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Famiglia Nuaresa An XXX N端mar 320 - L端j 2013

Cum端n da Nuara

Pruincia da Nuara

Region Piemunt

Circul dal 53

A.I.D.O.


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D d C d D d F d M d E d C d G d I d K d S d


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Dò paroli in cunfidénsa di Stefano Rabozzi

CUMÜN DA NUARA

Gh’è stai l’altar di un sciur, giamò in la cunt i ani che, pasandam renta al “mercato coperto” a m’ha fermà e m’hai dii: “Ch’a scüsa se i la distürbi, ma lü ch’lè denta imt i giurnal e al cugnussa anca cüi dal Cumün da Nuara, a ma spiega Dö paròli in cunfidénsa parchè in tira via i pulman propri la duminca? E déss cume di S. Rabozzi 3 i fo ‘ndà al cimiteri a truà la mè ‘Ngiulina e al mè fiö Mario, ch’i m’han lassà chi d’imparmi trop prestu. E cume i fo ndà ‘ Cento anni per il Sacro Cuore a fa la spesa al supermarket, dèss ch’hin duert anca la dudi R. Pezzana Sara 4 minca? Ch’al prova lü, sciur dutur, sl’è bòn da fagh cambià Divagazioni sul Lago Maggiore idea. Grassie, neh, e ch’a ma scüsa ‘ncura”. di G. Marelli Gambelli 8 Mi i seri int un imbarass che se i pudevi i ‘ndavi suta al pavimént da marcà. Fantastica Ghemme di C. Rabozzi 12 Am dispiaseva trop che cul povr’oman li al pudeva pü fa di robi par lü da grand impurtansa cume al faseva da ani e Memorial Poggi Steffanina cüi ani li i passavan ogni an püssè e lü al faseva sémpar püsdi A Poggi Steffanina 14 sè fadiga stà al mund. Se pö anca al Cumün al tira via i curieri la duminca alura Et Silente Deleo cul povar umètt li lìè pröpi ciulà e anca cui poch mumént d’adi G. Bianco 18 fèt e d’amur ch’al gaveva int al cör i van a fass benedì. Mi capissi i esigensi dla SUN da fa quadrà i bilanci, da Camminarmangiando di M. Rognoni 20cercà da fa ‘nda bén la baraca, ma cul sciur li, povar mischin, cume al fa ‘ndà trua la dona, al fiö e fa la spesa? Gli effetti della Guerra sociale Vi altar, Cumün e SUN, pensigh inscima un atim.int al fradi E. Spina 26 témp a fa la spesa e al cimiteri, al Giuan i la portarò mi, cusì na pufiti par di na preghierina anca mi ai mè mort. Il Rotary Club di M. Zucca Marmo 30

In questo numero:

Kaboom Biella Fumetti di I. Pellizzari Si ricomincia!!!!! di G. Chiorazzi

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FAMIGLIA NUARESA ©

Associazione di Promozione Sociale Pressidént Unurari: Giulio Mainini Pressidént e Diretur Respunsàbil: Stefano Rabozzi Vice Pressidént: Lorella Perugini Sede Sucial: Via Sottile, 6 - 28100 Nuara - Tel. 338 8919005 E mail: srabozzi@alice.it - Sit web: www.famiglianuaresa.it© Aut. Trib. Nuara n. 13 dal 23.08.83 - Stampa: Italgrafica, Via Verbano, 146 - Nuara - Vevar Iscrissión int l’Albo di Lìberi Assuciassión dal Cumün da Nuara n. 182 - prut. 5136 dal 20.02.96 e iscrissión int al Regìstar dla Pruvincia da Nuara di Assuciassión da Prumussión Sucial n. 1/NO cun determinassión n. 800 dal 19.02.2007

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Realisà cun l’ajüt finansiari dla Region Piemunt, L. R. n. 26/90 Iscrissión al Regìstar Nassiunal dla Stampa n. 7381 prot. 6728/00/rm2 dal 20.6.2000. Foto da cupertina: Il monumento a San Francesco d’Assisi nella piazza antistante la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Novara (Foto S. Rabozzi©) As poda mia ricupià, anca sultant un toch di futugrafii e di articul da cul giurnal chì, sensa l’auturisassion scrita dl’Editur. I culaburassion hin vuluntarii e mia pagà.


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Novara

Compie 100 anni la parrocchia del Sacro Cuore di GesĂš La visita della mostra fotografi- na Silva Cornaglia presso la Parca, allestita con grande passione e rocchia del Sacro Cuore, in occacompetenza dalla signora Giovan- sione del centenario della stessa, ci 4

accompagna in un percorso assai interessante attraverso la storia non solo di un quartiere, ma dell’evolu-


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zione di un’intera città. L’inizio del XX secolo presentava una Novara prevalentemente rurale grazie ad un di R. territorio circoPezzana Sara stante fertile e produttivo, ma anche una città pronta a passare da piccolo a grande centro di industrie e traf fici commerciali. La sua posizione geografica è sempre stata, nell’arco dei secoli, e lo è tuttora, un punto di vantaggio o svantaggio a seconda delle situazioni. La stazione di cui disponeva unita allo smistamento merci, permetteva un collegamento scorrevole con Genova, Torino e Milano, col Sempione, la Valsesia ed il Lago Maggiore; inoltre la creazione di grandi opere di irrigazioni, nate per fini agricoli, favoriva le industrie che potevano quindi produrre forza motrice ricavata dall’acqua a mezzo di turbine, a basso costo. Questo fu motivo di richiamo di investimenti soprattutto dalla Lombardia. La sua vocazione manifatturiera viene testimoniata dalle numerose fabbriche sorte nell’arco di pochi decenni nei vari quartieri, compreso quindi quello del Sacro Cuore. Si pensi alla fabbrica di laterizi, mattoni e tegole artistiche colorate della fornace Bottacchi, alla fabbrica di passamanerie di via Silone, ai calzifici, alla cereria, il tutto documentato da numerose fotografie dell’epoca. Nel 1909 Giovanni De Agostini venne da Roma per impiantare una tipografia stanziandosi dove ora sorge la Rotonda. Egli proveniva da una stirpe di cartografi, fondatori dell’istituto geografico omonimo e grandi esploratori ed introdusse in Italia la moderna cartografia dopo lunghi studi in Germania, oltre alla

realizzazione del primo Calendario Atlante, tradizione mai abbandonata. In quel contesto, il Vescovo di Novara mons. Mattia Vicario, che ricoprì la sede novarese dal 1901 al 1906 ed il suo successore mons. Giuseppe Gamba (1906-1923), considerarono che il rione detto “Cittadella”, cresciuto in un decennio sino ad avere circa 3000 abitanti, per lo più impegnati nelle moderne attività industriali e commerciali,

avesse l’esigenza di usufruire di una Chiesa di riferimento per i nuovi numerosi fedeli. Tale rione ebbe un notevole incremento demografico, grazie agli insediamenti industriali, rispetto al centro storico ed agli altri sobborghi periferici. Dal censimento del 1881 risultava che Novara avesse 27000 abitanti con un incremento decennale del 2,7% totale; mentre tra il 1901 ed il 1911 in centro si cresceva

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dell’1,6%, nei borghi di Sant’Agabio si cresceva dell’83% ed in quello di San Martino del 38%, la Cittadella raggiungeva il 99%. Tale risultato in Cittadella era dovuto anche ad una forte immigrazione ed all’insediamento di una classe borghese legata all’industria, che seppe dare una particolare connotazione architettonica che ancor oggi rende riconoscibile questa parte di città rimasta pressoché immutata. In questa realtà mons. Gamba

vori di costruzione; solo il 9 marzo 1919 il Santuario veniva benedetto ed aperto al culto. La cura dei fedeli venne affidata ai Padri Cappuccini, che vi rimasero sino al gennaio 2006 e di cui rimane il ricordo grato nel cuore di ogni fedele. Il primo parroco fu Padre Ottaviano, frate minore cappuccino, il cui ingresso in Parrocchia avvenne l’1 gennaio 1921. Negli anni successivi la Chiesa fu completata e sempre più abbel-

tutti riconosciuta. Scorrendo queste foto evocative di persone, di manifestazioni, di situazioni a volte ingenue ma altrettanto penetranti, si percorre un cammino fatto di fatiche e di slanci di generosità che raccontano un passato, spesso faticoso, ma che ci stimola per af frontare le dif ficoltà per il raggiungimento di un futuro che ci auguriamo migliore. Una nota più prosaica, ma simpatica e degna di essere segnalata è la creazione di un’etichetta di un vino rosso delle Colline Novaresi, dedicato alla Parrocchia Sacro Cuore di Gesù - Centenario 1913-2013, con una bella immagine della chiesa non ancora completa di campanile. Porta una bella spiegazione del significato del nome del vino “Draich”: “Così viene identificato l’arcobaleno nell’antico dialetto farese. Draich, misteriosa parola ha una certa assonanza con il Draig Talamh, il drago di terra evocato nella mitologia celti ca. È un essere alato dalla cresta iridescente che protegge tesori nascosti; di indole aveva in animo di erigere un san- lita con l’Altare Maggiore nel 1922, timida, se avvistato, sparisce rituario sacro al fine di commemora- il prezioso pulpito e la Via Crucis nel traendosi nel suo antro dorato. Si re contestualmente il centenario 1925, l’ardito campanile munito di comporta come l’arcobaleno che, dell’editto di Costantiniano del 313. concerto di cinque campane nel esibendo i suoi stessi colori, cuIl 29 giugno 19013, infatti mons. 1928, l’Altare della Madonna di stodisce tesori inavvicinabili e come Giuseppe Gamba, in accordo con Pompei e l’incoronazione dell’im- lui incanta ed è fuggevole.” la Curia di Novara, posò la prima magine della Vergine nel 1932. SeLa scelta di una bottiglia di vino pietra alla base della colonna di si- guirono i lavori di decorazione del- per festeggiare il centenario non è nistra all’imbocco del presbiterio: le cappelle da parte dei pittori Giu- casuale; è un modo per ricordare in essa venne collocata la perga- lio Cesare Mussi, novarese e che la Cittadella sino ai primi del mena a ricordo dell’avvenimento. Francesco Mazzucchi di Vigevano, ’900 era un rione in cui i vitigni riQuella Chiesa fu dedicata al Sacro oltre al completamento dalla faccoprivano una parte considerevole Cuore di Gesù e divenne il centro ciata con parti ornamentali in pie- di territorio, come si evince da vecspirituale della comunità del Quar- tra bianca che richiamavano la pre- chie fotografie. tiere del Sacro Cuore. ziosità del gotico. Una pianta di vite centenaria anIl suo progetto si deve a GiuLa comunità del Sacro Cuore cora sussiste in quartiere; quasi seppe Gualandi di Bologna, famo- dimostrò sin dall’inizio la sua cacertamente è l’ultima superstite delso per aver realizzato molte chie- pacità concreta di attivarsi per il ter- la Cittadella ora “accudita amorese importanti anche a Roma. ritorio, adattandosi alle esigenze volmente” nel giardino di una villa Purtroppo le dif ficoltà portate dei tempi che mutavano e senza tra- all’ombra del Campanile della Chiedalla I guerra mondiale del 1915-18 lasciare lo sguardo all’intera città, sa del Sacro Cuore. rallentarono sino a sospendere i la- con una generosità ed attenzione da

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IL POLO POSITIVO Novara - via Enrico Mattei, 58

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Divagazioni sul Lago Maggiore o Verbano L'immenso ghiacciaio che nel pleistocene alluvionali, migliaia di anni fa, dal San Gottardo si scioglieva ed esarava di G. Marelli dalla catena alpina Gambelli verso la pianura, prima della comparsa dell' "Homo Sapiens". (Per Novara è attuale nella notissima mostra), ha plasmato la roccia lasciando un solco irregolare; ne sono testimonianza gli avallamenti dei laghi (Maggiore, Orta, per la nostra regione, le colline moreniche e altissimi spuntoni rocciosi che ancora emergono dalle acque e che chiamano isole: San Giulio di Orta e Borromee del Lago Maggiore, citando solo le piu note.Oggi noi godiamo di un paesaggio movimentato, ridente anche per l'opera degli "Homines Sapientes" dei secoli piu recenti.

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Visto che stiamo spaziando fra i millenni, mi è caro soffermarmi sulla sponda piemontese del Lago Maggiore: Stresa, Lesa, Arona e, non ultime, le Isole Borromee. E' questo un nome che risuona in tante circostanze: proprietà terriere, idriche, eventi storici , culturali, religiosi,militari. Per tentare di capirne l'aspetto storico ho ricostruito, grazie a doc u m e n t i d'archivio, albero genealogico della famiglia Borromeo: è di dimensioni smisurate che non

posso rendere sulle pagine della rivista; tenterò di scegliere i personaggi più significativi, rispettando l'ordine di successione delle figure


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che interessano il nostro discorso...piemontese. Sappiamo che antenati leggendari vissero nei dintorni di Roma, discendenti da un mitico progenitore svevo che aveva sposato la figlia dell'Imperatore Enrico IV (10561106); era il periodo della lotta per le investiture che indeboliva l'autorità imperiale; scomunica di Enrico IV da parte del papa Gregorio VII (Dictatus Papae) (foto del Pontefice nell’altra pagina in basso) umiliazione a Canossa, Concilio di Worms (1178) (foto in alto) , concordato a favore della Chiesa. Il soprannome Borromeo venne dato a Lazzaro agli inizi del XIV sec. per i suoi servigi, e soccorsi prestati ai numerosi pellegrini che si recavano a Roma per il Giubileo (1300) indetto da papa Bonifacio VIII. I pellegrini erano chiamati Romei (esiste ancora la Via detta Romea nella parte meridionale del Veneto verso la Romagna) e quelli dal luogo che assistevano i pellegrini erano definiti " Buni Romei". Lazzaro, in quanto assistente, fu soprannominato "Bonus Romeus" da cui per successiva deformazione fonetica Borro Meo; segnò il nome di una famiglia che ha, ancora oggi, numerosi rappresentanti. Tutti i Borromeo erano di parte ghibellina e subirono persecuzioni e prigionia, tanto che dai dintorni di Roma dovettero trasferirsi a San Miniato (Firenze); proseguirono tutti la professione di commercianti e di banchieri e divennero noti esponenti dell'alta finanza fiorentina. La loro accorta politica matrimoniale li imparentò con le famiglie più influenti della società. Filippo Borromeo, ricco notaio, sposato con Tadda, cognata di Facino Cane, condottiero piemontese (Casale Monferrato 1300 ca - Pavia 1412) fu anche signore di Novara, servì Scaligeri e Visconti:questi ultimi ereditarono i suoi beni). Filippo proseguiva nella politica familiare ghibellina, fu arrestato e decapitato a Firenze nel 1370; i suoi beni confiscati ed i suoi figli costretti all'esilio forzato: Giovanni e Borromeo, risarciti poi dei loro

beni. Il primo, ricco banchiere, si trasferì a Milano entrando nell'orbita del potere visconteo, Borromeo anch'egli ricco mercante, si recò a Padova con la sorella Margherita; costei sposa Giacomo V italiani che sperpera il patrimonio familiare. Da Margherita e Giacomo Vitaliani nasce Vitaliano Vitaliani che viene adottato dallo zio Giovanni, senza figli, con l'obbligo di cambiare il suo cognome da Vitaliani in Borromeo. La famiglia Vitaliani era una delle più ricche di Padova e vantava le sue origini dal personaggio mitologico Troiano Antenore fondatori di Padova. La discendenza di Borromeo diede origine ai due rami della famiglia, quella sviluppatasi nella terra natia fiorentina e quello padovano. Entrambi i rami si estinsero nell'800. Vitaliano Borromeo (Ex Vitaliani) ebbe anche l'obbligo di recarsi a Milano ed iniziò la dinastia milanese col nome di Vitaliano I . Seppe introdursi nell'ammini-

strazione del Ducato di Milano, grazie alla fiducia in lui riposta da Filippo Maria Visconti con il conferimento del titolo di Conte di Arona nel 1446. Inizia per i Borromeo l'espansione sul Verbano che portò la famiglia, nei secoli successivi, a costituire uno "stato nello stato". Con il passaggio dai Visconti agli Sforza e la parentesi della Repubblica Ambrosiana, i Conti Borromeo incrementarono la loro ricchezza e i loro possedimenti, fra i quali la Rocca di Angera. La dominazione dei

Francesi e degli Spagnoli nel '500 non impedì alla famiglia di mantenere posizioni di potere. Da mercanti i Borromeo si trasformarono in latifondisti e molti intrapresero con successo la carriera militare. Giovanni I Borromeo "il Giusto" nel 1487 a Crevoladossola sconfisse gli Svizzeri che volevano invadere l'Ossola e il V erbano Occidentale per strapparli al Ducato di Milano. Va ricordato anche Lancillotto che nel 1501 acquistò le isole dette poi Borromeo. Il 2 ottobre 1538 nella Rocca di Arona nacque da Gilberto e Margherita de' Medici (sorella di papa Pio IV) Carlo (foto sotto), il futuro Arcivescovo di Milano e Cardinale della Chiesa cattolica. La sua immagine di corporatura robusta e di altissima statura, nella iconografia del '600 viene rappresentata senza barba egli invece portava la barba e la eliminò solo durante la peste del 1576 e mantenne per penitenza il viso rasato sino agli ultimi anni di vita. L'istituto del "nepotismo" favorì a Carlo una rapida carriera ecclesiastica; lo zio papa Pio IV, lo nominò Cardinale e segretario privato a 20 anni e dando esecuzione alle direttive o dello zio, riarprì, attuò e concluse il Concilio di Trento (1563) che portò alla vittoria del centralismo papale grazie all'Ordine dei Gesuiti, fondato da Ignazio di Loyola; a tale Ordine apparteneva anche Carlo Borromeo. Studiò a Pavia e si laureò in diritto canonico e civile nel 1559; ivi creò nel 1564 una struttura residenziale per studenti universitari di scarse condizioni economiche ma con alti livelli di attitudine allo studio: l' Istituto prese da lui il nome di "Almo Collegio Borromeo", oggi il più antico e prestigioso collegio storico di Pavia e d'Italia. Carlo, dopo la morte del fratello Federico, assume il controllo degli affari di famiglia e gli viene consigliato di lasciare l'ufficio ecclesiastico, di sposarsi e di avere dei figli per non estingure la dinastia familiare: egli rifiuta. Dopo la morte dello zio, Pio IV, nel 1566 lascia la corte pontificia prendendo posses-

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so della Diocesi di Milano; da 80 anni mancava un vescovo residente, che tuttavia godeva dei beni ecclesiastici; la situazione di degrado fu affrontata ristabilendo la disciplina nel clero, negli ordini maschili e femminili, rafforzando la moralità dei sacerdoti e la loro preparazione religiosa con la fondazione di seminari: il seminario maggiore di Milano, il seminario Elvetico e altri minori; nelle sue opere fu aiutato dagli ordini dei Gesuiti, dei Teatini, dei Bernabiti e fondò la Congregazione degli Abbati di Sant'Ambrogio (1578) (Foto sotto). Tutto ciò non avvenne per via pacifiche: ebbe la forte ostilità da parte di coloro che vedevano lesi i propri privilegi: i governatori spagnoli, i senatori, i nobili. Importante la protesta dell'ordine religioso degli Umiliati e quella degli abitanti delle Valli Svizzere, le cui idee si distanziavano d a lla ch iesa ca tto lica approssimandosi a posizioni protestanti e calviniste. Subirono repressioni feroci tanto che quattro membri dell'ordine degli Umiliati attentarono alla vita di Carlo Borromeo. Gli Umiliati risiedevano nei dintorni di Milano, dove iniziava la distesa agricola, a Vi-

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boldone; costituivano un complicato sistema religioso che mescolava frati e laici in una struttura produttiva che divenne la più ricca dell'Italia Settentrionale. Il loro edificio centrale e rappresentativo era il Palazzo che oggi si chiama Brera (nella foto sopra l’ingresso), nel cuore di Milano da dove provenivano quei ribelli che ebbero la malaugurata idea di sparare il colpo di archibugio al Cardinale Carlo Borromeo il quale aveva iniziato una crociata contro i teatri e contro i "parini" che gli operosi Umiliati con "simpatico" profitto procuravano ai teatri. L'abbazia di Viboldone reca un affresco rappresentante il Giudizio Universale, l'esec u t o re è d e lla scuola degli Scrovegni a Padova. Le prove principali della santità di Carlo Borromeo: la cessazione improvvisa della peste del 1576-77 dopo una durissima carestia, in occasione di una solenne processione propiziatoria, la sopravvivenza all'attentato di un Umiliato Gerolamo Don a t i; i c o lp i d i archibugio carico

di palle e di quadrati di ferro diretti alla schiena del presule, inginocchiato a pregare, lo colpirono di striscio, ferendolo solo superficialmente. Un altro merito, nel processo di canonizzazione, fu la "castità" che egli mantenne rigorosamente, nonostante le tentazioni che la vita nella società gli poteva presentare. Accettò l'ubbidienza e la povertà; non avrebbe voluto che i "dissidenti" e gli "attentatori" fossero puniti e condannati dal tribunale dell'Inquisizione; lasciò tutti i suoi bene all'Ordine dei Gesuiti per finanziare opere religiose e benefiche. Morì il 3 novembre 1584 a Milano, fu proclamato santo nel 1602 e canonizzato nel 1610. Il 4 novembre si celebra ogni anno la festa religiosa a lui dedicata. La "divagazione" lacustre mi ha ricondotto ad Arona, puntellata da una infinità di date: mi giustifico con una metafora: esse sono lo scheletro della storia, senza le quali i fatti e i personaggi non starebbero in piedi anche se soggetti ai giudizi discordanti. Montale in "Satura" afferma che "la Storia non è magistra di mente che ci riguardi, tuttavia la sua sfida contro l'oblio del tempo è appassionante. Rimando ad un'altra puntata le notizie sul Cardinale Federico Borromeo, dell'interpretazione manzoniana e di Lesa.


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10 ANNI DI… La storia si racconta con le immagini - Novara Jazz 10 anni di.. concerti, dj nights, elettronica, Jazz Brunch e Tramonti in Jazz, arti visive e specialmente fotografia: un percorso visivo realizzato nella mostra presso Casa Bossi, in collaborazione con Comitato d'Amore per Casa Bossi e con Società Fotografica Novarese. Novarajazz spegne dieci candeline e ripercorre, nella splendida Casa Bossi, la sua storia in fotografia. Venticinque stampe, esposte grazie ad un allestimento costituito da pannelli autoportanti di M. Zurlo e illuminazione a led. Dagli esordi ai grandi concerti internazionali, Casa Bossi racconta attraverso le immagini i dieci anni di festival firmati Novara Jazz. Una selezione di una serie di stampe degli scatti di alcuni dei più prestigiosi fotografi che dai primi anni hanno seguito il festival e di immagini realizzate dalla Società Fotografica Novarese. Immagini che sono state presentate in un percorso cronologico, in cui ogni edizione è stata introdotta da un pannello con una breve storia, i concerti presentati e i fotografi, mentre ogni foto è stata illustrata con una didascalia a raccontare l’artista e i protagonisti del festival. Uno slideshow ha mostrato invece, attraverso una proiezione al termine del percorso visivo, una selezione più ampia per restituire al pubblico la profondità dell'archivio. I fotografi selezionati per l'esposizione e che, grazie ai loro obiettivi, hanno messo al centro i momenti di Novara Jazz Festival sono molti, italiani e internazionali. Ma il fattore che accomuna tutti è la sorprendente capacità di cogliere e di trasmettere gli attimi più emozionanti ed espressivi degli artisti che si sono succeduti sul nostro palco in questi dieci anni di storia. Un importante contributo per la realizzazione del catalogo della mostra è arrivato anche da coloro che seguono e che hanno supportato il festival in tutti questi anni grazie al crowdfunding.

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Bicentenario della fondazione dell’Ar ma

Pagine a cura di Chiara Rabozzi Testo di R. Del Boca

Fantastica Ghemme festeggia i CC Folla delle grandi occasioni a Ghemme per l’esposizione dei mezzi militari dei Carabinieri

Si sono svolti i festeggiamenti a Ghemme per il bicentenario della fondazione dell’Arma. Unricco calendario di eventi per “ringraziarli ha spiegato il sindaco Alfredo Corazza - della vicinanza quotidiana e dell’impegno che da sempre l’Arma dei Carabinieri profonde nelle nostre zone”. In piazza Castello, si è tenuta un'esposizione di mezziblindati, auto, apparecchiature degli artificieri e della Scientifica, moto e si 12

sono tenute delle esibizioni che hanno siscitato la curiosità dei ghemmesi e l’entusiasmo degli alunni delle scuole. Contestualmente nella sala di palazzo Gallarati è stato proiettato un documentario sulla figu ra del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (foto a lato) nel quale sono stati ripercorsi i suoi ultimi cento giornia Palermo come Prefetto antimafia. Alla manifestazione erano


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presenti diverse autorità tra cui Sua Eccellenza il Prefetto di Novara Francesco Paolo Castaldo, il Comandante della Legione Piemonte e Valle d’Aosta, Generale di Divisione Pasquale Lavacca, e del Procuratore della Repubblica del Tribunale di Novara Francesco Saluzzo. Il 7 giugno si è tenuta la premiazione per le scuole elementari, medie e superiori della zona indetto dall’Amministrazione Comunale e il

concerto della nuova filarmonica ghemmese dedicato all’Arma dei Carabinieri. La conclusione degli eventi avverrà il 21 novembre 2013 con la celebrazione da parte di Monsignor Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara, della Virgo Fidelis, patrona dell’Arma dei Carabinieri.

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L' OPEN 2013 DI TENNIS MEMORIAL “DOTT. ETTORE POGGI STEFFANINA”

Vincono Tessaro (Italia) e Zmau (Romania) Giovedì 23 maggio 2013 si è svolta la fase finale del Torneo Open singolare maschile e femminile di tennis presso il Tennis Club Piazzano che anche quest’anno è stato dedicato alla medi A.Poggi moria del Dott. Ettore Poggi Steffanina (foto al lato destro della paSteffanina gina), commercialista novarese, prematuramente scomparso il 25 agosto 1981 alla giovane età di quarantuno anni. 14

Nato a Novara il 8 giugno 1940, pochi mesi prima che il padre Ten. Pilota Pier Antonio Poggi si sacrificasse per la Patria l’11 novembre 1940 sul cielo della Manica in missione di guerra, ha conseguito la Laurea in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Pavia. Stimato Commercialista in Novara, appassionato di politica come il padre, ha militato nel Partito Liberale Italiano (P.L.I.) di cui è stato il Presi-


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dente della sezione del partito di Novara e componente del Direttivo provinciale. Nell’anno 1980 è stato eletto nel Consiglio Provinciale di Novara per il Partito Liberale Italiano, dove ha ricoperto la carica di Assessore alla Pubblica Istruzione; e stato anche Consigliere del Comune di Orta San Giulio. Inoltre è stato Sindaco Supplente della Banca Popolare di Novara, Consigliere d’Amministrazione dell’Ospedale Maggiore di Novara, Revisore dei Conti dell’Automobil Club d’Italia e membro del Collegio dei Revisori dei Conti del Partito Liberale Italiano. Amante dello sport, giocatore di tennis ed Arbitro Internazionale è stato il Fondatore dello storico Tennis Club Piazzano di Novara nel 1950 ed ha ricoperto la carica di Presidente dal 1966 al 1980, anno in cui ne viene nominato Presidente Onorario. Nel 1978 è stato eletto nel Consiglio Federale come revisore dei Conti della F.I.T. . E’ stato socio del Rotary Club Novara, del Club Unione e del Panathlon di Novara. Il Torneo Open singolare maschile e femminile ha visto laurearsi nelle due finali un rappresentante della Lombardia e una della Romania che vive in Piemonte: la giovane rumena Michele Alexandra Zmau (2.4) che abita a Torino ha vinto la finale imponendosi in due set 6-0, 6-2 sulla rivale biellese Francesca Bullani (2.8). Invece il comasco Edoardo Tessaro (2.4), ha battuto in tre set il maceratese Nicolas Compagnucci (2.5) col punteggio di 6-0; 3-6; 6-3. La competizione, con un montepremi di

1.490,00 euro, ha avuto la partecipazione di 94 tennisti e 41 tenniste provenienti da molte regioni italiane e anche dall’estero (Lombardia, Piemonte, Lazio, Emilia Romagna, Umbria, Marche, Romania e Brasile) e prevedeva tre fasi sia a livello maschile che femminile: nella prima si sono scontrati i non classificati e i 4^ categoria e solo i primi 4 della classifica hanno conquistato l’accesso alla seconda fase in cui hanno dovuto affrontare i partecipanti di 3^ categoria. Anche in questo caso solo i primi quattro classificati hanno potuto sfidare i tennisti più bravi di 2^ categoria per contendersi il primato e vincere la 32^ edizione del prestigioso Trofeo memorial “Ettore Poggi Steffanina". Per la seconda volta consecutiva gli atleti novaresi non sono riusciti ad imporsi sugli avversari e il titolo si è spostato dalla nostra città: nel 2012 Federico Montalenti ha perso la finale maschile e nel 2013 nessuno è riuscito a qualificarsi per giocare il match più importante. Quest’anno i due Trofei memorial “Ettore Poggi Steffanina" sono stati assegnati e consegnati dalla moglie Carla Poggi Steffanina e dai figli Simona e Antonio, giovedì 23 maggio 2013 alle ore 19.30 presso il Tennis Club Piazzano, a Edoardo Tessaro vincitore della finale maschile e a Michele Alexandra Zmau vincitrice della finale femminile. Alla premiazione dei finalisti hanno presenziato molti spettatori, i membri del Direttivo del Piazzano, il Presidente e Giudice Arbitro Domenico Foti, il vicepresidente Marco Morotti, il Giudice Arbitro Gabriele Nuvolone, il Giudice Marti15


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na Martinoli, il Maestro e Direttore del Torneo Fabrizio Petterino, Anna Petterino, il Maestro Matteo Sacchi e Roberto Brivitello in rappresentanza del Sindaco di Novara. Gli organizzatori del Tennis Club Piazzano sono veramente soddisfatti per il grande successo conseguito con l’edizione appena conclusa dell’Open 2013 che ha riscontrato un elevato incremento di iscritti non solo italiani ma anche internazionali, raddoppiati rispetto allo scorso anno, e che ha permesso a Novara di apprezzare un ottimo gioco del tennis sia a livello tecnico e agonistico, mettendo in luce molte talentuose promesse della terra rossa. E’ già iniziata la pianificazione del 33° torneo di tennis memorial “Dott. Ettore Poggi Steffanina” che prevederà ancora la

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formula dell’Open e si svolgerà nel mese di giugno 2014: l’intenzione è di potenziare il montepremi per incentivare l’adesione di tennisti e tenniste di categoria superiore e permettere agli spettatori di assaporare una qualità di gioco sempre più spettacolare. Dalla metà degli anni '80 viene realizzato tra maggio e giugno presso il Tennis Club Piazzano di Novara il Trofeo Ettore Poggi Steffanina che ha visto negli scorsi anni anche l'organizzazione di competizioni nazionali maschili di serie B, tra cui ricordiamo: • 8-23 settembre 1984 torneo di tennis nazionale maschile e femminile Cat. C – NC con montepremi 1.455.000 lire • 2-8 maggio 1988 torneo di tennis nazio-


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nale maschile di serie “B” • 29 aprile – 5 maggio 1991 torneo di tennis nazionale maschile di serie “B” • 3-9 maggio 1993 torneo di tennis nazionale maschile di serie “B” • 8-16 giugno 1996 torneo di tennis maschile Circuito Satellitare Internazionale “ItalyTwo” con premio da 25.000,00 $ LE ULTIME SETTE EDIZIONI DEL TROFEO “DOTT. ETTORE POGGI STEFFANINA” SONO STATE LE SEGUENTI: •

2-10 GIUGNO 2007 - NIKE JUNIOR TOUR (Trofeo 2007 “Ettore Poggi Steffanina” assegnato a Alberto Scagnelli – Italia, vincitore del torneo) • 7-15 GIUGNO 2008 TORNEO NAZIONALE TENNIS MASCHILE 2^ CATEGORIA (Trofeo 2008 “Ettore Poggi Steffanina” assegnato a Mohcine Rudami – Marocco, vincitore del torneo) • 30 MAGGIO - 7 GIUGNO 2009 TORNEO TOPOLINO (Trofeo 2009 “Ettore Poggi Steffanina assegnato a Giovanni Fonio - Italia, secondo classificato al torneo) • 29 MAGGIO – 6 GIUGNO 2010 TORNEO TOPOLINO (Trofeo 2010 “Ettore Poggi Steffanina” assegnato, alla carriera, al Maestro di tennis Fabrizio Petterino - Italia, direttore del Torneo 2010) • 28 MAGGIO – 5 GIUGNO 2011 TORNEO TOP JUNIOR (Trofeo 2011 “Ettore Poggi Steffanina” assegnato, alla carriera, al Geom. Domenico Foti – Italia, già Presidente del tennis club Piazzano dal 1980 al 1994 e dal 2004 al 2009) • 15 – 29 SETTEMBRE 2012 T ORNEO OPEN MASCHILE E FEMMINILE 2^ CATEGORIA LIMITATO 2.6 (Trofeo 2012 “Ettore Poggi Steffanina” assegnato a Michele Scaglia e Katrin Tebaldini vincitori del torneo) • 5 – 23 MAGGIO 2013 TORNEO OPEN MASCHILE E FEMMINILE (Trofeo 2013 “Ettore Poggi Steffanina” assegnato a Edoardo Tessaro e Michele Alexandra Zmau vincitori del torneo) PALMARES TROFEO DI TENNIS “DOTT. ETTORE POGGI STEFFANINA” 2007

Alberto Scagnelli

Italia

2008

Mohcine Rudami

Marocco

2009

Giovanni Fonio

Italia

2010

Fabrizio Petterino

Italia

2011

Domenico Foti

Italia

2012

Domenico Scaglia

Italia

2012

Katrin Tebaldini

Italia

2013

Edoardo Tessaro

Italia

2013

Michela Alexandra Zmau

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o e l e D r e t n e l i Et S

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“… nei nostri voli fa che benigna ci sia la sorte, che il vento ci sia fratello, sorella la bufera…“

di L. Bianco

Sembrerà strano ma è vero, una buona parte dei reparti dell’ attuale Aeronautica Militare è nata a Cameri. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, l’ aeroporto di Cameri fu sommerso da reparti che in parte vi nacquero ed in parte lo usarono per le loro attività. Il 1 Aprile 1940 ha sede il 43° Stormo Bombardieri Terresti, dal 1 ottobre 1940 al 14 agosto 1942 il 7° Stormo Bombardieri Terrestri. Nel periodo che và dal 15 agosto 1942 al 22 aprile 1943 ha sede dapprima il Reggimento “Duca d’Aosta” e poi in contemporanea il 1° N.A.V.S.M. (Nucleo Addestramento Volo Senza Motore). Con disposizione ministeriale del 22 febbraio 1942 il 15 maggio 1942, a Cameri, veniva costituito il "Battaglione Loreto" (immagine a fianco), gli attuali Fucilieri dell’ Aria ed 18

oggi inquadrati n e l 1 6 ° Storm o , c o n precisi compiti di "occupazione dei campi sgomberati dal nemico per la successiva costituzione di aeroporti, attivando un iniziale nucleo di servizi per il funzionamento e una parte dedicata alla difesa del campo". Il 16 Novembre 1942 l'Unità fu accorpata al "Battaglione Paracadutisti" (precedentemente creato) per costituire successivamente il Reggimento d'Assalto "Duca d'Aosta". Ma non è finita qui, nell’autunno del ’42, con notevole ritardo su inglesi e tedeschi, lo Stato Maggiore bandì un concorso per 250 allievi piloti aliantisti riservato a

possessori di brevetto “C”1 della classe 1921 già in servizio presso la Regia Aeronautica, soltanto una dozzina di volontari si presentò all’aeroporto di Cameri sede del costituendo 1° Nucleo Addestramento Volo Senza Motore, il cui comando era stato af fidato al Ten. Col. Adolfo Contoli, già volovelista istruttore a Pavullo. Tuttavia questo primo gruppo inizio dal 5 novembre 1942 i primi voli di ambientamento con l’ AVIA FL3 (foto a fianco) e vennero inquadrati nella prima sezione del 1° corso Aquila per aliantisti militari che sarà più tardi costituito da circa 80 allievi. Nacque così a Cameri anche la Scuola Volo a Vela della Regia Aeronautica. Fù inoltre istituito un servizio antisabotaggio ed anti paracadutisti al quale partecipavano gli allievi che si svolse dal 1/12/42 al 21/4/43 cioè sino a quando il gruppo non fù trasferito ad Orio al Serio. Tra le tecniche che venivano insegnate una sicuramente fantasiosa e poco efficace era quella di evitare in fase di atterraggio le installazioni dei grossi pali intorno agli obiettivi sensibili detti “asparagi di Rommel” . Ovviamente queste protezioni non funzionarono a dovere e nelle pochissime missioni fatte dagli aliantisi gli “asparagi” non furono mai un problema.


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A Cameri era possibile conseguire tre diversi tipi di licenze: l’attestato “A” veniva ottenuto allorché, dopo un lancio aeroelastico a 50 m. di quota, si dimostrava la propria capacità di eseguire una virata a destra ed una a sinistra, entrambe di 90°; l’attestato “B” spettava ai piloti che fossero stati lanciati con elastico ad una quota di

più 5’!), sopravvive oggi un solo tipo di brevetto che, chiamato “C” fino alle recenti riforme, è ora semplicemente identificato come “licenza di pilota d’aliante”. Peraltro la vecchia nomenclatura è in qualche modo ancora pr esente, laddove ogni pilota di aliante che abbia dimostrato di saper compiere un percorso di almeno 50 Km, un guadagno di quota 100 m., eseguendo d i a luna virata di 180°, un otto ed una meno 1.000 m. spirale con atterraggio in un reted una permanenza in volo di 5 ore tangolo prefissato di 50 x 100 m., il può fregiarsi di quello che viene tutbrevetto “C” richiedeva invece la t’oggi chiamato “C d’argento”, cui capacità di decollare al traino di un segue il “C d’oro” (300 Km e 3.000 aereo, di sapersi sostenere per al- m. di guadagno) ed i tre diamanti” meno 5’ al di sopra della quota di (il primo conquistato con un 300 sgancio ed infine di sapere eseKm prefissato, il secondo con un voguire una scivolata d’ala a destra ed lo di 500 Km ed il terzo con 5.000

negli Stati Uniti. Agli inizi degli anni 40 lo Stato Maggiore dell’Aeronautica non aveva ancora preso in seria considerazione l’eventualità di costituire reparti aliantistici. Soltanto le imprese degli aliantisti della Luftwaffe, ad Eben Emael prima ed a Creta poi, scossero i vertici della Regia dal loro torpore, infatti, alle prime luci del 10 maggio 1940 nove alianti tedeschi piombarono silenziosamente entro il perimetro del complesso fortificato belga di Eben Emael, ne balzarono fuori un’ ottantina di guastatori e, in poche ore, l’intera struttura fù messa fuori uso. Perdite tedesche: sei uomini. L’esigenza di conquistare la roccaforte di Malta, impresa per la quale era in corso d’addestramento la nuova divisione paracadutisti “Folgore”, rendeva probabile l'utilizzo di una componente aliantistica da parte delle nostre Forze Armate,

una a sinistra. Ogni licenza aveva il rispettivo emblema: un albatros bianco in campo azzurro per l’attestato “A”, due albatros per il “B”, e tre per il brevetto“C”. Avendo il progresso tecnico delle costruzioni aeronautiche ed il miglioramento delle conoscenze meteorologiche reso del tutto anacronistici i suddetti requisiti (un qualunque allievo alle prime armi, in una giornata che dal punto di vista del volo è accettabile, è in grado di veleggiare per ben

ma non fecero in tempo ad entrare in azione, l’ armistizio li sorprese ancora in fase preparatoria. Finì quindi prima ancora di cominciare l’ avventura degli aliantisti militari italiani. Si chiude così una storia aeronautica molto particolare, quella degli aliantisti militari italiani dell’ultima guerra, sempre in perenne addestramento, in attesa di una missione che non sarebbe arrivata mai.

m. di guadagno di quota). Gli alianti andavano in volo utilizzando la tecnica SNATCH PIKUP che era basato su di un grande cappio di corda, ad una estremità era agganciato l’aliante, l’altra era tenuta alta da due pali molto distanti tra loro. Il C47 (foto sopra) volando molto lento e basso, agganciava con un lungo uncino la parte alta del cavo e strappava l’aliante da terra. L’ idea era stata suggerita dal sistema prelievo sacchi postali nei piccoli centri rurali

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Nella frazione Santa Cristina di Borgomanero, oganizzata dall’Associazione “Terre della Croatina - Cascinarmangiando”

Cascinar

mangiando n. 15

di M. Rognoni

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Domenica 16 giugno, nella popolosa frazione Santa Cristina di Borgomanero, si è svolta la quindicesima edizione della passeggiata enogastronomica “Cascinarmangiando”. I circa 2.200 partecipanti hanno potuto app rezzare le bellezze del paesaggio e gli ottimi piatti preparati, in ogni tappa, dai volontari all’interno delle cascine della frazione. Grazie anche al tempo favorevole, la giornata è stata occasione per trovarsi in tanti e divertirsi non solo durante le soste ma anche lungo i sentieri che portavano da una cascina all’altra. Ad ogni tappa veniva servito un piatto: alla

Cascina Colombera c’era l’aperitivo (pizza doppia, spicchi di grana, spiedino oliva–mortadella–Emmental, aperitivo analcolico e sangria); presso la Cascina Fagnani ecco l’antipasto (salame della duja, coppa, salame felino, insalata di fagioli, bruschetta rossa); all’interno della Cascina Fontana venivano serviti i primi piatti (paniscia e pasta al pomodoro); nei pressi della chiesa di S. Alessandro un gradito sorbetto; nella suggestiva Cascina Caristo i secondi piatti (lonza di maiale al forno e insalata di stagione); giunti alla Cascina Valazza i formaggi (toma valsesiana e “for-


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maggino del contadino” con cipolle); la frutta era servita presso il Casale Cima ed infine, nell’area attrezzata del centro della frazione, era la volta del dolce “del Dè” e del caffè. Tutti i piatti, serviti con i vini della zona, hanno riscosso grande successo perché preparati con maestria dai volontari che fanno parte di una grande organizzazione che ha saputo unire professionalità e bravura nell’allestire un evento non certo facile da pianificare ed impostare. Vittorino Moia, il presidente dell’Associazione, ci ha detto di essere soddisfatto e contento di vedere sempre più gente felice di partecipare ad una manifestazione entrata ormai a fare parte degli appuntamenti del mese di giugno. Certo, si parte da gennaio con la programmazione e la messa a punto dei dettagli quindi non è cosa da poco, ma si viene ripagati pienamente dall’allegria e la soddisfazione che si può notare tra i partecipanti. Il territorio della frazione si presta pienamente a questo tipo di manifestazione in quanto S. Cristina è circondata da una serie di cascinali, attualmente abitati. La zona è ricca di colline, sali e scendi, boschi, antiche sorgive e coltivazioni di antichi vitigni autoctoni come la Croatina. I partecipanti, come detto, vengono accolti con squisita disponibilità dagli abitanti e dalla perfetta macchina organizzativa. Per chi naviga in internet c’è a disposizione un completo sito internet dove si possono avere tutte le informazioni necessarie sulla manifestazione: www.cascinarmangiando.com. Dal sito ecco la storia dell’associazione. L ’Associazione Terre della Croatina-Cascinarmangiando nasce nell’ormai lontano 1999, dalla passione di alcuni amici che hanno in comune l’amore per la propria terra e le proprie origini contadine e che portano, all’interno del gruppo, ognuno un proprio bagaglio di esperienze incredibili, già vissute con altre associazioni del paese. Si costituisce ufficialmente con un proprio statuto nel 2000, davanti al notaio Alfani di Borgomanero e, successivamente, si iscrive al registro delle assoNella pagina a fianco la riproduzione di una tipica lavandaia lungo il percorso e, sotto, la chiesa di S. Alessandro, nei pressi della quarta tappa.

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Alcuni gruppi di amici partecipanti alla manifestazione ciazioni della Provincia di Novara e della Regione Piemonte, diventando a tutti gli effetti un’associazione di fatto riconosciuta. “Terre della Croatina” perché l’intera zona collinare era quasi completamente coltivata, fin dall’antichità, a vitigno autoctono, appunto la Croatina, molto apprezzato persino dalla casa reale inglese. La Cascinarmangiando vede la sua prima edizione nel 1999 e trova, alla sua prima partenza, oltre 700 partecipanti. Oltre ogni più rosea previsione, il successo di questa manifestazione è merito soprattutto della collocazione strategica degli splendidi cascinali, ancora tutt’oggi abitati, che fanno da contorno al nucleo del centro storico, cascine che si trasformano, ogni anno con piacevole disponibilità, per accogliere gli ospiti. Negli anni successivi le iscrizioni sono sempre state chiuse con largo anticipo rispetto alla scadenza fissata, arrivando ogni volta ad oltre 2000 presenze.Oltre alla Cascinarmangiando, l’Associazione si occupa molto di volontariato, mettendosi a disposizione di tante realtà della zona. Tante le manifestazioni organizzate in questi quattordici anni di percorso e molte le offerte economiche destinate ai meno fortunati, oltre alle attività culturali/ricreative a favore dell’intera comunità cristinese. Piace ricordare il loro cammino anche attraverso le innumerevoli collaborazioni ed attività: le offerte a Don Carlo per la missione spirituale in Burundi, i progetti con l’Associazione Orizzonti, progetto Gazza Ladra, la collaborazione con l’Associazione La Mimosa per la festa del malato oncologico (ormai diventata una ricorrenza annuale), i progetti di Africa Oggi, l’acquisto di un’autovettura a favore della Croce Rossa Italiana (sezione di Borgomanero), l’incrollabile amicizia con la Casa Piccolo Bartolomeo di Mario Metti in ricordo di Don Luciano e, non per ultimo, il progetto riguardante il Centro Ricreativo Culturale attraverso la posa di una struttura multifunzionale in legno lamellare, donata dal Comune di Borgomanero, che dovrebbe essere terminata durante l’anno in corso. 22


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COMMEMORAZIONE DEI CADUTI DI RUSSIA PRESSO IL MONUMETO ANTISTANTE LA CHIESA DI SAN NAZZARO ALLA COSTA A NOVARA di A. Poggi Steffanina

Venerdì 7 giugno 2013 alle ore 09.45 la federazione provinciale di Novara e Vco dell'Istituto del Nastro Azzurro, presieduta dall' Ass. San. Cav. Uff. Maria Lucia Taglioni, ha organizzato una solenne cerimonia e una Messa di suffragio per commemorare i 154 caduti in Russia del nostro territorio a cui hanno sentitamente presenziato tutte le Massime Autorità civili e militari, i rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche d’Arma, i Gonfaloni della Provincia di Novara, del Comune di Novara e di altri Comuni e la cittadinanza.

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500 ANNI DELLA BATTAGLIA DELLA ARIOTTA

Il 6 giugno, ricorreva un anniversario importante della storia novarese: il 500° della Battaglia della Ariotta, un episodio che è considerato dagli storici l’ultima grande battaglia del medioevo. A partire dal 1500, per dodici anni i Francesi dominarono Novara appoggiati da alcune grandi famiglie nobili locali: i Caccia, i Tornielli, i Trivulzio. Tra il 1512 e il 1525, la città fu contesa, diventando un vero e proprio campo di battaglia nelle lotte tra i transalpini e gli Svizzeri. Il 3 giugno 1513, l'esercito svizzero, ridotto numericamente e privo di artiglieria, presidiava la città assediata dai Francesi decisi a riconquistarla. La situazione era difficile, ma quando nel pomeriggio del 4 giugno giunse la notizia dell'imminente arrivo di 8000 Svizzeri, il duca La Tremoille e il Trivulzio, temendo di trovarsi prigionieri tra due fuochi, diedero ordine alle truppe di ritirarsi. L'esercito francese si accampò dunque a pochi chilometri da Novara, sulla strada per Trecate, nella località detta Ariotta. Frattanto gli Svizzeri entravano in Novara accolti trionfalmente dalla popolazione. Occorreva però sfruttare il momento di incertezza dell'esercito francese: il 6 giugno, alle prime luci dell'alba, l'esercito svizzero attaccò quello francese e, in sole quattro ore, lo sconfisse, quest'ultimo si diede alla fuga abbandonando cannoni, carri e armi. Le perdite di vite umane furono ingenti: caddero 1300 Svizzeri e 6000 Francesi. l’amministrazione comunale, con la collaborazione della Società Storica Novarese, ha promosso una commemorazione dell’evento, nella ricorrenza del 500° anniversario. L’incontro si è tenuto alle 15 nella Sala conferenze della Biblioteca Negroni in Corso Cavallotti. Dopo il saluto del Sindaco Andrea Ballarè e dell’assessore alla cultura Paola Turchelli, sono intervenuti l'Ing. Mario Troso, che ha ricordato propriamente l'evento bellico; il Prof. Dorino Tuniz, ha inquadrato il contesto civile della Novara dell'epoca; Don Mario Perotti invece il contesto diocesano dell'epoca. Ha concluso Paolo Cirri, Presidente della Società Storica, anticipando le iniziative che si intendono organizzare sul tema nel prossimo futuro.

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Gli effetti della guerra

sociale nell’area novarese Primo secolo avanti Cristo

Tra il 91 e l'88 a.C. la nostra penisola fu teatro di un durissimo scontro, combattuto tra Roma ed i municipia italici, fino a di E. Spina quel momento alleati della potenza capitolina. Il casus belli fu rappresentato dall'assassinio di Marco Livio Druso, tribuno della plebe schieratosi dalla parte di quei federati italici che da tempo reclamavano il pieno diritto di cittadinanza romana e conseguentemente la possibilità di potersi inserire attivamente all'interno del sistema politico dell'Urbe. A seguito dell'uccisione del tribuno, sotto la guida del sannita Gaio Papio Mutilo gli italici insorsero dapprima ad Asculum, per poi estendere la rivolta a buona parte dell'Italia centrale. La neonata Lega Italica, con capitale Corfinum e successivamente Aesernia, creò quindi un Senato autonomo ed indipendente da quello 26

romano ed iniziò ad emettere moneta propria, imponendo la propria egemonia su territori che, ai fini del sostentamento economico e militare di Roma, risultavano di fondamentale e primaria importanza. Pur schierando vittoriosi comandanti del calibro di Gneo Pompeo Strabone e Gaio Mario, a meno di due anni dagli inizi dei sanguinosi scontri iniziarono a giungere da parte romana le prime concessioni. Nel 90 a.C. il console Lucio Giulio Cesare promulgò la lex Iulia, con la quale si conferiva la cittadinanza romana agli italici che non si erano ancora ribellati a Roma ed anche a coloro che avrebbero deposto le armi mentre, un anno dopo, i tribuni della plebe Plauzio Silvano e Papirio Carbone emanarono la lex Plautia Papiria, per mezzo della quale i cittadini delle città federate, con domicilio su suolo italico, potevano ottenere la cittadinanza romana qualora avessero fornito il proprio nome al pretore cittadino entro sessanta giorni dalla pro-

mulgazione della legge. Scopo di tali interventi legislativi era evidentemente quello di far deporre le armi a buona parte degli insorti ma, concretamente, tali soluzioni non riuscirono a sedare completamente gli animi dei rivoltosi. Lo zoccolo duro dell'insurrezione, principalmente rappresentato dalle popolazioni sannitiche, resistette per altri due anni alle armi romane, fino all'intervento di Lucio Cornelio Silla, (foto sotto) che


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negli anni della sua inarrestabile ascesa stroncò con estrema fermezza le ultime sacche di resistenza, sterminando infine, a seguito della battaglia di Porta Collina dell'82, ogni sannita facente parte dei contingenti schieratisi con i partigiani dell'ormai defunto Gaio Mario. Ad anni di distanza dalla fine delle ostilità, con quest'ultimo eccidio la vendetta degli ottimati romani nei confronti dei rivoltosi italici poteva dirsi compiuta. Prendendo ora in esame il contesto geografico a noi più prossimo, in questo turbolento periodo, pur non godendo di alcun diritto di cittadinanza latina o romana, le popolazioni insubri che abitavano i territori della Lombardia occidentale e del Piemonte orientale, come buona parte delle genti stanziate a nord del Po, non sposarono la causa degli insorti italici e dunque non entrarono in conflitto con Roma. A seguito della lex Iulia e probabilmente a scopo prettamente preventivo, nell'anno 89 a.C. il già citato console Gneo Pompeo Strabone, impegnato sul fronte settentrionale del Bellum Sociale, promulgò un ulteriore provvedimento per noi estremamente importante, noto col nome di lex Pompeia de Transpadanis, con il quale estese, seppur parzialmente, gli effetti della lex Iulia e della lex Plautia Papiria sia alle comunità italiche stanziate a nord del Po che ad alcuni centri di etnia ligure situati a sud dello stes-

so fiume. A differenza delle due precedenti disposizioni legislative, quella promossa da Strabone prevedeva, per le popolazioni interessate, non la concessione della piena cittadinanza romana ma quella dello ius Latii. I nostri territori divennero dunque colonie latine a tutti gli effetti ma nel contempo non si assistette alla deduzione di nuovi coloni romani. Il plenum ius, ovvero la cittadinanza romana a tutti gli effetti, fu concessa alla sola classe dominante locale preesi-

col quale ottenne il governatorato della Cisalpina. Durante questo periodo il futuro dittatore perpetuo attuò una serie di iniziative utili al consolidamento sociale dei nostri territori e diede il via ad un processo di ordinamento ed urbanizzazione che, nella prima età imperiale, permise a piccoli centri dell'Italia settentrionale di evolversi in importanti ed influenti città. Agli inizi della guerra civile romana (49-45 a.C.) che vide contrapposto Cesare all'aristocrazia

Denario del 90 a.C. emesso dagli insorti italici stente ed in tal modo, nei territori della Cisalpina situati a nord del Po, andò a configurarsi un ordinamento sociale e politico del tutto particolare. Roma decise di legare a sé le sole classi dirigenti transpadane, attuando un processo di romanizzazione piuttosto lento ed inusuale. Sul finire dell'anno 59 a.C., l'exconsole Gaio Giulio Cesare decise di approfittare di questa situazione del tutto particolare, chiedendo un mandato proconsolare

conservatrice, il più illustre esponente della gens Iulia concesse finalmente il plenum ius a tutte le comunità cittadine della Cisalpina, ossia della provincia che si lasciò alle spalle una volta passato il Rubicone. Negli anni immediatamente successivi, nuovi ordinamenti riguardanti l'autonomia amministrativa e giurisdizionale resero i centri transpadani dei municipia romani a pieno titolo, fintanto da divenire parte integrante del territorio di Roma.

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Con molta probabilità l'origine del municipium di Novara va fatta risalire proprio a questi anni, anche se l'immagine di una città sviluppata sul modello urbanistico romano va con molta probabilità ricercato nel periodo storico immediatamente successivo e corrispondente all'età augustea. La guerra sociale dunque, anche se combattuta nella relativamente distante Italia centrale, fu in grado di innescare una serie di eventi che andarono inevitabil-

assai lontano, preziose testimonianze di questi accadimenti sono visibili ancor oggi, prendendo in esame alcune tra le più emblematiche iconografie monetali impresse sui denari emessi in quegli anni. Il tipo monetale che meglio rappresenta l'astio degli insorti italici nei confronti del giogo romano è rappresentato da un raro denario emesso nel 90 a.C., con legende in caratteri oschi, recante al dritto la testa di Liber (divinità dalla

Denario dell’84-83 a.C. emesso da L. Cornelius Sulla Felix

Denario del 70 a.C. emesso da Q. Fufius Calenus e P. Mucius Cordus

mente a ripercuotersi anche sulle popolazioni stanziate nei nostri territori, dando il via a quel processo che, secondo il programma politico di Augusto, si concluse con la riorganizzazione e la conseguente unificazione della penisola italica, dalle Alpi al Fretum Siculum (l'attuale stretto di Messina). Pur se accaduti in un passato 28

forte valenza popolare) ed al rovescio un'immagine, particolarmente carica di simbolismo, costituita da un toro che abbatte una lupa, ovvero dal simbolo del popolo italico-sannita che prevale sul principale simbolo di Roma. Un altro denario emesso al termine della guerra sociale dal principale oppositore dei sanniti, Lu-

cio Cornelio Silla, comunica un messaggio altrettanto aggressivo. Il tipo, che appare anche su emissioni auree, fu battuto da una zecca militare itinerante probabilmente presso Brindisi, ove le legioni sillane sbarcarono con l'intento di marciare su una Roma caduta nelle mani di quei popolari tra le cui fila militavano numerosi sanniti, ostili al partito conservatore romano. "Veniva Silla con ira gravissima" scriveva Plutarco e l'iconografia di questa particolare moneta altro non fa che confermare ed incrementare l'enfasi di questa frase. Al dritto appare Venere diademata con Cupido che porta la palma della vittoria, mentre al rovescio compaiono i simboli augurali tra due trofei militari contornati da minacciosa legenda IMP E R ITERVM. "Io, Lucio Silla, prediletto di Venere, vincitore a Cheronea ed Orcomeno, giungo alla testa dei fedeli legionari che già due volte mi acclamarono imperator", questo è il messaggio trasmesso, questo è il biglietto da visita che Silla porse ai populares al suo rientro in Italia. Seguì un vero e proprio bagno di sangue, perpetrato mediante le liste di proscrizione e l'esecuzione di migliaia sanniti, sgozzati in massa durante un'orazione al Senato dello stesso Silla. Terminata la dittatura sillana ecco però apparire, anche a livello di iconografia monetale, forti segnali di riappacificazione tra romani ed italici. Del 75 a.C. è infatti un denario emesso da L. Farsuleius Mensor, ove alla Libertas che campeggia al dritto si contrappone, al rovescio, un'immagine particolarmente suggestiva costituita da una figura femminile su biga che, porgendo la mano ad un'altra figura togata la invita a salire sul proprio cocchio. Una fondata ipotesi interpretativa tende ad identificare le due figure con le personificazioni di Ro-


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Denario del 70 a.C. emesso da Q. Fufius Calenus e P. Mucius Cordus ma e dell'Italia, così come appaiono in un'emissione del 70 a.C. firmata dai magistrati Q. Fufius Calenus e P. Mucius Cordus. In quest'ultimo esempio il dritto è oc-

cupato dai busti accolati di Honos e Virtus, mentre al rovescio due figure femminili stanti sono intente a stringersi la mano destra. La personificazione posta a sini-

stra tiene una cornucopia ed è chiaramente identificabile dalla presenza della legenda ITAL, così come accanto alla personificazione di destra, che poggia il piede su un globo, compare la legenda RO quale abbreviazione di Roma. La ritrovata coesione è dunque ben testimoniata anche a livello monetale e pur passando per un ulteriore tragico periodo rappresentato dalle guerre civili, furono proprio questi ideali a costituire le basi sulle quali Augusto riuscì a costruire quell'Impero che per oltre quattro secoli ancora rese Roma e l'Italia il centro del mondo.

Alessia Mairati... una ragazza come tante, una studentessa che parte per l'Ecuador a perfezionare la lingua che studia: lo spagnolo. Ad attenderla, l'intensa esperienza di un nuovo mondo, che la rapisce per la straordinaria ricchezza delle persone conosciute in quei dieci mesi, cambiandole la vita. Un giorno Alessia entra in un orfanotrofio di Quito. Gli occhi, le manine, i piccoli cuori dei bimbi che incrocia, le rimangono dentro. Invia mail alla famiglia, foto ... racconta ciò che vede, respira, ama: «Ci vuole un cuore grande per contenere tutto questo, penso che, da quando sono qui, ogni giorno è sempre più grande.» Ci saranno momenti gioiosi e di crisi. Ci sarà un giorno in cui la sua vita sarà colta come un fiore. Un girasole. Da quel 2 luglio papà Giovanni continua a portare avanti il sogno di Alessia: nasce così "Casa Alessia Onlus". La straordinaria storia di questa "ragazza come tante" lascia traccia in tutti coloro che hanno modo di venirne a conoscenza. Così è stato per Fabrizio che, riunisce un poeta e tante poetesse, in quest'antologia. Versi d'anima che contribuiranno a regalare sorrisi ai piccoli "pulcini" di Alessia.

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I Club di Servizio di Novara (Parte prima)

Il Rotary Club

di M. Zucca Marmo

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Un club di servizio (service club) è costituito da persone che intrattengono, sulla base di valori condivisi, dei rapporti di amicizia e che si impegnano per il bene di altri; questo impegno si riferisce a scopi umanitari, sociali, sanitari, culturali o educativi. I club di servizio non hanno alcun orientamento religioso o politico; sono attivi oltre i confini nazionali e sottolineano il valore e il significato dell'amicizia internazionale. I club di servizio tradizionali hanno ramificazioni in molti paesi del mondo. I singoli club fanno parte delle federazioni mondiali, che amministrano e gestiscono le strutture comuni, costituiscono piattaforme per incontri internazionali e organizzano iniziative umanitarie di grandi dimensioni, che non possono essere sostenute da singoli club. Ogni club sceglie i propri soci all'interno della zona geografica di competenza; il più delle volte si parte dalla proposta avanzata da un socio, ma solo con l'assenso di tutti i soci il candidato può poi effettivamente entrare nel club. Una condizione importante per l'ingresso nel club è l'attività professionale, perché scopo del club è uni-


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re rappresentanti del maggior numero possibile di professioni, rispecchiando possibilmente tutti i settori professionali significativi presenti nella zona. Sono altresì importanti le caratteristiche personali; in particolare l’etica personale e professionale, la tolleranza e la disposizione a collaborare al servizio del prossimo. Non è invece criterio preferenziale per l’ingresso il fatto di possedere redditi o patrimoni particolarmente alti; mentre i ceti più istruiti sono rappresentati in misura prevalente. Dopo avere sintetizzato le caratteristiche che li accomunano, prendiamo in esame singolarmente i club di servizio presenti nel novarese, esponendo prima la loro organizzazione internazionale e poi la struttura esistente sul nostro territorio. Questa carrellata sarà inevitabilmente distribuita su più articoli. La sequenza di presentazione dei diversi club rispetta il loro ordine di costituzione. Il Rotary Club, sorto a Chicago nel 1905, è stato il primo club di

servizio della storia ed è stato definito come “gruppo di amici, appartenenti a diverse professioni e chiamati a impegnarsi a favore del prossimo”. Con l’espressione Rotary International ci si riferisce invece all'organizzazione che riunisce tutti i Rotary Club, oggi oltre 33.000, in quasi tutte le nazioni del mondo, con un numero complessivo di soci superiore a 1.200.000, denominati Rotariani. “Service above self” - nella traduzione italiana ufficiale “Servire al di sopra di ogni interesse personale” - è il motto ufficiale del Rotary. Secondo lo statuto, gli obiettivi cui tutti i Rotariani devono tendere sono: lo sviluppo di rapporti interpersonali intesi come opportunità di servizio; elevati principi morali nello svolgimento delle attività professionali e nei rapporti di lavoro; il riconoscimento dell'importanza e del valore di tutte le attività utili; il significato dell'occupazione di ogni Rotariano come opportunità di servire la società;

l'applicazione dell'ideale rotariano in ambito personale, professionale e sociale; la comprensione, la buona volontà e la pace tra i popoli mediante una rete internazionale di professionisti e imprenditori di entrambi i sessi, accomunati dall'ideale del servire. Il primo Club Rotary fu fondato a Chicago dall'avvocato Paul P. Harris, che il 23 febbraio 1905 tenne la prima riunione con tre amici. I quattro fondatori provenivano da diverse nazioni, appartenevano a diverse confessioni religiose ed esercitavano diverse professioni. Lo scopo dichiarato del club era di attuare e mantenere una sincera amicizia tra i soci. Il nome Rotary Club fu adottato in riferimento alle riunioni settimanali, tenute a rotazione negli uffici dei soci; il logo rotariano, una ruota dentata, simboleggia l'attività professionale. Già nell’anno di fondazione l'aiuto per le persone meno fortunate venne dichiarato un'importante finalità della vita rotariana. Molto rapida fu la dif fusione dei club:

Lo splendido concerto della United Europe Chamber Orchestra, tenuto in San Gaudenzio per celebrare l’80° anniversario del Rotary Club Novara. 31


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Il Consiglio di Legislazione del Rotary International, riunito a Chicago nei giorni 21 – 26 aprile 2013. A pag. 30: Washington, 14 marzo 2013: un gruppo di Rotariani con Bill Gates davanti al Congresso, per incoraggiare il sostegno alla campagna antipolio.

dapprima nel Nord America, poi in Europa e in India. Nel 1922, quando in tutti i continenti del globo era stato costituito almeno un club, fu adottata la denominazione di Rotary International. Dopo il crollo del muro di Berlino sono stati fondati numerosi Rotary Club nell'Europa orientale e centrale. Nel 1989 sono state aperte le porte alle donne, che costituiscono ora circa il 20% dei soci nel mondo. Non è permessa l'appartenenza contemporanea ad un altro Service Club, che limiterebbe il tempo che il socio pone a disposizione del proprio Rotary Club. La qualità di Rotariano è personale e non ha alcuna scadenza; l'ingresso nel Rotary Club di un'altra località, in caso di trasferimento, è stato reso progressivamente più agevole nel corso degli anni. Ciascun Rotariano è socio di un singolo Rotary Club, le cui dimensioni vanno da una ventina di persone fino al numero massimo 32

sinora raggiunto di 659 soci: un numero per altro difficilmente conciliabile con l’obiettivo di realizzare una genuina amicizia tra i soci. Un numero tra 30 e 100 soci può essere considerato normale per il Club di un paese occidentale. Il presidente, il segretario, il tesoriere di un Club vengono eletti per un anno rotariano, dal 1º luglio al 30 giugno dell'anno successivo, e in nessun caso percepiscono compensi per la propria attività. La parte centrale della vita rotariana è l'incontro settimanale, che è amichevole incontro sociale e momento per organizzare le attività di servizio. I Club sono raggruppati in Distretti e questi in Zone. Le iniziative di servizio spesso non sono finanziate dai soci, ma dai contributi raccolti attraverso azioni di servizio sul territorio. Tra le iniziative rotariane in corso di attuazione, merita una citazione il "Progetto Polio Plus" - iniziato oltre 20 anni fa su idea di un italia-

no -, c he sta collaborando nel completare la vaccinazione a livello mondiale di tutti bambini contro la poliomielite. Questa iniziativa, cui ha generosamente contribuito anche la Bill e Melinda Gates Foundation, ha già colto nel 2011 il risultato di eliminare il 99,5% dei casi di poliomielite in India. Con il termine famiglia rotariana viene spesso indicato l'insieme del Rotary e delle sue due associazioni giovanili Rotaract e Interact; La prima raccoglie i giovani fra i 18 e i 30 anni; la seconda quelli tra i 12 e i 18: entrambe collaborano alle iniziative umanitarie e culturali dei Club, dai quali ricevono aiuti, consulenza e supervisione. Il primo Rotary Club italiano fu fondato a Milano nel 1923 e attualmente nel nostro paese vi sono oltre 40.000 rotariani e quasi 800 club, distribuiti su dieci distretti. Il Rotary Club Novara è stato co-


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stituito nel 1928 da ventuno personaggi che rappresentavano adeguatamente l’élite cittadina. Nel suo primo decennio di attività è stato sede di incontri culturalmente gratificanti, ma non ha avuto particolare rilievo, anche in considerazione del suo carattere internazionale, che non era del tutto in linea con le direttive del regime politico in vigore. Questa caratteristica sarebbe poi risultata incompatibile con il clima che l’avvicinarsi del secondo conflitto mondiale stava creando e il Club si sciolse. E’ stato però ricostituito nell’immediato dopoguerra da 34 rifondatori e le attività sono ripartite con il vigore tipico degli anni della ricostruzione, svariando tra i diversi settori dell’interesse rotariano; tra questi citiamo solo l’assistenza alle classi disagiate e il

recupero dei patrimoni artistici. Inoltre il Club si è attivato per raccogliere a livello locale i fondi necessari a finanziare i grandi progetti internazionali, quali il già citato “Progetto Polio Plus”. In questi ultimi decenni sono stati celebrati in modo particolarmente festoso i decennali della costituzione del Club. In ciascuna di queste ricorrenze è stato pubblicato, tra l’altro, un volume di particolare qualità editoriale, per illustrare opere artistiche del territorio novarese, i pregi delle quali – se non proprio l’esistenza – non erano sufficientemente noti. Il presidente del Rotary Club Novara che è stato in carica fino al 30 giugno è Giorgio Bellomo, cui, per l’anno sociale 2013-2014, è subentrato Paolo Tacchini. Ancor prima di festeggiare il mez-

zo secolo di vita, nel 1977, il Club novarese aveva assunto dimensioni eccessive. Fu decisa quindi la costituzione del Rotary Club Valticino, cui fu assegnato come territorio di competenza l’insieme dei comuni novaresi bagnati dal Ticino. Questo fenomeno, paragonabile ad una gemmazione biologica, è tipico nella vita dei Rotary Club e più in generale dei club di servizio. Il Valticino fu costituito da ventuno fondatori ed ebbe fino al 1986 la propria sede a Oleggio, quando la trasferì a Novara, mantenendo però inalterato il territorio. Alla sua presidenza Mauro Bressa è recentemente subentrato a Nicola Paronzini. ▄

Il gruppo dei fondatori del Rotary Club Novara.

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Kaboom Biella Fumetti Buongiorno a tutti lettori e lettrici di “Famiglia Nuaresa”. Nelpresente articolo vorrei parlarvi di Kaboom Biella Fumetti, così si chiama l’evento che il 9 giugno di quest’anno si è tenuto presso il Mudi I. Pellizzari seo del Territorio nella ridente città piemontese. La fiera, alla sua seconda edizione, ha attirato molti appassionati soprattutto del cosplay che hanno avuto l’occasione di esibire durante tutta la giornata i loro vestiti e le loro creazioni facendo divertire tutti i presenti. Come l’anno precedente, la fiera è stata possibile innanzitutto grazie all’appoggio dell’Assessorato alla Cultura che ha fornito la location, ma soprattutto dall’associazione vercellese Moguwork che ormai da tempo si occupa di creare un triangolo Novara, Biella e Vercelli in cui portare eventi dicosplay e fumetto. Ho avuto occasione di parlare con il presidente dell’associazione per fargli qualche domanda e saperne di più sulle loro iniziative: “Ciao Davide, ormai da tempo Moguwork organizza buona parte delle fiere nel piemontese, come nasce Kaboom BiellaFumetti?” “Nasce quando nel 2012 volevamo portare una fiera a Biella e tramite diverse mail, c'è stata un'ottima risposta da parte dell'assessore alla cultura, appassionato di fumetti, il quale ha voluto premiare questo evento che solitamente rientra nelle politiche giovanili facendolo passare come un evento culturale grazie all’erudizione che c'è dietro al fumetto, ormai considerato a tutti gli effetti la nona arte!” “Io scrivo per un giornale di Novara, sappiamo che c'è territorio fertile date le numerose fumetterie e gli appassionati, pensate di portare anche lì una fiera?” “Stiamo cercando di collaborare con diverse fumetterie per portare una fiera, ormai a Novara ne manca una da un paio d’anni, noi all'ultima facevamo parte degli organizzatori. Speriamo di riuscire a portarla il prima possibile!” La fiera organizzata in modo solido non ha nem34

meno risentito della pioggia che c’è stata durante l’arco della giornata. Alla convention erano presenti diverse fumetterie, come il “Folletto” di Biella, un meraviglioso stand di trucco in cui la gente poteva prendere le sembianze del suo idolo dei fumetti per un giorno e un grande allestimento adibito ai giochi da tavolo. Gli eventi più particolari all’interno della fiera sono senza dubbio stati L’Harry Potter Day, dove gli appassionati della saga di J.K. Rowling sono potuti entrare nel mondo di Hogwarts e trovare in vendita uova di drago, lacrime di fata e bacchette magiche. Di quella giornata non si può omettere sicuramente la conferenza in cui diversi ospiti hanno parlato dell’autoproduzione e della produzione editoriale. Sono andato dietro le quinte e sono riuscito a parlare con Tamara Deroma, una scrittrice di romanzi Urban Fantasy autrice del libro “I 7 demoni reggenti” un’opera dai tratti dark ed esoterici che parla di Eileen, una ragazza di Torino come tante altre, che una mattina mentre va a scuola incontra due demoni: uno vuole ucciderla mentre l'altro vuole salvarla. Da qui verrà coinvolta in una guerra tra demoni! Dovete tener conto che questo è solo il primo capitolo, la trama s’infittisce e i protagonisti si moltiplicano, si vedrà molt o anche la prospettiva dei cattivi e appunto dei sette demoni reggenti. L’autrice era in fiera per promuovere il primo sequel “Il Salvatore”. Tamara (foto in alto di pag. 33) inoltre mi ha rilasciato una breve intervista: “Ciao Tamara, durante la tua conferenza ci hai parlato della dura strada dell’editing e di tutte le difficoltà che un novello scrittore può incontrare, vuoi parlarci però del tuo percorso e di come nasce Tamara scrittrice?” “Nasce parecchi anni fa, ho sempre scritto e ho sempre letto tanto Salgari, Terry Brooks, Tolkien per poi passare all'horror e al dark.” “Lei pensa che i suoi romanzi si possano colle-


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colo editore più che dal self publishing!” Senza dubbio quest’autrice ha fornito nozioni utili a tutti coloro che vogliono entrare nel mondo dell’editoria. Alla conferenza ha però preso parte anche un’associazione chiamata “Slow Production” formata da Paolo e Stefano, rispettivamente uno sceneggiatore e un disegnatore, che insieme stanno autoproducendo un manga intitolato “Where I end and you begin”. La storia è ambientata in età sengoku e la protagonista è Myoko, una ragazza giovane che incontra una bambina spirito la quale le chiede di essere riaccompagnata a casa. Durante il percorso incontreranno diversi personaggi che diventeranno suoi amici. Adesso sono al quarto volume e l'epilogo sarà nel sesto, ma prima che finiscano l’opera sono andato a gare al mondo del manga e del fumetto?” fargli un paio di domande: “Assolutamente sì! La mia ispirazione nasce an“Ciao ragazzi, in conferenza avete parlato del che da lì trovando ambientazioni alla ‘‘Devilman’’ e vostro percorso nell’autoproduzione e del vostro alla Go Nagai, in essi ricadono anche i giochi di ruo- manga, ora però potete dirci come funziona Slow lo, il cinema e la musica, quindi un amalgama di ge- Production e quindi che lavoro c’è dietro ogni albo?” neri e stili diversi” “Ciao! Be il nome dell’associazione prende spun“Un’ultima domanda, che consigli dai ai giovani to dal tempo che impieghiamo a concludere un alscrittori?” bo, è infatti un’operazione molto lunga, Paolo scri“Fate il pieno di umiltà, utile a imparare e a cre- ve la sceneggiatura e i testi mentre io mi occupo delscere! Serve la gavetta, si può scegliere self pula parte grafica. La nostra collaborazione arriva blishing o pubblicazione! Si parte dalla pulizia del quando dobbiamo preparare le ambientazioni e proprio libro e cercate di impegnarvi eseguendo ciò quando Paolo deve mettere i dialoghi. Ovviamenche l'editore richiede. Io consiglio di iniziare dal pic- te grazie alle nuove tecnologie io disegno su carta

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per poi riportare tutto in digitale, comodo da un lato per inserire i grigi e valorizzare il disegno dall’altro per inserire i testi!” “Io sono un appassionato di Manga, e avendone letti a montagne so che molto spesso i personaggi hanno nomi giapponesi molto difficili, voi come ve la siete cavata?” “Allora Myoko, Mayko e Myzuo, cioè le tre donne, hanno nei nomi l’iniziale M, per gli altri sono tratti da altri manga cui vogliamo rendere omaggio.” Avete già idee per nuove opere?” “Per nuove idee non si può ancora dire nulla, dato che mancano 2 anni prima di concludere questo manga, quindi vedremo!” “Voi non siete collegati a una casa editrice dato che autoproducete la vostra serie, in Italia il mondo delle Autoprodotte come va?” “E’ una realtà molto dura dato che noi abbiamo fatto volumi di 100 pagine rilegati e brossurati nella stessa tipografia di una grossa casa editrice per avere una qualità alta e nonostante questo non vendiamo moltissimo! Ad oggi le case editrice maggiori in Italia non promuovono i nuovi scrittori italiani, ma si limitano ad importare storie complete dall’Oriente! In Giappone ci sono fumetterie enormi con piani dedicati alle grandi case editrici e piani per

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l'autoproduzione, in Italia questo meccanismo non è ancora utilizzato, nonostante noi abbiamo grandi disegnatori e grandi sceneggiatori senza lavoro!” Direi che Paolo e Stefano (foto sotto) sono stati molto esaurienti per quanto riguarda la loro opera, io personalmente trovo molto giusto ciò che hanno detto e penso che l’autoproduzione dovrebbe essere presa molto più in considerazione dai negozi e dalle case editrici Italiane che continuando a puntare all’Asia perdono di vista i grandi artisti che abbiamo in tutta Italia. La giornata in fiera è passata quindi molto bene e personalmente la consiglio a tutti i Novaresi appassionati. Come sempre adesso c’è l’angolo del collezionista in cui vi do qualche piccolo consiglio di lettura. Per gli appassionati di Marvel consiglio “Space Punisher” una storia, come dice il nome, del punitore ambientata nello Spazio. Premettendo che non sono un fan di questo personaggio, la storia in questione è una bella reinterpretazione galattica del giustiziere armato fino ai denti, senza contare l’ottimo rapporto qualità prezzo! Per tutti i lettori di DC comics invece propongo “Batman: Il ritorno del cavaliere oscuro” Una ri-


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stampa del capolavoro di Frank Miller e Lynn Varley, una storia dai caratteri psicologici e dai rivolti moralistici, consigliato ad un pubblico maturo e aperto ad un racconto pronto a farvi pensare e ragionare ma non privo d’azione. Per quanto riguarda invece i manga vi suggerisco “Melty Blood” una serie di nove numeri edita da Star comics scritta e disegnata da Takeru Kirishima, una storia dai tratti orrifici e avventurosi che vi terrà incollati ai nove albi mensili. Le fiere che invece vi consiglio di visitare in questo periodo sono: LA SPEZIA FANTASY & COMICS che si terrà per l’appunto a La Spezia sabato 3 e domenica 4 Agosto dalle 16 alle 23 sul lungomare

e FALCOMICS che invece si terrà a Falconara M. Ma (AN) dal 23 al 25 agosto 2013 in Piazza Mazzini. Per quanto riguarda gli appuntamenti Novaresi vi ricordo che tutti i venerdì al Japan Point di Novara in Corso Torino 10l si tiene il torneo di Magic the Gathering mentre nella stessa location il sabato si gioca a Yu-gi-oh! Per concludere vi ricordo la mia Mail Ivan.Comix@virgilio.it, se avete una passione, siete organizzatori di eventi o scrivete fumetti o manga non esitate a contattarmi, tutte le mail avranno una risposta e saranno tenute da conto! Ci vediamo il prossimo mese Ciao.

Manuel, Chiara, Barbare e Ivan; Novaresi che hanno partecipato alla fiera.

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NOVARA CALCIO

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Mister Aglietti

Testo di G. Chiorazzi Foto di OkNovara

Si ricomincia!!!!!

Tutto pronto per l’inizio di una nuova ed entusiasmante stagione agonistica

I sogni di gloria del Novara Calcio (e di conseguenza, di tutti i tifosi azzurri) si sono infranti al “Castellani” di Empoli, nella semifinale di ritorno play-of f del campionato di Serie B. Un’uscita di scena fin troppo penalizzante per la compagine azzurra (4-1 a favore dei toscani il risultato finale), che non rende giustizia al grande impegno degli uomini di Aglietti, bravi a conquistare in extremis - dopo una rimonta straordinaria - l’accesso agli spareggi finali. La conquista aritmetica del 5° posto in classifica con una giornata di anticipo, maturata a seguito dell’entusiasmante vittoria per 2-1 nel “sentitissimo” derby in casa della Pro V ercelli, non è servita a dare quel valore aggiunto che sarebbe servito nella fase finale della stagione. Rubino e compagni sono arrivati a questo traguardo troppo “scarichi”, non solo dal punto di vista fisico ma anche, e soprattutto, sotto il profilo psicologico. Le numerose energie profuse che hanno permesso di risalire dal penultimo posto, occupato fino alla pausa natalizia, fino ai vertici della classifica, hanno caratterizzato inevitabilmente il momento clou della stagione azzurra. A centrare il terzo ed ultimo pass per la massima serie non è però stato l’Empoli, avversario che per ironia del destino abbiamo dovuto sostenere fino all’ultima giornata della regular season, per permettere la disputa dei play-off (condizione obbligatoria, infatti, quella che fra la terza e la quarta non vi fosse un gap uguale o maggiore di dieci punti). Assieme a Sassuolo ed Hellas Verona, infatti, 38


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è tornato in Serie A il Livorno, come giusto che fosse dato che i labronici avevano chiuso al terzo posto, staccati solo di due lunghezze dalla zona promozione. Un leggero crollo lo si era già potuto osservare nelle ultime sfide di campionato: la condizione degli uomini di Aglietti non appariva più molto energica. Alcuni giocatori (tanto per citare un esempio… l’argentino Pablo Gonzalez), complice il fatto di aver giocato incessantemente per tutto l’arco del campionato senza il tempo necessario per recuperare tra un partita e l’altra, hanno mostrato qualche dif ficoltà nel garantire il prezioso contributo fornito durante l’intero campiona-

to. Mister Aglietti, del resto, non ha potuto operare diversamente. La lunga serie di infortuni ha costretto a scegliere i titolari da un gruppo di 15/16 giocatori: logico che alla fine, la condizione atletica di alcuni di loro sia andata logorandosi. Eppure, nonostante questa circostanza, i tifosi azzurri hanno potuto sognare ad occhi aperti fino alla fine. Sia chiaro: per come si erano messe le cose ad inizio stagione, il traguardo finale raggiunto dalla compagine azzurra può senza dubbio considerarsi positivo. Tuttavia, sarebbe da ipocriti non ammettere che un pizzico di amarezza ha colpito tutti coloro che, questa squadra, ce l’hanno nel profondo del

cuore. Ben consci che ai play-of f qualsiasi vantaggio iniziale tende (quasi) sempre ad azzerarsi, la tifoseria azzurra sperava nell’ultimo, straordinario miracolo. Invece così non è stato e la prossima stagione agonistica vedrà il Novara nuovamente ai nastri di partenza della serie cadetta. Considerando il passato della nostra squadra, una condizione che merita rispetto. Ad oggi, sono ancora molteplici i punti interrogativi ai quali i sostenitori azzurri stanno cercando di dare una risposta. In primis, senza dubbio, scoprire in anticipo il nome del nuovo direttore sportivo che prenderà il posto del dimissionario Cristiano Giaretta. Sì, perché a nep-

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pure 24 ore dalla fine della stagione, l’amministratore delegato del Novara Calcio, Massimo De Salvo, ha dovuto “incassare” un colpo inaspettato. Il “criticato” Giaretta, accusato di non aver allestito una compagine all’altezza della categoria assieme al DG Luca Faccioli, stupisce tutti e si accasa nientemeno che all’Udinese, compagine che da anni ben opera in massima serie con risultati di tutto rispetto anche in ambito internazionale. Con il contratto in scadenza al 30 giugno, Cristiano Giaretta lascia la società nel momento più topico ed importante in ottica futura: ovvero all’inizio del “calciomercato”, con il Novara già protagonista indiscusso di molte voci attinenti a trattative con grandi club. I primi nomi accostati alla maglia azzurra sono giocatori di rilievo: si va dagli attaccanti Gianmario Comi e Simone V erdi (entrambi in comproprietà fra Milan e Torino), al difensore Luca Antei (la scorsa stagione in prestito al Sassuolo, con il cartellino di proprietà della Roma) e al giovanissimo brasiliano (classe 1994) Yago Del Piero (nessun rapporto di parentela con il più famoso Alex, ex bandiera della Juventus), che ha già dimostrato con la Primavera dell’Inter di avere ottime qualità sia come mezz'ala che come trequartista dietro le punte. Tanti nomi, ma di certo ad oggi ancora nulla di concreto. Come detto in precedenza, è indispensabile che la dirigenza azzurra scelga prima il nome del DS al quale affidarsi per questo delicato compito. Serve una figura che abbia già qualche “conoscenza” nell’ambiente. Il prossimo “calciomercato” azzurro non si prospetta di certo semplice: in un periodo dove tutte le società di calcio manifestano un particolare riguardo alle spese relative agli ingaggi, è logico immaginare che il club azzurro punterà giocoforza su alcuni prestiti di giovani atleti, che seppur promettenti troverebbero poco spazio nelle grandi squadre 40

della nostrana Serie A. Non è un caso, infatti, che il Novara stia trattando con la Roma il rinnovo del prestito di Alessandro Crescenzi, un giocatore che nella seconda parte del c ampionato ha fornito un apporto sostanziale sulla fascia destra. Svanita l’opportunità di riavere in rosa il bomber Haris Seferovic, giunto a gennaio con la formula del prestito dalla Fiorentina, l’obiettivo primario è quello di trovare un adeguato sostituto che possa garantire le sue stesse indiscusse qualità. Analizzando gli errori commessi nella stagione conclusa, la società dovrà allestire una rosa competitiva facendo attenzione a non trascurare gli eventuali sostituti, che contribuiranno alla causa per i vari infortuni e per le varie squalifiche. E’ presumibile che, complice anche i tanti prestiti che non verranno rinnovati, oltre ai giocatori che onestamente hanno deluso all’ombra della Cupola, i movimenti di mercato del Novara – targato 20132014 – possano essere molteplici, sia in entrata che in uscita. In difesa diventa assolutamente necessario riportare l’età media ad un livello più “verde”, considerando che la coppia centrale Lisuzzo-Ludi, per quanto abbia dimostrato di essere ancora affidabile per la categoria, comincia ad avere i suoi anni… Il Novara, ad ogni modo, parte da un vantaggio di non poco conto: a differenza della scorsa stagione, infatti, mister Aglietti potrà fornire le sue indicazioni in fase di mercato. Questo permetterà di individuare gli uomini che più si adattano allo schema del tecnico az zurro, abile a passare dal 4-3-1-2 adottato da Attilio Tesser (una figura sempre molto amata a Novara per i suoi successi), ad un più adatto 4-3-3 che ha esaltato le doti del “materiale umano” a disposizione di Aglietti. E’ auspicabile che, proprio in virtù delle scelte che opererà il tecnico toscano, la società si possa muove-

re di conseguenza sul mercato. Sul fronte delle partenze, qualche voce minaccia la serenità dei tifosi azzurri con le ipotetiche cessioni di Simone Pesce e Pablo Gonzalez. In particolare, per l’argentino, sembra sempre più incessante l’interesse da parte del Verona. Una sola cosa appare certa al momento in cui scriviamo questo articolo: il mercato del Novara, che aprirà uf ficialmente i battenti il prossimo 1° luglio, sarà lungo e infarcito di notizie che il più delle volte, come spesso accade in questi casi, non corrisponderanno a verità. Il 15 luglio prenderà il via ufficialmente la prossima stagione. La squadra si ritroverà presso il Centro Sportivo “Novarello-Villaggio Azzurro” per il pranzo e primo allenamento; per cinque giorni, dal 15 al 20 luglio gli azzurri saranno impegnati in test di performance, visite mediche, test atletici ed allenamenti. Dal giorno 20 luglio la squadra si trasferirà in ritiro a Prè Saint DidierCourmayeur presso l’Hotel Alpechiara, dove soggiornerà e sosterrà doppi allenamenti e 4 amichevoli con squadre dilettantistiche. Il 3 agosto la comitiva azzurra rientrerà a Novara e nella stessa giornata, in notturna, disputerà un incontro amichevole con il Levante (Liga spagnola), presso lo stadio “Silvio Piola”. Gli obiettivi della prossima stagione non sono ancora stati dichiarati e non è detto che la società voglia esporsi in tal senso. Si ripartirà dagli errori commessi nella speranza di non ripeterli più. Con un altro anno di esperienza in serie cadetta, il Novara si ripresenta ancor più qualificato per confermarsi ad alti livelli. I tifosi azzurri sono ansiosi di poter rivivere emozioni importanti, gioendo per i risultati della propria squadra e siamo certi che chiunque indosserà la nostra gloriosa maglia azzurra in futuro, farà di tutto per non deludere queste aspettative.


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Al disnà da Lüj di P.L.D.A.

RISOTTO CON LE FRAGOLE Tritate fine una piccola cipolla e fatela imbiondire in una noce di burro che avrete lasciato sciogliere a fuoco moderato in un tegame capace. Non appena sarà leggermente dorata aggiunge~e 300 grammi di riso e lasciatelo insaporire per alcuni minuti mescolando con un cucchiaio di legno_ Bagnatelo con mezzo bicchiere di vino bianco secco e quando sarà evaporato completamente aggiungete del brodo caldissimo fatto con un dado. Nel frattempo lavate 300 gr-di fragoloni e spappoiateii con una forchetta, lasciandone alcuni interi per la decorazione del piatto_ A fine cottura aggiungeteli al risotto insieme a 200 gr.di panna da CUcina e regolate di sale e pepe.Amalgamate bene il tutto e deCOL'ate la Superfiue con le fragole rimaste. Consigliato un vino l'osé ben fresco. STINCO DI VITELLO CON VERDURE Tritate grossolanamente 100 gr.di mortadella di Bologna e una cipolla e rosolateli in due cucchiai di olio. Infarinate leggermente due stinchi di vitello, va bene anche quelli di maiale, ma sono un po~ più grassi, e aggiungeteli alla mortadella e cipolla. Fateli dorare leggermente da ambo le parti e poi aggiugete un bicchiere di vino bianco secco e lasciate evaporare a fuoco medio. Aggiungete due bicchieri di acqua çalda in cui avrete sciolto un dado per brodo. Coprtite ermeticamente la pentola e cuocete a fuoco basso per cira un~ora. Preparate intanto le verdure:tagliate tre carote a rondelle e due coste di sedano a pezzetti e dividete un peperone giallo in stisce sottili e aggiugete il tutto agli stinchi dopo circa mezzora e ultimate la cottura. Dopo che gli stjnchi saranno cotti, sgoCciolateli dal loro brodo e teneteli al caldo. Fate restringere il sugo a fuoco vivo dopo aver aggiunto un cucchiaino di fecola sciolta in due Cucchiai di acqua. Mescolate con un cucchiaio di legno, versate sulla carne e servite subito.

Antica Enote ca G uidi Un somme lie r al Vostro se rvizio C orso de lla Vittoria, 5 / B - Te l. 0 3 2 1 / 6 2 6 7 6 2 - N ovara 42


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L’ u r ò s c u p d a l P i n è l a p a r L ü j Cravón (Ariete): Stà ‘tént ai curént d’aria ch’it fregan. Tor (Toro): Se ti cuntinui insì ti pòdi ‘ndà bén cume “saltafoss”! Gemèj (Gemelli): Lassa parlà la gént, tant l’è tüta invidia... Càncar (Cancro): Preocupat püssè di tò afari inveci ch’a ti pensi sémpar i altar. León (Leone): Cunt i tò amis ti crei cumpetission, ma l’è una roba sana, bèla. Vérgin (Vergine): Quand i altar i tasan tròp, gh’è da mes un quài pericul. Balansa (Bilancia): Na volta as diseva che ti seri ciuch, adess as disa “alterato” Scurpión (Scorpione): Mola mia, mai, gnanca par un minüt. Sagitari (Sagittario): Dopu ‘na quài fadiga, ts’è turnà püssè bèl da prima. Capricornu (Capricorno): Tension a l’està. Mia sémpar al cald l’è bon par la salüt. Aquari (Acquario): Pensagh bén prima da decid da spartit. Forsi..... Pèss (Pesci): L’è ura ch’a t’it decidi da mula al laur e ‘ndà in vacansa.

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S.R. 211 della Lomellina - 28071 Borgolavezzaro (NO) 43


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Puesia " Sera d’Està "

Sùnan i campàni. Al vént al carèssa la viva risèra dua al ciel sa spégia. I prà dla campagna i salüdan l’Està. In cuntemplassión da 'sta pàs culurà… i ringràssi al Signùr Ch’a m’ha fai vuré bén ad un mund 'mè cust chì. Intant, i guardi insì… al Sul ch’al và durmì.

Dialetto di Novara.

" Sera d’Estate "

Suonano le campane. Il vento accarezza la viva risaia in cui il cielo si specchia. I prati della campagna salutano l’Estate. In contemplazione di questa pace colorata… io ringrazio il Signore Che mi ha fatto amare un mondo come questo. Intanto, osservo così… il Sole che tramonta.

Traduzione.

Alberto Gavinelli

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Pella (NO)

Ecco alcune foto dell'inaugurazione che si è svolta a Giugno a Pella, in piazza Motta nei pressi dell'attracco del battello.Si tratta di un monumento in onore della delle barcaiole (Foto sopra). Figure storiche del nostro lago che mettevano in contatto le sponde attraverso un lavoro costante e continuativo. L'opera è stata realizzata da FabioTosi (nella foto alla destra dell’opera) ed è un bassorilievo inciso a mano donato all'associazione de La Famiglia Alzese che ha provveduto a regalarlo alla comunità pellese. All'inaugurazione era presente la segretaria dell'associazione Manuela Valeri. L'iniziativa è stata avviata da Luciana Ruffanti una appassionata della storia del paese. L'opera è ispirata ad una fotografia che ritrae Nunzia Rizzotti "La nunziadin" durante una traversata del lago. Il Sindaco di Pella, Ferlaino Nello Francesco 45


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