Il serrano - n. 142 - dicembre 2017

N. 142

Giugno-Dicembre 2017

Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003

Organo dell’Associazione Serra International Italia

I serrani incontrano Papa Francesco Siate gioiosi e creativi

La fiducia delle Vocazioni

Il coraggio della Vocazione

Dire s`I attraverso l’arte

N. 142

Giugno-Dicembre 2017

Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003

Organo dell’Associazione Serra International Italia

PERIODICO TRIMESTRALE N. 142 ASSOCIAZIONE SERRA INTERNATIONAL ITALIA

Giugno-Dicembre 2017 (XLI)

I serrani incontrano Papa Francesco Siate gioiosi e creativi

La fiducia delle Vocazioni

Il coraggio della Vocazione

Dire s`I attraverso l’arte

editoriale ® 3 In dialogo con le Vocazioni di Viviana Normando

speciale convention 4 Convention di Roma, oltre ogni previsione di Cosimo Lasorsa

8 Il saluto al Santo Padre di Dante Vannini

10 La risposta di Papa Francesco 12 Siate gioiosi e creativi di S. Em. Card. Beniamino Stella

14 Il coraggio della Vocazione di Andrea Marchini

16 La fiducia delle Vocazioni di E. C.

18 Papa Francesco attraverso i suoi viaggi di Andrea Marchini

20 Dire sì attraverso l’arte di Cosimo Lasorsa

vita del serra 22 UNPV Congresso Nazionale di Maria Luisa Coppola

23 Premiazione del Concorso 2016-17 25 Concorso scolastico 2017-18 26 Dall’ecologia ambientale all’ecologia umana di Patrizia Rossi

28 La famiglia e la preghiera nel Natale dei serrani di Maria Pia Palombella

Registrato presso il Tribunale di Palermo n. 1/2005 del 14 gennaio 2005 Iscrizione al Roc n. 21819 del 16/01/2012 Spedizione Abbonamento Postale Gr. IV Pubblicità inferiore 50%

Direttore responsabile Viviana Normando

Redazione Renato Vadalà Via Principe di Belmonte, 78 - 90139 Palermo E-mail: ilserrano@virgilio.it

Comitato di Direzione Manuel Costa, Presidente del C.N.I.S. Marco Crovara, V. Presidente del C.N.I.S. Salvatore La Spina, V. Presidente del C.N.I.S. Alberto Beati, V. Presidente del C.N.I.S. Cosimo Lasorsa, V. Presidente del C.N.I.S. Trustee italiani di Serra International Redattori distrettuali (si veda il «Bellringers»)

Hanno inoltre collaborato a questo numero: Milena Caldara Sergio Borrelli Marco Crovara Margherita Lopergolo

Maria G. Sarteschi Daniela Musumeci M. Luisa Coppola Viviana Normando

Norme essenziali per redattori e collaboratori

1. Inviare il materiale per la stampa entro e non oltre il 28 febbraio 2018.

2. Inviare i contributi all’e-mail sotto indicata.

3. Inviare foto molto chiare con soggetti inquadrati da vicino.

I redattori distrettuali, i collaboratori ed i Vice Presidenti di Club responsabili delle comunicazioni sono pregati di attivarsi per l’inoltro di brevi cronache relative alle attività svolte dai Club e dai Distretti alla Segreteria di redazione

E-mail: ilserrano@virgilio.it

30 Preghiera alla Santa Famiglia 39 Il Serrano e la Pace del Natale

dai club e distretti ® 31 Notizie ed iniziative

In copertina: I serrani incontrano il Papa alla 75a Convention di Roma

Gli articoli pubblicati esprimono il pensiero dei rispettivi autori e non rispecchiano necessariamente la linea editoriale della testata.

La Direzione si riserva di pubblicare in tutto o in parte le foto, gli articoli e i servizi pervenuti, secondo le esigenze di spazio. Il materiale, anche se non pubblicato, non sarà restituito.

Stampa Luxograph s.r.l. - Palermo tel. fax 091 546543 (e-mail: info@luxograph.it)

In dialogo con le

Vocazioni

editoriale

incoraggiati da Papa Francesco di Viviana Normando

Sua Santità,

il Serra International Italia, insieme a tutto il Serra International, intanto desidera esprimere la sua profonda gratitudine per avere proclamato Santo Junipero Serra e per avere avvalorato proprio Junipero Serra quale Santo per le Vocazioni!

Per il Serra è stato un percorso intenso, intimo fatto di preghiera ma anche di tanta azione che abbiamo condiviso con Lei, Santo Padre e con i Serrani di tutto il mondo nonché con i nostri amici sacerdoti e con le nostre sante vocazioni, fino ad arrivare al tanto atteso abbraccio, proprio con Lei nell’Aula Paolo VI. Alcuni riferimenti del nostro incontro, con il suo messaggio per noi tanto importante, sono stati riportati nelle pagine della storica Rivista di Serra Italia, “Il Serrano”, quale gesto e testimonianza del cammino intrapreso di accoglienza, di promozione e di fattività, che oggi implica un rinnovato e gioioso slancio al sostegno delle vocazioni sacerdotali e delle vite consacrate.

Con “Fray Junipero Serra, Apostolo della California e testimone di Santità” e con la fiducia che Lei e la nostra Madre Chiesa avete riposto in noi Serrani, siamo ancora più spronati ad andare avanti nella nostra missione laica, nella custodia dell’autentica e speciale amicizia con i nostri sacerdoti, proprio con quell’approccio che ha ben inteso sottolineare, oggi cosi raro. Un affiancamento “con discrezione e tenerezza”, “un ascolto in profondità, andando oltre le parole”, “con misericordia nei confronti dei difetti, libero da pregiudizi e nella condivisione di un percorso, ove con onestà e verità si desidera solo il bene dell’altro”.

Una posizione ed un’amicizia, quella serrana, fatta di grande responsabilità, che noi sentiamo in ogni istante, che non è solo di aiuto materiale ma di ben altro.

Innanzi alle difficoltà, che lo stesso Junipero Serra, da esempio per tutti noi, ha affrontato camminando, persino con una gamba piagata, con tenacia e costanza, senza fermarsi, i serrani sono cristiani ferventi, puntuali e discreti: nell’incoraggiare una vocazione appena delineata, indirizzandola, tra tutti i dubbi ed anche le fragilità, come punto fermo laico ad un riferimento sacerdotale, facendo sentire la propria presenza nella maniera più consona all’altro, ma con tutto l’entusiasmo serrano!

Il Serra rappresenta spesso una famiglia, per una nuova maturità spirituale di sacerdoti e di seminaristi, dal profilo umano e formativo, ciascuno con le proprie competenze professionali e come in ogni famiglia è qui che nasce la vocazione ed il suo coraggio, “il coraggio della vocazione”, della vocazione serrana e della vocazione sacerdotale, tralci di vite che si intersecano in un significato indissolubile verso l’Eterno e tutto proteso a Dio. Il Serra procede spedito, fedele a Gesù ed a Maria Madre di tutte e Vocazioni, nella sua avventura, nel miracolo della vita, nel susseguirsi di presidenze, di consigli nazionali così tanto all’opera, di uomini e donne di buona volontà e sempre in accordo con le Istituzioni preposte e religiose, e gli Amici in esse, che si occupano di Vocazioni, come la Congregazione per il Clero, la Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali e l’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Vocazioni.

In questa edizione de “Il Serrano”, troverà i momenti salienti della Convention Internazionale di giugno scorso ma anche tutto ciò che negli ultimi mesi è stato risorsa per il Serra, dall’annuncio di Junipero Serra Blessed presso il Pontificio Collegio Americano del Nord, al Santuario dell’Immacolata Concezione a Whashington, fino a Roma e a tutte le attività serrane fatte di bellezza.

Confidiamo nella sua preghiera e Lei può certamente sempre contare sulla nostra, con i nostri distretti e club, per poterci muovere in un mondo migliore, nel Natale di ogni giorno, auspicando che le diatribe e l’orrore della guerra, siano lontane e preservino, in dialogo con Lei, il nostro operato a difesa della famiglia e di tutte le vocazioni, tutti mossi dal vento dello Spirito Santo!

“Siempre adelante!”

Maria, Madre di tutte le Vocazioni e San Junipero Serra pregate per noi.

Per info e approfondimenti: www.serraclubitalia.it; www.serrainternational.org.

speciale convention

Convention di Roma oltre ogni previsione di Cosimo Lasorsa

U

n successo oltre le previsioni! È questo l’incipit con il quale mi piace aprire questo documento per tentare, soltanto per tentare, di dare una idea, seppur incompleta, di quella che è stata la Convention del Serra International che si è svolta a Roma dal 22 al 25 giugno 2017.

Il Direttore John Liston

Il Presidente Internazionale Dante Vannini

Un avvenimento straordinario, da riportare negli annali del Serra, che porteremo sempre nei nostri cuori, che ricorderemo sempre nelle nostre menti, che continueremo a commentare con orgoglio nei nostri incontri sociali, perché è stato un momento molto esaltante della nostra vita di Serrani, di veri Serrani, che hanno voluto fare avvertire, ancora una volta, la loro presenza per l’ impegno che poniamo 4

al servizio delle Vocazioni. Un modo di presentarci nell’universo cattolico, al quale apparteniamo come associazione laica, costituita da uomini e donne che, animati dalla fede, assolvono il compito loro affidato di sostegno al sacerdozio e alla vita consacrata: attività non pastorale, ma ugualmente dettata dall’amore verso la Chiesa. Una associazione di ispirazione profondamente cristiana, nella quale ci muoviamo e agiamo guidati dalla coscienza cristiana, e dove, animati da un unico slancio verso la spiritualità, il Sacerdote e il Serrano vivono insieme la Fede e il Servizio, perché mentre il Sacerdote, rispondendo alla chiamata, vive il Sacramento, il Serrano laico, rispondendo alla sua chiamata, impegna ugualmente la sua volontà verso la Chiesa.

Laici, quindi, che assolvono un dovere universale per il sostegno al sacerdozio e alla vita consacrata, perché i Sacerdoti e i Consacrati sono messaggeri universali della Parola di Dio, votati ad assolvere, in tutto il mondo, la missione altrettanto universale della evangelizzazione.

Iniziamo dai numeri, a dir poco esaltanti. Sono stati 650 i partecipanti alla Convention, giunti da ogni parte dell’Italia, della Svizzera Italiana e da ben 13 Stati di ogni Continente. Uomini e donne appartenenti a culture diverse, ma convenuti e accomunati, senza distinzioni di razze, per sentirci un popolo unico, un popolo unito, un popolo che parla la stessa il serrano n. 142

Il Presidente di Serra Italia Manuel Costa in udienza dal Santo Padre

lingua, la lingua dell’ amore, del cuore, della fratellanza, la “lingua del Serra”.

Straordinario il lavoro dello staff di volontari, come “equipe” e come disponibilità per l’accoglienza e l’assistenza nella sistemazione logistica dei partecipanti nelle diverse strutture alberghiere, oltre a quella dell’Hotel Egife, particolarmente strutturato per grandi occasioni e sede principale della Convention.

Eccellente il programma accuratamente preparato attraverso numerosi incontri, nei mesi precedenti, da un gruppo di lavoro, che ha visto in prima linea il Past Presidente Internazionale, Cesare Gambardella come coordinatore di tutta la complessa organizzazione, e Gianni Sapia, responsabile della Commissione Congressi e Convention del Serra Italia, come principale interprete per la buona riuscita della manifestazione. Un programma ben calibrato e articolato su quattro giorni, intensi come interesse e come contenuti, con momenti dedicati all’approfondimento, alla cultura, alla Liturgia, all’Adorazione Eucaristica con l’esposizione del Santissimo, all’u-

dienza privata di Papa Francesco: un misto di energie, conoscenze e risorse umane, che ci hanno aiutato a sentirci più vicini alla Chiesa e al messaggio del Vangelo.

“Siempre adelante. Il coraggio della Vocazione”. È stato questo il tema al quale si è ispirato la Convention di Roma, un tema importante, che si pone come richiamo per un “risveglio della coscienza serrana” in questi momenti particolarmente difficili per le Vocazioni.

Ma procediamo con ordine.

Giovedì 22 giugno

La past Presidente Maria Luisa Coppola con Suor Maria Gloria Riva Giugno-Dicembre 2017

Dedicato principalmente all’accoglienza e alla registrazione dei partecipanti al Convegno.

Giornata a disposizione dei convenuti per visita ai Musei Vaticani o a scopo turistico per la città di Roma.

Un incontro preliminare si è svolto tra i Past Presidenti Internazionali.

La cena di benvenuto ha concluso la giornata.

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speciale convention Venerdì 23 giugno Giornata intensissima e fondamentale della Convention, iniziata con la Santa Messa celebrata, in forma solenne, all’Altare della Cattedra, da S. Eminenza Cardinale Beniamino Stella, Prefetto della Congregazione del Clero. Una celebrazione liturgica memorabile, che i presenti hanno potuto seguire in lingua inglese, oltre che italiana. Densa di significato mistico e spirituale l’omelia del Card. Stella. “La vostra missione nella Chiesa, è stata la conclusione di Sua Eminenza, è quella di mostrare la bellezza del cuore, la gioia che può regalare Gesù alla nostra vita. Il cuore di Gesù vi invita ad essere ristoro poiché voi serrani avete scelto di seguire la Chiesa nelle vocazioni sacerdotali e potete imparare da Gesù ad essere testimoni della gioia del Vangelo. Siate creativi per promuovere iniziative serrane, siate ristoro per i sacerdoti, offrendo amicizie e sostegno. Oggi si celebra anche la Giornata Mondiale di Santificazione del Clero e voi non stancatevi mai di pregare per i sacerdoti, di porgere la vostra amicizia sincera, discreta, e generosa, con disponibilità ad ascoltare e a condividere.

Siate per i sacerdoti luogo di ristoro, anche i pastori vanno accompagnati, accarezzando le solitudini e le sconfitte. Il cuore di un sacerdote è come il cuore di Gesù: nessuno è escluso dal cuore di Gesù. Occorre vivere la sollecitudine per i preti, nessuno va escluso dalla preghiera, così li aiuterete ad andare sempre avanti, ad essere servitori della gioia del mondo.

Maria vi conceda di avere lo stesso cuore di Gesù, di essere consolazione, di essere forza per i sacerdoti e che Maria ci guidi nel cammino e interceda per noi” A seguire l’attesissima udienza privata che il Santo Padre Francesco ha concesso e che si è svolta nella sala Paolo VI. Una udienza che non dimenticheremo mai, con il Papa che, dopo l’intervento di presentazione e di ringraziamento del nostro Presidente Internazionale Dante Vannini, non ha fatto mancare espressioni di gratitudine e di riconoscenza per l’attività che il Movimento Serra assolve per le Vocazioni. Parole che ci fanno ancora vibrare di emozione, che ci hanno commosso e profondamente coinvolto. Parole semplici ma significative, con una esortazione a perseverare nella nostra missione e un incoraggiamento a fare sempre di più e sempre meglio per essere veri testimoni di Cristo nel nostro servizio di sostegno al ministero sacerdotale. “Essere amici dei sacerdoti, ha detto il Santo Padre, sostenendo la loro vocazione e accompagnando il loro ministero: questo è il grande dono con il quale voi arricchite la Chiesa! Un serrano è innanzitutto que-

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La Convention e la comunicazione serrana

Sul canale you tube di Serra Italia, sul portale e giornale on line, www.serraclubitalia.it, ancora oggi si possono visitare le interviste fatte da Serra International Italia all’inizio della convention dal Direttore Responsabile de “Il Serrano” e de “Il Serrano on line” Dott.ssa Viviana Normando, in collaborazione con Cinemart, tra cui il contributo del Vice Presidente Nazionale alla Comunicazione Amm. Cosimo Lasorsa. Si veda anche www.serrainternational.org.

Il 23 giugno 2017 è andato in onda il programma “Ecclesia” su Radio Cei, frequenza 96.3, ore 13.15, subito dopo l’udienza di Serra International con il Santo Padre e con relatore il presidente Emanuele Costa di Serra Italia, con la giornalista di radio InBlu Network Tv2000 Dott.ssa Rita Salerno, che ha ribadito la centralità delle vocazioni nel ministero di Papa Francesco e, quindi del Serra, per il suo tramite, nel pomeriggio, il Serra International è stato rappresentato da Maria Luisa Coppola Past Presidente di Serra Italia in diretta tv 2000 nella trasmissione “il diario di Papa Francesco”. Grazie all’Agenzia Stampa Adnkronos. Grazie a tutta la Stampa. Grazie alla redazione del Tg3 Lazio e ai giornalisti che hanno inteso testimoniare l’attività serrana. Un grazie di cuore alla Sala Stampa della Santa Sede con la quale vi è stata una collaborazione proficua ai fini della corretta divulgazione del meeting e dei suoi contenuti.

Grazie alla Fondazione “Paolo di Tarso” per la collaborazione preziosa e costante in tutti i momenti importanti di Serra Italia. Grazie all’insostituibile dott. Renato Vadalà, da anni innumerevoli, caporedattore della Rivista “Il Serrano” e web content manager del giornale “Il Serrano on line”.

sto: un “amico speciale” che il Signore ha messo accanto ad alcuni seminaristi e ad alcuni preti. Il Serra Club è un luogo in cui cresce questa bella vocazione: essere laici, amici dei preti”. Riferendosi poi al tema della Convention si è così espresso: “C’è una seconda parola che vi contraddistingue e che avete scelto per questo Convegno: Siempre adelante! Sempre avanti!

Condivido con voi che si tratta di una parola chiave della vocazione cristiana. Infatti, la vita di un discepolo missionario è segnata dal ritmo che le viene impresso dalla chiamata; la chiamata del Signore lo invita ad abbandonare il suolo delle proprie sicurezze e a iniziare il “santo viaggio” verso la terra promessa dell’incontro con Lui e con i fratelli. La vocazione è l’invito a uscire da sé stessi per iniziare a vivere la festa dell’incontro con il Signore e percorrere le strade sulle quali Egli ci invia”. Un richiamo anche all’intensa opera missionaria di San Junipero Serra con queste parole: “Ci illumina l’immagine di San Junipero che, zoppicante, si ostina a il serrano n. 142

speciale convention

volersi mettere in viaggio verso San Diego per piantarvi la Croce! Ho paura dei cristiani che non camminano, che si rinchiudono nella propria nicchia. È meglio procedere zoppicando, talvolta cadendo ma confidando sempre nella misericordia di Dio, che essere dei “cristiani da museo”, che temono i cambiamenti e che, ricevuto un carisma o una vocazione, invece di porsi al servizio dell’eterna novità del Vangelo, difendono sé stessi e i propri ruoli”. E poi la conclusione: “Cari fratelli e sorelle, vi esorto a essere veri amici dei seminaristi e dei sacerdoti, manifestando il vostro amore per loro nella promozione delle vocazioni, nella preghiera e nella collaborazione pastorale. E mi raccomando: sempre avanti! Avanti nella speranza, avanti con la vostra missione, guardando oltre, spalancando orizzonti, facendo spazio ai giovani e preparando il futuro. La Chiesa e le vocazioni sacerdotali hanno bisogno di voi. Maria Santissima, Madre della Chiesa e dei sacerdoti, vi accompagni. E, per favore, pregate anche per me”.

Nel pomeriggio l’apertura ufficiale della Convention nella grande sala messa a disposizione dell’Hotel Ergife, capace di contenere tutti i convenuti, con una introduzione del Past Presidente Internazionale, Cesare Gambardella e del Presidente Internazionale, Dante Vannini prima dell’ascolto dei conferenzieri: Chainarong Montienvichiencai, Presidente del Serra Internazionale dal 2004 al 2005, sul tema “Siempre adelante. Il coraggio della vocazione” e la testimonianza vocazionale di Suor Maria Gloria Riva, monaca dell’Adorazione Eucaristica su: “Dire sì attraverso l’arte”.

A seguire l’Adorazione Eucaristica e la conviviale delle premiazioni.

Sabato 24 giugno Ripresa dei lavori della Convention con le conferenze, nella mattinata, di S.E. Mons. Jorge Carlos Giugno-Dicembre 2017

Patron Wong messicano, nominato nel 2015 da Papa Francesco Consultore per i Pontificio Consiglio per l’America Latina, sul tema: “Sempre Avanti. La fiducia delle vocazioni” e di Andrea Tornielli, vaticanista del quotidiano “La Stampa” sul tema: “Prossimità al dialogo. Papa Francesco attraverso i suoi viaggi”, letto dal moderatore, dott. Vincenzo Morgante, a causa della forzata assenza del conferenziere per gravi motivi familiari. Hanno preso, quindi, la parola il Presidente Nazionale, Manuel Costa, per una breve illustrazione del Serra Italia, e successivamente i rappresentanti del Messico e Centro America, dell’India, degli Stati Uniti, dell’Australia, della Gran Bretagna, delle Filippine e del Brasile per la situazione nei loro Paesi.

Nel pomeriggio due interessanti interventi del Presidente Internazionale, Dante Vannini, e del Direttore Esecutivo di Serra International sullo “Stato del Serra”.

Commovente e significativa l’ora dedicata alla celebrazione del Rosario per le Vocazioni in collegamento con i Serrani di tutto il mondo. La preghiera piace al Signore e la recita del Rosario è il coronamento che i Serrani hanno voluto dedicare a questo momento particolare di devozione.

In chiusura la Santa Messa celebrata da S. E. Mons. Antonio Buoncristiani, Arcivescovo di Siena, con l’esposizione sull’altare della reliquia di San Junipero Serra.

La cena di gala nella grande sala messa a disposizione dall’Hotel Ergife ha visto la festosa partecipazione di tutti i serrani giunti da ogni parte del mondo, grati al Serra Italia per questa bellissima parentesi romana. Nel corso della serata, lo scambio del distintivo tra il Presidente Internazionale uscente, Dante Vannini, e il nuovo Presidente Internazionale, Daniel Jones di Portland (USA).

Grazie Presidente Vannini. In bocca al lupo Presidente Jones.

Domenica 25 giugno Chiusura della Convention e meeting del Nuovo Board.

La Convention del Serra International ha avuto larga eco sugli organi di stampa e su Rai Tre. Particolarmente significativo il servizio dedicato dal quotidiano “L’Osservatore Romano” di sabato 24 giugno, che ha dedicato l’intera prima pagina e l’intera ultima pagina all’avvenimento, con riferimento particolare all’incontro con Papa Francesco.

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Il saluto al Santo Padre dal Presidente Internazionale

Dante Vannini di Dante Vannini

R

iportiamo il saluto rivolto a Lei Papa Francesco dal Past Presidente Internazionale Dante Vannini insieme al Direttore Esecutivo di Serra International John Liston, che nell’ambito della Convention Internazionale hanno fatto il punto sullo stato del Serra e sull’impegno serrano, fatto di circa 20.000 soci nel mondo e di circa 1500 in Italia.

“Santità, con grande gioia ed infinita emozione Le porgo il saluto mio e di tutto il Serra International, oggi rappresentato dai delegati alla 75esima Convention internazionale, ai quali Lei ha voluto riservare l’incomparabile dono di questa udienza.

Sua Eminenza il Cardinale Beniamino Stella, che stamani all’altare della Cattedra ha celebrato la Santa Messa di apertura dei nostri lavori, ci ha molto aiutato per suggellare con questo straordinario evento il nostro annuale congresso che quest’anno si tiene nella antica e splendida Città di Roma. Tanto benevola attenzione induce tutti noi a rinnovare e moltiplicare il nostro impegno per il cammino di santità al quale la Chiesa di Cristo chiama ogni battezzato.

Il Serra International è un movimento laico nato 8

negli USA intorno agli anni trenta del secolo scorso e diffuso in molti paesi del mondo. Giunto in Italia intorno al 1960 sotto gli auspici del compianto Cardinale Giuseppe Siri che, proprio nella sua diocesi genovese, sperimentò l’originalità e l’efficacia di un Club che raccoglieva soggetti provenienti dal mondo dell’imprenditoria, delle professioni, della cultura, dell’amministrazione pubblica, pronti a diffondere, con la loro testimonianza di vita, una cultura vocazionale che, nella società contemporanea, favorisse, piuttosto che ostacolare, la chiamata alla Vocazione al Sacerdozio ed alla vita consacrata.

Il movimento si riferisce alla figura del Santo Junipero Serra, da Lei canonizzato, in presenza di molti di noi che anche oggi siamo qui, a Washington, nel settembre del 2015, al cui coraggioso zelo missionario si ispira il tema di riflessione della nostra Convention: Siempre adelante il coraggio della vocazione! Siempre adelante! appunto. Questa esortazione è il timbro che accompagna ogni nostra iniziativa, che caratterizza il Serra: alla formazione ed alla riflessione deve sempre seguire, con spirito di servizio, l’azione concreta. il serrano n. 142

I suoi predecessori, dal Beato Paolo VI, al Santo Giovanni Paolo II, al Papa Benedetto XVI hanno, in varie occasioni, riservato al Serra parole di incoraggiamento e feconde benedizioni; nel solco di questa radicata tradizione siamo qui oggi, Santità, a rappresentarLe la nostra devozione e la nostra vicinanza. Vogliamo essere amici dei sacerdoti, pronti ad aiutarli ed a sostenerli secondo le nostre capacità ed i nostri carismi, a rappresentare per ciascuno di essi una ideale casa Betania, quella che per Gesù era il luogo dell’amicizia.

Vogliamo essere amici dei seminaristi e dei seminari, prossimi a giovani coraggiosi che intendono consa-

crare tutti loro stessi al Signore, chiamati spesso a superare difficoltà ed incomprensioni di ogni tipo.

Soprattutto confidiamo che la nostra concreta testimonianza di fedeltà a Cristo ed alla sua Chiesa diffonda nella famiglia, nelle istituzioni, nel mondo economico, nella società civile, la bellezza della nostra Fede.

Oggi qui sono rappresentati i cinque continenti, uomini e donne che si riconoscono nella loro missione a sostegno delle vocazioni di speciale consacrazione: possa la paterna benedizione che invochiamo da Lei rinnovare il nostro entusiasmo ed aiutarci a realizzare i nostri buoni propositi!

Grazie Santità, da ciascuno di noi e dal profondo di ognuno dei nostri cuori, grazie!”.

speciale convention

La risposta e il messaggio di

Papa Francesco ai Serrani

“S

ignor Cardinale, Eccellenza, cari fratelli e sorelle – ha proclamato il Papa alle rappresentanze serrane internazionali - con gioia saluto tutti voi che, da molte parti del mondo, siete venuti a celebrare il vostro Convegno Internazionale col motto “Siempre adelante. Il coraggio della vocazione”. Con la letizia del Vangelo e l’audacia tipica della missione cristiana, vi siete radunati per riscoprire, alla scuola del Maestro, il senso di ogni vocazione cristiana: offrire la propria vita in dono, “ungendo” i fratelli con la tenerezza e la misericordia di Dio. Ringrazio il Presidente di Serra International, Dottor Dante Vannini, per il saluto che mi ha rivolto, e vorrei riprendere una sua espressione, che mi sembra centrale nell’esperienza della fede: essere amici.

Essere amici dei sacerdoti, sostenendo la loro vocazione e accompagnando il loro ministero: questo è il grande dono con il quale voi arricchite la Chiesa! Un serrano è anzitutto questo: un “amico speciale” che il Signore ha messo accanto ad alcuni seminaristi e ad alcuni preti.

La parola “amico” è diventata oggi un po’ logora.

Abitando i luoghi della vita metropolitana, ogni giorno entriamo in contatto con persone diverse, che spesso definiamo “amici”, ma è un modo di dire. E così, nell’orizzonte della comunicazione virtuale, la parola “amico” è una delle più usate. Eppure, sappiamo che una conoscenza superficiale non basta per attivare quell’esperienza di incontro e di prossimità a cui la parola “amico” fa riferimento.

Quando poi è Gesù a usarla, essa indica una verità scomoda: c’è vera amicizia solo quando l’incontro mi coinvolge nella vita dell’altro fino al dono di me stesso. Infatti, Gesù dice ai suoi discepoli: «Non vi chiamo più servi […]; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,15). In questo modo, Egli instaura un rapporto nuovo tra l’uomo e Dio, che supera la legge e si fonda su un amore confidente. Nello stesso tempo, Gesù libera l’amicizia

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dal sentimentalismo e ce la consegna come un impegno di responsabilità, che coinvolge la vita: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13).

Dunque, si è amici solo se l’incontro non rimane esterno o formale ma diventa condivisione del destino dell’altro, compassione, coinvolgimento che conduce fino a donarsi per l’altro.

Ci fa bene pensare a ciò che fa un amico: si affianca con discrezione e tenerezza al mio cammino; mi ascolta in profondità, e sa andare oltre le parole; è misericordioso nei confronti dei difetti, è libero da pregiudizi; sa condividere il mio percorso, facendomi sentire la gioia di non essere solo; non mi asseconda sempre, ma, proprio perché vuole il mio bene, mi dice sinceramente quello che non condivide; è pronto ad aiutarmi a rialzarmi ogni volta che cado.

Questa amicizia, voi cercate di donarla anche ai sacerdoti. Il Serra Club è un luogo in cui cresce questa bella vocazione: essere laici amici dei preti. Amici che sanno accompagnarli e sostenerli con senso di fede, con la fedeltà della preghiera e con l’impegno apostolico; amici che condividono lo stupore della chiamata,

speciale convention il coraggio della scelta definitiva, le gioie e le stanchezze del ministero; amici che sanno stare vicini ai preti, che sanno guardare con comprensione e tenerezza i loro slanci generosi, insieme alle loro debolezze umane. Con questi atteggiamenti, voi potete essere per i sacerdoti come la casa di Betania, dove Gesù consegnava a Marta e Maria le sue stanchezze e, grazie alla loro premura, riposare e rifocillarsi.

C’è una seconda parola che vi contraddistingue, e che avete scelto per questo Convegno: Siempre adelante! Sempre avanti! Condivido con voi che si tratta di una parola-chiave della vocazione cristiana.

Infatti, la vita del discepolo missionario è segnata dal ritmo che le viene impresso dalla chiamata; la voce del Signore lo invita ad abbandonare il suolo delle proprie sicurezze e a iniziare il “santo viaggio” verso la terra promessa dell’incontro con Lui e con i fratelli.

La vocazione è l’invito a uscire da sé stessi per iniziare a vivere la festa dell’incontro con il Signore e percorrere le strade sulle quali Egli ci invia.

Ora, non può camminare chi non si mette in discussione. Non avanza verso la mèta chi ha paura di perdere sé stesso secondo il Vangelo (cfr Mt 16,2526). Nessuna nave solcherebbe le acque se avesse timore di lasciare la sicurezza del porto. Allo stesso modo, nessun cristiano può entrare nell’esperienza trasformante dell’amore di Dio se non è disposto a mettere in discussione sé stesso, ma resta legato ai propri progetti e alle proprie acquisizioni consolidate. Anche le strutture pastorali possono cadere in questa tentazione di preservare sé stesse invece di adattarsi al servizio del Vangelo.

Il cristiano, invece, camminando nei solchi della vita quotidiana senza timore, sa di poter scoprire le

sorprendenti iniziative di Dio quando ha il coraggio di osare, quando non permette alla paura di prevalere sulla creatività, quando non si irrigidisce di fronte alla novità e sa abbracciare le sfide che lo Spirito gli pone, anche quando esse gli chiedono di cambiare rotta e di uscire dagli schemi.

Ci illumina l’immagine di San Junipero che, zoppicante, si ostina a volersi mettere in viaggio verso San Diego per piantarvi la Croce! Ho paura dei cristiani che non camminano e si rinchiudono nella propria nicchia. È meglio procedere zoppicando, talvolta cadendo ma confidando sempre nella misericordia di Dio, che essere dei “cristiani da museo”, che temono i cambiamenti e che, ricevuto un carisma o una vocazione, invece di porsi al servizio dell’eterna novità del Vangelo, difendono sé stessi e i propri ruoli.

Del resto, la vocazione è essere chiamati da un Altro, cioè non possedersi più, uscire da sé stessi e mettersi al servizio di un progetto più grande. Con umiltà, diventiamo allora collaboratori della vigna del Signore, rinunciando a ogni spirito di possesso e di vanagloria. Com’è triste vedere che, a volte, proprio noi uomini di Chiesa non sappiamo cedere il nostro posto, non riusciamo a congedarci dai nostri compiti con serenità, e facciamo fatica a lasciare nelle mani di altri le opere che il Signore ci ha affidato!

Anche voi, allora, siempre adelante! Con coraggio, con creatività e con audacia. Senza paura di rinnovare le vostre strutture e senza permettere che il prezioso cammino fatto perda lo slancio della novità.

Come nei giochi olimpici, possiate essere sempre pronti a “passare la fiaccola” soprattutto alle generazioni future, consapevoli che il fuoco è acceso dall’Alto, precede la nostra risposta e supera il nostro lavoro. Così è la missione cristiana: «uno semina e l’altro miete» (Gv 4,37).

Cari fratelli e sorelle, vi esorto a essere veri amici dei seminaristi e dei sacerdoti, manifestando il vostro amore per loro nella promozione delle vocazioni, nella preghiera e nella collaborazione pastorale. E mi raccomando: sempre avanti! Avanti nella speranza, avanti con la vostra missione, guardando oltre, spalancando orizzonti, facendo spazio ai giovani e preparando il futuro. La Chiesa e le vocazioni sacerdotali hanno bisogno di voi. Maria Santissima, Madre della Chiesa e dei sacerdoti, vi accompagni.

E, per favore, pregate anche per me!”.

Papa Francesco, Udienza con i Serrani, Aula Paolo VI, 23 giugno 2017 11

speciale convention

Siate gioiosi, creativi,

ristoro per gli altri e forza per i sacerdoti Omelia di S. Em. Cardinale Beniamino Stella Prefetto della Congregazione per il Clero

Cari Sacerdoti, Fratelli e sorelle del Serra International, la Solennità del Sacro Cuore di Gesù, che oggi stiamo celebrando, è stata definita da Papa Francesco “la festa dell’amore di Dio, di Gesù Cristo…una festa che noi celebriamo con gioia”.

(PAPA FRANCESCO, Omelia Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, 27 giugno 2014). Arrivando qui a Roma per la vostra Convention Internazionale, avete l’occasione per fermarvi e contemplare la bellezza di questo amore del Padre, che sgorga dal Cuore di Cristo, ci tocca nell’intimo, ci trasforma e poi ci invia a ungere il mondo con la gioia del Vangelo.

Vorrei contemplare insieme a voi la bellezza del Cuore di Gesù, ascoltando l’invito che ci rivolge: essere gioiosi, essere creativi, essere ristoro per gli altri. Il Cuore di Gesù, che è il luogo in cui l’amore di Dio per l’umanità arde senza consumarsi mai, ci invita anzitutto alla gioia. Nel Vangelo di oggi, vediamo che Gesù gioisce, esulta nello spirito e rivolge al Padre una preghiera di lode perché il mistero del Regno è accolto e compreso dai piccoli; Gesù fa festa perché, anche se nella forma di un chicco di senape, vede realizzarsi la missione per cui è stato mandato: che tutti gli uomini, anche coloro che fino ad oggi sono stati esclusi o che non sembrano avere i mezzi adatti per comprendere, possano conoscere l’amore del Padre, esserne toccati ed essere guariti.

Nel cuore di Dio non ci sono emarginati, non ci sono esclusi: per questo Gesù gioisce.

Questo è anche il motivo della nostra gioia: sapere che il Cuore di Dio non si arrende dinanzi alle nostre fragilità ma, anzi – come afferma Papa Francesco – proprio quando sperimentiamo il fallimento, l’oscurità e il limite, “lì punta ostinatamente l’ago della sua bussola, lì rivela una debolezza d’amore particolare, perché tutti desidera raggiungere e nessuno perdere” (PAPA FRANCESCO, Giubileo dei Sacerdoti, 3 giugno 2016).

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Quando le situazioni della nostra vita mettono in dubbio questo invito alla gioia – così ebbe a dire Papa Francesco nel giorno della canonizzazione di San Junipero – rischiamo di farci risucchiare dalla “rassegnazione triste, che a poco a poco si va trasformando in abitudine, con una conseguenza letale: anestetizzarci il cuore”.

Perciò, potremmo dire che il Cuore di Gesù ci invita anche a essere svegli, creativi e audaci. Gesù, infatti, non ha un cuore anestetizzato, ma, al contrario, partecipa profondamente al destino di ogni uomo, piangendo con chi piange e gioendo con chi gioisce. Il Cuore di Gesù batte d’amore appassionato per le creature che il Padre gli ha donato; è sospinto solo dal desiderio di raggiungere ogni uomo e svelargli che con l’amore del Padre egli può scoprire la bellezza della vita, può sperimentare che niente è perduto per sempre e può vivere nella speranza della gioia senza fine; è mosso dalla volontà di svegliare il cuore degli uomini perché non si addormenti nella rassegnazione e non resti prigioniero del male, della paura, della rigidità, dell’apparenza e del conformismo.

Con creatività, Gesù racconta l’amore del Padre attraverso parabole e immagini della vita quotidiana del popolo e con audacia si mette in cammino lungo le strade della Galilea per annunciare il Regno di Dio, senza temere la stanchezza. É un Cuore che non perde la gioia interiore anche quando è incompreso e ostacolato; non si lascia distogliere dalla missione, neanche quando, durante i giorni terribili e oscuri della Passione, la paura rischia di avere il sopravvento. Così, il Cuore di Cristo ama fino al dono totale, fino all’offerta della vita: perché è il luogo di un amore “che non ha confini, non si stanca e non si arrende mai” (PAPA FRANCESCO, Giubileo dei Sacerdoti, 3 giugno 2016).

Infine, il Cuore di Gesù ci invita a essere ristoro per gli affaticati e gli oppressi. L’amore che sgorga il serrano n. 142

speciale convention

dal Cuore di Cristo sfida con potenza la cultura dell’indifferenza nella quale siamo immersi e che rischia di renderci “individualisti anestetizzati”; è un Cuore che mai si addormenta, mai si chiude alle necessità dei fratelli ma, anzi, si commuove profondamente e si muove a compassione per coloro che sono piagati nel corpo o nello spirito, diventando per loro fonte di consolazione e di guarigione. É un Cuore “mite e umile”, come abbiamo appena ascoltato dal Vangelo, che non si impone con la forza, non alza la voce per zittire gli altri, non spezza la canna incrinata delle fragilità umane, ma, al contrario, si propone come “luogo” in cui tutti possono essere accolti, ascoltati e ristorati dalle loro fatiche.

Senza mai lasciarsi vincere dalla rassegnazione, dal senso di sconfitta o dall’individualismo, Gesù accoglie nel suo Cuore i battiti della vita umana, le domande della gente, le ferite interiori dei deboli, le speranze del popolo.

Potremmo dire, dunque, che si tratta di un Cuore “Siempre adelante!”. Non si ferma mai, va in cerca di chi è perduto, rialza chi è caduto, offre ristoro a chi è affaticato e oppresso.

Carissimi, la vostra missione nella Chiesa è proprio quella di mostrare a tutti questa bellezza del Cuore di Cristo, la sua ostinazione nell’amore, il ristoGiugno-Dicembre 2017

ro che Egli può offrire quando siamo oppressi, la gioia che può regalare alla nostra vita.

Il Cuore di Gesù vi invita alla gioia, a essere creativi e audaci, a essere ristoro per gli affaticati e gli oppressi. Voi serrani, che avete scelto di servire la Chiesa nella promozione delle vocazioni sacerdotali e vi impegnate a offrire amicizia e sostegno ai Sacerdoti, potete imparare dal Cuore di Gesù: siate testimoni della gioia del Vangelo perché tutti, specialmente i giovani, possano vedere che è bello consacrare la vita al Signore; siate creativi nel promuovere le iniziative a sostegno delle vocazioni, senza chiudervi negli schemi del passato e senza avere paura di rinnovarvi, di cambiare e ci cercare vie e strumenti nuovi; e, soprattutto, siate ristoro per i Sacerdoti, offrendo loro la vostra amicizia e il vostro sostegno.

Permettetemi di insistere su quest’ultimo aspetto, oggi che si celebra anche la Giornata Mondiale di Santificazione del Clero; vorrei raccomandarvi fraternamente: non stancatevi di pregare per i sacerdoti e di offrire loro un’amicizia sincera, discreta e generosa.

Con il vostro servizio, la vostra collaborazione alla missione della Chiesa ma, ancor più, con la vostra disponibilità all’ascolto e alla condivisione, siate per i Sacerdoti un luogo di ristoro; anche i Pastori hanno bisogno di essere ascoltati, accompagnati e incoraggiati e voi siete chiamati ad accogliere le loro stanchezze, ad accarezzare le solitudini e le sconfitte che talvolta pesano su di loro, a ungere con l’olio della preghiera e dell’amicizia le loro ferite.

Papa Francesco ha affermato che il cuore di un Sacerdote è come il Cuore di Gesù: “Nessuno è escluso dal suo cuore, dalla sua preghiera e dal suo sorriso”. (PAPA FRANCESCO, Giubileo dei Sacerdoti, 3 giugno 2016). Ecco, allo stesso modo, i fratelli e le sorelle del Serra Club possono vivere la sollecitudine per i preti: nessuno di loro sia escluso dal vostro cuore, dalla vostra preghiera e dal vostro sorriso!

Così, li aiuterete ad andare avanti! Sempre avanti, secondo il vostro motto. Li aiuterete a essere Pastori col Cuore di Cristo e servi della gioia del mondo.

Maria Santissima, Madre di Cristo e della Chiesa, vi conceda di avere lo stesso Cuore del Figlio Suo; di essere gioiosi e creativi nel servizio di promozione della vocazioni sacerdotali; di essere ristoro, consolazione e forza per i Sacerdoti. Ella, come Madre premurosa, ci guidi nel cammino e interceda sempre per noi.

Omelia nella Basilica Vaticana, Altare della Cattedra, Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù.

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Il coraggio della

Vocazione di Andrea Marchini

È

il titolo della relazione tenuta dal Prof.

Chainarong Monthienvichienchai, già Presidente del Serra International nel 2004 e Direttore Generale del St. John’s College di Bangkok. Un titolo di per sé molto significativo, che si propone di dare risposte concrete al tema delle vocazioni, sotto i diversi aspetti, e alle modalità con le quali le vocazioni stesse hanno modo di manifestarsi.

A partire da alcuni episodi biblici, quali quello della chiamata di Samuele, che non riesce a credere che la voce che lo sta chiamando non sia una voce umana, e, a seguire, quello di Isaia, che realizza, invece, la provenienza del richiamo e trova la forza di dichiarare la propria disponibilità.

Per giungere, infine, a quella di Mosè, come chiamata rivolta ad un uomo ormai adulto, con una esperienza di vita alle spalle, ma ridotto a esercitare il più umile dei servizi, quale quello di occuparsi del gregge. Una condizione di abbandono e di solitudine, scelta come momento ideale per fare meglio risuonare l’appello a compiere opere che l’interessato non avrebbe mai immaginato di essere capace di portare a termine, come la liberazione del suo popolo dallo stato di schiavitù in Egitto.

Mosè viene, pertanto, portato come esempio di chiamata esemplare, perché è una chiamata rivolta a una persona che sa ascoltare in silenzio la voce che lo invita ad operare in un modo diverso, anche in assenza di eventi eclatanti.

Sono, quindi, richiamati due episodi specifici occorsi nell’esperienza dell’oratore.

Il primo riguarda la conversione alla fede cattolica di un giovane indonesiano proveniente da una famiglia di fede mussulmana. Pur già abbastanza adulto, tanto da essere accompagnato dalla sua ragazza ed avere sperimentato le turbolenze dell’adolescenza, avvertendo la chiamata non è capace di soffocare la sua inclinazione e riesce ad entrare in seminario, addirittura dopo esserne stato respinto una prima volta. Una chiamata che servirà poi da polo di attrazione per la sua stessa famiglia 14

che, dopo averlo accompagnato nel suo cammino di preparazione al sacerdozio, decide di seguirlo anche nel percorso della conversione.

Il secondo episodio richiama il riconoscimento di Gesù da parte degli apostoli dopo la notte di pesca infruttuosa sul lago di Tiberiade, come ricordato dall’Arcivescovo di Manila, Card. Tangle, in occasione del 18mo Congresso del Serra per l’Asia.

La frase esclamata con sorpresa e con gioia in quell’occasione “È lui, il Signore!”, che costituisce tra l’altro il motto episcopale della diocesi di Manila, nasce dal ritrovamento e dal riconoscimento, dopo un periodo di scoramento, di una vera guida che supera la gioia materiale derivata dalla pesca abbondante.

A questo evento segue l’accostamento della missione del Serra, nell’insieme della sua collettività, e l’invito a proporsi una simile esperienza, con l’aiuto di una guida comune e riconosciuta.

Viene, poi, introdotto l’argomento centrale e fondamentale del relatore, ossia la assoluta necessità di un atteggiamento particolare di disponibilità alla missione, definito con il termine “discipleship”, corrispondente al nostro “discepolato”, che collima con la disponibilità fiduciosa dell’allievo nei confronti del suo maestro. La diffusione, la promozione e la divulgazione di argomenti connessi alle vocazioni, anche se sostenute con oneri economici ed organizzativi rilevanti, hanno il loro valore, ma, in proporzione, risultano meno efficaci rispetto all’apertura fiduciosa e coraggiosa verso una guida sicura e riconosciuta.

Gli scopi istituzionali del Serra potranno essere, pertanto, utilmente perseguiti allorquando i membri faranno constare, con la propria pratica di vita, l’adeguamento fedele alla ispirazione vocazionale individuale di ognuno di loro, ivi inclusa, ove esista, la vocazione piena al ministero del sacerdozio.

I discepoli generano discepoli, fa notare l’oratore, e la risposta alla chiamata di ciascuno induce altri a rispondere alla propria. E in questo il Serra deve seril serrano n. 142

speciale convention vire da esempio, attraverso i suoi membri, per ricoprire e assolvere il ruolo loro assegnato.

Un richiamo che risponde anche a quanto raccomandato dal Santo Padre Francesco, con l’invocazione allo Spirito Santo per meglio comprendere i compiti che il Serra è tenuto ad assolvere in campo sociale, non disgiunti da quelli della chiamata individuale alla santità.

La parte finale della relazione è dedicata allo sviluppo eccezionale del Cristianesimo in Sud Corea, un paese a preponderante maggioranza buddista. Con la percentuale del dieci per cento di popolazione cattolica, la Corea del Sud si pone ai primi posti tra Paesi asiatici, con la sola eccezione delle Filippine.

Nonostante la circostanza che in quel Paese, grazie a un esuberante sviluppo tecnico ed economico, secolarismo e materialismo siano dilaganti, il Cattolicesimo continua ad espandersi sempre di più e con esso il numero di persone che dedicano la loro vita al sacer-

dozio, tanto da consentire la creazione e il mantenimento di missioni anche in altri Paesi limitrofi. Neppure il dichiarato ostracismo e le persecuzioni sanguinose, a motivo della temuta dottrina egualitaria cristiana, da parte della autorità imperiale giapponese quale potenza occupante per quasi un secolo, è riuscita a contenere una simile espansione.

Il motivo è da attribuirsi all’atteggiamento di piena fiducia della popolazione coreana nella promessa Cristiana ed alla diffusa convinzione che la comunicazione agli altri della Novella evangelica sia un dovere di ciascuno piuttosto che un beneficio individuale.

Un richiamo a tutto campo a quello che deve essere il Serra, come guida e stella polare per la realizzare con determinazione la missione che gli è stata assegnata, per coinvolgere gli altri e indurli a fare operare allo stesso modo.

“Sempre avanti, senza indietreggiare”.

Il Prof. Chainarong Monthienvichienchai

Giugno-Dicembre 2017

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Sempre avanti: la fiducia delle Vocazioni

di E. C.

È

questo il tema che è stato affrontato da S. Ecc.za Jorge Patron Wong, Arcivescovo Emerito di Papantla e Segretario per i Seminari presso la Congregazione per il Clero.

L’apertura è dedicata ad un breve accenno alle passate occasioni personali di incontro con i Serra Club, dapprima nel corso degli studi in seminario, dove una sezione locale del Club teneva le proprie riunioni, e successivamente, da Rettore dello stesso seminario, per l’apprezzamento dell’opera di promozione delle vocazioni e di supporto del seminario da parte di famiglie e di giovani membri del Club.

La funzione di Segretario per i Seminari presso la Congregazione per il Clero non è, quindi, che una continuazione di tali rapporti, sviluppati anche in qualità di Vescovo di Papantla nello Yucatan, ricordando che proprio il Serra Club è stata la prima istituzione ad aderire alla Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali.

Il primo tema introdotto è l’aspetto misericordioso della vocazione: la consapevolezza della vicinanza alla misericordia divina costituisce un appoggio nel proprio cammino ed è, nel contempo, motivo di apertura e di disponibilità senza limiti verso gli altri.

La stessa misericordia che caratterizza il carisma e le motivazioni dei Serra Club nel mondo, mirate a suscitare, favorire e sostenere le vocazioni attraverso la testimonianza di una vita di fede da parte dei membri di appartenenza, in unione con la preghiera e con la generosità ad offrire la propria disponibilità in totale disinteresse e senza tornaconti. Membri del Serra che si distinguono anche come ferventi postulatori al sostegno sacerdotale, ai “chiamati” e ai seminari, oltre che generosi operatori di tali realtà.

E tutto questo nel più assoluto disinteresse tipico di ogni azione apostolica.

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Si può ben dire, quindi che non esistono limiti ai S. Ecc. Jorge Carlos Patrón Wong modi con cui con il Presidente Manuel Costa e un seminarista romano possono essere raggiunte le finalità del Serra, a partire dai semplici gesti e atteggiamenti con i quali provvedere alle necessità, pur estremamente varie, dei seminaristi e dei sacerdoti.

Gli esempi non mancano, dalla testimonianza di vita, alla preghiera, dalla vicinanza alla solidarietà, e via dicendo.

A questo si aggiunge la realizzazione della vocazione personale laica che ciascuno persegue, nella consapevolezza che il suo percorso di fede e di santità costituirà una corrispondente e convincente testimonianza per gli altri.

Si cita, a tale proposito, l’intervento di Dante Vannini, Presidente di Serra International, al Convegno sulla Pastorale Vocazionale, con il riferimento specifico alla realizzazione della vocazione personale quale vero e proprio percorso vocazionale.

Viene, quindi, richiamato il tema relativo al ‘carisma’, inteso come sostegno dinamico e duttile dello Spirito Santo a favore di chiunque operi a beneficio della Chiesa.

Il carisma ha origine in un impegno iniziale, ma presuppone che l’operatore adotti questo impegno al variare delle necessità, rinnovando e rimodulando l’impegno stesso in conformità ai tempi, alla diversità dei beneficiari, ai luoghi di svolgimento.

Sono portati ad esempio di tale aspetto l’adattamento alle nuove realtà da parte di ordini religiosi dedicati a compiti particolari, riadattati o addirittura delocalizzati secondo il bisogno.

Per converso, chi il carisma riceve deve poi utilizil serrano n. 142

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zarlo, graduarlo e adattarlo alla comunità in cui opera, in modo tale da trasmetterlo, condividerlo e in generale trarne il maggior vantaggio possibile per se stesso, per chi opera insieme lui e per le singole specifiche necessità che possono presentarsi nell’espletamento del compito prefissato.

I principi di cui sopra coinvolgono naturalmente la evoluzione continua, sotto l’aspetto del carisma, del Serra in sé e dei Serrani quali destinatari.

Nella richiamata esortazione ‘Pastores dabo vobis’ la comunità ecclesiale viene infatti indicata come protagonista della Pastorale Vocazionale. oltre che prima responsabile dello sviluppo delle vocazioni.

Il secondo aspetto comprende la visione universale delle vocazioni, incluse le azioni opportune che i membri del Serra devono assolvere presso i nuclei di attività ecclesiastiche.

Quanto alla visione universale, tema suggerito dal Consiglio Internazionale, non si può sottacere l’aspetto relativo all’età: si può pensare, ad esempio, ai differenti punti di vista di una coppia di mezza età nei confronti dei figli chiamati ad una scelta, ovvero quella di giovani desiderosi di dare il proprio contributo attivo in supporto delle vocazioni.

Malgrado le ovvie diversità generazionali, la evidente necessità di apertura verso il rinnovamento potrà portare ad una utile collaborazione per il sostegno comune per il raggiungimento degli obiettivi.

Ciascun Serrano dovrà cercare di adempiere alla Giugno-Dicembre 2017

propria missione nei modi più consoni alla propria condizione, ma dovrà, nello stesso tempo, mantenere la massima apertura nei confronti del nuovo e del diverso.

Tali novità e diversità potranno anzi essere lo spunto per nuove possibilità, e a questo fine convegni, congressi e incontri potranno consentire le scelte migliori, purché l’apertura al nuovo sia mantenuta.

Infine, in tema di comunicazione, sarebbe controproducente non adeguarsi all’utilizzo dei mezzi informativi nuovi, tenuto conto della loro rapidità.

Senza dover attendere successivi incontri o convegni, la velocità di propagazione delle idee non può che assecondare l’opera creativa dello Spirito Santo, anche se a prezzo di maggior impegno e attenzione.

Traendo ancora spunto dalla esortazione ‘Pastores dabo vobis’ e dalla ivi menzionata necessità della diffusione in ambito locale della Pastorale Vocazionale, viene sottolineato come ciascun Serra Club debba provvedere ad adattarsi alla struttura della Diocesi e della Parrocchia nel cui ambito opera, e con cui deve mantenere una stretta connessione.

Si fa rilevare, ad esempio, che l’esistenza o meno di un seminario nella Diocesi determina la scelta del tipo di attività più appropriata da svolgere tra quelle ritenute più utili. Un tipo di approccio valido in un certo contesto può essere non adatto ad un altro, ed è quindi opportuno evitare di dare per scontate iniziative utilizzate con successo in passato ovvero in realtà differenti.

La cultura vocazionale può, infatti, essere soggetta a variazioni notevoli tra le diverse realtà e l’azione da sviluppare in conseguenza deve partire, se necessario, dai livelli più elementari, oltre che con la massima umiltà e disponibilità.

I risultati conseguiti non saranno, tuttavia, da assumere come finiti ed acquisiti, ma piuttosto semplicemente raggiunti quale primo prodotto di un percorso avviato.

La conclusione ritorna al tema del Convegno, “Sempre avanti”, anche nell’adeguamento alle necessità della locale realtà ecclesiale del singolo Club con il “Coraggio della vocazione” da parte di ciascun membro nella realizzazione dei compiti cui è stato chiamato.

L’augurio della continua presenza attiva dello Spirito Santo a sostegno delle attività del Serra e il ringraziamento per le stesse a nome dei Sacerdoti e dei religiosi consacrati conclude l’intervento.

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Prossimità e dialogo:

Papa Francesco attraverso i suoi viaggi

di Andrea Marchini

L’

intervento del Dott. Andrea Tornielli, giornalista vaticanista del quotidiano “La Stampa”, letto dal moderatore, dott. Vincenzo Morgante, a causa dell’indisponibilità del conferenziere, trova il suo centro di riferimento nel pontificato di Papa Francesco e in particolare negli indirizzi nuovi o rinnovati da lui introdotti in tema di conversione e di fede.

Il punto di partenza è l’esortazione “Evangelii gaudium” del 2013, la prima del Pontificato, con il richiamo alla ‘conversione pastorale’ di tutti i livelli della Chiesa, messa in relazione ai principi affermati nei due Concilii Vaticani, I e II, in merito alla estensione della Rivelazione divina.

Le novità preannunciate non sono state però rilevate nella loro portata, specie nel mondo dell’informazione, più propenso a commentare e discutere sulle vere o presunte riforme strutturali o di rilevanza economica all’interno della Santa Sede e della Curia, aspetti che meglio si prestano ovviamente ad amplificazioni, vantati colpi giornalistici, critiche e valutazioni.

In realtà, la evoluzione prospettata presenta aspetti molto più profondi e coinvolge tutta la Chiesa nel suo insieme, dalle gerarchie, ai sacerdoti, ai laici.

La circostanza nuova, già in precedenza rilevata nei Concilii sopra richiamati, pur se distanti un secolo tra di loro e il secondo ormai concluso da 50 anni, è da intravedere nella rapida evoluzione del mondo moderno verso modelli sempre più secolarizzati, liberi con tendenze libertarie, non più contenibili in schemi che un tempo venivano suggeriti dalle abitudini, esempi e valutazioni familiari e dal modello di educazione.

Il parametro della morale naturale, congenita all’animo umano e che solo alcuni decenni orsono costituiva un valido e uniforme riferimento, non è più capace di emergere con sufficiente decisione tra i contrastanti richiami dello stile di vita moderna, sempre più povera 18

di valori tradizionalmente cristiani.

In assenza dell’incontro individuale con la Fede praticata e della trasmissione della sua esperienza da parte di chi la vive attivamente, diventa molto difficile accettare e ancora di più osservare alcuni principi morali in base ai quali escludere comportamenti, quali la pratica dell’aborto ovvero le unioni omosessuali, che di per sè potrebbero apparire come non contrastati socialmente nè contrastanti con la ragione.

Sotto questo aspetto, la testimonianza di Papa Francesco, come risultante dai suoi atti ancor più che dalle sue parole, costituisce il punto di riferimento morale altrimenti difficilmente reperibile razionalmente.

Ciò è, del resto, in linea con la costituzione conciliare ‘Dei Verbum’ del Concilio Vaticano II, dove si afferma che la Rivelazione non si esaurisce e non si identifica con le Sacre Scritture, ma permane in continua evoluzione e sviluppo attraverso la realizzazione attuale e aggiornata dei comportamenti e degli atteggiamenti evangelici.

Vengono portati ad esempio il viaggio inatteso del Santo Padre a Lampedusa nel 2013 e quello successivo a Lesbo nel 2016, quali atti di vicinanza e comprensione personale delle problematiche più che mai attuali conseguenti alle migrazioni, in gran parte dovute a comportamenti di Paesi più progrediti, e che vengono in tal modo implicitamente ma fermamente condannati da un punto di vista morale.

La presenza congiunta a Lesbo del Patriarca di Costantinopoli ha poi aggiunto una colorazione ecumenica al gesto papale, e anche questo aspetto andrebbe valutato nelle sue implicazioni morali traendone le debite conseguenze.

Il riferimento implicito alle circostanze e condizioni della nascita di Gesù e della fuga in Egitto non avrebbe il serrano n. 142

potuto trovare migliore esemplificazione nei fatti contemporanei attualizzando così il messaggio evangelico.

Nella stessa direzione l’apertura di una Porta Santa, per molti versi estremamente innovativa, in anticipo rispetto all’inizio del Giubileo straordinario nel 2015, in una Chiesa della Repubblica Centro Africana, scelto in quanto Paese ricchissimo di risorse naturali ma ciononostante con una popolazione tra le più povere del mondo.

Il gesto ha voluto attirare l’attenzione su un problema morale, non avvertito dai più, solo in quanto non rilevante ai fini del perseguimento di interessi personali materiali, ma intrinsecamente ingiusto e degno di condanna morale.

In questa stessa ottica deve essere vista l’insistenza del Papa sul tema della misericordia, fonte di non pochi atteggiamenti di cautela critica anche all’interno della Chiesa, perché intesa come dovere morale primario assoluto, avulso da qualsiasi giudizio sulla persona verso cui la misericordia è dovuta.

La citazione dell’episodio di Zaccheo, non credente e anzi timoroso di essere coinvolto, ma fatto comunque oggetto di attenzione e di interessamento da parte di Gesù, appare estremamente calzante, a dimostrazione della disponibilità a fare il primo passo in ogni circostanza e senza pregiudizi.

Ma l’intero Vangelo, a partire dall’episodio dell’adultera, dimostra che la misericordia può essere la chiave per raggiungere tutti in quanto non presuppone giudizi preventivi ma solo perdono e disponibilità assoluti, e quindi la proposta di evangelizzazione adatta Giugno-Dicembre 2017

alle realtà di oggi attuata dal Papa in prima persona.

La conversione pastorale deriva, infatti, dalla testimonianza fattiva che, dimostrando la attuazione pratica dei principi morali, induce alla conversione.

Quindi, citando una omelia di Papa Benedetto XVI del 2010, al di là del “richiamo coraggioso e integrale ai principi”, che “è essenziale e indispensabile”, la mera imposizione di principi non raggiunge l’intimo che può portare alla conversione, la quale invece segue “l’incontro con persone credenti che, mediante la loro fede, attirano verso la grazia di Cristo, rendendo testimonianza di Lui”. La testimonianza personale della propria fede con parole e atti conformi vale più di qualunque altra azione diretta a diffondere il credo religioso e l’aderenza a regole morali.

La testimonianza personale vissuta dal Papa nella sua qualità di Pastore universale di tutta la Chiesa deve indurre alla ricerca delle motivazioni dei suoi comportamenti per fare ad essi riferimento nella ricerca della personale vocazione di vita.

L’atteggiamento nei confronti del Papa dovrebbe, in conclusione, portare alla conversione personale attraverso la messa in discussione delle proprie presunte certezze, aiutando anche gli altri, compresi i sacerdoti, nel seguire lo stesso percorso.

La realizzazione della propria vocazione di vita passa attraverso la comprensione dell’insegnamento insito nei comportamenti e nei gesti del Papa, quale successore di Pietro, con la stessa umiltà dei propri limiti con cui quest’ultimo mette in atto la propria.

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speciale convention

Dire sì attraverso l’arte

U

na delle note più interessanti della Convention del Serra International che si è svolta a Roma dal 22 al 25 giugno 2017 è stato l’intervento di Suor Maria Gloria Riva, religiosa dell’Ordine delle Monache dell’Adorazione, con la sua testimonianza vocazionale.

Il percorso vocazionale di Suor Maria Gloria Riva, che abbiamo appreso dalla sua viva voce, è un esempio e una testimonianza di come una donna giovane e dalla vita normale, possa essere attratta dalla irresistibile seduzione per la vita religiosa e di come questo richiamo provochi un senso di elevazione e di attrazione alle cose di Dio. Per ricordare il periodo dell’adolescenza, Suor Maria Gloria Riva si richiama a un celebre quadro di Rainer Fitting “Testa nel crepuscolo”. È un quadro sconvolgente con un volto fatto di soli occhi e sono occhi che non vedono più: sono occhi senza pupille. Il volto è rosso, tutto è rosso dentro l’anima: un rosso che stimola, ma senza discernimento. Il quadro di Rainer Fitting esprime soprattutto l’angoscia. In questo quadro Suor Maria Gloria Riva vede la sua adolescenza, profondamente segnata dalla ricerca della verità, un’adolescenza vissuta negli anni dopo il ’68, anni inquieti segnati da una grande idealità. La parola d’ordine a quei tempi era libertà e Suor Maria Gloria Riva apprese così che l’importante era fare esperienza personale prima di decidere sulla realtà.

Ma è davvero tutto negativo? Negli anni dopo ili ’68, pur nel buio di una crisi esistenziale, si avvertivano ancora ideali, sbagliati forse, ma pur sempre ideali, che spingevano verso qualcosa, che lasciavano aperto lo spiraglio della speranza. Tracce di ideali e di speranza che Suor Maria Gloria Riva vede nello stesso dipinto di Rainer Fitting, in quegli stessi occhi senza luce e senz’anima che lasciano il vuoto. Guardando attentamente gli occhi di questo volto vediamo però che non sono uguali: l’occhio destro è spento, è un occhio glaciale, freddo, azzurro, la cui pupilla è irregolare, un occhio che non

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di Cosimo Lasorsa

vede più. L’altro occhio, invece, è vigile, guarda, è ancora verde di speranza.

Il ricordo della giovinezza di Suor Maria Gloria Riva si richiama, invece, a un altro dipinto famoso: la “Golconde” di René Magritte. È un quadro difficile da interpretare perché rappresenta una serie di uomini in bombetta che cadono giù dal cielo, come se si trattasse di una normale pioggia in una grande città. Un dipinto della corrente surrealista, apparentemente senza una spiegazione tangibile del significato intrinseco dell’opera. Con una prima domanda: sono uomini che cadono dal cielo o si elevano dalla terra? E poi con una seconda domanda: ma le sagome del cielo sono ombre o sono altri uomini? Nel primo caso ci si potrebbe rifare al concetto di bidimensionalità della tela e, dunque, alla conseguente bidimensionalità del cielo. Nel secondo caso, più probabile dato che le sagome sono colorate e non rispettano i canoni della profondità, tutto diventa più complesso ma, al contempo, interessante perché è come se Magritte volesse renderci più partecipi di que-

speciale convention sto volo in maniera ancor più veritiera. Un dipinto di non facile comprensione, che potrebbe essere visto anche come utopico, proprio come la presenza di uomini tutti uguali, sospesi in un cielo senza nuvole e di un azzurro piatto e inespressivo, che possono permettersi di camminare nel cielo senza bisogno di ali.

Ma quello che affascina Suor Maria Gloria Riva è l’interpretazione da attribuire al dipinto di Magritte.

L’immagine è quella di un uomo che esce di casa per guardare il cielo ed è tanto evidente che quest’uomo vuole vedere il cielo che i palazzi si vedono soltanto dal secondo o terzo piano in su. Ma per quest’uomo vedere il cielo è impossibile perché è come se la retina rimanesse impressionata da ciò che accade lungo i marciapiedi, e cioè uomini in soprabito e bombetta che corrono al lavoro tutti uguali, tutti clonati.

C’è un terzo quadro che affascina Suor Maria Gloria Riva tra l’adolescenza e una presa di coscienza di un cambiamento nella sua vita, prima della maturità. È una tela di Van Gogh: “La Ronda dei carcerati”, realizzato mentre l’artista era in manicomio. Il soggetto non è originale, ma tratto da una incisione in bianco e nero di Gustave Doré. La scena si ambienta nella “fossa dei serpenti”, dalla forma poligonale, dalle pareti alte che precludono l’orizzonte allo sguardo. Se nell’adolescenza con il quadro di Rainer Fitting va incontro alla Speranza, se nella giovinezza con il quadro di René Magritte scopre il Cielo, se con il quadro di Van Gogh cerca la Libertà, nel periodo della maturità, con i quadri di Jeronimus Bosch, Suor Maria Gloria scopre l’Amore e vede la Luce.

Questo Amore Suor Maria Gloria Riva lo vede come

la sorgente che campeggia nella tavola di Bosch, nell’Eden. E Maria Gloria comincia con un ragazzo attraverso il quale aveva incontrato l’amore. È un momento importante per Maria Gloria, un momento in cui ha dovuto fare i conti con l’Assoluto, un Assoluto che porta un nome semplice, quotidiano, eppure terribile: la morte. E mentre con il suo ragazzo si apriva piano piano a una reale esperienza di fede, mentre dopo un viaggio a Lourdes aveva scoperto lo spazio della preghiera, ecco il dramma. Un sabato sera, come molti giovani, in macchina, mentre stavano andando in discoteca, attraversando un incrocio con il semaforo verde, dall’altra parte della carreggiata una macchina, a velocità pazzesca li investe. Prima lo schianto, poi il silenzio e il buio, e dentro il buio la morte, ma dentro la morte una grande serenità, una grande pace. Una morte con le ali di un Angelo, proprio come nella seconda tavola di Bosch, che con le sue ali conduce verso una meta, verso un Oltre che va questo buio, inconoscibile. Toccava a lei morire anche se aveva appena vent’anni. Ed era la pace, era la serenità. Eppure dentro questo buio d’improvviso si è fatta strada una piccola luce, piccola ma che la attraeva, esattamente come nella Visione dell’aldilà di Bosch, dove c’è morte e dramma da un lato, ma anche luce e bellezza dall’altro: quella luce era l’amore che si dona, era la pura gratuità, era amare per amare.

Quando si riprese all’ospedale, Maria Gloria capì che non sarebbe stata più come prima. Aveva sette fratture, trauma cranico ed emorragia interna, eppure era guarita dentro. Dimessa dopo molto mesi dall’ospedale, tornò ancora una volta a Lourdes. Ci andò ancora con il suo ragazzo, ma un mezzogiorno che aveva un appuntamento alla grotta, il suo ragazzo non si presentò. Si mise alla sua ricerca e percorrendo un lungo corridoio approdò a una cappella circolare, dove sull’altare c’era un Ostensorio a forma di ramo di spine con il Santissimo Sacramento esposto. Aveva nel cuore la parola dell’omelia di quel giorno: cercare Gesù.

Quando lo vide là, presente nell’Eucarestia, capì che l’aveva trovato. Vide che l’ostia era illuminata da dietro e appariva bianchissima. Improvvisamente si ricordò della luce vista sulla strada quella famosa notte.

Maria Gloria Riva entra, quindi, tra le Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento nel 1984.

Partecipa alla costituzione di un gruppo laicale associato all’Istituto, “la Comunità della Luce”. Dal febbraio 2007 si è trasferita nella Diocesi di San Martino Montefeltro, dove ha fondato la Comunità Monastica che, accanto all’Adorazione Perpetua, si propone di educare lo sguardo alla Bellezza.

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vita del serra

UNPV Convegno Nazionale” di Maria Luisa Coppola

“D

ammi un cuore che ascolta”: la singolare richiesta di Salomone a Dio che gli offre la sua disponibilità senza limiti (“Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda” 1Re 3,5) è il tema-guida del nuovo anno pastorale. Non chiediamo orecchie ma cuore, non basta poter sentire ma vogliamo imparare ad ascoltare, perché la Parola di Dio e la Parola del mondo non ci sfiorino soltanto, ma tocchino nella profondità della nostra esistenza e della nostra essenza. Un cuore capace di ascoltare è un cuore di carne (cfr. Ez 36,26), docile ai suggerimenti dello Spirito, aperto a spazi di silenzio in cui la voce di Dio possa risuonare, luogo del discernimento, della scelta, dell’affidarsi a Lui senza timore”.

Con queste finalità è stato presentato nella riunione della Consulta il tema del prossimo Convegno vocazionale che si terrà a Roma dal 3 al 5 gennaio 2018, cui sono invitati a partecipare i direttori degli uffici di pastorale vocazionale, i Rettori dei Seminari, i seminaristi, tutti gli operatori vocazionali laici che sostengono questi cammini formativi. Il Serra club Italia, oltre a sostenere la partecipazione dei seminaristi, contribuisce ad un evento culturale offerto e condiviso dal Consiglio nazionale.

Nel presentare il convegno, Mons. Nico dal Molin passa il testimone a don Michele Gianola, proveniente dalla diocesi di Como, già membro della Consulta nazionale. Mons. Dal Molin ha guidato per un decennio l’Ufficio nazionale, improntando il suo incarico sulla ricerca della Bellezza declinata attraverso i linguaggi universali dell’arte, della poesia, della lettera-

tura, del dialogo con i giovani cui ha consegnato sempre un messaggio di positività, di coraggiosa adesione al Vangelo.

Chi, come me, ha avuto l’opportunità di seguire ogni anno il convegno nazionale, ha arricchito la propria formazione apprendendo i recenMons. Michele Gianola ti studi sull’antropologia vocazionale, sui nuovi linguaggi della formazione, sul delicato compito degli educatori che accompagnano i cammini dei giovani alla ricerca di Dio. Sento di dover ringraziare don Nico, personalmente ed a nome del Serra Italia, per la sua gentile amicizia manifestata in tante occasioni, per la partecipazione ai Congressi nazionali serrani, per aver incoraggiato la nostra missione laica a favore delle vocazioni.

Rivolgiamo nel contempo calorosi auguri di buon cammino a don Michele, che prende su di sé tante responsabilità, che saprà guidare l’ufficio nazionale nella sfida del terzo millennio, con l’ottimismo della sua giovane età e la ponderatezza della sua profonda formazione culturale.

Mons. Nico Dal Molin il serrano n. 142

vita del serra

Premiazione del Concorso 2016-17

la Redazione

Il 21 maggio 2017, in concomitanza con il terzo Consiglio Nazionale del Serra, svoltosi a Roma presso la “Casa La Salle”, ha avuto luogo, la cerimonia della premiazione dei vincitori del Concorso Scolastico Nazionale dell’anno sociale 2016-2017.

Il concorso prevedeva due temi: – per la Scuola di secondo grado: “Un’ecologia integrale è fatta anche di semplici gesti quotidiani, nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo. Viceversa il mondo del consumo esasperato è, al tempo stesso, il mondo del maltrattamento della vita in ogni sua forma” (Laudato sì, 230). Quale pensi che sia il tuo ruolo nella costruzione della “casa comune” evocata dall’Enciclica di Papa Francesco”.

– per la Scuola primaria e secondaria di primo grado: “Cura della casa comune. Accogliere, ascoltare, accompagnare. Fai tue questa proposta di vita alla luce dell’invito di Papa Francesco”.

Due tracce ben calibrate, entrambe con il richiamo alla “casa comune” e a Papa Francesco con la sua esortazione a una conversione ecologica e alla cultura della “cura della casa comune”, come tratto fondamentale dell’esperienza cristiana per preservare il mondo in cui viviamo. Con l’Enciclica “Laudato sì”, infatti, il Santo Padre ha inaugurato un nuovo filone di vita per proteggere e preservare la “casa comune”.

PREMIAZIONE Sono stati nove i premi assegnati agli studenti o a gruppi di studenti, riconosciuti meritevoli nella cerimonia di premiazione, e questi i vincitori, le Scuole di appartenenza e le motivazioni della Commissione esaminatrice. a)- Per la Scuola Primaria - primo classificato: Classe IV Scuola Parentale Nomadelfia di Grosseto Motivazione: I bambini, con grande semplicità e freschezza, racGiugno-Dicembre 2017

contano le loro esperienze di accoglienza, ascolto e accompagnamento, attraverso esempi concreti di fraterna vita quotidiana.

- secondo classificato: Classi V C del 2° Circolo “Garibaldi” - Plesso Aldo Moro di Altamura Motivazione: La piramide simboleggia la casa come luogo d’incontro. Le pareti a forma di A come: accogliere, ascoltare, accompagnare, indicano i criteri indispensabili per una vita migliore. All’interno un girotondo di tutto il mondo manifesta il messaggio di fraternità fra gli uomini come auspicato da Papa Francesco.

- terzo classificato: Classi V A e V B dell’Istituto Comprensivo “Gemelli” di Leporano e Gandoli (Taranto) Motivazione: Attraverso le pagine di una fantasiosa mela i bambini rappresentano il mondo come casa comune creata da Dio per gli esseri viventi, auspicandone la cura attraverso l’ascolto, l’accompagnamento e l’accoglienza, anche nella diversità come sicuro arricchimento della nostra vita. b)- Per la Scuola Secondaria di Primo Grado - primo classificato: Silvia Schiavo dell’Istituto Comprensivo “S. Maria del Paradiso” di Viterbo.

Classe II A Motivazione: Silvia ha rappresentato la “casa comune” come un grande cuore pulsante: le finestre illuminate sono aperte all’accoglienza.

Un cuore che scende nella quotidianità per cogliere tutte le necessità, assorbirle e trasformarle, attraverso l’ascolto e l’accompagnamento, in autentica linfa vitale.

- secondo classificato: Alessandro Batini, II A della S. M. Statale “Bartolena” di Livorno Motivazione: Alessandro illustra, attraverso la descrizione di momenti della sua quotidianità, l’importan23

vita del serra è amato”, Marcos esamina i vari aspetti della Creazione che soffre a causa dell’uomo.

Soltanto un’ecologia del cuore potrà stabilire relazioni valide ed una cultura adeguata alla costruzione di una “casa comune” come dono gratuito del Nostro Signore.

- terzo classificato: Michael Bianchini, Scuola Familiare di Nomadelfia di Grosseto. Classe IV Liceo delle Scienze Umane.

Motivazione: Michael presenta un’interessante e pertinente interpretazione del concetto di ecologia integrale esposta da Papa Francesco.

Analizza, in maniera completa. Ogni aspetto della Creazione come “casa comune” per l’uomo di oggi e per quelli che verranno. za dell’accoglienza, dell’ascolto e dell’accompagnamento della vita in ogni sua forma.

Individua, prendendo spunto dalla sua famiglia, un progetto reale per la costruzione della “casa comune”.

- terzo classificato: Classe II B dell’Istituto Comprensivo “Canelli” di Acqui Terme.

Motivazione Con originalità ed immediatezza i ragazzi ripropongono il Cantico di San Francesco, evidenziando, in forme diverse, l’attualità del messaggio evangelico c)- Per la Scuola Secondaria di Secondo Grado - primo classificato: Classi II A e II C - I.T.S.C.G. “Guido Monaco” di Pomposa.

Motivazione: Questo lavoro verrà commentato utilizzando le ottime didascalie scelte dai ragazzi.

Il video sapientemente realizzato, riesce a suscitare ampie riflessioni ed emozioni profonde, sottolineando che: “Per un’ecologia integrata tutto nel mondo è intimamente connesso”.Infatti l’inquinamento dell’ambiente va di pari passo con l’inquinamento del pensiero.

“La cultura dello scarto favorisce tanto gli esseri umani che le cose”.

Tuttavia “l’uomo è ancora capace di intervenire positivamente con gesti di generosità, solidarietà e cura”.

Ricordando che “ciascuno di noi è voluto, è amato, è necessario”, si conclude che “tutto è in relazione: natura, fraternità, giudizio, fedeltà”.

- secondo classificato: Marcos Modoni, Classe II del Liceo Scientifico “Cardinal Ragonesi” di Viterbo.

Motivazione: Partendo dall’espressione francescana “L’amore non 24

il serrano n. 142

vita del serra

Concorso scolastico 2017-18 Premessa

Scuola secondaria di I grado:

Da 14 anni il Serra International Italia bandisce un concorso scolastico a livello nazionale per stimolare i giovani a riflettere e a discutere sui valori della vita, e a promuovere una cultura della vita intesa come vocazione al servizio. I loro lavori costituiscono uno spaccato interessante per mettere in luce le dinamiche relazionali dei giovani, la loro affettività, il loro pensiero sui modelli educativi, lo status della famiglia contemporanea e le difficoltà dipendenti da questo momento storico.

Il Serra è una associazione laicale, al servizio della Chiesa cattolica, impegnata a favorire e sostenere le Vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata.

1° premio: assegno di Euro 400

I temi Per la scuola secondaria di I e II grado “Ciascuno di noi è chiamato a costruire un progetto di vita, con il coraggio del navigatore alla ricerca del proprio del proprio orizzonte.

Papa Francesco invita ad usare armonicamente l’intelletto, il cuore e le mani, e cioè il nostro pensare, il sentire ed il fare.

Come pensi di mettere in pratica questo invito?”

Per la scuola primaria “Cosa vorresti da grande?

Descrivi il tuo progetto di vita per il futuro, le tue aspirazioni, i tuoi ideali”.

Premi e premiazioni Ai tre vincitori di ciascuna delle tre fasce scolastiche verranno assegnati i seguenti premi: Scuola secondaria di II grado: 1° premio: assegno di Euro 500 2° premio: assegno di Euro 300 3° premio: assegno di Euro 150 Giugno-Dicembre 2017

2° premio: assegno di Euro 250 3° premio: assegno di Euro 150 Scuola primaria: 1° premio: assegno di Euro 300 2° premio: assegno di Euro 200 3° premio: assegno di Euro 150 Nel caso in cui l’elaborato meritevole sia stato presentato da un gruppo, il premio sarà ritirato da un componente, ma a favore del gruppo.

La premiazione avverrà in occasione del Congresso Nazionale di Serra International Italia, i cui luogo e data verranno successivamente comunicati Ogni vincitore delle tre fasce scolastiche, insieme a due accompagnatori, sarà ospite del Serra Italia e potrà usufruire della cena nonché di una camera a tre letti per la notte precedente la premiazione e del pranzo che seguirà la premiazione stessa, vivendo una giornata all’insegna dell’amicizia e della fraternità.

Nel caso di difficoltà dei vincitori a partecipare alla premiazione nazionale, il premio assegnato verrà consegnato in sede locale dal Presidente di Serra Italia o suo delegato, in data e sede da stabilirsi.

L’esito della selezione sarà comunicato entro il 30 Aprile 2018 ai Presidenti dei Club, che provvederanno a darne comunicazione alle scuole interessate e ad organizzare la partecipazione dei vincitori alla cerimonia di premiazione. Gli elaborati vincitori del Concorso Scolastico Nazionale saranno menzionati sulla rivista “Il Serrano” e sul sito internet www.serraclubitalia.com / Premi e Concorsi.

Il Presidente

Il Coordinatore del Concorso

Emanuele Costa

Ernesto de Cesaris 25

vita del serra Consegnato ad Andrea Mariani il XII “Penna dello Spirito”

ambientale umana

Dall’ecologia all’ecologia

di Patrizia Rossi

Una platea di assoluto livello sabato 4 novembre era presente nel Vescovado di Pontremoli per la XII edizione del premio Penna dello Spirito. Il Past Presidente Internazionale D.Vannini, il Presidente Nazionale E.Costa, il Presidente della F.B.J.Serra G. Sarteschi, il Past Presidente Nazionale A. Ciacci, il Governatore del Distretto 71 E. Mori, oltre al sindaco L. Baracchini hanno tutti accolto l’invito della Direttrice della Biblioteca Nazionale J.Serra Patrizia Rossi ad essere presenti alla consegna dell’icona del Premio a Don Andrea Mariani per il suo libro” Papa Francesco: no alla cultura dello scarto”.

L’autore di Lissone che è sacerdote e docente universitario si è detto felice ed emozionato nel ricevere un così inaspettato e, a suo dire, importante riconoscimento.

Il libro che è risultato vincitore della terzina dedicata all’Enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco affronta il tema della conversione ecologica al quale l’uomo deve tendere per avere cura della “casa comune” donatagli dal Creatore.

L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune?”dice Papa Francesco, ma come costruire la casa comune che abitiamo? La recente Enciclica dice Don Mariani è un invito a non sottovalutare la posta in gioco per il futuro del mondo ma soprattutto dell’uomo. Per avere cura della casa comune non bastano buone leggi, non bastano motivazioni e competenze scientifiche, ma occorre rispetto per valori universali e perenni che sono inviolabili. E la casa, continua, è dove tu ti trovi bene , dove trovi dei cuori che ti accolgono. È necessario passare da una ecologia 26

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ambientale e naturalistica ad una ecologia umana: l’uomo non riflette su una realtà che è al di fuori di sé, la centralità della vita umana è alla base di un rispetto della natura intesa come dono del Creatore.

Tre sono le parole chiave: vita, bioetica e senso La Vita è ciò che rende l’uomo “qualcuno” e quindi diverso dal qualcosa dell’oggetto, lo rende un fine e mai una mezzo; la bioetica quale luogo privilegiato dove valutare a livello morale le conseguenze che derivano dal soffocare o non tutelare la vita; il senso , un orizzonte che arricchisce in qualità la stessa esistenza umana, per il cristiano la meta è Cristo stesso.

Spiega così Mariani: “Provate a chiedere a qualcuno: chi sei? Vi risponderà con nome e cognome, come se la domanda fosse: come ti chiami? Ecco, è questa la prova della profonda crisi dell’uomo. Sì, perché è l’uomo ad essere in crisi, non Dio. L’unico modo per risolvere il problema è coglierne la ragione profonda. Ebbene, io dico che dobbiamo ricoprirci di gioia, abbandonare le periferie esistenziali in cui ci siamo relegati e dare valore all’uomo, non come padrone della natura ma come uomo in quanto tale.

Siamo chiamati ad essere pellegrini, non viandanti; ad avere una meta, a camminare verso una tensione graduale, progressiva, che non si ferma”.

La cultura dello scarto si genera nel momento in cui all’uomo viene negata la sua vera entità, diventa inutile, incapace di produrre, viene semplicemente scartato, come un oggetto.

Occorre dunque recuperare uno “stile di vita”, una responsabilità che si traduce in uno “stare” nella casa che diventa dialettico, fatto di legami e di accoglienza. Diventa indispensabile arrivare a fare scelte a livello globale a favore dell’uomo, arrivare ad avere sobrietà, ad apprezzare persone e cose per diminuire i bisogni Insoddisfatti. Piccole azioni quotidiane di tutti portano ad una creatività generosa verso tutti.

La vita è bella se la si vive insieme - conclude Mariani - è un po’ come ballare. E, come nel ballo, è fondamentale sciogliere le mani perché nessuno può ballare a braccia conserte. Muovere i piedi per lasciarsi andare al mistero di una stanza buia prendendosi il rischio di inciampare, vivere il dubbio e la sorpresa senza dover necessariamente avere tutto sotto controllo; seguire la musica, ascoltare cioè quell’impulso che ti fa muovere, quella voce che ti fa agire, non importa da dove venga, importa solo che tu la senta bene e non la perda mai di vista”.

Giugno-Dicembre 2017

Nel ricordo dei serrani defunti Con l’anno che si chiude non possiamo, come veri cristiani, non rivolgere il nostro pensiero nel ricordo dei tanti amici serrani che ci hanno lasciato per raggiungere la casa del Padre, nella speranza della Resurrezione.

Nelle letture del Vangelo si parla spesso dell’importanza della preghiera per i defunti e come sottolinea anche il Catechismo della Chiesa Cattolica “la nostra preghiera per loro può non solo aiutarli ma anche rendere efficace la loro intercessione in nostro favore”.

Anche noi, come autentici serrani, partecipiamo uniti nella commemoriazione dei nostri defunti con la preghiera, per tenere viva la loro presenza nei nostri cuori e per ricordare le virtù e i valori che ci hanno trasmesso come testimonianza terrena.

Ricordarsi e pregare per loro, oltre che espressione di sincera gratitudine, rappresenta anche un aiuto nella purificazione del loro spirito per potere entrare pienamente nella luce e nella pace di Dio. Sono amici che ci hanno preceduto nel cammino della fede, lasciando dietro di loro una scia di bene, di perseveranza e di dedizione che noi tutti siamo chiamati a seguire.

Li ricordiamo singolarmente come esempi purissimi di serrani, che hanno ritrovato la vita nella misericordia di Dio e continuano a vivere nel suo splendore.

Domenico Di Stefano, Serra Club di Catania Don Domenico Falcitto, Serra Club di Matera Ugo La Cava, Serra Club di Roma Claudio Martinelli, Serra Club di Napoli Mario Montagnani, Serra Club di Siena Benito Piovesan, Serra Club di Venezia Lino Sabino, Serra Club di Matera

vita del serra

La famiglia e la preghiera nel

Natale dei serrani di Maria Pia Palombella

N

ella liturgia della Chiesa cattolica la festa della Santa Famiglia, formata da Gesù, Giuseppe e Maria, è celebrata la prima domenica tra Natale e Capodanno oppure il 30 dicembre quando il Natale cade di domenica. La festività religiosa della Santa Famiglia, che quest’anno ricorre il 31 dicembre, ha un doppio significato simbolico: primo come affidamento, da parte di Dio, a San Giuseppe della Santa Famiglia e poi come modello di riferimento per la famiglia cristiana.

Sotto questo secondo aspetto la famiglia cristiana, con il sacramento del matrimonio, deve essere considerata non solo come elemento essenziale della società ma anche come comunità di preghiera e di partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa.

La preghiera è, quindi, un principio vitale al quale non può rinunciare una famiglia cristiana.

La domanda che ci si pone è: perché è così vincolante il rapporto tra famiglia e preghiera?

Innanzitutto perché la preghiera nasce in famiglia. La famiglia, come prima scuola di preghiera, è il primo e più importante riconoscimento della presenza di Dio in un consesso familiare che ha ricevuto la benedizione del matrimonio, elevato alla dignità di sacramento e inteso come comunione di vita per il bene dei coniugi e per la procreazione e l’educazione dei figli. Ecco perché la casa familiare è chiamata anche “la Chiesa domestica”, comunità di grazia e di preghiera, scuola delle virtù umane e della carità cristiana. In tale quadro la famiglia si propone come la prima sede per la promozione della preghiera.

Insegnare i figli a pregare non è un compito ma un dovere dei genitori, che devono essere di esempio a fare percepire loro che Dio è presente ovunque e, quindi, anche nella famiglia, anzi soprattutto nella famiglia. La preghiera collettiva in famiglia è una invocazione a più voci che è gradita al Signore, perché proviene dal cuore e, quindi, più spontanea e sincera.

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Papa Emerito Benedetto XVI, in occasione dell’anno sacerdotale 2009-2010, nel porre l’accento sulla partecipazione della famiglia al sacerdozio di Cristo, ha definito la famiglia “pietra viva per un sacerdozio santo” e, nella preghiera recitata per l’avvenimento, si è espresso con queste parole: “fa che le nostre famiglie cristiane si sentano parte della Chiesa, dove possono sempre trovare i tuoi ministri, e sappiano rendere le loro case belle come una Chiesa”.

Anche Papa Francesco, nell’omelia della S. Messa celebrata per la “Giornata della Famiglia”, domenica 27 ottobre 2013, in occasione dell’anno della fede, invitava a meditare su alcune caratteristi-

vita del serra che fondamentali della famiglia e, prima di tutte, sulla famiglia che prega. “Pregare insieme il Padre Nostro intorno alla tavola - sono le mirabili parole del Papa - non è una cosa straordinaria: è facile. E pregare insieme il rosario in famiglia è molto bello, dà tanta forza. E anche pregare l’uno per l’altro: il marito per la moglie, la moglie per il marito, ambedue per i figli, i figli per i genitori, i nonni. Pregare l’uno per l’altro. Questo è pregare in famiglia e questo fa forte la famiglia: la preghiera”.

Trasferendo queste bellissime parole nelle nostre famiglie cristiane, la preghiera avrà più valore se sarà espressa non soltanto per elevare l’anima a Dio ma per impegnare il cuore e la mente di tutta la famiglia alla ricerca di un colloquio con Dio, perché riprendendo un pensiero del teologo André Dumas quando l’uomo prega, Dio sa che l’uomo gli tiene compagnia e Dio vuole che l’uomo conversi con Lui, esattamente come un amico parla con un amico.

La nascita di Gesù è un evento di portata storica perché rappresenta il punto di svolta dell’umanità che, da quel momento, fu caratterizzata da tutti gli eventi che ruotarono attorno al Cristianesimo. È sintomatico che la nascita di Gesù sia stata rivelata, per prima, da un Angelo ad alcuni pastori che

custodivano il loro gregge : “Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi è nato nella città di Davide il Salvatore che è il Cristo Signore”. In quest’annuncio troviamo tre attestazioni importanti per indicare Gesù: Salvatore, che è il titolo insito nel nome stesso di Gesù come simbolo di salvezza e di redenzione, Cristo, che significa “unto”, cioè consacrato con l’unzione, e Signore, che è il titolo che la Chiesa primitiva ha dato al Cristo risorto per esprimere la sua divinità. La scelta dei pastori per l’annuncio non è però casuale: questi, infatti vivevano ai margini della società e nelle terre aride e incolte adibite a pascolo perché avevano una pessima reputazione ed erano disprezzati in quanto considerati ladri, violenti e poco osservanti della legge giudaica: eppure è proprio a loro che viene data la buona novella della nascita di Gesù. I pastori non sono sacerdoti o leviti o custodi del tempio, non hanno ricchezze o liturgie da difendere, ma sono soltanto uomini umili che vivono per custodire i loro greggi lontani dalle famiglie e senza la conoscenza del significato della preghiera. Da custodi di greggi, questi pastori si trasformeranno in custodi del mistero della nascita divina e diverranno messaggeri per irradiare e riferire a tutti quanto loro apparso: “Andarono dunque senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino che giaceva nella mangiatoia e, dopo, averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro”.

Festeggiare il Natale come i pastori significa immedesimarsi nel riconoscere nel Bambino di Betlemme il Figlio di Dio, riunirsi intorno al desco familiare con devozione e umiltà e richiamarsi a quelle antiche tradizioni che hanno sempre caratterizzato questo avvenimento: semplicità, riflessione, preghiera, un alberello e un piccolo presepe. Un Natale che non deve essere contrassegnato soltanto dal pensiero dei regali e delle tavole imbandite, ma anche dal riconoscimento che ci troviamo dinanzi allo straordinario evento della nascita di un Bambino che ha rivoluzionato il mondo e che, per mezzo di Maria, è stato scelto da Dio per portare agli uomini la sua Parola, per poi soffrire e morire in croce, una morte che diventa redentrice nel disegno salvifico di Dio. Questo è il Natale della Sacra Famiglia al quale la comunità cristiana deve richiamarsi, perché festeggiare il Natale con una preghiera in famiglia è non soltanto un atto di amore verso Dio ma anche un segno di speranza e di fede nel cammino di avvicinamento a quel Dio che si è fato uomo e ha donato sé stesso per la nostra salvezza.

Questo è il Natale della Famiglia Serrana!

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Preghiera alla Santa Famiglia

Gesù, Maria e Giuseppe In voi contempliamo lo splendore dell’amore vero, a voi con fiducia ci rivolgiamo.

Santa Famiglia di Nazareth, rendi anche le nostre famiglie luoghi di comunione e cenacoli di preghiera, autentiche scuole del Vangelo e piccole Chiese domestiche.

Santa Famiglia di Nazareth, mai più nelle famiglie si faccia esperienza di violenza, chiusura e divisione: chiunque è stato ferito o scandalizzato conosca presto consolazione e guarigione.

Santa Famiglia di Nazareth, il prossimo Sinodo dei Vescovi possa ridestare in tutti la consapevolezza del carattere sacro e inviolabile della famiglia, la sua bellezza nel progetto di Dio. Gesù, Maria e Giuseppe, ascoltate, esaudite la nostra supplica. Amen

Preghiera composta da Papa Francesco e recitata al termine dell’Angelus di domenica 29 dicembre 2013 La festività della Santa Famiglia di Nazareth fu istituita da Papa Benedetto XV nel 1921 per dare un esempio e un impulso al valore della famiglia, cardine del vivere sociale e cristiano, prendendo a riferimento in tre personaggi che la componevano, figure eccezionali ma con tutte le caratteristiche di ogni essere umano e con le problematiche di ogni famiglia.

Inizialmente fissata alla domenica compresa nell’ottava dell’Epifania, fu successivamente spostata da Papa Giovanni XXIII alla prima domenica dopo l’Epifania.

Attualmente la festa della Santa Famiglia di Nazareth è celebrata nella domenica dopo Natale o, in alternativa, il 30 dicembre negli anni in cui il Natale cade di domenica. Quest’anno si celebra il 31 dicembre

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il serrano n. 142

notizie e iniziative Giugno-Dicembre 2017

dai club e distretti

Con i giovani e per i giovani

Matera 46 3

Si è tenuto sabato 23 settembre,presso il Centro di solidarietà "Padre Maestro"di Lucera, il distrettuale che ha visto riuniti i Serrani del Club 73 Puglia Basilicata.

Arturo Monaco,governatore del distretto 73, ha illustrato il programma dell'attività distrettuale per l'anno 2017-2018 dando una linea ben precisa da seguire: partecipare alle realtà ecclesiali e collaborare con gli uffici diocesani vocazionali non come spettatori ma come attori che si fanno prossimo con semplicità e modestia.

Nell'elenco delle attività da svolgere durante l'anno ,il governatore ha inserito, come punto importantissimo, le visite guidate ai Club del Distretto per promuovere attività comuni in interclub e per sviluppare azioni nel segno della continuità e della novità, per condividere progetti ,sostenere i Serra Club,coinvolgere i giovani in azioni concrete. Sarà necessario essere come una catena formata da anelli uguali e uniti tra loro, un insieme di persone di buona volontà unite per raggiungere gli scopi del Serra e cioè diffondere il cattolicesimo e favorire e sostenere le vocazioni al sacerdozio ministeriale della Chiesa Cattolica.

Momenti proficui per la vita del Serra saranno la partecipazione alle attività istituzionali del CNIS,l'incontro con i vescovi delle diocesi del Distretto e la partecipazione a tutti gli eventi promossi dal Serra Nazionale e dalle realtà ecclesiali del Distretto 73 e gli incontri distrettuali per la formazione interna.

Un punto importante del programma illustrato dal governatore è l'utilizzo dei mezzi di comunicazione sociale per diffondere le attività dei singoli Club del Distretto e le stesse finalità Serra proponendo nuovi linguaggi e nuovi gesti per chiamati e chiamanti attraverso l'esempio di persone credenti e credibili.

Questo il tema dell'anno 2017/2018:"Con e per i giovani .Il Serra nella continuità e nella novità": secondo il cappellano del Club di Lucera,padre Pio Zuppa,bisogna contagiare i giovani mostrando una vita bella ,piena ,in Cristo,e con loro bisognerà fare gruppo perché non esistono navigatori solitari.I mezzi più efficaci per favorire le vocazioni ecclesiastiche sono la preghiera e la costituzione di una comunità talmente cristiana da far fiorire naturalmente le vocazioni stesse.Obiettivo e impegno dei serrani sarà in ogni modo ridestare il popolo di Dio alla consapevolezza del dovere di incoraggiare e sostenere nelle nostre famiglie,nelle parrocchie e comunità quegli uomini 'vocati' che intendono offrire se stessi alla Chiesa per il ministero sacerdotale. Un ruolo importante, per raggiungere questo obiettivo, ce l'ha sicuramente la promozione del Concorso Scolastico,curato dalla professoressa Lucrezia Carlucci,tra i giovani che devono essere al centro dell'impegno dei Serrani .

Il programma è stato condiviso e apprezzato dai Serrani presenti che, con impegno ed entusiasmo, lo porteranno avanti nei singoli distretti:a partire dal presidente del Serra Club di Matera,Gabriele Draicchio ,Maria Cristina Silvestrini del Club di Taranto,Filly Franchino del Club di Lucera,Teodato Pepe di Cerignola,Emanuele Pirato di Altamura,Savino Murro di Potenza.

Dopo il pranzo,la direttrice del Centro di Solidarietà 'Padre Maestro',suor Carmela Sessa,ha accompagnato i Serrani in una passeggiata guidata da Don Marco Trivisonne, nell' "orto degli ulivi" annesso al centro,che si è conclusa con un momento di preghiera comunitaria e di riflessione sull'importanza della sofferenza in sacrificio dell'umanità.

Gesù muore sulla croce e ci conduce ad una nuova esistenza segnata da un nuovo patto.

Quel legno, segno di maledizione, viene trasformato da Gesù in segno di benedizione per l’umanità di tutti i tempi. Quel legno, segno di vergogna e di morte, viene trasformato in simbolo di grazia e di vita. Su quel legno, il Figlio di Dio si fa «patto» per il suo popolo: patto ultimo, definitivo, eterno. La fedeltà di Dio verso ciascuno e ciascuna di noi, si è espressa nel sacrificio stesso della croce. Nelle mani e nei piedi, forati dai chiodi, nel costato aperto e nella carne martoriata del Cristo, si fa strada l’atto d’amore estremo di Dio per l’umanità. Ecco allora che il nostro mutismo di fronte all’orrore che la morte di Gesù ci provoca, in un qualche modo può trasformarsi in un atto di riconoscenza gioiosa: riconoscenza verso quell’amore sconfinato che abbraccia tutti noi. Le braccia aperte del «Crocifisso» includono tutti e tutte in una nuova alleanza che trasforma la morte in vita. Nella croce, noi vediamo già l’immagine del sepolcro aperto, perché Dio non ha mai tradito le sue creature. Nella croce, noi assaporiamo già la sconfitta della morte, anche della nostra, perché Dio non ha mai smentito le sue promesse.

Margherita Lopergolo

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dai club e distretti

Roma 304

Il significato dell’amicizia

Fervida ed ininterrotta l’attività del Serra Club di Roma in questo ultimo periodo, che è coinciso con il suo cinquantennale, con il Giubileo Straordinario della Misericordia nonché con la canonizzazione di Junipero Serra e si è concretizzata in una moltitudine di iniziative a sostegno dei seminaristi romani, con particolare riferimento al Pontificio Seminario Romano Maggiore, dapprima con il Rettore don Concetto Occhipinti ed ora con il neo Rettore don Gabriele Faradini. Una vicinanza che testimonia a pieno il concetto di amicizia serrana, così ben espressa persino da Papa Francesco nel suo messaggio ai serrani del mondo e che nella recente conviviale, con il Serra romano guidato oggi dal dott. Doriano Froldi, è stato fatto visionare ai seminaristi di San Giovanni in Laterano.

“Si è amici – ha detto Sua Santità – solo se l’incontro non rimane esterno o formale ma diventa condivisione del destino dell’altro, compassione, coinvolgimento che conduce fino a donarsi per l’altro. Ci fa bene pensare a ciò che fa un amico: si affianca con discrezione e tenerezza al mio cammino; mi ascolta in profondità, e sa andare oltre le parole; è misericordioso nei confronti dei difetti, è libero da pregiudizi; sa condividere il mio percorso, facendomi sentire la gioia di non essere solo; non mi asseconda sempre, ma, proprio perché vuole il mio bene, mi dice sinceramente quello che non condivide; è pronto ad aiutarmi a rialzarmi ogni volta che cado”.

Ed è proprio questa l’amicizia che il Serra Club di Roma, insieme ai tanti Serra Club d’Italia, si pregia di donare ai sacerdoti, per il tramite della condivisione, della preghiera e di occasioni laiche di incontro, di spessore sociale e dai contenuti densi di bellezza. È ciò che è accaduto, in ogni occasione, sempre e comunque, al Serra Club di Roma sotto la presidenza della Prof.ssa Rosa Santi, oggi Past President. Tanti gli argomenti, in cui sono stati presenti anche i seminaristi, che si sono susseguiti, con la guida spirituale oramai da ben venticinque anni di mons. Vittorio Formenti: dalla conferenza del dott. Luigi Di Mauro già Direttore Generale del Ministero della Giustizia Dipartimento Minorile e membro del nostro Direttivo di Club, sul tema “rapporto tra responsabilità ed educazione”; alla conferenza del dott. Roberto Razzano, già Dirigente Generale di Pubblica Sicurezza, con oltre quaranta anni su vari fronti operativi della Polizia di Stato da Agrigento a Bolzano, Direttore della VI Zona Polizia di Frontiera, attuale membro del Direttivo del Serra Club di Roma, è intervenuto sulle principali normative nazionali ed internazionali che disciplinano il riconoscimento dello “Status” di rifugiato; all’intervento della Prof.ssa Vincenza Palmieri, Presidente di I.N.P.E.F., l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare e Presidente di A.N.P.E.F., l’Associazione Nazionale dei Pedagogisti Familiari, nota per l’Impegno Civile e Sociale e per la fondazione della Pedagogia Familiare in Italia, sul tema “Minori e minori, in Italia”; all’intervento di Sua Eccellenza il Vescovo mons. Lorenzo Leuzzi, Delegato dalla Diocesi di Roma per la Pastorale Universitaria e per l’Assistenza Religiosa negli Ospedali di Roma, con il suo libro “Il Vangelo della Misericordia”, alle riflessioni preziose ed all’accompagnamento dello stesso mons. Vittorio Formenti; all’organizzazione delle “Cene Francescane” con la partecipazione di Padre Giovanni Pucci, Presidente del Comif, il Comitato Missioni Francescane, ente benefico che da anni collabora con il Serra a sostegno di attività utili alla collettività laica e religiosa, anche in territori non italiani e alquanto disagiati, come la Bolivia.

Costante la partecipazione anche agli eventi del Serra Italia: dai Consigli Nazionali Italiani, anche presso il Divino Amore, al Serra Day ad Assisi, alle riunioni distrettuali dapprima con il Governatore avv. Paolo Belmonte poi con la Prof.ssa Mary Semprimi Ancarani, agli eventi interdistrettuali, ai congressi nazionali dell’Ufficio Nazionale pastorale Vocazionale a Roma, alle giornate mondiali delle Vocazioni tra cui quella di Viterbo, alle cerimonie promosse dalla Commissione Liturgica del Serra di Roma, da Salvatore Pignata responsabile della stessa commissione non solo a Roma ma su territorio nazionale, con l’assidua presenza della Presidente Nazionale Prof.ssa Maria Lusia Coppola e l’incentivo di alcuni messaggi del Presidente dott. Manuel Costa, in particolare sui temi dell’anno che il club ha sempre fedelmente seguito. Il tutto in una sensibilità serrana, essenziale ed entusiasta e comunicata dal Vice Presidente Nazionale alle Comunicazioni Amm. Cosimo Lasorsa e dalla dott.ssa Viviana Normando direttore de Il Serrano on line e dagli strumenti mediatici serrani. Indelebile il ricordo di chi è stato un pilastro di questo club come di tutto il Serra Italia come il Prof. Ugo La Cava.

Straordinaria, poi, la vicinanza manifestata alle Istituzioni con cui, ad esempio, si sono condivisi momenti vivificati come con l’Arciconfraternita di S. Maria di Odigitria in Roma, con il Primicerio mons. Giuseppe Blanda, con cui il Serra ha deposto la corona di fiori nel giorno dell’Immacolata, a Maria Madre di tutte le Vocazioni.

Un capitolo rinnovato e vivificato della storia romana del Serra che oggi procede spedita..

V. N.

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Sinodo dei giovani

Pisa 449

I serrani di Pisa si sono riuniti per ascoltare e meditare su tale argomento DON SALVATORE GLORIOSO “Incontrare, accompagnare, prendersi cura di ogni giovane, nessuno escluso”. È la prospettiva del documento preparatorio del Sinodo dei giovani, in programma nell’ottobre del 2018 sul tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. A parlare del documento, prima della presentazione ufficiale in Sala Stampa vaticana, è stato lo stesso Papa Francesco, con una lettera in cui assicura: “Un mondo migliore si costruisce anche grazie a voi”. La Chiesa, a partire dai suoi pastori, “è chiamata a mettersi in discussione” per superare schemi, “rigidità” e linguaggi “anacronistici Tutti i giovani , nessuno escluso, anche i non credenti , attraverso un sito Internet, potranno rispondere a domande dedicate sulle loro aspettative di vita con un questionario on line.

Ci sono molte “differenze” tra i giovani dei cinque Continenti – la prima delle quali è quella tra maschile e femminile – ma ciò che accomuna i giovani tra i 16 e i 29 anni, si legge nel documento preparatorio del Sinodo, è il fatto di vivere “in un contesto di fluidità e incertezza mai sperimentato in precedenza”.

“A fronte di “pochi privilegiati”, molti vivono “in situazione di vulnerabilità e di insicurezza, il che ha impatto sui loro itinerari di vita e sulle loro scelte”.

Tra le sfide da raccogliere, quella della “multiculturalità”. In molte parti del mondo, i giovani sperimentano condizioni di “particolare durezza”. Ma desiderano , comunque, essere parte attiva dei processi di cambiamento del presente.

Oggi si parla del “mistero dei giovani”. Gli adulti spesso non riescono a comprendere la crisi che esiste dietro i ragazzi che apparentemente sembrano avere tutto….

Ma se ci fermiamo un attimo a riflettere vedremo che la crisi è data da eventi come: bullismo, sfruttamento, il corpo come merce , stupefacenti, apparire e non essere….

Il Santo Padre decide di fare un cambiamento epocale perché dà, forse per la prima volta nella Chiesa, la parola ai giovani e gli adulti devono mettersi in ascolto.

Ascolto ed empatia con la persona prima di giudicare.

Come fare? Gesù ci insegna l’arte di suscitare domande. Capire cosa il giovane desidera e aiutarlo nelle scelte.

L’adulto deve uscire “ abbandonare gli “schemi”, vedere “passare del tempo” con i giovani per “ascoltare le loro storie”, chiamare “ridestare il desiderio, smuovere le persone da ciò che le tiene bloccate, porre domande, consapevoli che, non ci sono risposte preconfezionate.

3 cose importanti: – Riconoscere i desideri dei giovani – Interpretare – Scegliere Pastorale vocazionale, inoltre, “significa accogliere l’invito di Papa Francesco a uscire, anzitutto da quelle rigidità che rendono meno credibile l’annuncio della gioia del Vangelo, dagli schemi in cui le persone si sentono incasellate e da un modo di essere Chiesa che a volte risulta anacronistico”.

“Tutta la comunità cristiana deve sentirsi responsabile del compito di educare le nuove generazioni”, e si auspica il coinvolgimento dei giovani negli organismi di partecipazione delle comunità diocesane e parrocchiali, a partire dai consigli pastorali”. No,all’improvvisazione e all’incompetenza: servono “adulti degni di fede, credenti autorevoli, con una chiara identità umana, una solida appartenenza ecclesiale”.

“Insostituibile” il ruolo educativo svolto dalle famiglie ma anche della scuola.

I nostri giovani, purtroppo ,stanno imparando a vivere “senza Dio” e “senza Chiesa” salvo affidarsi a forme alternative di religiosità. “Oggi scelgo questo, domani si vedrà” Scelte non definitive ma precarie.

I metodi di comunicazione degli adulti e la loro esperienza è ormai obsoleta.

Necessario sviluppare una cultura adeguata che interagisca con quella dei giovani sempre più “iperconnessa”.

E la Chiesa come si pone nei confronti di un mondo così cambiato?

Il Sinodo porterà a scelte e cammini inediti: avrà il compito di far riflettere i giovani su “perché credo” e “in cosa credo”.

Intanto il primo cambiamento : l’ascolto dei giovani passa dal Web perché la rete è una dimensione quotidiana nella vita dei giovani: il sito raggiungibile all’indirizzo http://youth.synod2018.va Questo permetterà , speriamo, un ampia partecipazione di tutti i ragazzi del mondo e conoscere il loro punto di vista in modo che la Chiesa posso offrire risposte chiare e puntali In fondo ,forse i nostri ragazzi, cercano e non riescono a trovare La Verità ben chiara a noi adulti Non ci perdiamo di animo, poniamoci in ascolto dei nostri ragazzi, sicuramente avremo anche noi adulti qualcosa da imparare da loro.

M. Gemma Sarteschi

Giugno-Dicembre 2017

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dai club e distretti

Il servizio del Serra Genova Nervi 476 a favore delle Vocazioni

Nel primo incontro dell’anno, don Carlo Migliori, Cappellano del Serra di Genova Nervi, ha presentato il tema che sarà sviluppato durante il cammino formativo del nuovo anno sociale Nel presentare il tema dell’anno, don Carlo ha subito accennato all’esigenza di una nuova pastorale verso i giovani. E ha osservato che i serrani, in quanto coinvolti in un grande rapporto d’amore con il Signore, sono dei chiamati (a una vita di fede). Da chiamati, diventano chiamanti. Il discepolo, infatti, “è trasformato dalla gioia di sentirsi amato da Dio e non può trattenere questa esperienza solo per sé” (così il Papa nella 54.a giornata mondiale di preghiera per le vocazioni).

Dal dono d’amore della fede, nasce l’impegno missionario a trasmetterla al prossimo aprendoci, ha aggiunto Francesco, all’azione dello Spirito, con l’ascolto della Parola, con la preghiera (assidua e contemplativa), e curando l’Eucaristia, “luogo privilegiato di incontro con Dio”.

Particolare cura va posta, ha rilevato il relatore, nell’accompagnamento dei giovani, offrendo un cammino di maturazione integrale, umana e spirituale, utile ai fini del discernimento vocazionale. È essenziale comprendere gli interessi e le aspettative dei giovani afflitti da senso di solitudine, usare il loro linguaggio. E, come ha osservato un noto serrano, Cosimo Lasorsa, oggi possiamo contare sul fatto che “ci saranno meno sacerdoti, ma certamente più consapevoli e preparati”.

Di recente, il card. Mauro Piacenza (prefetto della Congregazione per il Clero), ha rimarcato che il problema non è tanto la scarsità delle vocazioni sacerdotali, quanto la fede, “l’ardore missionario” delle famiglie, delle comunità, degli stessi pastori.

Alle gravi fragilità affettive, che creano ferite profonde, sappiamo offrire una solida proposta formativa, “teologicamente fondata in una compiuta cristologia e in una conseguente chiara e luminosa ecclesiologia”? Anche la scelta del celibato va intesa come “imitatio Christi” (così fu per gli apostoli e per la Chiesa delle origini).

Don Carlo ha poi citato i risultati di un’indagine del 2015 sul rapporto dei giovani con la fede (9000, tra i 18 e i 29 anni) : è emerso che, se per i giovani di 40 anni fa, Gesù era solo un grande profeta, l’attuale generazione non è ”incredula e senza Dio (…), ma in ricerca, con scarsa conoscenza della dottrina, una pratica precaria e la fiducia in Papa Francesco”.

Sta a noi mostrare che Gesù è la Persona che cercano, l’Unico che può appagare il loro desiderio di Assoluto.

Quella odierna è una “generazione di mezzo”, tra un passato (con relativo modello culturale) che non c’è più e un futuro che non c’è ancora. Si delinea così un modello che apre “nuove modalità di vivere la fede, più personali, meno convenzionali”. Ma molti, non avendo la preparazione per trovare l’autenticità di vita che cercano (né una comunità cui riferirsi), si chiudono nella solitudine.

Circa le diffuse crisi adolescenziali (che allontanano i giovani dalla Chiesa dopo la Cresima), don Carlo ha osservato che essi hanno un’idea distorta della fede, che viene confusa con l’etica. Sentiamo uno di loro: “Io forse non sono un cristiano ma ho un’etica tendenzialmente cristiana”.

Questi giovani hanno “un’idea di vita cristiana piena di obblighi e di divieti” e una formazione religiosa sostanzialmente moralistica. Spesso, almeno a livello esteriore, resta qualcosa dei valori ricevuti negli anni del catechismo, ma le radici non sono

Livorno 486

Le povertà esistenziali

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Al via l’anno sociale del Serra club. Tema di quest’anno: le povertà esistenziali: crescere nell’accoglienza per crescere nella vocazione” Dopo aver partecipato insieme alle celebrazioni al Santuario di Montenero i Serrani insieme al proprio cappellano padre Gabriele Bezzi si sono riuniti alla Barcarola per iniziare l’anno sociale 2017/2018. Il neo Presidente, dott. Giacomo Sargenti, prima di passare ad illustrare il programma dell’anno, ha voluto ricordare i due amici e soci scomparsi recentemente, Marco Creatini e Giovanni Mancusi: “ Sono stati dei Serrani che hanno partecipato con entusiasmo ed assidua collaborazione alla missione del Serra International, vivendo il loro servizio nel pieno spirito di collaboratori di Cristo, uscendo da se stessi per vivere la festa dell’incontro con il Signore nel cammino percorso dal nostro Santo Junipero Serra. Sicuramente ci mancheranno le loro presenze, i loro consigli, la loro persona; siamo certi però che come tutti noi Serrani, la loro volontà sia stata quella di aver vissuto come testimoni di quel grande progetto che è “il senso della vocazione cristiana” riscoprendolo ancora di più in quella particolare amicizia che unisce i Serrani ai Sacerdoti ed ai Seminaristi.” Sargenti, ha quindi presentato il tema dell’anno indicato dal Presidente Nazionale di Serra Italia (Dott. Manuel Costa)

il serrano n. 142

dai club e distretti profonde. In realtà, se pochi restano nella Chiesa dopo la Cresima, vuol dire che “non hanno conosciuto” Gesù e il Vangelo.

Altri giovani, per fortuna, avendo percepito la bellezza della fede, riconoscono che “credere da’ speranza, consolazione, aiuto, amore”. Avvertono il bisogno del Padre, che non lascia mai soli, hanno scoperto che “nel credere in Dio c’è di bello che tu sai che c’è sempre Lui e ci sarà sempre”.

La Chiesa è mater et magistra se intercetta l’ansia esistenziale dei giovani. La pastorale deve fondarsi su dialogo e ascolto, personalizzando l’Annuncio (come fece Gesù). Evangelizzeremo questa generazione se diventeremo “segni di una presenza accogliente, misericordiosa e fedele, immagine del Dio che i giovani cercano e che in Gesù ha rivelato il suo volto di Padre buono”. È sempre attuale quanto affermò Giovanni XXIII circa lo scopo del Concilio, che non era tanto l’approfondimento della dottrina, quanto la ricerca di modalità di evangelizzazione adatte ai tempi.

Uno stretto intreccio lega e arricchisce le generazioni: i giovani imparano a credere dagli adulti, ma in modo critico e selettivo, attento ad accogliere e a rifiutare. E noi riconosciamo che i giovani, costringendoci “ad aprirci alle novità e al futuro”, ci evitano di diventare “testimoni di un cristianesimo che non sa (…) intuire i segni del tempo e pertanto non riesce a stare dentro la vita”.

Certo, il futuro della fede passa per un “ritorno al passato”, per una riscoperta dello stile di Gesù: Nicodemo, i malati, il centurione, ecc., ciascuno di essi ha incontrato il Signore in modo personale.

Per i giovani la fede è credibile solo se la vedono vissuta (da chi la propone). La buona notizia, quindi, non va presentata solo a parole, “ma con uno stile di vita che ne sia specchio, nella misericordia e nell’accoglienza, dentro un’esperienza comunitaria reale, fatta di relazioni vere”. Come educatori, dobbiamo “mostrare come la fede (…) sia alleata della domanda di felicità, di pienezza, di senso che vi è nella profondità di ciascuno”.

Molti giovani intervistati non hanno incontrato “veri compagni di viaggio per la loro formazione cristiana”, ma presenze anonime. Alcuni, invece, nel percorso di fede hanno trovato “una presenza viva, dentro un dialogo personale”. Al tempo dei catechisti seguirà “la stagione degli educatori dentro la vita ordinaria”? Se le vecchie strutture pastorali non hanno evitato la fuga dei giovani dalla Chiesa, con l’aiuto dei laici forse troveremo vie nuove, ispirate “all’amore del Vangelo”.

Don Carlo ha poi osservato che le Giornate Mondiali della Gioventù sono momenti importanti di incontro e di proposte forti e coinvolgenti, ma restano esperienze isolate. E allora perché non immaginare un Convegno ecclesiale di giovani, simile al Convegno di Firenze del 2015? Potrebbe essere un’occasione di rinnovamento, in cui “mettersi in ascolto, per lasciarsi provocare da loro”.

In questa direzione va anche una recente scelta del Papa, che pone al centro del Sinodo dei Vescovi 2018 il tema “i giovani, la fede e il discernimento vocazionale” (c.d. Sinodo dei Giovani).

Il “Progetto giovani”, comunque, ha evidenziato, un certo interesse sui temi religiosi. Un giovane, ad esempio, ha rilevato che il Cristianesimo è “l’unico esempio di Dio che va in cerca dell’uomo, un Dio estremamente misericordioso, e non dell’uomo che va in cerca di Dio”. Dal Concilio Vaticano II in poi, il confronto con le altre religioni è una grande sfida per la Chiesa, oggi ancora più cruciale, dato che il dialogo tra le culture facilita i processi di integrazione dei migranti.

Il relatore ha concluso il suo apprezzato intervento con citazioni della dichiarazione conciliare Nostra Aetate, (n. 1), che sottolinea come gli uomini attendano dalle varie religioni la risposta a ciò che turba l loro cuore, enigmi come “la natura dell’uomo, il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l’origine e lo scopo del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte ….”.

Sergio Borrelli “Nuovi linguaggi e nuovi gesti, credibili e concreti, per chiamanti e chiamati: il servizio del Serra a favore delle vocazioni” che ha influito nell’elaborare per la realtà livornese, un programma che pone il Serrano al centro delle complessità esistenziali della vita sociale attuale e che è capace di proporre nuovi linguaggi e gesti che sappiano far crescere il seme delle vocazioni anche in quei contesti di drammaticità sociale rappresentati dall’emarginazione, dall’esclusione, dall’isolamento.

L’agenda degli incontri è fitta ed è scandita anche da momenti di preghiera. Gli approfondimenti riguardano vari tipi di povertà, dalla difficile situazione delle carceri, all’emarginazione giovanile, al martirio per testimoniare la propria fede in luoghi di persecuzione e i relatori invitati sono nomi di spicco nei vari ambiti. Questi ed altri argomenti verranno proposti alla città per gettare semi e aderiscono all’invito di Papa Francesco il quale nella Convention Mondiale del Serra International tenutasi a Roma nel mese di giugno durante l’udienza aveva invitato i Serrani a: • Sapersi mettere in discussione • Il coraggio di osare • Non permettere alla paura di prevalere sulla creatività • Non essere Cristiani da museo che temono i cambiamenti • Operare con coraggio ed audacia senza aver paura nel rinnovare le strutture Serrane • Spalancare nuovi orizzonti, facendo spazio ai giovani e preparando il futuro.

Daniela Musumeci

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77 Sanremo 3

Linguaggio della mente, del cuore e delle mani

La scorsa serata, che il Serra Club Sanremo ha svolto nell’ambito del programma annuale, ha voluto far ammirare la concretezza del “pensare, sentire e fare……usando il linguaggio della mente, del cuore e delle mani…….per scoprire la propria vocazione”.

Siamo scesi nell’inferno della Sierra Leone accompagnati da una figura di medico che da anni si spende nel salvare e riaccompagnare a dimensioni più umane i bambini che laggiù vivono terribili esperienze.

“In Sierra Leone……”, ecco le sue parole “ operiamo da diversi anni in una realtà tra le più povere del mondo, con profonde ferite provocate da una lunga guerra civile e, più recentemente, da una grave epidemia da Ebola..”

Ma perché chiamato a “fare”? Perché ha “pensato e poi sentito”? …. ”Era da tempo” dice “che dentro di me stava maturando qualcosa ma non capivo. Durante un convegno di medicina ho avuto l’occasione di visitare un convento di Padri Saveriani ed al cospetto di uno di loro, questo mi disse: ti stavo aspettando… .Lì ha inizio la mia risposta”.

Roberto Ravera, milanese, un laico che ha gettato l’ancora al di là del proprio orizzonte.

Il suo progetto, che attua con grandi difficoltà, vuole apportare un modello di intervento clinico - il Dr. Ravera ha esperienza di Primario di Psicologia Clinica e di insegnamento universitario – riabilitativo ed educativo nell’ambito della salute mentale dei minori. Opera con volontari e personale locale da lui formato, lavorando, in termini di cooperazione “sostenibile”, a percorsi in grado di funzionare in modo autonomo nel medio e breve termine.

“Abbiamo strutture di accoglienza, formazione e sanitarie, tutto realizzato con grande fatica. Operando in situazioni di emergenza anche improvvisando, talvolta. La nostra forza sta nel credere in noi sapendo che, se anche siamo una piccola goccia nel deserto, possiamo far nascere e rinascere una speranza; contiamo solo su chi ci aiuta, sugli amici, sulle persone sensibili che hanno visto e capito queste tragedie; siamo una piccola realtà che lavora direttamente, senza intermediari tanto meno finanziari. E laggiù neanche ci aspettiamo un grazie, non siamo andati per questo”.

Immagini scioccanti. Bambini e bambine che a dieci-dodici anni dimostrano molto, molto di più. Torturati sia fisicamente che psicologicamente. Condannati ad umiliazioni che neanche capiscono.

Continua Ravera: “da più anni attiviamo progetti di ricerca sul trauma emotivo dal punto di vista neurofisiologico in collaborazione con il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Parma. Proprio per il nostro modo concreto e credibile di operare sul territorio, siamo chiamati a svolgere seminari formativi anche per le organizzazioni internazionali”.

FHM ITALIA onlus, questo oggi è il nome di chi pienamente ha risposto alla propria vocazione di laico per la vita.

Il cappellano, Don Claudio Fasulo, ci ha guidati in una breve riflessione finale.

Marco Crovara

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Scuola di filosofia

Aversa 10 02

“La scuola di filosofia” è un percorso didattico/ formativo ideato e promosso da Serra club Aversa. In questo sesto anno della sua attività a favore delle Scuole del territorio, propone lo studio per l’approfondimento del tema: SCIENZA E FEDE IN BLAISE PASCAL. Considerata la viva attualità dell’argomento, particolarmente dibattuto negli ultimi anni con pubblicazioni di testi e articoli che hanno suscitato attenzione profonda in credenti e non, accendendo riflessioni e pareri che hanno coinvolto autorevoli rappresentanti del mondo delle scienze e della fede (come, ad esempio, i professori Antonino Zichichi, Piergiorgio Odifreddi, Umberto Veronesi, il papa emerito Benedetto XVI e Papa Francesco) ; considerato che, aderendo al progetto, si può consentire agli alunni di riflettere sullo stesso argomento senza subire i condizionamenti che possono venire dal mondo attuale e, quindi, in maniera serena e spassionata, esaminando l’itinerario di ricerca pluridecennale percorso da Pascal (uno dei maggiori scienziati, inventori, filosofi ed uomini di fede del Seicento, fondatore con Galilei della scienza moderna) nella sua indagine sullo stesso tema del rapporto tra scienza e fede; viene proposto lo studio dello scienziato e filosofo BLAISE PASCAL che , da ragazzo, seguendo l’insegnamento del padre Stefano, sosteneva la massima secondo la quale tutto ciò che è oggetto della fede non può esserlo anche della ragione, ma poi passò negli anni della maturità ad affermare la ragionevolezza della fede cristiana e ad indicarla come la migliore chiave di lettura per sciogliere gli enigmi e le contraddizioni che segnano la vita dell’uomo.

Alla scuola partecipano i Licei del nostro territorio, con i docenti e gli allievi designati dai Dirigenti scolastici che hanno sottoscritto il protocollo di intesa per tutto lo svolgimento annuale del progetto, calibrato in incontri mensili che si terranno a rotazione negli istituti in rete; cui quest’anno si aggiunge un percorso parallelo negli istituti di scuola secondaria di I grado condotto secondo la metodologia consigliata dal Crif- P4C ( centro ricerche di filosofia, riconosciuto dal Miur) , a favore degli adolescenti. Gli studi, le ricerche, il materiale didattico elaborato verrà presentato a fine anno, con la consegna degli attestati.

L’obiettivo primario che si pone la scuola di filosofia, diretta dal prof. Antonio Serpico, è di guidare gli allievi all’elaborazione di un pensiero autonomo e critico sulla vocazione alla vita, alle scelte esistenziali, alla libertà individuale.

La lezione introduttiva al corso annuale è tenuta dal prof. Domenico Massaro, docente dell’Università di Siena che tratterà il tema” Pascal, scommessa su Dio”.

Maria Luisa Coppola

La perdonanza

L’Aquila 4 44

Cari amici Serrani il 23 Agosto 2017, ha avuto ufficialmente inizio la 723a Perdonanza Celestiniana, evento che sarà nel 2018, inserito nel Patrimonio immateriale dell’Unesco e che, a ragione, è considerato il momento di massima espressione della città di L’Aquila, cui Papa Celestino V, ha affidato, con il primo Giubileo della storia, un messaggio di riconciliazione e di pace.

La settimana è densa di eventi religiosi, culturali e celebrativi che richiamano presenze da ogni dove, all’insegna della solidarietà, dell’euguagliana e della coesione ed ha il suo culmine ai vespri del giorno 28, quando, la “Bolla del Perdono”, custodita per volere di Celestino dalla Municipalità aquilana, viene portata in corteo fino alla Basilica di Collemaggio, fatta erigere dall’Eremita del Morrone e nella quale Egli assunse al Soglio Pontificio il 29 Agosto del 1294.

Il nostro Club ha partecipato alla Perdonanza Celestiniana sfilando,con il proprio Gonfalone, al Corteo, che ha accompagnato la Sacra Bolla dal Palazzo Municipale alla Basilica di Collemaggio, ed alla Veglia solenne della salma del Santo Papa Celestino V ( tenutasi all’esterno della Basilica, non ancora completamente ristrutturata dopo il terribile sisma del 2009 e poi del 2016 ). È stato inoltre il promotore del restauro dei bozzetti, custoditi nel Museo Munda , del Pittore polacco Carl Borromaus Ruthart, che fu monaco celestino e che visse e morì all’Aquila nella seconda metà del ’600, e le cui opere sono esposte nei maggiori e più prestigiosi Musei del mondo.

Al pittore ,che fece di Celestino V il tema principale dei suoi dipinti, che affrescano la navata della Basilica di Collemaggio, sarà dedicata una mostra a Danzica e a L’Aquila.

Il nostro Club ha inoltre partecipato, con gli altri Club Service cittadini, sempre nell’ambito della Perdonanza, alla valorizzazione di una fontana, situata sul viale che conduce alla Basilica, particolarmente cara al cuore degli aquilani per le proprietà salutari della sua acqua.

Maria Luisa Coppola

dai club e distretti

Primo incontro percorso formativo Matera 463 concorso scolastico

Con l’incontro dell’8 novembre scorso ha avuto inizio il percorso formativo organizzato dal Serra Club di Matera,riservato agli alunni referenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado di Matera e dei Comuni della diocesi Matera-Irsina, propedeutico alla partecipazione al concorso scolastico abbinato alla VI edizione del “Premio letterario Mons. Francesco Conese”.

Il percorso formativo vedrà coinvolti gli alunni referenti, tutor nella propria classe, in un secondo incontro che si terrà il 7 dicembre, affinché possano essere messi in condizione di sviluppare la tematica del concorso dettata a livello nazionale dal CNIS: “Ciascuno di noi è chiamato a costruire un suo progetto di vita, con il coraggio del navigatore alla ricerca del proprio orizzonte.

Papa Francesco invita ad usare armonicamente l’intelletto, il cuore e le mani e cioè il nostro pensare, il sentire e il fare. Come pensi di mettere in pratica questo invito?”

Gli oltre ottanta alunni,accompagnati dai genitori e dai docenti, sono stati accolti da S.E. Monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, nel Salone degli Stemmi della Curia Arcivescovile,situato in Piazza Duomo a Matera. Un nobile palazzo,accanto alla Cattedrale, il cui nome deriva dalle insegne araldiche che accompagnano i ritratti dei vescovi sulle facciate della sala che si è illuminata di una luce nuova grazie alla gioia e all’entusiasmo dei ragazzi.

Dopo i saluti del Presidente del Serra club di Matera - distretto 73-Puglia -Basilicata ,Gabriele Draicchio, e della Presidente della Commissione Concorso Scolastico, professoressa Lucrezia Carlucci, Monsignor Caiazzo ha letto ai ragazzi il testo della canzone di Jovanotti, “Pieno di vita”, esortandoli a guardarsi negli occhi e a scoprire le potenzialità enormi nascoste in ognuno e ad attingere ad una fonte di vita vera per essere felici.

Tra l’entusiasmo di giovani e adulti ha avuto inizio il laboratorio pedagogico della professoressa Margherita Lopergolo che ha spiegato agli studenti il fine di questo incontro di formazione, ovvero conoscersi per essere consapevoli di se stessi, tirando fuori emozioni, punti di forza,debolezze e valori.

Solo così si potrà dare un senso al nostro cammino tra spazi di luci che ci fanno restare e non fuggire dalla strada maestra.La professoressa ha sottolineato l’importanza di essere consapevoli dell’unicita’ di ogni individuo e della consapevolezza che vivere è un dono sempre e, proprio in questa società in cui tutto è estremamente variabile,in cui tutto cambia velocemente, i giovani,diamanti in attesa di essere levigati, sono i più a rischio di essere travolti dal riaffiorare dei sette vizi capitali sotto nuove forme espressive:consumismo, conformismo, spudoratezza, vuoto e,soprattutto, indifferenza.

I ragazzi sono stati invitati a costruire ponti e non alzare muri, come recitano le parole del Papa, e si sono stretti la mano in un bellissimo quadro di fratellanza e comunione.

Nel viaggio alla scoperta dell’interiorità dei ragazzi, la professoressa Lopergolo si è avvalsa di una cornice nella quale racchiudere i volti degli studenti come in un ritratto d’autore, di una rete con cui pescare i bigliettini contenenti i pensieri più profondi scritti da loro, e un taccuino sul quale appuntare le emozioni,le impressioni delle loro esistenze, per scoprire se sono abitate da Dio e quali sono i frutti della sua presenza nelle loro vite, a partire dai rapporti interpersonali, alla famiglia di provenienza e arrivare alla società che li circonda.

Solo dopo una profonda conoscenza di se stessi ci si potrà interrogare su cosa fare da grandi: la vocazione cristiana è innanzitutto il testimoniare la propria fede nella società in cui si vive.

Costruire una famiglia è una vocazione,fare del lavoro quotidiano una palestra di carità è una vocazione, sorridere e sostenere il fratello che ci passa accanto è una vocazione.

Pertanto, per seguire la propria vocazione è necessario un atto di coraggio che risvegli la nostra forza di volontà, senza la quale nessuno può fare nulla di grande, e che ci accompagni nel nostro esercizio dell’amore,della fede e della preghiera.

E come scrive Gio Evan in ‘Capita a volte che ti penso sempre’, alla domanda ‘Che vuoi fare da grande?’ rispondiamo che l’importante è innamorarsi sempre di quello che si sceglie di fare.

Al laboratorio pedagogico è seguito un laboratorio teatrale tenuto dalla dottoressa Rosy Piaggione, esperta di comunicazione e organizzazione eventi internazionali, la quale ha sperimentato, con la partecipazione vivace e collaborativa degli studenti, un momento molto coinvolgente di animazione improvvisata mettendo in scena un progetto di vita .

Il prossimo incontro con i ragazzi della scuola secondaria di primo e secondo grado vedrà al centro del percorso formativo la vita di San Francesco d’Assisi con la lettura del bellissimo racconto di Hermann Hesse e la drammatizzazione improvvisata .

Mentre, il 24 novembre e il 15 dicembre, presso l’Oratorio della Parrocchia di San Giovanni di Matera, Don Francesco Gallipoli, insieme alla professoressa Lopergolo e alla dottoressa Piaggione,incontreranno gli alunni della Scuola Primaria per riflettere insieme sulla traccia del concorso: “Cosa vorresti fare da grande? Descrivi il tuo progetto di vita per il futuro,le tue aspirazioni,i tuoi ideali”.

Margherita Lopergolo

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il serrano n. 142

Il Serrano e la Pace del Natale Gesù con la Sua persona è venuto per riconciliarci con il Padre e per donarci la Sua Pace. Gli Angeli cantano: “Pace in terra agli uomini di buona volontà”.

Queste parole rivolte a tutti gli uomini di buona volontà interpellano personalmente ciascuno di noi. Come cristiani e come Serrani dovremmo sempre essere in prima linea come testimoni di pace, di quella pace autentica che ci ha portato Gesù e che nasce nel nostro cuore per poi essere trasmessa intorno a noi, nella famiglia e nella società.

Auguro a tutti gli amici Serrani ed ai lettori di questa nostra rivista un sereno e santo Natale nella tenerezza e nell’amore di Gesù; che la Sua Pace celeste e gioiosa penetri nel più profondo dei nostri cuori.

Manuel Costa

Quadro di Sr Marie - Anastasia Carrè Comunità delle Beatitudini

Giugno-Dicembre 2017

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ALLA CHIESA CATTOLICA PER LA RIPARTIZIONE DELLE RISORSE: www.8xmille.it

5X1000 ALLA NOSTRA FONDAZIONE BEATO JUNIPERO SERRA

ti chiediamo di confermare la tua firma anche nel 2014 per sovvenire a necessità di seminari e seminaristi (non dimenticare il codice fiscale della Fondazione qui di seguito riportato)

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