NOVA ITINERA N° 2/2023

Nova itinera percorsi del diritto nel XXI secolo

L’EDITORIALE ASSICURAZIONE OBBLIGATORIA I.N.A.I.L, MA NON pER LE FORZE ARMATE E DI pOLIZIA

ACCADE OGGI TUTELA AGROALIMENTARE E INNOVAZIONE TECNOLOGICA

OSSERVATORIO SULLA GIUSTIZIA LA STRAGE DI CEFALONIA: UN CASO DI GIUSTIZIA NEGATA

TEMPI DEL DIRITTO L’ANTISEMITISMO DI SALò: UN MONOLITE INCRINATO

Anno XIV - N° 2 - 2023

Sommario

Quadrimestrale di legislazione, giurisprudenza, dottrina e attualità giuridica Anno XIV - N° 2 - 2023

L’EDITORIALE

Autorizzazione del Tribunale di Roma nr. 445 del 23 novembre 2010

ma non per le forze armate e di polizia

paradossi dell’ordinamento: assicurazione obbligatoria i.n.a.i.l., 5

di Stefano Amore

ACCADE OGGI DIRETTORE RESPONSABILE: Stefano Amore VICE DIRETTORE: Luigi Viola

tutela agroalimentare e innoVazione tecnologica di Amedeo De Franceschi

ENERGIA ED AMBIENTE NEL XXI SECOLO nuclear options for poWering tHe future

COMITATO DI REDAZIONE: Francesco Coco Mario De Ioris Pietro De Leo Vito Antonio De Palma Andrea Giordano Giuseppe Giove Alessandra Ilari Alberto Landolfi Laura Morselli Sandra Moselli Enzo Proietti Francesca Roseti Lucia Spirito Federico Tomassini

9

15

di Roberto G.M. Caciuffo

alternatiVe nucleari per l’energia del futuro

29

di Roberto G.M. Caciuffo

DOVE PENDE LA BILANCIA la riforma cartabia del processo penale: il crepuscolo del sistema accusatorio

45

di Alberto Landolfi

DIRITTO, ECONOMIA E AGRICOLTURA l’agricoltura nel XXi secolo: prospettiVe da un conVegno

51

di Luisa Volpe

l’agricoltura italiana nel XXi secolo

Nova Itinera Quadrimestrale Spedizione in abbonamento

55

di Carlo Gaudio

considerazioni sul commercio internazionale di prodotti dell’agricoltura

Abbonamento annuale in formato digitale: euro 20,00 (IVA assolta dall’editore)

di Enrico Perticone

Casa editrice Nuova Scienza S.R.L., Via S.Tommaso d’Aquino, 47 00136 Roma Cod. Fisc. / P.I. 11072071001

uno statista tra due mondi: la figura di arturo frondizi,

Stampa e allestimento: Stamperia Lampo - Roma

OSSERVATORIO SULLA GIUSTIZIA

61

ITALIANI NEL MONDO presidente della repubblica argentina

67

di Rocco Frondizi

la strage di cefalonia: un caso di giustizia negata di Antonio Scaglione

75

COMITATO SCIENTIFICO:

Carla Andreani

RECENSIONI E ATTUALITÀ

Professore Ordinario di Fisica Applicata

“marXisti in prati”: una parabola sulla cattiVeria

Mario Ascheri

di Giovanni Armone

81

Professore Emerito di Storia del Diritto Medievale e Moderno

TEMPI DEL DIRITTO

Paola Balducci Avvocato, già Componente del C.S.M.

Giovanni Bianco Professore di Istituzioni di diritto pubblico e Teoria generale dello Stato e dell'organizzazione pubblica Univ. di Sassari

Guido Calvi Avvocato, già Componente del C.S.M.

Giorgio Cantelli Forti Presidente dell’A.N.A., Professore Emerito di Farmacologia e Farmacoterapia

Fausto Cardella Magistrato, già Procuratore Generale di Perugia

Lauretta Casadei Notaio

Giuseppe Celeste Notaio

Giuseppe Chiaravalloti già Vice Presidente dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali

Fiorella D’Angeli Professore Ordinario di Diritto Civile

Adolfo de Rienzi Notaio, Presidente dell’Accademia del Notariato

Giuseppe de Rosa Consigliere della Corte dei Conti

Angela Del Vecchio Professore Ordinario di Diritto dell’Unione Europea

Ignazio Leotta Notaio

Filiberto Palumbo Avvocato, già Componente del C.S.M.

Giulio Prosperetti Giudice Costituzionale, Professore Emerito di Diritto del Lavoro

Giorgio Rizzo Notaio

Piero Sandulli Professore di Diritto Processuale civile

l’antisemitismo di salò: un monolite incrinato

83

di Antonio Grilli

GLI AUTORI

93

CARAVAGGIO, Ritratto di Alof De Wignacourt

5 Stefano Amore Magistrato, Direttore della rivista “Nova Itinera”

una recente sentenza della corte costituzionale, la numero 9 del 2023, ha dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale proposte dall’avvocatura generale dello stato nei confronti di alcune disposizioni della legge della regione abruzzo 21 dicembre 2021, n. 27 (esonero dalla compartecipazione della spesa sanitaria per gli operatori delle forze armate, delle forze di polizia, della protezione civile, del corpo nazionale dei vigili del fuoco e della polizia locale e modifiche alla legge regionale nr. 30 del 2002). in questa sede non interessano però le ragioni, conformi peraltro a una consolidata giurisprudenza, per cui la corte costituzionale ha dichiarato inammissibili le questioni, quanto i presupposti normativi della vicenda. le disposizioni regionali impugnate stabilivano, che «1. Gli operatori delle Forze Armate, delle Forze di Polizia, della Protezione civile, del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco e della Polizia locale, nonché gli operatori delle associazioni e cooperative impegnati in attività di emergenza-urgenza, soccorso, ordine pubblico, sicurezza e protezione civile, che accedono in pronto soccorso a seguito di infortunio durante il servizio o per ragioni di servizio, sono esonerati dal pagamento della compartecipazione alla spesa sanitaria in relazione alle prestazioni erogate anche in caso di dimissione in codice bianco. 2. Indipendentemente dal codice di dimissione dal pronto soccorso, gli stessi operatori sono altresì esonerati

dal pagamento della compartecipazione alla spesa sanitaria in relazione ad eventuali successive prestazioni strettamente correlate all’infortunio per un periodo massimo di due anni a decorrere dal giorno dell’evento traumatico». per comprendere l’esatta portata di queste norme bisogna ricordare che la legge 27 dicembre 2006, n. 296 recante “disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello stato” (cosiddetta legge finanziaria 2007) stabilisce all’art. 1, comma 796, lett. p), che: «Per le prestazioni erogate in regime di pronto soccorso ospedaliero non seguite da ricovero, la cui condizione è stata codificata come codice bianco, ad eccezione di quelli afferenti al pronto soccorso a seguito di traumatismi ed avvelenamenti acuti, gli assistiti non esenti sono tenuti al pagamento di una quota fissa pari a 25 euro. La quota fissa per le prestazioni erogate in regime di pronto soccorso non è, comunque, dovuta dagli assistiti non esenti di età inferiore a 14 anni. Sono fatte salve le disposizioni eventualmente assunte dalle regioni che, per l’accesso al pronto soccorso ospedaliero, pongono a carico degli assistiti oneri più elevati». al di là del merito di questa disposizione, l’aspetto singolare della vicenda sta nel fatto che, ai sensi della vigente normativa statale, neppure il personale delle forze di polizia e delle forze armate è esente, nel caso di codice bianco, dal pagamento del ticket, in quanto non tutelato, nel caso di infortunio sul lavoro, dall’assicurazione obbligatoria

L’editoriale

Paradossi dell’ordinamento: assicurazione obbligatoria i.n.a.i.l., ma non per le Forze armate e di Polizia

L’editoriale

6 contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. l’art. 12 bis del decreto legge n.11 del 2009, come convertito dalla legge 23 aprile 2009, n. 38, dispone, infatti, che: «gli articoli 1 e 4 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124 Testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, si interpretano nel senso che le disposizioni ivi contenute non si applicano al personale delle Forze di polizia e delle Forze armate, che rimangono disciplinate dai rispettivi ordinamenti». in applicazione di tale norma è stata successivamente adottata la circolare del ministero dell’interno n. 333.a/9806.H.4/3702 dell’11 maggio 2009 (relativa alla polizia di stato, ma esplicativa della portata della disposizione anche con riferimento alle forze armate), nella quale si può leggere che: «in ossequio alla disposizione in argomento, non dovrà essere inoltrata alcuna denuncia all’I.N.A.I.L. per infortuni sul lavoro subiti o malattie professionali contratte dal personale» e che «eventuali denunce già pervenute alle sedi competenti dell’I.N.A.I.L. non potranno avere alcun seguito»1. in altri termini, mentre i lavoratori coperti dall’assicurazione obbligatoria i.n.a.i.l. che hanno subito un infortunio sul lavoro o che hanno contratto una malattia professionale hanno senz’altro diritto alla prestazione gratuita di tutte le cure necessarie, nei confronti del personale delle forze di polizia e delle forze armate sono previste, in questi casi, solo forme di specifica tutela. con la conseguenza che, al di là del ticket da pagare in caso di dimissione dal pronto soccorso con codice bianco, anche le somme spese per curarsi dall’infortunio subìto dovranno essere anticipate dal dipendente che potrà, successivamente, chiederne il rimborso, ma solo nel caso in cui gli venga riconosciuta la causa di servizio.

il che appare veramente paradossale, considerato il rilievo delle funzioni svolte dalle forze armate e di polizia e i gravi rischi a cui sono sottoposte. la sottrazione alla tutela i.n.a.i.l. del personale del comparto sicurezza e difesa è stata, senza dubbio, fortemente criticata in molte occasioni e a questa situazione hanno cercato di rimediare alcune proposte di legge avanzate nelle passate legislature (ma senza esito), tra cui le proposte n. 3925 del 21 marzo 2017 e n.

133 del 23 marzo 2018, presentate entrambe alla camera dei deputati. l’articolo 1 del disegno di legge n. 133 del 2018, che nella relazione illustrativa ricordava anche i casi dei soldati italiani colpiti da patologie per uranio impoverito al ritorno da missioni internazionali, prevedeva, al fine di garantire le più ampie tutele alle vittime di infortuni o di malattie professionali, l’estensione a tutto il personale del comparto difesa e sicurezza dell’assicurazione fornita dall’i.n.a.i.l. contro gli infortuni sul lavoro, facendo però salve le disposizioni vigenti in materia di dipendenza da causa di servizio e i conseguenti benefìci. in tal modo le prestazioni fornite dall’i.n.a.i.l. sarebbero divenute complementari rispetto a quelle attualmente previste, a beneficio di tutti quei casi in cui il personale non risultasse completamente e adeguatamente protetto dal sistema normativo. nella prospettiva di colmare le lacune dell’attuale sistema di assicurazione degli infortuni del personale del comparto sicurezza e difesa sono intervenute anche numerose regioni, sia con leggi regionali (in alcuni casi, come in quello esaminato dalla sentenza n.

9/2023 della corte costituzionale, di dubbia costituzionalità), che con deliberazioni delle rispettive giunte, stabilendo l’esenzione dal ticket per il personale delle forze di polizia e delle forze armate in relazione a tutti gli in-

7 del personale del comparto sicurezza e difesa, a cui sinora, come visto, nonostante le buone intenzioni di alcuni, la politica non ha saputo porre rimedio. d’altra parte, nel bilanciamento dei contrapposti valori in gioco – da un lato quelli della tutela della salute e dei lavoratori, come previsti dagli articoli 32 e 38, comma 2, della costituzione, dall’altro quello dell’equilibrio di bilancio – non sembra che possano essere sacrificati i primi, anche in considerazione della circostanza che «è la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione»2.

note ricostruisce il sistema la sentenza del t.a.r. campania napoli sez. Vii, sent., (ud. 10/11/2021) 31-12-2021, n. 8352.

2 in questo senso la sentenza della corte costituzionale n. 275 del 2016.

1

L’editoriale

fortuni intervenuti durante il servizio che comportassero la necessità di ricorrere a prestazioni ambulatoriali erogate da strutture di pronto soccorso (e, quindi, anche nei casi di codice bianco), oltre che per le successive cure sanitarie correlate all’infortunio. le criticità dell’attuale sistema sono, quindi, riconosciute e ben note da tempo, a tal punto da aver generato, come visto, l’esigenza di specifici interventi normativi da parte delle regioni, con ciò creando, però, una disomogeneità di disciplina a livello nazionale. un poliziotto o un carabiniere che si infortuna in servizio rischia, quindi, di dover anticipare, non solo sotto forma di ticket sanitario, molte delle spese relative alle visite sanitarie e alle eventuali terapie. l’interessato potrà, naturalmente, presentare domanda per il rimborso di queste somme, ma l’otterrà solo dopo il riconoscimento della causa di servizio, al termine di un procedimento lungo e, spesso, molto complesso. per queste ragioni, e per molte altre, la cui illustrazione richiederebbe una trattazione più approfondita, possiamo sicuramente parlare di una significativa incompletezza del sistema di assicurazione degli infortuni

BERNARD VAN ORLEY, Vergine e bambino con angeli

9 Amedeo De Franceschi Capo Ufficio del Comando Carabinieri Tutela Agroalimentare

È di tutta evidenza che se c’è un comparto economico dove l’innovazione tecnologica ha prodotto i suoi effetti più marcati dalla fine del XX secolo ad oggi è senza dubbio quello agricolo, agroalimentare, e agroindustriale, tanto da spingere il legislatore europeo a emanare diversi provvedimenti legislativi riguardanti la tutela del prodotto agricolo, la sua trasformazione alimentare nonché la tutela del mercato e della concorrenza. sul fronte nazionale alla tutela costituzionale del bene giuridico “salute”, declinata per quanto riguarda i controlli e la vigilanza nel settore alimentare dalla legge 283 del 1962, e che aveva caratterizzato quasi esclusivamente le fattispecie di illecito penale si affianca, trent’anni dopo, la tutela della qualità attraverso la protezione della “origine geografica” e/o della sostenibilità ambientale (produzione da agricoltura biologica). una tutela della qualità però ferma, dal punto di vista del codice penale, ai delitti contro l’industria e il commercio del 1930 salvo l’inserimento nel catalogo del reato di contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari (art. 517-quater c.p.) avvenuto con legge 99 del 2009. dalla lettura dei dati contenuti nell’ultimo rapporto prodotto dalla commissione

europea in merito alle frodi agroalimentari emerge un aumento costante delle richieste del sistema di assistenza amministrativa e cooperazione internazionale tra gli stati membri all’interno del network Agri-Food Fraud, in particolare per le frodi cosiddette commerciali, “aliud pro alio”1. tra i punti critici evidenziati appare urgente da risolvere il tema della ricerca delle fonti di prova, così che per cercare di ovviare al problema, l’unione europea ha di recente statuito che, in assenza di norme ufficiali dell’unione nel contesto di controlli ufficiali e altre attività ufficiali, i laboratori possono utilizzare metodi pertinenti sviluppati o raccomandati dai laboratori di riferimento dell’unione europea e convalidati in base a protocolli scientifici accettati internazionalmente2.

Questo articolo sarà quindi incentrato proprio su questo particolare punto che interessa da vicino l’investigatore, sempre di più teso alla ricerca delle fonti di prova idonee a svelare le frodi alimentari intrinseche, ovvero quelle legate a beni giuridici immateriali o non meglio definiti, come la qualità alimentare, cominciando proprio dalla storia di successo del settore vitivinicolo e del suo sistema di controllo che si è giovato in maniera straordinariamente efficace del connubio tra territorio e tecnologia.

Accade oggi

Tutela agroalimentare e innovazione tecnologica

10

Accade oggi

la mappatura geografica delle vendemmie non vi è alcun dubbio che per il nostro paese fu il disastro sanitario del 1986 noto come “lo scandalo del vino al metanolo”3 a convincere il legislatore della necessità di adottare un nuovo modello produttivo che tenesse conto dell’innovazione tecnologica e della ricerca scientifica e che soprattutto legasse la vigna e il vino alla stessa terra di origine4. l’utilizzazione di vitigni autoctoni, la fissazione di rese massime di produzione per ettaro e la novità assoluta di realizzare la mappatura scientifica dei suoli dove vengono impiantati i vigneti utilizzando la risonanza magnetica nucleare, sono alcune delle regole alla base del successo straordinario del vino italiano nel mondo. il sistema di controllo ufficiale assume la struttura attuale con la ripartizione delle attività di controllo tra i due ministeri (salute e agricoltura) e con l’istituzione dell’ispettorato centrale repressione frodi “…per l’esercizio delle funzioni inerenti alla prevenzione e repressione delle infrazioni nella preparazione e nel commercio dei prodotti agro-alimentari e delle sostanze di uso agrario e forestale…”5. i primi strumenti di indagine basati sulla ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica utilizzati dalla polizia giudiziaria per dimostrare una sospetta frode alimentare riguardante la contraffazione dell’origine geografica dei prodotti alimentari entrano nelle aule dei tribunali solo successivamente allo scandalo del “vino al metanolo”. nel 1986 l’unione europea e l’organizzazione mondiale della Vite e del Vino (oiV) accreditano come ufficiali le metodiche di analisi chimico-fisiche basate sulla determinazione degli isotopi stabili ed effettuate tramite risonanza magnetica nucleare (rmn), direttamente sul campione prelevato al dettaglio6.

grazie a queste tecniche è possibile identificare ad esempio, aggiunte di zuccheri diversi da quelli provenienti dall’uva (oiV ma-as-311-05 e oiV ma-as-312-06) in quanto l’etanolo derivante dall’uva possiede dei parametri isotopici completamente differenti dallo stesso proveniente dalla fermentazione dello zucchero di barbabietola, di canna o di origine sintetica. prima dell’avvento di queste tecniche, i metodi esistenti per scoprire questo tipo di frodi erano abbastanza inefficaci in quanto l’aggiunta di saccarosio ai mosti genera rapidamente per idrolisi fruttosio e glucosio, zuccheri già presenti nell’uva e quindi indistinguibili. diventa possibile anche l’identificazione della illecita aggiunta di acqua di fonte al vino (oiV ma-as-312-12) o di utilizzazione di acqua esogena all’uva determinata tramite l’analisi dei rapporti isotopici dell’ossigeno 18 o/16o. infine ma non ultimo in termini di importanza si concretizza la possibilità di autenticare l’origine geografica dell’uva vinificata, i cui parametri isotopici sono influenzati dal clima e dalla relativa piovosità stagionale, dalle caratteristiche geologiche dei suoli nonché dalle pratiche di concimazione adottate e del tipo di pianta, nonché dalla latitudine. per tali motivazioni questa metodica per essere riproducibile ed efficace, necessita di un data base di confronto che ogni anno deve essere aggiornato attraverso l’elaborazione di una mappatura della campagna vendemmiale. si raccolgono ogni anno circa 500 campioni di uva da tutte le regioni italiane e per ogni prelievo si compila una scheda con le principali informazioni sul vigneto: dati relativi alla produzione (kg per ceppo, resa per ettaro), eventuale irrigazione, piovosità. le uve (10 kg) di ogni campione sono suc-

cessivamente vinificate in laboratorio, con un protocollo stabilito dal reg. ce n°2729/2000 della commissione del 14/12/2000 allegato i, ottenendo il vino da analizzare7. il successo commerciale del “sistema Vino” è sotto gli occhi di tutti e numerose sono le indagini di polizia giudiziaria che utilizzano appunto la misurazione degli isotopi stabili per svelare frodi altrimenti non rilevabili.

le nuove frontiere della tutela del Made in italy agroalimentare Quanto detto sta a significare che è possibile replicare il modello per determinare l’origine geografica di altri prodotti alimentari, anche trasformati, come i formaggi o l’olio extravergine di oliva a condizione che il latte e le olive di partenza siano vincolate ad un areale di produzione ben delimitato così come previsto per le denominazioni di origine geografica protetta. a esempio il consorzio di tutela del parmigiano reggiano, cui fanno capo 363 caseifici, nel 2018 provvede proprio a sviluppare tale metodologia di controllo dotandosi di una banca dati che definisce e caratterizza il formaggio «parmigiano reggiano», depositata presso l’organismo di controllo e presso il ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, alimentata attraverso metodiche di spettrometria di massa e rilevazione di rapporti isotopici (irms) e che consente di determinare se il prodotto proviene o meno dalla zona di origine dichiarata8. più complesse e al momento non rispondenti alle tre caratteristiche di esattezza, ripetibilità e riproducibilità risultano essere, invero, le indagini scientifiche che attestino

o certifichino l’italianità del prodotto agroalimentare quando questa viene riportata in etichetta. ciò poiché non è possibile utilizzare il database degli isotopi stabili, in ragione del fatto che infinite possono essere le miscele e quindi di fatto risulta irrealizzabile la creazione di un database di riferimento del 100% italiano. tuttavia la ricerca scientifica ci viene in aiuto ed è possibile grazie anche al trasferimento tecnologico identificare dei marcatori molecolari che possano tracciare un determinato processo produttivo o ad esempio una cultivar genetica utilizzata nel processo. cosi ad esempio, nel 2011, durante una attività di indagine condotta dalla procura della repubblica di firenze, riguardante una partita di olio extravergine di dubbia provenienza a causa di una documentazione attestante la tracciabilità palesemente artefatta con l’apposizione ex post su tutti i documenti di accompagnamento della indicazione obbligatoria della origine geografica, fu richiesta al gip, con l’ausilio della procedura penale dell’incidente probatorio, l’effettuazione di una analisi sperimentale, già riconosciuta dalla comunità scientifica, per la ricerca di alcuni marcatori (alchil esteri) caratterizzanti in maniera indiretta di un processo produttivo (deodorazione blanda) non ammesso dalle norme per l’ottenimento di olio eVo9.

Qualche anno dopo, in un’altra attività investigativa condotta in sede di direzione distrettuale antimafia di bari, fu utilizzata la tecnica del dna, sino ad allora mai impiegata, per riconoscere la varietà di olive da cui era stato estratto l’olio extravergine etichettato come 100% italiano, direttamente analizzando il contenuto delle confezioni sigillate. nel primo caso, nelle more della effettuazione dell’incidente probatorio, il procedi-

Accade oggi

11

12

Accade oggi

mento penale è stato archiviato a seguito dell’intervento del legislatore europeo, proprio a causa dell’inserimento del parametro degli “alchil esteri” nel catalogo delle norme ufficiali di analisi, nel secondo caso invece la tecnica analitica unita alla verifiche sul campo e ad altre fonti di prova fu sufficiente a motivare l’ordinanza di sequestro da parte dell’autorità giudiziaria. appare opportuno citare un passaggio della sentenza della terza sezione penale del tribunale di bari n. 5360/2015 chiamata a decidere su una istanza di riesame avverso un decreto di convalida di alcune misure cautelari reali eseguite nel dicembre 2015 presso alcune ditte del comparto oleario, nella quale si contestava la non ufficialità della tecnica del dna utilizzata dalla autorità giudiziaria al fine di verificare la corretta origine geografica dei lotti sequestrati10.

EL GRECO,“Cristo scaccia i mercanti dal Tempio”

“Non sarebbe certo il primo caso”, si legge nella sentenza, “che l’interpretazione giurisprudenziale si farebbe carico di verificare la valenza di un metodo scientifico di accertamento di dati fattuali (si pensi, a titolo meramente esemplificativo, al vasto filone interpretativo sviluppatosi sulla comparazione dei rilievi dattiloscopici) anche prima ed a prescindere da interventi legislativi sullo stesso punto”.

Conclusioni a conferma di quanto il dibattito sul tema sia centrale e di quanta importanza assuma per le indagini della polizia giudiziaria la possibilità di disporre di test forensi efficaci e frutto della innovazione tecnologica, il legislatore europeo nel riordinare la materia

13

note https://food.ec.europa.eu/system/files/2022-07/acn_ annual-report_2021-final.pdf 2 comunicazione della commissione relativa all'attuazione del regolamento (ue) 2017/625 del parlamento europeo e del consiglio (regolamento sui controlli ufficiali) (2022/c 467/02).

3 “…È il 18 marzo 1986 quando l’ANSA batte un’eclatante notizia: a Milano si sono registrati alcuni casi di avvelena1

mento. La procura della Repubblica indaga. Si accerterà il primo clamoroso scandalo del settore alimentare: il vino al metanolo…”, c'è del marcio nel piatto! come difendersi dai draghi del made in italy che avvelenano la tavola di gian carlo caselli, stefano masini, piemme, 2018.

4 legge 10 febbraio 1992, n. 164 nuova disciplina delle denominazioni d'origine dei vini.

5 legge 7 agosto 1986, n. 462 conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 giugno 1986, n. 282, recante misure urgenti in materia di prevenzione e repressione delle sofisticazioni alimentari.

6 un metodo innovativo per identificare l’annacquamento del vino. di matteo perini centro trasferimento tecnologico fondazione e. mach san michele all’adige (tn). l’enologo n°1/2 - gennaio/febbraio 2018.

7 reg. (ce) n. 2729/2000 del 14 dicembre 2000 (1). regolamento della commissione recante modalità d'applicazione per i controlli nel settore vitivinicolo.

8 pubblicazione di una domanda di approvazione di una modifica minore ai sensi dell’articolo 53, paragrafo 2, secondo comma, del regolamento (ue) n. 1151/2012 del parlamento europeo e del consiglio sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari (2018/c 132/07). altri atti commissione europea.

9 Metodi analitici per la determinazione di oli deodorati mild in oli extra vergini di oliva commerciali. alessandra bendini - lorenzo cerretani -enrico Valli- giovanni lerckerclaudio mazzini industrie alimentari novembre 2009 n.

496 pp. 46-1 alessandra bendini - lorenzo cerretani enrico Valli- giovanni lercker- claudio mazzini.

10 Il test del DNA sugli oli di oliva ha passato la fase sperimentale. Ormai è realtà, di luciana baldoni, roberto mariotti, nicolò cultrera. teatro naturale 5 febbraio 2016.

11 3-bis. Qualora risulti provata la necessità di provvedere ad analisi di campioni con tecniche diverse da quelle definite da leggi, decreti e regolamenti di settore, si applica l’articolo 189 del codice, proposta di legge: cerreto ed altri: "modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di illeciti agro-alimentari" (1004).

Accade oggi

dei controlli ufficiali in tema di analisi chimico fisiche, ha previsto con l’art.34 del regolamento ue 625/2017, qualora non esistessero prove ufficiali, l’utilizzo di metodi pertinenti sviluppati o raccomandati dai laboratori di riferimento dell’unione europea e convalidati in base a protocolli scientifici accettati internazionalmente. si tratta in definitiva, alla luce della nuova disciplina del diritto europeo e della difficoltà oggettiva di autenticare in maniera scientifica l’origine geografica del prodotto alimentare al fine di tutelare gli operatori virtuosi del settore alimentare e la sicurezza dei consumatori, di recepire una proposta inclusa in diversi progetti di legge di iniziativa parlamentare di modifica dell’art.189 c.p.p. tesa ad acquisire la prova atipica e/o scientifica quando questa risulti idonea ad assicurare l’accertamento dei fatti senza che venga pregiudicata la libertà morale della persona11.

FRANCESCA CENCETTI,“Eliofili e Umbratici”, olio su tela 70x50.

15 Roberto G. M. Caciuffo già Professore ordinario di fisica sperimentale presso l'Università Politecnica delle Marche

the century we live in will witness a dramatic increase in the World’s energy consumption due to the growing human population and the desirable improvement of living conditions in low-income countries. powering the planet will require technologies able to satisfy the energy demand while complying with the compelling need to strongly reduce greenhouse gas (gHg) emissions that threaten the climatic stability of the earth and make dramatic dislocations in economic and social structures impending. at the same time, energy production technologies must be economically sustainable, renewable and socially accepted. the challenge ahead of us is tremendous and calls for a drastic change in energy production and consumption paradigms. procrastination is not an issue, and urgent action is required now. the amount of gHg emissions is strictly related to the primary energy mix. for instance, whereas the combustion of lignite or coal results in about 1 tonne of co2 per mWh of produced energy, burning gas reduces the emission by a factor ∼ 2, photovoltaic by a factor ∼ 10, nuclear by a factor 50-100, wind and hydro-power by a factor ∼ 1001. nuclear power systems could make a valuable contribution to the decarbonization goals of our society. this article briefly describes the six nuclear reactor concepts selected by the generation iV international forum as the most promising fourth-generation nuclear systems to be developed and made available for industrial deployment by 2030-2050. after a

brief introduction to the energy needs in the eu and at the global level, the plausible evolution during the next fifty years, and the constraints imposed by the necessity to address the climate challenges we are facing today, i will present the main features of the innovative nuclear energy systems that hold the promise to produce almost-zero-carbonemission electricity, heat for chemistry and industrial manufacturing, hydrogen as an energy vector, and affordable freshwater. i discuss the technical challenges to be overcome and the improvements of generationiV reactors over the currently available nuclear reactors: redundant safety systems covering a range of design basis accidents, reduced proliferation risks, increased economic affordability and fuel cycle sustainability, safer waste inventory management. the article is based on a lecture given by the author at the 2019 Joint european and italian physical societies (eps-sif) international school on energy, held in Varenna, italy. the lecture notes are available in2.

i. energy needs and decarbonization goals in december 2019, the european commission presented the European Green Deal (com(2019) 640 final) and, in march 2020, proposed the green deal european climate law (com(2020) 80 final), launching an ambitious action plan for achieving climate neu-

Energia ed ambiente nel XXI secolo

nuclear options for powering the future

Energia ed ambiente nel XXI secolo

16 trality by 2050. the plan calls for drastic actions, not only on the electricity generation but on the whole energy sector, requiring radical transformation in public and private transport, building efficiency, and energy-intensive manufacturing technologies. to make us an idea of how daunting the challenge is, we can consider two quantities, namely the gross electricity production and the gross available energy in the eu. the first quantity is the total amount of electrical energy produced by transforming other forms of energy. the second is the overall energy supply in a given region, including industrial activities, transport, households and domestic heating, agriculture, services like internet, etc.). in the year 20213, nuclear power plants located in the member states of the european union produced about 0.7 pWh (peta watt hours; 1 peta = 1015 ) of gross electricity, i.e.

25% of the 2.8 pWh generated in the whole eu that year. this amount is to be compared with the 39% produced by renewable sources and biofuels (13.7% wind, 13.3% hydro, 5.6% solar photovoltaic, and 5.1% biofuel), and with the ∼36% generated by combustible primary sources. a nuclear power plant has smaller, or at worst, comparable co2 emissions than a renewable source power plant. indeed, electricity generation by nuclear in 2021 allowed us to cut gHg emissions by about 0.5 gt (billion of tons). replacing nuclear electricity production with fossil fuels would be equivalent to doubling the emission of the european car fleet. on the other hand, wind and photovoltaic electricity generation would have to increase by about a factor four to draw level with nuclear and fossil electricity generation. it must be appreciated that the almost equal share of nuclear and renewable energy production requires an installed renewable capacity much higher than the nuclear one, because of the intermittent nature of the former. as renewables and

biofuel contributions to gross electricity generation in eu increased from 0.4 pWh in 2000 to 0.7 pWH in 2012 and 1.1 pWh in 2021, an enormous effort is required to replace fossil and nuclear-generated electricity with renewable sources. this fact is even more evident if we consider the gross available energy in the eu (∼17 pWh in 2021)4, whose origin is dominated by oil and natural gas (69%). the share of renewable energy sources increased by almost 34% from 2012 to 2021 and is currently at 17%, which is larger than the share of nuclear heat (∼13%). nonetheless, to replace fossil and nuclear contributions by 2050, renewable generation should increase by almost 600%. a third parameter, the ratio between gHg emissions and gross energy consumption, is very helpful to look at the progress made towards decarbonization. in the eu, assuming a value of 100 in the year 2000, this parameter decreased to 91.2 in 2012 and 81.2 in 20215. the road towards the zero goal is a very long one, unless a drastic acceleration is impressed to our energy production and consumption system. carbon capture and storage technologies could mitigate the impact of fossil fuels on the pollution of the atmosphere. However, many problems remain to be solved before these technologies become applicable at large scale, whilst nuclear energy is immediately employable and could provide an efficient solution for achieving deep decarbonization goals at short term. at global level, the problem is even more acute. according to the Global Energy and CO2 Status Report 2018 of the international energy agency6, the energy demand rose by 2.3% in 2018, bringing the energy-related emissions of co2 to ∼ 33 gigatonnes. With a population of about 7.6 billion, the electricity demand is approaching 24 pWh/year, about 20% the total energy consumption. at the

same time, nearly one billion people have no access to electricity. fig. 1, a composite image of the earth at night provided by the nasa earth observatory, is a clear picture of the inequalities in electricity consumption per capita, a direct indicator of economic progress and wellbeing of a given country. reducing these inequalities could be the best way to avoid a migration catastrophe and reach an acceptable geopolitical equilibrium.

While the population will reach 11.2 billion by the end of the century7, the electricity demand should more than double.

ii. nuclear power options two primary energy sources can theoretically meet our demand for energy in a sustainable, gHg emission-free, long-term perspective: the sun and the atomic nuclei.

We can collect solar power directly with photovoltaic panels and concentrated solar power plants or indirectly through wind, biomass or waves. the performance of solar power technologies has improved considerably during the past two decades. However, solar energy will not be able to fully satisfy the global power needs before achieving a complete understanding of photo-excitation, charge separation and transport nano-scale phenomena. We also need to remove current technical barriers associated, among others, with industrial-scale energy storage capabilities, availability and recycling of critical materials, windmill manufacturing and electricity grid characteristics.

We can gather nuclear energy by splitting heavy atomic nuclei (uranium or thorium) or by fusing light nuclei (for instance, nuclei of deuterium and tritium, two forms of hydrogen) to obtain a heavier one. the latter phenomenon holds the promise of powering the

future sustainably. How far this future is, however, is difficult to predict. most probably, energy from controlled nuclear fusion will not be available before the end of the running century. sustainable mid-term solutions are required to bridge the gap between now and when sufficient solar and nuclear fusion alternatives will be deployable. nuclear power from fission, the splitting of heavy nuclei, is a relevant primary energy source since the 1960s and could fill the gap, providing an interim solution while waiting for the maturity or renewable technologies.

However, despite the outstanding safety performance demon- strated so far, with an estimated core damage frequency of ∼10-6 /year, nuclear remains a controversial addition to low-carbon energy plans. in many countries, the lack of public acceptance hinders the deployment of nuclear power. a survey conducted by ipsos mori after the fukushima accident showed that a vast majority of the public opposes nuclear energy as a mean of electricity production (with a world average of 62% of opponents and a peak of about 80% in italy, germany, and mexico; a favourable opinion was reported only for india, poland, and the u.s.a. with 39%, 43%, and 48% of opponents, respectively)8. unbiased information programs based on verifiable scientific and technical facts must come before any increase of the nuclear share in the energy mix as a basis for open debates.

A. The current nuclear reactors fleet and its share in the energy mix at the beginning of 2022, thirty four countries in the world exploited nuclear power plants for electricity generation, with 437 operational installations (of which 103 in 13 of the eu member states) and a net capacity of 389.5 gWe9. in 2021, the supplied nuclear

Energia ed ambiente nel XXI secolo

17

Energia ed ambiente nel XXI secolo

18 electricity was 2.65 pWh, ∼9% of the global electricity production. ten reactors went permanently out of operation, whilst 56 were under construction (4 of which in europe), mainly in south asia and the far east. on april 15 2023, germany shut down the last three operational nuclear power plants in its territory and abandoned the nuclear energy option.

Whilst a large number of nuclear reactor concepts were proposed and developed at the dawn of the nuclear age, during the 1950s and early 1960s, about 82% of the plants operated today are light Water reactors (lWr), systems using natural water as neutron moderator, coolant, and heat carrier. lWrs usually provide baseload electricity generation and, during the past 60 years, have demonstrated high reliability and excellent performance. they are, howver, not ideal machines. a flexible operation of these reactors is unfeasable due to e.g. the build-up of fission products with a high neutron capture probability, like xenon-135, which affects the neutron balance and prevents easy power cycling. the relatively low outlet temperature (598 K for pressurized water reactors and 561 K for boiling water reactors) limits the direct use of the heat developed in the reactor core and the efficiency of the thermodynamic cycle for the heat-to-electricity conversion. moreover, lWrs do not allow optimal and sustainable use of the raw material (natural uranium) for fuel fabrication. as they work with thermal neutrons and use water as moderator, these reactors need fuel enriched to about 3-4%. lWr’s burn only the u-235 isotope and some pu isotopes produced in the fuel core. indeed, the efficiency is very low as natural uraium contains only 0.7% of the fissile u-235 isotope. to a certain extent, increasing the ratio between the fuel and the moderator volumes improves the fuel consumption efficiency. as a result of the in-

crease of the average neutron energy, the conversion of fertile u-238 into fissile pu-239 increases, allowing for reactor designs with heterogeneous cores (containing driver fuel assemblies and depleted uranium targets) and the use of plutonium directly introduced in the fuel rods (mixed u-pu oxides or moX).

With about 104 tonnes of spent nuclear fuel discharged yearly (fitting inside a cube of approximately 10 m side), lWrs present a further challenge concerning management and disposal of the high-level radioactive wastes they produce. the spent nuclear fuel contains large amounts of plutonium and minor actinides (neptunium, americium, curium) isotopes (about 12 and 3 kg, respectively, per tonne of lWr spent fuel with a burnup of 50 gWdays/tonne) requiring safe disposal for periods of the order of 105 -106 years. a permanent solution harmonized at international level is not yet available. in several countries e.g. u.s.a. and european union), the official policy is deep geological disposal at depths between 250 m and 1000 m for mined repositories, or 2 km to 5 km for boreholes.

B. Future Concepts to overcome the limitations of the fuel cycle back-end and to extend the fields of applications of currently available nuclear reactors, several alternative designs, holding the promise to power the world with almostzero-carbon electricity, are investigated worldwide. the Generation IV International Forum, a framework for international co-operation set up to perform research for the next generation of nuclear energy systems13, coordinates the effort. six concepts have been selected, with core designs including thermal and fast neutron energy spectra, closed and open fuel cycles (see fig. 3). all of them stem

FIG. 1: Composite night time view of the earth assembled from data acquired by the Suomi National Polar-orbiting (NASA Earth Observatory, public domain).

from technologies already explored during the 1950s and 1960s. the design of this new generation of nuclear reactors should allow flexible electricity generation, direct heat production for industrial manufacturing and chemical processes and other applications, such as desalination of seawater or large-scale production of hydrogen by water high-temperature electrolysis or steam reforming. the latter industrial applications require very high output temperatures to power industrial furnaces used, for instance, by metallurgical and chemical industries that today are responsible for a large portion of greenhouse gas emissions. a primary goal of generation iV reactors is to increase safety, for instance, by allowing one to use the passive physics of the reactor system to shut the reactor down and remove residual heat in off-normal conditions. an ideal system should be resilient against proliferation risks (misusing nuclear reactors to gain

fissile materials for nuclear weapons fabrication), producing small amounts of easily separable plutonium-239 or uranium-233, or even allowing the irradiation of plutonium available from military stockpiles. furthermore, it should make the use of natural uranium more sustainable by allowing higher burnups (the amount of energy produced per mass of used fuel; geniV reactors can achieve a burnup of 100–200 gWdays/ tonne, compared to 50-100 gWdays/tonne for lWrs) and by allowing breeding, that is by enhancing the production of fissile isotopes (uranium-233 and plutonium-239) by conversion of fertile materials (thorium-232 and uranium-238; in the case of uranium-238, breeding requires fast neutrons). the burdens of waste management, both in terms of space and timespan, should be alleviated by the possibility to burn plutonium and longliving minor actinides (neptunium, americium, and curium) contained in lWrs spent

Energia ed ambiente nel XXI secolo

19

Energia ed ambiente nel XXI secolo

20 fuel and by a reduced overall production of high-level waste. the former goal would be achievable in fast neutron reactors and, primarily, in the specifically designed accelerator driven sub critical systems like mYrrHa that is now under construction in belgium. the advantage of separation and transmutation (cyclical chemical processing of nuclear fuel to harness pu and minor actinides to be further irradiated and transmuted into shortliving radionuclides) in terms of shortening the required sequestration time (from the biosphere) is shown in fig. 2, comparing the time evolution of the ingestion radiotoxicity of one tonne of typical used nuclear fuel with that of the same fuel submitted to partitioning and transmutation cycles. this evolution of radiotoxicity is a relevant aspect to assess intentional or unintentional human intrusion scenarios in geological repositories.

With a typical capacity of 1 gWe , currently deployed lWrs are enormous installations, requiring long construction times (91 months of median construction time in the interval 2016-2021) and vast capital investments. for instance, the european pressurized Water reactor (epr), under construction since december 2007 in flamanville, france, is expected to become critical in 2024. the total cost of this installation, including financial charges, should be of about 19 billions euro. in order to easy construction and reduce capital costs, considera tions are given to small modular reactors (smr)10-11 featuring modular construction, size scaling, fuel cycles extended up to several decades, passive safety systems, and reduced costs. these are compact-design “plug and play” devices, with a power of 30-300 mWe, that could be assembled in factories and transported to sites by rail or truck. in addition to electricity, smrs could produce heat or hydrogen, for instance, to power large vessels or to decarbonize the steel industry. the chal-

lenge of smr is to make them cost-effective without compromising safety and security12. micro-reactors to generate between 1 kW and a few mW of thermal power are also under development. their aim should be to power remote and desert locations (for instance, research facilities in the arctic or in the planet mars) where they would produce power for decades without requiring intervention. the nasa Kilopower reactor is an example of these attempts14. the main characteristics of the six reactor concepts supported by the generation iV international forum are described synthetically in ref. [2]. below, i cite some definitions and key points.

C. Sodium-Cooled Fast Reactor (SFR) on december 20 1951, for the first time, electricity generated by a nuclear reactor lit four 200-watt electric bulbs in butte county, idaho15. the reactor was the experimental breeder reactor 1 (ebr-1), the first reactor using liquid sodium as a coolant medium and fast neutrons to convert non-fissile material (uranium-238) into fissile one (plutonium-239). the aim of ebr-1 was to demonstrate the feasibility of breeding, i.e. creating a number of fissile nuclides larger than the number of those consumed. instead of ”burning” only uranium-235 (that represents ∼ 0.7% of natural uranium), a breeder reactor makes it possible to use also a large percentage of uranium-238 (∼ 99.3% of natural uranium) in a u-pu cycle. However, breeding conditions require fast neutrons to balance the fission probability, the number of neutrons released, and the neutron loss and capture probabilities. it is, therefore, necessary to avoid the presence of light-atom materials in the core, like water or graphite, which would slow down neutrons. indeed,

as with billiard balls, an elastic collision of a neutron with a nucleus of similar mass results in a kinetic energy transfer from the projectile (the neutron) to the target (the hit nucleus). the neutron slows down, and the hit nucleus accelerates. if, however, the collision occurs with a particle of much greater mass, the neutron rebounds with almost unchanged kinetic energy. sodium has many of the properties required by an ideal fast nuclear reactor coolant: low neutron absorption and moderation, high thermal conductivity, high boiling point but low melting temperature, low vapour pressure, low activation under neutron irradiation, stability under irradiation, chemical compatibility with fuel and structural materials16. moreover, liquid sodium is more effective than water as a heat transfer medium, allowing the use of compact cores with closely packed fuel pins (a neutronics requirement in fast reactors). cooling in sfr is performed at ambient pressure, with electromagnetic pumps maintaining the fluid circulation thanks to the high electrical conductivity of sodium. large temperature gradients favour natural convection and allow relying on passive safety for residual heat removal. the low pressure operation also allows using a containment vessel (usually a double-walled austenitic stainless steel tank) much lighter than in traditional lWrs. the leading safety problems with liquid sodium stem from its high chemical reactivity with both water and air (risks of fire or explosions) and from its tendency to ablate concrete. the intrinsic production of high-level radioactive wastes in srfs is smaller than in lWrs, because the production of minor actinides is smaller. moreover, the fuel for sfrs can be doped with long-living radioactive isotopes to be transmuted by the available copious amount of neutrons with large

enough energy. this possibility leads to the concept of partitioning and transmutation of long-lived radionuclides with fast reactors.

However, at each one cycle, one can destroy a limited amount of minor actinides because of severe physical constraints (delayed neutrons, feedback coefficient, void reactivity coefficient). partitioning and transmutation, therefore, requires repeated fuel reprocessing (dissolve spent fuel, separate minor actinides from the other elements, fabricate fresh doped fuel). because of the associated proliferation risks (i.e. the possible diversion during reprocessing of fissile materials for weapon construction), the u.s.a. forbids this practice. alternative concepts as myrrha (multi-purpose hYbrid research reactor for High-tech applications)17, a subcritical leadbismuth cooled reactor driven by a particle accelerator, are developed with the objective to increase the transmutation rate through the use of uranium-free fuel loaded with higher amount of minor actinides.

D. Lead-Cooled Fast Reactor (LFR) lfrs use liquid lead or lead-bismuth eutectic (lbe) alloy as a heat transfer medium. they were first commissioned during the 1960s in the ussr and produced in the 1970s for powering several alfa-class submarines. these reactors (model oK-550 and bm-40a) were powered by highly enriched uranium and designed to run 15 years without refueling. an advantage of lead over sodium is the large difference between melting and boiling point (600 K and 2018 K), providing a large margin of safety in operating conditions (even larger for lbe alloy with a melting temperature 398 K). typical coolant outlet temperatures in lfrs range between 823 K and 1073 K, allowing for direct industrial ap-

Energia ed ambiente nel XXI secolo

21

Energia ed ambiente nel XXI secolo

S&6$/'-4&! )01-4'4F-%-'*! >Z.!7$)!'4&!/7$&'!

!

22 !

HM_! !!!

HMa! !!! !

3-'#!

!

!

!MMM! !

!!

HM\! !! !

HMN! !!! !

! !M! KaM!*$0)/! !

HM]!

HMU!!! !

HMK!

HMH!

HMK!!

HMU!!

HM]!

"-2$!>j$0)/A!

HMN!!

HM\!

FIG. 2: Ingestion radiotoxicity of one tonne of used nuclear fuel as a function of time, with (broken line) and without (solid line) partitioning and transmutation. The horizontal line indicates the radiotoxicity of the pristine natural material used for fabricating the fuel. From Ref. [2]

plications of the heat produced in the core. liquid lead, however, has a smaller thermal conductivity than sodium and the core design must be adapted to ensure efficient cooling. irradiated lead, moreover, has a decay time of the order of 105 years, whilst bismuth produces polonium-210 under neutron irradiation (an α emitter with high radiotoxicity forming volatile aerosols). the high density of lead favors natural fluid circulation, allowing the elimination of primary pumps and passive heat removal safety methods (fig. 3). the loose distribution of fuel rods and the low pressure losses in the core (1 bar) and the primary loop (1.5 bar) facilitates this possibility. one must prevents flow blockage due to pb freezing during overcooling transients, as this would severely damage the core. corrosion and erosion of structural materials is an issue in lfrs. extensive research on promising materials, such as sic ceramics or steel lined with alumina forming alloys, continues

to be carried out in combination with research on appropriate coolant chemistry control systems. lfrs can run with (u-10%zr) metallic fuel, or moX (mixed uranium-plutonium oxide), or nitrides and ensure a core life up to 15-30 years. some designs foresee a cartridge core to be sent back to the provider at the end of the cycle. in the framework of the gen iV initiative, a european consortium is developing the Advanced Lead Fast Reactor European Demonstrator (alfred), a 300 mW (125 mWe ) reactor which should go critical between 2035 and 2040. a further european concept is the Swedish Advanced Lead Reactor (sealer), designed for operation in the arctic regions (2.4 tons of 19.9% enriched uo2 fuel, 10 mWe of power, and 30 years core life) and for connection to the uK grid (19.8 tons of 11.8% en- riched un, 55 mWe, and 25 years core-life). newcleo, a start-up launched in italy in september 2021, is developing a

\!

!

!

$

!

!

+,-)*,.$ *,/0$

$ %"#$ $$

!"#$$

23

&'()'*$

$ $

IHX

$ $ $

$

$

12)34'$ &'()$ '567(-8'*$

#'(6),*$9,/3.'$ "3'.$6(*)*:/8'$ +,,.(-)$9,/3.'$

Na Hot

+,,.(-)$

C

$

$ $ $ $ $ $ $

+,*'$

Na Cold

$ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $

;"#$$

!+<#$

=!#$$

>&?#$

+,-)*,.$*,/0$

$ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $

FIG. 3: Schematic representation of the six nuclear reactor concepts under development within the Generation IV International Forum Initiative. SFR: sodium-cooled fast reactor with pool configuration: the core (C), immersed in the pool of liquid coolant, contains the intermediate heat exchanger (IHX) required to avoid contact between activated sodium and water in accidental conditions. LFR: lead-cooled fast reactor with pool configuration. Unlike sodium, lead does not react disruptively with water or air; therefore, the steam generator can be inside the reactor vessel. GFR: a gas-cooled fast reactor with indirect cycle loops consisting of an heat exchanger and an integrated high-speed turbogenerator. The heat exchangers are located well above the core to have a sufficient flow rate by natural circulation (not shown). An outlet coolant temperature of 1123 K and operating pressure of 7 MPa will result in high thermodynamic efficiency (η ∼ 48%) but requires the use of refractory structural material (ceramics such as SiC, Zr3Si2, TiN). SWCR: a Supercritical-Water-Cooled Reactor. No steam generators are needed, as the coolant, acting also as a moderator, can be used directly in the turbine for electricity generation. The operating conditions require using highstandard structural materials, and manufacturing the large pressure vessel (about 5.3 m inner diameter and 46 cm thickness) represents a demanding industrial endeavour. MSR: in molten salts reactors, the primary coolant is a mixed (Li, Na, Zr, Th, U, and Pu) fluoride or chloride salt in the liquid state at around 923 K. The fuel (U, Th, or Pu) can be either in solid rods or dissolved directly into the molten salt. The liquid fuel molten salt reactor (MSR) is usually combined with a chemical reprocessing plant to remove fission products and recycle fissile materials as U-233, generated in the case of a Th fuel cycle. MSRs allows one to implement safety passive methods, as emptying the vessel is sufficient to shut down the reactor. The operation does not require external interventions thanks to a plug at the bottom of the reactor vessel that melts when the temperature increases anomalously.

VHTR: Very-High-Temperature Reactor with helium gas turbine directly set in the primary coolant loop. A graphite moderator is used to thermalize the neutron energy spectrum. The core annular geometry facilitates residual heat removal in off-normal conditions (loss of forced convection). Inner and outer graphite reflectors also contain control elements. These reactors have high thermal efficiency in a direct cycle electricity production. Adapted from Ref. [2]

Energia ed ambiente nel XXI secolo

$

24 lead-cooled, small modular fast reactor fueled with moX. the first 30 mW prototype is expected by 2027.

Energia ed ambiente nel XXI secolo

E. Gas-Cooled Fast Reactor (GFR) the idea of cooling a fast breeder reactor with a gas emerged in the 1960s. several alternatives, including helium, co2, and water steam, were explored 18-19. ref.20 gives a historical overview of gas-cooled fast reactors, while ref.21, and refs. therein, describes recent developments. general atomics, in the u.s., conducted the first design studies of a gas-cooled fast breeder reactor during the 1960s-1970s (a 300 mWe demonstration plant to be followed by a 1 gWe commercial plant). the soviet union, uK, germany, and Japan also developed several gfr projects. the task, however, was very challenging and problematic, mainly due to the difficulty of solving safety related issues. no prototypes have been constructed. because the number of atoms per unit volume in a gas is smaller than in a liquid, a gas coolant is inefficient as moderator, even if composed by light-mass particles. on the other hand, a gas coolant such as helium has low neutron absorption and high thermal conductivity, is chemically inert, making, in theory, intermediate coolant loops redundant, is not corrosive (in the absence of impurities as c, o, and n), and is not activated by neutron irradiation. the hot gas leaving the core at high temperature could be used directly in a gas turbine for electricity production. from the neutronics point of view, the reactivity is more stable when using a homogeneous coolant such as a gas. moreover, the low number density reduces parasitic effects and allows increasing the distance between fuel elements (open-packed core), which favour breeding of fertile nuclides in peripheral blankets.

on the other hand, although the specific heat of helium is high, its low density implies the need for a high-pressure system (≥ 7 mpa), imposing safety precautions for depressurization (for instance, in a loss of coolant event). the low thermal conductivity requires high coolant velocity (∼100 m/s), impliyng higher pumping power and less effective heat transfer than it is the case with liquid metal coolants. among the running gfr projects, we signal the materials testing reactor allegro - pursued by the Visegrád group (cz, Hu, pl, sK) through the V4g4 centre of excellence and the french cea with euratom support - and two 2400 mW reactors, one with indirect cycle and (u,pu)c fuel, the other with a direct fuel cycle and (u,pu)n fuel. in the u.s., general atomics is developing the Energy Multiplier Module (em2), a 265 mWe small modular reactor employing a convert and burn core design allowing a 30-year continuous operation22. periodically removing fission products, em2 can recycle its used fuel, producing one-fifth of the waste of current lWrs for the same amount of electricity. em2 will be fabricated in a factory and transported by road to the operation site.

F. Supercritical-Water-Cooled Reactor (SCWR) this thermal reactor concept is under consideration in the u.s. for the simplicity of its design23. it is an evolution of the super-heated steam cooled reactors operating at subcritical-pressure tested in the 1950s in both the u.s. and the ussr. Water heated above 647 K, at a pressure higher than 22.07 mpa, becomes a supercritical fluid without boiling. supercritical water has thermofluido-dynamical properties similar to saturated steam, with excellent heat transfer characteristics. the system can, therefore, afford a high

power density and a compact geometry (the targeted capacity is 1700 mWe ). the absence of boiling eliminates instabilities related to the reactivity’s void coefficient. the outlet coolant temperature is 833 K, affording a thermodynamic efficiency as high as η ∼ 45% in a supercritical rankine cycle. scWrs would run on moX fuel, adopting a close cycle strategy. With a tight fuel rod lattice, a fast reactor core is possible. in both cases, a heavy-water scWr could breed fuel (producing fissile u-233) from thorium232 by neutron capture in the thermal region of the energy spectrum. engineering challenges arise from the high operating pressures and temperatures that generate high mechanical and thermal stresses on vessel materials. research and development activities currently focus on the chemistry of supercritical water under neutron irraation and materials properties related to microstructural stability, embrittlement, and creep resistance. fuel cladding is also an issue for scWrs in case of a loss of coolant accident, because the low water inventory would allow for transient temperatures not compatible with the conventional metallic cladding used in current lWrs.

G. Molten Salt Reactor (MSR) they were conceived in the late 1940s and first developed by the u.s. air force in the 1950s, although msr have never been used to power aircrafts. from 1965 to 1969, the oak ridge national laboratory run a significant test maintaining the 8 mW molten salt reactor experiment (msre) into operation for 20,000 hours. msrs can be fast or thermal reactors, depending on the core configuration. thermal msrs use a graphite moderator and are proliferation-resistant thanks to a low fissile material inventory.

the outlet coolant temperature ranges from 973 to 1073 K; the operating pressure is low (typically <0.5 mpa). from the neutronics point of view, an advantage of msr lies in the negative reactivity feedback coefficients in case of a thermal expansion (the chain reaction slows down if the system is overheated). among current development projects we cite the terrapower mcfr, mainly conceived for process heat and thermal storage, and the elysium molten chloride salt fast reactor (mcsfr) that is assumed to have a flexible thermal capacity, ranging from 125 to 2500 mW, and to consume spent nuclear fuel and weapons waste.

With salts containing lithium, msrs can produce large amounts of tritium and satisfy the needs of nuclear-fusion installations. there are, of course, several challenges for the development of msr. the high neutron flux and high operating temperatures impose severe conditions on structural materials that must withstand high radiation damage and corrosion. the water-molten salts thermodynamic interactions are still poorly known and must be further investigated to assess safety related scenarios, as in case of heat exchanger tube break. controlling the chain reacion cannot be done using control bars, as in the other nuclear reactor systems: to do an emergency shut down (scram), one empties the core into dump tanks. because the fuel moves within the core tank, delayed and prompt neutrons appear at different positions, complicating the reactivity modelling. finally, the confinement of fission gases requires special attention.

H. Very-High-Temperature Reactor (VHTR) these are systems conceived to be primarily dedicated to the cogeneration of electricity and hydrogen by thermochemical processes. the coolant is helium gas, as for

Energia ed ambiente nel XXI secolo

25

Energia ed ambiente nel XXI secolo

26 gfr. because the operating temperature is too high for conventional fuel with metallic cladding (the outlet coolant temperature being ∼1273 K), VHtr will burn so-called tristructural isotropic (triso) particles. a triso particles is a small diameter (0.6 mm) nuclear fuel kernel coated by successive layers of porous carbon, pyrolytic graphite, and silicon carbide. such a coating is able to resist without failing even to the extreme temperature excursion that would occur in the case of a loss-of-coolant accident. a graphite spherical shell with a diameter of few centimetres, called a pebble, contains thousands of triso particles. a bed of pebbles forms the core. the reactor core is usually relatively big because graphite is a less efficient moderator than water. refueling is done by introducing fresh pebbles at the top everyday and discharging older ones from the bottom. each pebble remains in the core for ∼3 years and is circulated up to six times to achieve full burnup. as the power density in the core is low (∼10 mW/m3), natural conduction can remove the decay heat. in the case of a modular reactor design, the power system will consist of several units, each producing several tens of megawatts of electric power. the presence of graphite in the core raises a moderate risk of graphite fire if air enters the system (a similar event occurred during the Windscale and chernobyl accidents). besides, water entering the core would produce changes in reactivity and inflammable gas.

VHtr’s projects at an advanced stage include the X-energy 100 pebble-bed reactor (200 mW), expected to enter the market as early as the late 2020s, areVa Htgr, and the High-temperature test reactor, a 30 mW system under development at oarai, Japan. the chinese 250 mW pebblebed Htr- pm is producing electricity since december 2021,

with full power since december 2022. it is the first gen iV system to become operational. global helium shortages experienced during the past few years and the increasing raw material price raise concerns on the perspectives of a He-cooled fast reactor fleet.

iii. Conclusions a fast expansion of low-carbon electricity supplies is needed immediately to achieve deep decarbonization goals. updated versions of several nuclear technologies proposed and tested at the dawn of the nuclear era may prove viable for satisfying the increasing energy need of the planet population while mitigating the risks of disruptive climatic changes. refs.24-25discuss generation iV based scenarios to mitigate global warming. However, one must assess realistically the time scale to commercial deployment of these technologies and concentrate the efforts on those promising to enter the market in the shortest time. in the european union, nuclear electricity (∼25% of the 2.8 pWh total production in 2021) avoids the emission of 0.5 gtons of co2 /year and is, therefore, a key component of a mix of affordable energy sources for achieving the goals of gHg reduction by 2030 and 2050. moreover, the use of nuclear energy for district heating and industrial processes can further contribute to reducing gHg emissions. as any energy technology, the nuclear industry is not a zero-risk one and requires appropriate crisis management and emergency procedures to deal with extreme accident conditions. moreover, any country recurring to the nuclear option should have fully-independent regulatory agencies able to impose their decisions and accept international con-

trol without exceptions. in addition, any site hosting a large nuclear installation should have the status of neutral ”open city” guaranteed by international laws. adequate basic and applied r&d programs are still needed to optimize and improve the safety and efficiency of existing, evolutionary and advanced concepts. permanent solutions to spent-fuel and high-level nuclear waste management and disposal (possibly harmonized at continental scale) are urgently needed. new systems, like mYrrHa in belgium, must be accompanied by the development of innovative safeguards. proliferation control and nuclear forensic capabilities must adapt to evolving scenarios. one must maintain state-of-the-art nuclear knowledge and scientific infrastructures for r&d. transformational, long-term applied and basic research must be deployed now to prepare the future.

note r. dones, t. Heck, and s. Hirschberg. Greenhouse Gas Emissions From Energy Systems: Comparison and Overview, paul scherrer institut scientific report 2003. Volume iV: nuclear energy and safety, edited by b. smith and b. gschwend, (Villigen psi, switzerland) pp.

27-40 (2004).

2 r. caciuffo, c. fazio, and c. guet. Generation-IV nuclear reactor systems, epJ Web of conferences, 246, 00011 (2020) (https://doi.org/10.1051/ep jconf/202024 600011).

3 eurostat, url https://ec.europa.eu/eurostat/statistics- explained/index.php?title=electricity and heat statistics#production of electricity, (2023a). [4] eurostat, url https://ec.europa.eu/eurostat/statisticsexplained/index.php?title=energy statistics - an overview#primary energy production, (2023b).

4 eurostat, url ec.europa.eu/eurostat/databrowser/ view/sdg 13 20/, (2023c).

5 international energy agency, url https:// webstore.iea.org/global-energy-co2-status- report-2018, (2019).

6 population division of the department of economic 1

and social affairs of the united nations secretariat, url https://population.un.org/wpp/, (2019).

7 ipsos mori, Strong global opposition towards nu- clear power url https://www.ipsos.com/en-uk/strongglobal-opposition-towards-nuclear-power, (2011).

8 iaea reference data series no. 2, Nuclear Power Reactors in the World, iaea-rds-2/42, (2022).

9 m. Hussain, f. reitsma, m. H. subki and H. Kiuchi.

Advances in Small Modular Reactor Technology Developments, iaea, (2018).

10 m. rooney. Small Modular Reactors The next big thing in energy?, policy exchange, isbn: 978-1-910812-41-9, (2017).

11 e. lyman. Small Isn’t Always Beautiful. Safety, Security, and Cost Concerns about Small Modular Reactors, union of concerned scientists publications, (2013).

12 gif r&d outlook for generation iV nuclear energy systems: 2018 update. url www.gen-4.org/ gif/jcms/c 108744/7411-gif-r-and-d- outlook-updateweb, (2019).

13 m. H. briggs, m. a. gibson and J. sanzi. Electrically Heated Testing of the Kilowatt Reactor Using Stirling TechnologY (KRUSTY) Experiment Using a Depleted Uranium Core, urlhttps://ntrs.nasa.gov/archive/nasa/ casi.ntrs.nasa.gov/20170007986.pdf, (2019).

14 r. michal. nuclear news, 11, 128 (2001).

15 J. K. fink and l. leibowitz. Thermodinamic and Transport Properties of Sodium Liquid and Vapor, in argonne national laboratory anl/re-95/2, uro https: //www.ne.anl.gov/eda/anl-re-95-2.pdf, (1995).

16 H. abderrahim a¨ıt et al. MYRRHA: a multipurpose accelerator driven system for research and development, nuclear instruments and methods in physics research a, 463, 487–494 (2001).

17 m. dalle donne and c. a. goetzmann. Gas-cooled fast breeder reactor design, development, and safety features, proceedings of the ans topical meeting on gas-cooled reactors: Htgr and gcfbr, american nuclear soci- ety, gatlinburg, usa, (1974).

18 a. e. Waltar and a. b. reynolds. Fast Breeder Reactors, pergamon press, new York, nY, usa, (1981).

19 W. f. g.van rooijen. Gas-Cooled Fast Reactor: A Historical Overview and Future Outlook, science and technology of nuclear installations, article id 965757 (2009).

20 r. H. simon, J. b. dee and W. i. morita. Gas-cooled fast breeder reactor demonstration plant, proceedings of the ans topical meeting on gas-cooled reactors: Htgr and gcfbr. american nuclear society, gatlin- burg, usa, p. 336 (1974).

21 general atomics u.s.a., Advances in Small Modular Reactor Technology Developments, international atomic

Energia ed ambiente nel XXI secolo

27

HIERONYMOUS BOSCH, l'Inferno

28 energy agency, Vienna, austria,183-186 (2018) 22

(2017).

through Cycle Light Water Cooled Reactor Concept, nu-

24

clear science and technology, 38, 1081–1089 (2001).

storage keys for obtaining 1.5 ◦ C mean surface tem- perature

23

Energia ed ambiente nel XXI secolo

Y. oka and s. Koshizuka. Supercritical-pressure, Once-

global warming?, int. J. global energy issues, 40, 43-78

a. berger et al.. How much can nuclear energy do about

ALBRECHT DURER,“I quattro cavalieri dell’Apocalisse”

a. berger et al.. Nuclear and bio energy, carbon capture and

limit, int. J. global energy issues, 40, 240-254 (2017).

29 Roberto G. M. Caciuffo già Professore ordinario di fisica sperimentale presso l'Università Politecnica delle Marche

il secolo in cui viviamo vedrà un drammatico aumento del consumo energetico mondiale a causa della crescita della popolazione umana e dell’auspicabile miglioramento delle condizioni di vita nei paesi a basso reddito. alimentare il pianeta richiederà tecnologie in grado di soddisfare sia la domanda di energia sia l’urgente necessità di ridurre fortemente le emissioni di gas serra (gHg) che minacciano la stabilità climatica della terra e rendono imminenti drammatici sconvolgimenti sociali. le tecnologie di produzione energetica dovranno essere sostenibili dal punto di vista ambientale ed economico e dovranno raccogliere il consenso dell’opinione pubblica. la sfida che abbiamo di fronte è ardua da affrontare e richiede un cambiamento drastico nei paradigmi di produzione e consumo. procrastinare ulteriormente le scelte non è saggio ed è necessario agire con urgenza. la quantità di emissioni di gas serra è strettamente correlata alla miscela di sorgenti energetiche primarie. la combustione di lignite o carbone produce circa una tonnellata di co2 per mWh di energia prodotta, mentre quella di gas naturale ne produce circa la metà , il fotovoltaico circa un decimo e il nucleare un centesimo, come l’eolico e l’idroelettrico1. l’uso di centrali nucleari potrebbe, quindi, dare un prezioso contributo agli obiettivi di decarbonizzazione a breve termine. dopo alcuni cenni sull’evoluzione pre-

vista per il fabbisogno energetico europeo e mondiale e sulle sfide imposte dal cambiamento climatico in corso, l’articolo descrive brevemente le principali caratteristiche dei sei modelli innovativi di reattore nucleare che il forum internazionale generation iV ha selezionato come i più interessanti da sviluppare in vista di un loro impiego su scala industriale entro il 2030-2050.

Questi reattori di quarta generazione potrebbero produrre, a costi contenuti e con emissioni quasi nulle di anidride carbonica, non solo corrente elettrica, ma anche calore per l’industria ed il riscaldamento urbano, idrogeno ”verde” per il trasporto e la siderurgia, acqua potabile per le città e per l’agricoltura. sebbene non manchino problemi ancora da risolvere, i reattori di quarta generazione rappresentano un’evoluzione di quelli attualmente in servizio, ne migliorano la sicurezza intrinseca e la sostenibilità del ciclo del combustibile, rendono meno problematica la gestione delle scorie e riducono i rischi di proliferazione, cioè della possibilità di usare i reattori per produrre materiale nucleare per la costruzione di armi. l’articolo si basa su una lezione tenuta dall’autore alla scuola internazionale sull’energia della società europea di fisica e della società italiana di fisica (eps-sif) tenutasi a Varenna nel mese di luglio del 2019. gli appunti delle lezioni sono disponibili in rete2.

Energia ed ambiente nel XXI secolo

alternative nucleari per l’energia del futuro

30

Energia ed ambiente nel XXI secolo

i. il fabbisogno energetico e gli obiettivi di decarbonizzazione nel dicembre 2019, la commissione europea ha presentato lo European Green Deal (com(2019) 640 final) e, nel marzo 2020, ha proposto la direttiva europea sul clima Green Deal European Climate Law (com(2020) 80 final), avviando un piano ambizioso per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. il piano prevede azioni drastiche, che riguardano non solo la produzione di elettricità ma l’intero settore energetico, richiedendo una trasformazione radicale dell’organizzazione delle città e del sistema di trasporto pubblico e privato ed un netto miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici e delle tecnologie di produzione industriale ad alto consumo di energia. due parametri aiutano a farci un’idea di quanto sia ardua la sfida che abbiamo di fronte: la produzione elettrica lorda e l’energia disponibile lorda nell’unione europea (ue). il primo è la quantità totale di energia elettrica prodotta trasformando altre forme di energia, il secondo è la fornitura complessiva di energia in una determinata regione, comprese le attività industriali, i trasporti, il riscaldamento domestico, l’agricoltura, i servizi come internet, ecc.). nell’anno 20213, le centrali nucleari situate negli stati membri dell’unione europea hanno prodotto circa 0,7 pWh (peta-watt ora; 1 peta = 1015) di elettricità lorda, ovvero il 25% dei 2,8 pWh generati quell’anno nell’intera ue. fonti rinnovabili e biocarburanti hanno contribuito, insieme, per il 39% (eolico 13,7%, idroelettrico 13,3%, solare fotovoltaico 5,6%, biocarburanti 5,1%), mentre i combustibili fossili ne hanno fornito circa il 36%. una centrale nucleare ha emissioni di co2 inferiori o, nel peggiore dei casi, paragonabili a quelle di una centrale elettrica da fonti rinnovabili e circa 20-100 volte più piccole di un impianto che brucia combustibili fossili. in

effetti, la produzione di elettricità tramite nucleare ci ha permesso di ridurre le emissioni di gas serra nel 2021 di circa 0,5 gt (miliardi di tonnellate), una quantità simile a quella prodotta annualmente dalle automobili circolanti in europa. sostituire la produzione di elettricità nucleare con combustibili fossili equivarrebbe a raddoppiare le emissioni del parco auto europeo. d’altro canto, la produzione di elettricità eolica e fotovoltaica dovrebbe aumentare di circa un fattore quattro per raggiungere il livello della produzione di elettricità nucleare e fossile. Va tenuto presente che la quota quasi uguale di produzione di energia nucleare e rinnovabile richiede una capacità rinnovabile installata molto superiore a quella nucleare, a causa della natura intermittente della prima. poiché il contributo delle energie rinnovabili e dei biocarburanti alla produzione lorda di elettricità nella ue è aumentato da 0,4 pWh nel 2000 a 0,7 pWh nel 2012 ed a 1,1 pWh nel 2021, è evidente che l’impegno necessario per sostituire con fonti rinnovabili l’elettricità generata da fonti fossili e nucleari è enorme.

Questo fatto è ancora più evidente se consideriamo l’energia lorda disponibile nell’ue (∼17 pWh nel 2021)4, la cui origine è dominata dal petrolio e dal gas naturale (69%). la quota di fonti energetiche rinnovabili è aumentata di quasi il 34% dal 2012 al 2021 ed è attualmente al 17%, ovvero superiore alla quota del calore nucleare (∼13%). tuttavia, per sostituire i contributi fossili e nucleari entro il 2050, la produzione rinnovabile dovrebbe aumentare di quasi sei volte. un terzo parametro, il rapporto tra emissioni di gas serra e consumo lordo di energia, è molto utile per osservare i progressi compiuti verso la decarbonizzazione. nella ue, assumendo un valore pari a 100 nel 2000, questo parametro è sceso a 91,2 nel 2012 e 81,2 nel 20215. la strada verso l’obiettivo zero è molto lunga, a meno che non venga im-

pressa una drastica accelerazione al cambiamento del nostro sistema di produzione e consumo di energia. le tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio potrebbero mitigare l’impatto dei combustibili fossili sulla composizione dell’atmosfera. tuttavia, rimangono molti problemi da risolvere prima che queste tecnologie diventino applicabili su larga scala, mentre l’energia nucleare è immediatamente utilizzabile e potrebbe fornire una soluzione efficiente per raggiungere obiettivi di profonda decarbonizzazione a breve termine. a livello globale il problema è ancora più acuto. secondo il Global Energy and CO2 Status Report 2018 dell’agenzia internazionale per l’energia6, la domanda è aumentata del 2,3% nel 2018, portando le emissioni di co2 a ∼ 33 gt. con una popolazione di circa 7,6 miliardi di abitanti, la domanda di elettricità si avvicina a 24 pWh/anno, circa il 20% del consumo energetico totale. tuttavia, quasi un miliardo di persone non ha ancora accesso all’elettricità . in figura 1, un’immagine composita della terra di notte, fornita dalla nasa earth observatory, sono evidenti le disuguaglianze nel consumo di elettricità nelle diverse aree geografiche della terra, un indicatore diretto del progresso economico e del benessere di un dato paese. ridurre queste disuguaglianze potrebbe essere il modo migliore per evitare catastrofi migratorie e raggiungere un equilibrio geopolitico accettabile. entro la fine del secolo la popolazione della terra raggiungerà 11,2 miliardi7 e la domanda di elettricità dovrebbe più che raddoppiare.

ii. le opzioni nucleari due fonti energetiche primarie possono teoricamente soddisfare la nostra domanda

di energia in una prospettiva sostenibile, priva di emissioni di gas serra e a lungo termine: il sole e i nuclei atomici. possiamo raccogliere l’energia solare direttamente con pannelli fotovoltaici e centrali solari a concentrazione o indirettamente attraverso il vento, la biomassa o le onde. le prestazioni delle tecnologie per lo sfruttamento dell’ energia solare sono migliorate notevolmente negli ultimi due decenni. tuttavia, l’energia solare non sarà in grado di soddisfare pienamente il fabbisogno energetico globale se non comprenderemo a fondo i fenomeni fondamentali che governano la fotoeccitazione degli elettroni, la separazione di carica ed il suo trasporto su scala nanometrica. dobbiamo anche rimuovere le attuali barriere tecniche associate, tra le altre, alle capacità di stoccaggio dell’energia su scala industriale, alla disponibilità e al riciclaggio di materiali critici, alla produzione di mulini eolici e alle caratteristiche della rete di distribuzione elettrica. possiamo liberare energia nucleare scindendo nuclei atomici pesanti (uranio o torio) o fondendo nuclei leggeri (ad esempio nuclei di deuterio e trizio, due forme di idrogeno) per ottenerne uno più pesante. Quest’ultimo fenomeno promette di alimentare il futuro in modo sostenibile. È difficile, tuttavia, prevedere quanto prossimo sia questo futuro. molto probabilmente, l’energia derivante dalla fusione nucleare controllata non sarà disponibile prima della fine del secolo. sono quindi necessarie soluzioni sostenibili a medio termine per colmare il divario tra oggi e il momento in cui le sorgenti alternative o la fusione nucleare saranno in grado di soddisfare integralmente la domanda. l’energia nucleare da fissione, ovvero la scissione dei nuclei pesanti, è una fonte di energia primaria rilevante sin dagli anni ’60 e potrebbe fornire una soluzione provvisoria in attesa che le tecnologie rinnovabili rag-

Energia ed ambiente nel XXI secolo

31

Energia ed ambiente nel XXI secolo

32 giungano la piena maturità. tuttavia, nonostante le eccezionali prestazioni di sicurezza dimostrate finora, con una frequenza stimata di danni al nocciolo del reattore di ∼10-6/anno, la scelta di includere il nucleare nei piani energetici a basse emissioni di anidride carbonica è controversa. in molti paesi, la mancanza di consenso pubblico ostacola l’adozione dell’opzione nucleare. da un sondaggio condotto da ipsos mori dopo l’incidente di fukushima del 2011 è emerso che la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica è contraria all’energia nucleare come mezzo di produzione di energia elettrica, con una media mondiale del 62% di oppositori e un picco di circa l’80% in italia, germania e messico; un’opinione favorevole è stata registrata soltanto per india, polonia e stati uniti con, rispettivamente, il 39%, 43% e 48% di contrari8. programmi di informazione imparziali basati su fatti scientifici e tecnici, verificabili dalla popolazione, devono precedere qualsiasi decisione relativa ad un aumento della quota nucleare nel mix energetico.

A. Le filiere di reattori nucleari operativi ed il loro contributo al mix energetico all’inizio del 2022, trentaquattro paesi nel mondo sfruttavano centrali nucleari per la produzione di elettricità , con 437 installazioni operative (103 delle quali in 13 stati membri dell’ue) ed una capacità netta di 389,5 gWe9. nel 2021, l’elettricità nucleare fornita è stata di 2,65 pWh, circa il 9% della produzione elettrica globale. in quell’anno, dieci reattori sono andati definitivamente fuori servizio, mentre 56 (4 dei quali nella ue) erano in costruzione, la maggior parte in asia meridionale e in estremo oriente. nel corso del 2022, la germania ha chiuso gli ultimi tre reattori in funzione sul suo territorio

ed ha abbandonato l’opzione nucleare. sebbene un gran numero di modelli di reattori nucleari siano stati proposti e sviluppati negli anni ’50 e all’inizio degli anni ’60, circa l’82% degli impianti oggi in funzione sono reattori ad acqua leggera (lWr) che utilizzano acqua naturale come moderatore di neutroni (il mezzo che rallenta, attraverso urti elastici successivi, i neutroni prodotti dalla fissione di un nucleo), refrigerante e vettore di calore. gli lWr sono usati per generare l’elettricità necessaria a soddisfare un fabbisogno di base costante nel tempo. negli ultimi 60 anni, hanno dimostrato un’elevata affidabilità e prestazioni eccellenti. tuttavia, gli lWr non sono macchine ideali. un funzionamento flessibile di questi reattori (per adattare la potenza generata al fabbisogno istantaneo) è impedito dall’accumulo di prodotti di fissione, come lo xeno-135, in grado di catturare neutroni con alta probabilità , influendo sul bilancio della popolazione neutronica e impedendo un facile ciclo di accensione della reazione a catena. la temperatura di uscita del fluido refrigerante, relativamente bassa (598 K per reattori ad acqua pressurizzata e 561 K per reattori ad acqua bollente), limita l’uso diretto del calore sviluppato nel nocciolo del reattore e l’efficienza del ciclo termodinamico per la conversione del calore in elettricità. inoltre, i reattori ad acqua leggera non consentono un utilizzo ottimale e sostenibile della materia prima usata per la fabbricazione del combustibile (uranio naturale). l’uranio naturale contiene lo 0,711% dell’isotopo di massa 235 (u-235) ed il 99,284% dell’isotopo di massa 238 (u-238). il primo ha una probabilità elevata di essere fissionato da neutroni termici (cioè con energia comparabile a quella delle molecole di un gas a temperatura ambiente) mentre la fissione del secondo richiede neutroni molto più energetici (neutroni veloci).

FIG. 1: Vista notturna della Terra ottenuta da dati acquisiti dal satellite artificiale Suomi National Polar-Orbiting Partnership (NASA Earth Observatory, dominio pubblico).

poiché l’acqua refrigerante agisce anche come moderatore, gli lWr funzionano con neutroni termici e consumano prevalentemente u-235 e alcuni isotopi del plutonio (pu) prodotti in situ da reazioni nucleari indotte da cattura di neutroni. il combustibile degli lWr dev’essere arricchito a circa 3-4% di u-235 ma l’efficienza d’uso della materia prima è molto bassa. in una certa misura, tale efficienza può essere migliorata aumentando il rapporto tra i volumi occupati dal combustibile e dal moderatore: l’energia media dei neutroni aumenta e cresce la conversione dell’u-238 (fertile) in pu-239 (fissile), consentendo la costruzione di reattori con nuclei eterogenei (cioè contenenti elementi di combustibile arricchiti ed impoveriti in u-235) e l’uso di plutonio introdotto direttamente nelle barre di combustibile (moX, ossidi misti di uranio e plutonio). la flotta di reattori lWr attualmente in

funzione produce ogni anno circa 104 tonnellate di combustibile irradiato (una quantità che occupa il volume di un cubo di circa 10 m di lato). la gestione e lo smaltimento di queste scorie ad alta radioattività è un problema non trascurabile. il combustibile nucleare esaurito contiene, infatti, grandi quantità di isotopi di plutonio (pu) e di attinidi minori (nettunio, np; americio, am; curio, cm). in particolare, un reattore lWr che abbia generato costantemente una quantità di energia pari a 1200 gWh per tonnellata di combustibile (50 gWday/ton), alla fine del ciclo produrrà circa 12 kg di pu e 3 kg di attinidi minori per tonnellata di combustibile esaurito. per evitare una contaminazione della biosfera, queste sostanze devono essere sequestrate in maniera sicura per periodi dell’ordine di 105-106 anni. una soluzione permanente, armonizzata a livello internazionale, del problema dello stoccag-

Energia ed ambiente nel XXI secolo

33

34 gio delle scorie nucleari non è ancora disponibile. in diversi paesi e.g. usa e unione europea, la politica ufficiale prevede depositi geologici a profondità comprese tra 250 e 1000 m per i depositi minerari, o tra 2 km e 5 km per i pozzi trivellati.

Energia ed ambiente nel XXI secolo

B. I reattori nucleari del futuro sono molti i progetti di reattori alternativi attualmente in fase di studio per ampliarne i campi di applicazione e superare i limiti del ciclo del combustibile nei reattori lWr. lo sforzo globale è coordinato dal Generation IV International Forum, un’iniziativa di cooperazione internazionale istituita per sviluppare la quarta generazione di reattori nucleari13. sono stati selezionati sei modelli (vedi fig.

3), alcuni richiedenti neutroni termici, altri neutroni veloci, con cicli di combustibile sia chiusi sia aperti (con il combustibile che venga scartato dopo il primo ciclo di irraggiamento oppure purificato chimicamente e riutilizzato in un secondo ciclo). tutti i modelli in fase di sviluppo derivano da tecnologie già esplorate negli anni ’50 e ’60.

Questa nuova generazione di reattori nucleari dovrebbe consentire una produzione flessibile di elettricità e di calore per uso industriale, per esempio nel settore chimico e metallurgico, e per altre applicazioni, come la desalinizzazione dell’acqua di mare o la produzione su larga scala di idrogeno mediante elettrolisi dell’acqua ad alta temperatura o piroscissione del vapore acqueo (una reazione catalitica di un idrocarburo con vapor d’acqua). Queste ultime applicazioni richiedono temperature di uscita molto elevate per alimentare i forni utilizzati dalle industrie metallurgiche e chimiche, oggi responsabili di gran parte delle emissioni di gas serra. uno degli obiettivi principali dei reattori

di quarta generazione è quello di aumentare la sicurezza, ad esempio consentendo di utilizzare la fisica del reattore per realizzare sistemi di sicurezza passiva che, senza interventi esterni, permettano di spegnere il reattore e rimuovere il calore residuo in condizioni anormali. un sistema ideale dovrebbe essere resistente ai rischi di proliferazione (uso improprio dei reattori nucleari per ottenere materiali fissili per la fabbricazione di armi nucleari), produrre quantità piccole e non facilmente separabili di plutonio-239 e uranio-233 e consentire l’irradiazione del plutonio per ridurne l’inventario. inoltre, dovrebbe rendere l’uso dell’uranio naturale più sostenibile, ottimizzandone il consumo (nei reattori gen iV la quantità di energia prodotta per massa di combustibile usato può raggiungere 100–200 gWday/ton, contro i 50-100 gWday/ton per gli lWr) e consentendo il breeding (autofertilizzazione), cioè la produzione di isotopi fissili (uranio233 e plutonio-239) mediante conversione di materiali fertili (torio-232 e uranio-238), con la creazione di un numero di nuclei fissili maggiore di quello dei nuclei fissionati (nel caso dell’uranio-238, il breeding richiede neutroni veloci). la gestione delle scorie, sia in termini di spazio che di tempo, sarebbe semplificata da una ridotta produzione complessiva di scorie altamente radioattive e dalla possibilità di trasmutare il plutonio e gli attinidi minori recuperati dal combustibile esausto dei reattori lWr. ciò sarebbe realizzabile nei reattori a neutroni veloci e, soprattutto, nei sistemi subcritici supportati da acceleratori di protoni, come mYrrHa17, attualmente in fase di costruzione in belgio. l’idea è basata sul concetto di separazione e trasmutazione, cioè un trattamento chimico ciclico del combustibile nucleare per estrarre pu e attinidi minori da irradiare ulteriormente e trasmutare in radionuclidi a vita breve.

il vantaggio in termini di riduzione del tempo durante il quale è necessario mantenere le scorie isolate dalla biosfera è mostrato in figura 2, dove l’evoluzione temporale della radiotossicità per ingestione di una tonnellata di combustibile nucleare esausto è confrontata con quella dello stesso combustibile sottoposto a cicli di separazione e trasmutazione.

Questa evoluzione della radiotossicità è un aspetto rilevante per valutare scenari di intrusione umana intenzionale o non intenzionale nei depositi geologici. con una capacità tipica dell’ordine di 1 gWe, gli lWr attualmente installati sono macchine di grandi dimensioni, che richiedono ingenti investimenti di capitale e lunghi tempi di costruzione (91 mesi è stato il tempo medio di costruzione dei reattori nucleari entrati in servizio negli anni fra il 2016 ed il 2021). ad esempio, il reattore europeo ad acqua pressurizzata (epr), in costruzione dal dicembre 2007 a flamanville, in francia, dovrebbe entrare in funzione nel 2024, diciassette anni dopo l’apertura del cantiere. il costo totale di questa installazione, compresi gli oneri finanziari, dovrebbe essere di circa 19 miliardi di euro. al fine di facilitare la costruzione e ridurre il costo capitale, si stanno sviluppando piccoli reattori modulari (smr)1011, macchine di dimensioni e potenza ridotte, caratterizzate da costi contenuti, cicli del combustibile di durata estesa ad alcuni decenni e dotati di sistemi di sicurezza passiva. si tratta di dispositivi compatti ”plug and play”, con una potenza elettrica di 30-300 mWe, che potrebbero essere interamente assemblati in fabbrica e trasportati ai siti di destinazione da autocarri o tramite ferrovia. oltre all’elettricità, gli smr potrebbero produrre calore o idrogeno, ad esempio, per alimentare i motori di grandi navi o per decarbonizzare l’industria siderurgica. la sfida posta dagli smr è di ottenere dispositivi che siano, allo stesso tempo, economici e

sicuri12. sono in fase di sviluppo anche microreattori con potenza termica da 1 kW a pochi mW. il loro obiettivo dovrebbe essere quello di fornire energia elettrica in località remote o desertiche (ad esempio, strutture di ricerca nelle regioni artiche o sul pianeta marte) dove potrebbero essere utilizzati per decenni senza richiedere alcun intervento. il reattore Kilopower della nasa è un esempio di questi tentativi14. le caratteristiche principali dei sei modelli di reattore supportati dal forum internazionale generation iV sono descritte sinteticamente nella referenza [2]. Qui di seguito, sono citate alcune definizioni e i punti chiave discussi in [2].

C. Reattori veloci raffreddati a sodio (SFR) il 20 dicembre 1951, per la prima volta, l’elettricità generata da un reattore nucleare accese quattro lampadine da 200 watt nella contea di butte, idaho15. il reattore era l’experimental breeder reactor 1 (ebr-1), il primo reattore che utilizzava sodio liquido come mezzo refrigerante e neutroni veloci per convertire materiale non fissile (uranio238) in materiale fissile (plutonio-239) e dimostrare la fattibilità dell’autofertilizzazione. invece di ”bruciare” solo uranio-235 (che rappresenta ∼ 0,7% dell’uranio naturale), un reattore autofertilizzante permette di utilizzare anche una grande percentuale di uranio-238 (∼ 99,3% dell’uranio naturale) in un ciclo u-pu. tuttavia, le condizioni di fertilizzazione richiedono neutroni veloci per bilanciare la probabilità di fissione, il numero di neutroni rilasciati e le probabilità di perdita e cattura di neutroni. È quindi necessario evitare la presenza nel nocciolo del reattore di materiali costituiti da atomi leggeri, come acqua o grafite, che rallenterebbero i neu-

Energia ed ambiente nel XXI secolo

35

Energia ed ambiente nel XXI secolo

S&6$/'-4&! )01-4'4F-%-'*! >Z.!7$)!'4&!/7$&'!

!

36 !

HM_! !!!

HMa! !!! !

3-'#!

!

!

!MMM! !

!!

HM\! !! !

HMN! !!! !

! !M! KaM!*$0)/! !

HM]!

HMU!!! !

HMK!

HMH!

HMK!!

HMU!!

HM]!

"-2$!>j$0)/A!

HMN!!

HM\!

FIG. 2: Radiotossicità da ingestione di una tonnellata di combustibile nucleare esausto in funzione del tempo, con (linea tratteggiata) e senza (linea continua) separazione e trasmutazione di plutonio e attinidi minori. La linea orizzontale indica la radiotossicità del materiale naturale utilizzato per fabbricare il combustibile. Riprodotta dalla referenza [2].

troni. infatti, come nel caso delle palle da biliardo, una collisione elastica di un neutrone con un nucleo di massa simile provoca un trasferimento di energia cinetica dal proiettile (il neutrone) al bersaglio (il nucleo colpito). il neutrone rallenta e il nucleo colpito accelera. se, invece, l’urto avviene con una particella di massa molto maggiore, il neutrone rimbalza con un’energia cinetica pressoché invariata. il sodio ha molte delle proprietà ideali di un refrigerante per reattori nucleari veloci: basso assorbimento e moderazione dei neutroni, elevata conduttività termica, alto punto di ebollizione ma bassa temperatura di fusione, bassa pressione di vapore, bassa attivazione sotto irradiazione di neutroni, stabilità sotto irradiazione, compatibilità chimica con combustibili e materiali strutturali16. inoltre, il sodio liquido è più efficace dell’acqua come mezzo di trasferimento del calore, consentendo l’uso di noccioli del reattore compatti,

con elementi di combustibile ravvicinati (un requisito neutronico per i reattori veloci). il raffreddamento in un sfr avviene a pressione ambiente, con pompe elettromagnetiche che mantengono la circolazione del fluido grazie all’elevata conducibilità elettrica del sodio. gradienti di temperatura elevati favoriscono la convezione naturale e consentono di fare affidamento sulla sicurezza passiva per la rimozione del calore residuo. il funzionamento a bassa pressione consente inoltre di utilizzare un recipiente di contenimento (solitamente un serbatoio in acciaio inossidabile austenitico a doppia parete) molto più leggero rispetto ai tradizionali lWr. i principali problemi di sicurezza con il sodio liquido derivano dalla sua elevata reattività chimica sia con l’acqua che con l’aria (rischi di incendio o esplosioni) e dalla sua tendenza ad ablare il calcestruzzo. la produzione intrinseca di rifiuti fortemente radioattivi negli sfr è inferiore a quella degli lWr, perché la quantità di atti-

\! $

+,-)*,.$ *,/0$

$ %"#$ $$

!"#$$

37

IHX

&'()'*$

$

$

12)34'$ &'()$ '567(-8'*$

#'(6),*$9,/3.'$ "3'.$6(*)*:/8'$ +,,.(-)$9,/3.'$

Na Hot

+,,.(-)$

C

$ $ $ $ $ $ $

+,*'$

Na Cold

!+<#$

=!#$$

>&?#$

+,-)*,.$*,/0$

FIG. 3: Rappresentazione schematica dei sei modelli di reattore nucleare in fase di sviluppo nell’ambito del Forum Internazionale Generation IV. SFR: reattore veloce raffreddato al sodio con configurazione a piscina: il nocciolo (C), immerso nella vasca di liquido refrigerante, contiene lo scambiatore di calore intermedio (IHX) necessario per evitare il contatto tra sodio attivato e acqua in condizioni accidentali. LFR: reattore veloce raffreddato al piombo con configurazione a piscina. A differenza del sodio, il piombo non reagisce in modo esplosivo con l’acqua o l’aria; pertanto, il generatore di vapore può trovarsi all’interno del recipiente del reattore. GFR: un reattore veloce raffreddato a gas con circuiti a ciclo indiretto costituito da uno scambiatore di calore e un turbo-generatore integrato ad alta velocità . Gli scambiatori di calore (non mostrati in figura) sono posizionati ben al di sopra del nocciolo per avere una portata sufficiente di refrigerante per circolazione naturale. Una temperatura del refrigerante in uscita di 1123 K e una pressione operativa di 7 MPa garantiscono un’elevata efficienza termodinamica (η ∼ 48%) ma richiedono l’uso di materiale strutturale refrattario (ceramiche come SiC, Zr3Si2, TiN). SWCR: un reattore raffreddato ad acqua supercritica.

Non sono necessari generatori di vapore in quanto il liquido refrigerante, che serve anche da moderatore, può essere utilizzato direttamente nella turbina per la produzione di elettricità. Le condizioni operative richiedono l’uso di materiali strutturali avanzati.

Energia ed ambiente nel XXI secolo

;"#$$

Energia ed ambiente nel XXI secolo

38 nidi minori generata a parità di energia sviluppata è più bassa. inoltre, gli sfr possono funzionare con combustibile drogato con attinidi minori, che durante il funzionamento del reattore sono trasmutati in radioisotopi a vita breve, grazie al flusso elevato di neutroni con energia sufficientemente grande. Questa possibilità porta al concetto di separazione e trasmutazione con reattori veloci di radionuclidi a vita lunga. tuttavia, ad ogni ciclo, è possibile distruggere una quantità limitata di attinidi minori a causa di severi vincoli fisici (neutroni ritardati, coefficiente di feedback, coefficiente di reattività del vuoto). la separazione e trasmutazione, quindi, richiede ripetuti ritrattamenti del combustibile (sciogliere il combustibile esausto, separare gli attinidi minori dagli altri elementi, fabbricare combustibile fresco drogato). a causa dei rischi di proliferazione associati, gli stati uniti vietano questa pratica. concetti alternativi come mYrrHa (multi-function hYbrid research reactor for High-tech applications)17, un reattore sperimentale subcritico azionato da un acceleratore di protoni e raffreddato a piombo-bismuto, sono in fase di costruzione con l’obiettivo di aumentare la velocità di trasmutazione attraverso l’utilizzo di combustibile privo di uranio ma contenente una quantità elevata di attinidi minori.

D. Reattori veloci raffreddati a piombo (LFR) i reattori lfr utilizzano piombo liquido o una lega eutettica piombo-bismuto (lbe) come mezzo di trasferimento del calore. macchine di questo tipo sono state realizzate per la prima volta negli anni ’60 in urss e prodotte negli anni ’70 per fornire energia ai motori di sottomarini di classe alfa. Questi reattori (modello oK-550 e bm-40a) erano alimentati da uranio altamente arricchito, con un’autonomia di esercizio di quindici anni.

un vantaggio del piombo rispetto al sodio è che la grande differenza tra la temperatura di fusione (600 K) e quella di ebollizione (2018 K) offre un più ampio margine di sicurezza (ancora maggiore per la lega lbe, che ha una temperatura di fusione 398 K). le temperature tipiche di uscita del refrigerante negli lfr variano tra 823 K e 1073 K e consentono applicazioni industriali dirette del calore prodotto nel nocciolo del reattore. il piombo liquido, tuttavia, ha una conduttività termica inferiore a quella del sodio e la geometria dev’essere adattata per garantire un raffreddamento efficiente. il piombo irradiato, inoltre, ha un tempo di decadimento dell’ordine di 105 anni, mentre il bismuto, irradiato da neutroni, produce polonio-210 (un isotopo con elevata radiotossicità che decade emettendo particelle α e che forma aerosol volatili). l’alta densità del piombo favorisce la circolazione naturale del fluido, consentendo l’eliminazione delle pompe primarie (figura 3). l’adozione di metodi di raffreddamento passivi è facilitata dalla distanza fra le barre di combustibile e dalle basse perdite di pressione nel nocciolo (1 bar) e nel circuito primario (1,5 bar). un problema degli lfr è rappresentato dalla corrosione e dall’erosione dei materiali strutturali ed è richiesto un considerevole sforzo di ricerca, da una parte su materiali avanzati, come ceramiche di silicio e carbonio o acciai rivestiti da leghe speciali, dall’altra su metodi per variare il comportamento chimico del refrigerante. gli lfr possono funzionare sia con combustibile metallico (u-10%zr) sia con ossidi misti di uranio-plutonio (moX) o con nitruri di uranio (un). la durata media di un ciclo di combustibile potrebbe variare dai 15 ai 30 anni. alcuni progetti prevedono che alla fine del ciclo il nocciolo del reattore venga rispedito al fornitore. nel quadro dell’iniziativa generation iV, un consorzio europeo sta sviluppando l’Advanced Lead Fast Reactor Euro-

pean Demonstrator (alfred), un reattore da 300 mW (125 mWe) che dovrebbe essere completato tra il 2035 e il 2040. un ulteriore concetto europeo è lo Swedish Advanced Lead Reactor (sealer), progettato per il funzionamento nelle regioni artiche (2,4 tonnellate di combustibile uo2 arricchito al 19,9%, 10 mWe di potenza elettrica e 30 anni di autonomia) e per la connessione alla rete del regno unito (19,8 tonnellate di un arricchito all’11,8%, 55 mWe e 25 anni di autonomia). newcleo, una start-up lanciata in italia nel settembre 2021, sta sviluppando un piccolo reattore veloce modulare raffreddato al piombo e alimentato a moX. il primo prototipo da 30 mW è previsto entro il 2027.

E. Reattori veloci raffreddati a gas (GFR) l’idea di raffreddare un reattore autofertilizzante veloce con un gas è emersa negli anni ’60. sono state esplorate diverse alternative, tra cui elio, co2 e vapore acqueo18-19. la referenza20 fornisce una panoramica storica dei reattori veloci raffreddati a gas, mentre in21 sono descritti gli sviluppi recenti. general atomics, negli stati uniti, ha condotto studi su un reattore autofertilizzante veloce raffreddato a gas durante gli anni ’60 -’70 (un progetto che prevedeva la realizzazione di un impianto dimostrativo da 300 mWe e, successivamente, di un reattore commerciale da 1 gWe). anche l’unione sovietica, il regno unito, la germania e il giappone hanno sviluppato diversi progetti gfr. l’impresa, tuttavia, si è rivelata troppo impegnativa e complicata, principalmente a causa di difficoltà a trovare soluzioni adeguate ai problemi di sicurezza. nessun prototipo di gfr è stato costruito finora. poiché il numero di atomi per unità di volume in un gas è inferiore a quello di un liquido, un gas refrigerante è inefficace come

moderatore, anche se composto da particelle di massa leggera. d’altra parte, un gas refrigerante come l’elio ha un basso assorbimento di neutroni e un’elevata conduttività termica, è chimicamente inerte, rendendo, in teoria, ridondanti i circuiti intermedi del refrigerante, non è corrosivo (in assenza di impurità come c, o e n) e non viene attivato dall’irradiazione di neutroni. il gas caldo che esce dal nocciolo ad alta temperatura potrebbe essere utilizzato direttamente in una turbina a gas per la produzione di energia elettrica. dal punto di vista neutronico, la reattività è più stabile quando si utilizza un refrigerante omogeneo come un gas. inoltre, la bassa densità riduce gli effetti parassiti e consente di aumentare la distanza tra gli elementi di combustibile (nocciolo a pacchetto aperto), che favoriscono la produzione di nuclidi fertili nelle zone periferiche (blankets ). d’altra parte, sebbene il calore specifico dell’elio sia elevato, la sua bassa densità richiede circuiti di raffreddamento ad alta pressione (≥ 7 mpa), imponendo precauzioni di sicurezza in caso di depressurizzazione (ad esempio, in caso di perdita di refrigerante). la bassa conduttività termica richiede un’elevata velocità del refrigerante (∼100 m/s), il che implica una potenza di pompaggio maggiore ed un trasferimento di calore meno efficace di quello offerto dai metalli liquidi. tra i progetti gfr in corso, segnaliamo il reattore per test sui materiali allegro, in via di sviluppo da parte del gruppo Visegràd (cz, Hu, pl, sK), attraverso il centro di eccellenza V4g4, con il supporto del cea francese e dell’euratom. negli stati uniti, general atomics sta sviluppando l’Energy Multiplier Module (em2), un piccolo reattore modulare da 265 mWe che utilizza un nocciolo convert and burn e prevede un’autonomia di 30 anni22. rimuovendo periodicamente i prodotti di fissione, em2 può riciclare il combustibile usato,

Energia ed ambiente nel XXI secolo

39

40 producendo un quinto dei rifiuti degli attuali lWr per la stessa quantità di elettricità generata. em2 verrà assemblato in fabbrica e trasportato su strada fino al sito di impiego.

Energia ed ambiente nel XXI secolo

F. Reattori raffreddati ad acqua supercritica (SCWR) Questo modello di reattore termico, allo studio negli stati uniti, è interessante per la semplicità del suo schema23. si tratta di un’evoluzione dei reattori raffreddati a vapore surriscaldato testati negli anni ’50 sia negli stati uniti che nell’urss. l’acqua riscaldata sopra 647 K, ad una pressione superiore a 22,07 mpa, diventa un fluido supercritico senza bollire. l’acqua supercritica ha proprietà termofluidodinamiche simili al vapore saturo, con eccellenti caratteristiche di trasferimento del calore. il sistema permette un’elevata densità di potenza e una geometria compatta (la capacità prevista è di 1700 mWe). l’assenza di ebollizione elimina le instabilità legate al coefficiente di vuoto della reattività. la temperatura del liquido di raffreddamento in uscita è 833 K, garantendo un’efficienza termodinamica pari a η ∼ 45 % in un ciclo rankine supercritico. gli scWr funzionerebbero con combustibile moX, adottando una strategia a ciclo chiuso. con un reticolo compatto di barre di combustibile, è possibile realizzare reattori a neutroni veloci. in entrambi i casi, un scWr ad acqua pesante potrebbe generare combustibile (producendo u-233 fissile) dal torio232 mediante cattura di neutroni nella regione termica dello spettro energetico. le sfide ingegneristiche derivano dalle pressioni e temperature di esercizio elevate che generano intense sollecitazioni meccaniche e termiche sui materiali strutturali. le attività di ricerca e sviluppo sono foca-

lizzate sulla chimica dell’acqua supercritica sotto irradiazione di neutroni e sulle proprietà dei materiali, in particolare riguardo alla loro stabilità microstrutturale, all’infragilimento e alla resistenza allo scorrimento viscoso. anche il rivestimento delliquido rappresenta un problema per gli scWr in caso di perdita accidentale del liquido di raffreddamento, poiché la scarsa quantità di acqua consentirebbe temperature transitorie non compatibili con il rivestimento metallico convenzionale utilizzato negli attuali lWr.

G. Reattori a sali fusi (MSR) Questo tipo di reattore è stato ideato alla fine degli anni ’40 ed i primi modelli sono stati sviluppati dall’aeronautica statunitense negli anni ’50, nel tentativo non riuscito di realizzare un sistema di propulsione aerea nucleare. dal 1965 al 1969, l’oak ridge national laboratory eseguì un test significativo mantenendo in funzione per 20.000 ore il molten salt reactor experiment (msre) da 8 mW. gli msr possono essere reattori veloci o termici, a seconda della configurazione. gli msr termici utilizzano un moderatore di grafite e sono resistenti alla proliferazione grazie a un basso inventario di materiale fissile. la temperatura del liquido refrigerante in uscita varia da 973 a 1073 K; la pressione operativa è bassa (tipicamente <0,5 mpa). dal punto di vista neutronico, un vantaggio dell’msr risiede nei coefficienti di feedback di reattività negativi in caso di espansione termica (la reazione a catena rallenta se il sistema si surriscalda). tra gli attuali progetti di sviluppo citiamo il terrapower mcfr, concepito principalmente per il calore di processo e l’accumulo termico, e l’elysium molten chloride salt fast reactor (mcsfr) che

offre una capacità termica flessibile, compresa tra 125 e 2500 mW, ed è progettato per trasmutare combustibile nucleare esausto e plutonio militare. con sali di litio, gli msr possono produrre grandi quantità di trizio ed eventualmente soddisfare le esigenze dei futuri impianti di fusione nucleare. naturalmente, ci sono diverse sfide da superare. l’elevato flusso di neutroni e le elevate temperature operative impongono condizioni severe ai materiali strutturali che devono resistere a danni da irraggiamento e corrosione considerevoli. le interazioni termodinamiche acqua-sali fusi sono ancora poco conosciute e devono essere ulteriormente approfondite per valutare scenari legati alla sicurezza, come in caso di rottura dei tubi dello scambiatore di calore. la reattività non può essere variata utilizzando le barre di controllo, come negli altri sistemi di reattori nucleari: per eseguire uno spegnimento di emergenza (scram), si svuota il nocciolo del reattore in serbatoi di scarico di dimensioni e geometria tali da impedire reazioni supercritiche. poiché il combustibile è in moto all’interno del serbatoio centrale, neutroni ritardati e neutroni pronti sono generati in posizioni diverse, rendendo complicata la modellazione della reattività nucleare (i neutroni pronti sono emessi al momento della fissione e quindi nella posizione in cui si trova il nucleo nell’istante in cui viene fissionato. i neutroni ritardati vengono emessi dai frammenti di fissione in istanti successivi). infine, il confinamento dei gas di fissione negli msr richiede un’attenzione particolare.

H. Reattori ad altissima temperatura (VHTR) si tratta di sistemi concepiti per essere dedicati principalmente alla cogenerazione di energia elettrica e idrogeno mediante pro-

cessi termochimici. il refrigerante è gas elio, come per il gfr. poiché la temperatura di esercizio è troppo elevata per combustibili convenzionali con rivestimento metallico (la temperatura del liquido di raffreddamento in uscita è di ∼1273 K), il VHtr userà come combustibile le cosiddette particelle isotrope tristrutturali (triso). una particella triso è una sfera di combustibile nucleare di piccolo diametro (0,6 mm) rivestita da strati successivi di carbonio poroso, grafite pirolitica e carburo di silicio. un tale rivestimento è in grado di resistere anche all’escursione termica estrema che si verificherebbe nel caso di un incidente dovuto alla perdita di liquido refrigerante. un guscio sferico di grafite del diametro di pochi centimetri, chiamato sasso (pebble), contiene migliaia di particelle triso. un letto di sassi costituisce il nocciolo del reattore. Questo è relativamente grande perché la grafite è un moderatore meno efficiente dell’acqua. il rifornimento viene effettuato introducendo giornalmente sassi non irradiati dalla parte superiore del nocciolo e scaricando quelli irradiati dal fondo. ogni sasso rimane nel nocciolo per circa tre anni e viene fatto circolare fino a sei volte per raggiungere la combustione completa. poiché la densità di potenza nel nocciolo è bassa (∼10 mW/m3), la conduzione naturale può rimuovere il calore di decadimento. nel caso di un reattore modulare, il sistema energetico sarà costituito da diverse unità, ciascuna delle quali produce decine di megawatt di potenza elettrica. la presenza di grafite nel nocciolo comporta un rischio moderato di incendio nel caso di ingresso di aria (un evento simile si è verificato durante gli incidenti di Windscale e chernobyl). inoltre, un ingresso di acqua nel nocciolo produrrebbe cambiamenti nella reattività e gas infiammabile. tra i progetti di VHtr in fase avanzata figurano l’X-energy 100 pebble-

Energia ed ambiente nel XXI secolo

41

42

Energia ed ambiente nel XXI secolo

bed reactor (200 mW), il cui ingresso sul mercato è previsto già alla fine degli anni ’20, l’areVa Htgr e l’High-temperature test reactor, un sistema da 30 mW in fase di sviluppo a oarai, in giappone. l’Htr-pm cinese da 250 mW produce elettricità da dicembre 2021 ed è in funzione a piena potenza da dicembre 2022. È il primo sistema di quarta generazione ad essere diventato operativo. la carenza globale di elio sperimentata negli ultimi anni e l’aumento del prezzo delle materie prime sollevano preoccupazioni sulle prospettive di una flotta di reattori veloci raffreddati a elio.

iii. Conclusioni per raggiungere gli obiettivi di profonda decarbonizzazione previsti per i prossimi trent’anni è immediatamente necessaria una rapida espansione delle forniture di elettricità a basse emissioni di anidride carbonica.

Versioni aggiornate di diverse tecnologie proposte e testate all’alba dell’era nucleare potrebbero rivelarsi praticabili per soddisfare il crescente fabbisogno energetico della popolazione del pianeta, mitigando al tempo stesso i rischi di cambiamenti climatici dirompenti. il possibile contributo dei reattori nucleari di quarta generazione al contrasto del riscaldamento globale è discusso in24-25. tuttavia, è necessario valutare realisticamente i tempi di implementazione commerciale di queste tecnologie e concentrare gli sforzi su quelle che promettono di entrare nel mercato nel più breve tempo possibile. nell’unione europea, l’elettricità nucleare (circa il 25% della produzione totale di 2,8 pWh nel 2021) evita l’emissione di 0,5 gt/anno di co2 /anno ed è, quindi, una componente del mix di fonti energetiche importante per raggiungere gli obiettivi di ri-

duzione dei gas serra entro il 2030 e il 2050. l’uso dell’energia nucleare per teleriscaldamento e processi industriali energivori e ad alte emissioni, come quelli per la produzione dell’acciaio, potrebbe contribuire ulteriormente a ridurre le emissioni di gas serra. come ogni tecnologia energetica, l’industria nucleare non è a rischio zero e richiede un’adeguata gestione delle situazioni di crisi e procedure di emergenza per far fronte ad eventuali incidenti. il ricorso al nucleare non può prescindere dalla presenza di agenzie di regolamentazione totalmente indipendenti ed in grado di imporre le proprie decisioni ai governi. il controllo internazionale degli impianti e della loro salvaguardia dev’essere garantito integralmente e senza eccezioni.

Qualsiasi sito che ospiti un grande impianto nucleare dovrebbe avere lo status di “città aperta” neutrale ed essere protetto e garantito da leggi internazionali. sono ancora necessari adeguati programmi di ricerca e sviluppo per ottimizzare e migliorare la sicurezza e l’efficienza sia dei modelli esistenti sia di quelli futuri. sono urgentemente necessarie soluzioni permanenti per la gestione e lo smaltimento del combustibile esaurito e dei rifiuti nucleari ad alta attività (possibilmente armonizzati su scala continentale). nuovi sistemi, come mYrrHa in belgio, devono essere accompagnati dallo sviluppo di salvaguardie innovative. il controllo della proliferazione e le capacità forensi nel settore nucleare devono adattarsi all’evoluzione degli scenari tecnologici. È necessario mantenere conoscenze nucleari e infrastrutture scientifiche all’avanguardia per la ricerca e lo sviluppo, da accelerare adesso per preparare il futuro prossimo. note r. dones, t. Heck, and s. Hirschberg. Greenhouse Gas Emissions From Energy Systems: Comparison and Over1

view, paul scherrer institut scientific report 2003. Volume iV: nuclear energy and safety, edited by b. smith and b. gschwend, (Villigen psi, switzerland) pp. 2740 (2004).

2 r. caciuffo, c. fazio, and c. guet. Generation-IV nuclear reactor systems, epJ Web of conferences, 246, 00011 (2020) (https://doi.org/10.1051/epjconf/202024600011).

3 eurostat, url https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=electricity and heat statistics#production of electricity, (2023a).

4 eurostat, url https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title= en- ergy statistics - an overview#primary energy production, (2023b).

5 eurostat, url ec.europa.eu/eurostat/databrowser /view/sdg 13 20/, (2023c).

6 international energy agency, url https://webstore. iea.org/global-energy-co2-status-report-2018, (2019).

7 population division of the department of economic and social affairs of the united nations secretariat, url https://population.un.org/wpp/, (2019).

8 ipsos mori, Strong global opposition towards nuclear power url https://www.ipsos.com/en-uk/strongglobal-opposition-towards-nuclear-power, (2011).

9 iaea reference data series no. 2, Nuclear Power Reactors in the World, iaea-rds-2/42, (2022).

10 m. Hussain, f. reitsma, m. H. subki and H. Kiuchi.

Advances in Small Modular Reactor Technology Developments, iaea, (2018).

11 m. rooney. Small Modular Reactors The next big thing in energy?, policy exchange, isbn: 978-1-910812-41-9, (2017).

12 e. lyman. Small Isn’t Always Beautiful. Safety, Security, and Cost Concerns about Small Modular Reactors, union of concerned scientists publications, (2013).

13 gif r&d outlook for generation iV nuclear energy systems: 2018 update. url www.gen-4.org/gif/ jcms/c 108744/7411-gif-r-and-d-outlook-update-web, (2019).

14 m. H. briggs, m. a. gibson and J. sanzi. Electrically Heated Testing of the Kilowatt Reactor Using Stirling TechnologY (KRUSTY) Experiment Using a Depleted Ura-

nium Core, url- https://ntrs.nasa.gov/archive/nasa/ casi.ntrs.nasa.gov/20170007986.pdf, (2019).

15 r. michal. nuclear news, 11, 128 (2001).

16 J. K. fink and l. leibowitz. Thermodinamic and Transport Properties of Sodium Liquid and Vapor, in argonne national laboratory anl/re-95/2, uro https:// www.ne.anl.gov/eda/anl-re-95-2.pdf, (1995).

17 H. abderrahim a¨ıt et al. MYRRHA: a multipurpose accelerator driven system for research and development, nuclear instruments and methods in physics research a, 463, 487–494 (2001).

18 m. dalle donne and c. a. goetzmann. Gas-cooled fast breeder reactor design, development, and safety features, proceedings of the ans topical meeting on gas-cooled reactors: Htgr and gcfbr, american nuclear society, gatlinburg, usa, (1974).

19 a. e. Waltar and a. b. reynolds. Fast Breeder Reactors, pergamon press, new York, nY, usa, (1981).

20 W. f. g.van rooijen. Gas-Cooled Fast Reactor: A Historical Overview and Future Outlook, science and technology of nuclear installations, article id 965757 (2009).

21 r. H. simon, J. b. dee and W. i. morita. Gas-cooled fast breeder reactor demonstration plant, proceedings of the ans topical meeting on gas-cooled reactors: Htgr and gcfbr. american nuclear society, gatlinburg, usa, p. 336 (1974).

22 general atomics u.s.a., Advances in Small Modular Reactor Technology Developments, in- ternational atomic energy agency, Vienna, austria,183-186 (2018) 23 Y. oka and s. Koshizuka. Supercritical-pressure, Oncethrough Cycle Light Water Cooled Reactor Concept, nuclear science and technology, 38, 1081–1089 (2001).

24 a. berger et al.. How much can nuclear energy do about global warming?, int. J. global energy issues, 40, 43-78 (2017).

25 a. berger et al.. Nuclear and bio energy, carbon capture and storage keys for obtaining 1.5◦ Cmean surface temperature limit, int. J. global energy issues, 40, 240-254 (2017).

Energia ed ambiente nel XXI secolo

43

FRANCESCA CENCETTI, “Il brusio delle spiagge”, olio su tela 80x60 con sabbia di mare

45 Alberto Landolfi sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova

nel lontano 1989 la riforma del rito penale fu annunciata quale superamento del vetusto e autoritario sistema inquisitorio a vantaggio del moderno ed equilibrato sistema accusatorio. ma ci siamo resi conto gradualmente che, dopo circa 34 anni dall’entrata in vigore del nuovo processo penale nell’ordinamento italiano, con la rinuncia al sistema inquisitorio non solo non si è realizzata alcuna adozione del sistema processuale accusatorio puro proprio del sistema “common law”, ma si è tornati, a volte in modo contraddittorio e confusionario, non solo a reintrodurre numerose eccezioni di tipo inquisitorio, ma finanche a introdurre principi accusatori talmente rigidi che neanche nel sistema statunitense è possibile rinvenire. un ibrido senza paragoni. il tutto evidenzia una ormai obiettiva ed irrefragabile esigenza di ricomporre esaustivamente l’intero tessuto codicistico. uno dei maggiori stereotipi degli ultimi anni è stato quello dell’assunta antiteticità tra i due modelli processuali vigenti, accusatorio ed inquisitorio, quando in realtà, prescindendo dalle molteplici sfumature che ogni singolo sistema nazionale ha poi adottato, la diversità è di difficile comprensione e valutazione. il modello accusatorio si caratterizza per la tendenziale iniziativa probatoria affidata alle parti, che hanno il potere di disporre dell’oggetto del processo e che si trovano in una posizione di effettiva parità, innanzi ad un giudicante chiamato a risolvere il conflitto in modo “passivo”, senza

poter effettuare scelte probatorie. il modello inquisitorio si caratterizza per la tendenziale iniziativa probatoria lasciata al giudicante, l’unico a poter disporre dell’oggetto del processo, il quale non solo è libero di raccogliere autonomamente le prove, ma ha anche poteri di filtro rispetto a quelle raccolte dalle parti, con la concessione di particolari privilegi per la pubblica accusa, nella sola fase predibattimentale: il giudice risolve quindi il conflitto in modo “attivo”. prescindendo dall’evoluzione (o forse involuzione) del nostro rito che nel tempo ha di fatto perso le sue prevalenti caratteristiche accusatorie, immediate furono le iniziali perplessità che insorsero nel mondo degli studiosi del diritto, soprattutto di quello comparato: il sistema accusatorio presuppone tre condizioni irrinunziabili per la sua corretta funzionalità: la discrezionalità dell’azione penale, la separazione delle funzioni inquirenti da quelle giudicanti e la natura popolare del giudizio. sul piano pratico, il giudizio con giuria (“jury trial”) assume una funzione di arma vincente, quella che permette l’assoluta efficienza del sistema giudiziario, assicurando l’alto valore della conciliazione. conseguenze di tale scelta strategica è che alla giuria è demandato di decidere il fatto (sia penale, sia civile) e per tale ragione essa non può e non deve motivare il proprio verdetto, mentre un’impugnazione nel merito della decisione è impensabile.

Dove pende la bilancia

la riforma Cartabia del processo penale: il crepuscolo del sistema accusatorio

46

Dove pende la bilancia

ma il rito del 1989, pur nascendo privo dei presupposti tipici del processo accusatorio, cercò di mantenere comunque un tale status, ritenendo sufficiente concentrare il sistema sulla centralità del dibattimento, luogo deputato alla formazione della prova. insomma, si trattava di attuare un processo penale con i caratteri tipici del sistema accusatorio, ma incardinandolo in un sistema ordinamentale e costituzionale privo però degli indispensabili richiesti pre-requisiti per raggiungere un tale scopo. si concentrò quindi il rito nel rispetto di alcuni punti fondamentali e inamovibili: 1. il p.m. “dominus” delle investigazioni, dedito all’acquisizione delle fonti di prova e quindi privato del potere di formare la prova, salvo ineluttabili eccezioni.

2. il giudice controllore delle attività del p.m. nel momento in cui le stesse avessero un rilievo per gli interessi dell’accusato, salvo prestabilite eccezioni.

3. il controllo preventivo sull’esercizio dell’azione penale tramite un’udienza di verifica delle fonti di prova; 4. la previsione di riti alternativi lasciati allo stretto consenso del p.m.

5. il dibattimento quale luogo unico e privilegiato per la formazione della prova caratterizzato da oralità e contraddittorio di fronte a un giudice munito di verginità cognitiva e resistente alla conoscenza delle attività pre-dibattimentali. come è andata a finire lo sappiamo tutti, consapevoli dell’ampio stravolgimento dei suddetti punti chiave e del conseguente regresso del sistema accusatorio. invero: 1. il p.m. resta il dominus delle investigazioni, ma le sue prerogative sono state stravolte: la comunicazione della notizia di reato è riferita non più con prontezza

ma “senza ritardo”, mentre l’informazione immediata è riservata per particolari delitti e in ogni caso di sussistenza di “ragioni d’urgenza”, lasciando in tal modo alla p.g. un ampio spazio di autonomia rispetto a uno dei momenti cruciali delle investigazioni; ma v’è di più: una delle caratteristiche fondamentali del rito accusatorio è l’assoluta riserva in capo al p.m. della formulazione dell’accusa rispetto a crimini dallo stesso esclusivamente individuati, ma con l’attuale formulazione dell’art. 335 ter c.p.p. si corre il rischio di minare tale principio nel momento in cui si voglia intendere la norma anche quale attribuzione al giudice del potere di disporre l’iscrizione per fatti diversi rispetto a quelli di cui alla richiesta delle parti coinvolgente ulteriori soggetti.

2. il controllo del giudice delle attività del p.m. non è più limitato alle libertà individuali, personali e patrimoniali, ma si estende alla retrodatazione dell’iscrizione della notizia criminis, alla valutazione sulla qualificazione dell’iscrizione (es. mod. 21 e non 44), all’iscrizione coattiva, etc.

3. l’udienza preliminare da tempo si è trasformata in una sorta di processo nel processo: non più un filtro volto ad arginare una possibile avventatezza del p.m. nell’esercizio dell’azione penale, ma un’indagine giudiziaria finalizzata a verificare l’innocenza del reo o, di fatto, la sua colpevolezza; i penetranti poteri investigativi concessi al giudice ne snaturano le funzioni e alterano lo scopo naturale di filtro dell’udienza preliminare (v.si artt. 421 bis, 422 e 425 comma 3) 4. i riti alternativi sfuggono ormai quasi del tutto al concorso della volontà del p.m.

5. il dibattimento, che avrebbe dovuto escludere il giudice dall’amministrazione della prova, garantendone la sua impermeabi-

lità a quanto accaduto nella fase pre-dibattimentale, e l’assoluta imparzialità nella costruzione del suo convincimento, è stato stravolto dalle interpretazioni costituzionali e dalle novelle degli artt. 195 (es. possibilità per la p.g. di rendere dichiarazioni sul contenuto di quelle acquisite), 500 (es. non vi è più l’espresso diniego di tener conto delle dichiarazioni pre-dibattimentali come prova dei fatti), 507, 508, 511 bis, 512 bis, 513 che hanno compromesso il principio del contraddittorio eliminando la necessaria ferma interruzione tra la fase pre-dibattimentale e quella dibattimentale e pregiudicando la posizione di garante del giudice, il quale ha finanche il potere di sottrarre la formazione della prova alle parti in contradittorio; e a nulla è valsa la modifica costituzionale finalizzata a escludere la colpevolezza sulla base delle dichiarazioni rese da colui che si è consapevolmente sottratto al confronto. la contaminazione inquisitoria si protrae in ragione delle eccezioni comunque previste e tali da non garantire la genuinità della prova (come l’impossibilità sopravvenuta) o fondate su accertamenti dagli esiti pur sempre incerti. la nuova normativa sulla prescrizione ha poi sugellato la decomposizione del tessuto codicistico accusatorio: il principio del contraddittorio, quale suprema garanzia per l’imputato nel sistema accusatorio, diventa un simulacro proprio quando l’inerzia della giurisdizione trova giustificazione. il principio costituzionale della ragionevole durata del processo, garanzia dell’imputato, è svilito dalla mancanza di limiti temporali proprio in relazione ai reati più gravi e per i quali è prevista la pena a vita. la cd. riforma cartabia, che a opinione di chi scrive comporterà un’ulteriore decelera-

zione dei procedimenti penali (ma questo è altro argomento che potrà essere verificato facilmente col passare dei prossimi mesi, considerato che l’obiettivo imposto dal p.n.r.r. è di ridurre la durata media dei procedimenti penali di un quarto entro il 31/12/26), ha certamente concorso a minare ulteriormente e forse definitivamente quanto resta del nostro processo accusatorio. la scelta alternativa tra azione e inazione della pubblica accusa dovrebbe essere condizionata dalla potenzialità concreta e quindi dell’idoneità degli atti investigativi a progredire da fonti di prova in prova, essendo necessariamente il dibattimento, in un sistema accusatorio, una fase altamente dinamica e sempre utile, proprio perché caratterizzata dal contraddittorio nella formazione della prova. il tutto in ossequio al favor actionis discendente dal principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale. il novello art. 408 c.p.p., è stato detto da autorevole dottrina (enrico marzaduri), “proietta il P.M. nella logica della decisione dibattimentale collocandolo in una dimensione lontana anni luce dalla fisionomia del processo accusatorio”. esso, infatti, in adempimento a un comando deflattivo, obbliga il p.m. a effettuare un giudizio prognostico non più di sostenibilità dell’accusa, che sarà offerta al vaglio del contraddittorio dibattimentale, bensì una previsione (pressoché mistica), senza digressioni, di condanna, e ciò anche nel caso in cui, paradossalmente, la notizia di reato risulti fondata. il dibattimento non è più l’irrinunciabile luogo di perfezionamento di quanto acquisito in sede di indagini, perché la previsione probabilistica di condanna sfugge a ogni altra considerazione evolutiva della prova. l’innesco finalizzato alla sentenza, attuato con l’esercizio dell’azione penale, è ancorato non più a una logica valutazione di superfluità o meno del dibattimento, ma a una vaga e indeterminata re-

Dove pende la bilancia

47

Dove pende la bilancia

48

gola di giudizio riguardante direttamente l’esito del processo. ma è lo stesso dibattimento, conseguenzialmente, a essere sfigurato: non più il luogo per antonomasia di formazione della prova, della trasformazione dalla fonte di prova affinché essa possa assumere il rango di prova, ma il luogo volto a verificare unicamente se le fonti di prova possano reggere al contradditorio delle parti. il tutto prescindendo da ogni ulteriore valutazione di carattere sociale, garantendosi in tal modo di fatto una definitiva discrezionalità dell’azione penale, concedendosi al p.m. una possibilità fin troppo diffusa d’inazione penale. a questo punto risulta veramente difficile comprendere come possa adeguarsi l’attuale formulazione dell’art. 408 con la previsione

di cui all’art. 409 comma 4 e 5. premesso che le udienze di opposizione alla richiesta d’archiviazione aumenteranno ovviamente in modo esponenziale, per quanto detto in antecedenza, le “necessarie ulteriori indagini” indicabili dal giudice dovranno evidentemente riguardare un’incompletezza investigativa colmabile solo con l’acquisizione di elementi probatori tali da garantire una ragionevole prognosi di condanna e quindi, considerato il tenore letterale dell’art. 533 comma 1, idonei a garantire una “ragionevole” prognosi di responsabilità oltre ogni “ragionevole” dubbio (la tanto ricercata e ormai mitica ragionevolezza, cioè il buon senso e l’equilibrio, parrebbe essere il nuovo e risolutivo criterio valutativo del processo penale…).

49 l’orizzonte della sua scelta e demarca il confine tra esercizio dell’azione penale ed archiviazione”. da ciò discende che in caso di una comunicazione di reato, dalla quale poi emerga, ictu oculi, la completa estraneità della persona sottoposta a indagini, non potrebbe essere più possibile né per il p.m., né successivamente per il giudice, attestare l’estraneità del reo al fatto-reato, oppure l’insussistenza di quest’ultimo, perché l’unico parametro valutativo previsto è quello della negativa ragionevole prognosi di condanna, la quale di per sé non presuppone un’antecedente valutazione negativa di plausibilità del fatto o di ascrivibilità del medesimo, soluzione invece prevista espressamente per l’esito dell’udienza preliminare (art. 425 comma 1), con tutte le conseguenze in punto d’incertezza, di lesione dei naturali diritti dell’incolpato e d’ulteriore contenzioso in sede civile.

Dove pende la bilancia

analogamente, il giudice potrà ritenere completo il quadro probatorio solo quando gli elementi assunti assicureranno una ragionevole previsione di condanna. tale interpretazione sembra essere ineludibile se confrontata con l’espressa previsione di cui all’udienza preliminare: l’art. 425 comma 3, specularmente all’art. 408, ai fini del non luogo a procedere, àncora la pronuncia alla ragionevole prognosi dell’inutilità del dibattimento. il risultato di tutto ciò è che il p.m. dovrà concentrare la sua attenzione in merito all’azione penale solo ed esclusivamente sulla sussistenza di elementi probatori confortanti per la condanna, sostituendosi al giudice e invadendone il tipico campo d’azione, di fatto disinteressandosi della concreta infondatezza della notizia di reato poiché, si è detto (nicola russo), che “La ragionevole previsione di condanna costituisce

L’AGRICOLTURA NEL XXI SECOLO tra Italia, U.S.A. e Israele ROMA 16 GIUGNO 2023 Parlamentino delle Foreste Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari Carabinieri Via Giosuè Carducci, 5 PROGRAMMA Ore 9.00 - Indirizzi di saluto:

Ore 15.30 – L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA IN AGRICOLTURA E IN VITICOLTURA

Antonio Pietro Marzo Generale di CdA, Comandante del C.U.F.A. Raphael Singer Ministro per gli affari economici e scientifici - Ambasciata di Israele

RELAZIONE INTRODUTTIVA: Amedeo De Franceschi Comando Carabinieri Tutela Agroalimentare

Pierluigi Sanna Sindaco di Colleferro, vice Sindaco della città metropolitana di Roma

TUTELA AGROALIMENTARE E INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Carlo Gaudio Presidente del CREA, Consiglio per la ricerca e l’economia in agricoltura

TAVOLA ROTONDA Coordina: Giorgio Cantelli Forti Presidente dell’Accademia Nazionale di Agricoltura

Sergio Castelbolognesi Presidente di KKL - Italia Giorgio Cantelli Forti Presidente dell’Accademia Nazionale di Agricoltura

Partecipano: Stefano Amore Magistrato, direttore dell’Osservatorio per l’analisi normativa del C.U.F.A.

Ore 10.30 – IL FUTURO DELL’AGRICOLTURA E DEL VINO RELAZIONI INTRODUTTIVE: Aaron Fait Professore della Ben Gurion University

Paul Bodenham Avvocato, Consigliere dell’Organizzazione mondiale degli agricoltori dal 2012 al 2017

COSA RIMARRÀ DELLA VITICOLTURA MEDITERRANEA TRA 50 ANNI E COME EVITARE IL PEGGIO

Liri Eitan Drai Direttore generale di KKL – Italia

Michele Morgante Professore ordinario di genetica all’Università di Udine

Enrico Perticone consigliere CNSD, Professore di merceologia doganale Univ. “G. D’annunzio” Chieti-Pescara

INNOVAZIONE TECNOLOGICA PER LA SOSTENIBILITÀ DELL’AGRICOLTURA

Giancarlo Righini Assessore all’Agricoltura, sovranità alimentare, parchi e foreste della Regione Lazio

11.30 - TAVOLA ROTONDA Coordina: Stefano Amore Magistrato, direttore dell’Osservatorio per l’analisi normativa del C.U.F.A.

Stefano Vaccari Direttore generale del CREA, Consiglio per la ricerca e l’economia in agricoltura

Partecipano: Albino Armani Presidente del Consorzio Tutela Vini DOC delle Venezie

Conclusioni: Giuseppe Giove Generale Div. Carabinieri (r.f.-ris.)

Angelo Lupi Presidente del G.A.L. “Terre di Pre.Gio.” Donato Monaco vice capo di Gabinetto del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Antonio Santarelli, Titolare ed Amministratore di Casale del Giglio Società Agricola S.r.l.

Luisa Volpe Head of Policy Development, World Farmers' Organization

ER L’ANALISI NOR RIO P ATO MA RV TI SE

VA

OS

E’ stata invitata a partecipare Marina Elvira Calderone, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali

ra

ss

Co

es

e,

to

tal

Id r

bie n

oge

olo gic o

Tutela Am

nt

sto

a ll a

C o n tr

affazione Ali

men

tar

e,

Di

51 Luisa Volpe Advocacy, Policy and Partnership Practice Lead, World Farmers’ Organisation, WFO

nel ventunesimo secolo il settore agricolo si è trovato ad un punto di svolta.

Questo tema è emerso chiaramente durante lo svolgimento del convegno «L’Agricoltura nel XXI secolo tra Italia, Israele e Stati Uniti» organizzato dalla rivista “nova itinera. percorsi del diritto nel XXi secolo” e dal suo direttore stefano amore. l’incontro ha costituito, infatti, una significativa occasione di riflessione sul potenziale e sulle sfide che il settore agricolo dovrà affrontare in questo periodo storico e negli anni a venire. la prospettiva del convegno è stata quella di mettere a confronto contesti agricoli non omogenei tra cui, in particolare, quello italiano e quello israeliano, che rappresentano due modelli complementari, ma sicuramente molto diversi tra di loro. durante le presentazioni, infatti, è emerso chiaramente che ognuno dei due presenta grandissime opportunità, in contrapposizione a margini di semplice miglioramento. nel mio ruolo di coordinatore responsabile della creazione delle politiche, del dialogo politico e delle partnership nell’organizzazione mondiale degli agricoltori, ho avuto modo di entrare in contatto con il grandissimo potenziale di questo settore a livello globale, potenziale che è dato proprio dalla diversità che presenta, nonché dalla ricchezza dei singoli settori agricoli a livello nazionale. l’organizzazione mondiale degli agricol-

tori, oma, è un’associazione di secondo livello, che è stata creata dagli agricoltori stessi i quali, attraverso le loro strutture nazionali, hanno deciso di dare impulso a un organismo internazionale che fosse in grado di rappresentare le loro istanze direttamente presso le istituzioni intergovernative come le nazioni unite. nel 2011, quindi, i rappresentanti di 18 organizzazioni nazionali di agricoltori hanno fondato l’organizzazione mondiale degli agricoltori che oggi riunisce 77 organizzazioni nazionali di 54 paesi, abbracciando l’agricoltura di tutti i continenti.

Questa struttura globale, con rappresentanze regionali, si riflette anche negli organi di governance dell’organizzazione. l’assemblea generale, che si riunisce una volta l’anno, decide sulla direzione politica dell’organizzazione, approva il budget e adotta le linee strategiche. il mandato dell’assemblea generale viene implementato, poi, dal consiglio di amministrazione che, a sua volta, è composto da un rappresentante per ogni regione del mondo, più il presidente, dando vita ad un organo di governo che rappresenta l’america latina, l’america del nord, l’europa, l’africa, l’asia e l’oceania. la caratteristica dell’organizzazione mondiale degli agricoltori è proprio quella di rappresentare tutte le tipologie di agricoltori del mondo, i più piccoli e i più grandi, i più remoti e i più vicini alle filiere, capaci, in

Diritto, economia e agricoltura

l’agricoltura nel XXi secolo: prospettive da un convegno

Diritto, economia e agricoltura

52 questa diversità, di generare una ricchezza grandissima. il settore agricolo è infatti in grado di esprimere una resilienza che, probabilmente, altri settori non hanno, in quanto in agricoltura quello che effettivamente conta sono soprattutto le persone. la grande diversità tra il settore agricolo e altri ambiti, come quello industriale, sta proprio nel fatto che il rischio d’impresa nell’azienda agricola è gestito da un individuo o da una famiglia o, al massimo, da una cooperativa. ciò a differenza di quanto accade nell’industria, in cui il profitto e il rischio di impresa non sono quasi mai nelle mani di una sola persona, ma di un gruppo di persone o di un’entità esterna. Questa differenza costituisce una specifica peculiarità del mondo agricolo rispetto ad altri settori. in questo momento storico è ancora più importante che la voce degli agricoltori venga rappresentata a tutti i livelli, internazionali e nazionali, perché il mondo intero sta per affrontare una serie di sfide che riguardano, anche e soprattutto, il settore agricolo. il cambiamento climatico è quello che maggiormente influenza la vita degli agricoltori, essendo in grado di impattare sulla semina e sul raccolto, sulla vita degli animali, sulla fertilità dei suoli. per quanto si dica che è l’agricoltura che influenza il cambiamento climatico, in realtà l’impatto del cambiamento climatico sull’agricoltura è ancora più significativo. anzi, in un mondo in cui tutte le attività contribuiscono al cambiamento climatico, il settore agricolo è, forse, quello che più di tutti ne viene influenzato negativamente. il dato del panel intergovernamentale sul cambiamento climatico (ipcc), quando parla di un 30% dell’agricoltura che influisce sul cambiamento climatico, in realtà

non si riferisce all’agricoltura, ma ai sistemi di produzione alimentare. pertanto, a fronte di un tale impatto dei sistemi alimentari sul cambiamento climatico, fino ad ora le possibilità di soluzione hanno gravato solo sugli agricoltori, trascurando le risposte al problema che dovrebbe fornire l’industria della distribuzione, dei trasporti e dell’energia. in definitiva, oggi esiste un’aspettativa gigantesca nei confronti degli agricoltori che devono continuare ad alimentare i cittadini del mondo, il cui numero è in costante crescita, e che devono farlo in maniera sempre più sostenibile per poter preservare anche l’ambiente. l’efficienza e la sostenibilità della produzione agricola rappresentano, naturalmente, un interesse primario per gli agricoltori. la sostenibilità intesa in senso complessivo, oltre ad includere quella ambientale e sociale, include anche la sostenibilità economica, per cui l’azienda agricola deve essere in grado di produrre a dei costi accettabili, che consentano un sufficiente guadagno da poter reinvestire nella propria azienda, nella propria famiglia e nella società. alla base della sostenibilità in ambito agricolo c’è, quindi, la necessità del miglioramento della condizione economica degli imprenditori agricoli, possibile oggi soprattutto attraverso l’adeguata valorizzazione dell’innovazione.

Quando si parla di innovazione non si intende, però, soltanto l’innovazione tecnologica, ma anche l’innovazione in termini di gestione del business agricolo e, quindi, l’innovazione nelle politiche di governance, negli incentivi e nell’accesso al finanziamento. l’innovazione come concetto generale rappresenta, indubbiamente, lo strumento principale per raggiungere una produzione maggiore, abbattendo i costi di produzione e di gestione. dal momento che la popolazione mondiale è in continua crescita, una maggiore

produzione di cibo è assolutamente necessaria, ma data la condizione del pianeta, a cui dobbiamo tutti contribuire per produrre sempre di più in maniera sostenibile, l’innovazione è la via che dobbiamo seguire per raggiungere gli obiettivi di crescita ed evoluzione che ci proponiamo. soluzioni avanzatissime di innovazione tecnologica in agricoltura, per esempio, sono già sul mercato e sono state presentate dagli amici israeliani durante il convegno. le tecnologie utilizzate in questa zona del mondo consentono di stabilire alti livelli di produzione in contesti anche desertici. fare agricoltura in territori desertici, attraverso la giusta innovazione e le giuste tecnologie, rappresenta un grande contributo allo sviluppo della produzione e queste tecniche che israele e il KKl mettono a disposizione di tutti, potrebbero essere facilmente utilizzate anche in altri paesi.

Quello che manca sono adeguate forme di accesso al finanziamento che consentano a tutti gli agricoltori di utilizzare queste nuove tecnologie. senza adeguati aiuti finanziari, gli agricoltori non sono in grado di raggiungere i

livelli di sostenibilità sperati. e, oltre ai finanziamenti, appare indispensabile avviare politiche di sostegno per le aziende agricole, che ne affermino il carattere strategico e l’indispensabilità anche nelle società moderne. nell’organizzazione mondiale degli agricoltori una parte del lavoro è appunto costituito dal raccogliere le best practises degli agricoltori per produrre in maniera sempre più sostenibile, in modo da farle conoscere e condividere a livello internazionale. sotto il profilo dell’azione politica, l’organizzazione mondiale degli agricoltori chiede un contesto normativo favorevole, mettendo a disposizione pratiche di successo già sperimentate. È fondamentale, pertanto, che gli agricoltori vengano ascoltati sia dalle istituzioni politiche, sia dalle istituzioni finanziarie e che possano avviare una interlocuzione mirata con i protagonisti della ricerca. l’obiettivo che ci proponiamo, di ridurre in modo significativo l’impatto dei sistemi alimentari sul cambiamento climatico, passa, perciò, attraverso l’innovazione e la ricerca, ma è altrettanto indispensabile anche una adeguata interlocuzione con la politica e il mondo finanziario.

Diritto, economia e agricoltura

53

FRANCESCA CENCETTI, “Il brusio dell’Estate”, olio su tela 70x50 con sabbia di mare

55 Carlo Gaudio Presidente del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria

agli esordi del secondo ventennio del XXi secolo, nel mondo dell’agricoltura si annunciano numerosi elementi di novità, dettati dall’evoluzione sempre più veloce dei tempi, dell’economia, della tecnologia. gli elementi fondamentali di tale evoluzione sono caratterizzati da fattori peculiari, dei quali non si trova l’equivalente in altri settori. solo a titolo di esempio: la straordinaria importanza che rivestono per le attività agricole le risorse naturali e l’ambiente; il delicato rapporto produzione-consumo nel settore alimentare, nel quadro di una sempre più difficile sostenibilità; i progetti e le pro-

messe di una vasta azione di digitalizzazione per giungere ad un’agricoltura di precisione; l’utilizzo – prima in fase di ricerca sperimentale, poi produttiva – delle nuove tecniche di ingegneria genetica. tutto questo sempre al servizio della qualità dei prodotti, delle necessità dei produttori, delle esigenze dei consumatori.

Vogliamo qui sinteticamente analizzare quei fattori fondamentali di un promesso sviluppo, che non basta soltanto – in ogni convegno, in ogni discussione – recitare come una giaculatoria di “parole magiche” quasi che, una volta pronunciate, abbiano la virtù

Diritto, economia e agricoltura

l’agricoltura italiana nel XXi secolo

56 miracolosa di autorealizzarsi, ma che hanno bisogno di tutto il nostro impegno, di una concreta progettualità, di un congruo investimento economico, per poter trovare una loro autentica realizzazione.

1. SOSTeniBiliTÀ

Diritto, economia e agricoltura

dobbiamo muoverci verso un modello di sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri (onu, 1992). i leader mondiali hanno concordato

l’agenda 2030: 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (sdg) e 169 target proposti dalle nazioni unite nel 2015. le novità in questo ambito investono - sul fronte produttivo - il profilo e la posizione dell’agricoltore nel contesto istituzionale nel quale opera; le tecniche e i fattori di produzione che vengono utilizzati. sul fronte del consumo, risalta l’espansione della domanda per biocarburanti e, almeno nei paesi più avanzati, per servizi agroambientali. su entrambi i fronti si collocano, poi, gli sviluppi dell’ingegneria genetica (nbt, tea), con le enormi possibilità che essa offre per produrre alimenti, piante e frutti di qualità, resistenti ad agenti nocivi biotici ed abiotici, al fine di

Figura 2

57

2. ReSilienZa la resilienza è la capacità di far fronte allo stress ed alle diverse avversità, uscendone rafforzati: è quindi la capacità di un ecosistema di ripristinare la propria condizione di equilibrio. mediante le seguenti azioni: 1. riducendo l’impatto dell’agricoltura sul clima e sulle risorse naturali e limitando le emissioni di gas serra 2. aumentando la produttività sostenibile e rafforzando la qualità e la sicurezza alimentare 3. migliorando la resilienza degli agricoltori, incentivandone il reddito ed il processo di adattamento al cambiamento climatico.

3. DiGiTaliZZaZiOne dobbiamo promuovere fortemente l’utilizzo di tecnologie e dati digitali per ottimizzare lo sviluppo rurale e trasformare i processi aziendali, al fine di creare un ambiente virtuale in cui tutte le informazioni siano al centro del sistema.

4. TRanSiZiOne eCOlOGiCa È assolutamente necessario sviluppare quei processi di innovazione tecnologica volti a favorire l’economia e lo sviluppo, nel rispetto dell’ambiente e della sua sostenibilità, puntando a realizzare (pnrr) una: 1. transizione energetica basata sulle fonti rinnovabili 2. agricoltura ed economia circolare 3. mobilità a zero emissioni 4. tutela della biodiversità.

Diritto, economia e agricoltura

aumentare la produttività con meno fertilizzanti e diserbanti, riassumibile in un efficace ma realistico slogan: “produrre di più con meno”.

58 5. eCOnOMia CiRCOlaRe dobbiamo mirare ad un modello di produzione e consumo che implichi condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, riciclo dei materiali e dei prodotti esistenti il più a lungo possibile. in tal modo si estende anche il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a minimizzare gli scarti e generando ulteriore valore.

Diritto, economia e agricoltura

6. BiODiVeRSiTÀ l’ ocse definisce la biodiversità come la variabilità tra gli organismi viventi di qualsiasi specie, inclusi gli ecosistemi terrestri, marini e acquatici e i complessi ecologici di cui questi sono parte. l’italia possiede un immenso patrimonio di biodiversità per la grande varietà di climi e di ambienti presenti sul suo territorio: oltre ai batteri, alle alghe e ai funghi, le specie di piante superiori nel nostro paese sono circa 6.700, cui vanno aggiunte le 1.130 specie di muschi. riguardo agli animali, sono presenti circa 55.600 specie, tra cui 500 specie aviarie. a fronte di ciò il nostro paese, in termini di produzione agricola, ha un impatto trascurabile sul totale delle emissioni di co2 planetarie e pertanto le campagne - a volta ispirate da un eccessivo tasso di fondamentalismo agro-ecologico - dovrebbero essere

indirizzate contro altri paesi e non certo verso il nostro.

7. TRaCCiaBiliTÀ la tracciabilità dei prodotti alimentari è stata regolamentata nel 2002 dalla comunità europea (regolamento ce n. 178/2002) nel senso di una: a. maggiore trasparenza per i processi di filiera b. velocizzazione nel recupero delle informazioni c. diminuzione di scarti e sprechi alimentari d. percezione di qualità ed efficienza agli occhi del cliente e. gestione delle scorte e del magazzino f migliore qualità dei prodotti con controllo anche delle condizioni del trasporto. la trasformazione del codice a barre in un Qr code consentirebbe al consumatore di acquisire facilmente ogni dato sulla tracciabilità dei prodotti.

8. QUaliTÀ l’italia è il paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari di eccellenza riconosciuti dalla ue, a dimostrazione della grande qualità delle sue produzioni e del forte legame col proprio territorio di origine:

59

:

/012345652.57.%!$.89 .

!

!

>?.@0.ABACD2E -&:.295@@5B75.ABA.>%$(."E

!

! :;9:8! "<;<;==! :;8@! "<;<F=!

!"#$!#

!

>?.@0D.ABACD2E -&:.295@@.6C9G.0@B./*&$&

!

!"#$%&'%!(%)*+%,-,.+/'!

H;I;J

!

! )*+&,#! ">!:;?! !:;>9"! <!::=! <8)!=!

B!;!! >;>"! <!::=! <!9)B=!

B;!! :;8B"! ! <!::= <>)8=!

%&'(&

321 alimenti: dop, igp, stg 526 vini: docg, doc, igt

9. TeRRiTORialiTÀ i prodotti dop, igp, stg, docg, doc e igt: a. garantiscono i consumatori col massimo livello di tracciabilità, di qualità e di sicurezza alimentare b. tutelano l’ambiente, salvaguardando territori, ecosistemi e biodiversità c. rafforzano la coesione sociale e culturale delle comunità rurali d favoriscono il sistema produttivo e l’economia delle diverse regioni del nostro paese e del Made in Italy.

! @;?"! <!)@=! !!;A"! <8A)C=! :;8@"! <C)8=!

-!'#.

! @;A9"! <!)@=! >;!"! <!8)B=! :;!:"! <8)>=! */#

!

9;9"! <:)?>=!

8;A"! <?)A=! :;!!"! <8)?=! !'(!#

10. RiCeRCa le sfide che l’agricoltura del terzo millennio dovrà affrontare in tema di sostenibilità ambientale e produttiva impongono alla ricerca scientifica nuove tecniche e metodi di coltivazione, utili a migliorare geneticamente le piante, per renderle più resistenti alla siccità e ai parassiti e meno bisognose di fitosanitari, risorse idriche, fertilizzanti. assieme alla digitalizzazione, l’applicazione in campo delle tecniche di evoluzione assistita (tea) costituirà la più preziosa risorsa in grado di rimodellare il breeding vegetale, per una produzione ambientalmente ed economicamente più sostenibile, costantemente al servizio della persona umana.

Diritto, economia e agricoltura

"!

FRANCESCA CENCETTI, “Lo stato delle idee”, olio su tela 80x60 con sabbia di mare

61 Enrico Perticone Professore di Merceologia Doganale presso l’Università degli Studi “G. D’annunzio”

Valutazioni generali il commercio internazionale identifica da un punto di vista normativo e regolamentare un contesto giuridico particolarmente complesso da indagare ed al cui interno la merce, intesa come bene a contenuto economico1, ne è inequivocabilmente protagonista. il sistema normativo multilaterale di regolazione degli scambi a livello globale2 trova le sue principali regole di funzionamento proprio sulla base di elementi di discriminazione a carattere merceologico. in altre parole, è la merce, in funzione di determinate proprietà assegnate e condivise, a condizionare le modalità di esercizio del commercio globale. dette condizioni vanno intese tanto in senso strettamente tariffario (dazi doganali) quanto in senso extra tributario (restrizioni, embargo, misure di politica commerciale, politiche di sicurezza, ecc.); nella attuale contingenza storica sono proprie le seconde (misure non tariffarie) a catalizzare maggiormente l’attenzione a livello internazionale, si pensi a mero titolo di esempio al tema della sostenibilità ed ai programmi di progressiva riduzione di co2 in atmosfera. in tale articolato contesto il comparto agricolo e agroalimentare gioca storicamente un ruolo di primaria importanza; non è un caso che una delle primissime politiche commerciali varate dalla comunità economica euro-

pea (cee) all’indomani della sua costituzione sia stata la politica agricola comune (pac) e che proprio per il raggiungimento degli obiettivi tipici della pac (tra i quali il miglioramento della qualità di vita degli operatori del settore ed il mantenimento del controllo dei fattori produttivi) siano state adottate misure doganali atte a favorire un controllo interno dell’offerta (e quindi dei prezzi) ed a limitare l’impatto derivante dalle importazioni da paesi terzi (non comunitari) di fattori produttivi agricoli3. la politica doganale e commerciale e la politica agricola sono quindi strettamente e storicamente interconnesse.

Qualsiasi meccanismo regolatore degli scambi internazionali basato su assegnate caratteristiche delle merci non può peraltro prescindere da una standardizzazione del linguaggio merceologico anch’esso definito a livello internazionale; tale “lessico” comune è assicurato da un particolare ordinamento sistematico (impropriamente assimilato a vero e proprio sistema di classificazione) istituito con la convenzione internazionale sul sistema armonizzato (sa o Harmonized system – Hs), conclusa nel 1983 ed entrata in vigore il primo gennaio 19884. la codificazione sa prevede un sistema piramidale (classicamente top down) articolato in capitoli (99), sotto-capitoli o voci (circa 1239) e sottovoci (circa 5629) identificati da un codice numerico complessivo a sei carat-

Diritto, economia e agricoltura

Considerazioni sul commercio internazionale di prodotti dell’agricoltura

Diritto, economia e agricoltura

62 teri numerici (di modo che la prima coppia indichi il capitolo di appartenenza, la prima e la seconda indichino la voce all’interno del capitolo e l’intera sestina identifichi la sottovoce all’interno di una voce)5; ai capitoli, alle voci ed alle sottovoci sono assegnate definizioni letterali. l’art.1 della convenzione stabilisce inoltre che per sistema armonizzato non debbono intendersi solo i codici numerici e le definizioni ad essi associate, ma anche un complesso costituito da note di sezione, note di capitolo, note di sottovoce e regole generali di interpretazione del sistema armonizzato (rga). i cicli di revisione sono quinquennali, la versione attualmente in vigore è la sa-2022 che sostituisce la versione sa-2017. la corretta interpretazione del sistema armonizzato costituisce quindi il primo e deci-

,

sivo passo per l’applicazione della normativa unionale in tema di commercio internazionale, nel caso di specie, di prodotti dell’agricoltura. ne consegue che le articolate norme sanitarie, fitosanitarie e veterinarie stabilite dalla ue a tutela di sicurezza, ambiente e consumatori ed applicabili alla importazione di prodotti da paesi terzi (non ue) sono correlate, all’interno della tariffa doganale comunitaria, alle posizioni doganali unionali delle

merci che costituiscono sotto-ripartizioni delle posizioni sa6. il comparto agroalimentare è classificato nei primi ventiquattro capitoli del sistema armonizzato secondo la seguente progressione logica: animali vivi e prodotti del regno animale (1-5), prodotti del regno vegetale (614), grassi e oli animali e vegetali (15), prodotti dell’industria alimentare, bevande e tabacchi (16-24). le sottovoci contenute nei primi ventiquattro capitoli del sistema armonizzato coprono circa il 17,5% del totale (965 su 5629) a testimonianza della importanza strategica che la classificazione in tema di prodotti agricoli ed alimentari assume a livello internazionale. il sistema armonizzato consente di utilizzare un linguaggio merceologico ampiamente condiviso nel commercio internazionale: tale circostanza è di grandissima utilità sotto numerosi punti di vista che di seguito si sintetizzano con una particolare attenzione al settore agricolo e agroalimentare.

Utilizzo di tariffe doganali con matrici condivise: ciascuna parte contrente costruisce la propria “tariffa doganale” sulla base di una matrice comune (segnatamente il sa)7.

Statistiche sul commercio internazionale: un linguaggio merceologico comune consente aggregazioni coerenti di dati a livello internazionale.

Lotta contro le frodi: un unico linguaggio merceologico nel commercio internazionale facilità le attività di repressione dei fenomeni fraudolenti.

Politiche internazionali di controllo in taluni settori specifici: un esempio paradigmatico in tal senso viene dalla food and agriculture organization (fao), che, nel corso dei cicli di revisione quinquennale del sa, propone di volta in volta le modifiche necessarie per il migliore monitoraggio del

63

<Z^T?<^, <Z^T?T^,

<Z^T, <Z^T?@^, <Z^T?L^, <Z^T?V^, <Z^T?T^,

!"#$%&'# H.&#,'&,#.&9*,(,%2(,0)*+&#$&:,*$3F(,)*00&$*-&:,4*,$#$,4#'&0&3*-&, 3F&4&3*4($-(b, ­, i()1&$&,, ­, K.-)&, !"#$%$$# H.&#,'&,#.&9*,(,%2(,0)*+&#$&:,*$3F(,)*00&$*-&:,4*,$#$,4#'&0&3*-&, 3F&4&3*4($-(b, ­, H.&#,(E-)*,9()1&$(,'&,#.&9*,, ­, H.&#,9()1&$(,'&,#.&9*, ­, K.-)&,#.&,'5#.&9*,9()1&$&,, ­, K.-)&,,

commercio mondiale di prodotti agricoli ed alimentari. la duttilità del sistema armonizzato può essere illustrata attraverso un esempio che mette a confronto la versione 2017 e quella 2022 di una specifica voce di sistema armonizzato (nel caso di specie la voce 1509 relativa agli oli di oliva anche raffinati ma non modificati chimicamente). avendo riguardo agli oli di oliva vergini, si può notare come nella versione 2017 il sa comprendesse nella sottovoce 1509.10 tutti i vergini (quindi l’extra, il vergine ed il lampante) con la conseguenza che al livello internazionale non vi era possibilità di effettuare statistiche ed aggregazioni coerenti8 perché un unico codice accomunava diverse qualità di vergini; dal 2022 la voce 1509 è stata profondamente modificata di modo che oggi, ad esempio, la sottovoce 1509.20 identifica la categoria “oli di oliva vergini” a livello mondiale ed è quindi molto più “parlante”: non può sfuggire al riguardo la straordinaria utilità della nuova codicistica tanto per il monitoraggio statistico e commerciale del prodotto, quanto per una più efficace lotta internazionale alla frodi in tale settore.

Dati di interscambio il valore complessivo delle esportazioni italiane di prodotti dell’agricoltura e di prodotti agroalimentari nel 2022 è di circa 60,94 miliardi di euro con un più 15% rispetto al 2021; la quota export complessiva a livello mondiale per l’italia è di 627,71 miliardi di euro: il comparto agroalimentare ne assorbe pertanto in valore circa il 9,76%. il saldo commerciale export-import è di fatto pari a zero (il valore import nello stesso periodo è praticamente identico a quello export)9. con riferimento ai saldi per singoli comparti (differenza tra esportazioni ed importazioni), si registrano significativi e storici valori negativi di bilancia commerciale soprattutto nel settore dei fattori produttivi di base: cereali, animali vivi, carni e frattaglie, pesci e crostacei, semi e frutti oleosi, oli e grassi e zuccheri. per converso i prodotti dell’industria alimentare costituiscono un traino importante del nostro export: il solo settore bevande (capitolo 22 del sistema armonizzato) fa segnare un valore export di 11,99 miliardi di euro a fronte di 2,80 miliardi di import per un saldo positivo di 9,18 miliardi.

Diritto, economia e agricoltura

<Z^T,

64 INTERSCAMBIO ITALIA – USA, ANNO 2022 PRODOTTI DELL’AGRICOLTURA ED AGROALIMENTARI PER CAPITOLI SA CAPITOLO SA

Valori in euro, fonte ISTAT IMPORT

EXPORT

SALDO

1-Animali vivi

992.919

269.574

-723.345

2-Carni e frattaglie commestibili

30.248.618

177.082.118

146.833.500

3-Pesci e crostacei, molluschi e altri invertebrati acquatici 4-Latte e derivati del latte; uova di volatili; miele naturale; prodotti commestibili di origine animale, non nominati né compresi altrove 5-Altri prodotti di origine animale, non nominati né compresi altrove

86.998.338

2.422.122

-84.576.216

127.241

423.078.322

422.951.081

17.350.758

8.809.055

-8.541.703

88.101

20.963.435

20.875.334

56.051.893

40.813.351

-15.238.542

6-Alberi vivi e altre piante; bulbi, radici e simili; fiori recisi e fogliame ornamentale

Diritto, economia e agricoltura

7-Ortaggi o legumi, piante, radici e tuberi commestibili

INTERSCAMBIO ITALIA – ISRAELE, ANNO 2022 PRODOTTI DELL’AGRICOLTURA ED AGROALIMENTARI PER CAPITOLI SA CAPITOLO SA

Valori in euro, fonte ISTAT IMPORT

EXPORT

SALDO

1-Animali vivi

426.300

3.000

-423.300

0

90.077

90.077

2-Carni e frattaglie commestibili 3-Pesci e crostacei, molluschi e altri invertebrati acquatici 4-Latte e derivati del latte; uova di volatili; miele naturale; prodotti commestibili di origine animale, non nominati né compresi altrove 5-Altri prodotti di origine animale, non nominati né compresi altrove

698.941

708.818

9.877

681.792

15.998.157

15.316.365

0

71.102

71.102

6-Alberi vivi e altre piante; bulbi, radici e simili; fiori recisi e fogliame ornamentale

2.065.951

445.467

-1.620.484

7-Ortaggi o legumi, piante, radici e tuberi commestibili

1.493.543

260.856

-1.232.687

avendo ora riguardo ai dati per singoli paesi, di seguito i valori relativi all’interscambio di prodotti dell’agricoltura ed agroalimentari con israele e stati uniti d’america. il valore complessivo dell’export agroalimentare italiano in usa nel 2022 supera i 6,6 miliardi di euro a fronte di importazioni per circa 1,2 miliardi, per un saldo positivo di

quasi 5,44 miliardi. i dati confermano l’eccezionale performance nazionale nei confronti di un mercato maturo e consolidato. il valore complessivo dell’export agroalimentare italiano in israele nel 2022 è di circa 429 milioni di euro a fronte di importazioni per circa 56,2 milioni ed un saldo positivo di quasi 373 milioni. i dati confermano una forbice positiva ed assai significativa per l’italia,

fatta eccezione per il capitolo 12 sa (semi e frutti oleosi; semi, sementi e frutti diversi; piante industriali o medicinali; paglie e foraggi) che vede l’italia importatore netto per 11,5 milioni di euro.

note in tale accezione la merce può anche essere definita come “artefatto”, cioè bene che genera valore nella misura in cui è in grado di interagire con un utilizzatore ovvero un consumatore.

2 i principali soggetti regolatori multilaterali degli scambi commerciali internazionali sono la World trade organization (Wto) e la World customs organization (Wco).

3 l’effetto combinato di elevati “prelievi agricoli” all’importazione nella comunità europea e di rimborsi (re-stituzioni) all’esportazione di prodotti di base verso paesi non comunitari ha consentito per ben più di un trentennio al comparto agroalimentare europeo di resistere all’impatto di produzioni estere caratterizzate da prezzi estremamente più bassi di quelli invece necessari in europea per il mantenimento in vita dell’intero comparto.

4 oggi tra gli utilizzatori della nomenclatura del sistema armonizzato si contano complessivamente più di duecento territori doganali; si può ben dire quindi 1

che si tratta di un linguaggio merceologico universalmente condiviso.

5 i capitoli a loro volta sono incardinati in ventuno sezioni (relative a macroaree merceologiche) identificate da numeri romani (da i a XXi).

6 la tariffa doganale comune (tdc) è definita dall’art.56 del codice doganale dell’unione (cdu) istituito con regolamento (ue) 952/2013. le misure ad essa associate sono consultabili in italia attraverso la banca dati “taric” disponibile nel sito web di agenzia dogane accise e monopoli adm.

7 il sistema armonizzato è definito sistema aperto, di modo che le parti utilizzatrici nella costruzione delle tariffe doganali (che associano a ciascun codice doganale doganali le misure daziarie ed extra tributarie) possono identificare ulteriori sottoposizioni dei codici sa purché coerenti con quelli sovrastanti (secondo il citato metodo top down). l’unione europea, attraverso il regolamento (cee) 2658/87 (e successive modifiche) identifica due sottolivelli del sa, rispettivamente la nomenclatura combinata (nc) e la tariffa integrata delle comunità (taric) rispettivamente contraddistinti da otto e dieci caratteri numerici.

8 la distinzione assumeva rilievo nella ue a livello di sottoposizioni unionali (nc) di modo che si aveva: 1509.1010 (lampanti), 1509.1020 (extra vergini) e 1509.1080 (altri, rectius vergini non extra né lampanti); questo, tuttavia, non consentiva la condivisione di dati aggregati sulle qualità dei vergini con altri paesi dal momento che la matrice comune (1509.10) aggregava tutti i vergini.

9 fonte: dati istat.

Diritto, economia e agricoltura

65

Arturo Frondizi, Presidente della Repubblica Argentina

67 Rocco Frondizi docente universitario presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”.

in questi ultimi tempi grande è l’attenzione in argentina e fuori per la figura di arturo frondizi, presidente della repubblica argentina dal 1958 al 1962, per il carattere progressista delle sue politiche economiche, ancora attuali e di ispirazione ai giorni nostri. il cognome frondizi è molto noto in sudamerica grazie alla storia della sua famiglia, emigrata in argentina nella seconda metà del 1800. per ragioni economiche e demografiche, migliaia di italiani furono costretti ad abbandonare la loro terra per cercare lavoro e fortuna altrove. molti si diressero verso altri paesi europei, altri verso l’america del nord e del sud. l’italia in quel periodo era un paese arretrato, con un’economia prevalentemente agricola, che in quanto tale aveva risentito enormemente della crisi agraria, soprattutto dopo il 1880. un grande numero di operai e contadini abbandonarono la loro terra per migliorare le proprie condizioni di vita ed emigrarono in terre lontane. tra questi, giulio frondizi, padre di 13 figli, tra i quali tre che hanno dato grande lustro all’italia nel mondo, contribuendo allo sviluppo culturale ed economico della terra che li ha accolti: arturo, risieri e silvio, “Los tres Frondizi”, come li chiamano ancora lì, oltre l’oceano. il trio familiare è ricordato ancora oggi come tra i più importanti ed influenti nel panorama politico, intellettuale, economico, culturale e sociale dell’america latina di oltre metà del secolo scorso. risieri frondizi viene spesso citato per il suo contributo

all’universalità e alla libertà di accesso all’istruzione, un principio tuttora chiave del sistema educativo argentino. silvio frondizi è ricordato tra i maggiori difensori dei diritti fondamentali della persona, in un’epoca in cui la tutela dei diritti umani è tema discusso e più che mai sentito ed attuale. la figura di arturo frondizi sarà invece oggetto di approfondimento nei paragrafi successivi. arturo frondizi nacque a paso de los libres, nella provincia di corrientes, il 28 ottobre 1908. da giovane, non nutriva grande interesse per gli studi e preferiva dedicarsi al pugilato e al calcio, tanto che giocò per alcuni anni nelle giovanili del club almagro, di cui era un appassionato sostenitore. nel 1923, insieme al fratello silvio, si trasferì a buenos aires per frequentare il Colegio Nacional Mariano Moreno. tentò anche, senza successo, di entrare nel Colegio Militar de la Nación. durante gli ultimi anni del liceo, iniziò a mostrare maggiore interesse per gli studi, diventando uno studente modello e iniziando a collaborare con il giornale studentesco “Estimulen”. nel 1927 si iscrisse alla facoltà di diritto dell’università di buenos aires, dove si laureò nel luglio del 1930. durante quel periodo, arturo iniziò a partecipare attivamente alle lotte e alle manifestazioni studentesche contro il governo militare di uriburu, venendo incarcerato per la prima volta l’8 maggio del 1931. suo fratello silvio fu incaricato di presentare l’habeas corpus in sua difesa, ma finì per essere dete-

Italiani nel mondo

Uno statista tra due mondi: la figura di arturo Frondizi, Presidente della Repubblica argentina

Italiani nel mondo

68 nuto anch’esso. arturo affermò più volte che questa prima esperienza in prigione lo spinse a rinunciare all’idea di diventare professore, un sogno che aveva coltivato spesso, per concentrarsi completamente sulla sua carriera di avvocato e sulla politica. dopo essere stato detenuto una seconda volta alla fine del 1932, decise di iscriversi alla unión cívica radical (ucr). il 5 gennaio 1933 sposò elena faggionato, figlia di clelia cavicchi, originaria di gubbio, e di giuseppe faggionato. da questo matrimonio nacque nel 1937 la loro unica figlia, elena. nel dicembre del 1933, venne incarcerato per la terza volta, accusato di essere coinvolto in un tentativo di rovesciare il governo nazionale. in quella occasione, il 29 dicembre del 1933, pronunciò il seguente discorso: «Se un giudice si mette al servizio di un partito o di una dottrina sociale, o di una setta religiosa, non merita rispetto, perché ha distorto la natura della sua funzione; però, se questo stesso giudice si trasforma in esecutore dei disegni del potere politico per perseguitare gli avversari, allora si fa creditore al disprezzo dei suoi concittadini per aver distrutto il principio di indipendenza dei poteri, che ha fatto grande l’istituzione della giustizia. Il paese ha bisogno di tranquillità e pace per seguire il percorso del progresso. Esso non si otterrà per il cammino della violenza della persecuzione e dello sterminio degli avversari, ma per il fedele adempimento delle leggi fondamentali e dei doveri che ha ogni cittadino». tra il 1935 e il 1945, arturo frondizi assunse diverse responsabilità all’interno della ucr, sostenendo posizioni di rilievo sia a livello nazionale - criticando le politiche conservative di marcelo t. de alvear e sostenendo il nazionalismo economico di Hipólito Yrigoyen - sia a livello internazionale, adottando una posizione apertamente antifascista, in contrasto con la tradizionale neutralità che aveva caratterizzato la politica argentina sin dalla prima guerra mondiale. durante il

colpo di stato del 1943, arturo si oppose e venne nuovamente arrestato, trascorrendo due mesi in prigione. nelle elezioni presidenziali del 1946, fu eletto per la prima volta deputato nazionale come membro dell’opposizione, venendo riconfermato due anni dopo. nel 1951, fu candidato come vicepresidente della nazione, in appoggio a ricardo balbín, candidato alla presidenza. balbín ottenne complessivamente il 31,81% dei voti, venendo sconfitto da Juan domingo perón, che ottenne il 62,49% delle preferenze. nel 1954, arturo fu eletto presidente del comitato nazionale della ucr. nonostante i numerosi impegni politici di quegli anni, arturo trovò il tempo di dedicarsi all’attività intellettuale. alla fine del 1954, pubblicò il libro “Petróleo y política”, in cui criticò le azioni delle compagnie petrolifere in argentina, in particolare della Ypf, in un periodo di contratti petroliferi con la standard oil statunitense.

Questo contribuì a consolidare la sua fama e il suo prestigio, soprattutto tra gli ambienti intellettuali e di sinistra. l’insoddisfazione crescente verso perón e le sue politiche portò a diversi tentativi falliti di colpi di stato, a cui arturo fu spesso accusato di aver contribuito, finendo nuovamente detenuto per brevi periodi. Quando perón fu costretto a rinunciare al potere, il generale aramburu assunse la leadership e emanò il divieto assoluto per i dirigenti del partito peronista di partecipare alla vita politica. successivamente, si impegnò a normalizzare la situazione attraverso libere elezioni. in vista di queste elezioni, la ucr tenne il suo congresso il 9 novembre 1956 a tucumán. tuttavia, si verificò una spaccatura all’interno del partito: la corrente guidata da arturo, nota come Movimiento de Intransigencia y Renovación, criticò il governo militare, mentre l’ala più conservatrice, guidata da balbín, sostenne l’esecutivo. dopo un acceso dibat-

tito e votazioni, il congresso del partito votò a favore della proposta di arturo, nominandolo candidato alla presidenza della nazione. balbín non accettò la decisione e il partito subì una profonda divisione tra l’Unión Cívica Radical Intransigente (ucri), riconosciuta come l’ala progressista, con frondizi, e l’Unión Cívica Radical del Pueblo (ucrp), riconosciuta come l’ala conservatrice, con balbín. la competizione elettorale fu tra i due leader di questi movimenti. nelle elezioni del 23 febbraio 1958, arturo frondizi ottenne 4.049.230 voti (contro i 2.416.408 di balbín), diventando così presidente della repubblica argentina, mandato che iniziò il 1° maggio dello stesso anno. durante il suo governo, frondizi affrontò una situazione economica disastrosa. le sue politiche puntarono all’autosufficienza nel consumo di petrolio, sfruttando appieno i giacimenti di gas naturale e carbone, e incoraggiando lo sviluppo industriale nei settori siderurgico, automobilistico e chimico. inoltre, promosse politiche di miglioramento dei trasporti e delle comunicazioni, e sostenne lo sviluppo agricolo e zootecnico, cercando di promuovere l’iniziativa privata. riuscì a raggiungere molti di questi obiettivi, anche grazie a ingenti prestiti internazionali, tra cui quello di oltre un miliardo di dollari ottenuto dagli stati uniti nel 1960, grazie ai suoi stretti rapporti con i presidenti eisenhower e Kennedy. collaborò anche attivamente al trattato di montevideo, che istituì il lafta (Latin American Free Trade Association), e sostenne l’adesione dell’argentina all’alleanza per il progresso proposta dal presidente statunitense John f. Kennedy, un programma volto a sviluppare la collaborazione economica tra gli stati uniti d’america e l’america latina. frondizi cercò di promuovere un accordo tra il giovane presidente americano e il leader cubano fidel castro. a tal fine, il 18

agosto 1961, incontrò a porte chiuse il comandante ernesto guevara, figura chiave della rivoluzione cubana. Questo incontro ebbe due obiettivi: da un lato, guevara, considerato il secondo in comando nella rivoluzione cubana, richiese la mediazione di frondizi con il governo americano, che non era incline a stabilire relazioni con il nuovo regime cubano; dall’altro lato, il presidente argentino intendeva dimostrare che non si poteva restare indifferenti al fenomeno cuba. negli stati uniti, davanti al congresso, pronunciò le seguenti parole: «Un popolo povero e senza speranza non è un popolo libero. Un paese stagnante e impoverito non può garantire le istituzioni democratiche, al contrario, è favorevole all’anarchia e alla dittatura». arturo da tempo coltivava l’ambizione di trasformare l’argentina in una nazione industriale, accanto al tradizionale settore agricolo, rendendola autosufficiente dal punto di vista energetico. tuttavia, a causa della pressione interna dei militari, che disapprovavano i legami tra arturo, il che e il presidente brasiliano Jânio da silva Quadros, con il quale era stato avviato un ambizioso piano di cooperazione economica, il governo argentino fu costretto a interrompere i rapporti con l’avana. un evento di particolare importanza storica fu la gestione del rapimento del criminale nazista adolf eichmann da parte del mossad. eichmann, sotto falso nome, si era rifugiato a buenos aires, dove la sua famiglia si era stabilita. nel 1957, il figlio aveva conosciuto una ragazza tedesca, a cui si era presentato con il suo vero cognome, facendo affermazioni compromettenti. la ragazza informò la famiglia e il padre, lothar Hermann, un ebreo sfuggito all’olocausto ma rimasto cieco a causa delle percosse, collegò il cognome eichmann a quello del criminale nazista ricercato in tutto il mondo. informò quindi il procuratore tedesco fritz bauer, che a sua volta passò l’informazione al mossad,

Italiani nel mondo

69

Italiani nel mondo

70 il servizio segreto israeliano, che confermò la presenza di eichmann nella capitale argentina. nel 1960, non essendo prevista l’estradizione nel sistema giuridico argentino, il mossad pianificò il rapimento di eichmann dopo un lungo periodo di preparazione, al fine di processarlo in israele per i crimini commessi durante la guerra. al momento del rapimento, un gruppo operativo lo attendeva a pochi metri dalla sua residenza e lo affrontò fingendo un problema meccanico della propria auto. eichmann, conscio di essere ricercato, capì di trovarsi in gravi difficoltà. nonostante la sua resistenza, fu caricato sull’auto, drogato e portato in un luogo segreto in attesa del trasferimento successivo. in quell’occasione si sollevò la questione della violazione della sovranità argentina, ma in realtà vi era stato un accordo tacito e estremamente riservato tra frondizi e david ben gurion, primo ministro di israele. nel corso dei suoi doveri di capo di stato, arturo visitò numerosi paesi. durante un viaggio ufficiale in europa il 16 giugno 1960, decise di fare una sosta a gubbio, giungendo in elicottero da roma, dove aveva iniziato la sua visita di stato. in piazza della signoria, ricevette la cittadinanza onoraria dal sindaco, giuseppe bei clementi, il quale pronunciò un breve discorso: «La vostra presenza a Gubbio durante la visita ufficiale che state compiendo in Italia è testimonianza e conferma dell’unità spirituale, del palpito e dell’armonia che tuttora regnano tra i figli e i discendenti di una stessa terra. La città di Gubbio vi accoglie con orgoglio e fierezza e vi annovera con la concessione della cittadinanza onoraria tra gli uomini che nei secoli le hanno dato lustro e decoro nella politica, nelle armi, nelle arti e nelle scienze». la città visse in un grande clima di festa questo evento. arturo ringraziò il sindaco e,

parlando in italiano, ribadì il forte legame che lo univa alla città natale dei suoi genitori: «Sono certo che tutti mi crederanno se confesso di giungere qui profondamente commosso.

Qui, infatti, videro la luce i miei genitori e qui essi plasmarono il loro carattere e le loro speranze.

Qui, come tanti altri milioni di laboriosi figli d’Italia, misero essi a prova e rinvigorirono la loro volontà, la stessa che più tardi, offerta al progresso del nuovo mondo, avrebbe preparato un fecondo avvenire per i propri figli. Ricevete, attraverso il mio commosso saluto, l’abbraccio cordiale e riconoscente di quanti in Argentina devono all’impegno, all’industria e allo sforzo italiani quel qualcosa che alla loro vita ha conferito bellezza, bene, verità. Eugubini, che Sant’Ubaldo vi benedica!» arturo visitò la casa di suo padre e si recò in preghiera presso la basilica di sant’ubaldo, dove gli fu concesso di avvicinarsi all’urna del santo. a gubbio, incontrò anche enrico mattei, il presidente dell’eni, e discusse di petrolio e possibili investimenti dell’ente petrolifero italiano in argentina. il giorno successivo partecipò alla festa dei ceri piccoli, posticipata appositamente per l’occasione. prima di tornare a roma per incontrare papa giovanni XXiii, si fermò a perugia, dove gli fu conferita una laurea honoris causa in scienze politiche. ottenne un grande successo anche durante le sue visite in asia, in particolare in giappone e in india, dove ebbe un incontro con il primo ministro Jawaharlal nehru. uno degli obiettivi di questi incontri bilaterali era quello di rafforzare la posizione internazionale dell’argentina anche nei confronti di quei paesi che non erano allineati con gli stati uniti e l’unione sovietica. dal punto di vista della politica interna, i quattro anni del mandato di arturo furono un costante e logorante scontro tra forze opposte: da un lato, lui e le sue intenzioni rifor-

Arturo Frondizi con Papa Giovanni XXIII

72

Italiani nel mondo

Frondizi e Kennedy nel 1961

miste; dall’altro, i militari che si opponevano a qualsiasi cambiamento degli equilibri sociali tradizionali, sostenendo di voler preservare l’ordine. un giorno arturo cedeva e sacrificava parte del suo programma o uno dei suoi collaboratori più combattivi ai militari, ma il giorno successivo passava all’offensiva destituendo un generale e rivolgendosi all’opinione pubblica attraverso la radio. la rimozione del generale toronzo montero, capo dei cosiddetti “gorilas”, l’ala più radicale ed estremista, seguita da un discorso pronunciato a paranà, in cui denunciava la “cospirazione reazionaria mondiale ispirata dai monopoli”, furono le azioni che spinsero i militari a rompere definitivamente con ogni forma di legalità. la mattina del 29

marzo 1962, i capi dei tre corpi militari (esercito, marina e aviazione), per sottolineare l’unanimità della decisione, si presentarono alla casa rosada, la sede presidenziale: di fronte al rifiuto di arturo di cedere e dimettersi, lo dichiararono deposto e lo mandarono in esilio, sotto stretta sorveglianza, prima nell’isola di martín garcía, sul río de la plata, e poi a san carlos de bariloche, nelle ande. essi giustificarono la loro azione sostenendo che fosse “necessaria per preservare le procedure democratiche”. ma i veri motivi che portarono alla destituzione del presidente erano legati al fatto che, nel tentativo di promuovere uno sviluppo economico, arturo aveva richiamato in argentina capitali stranieri, i quali inevi-

tabilmente entrarono in competizione con gli industriali locali. Questi ultimi ritirarono il loro sostegno al presidente, innescando così il meccanismo che avrebbe portato al colpo di stato. nella politica interna, il leader argentino aveva avviato un programma di sviluppo che rompeva con le vecchie strutture e gli interessi ad esse legati. l’obiettivo era di coinvolgere le masse operaie, ancora influenzate dall’ideologia “giustizialista” di perón, nella vita del paese, riconoscendo loro un adeguato ruolo sindacale e politico. nella politica estera, aveva l’intenzione di dare all’argentina una direzione autonoma, indipendente dai due blocchi, basata su relazioni con tutti gli stati, indipendentemente dal loro regime, pur mantenendo affinità e solidarietà con l’occidente. era un programma di riformismo moderato ma coerente, che tuttavia bastò a suscitare reazioni dagli ambienti privilegiati e a coagulare le resistenze dei circoli che arturo definiva i “portavoce dei grandi monopoli internazionali”. ciò che spaventò tali circoli non furono solo i contenuti del suo programma, che a parole non potevano essere confutati, tanto apparivano razionali e indiscutibili, ma soprattutto la determinazione e l’intransigenza che il presidente argentino dimostrava nel metterli in pratica. durante il suo mandato, come anticipato, arturo implementò politiche di sviluppo industriale per modernizzare l’industria e le infrastrutture di base, nonché per incrementare la produzione agricola. a ciò si aggiunse l’ammodernamento delle reti stradali e ferroviarie, facilitando il trasporto di merci su rotaia attraverso l’uso di locomotive diesel. si registrò un notevole aumento nella produzione automobilistica. i contratti saggiamente negoziati con imprese multinazionali in vari settori, inclusi quello automobilistico, petrolifero, chimico, metallurgico ed elettrico, portarono a un record di investimenti,

con un aumento del 23% rispetto al passato. tuttavia, ciò che impressionò di più fu la notevole produzione di petrolio e gas naturale attraverso l’azienda di stato Ypf (Yacimientos Petroliferos Fiscales), che consentì all’argentina non solo di raggiungere l’autosufficienza, ma anche di diventare esportatrice. in pratica, questa politica industriale mirava a concedere contratti di locazione tramite Ypf per promuovere la produzione di petrolio e gas. una parte cruciale di tali accordi prevedeva che queste risorse sarebbero state rinazionalizzate successivamente. furono firmati contratti con le principali tredici aziende americane, ciascuna delle quali avrebbe ottenuto il 40% dei profitti generati dai nuovi pozzi. la “battaglia del petrolio” del governo aveva l’obiettivo di raggiungere l’autosufficienza. presto, attraverso investimenti stranieri, Ypf triplicò la produzione di petrolio raggiungendo 98 milioni di barili nel 1962 e quintuplicò la produzione di gas naturale raggiungendo 590 milioni di tonnellate. anche se le sue politiche industriali portarono a risultati positivi, esse furono oggetto di dure critiche. in particolare, per quanto riguarda il petrolio, vi era un problema più controverso: prima di assumere la presidenza, arturo aveva scritto il libro “Petróleo y política”, in cui esprimeva posizioni antimperialiste e anticipava che Ypf sarebbe stata in grado di raggiungere l’autosufficienza nella produzione petrolifera del paese, senza dover fare appelli all’estero. ciò avrebbe consentito di creare occupazione attraverso un’estrazione razionale del petrolio. tuttavia, gli accordi con le maggiori compagnie petrolifere americane smentirono di fatto i principi espressi nel suo testo. nel settore petrolifero, fu particolarmente significativo l’accordo tra arturo ed enrico mattei, che permise all’eni di avviare una politica di internazionalizzazione vantaggiosa in argentina. Questa collaborazione, iniziata nel

Italiani nel mondo

73

Italiani nel mondo

74 1959 con un contratto per la perforazione di 300 pozzi, vide per la prima volta saipem operare al di fuori delle attività minerarie del gruppo. la funzione che mattei e arturo immaginavano per l’eni era quella di “sdoganare” la pan american energy in un contesto ostile all’ingerenza statunitense. in questo modo, l’argentina riuscì a rompere con cinquant’anni di forniture di petrolio dai grandi monopoli stranieri. dopo essere stato destituito, arturo frondizi visse in esilio fino al luglio del 1963. nel 1964, fu oggetto di un attentato che fortunatamente non ebbe conseguenze gravi. nel 1966, appoggiò il colpo di stato militare che depose il suo successore illia e portò il generale onganía al potere, anche se non condivideva la politica economica di quest’ultimo. negli anni seguenti, l’ex presidente si tenne al di fuori della politica nazionale. nel frattempo, suo fratello silvio, con cui aveva un forte legame, fu assassinato da un gruppo legato alle forze armate che avrebbero governato l’argentina per un lungo periodo. alla tragedia del fratello seguì il 19 agosto 1976 la scomparsa della figlia elena, che aveva sempre accompagnato il padre nei suoi viaggi in giro per il mondo. elena era una giovane determinata e intelligente, con una forte personalità e un grande senso di autonomia di pensiero e azione. durante la sua breve vita, aveva studiato scienze dell’educazione e aveva iniziato a insegnare. dopo il ritorno alla democrazia, arturo

frondizi fu completamente riabilitato. già nel 1983, l’accademia nazionale di storia e di scienze morali e politiche, tramite il suo decano enrique de gandía, riconobbe che «l’allontanamento di Frondizi dal potere fu l’errore più grave commesso dalle forze militari». addirittura, lo stesso esercito gli conferì la medaglia d’oro dell’esercito argentino, la più alta onorificenza, «per riparare l’errore storico che rappresentò il suo rovesciamento», come affermò il capo di stato maggiore dell’esercito martín balza. arturo frondizi morì a buenos aires il 18 aprile 1995, all’età di 87 anni. la moglie elena era deceduta cinque anni prima, nel 1991. arturo l’aveva elogiata pubblicamente più volte; in occasione di un evento tenutosi presso la sua casa natale nel 1980 a paso de los libres, aveva dichiarato: «Elena è stata la compagna esemplare nelle ore felici e tristi. Non si lasciò mai tentare dalla grandezza dello Stato, preferendo la discrezione della sua casa e le soddisfazioni delle arti e della cultura». il 28 ottobre 1999, in occasione dell’anniversario della sua nascita, la piazza di fronte al complesso di santo spirito dietro l’ufficio delle poste a gubbio fu ufficialmente dedicata a lui, decisione presa all’unanimità dalla giunta e dal consiglio comunale di gubbio. arturo frondizi nel corso della sua carriera di politico e di avvocato, è stato autore di numerosi scritti che non sono invecchiati e che anzi, dal passato, ci possono indicare la strada che conduce a un futuro migliore.

75 Antonio Scaglione già vice Presidente del Consiglio della Magistratura militare

la strage di Cefalonia: un caso di giustizia negata

Cefalonia e Corfù 1943”, scritto, dal prof. carlo palumbo10, presente in questa sala, al quale rivolgo i miei saluti e le mie più sentite congratulazioni per questa sua approfondita e documentata ricerca, corredata altresì da una eccezionale mostra fotografica, che ci consente di rivivere con animo commosso quei drammatici e eroici giorni.

Una vicenda storica memorabile passiamo ora a ricostruire sinteticamente gli eventi sulla base delle ricostruzioni storiche e giudiziarie. la 33 divisione di fanteria di montagna acqui, guidata dal generale antonio gandin, composta da 11.500 militari e dipendente dall’11° armata, comandata dal generale carlo Vecchiarelli, fu stanziata quasi totalmente nell’isola di creta, unitamente a contingenti dei carabinieri, della marina militare e della guardia di finanza11, mentre alcuni reparti furono dislocati a corfù e in altre isole dell’arcipelago. la convivenza tra militari italiani e tedeschi non aveva presentato particolari problemi sino ai primi otto mesi del 1943, ma la situazione mutò radicalmente dopo la comunicazione dell’armistizio, stipulato il 3 settembre e reso noto il successivo 8 dello stesso mese12, che sancì la cessazione delle ostilità tra l’italia e gli anglo-americani, e segnò l’inizio della resistenza contro i nazifascisti.

Osservatorio sulla giustizia

i drammatici eventi della divisione acqui a cefalonia e corfù sono stati oggetto di una pluralità di studi, di ricerche e di processi che hanno contribuito a ricostruirli1. la pubblicistica su questa tematica, dopo le pubblicazioni nel dopoguerra di alcuni sopravvissuti, riprese nel 1963 con il commosso romanzo-inchiesta Bandiera Bianca a Cefalonia di marcello Venturi2, che - come scrisse il presidente sandro pertini nella prefazione ruppe il silenzio su questa tragedia che, «dopo il suo accadimento, per almeno due decenni fu trascurata, se non addirittura ignorata», sia in germania sia nel nostro paese3, mentre non deve essere dimenticata «non solo per i valori di eroismo e di umanità» che contiene, ma anche «per l’insegnamento che può ancora dare sulla logica della violenza e dell’odio»4. successivamente mi limito a ricordare, tra le più recenti pubblicazioni, “Cefalonia: Il processo, la storia e i documenti” di marco de paolis e isabella insolvibile del 20175, “L’ultimo sopravvissuto di Cefalonia” di filippo boni del 20196, “La battaglia di Cefalonia”, di ermanno bronzini del 20197; “Cefalonia, la resistenza, l’eccidio, il mito” di elena aga rossi del 20168, “Memorie di Cefalonia, Diario di un sopravvissuto della divisione Acqui” del 2013, scritto da giuseppe benincasa, l’ultimo sopravvissuto della strage9. l’ultima monografia su questa tematica e sul contesto storico di riferimento è il recentissimo volume dal titolo “Arrendersi o combattere. La scelta della Divisione Acqui a

Osservatorio sulla giustizia

76 i drammatici eventi di quei giorni si articolarono poi in italia, come è noto, nella fuga da roma a brindisi del re, Vittorio emanuele iii, della moglie, la regina elena, del figlio umberto, del maresciallo d’italia badoglio e di altri esponenti governativi, nonché nella liberazione da parte di un reparto militare tedesco di benito mussolini, prigioniero a campo imperatore, nella proclamazione della repubblica di salò, che resuscitò il regime fascista, cancellato dal colpo di stato del 25 luglio. a cefalonia, nella città di argostoli, la sera del l’8 settembre «suonarono tutte le campane», alle quali «si unirono le più lontane e più piccole dei paesini sulle colline», i soldati e gli ufficiali italiani «ogni volta che l’annunciatore della stazione [radio] di Roma interrompeva il programma di musica per ripetere il testo del maresciallo Badoglio, si affollavano in silenzio attorno all’apparecchio»13: «conseguentemente» diceva la voce dell’annunciatore - «ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle «forze italiane in ogni luogo.

Esse però reagiranno a eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza». la catena militare di comando, dopo la comunicazione dell’armistizio, tace dall’8 all’11 settembre, «cigola, scricchiola e poi si spezza mandando in tilt il meccanismo operativo», soprattutto per i contingenti allocati all’estero e i pochi ordini, pervenuti ai reparti, sono «ambigui incomprensibili, anestetizzanti e soggetti a contraddittorie interpretazioni», con la conseguenza del caos assoluto in tutte le forze armate italiane, che, abbandonate a se stesse dai vertici di comando centrali e periferici, si sgretolarono come un castello di sabbia, sia in patria che nei territori occupati15, dando luogo a comportamenti contraddittori, ma comprensibili, di resa ai tedeschi, di fuga o di dura e eroica resistenza. nel frattempo al comando divisionale di cefalonia continuavano a pervenire dai co-

mandi superiori e dal comando d’armata ulteriori ordini contraddittori: in un primo momento, il 9 settembre, di consegnare al comando tedesco dell’isola tutte le armi, l’artiglieria e le munizioni disponibili in aperto contrasto con le direttive armistiziali e, poi, l’11 settembre, di iniziare la resistenza alle truppe tedesche, mentre le navi militari italiane alla fonda salpavano alla volta di brindisi. dal canto suo, il comando militare tedesco nell’isola, rinforzato via via con l’arrivo di reparti appartenenti alla divisione edelweiss, dava inizio alla cosiddetta operazione achse, consistente nel disarmo forzoso e nell’internamento dei militari italiani, culminata nell’ultimatum in nove punti che intimava il disarmo totale. in questo confuso scenario, furono avviate complesse trattative tra il comando della divisione e il comando tedesco dell’isola, culminate, tra l’altro, nella errata scelta del ritiro dei militari italiani dall’altura di Kardakata, che avrebbe rappresentato il cuore strategico della successiva battaglia16. dopo animate discussioni tra i soldati italiani e riunioni tra il comandante gandin e gli ufficiali si giunse poi ad una “sommaria consultazione” tra tutti i militari sulle tre alternative imposte dall’ultimatum tedesco: con le truppe tedesche, contro tali truppe, la consegna delle armi e la resa; “referendum”, che portò al risultato quasi unanime a favore della non cessione delle armi ai tedeschi e della resistenza armata, che fu comunicata il 14 settembre dal generale gandin al comando tedesco del Xii corpo d’armata e a quello dell’isola17. i cruenti combattimenti iniziarono all’alba del 15 settembre e proseguirono, con il coinvolgimento massiccio dell’aviazione tedesca e dei reparti appartenenti alla divisione edelweiss sbarcati via via di rinforzo nell’isola sino al 22 dello stesso mese; giorno in cui un

nuovo consiglio di guerra della divisione decise la resa incondizionata ai tedeschi18. subito dopo la necessitata resa delle truppe italiane, i reparti della Wermacht, a seguito di un ordine del fuhrer inviato da berlino di considerare i militari italiani come traditori, trucidarono con inaudita ferocia migliaia di prigionieri di guerra ai quali si sarebbe dovuta applicare la convenzione di ginevra19. al riguardo emblematica e drammatica è la descrizione, nelle sue memorie, di come il soldato e poi partigiano giuseppe benincasa riuscì a sopravvivere alla strage: «i miei commilitoni si accasciavano su di me. Gli spari si confondevano con le loro urla e i loro lamenti, cadevano come birilli. Venni travolto da quell’immenso peso umano che mi cadeva addosso, rimanendo schiacciato dai tanti corpi privi di vita, non riuscivo più a muovermi. Svenni per il dolore e per la disperazione»20. il successivo 24 settembre il terribile massacro si concluse con la fucilazione degli ufficiali italiani prigionieri, compreso il comandante della divisione generale gandin, nella cosiddetta “casetta rossa”. si salvarono solo circa 40 ufficiali, che furono costretti ad aderire alla repubblica di salò e poi trasferiti in germania nei campi di addestramento21. anche a corfù, come nelle altre isole dell’arcipelago, il colonnello lusignani, con circa 4.000 militari del 18 reggimento di fanteria della divisione acqui decise di rifiutare l’ultimatum tedesco e di combattere. i reparti italiani, dopo cruenti scontri, furono in breve tempo sconfitti e sottoposti dopo la resa alla crudele rappresaglia, anche se non della portata di quella di cefalonia22. gli studi e le ricerche sull’eccidio di cefalonia, nonostante le ricostruzioni giudiziarie e storiche non presentano - come ha scritto, da ultimo, lo stesso prof. palumbo - “una verità condivisa” e residuano molti punti oscuri e controversi23.

anzitutto, non è stato accertato e non potrà mai più esserlo, il numero complessivo dei militari deceduti, comprensivo di quelli caduti nel corso dei i combattimenti, di quelli uccisi dopo la sconfitta e la resa, di quelli morti in mare a seguito dell’affondamento delle navi che li trasportavano in germania e, infine, di quelli deceduti per fame, stenti e malattie nei campi di concentramento tedeschi. oggetto di accesi dibattiti e contraddittorie valutazioni sono altresì i comportamenti e le decisioni del generale gandin, i contrasti, prima dell’inizio dei combattimenti, tra gli ufficiali e i miliari di truppa sulle strategie da adottare nei confronti dei reparti tedeschi, le modalità dello svolgimento delle operazioni durante i combattimenti, le motivazioni che spinsero la quasi totalità dei militari alla resistenza armata, nonché le ragioni per le quali l’esercito regolare tedesco e non, quindi i reparti delle ss e della gestapo, a prescindere dagli ordini di Hitler e del comando d’armata, effettuarono lo sterminio dei prigionieri di guerra, e, infine, il ruolo svolto da alcuni ufficiali italiani sopravvissuti dopo la conclusione delle stragi. e’ comunque indiscutibile che la battaglia svoltasi nell’isola greca di cefalonia, - come scrisse sempre il presidente sandro pertini costituisce sia il più rilevante combattimento tra le forze armate italiane e quelle tedesche dopo l’armistizio dell’8 settembre, sia l’inizio “del dramma della Resistenza armata” al nazifascismo e del “riscatto del nostro paese”24, mentre il successivo eccidio dei militari prigionieri di guerra rappresenta uno dei più gravi crimini di guerra commessi in italia dalle truppe tedesche.

Conclusioni le lunghe e complesse vicende giudiziarie relative alla strage di cefalonia, a partire

Osservatorio sulla giustizia

77

Osservatorio sulla giustizia

78 dalla sentenza del tribunale di norimberga a carico dei generali tedeschi lanz e speidel anche per gli eccidi cefalonia sino a quella dei giudici militari italiani del 2013, sono analoghe a tutti gli altri processi per crimini di guerra commessi in italia e all’estero dalle truppe nazifasciste nel biennio 1943-1945, ed evidenziano, drammaticamente e contraddittoriamente, ombre, disfunzioni, colpevoli inerzie e omissioni, ma anche luci della nostra giustizia penale militare25. elementari esigenze di giustizia avrebbero imposto di processare immediatamente, con rigore e equilibrio, tutti i militari tedeschi e italiani, responsabili delle stragi e degli altri efferati delitti commessi in danno di militari, civili e ebrei. sennonché, ciò avvenne, come è noto, in maniera molto limitata. infatti, dopo i cinquanta processi circa a carico di militari tedeschi portati a conclusione dalle corti militari alleate, l’autorità giudiziaria militare italiana, nell’arco temporale di dieci anni, avviò e portò a conclusione solo dodici processi a carico di militari tedeschi per crimini di guerra. le cause devono essere ricondotte, sul piano internazionale, al contesto della guerra fredda e, sul piano interno, al qualunquismo, alla sconfitta del fronte di sinistra nel 1948, alla spaccatura della popolazione tra comunisti e anticomunisti, al revanscismo, e al ritorno della vecchia italia del compromesso e delle ambiguità. a questo quadro, sul piano normativo, si devono aggiungere l’amnistia del ministro della giustizia dell’epoca, motivata dalla “necessità della riconciliazione e della pacificazione di tutti gli Italiani”26, nonché i contestuali provvedimenti di indulto, di grazia e di liberazione condizionale concessi ampiamente ai condannati. solo nel 1994, dopo un lungo periodo di colpevole stasi giudiziaria, nel corso delle in-

dagini riaperte per la strage delle fosse ardeatine a carico del capitano delle ss erich priebke, fu scoperto, negli archivi della procura generale militare presso la corte di cassazione, siti in palazzo cesi a roma; un armadio, passato alla storia, secondo una puntuale definizione del giornalista franco giustolisi, come “l’armadio della vergogna”27. in questo armadio erano contenuti 695 fascicoli processuali relativi a delitti commessi dalle truppe tedesche e italiane della repubblica di salò nei confronti di civili e militari italiani in italia e all’estero dall’8 settembre 1943 al maggio del 1945, archiviati provvisoriamente nel 1960 dall’autorità giudiziaria militare dell’epoca28, tra i quali anche gli atti relativi alla strage di cefalonia. purtroppo, però, ombre e disfunzioni continuarono ad essere presenti. infatti, si registrò un ulteriore periodo di stasi processuale dal 1994 al 2001, caratterizzato da riaperture delle indagini, rapide conclusive archiviazioni, e applicazioni generalizzate e problematiche dell’istituto della prescrizione29. solo successivamente furono disposte invece riaperture delle indagini per impulso di alcune procure militari, tra le quali la procura militare di la spezia, diretta dal dott. de paolis, tra il 2002 e il 2008, e quella di roma, diretta sempre dallo stesso dott. de paolis dal 2010, e si registrarono positive conclusioni dei processi con l’irrogazione di oltre cinquanta sentenze di condanna all’ergastolo, anche se purtroppo la germania non ha mai eseguito queste sentenze. in particolare, con riferimento alle vicende giudiziarie relative alla strage di cefalonia30, dopo l’archiviazione disposta dal procuratore di stato tedesco nell’agosto del 1969 e l’assurdo processo davanti all’autorità giudiziaria militare italiana a carico di alcuni nostri ufficiali superstiti per insubordinazione, poi assolti e decorati di medaglia al valore, il primo procedimento penale fu av-

79 e il monito di papa francesco sull’attuale contesto bellico, la cosiddetta terza guerra mondiale a pezzi, non può non essere ricordato anche in questo contesto: «Non rispondere al male con il male, così si possono superare i conflitti; è stato fatto tutto il possibile per fermare la Guerra? La pace costruita sulle maceria non sarà mai una vera vittoria»35.

note *

testo della relazione tenuta al convegno dal titolo “A 80 anni dall’eccidio di Cefalonia: un bilancio storico-giuridico”, organizzato a palermo, presso l’istituto gramsci siciliano, il 30 marzo 2023.

1 sul tema sia consentito a rinviare a a. scaglione, La battaglia e la strage di Cefalonia: esperienze umane e processuali, in Rass. giust. mil., 2019 (6), p. 58 ss.

2 m. Venturi, Bandiera gialla a Cefalonia, ristampa, mondadori, milano, 2013.

3 m. Venturi, Prefazione, in m. Venturi, op. cit., p.

271 ss.

4 s. pertini, Prefazione, in m. Venturi, Bandiera gialla a Cefalonia, cit., p. Vii. 5 m. de paolis-i. insolVibile, Cefalonia: Il processo, la storia e i documenti, Viella libreria editrice, roma, 2017. per una biografia del procuratore generale marco de paolis, v. m. de paolis-a. strada, L’uomo dava la caccia ai nazisti. Le indagini su Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, e le altre stragi compiute durante la seconda guerra mondiale, piemme, milano, 2022.

6 f. boni, L’ultimo sopravvissuto di Cefalonia, longanesi, milano, 2019.

7 e. bronzini, La battaglia di Cefalonia, il muino, bologna. 2019.

8 m. de paolis-i. insolVibile, Cefalonia: Il processo, la storia e i documenti, Viella libreria editrice, roma, 2017.

9 g. benincasa, Memorie di Cefalonia, Diario di un sopravvissuto della divisione Acqui, Quaderni dell’anpi sicilia, a cura di f. ciminato, istituto poligrafico europeo, palermo, 2013.

10 m. palumbo, “Arrendersi o combattere. La scelta della Divisione Acqui a Cefalonia e Corfù 1943, gaspari editore, udine, 2022.

11 a cefalonia erano presenti 11.000 soldati e sottoufficiali e circa 130 ufficiali, mentre i tedeschi inizialmente

Osservatorio sulla giustizia

viato originariamente solo nel 2007 e fu chiuso successivamente per la morte dell’unico imputato, un sottotenente dell’esercito tedesco. le indagini furono, però, riaperte nel 2009 sempre dal procuratore de paolis e portarono, il 18 ottobre 2013, alla sentenza di condanna all’ergastolo (in contumacia) emessa dal tribunale militare di roma, poi passata in giudicato, del caporale tedesco alfred stork, ritenuto responsabile di concorso in violenza con omicidio continuato commessa da militari nemici in danno di militari italiani prigionieri di guerra, almeno 117 ufficiali. il procuratore de paolis dichiarò, all’epoca, che questa sentenza di condanna, a distanza di settant’anni dai fatti, costituisce comunque un caso di “denegata giustizia”, pur essendo positiva la statuizione che l’ordine illegittimo, nel caso di specie, non doveva essere eseguito non potendo costituire “un paravento per coprire misfatti del genere”31. mi avvio alla conclusione sempre con le parole del sopravvissuto giuseppe benincasa: «Noi della Divisione Acqui non vogliamo ricompense, né chiediamo vendetta, perché non servono a risuscitare i 9.406 morti. Almeno, però dateci l’onore e ricordate che siamo stati i primi a combattere l’arroganza e l’alterigia dei nazitedeschi»32. certamente è indispensabile alimentare la memoria collettiva, non solo dei caduti di cefalonia, ma anche dei complessivi circa 500.000 militari e civili deceduti nel corso della seconda guerra mondiale33; memoria che – come scrisse mario rigoni stern con riferimento al testamento morale di primo levi34 - è «necessaria […] perché le cose che si dimenticano possono tornare», e per stimolare, nel presente periodo della guerra in corso in europa, un impegno corale per il ripudio della guerra, in conformità all’art. 11 della nostra costituzione, e per l’affermazione della pace.

Osservatorio sulla giustizia

80 avevano un presidio di circa 1.800 militari (m. palumbo, op.cit., p. 113).

12 V., per tutti, m. palumbo, op. cit., p. 56 ss.; m. patricelli, Settembre 1943: I giorni della vergogna, mondadori, milano 2013 (ristampa).

13 così la descrizione di m. Venturi, Bandiera bianca a Cefalonia, cit., p. 87 s.

14 così, m. patricelli, op. cit., p. Xii. 15 sulla situazione generale delle forze armate italiane dopo l’armistizio, v. m. palumbo, op. cit., p. 90 ss.

16 sul punto, V. i. insolVibile, op. cit., p. 13 ss.; m. palumbo, op. cit., p.122 ss.

17 sui controversi contenuti di questa comunicazione, v. i. insolVibile, op. cit., p. 15 s.; m. palumbo, op. cit., p.156 ss.

18 sulla battaglia, v. m. palumbo, op. cit., p. 163 ss.

19 sulla rappresaglia tedesca, v. m. palumbo, op. cit., p. 181 ss.

20 g. benincasa, Memorie di Cefalonia, cit. p. 35 s.

21 V. m. palumbo, op. cit., p. 25.

22 al riguardo, v. v. m. palumbo, op. cit., p.191 ss.

23 V. i. insolVibile, Cefalonia: La storia, la memoria, cit., p. 29 ss.; m. palumbo, op. cit., p. 15 ss., 281.

24 s. pertini, Prefazione, in m. Venturi, Bandiera gialla a Cefalonia, cit., p. Vii. 25 sul tema v. s. buzzelli- m. de paolis - a. speranzoni, La ricostruzione giudiziale dei crimini nazifascisti in Italia. Questioni preliminari, giappichelli, torino, 2012, passim.

sui processi promossi, nonostante l’amnistia, dall’autorità giudiziaria ordinaria e militare, nel dopoguerra e sino agli anni sessanta del secolo scorso, nei confronti di partigiani per delitti comuni, v. m. ponzani, Processo alla resistenza, einaudi, 2023, passim.

27 V. f. giustolisi, L’armadio della vergogna, beat, nutrimenti, roma, 2011.

28 V. m. de paolis, La punizione dei crimini di guerra in Italia, in s. buzzelli, m. de paolis, a. speranzoni, La ricostruzione giudiziale dei crimini nazifascisti, cit., p. 109 ss.

29 V. i. insolVibile, Archiviazione definitiva. La sorte dei fascicoli esteri dopo il rinvenimento dell’armadio della vergogna, in Giornale di Storia contemporanea, XViii (2 n.s.), 1, 2015, pp.5-44.

30 al riguardo, v. la completa ricostruzione di m. de paolis, Cefalonia: l’indagine, il processo, in m. de paolis - i. insolVibile, Cefalonia: Il processo, la storia e i documenti, cit., p. 35 ss.

31 m. de paolis, in Il Corriere della Sera, 2 marzo 2016.

V. e. a. rossi, Cefalonia. La resistenza,l’eccidio,il mito, il mulino, 2016, p. 119 s..

32 g. benicasa, Memorie di Cefalonia, cit. p. 65.

33 i militari italiani complessivamente caduti sarebbero 300.000 circa, mentre i civili e oltre 150.000 (fonte Wikipedia).

34 in Ritratti, 2006.

35 V. rai neWs, 22-2-2023, 24-2-2023.

26

81 Giovanni Armone magistrato ordinario, assistente di studio presso la Corte costituzionale

in Marxisti in Prati, il libro di esordio di fabrizio gandini, nessuno è come sembra. e le parti si rovesciano più volte nel corso del godibile plot, che si snoda tra prati e dintorni, quasi rispettoso dell’unità aristotelica di tempo e di spazio, enrico, l’avvocato civilista protagonista dell’avventura, si presenta come un cinico fascisteggiante, svogliatamente dedito alla professione e al tennis. Ha una moglie e un figlio, che sembrano tenerlo sotto benevola tutela, indifferenti alle provocazioni che lui gli somministra. anche per questo decide di darsi una svegliata e di cominciare a studiare marx, allo scopo apparente di inserirsi nella corrente che negli ultimi anni tende a rivalutare il filosofo di treviri, distaccandosi un po’ dal proprio cinismo e mettendosi sia pure in linea solo teorica dalla parte degli oppressi. in realtà, ben presto lo studio dei testi marxiani diventa un pretesto per conquistare giulia, la bella compagna del liceo ritrovata per caso nella libreria del centro dove si ritrovano i fanatici del comunismo evergreen. dilaniato tra teoria e prassi, enrico continuerà ad odiare (o a dire di odiare) zingari e africani (a usare la parola “negri” gandini non arriva) e si metterà all’inseguimento del bel culo di giulia, finendo però in una spirale che non sveliamo e dalla quale uscirà con le ossa rotte. la bellezza del personaggio di enrico sta nel fatto che siamo in presenza di un buono, non peggiore di tanti altri, che per diventare

ancora più buono finirà per risultare cattivo e attirarsi le antipatie di tutti, compreso il busto bronzeo di carletto marx. caterina, sua moglie, è descritta come una tipica democratica di roma nord, politicamente corretta e un po’ snob, amante dei bianchi freddi serviti all’ora giusta. noiosa in apparenza, si rivelerà arguta, spiazzante e semplicemente umana. giulia, la comunista ortodossa, è in realtà più insoddisfatta di una desperate housewife da serie tv, mentre il suo mentore marcello, che ricorda il satta flores di C’eravamo tanto amati, è meno supponente di quel che sembra: ascolta ed è più aperto al nuovo di enrico con la sua conversione al marxismo, sulle spiagge della sardegna o per i sentieri di calcata. e poi c’è charlie, l’altro carlo, il vero protagonista sotterraneo del romanzo, che dispensa superficialità e cazzeggio, ma che è in realtà il più prossimo di tutti ai bisogni delle persone che incontra e che avvicina. lo fa per autentica curiosità umana e solidarietà, virtù che gli derivano da un padre dalla traiettoria sghemba quasi quanto la sua. assomiglia a certi personaggi di saul bellow (si parva licet), gangster di mezza tacca o cinici ebrei di successo, che sanno bene come va il mondo e che ti danno una bella lezione sul tuo finto idealismo, se provi a darti delle arie. ma un riferimento può essere anche (e qui il recensore tenta di assomigliare all’autore nel suo mettere a

Recensioni e attualità

“Marxisti in Prati”: una parabola sulla cattiveria

82

Recensioni e attualità

confronto mondi tanto distanti) il cinema dei fratelli Vanzina, tanto disprezzato dalla critica, che pure ha saputo descrivere con acutezza e fondamentale indulgenza un certo mondo italiano, prigioniero dei suoi vezzi.

una parabola che si legge con piacere, con qualche schematismo di troppo su borghesia e comunismo, ma che alla fine sembra dare ragione a quei versi di gaber-luporini: Se un giorno noi cercassimo/Chi siamo veramente/Ho il sospetto/Che non troveremmo niente.

83 Antonio Grilli Professore associato di storia del diritto medievale e moderno presso l’Università e-campus

l’antisemitismo di Salò: un monolite incrinato

poi giungere alla sua “smagliatura”, nelle aule del tribunale speciale.

1. l’ambito politico-legislativo della persecuzione: un antisemitismo monolitico la politica razziale e antisemita della repubblica sociale italiana costituisce la prosecuzione, in chiave radicale ed estrema, di quella già perseguita dal regime fascista sin dal 1938, tanto che è stato giustamente osservato come tale radicalizzazione precipitasse tragicamente la comunità ebraica italiana “nel cono d’ombra della shoah”3. la ricerca storica in materia si è arricchita negli ultimi anni di nuovi contributi che ne hanno efficacemente messo in rilievo le motivazioni, gli intendimenti e le finalità4. tali studi hanno sottolineato il carattere “autonomo” dell’antisemitismo fascista repubblicano, la cui attuazione pratica ricadde spessissimo sulla volontà dei capi provincia, molti dei quali estremamente zelanti nelle persecuzioni e ben contenti di realizzarle secondo le direttive di salò prima ancora, talvolta, che secondo i desiderata dell’alleato tedesco5. riteniamo tuttavia che mantenga la sua validità di fondo il giudizio espresso più di tre decenni fa roberto bonini, secondo cui “risultarono preponderanti, ancora una volta, gli impulsi, e le conseguenti responsabilità, dei nazisti”6. né potè essere altrimenti, dato il fonda-

Tempi del diritto

l’antisemitismo della repubblica sociale italiana è oggi l’oggetto di studi accurati e rigorosi da parte degli storici1. eppure, ad uno sguardo non meramente superficiale, esso rivela una dicotomia: vi fu una volontà repressiva monolitica della dirigenza politica, di vertice e di base, della rsi, alla quale corrispose però qualche forma di “indulgenza” da parte dell’importantissimo tribunale speciale per la difesa dello stato. È noto che gli ebrei colpiti dai provvedimenti razziali della rsi non ebbero alcuna possibilità di fare ricorso dinanzi ad organi giurisdizionali, sicché la loro persecuzione non ebbe alcun riflesso nella giurisdizione ordinaria. non così, invece, per il tribunale speciale per la difesa dello stato, la giurisdizione penale “politica” per eccellenza – lo era stata egualmente durante tutto il ventennio2 -, deputata a reprimere qualsiasi comportamento “sovversivo”. il tribunale speciale ebbe ad occuparsi di casi di favoreggiamento nei confronti di appartenenti alla razza ebraica, e scelse una linea di condotta punitiva ispirata ad una certa mitezza: il caso più eclatante, di cui qui intendiamo rendere conto, fu quello della professoressa fernanda Wittgens, illustre storica dell’arte, imputata di aver protetto e favorito la fuga all’estero di svariate famiglie ebraiche. ma procediamo con ordine: dapprima tracceremo un sommario quadro della monolitica normativa antiebraica di salò, per

Tempi del diritto

84 mentale squilibrio dei rapporti di forza tra salò e il terzo reich, che non fu sempre e comunque di sudditanza del primo al secondo (anzi, non pochi attriti ebbero luogo7), ma che certo condizionò pesantemente la vita del fascismo repubblicano. È stato scritto, a mio avviso molto affrettatamente, che “nel breve lasso di tempo che la caratterizza, la Repubblica sociale non riesce a dotarsi di una normativa organica in materia antiebraica, operi alacremente per intensificare la persecuzione”8. in realtà, pur se la legislazione antisemita di salò non fu emanata in blocco, essa ebbe in realtà una sua logica e coerenza intrinseca, nonché un suo drammatico crescendo, che rispondeva agli intendimenti dei vertici della rsi di creare una vera e propria “soluzione finale” all’italiana. non molto diversamente erano andate le cose in altri contesti i governi collaborazionisti: come in francia, allorquando, con il famigerato “Statut des Jufs” dell’ottobre 1940, di Vichy inaugurò, pur non essendovi neanche ufficialmente richiesto dalle autorità germaniche, il primo atto della propria, quotidiana persecuzione antiebraica; robert badinter, esplorandola principalmente tra il ceto forense, la definì un “antisemitismo ordinario”9. l’antisemitismo di salò ebbe un punto di partenza ben preciso, oltreché una propria normativa compiuta e ben definita che si dipanò lungo tutti i suoi seicento i giorni di vita. il punto di partenza ebbe come scenario Verona, quello finale un decreto firmato da mussolini il 16 aprile 1945, pochi giorni prima del crollo. È ben noto che dalle assise del partito fascista repubblicano, tenutesi a Verona nel novembre 1943 con l’intento di stilare un vero e proprio programma di fondo della rsi che sancisse ufficialmente la rinascita del fascismo in chiave repubblicana, scaturì un “manifesto” in diciotto punti. il punto 7 del manifesto di Verona recitava che

“gli appartenenti alla “razza ebraica” in generale sono stranieri e, durante la guerra, nemici”. era una frase laconica, che implicava una curiosa quanto inverosimile – e ovviamente antigiuridica - “cessazione” della cittadinanza italiana per gli ebrei10, senza nessuna eccezione. in effetti, “Il segretario Alessandro Pavolini dichiarò davanti alla folla dei fedelissimi riuniti a Verona: «Per quel che riguarda gli ebrei la direzione del partito propone che in questa materia si adotti una formula che non lasci campo ad equivoci e che dica che gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri che durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica». Tra applausi e voci di entusiasta approvazione, continuava: «Con tutte le conseguenze, per chi ha studiato questo problema, che questa dichiarazione comporta, perché è la dichiarazione che taglia la testa al toro [...]; niente discriminazioni”11. l’articolo 7 del manifesto di Verona apriva però soprattutto la strada ad un drammatico crescendo di provvedimenti drasticamente persecutori nei confronti degli ebrei: sequestro dei beni posseduti, arresto e l’internamento in campi di concentramento deportazione finale in campi di sterminio a cura dell’alleato tedesco. già una settimana dopo Verona, il 30 novembre 1943, il ministro dell’interno guido buffarini guidi emanò infatti il cosiddetto “ordine di polizia n. 5”, inviato a tutti i capi delle province e destianto a regolare la sorte degli ebrei. Vi si prevedeva l’invio degli ebrei “in appositi campi di concentramento” e l’immediato sequestro dei loro beni in vista della loro confisca “a beneficio degli indigenti sinistrati dalle incursioni aeree nemiche”. l’ordine di polizia non era tenero neanche nei confronti di coloro che, “nati da matrimonio misto,

ebbero (….) il riconoscimento di appartenenza alla razza ariana”, poiché se ne prevedeva “una speciale vigilanza” da parte degli “organi di polizia”12. a disciplinare poi in dettaglio a sorte dei beni confiscati agli ebrei provvide il “terzo atto” della legislazione antisemita saloina; un “decreto legislativo del duce 4 gennaio 1944, n. 2, composto di ben 21 articoli e recante “nuove disposizioni concernenti i beni posseduti dai cittadini di razza ebraica”. l’articolo 1 vietava ai cittadini italiani di razza ebraica e agli stranieri, egualmente di razza ebraica, di essere proprietari, possessori o gestori o amministratori di aziende, di beni im-

mobili e valori mobiliari. era la privazione totale, che poneva gli ebrei “di fronte allo spettro della fame”13. gli articoli da 2 a 5 vietavano in modo assoluto l’adempimento di ogni obbligazione debitoria verso ebrei, mentre l’articolo 6 rendeva nullo ogni atto di trasferimento di beni di provenienza ebraica compiuto prima e dopo l’ordine di polizia del 30 novembre 1943. i beni appartenenti ad ebrei andavano confiscati a favore dello stato e dati in gestione ad un “ente di gestione e liquidazione immobiliare” (egeli) il quale avrebbe poi provveduto a destinarli “a parziale recupero delle spese assunte per assistenza, sussidi e risarcimento di danni di guerra ai sini-

Tempi del diritto

85

Tempi del diritto

86 strati dalle incursioni aeree nemiche” (articolo 15)14. le operazioni di confisca, di pertinenza dei capi provincia, ebbero inizio e proseguirono con alacrità nei mesi successivi al gennaio 1944, testimoniando così della pervicace volontà di darvi esecuzione a livello locale. buona parte dei capi provincia si mostrò zelante15 e tale zelo risultò particolarmente evidente allorché dal ministero dell’interno si inoltrò a mussolini, il 12 marzo 1945, un “appunto” recante “Confisca dei beni ebraici – situazione al 31 dicembre 1944 – XXIII”16. Vi si elencava il numero dei decreti provinciali di confisca emanati e il (notevole) valore dei beni confiscati, che oscillava tra gli 850 milioni di lire in terreni e i 750 milioni in titoli, con in più l’osservazione secondo cui “se si volesse tener conto del valore reale oggi assunto dalla proprietà immobiliare, gli importi di cui sopra andrebbero sensibilmente maggiorati”17. il testo era redatto in toni di fanatico ottimismo, e vi si assicurava che il lavoro procedeva con speditezza ed energia, nonostante l’invio dei decreti di confisca non fosse ancora ultimato per molte province, “tra cui quelle più importanti per numero di ebrei e per beni da essi posseduti, a causa della complessità dei relativi accertamenti”18. chiude la triste serie della normativa razziale di salò un tardivo decreto legislativo del duce16 aprile 1945, mai entrato in vigore, recante scioglimento dell’unione delle comunità ebraiche come anche di ogni altra istituzione ebraica di assistenza e beneficenza19.

Questo il quadro dell’antisemitismo saloino de iure condito. a cui però, per ragioni di completezza, va aggiunta una menzione della “questione ebraica” nei due progetti costituzionali che videro la luce nei seicento giorno della rsi: quelli di carlo alberto biggini20 e di Vittorio rolandi ricci21. il progetto costituzionale di biggini si oc-

cupava degli ebrei in più articoli. l’articolo 73 statuiva il divieto di matrimonio dei cittadini italiani con i “sudditi di razza ebraica”, e l’articolo 89 affermava che gli ebrei – al pari delle genti di colore - non potevano acquistare la cittadinanza italiana. per l’articolo 90 gli ebrei non avrebbero potuto “servire l’italia in armi”, non godevano dei diritti politici e godevano di quelli civili in misura limitata, proprio come se fossero stranieri nel loro paese22. specularmente identico all’articolo 7 del manifesto di Verona era invece l’articolo 7 del progetto costituzionale del rolandi ricci, che equiparava anch’esso gli ebrei agli stranieri e – in tempo di guerra – ai nemici.23

2. il monolite si incrina: Fernanda Wittgens dinanzi al Tribunale Speciale il processo Wittgens ebbe vasta eco nella stampa, vista la personalità dell’imputata. fernanda Wittgens era la direttrice dell’accademia di brera dal 194024, prima donna in italia a ricoprire un simile prestigioso incarico e ben nota per l’instancabile opera di salvaguardia del patrimonio artistico da devastazioni, razzie e bombardamenti. di sentimenti antifascisti, tentava di aiutare ebrei nell’espatrio verso la svizzera. lo aveva fatto per il suo maestro, lo storico dell’arte paolo d’ancona. era conscia del pericolo che correva. fu arrestata il 23 luglio del 1944 in seguito alla delazione dell’ebreo tedesco Harried nadelreich, zelante informatore della polizia25, che aveva collaborato con la questura di como sino al punto di condurre gli agenti ai rifugi clandestini degli ebrei in attesa di espatrio. l’aiuto ad ebrei era un reato gravissimo, punito con l’ergastolo26. era sinonimo di attività antinazionale e di intelligenza col nemico (la rsi aveva bollato gli ebrei come tali

87

“La Wittgens, molto nota in Milano oltre che per la sua attività artistica (…) anche per la sua attività filantropica che si svolgeva attraverso la Confraternita di S. Vincenzo de Paoli e l’Opera Assistenza Vedove (…) ha dichiarato che era la prima volta che aiutava un ebreo (…). Inoltre, dagli interrogatori della Wittgens si trova che “dei punti della dottrina fascista che non ho potuto accettare vi è quello riguardante la lotta razziale poiché sono stata educata dal Prof. Paolo D’Ancona dell’Università di Milano, di razza ebraica, e dal Prof. Modigliani, che fu mio capo a Brera, pure ebreo”. Anche questa professione di fede fa ritenere che la sua attività filogiudaica non si sia limitata al fatto contestatole (…). Inoltre,

noto delle singolari manifestazioni di uno spirito umanitaristico che, che nel momento in cui più accanita si rovescia sui tesori artistici e culturali europei la ferocia giudaica, mi sembrano quanto mai fuori posto”33 l’elenco delle imputazioni era estremamente pesante. il tribunale speciale accusava sia la Wittgens che gli altri “Del reato p. e p. dal D.L. 21/6/1944 n. 352, per avere (…) aiutato ad eludere le investigazioni delle Autorità ed a sottrarsi ai provvedimenti di questa delle persone che dovevano essere sottoposte a vigilanza ed internamento come Nadelreich Harried ed altri ebrei (…) nonché di correità nei reati p. e p. dagli art. 246, 247 e 265 C.P. per avere, in correità come sopra, svolto attività tale da arrecare nocumento agli interessi nazionali col cercare di favorire l’espatrio oltre che degli ebrei, di disertori come Soldabo Antigio e Morandi Giusto ed altri; ciò in seguito ad intelligenza col nemico e lo straniero, in specie dal Novembre 1943 al 14/7/1944 in Milano e Brienne”34. eppure, il processo prese una piega inaspettata. non si trasformò in una inquisizione. accuse pesanti come macigni si sfarinarono. i giudici presero a sottolineare la non gravità del fatto. e allusero alla personalità della Wittgens. caddero le imputazioni di attività sovversiva ed antinazionale, il collegio giudicante rilevò che mancava l’“intelligenza con lo straniero”, la volontà di “favorire le operazioni militari del nemico”, la prova di una qualsivoglia attività di corruzione finalizzata a tale scopo ed anche la “diffusione o comunicazione di voci o notizie false, esagerate o tendenziose (…) poiché nulla è risultato dagli atti processuali tranne l’assistenza chiesta dal Nadelreich e accordata a lui come persona singola”35. si smontava interamente il castello accusatorio. si giunse alla – stupefacente - conclusione che era impossibile prestar fede alle

Tempi del diritto

al congresso di Verona del novembre 194327). il processo alla Wittgens e a quattro altri coimputati28 si svolse il 28 settembre 1944. ma agli occhi del tribunale speciale lei era veramente colpevole? o non era una semplice pedina dell’organizzazione promossa dalla dottoressa adele cappelli dietro al paravento del ruolo di presidentessa delle opere pie di san Vincenzo de paoli29? lo stesso presidente del tribunale speciale, griffini, sentì il bisogno di riferirne direttamente a mussolini in pieno agosto 1944 (istruttoria in corso), per attribuirle un ruolo di fattiva partecipazione. un ruolo che si sarebbe sostanziato nell’alloggio e nella “buona nutrizione degli ebrei che volevano restare in Italia, coperti da documenti falsi compiacentemente forniti dalla Cappelli”30. pertanto, garantiva massima attenzione e scrupolosità, nessuna influenza esterna né inappropriati sentimenti di “pietà universalistica”31. i suoi collaboratori avrebbero condiviso un simile approccio? Quello del presidente sembrava rigido. aveva chiesto informazioni ai tedeschi – risposero che tutto il gruppo clandestino gli risultava sconosciuto - e descriveva l’imputata al von Hackwitz in modo asciutto32 e diretto:

Tempi del diritto

88

testimonianze del nadelreich e dall’agente di polizia aldo calesella che lo aveva affiancato. erano inaffidabili. il primo, “pur di mostrarsi zelante nei suoi servigi, dai quali spera di poter trarre vantaggi, ha tutto l’interesse di trovare il maggior numero di reati e di rei, e nella specie non gli manca la tendenza all’inventiva e alla menzogna”, mentre il secondo “che aiuta il Nadelreich a creare e a sostenere la finzione, ha tutto l’interesse a creare o ad esagerare gli elementi di una brillante operazione di polizia, che potrà dargli titolo per accelerare la sua carriera, epperò la sua credibilità è abbastanza discutibile (…)”36. caduti i testi a carico, per il collegio

non restava che prestar fede alle imputate quando affermavano “che esse nulla seppero della nazionalità ebraica del Nadelreich quando ebbero contatti con lui”. con le debite correzioni, però: in primo luogo avrebbero dovuto individuare la sua etnia dato che “i dati somatici offerti dalla persona del Nadelreich (…) indubbiamente ne tradivano la nazionalità ebraica” 37 . in secondo luogo, poco importava che gli ebrei aiutati fossero o meno internati 38 , visto che la legge vigente li considerava ipso facto come tali “ai sensi dell’ordinanza di polizia 4 dicembre 1943”39.

Quindi fernanda Wittgens e gli altri

avrebbero effettivamente “aiutato ad eludere le investigazioni delle autorità ed a sottrarsi ai provvedimenti di questa delle persone che dovevano essere sottoposte a vigilanza ed internamento”40. ma occorreva tener conto del fatto in sé, “non grave”, della “personalità delle imputate” e della violazione non già delle norme del decreto-legge 21 giugno 1944, quanto unicamente dell’ordinanza di polizia del dicembre 1943. risultato: “si ritiene opportuno sostituire la reclusione all’ergastolo e infliggere alla Wittgens la reclusione per anni quattro e a ciascuna delle due sorelle Tresoldi la reclusione per anni tre”41. una pena severissima si sgretola nella sua quasi totalità!

3. Conclusioni il processo Wittgens dinanzi al tribunale speciale per la difesa dello stato fece da contraltare, seppure molto parzialmente e in un singolo caso, alla radicale intransigenza antisemita della rsi e contribuì in qualche modo a scalfirne la durezza. fu un caso di indulgenza “pilotata”. un’indulgenza motivata innanzitutto dalla eccezionale personalità di uno degli imputati, che ottenne una pena molto lieve al posto dell’ergastolo. ma motivata anche dall’assenza di ogni pressione esterna che imponesse severità implacabile. il tribunale speciale non aveva, qui, le mani legate; non era, questo, un processo a gruppi della resistenza in armi – come era stato, ad esempio, quello alla “banda” piemontese capeggiata dal generale perotti42. mostrarsi insensibili, qui, poteva risultare decisamente controproducente sia a livello di immagine immediata che in vista di un futuro imminente, un dopoguerra fatalmente sfavorevole al fascismo e al nazismo. la clemenza, nel processo Wittgens, nacque da una consapevole e calcolata poli-

tica. se in altri importanti processi, come quello agli ammiragli campioni e mascherpa, o all’ex segretario del partito nazionale fascista carlo scorza43, che si era svolto il 20 aprile 1944 ed era destinato a concludersi con un’assoluzione, la sentenza era già scritta, nel caso Wittgens il tribunale speciale scelse di fatto il pendant al duro antisemitismo legislativo, discostandosene sulla base di un’accorta e sapiente “mite” interpretazione della legge. un gravissimo reato fu punito molto, ma molto lievemente! certo, la visibilità dell’imputata influì. lo si è detto. e ancora di più influì la volontà di crearsi un “viatico”, una verginità per il dopoguerra. ma tale volontà allignò unicamente tra i membri del tribunale speciale nel processo Wittgens, o coinvolse anche ad esempio, sul piano politico, capi provincia meno noti e più restii di altri a dare attuazione alla normativa antiebraica di salò? l’ambito delle indagini è aperto, e il tema merita ricerche ulteriori; e se certo non possiamo non guardare con orrore al “cono d’ombra della shoah” che si aprì per la comunità ebraica italiana nel biennio 1943-45, pensiamo però anche che il processo Wittgens stia a testimoniare della necessità storica di scandagliare più a fondo, nei suoi risvolti applicativi, un durissimo antisemitismo fascista repubblicano la cui aspra corteccia non fu, probabilmente, del tutto priva di brecce.

note roberto bonini invece, decenni or sono, lamentava che tale tematica, ove più che in ogni altro periodo della parabola fascista si manifestò la persecuzione razziale, fosse “meno nota” rispetto alla “politica razziale del fascismo negli ultimi anni ‘30” (r. bonini, La Repubblica Sociale Italiana e la socializzazione delle imprese. dopo il Codice civile del 1942, bologna, 1993.

1

Tempi del diritto

89

90 È ben noto che il tribunale speciale per la difesa dello stato fu istituito con la legge 25 novembre 1926, n. 2008 (denominata “provvedimenti per la difesa dello stato”), che era una delle cosiddette “leggi fascistissime”. la ragione della sua creazione, avvenuta in seguito ad attentati contro mussolini, va ricercata nell’intento di reprimere l’antifascismo affidandosi a personale politicamente fidato e senza passare per una magistratura ordinaria forse “troppo” garantista. alberto acquarone scrisse che l’agire del tribunale speciale, cui il regime fascista avrebbe dato ampia pubblicità, incusse timore nei potenziali oppositori, distogliendoli da azioni pratiche. il tribunale speciale divenne il guardiano e la vedette della repressione politica fascista. pronunciò severissime condanne nei confronti di individui ritenuti pericolosi per la sicurezza del regime. la legge che lo aveva creato reintrodusse la pena di morte per i reati di attentato a fini politici. e il tribunale speciale di condanne a morte ne pronunciò 42 (31 furono eseguite) sino al suo scioglimento il 29 luglio 1943. infatti, la caduta del fascismo, il 25 luglio del 1943, provocò lo scioglimento del tribunale speciale: fu soppresso col regio decreto-legge 29 luglio 1943, n. 668, alla prima riunione del governo badoglio. con la nascita della rsi, esso fu ricostituito mediante il decreto del duce 3 dicembre 1943. Vedi, per tutti, m. franzinelli, Il Tribunale del Duce, milano 2017; l. p. d’alessandro, Giustizia fascista. Storia del Tribunale speciale (1926-1943), bologna 2020.

3 m. stefanori, Ordinaria amministrazione. Gli ebrei e la Repubblica Sociale italiana, bari/roma 2017. scrive stefanori: “A cinque anni dalle leggi razziali del 1938, la persecuzione antiebraica voluta dal fascismo conobbe così un ulteriore ‘salto di qualità’: il nuovo Stato di Mussolini si pose l’obiettivo di relegare in un campo di concentramento tutta la popolazione ebraica, considerata un nemico di guerra. Ben presto questo fitto sistema di campi si trasformò in una trappola che avrebbe portato gli ebrei italiani nel cono d’ombra della Shoah” (introduzione).

4 tra essi primeggia il libro di matteo stefanori, Ordinaria amministrazione, cit. così stefanori: “Salò formalizzò la sua politica antiebraica […] seguendo un radicale orientamento antisemita” secondo “un unico progetto politico della Repubblica fascista e del suo capo Mussolini, il quale fu pienamente responsabile dell’eliminazione della presenza degli ebrei dalla società italiana. Il suo progetto incontrò però la concorrenza della politica messa a punto dagli uomini di eichmann, che organizzarono le deportazioni degli ebrei nei campi di sterminio e con i quali «la soluzione finale irruppe in italia» (p. 37). V. anche, sempre di m. stefanori, “niente discriminazioni”: salò e la persecuzione degli ebrei, in https://e-review.it/stefa-

Tempi del diritto

2

nori-niente-discriminazioni (consultato il 3 settembre 2023); m. d’amico/a. de francesco/c. siccardi, L’Italia ai tempi del ventennio fascista. A ottant’anni dalle leggi antiebraiche: tra storia e diritto, milano 2019.

5 recensendo il libro di matteo stefanori, ordinaria amministrazione, cit., lutz Klinkhammer così scrive: “Consultando gli archivi di Stato di varie province, l’a. dimostra che la consegna degli ebrei all’alleato tedesi, co per la loro deportazione nei campi di sterminio non avvenne mediante un accordo segreto tra governo della Rsi e governo del Reich, bensì si sviluppò già prima dell’invio degli ebrei a Fossoli, sulla base dei rapporti tra autorità provinciali e rappresentanti locali delle Ss e della polizia tedeschi. Nonostante il fatto che i capi delle province, di cui nel testo vengono ricostruite le biografie politiche, fossero quasi sempre fascisti convinti e ben inquadrati fin dagli inizi, volonterosi esecutori della volontà politica governativa, in alcuni casi cedettero alla pressione nazista, mentre in altri evitarono la consegna degli ebrei. Perché? «Pur condividendo l’opportunità di applicare una radicale persecuzione antiebraica e di collaborare in questo con gli alleati di Berlino» (p. 192), i capi delle province preferivano eseguire gli ordini emanati dal proprio governo. Già nell’esecuzione degli arresti avevano mantenuto uno spazio di autonomia e collaborato «in maniera parziale ai piani nazisti» (p. 184). Tuttavia, il Ministero dell’Interno non rispose in maniera né chiara né tempestiva e lasciò gli alti funzionari soli di fronte alla pressione tedesca (che proveniva dalla polizia-Ss, non dai militari). La seconda fase della Shoah in Italia, dopo la prima delle deportazioni naziste dirette, venne quindi realizzata non solo dall’alto verso il basso bensì scaturì anche dai rapporti di forza locali tra due alleati con concezioni politiche simili ma non identiche”. in https://www.sissco.it/recensione-annale/ordinariaamministrazione-gli-ebrei-e-la-repubblica-sociale-italiana/ (consultato il 2 settembre 2023).

6 sulle frequenti frizioni tra salò e i tedeschi occupanti, cfr. n. cospito- H.W. neulen, Salò-Berlino: l’alleanza difficile. La Repubblica Sociale Italiana nei documenti segreti del Terzo Reich, milano 1992.

7 s. garbarino, La Repubblica sociale italiana e la persecuzione degli ebrei. tesi di laurea non pubblicata, genova, anno accademico 2016/2017, pag. 37.

8 r. badinter, Un antisémitisme ordinaire. Vichy et les avocats juifs parigi, 2014 ; cfr, anche m. marrus/r. paxton, Vichy et les juifs, parigi 1981, 1a ed.

9 a tale proposito, michele sarfatti così scrive: “Va precisato che nel periodo 1938-1943 – così come nel successivo periodo 1943-1945 – il governo fascista scelse di non disporre la revoca formale della cittadinanza italiana alla generalità degli ebrei. Tuttavia, quello fu appunto il signifi cato (e la percezione) della loro esclusione completa e definitiva dalle forze armate, dal Partito nazionale fascista e da tutta la vita

91 r. bonini, La Repubblica Sociale, cit., pag. 402. in una nota esplicativa all’articolo 90, biggini si sentì però di chiarire che la negazione della cittadinanza in toto era preferibile rispetto alla concessione di essa “con numerosi limiti”, poiché altrimenti si sarebbe leso il postulato dell’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge! discorso ovviamente grottesco in quanto il fatto stesso di privare della cittadinanza intere categorie di persone costituiva una mostruosità proprio dal punto di vista del principio di eguaglianza!

22 r. bonini, La Repubblica sociale, cit., pag. 402.

23 Questi – tratti da un noto sito web divulgativo - i fatti che porteranno alla condanna della Wittgens: “Il 16 agosto dello stesso 1940, Fernanda Wittgens vince il concorso indetto e accede alla carica direttoria della Pinacoteca di Brera; è la prima donna in Italia ad essere direttrice di un importante museo o galleria. Viene ricordata per la sua opera di messa in salvo dai bombardamenti e dalle razzie naziste di tutte le opere di Brera, del Museo Poldi Pezzoli e della Quadreria dell’Ospedale Maggiore; pur se con un organico ridotto al minimo, con mezzi spesso di fortuna e i frequenti bombardamenti su Milano, l’obiettivo viene raggiunto. Inoltre, fin dallo scoppio della guerra, contando sul suo prestigio personale e sulle proprie amicizie, si adopera per aiutare familiari, amici, ebrei (tra cui il suo docente universitario Paolo D’Ancona) e perseguitati di ogni tipo ad espatriare.

Con lei in questo intento, il cugino e coetaneo Gianni Mattioli, in seguito grande collezionista d’arte. All’alba del 14 luglio 1944, a causa della delazione di un giovane ebreo tedesco collaborazionista a cui aveva organizzato l’espatrio, viene arrestata. Giudicata nemica del fascismo, viene condannata a quattro anni di prigione”. in https://it.wikipedia.org/wiki/fernanda_Wittgens (consultato il 26/372020).

24 acs, tsds, sentenze. sentenza (microfilmata) del 28 settembre 1944 – processo Wittgens, -, p. 2. emerge dagli atti di causa che il nadelreich, accettando di svolgere il ruolo di collaboratore di giustizia, si fece passare per bisognoso di espatrio e condusse agenti di polizia nel luogo in cui gli espatrianti venivano normalmente ospitati dalla Wittgens e dalla cappelli.

25 lo disponeva il ben noto d.l. 21 giugno 1944 al suo articolo 4.

26 si ricordi, a questo proposito, il tenore del settimo punto programmatico del manifesto di Verona, del 14 novembre 1943: “Gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica”.

27 acs, tsds, sentenze. sentenza (microfilmata) del 28 settembre 1944 – processo Wittgens. oltre a lei, compaiono alla sbarra anche la dottoressa adele cappelli, le sorelle, entrambe insegnanti elementari, ambrogina e 21

Tempi del diritto

della nazione. Paolo D’Ancona, professore universitario di storia dell’arte all’Università degli studi di Milano, scrisse nel 1939: «A me è stata improvvisamente troncata ogni attività di cittadino e di studioso: espulso dall’esercito, dalla cattedra, attraverso i miei libri dalla scuola, assisto alla distruzione di quanto formava la ragione stessa della mia vita» (m. sarfatti, Le leggi antiebraiche. La prospettiva storica, in d’amico/de francesco/siccardi, L’Italia ai tempi del ventennio fascista, cit., pag. 157).

10 r. d’angeli, Storia del Partito fascista repubblicano, roma, 2016, pag. 12; m. stefanori, Niente discriminazioni, cit,. pag. 2.

11 il testo del famigerato ordine di polizia n. 5 si può trovare in archivio centrale dello stato (acs), rsi, presidenza del consiglio dei ministri,, busta 33, fasc. 3/2-2, sottofasc. 13; g. buffarini guidi, La vera verità. I documenti dell’archivio segreto del ministro dell’interno Guido Buffarini Guidi dal 1938 al 1945, in Nuova biblioteca storica, n. 11, milano 1970 p. 212; r. de felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, torino 1988, p. 447, n.2.

12 r. bonini, La Repubblica Sociale, cit., pag. 403.

13 r. bonini, La Repubblica Sociale, cit., pag. 403. bonini rileva opportunamente che l’egeli esisteva già in virtù dei “precedenti provvedimenti razziali della fine degli anni ‘30”, e che pene oltremodo severe erano previste per chi volesse infrangere il disposto del decreto del duce 4 gennaio 1945.

14 ciò conferma pienamente la tesi di m. stefanori di una ferma volontà di persecuzione antiebraica da parte dei capi provincia, indipendentemente da ogni particolare input proveniente dall’alleato tedesco (Gli ebrei e la Repubblica Sociale, cit, pagg. 14 e ss.)

15 il testo dell’ “appunto per il duce” si può trovare in r. de felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, cit., pagg. 610-611. V. anche r. bonini, La Repubblica Sociale, cit., pag. 415.

16 r. bonini, La Repubblica Sociale, cit., pag. 415.

17 idem, pag. 415.

18 idem, pag. 405.

19 carlo alberto biggini (1902-1945), costituzionalista di spicco, fu ministro dell’educazione nazionale dal febbraio al luglio 1943 e per tutto il periodo di salò. nato a sarzana, laureatosi a genova, fu docente ordinario di diritto pubblico dal 1934.

20 Vittorio rolandi ricci (1860-1951), ligure, avvocato, senatore del regno d’italia. nel 1920 fu inviato dal governo giolitti negli stati uniti in qualità di ambasciatore. si dimise dalla carica con l’avvento del fascismo, ma poi aderì al regime fascista. dopo l’8 settembre 1943 aderì alla repubblica sociale italiana, dove operò come giornalista (in particolare per il “corriere della sera”) e lavorò ad un progetto di costituzione mai attuato.

92

Tempi del diritto

maria rosa tresoldi e il contadino luigi passani.

28 Questo è quanto sembra prospettare griffini in una sua diretta relazione a mussolini del 19 agosto 1944.

29 fondo regione toscana - istituto per la resistenza (frt), ts, rsi, busta 2: relazione “Al Duce” di griffini, del 19 agosto 1944: “Oggetto: Procedimento penale contro Wittgens Fernanda e altri 13”. griffini rileva peraltro che gli amici della cappelli, nient’affatto disinteressati, “intendevano la beneficenza a 5-6000 lire a documento”.

30 ibidem: griffini si riferisce qui all’atteggiamento indulgente assunto nei confronti della Wittgens da parte del capo provincia di bergamo.

31 frt, ts, rsi, busta 2, nota di von Hackwitz del 21 settembre 1944.

32 frt, ts, rsi, busta 2, lettera di griffini al von Hackwitz, 18 agosto 1944.

33 acs, tsds, sentenze. sentenza (microfilmata) del 28 settembre 1944 – processo Wittgens. p. 2 della sentenza.

34 ibidem, p. 6 della sentenza.

35 ibidem, p. 5 della sentenza.

36 ibidem, p. 6 della sentenza.

37 le imputate fanno riferimento a tal proposito al combinato disposto degli artt. 2 e 4 del decreto legislativo 21 giugno 1944 n. 352”, il quale rendeva imputabile l’aiuto in effetti prestato a “chi, essendo sottoposto alla vigilanza dell’autorità quale internato civile in campi di concentramento o altrove, si sottrae alla detta vigilanza. Alla

stessa pena soggiace chi volontariamente si sottrae all’esecuzione dell’ordine di internamento” (articolo 2) nonché a “Chi concede ospitalità alle persone indicate nell’articolo 2 o in qualsiasi altro modo le aiuta ad eludere le investigazioni delle autorità e sottrarsi alle ricerche di questa” (anche in tal caso, pena dell’ergastolo!).

38 ibidem, p. 7 della sentenza.

39 cfr. titolo dell’imputazione, come enunciato a p. 2 della sentenza: “Ai sensi dell’ordinanza di polizia 4 dicembre 1943 tutti indistintamente gli ebrei, residenti nel territorio nazionale, dovevano essere inviati in appositi campi di concentramento”.

40 ibidem, p. 11 della sentenza. la quarta imputata, la dottoressa adele cappelli, considerata in realtà la vera promotrice dell’iniziativa, subisce una condanna, più severa, a sei anni di reclusione.

41 il processo perotti si svolse nella sezione torinese del tribunale speciale il 3 aprile 1944. i documenti sono conservati in acs, fondo tsds, od anche presso l’istituto piemontese per la storia della resistenza e della società contemporanea ‘giorgio agosti’, di torino (codice scheda:c00/50200, buste 3, fascicoli 13).

42 acs, tsds, sentenze. sentenza (microfilmata) del 20 aprile 1944 a carico di carlo sforza e di alessandro tarabini, rispettivamente segretario e vicesegretario del pnf.

Stefano Amore è magistrato ordina­ rio e, attualmente, svolge le funzioni di assistente di studio presso la Corte costituzionale.

Giovanni Armone

Giovanni Armone è magistrato or­ dinario dal 1995 e svolge attual­

Roberto G.M. Caciuffo

Roberto G. M. Caciuffo è stato pro­ fessore ordinario di fisica sperimen­ tale presso l'Università Politecnica delle Marche e funzionario del Joint Research Centre della Commissione

È direttore dell’Osservatorio per l’analisi normativa del Comando Unità per la Tutela Forestale, Am­ bientale e Agroalimentare dell’Arma dei Carabinieri (C.U.F.A.); direttore della rivista scientifica “Nova Itinera.

Percorsi del diritto nel XXI secolo” e vice direttore di “La Nuova Procedura Civile”. È Presidente del Comitato scientifico dell’associazione F.A.B.I.I.U.S. (Frien­ dship Association Between Italy, Israel and United States).

Fa parte del comitato direttivo della Scuola di specializzazione per le pro­ fessioni legali dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”.

Nel 2018 ha curato la pubblicazione

del libro “Ritratti del coraggio: lo Stato italiano e i suoi magistrati” in cui, in­ sieme ad altri colleghi, ha tratteg­ giato il profilo dei 28 magistrati uccisi in Italia tra il 1960 e il 2015.

Nel 2017 ha organizzato una ceri­ monia in Israele, in collaborazione con KKL, in cui è stata posta una stele in memoria dei magistrati ita­ liani assassinati. È autore di numerose pubblicazioni, tra cui alcune voci del Digesto delle Discipline Pubblicistiche UTET. È stato docente di diritto dell’infor­ matica e di diritto penale in corsi di formazione diretti a dirigenti e fun­ zionari delle Forze di polizia e del­ l’Arma dei Carabinieri. ◼ �

mente le funzioni di assistente di studio presso la Corte costituzio­ nale.

Nel corso della sua carriera, è stato dapprima giudice civile e penale presso la Pretura e il Tribunale di Foggia e poi giudice del lavoro presso il Tribunale di Roma.

Dal 2017 al 2022 ha ricoperto il ruolo di magistrato addetto all’Uf­ ficio del Massimario della Corte di Cassazione e, in tale veste, per un biennio è stato applicato alla se­ zione tributaria della stessa Corte come consigliere.

Ha svolto altresì funzioni ammini­ strative presso il Ministero della giustizia, partecipando come dele­ gato italiano a tavoli di lavoro presso l’Unione europea, il Consi­ glio d’Europa e l’OCSE. È autore di numerose pubblicazioni giuridiche in materia di diritto civile e diritto del lavoro. È stato docente presso la Scuola superiore della magistratura e presso la Scuola di specializzazione per le professioni legali dell’Univer­ sità di Roma Tre. ◼ �

Europea, dove ha guidato le unità Ac­ tinide Research, Advanced Nuclear Knowledge e Nuclear Science and Applications, centri di eccellenza della ricerca europea sui materiali nu­ cleari e tra i principali attori del set­ tore a livello mondiale. Attualmente è co­direttore della Scuola Interna­ zionale “Neutron Science and Instru­ mentation”, membro del senato accademico della Fondazione Ettore Majorana e Centro di Cultura Scien­ tifica di Erice e associato scientifico senior dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), sezione di Genova.

Nel febbraio 2022 il Senato Accade­ mico dell'Università di Parma lo ha proposto quale Professore ad hono­

rem di Fisica della Materia.

Caciuffo ha trascorso lunghi periodi come visiting scientist in diversi isti­ tuti di ricerca, effettuando esperi­ menti presso molte sorgenti di neutroni e di radiazione di sincro­ trone ed è stato membro di comitati consultivi scientifici di numerose or­ ganizzazioni nazionali e internazio­ nali, in Europa, America ed Asia.

La sua attività di ricerca ha coperto diversi aspetti della fisica della mate­ ria condensata. Negli ultimi trent'anni ha tenuto più di cento relazioni su in­ vito o in plenaria a conferenze inter­ nazionali ed ha pubblicato più di 300 articoli su riviste scientifiche. ◼ �

93

Gli autori

Stefano Amore

Amedeo De Franceschi 94

Amedeo De Franceschi, laureato con lode in Chimica Industriale nel marzo 1988 presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza” è in servizio con la qualifica di Colonnello del Ruolo fo­ restale iniziale dell’Arma dei Carabi­ nieri, presso il Comando Carabinieri

Rocco Frondizi

Gli autori

Carlo Gaudio

Carlo Gaudio è Professore Ordina­ rio e Primario di Cardiologia del­ l’Università “La Sapienza” di Roma, è autore di oltre 400 pubblicazioni scientifiche e di 10 trattati e mono­

per la Tutela Agroalimentare.

Dal 2011 al 2014 è stato il Punto di Contatto Nazionale (NCP) per il con­ trasto alle contraffazioni in campo agroalimentare nell’ambito del Pro­ getto Opson coordinato dalle agenzie internazionali di Polizia Interpol e Europol. Nel 2012 e 2013 ha parte­ cipato alla 6ª e 7ª Conferenza inter­ nazionale delle forze di polizia sui crimini in danno alla proprietà intellet­ tuale organizzata da INTERPOL, dalle Forze di Polizia nazionale di Panama e di Dublino in Partnership con Under­ writers Laboratories, presentando le relazioni "Identification of Risky goods in agrifood sector" e "Effective IP En­ forcement for Healh and Safety: Food focus”. Dal 2014 al 31 dicembre 2016 ha diretto la divisione di sicurezza agroalimentare del Corpo forestale

dello Stato ed ha comandato il Nucleo Agroalimentare forestale (NAF) strut­ tura investigativa di eccellenza con­ fluita nel novembre 2017 nell’attuale Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare. Membro della com­ missione per l’elaborazione di propo­ ste di intervento sulla riforma dei reati in materia agroalimentare ((DD.MM. 20.4.2015, 30.4.2015 e 31.7.2015) Dal novembre 2019 è coordinatore del tavolo di lavoro sul contrasto alle frodi nel settore lattiero caseario in ambito Europol.

Nel Giugno 2023 è stato audito in Commissione Giustizia della Ca­ mera dei Deputati nell’ambito del­ l’esame delle proposte di legge recanti “Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di ille­ citi agro­alimentari”. ◼ �

Rocco Frondizi insegna Social Entre­ preneurship and Innovation, Manage­ ment of Public Administration & NGOs e Strategia e Politica Azien­ dale all’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, dove ha conse­ guito nel 2016 il Dottorato di Ri­ cerca in Economia Aziendale con specializzazione in Public Gover­ nance and Management.

Autore di oltre 40 pubblicazioni a li­ vello nazionale ed internazionale, principalmente su temi legati all’in­

novazione sociale, alla governance collaborativa e al partenariato pub­ blico­privato, è attualmente co­chair dello Study Group “Social Innovation, Commons and Administration” del­ l’International Institute of Admini­ strative Sciences e Associate Editor­in­Chief dell’International Jour­ nal of Business Research and Mana­ gement. ◼ �

grafie. E’ stato Direttore del Dipar­ timento Cuore e Grossi Vasi e Vice Preside Vicario della Facoltà di Me­ dicina­Odontoiatria dell’Università La Sapienza di Roma negli anni 2005­2021. Presidente del CREA (Consiglio Nazionale per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’econo­ mia agraria) dal 2020 al 2023.

Nel 2021 è stato insignito dell’ono­ rificenza di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Giornalista pubblicista e scrittore, ha pubblicato: la versione italiana della “Biografia di A. Vivaldi” (Ed. Leo S. Olschki, 1991); l’edizione critica della raccolta di poesie “Delirio Not­ tetempo” (Ed. Rubbettino, 2008);

“L’Anello di Policrate. Il complesso di colpa nel cinema” (Ed. Sabinae, 2009); la commedia teatrale: “E l’Ita­ lia ritorna a sognare… Mille Lire al Mese” (Teatro Parioli di Roma, 2011); “Il Cinema Civile di Gian Maria Volontè” (Ed. Nuova Cultura, 2014); “Pietro Valdoni” (Ed. Nuova Cultura, 2016); “La Zattera. Regole per vivere in armonia” (Ed. Nuova Cultura, 2018); “I Centri del CREA” (Ed. Nuova Cultura, 2020); “I Tesori del CREA” (Ed. Nuova Cultura, 2022); “L’Urlo di Moro” (Ed. Rubbettino, 2022) insignito del Premio alla Sag­ gistica 2022 “Mario Pannunzio”. ◼ �

Antonio Grilli è nato a Bologna l’8 marzo 1959. È attualmente Profes­ sore associato di storia del diritto

Alberto Landolfi

Alberto Landolfi è magistrato ordi­ nario dal 1986 e attualmente svolge

Enrico Perticone

Enrico Perticone si è laureato con lode in Economia e Commercio presso l'Università degli Studi "G. D'Annunzio" di Chieti, Facoltà di

medievale e moderno presso l’Università e­campus (Novedrate/ Roma).

Ha ottenuto il dottorato (Doktor der Rechte) presso l’Università di Treviri (Germania), ove è stato anche ricer­ catore dal 1990 al 1996. Assistente volontario alla facoltà di giurispru­ denza dell’università “Roma III” dal 2004 al 2008, ha poi svolto, per breve tempo, funzioni di docente a contratto di storia del diritto medie­ vale e moderno all’università di Bo­ logna (2017­2019). Dal 1997 al 2013 ha collaborato con la Com­ missione europea, a Bruxelles, in

qualità di consulente legale. È stato visiting fellow presso le uni­ versità di Miskolc (1992) e di Rati­ sbona (2018). È membro della Societé française d’histoire du droit, del Centre d'Histoire Judiciaire del­ l'Università di Lilla, della American Legal History Society, della Società Italiana di storia delle istituzioni e socio corrispondente della “Savigny­ Stiftung für Rechsgeschichte” e della rivista “Rechtskultur”. È autore di numerose monografie e studi in ambito storico­giuridico, moderno e contemporaneo. ◼ �

le funzioni di sostituto procuratore presso la direzione distrettuale an­ timafia e antiterrorismo di Genova.

Ha svolto molteplici incarichi inter­ nazionali, tra cui quello di magi­ strato di collegamento italiano in Marocco. È stato professore a contratto di di­ ritto penale e di procedura penale presso Università di Genova dal 2003 al 2019. È stato componente della commissione d’esame per il concorso in magistratura nel 2015. È Presidente di sezione presso la Corte di giustizia tributaria di primo

grado di Savona. È autore di nume­ rosi articoli di diritto su altrettante numerose riviste giuridiche, in ma­ teria di diritto penale, procedura pe­ nale, diritto doganale e diritto internazionale. È stato anche redat­ tore di alcuni testi giuridici, tra cui uno riguardante il processo penale negli Stati Uniti. ◼ �

Economia e Commercio di Pescara, seguendo successivamente il Corso di Perfezionamento in "Cultura, Di­ ritto, Economia e Politica del­ l'Unione Europea" presso l’Istituto di Studi Giuridici della Facoltà di Economia e Commercio di Pescara. È iscritto all’Albo Professionale degli Spedizionieri Doganali (Albo Doga­ nalisti) dal 1989 ed esercita la pro­ pria attività su tutto il territorio nazionale, con particolare atten­ zione alla consulenza ed alla forma­ zione in materia doganale e di commercio internazionale. È Pro­ fessore a contratto e titolare della cattedra di Merceologia Doganale

presso l’Università degli Studi “G. D’annunzio”, Scuola di Economia, Pescara (Corso di laurea magistrale in Scienze Giuridiche per l’interna­ zionalizzazione e Corso di laurea magistrale Economia e Commercio). È Componente del Consiglio Nazio­ nale degli Spedizionieri Doganali (CNSD), del quale è stato Presi­ dente e Vicepresidente. È Componente della Commissione Dogane & Trade Facilitation della Camera di Commercio Internazio­ nale (International Chamber of Com­ merce, ICC­Italia). ◼ �

95

Gli autori

Antonio Grilli

Antonio Scaglione 96

Antonio Scaglione è nato a Palermo il 2 gennaio 1947 e si è laureato in Giurisprudenza l’11 luglio 1969 con

Luisa Volpe

Gli autori

Luisa Volpe serve da più di die­ ci anni l’Organizzazione Mondiale degli Agricoltori (OMA), come re­ sponsabile dell’Unità di Advocacy, Policy and Partnership, insieme ad un team di sette persone che in­

il massimo dei voti e la lode. Entrato in servizio nel 1971 nell’Università degli Studi di Palermo come assi­ stente di ruolo, ha percorso tutti i gradini della carriera accademica e, sino al pensionamento nel novem­ bre del 2017, è stato professore or­ dinario di Diritto processuale penale. Nello stesso Ateneo ha ri­ coperto le cariche di Delegato del Rettore agli Affari legali e al Perso­ nale, di Direttore del Dipartimento di Discipline processualpenalistiche, e, infine, di Preside della Facoltà di Giurisprudenza. Dal dicembre del 2013 all’aprile del 2019 ha rico­

perto la carica di Vice Presidente del Consiglio della Magistratura mi­ litare. Inoltre, è accademico ponti­ ficio e componente di diverse Fondazioni e Centri Studi. È autore di oltre centotrenta pubbli­ cazioni scientifiche (monografie, saggi, articoli, voci enciclopediche, relazioni e interventi a Convegni giuridici, note o osservazioni a sen­ tenze), soprattutto su tematiche di procedura penale, comune e mili­ tare, e di legislazione antimafia e an­ titerrorismo ◼ �

sieme a lei implementano il man­ dato dell’Unità.

In qualità di responsabile del lavoro di Advocacy, Policy and Partner­ ships, la Dott.ssa Volpe si occupa del processo di sviluppo delle Poli­ tiche dell’OMA, implementando un approccio basato sul contributo es­ senziale dei membri dell’organizza­ zione, e garantisce che le posizioni dell’OMA siano riflesse nel dialogo politico a tutti i livelli.

In precedenza la Dott.ssa Volpe ha lavorato all’IFAD, il Fondo delle Na­ zioni Unite per lo Sviluppo Agricolo, per circa dieci anni, svolgendo di­ verse funzioni e ruoli, tra cui quello di assistente alle Partnership and Resource Mobilization, realizzando

numerosi progetti agricoli con le po­ polazioni indigene.

La Dott.ssa Volpe si è laureata presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, in Scienze Po­ litiche, indirizzo Internazionale. Ha successivamente conseguito un master in Marketing e Comunica­ zione d’Impresa e partecipato a nu­ merosi corsi di Politica Interna­ zionale presso la SIOI, Società Ita­ liana delle Organizzazioni Interna­ zionali.

La Dott.ssa Volpe ha conseguito un diploma di Master in Programma­ zione Neuro­Linguistica e ha svilup­ pato un interesse profondo nella comunicazione interpersonale. ◼ �