LA PIAZZA DI GIOVINAZZO DICEMBRE 2019

messaggio CARI CONCITTADINI, amici di Giovinazzo e amici della Piazza, a tutti voi giunga il più cordiale augurio di buon Natale e di serene festività. Approfitto della bontà del direttore, Sergio Pisani, per farvi gli auguri da queste colonne e al contempo tratteggiare un quadro della nostra amata Giovinazzo, di ciò che si è fatto di ciò che si farà.

Via Cairoli, 95 Giovinazzo 70054 (Ba) Edito da ass. La Piazza di Giovinazzo Iscr. Trib. di Bari n. 1301 del 23/12/1996 Telefono e Fax 080/3947872 Part. IVA 07629650727 E_MAIL:lapiazzadigiovinazzo@libero.it FONDATORE Sergio Pisani PRESIDENTE: Sergio Pisani DIRETTORE RESPONSABILE Sergio Pisani DIRETTORE EDITORIALE: Raffaella M.B.Direnzo REDAZIONE Damiano de Ceglia - Agostino Picicco Donata Guastadisegni - Giovanni Parato Vincenzo Depalma - Onofrio Altomare Porzia Mezzina - Mimmo Ungaro Enrico Tedeschi - Giangaetano Tortora Alessandra Tomarchio - Cinzia Tattini CORRISPONDENTI DALL’ESTERO Rocco Stellacci (New York) Giuseppe Illuzzi (Sydney) Grafica pubblicitaria: Rovescio Grafica Responsabile marketing & pubblicità: Roberto Russo tel. 347/574.38.73 Sergio Pisani tel. 080/3947872

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FINITO DI STAMPARE IL 19.11. 2019

GIOVINAZZO ATTRATTIVA Comincio col dire che i dati elaborati da Pugliapromozione e confermati dall’Istat attestano il trend in crescita dell’attrattività turistica di Giovinazzo: aumentano le soste nei nostri alberghi, aumentano le prenotazioni dei nostri bed & breakfast, aumenta il nostro indice di popolarità. La nostra visione la conoscete tutti: stiamo puntando sempre più su una città vivibile, accogliente, ospitale e vivace dal punto di vista sociale e culturale. Non ci stancheremo mai di promuovere l’immagine della nostra città in tutti i contesti positivi utili al nostro fine. Per far questo avvieremo da subito un percorso partecipato per la definizione della strategia di marketing territoriale accompagnati dagli esperti che si sono aggiudicati la nostra gara per promuovere al meglio la nostra città. Sarà un anno davvero interessante perché il tutto sarà coronato dalla grande visibilità che ci darà la partenza della tappa del Giro d’Italia il 17 maggio 2020. Si partirà di domenica, sarà una grande occasione: 198 televisioni collegate, diretta Rai, già dai mesi prima della partenza avremo tanti eventi e iniziative, un volano incredibile per promuovere Giovinazzo. A inizio maggio, inoltre, vivremo l’esperienza della Maratona delle Cattedrali che si sta facendo ben conoscere all’estero, incrociando le dita speriamo di poter ospitare nell’occasione lo spettacolo delle frecce tricolori. Tuttavia prima di arrivare a maggio 2020 contiamo di poter animare al meglio il tempo festivo natalizio, illuminando a nel modo migliore non solo la Piazza ma anche il nostro centro storico e nel contempo lavorando alacremente per la prossima festa dei fuochi di S. Antonio, una manifestazione in crescita e che vorremmo divenisse sempre più conosciuta fuori Giovinazzo considerato che da quest’anno la festa si è guadagnata l’iscrizione nel Registro regionale dei rituali festivi legati al fuoco.

LAVORI PUBBLICI

del

sindaco

PER LA TUA PUBBLICITA’

Di pari passo alla promozione avanzano i cantieri che stanno rendendo Giovinazzo sempre più bella e funzionale: la Villa comunale rimessa a nuovo con nuove aree giochi per bimbi, un’area giochi per piccolissimi, una nursery, giochi per disabili, la nuova fontana al centro e un nuovo impianto di illuminazione a led. ProsePRENOTA guono i lavori alla Cittadella della Cultura: stiamo realizzando l’imSUBITO IL TUO pianto di riscaldamento a pavimento e l’impianto di raffreddaSPAZIO mento, oltre ad alcuni inter venti migliorativi sull’impiantistica. Il nuovo anno restituiremo alla citPUBBLICITARIO tà un luogo ormai frequentatissimo dai giovani di ED AVRAI UNO Giovinazzo e non solo: più aule studio e lettura, SCONTO E UN una rinnovata sala conferenze e la disponibiliMESE GRATIS DI tà di un patrimonio librario inventariato che si aggira su quasi 5.000 volumi. In questi PUBBLICITA’ giorni in cui scrivo stiamo appaltando la Tel. 347.5743873 gara per i lavori di efficientamento delRoberto Russo l’impianto di pubblica illuminazione di Centro Storico e Piazza Vittorio Emanuele: nuove lampade illumineranno le zone centrali del Paese consentendo all’ente un risparmio notevole sui costi energetici. In fase di realizzazione anche le aree fitness e aree giochi nel quartiere zona 167, l’efficientamento energetico e la riqualificazione del Palapansini mentre a breve si aprirà anche il cantiere di ristrutturazione del Palazzetto di via de Ceglie. Entrambi i palasport verranno rimessi a nuovo, non accadeva da decenni, siamo davvero felici di questo risultato ottenuto grazie ai finanziamenti del “Patto per la Città metropolitana di Bari” e del bando per la riqualificazione delle periferie urbane. In via de Ceglie sorgerà quindi un nuovo polo aggregativo perché oltre al Palasport verrà rimessa a nuovo con un’importante opera di efficientamento energetico anche la scuola media Marconi PAROLE E IMMAGINI PER RACCONTARE UNA CITTÀ CHE CON LA SUA GENTE (con quasi 2.7000.000 euro di finanziamento regionale).

COPERTINA

SA TENERE INSIEME STORIE DI TUTTI E DI CIASCUNO. CON UMANITÀ E GIOVINAZZO VERDE Questi punti nodali della nostra città, luoghi aggregativi di primaria rilevanza saranno COMPETENZA! tutti collegati dalla greenway, un’altra opera finanziata dal “Patto per la Città metro- IL CLICK È DI F. OTTOMANIELLO politana di Bari”. Il percorso, infatti, ha lo scopo di collegare questi punti in condizio- L A FOTOCOMPOSIZIONE È STATA ni di sicurezza per gli utenti deboli (bambini, disabili), rilanciando l’idea di una mobi- REALIZZATA DA ROVESCIO GRAFICA lità alternativa e sostenibile in una città che ha dimensioni del tutto umane. Certo DI ROSALBA MEZZINA

abbiamo dovuto comunque rinunciare a spazi dedicati al parcheggio delle auto, in più occasioni abbiamo recepito anche proposte alternative per migliorare la fruibilità del percorso, tuttavia dobbiamo sforzarci di non allontanare il futuro. E il futuro è fatto di mobilità dolce, di meno auto in centro, di meno inquinamento inutile, di sicurezza per tutti, di un piano metropolitano “Biciplan” che coinvolge la mobilità ciclabile dei 41 comuni della Città metropolitana di Bari. A scanso di equivoci stiamo lavorando ad un piano dei parcheggi soprattutto in previsione dei momenti di maggiore afflusso della nostra città, siamo consapevoli che c’è tanto da lavorare ma fiduciosi nell’impegno di tutti nel cercare di vivere Giovinazzo in modo meno frenetico e più sostenibile dal punto di vista ambientale. Questa conversione “green” di Giovinazzo sarà coronata dal altri interventi: la “Velostazione” in piazza Stallone consentirà di noleggiare le bici per gli spostamenti in città e consentirà anche la ricarica di veicoli elettrici. L’intervento garantirà anche la riqualificazione della piazzetta con nuovi pali artistici, nuova pavimentazione e nuovo verde. Seguiranno con tempi leggermente più lunghi, in rapporto alla complessità delle opere, ben 4 interventi di natura epocale per la nostra città: 1. la seconda parte della bonifica di Lama Castello (3.400.000,00 euro finanziamento regionale) con conseguente rinaturalizzazione dell’area con nuova semina diretta di specie erbacee mediante la tecnica dell’idrosemina in spessore e la piantumazione di nuove specie arbustive; 2. interventi di mitigazione del rischio idrogeologico della Lama (nei pressi del parcheggio dell’ex sala ricevimenti “La Stella”) per un importo di oltre 5 milioni di euro (fondi ministeriali); questi due progetti permetteranno che l’istituzione del Parco naturalistico cittadino di Lama Castello avvenga nel modo migliore in un’area bonificata, rinaturalizzata e messa in sicurezza; 3. Interventi di contrasto all’erosione della costa in località La Cappella (per un importo di circa 3 milioni di euro, fondi ministeriali); 4. messa in sicurezza di emergenza per la discarica in località san Pietro Pago (oltre 4 milioni di euro, fondi regionali) per coprire i lotti esausti e gestire la raccolta di percolato e biogas. Finora il Comune sta gestendo l’emergenza aspirando il percolato e curando la manutenzione dell’area; le ultime analisi effettuate dall’Arpa lo scorso 30 maggio hanno confermato l’assenza di contaminazione delle acque di falda e dei terreni circostanti, tuttavia non abbassiamo la guardia e cerchiamo di risolvere in modo definitivo un problema enorme ereditato dal passato

sin da quando nel 1989 la discarica entrò in funzione. È superfluo evidenziare che questi interventi costituiscono la svolta verde di Giovinazzo come non è mai accaduto nella sua storia: progetti importanti, tutti finanziati e che al netto delle procedure amministrative vedranno la luce nei prossimi anni.

URBANISTICA Il futuro di Giovinazzo passa proprio da questa svolta verde, dalla valorizzazione dell’attrattività turistica ovvero dalla valorizzazione del suo mare, della sua costa, del borgo antico. Tutte riflessioni che sono al centro dell’opera strategica di questo secondo mandato della mia amministrazione: il nuovo Piano Urbanistico Generale (PUG). Ridisegnare il futuro di Giovinazzo significa pianificare al meglio le scelte urbanistiche. Da mesi è ormai avviato il confronto con i progettisti del PUG, proseguiremo su questa strada cercando di portare la discussione in consiglio comunale nel 2020 in quanto l’approvazione del PUG potrà comportare crescita economica e sviluppo, magari attrarre nuovi investimenti come già accaduto per il rilancio della zona ex marmi Barbone ed ex Cementificio (al confine con Molfetta), rilanciare interventi di edilizia residenziale pubblica. Abbiamo aspettative positive anche per il Piano Regolatore del Porto per dare un assetto ordinato al nostro porticciolo nonché per creare nuove opportunità legate all’economia del mare.

SOCIALE E SANITÀ L’anno prossimo contiamo, infine, di centrare un altro grande obiettivo: terminare i lavori di ristrutturazione della Casa di Riposo “San Francesco”, un’opera che permetterà alla città di poter avere una struttura moderna ed efficiente. Purtroppo ad oggi il cronoprogramma dei lavori non è stato rispettato dall’azienda vincitrice dell’appalto, motivo che ha comportato la risoluzione del contratto. Sulle opere pubbliche di natura strategica e dalla valenza sociale come la Casa di Riposo non possiamo ammettere ritardi ingiustificati, il nostro auspicio è terminare i lavori nel nuovo anno e bandire una nuova gara per la gestione dell’immobile così da chiudere in modo positivo una vicenda complicata. Sul fronte socio-sanitario è in dirittura d’arrivo l’approvazione del progetto per la nostra Casa della Salute alle spalle della farmacia comunale. Negli anni passati abbiamo lavorato tantissimo per questo obiettivo mettendo allo stesso tavolo di pianificazione Comune, Asl e Regione. Il progetto curato dalla

Asl e finanziato con fondi erogati dalla Regione ci permetterà di raggruppare in una nuova e moderna struttura tutti i servizi territoriali quali Sim, Serd, Consultorio, Farmacia territoriale, Guardia medica, 118. In più ci sarà modo di potenziare i poliambulatori per le visite specialistiche e il punto prelievo. Anche questa è un intervento di portata storica, mai Giovinazzo è stata destinataria di un intervento strutturale così complesso in tema di sanità. Sanità e Sociale sono due ambiti per i quali a Giovinazzo non si è mai smesso di operare con lungimiranza: il nuovo Piano Sociale di Zona, il Piano territoriale di contrasto alla povertà, il progetto “Pon Inclusione”, il nuovo progetto per la lotta agli sprechi alimentari nonché la prossima apertura dello sportello anti-violenza stanno mettendo in campo interventi strategici per prevenire e contrastare le variegate condizioni di disagio. Crescono gli interventi di domiciliarità, i progetti di inclusione sociale (Pon), gli aiuti primari a chi è nelle condizioni di bisogno.

Una soluzione per tutti, immediata, non esiste. Ma sicuramente l’atteggiamento di chi guarda fiducioso al futuro, cercando di mettersi in gioco con impegno e determinazione è un punto di partenza per venir fuori dalle secche delle difficoltà quotidiane.

E questo vale anche per noi amministratori, gli ultimi ai quali è concesso di lesinare le proprie forze e il proprio impegno.

Proprio per onorare la dedizione di chi serve il Paese ogni giorno abbiamo pensato al prossimo 4 dicembre come giornata significativa per ricordare la nostra medaglia d’oro al

valor militare, carabiniere Luciano Pignatelli, alla presenza del Capitano Ultimo, figura di spicco nel panorama nazionale per il contrasto alle mafie nonché nostro concittadino onorario per volontà unanime del consiglio comunale. Un momento che immaginiamo possa servire agli studenti della nostra città per comprendere il senso del dovere e la rettitudine che dovrebbe animare ogni cittadino.

Cari concittadini ed amici spero possiate condividere con noi questo impegno, ho preferito scrivervi solo di tematiche locali perché questa è la politica che a me piace: obiettivi, risorse, progetti, lavori ed interventi. Che questo Natale possa significare per tutti un momento non solo di serenità ma anche un momento in cui acquisire nuova fiducia e nuova speranza nel domani. Auguri a tutti!

TOM

IL

fatto

DI

SERGIO PISANI

A volte si ha paura a riflettere ad alta voce. Come, per esempio, trovandosi a parlare di Ese Sarah, la nigeriana che giocando in passerella a essere Naomi Campell, riesce a trasformare con innata grazia il martirio di una terra dilaniata dalla guerra in sfumature di dolcezza assoluta. La prima cosa che viene in mente, infatti, è se alla fine non si fa un danno a questa giovane ragazza, parlandone. O peggio spiattellandola addirittura in copertina, come abbiamo fatto noi, quasi a simbolo di una riuscita inclusione di casa nostra, per come questa dovrebbe sempre essere. Facciamo una premessa. Ese Sarah, regolarmente registrata, lavora per l’hotel San Martin, sta completando gli studi presso l’Istituto Tecnico Orion di Molfetta, ha un casa e una meravigliosa famiglia che l’ha

accolta. Argomentando, viene meno la violazione della legge 94 del 2009 che introduce in Italia il reato di immigrazione illegale (prima di essere commentata andrebbe letta, al di là dei sentimenti che i relatori suscitano) che, pur mancando ancora di molti decreti attuativi, regola l’ingresso degli extra comunitari in Italia. Questo porterebbe noi a non agire da delatori e la nigeriana Ese Sarah ad acquisire il diritto di permanenza nel nostro Paese. La storia di Ese Sarah è identica a quella di molti migranti in fuga dalla propria terra martoriata dalla guerra civile. É arrivata dalla Nigeria, attraversando la Libia, luogo di smistamento per quasi tutti i migranti subsahariani, su di un barcone. Da lì, è poi sbarcata in Italia. Un viaggio, il suo, durato circa tre anni. La storia di Ese Sarah è forse il

risultato più eclatante di una parola che si chiama «Inclusione». Questo sprazzo di bellezza narrativa e visiva però tende a esaurirsi piuttosto in fretta, quando si trova una donna di colore in copertina o si parla della sofferenza, perché lascerebbe l’immaginazione a qualcosa a cui siamo abituati ad ascoltare. Ovvero il comune rosario populistico. «Gli italiani prima di tutto», «Bisogna salvare chiunque in mezzo al mare, ma poi riportarlo indietro». «Prima una casa agli italiani che vivono per strada, agli sfollati, ai terremotati dell’Umbria e dell’Abruzzo». «Bisogna scaricarli sulle. spiagge, con una bella pacca sulla spalla, un sacchetto di noccioline e un gelato». «Espulsione immediata di chi non scappa da nessuna guerra, ma la guerra ce la porta in casa» e via dicendo, cercando di decodificare il manuale ideologico anti-immigrati più o meno violento. Frasi modulate, sarebbe meglio dire, impossibili a un’analisi semantica, ma di certo utili ad attirare l’amico fariseo, ozioso e ‘cazzaggione’, che si cuoce in panciolle al sole italico e si sente defraudato quando qualcuno «gli ruba» qualcosa che non è nemmeno suo. Ahimè, questi timori potrebbero diventare veri quando per Ese Sarah verrà meno la protezione umanitaria, ovvero ritornerà per un qualsiasi motivo nello status di straniera, cioè soggetta a un regolamento piuttosto restrittivo (e al rischio concreto di diventare di nuovo clandestina).

Tutti questi validi preliminari, per dimostrare, mettendo a tacere la coscienza, che Ese Sarah è impossibile non vederla in paese bella, alta, slanciata come Naomi Campell. Attualmente ha i documenti, è pienamente in regola, le forze dell’ordine le regalano sorrisi, la gente estranea ha un animo buono e raziocinante più di quanto il pensiero

comune possa riconoscere loro. Infine, il non accanirsi nei confronti di un extracomunitario che non commette atti criminosi, non infastidisce nessuno; e di certo non destabilizza le regole di mercato, se ad esempio Ese Sara e i fratelli lavorassero alla giornata, sarebbe un atto eticamente giusto per istituzioni in grado di guardare al di là di qualche piccola sbavatura di carattere amministrativo. Vorrei aggiungere le reazioni nella piazza di Giovinazzo, compostezza ed educazione, nei sorrisi e sfottò dei ragazzi che vorrebbero uscire con lei. Per scriverla in breve, sprazzi di simpatia che non si scioglieranno al primo sole di primavera. Siamo a Giovinazzo, arca di pace e di accoglienza. Eppure non sempre è stato così. Non sono lontani i tempi in cui don Tonino Bello era costretto a redarguire la sua comunità di fedeli con quell’esempio di poesia civile che è «Caro marocchino». A noi ragazzi di allora ce l’avevano fatta imparare a memoria. Quelli erano tempi in cui, tristemente, gli episodi di violenza razziale erano all’ordine del giorno, Nelson Mandela era ancora in carcere, il Napoli di Maradona non poteva andare a giocare a Verona o Torino senza che dagli spalti non fioccassero striscioni come «terroni» o «colera». E succedeva anche ai giovinazzesi dell’AFP di Capitan Frasca quando scendeva in pista a Novara, Lodi e Monza. Troppe cose non sono cambiate da allora, basti pensare agli ultimi buu al Bentegodi di Verona nei confronti di Balotelli, calciatore italiano dalla pelle scura. Dietro l’angolo potremmo preannunciare un futuro in cui i figli di Ese Sarah, con i bambini turchi, algerini, tunisini si diranno cittadini europei come i coetanei islandesi e della Norvegia? Chi può dirlo? Nel frattempo diamo il benvenuto a Ese Sarah, a Giovinazzo, «la perla del nord barese» a cui il riflesso bruno della sua pelle aggiunge bellezza a bellezza.

SERGIO PISANI

I NUMERI SULL’INCLUSIONE Sarah e tante altre storie belle Un giorno, mamma Carmen a pranzo: «Giosafat possiamo accogliere in famiglia Sarah?». Le ha subito detto sì. Gaetano, il fratello, poi: «Mamma il bene che fai, ti ritorna. E’ il karma. Se questa cosa ti rende felice, noi siamo felici con te». Da allora Sarah ha trovato casa. Ma non è facile garantire il diritto di permanenza a chi come Sarah è giunto in Italia come migrante - richiedente asilo perchè si trova ad affrontare un lungo percorso di accoglienza, fatto perlopiù di intoppi burocratici, attese interminabili e condizioni di sospensione che solo in parte favoriscono il suo processo. Sarah oggi cresce nel cuore della sua nuova mamma Carmen Martorana che le ha allungato la gioia di vivere in Italia e che formula pubblicamente su La Piazza gli infiniti ringraziamenti a Franco Naglieri (Presidente Associazione I Miracoli dell’Amicizia), Luca Duri e Michele Aniello (responsabili dell’hotel San Martin), Salvatore Stallone (Presidente dell’Orion School). Sarah vive in casa Marzella, ha una famiglia, un lavoro, fra un anno conseguirà anche un diploma. Ma quando verrà meno il lavoro, cosa succederà? La paura è quella di ritornare da dove era partita. Già a fine agosto sarebbe scaduto il contratto di lavoro e il timore di essere trasferita nei Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE) era reale. Da lì, avrebbero provveduto al rimpatrio entro 18 mesi. Sarah sarebbe ritornata in Nigeria, dove era stata abbandonata dalla mamma ed era sfuggita dalle grinfie del padre che voleva indirizzarla verso tutt’altro lavoro A GIOVINAZZO non c’è solo la bella storia di Sarah da raccontare. Ci sono altre 4 storie di inclusione e di integrazione.

Grazie al progetto Sprar/SIPROIMI, un progetto dedicato alla seconda accoglienza, ossia a coloro che hanno già ottenuto lo status di rifugiati, scegliendo di restare in Italia ma che devono vincere la sfida dell’integrazione e dell’acquisizione di autonomia, sono 4 gli utenti (maschi) accolti e collocati presso l’Istituto S. Giuseppe. Il primo ha appena finito un tirocinio in un’azienda agricola; il secondo sta svolgendo il primo livello del corso di italiano L2; il terzo, un tirocinio all’Ikea; il quarto il primo livello del corso di italiano L2. Il servizio in paese è gestito dall’associazione ARCI Comitato Territoriale di Bari.

SERGIO PISANI

IL

CONTRAPPUNTO

dell ’alfiere

L’ODIO E LA COERENZA UN PO’ DI RAZZISMO E ANTISEMITISMO AL CHILO. «Ma, dico, amici di destra lo avete visto Django? Il maggiordomo della Casa Bianca era sicuramente nero. Devoto al padrone razzista. Cosa credete allora di poter dimostrare citando il nero leghista? Se aveste studiato, sapreste che non pochi ebrei chiamarono il figlio Benito o Adolf». Sono le parole scritte da Corradino Mineo già noto giornalista della RAI e esponente politico prima del PD e poi de La Sinistra, su Toni Iwobi, primo senatore della Repubblica di colore eletto per La Lega. Già il primo senatore di colore è un senatore eletto con la Lega di Salvini. Ad oggi, mentre scrivo, non ho notizia di smentite o di chiarimenti da parte del famoso giornalista. Provo, senza difficoltà a immaginare cosa sarebbe successo se fosse stato un giornalista e politico di centro destra a pronunciare simili parole su un politico di colore di sinistra.

Trasmissioni indignate, appelli, raccolte di firme di volti noti e meno noti in cerca di notorietà, Michela Murgia e chef Rubio in prima fila a parlare di neocolonialismo e razzismo becero e volgare, prime pagine per lunghi giorni de La Repubblica a evocare il ritorno delle camicie brune, oltre alle nere si intende, e, ovviamente, l’invito perentorio alla nuova nascente Commissione contro il razzismo e antisemitismo a occuparsi di questa dichiarazione e del suo autore.

Un po’ come accaduto a chef Rubio nessuno ha rimarcato la gravità, l’assurdità, la pochezza di queste parole che sottendono la convinzione che un nero non possa avere idee se non quelle di sinistra e, quindi, debba rimanere sottomesso alle idee di sinistra. Il nero buono è quello schierato a sinistra. Che differenza ci sia con il maggiordomo citato dall’illuminato giornalista. Che dite c’è materiale per la famosa commissione contro il razzismo? Non c’è un po’ di odio in quelle parole? E Toni Iwobi cosa avrà pensato di questo illuminato progressista antirazzista? Per inciso e di minore rilevanza, segnalo che, nelle parole del già direttore di RAI News24, la gente di destra è dipinta come ignorante a prescindere «se aveste studiato». Parole che fanno sorridere e pensare che l’odio ha radici profonde. L’odio razziale e l’antisemitismo si annidano spesso nella mente e nel cuore di chi professa il contrario per convenienza politica. Un esempio recente, non il primo e, temo, non l’ultimo, di perfetto antisemitismo è la nomina ad assessore effettuata dal sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, di Eleonora De Majo. La signora, proveniente dall’area dei centri sociali napoletani, nel recente passato aveva sostenuto che il «sionismo è nazismo». Inoltre, aveva paragonato il premier israeliano Netanyahu a Hitler, definendo il governo israeliano «un manipolo di assassini». E aveva affer-

IL CIRCO WIGLIAMS E LA GREENWAY. C’È CHI HA DETTO NO AL CIRCO WIGLIAMS DOPO CHE LO STESSO AVEVA GIÀ OCCUPATO IL SUOLO PUBBLICO ED È ANDATO IN

!? INTANTO SI SONO ANCHE RIACCESI GLI ANIMI PER LA GREENWAY. VELENI A PIÙ NON POSSO SUL PROGETTO GENERALE DELL’OPERA SCENA CON DUE SPETTACOLI

mato che gli israeliani sono «porci, accecati dall’odio, negazionisti e traditori finanche della vostra stessa tragedia» e ridotto il numero degli ebrei assassinati nella Shoah a 4 milioni. La signora si è difesa dopo la presa di posizione della comunità ebraica napoletana sostenendo che è critica contro l’apartheid dello stato di Israele nei confronti dei palestinesi e che fu Netanyahu a esprimere un giudizio tutto sommato assolutorio nei confronti di Hitler, reo di voler solo espellere gli ebrei, non sterminarli. Un esercizio mal riuscito di difesa da parte dell’assessore della giunta De Magistris che conferma l’odio oscuro e, quindi, più profondo di chi accusa gli altri di propalare odio razzista e antisemita. Attendo la Commissione anche su questa vicenda. Sul sindaco di Napoli non dico nulla, sempre pronto a sparare affermazioni cariche di odio contro chi non la pensa come lui ma stranamente silente su questa e altre vicende della sua amministrazione coinvolta in questa brutta pagina seguita all’ennesimo rimpasto in giunta. Napoli città aperta, solidale e antirazzista, infatti. Appare chiaro, senza ombra di dubbio, che la Commissione sia l’ennesimo tentativo di imbavagliare idee diverse da quelle politicamente corrette, le idee non allineate al pensiero dominante. Non si spiegherebbe la strumentalizzazione della senatrice Liliana Segre che porta sul suo corpo e nella sua mente il vissuto tragico e inqualificabile del totalitarismo nazista. Una tragedia senza alcuna ragione purtroppo non la sola del 20° secolo.

Zingaretti, il segretario del PD, ha proposto la sua candidatura per la presidenza della Repubblica che la senatrice ha prontamente declinato per ragioni di età, di opportunità, di preparazione e per evitare strumentalizzazioni ulteriori.

IL CIRCO E LA GREENWAY. «Venghino Signori, venghino». E’ proprio il caso di dire a vedere i tanti pagliacci “comuni”, i “nostri” pagliacci, che ci assomigliano e ci rappresentano. Già, ci rappresentano. Sia nel senso che sono l’esatta rappresentazione di quel che siamo, ed inutile lamentarsi se non sono un granché (anzi). Ma ci rappresentano anche nel senso che lo fanno istituzionalmente al Palazzo di Città, ma anche a Montecitorio, a Palazzo Chigi. Mentre a Giovinazzo sul Palazzo di Città si fa a botte perché c’è chi dice No al circo Wigliams dopo che lo stesso ha occupato un suolo pubblico ed è andato in scena con due spettacoli il 15 novembre senza autorizzazione (?) – le solite polemiche e strumentalizzazioni tanto care anche alla nostra locale sinistra in salsa confessionale - si sono riaccesi gli animi per la Greenway, dalle basole di pietra coperte dall’asfalto, dall’utilità della pista ciclabile al tracciato, sai tanti postiauto. Insomma veleno sul progetto generale dell’opera. Non si è ben capito se la sinistra locale sia contraria all’opera o se voglia delle modifiche più o meno radicali. Se, insomma, voglia quella città slow a cui hanno sempre detto di voler far riferimento o sia solo un’affermazione priva di concretezza. Sì, insomma, siete a favore o contro? Lasciamo da parte le solite questioni vuote di concretezza sulla partecipazione, sul coinvolgimento e, liberiamo il campo dalla speculazione per il consenso facile facile, il nuovo modello di viabilità non passa attraverso l’ampliamento e potenziamento delle piste ciclabili? L’ecologia è tanto al centro della politica della sinistra alternativa da essere contraria all’esibizione delle Frecce Tricolori e , poi, non va bene la Greenway? Evviva alfiere@giovinazzo.it

il

corsivetto

DI

TOMMASO ANIELLO

LA CITTÀ È UNA GRUVIERA A CAUSA DEL SINDACO CICLISTA La costruzione della pista ciclabile fa andare in bestia gli spieghi che, a parte ben conosciuti e sparuti soggetti noti come “aficionados” i cittadini (fra i quali lo stesso sindaco) e patiti Si sa che, per talune loro particolari caratteristiche, alcuni sindaci di Giovinazzo sono passati alla storia dei nostri annali. Ci sono, infatti stati: il sindaco “più giovane”; quello “sindacalista”; quello “medico”; quello “professore”. L’attuale, presentatosi come “il cavallo di razza capace di guidare il carro trainato dai cervelli”, rischia, a quanto si sente in giro, di passare alla storia come “sfascista“; e ciò per aver esordito trasformando la ex SS 16 in un quasitratturo, allo scopo di ricavarvi una corsia per i cicli e, al suo secondo mandato, per avere trasformato il centro nevralgico della città in un maxi-cantiere, anche questa volta per farne una pista ciclabile. Si osserva nei “circoli dei benpensanti” cittadini che è necessario che qualcuno fermi il sindaco prima che sia troppo tardi e prima che il traffico viario diventi impossibile, oltre che altamente pericoloso e che qualche altro

dalla bicicletta, tutti gli altri abitanti preferiscono spostarsi in macchina o a piedi. Ci sono anche quelli che, con una punta di malizia, puntualizano che, in entrambi i casi, le conseguenze (visto che nessuno ha spiegato al sindaco che, prima di impiantare corsie preferenziali, occorre adeguare ed allargare le strade interessate) sono già e saranno a danno dei cittadini. Ed infatti i lavori sulla ex SS 16 verso Santo Spirito hanno, per gli incidenti gravi verificatisi, comportato una drastica diminuzione a 50 km/h per il tratto in questione, con l’accertamento automatico - in media della velocità. Non è difficile pensare che tutto il centro sarà, al termine dei lavori, preso a base per segnali stradali fortemente restrittivi per la velocità di percorrenza e per la pazienza dei guidatori.

A chi nota che, in ogni caso, il risultato sarà favorevole al Comune (per l’appli-

cazione delle sanzioni), si risponde - da parte di questi improvvisati “benpensan ti” - che non sarà male ricordare quanto accaduto, in materia di limitazione di velocità, qualche lustro fa, quando qualche amministratore pensò di collocare un rilevatore, di tipo “autovelox” automatico, in via Molfetta.

Che dire a commento? Il sindaco è avvisato. Alla storia si può passare per tante ragioni. Anche Nerone è ricordato, invece che per la sua squisita sensibilità artistica, soprattutto per aver dato l’ordine di incendiare Roma. In ogni caso, non sarebbe male per l’odierno sindaco - salvi incidenti di percorso all’ultimo momento - essere ricordato, più tranquillamente, come “quello del ponticello”. Quanto alle risicate finanze comunali (ed alle nostre povere tasche di contribuenti), dobbiamo solo sperare che il prossimo sindaco non abbia in antipatia le corsie preferenziali e che, comunque, sia un “brocco”, piuttosto che un cavallo di razza.

TOMMASO ANIELLO

l angolo del lettore DI AGOSTINO PICICCO

’

GIANNI BUGNO, CAMPIONE DEL MONDO D’ACCORDO CON LE CITTÀ A MISURA DI CICLISTA NEL SENSO DELLA GREENWAY E DELLE VELOSTAZIONI: «IL

E’ Presidente internazionale del Sindacato Ciclisti Professionisti

GOVERNO DOVREBBE

ESSERE PIÙ SENSIBILE NEL PROMUOVERE LA MOBILITÀ IN BICI NELLE STRADE CITTADINE.

NON DAPPERTUTTO ESISTONO METRÒ, MEZZI URBANI E TAXI. LA BICI, INVECE, CONSENTE DI MUOVERSI LIBERAMENTE IN CITTÀ SENZA INQUINARE, SENZA DARE FASTIDIO ED È SALUTARE» La carriera sportiva e dirigenziale di Gianni Bugno è luminosa: ciclista professionista dal 1985 al 1998, è stato campione del mondo su strada nel 1991 e nel 1992. In carriera ha ottenuto 72 vittorie. Si è aggiudicato nove vittorie di tappa al Giro d’Italia, nonché il successo finale nel 1990, oltre a quattro tappe al Tour de France e due alla Vuelta a España; ha fatto inoltre sue una MilanoSanremo, un Giro delle Fiandre, una Milano-Torino e un Giro dell’Emilia.

Nonostante questi grandi successi Gianni Bugno mantiene una innata modestia.

Alla domanda su cosa pensi di tanta fama, notorietà e ammirazione lui risponde di sentirsi «uno che ha fatto il suo dovere e al quale è piaciuto farlo». Considera i suoi successi sportivi come una cornice più ampia di quello che fa nella propria vita.

Oltre ad aver fatto il ciclista professionista, svolge ora una professione quanto meno insolita. Ci si aspetta che faccia l’allenatore, il gestore di una palestra, il dirigente di una società sportiva, invece fa il pilota di elicotteri: «E’ il mio lavoro da 25 anni, è la mia seconda professione, si tratta di un progetto coltivato da giovane che sono riuscito a concretizzare». Per mantenersi nell’ambiente è Pre-

sidente internazionale del sindacato ciclisti professionisti ma, precisa, «si tratta di un ruolo non operativo, più di immagine, dato che quelli che lavorano maggiormente sono i segretari, tuttavia

O

comprende le esigenze dei comuni cittadini, non dappertutto esistono metrò, mezzi urbani e taxi. La bici, invece, consente di muoversi liberamente in città senza inquinare, senza dare fastidio, ed è salutare. Ora vado poco in bici ma mi piacerebbe vedere più ciclisti sulle strade. Il ciclista è anche un deterrente perché diminuirebbe la velocità dei mezzi, inoltre la bici consente di fare moto e tenersi in forma, insomma BIKE ECONOMY E GREENWAY Per Bugno l’economia della ciclabilità rappresenta la solu- si unisce l’utile al dilettevole». zione per tanti problemi e riguarda un aspetto del turismo che va implementato (del resto se in Germania vale 30 mi- IL RAPPORTO CON GIOVINAZZO liardi di euro all’anno e in Italia neanche 3 qualcosa vorrà «Ho grande ammirazione per Giovinazzo, è una bella città, si dire). «Il turismo legato alla bike economy va promosso in sta bene, sa accogliere la gente, e i turisti in particolare, in Puglia e in tutta Italia, perché ci sono posti stupendi da visi- modo adeguato; il paesaggio è molto bello e apprezzo le quatare ma il traffico rinchiude le bici in un ghetto. A mio parere lità degli abitanti». bisognerebbe promuovere le bici e non creare loro problemi Oso chiedere se conosce o gli è piaciuto qualche monumendi mobilità». A tal proposito confessa il suo sogno impossibi- to o scorcio caratteristico in particolare. E, nella sua essenle: andare in bici tranquillamente, senza diventare un proble- zialità di risposta, mi dice subito che il sindaco Depalma gli ma per gli automobilisti che si credono padroni delle strade. ha fatto vedere tutto, e lui ha molto apprezzato. E con poche Una affermazione triste ma veritiera: negli ultimi mesi nella parole, ma che vogliono dire tanto, mi fa capire che ha una nostra zona sono morte due persone in bici a seguito di inci- lunga consuetudine con il sindaco e ne apprezza la concredente stradale. Riprende Bugno: «In un incidente tra macchi- tezza e la lungimiranza. Grazie al sindaco, Giovinazzo dina e bici ci rimette il più debole. Mentre le soluzioni per venta città molto legata al mondo del ciclismo. E’ delle scorl’incolumità del pedone sono state trovate con le strisce pe- se settimane la notizia che il 17 maggio 2020 costituirà tapdonali, per i ciclisti la strada costituisce sempre un problema pa del Giro. «E’ già accaduto in passato, è una cosa positiva, anche perché c’è poca educazione da parte degli automobili- il sindaco ha fortemente voluto questo passaggio e sono lieto che sia riuscito nel suo intento. Si tratta di rendere sempre sti verso chi non è in auto, sia ciclisti che pedoni».

Ovviamente Bugno è d’accordo con le città a misura di cicli- più conosciuta la vostra bella città». Verrà anche Bugno a sta nel senso della Greenway e delle velostazioni: «Il gover- Giovinazzo? «Se sono a casa sì. Rivedere Giovinazzo mi fa no dovrebbe essere più sensibile nel promuovere la mobilità piacere, ci torno volentieri». Anche perché - ma lui non lo sa in bici nelle strade cittadine, dando il permesso alle bici di ancora - dalla sua ultima visita c’è stata la costruzione della circolare senza ostacoli. Non è semplice, non c’è sensibilità “passarella sul mare” e il sindaco Tommaso è desideroso di per promuovere la mobilità in bici, chi governa non sempre poterlo condurre in visita.

AGOSTINO PICICCO credo nel ruolo del sindacato di difendere la nostra categoria e dare valore ai diritti dei ciclisti delle varie nazioni; ci muoviamo, infatti, in un contesto internazionale e collaboriamo con le varie associazioni internazionali di settore per migliorare le condizioni dei ciclisti professionisti».

gironzolando per frantoi

DI

GIOVANNI PARATO

L’ORO DI GIOVINAZZO Il nostro viaggio all’interno dei frantoi locali, le cui macine ruotano allo stesso modo da sempre e raccontano la storia di una passione che continua nel tempo NOVEMBRE. Forse è il mese più bello e atteso, sia per

quanti nel mondo dell’olio da olive rivestono un qualche ruolo, sia per i tanti appassionati del prezioso «oro verde».

E’ il mese clou della raccolta e della produzione dell’olio, che riassume un intero anno di duro lavoro in campagna. E data l’importanza che in paese riveste il movimento dell’olio extravergine di oliva, alimentato quotidianamente dai tanti nuovi appassionati che si avvicinano all’olio di qualità, siamo andati a farci un giretto in paese, bighellonando per frantoi. E’ bello e divertente, specie in questo periodo, apprezzare la nuova produzione e abbinare l’olio nuovo ai piatti della nostra tradizione gastronomica italiana. Prima però un tuffo nei ricordi, a me che sono un malato di nostalgia.

C’ERANO UNA VOLATA I TRAPPETI. E’ cambiato il mondo. Di conseguenza anche la raccolta delle olive. Partiamo dalla ricerca della manodopera, ad esempio. L’ingaggio per la raccolta avveniva nella centralissima piazza, di sera o al mattino successivo verso le quattro. Quindi la squadra si portava in campagna col classico mezzo da trasporto dell’epoca, u traiène. Giunti sul posto, prima che albeggiasse, si rinfocillavano al chiarore del fuoco con un tozzo di pane e qualche oliva arrostita nella cenere. Si procedeva quindi al raccolto. Solo al tramonto del sole la squadra lasciava i campi e portava al frantoio quanto raccolto. In quel periodo si avvertiva una Giovinazzo viva in quanto pullulava di trappeti e ogni trappeto aveva un numero consistente di operai. Ogni famiglia aveva il suo fondo, tutti si mobilitavano, tutti partecipavano alla campagna olivicola come

fosse una festa. Tutti correva all’approvvigionamento annuale dell’«oro verde». Voglio ricordare i trappeti degli anni 60 – 80, veri musei dell’«oro verde». La Carestia (via Bari) - U Cighias - Giangregorio (via Crocifisso) - Acquafredda (via Ricapito) - Depalma (Palmanova) - Marcotrigiano (Angiuicchio Vendola) - Illuzzi Gaetano (U Bochè) Messere Ferdinando (via Marconi) - Rucci (via Devenuto) - Pansini (via Fossato) - Serrone (via Petrarca e via Celentano) - Messere Mauro (via Sasso) - U Tirchiaun (via Bari) - Marziani (via Cattedrale) - Maldarelli (p.zza Cattedrale) - Turturro Arcangelo (via Oleifici) - Turturro Michele (subentrò al trappeto dei Devenuto) - Depalo Francesco (via S.M. degli Angeli) - Martino Vito (via C. Altieri) - Cooperativa Olivicoltori (Formata da tanti piccoli proprietari), infine il complesso Rufolo e Sant’Antonio (un pezzo di storia del Ventennio). Se qualche nome è sfuggito mi scuso, la mia memoria perde qualche colpo, ma nessuno si senta escluso.

I FRANTOI IN ATTIVITA’. Preparatevi adesso al viaggio che racconta lo sviluppo delle più importanti invenzioni agricole ma, soprattutto, la storia del nostro paese. Andiamo a scoprire come i frantoi per olive, le cui macine ruotano allo stesso modo da sempre, si è evoluto sino ai giorni nostri.

COOPERATIVA OLIVICOLTORI: Snc, Traversa II XX Settembre, Giovinazzo (BA). Il frantoio nasce nel 1969 per migliorare e valorizzare la produzione olivicola locale per volontà di aziende che da carattere prettamente familiare (i produttori sigg. Marcotrigiano, Luigi Depalma alias

Palmanova, Dinatale e alcuni politici di allora), si sono fuse in una grande cooperativa. Oggi la Cooperativa Olivicoltori conta più di 500 soci, quasi tutti giovinazzesi, i cui uliveti di provenienza sono quasi tutti ubicati nell’agro di Giovinazzo, con alcune sporadiche eccezioni nel limitrofo agro di Bitonto. Oggi, la sns è in continuo sviluppo, il prodotto è di ottima qualità ed è ambito dalla migliore clientela italiana.

MARTINO ALFONSO e figli Vito e Angelo, Sede in

via Carlo Altieri, 7 – Giovinazzo. Il frantoio, la cui conduzione familiare si protrae da ben tre generazioni, è facile da raggiungere, ubicato al centro del paese, un riferimento per tutti i produttori locali. L’azienda si approvvigiona delle olive (quasi tutte di «coratina» e «ogliarola») che provvengono dai terreni di proprietà e di quelle dei numerosi piccoli olivicoltori (come fa il mio ex collega mar.

Binetti) selezionati della zona a spiccata vocazione agricola. L’olio viene estratto meccanicamente a freddo onde tutelarne le caratteristiche nutrizionali ed organolettiche che sono peraltro eccellenti in questo prodotto. Grazie alla promiscuità dalla «coratina» e «ogliarola», l’olio è più fruttato e corposo, di un colore verde intenso che si conserva più a lungo nel tempo. La produzione viene commercializzata in tutta Italia e in parte in Europa, grazie alla partecipazione e alla visibilità offerta nelle migliori fiere in Italia.

ORO DI RUFOLO di Stallone Luigi - Piscitelli Pantaleo - Depalo Michele. Sede, C.da Rufolo. È un’azienda dinamica, creata da tre imprenditori che credono nello sviluppo delle risorse locali, vivono il territorio. Forti degli oliveti ereditati dai propri padri, hanno lanciato il guanto

della sfida: investire in paese nel settore dell’olio extravergine con un marchio tutto nostrano. L’Oro di Rufolo viene estratto dalle varietà di olive «coratine» e «ogliarole» raccolte integre nei nostri uliveti e alla giusta maturazione. Varietà che viene lavorata il giorno stesso a poche ore dalla raccolta esclusivamente con mezzi meccanici a freddo. Il nome del marchio Rufolo profuma di storia nostra. Nasce infatti nel XIII secolo da Nicola Rufolo, originario di Ravello, che fece costruire nelle immediate vicinanze di Giovinazzo uno splendido esempio architettonico di masseria fortificata dove si produceva «l’oro liquido» dalle olive prodotte a Giovinazzo e nei paesi limitrofi. Questi tre splendidi imprenditori oggi hanno voluto continuare la storia e la tradizione di Nicola Rufolo, facendo conoscere il loro marchio in tutto il mondo, anche grazie agli innumeroveli riconoscimenti nazionali e internazionali ottenuti in questi ultimi anni, non ultimo l’ingresso nella Best 20 della Flos Olei 2020, la guida che seleziona le migliori 500 aziende del mondo e premia solo le migliori 20 (ne fanno parte l’Oleificio Oro di Rufolo e Le tre Colonne).

FRATELLI TURTURRO di Agostino, Raffaele & figli. Sede legale, via A. Gioia, 51 - Stabilimento, contrada Arcidiacono. A Giovinazzo si scrive «olio extra vergine di oliva» ma si legge «Famiglia Turturro». Da oltre un secolo infatti l’azienda di famiglia dedica la sua vita a questo

prezioso alimento, frutto di un duro lavoro, dettagliato, meticoloso e piacevole. Tradizione familiare che ha un’onda lunga. Dalla fine del 1800, la Famiglia Turturro iniziò la sua avventura, arrivando ai giorni d’oggi grazie ad Arcangelo, Raffaele, Agostino, Giuseppe che parallelamente con le nuove tecnologie continuano a produrre l’oro verde, mettendo al centro della tavola la passione e l’amore nei confronti di quello che rappresenta uno dei cardini principali della famosa dieta mediterranea, apprezzata in Italia e in tutto il Mondo.

TRE COLONNE di Salvatore - Michele - Maria Stallone. Sede S.P.107, Km. 0,200 - Giovinazzo. Le fondamenta del frantoio (a conduzione familiare), le ha poste lui, Salvatore con i suoi due figli Maria e Michele. Le ha poste in un momento in cui a Salvatore balenò l’idea di dare un calcio ai fantasmi del passato e produrre con le più moderne tecnologie e con le sue «coratine» l’Olio delle Tre Colonne (il nome è stampo tutto giovinazzese). «La coratina è la

varietà del futuro» - sostiene dalla sua nascita il patron delle Tre Colonne, Salvatore Stallone. Oggi è uno dei migliori oli, più volte vincitore nelle categorie del prestigioso Concorso Olio Capitale 2016. L’eccellenza della qualità ha consentito alle Tre Colonne di essere esportato in tutta Europa e nel mondo (soprattutto in Giappone, Canada, Stati Uniti, Brasile, Venezuela). «E’ la bellezza di Giovinazzo» riferisce con orgoglio campanistico il re dell’olio più decorato di casa nostra. «E’ la via giusta per la tutela del nostro brand. E’ bellezza e gioia, è soddisfazione e un’amozione in più per me e i tanti giovani produttori che vivono il territorio. Bisogna continuare così, credere in noi stessi, essere sempre positivi, attivi. Creare un mercato cooperativistico di qualità, dinamico che si difende dalla marea industriale di marchi e sottomarchi. Lo ripeterò all’infinito: gli oli non sono tutti uguali». E allora ricordiamo alla platea le Tre Colonne, «il giallo - oro di Giovinazzo» che luccica come nei banchi metalli tra gli oli d’Italia ed Europa.

GIOVANNI PARATO

l intervista

’

DI

GIOVANNI PARATO

ARTIGIANO, SE CI SEI BATTI UN COLPO! CLAUDIO SPADAVECCHIA C’È.

E GLI ALTRI?

Salvo il re, la regina e tutto il suo popolo!

A chi sostiene che per fare politica ci vuole formazione, ti sei mai sottoposto al test di verifica delle competenze amminiNOME E COGNOME SULLA TUA CARTA DI IDENTI- strative?

TÀ: Claudio Spadavecchia No, basta buonsenso e voglia di fare. La politica è solo la cornice, SOPRANNOME: Punton il quadro lo dipingono gli uomini di buona volontà!

Numero di candele che avevi sulla tua ultima torta di com- La crescita del nostro Paese è messa a dura prova dalla conpleanno: Solo 55 giuntura economica. Molte aziende soffrono e tra la crisi fiSquadra del cuore: Off. Spadavecchia Claudio srl nanziaria e la morsa creditizia a rimetterci sono i giovani, sia Incarico istituzionale: Consigliere comunale in termini di formazione che di occupazione. L’artigianato Chi è Claudio Spadavecchia? ha abbastanza appeal per diventare una valida alternativa Una persona come tante altre. Disponibile e infaticabile! formativa e professionale?

Potrebbe diventarlo se alle competenze tradizionali si affiancassero «Artigiano, se ci sei batti un colpo!». Tu ci sei. E gli altri? quelle delle innovazioni tecnologiche.

Ci sono, ci sono. Gli artigiani sono sempre presenti!

Quando in paese c’erano gli artigiani, solo l’ACAI contava Cosa diresti ai giovani che sono tornati nei campi, hanno 420 soci. Oggi invece la Confartigianato del tuo amico Fusaro aperto aziende agricole o hanno intrapreso un percorso come non è nemmeno pervenuta? il tuo?

Chiedilo a Fusaro Gli auguro un grande in bocca al lupo Il Consiglio comunale non è più formato solo da architetti, Quali sono le sfide a cui va incontro oggi un artigiano di ingegneri, progettisti, avvocati di parte. Ci sono anche gli ar- paese nel mercato globale? tigiani. Abbiamo anche un sindaco-artigiano. Perché questa Avere e affrontare sfide, per gli artigiani, è pane quotidiano. Da “intelligenza artigiana” non si traduce in lavoro, crescita, svi- sempre! luppo?

Cantieri fermi, palazzi sotto sequestro, il futuro del PUG Non bastano gli artigiani a trainare l’economia di un paese, manca la giovinazzese sempre da ridisegnare. Siamo una città affamavoglia di sporcarsi le mani e la fluidità delle pratiche burocratiche ta. Qual è la via di uscita secondo il re dell’anticorodal?

Da consigliere comunale, di chi curi gli interessi?

Interessi???? Curo solo il mio paese!!!

I bandi di gara, quelli importanti, sono stati vinti sempre da srl esterne. A voi artigiani rimangono solo le briciole dell’affidamento - diretto. Ti fa un po’ rabbia?

E’ sempre la burocrazia di cui sopra da ingoiare, anche se la legge è dura: bisogna rispettarla!

Negli ultimi anni i giovani sono cresciuti a pane e management, spinti a credere che il lavoro intellettuale avesse più dignità di quello manuale. È davvero così?

Il lavoro è dignitoso a prescindere. In tuta blu o in giacca e cravatta!

In una società tecnologica e globale, come la nostra, quello dell’artigianato non è un concetto superato? La tecnologia nasce dalle capacità di persone, che come gli artigiani, sviluppano idee.

Quindi capacità degli artigiani servirà sempre Hai la sensazione che a Giovinazzo serva un sindaco - ciclista - artigiano - sognatore - imperatore?

Hai appena descritto la formula magica del perfetto sindaco!

Cosa salvi e cosa butti di questa amministrazione?

Il lavoro. L’offerta di lavoro, cercandola non solo nel proprio orticello!

A proposito della sua S.r.l. Volendo tacitare i cattivi, come si spieghi che da quando sei consigliere, il fatturato presentato in Camera di Commercio è di gran lunga inferiore rispetto agli anni precedenti alla sua elezione? Anche tu ti trasferirai a Londra a fine mandato?

Amo il mio paese e credo nelle sue capacità. Essere consigliere non ti immunizza dalla crisi globale!

Per concludere. Citte citte, menze a la Chiazze. C’è qualcosa, magari che ha avuto il coraggio di negare e vorresti rimproverare al tuo amico sindaco - Tom? Come amico fraterno, gli dico di darsi una calmata, non ha più vent’anni. Come sindaco non mi ha mai negato niente. Però gli rimprovero di correre, correre, correre troppo avanti al gruppo.

Lui un ciclista sempre in fuga, noi inseguitori sempre con la lingua penzoloni!

ha collaborato Sergio Pisani

echi

del

mese

DI

GIANGAETANO TORTORA

FOTO NETIUM

NETIUM RUN, LA CARICA DEI 900 CONTRO LE VIOLENZE DI GENERE questo primo progetto di La Notte (che non sarà certamente l’ultimo…) hanno collaborato Alex Grasso, Maria Concetta Annese, Dorotea di Gregorio, Dario Cappiello, Gabriele Marzella e Fabrizio Semerano.

FOTO NETIUM

26 ottobre NUOVO ORGANIGRAMMA TOURING JUVENATIUM Vito Fumai è stato confermato alla presidenza della Touring Juvenatium, sempre molto attiva nel coniugare tradizioni e promozione del territorio, per il prossimo triennio. Questo il responso delle elezioni svoltesi il 12 ottobre, dalle quali è anche sca25 ottobre DISCO turito il nuovo direttivo NOSTALGIA che si è riunito per la priE’ finalmente uscito sulle piattaforma volta il 26 ottobre. me YouTube e anche Spotify il priIn tale riunione è stato mo Extended Play del diciottenne stabilito il seguente orcantautore giovinazzese Tommaso ganigramma dell’assoLa Notte. Il disco si intitola Nostalciazione: gia, come uno dei quattro brani racPresidente e legale colti. Proprio la parola nostalgia rappresentante: rappresenta infatti l’aspetto domiVito Fumai; nante del disco, in quanto racchiude miriadi di suggestioni. A Presidente onorario: 3 novembre Grande successo per la seconda edizione della Netium Run, rassegna podistica non competitiva organizzata dalla Netium in collaborazione con Csen Bari, Meleam e Decathlon e col patrocinio del Comune di Giovinazzo. Ben 900 sono stati infatti i partecipanti, metà dei quali donne, che hanno effettuato il percorso di 3 km oppure quello di 10 km.

Attività motoria, spirito di aggregazione ma anche messaggio sociale contro le violenze di genere, tanto vero che lo slogan della seconda edizione (stampato su 500 teli regalati alle iscritte) era Run Woman, you Can! Gli organizzatori danno appuntamento alla prossima edizione…

Andrea Brancato; Vice Presidente: Florinda Bavaro; Segretario: Domenico Preziosa - Vice Segretario: Cristina Iride; Amministratore: Giacomina Altieri; Consiglio di Presidenza: Vito Fumai (Presidente), Andrea Brancato (Presidente onorario), Florinda Bavaro (Vicepresidente), Giacomina Altieri (Amministratore), Domenico Preziosa (Segretario); Consiglio Direttivo: Vito Fumai (Presidente), Andrea Brancato (Presidente onorario), Florinda Bavaro (Vice Presidente), Domenico Preziosa (Segretario), Giacomina Altieri (Amministratore), Maria Antonia Iessi, Maria Grazia Magenta, Rita Vella, Nicola Dalbis; Logista e archivista: Nicola Dalbis; Commissione Cultura: Maria Grazia Magenta (Coordinatrice), Marta Fiorentino, Rita Vella, Benedetta Turturro, Maria Antonia Iessi, Natalie Marzella, Giacomina Altieri, Angela Labellarte, Isa Messere, Florinda Bavaro, Nunzia Stufano, Teresa Caccavo, Maria Luigia Turturro, Cristina Iride, Erminia Miccione, Gaetano Cervone, Domenico Preziosa, Andrea Brancato, Nicola Dalbis, Custode Aniello, Maurizio Mastroviti; Comitato Commissione esecutivo concorso Poesia dialettale 2019: Maria Grazia Magenta (Coordinatrice), Marta Fiorentino, Rita Vella, Benedetta Turturro, Maria Antonia Iessi, Natalie Marzella, Giacomina Altieri, Teresa Caccavo, Cristina Iride, Erminia Miccione, Gaetano Cervone, Domenico Preziosa, Andrea Brancato, Nicola Dalbis; Rapporto con le scuole: Rita Vella, Mara Iessi; Guida Turistica: Maria Annunziata Stufano; Coordinatrice Festa del Socio: Benedetta Turturro; Rapporti con la Stampa: Cristina Iride e Giangaetano Tortora; ORGANISMI INTERNI: Revisori dei Conti: Maurizio Mastroviti (Presidente), Elvia Bavaro (Membro), Rocco Labellarte (Membro); Probiviri: Custode Aniello (Presidente), Benedetta Turturro (Membro), Gaetano Cervone (Membro).

26 ottobre RICORDO DI DON BENEDETTO FIORENTINO Con la presentazione del libro Tu hai parole di vita eterna presso la Sala San Felice è stata ricordata la figura di don Benedetto Fiorentino (ex parroco della Concattedrale) a poco più di un anno dalla sua morte. In una serata dai con-

FOTO WWW.GIOVINAZZO.TV

tenuti fortemente laici, nella quale è emersa tutta la poliedricità umana e culturale di don Benedetto, sono intervenuti molti degli autori delle testimonianze raccolte nel suddetto libro curato da Antonia Discioscia (insegnante, educatrice e animatrice). Il folto pubblico ha potuto quindi emozionarsi ascoltando dal vivo a turno, oltre alla stessa Antonia Discioscia, la prof.ssa Valeria Corriero, la prof.ssa Rosa Maria Dangelico, la dott.ssa Teresa Marrano, il prof.

Enzo Fiorentino, il prof. Giovanni Capurso, Antonia Cortese (maestra in pensione), l’avv. Giosafatte Mezzina e infine i coniugi Mimmo Tridente e Mariella Marziani (conosciuti a Giovinazzo anche come componenti della compagnia teatrale in vernacolo della Concattedrale U’ Sciaraballe).

30 ottobre UNO SPAZIO PER IL SOSTEGNO AL TUO PROGETTO

Questo il titolo del convegno promosso nella sala San Felice da PugliaSviluppo con l’adesione del Comune di Giovinazzo.

Iniziativa compresa in un ciclo di incontri finalizzati a informare i potenziali destinatari di misure finanziarie per agevo-

lare l'avvio o lo sviluppo della propria impresa. In particolare, sono stati oggetto di discussione il microprestito della Regione Puglia e i Nidi, ovvero le iniziative a favore dell'impresa. Al convegno in questione, moderato dal giornalista Tommaso Forte, sono intervenuti il sindaco Tommaso Depalma, l'assessore alle Attività Produttive Salvatore Stallone e Saverio Tammacco e Pierpaolo Coliandro di PugliaSviluppo.

Giornata dedicata alle Forze Armate e alla Festa dell'unità nazionale nel centunesimo anniversario della vittoria della prima guerra mondiale. Dapprima vi è stata la celebrazione eucaristica nella parrocchia S. Domenico presieduta dal parroco don Pietro Rubini. Al termine, il corteo con le autorità si è diretto al Cimitero, dove è stata deposta una corona d'alloro al Sacrario dei Caduti.

5 novembre CONCERTO THE SECRET GARDEN

2 novembre COMMEMORAZIONE DEFUNTI

FOTO

Tradizionale cerimonia cittadina di commemorazione dei defunti. Dopo il ritrovo in Piazza Vittorio Emanuele II delle comunità parrocchiali, dei rappresentanti del mondo ecclesiastico e delle autorità civili e militari, ha preso il via il pellegrinaggio alla volta del cimitero dove è stata deposta una corona per ricordare appunto i nostri cari defunti. A seguire, il Vescovo Domenico Cornacchia ha officiato la Santa Messa nella cappella della necropoli, con la concelebrazione dei parroci cittadini.

F LORINDA B AVARO

Interessante concerto in Cattedrale del trio The Secret Garden, giovane gruppo musicale del territorio barese, in occasione della visita pastorale del Vescovo Domenico Cornacchia.

Trio formato dalla cantante venezuelana Ysco Cumache, da Francesco Giannitti (piano e tastiere) e da Pietro Postorino (flauto traverso). Sono stati eseguiti 13 grandi successi della musica italiana e internazionale (non solo note musiche da film) rivisitati dal trio con il proprio gusto, con tanto di auguri di Buon Natale alla fine del concerto.

9 novembre SERATA ALL’INSEGNA DEL VIOLINO

4 novembre FORZE ARMATE E UNITÀ NAZIONALE

FOTO WWW.GIOVINAZZO.TV

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Spettacolo Un violino per la vita presso il teatro Odeion in via delle Filatrici, 32. La manifestazione, rientrante nel cartellone di eventi predisposto dalla Fondazione Defeo per il periodo settembre -dicembre, ha visto l’esibizione della

talentuosa 14enne violinista molfettese Maria Serena Salvemini, inizialmente in assolo e successivamente accompagnata dalla madre Daniela Carabellese, anche lei violinista. Il tutto completato dal Maestro Pietro Laera, direttore artistico della sezione musicale del teatro, invece al pianoforte.

10 novembre A MILANO XIV EDIZIONE PREMIO AMBASCIATORE DI TERRE DI PUGLIA

In questa edizione hanno ricevuto il prestigioso riconoscimento meneghino i corregionali pugliesi: Daniela Miglietta, in arte Mietta (cantante e scrittrice), Gaetano Farina (comandante delle Frecce Tricolore), Giovanna Iannantuoni (rettore dell’Università Bicocca) e Carlo Capasa (presidente delle Camera della Moda). Madrina della cerimonia l’avv. Nancy Dell’Olio, ambasciatrice di Puglia nel mondo, che ha portato il saluto del Presidente della Regione Michele Emiliano. Le istituzioni milanesi erano rappresentate ai più alti livelli con il Prefetto di Milano Renato Saccone. Hanno consegnato il premio il Prefetto Saccone, il magistrato Jole Milanesi, il direttore di Affaritaliani Angelo Maria Perrino e Agostino Picicco, collaboratore della nostra testata, qui in veste di componente del Consiglio Generale dei Pugliesi nel mondo.

Nel suo intervento Picicco ha richiamato le responsabilità delle università non solo in campo educativo per le nuove generazioni, ma anche in vista della promozione del bene comune in quanto «nei periodi di cambiamento le università devono offrire nel settore della ricerca gli strumenti adeguati per affrontare le nuove sfide». Nella foto la premiazione del rettore Iannantuoni.

11 novembre GIRO D’ITALIA 2020: IN CITTÀ LO STAFF TECNICO IN VISTA DELLA TAPPA DEL 17 MAGGIO

E’ entrata nel vivo la grande macchina organizzativa del Giro d’Italia 2020, con l’arrivo a Giovinazzo dello staff tecnico dei responsabili delle partenze coordinato da Giusi Virelli. Ad accogliere la delegazione milanese a Palazzo di Città, il sindaco Tommaso Depalma, l’assessore alla Cultura e al Turismo Cristina Piscitelli e l’assessore allo Sport Gaetano Depalo. Nel corso della giornata lo staff ha acquisito tutta la documentazione tecnica e le planimetrie di Giovinazzo, sia del luogo della partenza (piazza Vittorio Emanuele II) che degli snodi interessati al passaggio degli atleti incluso il Lungomare di Ponente.

La partenza della tappa Giovinazzo-Vieste del 17 maggio avverrà (come nel 2014) dalla suddetta storica piazza, con la novità del punto firma che vedrà coinvolta la monumentale chiesa di San Domenico. Il villaggio e l’hospitality, invece, anche nel 2020 saranno allestiti in piazza Vittorio Emanuele II. Si sono inoltre iniziate a delineare le iniziative che saranno organizzate in collaborazione con RCS anche nei giorni precedenti la partenza.

Tra le altre, si sta valutando il monumento giovinezzese da illuminare di rosa nel mese di gennaio, a 100 giorni dall’inizio della gara. Un’iniziativa che unirà tutte le città italiane coinvolte dal Giro. In pole position ci sarebbero la Fontana dei Tritoni e la passerella sul mare a Levante.

Ed è in fase di costituzione il Comitato Tappa Giovinazzo che, oltre alla giornata della partenza del 17 maggio, si occuperà di tutte le iniziative che precederanno il giorno della gara e che vedranno coinvolti i cittadini, le attività produttive giovinazzesi e le scuole. A breve ci sarà un incontro a Milano, nella sede di RCS, con i responsabili del marketing.

11 novembre COLLETTA PER GIOVANE ALBANESE TRAGICAMENTE DECEDUTO Giovinazzo non è rimasta insensibile di fronte alla tragica morte di Emirjan Vukaj, albanese di 38 anni che, come

noto, ha perso la vita all’alba sulla litoranea GiovinazzoMolfetta, nei pressi dello svincolo Cola Olidda, mentre si recava a lavoro sulla propria bici. Si sono infatti mobilitati in tanti, tra cui il sindaco Tommaso Depalma, per aiutare la sua famiglia e per garantirgli una sepoltura dignitosa in Albania partecipando alla colletta organizzata dal signor Marco Bonserio.

13 novembre COMITATO PER ANGELO DEPALMA – COMUNICATO Cari concittadini, dopo un doveroso periodo di pausa, preso per poter permettere alla famiglia di Angelo Depalma di poter elaborare la tragica situazione venutasi a creare con la dipartita dello stesso, siamo qui ad informarVi in relazione alla destinazione dei fondi raccolti, dal 13 Luglio scorso, per poter permettere all’amico Angelo di essere libero di uscire di casa e godere di tutti gli aspetti che la natura avrebbe riservato almeno ai suoi occhi ed alla sua mente.

Il totale raccolto, grazie alle Vostre donazioni, alla data odierna è stato pari ad Euro 7.076,21 compreso quanto raccolto (soli pochi euro) nei salvadanai depositati presso alcuni esercizi commerciali, qualche giorno prima della dipartita del caro amico Angelo.

I primi di Settembre scorso, in un incontro del Comitato, che come

sapete è costituito da volontari e supportati dall’INTER CLUB di Giovinazzo e dalla Associazione ANGHELLEIN, che tanto hanno fatto per tale iniziativa, si condivise e approvò l’idea di tanti di noi di voler destinare alla famiglia le somme raccolte in caso di eventi tragici che avessero interessato la persona del caro Angelo. Purtroppo, tale evento si è verificato lo scorso 21 Ottobre, per cui non rimaneva altro che procedere a quanto deciso, invitando, però, la stessa famiglia a voler destinare parte della somma raccolta ad Associazioni e/o situazioni particolari di necessità di cui si venisse a conoscenza.

Quindi, sentita la famiglia in questi giorni, la stessa ha deciso di devolvere un congruo importo alle seguenti associazioni: - Associazione “con SLAncio” ONLUS per malati di SLA; - Associazione APLETI ONLUS c/o UOC Oncoematologia Pedriatrica del Policlinico di Bari; - alla raccolta fondi per la famiglia del giovane albanese Emirjan, deceduto tragicamente il mese scorso.

Nella speranza di aver fatto cosa buona, si ringraziano tutte le persone di buon cuore, le Associazioni del Territorio, i Professionisti e le Aziende che hanno contribuito, chi con oboli e chi con la loro disponibilità professionale, alla realizzazione del sogno di Angelo.

Infine, e non per ultimi, un ringraziamento particolare alle ragazze ed ai ragazzi del Comitato e delle Associazioni che durante l’estate hanno messo da parte i loro impegni per dedicarsi al nostro caro Angelo. Grazie a tutti.

COMITATO PER ANGELO DEPALMA

GIANGAETANO TORTORA

il ricordo

AVV. GIOSAFATTE MEZZINA

GIANNI PANSINI Una città, un uomo, una storia Visionario e utopistico. Così veniva percepito il dott. Gianni Pansini nella prima metà degli anni settanta quando, in contrapposizione con i sentimenti di una parte della popolazione e le scellerate affermazioni di alcuni amministratori, si invocavano le ruspe nel centro storico, auspicando di demolire «quei quattro palazzi fatiscenti». A fronte di ciò Gianni Pansini con voce viva e forte, contestava dette affermazioni ed in contrapposizione a tali sentimenti, decise di mettere in mostra (nella vetrina della Pro Loco) le foto di ‘quei ruderi’ quale grido di allarme, invocandone il recupero, affinche fossero riportati alla loro dignità di testimonianza storica, di un passato da valorizzare quale patrimonio culturale da tutelare e mezzo indispensabile di promozione del territorio.

Oggi sembra scontato parlare di turismo ma all’epoca Gianni rappresentava l’avanguardia attenta di un piccolo fronte che, attraverso la propria sensibilità, risultava essere un precursore di ciò che avverrà alcuni decenni dopo. Di tanto si disse soddisfatto in una intervista del 2003 a seguito di sollecitazione del giornalista di Rai 3, dott.

Michele Peragine. Il sogno di quel visionario si era avverato grazie all’impegno dei privati che tanto hanno investito nel recupero del nostro centro storico. A noi il dovere di preservarlo e trasmetterlo alle generazioni future!

Raccontare Gianni non è facile a causa del suo prodigarsi a trecentosessanta gradi per la ‘Sua Giovinazzo’ che ha amato in maniera viscerale, quasi a volerla fagocitare con una voglia smisurata di saperne sempre di più.

LA CATTEDRALE ERA LA SUA SECONDA CASA. Si piccava di conoscerne ogni singola pietra, per averci vissuto ed operato al suo interno nei modi più svariati. All’occorrenza curava i rapporti con la Soprintendenza. E’ stato promotore della realizzazione dell’impianto di salita della edicola della Madonna di Corsignano, curato dall’arch. Dolciamore e sponsorizzato dai figli giovinazzesi emigrati in America. All’occorrenza su chiamata delle pie donne (v. la comune amica Giovanna, donna silenziosa e preziosa per la ns.

Cattedrale), Gianni si trasformava in elettricista, facchino, falegname etc… Portatore di Maria SS. di Corsignano per cinquataquattro anni nonchè coordinatore del predetto gruppo. Agli inizi degli anni

duemila insieme curammo l’organizzazione del restauro della edicola della Madonna di Corsignano. Alla fine di ogni mandato del presidente del comitato per i festeggiamenti di Maria SS. di Corsignano, quando gli organi preposti alla elezione del successore erano in difficoltà, si preoccupava di trovare il nuovo candidato, tenendo ben presente i requisiti che doveva avere l’eligendo presidente, coinvolgendomi più volte nella ricerca (soprattutto a partire dalla fine degli anni novanta, quando mi diceva: «Io non conosco le nuove generazioni»). La sua curiosità, vero motore della sua mente, lo portava anche a mettere in atto azioni spericolate (una delle tante che si può raccontare è quando negli anni ottanta la cattedrale era impegnata nei lavori di restauro. In tale circostanza lui volle salire sull’impalcatura a ridosso del campanile per poter toccarne la pietra più alta e poter dire «ho toccato l’apice della cattedrale»).

Negli anni settanta ha collaborato con la Prof.ssa Pina Belli D’Elia (direttrice della pinacoteca di Bari dal 1974 al 1980) per l’esecuzione dei lavori (limitatamente alla città di Giovinazzo) della mostra sul romanico pugliese.

L’UOMO GIANNI PANSINI è uno di quelli che una volta nato si butta via lo stampo. Lui non aveva vie di mezzo, una cosa poteva essere giusta o sbagliata, motivo per cui a volte appariva burbero ed entrava facilmente in contrasto con quanti abituati a fare dei filosofici distinguo si perdevano nei meandri della politica spicciola. Uomo dall’etica e dalla morale integerrima, scevro da ogni compromesso, poneva al primo posto l’onestà e la correttezza e ciò gli ha creato non pochi problemi. Ma lui andava avanti senza curarsi delle critiche.

Altra caratteristica dell’uomo Gianni è che, contrariamente a quanto si potesse pensare, era estremamente umile; amava non chiedere nulla a nessuno ma agendo con l’esempio di colui che tira la c.d. ‘carretta’, mi ha conquistato.

Appena entrato nella Pro Loco a soli diciannove anni pian piano mi ha preso per mano e verificando la mia disponibilità, oltre ad una unità di intenti, mi ha condotto su lidi armoniosi e, man mano che crescevo, ho anche avuto modo di confrontarmi, a volte duramente ma in maniera costruttiva, sino a quando un punto di flesso

vo di tale richiesta e in modo serafico, mi rispose di no. Quindi mi reco in Cattedrale da don Mario che mi chiede la disponibilità ad occuparmi del restauro dell’organo della Cattedrale muto da oltre quarant’anni.

A quel punto compreso l’amichevole raggiro, incontro nuovamente Gianni e, dopo aver svelato l’arcano, ridemmo di sana pianta. Il resto è storia, dopo pochi anni l’organo è stato restituito al suo antico splendore.

NEGLI ANNI OTTANTA causa lo stato di degrado della antica chiesetta dedicata a S. Lorenzo si rivolse al comitato che organizzava la festa (costituito da imprenditori locali) e ‘li obbligò’ a restaurarla, dopo averli rimproverati di spendere soldi per i festeggiamenti ed essersi resi ciechi difronte allo stato di degrado della chiesetta che custodisce la Madonna delle Grazie.

Anche il suo amore per la musica era fonte di discussioni (lui pucciniano ed io verdiano); alla fine la musica sinfonica con il secondo movimento della settima di Beethoven o il genio di Mozart ci riconciliava. Gianni amava l’arte ed aveva coltivato il gusto del bello sin da bambino vivendo vicino alla sua cara zia, l’indimenticata pittrice, Giuseppina Pansini.

ha fatto sì che fossi io a prendergli la mano e continuare un percorso già tracciato. E’ così che è nata una splendida collaborazione fattiva che è andata oltre l’impegno sociale e si è tramutata in vera amicizia che ci ha portati anche a viaggiare per tutta Europa e condividere parte della nostra vita privata.

Così facendo oggi mi ritrovo a fare molte delle cose che lui ha fatto per decenni ivi compreso il coordinatore del gruppo dei portatori di M. SS. di Corsignano (ruolo che lui aveva particolarmente a cuore sia per un atto di fede che per la tutela artistica dell’icona e dell’edicola). Si è preoccupato di fornirmi preziosi suggerimenti sulle modalità di entrata ed uscita dell’edicola dalla Cattdreale (poi anche migliorati attraverso ulteriori accorgimenti) ed ha seguito tutte le operazioni fino a quando ha potuto. Gianni era un vulcano in eruzione, non si fermava mai. Mi piace qui ricordare un episodio particolare. Alla fine degli anni novanta mi dice che Don Mario Petruzzelli (l’allora parroco della Cattedrale) voleva parlarmi. Conoscendolo bene gli domandai se lui fosse a conoscenza del moti-

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IL SUO IMPEGNO NELLA PRO LOCO (chiamato a farne parte dal dott. Raffaele Depergola) lo vide sin dalla prima edizione del corteo storico lavorare alacremente per quarantacinque anni, con puntiglio ed amore verso una manifestazione che di anno in anno cresceva frutto di un attento studio e meditazione. Ogni gruppo era motivato e pensato per raccontare la storia e la leggenda che lega la nostra città alla Madonna di Corsignano. In detta organizzazione ho collaborato prima come ‘ragazzo di bottega’, fino a ricoprire il ruolo di Presidente della Pro loco e sino al 2015, per ben trentatre edizioni. Oggi purtroppo si deve rilevare una mancanza di conoscenza dei singoli ruoli nonche una carenza di cura dei dettagli che sono sicuro avrebbe fatto male al mio amico Gianni. Anche il centro di documentazione storica c.d. ‘Antiquarium’ è stato il frutto di un lavoro di squadra che ci ha visto coinvolti direttamente, in quanto, dopo una meticolosa raccolta effettuata da Gianni nel corso di oltre trent’anni, ci siamo confrontati ed abbiamo deciso di valorizzare i reperti, previo protocollo d’intesa con la Soprintendenza ed il Comune di Giovinazzo.

Quanto ai ricordi personali li custodirò gelosamente dentro di me affinche il suo esempio possa farmi riflettere nel prosieguo del mio percorso. Per tutto quanto sopra posso dirmi orgoglioso di aver incontrato lungo la mia strada un uomo a cui la città di Giovinazzo deve qualcosa.

Caro Gianni, oggi più che mai leggo il vuoto da te lasciato nel silenzio della indifferenza del tempo che scorre e spero che proprio il tempo sia galantuomo così come tu sei stato in vita.

AVV.

GIOSAFATTE MEZZINA

INFORMAZIONE E DI ALESSANDRA TOMARCHIO PREVENZIONE IL DOTT. CARLO DEL PRETE ci aiuta a far chiarezza sul nuovo progetto regionale per la prevenzione delle patologie tumorali del colon retto Al fine di aiutare tutti i lettori a comprendere lo scopo del nuovissimo progetto regionale di prevenzione, ma anche le modalità con cui tale progetto si esplica, abbiamo chiesto un consulto al dott. Carlo Del Prete, direttore tecnico della storica farmacia giovinazzese ma anche tesoriere dell’Ordine dei Farmacisti delle province BA e BT. Dott. ci può spiegare in cosa consiste il progetto “Screening del colon retto” voluto dalla regione Puglia?

«Si tratta di un intervento di prevenzione che coinvolge tutta la nostra regione, messo in campo dal servizio sanitario pubblico, questo ha l’obiettivo di raggiungere in Puglia i livelli di prevenzione simili a quelli nazionali, per quanto riguarda il tumore del colon retto. Questa attività è partita dall’inizio del mese di novembre e, in pratica, prevede l’invio, da parte della regione Puglia alle persone comprese in una fascia d’età tra i 50 ed i 69 anni, partendo dai sessantanovenni in giù, di una lettera in cui viene presentata l’importanza di questo screening. La lettera contiene un codice personale per poter usufruire dello screening gratuito. Con questo codice il destinatario può recarsi in farmacia dove riceverà una provetta con cui effettuare la raccolta del campione sul quale effettuare l’esame specifico della ricerca di sangue occulto nelle feci. La presenza di sangue occulto, va ricordato, è un primo potenziale segnale di una patologia del colon retto. L’esito dell’esame sarà poi trasmesso al paziente direttamente o tramite il medico di medicina generale nel caso in cui dovessero essere necessari approfondimenti del caso. Lo scopo quindi è effettuare uno screening su un campione molto ampio di popolazione e soprattutto all’interno della fascia di età più a rischio.

Naturalmente è importante ricordare che questa attività è gratuita e quindi il cittadino non ha nessun costo».

comprendere l’importanza della prevenzione, ma anche di fornire un supporto operativo all’attività di screening attraverso la raccolta e l’invio dei campioni ai laboratori di analisi».

Forse il primo dei compiti è davvero uno dei più importanti poiché sappiamo bene quanto una diagnosi precoce possa fare la differenza. «Sì, aggiungo che proprio le patologie tumorali in questione, se riscontrate precocemente, consentono di raggiungere percentuali di piena guarigione molto alte. Già in precedenza c’era stato un progetto comunale simile ma non completamente gratuito, in questo caso, invece, non ci sono spese di alcun tipo e questo dovrebbe ulteriormente stimolare una risposta positiva.

Vale la pena ricordare che la prevenzione non è solo connessa a benefici individuali ma è un bene per la collettività. Evitare di giungere agli stadi più avanzati di una patologia, non è molto bello dirlo, ma è così, significa permettere al sistema sanitario nazionale di risparmiare su uno dei più ingenti capitolati di spesa e quindi, di poter contribuire maggiormente alla cura di altre malattie per cui al momento non c’è copertura.

Come ha affermato il grande prof. Luca Pani (docente presso l’Università di Miami): “Nella scienza medica, le innovazioni sono tali, quando possono essere fruite da tutti”».

Esistono cure che non sono coperte dal nostro sistema sanitario nazionale?

«Purtroppo sì, un esempio è l’epatite C da cui oggi si può guarire completamente se diagosticata precocemente ma i farmaci innovativi disponibili sul mercato hanno costi spropositati, parliamo di decine di migliaia di euro e pertanto, non accessibili ai più. Risparmiare risorse, significa poter consentire accesso a terapie simili».

Sono attivi anche altri progetti?

«Ci sono altre iniziative riguardanti sia la Quindi, in questo progetto, le farmacie sensibilizzazione verso le buone pratiche individuali per uno stile di vita sano come una svolgeranno un ruolo importante?

«Sì, in questa attività abbiamo sia il compito corretta alimentazione che, ricordiamo, redi informare e sensibilizzare, e quindi far sta una delle prime forme di prevenzione,

sia progetti più specifici. Uno molto importante è quello che si è appena svolto, di respiro nazionale, è stata la settimana del Dia day, cioè la settimana dedicata a un’altra diffusa e grave patologia, il diabete. Nei sette giorni del Dia day è stato possibile analizzare l’aderenza alla terapia individuale da parte di ciascun paziente in cura. Questa attività di controllo serve a capire se ci si sta curando davvero nel modo giusto, cioè quanto una persona fa quello che dovrebbe fare secondo la prescrizione dello specialista. Molte volte non si va oltre il 50% di aderenza, e non è certo un dato positivo. Anche in questo caso, alzare il valore significa evitare drastici peggioramenti ed evitare crisi e ricoveri d’urgenza, giovando ai pazienti diabetici in primis e poi al sistema sanitario nazionale che, anche in questo caso, potrebbe evitare un inutile dispendio di risorse».

Alla luce di questi cambiamenti qual è il futuro delle farmacie?

«Ritengo che il compito della farmacia nei prossimi anni sarà quello di fare sempre più progetti di prevenzione e di monitoraggio dell’aderenza alle terapie con la presa in carico di pazienti da monitorare, il tutto ovviamente in collaborazione con i medici di medicina generale e con gli infermieri ,così da avere sul territorio un grande supporto assistenziale necessario, dettato e legato ad una nuova organizzazione ospedaliera, della spesa pubblica e delle competenze.

Essendo questa una pagina di informazione in ambito di prevenzione vuole concludere con un messaggio ai lettori?

«Certamente, concluderei con un’esortazione ai cittadini destinatari della lettera che li invita a fare lo screening: li invito a non sottovalutarla, dandole la giusta importanza e comprendendo che è un piccolo gesto, senza costi, che aiuta anche la comunità, non solo se stessi». ALESSANDRA TOMARCHIO

storia

nostra

DI

DIEGO DE CEGLIA

UN’OPERA DELL’ARCH. VINCENZO MASTROPASQUA

IL CATAFALCO DELLA CONGREGA DEL SANTISSIMO Il mese di novembre, dedicato dalla Chiesa Cattolica alla memoria dei fedeli defunti, negli ultimi anni sta perdendo il senso di mestizia e di sacro che una volta lo caratterizzava. Se fino ad una decina di anni fa anche i bambini già dalla vigilia della festa di Tutti i Santi si portavano con i parenti a visitare i propri defunti al cimitero, oggi, durante la sera del 31 ottobre si divertono e schiamazzano per festeggiare il carnevale “importato” di Halloween dimentichi dei cari defunti, forse perché nulla più caratterizza “visibilmente” il periodo di meditazione in memoria di chi ci ha preceduto. Sino alla riforma operata a seguito del Concilio Vaticano II invece, la meditazione e la preghiera erano infatti indotte anche dall’uso dei paramenti neri da parte dei sacerdoti, e da appariscenti e lugubri apparati scenografici a forma di catafalco che venivano esposti in tutte le chiese durante l’ottavario dei Defunti che comincia il due novembre.

FOTO FOTO11

Mortuale di Giovannello Sasso, apparsa nel 1901 nel testo La Puglia nel sec. XV, p. 322, l’annotazione relativa alla messa celebrata in Giovinazzo il 17 gennaio del 1524 dopo che giunse in città la notizia della morte del feudatario don Ferdinando di Capua, avvenuta a Milano qualche giorno prima: «celebrate fuerunt exequie … cum magna sollemnitate funerali …in medio maioris ecclesie in qua grada magna lignea hoc ordine circumspecta, videlicet in primo giro … erat ipsa grada circumdata nigro panno lineo, et in quatuor angulis dicte grade erant insignia ipsius Ducis et in medio ipsius primi circuli giro erant depicte quatuor virtutes cardinales: iustitia, temperantia, prudentia et fortitudo, in qua etiam erant epigramma pluribus versis latinis et materna lingua ad laudem ipsius Domini. A parte superiori per angulos quatuor ipsius circuli erant LE ESEQUIE PRIMA DEL quatuor faces librarum trium pro qualibet et una eiusdem ponderis CONCILIO VATICANO II in summitate ipsius grade, et medium ipsius circoli, inferiores erant Il catafalco è una costruzione in legno composta da una base a sexdecim faces» (libera traduzione: la messa fu celebrata con la solennità di un funerale … al centro della Cattedrale vi era una grande costruzione di legno decorata tutt’intorno a più gironi: nel primo rivestita di un panno di lino nero con ai quattro angoli lo stemma del detto Duca ed al centro di ciascun lato le quattro virtù cardinali: giustizia, temperanza, prudenza e fortezza; e diversi epigrammi in lingua latina e volgare in lode dello stesso Duca. Nella parte superiore e tutt’intorno ardevano numerose fiaccole di diversa grandezza).

Gli epigrammi funebri, come quelli menzionati dal Sasso, a volte venivano raccolti e successivamente editi in volumetti monografici, vedasi quello pubblicato nel 1883 in occasione della morte dello storico Luigi Marziani.

Similare, ma molto più recente è la notizia relativa alla commemorazione di Padre Michele Stallone ucciso in Kenia nel 1965 ed apparsa sul Tocco del Bom Baun del novembre di quell’anno: «Il 28 ottobre Giovinazzo ha vissuto la mesta giornata di lutto per comFOTO21 FOTO memorare il compianto Martire della fede padre Michele Stallone.

Alla sera in Cattedrale, parata a lutto, con al centro il catafalco della “tronco di piramide” rivestita solitamente di tessuto nero con rica- Confraternita del SS. Sacramento, rivolto con i piedi verso l’altare mi a rilievo di teschi con tibie incrociate e clessidre alate, vere opere nell’arte del ricamo come testimoniano quelli tutt’oggi conservati o vecchie foto d’epoca.

La base del catafalco era sormontata da una bara (logicamente senza salma) sul cui coperchio veniva poggiato un teschio umano ed ai cui lati venivano collocati candelabri di grandi dimensioni.

Il catafalco veniva eretto nella navata centrale della chiesa, in prossimità del presbiterio (foto 1 da http://www.newliturgicalmovement.org).

Oltre che durante l’ottavario dei defunti, il catafalco veniva allestito in circostanze particolari quali la morte del papa, di un re, o di un uomo importante. A mo’ di esempio riportiamo dall’edizione del FOTO31 FOTO

FOTO FOTO41 nella caratteristica differenziazione fra i sacerdoti e i laici … la Curia ha voluto commemorare con tutta la solennità possibile il Missionario …». Altro elemento che caratterizzava le celebrazioni funebri era il canto del Salmo 129 «De profundis» e dei responsorii «Dies irae, dies illa» e «Libera me, Domine» i cui incipit nel gergo comune sono tutt’ora utilizzati come allusioni funebri.

Con la riforma seguita al Concilio Vaticano II la liturgia dei defunti è divenuta più “sobria”, e così come durante i funerali oggi viene esposto il cereo pasquale, simbolo del Cristo Risorto, in alcune chiese l’Ottavario per i defunti si limita alla recita di particolari preghiere.

Nello specifico a Giovinazzo nella chiesa dello Spirito Santo, fino al 2016, si recitavano i vespri, si cantava una traduzione approssimata del salmo “De profundis” e veniva esposto il cero pasquale, la cui base era una clessidra poggiata su di un basamento a forma di urna cineraria. In Cattedrale invece tutt’ora l’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento partecipa in corpo alla celebrazione della messa il 2, 3 e 4 novembre, giorni che corrispondevano una volta al triduo dei defunti.

L’ANTICO APPARATO PER IL TRASPORTO FUNEBRE Diverse testate giovinazzesi in passato hanno già trattato delle antiche usanze funebri, corredando gli articoli di foto storiche delle antiche esequie nelle quali si vede appunto un catafalco (in dialetto u bagùglje) poggiato su di un enorme drappo decorato (foto 2 – dalla collezione di Riccardo Cavaliere).

Considerato che fino al 1938 non esisteva un servizio di trasporto funebre, tale incombenza era propria delle confraternite che possedevano ciascuna un proprio apparato che era composto da un basamento di legno con aste processionali sul quale veniva poggiata l’umile cassa di legno che accoglieva la salma del defunto e che durante il corteo funebre rimaneva nascosta alla vista degli astanti. Su questo basamento era ancorata una ulteriore struttura

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che, ricoperta del drappo decorato, fungeva da base per un “feretro leggero” alcune volte costituito da ricche cornici che delimitavano le facciate in tessuto; più vistoso per le ulteriori decorazioni, ad intaglio sul “feretro leggero” con putti in lacrime o mesti accanto ad un teschio (foto 6 e 8) ed a ricamo sul drappo, era l’apparato delle confraternite più ricche.

Alla metà degli anni Novanta fu realizzato a Giovinazzo un censimento di questi apparati, anche attraverso la raccolta fotografica, dal quale emerse che mentre le confraternite del Santissimo, del Carmine, della Trinità (foto 3), di S. Michele (foto 2) e del Rosario (foto 4) avevano il proprio emblema intagliato sulla bara e ricamato sui drappi, per le altre l’apparato si limitava ad una bara priva di decori e ad un panno nero bordato di gallone dorato.

Questi antichi manufatti, considerati vere opere d’arte, in alcune città sono esposti nei musei o rivalorizzati, vedasi per Giovinazzo il caso del sarcofago ligneo dell’Arciconfraternita del Carmine tuttora visibile nella chiesa di S. Giovanni Battista dove è stato riutilizzato come basamento per una recente statua di Cristo morto (foto 5 e 6 particolare), o dei ricami a filo d’oro degli antichi drappi funebri trasferiti su nuovi tessuti per il decoro frontale degli altari, o dei vessilli.

L’ARCHITETTO VINCENZO MASTROPASQUA Una attenzione particolare merita anche l’apparato dell’Arciconfraternita del Santissimo, del quale resta solo la bara sontuosa (foto 7 e 8 particolare), non esposta al pubblico. Il basamento sul quale veniva esposta in chiesa, è da considerarsi realmente un’opera d’arte, in quanto fu realizzato su disegno di Vincenzo Mastropasqua, architetto, figlio d’arte poiché figlio dell’architetto Giovanni, e fratello del più noto architetto Giuseppe Mastropasqua progettista della cupola di S. Agostino.

Suoi riferimenti biografici rivengono dall’inedito testamento olografo del 18 febbraio 1844 con cui il fratello Giuseppe (morto il 29 ottobre 1847) lo nomina suo erede universale e dall’atto notarile, esso pure inedito, cui il testamento è allegato (ASBa, piazza di Giovinazzo, sk. 38 Not. G. F. Riccio, atto del 30 ottobre 1847). Il testamento riporta essere Vincenzo «dimorante in Corato», mentre il successivo atto lo dice «domiciliato in Trani legalmente».

L’atto, poi, gli attribuisce l’età di «anni quarantaquattro», quindi indirettamente indica nel 1803 l’anno della sua nascita: data che ha poi trovato conferma documentale nel registro dei battesimi della Cattedrale di Giovinazzo. Sicché Vincenzo ha solo 23 anni quando, nel 1826, realizza il suo primo lavoro ad oggi noto, e cioè il progetto del prospetto del palazzo dell’avvocato Alessandro Maggi nel borgo murattiano di Bari, mai realizzato in quanto respinto dalla commissione preposta perché non rispondente ai canoni dell’edilizia del momento (cf. G. Carlone, Un architetto per il borgo. L’urbanistica dell’Ottocento in terra di Bari, Fasano 1984, pp. 69-71), ma forse anche perché Vincenzo Mastropasqua conseguì l’abilitazione all’esercizio della professione di architetto solo alcuni anni dopo, come recentemente rilevato attraverso la schedatura dei documenti del Consiglio generale della pubblica istruzione, conservati presso l’Archivio di Stato di Napoli (Gradi accademici, b. 1877 fasc. 14 e b. 1751, fasc. 1).

Vincenzo fu autore anche del progetto di un monumento FOTO FOTO61 marmoreo in onore del defunto

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FOTO FOTO71 re Ferdinando II e della regina commissionatogli nel 1859 dal municipio di Andria. Sicché può dirsi che il sarcofago dell’Arciconfraternita del Santissimo è opera di un artista tant’è che il nome di Vincenzo Mastropasqua appare nell’opera curata da V. Cazzato, Dizionario Biografico degli architetti … dal 1750 al 1940 edita nel 2009.

IL PROGETTO DEL CATAFALCO Il casuale rinvenimento nell’Archivio Diocesano di Giovinazzo (fondo confr. del Santissimo) del carteggio relativo alla realizzazione nel 1831 di questo catafalco consente di conoscere i particolari anche di tutto l’apparato che veniva esposto in Cattedrale per l’ottavario dei morti. Purtroppo il disegno citato come allegato della relazione che trascriviamo integralmente, è ad oggi irreperibile.

«Progetto di un nuovo catafalco a farsi dall’Arciconfraternita del Santissimo di Giovinazzo, da servire nel giorno della commemorazione di tutti i fedeli defunti e nel giorno dell’esequie di qualche fratello o sacerdote che si trapassa all’altra vita.

L’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento sente il bisogno di un nuovo catafalco essendo incompatibile alla vista d’ognuno l’attuale esistente. Quindi i signori amministratori della confraternita suddetta volendo assecondare le loro intenzioni hanno ingiunto a me infrascritto architetto di esemplare il disegno, che qui si allega e di compilare il progetto, … che presenti una economica spesa. In conformità dunque dell’enunciate obbligazioni si propone di eseguirsi l’opera in conformità del disegno beninteso che la pianta della macchina sarà in ogni lato di palmi 15, 1/3 e l’altezza palmi 20, 5 /12, esclusa la base su cui siede la statua del Tempo. Il primo ordine del gradino sarà in ogni canto di palmi 15, 1/9 e il secondo di palmi 12, 5/6, la faccia d’ognuno sarà d’onze 15 e l’altezza di onze 8 (l’onza è qui intesa come unità di lunghezza).

Il subbasamento sarà alto palmi 3 di cui li soli piedistalli saranno di legno scorniciato, il rimanente sarà coverto di tela inchiodata a telari, nella quale saranno incise l’iscrizioni sopra lapidi da dipingersi. Le colonne d’ordine pestale (sic) avranno il diametro di palmi 1, 1/6; saranno alte diametro 7, compreso il capitello, cioè palmi 8, 3/4 saranno dipinte a verde antico con macchie nere e bianche, il capitello d’ognuna sarà di colore di marmo bianco e somiglianza del cornicione, eccettuato il fregio che sarà di color nero con iscrizione in giro bianca. Il cornicione sarà alto palmi 2, 1/3 cioè l’architrave onze 8,1, il fregio onze 8,1 parimenti, e la cornice onze 11.

L’attico sarà alto palmi 1, ½ di cui i telari saranno di legno e li dadi di tela, e sarà dipinto a marmo bianco sopra cui si eleveranno le statue a seconda del disegno dipinte, ancora a marmo bianco. Saranno assettati due scheletri su ciascun piano del ricorrente cornicione in atto di sostenere il ritratto dell’anime defunte dei fratelli, dipingendosi in quella difronte la figura del SS.mo Sagramento.

Li scheletri terranno tra le braccia le bandiere di morte. Il secondo ordine sarà a quattro centine dell’altezza di palmi 3, ½ sopra cui si eleverà la statua del Tempo seduta su di una base di palmi 2. L’enunciato secondo ordine colla base suddetta avranno i soli telari di legno e li sfondi saranno di tela dipinta nera, aa eccezione del colore della base che sarà di verde antico.

Da sopra il primo basamento, si eleverà un secondo d’altezza di palmi 2, ½. Quindi seguirà una base a centina ritrosa dell’altezza di palmi 1, 5/6 sopra di cui poggerà la statua della Fama, giusta il disegno. Del secondo sub basamento indicato li quattro piedistalli sopra cui vi saranno quattro vasi ardenti, che saranno di legno nelle sole due faccie di paramento visto oltre le rivolte d’onze 3; il rimanente sarà di tela dipinta. La base a centina ritrosa sarà né telari di legno e negli sfondi di tela nera. Ciascun ritratto indicato sarà nella cornice di legno e nei campi di tela. - Giovinazzo 20 novembre 1831 - Vincenzo Mastropasqua fu Giovanni Architetto» Per tale opera Vincenzo Mastropasqua prevedeva una spesa complessiva di 63 ducati comprensiva del suo onorario valutato in funzione delle “vacazioni” occorse, ovvero i periodi di tempo in cui come professionista su richiesta, prestò la sua opera come perito.

Così si legge nella lettera di accompagnamento del 20 novembre 1831 indirizzata Ai sigg. Amministratori dell’Arciconfraternita del Santissimo di Giovinazzo.

Signori, l’è desso il progetto con l’annesso disegno che ho l’onore di rimettere qui inserito riguardante la costruzione di una nuova macchina di catafalco commissionatomi con di loro invito del 1° andante mese [di novembre 1831]. Conto per tanto vacazioni [ovvero periodo di tempo in cui un professionista su richiesta presta la sua opera come perito] n. 16 e ½ cioè: per disegno vacazioni n. 12 e per il progetto vacazioni n. 4, le quali per atti d’amicizia e di generosità le rimetto alla loro determinazione, che spero essere giusta e ragionata, pregandole di farne seguire subito subito l’adempimento. L’architetto civile Vincenzo Mastropasqua fu Giovanni».

Diego de Ceglia

TUTTA LA PUGLIA CHE C’È...

MA IN CAMPANIA!

Quattro appuntamenti tutti imperdibili, ed uno diverso dall’altro, così il “Festival dell’Essere – chi siamo dove andiamo” che la Regione Campania ha affidato alla regia di Vittorio Sgarbi per cercare una risposta a più voci alle più importanti ed universali delle domande che da sempre l’uomo si pone: dal significato della sua stessa esistenza alla presenza o meno di un Dio, comunque esso si voglia chiamarlo. Operazione culturale inedita e di altissimo spessore, ma anche efficace strumento di marketing territoriale, noi almeno alla straordinaria Certosa di S. Lorenzo di Padula (il più grande complesso monastico del Sud e, non per niente, anche sito UNESCO) non potevamo non esserci. Né tantomeno omettere, sia pure in ritardo, un piccolo report su tanto evento. E questo perché, a cominciare dal tema della serata “Tutti gli dei furono immortali” (un richiamo chiarissimo al fortunato filone storico – mitologico che vede protagonista la grande penna di Marcello Veneziani) fino ad andare agli altri ospiti in scaletta, era a dir poco preponderante la presenza sul palco di personaggi rappresentativi della «meglio Puglia» del pensiero e dello spettacolo: in locandina, infatti, nomi che non hanno sicuramente bisogno di grandi presentazioni, come gli attori e registi Michele Placido, Sergio Rubini, Violante Placido, Cosimo Damiano Damato. Accanto a loro - e sempre sotto la brillante conduzione di Greta Mauro - gli “esteri”, e cioè il filosofo Nuccio Ordine ed il teologo e giornalista, per quanto quasi autoctono, padre Enzo Fortunato da Assisi. Discorso volutamente a parte, invece, per il poliedrico Moni Ovadia, grande esperto di storia delle religioni - e che ci ha letteralmente spiazzato con il suo «Giovinazzo? La conosco bene!» nonché per la nota scrittrice e psicoterapeuta Vera Slepoj, anche lei innamorata della nostra Città e lì, se vogliamo, pure in veste di Presidente dell’ormai lanciatissimo “Premio Letterario Nazionale Porta d’Oriente” che a Bari, questo 12 dicembre, festeggerà in forma solenne il suo decennale. Non a caso, peraltro, la piccola delegazione a Padula dell’omonima Associazione Culturale capeggiata dal suo Presidente, la prof. Cettina Fazio Bonina che, quasi nostra concittadina, non solo ci ha scommesso in proprio, ma che sembra addirittura abbia anche un suo grande progetto per rilanciare Giovinazzo per quel che è ed ha. Disvelando ora anche la ragione del titolo al nostro articolo (un rimando allo

Grandi pugliesi come migranti d’eccellenza della Cultura, tra le righe anche Giovinazzo al “G 7 del Pensiero”, ovvero “Il Festival dell’Essere”

splendido “Tutto l’amore che c’è” come omaggio a Sergio Rubini per aver voluto girare da noi alcune delle scene più belle di questo film) non ci resta che chiudere con l’ennesimo appello a puntare soprattutto sulla cultura per far conoscere la nostra Città, anziché su costosi spot effimeri che, l’esperienza lo ha abbondantemente dimostrato, alla fine non hanno prodotto che risultati risibili sul piano della promozione. E ci fermiamo qui, ancora una volta, per lasciare spazio alla speranza, all’ottimismo che si possa ancora trovare la volontà di fare le cose che vanno fatte. Giovinazzo ha tutto, ed anche di più, per essere addirittura l’epicentro di un poderoso rilancio turistico dell’intera Terra di Bari, ma è mai possibile che la politica non se ne sia mai accorta?

FOTOe SERVIZIO di ENRICO TEDESCHI

HO GUIDATO UNA MINI-MINOR «I GIORNI DELLA STORIA SONO UN VERO GIOCO DELL'OCA», MI DICEVA ZINZELLA. «UN GIORNO IN PIÙ, UN GIORNO IN MENO È L'AVVENTURA DI OGNI UOMO»

il mio diario DI DON PAOLO TURTURRO*

Sull'architrave di una porta della via della muraglia al mare di levante stupisce la scultura di un ventilabro egiziano. Strade ricche ancora di merce e di storia, un via vai di culture e di religioni. Del resto con i miei occhi ho visto scavi archeologici, poi immediatamente sepolti nel cemento. E' la sorte dell'ignoranza, è l'ingordigia del potere del denaro. Dalle finestre dell'archivio diocesano, in cattedrale, nelle mareggiate dipingevo gli scogli di alghe e di conchiglie.

Quei miei tuffi nelle onde per scoprire i messaggi che pervenivano dall'orizzonte che non osavo attraversare.

«I giorni della storia sono un vero gioco dell'oca», mi diceva Zinzella. «Un giorno in più, un giorno in meno è l'avventura di ogni uomo». Meno più meno fa uno e uno più uno fa zero. Io scommetto sull'altalena dell'impossibile.

Le ragazze avevano i loro divertimenti.

Erano più unite di noi ragazzi. Sulle lastre nere di via Lecce segnavano, uno dopo l'altro, sei quadrati col gesso e saltavano a turno con un piede soltanto senza mettere l'altro a terra. Chi riusciva a saltarli tutti di un fiato diveniva la regina del giorno.

Più interessante era il balzo alla corda, inventando ritornelli a ogni salto. Noi per passatempo legavamo una grossa gomena rubata ai pescherecci tra un albero e l'altro e tutti accovacciati a terra le vedevano felici sull'altalena. Più felici noi a vederle da sotto le loro gonne.

Carlo, il milanese, non smetteva di stupirci e ogni pomeriggio donava una rosa alla sua ragazza di turno. Le ragazze, quelle piccole donne, conservavano nei loro grembiuli tutta la refurtiva presa nei comò di casa: cotone di vario colore, aghi, ditali, pinzette per trecce, cere, cerotti e rammenti di stoffe di seta e di raso. Era il loro arsenale di presentazione e più cose avevano in tasca più ai E ORA È TEMPO DI AUTO. AH! nostri occhi esse valevano.

LA BALILLA! NEL SOLLEONE A CONTRORA. Tutti noi a rincorrerla in via Bari. Non Ci rifugiavamo sotto gli archi. Quanti ar- vi dico poi quando si bucava una ruota. chi di devozione mariana: Vico del Soc- Il paese scendeva in strada ed era un corso, a me tanto caro e familiare. Pri- vero teatro. Nessuno conosceva un bulma di entrare nel vico, ammirate fuori lone. Tutti consigliavano di svitarli con dell'arco a destra la porta del Santissi- le tenaglie. Era un divertimento, perché mo, sull'architrave splende scolpito un solo in quelle occasioni noi tutti salivacalice con l'ostia. Anche in piazza Zurlo mo sull'auto con le imprecazioni del sic'è sul frontone di un palazzo un calice gnor Padrone. e una croce in bassorilievo. La devozio- A me è capitato di guidare la Mini Mine popolare incarnava nel quotidiano i nor. Sapete dove? Da piazza Zurlo sulla salita a mare, sfiorando in curva la mumisteri della fede.

raglia di levante. Che fatica per la Mini Minor, nuova e tutta graffiata sugli sportelli dalle pietre murate.

Era bello soccorrerci, specie spingere la seicento multipla, dal guscio impenetrabile, senza faccia e senza sedere. All'ortolano Luigi Stallone l'auto si fermava senz'acqua. A metterla in moto era un evento ciclopico, soprattutto si doveva trovare una strada in discesa e tutti noi, spingendola, gridavamo: «Parti a folle e poi metti la prima!». Spesso la si vedeva uscire dall'Istituto Vittorio Emanuele II. Sapete chi la guidava? Una suora con tutte le sue consorelle anziane devote del passeggio al mare. Però devo dire anche il vero, spesso quel casotto di carità era carico di alimenti per i poveri del paese.

Come si fa a mettere in moto una cinquecento con il cambio a doppietta? Ci sembrava di ballare dentro quella scatola di topolini. Tutta tremava e per di più vibrava con la forza delle nostre brac-

cia, attaccate agli sportelli per spingerla a smuoversi. Una mano d'uomo è più di due cavalli e un cavallo non fa un uomo.

E' ORA DI USCIRE DAL PAESE Si naviga per altro mare! Il sogno comincia a essere realtà. Avevo 11 anni quando presi il primo treno per Roma. Mi accompagnò mio cugino sacerdote, don Michele De Palo. In seminario! Anch'io, sul treno che sfrecciava abbandono, vidi i cipressi del cimitero allontanarsi nel pianto. Anch'io sognai il cupolone e tuttavia in quella notte mi mancarono già gli scogli delle tre colonne. Dove è finita quella più alta e bianca di vedetta? E' finita a mare. Oh! No, non la si può pescare! Il treno fischiava la partenza e ogni volta che ritornavo in paese il fischio mi lacrimava ricordi. Quei fischi stridevano dolori. Via col Vento era solo una pennellata rispetto ai panorami incisi nella mia mente e alle scogliere bracciate a nuoto. Roma m'incantò ma non mi staccò mai dal mio paese. In ogni angolo di Trastevere vedevo gli archi di via Lecce. Mio fratello Agostino si oppose al mio seminario e in bicicletta in campagna mi confidò che i preti erano una brutta razza. Forse aveva ragione, ma io scelsi di amare Cristo e non la carriera dei preti.

Ero felice in seminario, tuttavia mi mancarono molto i miei amici di strada, l'ingegnere, il biondino e l'archeologo. In seminario era tutto perfetto e io cominciai a soffrire a causa del mio pensare che non si adattava a quel rigore clericale. Vedevo le talari pregare per forza, senza un alito di sentimento e i salmi volavano in cappella a cantilena senz'anima. Mi salvò il mio confessore che mi consigliò di pregare con il cuore. Io d'allora aprii il mio spirito a Cristo, unico mio Signore e fui felice della mia scelta. Il sogno cominciava ad aprire il sipario. Mi svegliai all'aurora già al liceo classico. *PRETE ANTIMAFIA

IL 22 OTTOBRE 2019 SERENA MASTANDREA Presso l’Università degli studi L. Vanvitelli di Napoli ha conseguito brillantemente la laurea in ‘Terapia della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva’ «Con grande affetto i nonni Nicola e Angela Turturro, felici, augurano alla neodottoressa una carriera professionale ricca di soddisfazioni»

IL DINNER DANCE DELLA MEMORIA LITTLE LITTLE italy italy DI ROCCO STELLACCI

NEW YORK. Una giornata lunga, di festa con il meteo che poi non ha più retto. La pioggia ha bagnato i fedeli di S. Antonio. Pioggia benedetta perché ha fatto stringere ancora di più la Comunità di S. Antonio. «Saldi nella fede».

Né l’acqua né il vento impetuoso hanno interrotto il dinner - dance del 27 ottobre us, hanno potuto smorzare l’entusiasmo dei 250 campioni della fede nella prestigiosa sala per ricevimenti Chateau Briand. Era il dinner - dance delle lacrime di addio. Quelle per Joe De Palo, l’apostolo di S. Antonio, il pioniere, l’antesignano, l’orgoglio dei giovinazzesi della Litlle Italy che ha portato in auge il Sant’Antonio in tutta New York. Un minuto di raccoglimento, di silenzio sembrava una vita. C’erano passato, presente e futuro in quelle lacrime che hanno rigato il viso di tutti. E’ uscito poi il sole. Dopo l’acquazzone e le lacrime si sa che è molto più bello il sole. Via dunque al dinner - dance della memoria e del coraggio. Già, il coraggio giovinazzese di Grazia e Freddy Marino, di Francesca e Aniello Toscano, premiati con tanto di fiori, targa e pergamena in ceralacca: un invito a non mollare la loro attività nel sodalizio. Premiato il coraggio di Emily Depalo, nativa americana, ma di origini giovinazzesi. Un esempio di cattolicesimo per i tanti giovani che si allontanano dalla Chiesa per vivere senza religione. E poi c’è lui, l’immarcescibile presidente Jerry Scivetti: «Siamo qui, indipendentemente da quello che succede, dobbiamo rimanere saldi nella fede, come apostoli di S. Antonio.

Come era Joe Depalo. Non possiamo lasciarci sopraffare dal tempo che divora i nostri uomini, anche se ne conserva il ricordo. Andiamo avanti». A chi pensava che fosse l’ultimo dinner - dance, Jerry ha risposto così: «Quelli che pensano che le comunità di italiani in America stiano scomparendo dovrebbero venire qui a vedere la folla dei fedeli che vivono controcorrente, contro quella che è la mentalità comune, per vivere la nostra religione. «Siete un esempio» - ha aggiunto mentre riceveva un’enorme ovazione dalla folla, che ha superato momenti di incertezza perché nessuno sapeva che il diner dance 2019 fosse l’ultimo. Almeno nei programmi. Infatti così non sarà. Appuntamento con la fede all’ultima domenica di ottobre del 2020!

ROCCO STELLACCI

il

ricordo

DI

AGOSTINO PICICCO

DON MICHELE IL RIVOLUZIONARIO Il sacerdote terlizzese scomparso il 27 ottobre. A Giovinazzo era stato parroco delle comunità di San Giuseppe e Sant’Agostino Il suo arrivo circa quarant’anni fa come parroco a Giovinazzo, insieme col vice don Lello Cagnetta, anche lui terlizzese, diede una scossa alla pastorale parrocchiale nella nostra città, in particolare a quella giovanile, andando ad irrobustire le esperienze di mag gior coinvolgimento dei giovani in quegli anni portate avanti da don Giuseppe Milillo. E a don Giuseppe subentrò nell’insegnamento della religione al Liceo Classico Spinelli. In questa veste l’ho conosciuto avendolo avuto come docente nei cinque anni di frequenza dell’istituto giovinazzese durante gli anni Ottanta. Le sue lezioni, non legate ai programmi previsti e al libro di religione che i diligenti pure avevano acquistato, erano molto avvincenti, dialogiche, aderenti ai problemi dell’attualità. Don Michele ci intratteneva sulle sue “esperienze pastorali” in parrocchia, raccontava aneddoti, illustrava scenari, non si sottraeva al racconto dei confronti con i confratelli, con gli umili, i poveri, non tacendo delusioni e condividendo gioie e spiragli di nuovi tempi. Inoltre dialogava più volentieri proprio con quelli che erano lontani dal mondo ecclesiale, o almeno così mi sembrava.

Ci raccontava dei poveri che si recavano da lui per varie necessità. A tutti dava aiuto e dimostrava comprensione: al barbone che coi soldi ricevuti acquistava vino o giornaletti pornografici all’edicola della stazione, alla signora che con l’aiuto ricevuto andava a comprare le paste alla crema. E don Michele a spiegare di non demonizzare queste situazioni perchè noi nella vita abbiamo tutto ma loro per una volta potevano avere qualcosa di superfluo… La sintonia di don Michele con don Tonino Bello era forte. In tempi senza internet, in cui le notizie non circolavano così rapidamente, lui ci raccontava i “fioretti” di don Tonino, l’attenzione agli operai della Ferriera in crisi, i tanti gesti di carità del vescovo allora agli inizi del suo ministero. Raccontava delle cene che organizzava in canonica (don Michele viveva a Giovinazzo una delle prime esperienze di casa canonica insieme con altri sacerdoti), condividendo con i confratelli qualche leccornia ricevuta, cene particolarmente riuscite quando poteva avere la presenza di don Tonino ben felice di godere momenti di fraternità con quei

sacerdoti, nonostante la mole degli impegni. In occasione dell’onomastico, il 29 settembre 1987, gli scrisse una lettera in cui, tra l’altro, diceva: «Sono veramente contento che nella mia diocesi ci siano dei sacerdoti come te. Tu non puoi credere quanto coraggio mi infondi, anche senza saperlo». Inoltre raccontava anche delle sue amicizie illustri, di tanti benefattori, degli aiuti che riceveva e che condivideva. Al liceo don Michele era il “protettore” degli scavezzacollo. Dopo gli scrutini quelli sull’orlo della bocciatura o a rischio di essere rimandati andavano a trovarlo nella vicina chiesa di sant’Agostino per avere qualche anteprima sugli esiti delle valutazioni scolastiche e sapere di qualche aiuto che lo stesso don Michele aveva dato. Il tutto, nella peggiore delle ipotesi, per poter preparare i genitori alla notizia. E così tanti ragazzini, oggi cinquantenni, si ri-avvicinarono alla parrocchia San Giuseppe e Sant’Agostino, attratti da quel prete simpatico ma rigoroso. Negli anni in cui era parroco di San Giuseppe un brutto incidente gli creò problemi di deambulazione permanente, ma la comunità gli fu vicino nell’assisterlo. Il primo amore don Michele non lo scordò facilmente. Ero presente in occasione della messa di commiato dalla comunità di San Giuseppe per andare parroco a Sant’Agostino, messa presieduta dal vescovo don Tonino Bello. Piangeva don Michele e, al termine della messa, non riuscì a leggere il discorsetto che aveva preparato. Lo passò al cerimoniere vescovile don Felice di Molfetta (ora vescovo emerito di Cerignola-Ascoli Satriano) il quale esordì dicendo «Presto a don Michele la voce e … il cuore». Dopo le esperienze parrocchiali in diocesi, don Michele, anche per motivi di salute, andò per alcuni anni fuori diocesi e operò con i centri “Exodus” di don Mazzi, ma quando si creò una emergenza alla CASA per i tossicodipendenti di Ruvo, il vescovo Martella gli ordinò di rientrare.

E lui obbedì subito. A qualche amico che andò a salutarlo un paio di giorni dopo il suo arrivo disse: «Ho ancora la maglietta con cui sono arrivato a Ruvo, non ho fatto in tempo neppure a fare le valigie». Nel 2014, in occasione del 50° di messa, ricordò la ricorrenza con due celebrazioni eucaristiche a distanza di pochi mesi una dall’altra, la prima con il vescovo diocesano mons. Martella, l’altra con il vescovo di Lucera-Troia Domenico Cornacchia, al quale era legato da grande amicizia maturata negli anni in cui operavano nel seminario regionale (don Michele come economo e mons. Cornacchia come padre spirituale) e dove spesso si erano trovati a collaborare insieme su altre necessità. Circa un anno dopo quella messa, mons. Cornacchia veniva eletto vescovo di Molfetta (a seguito della improvvisa scomparsa di mons. Martella) ed è stato lui ad impartirgli l’estrema unzione qualche giorno prima della morte e a celebrare le esequie ricordando nell’omelia che don Michele vedeva Gesù nel prossimo e così si prodigava: «La sua automobile era un piccolo supermercato ambulante, in esse c’era di tutto per tutti: completini sportivi per i ragazzi, latte per i bambini, pacchi per le famiglie bisognose…».

Giovinazzo sarà sempre grata a don Michele per la marcia in più che ha saputo dare e per aver avvicinato tanti giovani alla parrocchia, i quali oggi, seppur lontani dalla città, ancora ricordano gli insegnamenti di quel prete vulcanico, a dispetto degli acciacchi dovuti all’incidente. AGOSTINO PICICCO