Opera Chesterton Novembre 2019

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Opera Chesterton

Commuoversi e muoversi

Come vedrete dagli articoli che seguono nelle prossime pagine, i nostri ragazzi fanno della conoscenza e delle occasioni educative dei momenti per andare verso gli altri, verso il mondo, verso gli uomini con le loro vite, le loro sofferenze ed i loro desideri. È bello che sappiano che la guerra purtroppo è fatta da uomini e che spesso questi uomini non la vogliono e stravolgono giustamente le regole che qualcun altro ha dato loro. È bello che sappiano che si può vivere secondo Verità.

Non è una cosa da poco scoprire chi è Chiara Corbella e sapere che ha dato la sua vita per suo figlio, e sapere che per farlo ha dovuto vincere la paura. Come ha fatto? Non è "Having an internal company newsletter a great che way bello che sappiano di don SandroisDordi to address employee engagement, communication, tornava in Perù pressoché certo di andare a and collaboration, but it comes with one catch: you dare la sua vita? È giusto e bello che i nostri need a wide readership. While you can include ragazzi si articles commuovano sapendo di your loro. important in a newsletter, getting È bello che sappiano che, conosciute queste employees motivated enoughnel to read is the extra storie, possano anch’essi loroit piccolo dare leap you'll need to take.

The key to this challenge to la loro vita, a pezzetti piccoli, un giorno,isun make sure you organize your newsletter wisely. pomeriggio, anche un’ora passata ad occuparsi

INTRODUCING 15 NEW TOPPINGS

dei compagni più piccoli a fare i loro angeli custodi. Ecco, noi vogliamo che questi ragazzi sappiano commuoversi, non (solo) emotivamente ma a ragion veduta. Noi vogliamo che, dopo commossi, si muovano, e si muovano come conseguenza di questa commozione intelligente.

Hanno Chesterton per maestro che sapeva che dietro l’angolo c’era lo scoppio di meraviglia per cui commuoversi, dire grazie e partire e dirlo a tutti che Qualcuno (un vero Signore, Uno ricco sfondato) ci ha voluti. Ecco, vorremmo che ci sosteneste in questo lavoro, e non smetteste mai di farlo perché così il mondo sano andrà avanti.

Approfitto per ringraziarvi ancora per il vostro affettuoso sostegno e per dirvi AUGURI! "Having companyQuel newsletter is a great ricco way ora chean internal festeggiamo Signore to address employee engagement, communication, sfondato che un bel giorno di duemila anni fa and collaboration, but it comes with one catch: you ha pensato bene di venire tra noi e dirci che è need a wide readership. While you can include tutto vero articles e tuttoin bello! important a newsletter, getting your AUGURI DI BUON NATALE A CIASCUNO DI employees motivated enough to read it is the extra VOI E ALLE VOSTRE FAMIGLIE!!!

FRESH FROM OUR KITCHENS!

leap you'll need to take. The key to this challenge is to make sure you organize your newsletter wisely.

Marco Sermarini

Rischiare è necessario, perché amare è rischiare Lunedì 14 ottobre è venuto a farci visita il prof. Piergiorgio Bighin, psicologo di Chioggia, chiamato affettuosamente da tutti “Lolli”. Ogni mese viene nella nostra scuola e organizza un incontro con noi, su vari temi. Lo scorso anno abbiamo letto alcuni racconti del suo libro “Raggi di Bici”, che si è rivelato un libro ricco di significati e di temi su cui riflettere.

Anche quest’anno abbiamo ripreso i nostri incontri ripartendo dalla lettura del suo libro. Della lezione di lunedì mi hanno colpito diverse cose.

Innanzitutto, che l’essere umano non è solo. L'”io” implica un “tu” e tutti ci rispecchiamo in un'altra persona.

Noi siamo relazione, tutta la nostra vita è una ricerca del tu e ciò evita una malattia di cui il nostro tempo soffre particolarmente: il narcisismo.

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La seconda cosa che mi ha colpito è stata che noi siamo “inventori di paure”: ci convinciamo di avere le paure più strane, degli insetti, dei volatili, degli spazi chiusi, ecc. Per essere persone felici bisogna affrontare la paura, superarla, ossia uscire dalle “colonne d’Ercole”, che rappresentavano per gli antichi la paura dell’ignoto. Affrontare e superare le nostre paure significa diventare liberi.

Un'altra frase che mi ha fatto riflettere è questa: rischiare è necessario perché amare è rischiare.

Chi ama rischia di essere rifiutato, in ogni circostanza provare significa accettare il rischio del fallimento... ma non provare equivale a non vivere! Queste parole mi hanno fatto riflettere perché a volte ho paura di rischiare e rinuncio a cose che desidero, che mi farebbero crescere… forse dovrei buttarmi di più.

Lolli ci ha poi parlato di due figure importanti per lui: custodisce nel suo portafogli le loro foto. Sono Chiara Corbella e don Alessandro Dordi. Il nostro amico ci ha raccontato in particolare la storia di quest'ultimo: nato in provincia di Bergamo, decise di diventare sacerdote, e dopo la sua ordinazione fu inviato nel Polesine alluvionato. Più tardi fu nominato cappellano degli emigrati italiani in Svizzera, dove trascorse 13 intensi anni. Poi fu mandato in missione in Perù. Qui realizzò tante cose buone, soprattutto per i poveri, si distinse per l’amore con il quale compiva la sua missione. Ma in Perù operava, in quegli anni, un’organizzazione terroristica, “Sendero luminoso”, che voleva spingere il popolo a ribellarsi con violenza e a fare la rivoluzione. Il lavoro di don Dordi e di altri religiosi, che alleviavano ogni giorno la sofferenza dei più poveri, fu considerato dai terroristi un ostacolo al loro progetto, perché dava speranza alle persone e le distoglieva dalla violenza. Don Dordi e altri due sacerdoti, due frati francescani polacchi, furono uccisi dai terroristi.

I tre sacerdoti assassinati sono poi stati proclamati beati dalla Chiesa e le loro tombe sono meta di un continuo pellegrinaggio.

I frutti del loro sacrificio sono tanti.

Lolli ci ha raccontato che, poco tempo prima di morire, don Sandro era tornato in Italia per una breve vacanza e, giunto il momento di ripartire per il Perù, aveva salutato i suoi cari facendo loro intendere che probabilmente non si sarebbero più rivisti. Sapeva che tornando in Perù sarebbe andato incontro alla morte, ma nonostante ciò aveva deciso di ritornare lì, per non abbandonare le persone a lui affidate in un momento così difficile.

Sono rimasta profondamente commossa da questo racconto… Don Dordi ha superato la sua paura, per amore! Per amore di quelle persone ha dato tutto, anche la vita. Ho capito che per vivere veramente dobbiamo superare le nostre paure. Questo ci renderà veramente liberi e adulti, darà significato alla nostra vita. Questo primo incontro con Lolli è stato veramente bello, mi ha insegnato molte cose. Credo di aver capito in quale direzione andare, anche se, a volte, sembra tanto difficile!

Maddalena Ricci, II Liceo

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101 anni fa...

Lo scorso 4 novembre è stato il 101° anniversario della vittoria dell’esercito italiano a Vittorio Veneto. Con questa battaglia l’Italia vinse la Prima Guerra Mondiale, insieme ai suoi alleati. Alla mia classe è stato mostrato un lavoro su questa guerra. Ci hanno raccontato diverse storie su quegli anni, alcune vere, altre frutto della fantasia di artisti. La prof. ci ha mostrato un video tratto da un film di qualche anno fa. Racconta la storia di una cantante, Flora Torres, interpretata da Anna Magnani, a cui viene chiesto di fare uno spettacolo per le truppe italiane al fronte. Prepara una canzone militare e si veste con una bandiera italiana, drappeggiata sopra un semplice vestito nero, ed una corona sulla testa, per ricordare ai soldati l’immagine dell’Italia, come veniva raffigurata in quegli anni. Lo scopo dello spettacolo è incoraggiare i soldati a combattere e farli credere nella vittoria finale. Quando si apre il sipario Flora vede in platea tanti poveri ragazzi feriti, mutilati o diventati ciechi.

Vede tanta sofferenza e cambia idea.

Si toglie di dosso il tricolore e la corona e rimane con il suo abito nero.

Intona una canzone che i soldati di quegli anni amavano molto, “’O surdato ‘nnammurato”. È la lettera di un soldato al fronte, indirizzata alla donna che ama, che dice: “…sei stata il mio primo amore, il primo e l’ultimo per me”. Tutti i soldati presenti si commuovono ascoltando la canzone e pensano alla donna che amano, che forse non rivedranno più. Mi sono commossa molto.

Mi ha colpito anche un’altra storia e questa è vera! Nel Natale 1914, il primo Natale di guerra, sul fronte francotedesco, un soldato tedesco cominciò a cantare un inno di Natale. Dalla trincea inglese alcuni soldati si unirono al canto. Infine soldati tedeschi e inglesi cantarono insieme, uscirono dalle trincee, si incontrarono, si scambiarono piccoli doni, giocarono una partita di calcio insieme! Questa storia mi ha colpita perché quei soldati hanno dimostrato di essere veramente umani, uguali l’uno all’altro nei sentimenti, anche se avevano “la divisa di un altro colore”, come dice “La canzone di Piero”, che abbiamo ascoltato. È stato proprio bello ascoltare storie così toccanti e “umane”!

Sonia Rega - I Liceo

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I nostri "angeli custodi" Circa cinque anni fa Federica Graci chiamò in disparte noi ragazzi delle superiori e ci affidò una “missione” sorprendente. Era il primo giorno di scuola, ci riunì nella casetta di Santa Lucia e ci disse: "Quest'anno sarete voi gli angeli custodi dei nuovi allievi della prima media".

Inizialmente rimasi un po' interdetta, non capivo cosa volesse dire.

Successivamente Federica ci spiegò che ad ognuno di noi sarebbe stato affidato un ragazzino o una ragazzina. Avremmo dovuto prenderci cura di loro, farli sentire accolti, amati, parlare con loro, spingerli a confidarsi con noi, aiutarli, consigliarli, lodarli per i loro successi, consolarli per le sconfitte e dar loro la forza ed il coraggio di riprovarci… insomma, eravamo diventati angeli custodi, a tutti gli effetti! È stato un impegno che mi ha spaventato, in un primo momento. Poi, ho capito che mi veniva offerta l’occasione di dimostrare la mia maturità, la mia pazienza, la mia capacità di amare. Ero chiamata ad usare tutti i “talenti” che ho ricevuto da Dio. “Ama il prossimo tuo come te stesso”, ci è stato insegnato. Era arrivato il momento di farlo sul serio! Non sempre sono stata capace di compiere il mio lavoro nella maniera più giusta, ma con l'aiuto ed i consigli dei miei insegnanti ho cercato di superare i miei limiti. In principio ho cercato di costruire occasioni di incontro al di fuori della scuola, invitavo la mia protetta a studiare a casa mia, e, per rendere il lavoro più leggero e divertente, invitavo anche la mia compagna di classe Flavia e la sua affidata.

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Mi son messa in gioco, ho imparato a sorridere, ad incoraggiare, a scherzare per asciugare una lacrimuccia. Con il tempo ci ho preso gusto: mi sentivo quasi più grande della mia età, forte, responsabile. Ciò che mi rendeva più felice era il fatto che le nostre protette ci chiedevano di rivederci altre volte, per poter stare ancora insieme. È stata una esperienza bellissima, mi ha fatto scoprire che ho dentro di me tante capacità che non sapevo di avere, che mi serviranno nella mia vita di adulta (anche come madre, forse, un giorno!). Questa tradizione è stata sempre portata avanti, negli ultimi anni. Sono sicura che tutti gli angeli custodi della nostra scuola abbiano avuto un’esperienza simile alla mia. Mettersi al servizio dei più piccoli è il modo migliore di crescere e di seguire Gesù, secondo me.

W gli angeli custodi della Chesterton!

Martina Giustozzi, V Liceo

Chesterton Gala 2020 Save the date

1 Febbraio 2020 Hotel Il Casale Colli del Tronto

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