeno compatrioti rispetto ai residenti di un’altra regione solo perché c’è un fiume a separare i rispettivi territori, e di quelle persone che si commuovono ancora al ricordo di chi ha dato la vita per questo Paese, che si emozionano alla vista del Tricolore e all’udire le note dell’Inno di Mameli, non solo durante i campionati mondiali ed europei di calcio. A pensarci bene, comunque, credo che esista un parere pressoché unanime che, meglio di tanti altri, identifichi molto bene la natura degli Italiani: il pensiero di un popolo che, in momenti terribili della sua storia, di fronte a situazioni oltremodo drammatiche, in


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cui tutto sembra perduto, ha sempre saputo reagire con uno slancio, una fierezza e un orgoglio che è difficile trovare altrove, attraverso una coesione straordinaria e un fortissimo sentimento di umanità che raramente vediamo in situazioni di quotidiana normalità. E proprio questa straordinaria capacità di rialzarsi e di lottare insieme per un obiettivo comune ha permesso all’Italia, in più momenti della sua storia, di risalire dal baratro e di raggiungere risultati eccezionali. Sin dai tempi più remoti è stato così: Roma (della quale la “vittoria” stessa è schiava, come canta Mameli) costruì la sua grandezza e il suo impero dopo che, allo stremo delle forze, reagì alla disfatta di Cannes nel 216 a.C. contro Annibale e da lì a poco annientò Cartagine (foto nella pagina a fianco), sua acerrima rivale, estendendo il suo dominio all’intero bacino mediterraneo. È stato così per i Comuni lombardi che, unitisi nella famosa Lega, sconfissero l’imperatore Federico I Barbarossa nella celeberrima Battaglia di Legnano, il 29 maggio 1176, che riconobbe il pieno riconoscimento politico delle autonomie cittadine. Nel corso dei secoli, nelle pieghe della storia, sono stati molti altri gli episodi che hanno certificato e rafforzato questa italica caratteristica, fino agli anni più vicini a noi.

Sull’attuale scena internazionale, è noto che la Cina si sia imposta come nuova potenza emergente e che in breve tempo controllerà gran parte dell’economia mondiale. Il colosso asiatico, dopo tempo immemore di immobilismo e chiusura, ha lanciato la sua sfida, in particolar modo, al mondo occidentale, attingendo ad un enorme serbatoio di risorse, soprattutto umane, e sfruttando una propensione al lavoro e all’operosità divenuta oramai quasi proverbiale. E il paragone con ciò che sta facendo la Cina agli inizi del XXI secolo, è molto utile per capire il fenomeno analogo di crescita fortissima, quasi impensabile, avvenuto, alla metà del secolo XX, nel nostro Paese, reduce non da immobilismo ma dalle devastazioni di una guerra che ridusse in macerie un’intera nazione, tutto un popolo. Gli anni ruggenti del famoso boom economico italiano, argomento di studio nei libri della nostra storia contemporanea, rappresentano un momento di svolta nella vita sociale del nostro Paese, caratterizzato da uno sviluppo imprevedibile che permise all’Italia e agli italiani, dopo secoli di miseria, di dare uno strappo alla storia e di arrivare in poco tempo ad anni di benessere. Un benessere che mise radici nel rin-

L’ i m m a g i n e classica del boom economico italiano del dopoguerra. La Fiat 500, utilitaria alla portata di tutti e, sopra, la mitica 600 multipla. 21


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L’autostrada del Sole, unisce il Nord al Sud d’Italia. Sotto: la cambiale, metodo di pagamento in uso negli anni ‘60

novato senso civico delle istituzioni politiche a carico delle quali gravava l’intero processo di ricostruzione del Paese, come conferma l’analisi tracciata da Gianantonio Stella e Sergio Rizzo ne “La deriva”, edito nel 2008. Il 25 giugno 1946 si riunì per la prima volta l’Assemblea costituente, i padri della nostra Costituzione, in un’opera corale che vedeva insieme comunisti e democristiani, monarchici e repubblicani, liberali e socialisti. Posizioni diametralmente opposte, all’apparenza (e in buona parte anche in sostanza) inconciliabili, unite da uno spirito di generosità istituzionale e dal rifiuto di farsi influenzare dagli interessi di bottega. Bastarono 270 giorni ai 556 uomini e donne dell’Assemblea costituente (meno di quanti siedono oggi nella sola Camera dei Deputati) per varare una Costituzione considerata per lungo tempo un modello. Un’opera che vide la luce grazie all’impegno di persone diverse tra 22

loro ma che lavorarono insieme, cercando sempre punti di accordo, e che, come scrisse il costituzionalista Michele Ainis, “rimasero come un’isola, lontana e per l’appunto distaccata dalla terraferma in cui infuriava la buriana”. E se quel primo Parlamento fu all’altezza del compito, altrettanto si può dire dell’intero Paese, il cui reddito e i consumi erano scesi, dopo la guerra, a meno della metà del 1939. Pochi numeri sono sufficienti a tracciare le linee del più recente miracolo italiano. Sempre nel 1946, il Paese era talmente povero che il primo bilancio di Montecitorio stanziava dei soldi per fornire ai dipendenti un’indennità di “caropane”. Nel 1963 la stessa Camera spendeva il corrispettivo attuale di 2.230.453 euro. Nel 1947 la Candy produceva una lavatrice al giorno. Nel 1957 la produzione giornaliera salì a 370.000 e, dieci anni dopo, a 3.200.000, numero con cui l’Italia divenne il primo produttore europeo di elettrodomestici. La produzione industriale, nel 1947 ferma al 70% rispetto a prima del conflitto mondiale, nel giro di quattro anni,


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salì al 127%, e nel medesimo quadriennio, le riserve valutarie salirono dai 70 ai 921 milioni di dollari. La grande rimonta italiana era oramai cominciata, sotto tutti i punti di vista. Nell’arco di un decennio il PIL salì ad una media del 6% annuo, in una continua corsa a perdifiato che, secondo l’analisi di Cento anni di economia italiana, portò alla crescita annuale degli investimenti del 9,2%, dell’attività industriale del 9,5% e del mercato delle auto private che raggiunse un incredibile 17,8%. Sono gli anni delle grandi migrazioni di massa dal Mezzogiorno, dalle aree rurali del Veneto nelle grandi città del Settentrione, prime fra tutte Milano eTorino, dove proprio la Fiat, negli anni Cinquanta era tutto. Un’azienda che, senza alcuna contrattazione, forniva ai suoi operai l’80% in più del minimo contrattuale, assisteva con la mutua oltre 182.000 persone, pagava 700 medici perché si prendessero cura della salute degli operai, forniva alloggi alle famiglie. Divenne un autentico mito che arriverà a dominare un settimo del mercato europeo, il mito della velocità, su strada e non solo. La dimostrazione di questo fenomeno fu la costruzione di una delle più importanti reti stradali al mondo, l’Autostrada del Sole. Ancora oggi, nel rileggere i “numeri” e le date che portarono a compimento quest’opera mastodontica, impensabile fino a pochi decenni prima, dove gran parte dei tracciati viari italiani ricalcavano ancora i modelli napoleonici, rimaniamo esterrefatti: la prima pietra venne posata il 19 maggio 1956, il primo tronco tra Milano e Parma venne aperto il 7 dicembre 1958, quello tra Bologna e Firenze il 3 dicembre 1960, quello da Roma a Napoli il 22 settembre 1962. L’opera fu completata il 4 ot-

tobre 1964. Otto anni erano stati previsti, in otto anni tutto fu portato a compimento: 755 chilometri di strada, 94 chilometri all’anno. Per un totale di 54 milioni di metri cubi scavati, 16 milioni di metri quadrati di asfalto, 113 ponti e viadotti, 572 cavalcavia e 38 gallerie. Con una spesa complessiva di 272 miliardi dell’epoca, pari a 4 milioni di euro di oggi a chilometro. Per fare tutto nei tempi previsti si lavorava a turni, senza interruzione, ventiquattro ore su ventiquattro, grazie all’opera di un numero sterminato di operai, molti dei quali montanari dei paesi più poveri dell’Appennino, stipati in baracche costruite di fianco ai cantieri, in condizioni di vita a dir poco estreme. Il cappellano del cantiere di Barberino al Mugello era don Renzo Forconi, priore della chiesa di Santa Lucia alla Futa, poco distante da Barbiana nella quale era priore don Milani. Nel maggio del 1959 don Renzo accompagnò 400 lavoratori a Roma in udienza da papa Giovanni XXIII, il quale apprezzo e lodò l’opera di quella brava gent con accorate parole: “Voglia Iddio che questa ardimentosa e nobile fatica segni il congiungimento felice dei punti più lontani della Penisola”. La realizzazione dell’impresa fu celebrata da tutti nel nostro Paese, indistintamente, perfino sulle pagine de “L’Unità” e l’”Avanti!”, a suggello di un’opera che segnò in maniera indelebile l’avvento dell’Italia in una nuova era di benessere, sviluppo e successo. E, oltre a confermare che il carattere assolutamente straordinario di noi Italiani capaci di rialzarci e ripartire in più di un’occasione, proprio sull’orlo del baratro, possiamo anche affermare, simpaticamente, che, per più di una volta, i Cinesi siamo stati noi. ▄

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pattugliamento sul porto di Bengasi vede arrivare due bombardieri inglesi, acquista quota, si rovescia, punta il muso del bombardiere, fa fuoco e lo butta giù. Questo è il suo primo abbattimento. Richiamato in patria nella sua base madre e dopo un periodo abbastanza breve in cui andavano in Francia in treno per portare in Italia gli aerei francesi requisiti furono inviati in Grecia ad Araxos dove svolgevano la normale attività di pattugliamento aereo e servizi di scorta. Circa sei mesi dopo furono fatti rientrare a Torino dove gli furono assegnati i nuovi aerei il Macchi 202 con l’ordine di rischiararsi a Ciampino Sud con l’incarico di proteggere Roma e Napoli. In quel periodo fù testimone oculare di quanto inglesi ed americani nella loro prima incursione stavano facendo alla città eterna in particolare al mitragliamento ed alla distruzione di un treno carico di profughi civili che stavano scappando dall’ Africa orientale ed in procinto di arrivare nella stazione di Roma. Correva voce che in quella formazione di bombardieri che aveva distrutto il treno di profughi vi fosse anche Clark Gable il famoso attore e lui scaricò addosso alla formazione tutte le munizioni che aveva, ritornò a terra fece rifornimento di carburante e munizioni, e ritornò in volo ma incontrò la seconda ondata di bombardieri ed anche lì scaricò addosso alla formazione tutte le munizioni che aveva a disposizione e tornò a terra. Trasferiti a Cerveteri cominciano a pattugliare la costa romana e nella zona di Ostia il 27 Agosto 1943 intercettano una formazione di bombardieri B17 che si stava avvicinando, lui punta l’ultimo gregario di destra, lo attacca, e in due passaggi sparando sui motori e sull’ala destra gli tronca l’ala facendolo precipitare. Mentre guardava dove questo aereo fosse caduto, fu a suo volta attaccato dai caccia di scorta della formazione americana e fu colpito, ma invece di rientrare continuò il combattimento ed ebbe l’occasione di abbattere anche un caccia di scorta. Non contento, in24

segue la formazione che nel frattempo era arrivata su Sulmona, attacca da dietro l’ultimo gregario di destra sparandogli nei motori facendolo precipitare. Quel giorno da solo né buttò giù tre. Giorni dopo esattamente il 31 agosto 1943 mentre erano a protezione di Napoli durante un combattimento aereo dove abbattè uno Spitfire, fù a sua volta colpito riportando gravi danni all’ aereo ed in fase di atterraggio a Pratica di Mare con il carrello parzialmente esteso, l’ala senza carrello strisciò per terra facendo ribaltare l’aereo. Ne uscì quasi morto e fù ricoverato all’ Ospedale del Littorio; lì ebbe come infermiera una crocerossina che lo assistette giorno e notte senza mai muoversi dal suo letto. La crocerossina in que-

stione era Susanna Agnelli. L’ 8 settembre 43 ancora conval escente scappò via dall’ospedale anche se Susanna Agnelli insisteva per nasconderlo a casa sua a Rocca di Papa ma lui voleva tornare a casa visto che erano quasi nove mesi che non dava più notizie di sé ai propri famigliari, cosa che fece prendendo il primo treno disponibile diretto al nord. Dopo varie peripezie arriva a casa dove dopo pochi giorni viene richiamato in servizio dal suo comandante. Doveva presentarsi al reparto di appartenenza nel più breve tempo possibile. Non avendo a disposizione nessun mezzo di trasporto e non potendo prende-

re il treno per evitare di essere arrestato dai tedeschi, prese in prestito una bicicletta ed in due giorni ed una notte di pedalate da Piacenza arriva a Torino Mirafiori ancora tutto ingessato e pieno di bende. Decide di aderire alla Repubblica Sociale di Salò e di difendere le città del nord dai bombardamenti degli anglo americani e lì ottiene i suoi migliori successi abbattendo molti bombardieri. Alla fine della guerra in 132 combattimenti aerei gli sono stati riconosciuti 24 aerei nemici abbattuti e 5 probabili. In un intervista al Corriere della Sera ebbe a dichiarare: "Prima o dopo l'8 settembre, noi non avevamo alcun partito, noi difendevamo le città italiane dai bombardamenti dei "liberatori", le nostre case ed il nostro onore. La guerra sapevano tutti che era persa con El-Alamein ed io l'ho persa due volte: l'8 settembre ed il 25 aprile. Ma quello che ho fatto allora...quelle tonnellate di bombe in meno che abbiamo evitato alle nostre città, questo è un innegabile merito storico. Io non abbasso gli occhi di fronte a nessuno, l'ho fatto e lo rifarei". Nel corso della sua lunga esperienza aeronautica ha ricevuto molte onorificenze: 2 Medaglie Bronzo al Valor Militare, Croce di Ferro IIª Classe, 3 Croci di guerra al merito, Medaglia d'oro di lunga navigazione aerea, Croce d'oro anzianità di servizio, Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italian a, Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana, Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Il 28 gennaio 1958 il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi su proposta del Ministro della Difesa Paolo Emilio Taviani (partigiani entrambi) ha assegnato a Luigi Gorrini la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Il 29 settembre 1969 si è congedato dall’Aeronautica Militare. ▄


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E questa sarebbe l’immagine della città di Novara che qualcuno sostiene essere pulita?

Non volendo attribuire colpe o disservizi a nessuno, segnaliamo solo che il televisore e la borsa sono giacenti nel parcheggio multipiano di Via Marconi da oltre un mese, meta di topi piĂš o meno dimensionati. A chi di dovere provvedere alla pulizia e, a quegli sporcaccioni che hanno depositato questa spazzatura, se vedono queste immagini, riflettano sulla loro scarsa se non nulla educazione.

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L' oro romano del giuramento e le miniere della Bessa Nella valle dell'Elvo, presso le pendici meridionali delle Alpi Biellesi, esiste un luogo straordinario, ove gli immensi cumuli di ciottoli e ghiaie che caratterizzano il singolare paesaggio figurano quali silenti testimoni di un'antica ed imponente atd i E . S p itività umana. Si tratta delle miniere della Bessa, un giacimento aurifero secondario formatosi nel corso delle fasi glaciali del Quaternario per erosione e risedimentazione dei giacimenti primari dell'Arco Alpino Occidentale. Le evidenze archeologiche e le interpretazioni delle limitate fonti letterarie disponibili hanno fino ad oggi suggerito che la massiccia coltivazione del giacimento alluvionale avvenne in un periodo

interessante ipotesi, ove si propone un seppur transitorio sfruttamento romano del sito aurifero già sul finire del III secolo a.C., dunque in un periodo di molto antecedente rispetto alla teoria fino ad oggi comunemente accettata. Punto di partenza di questa nuova rilettura delle fonti riguarda l'identificazione del sito della Bessa con le miniere di Victimulae, citate da Tito Livio (Ad Urbe Condita, 21.57.9 ) nel corso della narrazione riguardante le prime fasi della discesa di Annibale in Italia e descritte dallo storico latino come un avamposto utilizzato dai romani nel corso della guerra Gallica ("id emporium Romanis Gallico bello fuerat"). Dalla completa lettura del passo emerge che l'avamposto di Victimulae cadde nella mani di Annibale alla fine del 218 a.C. e proprio quest'ultima data potrebbe dunque rappresentare il termine ultimo del temporaneo sfruttamento romano delle miniere della Bessa, riconquistate poi solo alla metà del secolo successivo. Resterebbe ora da identificare la presunta data della prima transitoria conquista del sito e a tal proposito è sempre il passo di Livio a fornire un prezioso indizio. V iene infatti espressamente citata una guerra Gallica, tradizionalmente collegabile alla campagna condotta da M. Claudio Marcello e Cn. Cornelio Scipione, conclusasi nel 222 a.C. con l'occupazione di Mediolanum e la conseguente resa degli Insubri che infine furono costretti a stringere una forzata alUn cumulo di ciottoli delle miniere della Bessa leanza con i romani vittoriosi. compreso tra la seconda metà del II secolo a.C. A seguito di questi fatti è poi un passo di Giovanni e la prima metà del I secolo a.C., a seguito della Zonara (Epitome delle Storie, edizione Dindorf, II, campagna militare del 143 a.C. guidata dal con- p.232) a fornire un breve resoconto degli accadisole romano Appio Claudio contro la popolazio- menti: "Lucio Veturio e Gaio Luttazio si spinsero ne celtica dei Salassi. Recentemente però l'illu- fino alle Alpi, e senza combattere si impadronirono stre archeologo Filippo Coarelli, nella sua ultima di molte (popolazioni)". Opinione comune è quelopera "Argentum Signatum, le origini della moneta la di collocare tali accadimenti a seguito dell'azione d'argento a Roma" ha formulato una differente ed militare romana del 221 a.C. promossa contro gli 26


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Istri ed alla relativa occupazione dei territori situati ai piedi della Alpi Orientali, ma è proprio in riferimento a questo frangente storico che Coare lli propone una differente interpretazione delle fonti. La guerra Gallica citata da Livio potrebbe infatti essere non quella combattuta contro gli Insubri ma quella presumibilmente svoltasi nel 220 e citata da Zonara, vista però come un'operazione non direttamente collegata alla guerra contro gli Istri del 221 ma come un'azione militare successiva e distinta, che portò all'assoggettamento delle popolazioni stanziate ai piedi delle Alpi Occidentali e non di quelle Orientali. In questi termini la conquista di parte del Piemonte avrebbe garantito ai romani il possesso delle miniere di Victimulae dal 220 a.C., anno dell'incursione di Lucio Veturio e Gaio Luttazio, fino alla fine del 218 a.C., data corrispondente alla conquista punica dell'importante sito avvenuta per mano di Annibale Barca. Potrebbe essere proprio questo breve sfruttamento del giacimento piemontese ad aver fornito ai romani le risorse utili alla coniazione della loro prima moneta aurea, il così detto "oro del giuramento". Vista la rarità del tipo, questa emissione fu con molta probabilità battuta in un esiguo numero di esemplari, tagliati sulla misura ponderale di 6 scrupoli e dunque del peso approssimativo di 6,8 grammi, recanti al dritto una testa gianiforme imberbe ed al rovescio una scena particolarmente suggestiva riconducibile ad un'antica cerimonia di giuramento, ove due personaggi, uno più anziano barbato ed uno più giovane, ambedue armati di lancia, trafiggono con le proprie spade un maiale tenuto da una terza figura, accovacciata al centro della scena. Si tratta inequivocabilmente di una stipulazione o di una riconferma di un foedus, ovvero di un trattato di alleanza attuato secondo una ben documentata prassi ritualistica, propria del collegio sacerdotale dei Feziali. La stessa scena di giuramento fu scelta anche da-

gli Insorti Italici per i denari emessi durante la Guerra Sociale, ma cosa ancor più L’oro del giuramento importante è che la medesima iconografia apparve anche su un denario romano emesso nella seconda metà del II secolo a.C. da Ti. Veturius. Confrontando quest'ultima moneta con la ricostruzione proposta da Coarelli riguardante l'oro del giuramento emerge dunque un rapporto chiaro e diretto tra le due tipologie monetali, entrambe infatti furono emesse da due membri della famiglia Veturia. Il primo è il console suffectus del 220 a.C. e conquistatore delle miniere di Victimulae mentre il secondo è un magistrato monetario attivo, secondo la teoria tradizionale, nel 137 a.C.. Per meglio comprendere tale ricostruzione e tali attribuzioni è però importante inquadrare storicamente l'iconografia del prototipo monetale della scena del giuramento che appare sull'emissione aurea di Lucio Veturio. Come detto il console guidò un'importante campagna militare contro i Galli, conclusasi nel 220 a.C. ma originata da eventi accaduti qualche anno prima. I Galli Boi, reagendo ad una nuova organizzazione amministrativa dell'Ager Gallicus (area compresa tra le Marche settentrionali e la parte meridionale della provincia di Rimini), iniziarono a compiere frequenti scorrerie nel territorio ormai assoggettato da Roma, costringendo quest'ultima ad intraprendere un'azione militare di contrasto. Nel 225 a.C. i Boi, contando sull'alleanza degli Insubri, dei Liguri e dei transalpini Gesati, misero insieme un ingente esercito costituito, secondo Polibio, da 50.000 fanti e da 25.000 cavalieri. In tutta risposta l'esercito romano mosse con quattro legioni affiancate da due corpi d'armata forniti da-

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gli alleati italici ed intercettò l'armata celtica nel grossetano, nei pressi di Talamone. Nel corso dell'inevitabile battaglia campale i Celti caddero a decine di migliaia, la vittoria delle milizie romane ed italiche fu totale e segnò l'inizio della vera e propria offensiva nei confronti della popolazioni stanziate presso la Pianura Padana. L'esito dello scontro non fu tuttavia così scontato, i Celti infatti erano riusciti a mettere insieme una vasta e temibile armata, che mosse in territorio italico verso il cuore del dominio romano, facendo cadere nello sgomento e nel terrore gli abitanti dell'Urbe ed i suoi alleati, che certamente non avevano ancora dimenticato Brenno ed il sacco della città del 390 a.C. perpetrato dai Galli Senoni da lui guidati. Le conquiste di parte del Piemonte avvenuta nel 220 potrebbe quindi aver rappresentato la nota conclusiva della rivincita romana sui Galli, ottenuta grazie all'alleanza tra Roma e gli Italici che con coesione si scontrarono contro la potenza interceltica. A seguito di questa fondamentale vittoria Roma coniò la sua prima moneta d'oro utilizzando eloquentemente l'aurum Gallicum proveniente dal cuore del territorio nemico ed il solenne giuramento che aveva sancito l'alleanza tra Roma e gli Italici fu impresso sul conio allo scopo di celebrare uno tra gli eventi più importanti dell'intera storia della Res Pubblica. Nel secolo successivo tale coesione iniziò tuttavia a vacillare e gli alleati italici, insoddisfatti della loro condizione, iniziarono ad avanzare richieste al fine di poter ottenere maggiori diritti politici che, fino a quel momento, erano prerogativa dei cittadini romani. All'interno della stessa Roma la causa italica trovò comunque importanti sostenitori, quali il console Marco Valerio Flacco ed i tribuni della plebe Tiberio Sempronio Gracco e Gaio Sempronio Gracco. Ipotesi del Coarelli è quella di datare il denario recante la medesima scena di giuramento usata per l'emissione aurea all'an-

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Il denario di Ti. Veturius no 125 a.C., ovvero nel periodo della rivolta di Fregellae. Quest'ultima vicenda vide coinvolti gli abitanti della città laziale che, sulla scia degli eventi politici che stavano animando Roma, diedero vita ad una ferma ribellione, che tuttavia venne repentinamente e ferocemente repressa nel sangue. Il denario di Ti. Veturius potrebbe dunque essere visto come un'emissione voluta da un sostenitore romano della causa italica, coniato poco prima della ribellione allo scopo di ricordare l'antica alleanza che consentì al console Lucio Veturio, antenato del magistrato monetale, di conquistare le miniere d'oro situate nel cuore del dominio degli acerrimi nemici gallici ed il cui sfruttamento temporaneo risultò fondamentale per la coniazione dell'oro del giuramento. Parallelamente all'appoggio di alcuni esponenti politici romani, il tentativo di riportare alla memoria il proficuo foedus tra Roma e gli Italici si rivelò tuttavia vano ed il successivo incremento delle tensioni tra le due parti portò infine all'inevitabile scoppio del Bellum Sociale. Secondo la ricostruzione di Filippo Coarelli le miniere piemontesi della Bessa, a noi così vicine, ricoprirono quindi un ruolo di fondamentale importanza simbolica per la rivincita romana sui Celti ed oggi, ripercorrendo le successive e ben più recenti pagine del nostro passato, è quantomeno curioso notare quanto Piemonte ed Italia abbiano ricoperto ruoli opposti nel corso dei due processi di unificazione che hanno caratterizzato la storia della nostra penisola. ▄


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FAMIGLIA NUARESA Associazione di Promozione Sociale

Pranzo e ballo d autunno

Domenica 6 Ottobre 2013 ALAGNA VALSESIA (VC) La Famiglia Nuaresa organizza, in collaborazione con la Concessionaria Nova di Novara e la , una gita ad Alagna Valsesia (VC) con pranzo conviviale presso l Unione Molliese di Mollia (VC) ai piedi del Monte Rosa. La partenza è prevista per le ore 07,30 da via Alcarotti, nell area adiacente il Valentino, ove potranno essere lasciate in parcheggio le vetture.

Prezzo di partecipazione: EURO 40,00 La quota comprende: 1) Trasferimento in autopulmann Gran Turismo per Alagna Valsesia e mattinata libera per visite, shopping e Santa Messa. 2) Pranzo conviviale all interno della rinomata Unione Molliese, con prodotti esclusivamente locali: gran risotto mantecato al timo e toma di Piode, polenta con spezzatino di cervo e verdurine, assaggio di formaggi della Valsesia, acqua, vino e caffè. 3) Dopo il pranzo “Gran ballo” sino ad esaurimento delle energie. 4) Possibilità di acquisto di formaggi e salumi tipici locali. 5) Partenza per Novara intorno alle 19,00 e arrivo previsto per le 21,30 Le prenotazioni potranno essere effettuate chiamando esclusivamente

il n.

338 8919005

entro e non oltre il 23 settembre 2013 La prenotazione implica, in caso di rinuncia, il versamento intero della quota se non documentata da gravi problemi di salute. Sono disponibili solamente 50 posti che verranno assegnati ad esaurimento.

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I Club di Servizio di Novara (Parte seconda)

Il Kiwanis Club

di M. Zucca Marmo

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Il secondo in ordine di fondazione, dopo il Rotary, tra i club di servizio presenti nel novarese, è il Kiwanis Club, costituito a Detroit, nel Michigan, il 21 gennaio 1915. Ne è stato fondatore Allen Brown, un organizzatore di professione, e come primo socio ha avuto Joseph Prance, un sarto. Il nome originario era The benevolent order of brothers, traducibile in “Ordine caritatevole di fratelli”. Lo scopo istituzionale originario era lo scambio di trattamenti preferenziali nei rapporti professionali e d’affari. Un solo anno dopo il nome fu cambiato in Kiwanis, contrazione di Nun Kee Wan Nis, ossia “conoscersi meglio” dall’idioma della tribù indo-americana Okipei. Cambiò anche lo scopo, diventando “servizio per la comunità” e avvenne il “riscatto” dell’organizzazione, che prima era proprietà individuale di Allen Brown. Inoltre, a partire da Hamilton in Canada (primo club al di fuori degli Stati Uniti), incominciò l’espansione internazionale. Nel maggio del 1916 si tenne a Cleveland, nell’Ohio, la prima Convention degli iscritti dei 16 Club esistenti. Fu adottato il primo statuto, sancito il nome Kiwanis Club e eletto il primo presidente. Il 10 lu-


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glio 1918, la sede dell’organizzazione venne trasferita a Chicago, Illinois, fiorente metropoli, importante centro produttivo e di scambi commerciali. Infatti la tendenza al vantaggio personale degli iscritti prevaleva sulla spinta altruistica e sociale. Il secondo orientamento si affermò quando nel 1919, alla seconda Convention, Allen Brown sostenitore dell’approccio affaristico decise di uscire dal Club, cedendo i diritti di esclusiva sul suo marchio. Alla terza Convention, quella del 1920, fu votato un nuovo statuto e adottato un nuovo motto – we build, noi costruiamo – che sancirono definitivamente la vocazione al servizio del Kiwanis. Il carattere internazionale fu ufficialmente sancito alla Convention del 1924, con l’adozione della denominazione “Kiwanis International”. Lo sviluppo, anche

se vertiginoso, sarebbe stato però limitato a Stati Uniti e Canada, fino all’inizio degli anni Sessanta, quando i club sarebbero stati 4.879 e i soci 259 mila. Il 25 febbraio 1963 venne fondato a Vienna i l p r i mo Ki wan i s C l u b d’Europa, cui ne seguirono in breve tempo altri e tra il 1965 e il 1967 si formarono quattro distretti europei. Questi costituirono la Federazione Europea del Kiwanis International, che adottò un proprio statuto, con propri dirigenti e con ampia autonomia amministrativa. In Europa, il Kiwanis è oggi presente in 27 paesi, tra cui, a partire dal 1990, figurano diversi paesi dell’est del continente. La sede internazionale è a Indianapolis, nell’Indiana, in uno stabile costruito appositamente. Il riquadro fornisce alcuni numeri sulla struttura internazionale. Nel 1988 venne sancito

l’ingresso a pieno titolo della donna. Le donne sono oggi più di 50 mila e rappresentano il 20 percento degli associati . L’età media dei soci è di 54 anni, dei quali il 54 percento ha meno di 50 anni. Il 10 ottobre 1967, lo svizzero Walter Frueh fonda a Milano il primo Club italiano, cui seguono Roma, Palermo e Catania. Inizialmente, i club italiani erano inquadrati nel Distretto svizzero, fino alla costituzione del Distretto Italia-San Marino, sancita alla Convention Costituente dell’aprile 1977 a Catania. Oggi i club del Distretto Italia sono 1 19 e complessivamente annoverano 3.420 soci. A questi si aggiungono 26 Kiwanis Junior, ossia i Club riservati a giovani che non hanno superato i trent’anni. Nell’ultimo ventennio il Kiwanis ha diretto prevalentemente le sue

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da un gruppo di novaresi di cultura, attività professionali e formazione politica diversificate, interessati all’esistenza di una sede di confronto e discussione culturale. Si riconobbero nelle finalità istituzionali del Kiwanis e vi aderirono. Negli anni, 123 sono stati complessivamente gli aderenti, di diversa estrazione sociale. Primo club Kiwanis del novarese, il “Novara” è stato sponsor degli omologhi Monterosa e Borgoattività di servizio in favore delle attività: manero, cui è progressivamente giovani generazioni e dei bambini. • Affermare la supremazia seguito – nelle province di Novara Nel 1983 è stato lanciato il ser- dei valori umani e spirituali su e Vco – il contributo alla costituvice "Scopo del Kiwanis: i bam- quelli materiali. zione di altri cinque club. Nel bini meno fortunati". Nel 1984 • Incoraggiare l'uso quoti2003, per la qualità dell’attività Nancy Reagan si è impegnata diano in tutte le relazioni umane svolta, il club ha ricevuto l’onoricon il Kiwanis in una campagna della Regola d’oro: «Comportati ficenza ufficiale prevista dagli stacontro l’abuso di droghe nell’età verso gli altri come vorresti che tuti internazionali. Il club ha scolare, svolgendo un program- gli altri si comportassero con te». espresso un Governatore di Dima radiofonico "Kiwanis e Nancy • Promuovere la ricerca e il stretto (Cesare Giubertoni), quatReagan", che sarebbe prosegui- raggiungimento dei più alti valotro Luogotenenti Governatori di to negli anni successivi con am- ri sociali, lavorativi e professionali. Divisione (Giorgio Dulio, Luciano pio successo. Nel 1991 fu defi- • Sviluppare, attraverso il Gallarini, Beppe Mondelli, Fabrinitivamente individuata nei bam- rispetto delle norme e l’esempio, zio Maiocchi), un trainer distretbini la priorità numero uno delle un più intelligente, efficace e dutuale (Luciano Gallarini, per un azioni di servizio e nel 1994 ven- revole senso civico. decennio) e un revisore dei conne lanciato un progetto di servi- • Offrire, attraverso il club, ti distrettuale (Carmelo Pinto). Il ce mondiale, in collaborazione un pratico mezzo per formare club è stato artefice di un imporcon l’U.N.I.C.E.F., per prevenire amicizie stabili, per rendere un tante contributo alla crescita culle malattie dovute a carenza di io- servizio altruistico e per costruiturale degli iscritti avendo orgadio, per la quale è tuttora in cor- re una comunità migliore. nizzato 490 occasioni d’incontro; so una raccolta di 75 milioni di • Collaborare nel creare e programmato 332 conferenze e dollari USA. Nel congresso in- mantenere quel sano concetto dibattiti; ospitato più di 300 relaternazionale di Montreal del 1998, civile ed alto ideale che rendono tori. al motto "W e build" è stata af- possibile incrementare i principi Il Kiwanis Club Novara Monte fiancata, quale visione per il fu- di rettitudine, di giustizia, di paRosa è stato costituito il 14 marturo, la frase "Serving the Chil- triottismo e di buona volontà. zo 1989. Il suo primo Presidendren of the World" (Assistiamo i Il Kiwanis Club Novara è stat o te, rimasto in carica fino all’ottoBambini del Mondo), a sottoli - costituito nel 1982 per iniziativa bre 1990, è stato il notaio Nunneare l’impegno assunto dal Ki- dell’architetto Luciano Gallarini, zia Giacalone, primo Presidente wanis a livello mondiale. del pediatra Cesare Giubertoni donna di Kiwanis in Europa. In Ecco i sei obiettivi che il Kiwanis e del medico Giorgio Malinverni. questi anni il Club ha ospitato cirsi è dato come guida per le sue L’iniziativa era stata sostenuta 32


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ca 250 relatori, ha tenuto dibattiti e conferenze alle quali hanno partecipato personalità illustri delle pubbliche amministrazioni, della politica, delle varie armi, delle professioni, delle discipline artistiche, della sanità; ha organizzato concerti e moltissime visite a luoghi di interesse artistico culturale. Ha ricordato il grande direttore d’orchestra Guido Cantelli, facendo pubblicare il primo volume a lui dedicato, organizzando una serie di manifestazioni nel 50° anniversario della sua scomparsa e producendo sia un secondo libro: “Il ragazzo degli dei Guido Cantelli direttore d’orchestra” di Mario Giarda e Paolo Bertoli, sia un film–documentario su di lui con la regia di Alessandro Turci. Ha prodotto un film–documentario anche sullo scrittore giornalista Enrico Emanuelli, sempre con la regia di Alessandro Turci. Ha sostenuto

il restauro della Croce lignea del Duomo di Novara e contribuito a un importante progetto di carattere sociale presso l’oratorio di S. Agabio, dove, con il supporto di educatori professionali, è stato messo a disposizione dei preadolescenti uno spazio nel quale sperimentare modalità positive di gestione del tempo libero. Entrambi i club novaresi sono attualmente impegnati nella raccolta di fondi (110 milioni di dollari a livello internazionale entro il 2015) per sostenere l’Unicef nel progetto internazionale Eliminate. Scopo del progetto è vaccinare milioni di donne contro il tetano neonatale, una malattia dolorosa che nel mondo uccide ancora 160 bambini al giorno. Il progetto Eliminate ha già colto il significativo risultato di sopprimere questa piaga in venti paesi. Il Vescovo di Novara, Franco G. Brambilla, in questo 2013 è

stato particolarmente vicino ai Kiwanis Club cittadini. Il 21 gennaio ha partecipato alla presentazione della grande tela dell’altare di Sant’Adagiso in San Gaudenzio, restaurata con il contributo di enti e club novaresi, tra cui il Monterosa. Il 25 marzo, è stato ospite del Novara, af frontando un tema di grande i nteresse: quali potranno essere i valori sociali - primo fra tutti, la famiglia - nel futuro che aspetta gli adolescenti di oggi. ▄ Dida delle foto: 1) Una bella immagine della città di Detroit (U.S.A.) dove è nato il Kiwanis nel 1915 2) Il vescovo di Novara Mons. Giulio Brambilla, alla conviviale del Kiwanis Club Novara.

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Gnomi, folletti e giocatori Fantasy a Novara Buongiorno a tutti lettori e lettrici di “Famiglia Nuaresa”. Oggi vi parlerò dei giochi da tavolo narrativi, un argomento che su suolo novarese sta trovando un ottimo riscontro da parte di tutti gli appassionati. Essi sono anche denominati di I. Pelizzari “giochi di rappresentazione” o “board games fantasy”. Dopo questo breve preludio passo a spiegarvi, più nel concreto, di cosa stiamo parlando. I giochi da tavolo Narrativi si differenziano dagli altri dato che si basano principalmente sulla fantasia dei singoli giocatori, che dovranno inventarsi storie o personaggi apparentemente dal nulla e, solitamente, solo con l’ausilio di carte appartenenti al gioco stesso. I maggiori esponenti di questo filone ricreativo sono fondamentalmente due: “Once Upon a Time” e “Fabula; passerò ora a spiegarveli brevemente e singo34

larmente. Iniziamo da “Once Upon a Time”, un gioco del 1993 creato da Richard Lambert, Andrew Rilstone e James Wallis con le illustrazioni di Florence Magnin e Sophie Mounier . Questo board game, pur avendo vent’anni, è estremamente attuale: basti pensare che da allora è ancora in produzione a dispetto di molti altri. “Once Upon a Time” è composto da due mazzi di carte, contenente uno le carte “C’era una volta” e quelle “Interruzione”, l’altro le carte “Lieto Fine”. Il gioco consiste nel creare una storia fantasy collaborando con gli altri giocatori e utilizzando le carte dei mazzi, con lo scopo di giocare la propria carta “Lieto Fine”. Il dif ficile sta nel fatto che gli altri giocatori possono interrompervi mediante sia le carte “Interruzione”, sia quelle “C’era una volta” che raffigurano azioni, oggetti e personaggi tipici delle fiabe. Ad esempio, se in mano avete la carta “Cavaliere” e durante la narrazione


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dite: “Il cavaliere andava col suo fido destriero al castello” potete giocare la suddetta carta ma attenzione perché se qualcuno avesse la carta “Castello” potrebbe interrompervi e continuare la storia al posto vostro, avvicinandosi così alla vittoria. E’ un gioco senza dubbio molto appassionante adatto a tutti e soprattutto molto breve dato che una partita in media non supera i trenta minuti di tempo. Inoltre non vi è mai un vero e proprio vincitore poiché tutti, alla fine, collaborano a stillare la storia che solitamente è assurda e divertente. Il prossimo che passo a illustrarvi è “Fabula”, nato nel 2010 e creato da Jean-Louis Roubira e Régis Bonnessée. Un gioco a dir poco geniale, coadiuvato anche da una componentistica di ottima fattura e veramente ricca se pensiamo che contenga: un libretto di regole e di trame, cinquantaquattro carte oggetto, quarantotto monete penna, venti illustrazioni scena del racconto, dodici personaggi sulla loro base, un supporto di cartone e una clessidra. Il gioco, per 2-8 persone, consiste nell’of frire spunti narrativi, mediante le carte del mazzo, al celebre Wilhelm Grimm per completare le sue opere incompiute. Un giocatore interpreterà lo scrittore che dovrà decidere se le idee date dai giocatori so-

no valide e pertinenti, premiandoli in quel caso con una moneta penna. Lo scopo è di accumulare più monete penna possibile per arrivare all’epilogo, infatti, soltanto i partecipanti con più monete potranno aiutare lo scrittore a completare il finale della storia, stavolta però soltanto in trenta secondi ciascuno. Anch’esso posso garantire che è un gioco molto appassionante e breve da concludere. Entrambe questi giochi, come si può notare, cercano di spingere molto sulla creatività del singolo, ottenendo come risultato finale risate generali garantite. Punto senza dubbio a favore è l’economicità di entrambe i board games, non essendo giochi di carte collezionabili e quindi non richiedendo acquisti aggiuntivi alla spesa di base. Un consiglio per tutti gli appassionati è senza dubbio andare da “Jolly Jones”, un negozio da poco aperto a Novara, che si occupa principalmente di giochi da tavolo e in cui potrete trovare quelli che vi ho elencato e molti altri appassionanti. E adesso per tutti gli appassionati, come sempre vi do qualche consiglio per la lettura. Per tutti i fan della Marvel questo mese vi propongo “Wolverine” un 100% Marvel Max dalle tinte dark e misteriose 35


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Se siete appassionati giocatori di Yu-Gi-Oh, Magic the gathering o giochi da tavolo e di ruolo vi consiglio di recarvi da Japan Point Novara in corso Torino 10L oppure da Jolly Jones in via Marconi 32 sempre a Novara. V i ringrazio per aver letto anche questo mese la mia rubrica e se avete passioni o altro che che vi appassionerà, sceneggiato dal romanziere noir volete condividere con me e con il giornale non esiJason Starr e disegnato da Roland Boschi e Felix Ruiz. Per gli appassionati DC invece vi suggerisco tate a contattarmi alla mai Ivan.Comix@virgilio.it risempre per stare in tema Dark Fantasy “Hellblazer ceverete tutti una risposta. ▄ – Città dei Demoni” una grande opera che contiene le origini di John Costantine alias Hellblazer un mago londinese uscito dal pronto soccorso con un… Enorme problema da risolvere! Firmato da Si Foto di pag. 34: Spencer, Sean Murphy e Dave Gibbons. Infine per Once upon a time. tutti coloro che amano l’oriente e quindi i manga, vi Foto di pag. 35: consiglio “Chirality” ambientato in un futuro in cui la Negozio Jolly jones di Novara Foto di pag. 36: terra è stata devastata da un virus che ha trasformato gli abitanti in spietate creature robotiche, so- Fabula lo Carol potrà salvare la terra!

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w w w. p a n c i o l i h o t e l s . i t E-mail: i t a l i a @ p a n c i o l i h o t e l s . i t 37


NOVARA CALCIO

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Luca Faccioli, D.G. del Novara

Testo di G. Chiorazzi Foto di OkNovara

Una nuova avventura Parte la nuova stagione del campionato cadetti

La nuova stagione agonistica del Novara Calcio comincia all’insegna dell’entusiasmo e dei buoni auspici, per un pre-campionato dove tutti gli indizi sono ottimi e per una campagna acquisti mirata e coerente, attenta a colmare le lacune venutesi a creare con le partenze di quei giocatori che, nello scorso campionato, avevano saputo contribuire alla straordinaria rimonta dal penultimo posto alla zona play-of f. Così, ad una base già ben collaudata di giocatori della “vecchia guardia”, sono approdati all’ombra della Cupola giovani molto promettenti e nel contempo calciatori che con la loro esperienza e qualità, potrebbero costituire un valore aggiunto per confermarsi protagonisti ad alto livello anche nel prossimo torneo cadetto. Con la promozione a “titolare” dell’estremo difensore Tomas Kosicky (nella scorsa stagione sostituto del partente Bardi), in difesa sono approdati Daniele Mori dall’Empoli (il cui cartellino è in comproprietà con l’Udinese) e Valerio Nava, direttamente dalla Primavera dell’Atalanta. Per entrambi i difensori si tratta di un ingaggio a titolo temporaneo, a cui però si sommano gli arrivi a titolo definitivo del promettente capitano dell’Under 21 greca, Ioannis Potouridis (prelevato dall’Olympiacos) e di Simone Salviato (dal Livorno), rispettivamente nel ruolo di terzino sinistro e di quello destro. Sempre per il reparto arretrato, da sottolineare la partenza del “Sindaco”Andrea Lisuzzo, un giocatore molto stimato dalla tifoseria azzurra, la cui cessione allo Spezia ha suscitato qualche malcontento, considerando i quattro anni trascorsi a Novara con due promozioni consecutive raggiunte, dalla Lega PRO alla massima serie e l’elevato numero di partite sempre contraddistinte da un grande spirito di sacrificio. A completare il parco difensori i confermati Alessandro Bastrini, Carlalberto Ludi, Romano Perti38


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cone ed il rientrante Andrea Peverelli, che nella scorsa stagione ha militato in prestito tra le fila dell'Esperia Viareggio, rendendosi protagonista di 26 presenze nel campionato di Lega Pro girone B. A centrocampo il Novara ha messo a segno pochi colpi di mercato, ma senza dubbio di non poco “spessore”: se infatti a far discutere molto è stato l’ingaggio del validissimo Giogios Katidis, svincolato e al centro di numerose polemiche per aver esultato dopo un suo gol con il “saluto romano”, si registra il ritorno in maglia azzurra, per fine prestito, di Marco Rigoni… un giocatore che a Novara ha conquistato un posto nel cuore di tutti i tifosi dopo aver sfoderato delle prestazioni di altissimo livello, culminate con il gol nella semifinale play-off contro la Reggina, che ha prima “regalato” al Novara la finalissima contro il Padova e poi la conquista della massima serie. Nel momento in cui scriviamo questo articolo, la presenza di Rigoni nel Novara per la prossima stagione agonistica non è ancora certa; più di una voce di mercato ha infatti accostato il nome del forte centrocampista azzurro al Genoa, club nel quale Rigoni ha concluso (in prestito) lo scorso campionato, dopo una breve parentesi senza molto successo al Chievo Verona, sempre in Serie A. Nel caso in cui i tifosi dovessero “incassare” anche questa deludente cessione, la società non si è comunque fatta trovare impreparata dando piena fiducia a Simone Pesce, che resta un giocatore dall’elevato potenziale, come dimostrato dallo stesso nel recente passato, oltre al promettente Paolo Faragò, che già

nel ritiro valdostano di Morgex ha dimostrato di essere in una buona condizione fisico-atletica. Ingaggiando Katidis, invece, la dirigenza del Novara si è accaparrata un giocatore che troverebbe ampio spazio in qualunque club di Serie A e che deve solo ritrovare un po’ di serenità per esprimere al meglio le sue doti, dopo tanto trambusto mediatico nei suoi confronti. Nel reparto mediano trovano inoltre spazio per il prossimo campionato i già presenti Daniele Buzzegoli, Flavio Lazzari (fin dalle battute iniziali già in ottima condizione), Francesco Marianini e Francesco Parravicini. In attacco, dopo la partenza di Seferovic, la società azzurra ha puntato su Gianmario Comi per il futuro. In comproprietà tra Milan e Torino, ma la scorsa stagione tra le fila della Reggina, la punta nata nel capoluogo piemontese giunge a Novara con la formula del prestito temporaneo. Tante le aspettative sul ragazzo, ma sarà fondamentale “dosarle” nel migliore dei modi per non sovraccaricare di responsabilità un giocatore che necessita dei tempi adeguati per entrare in sintonia con i compagni di reparto, fra tutti con l’argentino Pablo Gonzalez: proprio lui, che con la riconferma in azzurro e il rifiuto delle “sirene” giunte dall’Hellas Verona, quest’anno militante in Serie A, ha guadagnato ancor più stima e affetto da parte di tutta la tifoseria azzurra, la quale ha apprezzato il gesto d’amore verso il club che ha esaltato il valore di un ragazzo dall’animo genuino e sincero. Nel prossimo campionato non avrebbe potuto mancare all’appello il capitano: Raffaele Ru b in o , c h e s i a c c i n g e a

trascorrere l’ennesima stagione in maglia azzurra, pronto a dare il suo contributo partendo come valida alternativa dalla panchina. Ai riconfermati Matthias Lepiller (ancora alle prese con il recupero dopo il pesante infortunio occorso sul finire dello scorso campionato) e Alberto Libertazzi (la cui comproprietà è stata rinnovata con la Juventus), si aggiunge un gio catore che verrà sicuramente utile per le sue doti in velocità e senso del gioco: stiamo parlando dello svedese Filip Pivkovski, un attaccante esterno che appare molto più di un’alternativa di gioco, nel consueto schema adottato da mister Aglietti, che resta confermato nel 4-3-3 con gli esterni difensivi molto alti a dettare i ritmi di gioco. Non è escluso che nelle ultime settimane di “calciomercato” possano giungere ulteriori ingaggi. Non è un segreto, infatti, che il tecnico azzurro abbia chiesto un rinforzo in attacco, nel ruolo di “vice” Comi. Forse, analizzando l’attuale rosa sulla quale poter contare, l’unico ruolo dove non vi è un sostituto naturale e per il quale, a fronte di un’emergenza, si dovrebbe ricorrere ad una modifica nello schema di gioco. Ad oggi è ancora troppo presto per sbilanciarsi in qualche nominativo, sul quale la società potrebbe aver messo gli occhi addosso; come di consueto, in questi casi, i nomi che circolano tra gli addetti ai lavori sono molteplici, ma nulla può darsi per scontato. Detto questo, ha fornito non poche soddisfazioni ai tifosi azzurri il ritiro estivo del Novara a Morgex, in Val d’Aosta. Basti pensare solo all’accurata organizzazione con la quale la società ha programmato lo

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stesso: una palestra attrezzatissima affianco al campo di allenamento, dove sono state trasportate le apparecchiature presenti a Novarello, oltre alle numerose sessioni di preparazione che - come illustrato dal prof. Daniele Sorbello - da quest’anno preparatore atletico del Novara voluto da mister Aglietti - sono state volutamente fatte crescere in modo graduale per non correre rischi nella tenuta atletica di tutti i componenti del gruppo. Corsa ed acqua hanno caratterizzato il percorso formativo dei giocatori azzurri: dopo ogni allenamento, infatti, i calciatori si sono immersi nelle gelide acque della Dora Baltea (temperatura di 6/8° centigradi) per smaltire le tossine e rigenerarsi da un punto di vista fisico. Osservatori speciali in questa fase il DG Luca Faccioli e il DS Luca Cattani, curiosi di osservare la loro “creatura” crescere e formarsi per il prossimo campionato, il tutto nella stupenda cornice di Morgex e dell’albergo Alpechiara, due chilometri e mezzo dalla celebre Courmayeur; un clima gradevole, con cime leggermente innevate e tante nuvole che hanno offerto le condizioni ideali per allenarsi al meglio e concentrarsi solo sui carichi di lavoro. Molta attenzione è stata data anche all’alimentazione, sana e pressoché priva di condimento. Spazio abbondante a verdure crude, pasta integrale, bresaola, macedonia di frutta. Insomma, un vero e proprio “percorso natura” immerso nel verde e nel tipico paesaggio di montagna. Mentre il Novara prendeva forma ed i tifosi potevano osservare i propri beniamini nelle amichevoli estive, la Lega Serie B provvedeva invece ad ufficializzare il calendario per la prossima stagione, oltre a svelare il nuovo main sponsor che si legherà al nome del torneo per la prossima stagione : il nuovo nome del campionato sarà infatti “Serie B Eurobet” e conseguentemente il nuovo logo si arricchirà dei colori dello sponsor e sarà presente su tutti gli strumenti di comunicazione dedicati al campionato, tra i quali la personalizzazio40

ne di spazi primari di visibilità degli stadi, le sigle televisive e le maniche delle maglie di gioco dei 22 club associati. Tornando al calendario del campionato, invece, Avellino - Novara, sarà la prima delle 42 sfide che attendono gli azzurri nel lunghissimo e speriamo emozionante campionato di Serie B 2013/14. Giovedì 1° agosto, nella suggestiva sede della Galleria d’Arte Moderna di Palermo, è stato sorteggiato il calendario del torneo cadetto: a fare gli onori di casa è stato Andrea Abodi che insieme ai principali dirigenti e presidenti dei club ha dato il via ufficiale alla nuova stagione. Presenti anche il presidente della Figc Giancarlo Abete e il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. Prima e seconda giornata si giocheranno in serale, mentre il primo anticipo è previsto per venerdì 23 agosto. Il torneo si chiuderà il 31 maggio 2014. Previsti turni infrasettimanali il 24 settembre, il 26 dicembre, il 25 marzo e il 13 maggio. Come lo scorso anno si giocherà nel periodo natalizio, il 21, il 26 e il 29 dicembre con una sosta invernale dal 30 dicembre al 24 gennaio. Per gli azzurri, il calendario si presenta ostico sin dalle prime battute, il Novara affronterà infatti molte big nei turni iniziali (Siena, Brescia, Padova e Reggina solo per citare le prime); questo ci consentirà di capire da subito a cosa potrà ambire la nostra squadra. Novità anche per le maglie da gioco deg li a z z u rri: n e l co r s o d e l l a conferenza svoltasi a Novarello lunedì 15 luglio, che ha sancito ufficialmente il via alla nuova stagione agonistica degli azzurri, la società ha “svelato” le nuove maglie da gioco che i giocatori vestiranno. Davvero tante le novità in questo senso: il secondo sponsor non sarà più Intesa, bensì un’altra importante azienda ben radicata nell’ambiente novarese: la Comoli & Ferrari. Sopra il logo di quest’ultima vi sarà invece quello dello sponsor tecnico, come lo scorso anno Joma. Non poteva certo modificarsi il colore della prima maglia, che sarà ovviamente azzurra (anche se con

delle intersezioni di un colore più acceso e il logo in rilievo). Nessuna novità anche per la seconda divisa da gioco, ancora bianca, mentre la grande innovazione sarà data dalla terza maglia, di colore gialla con pantaloncini neri. Un’autentica innovazione per la nostra squadra. Un cambio rispetto al passato anche per la maglia dei portieri: tre tonalità che vanno dal giallo, all’arancione, fino al nero con banda nera orizzontale sul petto. Sulla prima e seconda divisa da gioco le scritte saranno di colore oro, ancor più in evidenza rispetto al consueto, ad indicare il nome del giocatore ed il suo numero di maglia. Sopra allo scudetto della società, sempre in colore oro, una scritta “ad hoc” per festeggiare i 105 anni di storia del club azzurro: “105th professional football history”. Sulla terza maglia, invece, quella di colore giallo, le scritte saranno come ovvio di colore nero per permettere la visualizzazione in contrasto. Per preparasi al meglio a questo inizio di stagione e non farsi cogliere impreparati al primo impegno ufficiale della stagione, ovvero il secondo turno di Coppa Italia in programma domenica 11 agosto alle ore 18 contro il Grosseto, presso lo stadio “Silvio Piola”, la squadra di mister Aglietti ha programmato due amichevoli interne di lusso contro altrettante compagini di Serie A. La prima contro il Catania, dove sebbene il Novara sia uscito sconfitto per 3-2, ha saputo tenere testa agli avversari per tutta la prima frazione di gara giungendo all’intervallo in vantaggio per 1-0 e cedendo solo nel finale, quando ormai l’inserimento di molti giovani aveva di fatto falsato l’andamento della sfida. Al momento in cui scriviamo questo articolo non sappiamo ancora, invece, il risultato della seconda amichevole programmata, quella contro il Torino, ma senza dubbio sarà una partita che gli azzurri cercheranno di affrontare con la giusta carica per non fallire - tre giorni dopo - il primo appuntamento dove i tre punti conteranno dav-


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vero… il già citato secondo turno di Coppa Italia contro il Grosseto. A noi tifosi non resta che seguire i nostri beniamini sostenendoli con tifo e passione, sognando ad occhi aperti per una stagione che potrebbe tornare a farci sorridere ed emozionare. L’avventura, infatti, è finalmente ricominciata dopo la lunga pausa estiva

LIBERTAS TEAM NOVARA, TRE ORI E OTTO MEDAGLIE AI REGIONALI ESTIVI DI NUOTO Novara, 15 luglio 2013 - Otto medaglie, di cui tre d’oro, per la Libertas Team Novara al Campionato Regionale di categoria estivo di nuoto, svoltosi dal 12 al 14 luglio scorsi al Palazzo del Nuoto di Torino. Due i portacolori del sodalizio novarese che sono saliti sul gradino più alto del podio: Alessandro Dell’Olmo, 14 anni, ha centrato una fantastica doppietta tra i Ragazzi 1° anno toccando per primo il bordo vasca sia nei 400 sia nei 1.500 stile libero. Dell’Olmo ha rimpinguato il suo bottino mettendosi al collo anche il bronzo nella finale dei 100 farfalla e sfiorando il poker di podi nei 200 sl, gara in cui è giunto quarto. L’altro oro in casa Libertas porta la firma della Juniores Francesca Miglio, 16 anni, prima nei 50 rana e poi splendida seconda nei 100 rana. Miglio ha completato la trasferta torinese con un sesto posto nei 50 farfalla e con la settima piazza nei 200 misti. Gli altri due argenti sono arrivati dalle gare maschili: il ventiduenne Riccardo Chiarcos è salito sul secondo gradino del podio nei 1.500 sl Seniores, raddoppiando poi anche con il bronzo nei 400 sl prima di classificarsi quinto nei 200 sl ed ottavo nei 100 sl. Il diciannovenne Matteo Miglio, tra i Cadetti, ha conquistato la piazza d’onore nei 200 misti mancando invece la medaglia per un soffio nei 50 e nei 100 farfalla (due quarti posti) e nei 50 sl dove è giunto sesto. Quasi tutti gli atleti della Libertas sono riusciti ad ottenere almeno un piazzamento in “top ten”: Matteo Piscitelli (Ragazzi 1° anno) è arrivato quarto nei 200 misti, quinto nei 100 dorso e sesto nei 100 farfalla. Edoardo Ceffa (Ragazzi 2° e 3° anno) ha portato a casa due quinti posti nei 100 e nei 200 rana oltre al decimo tempo nei 100 sl. Federico Forcignanò (Juniores) è stato due volte settimo nei 50 dorso e nei 50 farfalla. La staf fetta maschile 4x100 sl Ragazzi, composta da Cef fa, Flavio Barcellino, Dell’Olmo e Piscitelli ha infine fatto segnare il settimo tempo. Un bilancio in definiva positivo, che ha consentito alla Libertas Team Novara di issarsi al nono posto assoluto (prima tra le novaresi) nella classifica per società su 25 partecipanti. Al Campionato Regionale estivo di categoria hanno gareggiato, per il sodalizio novarese, anche Salvatore Noviello, Chiara Iacometti, Darya Sotnykova, Gloria Raucci, Andrea Pannunzio, e la staffetta maschile 4x100 mista Ragazzi, composta dai già citati Piscitelli, Ceffa, Dell’Olmo e Noviello. Per alcuni dei nuotatori novaresi non è però ancora tempo di vacanze: all’orizzonte ci sono infatti i Campionati Italiani giovanili di Roma, che dal 25 al 27 luglio vedranno impegnati i Ragazzi e dal 6 al 9 agosto gli Juniores ed i Cadetti. Nei prossimi giorni si saprà quali alfieri della Libertas si saranno qualificati all’appuntamento che chiuderà ufficialmente la stagione agonistica 2012-2013. 41


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Al disnà da Setémbar di P.L.D.A.

TORTA DI SPINACI Impastate 300 gr.di farina bianca con 100 gr.di burro a pezzetti, un pizzico di sale, tre uova intere, una bustina di lievito per pane e un po~ di latte tiepido. Lasciate riposare per due ore la pasta fatta a palla in un luogo tiepido e coperta da un canovaccio. Lessate 800 gr.di spinaci, tritatele bene e aggiungete 150 gr.di ricotta, un pizzico dj noce moscata e tre cucchiai di parmigiano grattugiato. Assaggiate e regolate di sale e di pepe. Foderate uno stampo rotondo ben imburrato con metà della pasta tirata a sfoglia coprendo anche il bordo dello stampo. Riempite con il composto di spinaci e ricavate con un cucchiaio tre spazi dove romperete tre uova. Ricoprite con l~altro disco di pasta, chiudete i bordi, ungete la superfice con un poco di olio e infornate per circa 30 minuti a 180 gradi. CONIGLIO ARROSTO AL MARSALA Preparate un coniglio di circa un chilogrammo per la cottura e tagliatelo a pezzi che strofinerete cun uno spicchio di aglio. Disponeteli in un tegame con 50 gr.di hurro e un cucchiaio di olio, un rametto di rosmarino, uno spicchio di aglio e fateli ben rosolare; togliete lo spicchio di aglio, salate, pepate e aggiungete quattro cucchiai di marsala che lascerete evaporare, poi aggiungete un bicchiere di acqua e coprite il tegame. Lasciate cuocere il coniglio per circa un·ora e se il sugo non si foaae del tutto consumato, togliete il coperchio ed alzate la fiamma negli ultimi minuti di cottura. Un vino rosso leggero andrà benissimo.

Antica Enoteca Guidi Un sommelier al Vostro servizio Corso della Vittoria, 5/B - Tel. 0321/626762 - Novara 42


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L’ u r ò s c u p d a l P i n è l a p a r S e t é m b a r Cravón (Ariete): Si drovi al Yogurt inveci dal savon par lavav la facia l’è meij. Tor (Toro): Sta tént al fidigh, regulat int al mangià e’ntal bev. Gemèj (Gemelli): Sa ti cumpri o ti vendi a sarà sempar un bon afari. Càncar (Cancro): Tüt bén in amur, ma stà tént a mia tirà la corda. León (Leone): Ti sè püssè simpatich d’impartì che cunt i altar. Vérgin (Vergine): Se ti vè a fa spesa, par tüt al més at prutegia la lüna. Balansa (Bilancia): Lassat mia pià in gir. Cula spesa lì l’è mia necessaria. Scurpión (Scorpione): Cerca da ricurdat che un bagn cald a rilassa i nerv. Sagitari (Sagittario): L’impegn e la dedission i van bén, ma stracat mia tròp Capricornu (Capricorno): L’e mia al mumént da fa di spesi. Spèta un atim. Aquari (Acquario): Sti tént int al laur, l’è mia un mumént bòn. Pèss (Pesci): Ti devi rilassat e lassà per par un atim la palestra.

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S.R. 211 della Lomellina - 28071 Borgolavezzaro (NO) 43


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Puesia Una dedica a Maria, Mamma del Cielo, per tutta l’umanità.... ed alla Famiglia Nuaresa, nell’Anno della Fede 2013

“Vieni o Mamma” Vieni o Mamma nel mio cuore. Nuova Luce per i miei passi abituati a muoversi tra le ombre della vita terrena. Vieni, o Mamma... nella profondità della mia Anima ad illuminarLa con il Tuo Volto e con la Tua Corona di Stelle.

Alberto Gavinelli

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