Il Serrano n. 145 - gen.-mar.2019

N. 145

Gennaio-Marzo 2019

Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003

Organo dell’Associazione Serra International Italia

La volontà di Dio è la scelta giusta

Grande festa a Livorno

Intervista a Mons. Patrón Wong

Convegno Nazionale Vocazionale

N. 145

Gennaio-Marzo 2019

Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003

Organo dell’Associazione Serra International Italia

editoriale

PERIODICO TRIMESTRALE N. 145 ASSOCIAZIONE SERRA INTERNATIONAL ITALIA

Gennaio-Marzo 2019 (XLIII)

La volontà di Dio è la scelta giusta

Granfe festa a Livorno

Intervista a Mons. Patrón Wong

Convegno Nazionale Vocazionale

® 3 Vocati alla giovinezza del cuore di Piergiorgio Aquilino

vita della chiesa 4 Fare la volontà di Dio è sempre la scelta giusta di Dennis Pellegrini

6 Il Sinodo sui giovani continua di Corinne Zaugg

vita del serra 10 Grande festa a Livorno: il 40° anniversario del Club e un CNIS d’eccezione di Manuel Costa

13 Il Service giovani. L’esempio del club di Sanremo di Marco Crovara

Registrato presso il Tribunale di Palermo n. 1/2005 del 14 gennaio 2005 Iscrizione al Roc n. 21819 del 16/01/2012 Spedizione Abbonamento Postale Gr. IV Pubblicità inferiore 50%

Direttore responsabile Piergiorgio Aquilino

Redazione Manuel Costa Filly Franchino Dino Melis

Comitato di Direzione Enrico Mori, Presidente del C.N.I.S. Flavio Fontana, V. Presidente del C.N.I.S. Gianni Fiocchi, V. Presidente del C.N.I.S. Paola Poli, V. Presidente del C.N.I.S. Giuliano Faralli, V. Presidente del C.N.I.S. Trustee italiani di Serra International

Hanno inoltre collaborato a questo numero:

Manuel Costa Antonio Ciacci Paola Poli Giuliano Faralli Don Michele Gianola Marco Crovara Alberto Lazzarini

l’intervista 15 Intervista a Mons. Patrón P. Wong di Maria Lo Presti

vocazioni 19 Convegno Nazionale Vocazionale

Cosimo Lasorsa Corinne Zaugg Enrico Mori Dennis Pellegrini Maria Lo Presti Paola Bianchi Maria Pia Palombella

Norme essenziali per redattori e collaboratori

di Cosimo Lasorsa

23 Il Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni di Maria Pia Palombella

26 Vedo un ramo di mandorlo di don Michele Gianola

l’angolo di serra international 29 Una grande famiglia a servizio

1. Inviare il materiale per la stampa entro e non oltre il 10 giugno 2019.

2. Inviare i contributi all’e-mail sotto indicata.

3. Inviare foto molto chiare con soggetti inquadrati da vicino.

I redattori distrettuali, i collaboratori ed i Vice Presidenti di Club responsabili delle comunicazioni sono pregati di attivarsi per l’inoltro di brevi (max 2.000 battute s.i.) cronache relative alle attività svolte dai Club e dai Distretti alla Segreteria di redazione

E-mail: news@serraclubitalia.it

a cura di Manuel Costa

Gli articoli pubblicati esprimono il pensiero dei rispettivi autori e non rispecchiano necessariamente la linea editoriale della testata.

La Direzione si riserva di pubblicare in tutto o in parte le foto, gli articoli e i servizi pervenuti, secondo le esigenze di spazio. Il materiale, anche se non pubblicato, non sarà restituito.

la voce del CNIS 31 Il CNIS si racconta di Enrico Mori

32 Perché la formazione di Antonio Ciacci

34 Noi siamo ciò che comunichiamo di Giuliano Faralli

Stampa Luxograph s.r.l.

Piazza Bartolomeo da Messina 2/e • Palermo tel. 091 6376142 • tel. fax 091 546543 (e-mail: info@luxograph.it)

dai club e distretti ® 36 Notizie ed iniziative In copertina: Via Crucis dei giovani a Panama

editoriale

Vocati alla giovinezza del cuore di Piergiorgio Aquilino Nuovo Direttore Responsabile

Giovani e vocazioni. Nella Chiesa un binomio da sempre inscindibile, che trova origine in quell’essere battezzati. Per ogni uomo un progetto, dunque, una vocazione.

Il cammino della vita di ognuno, non solamente dei giovani, quindi, è simile a questo cammino quaresimale, orientato alla Pasqua, verso il Cristo Risorto, speranza delle genti, annunciando ad ogni passo che Cristo vive. «Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita» (§1): lo afferma papa Francesco proprio in apertura della sua ultima Esortazione apostolica post-sinodale a compimento dei lavori del Sinodo dei vescovi sui giovani, firmata nella solennità dell’Annunciazione del Signore, il 25 marzo scorso, nella Santa Casa di Loreto.

Una Lettera ai Giovani – la Christus vivit – diffusa il 2 aprile, che cela una consapevolezza unica: Cristo vive di quella luce primordiale che avvolse la Vergine nel giorno in cui pronunciò il suo primo e perenne «fiat»! In quel sì, Ella accolse tutta l’umanità, divenendo anche per essa Madre: in quella Donna, eterno riverbero della risurrezione del Cristo, il futuro era già presente. E questa stessa consolazione d’amore la prova oggi chi, come Francesco, sosta nella Casa Santa: la Casa dei giovani l’ha definita, perché qui Maria, la giovane piena di grazia, «continua a parlare alle nuove generazioni, accompagnando ciascuno nella ricerca della propria vocazione». «Nell’evento dell’Annunciazione – spiega il Santo Padre – appare la dinamica della vocazione espressa nei tre momenti che hanno scandito il Sinodo: ascolto della Parola-progetto di Dio, discernimento, decisione».

Il primo dei tre momenti: l’ascolto. Lo slogan dell’ultima Giornata di preghiera per le Vocazioni (2018) recitava: “Dammi un cuore che ascolta”. Scopo della Giornata è stato quello di aiutare i giovani – cioè, chi ha il cuore giovane – a predisporsi anzitutto ad un ascolto sincero ed autentico della Parola e della vita. Ma “Dammi un cuore che ascolta” potrebbe essere un appello da lanciare soprattutto ai meno giovani, cioè a quelli che dimenticano facilmente, agli addormentati della società, a chi dovrebbe governare un Paese assecondando solamente le logiche del bene comune: un cuore che possa ascoltare soprattutto il silenzio assordante di chi vorrebbe ma, diversamente da quelli, non può parlare. Un monito da imporre a chi non sa ascoltare i giovani; a chi, esautorando la vocazione relazionale dell’essere umano, non sa mettersi in atteggiamento di apertura, non sa donare il proprio cuore ad essi, spesso dandoli per scontati o, peggio, per inesperti della vita.

Ascoltare è un atteggiamento vero che parte da un cuore giovane. E il cuore è il centro dell’uomo, poiché è là che egli manifesta profondamente tutto se stesso. È lì che nascono le scelte e le risoluzioni di vita; là, dove si intrecciano e si intessono intelligenza, volontà, fantasia, emozioni e sentimenti, per fondare la propria identità. L’ascolto nasce – come ha predicato il card. John Henry Newman – da un “cuore che parla al cuore”, cor ad cor loquitur. È un triplice movimento che riannoda, in un centro focale, la prospettiva verticale e quella orizzontale: Dio che parla all’uomo; l’uomo che parla all’uomo; l’uomo che parla a Dio. Ascoltare è, allora, il verbo per ogni ricercatore di vocazione, pronto all’uso, per essere coniugato laddove ci siano due cuori che battono. È il primo passo di un incontro dualogico, più che dialogico: incontro di anime e di pensieri, incontro di persone differenti e di relazioni, incontro di vera cultura e di apertura all’altro. È il mezzo attraverso cui Cristo vive negli animi, perché la certezza è questa: «Lui vive e ti vuole vivo». Parola di Francesco!

Il saluto del direttore uscente Domenico Agasso Mi ero messo con gioia a servizio dei Serra Club e del Serrano. E mi ero già affezionato a questo mondo così vasto e avvincente. Però la vita, si sa, a volte fa strani scherzi. Poco tempo dopo avere assunto l’incarico di guida della nostra amata e imprescindibile e incoraggiante rivista, il direttore del giornale per cui lavoro, La Stampa, mi ha nominato vaticanista e coordinatore del portale Vatican Insider. Lo confesso, era il mio sogno. Questa nuova veste professionale mi impedisce di proseguire la bella ed entusiasmante avventura che avevo intrapreso con voi, cari amici. Sì, vi consideravo già, e vi considero, amici. Ringrazio di cuore Emanuele Costa e tutto lo staff, per il calore coinvolgente con cui mi hanno accolto. Lascio la direzione con immenso dispiacere, ma certo che passa immediatamente in mani salde, sicure e arricchenti, quelle di Piergiorgio Aquilino. E poi, amici serrani, sono certo che tutto proseguirà sempre al meglio per i due motivi che avevo sottolineato nel mio saluto iniziale: tutto sarà sempre fatto con il cuore, e da tutti voi insieme. Anzi, da tutti noi: io mi sento sempre parte della Squadra, con il cuore e con lo spirito. Consideratemi da questo momento il vostro primo tifoso.

Per info e approfondimenti: www.serraclubitalia.it; www.serrainternational.org.

vita della chiesa

Fare la volontà di Dio è sempre la scelta giusta Testimonianza

di Dennis Pellegrini

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bbiamo trascorso la prima settimana della Giornata Mondiale della Gioventù in una regione ad ovest di Panama nel bel mezzo di una foresta immensa. Ci siamo trovati in una parrocchia fondata recentemente, con un grande potenziale, in un piccolo villaggio dove i cattolici sono solamente il 10%. Ci sono due aspetti principali che vorrei sottolineare e che mi hanno particolarmente colpito. Innanzitutto, la questione del tempo. Ciò che noi svizzeri dovremmo imparare da loro è il fatto che quello che è importante non è il tempo, cioè non è importante QUANDO si fa qualcosa, ma è importante QUEL qualcosa che si fa. Qui, come anche ho già notato durante le mie esperienze africane, non si possono fare troppi programmi.

“Adesso c’è la messa fino alle 8, poi posso leggere qualcosa per mezz’ora, poi dalle 8.30 alle 9.30 vado a fare una passeggiata con un amico” e così via. Questo non può funzionare, perché qui non si sa né quando comincia qualcosa, né tantomeno quando finisce. Ma questo è molto bello, perché ci aiuta a vivere pienamente ciò che si sta facendo, al posto di fare qualcosa pensando già a quello che dopo si dovrà fare, perdendo quello che si sta vivendo qui e ora. L’adesso! L’unica cosa che si vive è il presente. Il domani non lo si vive mai, si vive solo l’oggi, l’adesso.

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Un secondo aspetto che tengo a testimoniare è la straordinaria accoglienza che ci hanno offerto. Questo mi ha lasciato senza parole. La famiglia che ci ha accolto non ci ha dato qualcosa che per loro è superfluo, ma ci ha dato tutto ciò che per loro è essenziale, addirittura ci hanno lasciato una parte della loro casa totalmente a nostra disposizione, con tanto di cibo e bibite. Ho cominciato a pormi domande serie su come si dona, su che cosa sia il dono vero. Io sarei capace di donare a qualcuno che non conosco ciò che per me è importante? O sono capace solo di donare ciò che io non uso? Spesso noi ci troviamo a lavarci le mani donando a chi ha bisogno qualcosa che noi non usiamo. Ora non voglio assolutamente il serrano n. 145

dire che questo non va bene, perché in ogni caso è un bel gesto in favore di qualcuno che ha bisogno. Ma non è un vero dono. Madre Teresa di Calcutta sosteneva che un vero dono deve fare male, altrimenti non è un dono. Rinunciare a qualcosa per donarlo. Questo è un vero dono! Ed è difficile, perché è doloroso doversi separare da qualcosa che è per noi importante, ma questa è la via della vera gioia, della vera libertà. Gesù lo ha detto, che la verità vi farà liberi. Ma la libertà è qualcosa di difficile da trovare. La libertà non è la facilità, come spesso si pensa oggigiorno. Arrivare in cima all’Everest deve essere fantastico, ma la salita è tosta e difficile da percorrere. Eppure è l’unico modo per raggiungere la vetta. Pensiamoci bene un attimo. Quando siamo davvero soddisfatti e sentiamo quella pace e gioia interiore? Non è forse quando abbiamo superato una prova? Non è forse quando siamo riusciti ad affrontare una nostra paura? Solo quando sapremo affrontare ciò che ci pesa, ciò che ci fa paura saremo liberi. Solo quando sapremo accogliere ed abbracciare i nostri limiti senza vergogna, invece di indossare delle maschere e far finta di essere forti e sicuri di noi stessi, saremo liberi. Solo quando sapremo donare davvero allora saremo veramente liberi! Se siamo troppo legati alle cose materiali, tanto da aver difficoltà a separarcene, significa che ne siamo schiavi. E la schiavitù è l’esatto opposto della libertà. Consiglio a tutti un’esperienza tra le persone povere a livello materiale, perché questo aiuta a valorizzare ciò che abbiamo, perché il problema ad aver tanto non è il fatto che sia tanto in sé, ma piuttosto il fatto che si perde la capacità di dare

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valore a quello che si ha, a sentirlo come un dono, e non come qualcosa di dovuto. Quando si ha poco, si valorizza invece di più perché si sa che quello che si ha non è qualcosa che sicuramente ci sarà per sempre, ma magari oggi c’è e domani no. Quando alla mattina apri il rubinetto del lavandino e non c’è acqua allora ti accorgi di quanto sia importante e di quanta fortuna abbiamo nell’averla con facilità. Ricordiamoci di questo quando non abbiamo l’acqua in casa e insultiamo l’idraulico perché non riesce a venire subito ad aggiustare il guasto. Noi abbiamo la fortuna di poter aggiustare il guasto. Ma alcuni nostri fratelli, tra i quali specialmente donne e bambini, escono di casa con un secchio in testa, senza scarpe, camminando sulla terra piena di sassi contundenti, sotto il caldo sole d’estate, e camminano per decine di chilometri per andare a raccogliere l’acqua da un fiume sporchissimo, per poterla trasportare a casa e averla per pochi litri.

Ringraziamo per i doni che abbiamo. Non tutto è dovuto, ma tutto è donato.

Nella seconda settimana della Giornata Mondiale della Gioventù ho avuto l’occasione di vivere un’esperienza unica e indimenticabile nella mia vita. Infatti, sono stato scelto come rappresentante di tutti i giovani europei per poter portare la loro voce a Papa Francesco durante la cerimonia di accoglienza del Santo Padre. Di certo, ciò che ho sentito nel cuore è stata una profonda gioia, accompagnata però anche da un po’ di ansia, visto che avrei dovuto parlare davanti al mondo intero e solitamente mi agito a parlare davanti a venti persone. Ma lo Spirito Santo mi ha accompagnato fin dall’inizio e la Sua presenza l’ho sentita molto forte accanto a me. Incontrare Papa Francesco è stato stupendo perché ho potuto trovarmi di fronte ad una persona, che prima di essere il Santo Padre, è un uomo semplice che ti trasmette una profonda pace. Fare la volontà di Dio, anche quando non capiamo perché ci chiede di fare certe cose, è sempre la strada giusta, quella della gioia più profonda che possiamo vivere, anche di fronte alle difficoltà che nella vita sicuramente si incontrano. Viva Cristo!

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vita della chiesa

«Il Sinodo sui giovani continua» Intervista a Mons. Alain De Raemy, delegato dei Vescovi Svizzeri al Sinodo, e a padre Giacomo Costa SJ, Segretario speciale del Sinodo a cura di Corinne Zaugg

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d alcuni mesi dalla conclusione del Sinodo sui giovani, com’è la situazione della pastorale giovanile in Svizzera? È cambiato qualcosa? Corinne Zaugg ha girato queste domande, in occasione di una serata pubblica, a padre Giacomo Costa, Segretario generale del Sinodo, ed a Mons. Alain De Raemy, che al Sinodo ha partecipato per conto dei Vescovi svizzeri.

Padre Giacomo Costa

Il 27 ottobre scorso, dopo venticinque giorni di consultazioni, incontri, interventi e condivisioni, si concludeva a Roma il Sinodo dei Vescovi sui giovani. Un evento iscritto tra il presinodo, che ha coinvolto in vari modi decine di migliaia di ragazzi di tutto il mondo, e la tradizionale giornata mondiale dei giovani che si è tenuta a gennaio a Panama.

I giovani si sono dunque trovati al centro dell’attenzione della Chiesa universale che, come ha specificato il papa in diverse occasioni, ha voluto innanzitutto ascoltare le loro voci e parlare con loro, prima che di loro. È riuscito il Sinodo nel suo intento? Sono emerse prospettive nuove? Che sguardo hanno i giovani verso la Chiesa? La Chiesa è per loro un luogo dove deporre le loro domande esistenziali? La Chiesa le sa accogliere?

Sa dialogare con queste nuove generazioni di Millennials e nativi digitali che, prima ancora di sapere camminare, già sapevano utilizzare un tablet e digitare su una tastiera? A queste ed altre domande hanno cercato di rispondere, nel corso di una serata organizzata dal Serra Club e della Facoltà di Teologia di Lugano e moderata dal giornalista Carlo Silini, Mons. Alain De Raemy, Vescovo ausiliare di Ginevra, Friburgo e Losanna e delegato dei Vescovi svizzeri al Sinodo, e Padre Giacomo Costa, Segretario speciale del Sinodo.

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Monsignor Alain De Raemy, questi quasi 2 anni di lavori, che l’hanno vista coinvolto insieme alla Chiesa universale in una riflessione sul tema dei giovani, hanno modificato in qualche modo il suo sguardo sui ragazzi che incontra in ambito pastorale?

Direi di sì e di no. Di sì perché c’è stata un’esperienza dell’universalità e dunque delle situazioni così diverse di giovani nel mondo, soprattutto quelli della migrazione. Non sapevo che erano 40 milioni i migranti che non possono seguire una scolarità normale. E no perché i giovani che io conosco, con i il serrano n. 145

vita della chiesa quali sono in contatto, sono sempre gli stessi (sorride ndr).

E i giovani, secondo lei, ha avuto modo di vedere se sono stati toccati, magari anche cambiati nel loro atteggiamento verso la Chiesa, verso la fede da questa nuova attenzione nei loro riguardi?

Si, quello sì… Hanno un interesse enorme. Sono rimasti molto toccati che la Chiesa si interessi di loro e questo ha svegliato in loro anche una voglia di essere più presenti, di essere protagonisti, come diceva il Sinodo. È forse già nato qualcosa di nuovo in seno alla Chiesa cattolica svizzera per meglio intercettare le voci, i sogni ed i desideri dei giovani?

No, per ora nessuna. C’è molta riflessione. Ci sarà un raduno di tutti gli operatori pastorali, prossimamente a maggio, e lì si farà una prima valutazione di quello che si vede da cambiare forse … perché abbiamo un atteggiamento più di invito. C’è forse, più che un progetto, il desiderio, che forse si concretizzerà proprio nel corso di questo incontro del mese di maggio, di creare in Svizzera un Consiglio dei giovani che vorrebbe coinvolgere ragazzi di ciascuna delle regioni linguistiche, invi-

Padre Giacomo Costa e Mons. De Raemy

tandoli a portare all’attenzione dei vescovi periodicamente - secondo una modalità sinodale, la medesima usata durante il Sinodo e tanto cara al papa - argomenti, preoccupazioni e fatiche che li riguardano.

Occorre però anche dire che la Chiesa, da noi almeno da decenni ormai, registra una forte erosione della sua componente giovane. Padre Costa,

Loreto, Casa Santa, 25 marzo 2019. Papa Francesco firma la Christus vivit

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vita della chiesa come fare in modo che i ragazzi capiscano il dono che la Chiesa può rappresentare nelle loro vite? Il sinodo vi ha permesso di capire che cosa non funziona nell’approccio con i giovani che in gran numero, al più tardi dopo la cresima, abbandonano la pratica religiosa?

L’ascolto e la vicinanza sono sicuramente parole chiave su cui la Chiesa ha molto da riflettere, perché spesso si è percepita soltanto come insegnante, come maestra e non come madre che accompagna e che sta vicino con la sua presenza. Papa Francesco ci ha sempre invitato, anche da prima del Sinodo, nell’uscire. In questa Chiesa in uscita, a stare nelle strade con i giovani e i giovani ci han detto: “Vorremmo che voi steste con noi lì dove viviamo, nei luoghi dove viviamo. Non aspettate sempre che noi veniamo nelle Chiese, ma siate lì nelle scuole, nei luoghi dove ci incontriamo”. Quindi è importante capire innanzitutto le loro prospettive, vale a dire essere disponibili per un dialogo. E poi qualcosa si crea, se si è lì veramente con loro, dopo un dialogo è possibile, un dialogo in cui ciascuno dà quello che è, quello che ha.

Essere dove sono loro, quindi, e non limitarsi a convocarli per degli appuntamenti istituzionali in cui proporre loro contenuti che, forse, in quel momento non stanno cercando o fornendo loro risposte a domande che in questo momento non si

stanno ponendo. Padre Costa, ma c’è un altro problema: oggi la nostra società fatica ad accettare non solo l’autorità, ma alle volte addirittura l’autorevolezza. La Chiesa viene percepita spesso in maniera innanzitutto normativa, come una serie di regole e precetti da seguire. Anche questo può essere un motivo?

Quello che il Sinodo ci ha aiutato a vedere è proprio l’uscire da una visione che impone una formula e un peso sulla vita delle persone. E questo implica lo stesso modo di desiderare qualcosa per loro, di stargli vicino e anche di farsi indietro nel momento giusto.

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il serrano n. 145

vita della chiesa La proposta di un accompagnamento discreto quindi, capace - come lei dice - di fare un passo indietro per dare spazio ad un dialogo. I giovani sono le avanguardie delle società e, in quanto tale, sono anche portatori di domande nuove, anche scomode, forse ancora mai poste.

E questa è la bellezza…

Vorrei dire… per fortuna! È questo che fa camminare e andare avanti. C’è una creatività che impedisce di chiudersi con “abbiamo sempre detto così, abbiamo sempre fatto così”. È vero non sono gli unici ci sono anche tutte le innovazioni tecnologiche, ci sono tante situazioni, per esempio l’immigrazione, il mondo digitale, il modo in cui si vive nelle famiglie. Tutto

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questo interroga. Allora, o il punto di partenza è mettersi con la fede ad ascoltare queste situazioni, avendo fiducia che c’è lo Spirito che lavora in queste situazioni e bisogna ascoltarlo e seguirlo… oppure rinchiudersi nella sicurezza di quello che si è sempre fatto e, per fortuna, i giovani ci fanno uscire da questo, perché altrimenti rimarremo da soli il nostro isolamento dorato, ma senza nessun futuro.

Padre Costa, possiamo concludere questa intervista dicendo che il cammino è solo agli inizi e che il Sinodo continua?

Per forza! A parte che ci sarà un testo di Francesco che sarà consegnato il 25 marzo a Loreto e che aiuterà ad andare avanti. Penso e spero e forse so che non sarà quello l’ultimo atto, la chiusura del processo sinodale che è durato due anni.

Non sarebbe proprio possibile pensare che in due anni la Chiesa si converta nel suo modo di essere con i giovani. Invece, l’energia e la forza e ciò che ci han dato, penso che aiuterà un cammino che continua comunque ancora per tanti anni.

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vita del serra

Grande festa a Livorno Il 40° anniversario del Club e un CNIS d’eccezione di Manuel Costa

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no straordinario intreccio di eventi ha coronato la celebrazione del 40° anniversario del Club di Livorno: due giorni non solo di festa, ma anche di presenze importanti, di incontri ricchi di contenuti e occasioni di approfondimento e crescita.

Di particolare rilievo la conferenza magistrale di Sua Eccellenza Jorge Carlos Patron Wong Consulente Episcopale di Serra International Italia nonché Segretario per i Seminari della Congregazione del Clero; la presenza del Presidente Internazionale Mario Biscardi; e, come anticipato nel titolo, i lavori del Consiglio Nazionale del Serra Italiano, il primo della presidenza di Enrico Mori.

Andiamo con ordine. L’occasione che ha raccolto numerosissimi serrani provenienti da tutta Italia è stata il 40° anniversario del Serra Club di Livorno.

“Quaranta anni portati benissimo” ha intitolato il suo reportage il quotidiano “Il Tirreno”, affermando, e così ben cogliendo lo spirito serrano: “Il Serra Club, club cattolico laico, ha un particolare carisma, quello di custodire, stimare e amare la vocazione sacerdotale, una sensibilità che dovrebbe appartenere ad ogni credente”. Tre i momenti clou delle celebrazioni. Il primo, la S. Messa officiata da S.E. Jorge Carlos Patron Wong nella Chiesa della Madonna, culminata con “L’invocazione alla Vergine” di Pietro Mascagni eseguita dalla Corale Mascagni, che ha commosso tutti i partecipanti. Il secondo, la cena di gala allo Yacht Club con rievocazione della bella storia del Serra Club Livornese, dalle origine con il Presidente Giovanni Novelli, divenuto poi nel 2001 presidente internazionale a Chicago e poi ambasciatore di Serra International presso la Santa Sede, ad oggi. Ma forse l’evento più straordinario è stata la Lectio Magistralis di Sua Eccellenza Patron Wong sul tema “I giovani: una sfida per la Chiesa. La Chiesa: una sfida per i giovani”, alla presenza di Sua 10

Eccellenza Mons. Simone Giusti Vescovo di Livorno, numerose autorità, e un foltissimo pubblico di serrani e loro ospiti giunti dai vicini Distretti. Nel suo intervento l’oratore ha sottolineato come la Chiesa debba essere accogliente, pronta al dialogo e aperta a tutti e come occorra talvolta rallentare il passo, mettendo da parte l’ansietà per guardarsi negli occhi e ascoltare.

Insomma una Chiesa disposta ad ascoltare e a “sporcarsi le mani”.

vita del serra

Entrando nel cuore della Lectio, Patron Wong ha affrontato tre diversi aspetti della sfida che attende la Chiesa: la sfida dell’ascolto e dell’accompagnamento; la sfida della formazione sacerdotale; ed infine, la sfida del rinnovamento della parrocchia e dell’integrazione tra pastorale giovanile e pastorale vocazionale. Una dissertazione ricca ed intensa, già riportata integralmente sul nostro Portale. Forte e quasi provocante la sua conclusione: “La Chiesa sfida i giovani solo se si lascia prima sfidare… Si tratta davvero di un grande compito rispetto al quale siamo tutti chiamati ad esercitare l’arte dell’ascolto di ciò che lo Spirito Santo vorrà suggerire alla Sua Chiesa e, al contempo, uno zelo pastorale capace – come ci esorta Papa Francesco – a elaborare “propositi pastorali concreti, in grado di realizzare il compito del Sinodo stesso, ossia quello di far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro, e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani, e ispiri ai 11

vita del serra simo anno. È il nostro obbiettivo numero uno! In Canada questo ha funzionato bene per noi. Con l’aiuto dei nostri Vescovi e Direttori Vocazionali abbiamo avuto successo, in questi ultimi anni, nello stabilire tre nuovi Serra Club in grandi città, oltre ad avere altri tre Club in formazione”.

Di grande interesse è stata anche la relazione di apertura dell’anno sociale del Presidente del Cnis Enrico Mori: “mi accingo ad iniziare un cammino comune con tutti voi, in questi due anni che mi vedranno impegnato in questo incarico. Vorrei poter dare il mio contributo in maniera forte, dato che, da quando sono entrato nel Serra, ho sempre creduto nella nostra etica e finalità associativa...

Quali le priorità? Formazione, Comunicazione ed Estensione...

Tutto qui, direte? Tuttavia sono certo che non sarà facile ‘portare a casa il risultato. Uso apposta un termine sportivo perché, da ex cestista, so quanto sia importante il lavoro di squadra, la determinazione a scendere in campo con la consapevolezza di dover dare il 110% delle nostre possibilità per arrivare alla fine della partita certi di avere dato tutto, esausti, ma con la coscienza a posto… Amiamo il Serra guardando “sempre avanti” come ci ricorda il nostro Santo”.

Questa la bella conclusione del Presidente e questo davvero è lo spirito che questi eventi suscitano, contribuendo ad accrescere l’entusiasmo per la nostra missione Serrana al servizio.

Mario Biscardi con la moglie Luisa

giovani – a tutti i giovani, nessuno escluso – la visione di un futuro ricolmo della gioia del Vangelo” (Papa Francesco, Discorso di apertura della XV Assemblea Generale dei Vescovi).

Nella stessa occasione, come detto, si sono tenuti i lavori del Consiglio Nazionale Italiano, caratterizzati dalla relazione programmatica del neo presidente Enrico Mori, preceduta dal saluto del Presidente Internazionale Mario Biscardi di Toronto.

Il Presidente Internazionale, canadese di origini italiane, cosi si è rivolto all’assemblea, non nascondendo la sua emozione: “È una grande gioia per me venire in Italia e, questa volta, dopo cinquanta anni, ho visitato il piccolo borgo che mi diede i natali alcuni decenni fa.

Sono nato in un paese nei pressi di Paola e, da piccolo, ricordo come in un sogno il pellegrinaggio che ogni anno la mia famiglia faceva a Paola per visitare i luoghi dove San Francesco era vissuto. Oggi sono lieto di essere con voi, con Dante Vannini e tutti gli altri esponenti di Serra Italia che ho il privilegio e l’onore di considerare miei “AMICI”. Questo speciale rapporto tra i Serrani è davvero una benedizione, farò tesoro di tutto questo per il resto della mia vita…. Nel mio discorso di inizio del mio mandato ho indicato i motivi per cui tutti noi Serrani, ognuno di noi, ogni Club, ogni Distretto, ogni Consiglio Nazionale, ogni ex Presidente o ex Governatore Distrettuale, in breve, tutti nel Serra devono concentrarsi nell’incremento dei membri nel pros12

il serrano n. 145

vita del serra

Il Service giovani

L’esempio del club di Sanremo di Marco Crovara

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l “Gruppo giovani” del Serra Club Sanremo nasce da un’idea che Marco Crovara ha elaborato negli anni ed ha proposto, in qualità di Vice-Presidente Programmi del Consiglio Nazionale Italiano, a livello di “service nazionale” con la collaborazione della Commissione Nazionale Programmazione a Lungo Termine.

Il club sanremese, avendo capito che fosse necessaria anche un’attività pratica e semplice svolta all’interno della società laica ed in modo laico che portasse i giovani a trattare della nostra cultura cristiana, ha iniziato le ricognizioni per analizzare quali fossero le potenzialità offerte dal territorio.

Prima di tutto capire in quale modo riunire dei giovani creando una specie di nostro “oratorio”: riunirli intorno ad una loro passione comune.

Poi chi fossero questi giovani, chi potesse seguirli nel loro cammino e come si sarebbe concluso.

Subito si è pensato che il Club ed il “Gruppo Giovani” dovessero rappresentare anche una testimonianza culturale nell’ambito cittadino.

Si è formata una commissione composta da soci giovani (40/50 anni) per dare loro un obbiettivo di lavoro da svolgere. Uno di questi particolarmente dotato (tutor) ed introdotto nel mondo giovanile, altri che si occupassero delle comunicazioni e tenessero le pubbliche relazioni in ambito cittadino e un sacerdote, giovane e brillante, per la cultura cristiana.

A Sanremo vi sono due grandi contenitori culturali: il Teatro dell’Opera del Casinò municipale ed il Museo Civico. Già il nostro club da anni collabora ad organizzarvi alcuni importanti eventi. Quindi la scelta di un percorso consono: musica, prosa, pittura, fotografia?

Il Teatro del Casinò organizza, con grande successo, da più di vent’anni un evento, i “Martedì Letterari”, con cui abbiamo una collaborazione fissa: quindi, un eventuale contenitore gratis ad alto livello di immagine.

Bene, possiamo presentare un libro, ma quale?

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Conosciamo un professore universitario nativo di Sanremo che potrebbe essere interessato alla presentazione di una sua recente pubblicazione. Accetta. È il Prof. Fausto Cervini che insegna Storia dell’Arte Medievale e Tutela dei Beni Culturali all’Università di Firenze.

E il “Gruppo Giovani”? Farà da contorno alla presentazione di questo libro d’arte evidenziando i significati religiosi di tre dipinti sacri portati ad esempio e presenti nelle nostre chiese.

Quindi? Lettura di brevi passi di testi sacri, di testimonianze, proiezioni di diapositive ed una cornice musicale.

Il Prof. Cervini e la responsabile dell’Ufficio Stampa del Casinò sono pienamente d’accordo.

Attraverso conoscenze personali, il liceo e le parrocchie selezioniamo sei giovani: quattro appassionati di prosa, una di fotografia ed una flautista. Tra i soci del club abbiamo solo un esperto di fotografia, il formatore per la prosa sarà un amico, bravo attore, responsabile di un teatro stabile locale e per la musica un professore primo flauto dell’Orchestra Sinfonica di Sanremo

Vengono scelti i dipinti e qui inizia il vero cammino, scopo del “service”. Il sacerdote, nel nostro caso Don Claudio Fasulo, giovane e brillante cappellano del club, insieme ai serrani incaricati, accompagnerà questi giovani a conoscere le opere, li farà riflettere sui loro contenuti e significati e sceglierà con loro e l’attore i passi da recitare. L’esperto di fotografia insegnerà come opportunamente realizzare le diapositive, il flauto incornicerà le letture.

Tempo? Quattro mesi da passare insieme: si andrà in scena alla fine di Febbraio.

Vi posso assicurare che se si ha la convinzione, l’entusiasmo e la volontà di fare, tutto si rende semplice, pragmatico. Ci vogliono chiarezza di idee e le giuste relazioni che tutti i club Serra sono chiamati ad avere essendo un “club service internazionale” che deve agire e testimoniare nella nostra dimensione: la società laica.

Così abbiamo creato il nostro “oratorio”….

Un oratorio che sta dando i suoi frutti. Infatti, dopo la presentazione della pubblicazione del Prof. Cervini, il Gruppo Giovani si è impegnato a contribuire a un secondo evento, sempre in occasione dei “Martedì Letterari” presso il Teatro dell’Opera del Casinò di Sanremo.

Questa volta l’evento, svoltosi in un Teatro gremito e con una importante presenza di giovani delle scuole 14

superiori, era intitolato “Un eroico esempio di dedizione” in occasione della presentazione del libro “I 31 uomini del Generale”: un risvolto della nostra storia scritto in prima persona dal Serrano Maresciallo Antonio Brunetti, due volte medaglia d’oro al valore, che narra dell’inizio della lotta dello Stato contro l’eversione armata delle “Brigate Rosse”. La presenza del Procuratore aggiunto, Grazia Pradella, con le sue opportune considerazioni, ha conferito un’ulteriore continuità ai fatti dell’epoca proiettando i significati della reazione dello Stato alla nostra attualità che tutto deve a questi “uomini del Generale”, i cui comportamenti devono essere presi a modello di convivenza civile. Brunetti racconta: “ siamo stati chiamati e nessuno sapeva il perché, ma era il Generale che ci voleva.

Abbiamo rinunciato alla nostra vita privata, tenuto all’oscuro le nostre famiglie, vissuto come i brigatisti per meglio capirli e braccarli. Abbiamo perso molti cari colleghi. Gli Italiani ci chiedevano una reazione decisa, risoluta ma ragionata: intelligentemente condotta dal Generale”.

Quella di Brunetti è una “memoria” sorprendente per analisi e per le dinamiche che per la prima volta emergono sul reclutamento degli uomini, sceltissimi, addestrati a combattere e ad agire in clandestinità con metodologie ancor oggi all’avanguardia.

Ed ecco il contributo del “Gruppo giovani” del Serra Club Sanremo che ha collaborato alla realizzazione dell’evento: alcuni significativi brani del libro sono stati letti da Virginia, Enrico e Filippo, dopo una lunga preparazione che li ha portati a studiare e a riflettere su un particolare periodo della storia italiana e sul comportamento di un uomo che, con coerenza nei principi cristiani, ha difeso la società, le famiglie italiane dal pericolo di una spietata, criminale eversione. Un toccante momento: la lettura dell’ultima lettera di Aldo Moro alla moglie Noretta.

l’intervista

Jorge Carlos Patrón Wong di Maria Lo Presti

A

bbiamo incontrato S. Ecc.za Mons. Jorge Carlos Patrón Wong in Seminario la mattina del giorno 11 marzo. È arrivato la sera del 9 marzo per partecipare ad un incontro organizzato dal Distretto 77 del Serra Club (Sicilia-Calabria), e ha concluso la sua permanenza a Palermo presiedendo la celebrazione eucaristica nella parrocchia di santa Luisa de Marillac. Mons. J. C. Patrón Wong è il Segretario della congregazione del clero, con delega per i seminari, per cui ci è sembrato opportuno porgergli delle domande per la rubrica che è dedicata ai presbiteri. Non si è fatto pregare: si è reso subito disponibile per l’intervista che riportiamo di seguito.

Come dovrebbe essere un presbitero?

Papa Francesco ci dà un esempio di cosa significa essere pastore. Il presbitero è un uomo che segue Gesù come discepolo, che vive presso Gesù, ed al tempo stesso è vicino al popolo. Dio continua a chiamare come ha chiamato i primi discepoli, per essere con lui, per imparare ad assumere uno stile di vita, di servizio, di amore. È necessario avere questa esperienza di amore e di servizio verso gli altri. Gesù continua ad inviare questi discepoli perché condividano la loro vita con il popolo di Dio; come dice Papa Francesco, per esser davanti, in mezzo e dietro il popolo di Dio; per fare insieme questo cammino bellissimo dell’esperienza dell’amore di Dio. Il dono della vocazione sacerdotale è per tutto il popolo di Dio: porta la buona novella del suo amore.

Come può essere intrapreso un cammino vocazionale?

Oggi abbiamo bisogno che la vita sia vissuta e sia vista sotto la prospettiva della vocazione.

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l’intervista Proprio il sinodo dei vescovi sui giovani sottolinea questo messaggio: dobbiamo ascoltare i giovani e rinnovare questa missione, questo bell’impegno della Chiesa di essere con i giovani e per i giovani in questo rapporto di fede e di discernimento vocazionale. Non pensare soltanto che cosa io voglio fare, ma soprattutto a cosa mi chiama Dio. Perché c’è una chiamata, una missione, per ciascuno di noi. Questa è la vocazione.

Vivere la vita come una vocazione ha un senso profondo. La vocazione cristiana è questo seguire Gesù e trasmettere con la propria vita il disegno amoroso del Signore, soprattutto dinanzi a tante sofferenze, tanti disagi e tante realtà che feriscono la dignità umana. È ancora più opportuno vivere la vocazione come servizio.

Un giovane deve scoprire se è chiamato a seguire Gesù come laico, formandosi una famiglia o come sacerdote, ministro ordinato a servizio totale della Chiesa e del popolo di Dio; oppure essere una persona consacrata.

Dunque, vi è tutta una scoperta, un’ avventura da fare e tutta la comunità cristiana deve essere presente per aiutare i giovani a scoprire la voce di Dio e rispondere.

Questo è un impegno, un’avventura bella, ma anche faticosa. C’è tutto un percorso di maturazione umana e spirituale da fare, una crescita intellettuale e pastorale, affinché i futuri pastori siano in accordo con il cuore di Gesù, rispondendo ai bisogni del popolo di Dio nella società attuale. Oggi è un tempo bellissimo per essere sacerdoti, perché vi sono tanti bisogni, tante necessità, tanta richiesta della presenza sacerdotale: un giovane potrà essere sicuro che sempre ‘avrà lavoro’ da fare; ed oltre al lavoro da fare, dovrà ‘essere presenza di Dio’. In tutti i modi, in tutte le circostanze, ventiquattr’ore su ventiquattro.

sacerdozio una realtà veramente coinvolgente e un’avventura meravigliosa. Vi è un cammino continuo di scoperta e di risposta. Questa chiamata-risposta è continua, e per questo oggi la formazione del sacerdote è una formazione continua, permanente. In seminario si fa una formazione iniziale che è molto intensa, però è solo una porzione per imparare ad imparare ogni giorno, per avviare questo atteggiamento di formazione permanente e continua in tutte le dimensioni della vita: umana, spirituale, intellettuale, pastorale. Si è sempre in un cammino in cui il Signore ci sorprende con una chiamata sempre nuova; ed, intanto, ci dà la grazia, la forza, la luce, per rispondere a quella chiamata. Chiamata sempre nuova, e missione sempre nuova.

Cosa ci si aspetta di trovare in un sacerdote oggi?

L’ascolto, la preghiera, la presenza dell’amore misericordioso di Dio. Un uomo che è vicino a Dio, che è vicino ad ogni uomo, e aiuta a far scoprire la presenza di Dio nella vita di ognuno. Così fa scoprire la missione bella che ognuno ha di crescere nell’amore e condividere la vita come un cammino di amore. Il sacerdote è proprio questa incarnazione dell’amore di Gesù, presenza dell’amore di Cristo che guida un popolo, essendo parte del popolo. La bellezza del sacerdozio cattolico è che si tratta di un sacerdozio incarnato, una spiritualità incarnata. I sacerdoti sono frutto delle nostre famiglie e del nostro popolo, sono uomini del nostro tempo, ma al tempo stesso sono uomini di Dio per questo tempo. Questo fa del 16

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l’intervista Cosa ricorda con gioia della sua esperienza per il servizio che svolge?

La grande gioia che provo in questo servizio ecclesiale è sperimentare come Dio continua a chiamare i giovani. È sperimentare come i bravi sacerdoti sono uno strumento per fare scoprire il seme vocazionale in un giovane di oggi. La testimonianza, la vita di servizio, di donazione, di gioia, di umiltà di tanti sacerdoti, e la preghiera del popolo di Dio sono strumenti per la scoperta della vocazione di un giovane. Vi è un legame forte tra la preghiera e la vita vocazionale: preghiera di una famiglia nella chiesa, di un sacerdote, dei presbiteri tutti.

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Come può riconoscersi una vocazione?

Questo mistero della chiamata del Signore è una esperienza che si ripete continuamente. Una esperienza personale che fa percepire che vi è qualcosa dentro: un tipo di desiderio, un tipo di inquietudine di cui non avere paura; bisogna affidarsi, e, magari, iniziare un cammino di discernimento. Sempre, sempre provare a fare un percorso vocazionale, specifico, concreto, essendo guidati da un buon padre spirituale, da una buona guida vocazionale. Abbiamo sempre bisogno di essere accompagnati. Se un giovane si affida a Dio e si affida alle persone che Dio mette al suo servizio per scoprire la vocazione, troverà il cammino giusto e felice per la sua vita.

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l’intervista La sua esperienza internazionale cosa le ha fatto notare nei giovani di oggi?

Oggi i giovani sono alla ricerca, hanno bisogno di presenza paterna, materna, di guide di riferimento cui possano affidarsi per essere accompagnati. Allo stesso tempo, i giovani – e ciò è molto importante – sono alla ricerca di un rapporto personale con Gesù, specialmente nella Parola e nell’Eucaristia. Inoltre, esprimono un grande desiderio di vita, di condivisione, di solidarietà, e spesso ciò si esprime nel volontariato verso i fratelli che hanno bisogno. Tali realtà non sempre sono vissute nella consapevolezza di ciò che possono significare. I giovani di oggi sono, comunque, alla ricerca di un incontro personale con Gesù e di

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donazione verso gli altri, specialmente verso quelli che hanno bisogno. C’è in loro questo seme bellissimo di amore verso Dio e verso gli altri. La generosità verso gli altri nel volontariato e il desiderio del contatto personale con Gesù Cristo, contrastano le tante provocazioni o minacce che vengono da realtà negative che pure affrontano, da cui sono colpiti e che fanno sperimentare loro l’isolamento, l’egoismo, la rabbia, la violenza e il non senso. Ma il contatto con Dio e con gli altri, l’esperienza di amore con Gesù e l’esperienza di amare gli altri, e di essere amati, fa scoprire al giovane la bellezza della vita cristiana e della vocazione. Bisogna ascoltare sul serio i giovani di oggi e aiutarli ad ascoltare Dio e se stessi in modo autentico.

(Theofilos, n. 2 giugno 2018)

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vocazioni

Convegno

Nazionale Vocazionale

di Cosimo Lasorsa

A

nche quest’anno, come da tradizione ormai consolidata, ha avuto luogo a Roma, dal 3 al 5 gennaio 2019, il Convegno Nazionale Vocazionale promosso dall’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Vocazioni (UNPV) della CEI, che ha come Direttore Don Michele Gianola. L’avvenimento che si è svolto presso la storica sede della “Domus Pacis”, ora “The Church Village Hotel”, ha avuto come tema e slogan: “Come se vedessero l’Invisibile”.

Destinato ai direttori regionali e diocesani della Pastorale delle Vocazioni con le équipe vocazionali, ai rettori ed educatori dei seminari, agli animatori ed animatrici vocazionali, ai formatori e formatrici degli istituti di vita consacrata, ai seminaristi, ai novizi e alle novizie, ai catechisti e agli operatori pastorali, il Convegno si è svolto in un momento particolarmente importante per la Chiesa cattolica con l’apertura del nuovo anno liturgico dedicato alla Giornata Mondiale per la Pace, contrassegnata da Papa Francesco a “La buona politica al servizio della pace”.

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Larga la partecipazione di sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi e laici. In prima linea, come sempre, il Serra International Italia, con il suo contributo di sostegno ai seminaristi che hanno potuto accedere al Convegno senza il pagamento del contributo d’iscrizione e con le presenze autorevoli del Presidente Nazionale, Rag. Enrico Mori, della Past Presidente Nazionale, Prof.ssa Maria Luisa Coppola, del V. Presidente Commissione Estensioni, Rag. Gianni Fiocchi, della V. Presidente Commissione Vocazioni.

Dott.ssa Paola Poli Storelli e del Coordinatore della Commissione Congressi e Convention, Dott. Giovanni Sapia, oltre a un consistente gruppo di Serrani e di Cappellani di Club.

“Come se vedessero l’Invisibile” è una citazione diretta dell’Evangelii Nutiandi di Papa Paolo VI, che declina al plurale alcuni versetti della lettera agli Ebrei, che ci riportano al principio della storia e agli inizi della vocazione, alla fede che nasce dall’ascolto e dona una nuova capacità di guardare: “Chi crede, vede”.

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vocazioni “Anche in quest’epoca - si legge in un comunicato della CEI a cura di Don Michele Gianola - la gente preferisce ascoltare i testimoni: ha sete di autenticità, reclama evangelizzatori che gli parlino di un Dio che essi conoscano e che sia loro famigliare, come se vedessero l’Invisibile” (Evangelii Gaudium,150).

Un Convegno Nazionale Vocazionale che si inserisce in un percorso biennale strettamente legato alla celebrazione della XV Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi come “un invito a cercare nuovi cammini e a percorrerli con audacia e fiducia, tenendo fisso lo sguardo su Gesù e aprendosi allo Spirito Santo per ringiovanire il volto della Chiesa” (Instrumentum Laboris).

Quattro i momenti in cui sono stati suddivisi i lavori del Convegno, ad iniziare dal pomeriggio del 3 gennaio con il primo momento dedicato al tema “Vedere l’Invisibile”, caratterizzato dapprima da un incontrodibattito, di straordinaria bellezza e intensità, con Federico De Rosa, giovane scrittore autistico ventiseienne, che non parla ma risponde alle domande su uno schermo digitando il pc su: “Per intuire la realtà dietro ciò che appare”. A seguire la relazione di Fr. Luciano Manicardi, Priore della Comunità monastica di Bose su: “Abitare il tempo per costruire la comunità”.

Un incontro-dibattito e una relazione per condurci a riconoscere che la storia, i fatti, gli incontri, le persone, quella marea un po’ caotica che è la vita possono essere i luoghi nei quali riconoscere il compiersi del Regno di Dio, in mezzo a ciò che non lo è.

La giornata di lavoro di venerdì 4 gennaio ha avuto inizio con la presentazione del prossimo numero della Rivista “Vocazioni” che sarà pubblicata con una nuova veste grafica. “Dopo trentacinque anni di attività, di cui dieci con l’ultima grafica - ha commentato Don Michele Gianola - Vocazioni ha pensato di rinnovare il suo look vestendo uno stile più adatto a veicolare i contenuti così da invitare alla lettura un pubblico più ampio, nella convinzione che la vocazione possa diventare interesse di tutti”.

Alla stessa giornata di venerdì sono stati riservati il secondo e terzo momento. Il secondo momento dedicato al tema: “Guardare la realtà” ha avuto come interlocutori Don Luca Peyron, Incaricato della Pastorale 20

universitaria della Diocesi di Torino su “Il mondo digitale”, il Prof. Giuseppe Notarstefano, Vice presidente settore adulti di Azione Cattolica su “La vita quotidiana e l’impegno sociale” e Sr. Cathrine Aubin, Docente di teologia presso la Facoltà Teologica Angelicum di Roma su “Il corpo e la preghiera”. È seguito un percorso di laboratorio dei relatori per accompagnare i partecipanti al Convegno, suddivisi per gruppi, a relazionarsi con “nuovi linguaggi” per la pastorale vocazionale di oggi, attraverso il mondo digitale, l’impegno sociale, il corpo e la preghiera.

Il terzo momento sul tema: “Riconoscere la Santità” ha avuto, invece, come interlocutori S.E. Mons Vito Angiuli “racconta don Tonino Bello”, di Enrico Petrillo “testimonia Chiara Corbella Petrillo” e della Prof.ssa Mirella Susini “narra i martiri di Tibhirine”. Tre testimonianze molto toccanti e profonde di un percorso di vita cristiana orientato verso la santità e sulla missione affidata a quanti chiamati a essere veicolo della parola di Dio.

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vocazioni Un momento dei lavori. Relazione di Fr. Luciano Manicardi

Don Michele Gianola, Direttore UNPV

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Sempre nel contesto della stessa giornata del venerdì ha fatto da cornice l’intervento del Presidente Nazionale del Serra Italia, Rag. Enrico Mori. “È con grande gioia e con molta emozione - ha esordito Enrico Mori - che porto il mio saluto personale e quello del Serra International Italia a tutti voi.”. Dopo avere, quindi, rammentato che nella Esortazione Apostolica “Gaudete et Exultate”, Papa Francesco ci ricorda che per essere santi non è necessario essere vescovi, sacerdoti religiose o religiosi, ma che tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, Il Presidente Mori ha rimarcato che “ognuno di noi può intendere la vocazione come una tendenza personale” e che “ogni vocazione è unica e irripetibile, perché intrecciata con la persona, la sua storia, il suo carattere”. “Anche in senso cristiano - ha proseguito Mori - la vocazione non è solamente quella legata al sacerdozio o alla vita consacrata, ma tutti siamo chiamati a riconoscere e valorizzare i nostri talenti mettendoli in pratica in un’ottica di fede per il bene proprio e il bene del prossimo, esattamente come fa il Serra International Italia, che con i suoi 21

vocazioni membri favorisce ed accompagna, attraverso l’impegno quotidiano della preghiera, dell’amicizia e dell’aiuto, i sacerdoti, i seminaristi e i consacrati”. Un appello, quindi, alla preghiera, la cui efficacia, nel campo della vocazione “è inestimabile non solo se essa è praticata dall’interessato, ma anche se fatta da altri con l’intenzione di illuminare questa vocazione”.

Un richiamo al tema del Congresso “Come se vedessero l’Invisibile”, è stata la conclusione dell’intervento del Presidente Mori: “Vedere l’Invisibile, guardare la realtà, riconoscere la santità, scegliere il futuro. Ecco quello che ognuno di noi, uomini e donne di fede, dobbiamo ricordare e portare nel nostro cuore”. Un intervento breve, quello del Presidente Mori, ma ricco di spunti significativi che hanno destato l’interesse dell’uditorio.

Sabato 5 gennaio, ultimo giorno del Convegno dedicato al quarto momento sul tema: “Scegliere il futuro”, è stato rivolto ai giovani, alla fede e al discernimento vocazionale. Si sono avvicendati sul tema con riferimento a racconti e prospettive dalla XV Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, S.E. Mons. Nicolò Anselmi, Vescovo ausiliare di Genova, Don Rossano Sala, Segretario Speciale del Sinodo dei Vescovi, Sr.

Alessandra Smerilli, Docente di economia politica presso la Pontificia Facoltà Auxilium di Roma, Fra Roberto De Luca, Direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale delle Vocazioni di Loreto e Gioele Anni, Incaricato del settore Giovani dell’Azione Cattolica Nazionale. Uno spaccato offerto dai relatori sul vissuto dello scorso Sinodo dei Vescovi con una apertura di possibili sguardi verso il futuro.

Non sono mancati, in ognuno dei giorni del Convegno, i momenti dedicati alle celebrazioni eucaristiche e una Veglia di Preghiera nella Basilica di Santa Anastasia, presieduta da S. E. Mons. Gianrico Ruzza, Vescovo Ausiliare per il settore centro e Segretario Generale del Vicariato di Roma. A disposizione, inoltre, nella stessa sede del Convegno, una cappella per la preghiera personale.

Un Convegno che possiamo senz’altro definire molto propositivo, profondo nei contenuti e intensamente partecipato, con momenti di forte riflessione sulle cose che riempiono la nostra vita e di come la voce di Dio e della Chiesa possa contribuire a far trovare a ognuno di noi la propria strada e la propria vocazione, come sete viva di verità.

Enrico Mori, Presidente del Serra italia

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vocazioni

Il Messaggio di Papa

Francesco

per la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni di Maria Pia Palombella

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omenica 12 maggio la Chiesa celebrerà la 56a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni.

Com’è consuetudine, la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni sarà commemorata la IV domenica di Pasqua, nota come la “Domenica del Buon Pastore”, perché al centro della pagina del Vangelo di Giovanni c’è questa metafora che Gesù applica a sé stesso. È stato Papa Palo VI, proclamato Santo il 14 ottobre 2018 da Papa Francesco, a volere nel 1964 l’istituzione di questo importante avvenimento annuale per la Chiesa. Papa Montini aveva intuito bene, infatti, che di fronte ai nuovi orizzonti della evangelizzazione e ai processi di secolarizzazione, si avvertiva la necessità di risvegliare nel popolo di Dio l’importanza della preghiera per il dono delle vocazioni, in particolare al sacerdozio e alla vita consacrata.

La ricorrenza di quest’anno si pone sulla scia di un percorso pastorale che è stato caratterizzato dalle celebrazioni importanti della XV Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” e della più recente esperienza della 34^ Giornata Mondiale della Gioventù, che Gennaio-Marzo 2019

si è svolta a Panama, che Papa Francesco richiama all’inizio del suo messaggio.

In anticipo sulla celebrazione della Giornata è prassi, infatti, che il Papa diffonda un messaggio sul tema dell’anno, per risvegliare l’attenzione sulle vocazioni e per metterci di fronte alla dimensione missionaria della chiamata cristiana. Tema del messaggio di Papa Francesco di quest’anno è: “Il coraggio di rischiare per la promessa di Dio” ed è ispirato al brano del Vangelo sulla chiamata dei primi discepoli presso il lago di Galilea.

Si tratta di una “sfida inedita” che “richiede il coraggio di rischiare una scelta”. Una sfida e una scelta che hanno inizio dalla nostra nascita, con il Sacramento del Battesimo, che ci aiuta a inserirci nella comunità cristiana fin dalla più tenera età, quando iniziamo ad essere avviati alla preghiera e alla condivisione fraterna. “La vita cristiana, ci ricorda Papa Francesco, trova la sua espressione in quelle scelte che, mentre danno una direzione precisa alla nostra navigazione, contribuiscono anche alla crescita del regno di Dio nella società”. Da qui il riferimento chiaro a tutti i cristiani, sia a chi segue la vocazione legata al mondo del lavoro 23

vocazioni e delle professioni, sia a chi preferisce seguire la vocazione di sposarsi in Cristo, fino alla scelta totale della vita consacrata. La vocazione non è, pertanto, una “gabbia o “un peso che ci viene caricato addosso”, tantomeno è “una ingerenza di Dio nella nostra libertà”. Ai

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vescovi, ai sacerdoti e ai religiosi di tutto il mondo, Papa Francesco ricorda quella che è la vera natura della chiamata che li ha spinti a consacrare la loro vita al Signore. “È l’iniziativa amorevole con cui Dio ci viene incontro e ci invita ad entrare in un progetto grande,

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vocazioni del quale vuole renderci partecipi, prospettandoci l’orizzonte di un mare più ampio e di una pesca sovrabbondante”. Come Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni, gli apostoli pescatori, ciascuno di noi, esorta il Pontefice, è chiamato a confrontarsi con giornate

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faticose e infruttuose e con altre dove la pesca abbondante ripaga la dura fatica della notte passata in mare a sfidare il vento contrario e le onde. Ma, come nella storia di ogni chiamata, ad un certo punto Dio ci regala la sorpresa di incontrarlo, la gioia che sazia la vita anche quando le reti sono vuote.

Quindi l’invito affinché la nostra vita non diventi prigioniera dell’ovvio e non resti impigliata nelle reti del non senso, una vita, cioè, che non sia trascinata per inerzia alle abitudini quotidiane e non resti inerte davanti a quelle scelte che potrebbero darle significato. “Il Signore non vuole, è l’esortazione del Papa, che ci rassegniamo a vivere alla giornata, pensando che in fondo non c’è nulla per cui valga la pena di impegnarsi con passione e spegnendo l’inquietudine interiore di cercare nuove rotte per il nostro navigare”. Ribadendo che “ognuno di noi è chiamato in modi diversi a qualcosa di grande”, Papa Francesco incoraggia ciascuno affinché la sua vita “non resti impigliata nelle reti del non senso e di ciò che anestetizza il cuore”.

Infine l’invito rivolto, in particolare, ai giovani: non siate sordi alla chiamata del Signore. “Se Egli vi chiama per questa via, ricorda Papa Francesco, non tirate i remi in barca e fidatevi di Lui. Non fatevi contagiare dalla paura che paralizza davanti alle alte vette che il Signore ci propone”. C’è, quindi, il rinnovato impegno da parte di tutta la Chiesa, afferma il Pontefice rivolgendosi a sacerdoti, religiosi, animatori pastorali ed educatori, perché si offrano, soprattutto ai giovani, occasioni di ascolto e di discernimento. C’è bisogno, in sostanza, di una pastorale giovanile e vocazionale che aiuti la scoperta del progetto di Dio. Specialmente attraverso la preghiera, la meditazione della Parola di Dio, l’adorazione eucaristica e l’accompagnamento spirituale.

Il modello da seguire, conclude Papa Francesco, è il “sì” senza riserve pronunciato da Maria; un “sì’” di chi ha una sola certezza: sapere di essere portatore di una promessa.

Un appello e un invito del Papa che anche noi, come serrani, siamo chiamati ad accogliere come movimento laico al servizio della Chiesa e delle vocazioni. Un compito che ci appartiene e al quale il nostro Movimento si ispira, in quanto laici consapevoli che intendono vivere in comunione spirituale per favorire le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, fare fiorire il seme dei chiamati al servizio della Chiesa, essere vicini ai seminaristi e ai religiosi nel loro percorso di formazione, come segno distintivo di missione e di servizio. Uno stimolo in più per accogliere l’invito di Papa Francesco alla preghiera: più impegno e più preghiera per capire le vere vocazioni e aiutarle a crescere.

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vocazioni

«Vedo un ramo di mandorlo»

(Ger 1,11)

Uno sguardo sulla

Vocazione dalla parte di

Dio di Michele Gianola

A

prendo i lavori della 71a Assemblea Generale dei Vescovi Italiani, papa Francesco ha annunciato la sua preoccupazione per l’attuale ‘emorragia di vocazioni’ che sta investendo la nostra penisola e tutto l’Occidente. Tale marcata sottolineatura non può che essere letta alla luce del grido accorato dello stesso Pontefice: «Non lasciamoci rubare la speranza!»

(FRANCESCO, Evangelii Gaudium, 86). È questo l’«elemento distintivo dei cristiani, il fatto che essi hanno un futuro […] e solo quando il futuro è certo come realtà positiva, diventa vivibile anche il presente» (BENEDETTO XVI, Spe Salvi, 2).

Da questa prospettiva, pertanto, mi sembra interessante considerare tale appello come l’impegno ad assumersi nuovamente la responsabilità che ci viene affidata, l’opera più importante della vita, la costruzione della vita stessa – il nostro futuro – come singoli e come comunità: «La nostra nascita spirituale è il risultato di una libera scelta e noi siamo in qualche modo i genitori di noi stessi, creandoci come noi stessi vogliamo essere, e per nostra volontà formandoci secondo il modello che scegliamo» (SAN GREGORIO DI NISSA, Vita di Mosè, 2,3).

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vocazioni Al balcone dei cieli All’inizio della seconda settimana degli Esercizi Spirituali, sant’Ignazio di Loyola invita l’esercitante a contemplare «le tre Persone divine che osservano tutta la superficie ricurva del mondo popolato di uomini [e di guardare] gli abitanti della terra, così diversi sia nelle vesti che negli atteggiamenti: alcuni bianchi e altri neri, alcuni in pace e altri in guerra, alcuni che piangono e altri che ridono, alcuni sani e altri malati, alcuni che nascono e altri che muoiono, e così via [e vedendo che tutti si perdono] di ascoltare quello che dicono le persone della santissima Trinità: “Facciamo la redenzione del genere umano”» (EESS 100-107). È consolante cogliere il frutto di queste parole che ci permettono di fare memoria della nostra vocazione, del tempo in cui siamo stati visitati, guariti, ricondotti dal Pastore all’Ovile della vita nuova; allo stesso tempo, ci consentono di accogliere l’intenzione come l’invito a collaborare alla medesima opera: “Facciamo la redenzione del genere umano” risuona nella storia con il comando di Gesù: «Andate e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19) perché «è necessario che il Vangelo

sia proclamato a tutte le nazioni» (Mc 13,10). Stupisce che il verbo usato per indicare la missione della Chiesa – ‘è necessario’ – sia lo stesso di quello usato per la vocazione di Gesù (Lc 17,25) e che – parafrasando sant’Agostino – la Trinità voglia compiere la sua opera in sinergia con noi: «Anche dopo la resurrezione, quando i discepoli partirono in ogni direzione, “il Signore agiva insieme con loro” (Mc 16,20). Questa è la dinamica che scaturisce dal vero incontro» (FRANCESCO, Gaudete et Exsultate, 136).

Al balcone dei cieli, lo sguardo dei Tre ha lo stesso orizzonte del deserto di Samaria nel giorno in cui la Redenzione è giunta per quella donna, al bordo del pozzo (Gv 4). Tra le pietre riarse dal sole di mezzogiorno un uomo partito da molto lontano, dal seno del Padre (Gv 1,2) vede biondeggiare – fuori stagione (Mc 11,13) – una messe abbondante (Gv 4,35) già pronta e che viene dal gesto della Samaritana che va ad annunciare ai suoi la forza dell’incontro con Gesù. L’amore è così, vede nel presente il futuro prossimo, contempla il passo in là, quello successivo del fecondo processo iniziato con il seme accolto della Parola. E noi possiamo godere la meraviglia del cuore di una donna (cf.

Gen 2,8) che da deserto ritorna ad essere giardino e desiderare ancora di lavorare insieme, con passione e con vigore, certi che «la risurrezione del Signore ha già penetrato la trama nascosta di questa storia, perché Gesù non è risuscitato invano!» (FRANCESCO, Evangelii Gaudium, 278).

Il ramo del pesco Emorragia. Il termine evoca l’uscita del sangue dai vasi per lesione delle loro pareti. L’immagine aveva immediatamente portato a pensare alla crisi numerica delle vocazioni – in particolare quelle di ‘speciale consacrazione’ – ma la metafora non è così sciocca.

In effetti, era già stata usata dallo stesso papa Francesco in relazione agli «abbandoni nella vita consacrata» e da questa prospettiva la questione appare molto più seria, ma ci spinge ancora più in là. Il sangue non canalizzato si disperde e non arriva a nutrire l’organismo; un po’ come un fiume che senza argini perde di forza e diventa palude o di direzione e causa l’inondazione. Anche dal balcone dei cieli possiamo pensare che la preoccupazione sia la stessa perché la vita di nessuno è fatta per disperdersi, dissiparsi ma per giungere a compimento (Fil 1,6), per portare frutto (cf. Mt 25,14-30).

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vocazioni Intuiamo, così, che preoccuparsi della emorragia delle vocazioni non significa stare in ansia per i numeri quanto occuparsi che la vita di Dio – il suo sangue (Mc 5,25) – scorra con forza nelle vene; che la vita di ciascuno sia custodita nel suo amore, senza perdersi in cose vane (Mt 13,30) e diventare feconda.

Fermare l’emorragia riguarda tutti: la vocazione è ricevuta come un seme il giorno del Battesimo e da lì inizia a germogliare, perché possa essere riconosciuta al tempo opportuno cosicché, individuati gli argini, la vita possa essere liberata con tutte le sue energie a compimento della propria missione.

I tessuti sono fatti per contenere ma nella vita molti sono i briganti nei quali possiamo incappare (Lc 10,30): abitano dentro e fuori di noi. Ferirsi o essere feriti è inevitabile; la soluzione non è quella di rendersi immuni dai rischi – non è possibile – quanto quella di prendersi cura, farsi prossimi, accompagnarsi gli uni gli altri perché «ciascuno possa vedere sorgere la propria luce come l’aurora» (Is 58,6). Prendersi cura della vita, ricucire il tessuto delle relazioni laddove si fosse lacerato, dire parole che curano, incoraggiano, sostengono, conducono nella carità; è costruire legami, da persona a persona (FRANCESCO, Evangelii Gaudium, 129) condividere, un racconto, un gesto, una tavola, una preghiera; è non vivere da rivali, lottare insieme contro false illusioni, individuare e costruire il bene, adoperarsi perché ciascuno abbia una vita dignitosa, investire energie per rendere migliore il mondo che verrà. È fare con tenacia ed umiltà il lavoro che ci è affidato. È intrecciare la trama di quei legami che trascendono il tempo e lo spazio e che soli sono capaci di far trasparire la Comunione della Trinità, della quale già partecipiamo in un unico Corpo. È la Comunione (cf. GIOVANNI PAOLO II, Novo Millennio Ineunte, 43) la forza profetica capace di tenere insieme le pareti dure delle vene e delle arterie nelle quali può scorrere e giungere a pienezza la vita di tutto il mondo. Lavoriamo con energia allora, nella fiducia che la primavera non viene da noi, come sa bene chi coltiva il pesco.

(Vocazioni n. 1 gennaio-febbraio 2019)

l’angolo di serra international

Una grande

famiglia a servizio a cura di Manuel Costa

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l Serra Italiano non è solo, ma appartiene alla ben buti del Consiglio Nazionale Italiano (CNIS), inizia più grande famiglia di Serra International, con sede anche questo “angolo di Serra International” con notia Chicago, composta da diversi Consigli Nazionali in zie che ci possano aiutare ad aprire i nostri orizzonti e numerosi altri paesi: Usa, Canada, Brasile, Nigeria, a prendere conoscenza delle attività dei nostri fratelli Messico, Gran Bretagna, Spagna, Australia, Nuove serrani sparsi nel mondo che pur nelle diversità di situZelanda, Filippine, Tailandia, India e Nigeria. azione e di culture condividono i nostri stessi obiettivi.

Il sentirsi parte di questa grande famiglia deve aiutarci a sentire che il nostro servizio di laici a favore delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata riveste una valenza universale; ci permette di pensare che aldilà dei nostri sforzi a livello locale esiste anche I Serrani del Messico vi invitano a partecipare e vi danno il più caloroso una realtà nazionale e benvenuto in questa incantevole parte del mondo! internazionale. È per Città del Messico, una delle città più grandi del mondo e la più popolosa del questo che il Serra è ricoNord America, offre una grande varietà di attrazioni, attività ed esperienze per nosciuto e apprezzato a tutti i visitatori, con una grande diversità etnica, architettonica, topografica ed livello mondiale, prova ne ecologica. Una città che non smette mai di sorprendere con la sua lunga e sia la benevola attenzione ricca storia, dall'epoca preispanica e coloniale alla vita contemporanea. Città che ci è stata accordata del Messico ospita oltre 100 gallerie d'arte, decine di teatri e sale da concerto nel tempo dalle autorità e più di 150 musei, la più grande concentrazione metropolitana di musei al vaticane: ne sia un esemmondo! pio l’udienza privata conIl programma della Convention prevede conferenze con illustri relatori, tra cessa da Papa Francesco i quali figurano Monsignor Eduardo Chavez, fondatore e direttore dell'Istituto ai seicento serrani conveSuperiore di Studi di Guadalupe e Canone del Santuario di Nostra Signora di nuti da tutto il mondo per Guadalupe; e Mons. Ricardo Valenzuela, Vescovo di Caacupe, Paraguay. Vi l’annuale Convention saranno molteplici occasioni di incontro tra serrani, utili a conoscersi e a prentenuta a Roma nel Giugno dere coscienza degli sforzi del Serra in tutto il mondo nel campo delle vocaziodel 2017. ni, delle comunicazioni e dei programmi.

In questo numero del Una cappella per l'adorazione eucaristica sarà a disposizione per il nutriIl Serrano, accanto a una spirituale durante il convegno. E, naturalmente, sarà celebrata una S. mento Rubrica dedicata a portaMessa per i congressisti nella Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, dove re a conoscenza di tutti i potrà essere ammirata l'immagine della Vergine impressa sul mantello di San serrani d’Italia e della Juan Diego quasi 500 anni fa.

Svizzera Italiana le attività, le iniziative e i contriGennaio-Marzo 2019

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l’angolo di serra international Molti sono i mezzi di comunicazione a disposizione per tenersi in contatto con queste diverse realtà.

Infatti, anche Serra International e i Councils di diverse nazioni hanno il proprio sito web, come riportati nella prima pagina del nostro Portale. Serra International ha anche una sua rivista, The Serran, e una Newsletter chiamata Always Forward, Never Back alla quale tutti possono iscriversi. La rivista e la Newsletter sono anche disponibili sul portale di Serra International www.serrainternational.org.

Le occasioni nelle quali i Serrani di divere nazioni possono incontrarsi non mancano, quello per eccellenza è l’annuale Convention internazionale, occasione unica di condivisione come hanno potuto constatare i moltissimi serrani italiani che hanno partecipato all’edizione di Roma nel giugno del 2017. La prossima Convention sarà tenuta a Città del Messico nel prossimo giugno, con un programma intenso ed accattivante, disponibile sul portale di Serra International.

L’organizzazione di Serra International è simile a quella di Serra Italia e quindi composta da un Presidente e da un Board of Trustees (Consiglieri).

Diversi serrani italiani hanno avuto l’onore di essere stati Presidenti Internazionali, il più recente Dante Vannini per l’anno sociale 2006-2017, preceduto da Cesare Gambardella nel 2008-2009, da Giovanni

Novelli nel 2001-2002 e da Giuliano Rizzerio nel 19901991. L’attuale Presiden- te è Mario Biscardi di Toronto, che ha messo al primo posto del suo mandato la sfida delle estensioni, affermando “membership is everybody business” che significa che ogni serrano ha il dovere di impegnarsi a trovare nuovi soci! Grazie al suo instancabile lavoro il Serra Canadese ha avuto un notevole sviluppo negli ultimi anni, con molti nuovi club prossimi all’apertura.

Anche nel Board of Trustees l’Italia è presente (di diritto) con due membri, attualmente con Giuseppe Miccoli del Serra Club di Ferrara – in questo anno sociale anche nominato Vice Presidente alle Estensioni – ed Emanuele Costa del Serra Club di Lugano.

Anche il nuovo Consulente Episcopale di Serra International è un canadese, Sua Eminenza Thomas Christopher Collins, Arcivescovo di Toronto. Una figura carismatica, convinto sostenitore e promotore di nuove vocazioni.

Infine, si segnala una bella iniziativa di preghiera a cui tutti i Serrani possono liberamente partecipare via internet: l’ International Rosary for Vocations ogni ultimo Sabato del mese. La procedura da seguire per collegarsi è riportato nella scheda.

e (ognurecitazion a ll e n i s ir n ano). Il invitati a u ore 15 (orario Itali o n o s o d o): tto il mon reghiera inizia alle no (italian tu fo i le d i te n i a d rr p n numero mese, i Se er le Vocazioni. La onendo u to di ogni p p a m o b o a ri c S a s o o o L’ultim mputer, ) di un R ria lingua ia internet con il co p ro p a ll e no n ttua v 315981 nto si effe /join/314 m o .c g in collegame t otomee uter: 5981 /global.g Via comp :/ s p t t h sso 31431 e k c n c li a i il d e r e digita re il codic no: 865 e usa 6 6 2 9 9 6 Via telefo 0 il numero comporre

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il serrano n. 145

la voce del cnis

Il CNIS si racconta Cari amici, come ho già avuto modo di dire è fondamentale fare conoscere quanto avviene all’interno del Consiglio Nazionale Italiano Serra (CNIS): iniziative, appuntamenti o argomenti affrontati e portati in discussione.

Ragion per cui, da questo numero de “Il Serrano” prende il via una nuova iniziativa, la rubrica intitolata “LA VOCE DEL CNIS” che, gli incaricati di curarla, nello specifico i 4 Vice Presidenti ed i Coordinatori le Commissioni, porteranno avanti con quanto riterranno opportuno fare conoscere a tutti i serrani.

Ritengo che la comunicazione sia fondamentale per il nostro movimento e, con questa nuova proposta, credo che riusciremo ad avvicinare in modo significativo il vertice alla base.

Sarà importante saper parlare a tutti i serrani in modo attuale ed immediato, dando sostanza a quanto diremo con frasi chiare e di sostanza, andando dritti verso la meta, senza tentennamenti.

Passione questa è la parola chiave affinchè il messaggio che vogliamo trasmettere sia davvero efficace.

Certo che questo nuovo progetto sia un ulteriore passo di unione, partecipazione e crescita per il nostro amato Serra, ringrazio il Vice Presidente alle Comunicazioni Giuliano Faralli ed il Coordinatore della Commissione per la Formazione Antonio Ciacci per i primi due contributi.

Fraternamente.

la voce del cnis

Perché la

formazione di Antonio Ciacci Presidente Commissione Formazione

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l concetto di formazione ha molteplici contenuti ed è usato in diverse discipline; il significato base deriva da formare, dare una forma.

La formazione dev’essere intesa come contributo e stimolo alla crescita della persona, e persegue lo sviluppo delle conoscenze, secondo metodi sperimentati ed efficaci.

La formazione non è un insieme di nozioni ma, al contrario, è il risultato di un piano organico che tende a strutturare e rinforzare.

Il valore della formazione si colloca come prospettiva di impegno per tutto l’arco della vita umana.

Proprio perché correlata ai processi di cambiamento, di trasformazione, di sviluppo, la formazione deve mirare al miglioramento della persona, strutturando e consolidando un processo di crescita cognitiva.

La formazione è passaggio di idee, di pensiero, di cultura, di contenuti e di modi di essere; nell’antica Grecia si utilizzava il termine paideia per indicare non tanto un semplice metodo educativo, ma un processo continuo, mai compiuto, un ideale, un obbiettivo da perseguire lungo tutta la vita.

La formazione cristiana, per conseguenza, non può intendersi semplicemente come una delle attività della comunità cristiana, ma è una sua priorità assoluta. Si tratta di far crescere e maturare una coscienza che configuri in modo cristiano l’esistenza.

Più in particolare, la formazione del laico è, in definitiva, una necessità per vivere in pienezza la vocazione cristiana che viene dal battesimo e per assumere il compito missionario della Chiesa.

Al centro del processo formativo ci sono sempre la persona e la sua coscienza.

“La persona educa la persona” (J. Maritain).

La formazione cristiana avviene, infatti, nella docili32

tà all’azione dello Spirito e nel rispetto della libertà di ciascuno.

Il profilo di un cristiano laico maturo per l’oggi non può non essere sostenuto da un’adeguata formazione, per conseguire e rafforzare una fede sempre più interiorizzata e debitamente pensata, capace di discer-

il serrano n. 145

la voce del cnis nimento spirituale degli avvenimenti presenti nella propria vita e nella storia; una piena consapevolezza dell’esistenza cristiana; un concreto impegno nel costruire la propria Chiesa locale in collaborazione, comunione e corresponsabilità.

Insomma, il laico cristiano deve essere consapevole del fatto che la sua condizione secolare è il “luogo teologico”, non semplicemente sociologico, dentro il quale camminare giorno dopo giorno verso la meta propria di ogni battezzato: la santità.

“Ciascuno di noi si sente di fronte a un popolo numeroso, a una società complessa, a una Chiesa ricca di doni e insieme di tensioni. Ciascuno di noi sperimenta di essere incapace di parlare, di fare sintesi, di mettere insieme i cammini di Dio con i cammini degli uomini, le attese e le speranze della gente con le attese e le speranze del Signore… Domandiamo un cuore docile che sappia rendere giustizia alla gente; un cuore saggio e intelligente che sappia distinguere il bene dal male, che sappia fare discernimento… “(Cardinale C.M. Martini)”.

Queste considerazioni spiegano perché, per i serrani, per la loro specifica missione, è indispensabile formarsi: non solo per aumentare il senso di appartenenza, per migliorare la testimonianza, per rendere efficaci le azioni del movimento, ma perché un laicato cattolico impegnato, con modalità peculiari, nella diffusione della cultura vocazionale e nel sostegno alle vocazioni di speciale consacrazione, può dirsi vivo se è formato: non può andare “ a rimorchio”, ma deve fungere “da traino”.

Soltanto conoscendo bene origini, specifiche finalità, metodi peculiari, buone prassi e regole del Serra è possibile, oltre ad essere Serra, fare Serra.

In siffatto contesto ecco che la formazione dei soci come quella dei dirigenti diventa essenziale ed imprescindibile obbligo di ogni serrano.

Tanto a livello nazionale che locale, pertanto, è fondamentale organizzare e frequentare corsi di formazione basici e per dirigenti, ricordando che ogni socio, per il solo fatto di esserlo, offre il servizio dell’autorità alla quale venga chiamato nei vari ruoli dirigenziali, locali e nazionali e deve, quindi, conoscere per fare.

Senza questa disponibilità e questa consapevolezza l’appartenenza si riduce ad un’esperienza superficiale, esteriore, fatta di chiacchiere e distintivo, magari con una malcelata opacità di intenti.

Formarsi vuol dire conoscere bene il Serra e soltanto chi lo conosce bene si entusiasma ,lo serve, lo migliora, lo rende efficace, in una parola lo ama.

E chi ama il Serra, diceva l’indimenticabile Ugo La Cava, resta!

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la voce del cnis

Noi siamo ciò che

comunichiamo di Giuliano Faralli Vice Presidente nazionale alle Comunicazioni

Carissime Amiche ed Amici Serrani, Carissimi lettori, Siamo oramai giunti alla seconda parte della prima annualità del nostro mandato e senza falsa modestia ci sentiamo abbastanza soddisfatti del lavoro di squadra che stiamo duramente portando avanti, grazie alle indefinite disponibilità della Commissione e di altri elementi saggi conoscitori della vita Serrana. Con questo non pensiamo minimamente di adagiarci, poiché quanto fatto è solo l’inizio di una lunga vita Serrana insieme.

Ebbene, ho detto insieme, perché per portare avanti la “comunicazione” per il Serra Italia, abbiamo necessità di una fattiva collaborazione dei Governatori, primi responsabili del bene e del male del Serra, dei Coordinatori Distrettuali e di Club della Commissione Comunicazioni e dei Presidenti di Club, fondamenta del Serra International.

rità del messaggio, laddove il messaggio, visivo in questo caso, è tutto ciò che noi Serrani siamo in grado di comunicare anche in termini di valori attraverso il sito web, i materiali istituzionali, quali labari, guidoncini, la pin che molti Serrani non portano! perche?! distrazione, o peggio imbarazzo?!, ed ancora la firma sul piè

Perché noi siamo quello che comunichiamo!

Oserei dire che il nostro valore è in buona parte, frutto della nostra capacità di comunicare.

La percezione della nostra Associazione, vista dell’esterno, dipende in buona parte da come comunichiamo, incluso i contenuti grafici, visivi e testuali che determinano la considerazione e l’impressione del marchio Serra International.

Una sensazione profondamente emotiva, dalla quale dipenderà il rapporto con i nostri interlocutori e conseguentemente il successo del marchio e la trasmissione dei valori che esso stesso rappresenta il fine sociale: ispirare Sante Vocazioni!

Cari Amici, si tratta di un concetto astratto, ma che passa per una serie di elementi estremamente concreti quali l’uniformità grafica, la riconoscibilità e la familia34

il serrano n. 145

la voce del cnis pagina delle e-mail, i social network, ecc... Ascoltatemi bene, non sono un saggio, non sono un “indovino”, ma assicuro che la nostra identità, o meglio la nostra immagine, la costruiamo giorno dopo giorno, prestando la massima attenzione alla cura di tutti i dettagli ed utilizzando sempre meglio gli strumenti di comunicazione che l’epoca in cui viviamo ci mette a disposizione e ci impone!

Apriamo la comunicazione verso l’esterno, divulgando senza mai stancarci e senza mai dare per scontato quanto facciamo di importante per la Chiesa noi Serrani, come lo facciamo e quali sono i valori in cui crediamo.

Ecco, oggi abbiamo la possibilità di raccogliere una grande sfida, far conoscere bene chi è il Serra International! Oggi, rispetto a ieri, possiamo usare strumenti di comunicazione di massa che possono aiutarci e risultare strategici. Ma dobbiamo farlo tutti, dobbiamo farlo bene, dobbiamo essere una sola voce.

Magari qualcuno si chiederà: “Perché è importante

che si sappia chi è il Serra?” In fondo la nostra associazione ha mantenuto un profilo molto riservato per moltissimo tempo e l’anno prossimo facciamo il 60° anno!

Ne abbiamo veramente bisogno?

Se vogliamo creare sinergie forti con la società e a tutti i livelli, sì ne abbiamo bisogno!

I tempi sono cambiati e dobbiamo farlo anche noi!

Anche noi dobbiamo posizionare bene il nostro marchio.

Per questo motivo, noi della Commissione Comunicazioni, siamo a disposizione, ma per farlo abbiamo bisogno del vostro segnale, del vostro supporto e aiuto reciproco.

Vi chiediamo di inviarci i vostri migliori materiali fotografici e video corredati da una breve spiegazione per poter essere utilizzati tramite i nostri canali e per la creazione di contenuti multimediali. Scrivete esclusivamente a news@serraclubitalia.it Ribadisco e chiedo con forza la fattiva concreta collaborazione di tutti.

Chi ha accettato di assumere un incarico è consapevole dei doveri, tra i quali le “Comunicazioni” elemento essenziale per crescere, sotto ogni aspetto Associativo.

Comunicando le nostre azioni all’esterno, daremo risalto al Serra e di conseguenza ai suoi obiettivi.

Gli strumenti rinnovati adesso ci sono: Sito web Facebook SerraNews Il Serrano Bellringer Scusate del poco...!, ma tante altre cose ci sarebbero da dire per progettare “insieme”, ma per il momento mi fermo qui e ringrazio per l’attenzione concessa, ma soprattutto per la futura imminente collaborazione per portare avanti e bene, le molteplici attività della Commissione Comunicazione, altrimenti possiamo pensare che abbiamo solo perso tempo e fatto inquinamento.

“Buona vita al Serra”

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notizie e iniziative

dai club e distretti

L’AQUILA 444

Serra Club L’Aquila per Special Olympics

L’impegno del nostro Club in favore dei giovani atleti disabili di Special Olympics ( Associazione nata negli USA 50 anni fa ) iniziato con l’adozione simbolica di due atleti: Paolo Aquilio e Stefano Titani, in occasione dell’apertura dell’anno sociale, si è concretizzato venerdì 30 novembre.

Sul palcoscenico dell’Auditorium, che sorge nel Parco del Castello cinquecentesco, si è esibita in concerto la Corale 99, Coro storico della nostra città, per la raccolta dei fondi necessari a sostenere la partecipazione di Paolo, atleta aquilano della Nazionale di basket, alle Olimpiadi che si svolgeranno ad Abu Dhabi il prossimo Marzo.

Legittimamente orgogliosi, abbiamo con impegno sollecitato la partecipazione al Concerto dei nostri concittadini, consapevoli del grande sforzo e della generosità con cui si mettono in gioco i ragazzi di Special Olympics.

Manifestazione riuscita, partecipata e bellissima, proseguita nella giornata dedicata alla disabilità, con il gioioso Flash Mob (abili e diversamente abili insieme, per ballare e cantare).

Tutto ciò è parte di quel grande progetto di “inclusione” che Special Olympics si prefigge e che il nostro Club condivide come momento importante di vicinanza e conoscenza della parte più svantaggiata del mondo giovanile. È una sfida che raccogliamo e che con loro vorremmo vincere.

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il serrano n. 145

dai club e distretti

FERRARA 703

Serata da incorniciare col card. Simoni Serata da incorniciare, quella organizzata lunedì 18 febbraio al Seminario dal Serra club Ferrara. Protagonista era il novantenne don Ernest Simoni, creato cardinale da Papa Francesco due anni fa. Il nostro grande pontefice ha voluto così sottolineare la testimonianza di fede – un autentico martirio – di questo uomo di Chiesa che ha trascorso 25 anni della sua vita nelle prigioni del regime comunista stalinista di Henver Hoxa che ha, perseguitato, torturato, dileggiato. Ma mai vinto.

Presentato dal presidente Giuseppe Miccoli del Serra club di Ferrara, organizzatore dell’incontro, il porporato ha celebrato la messa nel pomeriggio, poi ha partecipato alla conviviale con i soci del Serra club e infine ha tenuto la conferenza rispondendo, dopo il prologo, a diverse domande davanti a duecento persone.

Dunque i sacrifici, la lotta, le vessazioni e il martirio. Cardinale Simoni quando è cominciato tutto questo? “Era il 1963 ed era stato assassinato il presidente americano Kennedy. Obbedendo a quanto aveva chiesto il Papa a tutti i sacerdoti del mondo, officiai una messa in suffragio del primo presidente cattolico degli Stati Uniti”.

Non l’avesse mai fatto! Il regime comunista lo imprigionò con l’accusa di essere un traditore amico dei capitalisti, per aver parlato di Gesù e anche per aver praticato esorcismi. Ce n’era abbastanza, secondo Hoxa e co., per condannarlo a morte per impiccagione. E’ con il 1990, alla caduta del governo comunista, che il don (era stato ordinato sacerdote nel 1956) riconquista la libertà. Poi anni e anni di lavoro duro – ma libero, questo – fra la gente, i fedeli, i poveri. E giunge quel radioso 21 settembre 2014 quando viene invitato alla visita apostolica di papa Francesco in Albania. Passeranno altri due anni e riceverà dalla Comunità di Sant’Egidio e dai francescani di Assisi (lui è un francescano) un altro invito, alla Giornata della pace: “Papa Francesco volle che sedessi alla sua sinistra e il patriarca ortodosso Bartolomeo alla sua destra”. Pochi giorni dopo la sorpresa: il Santo Padre lo crea cardinale nel Concistoro del 19 novembre.

Il pensiero corre ai suoi carcerieri: cosa ha pensato e fatto don Simoni? “Pochi giorni fa è morto uno dei suoi aguzzini - spiega il suo segretario Vieri Lascialfari - e alla notizia ha subito detto: per fortuna non ho ancora celebrato messa, vado e prego per la sua anima”.

Dovunque vada è attorniato da fedeli, ammalati, dubbiosi (anche al termine della serata serrana) che vogliono toccarlo, stringergli la mano. Ha una parola buona per tutti: “La fede rimane salda se si prega tutti i giorni, incessantemente, se si recita il santo Rosario. E’ necessario l’apostolato, affidarsi allo Spirito Santo che è fortezza divina, praticare l’amore per Gesù e per i poveri, la castità. Così non moriremo”.

Alberto Lazzarini

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dai club e distretti

PONTREMOLI 827

Dal mito alla grazia: il sacro nella narrativa fantastica “È un pregiudizio molto radicato, soprattutto da noi in Italia, quello che vede il fantasy come una letteratura di serie B, per bambini o per adulti infantili e immaturi. In realtà ci si dimentica che i più grandi capolavori della storia della letteratura sono quasi sempre state opere piene di immaginazione, dall’epica di Omero e Virgilio, alla stessa Divina Commedia, a Shakespeare. La letteratura fantasy è l’erede della mitologia, dell’epica, della leggenda medievale, generi classici e ‘nobili’. Bisogna ritornare a ridare dignità a questa letteratura che racconta il cammino dell’uomo di fronte alle domande dell’esistenza”.

Questo il messaggio che ha trasmesso lo scrittore e saggista Paolo Gulisano, durante un convegno, organizzato dal Serra Club Pontremoli-Lunigiana, che si è tenuto al Museo Diocesano di Pontremoli, il 9 marzo 2019. Un incontro molto interessante che ha affrontato il tema “Dal mito alla grazia: il sacro nella narrativa fantastica” ed in particolare ha avuto il suo fulcro nell’analisi de “Il Signore degli anelli”, di John Tolkien, professore di filologia ad Oxford. Un romanzo pubblicato negli anni ‘50 del secolo scorso e che è subito divenuto un caso editoriale a livello mondiale. Un libro che Gulisano non esita a definire “un capolavoro” e il suo autore “l’Omero del ‘900” e sfata subito uno dei pregiudizi che circolano sulla letteratura fantastica “si tratta di un tipo di scrittura che non fugge la realtà come alcuni critici pensano, collocandola così nella narrativa di evasione. Al contrario è un modo per osservare la realtà da una prospettiva diversa. Magari permettendoci di accorgerci di aspetti dell’esistenza che prima non notavamo”. Ed è per questo che Gulisano parla della letteratura fantasy come un ritorno alla narrativa epica, perchè riprende a porsi le domande che accompagnano l’uomo da sempre, quella sul senso della vita, sulle origini e sulle finalità dell’uomo e del mondo, domande che, sia pure solo in parte, si erano perse durante la produzione letteraria dopo l’avvento dell’illuminismo. Non a caso il “Mito” ha l’intento di conoscere e spiegare il mondo, attraverso una rappresentazione fantastica e poetica della realtà, alla ricerca del “Logos”. p.b.

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dai club e distretti

SANREMO 377

Una serata di “passaggio” La vita di un club è sempre in cammino, sia che il tempo passi lento nella riflessione o veloce nell’azione verso gli scopi. Ci sono vicende ed avvicendamenti.

Soci che entrano nella “famiglia”, altri che s’impegnano in altre missioni che il quotidiano, in continua necessità, propone. E’ così anche per i sacerdoti che sono chiamati ad una vita di presenza dove il “bisogno” della società sia più evidente.

E’ un procedere con incarichi che prevedono anche spostamenti in altri luoghi, lasciando amici e conoscenti, per una continua crescita nella loro missione.

Il Serra Club Sanremo, in un incontro avvenuto nei giorni scorsi, ha salutato la partenza del cappellano, Don Claudio Fasulo, per altri incarichi ed ha accolto con affetto il nuovo cappellano, Don Nicolas Tshituala Tungunuka.

Don Claudio, dal nostro club già seguito da seminarista nei primi anni 2000, era entrato a far parte della grande famiglia serrana nel 2015 dimostrando subito una grande affinità di idee ed intenzioni che sono culminate nella partecipazione attiva al Congresso Nazionale di Genova del Giugno 2018. Ci lascia per un importante incarico che svolgerà presso l’arcidiocesi del Principato di Monaco: “in prestito” per cinque anni. L’accordo fra la nostra diocesi e quella monegasca prevede che venga inserito nel fondamentale settore della pastorale giovanile.

Inoltre, sarà cappellano dei 1000 studenti delle scuole cattoliche del Principato, assistente spirituale degli Scout e collaboratore con la Parrocchia di Santa Devota: “in un territorio non facile, è una sfida pastorale con i giovani”, dice Don Claudio, “che da sempre ha caratterizzato la mia vocazione sacerdotale”.

Don Nicolas, originario della Repubblica Democratica del Congo, nel compiere i suoi primi studi nelle locali scuole cattoliche sperimenta l’amicizia con sacerdoti e religiosi che lo portano verso i successivi traguardi.

Consegue una laurea in Filosofia, inizia un tirocinio pastorale a Lomè in Togo, quindi un Baccalaureato in Teologia e la licenza in Scienze dell’Educazione e Pedagogia presso l’Università Pontificia Salesiana a Roma.

Attualmente è parroco presso la parrocchia di S.Sebastiano Martire a Coldirodi di Sanremo, Direttore del Centro Diocesano Vocazioni, incaricato della Pastorale dei Ministranti e Chierichetti, referente vicariale della pastorale familiare e vice Direttore Spirituale nel Seminario diocesano.

Un caldo abbraccio ha salutato i due “nostri amici”. Staremo vicini a Don Claudio non solo spiritualmente, e faremo conoscere a Don Nicolas il calore fraterno del carisma serrano, la sua vivacità e la sua immagine sociale di testimonianza.

Marco Crovara

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ALLA CHIESA CATTOLICA PER LA RIPARTIZIONE DELLE RISORSE: www.8xmille.it

5X1000 ALLA NOSTRA FONDAZIONE BEATO JUNIPERO SERRA

ti chiediamo di confermare la tua firma anche nel 2014 per sovvenire a necessità di seminari e seminaristi (non dimenticare il codice fiscale della Fondazione qui di seguito riportato)

9 5 0 1 8 8 7 0 1 0 5