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An XXX N端mar 319 - Gi端gn 2013

Famiglia Nuaresa

Cum端n Pruincia Region da Nuara da Nuara Piemunt

Circul dal 53

A.I.D.O.


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D d F d I d C d N d A d L d I d L d N d G d


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Dò paroli in cunfidénsa di Stefano Rabozzi

CUMÜN DA NUARA

Na vòlta, a Nuara, gh’era dò feri, vüna a Mars e vüna a Nuvémbar, anca se, par dì la verità, anca ad Agust na quòi bacnèta as videva lustèss. Incö, par furtüna, i robi hin divèrsi; da feri e da espusission agh nè vüna ogni sabat o duminca e pö, divèrsi tra Dö paròli in cunfidénsa da lur, int al séns che a gh’è mai i stèssi marcansii, ma i camdi S. Rabozzi 3 bian sémpar, anca parchè ‘na quài volta i vegnan dritüra da Filippo da Novara fora via e alura a capita che a Nuara ti podi truà i fiur ulandi R. Pezzana Sara 4 des, la bira tudesca, al “gulasc” üngheres e via via discurrenda. Il cuore antico di Novara di G. Marelli Gambelli 8 E sti robi fai sü l’Alea, suta i pianti ch’i fan l’umbria e un bèl freschin, ai nuarés igh piasan par dabon, parchè a va un Concorso Lingua Madre munton da gént, anca cunt i carusini cun denta i fiöi picul. di C. Rabozzi 12 Alura a vöra dì che se ai nuares ti prupuni un quicus da bèl o da bón, lur is-la fan mia dì dö volti e i partecipan vuNote di luce lentera. di S. Rabozzi 14 Ecco parchè, savenda comunque che ad sold agh n’è mia, Abiti a passo di danza am piasarissa che la Paola Turchelli ch’l’è l’Asesur a la Culdi A. Poggi Steffanina 18 türa dal Cumün da Nuara, la pensassa par témp a un quaicus da bèl anca par al periodo estivo, par fa turnà di bèi La grappa nel teschio di A Poggi Steffanina 22 parsunagg e di cantanti a l’Estate Novarese, cusì cüi povar mischin cume mi ch’i van mia in ferie a Luj e Agust, i podan Il tesoretto Celtico di Biandrate magara ‘ndà fora la sera cunt la dona, barlecà un gelatin e di E. Spina 26 sintì anca una cansunèta in Piassa Martiri. Mia na roba straurdinaria, neh.... Le isole Borromee

In questo numero:

di M. Zucca Marmo

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Novara a misura di fumetti di I. Pellizzari

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Grazie, ragazzi di G. Chiorazzi

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FAMIGLIA NUARESA ©

Associazione di Promozione Sociale Pressidént Unurari: Giulio Mainini Pressidént e Diretur Respunsàbil: Stefano Rabozzi Vice Pressidént: Lorella Perugini Sede Sucial: Via Sottile, 6 - 28100 Nuara - Tel. 338 8919005 E mail: srabozzi@alice.it - Sit web: www.famiglianuaresa.it© Aut. Trib. Nuara n. 13 dal 23.08.83 - Stampa: Italgrafica, Via Verbano, 146 - Nuara - Vevar Iscrissión int l’Albo di Lìberi Assuciassión dal Cumün da Nuara n. 182 - prut. 5136 dal 20.02.96 e iscrissión int al Regìstar dla Pruvincia da Nuara di Assuciassión da Prumussión Sucial n. 1/NO cun determinassión n. 800 dal 19.02.2007

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Filippo da Novara Un novarese incompreso: la grandezza del suo talento ne ostacolò la fama

Le quattro età dell’uomo; miniatura medioevale

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Filippo nacque a Novara molto probabilmente verso la fine del XII secolo. Nei suoi “Mémoires” si qualifica espressamente come “Lombart”, non fornendo però altre notizie in merito alla sua origine. È presumibile comunque che egli di R. appartenesse ad una nobile famiPezzana Sara glia. Questo si deduce dal fatto che nella sua opera ricorda come offrì di battersi contro uno dei cinque reggenti del Regno di Cipro, nemici del suo signore, il conte d’Ibelin, rivendicando quindi per se stesso un identico lignaggio e grado sociale. Non ci è dato sapere in quale età Filippo si sia recato in Oriente; tali avvenimenti erano forse da lui narrati nella prima parte dei suoi “Mémoires”, purtroppo andata perduta. È da ipotizzare, comunque, che egli sia entrato in giovane età in quell’ambiente francese del Mediterraneo orientale, nel quale si inserì pienamente. Dal momento che il francese costituiva sin dal XII secolo la lingua comune della nobiltà del Levante, l’integrazione sociale all’interno di tale classe non poteva aver luogo senza un’acquisizione culturale che esigeva innanzitutto la conoscenza della lingua. Il suo francese eccellente, risultava a volte arricchito da qualche italianismo. Dai suoi scritti si deduce che nel 1218-1219 era già legato agli ambienti dell’aristocrazia cipriota con la partecipazione alla spedizione contro Damietta, guidata dal re di Gerusalemme Giovanni di Brienne. I molti libri che ci ha tramandato rivelano che fu uomo d’armi e di lettere, esperto giurista e acuto cronista delle vicende d’Oltremare; la vivacità narrativa che vi si rileva è rara tra i suoi contemporanei. Fu scrittore di considerevole talento, ma la sua opera non rientra in nessuna delle tipologie testuali riscontrabili all’epoca. Questo fu senza dubbio il motivo per cui non ebbe la meritata fama e la conseguente diffusione. Fu uomo di profonda cultura, dimostrando di conoscere le Sacre Scritture, ma anche storielle e parabole del “Barlaam et Josaphat”, dove è raccolta la versione cristianizzata del Budda. La fama letteraria di Filippo è legata a tre opere, scritte in francese negli ultimi vent’anni della sua vita, dato che, come si è detto, tale lingua rappresentava quella in uso presso la classe dirigente dell’Oriente latino: “Mémoires”, “Les qua-

tre temps d’aages d’ome”, “Livre en forme de plait”. I “Mémoires” contengono il racconto delle origini di Filippo e dei motivi che lo spinsero a trasferirsi in Oriente; comprendono anche la descrizione della “grant guerre” con le battaglie e gli assedi tra l’imperatore Federico II e Giovanni d’Ibelin. Il testo risulta assai singolare e, secondo la testimonianza dell’autore, include una parte autobiografica ed un certo numero di rime e canzoni dedicate alla guerra stessa, all’amore e a temi religiosi. L’opera ci è pervenuta in forma frammentaria: un anonimo compilatore ne ha infatti estratto la parte relativa alla guerra, con i cinque testi in versi in essa contenuti e vi ha riportato, in modo succinto, la storia degli stati crociati. “Les quatre temps d’aages d’ome” (Le quattro età dell’uomo) rappresenta un trattato di morale dedicato al modo più appropriato di affrontare le quattro età della vita: infanzia, giovinezza, maturità, vecchiaia. Quando si pensa a un bambino, oggigiorno lo si associa alla leggerezza, alla gioia di vivere, ma nel Medioevo le cose erano ben diverse; il bambino spesso viveva e cresceva in un ambiente di sofferenza e tribolazione, collegato ad esperienze dolorose e poco felici. Il testo succitato di Filippo da Novara documenta quanto l’educazione medievale si basasse su concetti opposti a quelli quotidiani. In esso si dispensavano regole e comportamenti da adottare nei confronti dei fanciulli, mostrandoci una visione discutibile dell’educazione dell’epoca ed una certa avversione verso il mondo femminile. A tale proposito si riteneva di non dover insegnare alle ragazze a leggere o a scrivere, a meno che non si trattasse di religiose. Sempre nel libro sull’infanzia, vi è una parte dedicata ai padri di famiglia e agli educatori, in cui sottolinea l’importanza di un’educazione seria e severa, anche basata su punizioni corporali che servivano a vincere le cattive tendenze dell’infante. Vengono individuate nei bambini tre importanti qualità: quella di affezionarsi a colei o colui che provvedeva al mantenimento, quella di riconoscere con gioia chi partecipava ai loro giochi e quella di ricambiare con amore a chi si prendeva cura di loro. Filippo apporta anche degli esempi legati alla diversità di comportamento tra uomo e donna. Le bambine erano una grande assenza nel5


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Castello di Kyrenia - Cipro l’educazione di questo periodo, poiché nei concetti dell’epoca erano prive di ruoli sociali rilevanti; bastava solo che le donne fossero umili, avessero vergogna e pudore, oltre a nutrire un certo timore verso il marito. Le loro poche attività ludiche erano simulazioni di lavori domestici o del ruolo di future madri. I giocattoli a loro consentiti erano bambole, che spesso rappresentavano Gesù e raramente le bambine venivano invogliate all’esercizio della lettura, della musica o della danza. Generalmente l’infanzia era bruscamente interrotta da matrimoni precoci che segnavano negativamente la loro vita. In altri casi, compiuti i sei o sette anni, alcune di loro venivano introdotte dai genitori alla vita monastica; comunque solo le famiglie facoltose pot evano assicurare loro un decoroso mantenimento con rendite che avrebbero favorito il raggiungimento di posizioni elevate. Il “Livre en forme de plait” è un manuale di diritto feudale basato sulla vasta esperienza giudiziaria dell’autore. Il suo successo era dovuto al fatto che esprimeva sul piano delle norme procedurali quell’ideologia nobiliare che ispirò la guerra contro l’imperatore Federico II. L’aristocrazia dell’Oriente latino manifestava la sua coscienza di classe formulando sul piano giu-

ridico il tema dei rapporti fra feudatari e sovrano in senso fortemente antimonarchico. Filippo fu quindi un lucido ed appassionato interprete della sensibilità nobiliare, esternò i suoi gusti e le sue aspirazioni, le sue vedute politiche ed i suoi concetti giuridici, facendo trasparire di conseguenza un’istintiva avversione per l’imperatore Federico II, ed una profonda estraneità ai disegni ed agli ideali della politica imperiale. La figura del novarese emerse in tutta la sua grandezza durante la lunga guerra (1223-1242) che oppose Federico II a quella parte dell’aristocrazia a sostegno della famiglia cipriota degli Ibelin. Grazie alla sua perspicacia gli furono affidate delicate missioni diplomatiche, come la negoziazione della resa dei castelli di La Candare nel 1229 e di Kyrenia (isola di Cipro) nel 1233, oltre all’ambasciata presso il papa e i re di Francia e d’Inghilterra, a sostegno della lotta contro l’imperatore. Dopo la fine della guerra, divenne uomo di fiducia di Enrico I di Lusignano, re di Cipro, di cui fu nominato anche esecutore testamentario (1253). Intorno al 1265 Filippo morì a Cipro, dove visse a lungo, colmato di onori e di ricchezze. ◙

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Il cuore antico

di Novara

Il percorso novarese a me più caro è quello che compio dal porticato antonelliano del Duomo; attraversando la piazza, di G. Marelli passo sotto l'arco Gambelli che introduce al Broletto; alla contemplazione del cortile succede il passaggio sotto l'oscuro porticato, al di là del cui arco si staglia fra i tetti della via Cairoli, nella sua imponenza ed eleganza, la Cupola di San Gaudenzio, sempre entusiasmante, sia che il cielo sia nuvoloso, sia che il sole ne renda la sua ascesa verso l'alto, inconfondibile anche da molto lontano. E' un passaggio sempre nuovo per me, in cui ogni pietra, ogni colonna, ogni ornamento architettonico sembra dirmi qualcosa di antico e di arcano. Broletto è una derivazione del latino medievale "broletum": era un campo quadrato, più o meno ampio, accanto alla casa, adibito ad orto o a frutteto. Nella prima età comunale il " broletum" era dotazione di ogni casa o di raggruppamento di case, che lasciavano un ampio spazio

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quadrato per orti e pastorizia; anche il Palazzo del Vescovo aveva il suo "broletum" divenuto oggi il giardino del vescovado. Uno studio approfondito del prof. Viglio del 1925 ci ha dato la possibilità di conoscere la successione storica e archi tettonica avvenuta sulla superficie del campo quadrato. Ma l'importanza maggiore al "broletum" cominciò all'epoca in cui il Comune, trionfante sopra l'autorità dei Conti laici e del Conte Vescovo, che avevano governato a titolo feudale per concessione di Imperatori, si rese indipendente e signore di se stesso. Nel 1110 l'Imperatore Enrico IV, dopo aver distrutto la città per rappresaglia, in seguito alla sua sottomissione, le concede di conservare " i suoi buoni usi e le consuetudini" e cioè di governarsi per mezzo di consoli propri, alzare le mura e torri, esigere tasse: per quasi un secolo procedeva sul suo cammino debellando i Conti laici che la minacciavano. L'espressione "comune trionfante" non è retorica ma indice di uno "stato-repubblica" su cui No vara impera con autorità signorie; esso part e

da Biandrate, linea ovest del Sesia, Lago Maggiore, linea del Ticino (est) Vespolate (sud). L'organismo degli Istituti comunali passava nel frattempo (un secolo) da 70 partecipanti a circa 200 (1204); è questo il periodo "storico" per Novara, perchè dopo questa epoca gloriosa diventerà terra di possesso e sottomessa ad altre "signorie" alla cui politica sarà legata. Prima del "broletum" i luoghi di adunanza erano le piazze; il luogo dei novaresi era la piazza di S. Maria (ora del Duomo) ma era il Duomo vecchio "distrutto barbaramente quasi un secolo fa" (parola del prof. Viglio). All'angolo di sud-est la casa dei Canonici, che era stata ceduta al Comune e che aveva preso il nome di Casa della Credenza o "dei Consoli"; tale edificio, porticato, era adibito ad uso di tribunale, di radunata del Consiglio di Credenza; cresciuto il numero dei vari ordini dei cittadini, o credenziarii, sarebbe stata necessaria una casa più ampia ma non se ne fece niente sino ai primi ann i del 1200, quando avvenne la rottura decisiva e completa con l'autorità ecclesiastica; il Capitolo dei Ca-


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nonici reclamerà la restituzione della Casa della Credenza e il Comune, dopo lunga resistenza, sarà costretto per sentenza a provvedere ad una soluzione. E' questo il percorso storico della separazione del potere religioso da quello politico; sono passati più di quattrocento anni dalla Notte di Natale dell'ottocento, quando Leone III papa consacreva Carlo Magno Imperatore del Sacro Romano Impero. Ritornando al nostro tema vorrei sottolineare la disarmonica armonia di questo complesso architettonico; la disarmonia deriva dalla non contemporaneità degli edifici, ma l'armonia la si coglie in una continuità storica per la quale il tempo ha fatto da "catalizzatore" sciogliendo i contrasti e, grazie ai restauri e alle cure dei contemporanei, possiamo posare il nostro sguardo su un'opera d'arte. Nel mio percorso indicato all'inizio, entrando da via Rosselli ci si presenta il Palazzo del Broletto, sul lato nord il più antico. Nella prima metà del sec. XIII il Podestà, i Consoli di giustizia, il Consiglio maggiore, i credenziarii delegati di tutti gli ordini cittadini, trattano gli affari del Comune. Parlare di "Comune trionfante" significa esprimere l'importanza di una potenza politica affermata su un territorio conquistato ai signori (conti di Biandrate) e ai comuni avversari. E' necessario prendere in considerazione la topografia dei dintorni del Broletto: sono occupati da proprietà private. Nel 1200 i portici esterni verso piazza Santa Maria (oggi del Duomo) erano proprietà dei Cappellani della Chiesa di Sant'Ambrogio e di privati: il Comune usa il metodo radicale dell'invasione per liberare la cinta del Broletto; fa costruire un portico nuovo che andava dai portici di Sant'Ambrogio, a ponente, a quelli dei Mercati a levante passante davanti all'ingresso del cortile del Broletto. Questa operazione perimetrale viene effettuata con metodi forti: o acquisto legale o occupazione im-

mediata; la casa nuova del Comune è difesa da una bella muraglia che vada via Bianchini a via Prina per via Rosselli giungendo a comprendere Corso Italia; completano la chiusura le facciate interne di alcune case prospicienti: l'ingresso avviene per mezzo di due archi imponenti, a tutto sesto, uno a Nord e l'altro a Sud. Entrando nel cortile, lo scenario è composto da monumenti di epoche diverse, ma come se gli artefici del XV e XVIII secolo abbiano evitato di soverchiare, con le loro architetture i più antichi fratelli in una dissonanza piacevole ed armoniosa. Prendendo come punto di riferimento il cortile, a Sud il Palazzo del Podestà del XV-XVI sec., a Nord il Palazzo del Comune del XIII sec., a Est il Loggiato del XVIII sec., a Ovest il Palazzo dei Referendarii del XV sec.. L'unico prospetto visibile dall'esterno sarà quello di corso Italia, dopo che è stata demolita la costruzione di proprietà del Comune, per mettere in evidenza l'uniformità del Palazzo del Comune di architettura romanica, che per la larghezza di vedute e importanza di masse è diretta erede della tecnica romana: tutto in laterizio, la linea grave e robusta poggiante su piloni quadrati, le trifore dagli interessi amplissimi, le rudimentali ma veristiche rappresentazioni pittoriche, l'assenza dell'arco acuto, rassicurano sulla data di costruzione.

Le maestranze che lo costruirono erano formate da perfetti muratori, "i maestri comacini" che andavano di terra in terra, chiamati da Comuni e dai Signori per erigere palazzi e chiese. la grande scala dell'Arengo che porta alla Loggia coperta, dà l'accesso alla gran sala del piano superiore, nel lato verso est il "pozzo" profondo, fatto costruire dal podestà Fran cesco di Lando; suo nipote, "alter potestas", destinò il locale esterno a piano terra-est- alla "camera del curlo" prigione e .. al caso, camera di tortura; le prigioni vennero poi trasferite nell'angolo sud-ovest nella torre del Palazzo dei Paratici. la scala dell'Arengo, costruita su sicuri elementi, toglie al Palazzo parte della sua totale importanza ma una fontanella alla base lo rende più vivo e loquace. Il Palazzo del Podestà, sul lato di via Ro sselli, fu costruito successivamente; si Sto arrivando! che nel 1348 il Podestà aveva la sua residenza nell'ambito del Broletto; inizialmente era una modesta casa che al principio del XVI secolo, forse per iniziativa del vescovo G. Arcimboldi, in epoca propizia a un rinascere della autorità vescovile, per virtù di diplomi imperiali, la casa fu ornata di belle terracotte alle finestre; all'epoca della dominazione francese a Novara, questi edifici furono adibiti, al primo piano, come sede dei tribunali e relativi uf fici. L'edificio a ponente del Broletto non ha una sto-

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nante nelcortile, sia per lo stile architettonico neo-classico, ma anche perchè fu m a l a mente addossata al lato Est del Palazzo dell'Arengo, con evidente danno alla sua prospettiva e all'armonia di tutto l'ambiente del broletto. Il Palazzo è citato dal cronista Azario (nato a Novara nel 1363) dove nel suo "LiFoto C. Balossini ber" ricorda lo ria ben chiara e minore la sua im- scempio fatto nel 1356 dai soldati portanza: la costruzione rese ne- del Marchese di Monferrato, del cessaria la demolizione del muro prezioso archivio del Comune. E' di cinta che da questo lato sepa- suggestivo immaginara ciò che acrava la proprietà comunale dell'or- cadeva in quell'ambito ogni giorno; to e della casa dei Cappellani del- sotto i grandi archi dell'Arengo i la Chiesa di S. Ambrogio che sor- consoli di giustizia avevano i loro geva all'angolo fra via Prina e via banchi legati concatene ai piloni Rosselli. Essa servì a diversi uffi- quadrati e designati dalla figura di ci: prima ai consoli di giustizia, poi qualche animale (Orso, Leone, in epoca spagnola all'ufficio Fiscale Cervo, Aquila); i cittadini ponevadi Refendaria; il piano terra era oc- no le loro questioni e sentivano cupato da botteghe. leggere la sentenza in una pratica Della "Loggetta", costruita forse più sbrigativa dell'odierna. nel '700, per la sistemazione del laAppoggiati ai muri portanti, da to Est, non si hanno documenti: levante a ponente, stavano i noessa fu appoggiata ad una costru- tai;"cum zimarre, tocco intesta" prizione anteriore di qualche secolo meggiavano su alti sedili sotto il e costituisce la parte più dissobaldacchino, scrivevano con pen10

ne d'oca ogni atto della vita pubblica e privata del Comune e dei cittadini. Gli statuti regolavano severamente la vita del Broletto: carri non ne entravano se non il giovedì e nei giorni di fiera, avevano permessi solo i carri di grano spettanti al Comune; i "pedaggierii" agli ingressi, esigevano le tasse prescritte: "l'araldo" annunciava al popolo le decisioni del Consiglio che si riuniva nella sala del piano superiore; un giorno di ottobre del 1223 il Podestà, Tazio di Mandello, dalla loggia dell'Arengario al popolo adunato annunciò la conclusione della pace con Vercelli, dopo una guerra a ferro e fuoco durata un anno intero e terminata con una clamorosa vittoria dei novaresi. L'Azario cronista nel suo latino un pò grosso, ma vivacissimo e pittoresco, dà vita all'aggressione del Marchese del Monferrato e della sua soldataglia animando una città comunale che ancora oggi, nel silenzio del Broletto parla ai visitatori; il merito è anche della preziosa opera di tutti gli artisti e tecnici che si dedicarono al restauro dicostruzioni centenarie. Ne cito particolarmente due fasi, le più recenti; una si è svolta tra gli anni 1920 e 1935; il lavoro fu complesso per le faticose ricerche d'archivio, per le formalità burocratiche e la ripartizione dei contributi economici; non è facile citare tutti i degni professionisti e le maestranze che si avvicendarono nell'arduo progetto: ma il 31 dicembre 1935 Novara riebbe il suo "cuore medioevale". Esso fu perfezionato e reso ancor più glorioso in occasione del centocinquantenario dell'Unità d'Italia nel 2011. In altra occasione mi dedicherò a tale momento. Per ora posso solo citare una monumentale pubblicazione che ha per titolo: "Il complesso monumentale del Broletto di Novara e la Nuova Galleria Giannoni". Onore alle centinaia di persone che hanno saputo, in quella occasione, testimoniare e far rinascere la preziosa memoria di una italianissima città.


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A L S A L O N E D E L L I B R O D I TO R I N O

Concorso

Pagine a cura di Chiara Rabozzi

Lingua Madre Due novarewsi nate all’estero hanno vinto il concorso divenuto progettop della Regione Piemonte

Due novaresi il 20 maggio u.s., hanno ricevuto al Salone del Libro di Torino i riconoscimenti per i migliori racconti scritti da donne straniere residenti in Italia E’ stato il Sindaco Andrea Ballarè, indossando la fascia tricolore di rappresentanza, ad ac-

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compagnare sul palco del Lingotto Fiere di Torino, durante il Salone del Libro, due giovani novaresi di origine straniera che sono state premiate per il “Concorso Letterario Nazionale Lingua Madre”. Questo concorso, ideato da

Daniela Finocchi, giornalista da sempre interessata ai temi inerenti il pensiero femminile, nasce nel 2005 e dopo l’avvio nell’ambito del Centro Studi e Documentazione Pensiero Femminile, diventa progetto permanente della Regione Piemonte.


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Il Concorso è il primo ad essere dedicato alle donne straniere – anche di seconda o terza generazione – residenti in Italia che, utilizzando la nuova lingua d’arrivo (cioè l’italiano), vogliono approfondire il rapporto fra identità, radici e mondo “altro”. Il concorso letterario vuole essere un’opportunità per dar voce a chi abitualmente non ce l’ha, cioè gli stranieri, nello specifico le donne, che nel dramma dell’emigrazione/immigrazione sono discriminate due volte. Particolare rilevanza assume quindi la notizia che a venire premiate saranno due novaresi di origine straniera. Gul Ince si è infatti classificata al 1° posto con il racconto “Mare vuol dire Deniz”. Di origine turca, 28 anni, Gul si trasferisce in Italia nel 2007, laureandosi in Letteratura Spagnola-Inglese. Legge, scrive ed

offre servizio di interpretariato negli uffici pubblici, negli ospedali e nei tribunali, oltre ad occuparsi dell’orientamento deg l i studenti stranieri in Italia. Il suo racconto narra la vicenda di due donne che emigrano

con passaporti falsi, schiudendo uno spaccato della vita quotidiana sospesa tra la Turchia e l’Italia. Lina Alushi, 18 anni, nata in Albania ma residente a Novara da 14 anni, frequenta il quarto anno dell’Istituto Mossotti. Il suo

racconto “La mia bisnonna si chiama Gjylsyme: il valore della libertà” ha ricevuto il “Premio Speciale Rotary Club Torino Mole Antonelliana”, sempre per il Concorso Lingua Madre. Attraverso le vicende della bisnonna, narrate dalla nipote con stile semplice ed immediato, viene offerto un affresco dell’Albania durante il periodo più buio della storia recente, nel quale si esalta la libertà, individuale e collettiva. “Sono stato lieto di accompagnare queste due brave scrittrici sul palco del Lingotto - ha dichiarato Andrea Ballarè - perché la loro s tes s a s tor i a personale ci dice quanto siano perfettamente integrate, al punto da comunicare per iscritto nella nostra lingua emozioni vissute nella terrà di origine.”

Nella pagina a fianco: gli spazi espositivi del Salone del Libro di Torino. In questa pagina, in alto, Gui Ince e, sotto, Lina Alushi, entrambe premiate dal sindaco di Novara, Andrea Ballarè. 13


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Musica e.... ...Solidarietà L’Associazione “Neon-N Neonati a rischio Novara” è la onlus afferente al reparto di Neonatologia, terapia intensiva e patologia neonatale dell’Azienda ospedaliero universitaria Maggiore della Carità di Novara che è centro di riferimento di eccellenza per il quadrante Novara, Vco, Vercelli, Biella. «Neo-n non è più neonata…Ora è cresciuta e sta crescendo sempre di più – spiega con soddisfazione la presidente di Neo-N, Kosmè De Maria - infatti festeggiamo i nostri primi tre anni di attività. Il bilancio è sicuramente positivo; tanti gli obiettivi raggiunti, tre macchinari acquistati, una casa per le famiglie dei bimbi ricoverati che vengono da lontano e che hanno necessità di fermarsi per un lungo periodo di tempo in reparto e tanti, tantissimi eventi che ci hanno permesso conoscere persone meravigliose che hanno sostenuto e sostengono con entusiasmo la nostra associazione». L’evento Note di Luce si è svolto domenica 12 maggio al Teatro Coccia di Novara, «proprio nel giorno dedicato alla festa della mamma -evidenzia la presidente Kosmè De Maria. Quale momento migliore per ricordare tutte quelle mamme che sono ricoverate insieme ai loro piccolissimi nel reparto di patologia neonatale dell’Ospedale Maggiore della Carità di Novara? La manifestazione è stata un concerto di musica classica interamente realizzato dalla Scuola di musica Dedalo, che da sempre ci sostiene e che 14

ha condiviso con entusiasmo il nostro progetto. Durante la serata abbiamo avuto un’importante ospite d’onore: la violoncellista Gemma Pedrini, primo violoncello dell’orchestra del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano. Gemma, nata 18 anni fa, di sole 23 settimane di gestazione, è ipovedente, ma grazie alla tenacia dei suoi genitori e al suo estremo coraggio, è diventata una grande musicista e una splendida persona. La serata è stata presentata dalla giornalista Giusy Trimboli. Il ricavato della serata è stato interamente devoluto all’acquisto della Ret Cam, un macchinario in grado di individuare delle eventuali lesioni alla retina dei bambini nati prematuramente o con patologie. Questo macchinario è estremamente importante per il reparto di Patologia Neonatale, anche in vista della, speriamo imminente, apertura del nuovo reparto, magari insieme alla donazione da parte di Neo-n di questo necessario ausilio medico». «I biglietti per la serata sono andati esauriti specifica la Presidente - poiché Neo-n ha voluto dare la possibilità ai genitori e ai parenti della scuola di musica Dedalo di poter partecipare numerosi al nostro evento per ringraziarli dell’affetto dimostratoci negli anni. Neo-n ringrazia tutti gli sponsor che ci hanno sostenuto con grande affetto e l’artista Sandra Vinotti, pittrice di fama internazionale, che ha realizzato appositamente per l’evento la tela omonima intitolata “Note di Luce”».


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A spiegare che cosa è la Scuola Dedalo è la professoressa Elena Sant’Andrea, responsabile del progetto di formazione orchestrale della Dedalo. «"Tocar y Luchar", "suonare e lottare". Questo il celebre motto de "el sistema" ideato da Abreu in Venezuela nel '75: un progetto di organizzazione capillare della pratica musicale orchestrale sinfonica e insieme formidabile e vincente progetto di contrasto alle devianze giovanili, di promozione dell'integrazione sociale e di sviluppo delle arti e della cultura. Un sistema a cui, in Italia, Claudio Abbado ha voluto ispirarsi e che ha fortemente animato l'impegno di una trentina di Nuclei volontari nel Paese: enti, associazioni e scuole che hanno assunto l'impegno di testimoniare, promuovere e diffondere la musica intesa anche come strumento di civilizzazione, integrazione, disciplina e condivisione di intelligenze e sensibilità; come strumento di salvezza dalle condizioni sociali, culturali ed economiche depresse». «Tra i nuclei nazionali attivi in Italia – prosegue Sant’Andrea - vi è la Scuola di Musica Dedalo, cooperativa sociale, la quale sviluppa nel territorio novarese un'intensa attività di pratica orchestrale amatoriale presso la propria scuola e presso alcuni istituti scolastici novaresi. A fianco della sua attività didattica, integrata con essa, la Dedalo promuove gratuitamente la pratica orchestrale e l'educazione musicale nel segno del sistema presso una scuola del comprensivo di Sant’Agabio». «Nella serata del 12 maggio sono state diverse le compagini ad esibirsi a sostegno del benemerito impegno dell'Associazione di volontariato "Neo-N Neonati a rischio Novara” – spiega la professoressa Sant’Andrea – l'orchestra d'archi dei più piccoli, la Dedalo Junior, quella intermedia "i Dedaliner" e l'orchestra Giovanile, integrata da docenti e collaboratori. Quest'ultima, audacemente, si è proposta con l'esecuzione integrale della titanica Quinta Sinfonia di Ludwig van Beethoven. V i

sono stati altri interventi musicali: l'ensemble Flauti e Arpe, il coro di voci bianche e l'enslemble di percussioni». CON LA PARTECIPAZIONE STRAORDINARIA DI GEMMA PEDRINI

Guest star è stata la giovane violoncellista milanese Gemma Pedrini che ha interpretato da solista, con l'Orchestra Giovanile, un concerto di

Nella foto di Tribuna Novarese g.c. da sinistra la dottoressa Ferrero, direttrice del reparto di neonatologia del Maggiore di Novara, la presidente di Neon - N, DeMaria, la Maestra della Scuola di Musica Dedalo, Sant’Andrea e il Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera novarese, Dr. Minola. 15


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Vivaldi. Gemma Pedrini, ipovedente, pluricampionessa di sci alpino, giovane talento musicale, di recente sul palco di Franco Battiato, è stata la viva testimonianza di ciò che l'impegno e una straordinaria propensione al sorriso possono indurre. Un obiettivo importante l’acquisto di una RetCam per il reparto di Neonatologia del Maggiore ed è l’ambizioso progetto che la Neo-N ha in corso per il 2013 e il 2014. La Ret-Cam è un'apparecchiatura che permette di visualizzare il fondo oculare del neonato ed inviare le immagini acquisite mediante internet agli oculisti del centro di riferimento che daranno le indicazioni terapeutiche del caso senza dover spostare il piccolo prematuro. Oltre alla patologia retinica del prematuro, che colpisce le retine dei bambini con gravità direttamente proporzionale al grado di prematurità, la RetCam è oggi indispensabile: con tale strumento è possibile diagnosticare e seguire tutte le patologie malformative (colobomi), ereditarie e tumorali a carico dell’occhio in età pediatrica. Per questo Neo-n vuole dotare di questa valida strumentazione il reparto di Neonatologia del Maggiore diretto dalla dottoressa Federica Ferrero. «L’esame eseguito con la Ret Cam, che premette di non spostare i nati pretermine all’ospedale specialistico di Torino, non è assolutamente invasivo ed è attuabile in anestesia locale con la sola instillazione di un collirio - spiega la dottoressa Ferrero, direttore del reparto di Neonatologia, patologia e terapia intensiva neonatale dell’Azienda ospedaliero universitaria Maggiore della Carità di Novara. Una sonda viene poggiata sulla cornea del piccolo paziente e le immagini della retina possono essere esaminate immediatamente su di uno schermo ad alta risoluzione e possono essere inviate via modem per un consulto, senza rendere

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necessario il trasferimento del piccolo paziente, al centro di riferimento, diretto dal professor Anselmetti, che si trova presso l’Ospedale Maria Vittoria di Torino. Riuscire ad evitare, quando possibile, il trasferimento al centro diTorino dei neonati ancora molto piccoli è un gran cosa in quanto si evita loro lo stress sia del trasporto in Ambulanza che implica cambio di incubatrice, mancanza di comfort, sospensione dell’allattamento, sia della doppia visita oculistica». ▄


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4° Convegno A.N.I.OC. Sezione di Novara alla memoria Gr. Uff. Cav. Gennaro Cardone a favore di Casa Alessia

Cavalleresca Solidarietà

I Benemeriti anno 2013; Mario Minola, Direttore Generale dell’A.O.Universitaria Maggiore di Novara e Raffaele Rubino, mitico capitano del Novara Calcio

Da sinistra: il Cav. Uff. Cardone. presidente Anioc Novara, il rappresentante Na zionale Anioc, Conte Monzani e il Prefetto di Novara Castaldo.

Foto di S. De Luca

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Abiti

a passo

di danza


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L

Grande successo per l’iniziativa benefica dell’INTERACT NOVARA

o scorso 23 aprile 2013 i ragazzi dell' Interact Club Novara e Val Ticino, guidati dalla talentuosa presidentessa Chiara Comoli, hanno organizzato a Novara un evento da sogno per sostenere chi è meno fortunato e ha bisogno di aiuto. Nella prestigiosa e storica sede della Banca Popolare di Novara, dove nel lontano 23 marzo 1849 Re Carlo Alberto abdicò in favore del figlio e futuro Re d'Italia Vittorio Emanuele II e dove vi soggiornò anche Napoleone III, davanti ad un pubblico di circa 210 persone, i giovani interactiani e rotaractiani hanno messo in scena lo spettacolo "Abiti a passo di danza". Infatti non si è trattato solo di una sfilata di alta moda ma è stato un favoloso mix di coreografie e musiche ispirate al cinema del '900, di abiti delle più importanti griffe, di un balletto individuale di

danza classica, e di uno spazio dedicato alla spiegazione dei progetti di Casa Alessia Onlus. La serata è stata presentata da Chiara Comoli che con grande bravura e disinvoltura ha scandito i vari momenti dando inizio alla sfilata a cui ha preso parte dopo aver fatto gli onori di casa. A più riprese, 21 ragazzi dei club e dello Studio Danza Novara di Alida Pellegrini hanno sfilato nell'incantevole sala della musica di Palazzo Bellini e nella sala del Pianca, entrambe gremite di attenti spettatori, e con un naturale portamento hanno fatto librare con eleganza e a ritmo di danza i meravigliosi abiti da sera di Gucci, Kenzo, Balenciaga, Haute Hippie, prestati per la speciale occasione dalle boutique novaresi "Il Duomo " e "Clauds Morene". C'è stato anche momento per una sorprendente performance individuale

di A.Poggi Steffanina 19


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del coreografo e ballerino Francesco Borelli, che ha incantato tutti i presenti lasciandoli letteralmente a "bocca aperta". Prima dei saluti finali e dei ringraziamenti, il Sig. Giovanni Mairati, Presidente dell'Associazione di volontariato Casa Alessia Onlus (www.casalessia.net), con grande commozione ha spiegato che il sodalizio è stato fondato nel 2006 per onorare la memoria di sua moglie Paola De Gregorio e di sua figlia Alessia Mairati, tragicamente scomparse il 2 luglio 2004 in un incidente aereo durante il decollo da Panama per rientrare in Italia. "Siamo una realtà senza fini di lucro - afferma Mairati- che si propone di organizzare iniziative a carattere umanitario per fornire un supporto concreto ai bambini e ai giovani bisognosi sia in Italia che all'estero. Uno dei nostri futuri progetti continua il Presidente dell'Associazione- sarà sicuramente rivolto all' Equador, paese in cui Alessia ha trascorso gli ultimi dieci mesi della sua esistenza e a cui fortemente voleva dedicarsi per aiutare i bambini senza un tetto. Voglio ringraziare di cuore sia gli organizzatori di questa magnifica serata che il numerosissimo pubblico per la generosità dimostrata, anche con il vostro importante contributo il sogno di Alessia continua". Dopo un sentito applauso ha preso parola la presidentessa dell'Interact Novara e Val Ticino per consegnare i presenti floreali ai rappresentanti delle Buotique e della scuola di danza. "Ringrazio sentitamente la Sig.ra Graziella Borsotti Ubezio titolare de "Il Duomo", il Sig. Morgan titolare di "Clauds Morene" , il nostro coreografo Francesco Borelli e lo "Studio danza Novara" di Alida Pellegrini -enuncia con soddisfazione Chiara Comoli- per la disponibilità e l'impegno profuso in questi mesi per realizzare insieme a noi questo importante evento benefico; senza il loro prezioso supporto non avremmo potuto realizzare "Abiti a passo di danza". Un particolare grazie lo voglio rivolgere alla Banca Popolare di Novara e al suo Presidente Avv. Franco Zanetta per la sensibilità dimostrataci e per aver messo a nostra disposizione questi stupendi saloni". Il ricavato benefico di 2.500,00 euro è stato 20

donato a Casa Alessia Onlus. Complimenti ai giovani dell'Interact: con grande determinazione e intraprendenza hanno ideato una lodevole iniziativa artistica con l'esclusivo intendo di fare del bene e dare un sostegno ai più bisognosi. ◙

Nella foto di pag. 18 la Presidentessa Chiara Comoli mentre sfila; nella pagina successiva (19) il momento della serata dedicato a casa Alessia Onlus: da sinistra Chiara Comoli e Giovanni Mairati. A pagina 20, da sinistra, Gianluca Pareschi, Presidente Rotaract Novara, Chiara Comoli Presidente Interact Novara e Valticino e Francesco Bobbio.Nella pagina a fianco, un momemto della sfilata.


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Mr Dan Aykroyd

La Vodka Crystal Head ispirata agli antichi e misteriosi teschi di cristallo Maya presentata presso lo Show Room Francoli di Ghemme (No)


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di Antonio Poggi Steffanina Lunedí 20 maggio 2013 Ghemme ha vissuto una giornata davvero speciale e per alcune ore i riflettori di Hollywood si sono accesi sulla sede della storica azienda "Distillerie Francoli", presieduta dal dottor Alessandro Francoli, per la presentazione in Italia della vodka ideata e prodotta dal famosissimo artista Dan Aykroyd che insieme a John Belusci fondó nel 1978 il gruppo musicale "The Blues Brothers". Molti fans si sono radunati davanti alla Casa Francoli per attendere con trepidazione l'arrivo del noto scenografo e attore che nei primi anni '80 è stato uno dei protagonisti dei celebri films "Ghostbusters" , "The Blues Brothers", "una poltrona per due" e "a spasso con Daysi"; alcuni di loro per rendergli un caloroso benvenuto si sono travestiti da "acchiappa fantasmi " e da "Blues Brothers" e lo hanno atteso davanti alla sua gigantografia posizionata nel pargheggio. Dan Aykroyd, appena sceso dall'automobile, si è letteralmente tuf fato in un bagno di folla festante ed emozionata che non aspettava altro di accogliere il tanto atteso e intramontabile idolo americano per avere uno 23


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autografo e scattare insieme una fotografia. L'attore americano, d o p o una riunione privata con la Famiglia Francoli e i dipendenti per ufficializzare l'esclusiva partnership relativa all'importazione e alla distribuzione in Italia, ha incontrato i giornalisti per la presentazione ufficiale della sua vodka Crystal Head che ha già vinto il premio "San Francisco world Spitits competition 2011 double gold". Il Blues Brothers Aykroyd ha raccontato che è appassionato di storia ed è af fascinato dalla leggenda dei 13 teschi di cristallo ritrovati in diverse parti del mondo, datati dai 5.000 ai 35.000 anni. Anche se non ne ha mai visto uno dal vivo, li ha potuti ammirare riprodotti nelle fotografie e crede nel "mito" che possano offrire un potere spirituale e una illuminazione a chi li 24

possieda. Proprio questo antico enigma è stato fonte di ispirazione per l'ideazione della bottiglia: unica nel suo genere per il design che riproduce un teschio, è una vera e propria opera d'arte disegnata dall'artista John Alexander. Uno dei più conosciuti estimatori della vodka Crystall Head è il suo amico e regista Steven

Spielberg. "Dan Aykroyd si è rivelato una persona disponibile e di straordinaria comunicativa; educato e pronto ad esaudire pazientemente le richieste dei suoi fans - spiega il dottor Alessandro Francoli, Presidente delle Distillerie Francoli- si è concesso anche alla stampa in modo molto aperto e quasi divertito. A fine serata ha confessato, sorprendendoci non poco, che la tappa di


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Nella pagina sotto: il Presidente Alessandro Francoli con mr. Aykroyd e, nella pagina accanto, mr. Aykroyd con il Presidente eAl berto Francoli (responsabile Marketing).

Casa Francoli è stata la preferita del suo tour europeo, per il genuino abbraccio dei numerosissimi presenti e per gli incontri, dal sapore per lui particolarmente italiano, con i nostri Sindaco e Carabinieri. Ha anche saputo dipingere con la perizia di un consumato “mastro distillatore” -continua il Presidente Francoli - le qualità straordinarie della Crystal Head Vodka, la sua geniale creatura che si presenta in una bottiglia a forma di teschio e che è importata in Italia in esclusiva da Distillerie Francoli" ◙

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Il tesoretto celtico

di Biandrate

Antiche monete d’argento recuperate a pochi chilometri da Novara A circa un centinaio di metri dall'abitato di Biandrate, nell'ormai lontano 1926, durante l'esecuzione di lavori agridi E. Spina coli presso il fondo del sig. Girolamo Podestà, venne fortuitamente portato alla luce un cospicuo tesoretto di antiche monete in argento, costituito da un nucleo principale di novantasei dracme attribuibili a popolazioni celtiche padane e dal rinvenimento isolato, avvenuto a circa un metro di distanza dal gruppo di monete più consistente, di due denari romani di epoca repubblicana. Entrambe le emissioni romane risultarono appartenere al tipo anonimo recante al dritto la testa di 26

Roma con ramoscello d'alloro ed al rovescio i Dioscuri al galoppo, mentre il ben più numeroso nucleo di monete celtiche risultò composto da esemplari appartenenti a tipologie piuttosto differenti e suddivisibili in tre principali macrogruppi: con testa di Artemide al dritto e leone di tipo naturalistico

al rovescio, con testa diArtemide al dritto e leone-scorpione al rovescio ed infine con testa di Artemide al dritto e leone-lupo al rovescio. A livello specialistico è possibile effettuare una suddivisione ancor più capillare dei tipi rinvenuti presso Biandrate che, per divergenze stilistiche e ponderali, pos-

NOVARA


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sono essere ricondotti a quattro o cinque tipologie differenti, numero oggetto di variazione in funzione del testo di riferimento utilizzato ai fini della catalogazione (Pautasso o Arslan). Tale eterogeneità tipologica, riscontrabile nella maggior parte dei depositi monetali antichi, in contesto celtico padano assume una particolare valenza in quanto rappresenta uno dei pochi elementi d'indagine utili alla comprensione di problematiche legate sia all'emissione che alla circolazione di queste particolari monete, proprie dei nostri territori. Tuttavia, prima di procedere su questo fronte, un breve inquadramento del sistema monetale in uso presso le popolazioni cisalpine è indispensabile. A differenza di greci e romani, i celti padani svilupparono una monetazione che in gergo si definisce imitativa, ovvero che sfrutta l'apparato iconografico e la metrologia proprio di monete battute da altre autorità emittenti, appartenenti a realtà culturali estranee al mondo celtico. Il prototipo della monetazione padana è rappresentato dalla dracma pesante di Massalia,(foto in alto di pagina 26) l'odierna Marsiglia, una colonia dei Focei che tra il VI ed il V secolo a.C. divenne una tra le principale potenze commerciali del Mediterraneo occidentale. La dracma massaliota, del peso di 3,75 grammi e di splendido stile greco, presentava al dritto la testa di Artemide ed al rovescio un leone gradiente sormontato da legenda in caratteri greci MΛΣΣΛ, abbreviativo di Massalieton (di Marsiglia). In considerazione dell'elevato flusso economico che ruotava intorno alla città dell'odierna Provenza, ben presto la circolazione della moneta massaliota si estese anche nei territori cisalpini, entrando dunque in contatto con le popolazioni che ivi abitavano.

Le genti padane fecero proprio questo nuovo strumento di transazione già nel IV secolo ed iniziarono ad emettere moneta propria che riproduceva principalmente, per peso e soggetti, il tipo a loro maggiormente noto, ovvero la dracma di Massalia. In questo particolare periodo e contesto storico la Cisalpina, già socialmente frazionata dalle diverse popolazioni che la abitavano, subì la penetrazione di gruppi lateniani, che andarono a sovrapporsi al sostrato culturale

che divennero anch'esse più leggere. Tra il III ed il II secolo a.C. alcune popolazioni padane cessarono di battere moneta in quanto assoggettate al dominio romano mentre altre, situate a nord del Po, continuarono ad emettere moneta, dando vita ad un sistema monetario a doppio livello, ove emissioni celtiche padane ed emissioni romane circolavano contemporaneamente ma in modo disassociato, come parrebbe dimostrare l'estrema scarsità di ripostigli misti.

Dracma padana attribuibile agli Insubri, con dritto ben coniato e leone naturalistico al rovescio esistente. Tale eterogeneità, unitamente ad altre aperte questioni di natura cronologica, rappresenta una notevole problematica, intorno alla quale ruotano i tentativi di attribuzione e collocamento delle varie tipologie monetali emesse dalla varie popolazioni celtiche padane. Ciascun gruppo infatti imitò a suo modo il prototipo massaliota e non tutti lo fecero nel medesimo periodo. In aggiunta, nel corso del III secolo a.C., la discesa e la conseguente guerra annibalica segnarono un punto di svolta fondamentale, generato dalla massiccia permeazione romana in area padana. Un altro sistema monetale, già infiltratosi nel secolo precedente, iniziò dunque a circolare parallelamente alle monetazioni celtiche, portando queste ultime ad un inevitabile allineamento ponderale che interessò anche le emissioni di Massalia,

Tornado ora al tesoretto di Biandrate, i tipi con testa di Artemide al dritto e leone naturalistico al rovescio rappresentano gli esemplari di più alta datazione che, con molta probabilità, furono coniati dalla popolazione degli Insubri. L'area di emissione è inquadrabile tra il Piemonte nord-orientale e la Lombardia occidentale, l'odierna area di influenza "milanese", anche se non mancano pareri differenti che tendono a collocare tale tipologia monetale in un'area al limite con la sfera di influenza ligure. In tale macrogruppo, caratterizzato al rovescio da legenda MΛΣΣΛ come nel prototipo massaliota, è possibile distinguere due dif ferenti tipologie, l'una caratterizzata da un dritto con ritratto di buono stile, l'altra con recto parzialmente o totalmente obliterato. Quest'ultima caratteristica, ove il dritto della moneta appare privo di impronta o con 27


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Dracma padana attribuibile agli Insubri, con dritto obliterato e leone naturalistico al rovescio immagine della divinità appena percettibile, non è spiegabile adducendo l'utilizzo di conii stanchi ed eccessivamente usurati, in quanto tale fenomenologia è riscontrabile con estrema frequenza e costanza nell'intero ambito celtico europeo. Si è ipotizzato che tale caratteristica possa essere vista come il rifiuto di apporre sulle proprie monete il simbolo dell'originaria autorità emittente (nel nostro caso Massalia) o, diversamente, come una soluzione utile ad allineare tali emissioni a particolari tipologie di monete etrusche, che presentavano una faccia liscia. Quest'ultima ipotesi non è tuttavia applicabile a contesti territoriali ben lontani dall'Etruria, ove comunque la moneta obliterata è ben attestata. Gli esemplari appartenenti a questa tipologia, per via dello stile piuttosto raffinato e della legenda al rovescio, possono comunque essere visti come tentativi di fedele riproduzione della dracma di Marsiglia. La divinità, nelle monete con dritto ben coniato ed in considerazione delle capacità artistiche non certo equiparabili a quelle delle maestranze greche, appare piuttosto curata, sia in termini di armonia del profilo che di dettagli, mentre il rovescio di entrambe i tipi presenta un leone gradiente ben riconoscibile, dai tratti coerenti e non trasfigurati. La definizione di un preciso rap28

La seconda classe presente nel tesoretto biandratese è invece caratterizzata da un rovescio recante un leone dalle particolari fattezze, definito leone-scorpione. Il tipo è attribuibile alle popolazioni dei Boi e dei Cenomani, gruppi celtici che in contesto cronologico di IV -III secolo a.C. vengono reputati di recente arrivo, stanziatisi in Emilia, Lombardia orientale e Veneto occidentale, tra Insubri e Veneti. A livello stilistico le immagini della moneta paiono ben diverse da

Dracma padana attribuibile ai Boi-Cenomani, con leone-scorpione al rovescio porto cronologico tra i due sottotipi, per via della mancanza di evidenze certe, è però indeterminabile. I tipi con dritto obliterato potrebbero essere coevi a quelli con dritto ben coniato, o di poco successivi, o ancora queste due varianti potrebbero essere state

quelle presenti sia sui prototipi massalioti che sulle dracme imitative insubri, in quanto presentano tratti demarcati da profonda latenizzazione, con testa della divinità distinta da capelli fiammeggianti e leone al rovescio spiccatamente trasfigurato in scorpione,

Dracma padana attribuibile ai Libui, con divinità ad occhi "pesti" al dritto e leone-lupo al rovescio emesse da dif ferenti gruppi appartenenti a popolazioni affini.

secondo i canoni della fantastica


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arte figurativa celtica. La terza ed ultima classe, caratterizzata al rovescio da un soggetto mostruoso definito leone-lupo, è in fine attribuibile, pur con qualche perplessità, alla popolazione dei Libui (o Libici), stanziati nel basso vercellese ed in Lomellina. Lo stile di queste emiss i oni , pur presentando contaminazioni lateniane, suggerisce un ambito di emissione affine a quello delle culture di ceppo ligure, dunque protoceltico. Anche in questo caso è possibile distinguere due sottogruppi, il primo caratterizzato da un dritto con divinità dagli occhi normalmente aperti ed il secondo presentante invece un' Artemide/Diana dagli occhi socchiusi o "pesti". Il leonelupo dei rovesci può presentare, presumibilmente nei tipi più antichi, tratti naturalistici, avere coda sdoppiata da una linea perlinata e criniera composta da elementi triangolari oppure può apparire con coda semplice e criniera a segmenti paralleli. Aperta e controversa è la questione riguardante i due denari romani repubblicani rinvenuti in prossimità del nucleo monetale principale celtico. Se considerati in connessione, il rinvenimento delle emissioni padane e di quelle romane in un unico contesto, parrebbe suggerire quale epoca di occultamento del ripostiglio il periodo della seconda guerra punica, dunque nella fasi concomitanti o immediatamente successive alla discesa di Annibale in Italia. Se

Vittoriato romano di periodo annibalico invece giudicate non in connessione, l'inquadramento cronologico appena proposto parrebbe comunque essere ugualmente accettabile. Il tesoretto di Biandrate rappresenta un prezioso spaccato della circolazione monetaria in area cisalpina occidentale in un periodo storico fortemente travagliato e caratterizzato dal pressante contatto con l'espansionismo romano. Unitamente ai dati provenienti da altri ripostigli del medesimo tipo rinvenuti nell'Italia settentrionale, la presenza di dracme padane emesse da differenti popolazioni suggerisce l'esistenza di una libera circolazione monetaria, di un mercato comune geograficamente circoscritto, ove tuttavia l'interlocutore principale era ormai divenuto Roma ed il suo sistema monetale. Il calo ponderale delle dracme padane, riscontrabile nelle tipologie padane di media e bassa datazione, parrebbe esse-

re la conseguenza di un allineamento al peso del vittoriato romano, moneta presumibilmente destinata a circolare ai margini delle aree ove il denario era ormai divenuto il nominale di riferimento. Vittoriato romano di periodo annibalico Nel corso del II secolo a.C. l'emissione di moneta celtica padana divenne prerogativa delle popolazioni stanziate a nord del Po che tuttavia, con la concessione dello Ius Latini nell'89 a.C., entrando de iure nella piena orbita romana, smisero di battere moneta propria. La dittatura di Silla era ormai imminente e nel corso di pochi decenni Giulio Cesare e le sue legioni, diretti nelle terre al di là delle Alpi, diedero infine quel fondamentale impulso alla romanizzazione de facto della Cisalpina. ◙

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Bellezze e storia delle isole Borromee di M. Zucca Marmo

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Dopo avere dedicato il mio articolo del precedente numero di “Famiglia Nuaresa” a Orta e alla sua isola, farei torto al vicino Lago Maggiore se non ne dedicassi uno anche alle tre perle che la natura ha collocato al suo interno: le tre isole Borromee, ricche di storia, di tradizioni, di bellezze naturali e architettoniche e quindi oggetto dell’interesse turistico non solo italiano. Le tre isole sono situate nella parte centro-occidentale del lago, nel tratto che vede affacciate e contrapposte Stresa e Pallanza. Il loro complesso viene anche chiamato arcipelago Borromeo. Le tre isole sono, in ordine di superficie: l’isola Madre, la più orientale, con i suoi 7,8 ettari; l’isola Bella, a soli 400 metri da Stresa, con una superficie di 6,4 ettari; l’isola Superiore o dei Pescatori, a nord dell’isola Bella, da cui dista poche decina di metri, con 3,4 ettari di superficie. Fanno tutte parte del comune di Stresa e quindi della provincia di Verbania.


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Nell’anno 1439 Vitaliano I Borromeo, di origine padovana, ricevette dal duca Filippo Maria Visconti, a titolo di feudo, la città di Arona con il territorio circostante e il titolo di conte di Arona. Tuttora la famiglia possiede l'isola Bella e l'isola Madre. Fu lo stesso primo feudatario a concepire il progetto di un ambizioso palazzo sull’isola Bella. Ma di fatto quest’isola per altri due secoli rimase uno scoglio roccioso occupato da un minuscolo villaggio di pescatori, dove sorgevano due chiese, una delle quali edificata nell’11° secolo. La realizzazione del progetto fu iniziata infatti solo nel 1632, quando Carlo III pose mano alla costruzione di un grandioso palazzo dedicato alla moglie, Isabella D’Adda, affidando i lavori al progettista milanese Angelo Crivelli, al quale si deve anche la progettazione dell'impianto di base dei giardini. I lavori subirono un arresto verso la metà del 17° secolo, per la grave epidemia di peste scoppiata nel ducato di Milano. La costruzione riprese slancio quando l'isola passò

ai figli di Carlo III, il cardinale Giberto III e Vitaliano VI. Quest'ultimo in particolare, con l'appoggio finanziario del fratello, affidò il completamento dei lavori all'architetto ticinese, ma romano di formazione, Carlo Fontana e fece diventare la villa luogo di feste sontuose e rappresentazioni teatrali per la nobiltà europea. Al palazzo lavorò anche Francesco Maria Richini e, per i giardini, intervenne pure il Vismara. In epoca neoclassica, nel tardo Settecento vi lavorò anche lo Zanoja, progettista del salone da ballo. Al nipote Carlo IV si deve invece il completamento dei giardini che furono inaugurati nel 1671. L'isola venne ristrutturata in modo da trasformarla in una fantastica nave, in cui la parte del palazzo era la prua e la parte dei giardini a terrazze – su quello che viene detto anfiteatro – la poppa. Il progetto prevedeva infatti un approdo, mai realizzato del tutto, davanti al fianco occidentale del palazzo. Al periodo di Giberto V risalgono le frequentazioni più illustri dell'isola, da Napoleone con la

moglie Giuseppina di Beauharnais, alla principessa del Galles Carolina Amalia di Brunswick. Quest'ultima vi soggiornò due volte: nel 1797, durante la prima campagna d'Italia di Napoleone, e vi tornò poi, innamorata del luogo, nel 1805. Di questi soggiorni abbiamo la stanza di Napoleone arredata da mobili in stile impero. Un aneddoto racconta che la prima moglie di Napoleone, innamoratasi del luogo, si prodigò per convincere i Borromeo a vendere l'isola Madre. Incontrò il loro rifiuto, ma si consolò con la splendida V illa d'Este di Cernobbio, sul Lago di Como. Il palazzo dell’isola, di gusto barocco e aperto alle visite, mostra i saloni e le camere del piano nobile e, nella parte inferiore, le grotte, che estasiarono Stendhal. All'interno vi sono tele del Cerano, di Francesco del Cairo, di Giordano, di Salvator Rosa, del fiammingo Muller detto il Tempesta, del Nuvolone, di Francesco Zuccarelli. Da ricordare la galleria degli arazzi, così detta per i suoi sei enormi arazzi fiam-

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L’Isola Madre è la più grande delle Isole Borromeo e la più caratteristica per l'atmosfera raccolta, silente, incantata: un giardino di piante rare e fiori esotici nel quale vivono in piena libertà pavoni, pappagalli e fagiani d'ogni varietà creando il fascino di una terra tropicale. minghi del 16° secolo, in seta e oro, il cui tema ricorrente è il Liocorno, emblema dei Borromeo. Negli ambienti del tutto particolari delle grotte, ricoperti di pietre e conchigl ie di una infinita varietà di tipi, sono raccolti anche resti archeologici della preistorica Cultura di Golasecca. Splendido è il giardino all’italiana, composto da dieci terrazze sovrapposte a piramide mozza, abbellito da statue, fontane, arbusti rari, piante esotiche e fiori dai profumi delicati. La parte alta dei giardini è soprannominata “anfiteatro” per le rappresentazioni che vi si tenevano. Oltre al passaggio di Napoleone, la villa Borromeo dell'isola Bella fu sede anche, dall'11 al 14 aprile 1935, della conferenza di Stresa, nella quale Mussolini, Pierre Laval e MacDonald si erano prefissi di mantenere l'ordine politico a fronte dell'Anschluss te32

desco. Detto questo dell’isola Bella, occupiamoci della vicina isola dei Pescatori, che è l’unica dell’arcipelago a essere stabilmente abitata. Ospita infatti un piccolo centro, dalle caratteristiche case a più piani, con lunghi balconi per essiccare il pesce, una piazzetta, caratteristici vicoli stretti, il lungolago e la via principale che permette gli spostamenti rigorosamente a piedi dei 50 abitanti che vivono di pesca e turismo. Abitata da almeno 700 anni, l'isola presenta una parrocchia e, sul lato opposto, un belvedere alberato. Periodicamente (in genere in autunno e primavera) si verifica il fenomeno dell'acqua alta, quando, in seguito ad abbondanti precipitazioni, il livello del lago sale e l'acqua invade la passeggiata fino a lambire le case. Ma, poiché le loro soglie sono collocate nelle stra-

dine interne a livelli rialzati rispetto alla riva, esse restano all’asciutto. Gli isolani conservano alcune feste tr adizionali-locali. La più famosa è quella di Ferragosto quando ha luogo una processione serale di barche da pesca illuminate, che portano la statua dell'Assunta attorno all'Isola. Altre tradizioni ricorrono a Carnevale e alla vigilia dell'Epifania. Last but not least, parliamo dell’isola Madre, che è occupata da alcune costruzioni e soprattutto da giardini. Alcune fonti storiche indicano che nella metà del 9° secolo sull'isola erano già presenti la chiesa con abside a pianta quadrata, un cimitero e coltivazioni di ulivi. A partire dal 1501 Lancillotto Borromeo introdusse nell'isola le coltivazioni di agrumi e ordinò la costruzione di un primo nucleo della dimora gentilizia, successivamente amplia-


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ta in stile rinascimentale da Renato I Borromeo. Intorno al 1825, per impulso dei conti Giberto V e Vitaliano IX Borromeo Arese, i frutteti vennero convertiti in giardino romantico all'inglese, che ancora viene considerato tra i migliori esempi di quest'arte in Italia. Il turista che si reca sull’isola può ammirare, oltre a tre

bellissime stanze del suo palazzo, la vastità del giardino ricco di piante rare e fiori esotici (azalee, rododendri, camelie, ma anche pergolati di glicini antichissimi e l’esemplare più grande d’Europa di cipresso del Cashmir, stupendi cedri e limoni, una meravigliosa collezione di ibiscus e il Ginkgo Biloba), in cui vivono in

libertà pavoni, pappagalli e fagiani. L’atmosfera che vi si respira richiama l’incantevole fascino di una terra tropicale. Non a caso Gustave Flaubert scrisse: “L’isola Madre è il luogo più voluttuoso che abbia mai visto al mondo”. ◙

L’Isola Bella, a circa 400 metri al largo di Stresa, fa parte delle Isole Borromee. È la seconda per superficie con i suoi 320 metri di lunghezza e 180 di larghezza, quasi interamente occupati da Palazzo Borromeo e dal suo lussureggiante parco.

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Nuove tendenze in città

Novara: una città a misura di ... ...fumetti, tra Spiderman e la Cupola Molte volte chi parla di Novara, tende a identificarla come una città piatta e sonnacchiosa. Un'identificazione, da un certo punto di vista veritiera se pensiamo alla vita notturna del sabato di I. Pellizzari sera o a molti interminabili pomeriggi estivi, ma senza dubbio errata se proviamo a scavare nel profondo e ad ampliare i nostri interessi anche in campi avvolti, molte volte, dai pregiudizi. In questa rubrica parleremo di tutti quegli Hobby che, se vogliamo, nascono e si sviluppano attorno alle fumetterie o alle ludoteche. Passioni come: leggere e parlare di fumetti o manga, giocare a giochi di ruolo e da tavolo, creare e vestire i panni di personaggi del panorama fumettistico e dell'animazione e molto altro ancora, saranno scoperte

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e trattate a piccoli passi su questa rubrica di volta in volta. Tutti questi passatempi, ormai da anni, legano e uniscono migliaia di persone su internet e nei vari raduni specializzati permettendo nuovi incontri e legami con persone anche geograficamente lontanissime rispetto a noi. Ormai la figura del Nerd che si ritrova con gli amici per parlare di Gundam si è superata, e a dispetto di vent'anni fa in cui chi era additato con questo nomignolo era rifiutato dalla massa, oggi entrando in una fumetteria possiamo trovare gente di ogni tipo e se ci si ferma su una panchina per leggere Spiderman, si sarà considerati e visti proprio come chi legge un romanzo. Ricollegandoci al discorso iniziale a Novara esiste una vera e propria rete fitta di gente che nutre e coltiva queste passioni, io sono andato alla ricerca di quattro ragazzi e ragazze volenterosi di rilasciarmi una breve intervista in cui ho ri-


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volto la seguente domanda: “Ciao ti va di parlare della tua passione e di dire, secondo te, perchè può essere utile una rubrica sul territorio novarese che tratti di questi argomenti?” “Ciao mi chiamo Barbara e vivo a Novara. Una rubrica che parla di giochi, fumetti e cosplay? Perfetto! Soprattutto se è incentrato sulla città! Su internet ci sono ovviamente un sacco di informazioni che per i più appassionati è una vera e propria manna dal cielo, ma trovare delle pubblicazioni a livello territoriale è qualcosa di formidabile. Non solo in questo modo è possibile rimanere aggiornati ma così sarà anche più facile ritrovarsi, magari anche solo per passare un pomeriggio nello svago più completo tra giochi e chiacchiere. Per quanto mi riguarda, non sono molto ferrata in materia vera e propria ma mi piace fare cosplay cioè indossare un costume che rappresenti un personaggio tratto dal mondo fantastico, diverse volte questo è visto dagli altri come una stranezza poco digeribile, ma di tanto in tanto è divertente poter indossare i panni di un'altra persona per poterne emulare anche i comportamenti e i gesti, nonché far divertire anche gli altri con scenette o qualche foto. Onestamente una rubrica del genere non l’avevo ancora vista ma penso potrebbe non solo f ar conoscere maggiormente queste attività a chi ancora non le ha mai viste, ma potrebbe anche unire noi cosplayer del territorio e far gruppo per divertirci tutti insieme.” “Ciao mi chiamo Elena vivo a Novara e sono appassionata ai manga fin da piccola. Ho sempre prediletto serie di tipo classico degli anni ottanta perché mi ricordano la mia infanzia come Kiss me licia, hello spank o occhi di gatto. Negli anni la passione si è sviluppata, ho iniziato a leggere anche i fumetti americani con le avventure dei supereroi, realizzando che Spiderman può essere

avvincente anche su carta stampata e non solamente in un cartone animato o al cinema. Una rubrica sull'argomento potrebbe essere utilissima per quelli che, come me, sono amanti dei fumetti, ma ancora non ne sanno molto. Mi piacerebbe conoscere gli autori più importanti e le storie dei vari personaggi, come sono nati e le loro evoluzioni negli anni.” “Ciao sono Nicole e vivo a Novara, per me i videogiochi sono divertimento e passione, e mi aiutano a rilassarmi e a passare il tempo. Mi sono avvicinata a questo mondo all'età di dieci anni vedendo giocare mia sorella a Super Mario con il Nintendo 64. Oggi la tecnologia ha fatto passi da gigante, e tuttora sono appassionata a Gear of Wars su Xbox 360, un gioco d'azione divertente sia da sola sia in compagnia. A parere mio avere una rubrica sui videogiochi è un'ottima cosa perché può permettere a tutti di avvicinarsi e conoscere i videogiochi. Inoltre dà l'occasione ai giovani di seguire argomenti piacevoli su un giornale territoriale, senza bisogno di connettersi e passare ore davanti al computer!” “Ciao mi chiamo Daniele e vivo a Novara, sono appassionato ai giochi da tavolo in generale. Mi diverto ormai da diversi anni con giochi: di simulazione come Dungeons and Dragons, dove ci si può calare nei panni di creature immaginarie e vivere avventure fantastiche, di ambientazione 35


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come Warhammer un gioco di guerra dove si utilizzano miniature e regole molto ferree e di carte come Magic, al quale gioco tuttora. Ho sperimentato molti altri giochi di carte e da tavolo in se, ma come spesso sento succedere nel nostro paese quando scopri una passione, anche per un gioco stupido, ma sei solo e non hai con chi condividerla, senti dentro di te che forse non ha senso intraprendere quel cammino. Oggi per mia fortuna frequento molte persone e trovo il tempo anche per riunirmi e giocare a giochi insieme agli amici. Nella mia modesta opinione ritengo che avere l’opportunità di poter parlare di un argomento simile è importante per due motivi: il primo è puramente economico, poiché con i tempi che corrono avere un abbonamento a riviste del settore può essere un costo proibitivo, o che comunque si eviterebbe con piacere, questo ritaglio può essere d’interesse per chi oltre alle informazioni del giornale ha piacere di conoscere informazioni, novità e altro sul genere senza alleggerire troppo il portafogli. Secondo ma non ultimo, per un motivo sociale, che far riemergere i giochi da tavolo che un tempo avevano funzione aggregante nella famiglia e con gli amici oggi diventano sempre più caso sporadico limitato a eventi o a piccole nicchie. Aprire questo piccolo squarcio può aiutare chi praticava qualche gioco o chi non è a mai praticati e vuole iniziare ad entrare in questo mondo, fare nuove conoscenze e divertirsi allo stesso tempo oltre per avere informazioni e scoprire o ritrovare un piacere dimenticato o mai scoperto.” Ringrazio Barbara, Elena, Nicole e Daniele per avermi rilasciato queste dichiarazioni. Senza dub36

bio scaturiscono dalle loro parole la passione e l'importanza di una rubrica di questo genere che attualmente manca a Novara. Ora passiamo a un altro punto, cioè alle letture “da fumetteria” da me consigliate periodicamente. Questo mese propongo: per gli appassionati Marvel, vecchi e soprattutto nuovi, “Marvel Season One: Iron Man” un albo imperdibile di Chaykin e Parel che rivisitano e riscrivono, senza stravolgimenti troppo profondi, le origini di Iron Man, un super eroe che ha spopolato al cinema con tre imperdibili film; per i fanatici dei manga invece propongo una vera e propria opera d'arte in due volumi, “Opus” di Satoshi Kon, che fu un grandissimo regista, sceneggiatore e character designer giapponese. Opus è una storia affascinante e se vogliamo paradossale in cui emergono tutta bravura e la capacità da sceneggiatore e disegnatore di Kon, un albo caldamente consigliato; per ultimo, ma non d’importanza, consiglio a tutti i lettori DC comics “All Star Superman”, una ristampa che raccoglie i dodici albi scritti e disegnati tra il 2005 e il 2008 rispettivamente dai leggendari Grant Morrison e Frank Quitely, in cui è raccontata la morte del fantomatico eroe statunitense e del suo acerrimo nemico Lex Luthor. Ottimo, detto ciò, vi lascio con questo primo articolo specificando che in questa rubrica darò molto spazio alla gente e quindi a voi lettori e contattandomi alla mail Ivan.comix@virgilio.it potrete parlarmi delle vostre passioni, di ciò che vorreste leggere in particolare e darmi i vostri consigli, insieme arricchiremo la rubrica facendola crescere. Vi ringrazio alla prossima.


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“APERITIVO IN MUSICA”

Si è svolta con successo l’iniziativa organizzata e proposta dal gruppo “ Fai Giovani delegazione Novara” in collaborazione con il club “Rotaract Novara” presso Casa Bossi. “Aperitivo in musica” è stato il titolo dell’evento, scelto per sottolineare il connubio tra architettura e musica,evento che ha avuto come duplice obbiettivo sia di sensibilizzare la cittadinanza riguardo la residenza di Casa Bossi,sia di creare un momento di incontro tra le varie associazioni giovanili di volontariato del territorio novarese. I ragazzi del “Fai Giovani”, si sono adoperati per sistemare e abbellire i locali della storica villa in preparazione al momento conviviale e musicale, durante il quale c’è stata l’esecuzione di alcuni brani da parte dei giovani artisti del Conservatorio “Guido Cantelli”. Il presidente “Fai Giovani” Matteo Caporusso e la vicepresidente Beatrice Pozzi hanno dichiarato: “Siamo molto soddisfatti del successo riscosso dalla manifestazione; vogliamo ringraziare in particolar modo il “Comitato d’Amore per Ca-

sa Bossi” per la preziosa disponibilità, e i musicisti, che con grande professionalità hanno intrattenuto il pubblico. Ringraziamo anche i nostri giovani che partecipano sempre con grande entusiasmo alle iniziative proposte, e il presidente del club “Rotaract Novara”, Gianluca Pareschi, per la sua collaborazione”.

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NOVARA CALCIO

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Comunque vada...

Testo di G. Chiorazzi Foto di OkNovara e F. Patrucco

Grazie, ragazzi!!!!

Alla fine, come ogni bella favola che si rispetti, il Novara è riuscito ad approdare ai play-off del campionato di Serie B. Forte del quinto posto in classifica ottenuto al termine della “regular season”, la compagine allenata da mister Aglietti ha saputo reggere nel finale di campionato, regalando ancora tante emozioni ai propri sostenitori. Ci si appresta a vivere un’emozionate appendice stagionale, dopo aver consolidato il valore di questo gruppo sul campo. Per i tifosi azzurri un vero “sogno ad occhi aperti”, riflettendo su quel penultimo posto occupato in graduatoria prima della sosta natalizia, di fronte al quale anche il più ottimista degli appassionati novaresi avrebbe fatto dif ficoltà ad immaginare un finale del genere. Eppure, con caparbietà, grinta e tanta voglia di dimostrare le proprie vere qualità, la squadra di patron De Salvo è riuscita ad inanellare una serie di risultati utili consecutivi, grazie ai quali, di giornata in giornata, sono state scalate tante posizioni in classifica. In quello che è ormai considerato il girone di ritorno più redditizio dell’intera storia del Novara Calcio, si è giunti addirittura a tredici risultati favorevoli consecutivi, con dieci vittorie e tre pareggi, dalla 25a alla 37a giornata di campionato. E’ stato a cavallo di quel momento della stagione, che per il Novara è scattata la svolta decisiva. Una circostanza che si è contrapposta alla pesante crisi del gi38


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rone d’andata, quando dalla 12a alla 17a giornata, gli azzurri incapparono in sei sconfitte successive che destarono non poche preoccupazioni, considerando anche la penalizzazione che la squadra stava attualmente scontando in campionato (in seguito ridotta di due punti). La società azzurra, che va sottolineato venne messa in discussione per una campagna acquisti ritenuta non adeguata alla categoria, ha invece dimostrato di aver scelto bene i propri giocatori, mescolando al meglio un mix di giovani in cerca di affermazioni, ad un gruppo di “sena-

tori” in grado di of frire il giusto contributo in fatto di esperienza. Forse, proprio in questo aspetto, è celato il segreto di una simile trasformazione. Affidare la guida tecnica a mister Aglietti, un tecnico dagli elevati valori sportivi ed umani, ha contribuito a rigenerare un ambiente nel quale erano venuti meno gli adeguati stimoli e dove si era persa molta fiducia nei propri mezzi. Nel momento in cui scriviamo questo articolo non sappiamo ancora quale sarà il destino del Novara in questi agognati play-of f. Ad ogni modo, qualunque sarà il risultato definitivo della squadra

azzurra, la stagione che sta per volgere al termine resterà molto positiva per i nostri colori. Non si tratta di una frase di circostanza, come qualcuno potrebbe giustamente immaginare. Per co mprendere appieno il significato di questa frase, va sempre tenuto conto da dove si arriva: un lungo calvario nella ex Serie C (ora Lega Pro), dal quale il Novara è riuscito a risalire con tanto sacrificio e dopo una lunghissima attesa. Essere riusciti a mantenere (per ora…) la categoria, equivale quindi ad un succe sso di non poco conto. E’ logico che un tifoso del Novara, come gli stes-

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si giocatori che andranno in campo, sogni ora in grande ed ambisca a qualcosa di molto più gratificante. Del resto, quel traguardo che fa emozionare solo al pensiero e che, per scaramanzia, si tende quasi a non nominare… è lì, ad un passo. Solo quattro partite: le prime due, già certe, contro l’Empoli, la squadra che ha mantenuto “vivi” i play-off, quella che i tifosi azzurri hanno sostenuto prima della fine del campionato, perché se il divario fra le prime tre della classifica fosse stato maggiore di nove punti dalla quarta, a quest’ora non saremmo ancora qui in trepidante attesa… Una circostanza che si è invece verificata per quanto concerne le retrocessioni: niente play-out quest’anno per la Serie B. Oltre alle già retrocesse Grosseto e Pro Vercelli, scendono direttamente in terza serie anche Vicenza ed Ascoli, in quanto la distanza dal Lanciano (quintultimo) è di sei punti. Troppi, stando al regolamento, per la disputa degli spareggi salvezza. Gli abruzzesi si salvano così all’ultima giornata, proprio sul campo del “Silvio Piola”, in virtù del pareggio per 1-1 contro il Novara. Laddove il Novara riuscisse a superare le semifinali play-of f contro l’Empoli (ogni scongiuro è d’obbligo), si ritroverebbe davanti alla vincente fra Livorno e Brescia (le altre due contendenti in questo mini-torneo di fine stagione), per una finalissima (con gare di andata e ritorno) tutta da gustare. I labronici, anche in considerazione del terzo posto finale in classifica e degli 80 punti maturati sul campo, partono come favoriti. Si sa, però, che giunti a questo punto qualsiasi ipotetico vantaggio si azzera quasi sempre. A livello psicologico, la squadra privilegiata potrebbe infatti essere proprio il nostro Novara: 40

sebbene un po’ in calo di forze, in questo finale thrilling, la compagine di Aglietti è quella che potrebbe trarre maggior giovamento a livello di stimoli, considerando la stupenda cavalcata che ha in primis consentito di uscire dalle zone calde della classifica e poi, quasi miracolosamente, centrare con largo anticipo la matematica certezza di accedere ai play-off; una condizione quest’ultima maturata forse nel migliore dei modi per un tifoso azzurro: grazie all’emozionante vittoria al “Piola” di Vercelli, contro gli “odiati” cugini d’oltre Sesia (retrocessi nel turno precedente, con la sconfitta patita al “Bentegodi” di Verona). Un derby vissuto con passione da entrambe le tifoserie, dove i tifosi del Novara hanno saputo dare dimostrazione di grande affetto per la propria squadra. Ai giocatori azzurri in campo sarà infatti parso di giocare in casa, tanto il tifo ed il calore è risultato tangibile. Il tutto ripagato con una vittoria che, oltre a bissare il successo dell’andata contro la Pro Vercelli, ha regalato l’ennesima gioia ad un pubblico degno della massima serie. Come arriva il Novara, quindi, a quest’ultimo scoglio da superare? Sicuramente con molteplici motivazioni. La condizione generale della squadra è buona, alcuni giocatori sono forse un po’ in debito d’ossigeno per le tante energie profuse nelle ultime partite (a riguardo, bravo mister Aglietti a far riposare buona parte dei titolari, nell’ultima “insignificante” gara interna contro il Lanciano). In questi casi l’aspetto psicologico può sostenere quello fisico: se lo augurano i tanti tifosi che hanno cominciato, già il giorno successivo alla conferma della disputa dei play-off, ad accaparrarsi un biglietto per la semifinale di andata contro l’Em-

poli, in programma mercoledì 22 maggio in notturna al “Piola” (ritorno domenica 25 maggio, sempre con inizio alle ore 20.45). Per il tecnico azzurro, quella contro i toscani sarà una sfida nella sfida… Da ex allenatore dell’Empoli, ci sarà da scommettere che Aglietti tenterà il tutto per tutto per di mostrare alla sua precedente società di aver sbagliato a non credere in lui. Novara città se lo augura… perché in gioco non c’è solo una squadra di calcio e la sua promozione nel torneo nazionale più importante. C’è la voglia di affermarsi di un’intera città e della sua provincia. La voglia di riscatto dopo un traguardo raggiunto con orgoglio e durato solo un anno, complice l’amara retrocessione dello scorso campionato. Tornare subito nel “Paradiso” del calcio, assieme alle già promosse Sassuolo e Verona, sarebbe molto importante. Il Novara (inteso come società) avrebbe dalla sua un ulteriore anno di esperienza maturata sul campo, potrebbe fare tesoro degli errori commessi al suo ritorno in Serie A e su quelli impostare le basi per una lunga permanenza nella massima serie. Una circostanza non impossibile, pensando che una “piccola” come il Chievo Verona ci riesce da anni, forse con qualche patema fino al termine della stagione, ma riuscendo sempre a centrare il proprio obiettivo. Come scritto in precedenza, qualunque sarà il destino del nostro Novara, resta l’orgogliosa consapevolezza di sostenere una squadra solida e genuina, che attualmente può fregiarsi del titolo di rientrare tra le 25 compagini più forti d’Italia… Sperando di poter migliorare ancora questo “speciale primato”, per essere sempre ancor più fieri di gridare ad alta voce… Forza Novara! ◙


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GRANDE SUCCESSO DEL CONVEGNO LIBERTAS SULLO SPORT

Sabato 11 maggio presso l’Hotel La Bussola si è tenuto il Convegno sullo Sport organizzato dal Centro Provinciale Libertas di Novara alla presenza di un folto pubblico composto da studenti ed operatori dello sport, alla presenza di moltissime Autorità a partire dal Prefetto di Novara dott. Castaldo, dal Presidente Nazionale Libertas prof. Musacchia, dalla Presidente Regionale Libertas dott.ssa Lanza, e alcuni Assessori del Comune e della Provincia di Novara. Ad aprire i lavori è stata la Presidente Provinciale di Novara Anna Maria Peri che ha ringraziato le Autorità e tutti i presenti per la partecipazione al Convegno “Lo sport migliora la vita: interventi nelle aree del disagio come strumento per l’integrazione” rivolgendo un augurio particolare agli studenti perché sicuramente sarebbe usciti arricchiti da questa esperienza. Ad iniziare gli interventi è stato il prof. Omodeo Salè che è entrato subito nel vivo del tema parlando delle pulsioni che contraddistinguono la persona umana, una delle quali è sicuramente è quella dell’aggressività che, una volta riconosciuta, può essere educata e controllata attraverso la pratica sportiva nel rispetto delle regole ed il gesto atletico. Sono seguiti poi gli interventi delle prof.ssa Tripoli che ha sottolineato la valenza dello sport quale scuola di vita che porta ad esprimere il meglio di sé. Il Gruppo di lavoro del Comune di Novara formato da Ziliotto, Pegorari, De Paoli e Bello ha illustrato i progetti condotti dal Servizi Educativi del Comune di Novara, grazie alla collaborazione del Lyons Club Broletto di Novara, per l’integrazione dei giovani nella società attraverso la pratica sportiva presso società novaresi, con l’apporto del servizio di psicologia. All’interno degli interventi un modo di coniugare “sport e risparmio ed investimenti” è stato presentato in modo innovativo dal dott. Calorio della Area Manager della Banca Mediolanum. Momento clou del Convegno è stato l’intervento dei testimonial sportivi a partire da Igor Cassina, vincitore della medaglia d’oro olimpica ad Atene 2004 nell’esercizio alla sbarra in cui ha eseguito il famoso elemento tecnico, da lui inventato e che ha preso il nome di “Movimento Cassina”. Igor ha stupito i presenti per la grande competenza dimostrata nel rivolgersi ai giovani studenti riportando la propria storia sportiva ma soprattutto quanto appreso come persona attraverso lo sport. A seguire è intervenuto Andrea Beccari, olimpionico di nuoto a Sidney e ad Atene e Mario Armano, Delegato Provinciale Coni, medaglia d’oro olimpica nel bob a Sapporo. Al termine del Convegno, condotto con grande competenza dal moderatore prof. Massimo Contaldo, Igor Cassina e Andrea Beccari sono stati circondati dai giovani presenti che hanno voluto essere immortalati nelle foto con loro. Al termine del Convegno il Presidente Nazionale Musacchia ha chiuso i lavori con parole di elogio ai relatori, al pubblico presente ed agli organizzatori per il grande successo ottenuto e le qualificate testimonianze. 41


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Al disnà da Giügn di P.L.D.A.

PIZZA DI RISO Fate bollire in acqua leggermente salata 400 gr. di riso per non più di 15 minuti. Il resto della cottura avverrà in forno. Scolatelo e versatelo in una zuppiera; conditelo con 50 gr. di burro appena fuso, abbondante parmigiano grattugiato, sale e pepe. In una pirofila da forno, larga e bassa, ben imburrata, versate metà riso, distribuitelo bene e con il dorso di una forchetta comprimetelo leggermente. Mettete sopra tre sottilette di formaggio e 50 gr .di fontina, o fontal, tagliata a sottili fette. Ricoprite il tutto con il resto di riso, livellatelo bene e comprimetelo come avete fatto prima. In una pentolotto scaldate 400 gr.di passata di pomodoro, conditela con un dado per brodo, un pizzico di origano, un cucchiaino di capperi e a chi piace un pezzetto di peperoncino piccante. Lasciate cuocere per alcuni minuti perchè il tutto si insaporisca bene, poi versatela sul riso. Tagliate una mozzarella in piccolissimi pezzi, mettetela sul pomodoro con qualche oliva snocciolata e disponete in cerchio qualche filetto di acciuga salata . Un poco di olio su tutto e poi in forno a 180 gradi finchè la mozzarella non si sarà sciolta e si sarà formata una crosticina dorata. Servite ben caldo con un buon vino di Fara o Sizzano. BISTECCHE ALLA VALDOSTANA Prendete 400 gr.di fettine di sottofiletto di manzo, passatele nella farina bianca, poi in un uovo sbattuto con un pizzico di sale e poi nel pangrattato. Fatele friggere in olio e burro, salatele e collocatele in una teglia imburrata. Copritele con delle fettine di prosciutto cotto e infine con abbondante fontina (due o tre fettine). Mettete sopra alcuni fiocchetti di burro e mettetele in forno caldo a 200 gradi per cinque minuti. Servitele calde con patate o altri legumi cotti.

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L’ u r ò s c u p d a l P i n è l a p a r G i ü g n Cravón (Ariete): Pòrta sémpar ‘vanti la to rasòn di sentimént bòn. Tor (Toro): Magara füssa tüt or cul ch’al lüsa: al tò l’è ram. Gemèj (Gemelli): Mangia pü cume un purscé, ti vedi mia che panscia t’ha gnü? Càncar (Cancro): A parlà as ris-cia tantu, a tasé as fà sémpar bén. León (Leone): Guarda la tò sacogia e mia i bali ch’it cüntan i altar. Vérgin (Vergine): Al lot l’è mia al tò giögh, prova cunt al Superenalott. Balansa (Bilancia): Ti farii püssè bén a lassà pèrd l’usteria! Scurpión (Scorpione): Grandi ròbi a l’urisunt. Cuntinua insì par la tò strà. Sagitari (Sagittario): L’è fadia purtà la crus, ma tüt as sistema cunt un po’ da pasiensa Capricornu (Capricorno): Cürat bén parchè al témp al cunceda mia da tregua. Aquari (Acquario): La tò carèta la va pü. Na machina növa no? Pèss (Pesci): Pensa mia maduma ai sold, int la vida gh’è anca altar.

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S.R. 211 della Lomellina - 28071 Borgolavezzaro (NO) 43


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Poesia

Una növa emussiòn

La Primavera, anca st’an, l’è rivà. E l’invernu, finalmémt, a s’à fermàl’è incumencià la bèla stagiòn e, par mi, l’è nassü n’emussion. La Natüra, pö a s’à disvegià ed al mè cör, a s’à pròpi slargà. I üsé, cunt i cansòn d’amur i in astài ‘na nota da culur. Da dzura dl’Aléa, i innamurà... anca par un basin, s’an incuntrà. Sémpar, a Nuara, pardabòn... as viva, in festa, ‘sta stagiòn! Alberto Gavinelli

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w w w. p a n c i o l i h o t e l s . i t E-mail: i t a l i a @ p a n c i o l i h o t e l s . i t 45


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