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LA PIAZZA di Giovinazzo

Via Cairoli, 95 Giovinazzo 70054 (Ba) Edito da Ass. Amici della Piazza Iscr. Trib. di Bari n. 1301 del 23/12/1996 Part. IVA 05141830728 Iscr. al REA n.401122 Telefono e Fax 080/394.63.76 IND.INTERNET:www.giovinazzo.it E_MAIL:lapiazza@giovinazzo.it Fondatore Sergio Pisani direttore responsabile Sergio Pisani redazione Gabriella Marcandrea - Giusy Pisani Porzia Mezzina - Agostino Picicco - Alessandra Tomarchio - Damiano de Ceglia Marianna La Forgia - Daniela Stufano Vincenzo Depalma- Onofrio Altomare Angelo Guastadisegni - Diego de Ceglia - Michele Carlucci - Mimmo Ungaro corrispondenti dall’estero Vito Bavaro - Nick Palmiotto Giuseppe Illuzzi - Rocco Stellacci stampa - Grafiche Del Negro progetto grafico - Ass. Amici della Piazza Grafica pubblicitaria: C. Morese responsabile marketing & pubblicità: Roberto Russo tel. 347/574.38.73

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ASS. AMICI DELLA PIAZZA II TRAV. MARCONI,42 70054 GIOVINAZZO (BA) ITALY La collaborazione é aperta a tutti. La redazione si riserva la facoltà di condensare o modificare secondo le esigenze gli scritti senza alterarne il pensiero. Gli articoli impegnano la responsabilità dei singoli autori e non vincolano in alcun modo la linea editoriale di questo periodico.

Finito di stampare il 21/07/2012

editor Non un concerto qualsiasi. Ma un concertone destinato a iscriversi tra gli eventi della storia degli spettacoli a Giovinazzo. Che sarà per una notte come Melpignano. Una città piccola piccola che si metterà in frac per l’occasione. Parliamo del concerto di Caparezza che approda in tour a Giovinazzo il 30 luglio con il suo Sogno Eretico per chiudere alla grande il 13° Giovinazzo Festival Rock organizzato dalla locale Arci Tressett. Un evento completamente gratuito. Non ci saranno sedie blu o sedie bianche a pagamento. Non ci saranno settori privilegiati né barriere ad ostacolare il contatto tra i fans del rapper molfettese e il palco. Tutto si svilupperà su un unico livello per garantire equa visibilità. E’ il caso di anticipare che chi prima arriva sul luogo del concerto, nell’area mercatale (zona 167) meglio si piazza. L’agenda del sindaco è piena di urgenze, ma il 30 luglio è uno di quei giorni che il sindaco ha sottolineato col lapis indelebile: «L’Arci Tressett - spiega un abbastanza coinvolto Tommaso Depalma - porterà a Giovinazzo uno dei piú grandi spettacoli musicali italiani che si tradurrà in promozione del territorio e beneficio economico per tutti gli operatori del settore. Sarà un giorno di festa. Le polemiche mettiamole da parte.

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DI SERGIO P

L’E L’E CA CA

L’Ente Comune coadiuverà gli organizzatori con un sostegno economico e soprattutto con i supporti logistici al fine di garantire la sicurezza dell’evento e dei servizi». Già, qui viene il bello. Giovinazzo indosserà il frac, l’abito da sera per le occasioni particolarmente eleganti, o la maschera di Pulcinella? E’alla prima vera uscita stagionale, alla prima prova del nove l’amministrazione Depalma che corre il rischio di inciampare, di farsi male sulla tenuta del maggior evento musicale dell’estate giovinazzese. Lui, Tommaso Depalma che nel piccolo bestiario di una città da far west ha consegnato le


riale

PISANI

ESTATE DI DI ESTATE APAREZZA APAREZZA

tavole della viabilità sicura, dovrà gestire insieme al Comando della Polizia municipale e dei carabinieri una folla di almeno 50mila spettatori provenienti da tutta la Puglia e che non sono certo dello stesso tipo di quelli che in genere partecipano ai concerti di musica classica. Riuscirà Giovinazzo a predisporre uno speciale piano dei trasporti per garantire l’afflusso ordinato nell’area Mercatale il 30 luglio? L’appello del sindaco noi lo registriamo e ve lo riportiamo: «Usate i mezzi pubblici, i treni,i bus. Evitate l’automobile. Chi non potrà proprio fare a meno della propria

auto non cercasse di parcheggiare il proprio mezzo nel piazzale antistante l’area mercatale». L’amministrazione comunale ha predisposto in contrada Zurlo, nella zona antistante al campo sportivo R. De Pergola, parcheggi gratuiti. Basteranno? Massiccio sarà l’impiego di forze dell’ordine per garantire la sicurezza degli automobilisti e regolare il traffico delle auto in entrata e in uscita. L’estate giovinazzese 2012 sarà dunque indiscutibilmente ricordata soprattutto come «L’estate di Caparezza». E gli altri eventi? Quest’anno non si è certo potuto fare un granché perché non c’è stato il tempo per la nuova amministrazione di stravolgere i programmi già precedentemente predisposti e quindi un certo effetto copia ed incolla del programma dell’estate 2011 non è che si sia potuto scongiurare più di tanto: molti sono gli eventi ormai consolidati del cartellone dell’estate giovinazzese che termina il 10 settembre, ma qualcosa di nuovo comunque c’è. E in ogni caso il programma completo è come al solito consultabile nelle pagine interne del giornale. Non ci resta dunque che augurare «Buona estate a tutti!» SERGIO PISANI

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il

messaggio

del

I NOSTRI PRIMI 40 GIORNI

sindaco

4. IL 25 LUGLIO alle 17.30 è convocata l’assemblea di concertazione del Piano Sociale di Zona presso il comune di Molfetta per illustrare i servizi erogati dal Piano Sociale. 5. Abbiamo in mente di realizzare un polo culturale presso un immobile comunale. Ciò permetterebbe di mettere insieme le risorse previste dai fondi GAL (Gruppo Azione Locale) e le nostre disponibilità economiche e artistiche.

Carissimi cittadini, approfitto di questo spazio per ribadire le questioni affrontate nei miei primi 40 giorni da sindaco. I temi sono ordinati in maniera asistematica 1. LE PLANCE DELLA PIAZZA. Sono state divelte prima che ci insediassimo perché ritenute non a norma. Stiamo provvedendo a soluzioni alternative. Il regolamento per la diretta web del consiglio comunale e per l’utilizzo della pagina Facebook è già in cantiere e a breve verrà sottoposto al vaglio dei consiglieri comunali per eventuali modifiche e/o integrazioni. 2. QUESTIONE FUOCHI PIROTECNICi. Finalmente abbiamo ottenuto l’autorizzazione agli spari che indica PRECISAMENTE vincoli e limiti ai calibri. Resta inteso che cercheremo di attivarci per individuare un nuovo sito che possa sollevarci da tutte queste problematiche. 3. SANITÀ. Abbiamo incontrato la direzione generale ASL per illustrare le nostre problematiche sia relative al Punto di Primo intervento e sia relative ai servizi poliambulatoriali: la strategia migliore da seguire riguarda l’istituzione di un CPT (Centro Polifunzionale Territoriale) con il coordinamento dei medici di base. In virtù di questa scelta potremo usufruire di fondi regionali per ampliare l’offerta dei servizi sul nostro territorio come telecardiologia, tele-diabetologia, punto prelievo, presidio infermieristico. Infine dovrebbero partire dei lavori di ristrutturazione del nostro poliambulatorio in condizioni fatiscenti.

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6. LUNGOMARI. Si «rivede» la pista ciclabile. Riverniciarla non basta, ora c’è bisogno di repressione verso gli incivili e spingere verso l’utilizzo della bicicletta come mezzo di trasporto ‘alternativo’. Quando avremo anche le rastrelliere già messe in bilancio, tutto sarà più chiaro. Sulla «gabbia» del lungomare di ponente avete compreso la nostra posizione. Noi siamo sempre dalla parte dei cittadini e le loro esigenze sono le nostre priorità. E la vicenda della famosa scala di accesso a mare è in sintonia con questo nostro sentimento. 7. QUESTIONE CANTIERE LUNGOMARE LEVANTE. Siamo i primi a controllare giornalmente i cantieri. Speriamo che luglio sia il mese buono per chiudere il «buco». 8. STRADA STATALE GIOVINAZZO-S.SPIRITO. Abbiamo discusso con l’azienda che gestisce la metanizzazione cittadina. Per ammortizzare i costi di rete, servirebbero 1.100 domande, numero francamente difficilmente raggiungibile. L’idea è quella di definire il progetto esecutivo e provare a farlo inserire nella gara d’ambito che dovrebbe partire entro il 2013. Considerato che le risorse per sistemarla definitivamente sono inserite nel prossimo bilancio, valuteremo gli eventuali tempi di realizzazione della metanizzazione. Se fossero compatibili con le nostre esigenze, aspetteremo prima la rete del gas e poi procederemo a sistemare ‘definitivamente’ la ex strada statale. 9. GESTIONE RIFIUTI. Abbiamo ottenuto il raddoppio della royalty sul danno ambientale (siamo riusciti a raddoppiarlo), abbiamo raggiunto l’accordo sulla fruibilità della discarica fino a Novembre (l’avremmo chiusa a luglio in assenza dei nostri provvedimenti...). Per il conferimento rifiuti: la raccolta di rifiuti ingombranti è effettuata su richiesta dell’utente chiamando il numero verde 800 547467; i titolari delle attività commerciali devono depositare davanti all’ingresso della propria attività le scatole e gli imballaggi di carta e cartone, debitamente piegati, dalle 8.00 alle 9.00 di ogni giorno di apertura dell’esercizio commerciale. Dalle


9.00 alle 12.00 il personale della Daneco provvederà a ritirare quanto depositato; raccolta differenziata. 10. GAL. Abbiamo iniziato a informare e a stimolare la partecipazione ai bandi per l’imprenditoria agricola e per le agenzie turistiche. 11. ESTATE GIOVINAZZESE. Ha la stessa ‘fisionomia’delle precedenti edizioni ma con una maggiore ottimizzazione delle spese e con un decentramento dell’offerta di eventi. 12. SICUREZZA. Stiamo partecipando al bando per un progetto interessante della Protezione Civile e l’acquisizione di nuovi strumenti per l’integrazione tecnologica di comunicazione con la Protezione Civile regionale. Si procederà alla creazione di un Centro Operativo Misto (Com 7) insieme ai comuni di Molfetta e Bitonto mediante l’acquisizione (con fondi europei per lo sviluppo) di una centrale operativa mobile dotata di attrezzature necessarie al primo intervento in caso di calamità naturali. Il Com 7 integra e potenzia il Centro Operativo Comunale (Coc). 13. COMMERCIANTI / RISTORATORI. Poche parole ma chiare. Siamo disponibili a collaborare per creare sviluppo in città, a condizione che ognuno faccia il suo. Non ci sarà nessun dialogo con chi non paga i suoli pubblici o peggio ancora si “allarga” a dismisura in maniera non autorizzata. 14. PERSONALE E UFFICI. RISTABILITO IL COMANDANTE DEI VV.UU. Ci stiamo attrezzando per un front-office pluriservizi e ridaremo dignità ai nostri Vigili Urbani, un corpo letteralmente devastato in questi anni. 15. URBANISTICA. Ci stiamo attrezzando per sbloccare gli sportelli unici, abbiamo già incontrato (il 18 luglio) l’assessore regionale Barbanente per le questioni D1.1, C2 e per progetti vari. A breve inizierà il percorso partecipativo del PUG della nostra città. 16. ISTITUTO VITTORIO EMANUELE. Con il Presidente della Provincia Schitulli abbiamo iniziato a confrontarci per ridare dignità a quella struttura che è la nostra storia.

17. PULIZIA SPIAGGE. Stiamo lavorando per permettere di utilizzare dei cittadini inoccupati al servizio di pulizia mentre, la Daneco ha provvisto a mettere i bidoni dei rifiuti ANCHE sulle spiagge visto che i bidoni sul lungomare non erano sufficienti. 18. BILANCIO. IMU, salvaguardata la prima casa, (più 2 punti per mille per le seconde case, e leggero aumento dell’addizionale IRPEF). Le minori risorse trasferite dallo Stato agli enti locali, ha creato uno disavanzo, considerato che chi ci ha preceduto ha comunque speso risorse che si era capito che non sarebbero mai entrate. 19. QUESTIONE RIDUZIONE ENERGIA ELETTRICA. Stiamo cercando di razionalizzare i consumi, attraverso la sostituzione programmata delle lampade con apparecchiature di consumo inferiore e razionalizzazione sui consumi attraverso lo spegnimento anticipato. Su segnalazione vedremo di ripristinare alcune zone nevralgiche. 20. CENTRO STORICO. Pian piano risistemeremo la viabilità del centro storico facendo respirare il nostro gioiello. Abbiamo cominciato da Via Marina per dare un segnale chiaro. 21. FOTOVOLTAICO. Stiamo valutando la possibilità di impiantare impianti fotovoltaici sui nostri tetti per poter abbattere i costi sui consumi e fra qualche anno avere introiti dalla produzione di energia elettrica. 22. RUOLO DEL CITTADINO. In questo primo periodo da sindaco ho riscontrato che tante anomalie sono riconducibili a comportamenti scorretti dei cittadini (piste ciclabili, bivacchi, sporcizia sulla costa, deiezioni dei cani ecc…). Spero che voi cittadini siate consapevoli che il miglioramento passa dalla collaborazione di tutti e non dalla repressione di pochi. Come vedete la mole di lavoro è enorme. Non siamo spaventati, ma vorremmo vincere le tante battaglie che ci aspettano, avendo la certezza che i cittadini sono con noi.

Alla prossima. TOMMASO

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il

fatto

AUTO E MOTO DIVIETO DI FERMATA A VIA MARINA

MULTATIS MULTANDIS TOLLERANZA ZERO PER I TRASGRESSORI ‘…E là …esplode lo spettacolo. I tramonti’. Niente di meglio di questa sintesi di un Baricco-pensiero per riportare un altro pensiero, quello del neo sindaco Tommaso Depalma che stanco del caos incivile che si creava su via Marina per la sosta di poche auto ha deciso di vietare tout-court , ed in modo categorico, persino la fermata di qualsiasi veicolo su quel tratto del centro storico. «Anche un modo per restituire tutta la sua bellezza – così Depalma ai nostri taccuini - ad uno spettacolo davvero straordinario e che solo Giovinazzo può offrire: vedere il sole tramontare direttamente nel mare. In nessuna città della provincia, credetemi, è possibile assistere ad una cosa del genere. Se poi ci si aggiunge anche la magia delle skylines delle città vicine o il profilo del Gargano come cornici… E in ogni caso non si può pensare al rilancio di una città che può e deve diventare turistica se poi alla fine non si fa nulla per una ragione o per l’altra. Per ora solo questi piccoli interventi in emergenza, come il divieto di fermata e la rimozione (anzi più esattamente la demolizione NdR) degli inspiegabili “panettoni” in via Marina, ma è un mio personale desiderio entro l’anno prossimo liberare completamente il centro storico, bene primario da tutelare e rivalorizzare, dalla presenza delle auto al fine di renderlo totalmente fruibile ai cittadini ed ai turisti». Beh, se il buongiorno si vede dal mattino, sembrerebbe proprio una inversione di tendenza rispetto al “mutatis mutandis” (in sostanza, cambiare le cose senza in realtà cambiare nulla N.d.R) cui ci si era quasi assuefatti in tutti i questi anni; come metterla, però, con i residenti della cosiddetta ZTL artefici e vittime allo stesso tempo di quella bellezza del Centro Storico che loro in prima persona hanno contribuito a creare e conservare? Parafrasando il latino non è certo partendo da un “multatis multandis” – questa in sintesi la corale lamentela dei residenti del paese vecchio – che si può pensare di rilanciare un turismo ancora tutto da inventare e per di più attraverso una misura che sembra aggiungere danno alla beffa: sottrarre spazi in una situazione già esplosiva per la insufficienza assoluta di posti auto (e la mancanza di alternative nelle vicinanze) potrebbe trasformare in far-west una zona che tranquilla non lo è già da tempo . Liti per la circolazione ed il parcheggio, persino una aggressione refertata, la caccia al posto potrebbe diventare una miccia in una polveriera. Al momento la sensazione diffusa in loco è che l’Amministrazione non abbia tenuto nel minimo conto che i fortunati residenti sono anche e prima di tutto dei cittadini e che, come tali, hanno diritto a poter vivere pure loro almeno un minimo di vita normale come gli altri. «No, non è assolutamente così - rettifica il Sindaco parlando ora anche a nome degli altri – anzi siamo tutti consapevoli dei grandi disagi che sopportano soprattutto in alcuni giorni o in ricorrenze particolari. Ma è anche per questo che vogliamo cambiare le cose e stiamo studiando un piano di riqualificazione non solo strutturale del borgo antico; non è certo una cosa

semplice ma partirà non appena sarà possibile. E fatelo sapere in giro che i residenti del centro storico e la loro qualità di vita sono considerate priorità assolute da noi: in fin dei conti sono loro le prime guide ed il comitato d’accoglienza per gli ospiti di cui vogliamo riempire una Giovinazzo turistica così come la vorrebbero tutti. Giusto per tranquillizzare gli animi e in attesa di rivalutare i criteri per le autorizzazioni alla sosta – non è possibile che a fronte di 52 posti censiti ci siano attualmente ben oltre 430 contrassegni ZTL regolari! – sappiate però che, in contemporanea ai divieti di fermata che abbiamo posizionato in via Marina, avevamo già individuato un parcheggio “compensativo” da destinare all’uso esclusivo dei residenti autorizzati alla sosta nel Centro Storico. Solo il tempo di sistemare le cose lì, e sarà subito operativo». A questo punto che dire? Se sono rose fioriranno. E allora, tanto per rimanere nella botanica e visto che alcuni divieti sono spuntati come funghi da un giorno all’altro, speriamo solo di non dover aspettare necessariamente l’autunno e la pioggia per veder apparire anche questi altri cartelli! ENRICO TEDESCHI

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IL CONTRAPPUNTO d e l l ’a l f i e r e

ABBASSO LE REGOLE, VIVA IL DECISIONISMO

Avrei, volentieri, aperto il mio intervento su La Piazza scrivendo del declassamento del rating dello Stato Italiano da parte di Moody’s avvenuto in tempi e con modalità assai sospetti. Appena un’ora prima dell’apertura dei mercati e, soprattutto, nel giorno di un’importante asta di titoli del Tesoro. Voglio riportarvi, invece, la notizia della morte di Hanifa Safi , responsabile del Dipartimento per le questioni femminili della provincia afghana di Laghman, avvenuta in un grave attentato in un cui è morto anche il marito e ferite gravemente oltre alla figlia anche undici persone. Si tratta dell’ennesimo evidente segnale dell’insofferenza dei talebani e di una parte della popolazione dell’Afghanistan per tutti i tentativi di rendere libere le donne dalla condizione di inferiorità ed emarginazione in cui sono relegate. Hanifa Safi era accusata di aver violato le leggi non scritte, imposte dai talebani che vietano alle donne, ad esempio, di lavorare fuori casa, di studiare in un’università o di vestire in modo non adeguato. Molti, forse tutti, alla lettura di queste parole penseranno che il mondo va così, che non possiamo farci nulla, che bisogna rispettare le culture diverse dalla nostra, che abbiamo tanti problemi in casa nostra e non possiamo intrometterci in quelli di altri popoli, che dovremmo ritirarci da quel lontano Paese. Non la penso come voi. Non voglio rassegnarmi all’idea che nel terzo millennio un donna sia considerata un essere inferiore e non degno di scegliere la propria strada, di decidere il proprio avvenire. Ma basta. Veniamo alle nostre più amene notizie locali. Pensavo, sbagliando, che il vento di novità avesse spazzato via il vecchio modo di fare politica, i soliti siparietti, le gustose scenette, insomma il solito teatrino che impera a tutte le latitudini e non potrebbe rispar-

miare la nostra Giovinazzo. Invece impazza la polemica fra l’assessore vendoliano alle finanze ed il Sel, il suo partito di riferimento. Sono volate parole grosse e minacce di querele. L’assessore dovrà lasciar perdere le polemiche e le accuse incrociate con i suoi «compagni» e dedicarsi al bilancio del comune poiché avrà la necessità di fare i conti con i soliti problemi relativi alle ristrettezze finanziarie. Non potrà, però, quest’anno ripetere la solita tiritera della «macelleria sociale del governo Berlusconi», affermazione cara al «suo» Nichi Vendola, e coniare un’altra dichiarazione o attendere che il «presidente poeta» ne inventi un’altra più immaginifica. Nell’attesa che ri-

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torni la calma a sinistra, fioccano i commenti sui primi provvedimenti della nuovissima amministrazione Depalma. Nella furia di rinnovamento e contenimento della spesa la maggioranza di sinistra - centro (politicamente apolide) ha deciso di eliminare l’ufficio di presidenza del consiglio comunale dopo aver votato la conferma dello stesso organismo poche ore prima nel primo consiglio comunale della nuovissima amministrazione. L’organismo era a costo zero per la collettività ma francamente non mi sembrava così importante per la democrazia. Fa sorridere, però, la circostanza che i nuovissimi consiglieri della nuovissima maggioranza abbiano votato il provvedimento e poi si siano rimangiati la decisione. Sono altrettanto certo che, se lo stesso autogol lo avessero compiuto quei dilettanti del centro - destra, i seguaci di Di Pietro, moralisti custodi dell’ortodossia costituzionale, avrebbero, come minimo, indetto un sit-in con annesso sciopero della fame per la ferita inferta alla democrazia. Gli slogan coniati per l’occasione li lascio alla vostra immaginazione ma fascista e dittatore sarebbero stati gettonatissimi. Così, in ideale collegamento con la cancellazione dell’ufficio di Presidenza, è arrivata la protesta di quello che rimane dell’opposizione per la convocazione del secondo consiglio comunale senza il rispetto dei giorni previsti dalle norme. Mi hanno colpito alcune circostanze: nella foto del gruppo consigliare del PD manca un consigliere che, in molti commenti sui social network, viene dato in avvicinamento a Città del Sole, la lista civica del sindaco. La superficialità del nuovissimo presidente, i commenti di alcuni che insistono sulla sostanziale inutilità dell’osservanza delle norme, il documento di protesta firmato solo da quattro consiglieri (i tre del PD e il candidato sindaco di quel raggruppamento che, per mera semplificazione, abbiamo chiamato di centro destra), lo sfarinamento dell’opposizione che perde pezzi come nelle scorse consiliature. Sulle norme, violate in passato e nel presente con perfetta sintonia fra il vecchio ed il nuovo, posso concordare sull’eccessivo formalismo. L’opposizione, però, non può essere considerata un fastidio e deve essere messa in grado di svolgere il suo ruolo di controllo e stimolo. Per il futuro mi auguro che i guardiani della democrazia ci risparmino la distribuzione

della Costituzione in Piazza Vittorio Emanuele, ci evitino gli interventi sulla democrazia violata e calpestata, tacciano sulla prepotenza del più forte. Insomma, basta con la squallida, ipocrita esibizione dei moralisti a corrente alternata ed a stagione politica. Sulla fuga dall’opposizione ricordo che l’attuale capogruppo del PD, all’epoca, parlò di capacità attrattiva del centro sinistra. Più modestamente sostenni che, alla base di tutto, ci fosse solo il fascino del potere. Colpisce però che i nuovissimi abbiano immediatamente colto al volo l’opportunità di allargare la maggioranza dimenticando lo slogan ripetuto nei comizi e nelle dichiarazioni del ballottaggio. Ripetevano i nomi dei consiglieri in caso di vittoria del centro sinistra e in caso di vittoria della loro coalizione. Non mi era chiaro chi volessero bollare come sgraditi alla comune morale. Presumo, a questo punto, che si trattasse degli esclusi e dei quattro reduci. Intanto, è deflagrato il caso della scala sul lungomare di ponente. Sull’onda del decisionismo novista, la nuovissima amministrazione di sinistra – centro – politicamente apolide - ha fatto costruire una scala sul lungomare di ponente. La scala in cemento ha determinato l’intervento della Capitaneria di Porto per l’accertamento di eventuali reati commessi. La lista è lunga e ve la risparmio. Vedremo il seguito. Infine, voglio accennare al primo deciso provvedimento della nuovissima amministrazione. Ho notato passeggiando che sono scomparsi i piloni all’ingresso del centro storico. Avevo criticato la decisione della passata amministrazione di spostarli dal lato destro a quello sinistro per favorire un pubblico esercizio peggiorando la sicurezza della circolazione. Mi aspettavo che fosse ripristinato il vecchio posizionamento per migliorare la viabilità in uscita da Piazza Costantinopoli. Invece, così, l’atto ha il sapore della pura vendetta. Spero di sbagliarmi, altrimenti la nuovissima stagione che attendevamo, avrà assunto i connotati della vecchissima che ci auguravamo finita. Non si governa con la vendetta ma con la saggezza. Più amministrazione e meno social network. Rimango fiducioso, un po’ meno del mese scorso.

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caso

DI GABRIELLA MARCANDREA

SONO ARRIVATI I CINESI E NON SI VENDE PIÙ NIENTE «Sono arrivati i cinesi e non si vende più niente» - canta finemente Checco Zalone ne La globalizzazione. E come non dargli ragione. Via Bari, via Aldo Moro, via Marconi, sono le strade dove il commercio cinese è diventato il vero competitor di tutto il resto del ‘mercato’ giovinazzese. E questo solo per il momento. Tre attività gestite da commercianti di nazionalità cinese che stanno prendendo sempre più piede in paese: e non si tratta dei classici bazar degli esordi dove si trovavano per la maggior parte oggetti strampalati e assurdi. Il commercio giovinazzese sta rischiando di assumere le sembianze orientali degli occhi a mandorla. I negozi, e sempre più grandi, si sono diffusi a macchia d’olio ed in posizione strategica quasi a circondare la città dai suoi tre lati; ci manca solo una giunca-emporio ormeggiata nel porto e saremo davvero sotto assedio! I supermercati, schiacciati anche dalla concorrenza dei troppo vicini ipermercati, abbandonano i grandi locali in locazione divenuti troppo costosi? Zac... Ecco arrivare subito i cinesi a rilevarli! Dove c’era l’Md adesso c’è un vero e proprio centro commerciale cinese, un ibrido tra un bazar e un supermarket, che vende a prezzi decisamente ridotti

persino prodotti di rinomati brand nazionali. Ci si può trovare davvero di tutto: dai jeans alle t-shirt declinati in tutte le salse, dai vestiti alle scarpe, dalla lingerie alla bigiotteria… E non solo abbigliamento ed accessori unicamente per la donna. I cinesi si sono attrezzati per soddisfare pure le esigenze di tutta la famiglia: c’è pure un reparto uomo e bambino. I modelli appaiono accattivanti e i prezzi pure. L’unica cosa non così semplice da capire è però come faccia il popolo dagli occhi a mandorla a vendere capi a basso costo e a pagare allo stesso tempo affitti esorbitanti. SI FORMULANO DOMANDE, SI INVOCANO RISPOSTE. E per capirci qualcosa siamo subito andati a chieder lumi dal titolare di Animal House, uno storico commerciante di paese specializzato in prodotti zootecnici e per di più dirimpettaio proprio del market cinese di via A. Moro. «Pur riconoscendo - spiega MARCO BONSERIO - che gli imprenditori cinesi hanno alle spalle una lunga storia di successo, il loro forte concentramento in alcune aree del Belpaese sta creando non pochi problemi. Spesso queste attività si sviluppano eludendo gli obblighi fiscali e contributivi, le norme in materia di sicurezza nei

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luoghi di lavoro e senza nessun rispetto dei più elementari diritti dei lavoratori occupati in queste realtà aziendali. Questa forma di vendita sottocosto (ndr dumping) metterà in ginocchio la filiera commerciale di casa nostra». Fenomeno diffuso e reale, è un problema addirittura nazionale e su cui è appuntata grande attenzione a tutti i livelli. Se pensiamo che per fronteggiare il mercato cinese basti soltanto adottare una strategia di difesa basata sulla oggettiva constatazione della differenza di qualità tra i nostri prodotti e i loro, forse stiamo sbagliando tutto soprattutto tenendo conto della crisi reale che stiamo attraversando. Un esempio a caso, e che più che ilarità può produrre solo sgomento, è quello della paletta igienica per cani, lo strumento indispensabile per mantenere puliti marciapiedi, strade, piazze e parchi: «Sono costretto a venderla a 1.50 euro chiosa il titolare di Animal House – al prezzo di costo perché il mio dirimpettaio la vende a quel prezzo e la scelta la fa la convenienza del prodotto, non la qualità. Eppurela mia paletta reca tanto di dicitura «prodotto biodegradabile». Attenzione dunque ai materiali utilizzati. I numerosi sequestri avvenuti di diverse tipologie di merce cinese ci dovrebbero far riflettere soprattutto circa gli agenti chimici utilizzati. In Cina infatti le norme di sicurezza sono differenti dalle nostre, motivo per cui l’asticella della soglia di affidabilità si abbassa notevolmente a nostro esclusivo discapito. QUALE RIMEDIO? Così, d’emblai sembra non esserci. Tutti cercano principalmente la convenienza e quindi si sentono invogliati a spendere i propri soldi in questi negozi dove, quasi un valore aggiunto, tutto è molto free: si entra, si guarda di tutto e di più e, senza l’assillo di commesse invadenti, si prende la roba, si prova e se non piace si ripone al posto come in una sorta di self-service che ben corrisponde alle odierne tendenze di farsi governare in tutto dalla legge del fast o grub and run a tutti i costi. Circa la qualità, beh ci si sorvola o passa in secondo piano anche perché – comodo alibi oggi la moda cambia ogni tre mesi e quindi il capo buono può non aver più senso; basta poter indossare un capo di taglio e colore all’ultima moda, apparire attuali e glamour ma senza spendere troppo. Poco o niente importa se ciò che indossiamo non è poi abbastanza blasé o peggio ancora - altra grossa piaga commerciale – addirittura contraffatto. Tanto deve essere indossato giusto per un breve periodo di tempo e con il risicato argent de poche del quale si dispone oggi, molti ritengono più che normale che lo sconto alla qualità possa essere ampiamente giustificato dallo sconto all’acquisto. La stessa logica del nostro mercato del venerdì declinata ora in salsa cinese. Pazienza per i piedi enfiati o ustionati dalla finta pelle se

comunque si possono sfoggiare vertiginose copie di esclusive Jimmy Choo o Sergio Rossi comprate a 15 euro , o ci si ritrova a curare uno sfogo di troppo per il sensuale abitino in finta seta pagato meno di una maglietta Lacoste. Sempre più difficile, soprattutto per quella che una volta si poteva definire media borghesia, decidere dunque di recarsi nella boutique per comprare prodotti di noti marchi italiani che, costando almeno il triplo degli ‘analoghi’ più convenienti, finirebbero per abbattere, col loro prezzo, di almeno del 20-30% lo stipendio mensile di chi, a Giovinazzo, ancora ce l’ha. Pezzi di moda made in Cina a spasso nel paese laddove in passato si sfoggiavano gli abiti made in Italy acquistati nei negozi più in vista della città, icone di stile e tendenza? Un errore da un punto di vista economico e concettuale - un buon capo non passa mai di moda e nella peggiore delle ipotesi si può riattualizzare o ‘ritorna’ qualche anno dopo – anche perché espone a rischi oltre che d’immagine anche salutari. Certo oggi se si entra negli empori cinesi a Giovinazzo si può acquistare di tutto e pagarlo pochissimo, e questo potrebbe bastare ed avanzare per convincersi ad un acquisto immediato e veloce se poi non si considera anche il resto che ruota attorno. «Persino la bandiera dell’Italia, in occasione degli Europei – ci racconta il sig. GINO LACALAMITA, anch’egli venditore storico con ‘sede’ in Piazza Vittorio Emanuele – aveva un prezzo stracciato rispetto al nostro: 1.50 euro dai ‘cinesi’ contro i nostri 5 euro, considerando che io la pago 2.50 più iva dal fornitore. Dai cinesi si porta a casa lo stesso articolo ad un prezzo tre volte più basso del nostro e nessuno certo guarda se è più o meno conforme ai marchi di sicurezza della Comunità Europea. La cosa più importante è solo spendere poco». Risultato? «L’Italia - chiarisce tristemente Gino - è arrivata in finale agli Europei di calcio e abbiamo vissuto 25 giorni di successi con la nostra Nazionale salutati con feste in piazza e strade riempite di tricolori. Ma questo non si è affatto tradotto per me in un aumento di vendite di ‘trombe’ e bandiere». Dopo il boom dei «compro oro» e delle agenzie di scommesse, complice assoluta la crisi, è in corso in paese un’invasione silenziosa del mercato cinese. Non si risparmiano nemmeno i preservativi dall’onda gialla: costano 5 volte meno rispetto alle marche sicure in vendita nelle farmacie o anche nei supermercati. «Sono arrivati i cinesi e non si vende più niente…’sta globalizzazione m’ha scassat o c….» - canta finemente Checco Zalone. E ci verrebbe proprio da aggiungerci, in rima e nel suo stesso linguaggio innovativo, «Figuret mò ca la Cin sté pur a Scevnazz». GABRIELLA MARCANDREA

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Ritorna

la

festa

della

Madonna

«NE SENTIAMO DAVVERO IL BISOGNO»

La storia degli indugi e delle rinunce a Presidente del Comitato la conoscono un po’ tutti. Nessuno è disposto più ad accettare un incarico così oneroso, ad accontentare tutti, a mettere tutti d’accordo in una città, dove i suoi cittadini esigono sempre festeggiamenti magnificenti senza fare grosse rinunce. Mimmo Arcieri, uomo di fede, conosce bene la sua gente. Ama la sfida e riuscirà come lo scorso anno a mettere tutti d’accordo. Certo la crisi c’è e si vede. La crisi impone ai Comune di risparmiare. Ma la festa della Madonna renderà meno bui i «chiari di luna», anche se è stato raschiato il fondo del barile, anche se si registra una netta diminuzione delle offerte dei singoli giovinazzesi. La festa si farà dal 16 al 21 agosto. A Mimmo Arcieri e al comitato organizzatore della festa patronale riescono i miracoli attraverso l’intercessione della Vergine. Certo, le celebrazioni in onore di Maria SS di Corsignano non si presenteranno all’insegna della grandeur ma non assisteremo nemmeno a scelte minimali in tema di addobbi e decorazioni luminose. Brillerà la Piazza come lo scorso anno con le sue luminarie a led in un’esplosione di luci cromatiche. La cura dimagrante magari la registriamo sul fronte dei fuochi d’artificio. Spariscono i fuochi piromusicali che l’anno scorso fecero tanto parlare per uno spettacolo non rispondente alla cifra a quattro zeri corrisposta ai fuochisti di San Severo. Il Comitato ha optato per la tipologia più classica dello spettacolo dei fuochi artificiali. Ritorna la grande festa e la città riassapora il gusto perduto della Musica. Non chiamatela austerity musicale se sulla cassa armonica non salirà il Concerto bandistico di Palazzo San Gervasio. Chiamatela piuttosto autarchia, valorizzazione di risorse locali se la buona musica concertistica sarà offerta dal

COMITATO FESTA PATRONALE 2012 concerto bandistico «Città di Giovinazzo» e «Giuseppe Verdi». Il programma in sintesi. Giovedì 16 agosto è il giorno della processione del Beato Nicola Paglia. Venerdì 17 agosto, il Sacro Manto della Madonna si trasferisce dall’Istituto San Giuseppe alla Cala Crocifisso dove sarà deposta una corona d’alloro sul monumento dei caduti in mare (il sacro Manto farà ritorno lunedì 20 agosto nella sua dimora). Sabato 18 agosto è il giorno del 45° corteo storico organizzato dalla locale Pro loco. Domenica 19 agosto, la Vergine di Corsignano sarà portata in processione per le vie del centro storico e della Piazza. Sfileranno tutte le autorità religiose, civili e militari. Sfileranno in processione in doppiopetto e cravatta, grondanti di sudore, anche il neo sindaco Depalma e tutto il con-

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siglio comunale. E questa è la novità. Insieme allo spettacolo delle fontane danzanti in piazza Vittorio Emanuele il venerdì della Madonna. Fontane danzanti della Dominici’s di Perugia, magiche combinazioni di giochi d’acqua, fuoco, musica, luci e colori. Cose mai viste in città. Da non perdere. 21 agosto. Infine il martedì della Madonna ritorna in Piazza con la pop-music di Anna Oxa, «un’emozione da poco». Gratis per chi non occupa posto a sedere. Ritorna la Grande Festa soprattutto come un rito mai completamente consumato, come una storia mai finita di narrare a pieno. Ritorna la Protettrice di tutti, ricchi e poveri. Di questi tempi ne sentiamo davvero il bisogno! SERGIO PISANI

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la cronaca nera

RAPINE A COPPIETTE APPARTATE. PRESI DUE MALVIVENTI

LA CONTROFFENSIVA DEI CARABINIERI CONTRO IL FENOMENO DELLE RAPINE. INTANTO UN ROMENO TURBA UNA CERIMONIA RELIGIOSA NELLA CHIESA DI S. AGOSTINO In località Peschiera a Giovinazzo il 16 giugno è caduta nella rete del rapinatore solitario una giovane coppia che sostava in auto. Sono stati avvicinati dal malfattore che, a piedi e munito di pistola, ha intimato loro di consegnare tutto. Erano le due di notte di una serata calda ed estiva e i giovani sono stati derubati di un I-phone, un portafogli con pochi spiccioli ma soprattutto della loro autovettura Opel Vectra. Riconosciuto e denunciato l’autore dell’illecito episodio. C’è la seria possibilità che possa trattarsi di un rapinatore seriale che in genere agisce da solo. Dopo pochi giorni la storia si ripete. Questa volta sul Lungomare Esercito Italiano, intorno alle 23 del 24 giugno, vittima ancora una giovane coppia, questa volta di Bari. Il rapinatore era a volto scoperto e, munito di pistola. Ha chiesto subito il portafogli che conteneva circa 60/70 euro, il telefono cellulare, altri oggetti e infine l’auto, un’Alfa 147. Questa volta però il proprietario ha reagito e si è scatenata una vera e propria colluttazione che ha messo il rapinatore ferito in fuga. Entrambi hanno riportato ferite ma, nonostante ciò, la vittima ha subito chiamato la locale stazione dei Carabinieri. Intervenuti tempestivamente hanno avviato la

caccia al malfattore e sono riusciti a stanarlo, nascosto nei pressi dell’Acquedotto di Via Papa Giovanni XXIII. Immediatamente veniva recuperato il bottino e la pistola. Il rapinatore veniva denunciato a piede libero per rapina a mano armata alla Procura di Bari e ricoverato immediatamente al Policlinico di Bari. Trattasi di L.R. di Giovinazzo. Ancora rapina del 30 giugno, verso le 17, ai danni di un’automobilista proprietario di un’Alfa 159 nei pressi del Lungomare Marina Italiana. I rapinatori su uno scooter, con volti travisati e muniti di pistola sono riusciti a sottrarre l’automobile e a portarla via. Indagini in corso per scoprire gli autori. TURBA CERIMONIA RELIGIOSA E’ il 2 luglio nella chiesa di S. Agostino. La cerimonia religiosa officiata dal Vescovo Don Luigi Martella è stata interrotta dal comportamento di un cittadino rumeno che, nel bel mezzo della Messa, ha deciso di andarsi a sdraiare sotto l’altare ed di pronunciare frasi insensate. Non offese dunque o ingiurie contro i simboli religiosi ma manifestazione probabilmen-

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te di un malessere atavico in un luogo sacro, probabilmente alla ricerca di un aiuto o di ascolto. L’uomo risiede nel casolare dei rom ubicato nella periferia di Molfetta, accampato insieme ad altri suoi conterranei, senza nessuna integrazione con la città. Non ha risposto all’invito di alzarsi e andare via di uno dei concelebranti, motivo per cui è dovuto intervenire un appuntato in borghese che era a Messa e che, con forza lo ha fatto uscire chiamando poi subito la locale stazione dei Carabinieri. Si è concluso quindi nel bene un episodio che avrebbe potuto avere altre conseguenze. Almeno le Chiese restano immuni ad oggi da episodi di malesseri diffusi tra la gente meno abbiente. L’articolo 405 del codice penale parla chiaro in relazione al turbamento delle funzioni religiose e così recita: «Chiunque impedisce o turba l’esercizio di funzioni, cerimonie o pratiche religiose del culto di una confessione religiosa, le quali si compiano con l’assistenza di un ministro del culto medesimo o in un luogo destinato al culto, o in un luogo pubblico o aperto al pubblico, è punito con la reclusione fino a due anni. Se concorrono fatti di violenza alle persone o di minaccia, si applica la reclusione da uno a tre anni». GABRIELLA MARCANDREA

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Europei 2012, immagini di un sogno sfiorato

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storia Altre volte su queste stesse pagine abbiamo tratatto del culto di S. Antonio oggetto di incomprensioni nel secolo XVII tra due rami dell’Ordine Francescano; quest’anno daremo qualche notizia circa la devozione al Santo agli inizi del ‘900, (prima che la stessa si radicasse presso la chiesa del Crocifisso grazie ai padri Cappuccini che ancor’oggi la tengono viva). Tratttasi di notizie rilevate da un carteggio della Curia Vescovie, conservato nell’Archivio Diocesano di Giovinazzo, e relativo ad un malinteso sorto tra alcuni sacerdoti e tra di essi e i frati, proprio per il culto del Taumaturgo. È certo che fino alla soppressione napoleonica degli ordini religiosi (1809) erano ben due i luoghi in cui i giovinazzesi veneravano il Santo di Padova, ovvero le chiese conventuali dei Cappuccini (accanto al Calvario) e dei Minori (loc. case di S. Antonio). La soppressione del 1809 risparmiò il primo convento, mentre del secondo, incamerato e venduto, gli arredi della chiesa furono trasferiti nella rettoria di S. Andrea in via Cattedrale; tra di essi vi era anche la statua in pietra di S. Antonio. Nel 1866 anche i padri Cappuccini erano stati ufficialmente espulsi dal loro convento, (anche se da alcuni documenti emerge che gli stessi permanessero in esso e/o in città sotto mentite spoglie), e solo nel 1885 alcuni di essi, per riprendere a vivere in comunità, chiesero ed ottennero dal Cardinale Camillo Siciliano di Rende l’uso di una casa colonica annessa alla chiesa del Crocifisso, e dal Capitolo della Cattedrale l’uso di questa chiesa. In osservanza della Regola, i frati si stabilirono così lontano dal centro abitato. ISTITUZIONE DELLA PIA UNIONE Nel 1894 era stata istituita a Roma la “Pia Unione di S. Antonio” nella nuova sede del convento dei Frati Minori su via Merulana, essendo stato il veccho convento sull’Ara Coeli demolito per far posto al gigantesco monumento in onore di Vittorio Emanuele II. Essa aveva Centri Nazionali e secondari o locali in tutto il mondo. Questa Pia Unione fu dalla Santa Sede ampiamente approvata ed arricchita di molte indulgenze. Si incoraggiava così ogni convento francescano e le chiese ad avere Centro secondario della Pia Unione, la cui erezione spetta ancor oggi al Padre Generale dell’Ordine. Questa Pia Unione di S. Antonio faceva e fa derivare grandi benefizi, per i poveri, per i tribolati di ogni genere, per il decoro e il prestigio della chiesa, e specialmente per le anime. Il 7 luglio del 1897 il Vescovo di Giovinazzo Pasquale Picone, istituì la Pia Unione «Panis sancti Antonii vel pauperum» con sede nella chiesa di S. Andrea in via Cattedrale, nel documento erroneamente identificata come chiesa della Purificazione poiché sede dell’omonima confraternita. Poiché la comunità francescana, direttamente legata al Santo, «distava da cotesta città poco meno d’un chilometro» e non teneva

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DI

DIEGO

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LA DEVOZIONE PER IL SA

IL CULTO DI SA S

«alcun culto pel Taumaturgo», si preferì stabilire la “Pia Unione” nella chiesa di S. Andrea dove «si possedeva una statua del Santo e da circa cinquantanni si celebrava una messa in ciascun martedì e con gran pompa si faceva la tredicina in preparamento alla festa». Tanto si legge negli atti succitati, e conferma ne vien data dalla nota a p. 158 delle Istorie di Luigi Marziani. Il 10 luglio dello stesso anno la “Pia unione” ricevè il diploma di aggregazione alla sede centrale romana e il 22 agosto sempre mons. Picone ne approvò lo statuto, che ripropone a grandi linee quello della Pia unione romana.

IL PANE DI S. ANTONIO Il nome “Pia Unione del pane di S. Antonio” ha le sue radici in miracoli operati per intercessione di S. Antonio. Uno è riferito ad un fatto avvenuto poco dopo la morte del Santo, miracolo compiuto risuscitando un bimbo che era annegato per negligenza della madre. Questa, disperata, aveva fatto voto al Santo che se il bambino avesse ripreso vita, lei avrebbe dato ai poveri tanto frumento quanto era il peso del bambino; Naturalmente, quel grano divenne pane per i poveri, “il Pane di Sat’Antonio” appunto. Si diffusero così le due pie pratiche, cioè quelle di offrire il pane per i poveri e di porre i bambibi sotto la protezione di Sant’Antonio. La devozione dell’offerta del pane però, col tempo si affievolì. A ridarle un nuovo impulso contribuì un altro prodigio del Santo di Padova avvenuto in Francia, nella città di Tolone, intorno al 1888. In un’oscura bottega alcune persone afflitte da mali morali, patrimoniali e fisici avevano promesso che se sant’Antonio li avesse salvati da quelle afflizioni, avrebbero dato in cambio una certa quantità di denaro, per l’acquisto di pane fresco da distribuire ai poveri. Così dalla fine dell’ottocento la tradizione del pane di Sant’Antonio riprese vigore portando molte persone a promettere a sant’Antonio una certa quantità di pane per le persone più povere, se avessero ottenuto la liberazione da mali spirituali o fisici. Ottenuta la grazia, il beneficato deponeva riconoscente nella cassetta del Santo, presente in chiesa, una somma di denaro corrispondente al pane promesso. La tradizione si perpetua ancora oggi ed il pane, non più elemento necessario alla vita del corpo fisico, diviene ancor più di prima simbolo del cibo spirituale della fraterna condivisione che auspicava Sant’Antonio. Per questo spesso Sant’Antonio


nostra

E

CEGLIA

dal cardinale Vicario Lucido Maria Parocchi l’anno 1894. ANTO AGLI INIZI DEL ’900inEssoRoma è duplice:

ANT’ANTONIO

I) Ringraziare la SS. Trinità per il privilegi concessi a S. Antonio di Padova. II) Supplicare il Santo affinchè colla sua intercessione ottenga a tutti coloro che a lui ricorrono, ciò che a ciascuno è necessario per l’anima e pel corpo e particolarmente affinchè ottenga a tutti il Regno di Dio e la sua giustizia.

STATUA DI S. ANTONIO VENE-

Art. 3) Il rettore della chiesa della Purificazione, è per diritto Direttore del Centro diocesano. Egli potrà nominare un Vice Gerente, un segretario, 13 consulenti e dei zelatori. Avrà presso di se un registro dove scriverà il nome e cognome di coloro che intendono appartenervi. Alla fine di ogn’anno manderà al Generale dei Francescani (via Merulana 124, Roma) l’elenco numerico degli iscritti. Dopo la santa messa, che celebrerà in detta chiesa in tutti i martedì dell’anno reciterà quelle preghiere che sono di uso. Il 15 febbraio, traslazione delle reliquie di S. Antonio, celebrerà ad onore del Santo. nel marzo comincerà i 13 martedì e poi la tredicina in apparecchio alla festa del 13 giugno.

RATA NELLA CHIESA DI

S. ANDREA

Art. 22) Lo scopo di quest’opera non differisce da quello della Pia Unione e del Centro Diocesano. Essa raccoglie in una cassetta chiusa a tre chiavi (esposta fin dal 1° settembre 1896 nella chiesa della Purificazione) le offerte di moneta che i fedeli favoriti da Sant’Antonio, promisero prima di ottenere le grazie che bramavano, e poi le divide in pane ai poveri. Art. 25) L’ultimo martedì di mese si aprirà la cassetta alla presenza del Direttore e dei due amministratori. La cifra trovata sarà segnata in apposito registro il quale dovrà conservarsi dal primo amministratore e porterà a margine la firma del direttore e del 2° amministratore. viene rappresentato in atto di dare del pane ai poveri e in special modo ai bambini. DIRITTI E DOVERI DEGLI ISCRITTI Lo statuto della Pia Unione del Pane di S. Antonio di Giovinazzo si compone di 30 articoli nei quali non si fa affatto menzione ad alcuna forma di festeggiamneto esteriore, ma si enucleano soltanto le modalità per l’acquisto di indulgenze a mezzo di preghiere e dell’opera specifica di carità quale è la distribuzione del “Pane di S. Antonio” ai più bisognosi. Dello statuto proponiamo gli articoli più significativi. Art. 1) Lo scopo di questo Centro Diocesano è quello dell’Associazione Generale, canonicamente eretta nella chiesa di S. Antonio

Art. 26) Il pane dovrà essere diviso sempre il primo martedì di mese; che se la moneta non basterà a comprare tanto pane da potere contentare la crescente moltitudine dei poveri, sarà nuovamente depositata nella cassetta dopo avere ottemperato all’art. 25, e la divisione del pane rimandata ad altro mese. Art. 27) È in potere del Direttore e dei due amministratori scegliere i panettieri più onesti per l’acquisto del pane. A ciascuno di questi sarà dato l’incarico di consegnare non più di 25 Kg. di pane per volta. Sentano il dovere di trasportarlo in chiesa a proprie spese, pesarlo alla presenza dei tre interessati e rilasciare regolare quietanza al Direttore, da servire per uso del Centro Diocesano.

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Art. 29) Non avranno diritto al pane quei poveri i quali non presentarono la fede del confessore per l’eseguita confessione, almeno tre giorni prima che si divida il pane. I detti biglietti debbono essere rifatti due volte l’anno e propriamente nel tempo del precetto pasquale e nel mese dei morti. Si consegneranno al direttore, il quale unito agli amministratori assegnerà il pane a secondo del bisogno e della condizione di chi presenta tale fede. Il nome sarà poi registrato nell’elenco generale dei poveri. Le orfane, le nubili, le vedove saranno preferite ai pubblici mendicanti. Le famiglie povere debbono presentare tante fedi di confessione per quante sono le persone che le compongono di età non inferiore a 15 anni.

direzione del Ministro Generale dei P.P. Minori ed avendo per Centro Internazionale il nostro Collegio di S. Antonio. Nella speranza che vorrà darmi chiarimenti in proposito La riverisco dichiarandomi di S. V. rev.ma devotissimo servo. F.to f. Adriano Diani dei Minori – Direttore. Roma 30 settembre 1911». La corrispondenza epistolare fra i due proseguì ed anche se siamo in possesso delle sole lettere ricevute dall’arciprete Piscitelli, possiamo dedurre che gli fu chiarito che come Direttore della “Pia Unione di S. Antonio” doveva sottostare solo alle direttive dello stesso Generale dei Frati Minori. Ma ciò non dovè essere soluzione a lui gradita tanto che di suo pugno, ad inchiostro rosso, in testa allo Statuto è annotato: «Chiariti gli equivoci e presa la direzione spirituale della sua chiesa, dopo i fatti del luglio ed agosto 1911 non è tenuto conto di questo statuto per l’amministrazione del Centro e dell’Opera del Pane, tanto per tenere alta la dignità dell’arciprete, che non deve avere che il controllo del Vescovo e quindi per non costituire precedenti più o meno lesivi dei suoi diritti. 26 giugno 1912 F.to Gaetano Piscitelli». Non sappiamo quale seguito ebbe la vicenda. Altro documento allegato allo stesso fascicolo è del 1920 ed in esso si fa menzione della statua della quale non conosciamo la precisa collocazione nella chiesetta. Nel 1920 è certo che venne allocata in una nicchia infatti in quell’anno l’arciprete e per lui il Vescovo, chiedeva alla Sacra Congregazione del Concilio di «poter vendere parte dell’oro votivo della chiesa di S. Andrea Apostolo per il valore di circa lire mille, per riparare i danni di un incendio avvenuto nella chiesa stessa e chiudere in una nicchia decorosa la statua di S. Antonio che fu danneggiata».

Art. 30) Un giorno prima della divisione del pane il direttore dividerà i biglietti di esso pane nella chiesa del Centro Diocesano a tutti coloro che si trovano in regola col presente statuto. Questi biglietti porteranno l’impressione del timbro del ripetuto “Centro” il numero d’ordine e la data. Eseguita la divisione del pane, i biglietti non presentati in tempo non avranno più valore. ALCUNE INCOMPRENSIONI Nei primi anni di vita, al fine di consentire la divulgazione di questo culto l’arciprete-parroco della Cattedrale don Francesco Rucci, rettore de iure della chiesetta di S. Andrea, delegò il giovane sacerdote Michele Amoia alla direzione della Pia unione di S. Antonio. Non abbiano finora ritrovato documenti circa la vita di questo sodalizio ma solo delle attestazioni dello stesso arciprete Rucci, che testimoniano un prolifero lavoro del canonico Amoia. Nel 1908 divenne arciprete il sacerdote Gaetano Piscitelli; qualcosa non dovè andare per il verso giusto se il Generale dei Frati minori gli scriveva: «Rev.mo signore Alla sua pregiatissima in data 28 sett. u.s. ho l’onore di rispondere che il Centro di Giovinazzo è eretto canonicamente nella chiesa che erroneamente fu detta della Purificazione e fu dichiarato Direttore della Pia Unione di S. Antonio il Rettore pro tempore della medesima, quindi i suoi dubbi non hanno luogo. La presenza dei molto rev. padri Cappuccini fu notata anche all’atto della concezione come risulta da un documento che possiedo in archivio in data 17 giugno 1897 e se la facoltà fu concessa al rettore della suddetta chiesa e non ai Padri Cappuccini, fu perché il convento di questi «distava da cotesta città poco meno d’un chilometro» e perché al tempo dell’erezione «essi non avevano mai tenuto alcun culto pel Taumaturgo», mentre nella chiesa così detta della Purificazione «si possedeva una statua del Santo e da circa cinquant’anni si celebrava una messa in ciascun martedì e con gran pompa si faceva la tredicina in preparamento alla festa». Così il documento in parola. Nella sua sullodata mi dice che «ai Padri Cappuccini è riservato il diritto di erigere e tenere il centro Diocesano». Desidererei sapere chi ha concesso loro questo diritto, non possedendo in proposito nessun documento in cui si accenni a questa facoltà loro concessa; facoltà che è di spettanza di questa Direzione Generale esclusivamente, essendo la Pia Unione sotto la

IL CULTO PROSEGUE ALTROVE Forse perché questa statua, attorno alla quale era nata la Pia Unione nella chiesa di S. Andrea, è in pietra e quindi non trasportabile in processione, il culto del Santo non fu poi mantenuto tanto vivo in quella chiesetta; infatti negli atti della Visita Pastorale del 1938 non si fa alcuna menzione di questa Pia Unione ed un documento datato 6 maggio 1939 invece approvava che presso la chiesa del Crocifisso si tenesse la festa di Sant’Antonio con processione per mare e per terra. Le modalità della festa sono le stesse di oggi anche se l’allora Guardiano del convento dei Cappuccini, padre Carmine da Barletta, assicurava alla Curia Vescovile di Giovinazzo che «La processione non si fermerà per le batterie … per le spese della festa a mare e per terra non girerà nessuna Commissione per raccogliere fondi». È quindi da supporsi che i questuanti che oggi girano a raccogliere fondi lo facciano per un puro spirito di umiliante penitenza.

DIEGO DE CEGLIA 32


festa

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motonave don Oronzo si avvicinava e la gente iniziava a emozionarsi. Un marinaio lancia due funi a terra, gli uomini le raccolgono e tirano la barca verso la pedana di legno dove la statua sta per sbarcare, con cautela, sorretta dalle braccia poderose dei pescatori a piedi nudi. Sant’Antonio è tornato sulla terraferma, nel cuore del paese, la gente batte le mani, come rassicurata dalla presenza del santo, e l’eco dell’applauso rimbalza tutt’intorno al piccolo porto. Poco dopo, la processione. Prima però l’omelia di FRA SABINO che è un pensiero di speranza in più per i terremotati e l’umanità dolente. Lo spettacolo pirotecnico colora il cielo di speranza. La statua scende da Cala Porto e attraversa le vie della città accompagnata dalla musica del Concerto Bandistico Città di Giovinazzo e dalla Bassa Banda. Attraversa la centralissima piazza in un bagno di folla e torna verso la chiesa dei Monaci per via Crocifisso, dove c’è anche un altarino in onore del santo, e i devoti distribuiscono il pane benedetto ai passanti.. Anche quest’anno la festa s’è fatta in barba a corvi, gufi e cassandre che preannunciavano tempi cupi per i festeggiamenti del Santo. I nomi del Comitato esecutivo che hanno garantito la realizzazione dell’evento sono racchiusi nel programma. Il coordinatore ci piace ricordare è sempre MAURO DI NATALE, determinato, instancabile, longevo. C’era già trent’anni fa quando i festeggiamenti del Santo coincisero con la vittoria dell’Italia calcistica ai mondiali di Spagna. E Sant’Antonio fu portato il 12 luglio 1982 in processione, ammantato di tricolore dopo le 22.00. Prima «s’era appartato» nella chiesa della Madonna degli Angeli per scongiurare l’avanzata dei panzer tedeschi Rummenigge e Muller. Altri tempi! SERGIO PISANI

RICORDI DI UNA FESTA

Trent’anni Trent’anni fa, fa, ilil 12 12 luglio luglio 1982, 1982, S. S. AnAntonio tonio fu fu ammantato ammantato di di tricolore tricolore ee portato portato in in processione processione Molti a Giovinazzo sostengono che l’estate cominci con la festa di Sant’Antonio. Spesso è vero, ma quest’anno, con l’arrivo di «Scipione l’africano» il 17 giugno ci voleva un miracolo del Santo di Padova perchè l’estate non arrivasse con il suo caldo torrido. Tant’è: mare piatto, nemmeno una leggera brezza marina accompagnavano l’imbarco della statua, custodita nell’antica chiesa dei Monaci. Dal lungomare i giovinazzesi arrivati in massa hanno potuto scorgere in lontananza i marinai che imbarcavano Sant’Antonio sulla motonave don Oronzo di Santo Spirito e salpavano alla volta del porto in un crepuscolo spettacolare con il santo a prua illuminato da un arco di lampadine, insieme con più di due dozzine di lampare che seguivano fedeli il protettore dei marinai giovinazzesi. Intanto la gente si spostava dal lungomare al porto e occupava ogni spazio intorno alla banchina dove si sarebbe fermato il santo. Arrivavano le prime barche che accendevano tutte le luci e si disponevano su due ali per illuminare simbolicamente il cammino al santo. Suonavano le sirene delle barche, squillavano le trombe da una finestra sulla banchina. La

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SCENE DI VITA D’ALTRI TEMPI VINCENZO DEPALMA

DI

Quanti mi conoscono sanno della mia passione per il mare. U mere de Scevenazze, quello che profuma di alghe e di salsedine. Del nostro mare quello che più mi attira sono i suoi fondali con i suoi scogli ricchi di tane, rifugio di polpi e pesci.Io amo spostarmi da un punto all’altro della costa per ammirare fondali sempre nuovi e sempre diversi fra loro. Sono capitato un giorno tra Parco Roscini e Riva del Sole e dopo la consueta battuta di ricognizione mi accingevo al rientro. Ho visto allora arrivare traballando e con difficoltà un’auto guidata attentamente per scansare i molteplici sassi, seguita da un’altra vettura che trainava un piccolo rimorchio. In pochi attimi la deserta scogliera si è popolata di adulti e bambini. Le due auto sfornavano bagnanti in quantità non prevedibili. Ho dovuto poi ammirare e riflettere sull’efficienza ed organizzazione del gruppo. Ognuno aveva il suo compito e tutti sapevano quello che dovevano fare. Una organizzazione di gruppo perfetta. In pochi minuti dal rimorchietto sono stati tirati fuori teli e paletti che, come per incanto, si sono trasformati in tenda con veranda. Neppure il tempo di fissare i paletti che sedie pieghevoli, tavolinetti smontabili, sedie a sdraio, avevano arredato la tenda. Tutti si muovevano con un sincronismo perfetto. Gli abiti erano già stati messi da parte e la torma portava a termine, in costume da bagno, il resto dei preparativi. Dai cofani delle auto sono poi venuti fuori frigo portatili con bevande di vario tipo, tiedde de maccareune o furne, parmingene, patene o furne e cibarie di ogni genere. Mentre i grandi si attardavano negli ultimi apparecchiamenti, i ragazzini erano già schiamazzanti in acqua. A questo punto, conoscendo il mio vizio, come non fare un paragone con il passato?

NAN PILZZATTE C LE FRONZE DE FEICHE!

I WEEK-END DI OGGI E DI IERI

vitindejse, li trizzejse che chi le trajnere si accampavano sulle nostre spiagge. I posti più frequentati erano la Chele du Cringifisse, la Rajne, la Cappelle, la Scèle. Le famiglie arrivavano con uno o due traini. Le strade di accesso a questi siti erano quasi del tutto assenti. Erano tratturi cosparsi di sassi di ogni dimensione che i carri traballanti e con fatica percorrevano avvicinandosi un metro dopo l’altro alla sospirata riva. I posti erano a loro noti per cui una volta giunti non avevano difficoltà a parcheggiare u trajeine. Dal traino veniva scaricato di tutto: beffette, scanete de pene, citre, mileune, carisidde, pemedore. Dopo avere scaricato il tutto venivano tolti li finiminde alla bestia e si sistemava il traino vicino a nu parajte e si alzavano le sdanghe all’arie di fronte al mare. Le rachene stese sulle stanghe facevano da tenda e si trovava un posticino a le frische, sotto qualche sparuto albero, per le povere bestie. Accanto a loro un poco di paglia per cibo e per giaciglio. Prima di entrare in acqua i lavori di sistemazione procedevano con calma. Si cercava il posto per sistemare u tripete che la callere, la gratique e la conchetta giusta, riparata, ma con lo sciacquio dell’acqua marina nella quale sistemare u ciccinere de l’acqua pè falle ammandenaie fresche, u citre, li carisidde. Quella conchetta era per loro il frigo-bar. Il caldo consigliava l’alleggerimento dei vestiti e per i costumi da bagno à la page non c’era che Anche ai miei tempi c’era chi veniva al mare a l’imbarazzo della scelta. Nununne che le fe’ u bagne! Non parlo della gente del posto, metande de lene, nononne che la settene e u spingue ma di quelli che venivano dai paesi interni: li frangese menze a le gamme per non farla solle-

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vare e mutande di lana e costumi fatti a mano dalle nostre mamme per ragazzi e ragazze. I posti sopracitati erano frequentati perché degradavano dolcemente verso il mare consentendo il bagno collettivo della torma cu ciucce, che la meule e u cacciuline de sotte o trajene. I bambini, in modo particolare, avevano bisogno di un bel bagno in mare. Era cominciata la stagione de le pemedore ed i loro corpicini si erano riempiti di fruejte. Le donne rientravano prima e accendevano il fuoco sotto la caldaia pe checine’. Dopo le maccaraune seguiva di solito na bella nzalete de pemedore e carisidde o, chi poteva, arrostiva carne o pesce. Na bella fedde de citre o de melaune chiudeva il pranzo. Per i giovani che non conoscono il termine citre, preciso che è quello che ora viene chiamato cocomero e, per ulteriore precisazione, aggiungo ca u checomere, ai miei tempi, si mangiava ad insalata che le carisidde! Quanta diversità tra le due scampagnate. Oggi quelle mordi e fuggi, ieri quelle con i pernottamenti perché il viaggio in traino era lungo e piuttosto scomodo ed affaticante. Quello che comunque hanno in comune le due forme di week-end era ed è quello di trovare il posticino discreto, o custe du parajte, per i bisognini corporali urgenti. Pure identiche le raccomandazioni per le bisogna. Il primo: «Statte attinde a nan pilizzatte c le fronze de feiche». Il secondo: «Vatte a lave’ u cheule a mere!»

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l’ angolo DI

del

lettore

GABRIELLA MARCANDREA

LUCIANO CURATOLI, IL MEDICO: «Con le barchette delle lampare abbiamo affondato le corazzate!»

Figura di spicco a Giovinazzo, e non solo per la professione esercitata con riconosciuto successo, il dr. Luciano Curatoli è sicuramente uno di quelli che al ‘…pessimismo della ragione’ preferiscono ‘l’ottimismo della volontà’. Divenuta famosa, al riguardo in occasione dell’ultima tornata elettorale amministrativa, la sua personalissima massima «Con le barchette delle lampare abbiamo affondato le corazzate!» usata proprio quando si trattava di infondere coraggio a chi non ne aveva più. «Lettore forte» anche per nota tradizione culturale di famiglia, è dunque il dr. Curatoli l’intervistato del mese per la nostra rubrica. Travolto dall’entusiasmo che cavalca l’onda del cambiamento della nostra cittadina, scivola così volentieri sull’argomento ancora caldo delle recenti elezioni per darci il suo quadro d’insieme nitido, preciso e, come di suo solito, senza troppi mezzi termini. Una passione pura per la politica, non è certo un caso se nel 1994 era lui il presidente cittadino di Forza Italia quan-

do Ruggero Iannone riuscì a divenire con AN il primo ed ultimo sindaco di centro-destra di Giovinazzo. Erano gli anni del boom del Cavaliere, del Re Mida diventato Re nudo, e di come sia poi miseramente finita quella breve esperienza locale lo sanno tutti. E comunque, tornando al presente, ecco il Curatoli-pensiero: «Io sono contento, indipendentemente da ogni colore politico, che Tommaso Depalma sia stato eletto sindaco. Con tutta la sua famiglia lo conosco da tantissimi anni, l’ho visto nascere. Meritava. Tra l’altro si è circondato di una bellissima squadra di persone perbene. Una su tutte Michele Sollecito, un caro ragazzo che, oltre ad un indiscutibile spessore culturale, ha una solida esperienza nella Caritas; è un momento difficilissimo per carenza di risorse, ma interfacciandosi direttamente con le persone indigenti potrà dimostrare

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PH.

MICHELE DE CICCO

tutte le sue capacità ». «E poi non definite quello attuale un sindaco dell’«antipolitica» - s’infervora il nostro lettore fedelissimo - perché lui non è certamente, come qualcuno ha pure cercato di farlo apparire, espressione di un governo delle lobby, delle banche. Tommaso Depalma, è il sindaco di un governo sovrano eletto quasi plebiscitariamente dai cittadini. A Giovinazzo c’è chi ha comandato per tanti ma tanti anni e ciononostante – e questo la dice lunga - il risultato elettorale è stato senza appello per la loro coalizione di appartenenza. Ma anche per tutti quei personaggi che rappresentavano in qualche modo la vecchia politica. Adesso spazio al governo dei giovani, ed è giusto che siano loro in


prima persona artefici del proprio destino». È tranchant il dottore sulla realtà economica cittadina perché «poco o nulla è stato fatto rispetto alle reali potenzialità di Giovinazzo; per ora sono il turismo ed il commercio i punti focali su cui puntare subito. E personalmente mi sento di essere garante dei grossi miglioramenti che ci saranno». Il dott. Luciano Curatoli è medico dal 1962. Specializzatosi a Parma, ha subito iniziato a lavorare con il Prof. Malaguzzi-Valeri presso il Policlinico di Bari. La Medicina è oltretutto una tradizione di famiglia senza soluzione di continuità: padre, nonno e bisnonno questo «mestiere» lo conoscevano proprio bene e anche lui, con fratello, figlio e nipote, ha fatto sua questa scelta, pur a costo di rinunciare a far politica in maniera attiva. D’altronde non era un lavoro come gli altri il suo, è una professione che bisogna amare in maniera esclusiva perché ti coinvolge completamente e addirittura era quasi una missione un tempo: non potevano esistere feste, viaggi o vacanze quando il medico era tutto e serviva il suo aiuto. Un Amarcord quello del nostro intervistato che racconta anche l’evoluzione della professione di medico nella nostra cittadina. «Capisco le mille difficoltà odierne del mercato e del nostro lavoro, ma non è che prima fossero rose e fiori: negli anni ’50 i medici si spostavano a piedi o in bicicletta, e anche di notte, per andare a trovare i pazienti. E visitavano pure quelli che sapevano che non potevano pagare. Le chiamate erano centellinate e si preferiva morire di tubercolosi piuttosto che chiamare il medico; la visita domiciliare costava 1.500 lire e lo stipendio medio dell’operaio era di 100.000 lire». Giovinazzo comunque è cambiata parecchio, perché fino agli inizi degli anni ’60 i clienti si individuavano con il soprannome; anzi spesso capitava di dover addirittura scrivere prescrizioni mediche con strane diciture, altrimenti si correva il rischio che venissero male interpretate. E poi era praticamente d’obbligo saper parlare anche il dialetto: se non ci si esprimeva in lingua locale non ci si capiva e poteva pure capitare di scontrarsi con l’esperienza delle anziane donne di casa, capaci persino di dare dell’ignorante al dot-

tore! Oggi per fortuna si parla ovunque correttamente l’italiano, e vi è anche una diffusa infarinatura di conoscenza scientifica. Allora i medici li vedevano direttamente nascere i bambini e, purtroppo, spesso morire. Con il passare del tempo la mortalità infantile è stata debellata, i bambini vengono su sempre più sani, alti e belli grazie alle cambiate condizioni di vita ma soprattutto all’alimentazione che, dal boom economico in poi, è migliorata radicalmente.Ieri molte malattie non si potevano nemmeno diagnosticare, e poi ricorrevano espressioni come luponne, miserere quando non c’era più nulla da fare. Oggi invece è difficilissimo non riuscire a fare una diagnosi perché la scienza ha fatto passi da gigante e permette ormai qualsiasi tipo di approfondimento e cure sempre più adeguate. Giovinazzese verace, il dr. Curatoli non si risparmia nemmeno piccoli avvertimenti per la salute della sua gente: «Invito tutti a smettere di fumare quando si è ancora sani perché dopo, credetemi, sopraggiunto un grave malanno non ne vale più la pena soprattutto se esiste già una metastasi! E poi camminare, fare sport, mangiare correttamente.. e soprattutto dopo i 35-40 anni controllarsi con le analisi del sangue e dopo i 45-50 anni con un ECG, almeno una volta l’anno e se occorresse anche con una coronografia. Sono questi i consigli fondamentali per vivere bene e a lungo». Il nostro intervistato si dichiara anche molto ottimista per il futuro, per la salute dei cittadini, per le nuove prospettive che possono aprirsi per i giovani, per gli inediti fermenti culturali e turistici che sente nell’aria .. E rivolge un appello a tutte le testate locali, come parti attive ed indispensabili per il progresso, affinché attraverso un’informazione puntuale e obiettiva coinvolgano e rendano i cittadini sempre più partecipi delle sorti della Città. E rivolgendosi in particolare a quest’ultimi ricorda che «leggere fa bene alla salute della mente e dello spirito». Parola di medico e di lettore.

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l’intervista DI

SERGIO PISANI

MATADOR DE ESPANA Ci racconti Carmen? (Pino Marzella): Ehhh... così racconti Carmen? E’ la donna ideale, per me la più bella del reame, la mia anima gemella ma soprattutto la mamma perfetta per i miei figli Gio e Gaetano. Dotata di una intelligenza straordinaria, nella sua professione è una vera macchina da guerra, però dovrebbe prendersi dei momenti di relax. Sono felice dei suoi successi! Ci racconti Pino? (Carmen Martorana): E’un uomo di grande personalità. Determinato. Padre e marito presente che trasmette grande stabilità. E’ il mio punto fermo. Senza di lui sarei una nave senza ancora. Pino è il tuo principe azzurro? (Carmen Martorana): E’proprio lui…biondo e occhi azzurri!!! Solo una curiosità: ma quanto è alto il principe? L’ho sempre visto seduto sul cavallo bianco!!! Carmen è Cenerentola? (Pino Marzella): E’ la mia Principessa. Che ci fa Carmencita in copertina vestita da abito rosso alla spagnola? Mata il toro nella Plaza de Giovinazzo? (Pino Marzella): Mostra tutta la sua bellezza! (Carmen Martorana): Un regalo per Pino! Che sia di buon auspicio per i colori giallo-rossi. E tu Pisani ne sai sempre una più del diavolo!!! Il toro se mata il 9 Agosto. Spero di intrattenere piacevolmente anche quest’anno la bellissima Piazza di Giovinazzo con le mie Miss. Nella mia città nominerò la prima prefinalista nazionale del Tour 2013. Spero sia una Giovinazzese. OLE’ … Cosa si prova a matare veramente il toro a 10 secondi dalla fine nella Plaza de Toros de La Coruna?

(Pino Marzella): Si tocca il cielo con un dito. Un sogno che diventa realtà: si ha la sensazione di volare… (Carmen Martorana): E’stato un brivido ed una gioia incontenibile. Ero presente. Non dimenticherò mai la scena di Trullos, l’allenatore della Spagna che in quel preciso momento abbandonò la sua panchina e si ritirò nello spogliatoio. L’Italia aveva vinto il mondiale con la prodezza di Pino. Da lì, Maradona dell’hockey. Perché? (Pino Marzella): Per le grandi imprese realizzate nei campi di tutto il mondo, al pari del campione argentino. (Carmen Martorana): Per la fama di genio e sregolatezza. Per lo sportivo mai disposto a scendere a compromessi. Anche ora da allenatore rifiuta un sistema stereotipato rinunciando per questo consapevolmente alla Nazionale. Sono fiera di lui! Perché per qualcuno Pino Marzella è un Pulcinella dell’hockey? (Pino Marzella): Per l’estro che incarno in me stesso! (Carmen Martorana): Perché vedere Pino giocare era uno spettacolo!. Un circo di abilità tecnica ma anche di atteggiamenti sfrontati. Credo non sia ancora nato un giocatore capace di divertire e attirare cosi tanto pubblico. Amato e allo stesso tempo odiato!

Chi è più simpatico? (Pino Marzella): Non lo so… (Carmen Martorana): Sicuramente io. Non ho ancora ricevuto u scamorzon!!! Più intelligente? (Pino Marzella): Non lo so. E’una guerra continua! (Carmen Martorana): Entrambi lo abbiamo dimostrato nelle nostre carriere! Più falso? (Pino Marzella): Questo termine non entra nel nostro mondo. Odio l’ipocrisia che ci circonda! (Carmen Martorana): Nessuno dei due. E il nostro stile di vita lo dimostra!!! Ha più sex appeal? (Pino Marzella): Carmen! (Carmen Martorana): Io!!! Più bravo a letto? (Pino Marzella): Stiamo ancora imparando! (Carmen Martorana): E’una continua scoperta! Più spericolato a fare i tuffi dalla Torretta? (Pino Marzella): Io! (Carmen Martorana): I tuffi solo dal Braccio! Perché non siete mai entrati in politica? (Pino Marzella): E’un mondo che non mi appartiene! (Carmen Martorana): Anche questo devo fare? Noooooo…Però mi piacerebbe! Cosa si festeggia il 3 luglio in paese? (Pino Marzella): Il Santo Patrono! (Carmen Martorana): E’l’onomastico del Sindaco! La prima maglietta incollata nella pelle? (Pino Marzella): Che domanda!? Quella dell’AFP. La vera AFP! E poi la maglia del sogno: la Nazionale Italiana! (Carmen Martorana): La mia più che maglia era un body bianco-

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verde del Gruppo Sportivo Iris di ginnastica ritmica: esperienza unica! Sembra giusto lo scamorzone per «Giovinazzo che purga» a Pino Marzella? (Pino Marzella): Non l’ho capito molto. Troppo complicato! Ma lo scamorzone dov’è? Se è Silano è ben accetto!!! (Carmen Martorana): Una macchinazione mentale, tecnica e complicata!!!Una cosa è certa e non c’è scamorzone d’oro che tenga: Pino vuole solo vincere!!! Perchè Carmen non riceve scamorzoni? (Pino Marzella): E’più simpatica di me! (Carmen Martorana): Si vede che non me lo sono ancora meritato! Perché Giovinazzo deve essere grata a Carmen Martorana? (Pino Marzella): Per gli eventi che ha creato! Negli ultimi 15 anni fra gli eventi che si ricordano, la maggior parte sono quelli creati da Carmen. Ha avuto il fiuto di portare qui artisti all’epoca ancora sconosciuti come Bianca Guaccero o Michele Placido in una Piazza gremita per cui lui stesso attore ne rimase impressionato! (Carmen Martorana): Ne sarei fiera e onorata se fosse così! Per essermi adoperata per AMORE della mia città… Perché Giovinazzo deve essere grata a Pino Marzella? (Pino Marzella): Perché ho portato il nome di Giovinazzo in tutto il mondo! (Carmen Martorana): Pino è un patrimonio che Giovinazzo deve rispettare e preservare. Provate anche in Cina a dire Marzella e vi rispondono: «Giovinazzo!!!». Che cos’è lo spread Btp/Bund? (Pino Marzella): La differenza fra i titoli di stato italiani e tedeschi! (Carmen Martorana): Italia-Germania 2-1! Come investi i tuoi risparmi? (Pino Marzella): Mattoni e vacanze… (Carmen Martorana): Seguo la filosofia di «Casa Marzella». Pensi che l’Italia con Monti ce la farà a rimanere in Europa? (Pino Marzella): Sì. Anche grazie alla creatività che contraddistingue gli italiani! (Carmen Martorana): Spero proprio di sì! Spieghiamo ai giovinazzesi perché Pino invece ha lasciato l’AFP Giovinazzo a casa e non in Europa? (Pino Marzella): Ti sbagli! Non per la prima volta, ho preso dei ragazzi sconosciuti ed ho scalato le classifiche in pochi anni, portandoli in Europa. (Carmen Martorana): Perché l’Afp e chi la circondava, ad un certo punto ha perso di vista l’obiettivo sportivo…C’erano altri interessi che Pino non condivideva. Mi ha impressionato sentir dire da Pino che in nessuna città si è mai sentito cosi amato come a Lodi. Ma è la verità! Non avete idea di come sia stato accolto e di come comprendano il suo valore. Nella partita Afp-Lodi ho visto e sentito cose oscene, un accanimento contro di lui vergognoso. Ho tolto il saluto a molti concittadini! La nostra dignità ma soprattutto il suo valore non hanno prezzo! Qual è il bene rifugio contro la crisi? (Pino Marzella): «Zappare». (Carmen Martorana): La parsimonia… Che ritocchino ti faresti? (Pino Marzella): Sono troppo felice di essere come sono! (Carmen Martorana): Nessuno. Mi sento più bella e affascinante ora di quando avevo vent’anni! Dormite sempre insieme? (Pino Marzella): Quando sono a Giovinazzo, mentalmente anche quando sono a Lodi. (Carmen Martorana): Quando stiamo insieme geograficamente… Chi prende l’iniziativa? (Pino Marzella): Indovina??? (Carmen Martorana): Ma il tuo è un chiodo fisso? Preliminari? (Pino Marzella): Sempre! Ma i fatti tuoi?

(Carmen Martorana): Certo! Le cose vanno assaporate! Vi siete messi insieme negli anni 80 perchè sapevate di diventare in paese la coppia più calda del momento? (Pino Marzella): Sergino, sono un uomo semplice e a volte trovo difficile interpretare le tue domande! (Carmen Martorana): Spero tu mi faccia la stessa domanda fra vent’anni!!! Qual è il vostro elisir d’amore contro i tanti divorzi all’italiana? (Pino Marzella): Stare bene con se stessi ed essere sempre uno nella mente dell’altro! (Carmen Martorana): La complicità, il rispetto reciproco, aver compreso che entrambi volevamo realizzare i propri sogni e ci siamo aiutati vicendevolmente per farlo, anteponendo sempre la Famiglia… Corona - Belen o Totti - Hilary? (Pino Marzella): Pino e Carmen (Carmen Martorana): Totti e Hilary Arisa - Peppino o D’Alessio - Tatangelo? (Pino Marzella): Chi??? Siamo unici! (Carmen Martorana): Arisa e Peppino Cassano - Marciali o Lazzaro - Anita Poverelli (due cuori giovinazzesi senza capanna)? (Pino Marzella): Angooor!!! (Carmen Martorana): Cassano e Marciali Cassano: «Froci in nazionale? Spero di no». Ci sono invece giocatori - gay in nazionale di hockey? (Pino Marzella): Non li ho mai conosciuti! Lui ai grandi ritiri, tu in giro con la carovana di Miss Mondo. Qual è stato il periodo sabbatico più lungo? (Pino Marzella): Pochi giorni… (Carmen Martorana): Non conto i giorni e penso quanto sia bello ritrovarsi! Hai paura di cadere nel dimenticatoio? (Pino Marzella): Forse sono entrato nella storia! (Carmen Martorana): Per un personaggio pubblico è impossibile andarci. Nel bene o nel male! Si può vivere con 1000 euro al mese? (Pino Marzella): Sì (Carmen Martorana): Con grandi sacrifici! Cosa farai prossimamente per vivere? (Pino Marzella): Vincerò ancora qualcosa. Tanto per cambiare!!! (Carmen Martorana): Non mi arrenderò alla ricerca della Miss più bella. Voglio vincere il titolo italiano e quest’anno ci sono andata vicino con il 3° posto! La Ferilli lo ha fatto per la Roma tricolore, Carmen, lo striptease, lo farà per lo scudetto dell’AFP anche se non c’è più Marzella e il tempo invecchia? (Pino Marzella): Lo fa solo per me! (Carmen Martorana): Assolutamente no! Ti hanno mai chiesto di posare per un calendario? (Carmen Martorana): Certo, ma ho rifiutato! Quanto vuoi per posare nuda per un calendario? (Carmen Martorana): Avendo rifiutato, non mi sono posta il problema! Un milione di euro ti accontenti? (Carmen Martorana): Non scherzare… Sai recitare bene? (Pino Marzella): Recitare? Non l’ho mai fatto! (Carmen Martorana): Non mi è mai piaciuto. Infatti faccio altro! Ci racconti per chiudere una barzelletta sotto l’ombrellone? (Pino Marzella): Una barzelletta? «Sergio Pisani» (Carmen Martorana): Magari potessi stare sotto l’ombrellone! SERGIO PISANI

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miss

mondo

italia

IL 9 AGOSTO, BELLEZZE IN PASSERELLA Carmen Martorana Eventi, esclusivista per la Puglia (province di Ba-BT e Fg) e per il Molise del concorso di Miss Mondo Italia, vi dà appuntamento al 9 agosto nello splendido scenario di piazza Vittorio Emanuele II. per la prima finale del tour 2013. Miss Mondo Italia è il concorso bellezza più longevo e blasonato al mondo, l’unico con una declinazione internazionale, Miss World. A soli due anni di mandato, la Carmen Martorana Eventi è giunta sul podio di Miss Mondo Italia con la splendida Maura Manocchio, Miss Molise, terza nella finale nazionale svoltasi a Gallipoli lo scorso 16 giugno; altre due Miss Pugliesi, Miriana di Franco da Corato e Rosa Fariello da Manfredonia, tra le prime quindici: un successo per l’agenzia. Carmen Martorana, anima e mente di questo concorso, dal reclutamento delle miss all’ideazione degli spettacoli, alla presentazione degli eventi, è sì donna di spettacolo ma anche mamma, con un atteggiamento nei confronti delle ragazze molto sano e protettivo, apprezzato non solo dalle ragazze stesse, per le quali è una figura di riferimento, ma anche dai genitori delle miss che affidano le proprie figlie alla bellissima giovinazzese. E proprio Giovinazzo è culla di bellezza, visto che dalla splendida cittadina dell’Adriatico provengono alcune delle miss che hanno avuto accesso quest’anno alla prefinale e alla finale nazionale del concorso: Maria Francesca Bove e Marica Gadaleta, nonché Denise de Palma, che, però, per necessità di studio ha dovuto rinunciare alle ultime fasi nazionali del concorso. Ma l’agenzia che fa capo a Carmen Martorana non è solo Miss Mondo, ma anche organizzatrice del Dilettanti show, la cui seconda tappa è andata in scena in piazza Meschino a Giovinazzo lo scorso 3 giugno, e de Il gran ballo delle debuttanti di Puglia, in programmazione. Appuntamento dunque il 9 agosto per la

prima finale del tour 2013. Per informazioni CARMEN MARTORANA EVENTI - tel. 347.5492473

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celebrazioni

CINQUANT’ANNI DI SACERDOZIO DI MONS. GIUSEPPE MILILLO La Pastorale di un servitore di Dio che ha scritto una lunga storia d’amore con i suoi fedeli

Il primo luglio mons. Giuseppe Milillo, parroco dell’Immacolata di Giovinazzo e punto di riferimento ecclesiale e civile per tutta la città, ha festeggiato insieme alla sua comunità il cinquantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale. 1971, PARROCO E DOCENTE AL LICEO SPINELLI La presenza come parroco della comunità dell’Immacolata sin dalla costituzione della parrocchia nel 1971 nell’antica chiesa di piazza Cappuccini, ha fatto sì che don Giuseppe abbia partecipato da protagonista, tramite la guida pastorale della parrocchia e gli incarichi diocesani che i vescovi gli hanno affidato, alle dinamiche sociali e culturali della città. Sin dall’inizio del ministero di parroco la sua impronta pastorale è stata caratterizzata dalla novità e dall’aderenza alle esigenze dei tempi, sulla scia del rinnovamento indicato dal Concilio Vaticano II, concluso qualche anno prima. Così ha dedicato tutte le energie e l’entusiasmo della giovane età al ministero sacerdotale e al compito di educatore. In quel periodo, in cui all’impegno di parroco associava quello di docente di religione al liceo classico Spinelli, don Giuseppe aveva modo di attirare tanti giovani a partecipare alla vita della parrocchia. Erano anni in cui, terminati i compiti, i ragazzi non avevano luoghi di aggregazione (palestre, scuole di musica, di lingue, ecc.). Il gioco e la socializzazione erano favoriti dalla strada o dal “prato” accanto all’oleificio sociale. Pertanto la parrocchia era diventata un punto di riferimento per il quartiere, un luogo di passaggio quasi obbligato per tanti fanciulli o adolescenti, foriero di maturazione, di amicizia e di rapporti umani. Don Giuseppe aveva colto l’importanza di questa presenza (talvolta legata più alla necessità di un posto coperto dove giocare che a una convinta partecipazione ecclesiale) e l’aveva valorizzata.

DON GIUSEPPE E I GIOVANI Di notevole rilievo le iniziative giovanili, supportate da un ristretto e motivato gruppo di adulti, a dispetto della carenza delle strutture (due stanzette adiacenti alla chiesa fungevano da sacrestia, studio parrocchiale, sala riunioni, sala da ping pong, luogo dove giocare a nascondino nelle assolate ore dei lunghi pomeriggi estivi). E lì pendeva pure la corda della campana, collegata direttamente con il campanile, e che, prescelti da don Giuseppe, era motivo di privilegio poter suonare per annunciare la messa. In questo contesto, e con l’ausilio di qualche ambiente fornito dalle suore dell’adiacente convento, nascevano una serie di iniziative di coinvolgimento giovanile. Nel corso degli anni, grazie all’impegno di don Giuseppe, la parrocchia si arricchì di nuovi spazi quali il campo sportivo, un bel giardinetto ornato da girasoli e giostrine, che poi venne sostituito da un salone per conferenze (il sottoscritto, insieme ad altri ricordi personali di quegli anni, conserva ancora la tessera di cartoncino giallo rilasciata quale segno del contributo di ciascuno alla realizzazione delle strutture). In questi ambienti si svolgevano recital, spettacoli teatrali (i cui copioni erano redatti dallo stesso parroco), giochi di gruppo a squadre, competizioni sportive, curati con grande dedizione e passione dagli educatori. Inoltre per coprire le spese e consentire qualche piccolo guadagno in un clima di collaborazione, cordialità e responsabilizzazione, agli adolescenti venivano affidati piccoli lavoretti come la raccolta della carta. Prioritaria era poi la formazione favorita dalle riunioni di Azione Cattolica, guidate direttamente da don Giuseppe con brio e chiarezza, che culminavano nei campiscuola estivi, settimana attesa tutto l’anno

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nella quale si alternavano sapientemente i momenti di preghiera, studio e riflessione a quelli di svago e animazione. Si riscopriva il piacere di stare insieme, di cantare o pregare a tarda sera sulla cima di una montagna al chiarore della luna. Per la cronaca, don Giuseppe era imbattibile nelle partite di calcio, la sua bravura e forza superava in energia anche i più provetti e più giovani calciatori. Meritano di essere menzionati anche i momenti di partecipazione alle iniziative diocesane, sempre favorite da don Giuseppe, i ritiri organizzati in avvento e quaresima presso il convento dei frati o presso la località rurale del Padre Eterno (in via Terlizzi e non “in cielo” come simpaticamente precisava negli avvisi esposti in bacheca). Tali attività favorivano il senso di partecipazione, di responsabilità, di puntualità, di attenzione alle scadenze, e soprattutto il gusto di stare insieme e di vivere un’esistenza impegnata. Eccelleva, inoltre, nell’individuare e valorizzare le capacità, i talenti e le potenzialità di ciascuno che si manifestavano grazie alla condivisione della vita della parrocchia.


recensione

I LOVE NEW YORK Piccole attenzioni consentivano a don Giuseppe di far sentire tutti importanti: dalla cura nell’individuare i chierichetti al gratificarli dopo la messa con il dono de “Il Giornalino”. Ha fatto storia la consegna della maglietta con su scritto “I love New York” omaggiata agli inizi degli anni Ottanta a tutti i giovani della parrocchia, quale ricordo del suo viaggio americano per incontrare i concittadini emigrati. Accanto alla formazione don Giuseppe ha dimostrato attenzione alla liturgia e alla preghiera della chiesa (lodi, vespri, compieta) alla quale ha iniziato tanti giovani. Rilevante è il ruolo dato ai laici nei compiti di catechesi, di formazione, di carità. IL PERIODICO LA TENDA E I MESSAGGI DOMENICALE ALLA RADIO Nuovi anche i modi di relazionarsi con la gente. Quando ancora la fotocopiatrice non era usuale, con il ciclostile stampava lettere alla comunità in cui apriva il cuore ai suoi parrocchiani e offriva le sue esortazioni. Fondò anche il periodico parrocchiale “La Tenda”, palestra per tanti giovanissimi giornalisti in erba, e strumento di diffusione per le iniziative parrocchiali. Da citare anche le rubriche 1962, DON radiofoniche con il commento del vangelo doGIUSEPPE menicale, talvolta sostituite con meditazioni del MILILLO vescovo mons. Bello, che don Giuseppe registrava personalmente in occasione di veglie o RICEVE IL incontri diocesani. SACERDO- E’ piacevole ricordare anche il rapporto con lo stesso don Tonino Bello nel corso degli anni ZIO Ottanta. Si coglieva la sintonia tra il vescovo e don Giuseppe, e restano tra i ricordi indelebili le visite del vescovo alla parrocchia, senza protocollo, talvolta impreviste e molto amichevoli, e gli scritti autografi che dedicava ai parrocchiani su “La Tenda”. Con il trascorrere delle stagioni sono mutate esigenze e priorità. Negli anni Ottanta l’espansione urbanistica del territorio della parrocchia aveva richiesto nuovi strumenti pastorali. Di questo periodo ricordiamo l’impegno di don Giuseppe nell’onerosa costruzione della nuova chiesa e relativo complesso parrocchiale (con annesso salone conferenze) terminata nel 1986. La mole di lavoro era aumentata e nuovi responsabili ed educatori avevano affiancato il parroco nel curare un settore non solo giovanile, ma una realtà ora ricca di adulti e di famiglie. Tante ancora le qualità pastorali di don Giuseppe: l’amore per l’arte, l’attenzione discreta ma fattiva ai casi di povertà e di necessità, ai disoccupati, ai tanti ragazzi passati dalla parrocchia che poi si sono sparsi nelle varie regioni d’Italia. Insomma di don Giuseppe mi resta il ricordo di un parroco che ha reso la parrocchia quale “fontana del villaggio” e il calore di un fuoco natomi dentro negli anni dell’adolescenza in parrocchia e che non si è più spento nonostante la lontananza e le vicende della vita non sempre inquadrabili nei piani umani. AGOSTINO PICICCO

CONFRATERNITE, IDENTITÀ E CARISMA A CURA DI DON BENEDETTO FIORENTINO Il parroco della concattedrale di Giovinazzo, don Benedetto Fiorentino, dopo le fatiche estive culminate nel volume sull’icona della protettrice, del quale si è già detto in queste pagine, si cimenta ancora con la scrittura e produce un’altra opera di carattere culturale e pastorale. Questa volta il parroco giovinazzese ha volato alto cimentandosi in tematiche nazionali. Ha messo a frutto la sua esperienza di padre spirituale di quattro confraternite giovinazzesi e ha valorizzato un’attività di collaborazione con la Confederazione delle confraternite delle diocesi d’Italia con sede a Roma, pubblicando il volumetto Confraternite, identità e carisma, risultato di intenso studio e della sua esperienza sul campo. Il volumetto, pubblicato su richiesta della Confederazione italiana delle confraternite, infatti, è destinato ai sodalizi di tutta Italia e si avvale del prezioso supporto scientifico del prof. Danilo Zardin dell’Università Cattolica di Milano, un’autorità nel campo degli studi confraternali. Lo stile è semplice, la struttura chiara: dopo un’ampia introduzione sulla storia e le caratteristiche dei sodalizi confraternali, il volume tratteggia linee di impegno e spiritualità del confratello alla luce della liturgia, della pietà popolare e dell’attività caritativa. Alcuni paragrafi significativi riguardano la presenza delle donne e dei giovani, e accenni di diritto canonico utili per risolvere questioni relative agli usi e alla tradizione. La Confederazione, che si occupa della diffusione del volume, ha altresì annunciato che tale testo è il primo di altri studi relativi al mondo confraternale.

AGOSTINO PICCICCO

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non sono piu tra noi

«CARO RAFFALE MI MANCHERAI»

LETTERA DI UN AMICO A RAFFAELE PISCITELLI Premetto che sono la persona meno indicata per parlare di quest’uomo, perché molto meglio di me lo potrebbero fare i suoi «allievi». Sì proprio loro, le persone con cui ha lavorato per anni nella Ferriera. Raffaele più che nel lavoro era un grande maestro di vita vissuta. E ne possono dare ampia testimonianza i suoi più stretti amici: Paolo, Franco, Vito, Domenico, Damiano, Graziano, Sergio, Nicola e Michele. E poi tanti, e tanti altri ancora, di cui non ricordo i nomi. Chi scrive l’ha conosciuto personalmente, apprezzandone la capacità di andare in salita e anche controcorrente, tanto nelle scelte politiche che in quelle sindacali (progressiste). Raffaele pur con i suoi limiti umani, come tutti d’altronde, aveva sempre una maniera sobria di porsi ma soprattutto il coraggio di non fare mai a meno della verità. Lo attestano in maniera assoluta tutti i suoi comportamenti con i buoni esempi praticati. In poche parole faceva (ed era) l’Uomo. Cosa davvero rara di questi tempi. MICHE DECICCO In un momento di LOUISE BOURBONNAIS GIUSEPPE LUIGI dolore, si può tro- SPOSA DI GIUSEPPE MONTARULI MONTARULI vare difficoltà con MONTREAL (CANADA) MONTREAL (CANADA) le solite frasi di n. 27.07.1945 m. 08.05.2012 n.10.03.1935 m. 10.072012 circostanze nell’esprimere la nostra gratitudine a chi in questi anni ci è stato vicino. Sappiamo quanto fosse grande l’affetto che univa Giovinazzo con la Famiglia Serrone anche attraverso il nostro giornale, attraverso la nostra redazione. Ci sentiamo in dovere di dire sentitamente grazie ai coniugi e lettori Louise Bourbonnais e Giuseppe Luigi Montaruli che adesso riposano in cielo.

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CARLO TAMMEO N.07.06.1932 M.

02.07.2012 Uno spirito arguto dietro cui riuscivi a nascondere i tuoi grandi valori ed una sensibilità assoluta, ci mancherai davvero, Carlo. Come amico e come persona

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VIETATO L’INGRESSO AI CANI?

Carissimi concittadini ed amministratori comunali, premettendo che ogni conduttore di cani conosce alla perfezione quali sono i suoi doveri e che ognuno di noi ha l’obbligo di adeguarsi a queste semplici norme di convivenza civile, voglio proporre una riflessione: farebbero 100 cani lasciati nella villa comunale quello che fanno sistematicamente poche unità di balordi appartenenti ad un’altra razza? Le foto che seguono sono state scattate la mattina del 03/06/2012 nella villa comunale e vi assicuro che lo scenario non è affatto insolito. VINCENZO DE PALO

mese

AUGURI AL NUOVO COMANDANTE DEI VIGILI

Buongiorno Dott.. CAMPOREALE, dove eravamo rimasti? Cosi avrebbe detto qualcuno in altri tempi. Ma non fa niente, va bene lo stesso. Si è solo perso qualche anno ai danni della Comunità con i tentativi falliti di inserimenti non felici nel ruolo che ora stai occupando tu. Qualcuno ha pure dimenticato presto che tu hai pure svolto per 10 lunghi anni la funzione di Segretario del SINDACO, e con inappuntabili senso di responsabilità e discrezione. Abbiamo svolto insieme, in un decennio, tante operazioni nel Sociale. E devo dirti che mi sono sempre trovato bene con te e d’altronde quanto hai fatto, sempre con scrupolo ed efficienza, è ancora sotto gli occhi di tutti. Pazienza se la tua troppa disponibilità nel risolvere i problemi della gente e dei colleghi è stata scambiata per accondiscendenza, dando così un’idea completamente sbagliata della tua persona; chi ti conosce sa invece benissimo che sei un lottatore tenace e capace di combattere fino in fondo quando ci sono in ballo gli interessi della Comunità. Caro Dott. Camporeale, questo è il tuo momento. E allora fatti conoscere per quello che sei! E sono sinceramente felice per il tuo rientro in quel ruolo che ti spetta di diritto, nella speranza che tu possa svolgere i tuoi compiti in completa autonomia e con il senso di responsabilità che ti ha sempre contraddistinto. Finalmente in quel Comando di Polizia Municipale si potrà respirare di nuovo aria di serenità, e non di tensione come negli ultimi mesi. Invito allora tutti i colleghi a rinnovare la grande sinergia operativa creatasi allora e, da ex collega ieri e da privato cittadino oggi, non mi rimane che augurarti un caldissimo buon Lavoro! Con Affetto, il s.t. Giovanni PARATO

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storie dentro le valige

BUONANOVA DALL’AUSTRALIA: «VE «VE LI LI PORTO PORTO IO IOIITURISTI!» TURISTI!»

PH.

MICHELE

La realtà giovinazzese guardata ai raggi x da un cittadino emigrato in Australia. Che è partito, poi è tornato, poi è ripartito… e che ora vorrebbe tornare per non andare più via. No, lui non ci riesce proprio a staccarsi dalla sua cittadina e ogni giorno apre Internet per guardarsi tutte le news e gli aggiornamenti. «Perché come si sta a Giovinazzo non si sta da nessun’altra parte; io quando vengo in Italia faccio giri in lungo e in largo per visitare tutti i posti possibili, ma poi immancabilmente non vedo l’ora di tornare qui. Solo girando si può veramente capire quanto sia alta la qualità della vita che abbiamo noi» e non lascia spazio ai dubbi Raffaele Buonanova, emigrato nel 1963 all’età di 17 anni in una terra che gli ha dato davvero tanto. E stiamo parlando di un’Australia che non conosce ancora la crisi e che ha insignito il grande maestro dell’incarico di capo-operaio di 400 unità lavorative nell’impresa edile Boral, un grosso nome da quelle parti e che si occupa di soprattutto di costruzioni di grattacieli. «Ho visto,in questi anni la cittadina cambiata un po’ in meglio. Ma quando nel 1989 ebbi un serio ripensamento e stavo decidendo di tornare per ristabilirmi qui, non ci volle molto a cambiare idea. Mi sono trovato di colpo a dover fare i conti con una burocrazia lenta e complicatissima, perfino aprire una semplice cartoleria sembrava un affare di stato. E così scelsi nuovamente Sidney. La nostra cittadina continuava ad essere un posto dove ci si poteva solo arrangiare, non c’era lavoro e non avrei mai potuto costruire un futuro migliore per i miei figli». Se uno voleva un miglioramento o un riscatto sociale era inutile perdere tempo qui, meglio andare a cercare altrove. Quello che qui sembra quasi impossibile o irraggiungibile, è invece alla portata di tutti in queste terre così lontane: se uno vale niente e nessuno gli possono impedire di scalare anche le professioni più prestigiose ed ambite. Ma sembra essersi accesa di nuovo la speranza nel nostro concittadino

che sta seriamente riconsiderando un definitivo ritorno qui. «Sento che ora tira aria nuova a Giovinazzo – ci dice ottimista - e forse le cose stanno cambiando davvero». E deve crederci tanto il nostro Buonanova da sentirsi pure in dovere di dare ai nuovi Amministratori la sua personale ricetta per rilanciare la Città. Pochi consigli, ma di assoluto buon senso e perfettamente condivisibili visto che oltretutto provengono da uno che viaggia parecchio e che, vivendo all’estero, conosce pure bene gusti e mentalità degli stranieri: «Puntateci davvero sul turismo. Giovinazzo è una cittadina bellissima ma solo non valorizzata per quello che vale. Cominciate a realizzare bed&breakfast ma anche residence attrezzati per dare un’offerta ampia per ogni tipo di richiesta. E, soprattutto non abbiate fretta di inseguire il guadagno: prezzi bassi e qualità alta sono quello che un turista va cercando in questo momento di crisi e sono allo stesso tempo le cose che possono invogliare figli, nipoti, pronipoti… a venire subito a visitare il loro lontano paese di origine. E voi forse non riuscite nemmeno ad immaginare che numeri si possono raggiungere in questo modo. Solo così può funzionare e si può cominciare a costruire qui lo stesso grande successo che riscuotono altre località della Puglia che hanno anche meno di quello che ha Giovinazzo. Poi, può anche essere un altro discorso». E come dargli torto? Né questo improvviso entusiasmo di Buonanova ci deve lasciare stupiti più di tanto: ha già conosciuto, e bene Tommaso Depalma nel 2008 quando questi era impegnato a rafforzare i legami con i giovinazzesi sparsi nel mondo. Una stima che parte da lontano, la sua, e che ora si è trasformata in una grande speranza: vedere finalmente “brillare” Giovinazzo. e magari poter pure tornare DECICCO definitivamente a viverci aprendosi un’attività. Per lui d’altronde non ci sono dubbi: Giovinazzo ha un grande futuro di fronte a sé. GABRIELLA MARCANDREA

LAUREA FEDERICA CARLUCCI

IL 9 LUGLIO SI È LAUREATA IN SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE

Con passione e determinazione hai raggiunto la tua prima meta importante in tempo record ottenendo meritatamente il tuo 110 e lode!! Tantissimi auguri cara Fede..continua così e siamo certi arriverai molto in alto.. noi te lo auguriamo di cuore! LA TUA CARA CUGINA E TUTTA LA TUA FAMIGLIA! 51

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little DI

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NICK PALMIOTTO

LA SCHIAVITÙ DEI BAMBINI NEW YORK.Ogni giorno siamo aggrediti dai media che ci propinano notizie riguardanti un’economia mondiale alla deriva e un tasso di disoccupazione giovanile sempre più galoppante. Le notizie sono sempre ripetute e uguali, sembra una sorta di manipolazione ad orientarci verso determinati argomenti. Non è invece comune diffondere aggiornamenti che riguardano altre problematiche soprattutto eventi di dolente umanità, di coloro che vivono laddove non esistono forme di democrazia o vi è completa assenza di sicurezza e di ordine pubblico. Anche l’America, paladina e sostenitrice del rispetto dei diritti umani ha di che vergognarsi Giorni fa, ad esempio, alla polizia di Edinburg, in Texas, giungeva una telefonata anonima che comunicava l’esistenza di un gruppo di persone, prigioniere in una casa denominata “Casa del Nascondiglio” dove mancava l’acqua, l’elettricità e il cibo, nei giorni in cui la colonnina del termometro segnava temperature di circa 40 gradi. Quando la polizia è riuscita a convalidare l’origine della telefonata, si è recata sul posto e ha constatato l’esistenza di tre case che nascondevano 117 emigranti illegali. La maggior parte di essi erano giovani adolescenti che erano stati contrabbandati attraverso il confine Messico-USA. Soli e senza nessun adulto. Il comandante di polizia Rolando Castaneda ha dichiarato in conferenza stampa: “Erano stati trattati peggio di animali e nei loro occhi c’era solo tanta disperazione e una grande paura”. Un problema, quello dell’immigrazione illegale di bambini e adolescenti che non ha nulla di nuovo. Negli ultimi due anni, però, si è drammaticamente incrementato, tant’è che diventa sempre più complicato organizzare luoghi dove ospitare questi giovani abbandonati al loro destino. Dobbiamo quindi chiederci: ma perché queste pratiche disumane continuano a realizzarsi? Come e perché accade che bambini e adolescenti vengono utilizzati come merce da vendere, come oggetti di schiavitù per i coltivatori e per imprese che li utilizzano producendo magari merce che noi stessi acquistiamo in Europa e nel Mondo? Sicuramente questi ragazzi non si spostano da soli, motivo per cui occorrerebbe andare all’origine per bloccare la loro tratta, visto che ormai è sotto gli occhi di tutti. Da quanto rilasciato in quella recente conferenza stampa di Edinburg, sembra che principalmente, la maggioranza di queste vittime, ha le proprie origini in paesi dell’America Centrale come

Guatemala e El Salvador. Ecco perché sarebbe utile che i media, quotidianamente si interessassero a tali gravi vicende. Per poterle diffondere e misurare il senso di umanità della gente, per risvegliare la coscienza di molti. È anche molto allarmante che eventi di tale gravità, di tale disumanità, vengono totalmente ignorati dalle Chiese Religiose di qualsiasi credo. Per eventi con fini pubblicitari e annunci

di raccolte di fondi però, le organizzazioni religiose sanno come raggiungere i media ed il pubblico in generale. I nostri ragazzi, sia qui che a Giovinazzo per fortuna sono esenti da queste situazioni, lontani dalle dure realtà dello sfruttamento. Non è questo un motivo però per ignorare il commercio di giovani esseri viventi nei paesi più poveri: è una vera vergogna! NICK PALMIOTTO

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VITO BAVARO

UN PAESE TORMENTATO

Non la vorremmo proprio vedere così l’Italia affranta. Noi, dall’altra parte del mondo, ci siamo sinceramente commossi per il terremoto dell’Emilia Romagna, allorquando abbiamo visto tanta gente semplice, tanti lavoratori e imprenditori che non volevano arrendersi di fronte a questo triste fenomeno della natura. Impotenti hanno cercato di continuare regolarmente la loro vita, accettando la sfida. Italiani, brava gente. Persone che hanno dedicato una vita ad acquistare casa o azienda e che ora, fulminati da un evento feroce e improvviso, si trovano a fare i conti con la dura realtà. Quella delle tendopoli e dell’assenza improvvisa del lavoro. Io penso che questi fenomeni negativi non dovrebbero colpire coloro che vivono secondo sani principi, mentre chi nella vita vive di artifizi e furberie ne resta sempre indenne. La nostra penisola è purtroppo funestata da eventi sismici, nella storia se ne possono trovare tanti e anche a distanza di tantissimi anni. Una nazione che viene ammirata da tutto il mondo per tutte le bellezze naturali che possiede e abitata da un popolo volenteroso e capace di farsi apprezzare ovunque .L’Italia di una volta, però, non esiste più e noi invece ce la ricordiamo così e vorremmo tanto ritrovarla. Sembra quasi che questi eventi nefasti segnino le vicende politiche e gli scandali, gli episodi di corruzione e concussione che dilagano nel nostro Bel Paese. E nessun settore viene risparmiato. Ora anche i personaggi più famosi del mondo dello sport sono stati travolti dal ciclone del calcio-scommesse, non possiamo più credere in nessun valore. I governanti italiani, inoltre, non vengono ben guardati nel resto del mondo e i vari reati che si delineano all’orizzonte politico, molto spesso non trovano responsabili o colpevoli, tutto viene insabbiato a volte anche dai lunghi tempi della giustizia italiana. E allora mi domando e dico: come mai nelle aule giudiziarie compare la frase “La legge è uguale per tutti”? A me non sembra proprio che tutti sono uguali, spesso la macchina della giustizia stritola soltanto coloro che non hanno abbastanza soldi per difendersi e trovare avvocati validi. Insomma, l’Italietta che ora si è formata sembra quella degli intrallazzi e degli imbrogli, un’Italia da teatrino, quasi da Bagaglino! Qui ciò che più ci ha sconvolto è stata la notizia del calcio-scommesse, specie per noi, amanti del pallone. Che fine fa la sana competizione e il desiderio di recarsi allo stadio per tifare per la propria squadra del cuore se poi la partita è truccata? Come si possono spendere soldi per andare a vedere la partita se poi questa si rivela fasulla? Sarebbe così veramente utile sospendere i campionati e tornare al vecchio sistema del calcio dove si facevano i sacrifici per imparare a giocare. Si dovrebbero eliminare i contratti milionari per i calciatori e tornare all’essenza dello sport, che richiede passione, costanza e concentrazione. Andare quindi a pescare tra le giovani nuove leve che non hanno ancora inciampato nel sistema dei guadagni facili ma che imparano a giocare a calcio per puro spirito di squadra e di divertimento. Ed eliminare completamente il meccanismo delle scommesse che ha gettato tanto fango sullo sport e sta creando una spirale pericolosa per tutti coloro che, anziché seguire lo sport per amore e divertimento, si avvicinano allo stesso soltanto con la pura illusione di facili guadagni. VITO BAVARO 53

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racconti

del pescatore DI ONOFRIO ALTOMARE

AIUTIAMO VITINO! COLPITO

DA UN MALE INCURABILE, IL SUPERTIFOSO BIANCOVERDE HA BISOGNO DI ASSISTENZA E CONFORTO Circa tre mesi or sono ho fatto un sogno commovente. Non succede mai che ricordo i miei sogni, al massimo sono assillato da incubi notturni e mortificazioni. Ho sognato Vitino, mio amico di sempre. Ora purtroppo ammalato di sclerosi laterale amiotrofica (SLA), immobile come un Crocifisso su un letto fuori dal mondo. La misericordia esiste! Vive in una sorta di prigione dell’Hotel Cavanino di Modugno, non ha altra scelta. Mi è venuto in sogno come uno spirito, voleva parlarmi, dirmi qualcosa. Invocava la guarigione. Si trovava al mare sul Gargano e ho potuto così rimembrare quando alcuni anni fa venne a farmi compagnia per una raccolta di ricci a Peschici. Nel sogno Vitino mi abbracciava e scivolava nel mare come risucchiato dalle onde. Riaffiorava ogni tanto e con la sua mano cercava la mia per stringerla forte. Piangeva e il mare si riempiva anche delle sue lacrime infinite. Non c’era il sole, il mare sembrava quasi irreale, tutto appariva come in una finzione che si sovrapponeva alla realtà. E poi biascicava qualche parola, aveva una corona di spine come Gesù che ha pietà per i più bisognosi. Mi chiedeva di essere portato ad adorare Padre Pio ma aveva un’aria mortificata, non era in grado di affrontare con forza la vita. Dopo quel sogno sono andato a trovarlo e il suo atteggiamento era uguale. Era quello di una persona sfiancata dalla vita e desiderosa di risollevarsi, con lo sguardo verso Padre Pio. E quando mi ha visto ha pianto tantissimo. Ho deciso anche di accompagnare i suoi genitori per vederlo ed è tristissimo vedere questa madre che tanto si dispera per le condizioni del figlio. È destinato a restare lì dov’è. Le assistenti sociali mi hanno riferito che i suoi genitori

non possono accudirlo in casa perché sono anziani e usufruiscono soltanto della pensione di invalidità. Qual è il suo futuro? Voglio usare queste pagine questa volta per lanciare un appello alle associazioni di volontariato: ricerchiamo insieme un modo di far vivere meglio Vitino, occorre un monolocale per ospitarlo e volontari che possano accudirlo con costanza, anche io mi offro sin da ora. Non lasciamolo morire su quel letto senza prospettive! E con le lacrime dalla mattina alla sera. Tiriamo fuori il nostro lato caritatevole per un nostro concittadino che ha bisogno di aiuto, di persone con le quali parlare, di affetto e comprensione. Spesso preferiamo orientare la nostra pietà verso il diverso, colui che si trova lontano da noi, che parla una lingua diversa ed ha un altro colore di pelle. Basta però che giriamo la testa qui ed ora, nella nostra città e possiamo trovare le stesse situazioni di disperazione. Vitino deve essere aiutato!!! Ve lo dice una persona che vive con il nulla, che cerca ogni notte di non dormire per andare a pesca, per raggranellare la giornata necessaria a pagare le spese in famiglia e sperare di potere anche acquistare un’altra auto per poter andare a Modugno a trovare Vitino. Nelle mie grandi difficoltà di vita però e con la certezza di non sapere come poter continuare ad unire il pranzo con la cena, ho uno smisurato desiderio di avvicinarmi a coloro che stanno peggio di me, ai malati e Vitino appunto lo è perché la S.L.A. è una malattia che non perdona. Un obiettivo che mi sta a cuore è quello di creare a Giovinazzo un comitato di persone povere e bisognose che, insieme, possano ottenere condizioni di vita migliore con l’aiuto di tutti e la supervisione dei miei Santi protettori, San Pio e San Michele. Invano

quest’anno ho tentato di effettuare un pellegrinaggio per rivolgere loro le mie preghiere. Non sono riuscito ad arrivare a causa della mia autovettura malandata ma in compenso ho trovato una persona da dover assistere e la mia fede si sta manifestando ugualmente. Tra l’altro è notizia di qualche giorno addietro che, per la prima volta proprio a San Giovanni Rotondo, è stato effettuato un trapianto di cellule staminali per un ragazzo giovane malato di S.L.A. Una nuova frontiera si apre dunque nel settore della ricerca e, probabilmente proprio la struttura ospedaliera di San Giovanni Rotondo, tra qualche anno sarà in grado di poter ospitare questi malati incurabili. San Pio merita rispetto ed adorazione, a Lui sono collegati eventi straordinari. Personalmente lo ritrovo spesso in sogno, pronto a consolarmi ed aiutarmi per qualsiasi vicenda, addirittura in un’occasione passata mi ha salvato anche la vita mentre rischiavo di uscire fuori strada su una curva del Gargano con la sua presenza. In nome quindi della carità cristiana e di questi adorati Santi, a tutti dico: aiutiamo Vitino e avviamo questa campagna di solidarietà dalle pagine di questo giornale! .

A VI TIN O VIT INO Sono un feretro di vetro e tutto è amaro diventi niente e niente puoi sperare… anche la mente è immobile tutto pian piano muore anche una giornata di sole e tutto è nero. L’odore della morte è diffuso ricorda Cristo in croce si perde anche la forza di vivere e tutto scompare… ONOF RI O AL TO MARE RIO ALTO TOMARE 54


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