NOVA ITINERA N° 1/2023

Nova itinera percorsi del diritto nel XXI secolo

L’EDITORIALE “caPoVolgere le isTiTuzioni”: Quale fuTuro Per la giusTizia?

ACCADE OGGI sconfiggere la mafia

CRONACHE DELLA MAGISTRATURA un francoBollo TrenT’anni doPo

PROSPETTIVE DELLA FORMAZIONE una formazione non solo Per la difesa

Anno XIV - N° 1 - 2023

Sommario

Quadrimestrale di legislazione, giurisprudenza, dottrina e attualità giuridica Anno XIV - N° 1 - 2023

L’EDITORIALE

Autorizzazione del Tribunale di Roma nr. 445 del 23 novembre 2010

di Stefano Amore

DIRETTORE RESPONSABILE:

“capovolgere le istituzioni”: Quale Futuro per la giustizia?

5

ACCADE OGGI sconFiggere la MaFia

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di Fausto Cardella

Stefano Amore VICE DIRETTORE: Luigi Viola

PREVIDENZA E SOLIDARIETÀ NEL XXI SECOLO la cassa nazionale Del notariato: un MicrocosMo Del sisteMa paese caratterizzato Dalla Mutualità

COMITATO DI REDAZIONE: Francesco Coco Mario De Ioris Pietro De Leo Vito Antonio De Palma Andrea Giordano Giuseppe Giove Alessandra Ilari Alberto Landolfi Laura Morselli Sandra Moselli Enzo Proietti Francesca Roseti Lucia Spirito Federico Tomassini

e Dalla soliDarietà intergenerazionale

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di Vincenzo Pappa Monteforte

verso la Fine Del “conFlitto” tra FonDi previDenziali?

21

di Mario De Ioris

CRONACHE DELLA MAGISTRATURA un FrancoBollo trent’anni Dopo

31

di Antonio Romano

DIRITTO, ECONOMIA E AGRICOLTURA Data cooperatives in agricolture: an opportunitY For FarMers?

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di Paul Bodenham

Nova Itinera Quadrimestrale Spedizione in abbonamento

DIRITTO E AMBIENTE il keren kaYeMeth leisrael aFFronta in priMa linea le sFiDe cliMatiche Del terzo Millennio

Abbonamento annuale in formato digitale: euro 20,00 (IVA assolta dall’editore)

55

di Donia Shaumann Ellis e Maria Hazan - KKL Italia

DOVE PENDE LA BILANCIA Casa editrice Nuova Scienza S.R.L., Via S.Tommaso d’Aquino, 47 00136 Roma Cod. Fisc. / P.I. 11072071001 Stampa e allestimento: Stamperia Lampo - Roma

la Dirigenza Degli uFFici giuDiziari alla luce Della nuova norMativa priMaria e seconDaria

59

di Caterina Chiaravalloti

OSSERVATORIO SULLA GIUSTIZIA riFlessioni e proposte Di un vincitore Del concorso in Magistratura di Francesco Coco

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COMITATO SCIENTIFICO:

Carla Andreani

PROSPETTIVE DELLA FORMAZIONE IN ITALIA E NEL MONDO

Professore Ordinario di Fisica Applicata

una ForMazione non solo per la DiFesa

Mario Ascheri

Intervista di Stefano Amore all’Ammiraglio Giacinto Ottaviani

77

Professore Emerito di Storia del Diritto Medievale e Moderno

L’ANGOLO DELLE RIFORME

Paola Balducci Avvocato, già Componente del C.S.M.

Giovanni Bianco

intelligenza artiFiciale e Diritto

81

di Luigi Viola

Professore di Istituzioni di diritto pubblico e Teoria generale dello Stato e dell'organizzazione pubblica Univ. di Sassari

I TEMPI DEL DIRITTO

Guido Calvi

la storia Del Diritto MoDerno e conteMporaneo

Avvocato, già Componente del C.S.M.

per leggere il presente

Giorgio Cantelli Forti

di Mario Ascheri

95

Presidente dell’A.N.A., Professore Emerito di Farmacologia e Farmacoterapia

Fausto Cardella Magistrato, già Procuratore Generale di Perugia

Lauretta Casadei Notaio

Giuseppe Celeste Notaio

Giuseppe Chiaravalloti già Vice Presidente dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali

Fiorella D’Angeli Professore Ordinario di Diritto Civile

Adolfo de Rienzi Notaio, Presidente dell’Accademia del Notariato

Giuseppe de Rosa Consigliere della Corte dei Conti

Angela Del Vecchio Professore Ordinario di Diritto dell’Unione Europea

Ignazio Leotta Notaio

Filiberto Palumbo Avvocato, già Componente del C.S.M.

Giulio Prosperetti Giudice Costituzionale, Professore Emerito di Diritto del Lavoro

Giorgio Rizzo Notaio

Piero Sandulli Professore di Diritto Processuale civile

GLI AUTORI

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BERNARD VAN ORLEY, Vergine e bambino con angeli

CARAVAGGIO, Ritratto di Alof De Wignacourt

5 Stefano Amore Magistrato, Direttore della rivista “Nova Itinera”

in un saggio risalente all’inizio degli anni 70, intitolato “Capovolgere le Istituzioni”1, ivan illich immaginava un’istruzione senza scuole, la cura della salute senza ospedali e, aggiungo io, ma credo rispettando lo spirito dell’autore, una giustizia senza tribunali. la riflessione da cui illich muoveva era quella per cui tutte le strutture politiche contemporanee, con etichette liberali, marxiste o conservatrici, impongono, comunque, la produttività a scapito dell’effettiva soluzione dei problemi. l’istituzionalizzazione delle esigenze individuali e collettive implementa, a parere dell’autore, la produzione dei servizi e dei beni, ma senza soddisfare i bisogni fondamentali delle persone. la società “conviviale” che illich immagina e nella quale gli strumenti a disposizione della collettività possono essere utilizzati da tutti, senza essere dominati dagli specialisti e dal mercato, è una società, evidentemente, ben diversa da quella attuale, in cui anche l’esigenza di giustizia è connotata dall’inarrestabile crescita del contenzioso e dall’“incessante produzione e consumo di norme”2. a prescindere dall’opinabilità delle tesi di illich3, le sue considerazioni costituiscono un punto di partenza stimolante per condurre una riflessione sulla giustizia nelle società contemporanee e per mettere in luce quelle criticità del sistema italiano che, potendo essere corrette solo con una lunga e faticosa

opera di riforma, non sembrano interessare più di tanto al nostro legislatore. in “Idee essenziali per una nuova Costituzione”, simone Weil scriveva “i giudici devono ricevere una formazione spirituale, intellettuale, storica, sociale, ben più che giuridica”4, evidenziando l’importanza della formazione da impartire a chi deve svolgere questa delicatissima funzione e prefigurando un modello di magistrato che ad illich sarebbe certamente piaciuto. Ma, come già notato, della cultura e della complessiva formazione dei giovani che intendono intraprendere questa carriera in italia si parla molto poco, ignorando, o fingendo di ignorare, l’urgenza della crisi culturale del nostro paese, prima ed evidente causa del sempre più avvertito degrado delle istituzioni. in questa prospettiva, la recentissima modifica normativa che, tornando al passato, ha nuovamente configurato il concorso in magistratura come di “primo grado”, non risolve alcun problema ed aggrava, semmai, quelli già esistenti. non consente, infatti, di limitare l’enorme platea dei candidati sulla base dei titoli posseduti, ma neppure consente a quei laureati, che non abbiano alle spalle una famiglia benestante, di affrontarlo con reali possibilità di successo, essendo indispensabile una specifica e, quasi sempre, molto lunga preparazione, che solo le “scuole private” (a pagamento) sono in grado di offrire.

L’editoriale

“Capovolgere le istituzioni”: quale futuro per la giustizia?

L’editoriale

6 a fronte del fallimento del precedente sistema, in cui oltre alla laurea in giurisprudenza era necessario un titolo di secondo grado, e dell’indubbia inadeguatezza dell’attuale soluzione, che assume i caratteri di un semplice colpo di spugna, riproponendo tutte le difficoltà che avevano indotto il legislatore, quindici anni fa, a mutare modello, l’unica alternativa oggi possibile sembra essere quella del “corso-concorso”, che potrebbe consentire di creare un’immediata opportunità lavorativa per i neo-laureati più brillanti, scongiurando nel contempo il rischio che la selezione dei magistrati continui ad avvenire in funzione del censo e che si fondi solo sulle capacità mnemoniche dell’individuo, senza valutarne in alcun modo le complessive attitudini e capacità. non si tratta di una soluzione nuova in europa, considerato che il sistema del corsoconcorso, variamente modellato in funzione delle esigenze e delle caratteristiche dei diversi ordinamenti, è diffuso in molti stati (basti pensare alla Francia con la sua ecole nationale de la Magistrature) dove ha dato buoni risultati, assicurando una formazione concettuale e pratica adeguata alle delicate funzioni da svolgere e fornendo, nel contempo, delle certezze ai giovani in grado di superare la selezione iniziale.

D’altronde, a fronte delle significative carenze del nostro sistema di formazione (nell’ultimo concorso in magistratura i componenti della commissione hanno pubblicamente lamentato l’incapacità di molti candidati a scrivere in un italiano corretto), anche il problema della separazione delle carriere perde gran parte della sua consistenza, in quanto ritenere che l’unità del corpo giudiziario sia indispensabile a mantenere i pubblici ministeri nell’ottica del giudicante o, all’inverso, che questa comune appartenenza influisca negativamente sulla

reale indipendenza dei giudici, diventa, in assenza di una qualsiasi cultura della giurisdizione, solo un pericoloso abbaglio. lo stesso timore di calamandrei che il consiglio superiore della Magistratura potesse assumere i caratteri di una “cometa capace di uscire per conto suo dall’orbita costituzionale” appare, oggi, riferibile, semmai, ai singoli magistrati che, privati di una complessiva e significativa preparazione culturale, possono facilmente divenire vittime o complici del qualunquismo del sistema. nel suo saggio “Der Begriff des Politischen”5, carl schmitt evidenziava come la specifica distinzione, alla quale è possibile ricondurre tutte le azioni e i motivi politici, è quella di amico-nemico, e ne ricavava la conclusione che un contrasto, quale che sia la sua natura, religiosa, morale od economica, può trasformarsi in un conflitto politico solo nel caso in cui sia abbastanza forte da dividere la collettività in due gruppi: in amici e nemici, appunto. in questa ottica di pervasività totalizzante del momento politico (tutto può diventare politico laddove raggiunga una certa soglia di criticità), appare evidente come sia impossibile escludere che anche una controversia giuridica o la celebrazione di un processo possano trasformarsi in un confronto politico, divenendo l’occasione per delimitare la sfera degli “amici” da quella dei “nemici”.

Ma alla sistematica “politicizzazione” dell’attività giudiziaria ha contribuito, in modo decisivo, in questo primo scorcio di secolo, soprattutto la sua spettacolarizzazione da parte dei media. si tratta di un fenomeno che deriva non solo dalla tendenza dei mass media a fornire una rappresentazione semplificata della realtà, imponendo, come notava umberto eco, “simboli e miti dalla facile universalità”6, ma anche, e forse soprattutto, dalla incapacità

7 porale è, sempre di più, limitato all’immediato presente. la rinuncia al futuro da parte dei giovani non è, naturalmente, una rinuncia volontaria, quanto piuttosto la presa d’atto della mancanza di percorsi che consentano, anche attraverso la tempestiva scelta del proprio lavoro, una reale dinamica di avvicendamento generazionale. sotto questo profilo, la percezione del concorso in magistratura come un’opportunità assolutamente vaga, il cui superamento implica un percorso impervio e molto oneroso dal punto di vista economico, ben rappresenta la tendenza della società a frustrare le ambizioni e le speranze dei giovani. insomma, forse non proprio nello spirito di illich, ma capovolgere queste istituzioni, fondate sulla esasperata burocrazia e sulla totale mancanza di cultura, restituendo a tutti una prospettiva chiara del futuro e delle reali opportunità, dovrebbe essere il primo obiettivo di una politica che tenga veramente all’italia e agli italiani.

note ivan illich, institutional inversion editore ciDoc, 1972, ed. it. in g. cavallini (a cura di), illich in discussione, emme edizioni, Milano, 1974.

2 così irti n., nichilismo giuridico, laterza, 2004.

3 così sempre in g. cavallini (a cura di), illich in discussione, emme edizioni, Milano, 1974 4 simone Weil, “idee essenziali per una nuova costituzione”, in una costituente per l’europa. scritti londinesi, castelvecchi editore, 2013.

5 carl schmitt, Der Begriff des politischen 1927; trad. it. il concetto di politico, in le categorie del ‘politico’, ed. it. a cura di g. Miglio e p. schiera, il Mulino, Bologna 1972.

6 così umberto eco nel saggio “apocalittici ed integrati”, Bompiani editore, gennaio 1964.

1

L’editoriale

di rappresentare i fatti giudiziari in una prospettiva che non sia quella mutuata dallo scontro politico. la vivacità delle “tribune politiche” degli anni 70, animate dalle grandi contrapposizioni ideologiche, sembra, così, paradossalmente, rivivere nei dibattiti televisivi in cui si fronteggiano le ragioni dell’accusa e quelle della difesa di un qualche processo ed in cui, comunque, si discute di giustizia. ci si potrebbe chiedere se lo stesso ruolo tradizionale della magistratura non sia stato, in realtà, completamente travolto e trasformato da questo fenomeno di riduzione della giurisdizione alla politica e se, quindi, alcuni magistrati non ricerchino, ormai, del tutto consapevolmente, il consenso popolare e l’esaltazione mediatica delle loro “gesta”, non solo per vanità personale o desiderio di accedere ad altri incarichi nell’ottica distorta di un poco ideale “cursus honorum”, ma anche per poter semplicemente difendere la loro attività e le loro opinioni nel grande teatro della società mediatica contemporanea. il vero male sta, è evidente, in questa omologazione culturale, veramente distruttiva per il paese e per la stessa magistratura, ma a cui si potrebbe porre rimedio solo con una terapia mirata, impossibile da realizzare in pochi anni, in cui, da un lato, al magistrato sia restituito un adeguato sentimento della propria funzione ed una consistente formazione culturale e al paese risparmiati i processi “paralleli” celebrati dai media.

Quest’ottica di concreta fattività e di attenta analisi dei problemi non sembra però interessare la politica italiana, apparentemente incapace di una riflessione approfondita sui mali della nostra società e di cogliere il malessere dei giovani il cui orizzonte tem-

9 Fausto Cardella già Procuratore Generale presso la Corte di appello di Perugia

”Non facciamoci illusioni, il mafioso che si è arricchito illegalmente e si è inserito nel mondo economico legale, ed ancor più di lui i suoi discendenti, non costituisce segno del riassorbimento e del dissolvimento della mafia nell’alveo della società civile, né oggi, né domani, perché il mafioso non perderà mai la sua identità, continuerà sempre a ricorrere alle leggi ed alla violenza di Cosa Nostra, non si libererà della mentalità di casta, del sentimento di appartenenza ad un ceto privilegiato. Quando si è membri di Cosa Nostra e si ricorre alla violenza ed all’intimidazione è molto più facile imporsi sul mercato; i mafiosi lo fanno e continueranno a farlo fino a quando esisterà la mafia”.

Giovanni Falcone il 30 gennaio 1877, antonio Malusardi, prefetto di palermo, scrive al procuratore generale presso la corte d’appello di palermo, esortandolo ad accorpare le diverse indagini sulla mafia, allo scopo di comprendere se le varie cosche, che operavano sul territorio, fossero autonome o facessero parte di una medesima consorteria mafiosa1.

Dovette passare più di un secolo, fino ai primi anni ’80 del novecento, prima che questa domanda trovasse risposta grazie all’azione, coordinata e congiunta, di un gruppo di magistrati dell’ufficio istruzione e della procura della repubblica di palermo. l’incisività delle loro investigazioni2, la ri-

gorosa ricerca di riscontri alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, lo scrupoloso rispetto delle regole processuali, prima di tutto di quelle di garanzia, in una parola l’esercizio pieno e alto delle funzioni di giudice, ebbero l’effetto di interrompere il fair play che, fino a quel momento, sembra aver caratterizzato i rapporti tra stato e Mafia, infrangendo quella sorta di patto non scritto, risalente alle vicende della seconda guerra mondiale, un torbido periodo che spetta ormai agli storici dipanare. “in sicilia la mafia colpisce i servitori dello stato che lo stato non è riuscito a proteggere.” profetiche queste parole di giovanni Falcone, servitore dello stato che lo stato non è riuscito a proteggere. l’alto commissario antimafia3, nonché prefetto di palermo subito dopo carlo alberto dalla chiesa, nella prima metà degli anni ‘80 suscitò indignate reazioni dell’opinione pubblica e di ambienti politici per aver predetto che la mafia sarebbe stata sconfitta nel 2000; come mai tanto tempo? ora, subito bisognava liberare la sicilia (allora si pensava ancora che la Mafia fosse confinata in sicilia) da quel male. subito dopo la strage di capaci ci riprovò con le predizioni il Ministro di grazia giustizia (come si chiamava a quel tempo), promettendo che si sarebbe fatto in modo che quella strage si rivelasse un pessimo affare per la Mafia.

Accade oggi

Sconfiggere la mafia

Accade oggi

10 se lo stato non è riuscito a proteggere i suoi servitori, ha saputo almeno reagire. in verità, non sono mancati né uomini né mezzi per individuare gli autori di quelle orribili stragi, di quelle del ’92, e di quelle del ’93, consumate o mancate. uno sforzo congiunto e convergente del Ministero della giustizia, che approntò le risorse, anche quelle per l’informatizzazione (allora pionieristica) dei fascicoli processuali; della polizia di stato, dell’arma dei carabinieri, della guardia di Finanza e della Direzione investigativa antimafia, che misero uomini e mezzi a totale disposizione della Magistratura inquirente; del consiglio superiore della Magistratura, che a tempo di record, utilizzando per la prima volta l’istituto dell’applicazione di magistrati, mise l’ufficio giudiziario competente per le indagini, allora in grave crisi di organico, in condizioni di funzionare. gli stessi magistrati inquirenti, che ebbero il raro privilegio di poter dedicare le loro energie principalmente, se non esclusivamente, alla ricerca degli autori di quei delitti. la Direzione nazionale antimafia4, concepita come la Dia5 da un lungimirante Falcone, avrebbe dovuto corrispondere a quella esigenza di coordinamento investigativo, se non di centralizzazione delle indagini, avvertita un secolo prima dal prefetto Malusardi. a distanza di un quarto di secolo, di una generazione cioè, si può dire che quell’aspettativa del Ministro si è realizzata nei confronti dei “corleonesi”, dei “viddani”6, ossia di quella cosca mafiosa che ha insanguinato le strade di palermo, e gli uffici dello stato, negli anni ’80 e ’90. È cessata, prima di tutto, la lunga, scandalosa latitanza dei loro capi, e quelli che non sono morti scontano ancora la pena in carcere, mentre altri sono braccati. complessivamente, dunque, una sconfitta e un “pessimo affare” per chi quelle stragi

volle. Quanto meno per gli esecutori e i mandanti diretti, ossia i capi della “commissione”, vale a dire l’organismo mafioso che deliberò le stragi. invece, non ha ancora superato il vaglio processuale l’ipotesi “B”, cioè l’ipotesi investigativa di una convergenza di fattori esterni alla consorteria criminale, quelli che un compianto procuratore nazionale antimafia7 definì “i mandanti dal volto coperto”. né si può essere certi che le tante ragioni che la Mafia aveva per eliminare quei Magistrati, e che sono state individuate e processualmente accertate, esauriscano il novero dei moventi. gli indubbi risultati conseguiti dallo stato nel contrasto alla criminalità mafiosa, tuttavia, non significano affatto che “cosa nostra” sia stata sconfitta e debellata, tutt’altro. la Mafia - non illudiamoci - ha fatto tesoro della lezione e, semmai, ha ritrovato la sua linea tradizionale, incautamente abbandonata per uno scontro frontale con lo stato che non le ha giovato. giova, invece, a cosa nostra la tradizionale sua strategia di infiltrazione nei gangli dello stato e della società. la Mafia non è un anti-stato, come comunemente ma erroneamente si dice, quanto meno non lo è nel senso letterale e pieno del termine, non lo è come non lo è il parassita nei confronti della pianta che lo ospita; la Mafia convive e si affianca allo stato, ne succhia la linfa e le risorse, tende a dissimularsi, a passare inosservata per meglio operare; nei periodi in cui si riacutizza la repressione, come accaduto dopo le stragi, si inabissa, silente, finché la piena sia passata, “calati juncu ca passa la china”8, dice una massima siciliana sempre osservata. la Mafia non è stata sconfitta per nulla; come non sono state sconfitte le altre forme di criminalità organizzata anzi, qualcuna, la ‘ndrangheta per esempio, gode di ottima salute e prospera, avendo approfittato, proba-

11 “Far funzionare la pubblica amministrazione”. se la pubblica amministrazione non funziona, se per ottenere una autorizzazione o un permesso occorre aspettare tempi biblici, e magari “ungere qualche ruota”, il potere di chi può farti ottenere presto ciò che ti spetta aumenta ed esercita una sorta di vis actrattiva anche su soggetti che, diversamente, non sarebbero entrati nell’orbita del potere mafioso. la lotta alla corruzione è fondamentale per combattere la mafia perché la corruzione è l’humus, il terreno nel quale si realizza il contagio mafioso, non solo per l’abbassamento del livello di legalità, ma perché la

Accade oggi

bilmente, del momento di crisi della Mafia, per conquistare nuovi spazi e nuovi mercati per il traffico di stupefacenti, ma anche della concentrazione “altrove” dell’attenzione investigativa e repressiva dello stato. ora, non si intende sminuire l’efficacia dello strumento repressivo per il contrasto alla criminalità, ma la lotta alla Mafia si nutre anche e soprattutto d’altro: di lavoro, di giustizia sociale, di buona amministrazione e perché no, anche del timore che la legittima forza dello stato sappia incutere.

Quando chiesero al pentito angelo siino9 che cosa si dovrebbe fare per battere la mafia, egli, dopo averci pensato un po’, rispose:

Accade oggi

12 corruzione è essa stessa parte del metodo mafioso: il primo approccio è corruttivo, discretamente senza allertare i pubblici poteri; la violenza seguirà dopo, se necessario. si favoleggia dei grandi guadagni che i traffici illeciti procurano, ma, se la mafia è ricchezza, perché i territori in cui opera sono sottosviluppati? si è tentata una risposta a questa domanda10, rilevando che, essendo legata l’economia criminale spesso a opere pubbliche o a forniture alle pubbliche amministrazioni, “il costo dell’opera o del bene fornito è aumentato dal costo della corruzione e della violenza necessaria su quel particolare mercato”, per cui una parte del profitto è a carico della società. insomma, si brucia ricchezza invece di produrla. inoltre “quando entra sul mercato legale, l’impresa criminale sostituisce attori già esistenti. non si tratta in genere di nuove imprese, ma sostituzione di imprese. insomma, sottraggono un mercato a imprese che già lo avevano, non immettono una nuova impresa sul mercato. comprano e sostituiscono attività economiche già in essere, che già producevano e distribuivano profitti. l’impresa criminale sostituisce sul mercato, non allarga il mercato”11. indagini in tema di ricostruzione conseguente a eventi sismici hanno dimostrato che le imprese collegate alla criminalità organizzata possono adoperare manodopera sottopagata, il che produce l’effetto di alterare le norme del mercato del lavoro; inoltre, lo sfruttamento dei lavoratori, ai quali viene corrisposto un salario misero, sortisce l’ulteriore effetto di ridurre la circolazione di ricchezza. per non dire degli investimenti, i quali sono scoraggiati dalla prospettiva del pizzo e dalle mille vessazioni cui l’impresa sana si espone in territorio mafioso.

le mafie investono in attività lecite i loro illeciti proventi, li riciclano ma altrove, non nei territori di loro provenienza, ove devono reclutare la necessaria manodopera criminale, perché tanto più facile sarà trovare persone disponibili a delinquere per pochi soldi, quanto più povero, degradato e senza prospettive è il contesto. per questo lo stato deve recuperare efficienza e deve offrire una valida alternativa ai “picciotti”, che ancora sono lusingati dalle Mafie perché la loro alternativa è quel degrado, quella povertà; in questa situazione vince la mafia, come notava giovanni Falcone, perché è il modello vincente per la gente. “lo stato non ce la farà fin quando non sarà diventato esso stesso un «modello vincente».” (g. Falcone). l’arresto di Matteo Messina Denaro è un passo importante in questa direzione.

note John Dickie, onorate società, laterza. istruttorie, all’epoca, perché compiute dal giudice istruttore, vigente ancora il codice di procedura penale abrogato nel 1989 .

3 emanuele Di Francesco, , alto commissario per la lotta alla mafia dal 1982 al 1985 4 oggi anche antiterrorismo.

5 Direzione investigativa antimafia.

6 in dialetto siciliano sta per contadino ma con significato dispregiativo persona dalle maniere rozze; così erano soprannominati i corleonesi, i mafiosi appartenenti alla cosca di salvatore riina 7 pier luigi vigna, procuratore nazionale antimafia dal 1997 al 2005.

8 letteralmente: piegati giunco finché passa la piena 9 angelo siino, collaboratore di giustizia, il cosiddetto 10 ministro dei lavori pubblici” di cosa nostra.

11 isaia sales, storia dell’italia Mafiosa, rubettino, 2015 isaia sales, op. cit.

1 2

13 Vincenzo Pappa Monteforte Notaio in Cercola, Presidente della Cassa Nazionale del Notariato

le riflessioni che seguono – premesse considerazioni generali sulla nascita ed il funzionamento della cassa nazionale del notariato, nonché sulle sue caratteristiche salienti – anche sulla base dei dati emersi dall’ultimo bilancio approvato dall’assemblea dei rappresentanti, mirano a delineare i tratti fondamentali di una istituzione che presenta peculiarità di non poco conto, da sempre attenzionate da chi valuta con obiettività i sistemi previdenziali e assistenziali.

Nascita e trasformazione della Cassa Nazionale del Notariato. la cassa nazionale notariato – la più antica tra le casse previdenziali professionali è nata nel 1919 (r.D. 9 novembre 1919 n.

2239), con il compito iniziale di corrispondere un assegno di integrazione ai notai in esercizio, per poi passare ad interessarsi di pensioni e sussidi destinati ai notai in condizione di indigenza. essa trova diretta derivazione dal “fondo sociale”, previsto durante la prima guerra Mondiale in favore dei notai chiamati al fronte, privi di coadiutore, antesignano delle politiche oggi definite di “welfare attivo”, cioè di intervento diretto delle casse di previdenza a sostegno dell’attività professionale degli iscritti. in realtà, un precedente più remoto si rinviene nel Decreto luogotenenziale 29 aprile

1917 n. 879 che aveva previsto per ciascun collegio notarile un fondo comune (poi “centralizzato” con la nascita della cassa nazionale), alimentato dai contributi dei notai, destinato ad aiutare le famiglie degli appartenenti alla categoria, coscritti o deceduti in guerra. con delibera del 9 novembre 1994, il consiglio di amministrazione della cassa – in conformità alle prescrizioni di cui al D. lgs.

30 giugno 1994 n. 509 - ha deliberato la trasformazione da ente pubblico in associazione di diritto privato. contestualmente sono stati adottati lo statuto ed i regolamenti per la previdenza e l’assistenza, approvati con Decreto dei tre Ministeri vigilanti (giustizia, lavoro, economia e Finanze) del 22 settembre 1995, pubblicato sulla gazzetta ufficiale n.

249 del 24 ottobre 1995.

Normativa di riferimento. la principale fonte normativa in materia è rappresentata dal D. lgs. 509/1994. la ricordata trasformazione in persone giuridiche private ha lasciato immutato il carattere pubblicistico dell’attività istituzionale di previdenza e assistenza svolta dagli enti, ai quali è stata riconosciuta una solida “autonomia gestionale, organizzativa e contabile” (art. 2, comma 1), basata sull’autogoverno e sulla gestione indipendente del patrimonio, a tutela dei diritti previdenziali ed assistenziali degli iscritti e nel rispetto dei

Previdenza e solidarietà nel XXI secolo

La Cassa Nazionale del Notariato: un microcosmo del sistema Paese caratterizzato dalla mutualità e dalla solidarietà intergenerazionale

Previdenza e solidarietà nel XXI secolo

14 limiti dovuti “alla natura pubblica dell’attività svolta” (art. 2, comma 1). l’autonomia non è, tuttavia, limitata alla conduzione economico-finanziaria degli enti. risulta, invero, una vera e propria autarchia normativa, con l’unico limite del rispetto di precisi e tassativamente indicati criteri che ne delimitano l’operatività (artt.: 1, comma 4, lett. a); 2, comma; 3, comma 2, D. lgs.

509/1994). gli enti, perciò, possono disciplinare al meglio, con norme statutarie e regolamentari, le prestazioni erogate e le contribuzioni pretese, declinando le misure previdenziali secondo le caratteristiche proprie della professione di riferimento e della platea demografica degli iscritti. tutto ciò senza dimenticare che la ricordata trasformazione delle casse in persone giuridiche private è avvenuta subordinatamente alla condizione che le casse stesse “non (usufruissero) di finanziamenti pubblici o di altri ausilii pubblici di carattere finanziario” (art. 1, D. lgs. 509/1994). le risorse che alimentano la previdenza sociale dei liberi professionisti provengono esclusivamente dagli iscritti e la garanzia dell’erogazione delle prestazioni sta nell’oculatezza delle decisioni degli amministratori e nel fedele adempimento dell’obbligo di contribuzione da parte degli iscritti stessi.

Caratteristiche salienti della Cassa Nazionale del Notariato. ai sensi degli articoli 11 e seguenti dello statuto, sono organi della cassa nazionale del notariato: 1) l’assemblea plenaria costituita da tutti gli associati (che elegge i componenti dell’assemblea dei rappresentati e i membri del consiglio di amministrazione; 2) l’assemblea dei rappresentanti (che, tra l’altro, delibera sulle modifiche statutarie ed approva il bilancio); 3) il consiglio di amministrazione, composto di 18 membri, di cui 15

eletti tra i notai in esercizio con almeno dieci anni di anzianità e 3 cooptati tra i notai in pensione (che, unitamente ad altre attribuzioni, svolge l’attività di amministrazione e delibera sulle variazioni della contribuzione); 4) il presidente del c.d.a. (che ha la rappresentanza della cassa di fronte ai terzi e in giudizio, oltre a presiedere il c.d.a. e il comitato esecutivo); 5) il comitato esecutivo, composto dal presidente e da 4 membri eletti tra i consiglieri cassa (che ha anche il compito di predisporre i bilanci e di eseguire le delibere del c.d.a.); 6) il collegio dei sindaci composto di 5 membri effettivi e 5 supplenti, alcuni dei quali eletti dai Ministeri competenti (giustizia, lavoro, economia e Finanze), organo di controllo della gestione.

Delineare i compiti della cassa significa ricordare che “svolge le attività previdenziali ed assistenziali a favore della categoria dei notai” (art. 1 dello statuto), anche attraverso la corresponsione – a favore del notaio che cessa dall’esercizio – del trattamento di quiescenza, la liquidazione dell’indennità di cessazione e di assegni di vario genere (quali, ad es., integrativi degli onorari percepiti durante l’anno e per l’impianto studio al notaio di prima nomina). una menzione a parte merita l’assegno di integrazione, che costituisce un unicum nell’ordinamento previdenziale dei liberi professionisti e trova la sua giustificazione etico-politica nel dovere assunto dall’intera categoria notarile di garantire decoro e dignità a coloro che, nel superiore interesse della collettività, svolgono la pubblica funzione demandata dal legislatore, indipendentemente dai benefici economici che ne traggono.

Risultati dell’ultimo bilancio. la situazione della cassa nazionale del notariato è in sostanziale equilibrio.

Dal bilancio 2021, pochi mesi fa approvato dall’assemblea dei rappresentanti, emerge

quanto segue: saldo gestione previdenziale più che raddoppiato (117,450 milioni di euro contro 51,844 milioni di euro dell’esercizio precedente); l’avanzo, al contempo, ha superato i 100 milioni di euro, mentre le entrate sono aumentate del 22,43%.

Ma la previdenza impone lungimiranza e previsione del futuro sulla base dei dati disponibili, specie in un momento – qual è quello attuale – di ripetuti aumenti dei tassi di interesse (in pochi mesi 0,75% + 0,75% + 0,50%), di inflazione, recessione, pil in calo e shock energetico. È bene ricordare che le pensioni notarili sono finanziate attraverso un sistema a “ripartizione attenuata”: il gettito contributivo (correlato ai “parametri repertoriali” e non ai “compensi professionali”) riscosso in un determinato lasso di tempo - seppur con taluni “adattamenti” - è destinato al pagamento delle prestazioni erogate nello stesso periodo. se la contribuzione dovesse subire un calo, difficilmente potrà essere “compensato” dai rendimenti derivanti dalla gestione del patrimonio mobiliare ed immobiliare - prudentemente accumulato negli anni - per la natura stessa della contrazione economica mondiale in atto e per la “tranquilla” politica degli investimenti, quale naturale caratteristica di una cassa attenta.

Fisiologico risulta essere, allora, il disallineamento tra entrate contributive e spesa per prestazioni pensionistiche, se sol si pensa alle tecniche, sempre più diffuse, di “Welfare state”, ai prepensionamenti - troppo spesso legati all’incertezza del domani - alla diseguale distribuzione di lavoro tra colleghi. per superare ipotetici problemi futuri, con una certa “leggerezza” si potrebbe lavorare sul versante delle entrate, aumentando le aliquote contributive. Ma ciò è improponibile in quanto determinerebbe un ulteriore calo dei redditi professionali, già in una situazione eufemisticamente definibile difficile.

Fiscalità delle Casse e “anomalie” di sistema. le casse versano ogni anno allo stato 765 milioni di euro, di cui quasi 700 per imposte sugli investimenti mobiliari. la sola cassa nazionale del notariato versa in un anno 23 milioni di euro. il patrimonio delle casse è di poco superiore ai 100 miliardi e per il 50% investito in italia.

Dai risultati di una ricerca su “imposizione della c.d. previdenza di ii pilastro: criticità e prospettive di riforma”, commissionata all’università parthenope di napoli presentata a luglio 2022 presso l’auditorium della cassa Forense, durante un convegno organizzato dalla cassa nazionale del notariato, in collaborazione con la Fondazione del notariato e l’adepp – è emersa la necessità di rivedere la tassazione delle rendite cassa. non è possibile che – nonostante eroghino previdenza di primo pilastro, mettano in campo azioni di welfare che si sono rivelate fondamentali per sostenere gli iscritti, da ultimo, per far fronte alla pandemia e alla evidente crisi economica - vengano tassate al 26% (aliquota che non ha eguali in europa), mentre i fondi pensioni, che non offrono previdenza di primo pilastro e welfare assistenziale e lavorativo, pagano il solo 20%. oltretutto, le casse si sono sempre rese disponibili a reinvestire i risparmi ottenuti da una tassazione più equa nel sostegno ai propri iscritti. la ricerca ha riconosciuto, inoltre, la valenza del sistema di contribuzione notarile (di tipo retributivo) – proponendolo come modello per le altre casse professionali – denunciando i guasti di un passaggio al contributivo, che imporrebbe la quantificazione del c.d. debito latente, la richiesta di un contributo integrativo a carico dei nuovi iscritti. i decisori politici devono prendere atto

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16 delle capacità organizzative e amministrative dimostrate finora, rispettare l’autonomia delle casse decisa da leggi dello stato e rivedere il sistema di tassazione, alla luce di una considerazione di fondo: la maggior parte dei paesi dell’unione adotta il sistema eet, cioè tassa esclusivamente le somme corrisposte con l’indennità di cessazione e non i versamenti contributivi (che neanche da noi sono tassati) e i rendimenti del patrimonio, quando nel nostro paese viene applicato il sistema ett, che sottopone a tassazione anche i rendimenti del patrimonio. la sicurezza sociale rimane un principio costituzionale cardine, un valore fondante, una esigenza prioritaria dei paesi evoluti, di non facile realizzazione in assenza di una politica lungimirante ed attenta al giusto bilanciamento tra tutela dei singoli e interesse pubblico. Da ciò discende che le incoerenze del sistema – oggettivamente discriminatorio nei confronti della previdenza obbligatoria rispetto a quella volontaria – non sono risolvibili sul piano interpretativo, ma richiedono un intervento legislativo che tenga conto della incostituzionalità della normativa vigente. la categoria notarile, in più, ha, solo di recente, conosciuto i fenomeni del “prepensionamento” e del “calo delle vocazioni”- entrambi sintomi di una sostanziale sconfitta del sistema notariato - tematiche che non possono essere analizzate senza riflettere sulla troppo diseguale ripartizione interna della ricchezza e sul payback, cioè sul tempo necessario per ripagarsi gli studi, comparando costi, mancati introiti e successiva crescita professionale, oramai anche nel notariato vicino ai 10 anni. eppure è un dato conclamato che le politiche in materia previdenziale devono essere orientate dall’esigenza di garantire la sostenibilità del sistema, che i requisiti anagrafici (l’innalzamento dell’aspettativa di vita è un

dato conclamato dall’inps) e contributivi, senza aumenti indiscriminati, rappresentano gli strumenti attraverso i quali si può attenuare la spesa generale e consentire l’equilibrio gestionale nel medio/lungo periodo. non bisogna dimenticare il rapporto attuale tra pensionati e notai in esercizio: la percentuale nelle altre casse professionali è pari al 12/13 per cento, quando il dato notarile, invece, è 1,8 attivi per 1 pensionato. siamo, cioè, già oggi, in una condizione per molti aspetti analoga a quella dell’inps, con la differenza che noi - per volontà legislativa - non possiamo avere aiuti di stato. Da qui l’importanza del patto generazionale e della solidarietà, quali pilastri fondanti della previdenza notarile, testimoniate – ad es. - dall’entità della prestazione pensionistica, che risulta slegata dalle singole capitalizzazioni e parametrata ai soli anni di attività professionale (senza considerare in alcun modo i contributi versati, che - nel calcolo predetto tengono conto di una anzianità di servizio massima di 40 anni), nel giusto rispetto del carattere pubblico del ministero svolto. sorte analoga ha l’indennità di cessazione, per il computo della quale - però - non vige il limite invalicabile dei 40 anni di esercizio professionale effettivo.

Durante i lavori dell’ultimo congresso nazionale del notariato tenutosi a roma dal 3 al 5 novembre 2022, dedicato a “casa, cultura, persona: un capolavoro italiano”, ci sono stati due momenti particolarmente significativi per la cassa, meritevoli di essere ricordati in questa sede. una tavola rotonda su “la giusta età pensionabile in una società mutevole” e la presentazione di una serie di slides, che - attraverso alcuni grafici - hanno dato l’esatta rappresentazione dell’universo notarile, aggiornata all’anno 2021. il titolo della tavola rotonda, in realtà provocatorio, è servito a far nascere il dibattito,

utilizzando una allitterazione: età, giusta età, giusta età pensionabile. soltanto la prima parola può essere definita in modo compiuto, certo, sulle altre due è, invece, necessario mantenere aperto il confronto, tenendo in debito conto le esigenze del momento.

Quanto alle slides, pubblicate anche su riviste di categoria, la conclusione che si può trarre è che il notariato rappresenta un microcosmo che riproduce – in una dimensione ridotta – tutte le criticità del mondo attuale, superabili esclusivamente attraverso interventi normativi organici, condivisi con il decisore politico. i numeri demoliscono lo stereotipo del notaio sempre e comunque professionista ricco ed affermato: a) repertorio notarile netto medio nella macro area del nord italia superiore del 30% rispetto al sud ed alle isole, con la valle d’aosta indicata quale regione più ricca; b) gender gap notarile pressochè omogeneo nelle differenti aree del paese, con un repertorio per il 65% appartenente agli uomini; c) crollo del repertorio notarile netto (flessione del 30% dal 2006 al 2021), con una marcata crisi per i più giovani (il repertorio lordo medio registrato dagli under 35 nel primo anno di attività non supera i 20.000,00 euro e, in alcuni casi – come nel 2020 – si fermato a poco più di 12.000,00 euro) e per coloro che hanno una anzianità di servizio vicina ai 40 anni; d) aumento della speranza di vita e conseguente rischio di sostenibilità per l’ente di previdenza; e) scarsa flessibilità degli studi notarili, che - di fronte ad un crollo repertoriale del 30% - sono riusciti a ridurre i costi del solo 13%; f) aumento dei beneficiari dell’assegno di integrazione e delle pensioni anticipate.

Linee di tendenza gestionale.

Patrimonio immobiliare. analogamente a quanto riscontrato per gli altri enti previdenziali, anche ai fini del-

l’ottimizzazione della fiscalità nell’ambito del processo acquisitivo e di dismissione dei beni, la cassa nazionale del notariato ha progressivamente ridotto l’attività di gestione diretta del patrimonio immobiliare, optando per la delega ad una società dotata di competenze specifiche, attraverso lo strumento dei fondi immobiliari riservati. ciò ha consentito una maggiore conoscenza, seppur indiretta, dei mercati nazionali ed esteri, oltrechè una differente allocazione del personale originariamente a ciò deputato, alleggerendo l’ente delle tante implicazioni tecnico-legali. non è senza significato, inoltre, ricordare che il patrimonio immobiliare gestito in via diretta - superata la fase in cui gli organi di vigilanza imponevano acquisti di case di abitazione da destinare ad “alloggi sociali” - risulta ad oggi, dopo una attenta politica di dismissione ancora in corso, per il 48% a destinazione alberghiera, per il 4% a destinazione commerciale, per il 5% a destinazione industriale, per il 10% a destinazione residenziale e per il restante 33% a ufficio. in ogni caso, l’ente accelererà il processo di efficientamento gestionale del patrimonio immobiliare detenuto in maniera diretta, attraverso le attività di regolarizzazione urbanistica e catastale finalizzate all’alienazione delle unità in condominio, sia libere che condotte in locazione, ubicate fuori roma. relativamente agli immobili “core”, la cassa si focalizzerà ulteriormente sul contenimento delle morosità, nonchè sul tasso di vacancy, non solo con una attenta analisi ex ante del merito creditizio dei conduttori potenziali, ma anche monitorando - con attenzione crescente - l’andamento dei contratti ad uso abitativo, contrastando - ove possibile - le istanze di recesso anticipato e cercando al contempo di assicurare una continuità reddituale. a supporto del processo di dismissione,

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PIETER BRUEGHEL VECCHIO, La José Giustizia CAOS DURANTE UNILTERREMOTO, Guadalupe Posada

nonchè di locazione di tale patrimonio, nel prossimo triennio verrà dato un input significativo alla pianificazione delle attività manutentive, per migliorare i nostri asset e renderli maggiormente appetibili, tendendo verso un miglioramento della redditività correlata.

Patrimonio mobiliare. circa il patrimonio mobiliare, una prima considerazione deve riguardare i controlli sempre più stringenti imposti alle casse - a parte quelli dei Ministeri, della corte dei conti, dell’anac e della commissione parlamentare di controllo - dalla covip (commissione di vigilanza sui Fondi pensione), il cui ambito di attività è stato esteso alle casse di previdenza con il D.M. 5 giugno 2012. il quadro normativo non è di facile lettura, in quanto “disomogeneo”: si mostra spesso

orientato verso la previsione di troppo stringenti limiti all’acquisto degli strumenti finanziari, in controtendenza rispetto a quella privatizzazione che sembrava essere il leit motiv dominante negli anni ‘90, già “alterata” dall’applicazione del codice dei contratti pubblici, dall’inserimento delle casse nell’elenco istat collegato al sistema europeo dei conti nazionali e regionali della comunità, dalla “spending review” e dalla sottoposizione al controllo dell’autorità nazionale anticorruzione ed alla disciplina del pubblico impiego. la cassa nazionale del notariato da anni utilizza l’asset liability Management (a.l.M.), cioè tecniche di composizione del portafoglio che hanno consentito - ad es., in questo periodo particolarmente “ostico” - di limitare le perdite ad una percentuale estremamente ridotta.

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Processo di informatizzazione. il processo di informatizzazione dell’ente ha registrato il completamento della sua prima fase, rendendo più fruibile ed al passo con i tempi il canale di connessione e comunicazione con l’iscritto. si è realizzata la nuova area riservata, alla quale si accede tramite le credenziali del sistema pubblico di identità Digitale (spiD), sia per ottenere informazioni e/o consulenze,

che per la richiesta di prestazioni previdenziali e assistenziali. indennità di maternità, domanda di pensione diretta e di integrazione repertoriale sono già possibili con modalità on line, mediante la compilazione guidata dei documenti necessari. al più preso, si procederà nello stesso modo per le domande della pensione di reversibilità, le richieste di riscatto o ricongiunzione e quelle relative alla prestazione assistenziale dell’impianto studio.

Auspici.

Quali sono gli auspici? che il quadro ordinamentale degli enti di previdenza risulti meno contraddittorio e sempre più orientato verso il riconoscimento dei valori superiori della sicurezza sociale, rafforzando quelle istanze riformistiche anche dell’imposizione fiscale sui rendimenti delle casse professionali, oggi eccessivamente gravosa. liberare risorse significa garantire a coloro che ne hanno diritto mezzi realmente adeguati alle esigenze di vita, nelle ipotesi ritenute meritevoli di tutela dalla carta costituzionale.

Ma per costruire il futuro, per delineare i tratti della previdenza che verrà, è fondamentale far acquisire alla base piena consapevolezza dei temi in discussione, attraverso una formazione permanente, finalizzata a colmare quel deficit di interesse verso un tema che suscita attenzione solo con l’approssimarsi dell’età matura, quando è troppo tardi. ogni dibattito su ipotetiche riforme deve prendere le mosse da una considerazione di fondo: solidarietà, mutualità, patto generazionale e tutela dei più deboli restano le basi del nostro sistema contributivo, ritenuto dai più all’avanguardia, magicamente ideato dai nostri padri fondatori, della cui lungimiranza dobbiamo essere orgogliosi, innovando nel segno della continuità.

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il monitoraggio del rischio complessivo degli investimenti continuerà ad essere un principio fondante, una “bussola di riferimento” per il c.d.a., al fine di fornire un “rendimento obiettivo” in linea con gli impegni previdenziali futuri della categoria, nell’ottica dell’equilibrio di lungo periodo del modello previdenziale voluto. proprio in ossequio a questa linea di tendenza, la porzione di patrimonio mobiliare dell’ente gestita direttamente è andata progressivamente diminuendo, passando dal 78% circa del 2010, al 25% circa di fine 2021. attualmente, quindi, il 75% circa del patrimonio è gestito da operatori professionali esterni alla cassa. la diversificazione, assieme alla gestione indiretta, non rappresentano, però, gli unici parametri guida. invero, sempre maggiore centralità sta acquisendo l’investimento c.d. sostenibile, orientato non esclusivamente sulla leva finanziaria ma teso verso le aziende che operano in linea con le sfide sociali e ambientali del mondo. la cassa nazionale del notariato condivide le scelte dell’unione europea che - sottoscrivendo l’accordo di parigi sul clima e l’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle nazioni unite - ha messo al centro delle sue priorità il tema della sostenibilità, con l’obiettivo di realizzare nei prossimi anni la transizione verso modelli più idonei di crescita.

HIERONYMOUS BOSCH, l'Inferno

21 Mario De Ioris Magistrato

1. L’intervento della Corte Costituzionale sulla Gestione separata dell’Inps di cui all'art. 2, comma 26, della L. 8 agosto 1995, n.

335 e le sue implicazioni per le gestioni degli enti previdenziali privatizzati. l’anno 2022, da poco trascorso, si è aperto e si è chiuso con due importanti pronunce della corte costituzionale (la sentenza n. 104/2022 e la sentenza n.

238/2022)1, con le quali i giudici della consulta sono intervenuti per dirimere taluni dubbi di legittimità costituzionale sollevati in ordine all'art. 2, comma 26, della l. 8 agosto 1995, n. 335 (riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare), come autenticamente interpretato dall'art.

18, comma 12, del D.l. 6 luglio 2011, n. 98 (Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria), convertito, con modificazioni, nella l. 15 luglio 2011, n. 111. in entrambe le sentenze la corte, nel respingere quasi tutti i dubbi di legittimità costituzionale portati alla sua attenzione2, ha operato una sorta di “regolamento di confini” tra l’ambito di applicazione della cd. gestione separata inps, introdotta dall’art. 2, comma 26 della l. n. 335/95 cit. (cd riforma Dini) e quello della gestione previdenziale per i liberi professionisti affidata agli enti e casse di categoria privatizzati, dettando una serie di chiarimenti in ordine alle sfere di operatività dell’una e dell'altra. sulla sfera di operatività delle suddette gestioni previdenziali erano insorti, da diversi anni, significative divergenze sulla corretta in-

terpretazione da dare alle disposizioni in questione, che avevano condotto anche a prese di posizioni contrastanti tra l’inps, cui fa capo l’anzidetta gestione separata, e gli enti e casse di categoria innanzi richiamati, al punto da indurre taluni commentatori a parlare di un vero e proprio conflitto fra i fondi previdenziali interessati3. su tali dubbi interpretativi, e sui conseguenti problemi di applicazione delle norme di riferimento, erano stati chiamati a pronunciarsi più volte i giudici di merito, i quali erano pervenuti a conclusioni non sempre convergenti, al punto da rendere necessario il ripetuto intervento della suprema corte di cassazione.

Quest’ultima, nel corso del tempo, ha fornito una serie di risposte che avevano dato vita, per diversi profili, ad un orientamento consolidato e sufficientemente omogeneo, non ritenuto però del tutto appagante, soprattutto da parte degli appartenenti a talune categorie di liberi professionisti, ai quali le soluzioni fornite dalla giurisprudenza avevano suscitato più di una perplessità quanto alla loro conformità a costituzione . a dirimere tali perplessità sono ora intervenute le decisioni della corte costituzionale sopra richiamate, le quali si sono pronunciate con riferimento ai rapporti tra gestione separata inps e gestione previdenziale degli avvocati del libero foro (facente capo alla cassa di assistenza e previdenza forense) e quella degli ingegneri ed architetti (facente capo all’inarcassa), enunciando però principi che valevoli anche per analoghe forme di previdenza isti-

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Verso la fine del “conflitto” tra fondi previdenziali?

22 tuite a favore di altre categorie di liberi professionisti. prima di esaminare tali principi, è però opportuno dar conto, sia pur sinteticamente, di quale fosse la portata dei problemi interpretativi sui quali la consulta è stata chiamata a dare una risposta, tendenzialmente, definitiva.

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2. Lo scenario di riferimento. Un sintetico excursus. com’è noto, con il D.lgs. n. 509 del 1994, emanato in attuazione della delega conferita dall'art. 1, comma 32, della l. 24 dicembre 1993, n. 537 è stato avviato un processo di privatizzazione, con decorrenza dal 1 gennaio 1995, delle casse, enti e istituti previdenziali già esistenti per diverse categorie professionali, prevedendone la trasformazione da enti di diritto pubblico in associazioni e fondazioni private; successivamente, con la l. n. 335 del 1995, art. 2 comma 25, è stata conferita altra delega al governo per emanare norme volte ad assicurare, a decorrere dal 1 gennaio 1996, la tutela previdenziale in favore dei soggetti esercenti attività autonoma di libera professione, il cui esercizio era subordinato all'iscrizione ad appositi albi o elenchi, ma ancora privi di un'autonoma gestione categoriale4. contestualmente a tale nuova delega, il legislatore, con il comma 26 dell’art. 2, della medesima l. n.335/95 ha istituito una nuova forma di gestione previdenziale facente capo all’inps, denominata gestione separata, con lo scopo di assicurare la tutela previdenziale (l'assicurazione generale obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti) alle categorie di lavoratori autonomi sino ad allora esclusi e privi di alcuna forma di previdenza e di iscrizione ad albi professionali, prevedendo l’obbligo di iscrizione a tale gestione per i "soggetti che esercitano per professione

abituale, ancorché non esclusiva, attività di lavoro autonomo, di cui al comma 1 dell'articolo 49, del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con D.p.r. 22 dicembre 1986, n. 917", e per i "titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, di cui al comma 2, lettera a), dell'articolo 49". tale norma, nel far riferimento, non a determinate categorie di lavoratori autonomi, ma a determinate tipologie di reddito derivante da certe attività, ha posto problemi interpretativi e applicativi sin da subito, in quanto non chiariva se i detti lavoratori autonomi tenuti ad iscriversi alla nuova gestione previdenziale andassero identificati esclusivamente nei professionisti che esercitavano un’attività per la quale non era prevista l'iscrizione ad un apposito albo professionale ed in quelli che svolgevano una attività che presupponeva bensì tale iscrizione, ma in relazione alla quale non era ancora avvenuta la costituzione di un ente previdenziale categoriale, o se tra essi fossero da ricomprendere anche i liberi professionisti, pur iscritti ad un albo professionale ed aventi una cassa previdenziale di riferimento, ma non tenuti per espressa previsione statutaria o regolamentare, alla contribuzione previdenziale in favore di essa. in tale situazione si trovavano gli ingegneri e gli architetti, per i quali lo statuto della relativa cassa di previdenza, già prima della privatizzazione, ribadendo una previsione di legge, non consentiva l’iscrizione alla cassa per "gli ingegneri ed architetti iscritti a forme di previdenza obbligatorie in dipendenza di un rapporto di lavoro subordinato o comunque di altra attività esercitata". tale impossibilità di iscrizione era stata nuovamente confermata a livello legislativo dall'art. 21, quinto comma, della l. 3 gennaio 1981, n. 6 (norme in materia di previdenza per gli ingegneri e gli architetti), la quale però aveva anche previsto, all'art. 10, comma

primo, che "tutti gli iscritti agli albi di ingegnere e di architetto devono applicare una maggiorazione percentuale su tutti i corrispettivi rientranti nel volume annuale d'affari ai fini dell'iva e versarne alla cassa l'ammontare indipendentemente dall'effettivo pagamento che ne abbia eseguito il debitore". in una situazione per certi versi assimilabile si trovavano anche gli avvocati, per i quali le norme disciplinanti la cassa di previdenza di categoria consentivano loro - nel periodo precedente alla riforma operata con l. n. 247 del 20125 - di non iscriversi alla gestione previdenziale da questa tenuta, nonostante l’obbligatoria iscrizione all’albo professionale, se essi non raggiungessero determinate soglie annuali di reddito e di volumi di attività; in tal caso, i professionisti erano esentati dal versare i contributi necessari alla costituzione di una posizione previdenziale (cd contributo “soggettivo”), essendo obbligati a versare alla cassa soltanto un contributo per finalità mutualistico-solidaristiche, calcolato sul volume di attività sottoposto ad iva, detto contributo “integrativo”. operando un’interpretazione estensiva della portata dell'art. 2, comma 26, della l. n.

335 del 1995, l'inps, a partire del 2009, ha dato avvio ad una poderosa attività di accertamento, (non a caso denominata "operazione poseidone"), procedendo ad iscrivere d'ufficio alla gestione separata, con decorrenza dal 1 gennaio 2004, i professionisti, che, pur essendo iscritti all'albo professionale e versando il contributo cosiddetto integrativo, non erano tuttavia iscritti alla cassa previdenziale di categoria, nonostante che, per le disposizioni che ne disciplinavano organizzazione e funzionamento, essi non fossero tenuti ad iscriversi alla stessa, richiedendo così loro il versamento di contributi dovuti alla predetta gestione separata mai versati per gli anni precedenti.

tale iniziativa ha destato non poche lamentele in capo agli appartenenti alle categorie interessate ed alle casse di previdenza di categoria, a cui ha fatto seguito l’instaurazione di un ampio contenzioso giudiziario, ben presto estesosi su tutto il territorio nazionale. nel tentativo di superare le incertezze applicative, il legislatore è intervenuto con una disposizione, dichiaratamente di interpretazione autentica, l'art. 18, comma 12, del D.l. n. 98/2011, con la quale ha previsto che i soggetti che esercitano per professione abituale, ancorché non esclusiva, attività di lavoro autonomo, tenuti all'iscrizione presso l'apposita gestione separata inps, "sono esclusivamente i soggetti che svolgono attività il cui esercizio non sia subordinato all'iscrizione ad appositi albi professionali, ovvero attività non soggette al versamento contributivo agli enti di cui al comma 11, in base ai rispettivi statuti ed ordinamenti". gli enti a cui la norma interpretativa fa riferimento sono, senza ombra di dubbio, le casse, gli enti e gli istituti previdenziali già istituiti per le diverse categorie professionali, trasformati in persone giuridiche private dal D.lgs. 30 giugno 1994, n. 509, nonché quelli successivamente costituiti ai sensi del D.lgs.

10 febbraio 1996, n. 103 . nonostante gli intenti chiarificatori perseguiti dal legislatore, tale intervento non ha sortito l’effetto di eliminare tutti i dubbi insorti. ed invero, è risultato alquanto incerto il significato da attribuire alla locuzione "ovvero" e in particolare se la stessa avesse carattere "esplicativo" o "disgiuntivo", in guisa tale da determinare ulteriori contrasti interpretativi; se alla citata congiunzione si attribuisca funzione meramente esplicativa ne deriva infatti che tenuti alla contribuzione in favore della gestione separata sarebbero solo i soggetti che svolgano una attività professionale per il

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24 cui esercizio non è richiesta l'iscrizione ad albi professionali; se invece si attribuisce a tale locuzione una funzione disgiuntiva, tenuti alla contribuzione sarebbero sia coloro che non sono iscritti ad alcun albo professionale sia coloro che, pur iscritti, non sono tenuti al versamento contributivo a favore della propria cassa previdenziale. altrettanto incerto è risultato il significato da attribuire al requisito imposto dall'inciso "versamento contributivo", in quanto - in mancanza di ulteriori specificazioni - non risulta chiaro se, per i professionisti iscritti ad albi professionali, fosse sufficiente ad escludere l'obbligo di iscrizione alla gestione separata inps il versamento del solo contributo integrativo, o se fosse necessario al medesimo fine anche quello soggettivo, il quale è imposto in misura proporzionale al reddito professionale netto prodotto, a differenza del primo, che invece viene calcolato in una misura percentuale sul compenso corrisposto dal cliente al netto dell'iva ed esposto in fattura. ed invero, a seguito di questo intervento del legislatore, non solo l’attività dell’inps di accertamento e recupero dei contributi dovuti alla gestione separata si è ulteriormente diffusa su tutto il territorio nazionale6, ma il suddetto contezioso giudiziario è ulteriormente dilagato, in quanto da un lato si è ritenuto, in diverse pronunce di merito, che il versamento del predetto contributo integrativo integrasse il requisito previsto dall'art. 18, comma 12, del D.l. n. 98/2011 cit., e dall’altro alcune casse di previdenza di categoria hanno, a loro volta, ritenuto di avanzare pretese contributive nei confronti di professionisti iscritti all’albo professionale di riferimento ma non alla cassa, perché già titolari di posizione previdenziale derivante dallo svolgimento di altra attività di lavoro dipendente, sui redditi da essi percepiti nello svolgimento di attività libero professionale.

ciò si è verificato in particolare per la categoria degli ingegneri e architetti, non tenuti ad iscriversi alla cassa di categoria a causa dello svolgimento di attività di lavoro subordinato, o comunque già assoggettata ad altra forma di assicurazione previdenziale, i quali, contemporaneamente, producevano però redditi derivanti dallo svolgimento di attività libero professionale. un caso tipico venuto più volte all’attenzione degli uffici giudiziari, è stato quello dell’architetto o ingegnere, che - iscritto ad una forma di previdenza obbligatoria in dipendenza di un rapporto di lavoro subordinato, quale insegnante - produce anche un reddito professionale di arte e professione, inquadrato nel novero dell'art. 53, comma 1del tuir, non assoggettato ad altro titolo a contribuzione previdenziale obbligatoria. in casi simili si è verificato che per le attività produttive di tale tipologia di redditi l’inps pretendesse il versamento dei contributi dovuti per la gestione separata ex art. 2, comma 26. l. n. 335/95, e che, contemporaneamente la cassa di previdenza di categoria pretendesse anch’essa il versamento dei contributi soggettivi, in quanto trattavasi di attività che, seppur non riconducibili a quelle tipiche dell’ingegnere o dell’architetto, presupponevano comunque l’utilizzo di conoscenze proprie degli appartenenti a tali categorie7. il contenzioso inerente il rilievo da attribuire al versamento del contributo integrativo, ha poi trovato una sua definitiva composizione per effetto dell’intervento nomofilattico della corte di cassazione, che a partire dal 20178, con orientamento via via consolidatosi9, al punto da divenire “diritto vivente”10, ha ritenuto che la disposizione di cui all’art. l'art. 18, comma 12, del D.l. n.

98/2011 andasse interpretato nel senso che all’iscrizione alla gestione separata inps fos-

GIOVANNI BELLINI, La Madonna del prato

sero tenuti sia coloro che non sono iscritti ad alcun albo professionale, sia coloro che, pur iscritti, non erano tenuti al versamento a favore della propria cassa previdenziale del cd contributo soggettivo, non essendo sufficiente a esentare dall’iscrizione alla gestione inps il versamento del solo contributo integrativo. ciò sul presupposto che con la creazione della nuova gestione separata in ossequio al "principio di universalizzazione delle tutele" desumibile dagli artt. 35 e 38 cost., si è inteso estendere la copertura assicurativa per invalidità, vecchiaia e superstiti, non solo a coloro che ne erano completamente privi, come sembrava essere l’unica finalità perseguita dall'art.

2, comma 26, del D.lgs. n. 335/1995, ma anche a coloro che ne fruivano solo in parte, e cioè a coloro che svolgevano due diversi tipi di attività e che contribuivano al sistema previdenziale soltanto per una delle due. in una tale prospettiva i giudici di legittimità hanno quindi affermato che il versamento del contributo integrativo alla propria cassa di categoria per i proventi derivanti da attività non assoggettate a nessun’altra contri-

buzione previdenziale, non è sufficiente a perseguire il predetto fine, in quanto detto contributo non comporta l’accensione di una posizione previdenziale, non dando così diritto a fruire delle prestazioni dell’assicurazione contro l’invalidità vecchiaia e superstiti, ma solo di prestazioni di carattere solidaristico e di mutualità.

3. Parola alla Corte. tali principi sono stati ripresi e ulteriormente sviluppati dalle sentenze della corte costituzionale in precedenza richiamate, nelle quali si è affermato che l’istituzione della gestione separata per effetto dell'art. 2, comma 26, della l. n. 335 del 1995, sotto il profilo soggettivo, si pone come punto di arrivo di una evoluzione normativa iniziata negli anni cinquanta del secolo scorso, nell'ambito della quale la tutela previdenziale, tradizionalmente afferente al lavoro subordinato, è stata estesa progressivamente ad altre categorie e, infine, a tutti gli altri lavoratori autonomi;

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26 sotto il profilo oggettivo, ha anche la funzione di coprire i vuoti di tutela previdenziale conseguenti all'esercizio di due o più attività, di cui solo una risulti coperta dal punto di vista assicurativo, stabilendo la necessità di iscrizione anche per l'ulteriore attività esercitata, purché svolta in forma abituale, facendo così in modo che a ciascuna attività corrisponda una forma di assicurazione. in entrambe le sentenze è stata evidenziata la peculiarità dell’azione condotta dal legislatore, il quale ha perseguito la suddetta finalità di garantire un sistema di protezione per l'esercizio di lavori altrimenti privi di protezione assicurativa agganciando il presupposto dell'obbligazione contributiva alla mera percezione di un reddito per lo svolgimento in maniera abituale di un’attività, e non alle caratteristiche della specifica attività esercitata, a differenza di quanto avviene invece nelle gestioni dell'assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti e in quelle dei lavoratori autonomi, commercianti, artigiani, coltivatori diretti, per le quali peraltro è previsto un minimale contributivo (sicché la contribuzione non può scendere al disotto di una certa soglia), non previsto invece per la gestione separata, in cui la contribuzione si commisura esclusivamente al compenso percepito dal professionista per l'attività svolta. una siffatto modus operandi del legislatore, secondo la corte, ha comportato che l'ambito complessivo di applicazione dell'istituto della gestione separata inps viene ad essere delimitato dall’assoggettamento ad essa dei redditi derivanti da tutte le attività specificamente contemplate da singole norme di legge (sindaci di società , titolari di contratti di collaborazione coordinata e continuativa), nonché, per quel che concerne i liberi professionisti, dei redditi derivanti da attività libero-professionali svolte in modo abituale, ancorché non esclusivo (o anche da attività li-

bero-professionali svolte in forma occasionale, ove si tratti di redditi superiori a 5.000,00 euro annui), salvo che in relazione a quell'attività non siano già previsti obblighi di contribuzione in favore dell'ente previdenziale della categoria professionale di riferimento. in questa prospettiva allora, secondo il giudice delle leggi, l’ambito di applicazione della gestione separata è un ambito residuale, la cui vis attrattiva si restringe o si espande a seconda dell'assoggettamento, o meno, dell'attività professionale esercitata alla copertura contributiva di categoria, secondo il regime stabilito della relativa cassa di previdenza professionale. l’ambito del tutto residuale di tale gestione, così come disegnato dalla norma sospettata di costituzionalità, non introduce allora elementi di irrazionalità, incoerenza e illogicità nel sistema giuridico previdenziale suscettibili di confliggere con l’art. 3 della costituzione, nemmeno sotto il profilo dell’infrazione al principio di ragionevolezza, poiché viene ad assumere una funzione di chiusura del sistema stesso, e rinviene il suo fondamento costituzionale nell'obbligo dello stato di dare concretezza al principio della universalità delle tutele assicurative obbligatorie relative a tutti i lavoratori, rispetto agli eventi previsti nell'art. 38, secondo comma, cost., nei modi indicati dallo stesso parametro al quarto comma (che assegna tale missione a "organi ed istituti predisposti o integrati dallo stato"). ciò in quanto la tutela previdenziale assume rilevanza, sul piano costituzionale, sia per i lavoratori subordinati che per i lavoratori autonomi, essendo il lavoro tutelato "in tutte le sue forme ed applicazioni" (art. 35, primo comma, cost.). tale aspetto è stato bene evidenziato sia dalla sentenza n. 104, che da quella n. 238, della consulta; l’ultima di tali decisioni, approfondendo ulteriormente i principi appena

descritti, ne ha tratto l’ulteriore conseguenza che la normativa sottoposta alla sua attenzione, così come risultante dal diritto vivente affermato dalla corte di cassazione, non reca alcuna lesione nemmeno all’autonomia regolamentare che il legislatore, con la riforma delegata del 1994, ha voluto riservare alle singole casse di categoria, tale da confliggere con il principio di sussidiarietà orizzontale di cui all'art. 118, quarto comma, cost., intesa sia quale principio che impegna lo stato e gli enti territoriali a favorire l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sia quale modalità di esercizio del potere pubblico, legislativo e amministrativo, rispetto all'autonomia privata. ed invero, secondo la consulta, se le casse di categoria, proprio nell'esercizio del proprio potere di autoregolamentazione, decidono di non assoggettare taluni professionisti all'obbligo di versamento di contributi utili a costituire una posizione previdenziale, la gestione separata, quale istituto residuale a vocazione universalistica, vede espandersi - ricorrendone i presupposti (esercizio abituale di un'attività professionale che abbia prodotto un determinato reddito) - la sua sfera di operatività, mentre vede restringersela laddove sia invece realizzato l’assoggettamento anzidetto. in definitiva, secondo la corte costituzionale, la gestione separata svolge quindi una funzione complementare a quella delle gestioni delle casse di categoria, la capacità di estensione delle quali dipende proprio dal modo con il quale esse intendono esercitare la loro autonomia regolamentare, potendo esse decidere di ampliare o restringere la loro sfera di operatività, fermi restando i limiti posti da altre leggi (come ad esempio quelli posti per gli ingegneri ed architetti dall'art. 21, quinto comma, della l. n. 6 del 1981), determinando così, per riflesso, il restringimento o l'esten-

sione dell'ambito, soggettivo e oggettivo, di applicazione della gestione separata. in ragione di tale funzione complementare della gestione separata, e dell’esser il suo ambito operativo condizionato da quello che la singola cassa professionale ha deciso di porre in essere, non può ritenersi che la prima determini una duplicazione di iscrizione previdenziale indebita, fermo restando che l’ordinamento consente la possibilità di cumulare tutte le posizioni contributive accantonate durante la vita lavorativa per conseguire un unico trattamento pensionistico attraverso istituti quali la ricongiunzione ai sensi della l. 5 marzo 1990, n. 45, recante "norme per la ricongiunzione dei periodi assicurativi ai fini previdenziali per i liberi professionisti", la totalizzazione ai sensi del D.lgs. 2 febbraio 2006, n. 42, nonché, negli ultimi anni, il nuovo istituto del cumulo gratuito di cui all’art. 1, comma 239, della l. 24 dicembre 2012, n. 228, recante "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello stato "legge di stabilità 2013""), la cui applicabilità è stata estesa anche alle casse professionali dall’ art. 1, comma 195, della l.

11 dicembre 2016, n. 232.

Da ultimo, secondo la sentenza della corte n. 238/2022, il sistema così congegnato dal legislatore è tale da resistere anche ai dubbi di conformità della disposizione censurata al parametro costituzionale posto dall'art. 23 cost., che – secondo la questione sottoposta dal giudice remittente – sarebbe leso dall'incerta identificazione dei soggetti tenuti alla prestazione contributiva, come sarebbe leso pure, per le medesime ragioni appena indicate, il parametro dettato dall'art. 117 cost., in relazione all'art. 1 prot. addiz. ceDu, il quale dispone che ogni persona fisica o giuridica ha diritto al rispetto dei suoi beni, e che nessuno può essere privato della sua proprietà se non per causa di pubblica utilità.

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28 sotto tale profilo la corte ha escluso che la norma risultante dalla saldatura tra l'art.

2, comma 26, della l. n. 335 del 1995, e l'art.

18, comma 12, del D.l. n. 98 del 2011 si ponga in conflitto con i predetti parametri costituzionali, avendo ritenuto che la "base legislativa" necessaria in funzione del rispetto della riserva di legge prevista dall’art 23 cost. è integrata proprio dalla disposizione di interpretazione autentica dettata dall’art. 18, comma 12, del D.l. n. 98 del 2011, cosiccome scaturente dal pacifico e consolidato orientamento della giurisprudenza di legittimità, la quale, dopo la sua entrata in vigore, ne ha accolto, senza incertezze, un’interpretazione estensiva, consolidatasi in una regola di diritto vivente, tale da non far residuare alcun dubbio circa l’ambito soggettivo di estensione dell'istituto della gestione separata. È interessante notare, in relazione a tale ultimo profilo, la circostanza che la corte costituzionale ha tenuto a precisare di aver tenuto in considerazione la perplessità manifestata in proposito dal giudice remittente, secondo cui l’identificazione dei soggetti destinatari dell’obbligo dell’iscrizione alla gestione separata non poteva rimanere affidata all’orientamento giurisprudenziale consolidato, non potendo escludersi in assoluto un successivo mutamento di giurisprudenza. la corte ha però ritenuto che tale perplessità non fosse dirimente, in quanto essa, nella specie, non integrava una specifica questione di legittimità costituzionale della norma di interpretazione autentica, evocando, tuttavia, il problema della tutela dell'affidamento scusabile, riposto - prima del d.l. n. 98 del 2011 - dai professionisti destinatari della norma censurata nell'interpretazione restrittiva della citata disposizione, già accolta dalla giurisprudenza anteriore all'entrata in vigore della disposizione interpretativa.

tale affidamento secondo la corte non sarebbe stato però rilevante nel giudizio a quo, il quale aveva ad oggetto unicamente un periodo successivo alla norma di interpretazione autentica11.

4. Qualche considerazione finale. tale ultimo passaggio della sentenza n. 238 della corte risulta utile per sviluppare alcune considerazioni finali. in entrambe le decisioni assunte, la corte costituzionale ha rimarcato il ruolo svolto dalla corte di cassazione nell’interpretare le norme disciplinanti la gestione separata dell’inps, al punto da prendere come riferimento e punto di partenza per sviluppare i propri ragionamenti la lettura che di tali norme era stata data dall’orientamento della giurisprudenza di legittimità consolidatosi nel tempo.

Dal sintetico resoconto che si è cercato di fornire appare evidente che, arrivare alla definizione ed al consolidamento di un orientamento siffatto non è stato affatto facile, essendosi dovuto affrontare un percorso alquanto accidentato, contraddistinto da letture divergenti del medesimo dato normativo che nemmeno un intervento del legislatore volto a darne un’interpretazione autentica è riuscito a sopire, dando vita anzi a nuovi dubbi e nuove difficoltà applicative. un percorso che ha visto anche i vari enti previdenziali, titolari delle distinte gestioni assicurative, contrapporsi tra di loro nel rivendicare ciascuno le proprie competenze, ritenendo che l’azione dell’uno avesse invaso il campo di azione riservato all’altro, e gli appartenenti alle categorie professionali interessate essere destinatari, contemporaneamente, delle pretese avanzate da entrambi, finendo per essere così esposti anche all’applicazione di pesanti sanzioni per omissioni contributive,

29 note la n. 104, emanata a seguito dell’udienza del 23/02/2022 e pubblicata il 22-04-2022, la n. 234, emanata a seguito dell’udienza del 18/10/2022 e pubblicata il 2811-2022.

2 per l’unica questione accolta, v. infra, sub nota n. 11.

3 v. in proposito giovanni villani, “presupposti per l’iscrizione dell’ingegnere a inarcassa”, in “giur. it.”, 2016, 4, 918.

4 Questa delega è stata poi attuata con l'emanazione del D.lgs. n. 103 del 1996, il quale ha prescritto agli enti esponenziali a livello nazionale di quelli abilitati alla tenuta di albi o elenchi, di adottare delibere per realizzare forme autonome di previdenza obbligatoria sul modello delineato dal D.lgs. n. 509 del 1994 5 la quale ha previsto la regola dell'automatica iscrizione alla cassa forense all'atto dell'iscrizione all'albo professionale (art. 21, comma 8).

6 v. la circolare dell’inps del 22 luglio 2011, n. 99, nonché quella del 10 aprile 2015, n. 72 7 v. ad esempio il caso esaminato da cass. civ. sez. lavoro, 26 gennaio 2016, n. 1347.

8 v. cass. 18 dicembre 2017 n. 30344 e 30345.

9 Da ultimo cfr. cass., 23 giugno 2022, n. 20288.

10 così si sono espresse le decisioni della corte costituzionale in precedenza richiamate.

11 Diversamente da quanto verificatosi nel giudizio nel quale era stato sollevato l’incidente di costituzionalità deciso con la sentenza n. 104 della corte, nella quale i giudici della hanno affrontato il problema della lesione dell’affidamento scusabile, giungendo alla conclusione di dover dichiarare l'illegittimità costituzionale dell'art. 18, comma 12, del D.l. 6 luglio 2011, n. 98 nella parte in cui non prevede che gli avvocati del libero foro non iscritti alla cassa di previdenza forense per mancato raggiungimento delle soglie di reddito o di volume di affari di cui all'art. 22 della l. 20 settembre 1980, n. 576, tenuti all'obbligo di iscrizione alla gestione separata costituita presso l'istituto nazionale della previdenza sociale, siano esonerati dal pagamento, in favore dell'ente previdenziale, delle sanzioni civili per l'omessa iscrizione con riguardo al periodo anteriore alla sua entrata in vigore.

12 ad esempio, i problemi legati alla prescrizione dei contributi dovuti alla gestione separata inps; per una panoramica della questione v. stefano loconte, “gestione separata inps: l’omessa compilazione del quadro rr da parte del professionista”, in “il Fisco”, 2022, 13, 1251.

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Previdenza e solidarietà nel XXI secolo

anche a distanza di diversi anni dal momento in cui queste si sarebbero verificate. uno scenario complessivo non proprio edificante, ad onta della centralità che rivestono i valori interessati, quali la tutela previdenziale da garantire al lavoro, in tutte le sue forme e applicazioni, e, in definitiva il lavoro stesso che, non bisogna dimenticarlo, costituisce il perno fondante dell’ordinamento repubblicano e che, in quanto tale, esigerebbe particolare attenzione e cura nel momento in cui quest’ultimo si accinge a svolgere il compito di apprestare le misure per far fronte alle situazioni prese in considerazione dall’art. 38, comma 2, cost.. l’istituzione di una misura come la gestione separata di cui all’art. 2, comma 26, della l. n. 335 del 1995, e l’attuazione della stessa, come si è visto, non ha avuto una vita facile, nonostante le alte e nobili finalità di “universalizzazione delle tutele” per le quali essa è stata introdotta nell’ordinamento, ben descritte nelle sentenze n. 104 e 238 della corte costituzionale, e ciò è stato dovuto principalmente alla maniera con le quali sono state scritte le norme che dovevano regolarla. norme che si sono rivelate di applicazione tutt’altro che piana e semplice, avendo dato adito a molteplici contrasti interpretativi e, di conseguenza, a un ampio contenzioso per il quale, per certi versi, non è stata ancora scritta la parola finale12. l’importanza dei valori in gioco avrebbe meritato ben altra considerazione, in primis, da parte del legislatore che, se nella materia in esame si fosse attenuto all’imperativo del “clare loqui”, avrebbe probabilmente evitato che schiere di esponenti delle professioni liberali si fossero trovati costretti ad ingaggiare una lunga e dispendiosa contesa con gli enti previdenziali dello stato o contro le proprie casse previdenziali di categoria.

Marzo 2000: consegna a Giovanni Paolo II della riproduzione fotografica delle rose spezzate con i nomi dei magistrati assassinati.

31 Antonio Romano Architetto, ideatore dell’immagine delle “Rose Spezzate”

Un francobollo trent’anni dopo

comincio con un ricordo, che rivivo come la scena di un film. giovanni e Francesca Falcone sono seduti con altri amici intorno al tavolo da pranzo di casa. laura, mia moglie, serve un risotto molto lodato, si fanno discorsi più o meno seri con l’intermezzo degli immancabili scambi di battute. risalgo alla data: era giovedì 14 maggio 1992 ed era l’ultima volta in cui ci saremmo visti, ma nessuno poteva immaginarlo e la serata passò in allegria, come altre prima… ci eravamo conosciuti poco dopo il suo arrivo a roma, in casa di liliana Ferraro, una donna straordinaria, magistrato, scomparsa purtroppo un anno fa. con la carismatica livia pomodoro, all’epoca capo di gabinetto del Ministro Martelli, era stata tra le persone più vicine a Falcone, in un momento ancora più difficile di una vita che non era mai stata facile. come tutte le prime volte, trovai confermata la differenza tra l’immagine pubblica di una persona e la percezione che se ne ricava attraverso un dialogo diretto. l’uomo giovanni Falcone era incline al sorriso e, a sorprendermi ancora di più, fu la passione, comune e incontenibile, per le battute di spirito e per i giochi di parole. nacquero così una frequentazione e un’amicizia in cui i riferimenti al ruolo e alla professione costituivano una sorta di inevitabile corollario perché al centro c’erano il desiderio di stare con gli altri, di ridere e scherzare, del buon cibo… un at-

taccamento alla vita che lo spingeva a trovare una sua possibile normalità, una piccola isola in un mare di provocazioni e anche di insulti, che lo additavano come uno “scappato” da palermo e dalle proprie responsabilità. ricordo le sue reazioni “pubbliche” dove, con sguardo sornione, riusciva a contenere la rabbia e zittiva l’interlocutore di turno con l’arma dell’ironia. con tutt’altra ironia, invece, mi aveva detto più volte che a roma poteva muoversi con relativa libertà, ma in sicilia era soltanto “un morto che cammina”. e la profezia si avverò nel modo che tutti ricordano, con l’esplosione di capaci, quel sabato 23 maggio 1992. con la vita di Falcone, si spense anche il fuoco delle polemiche e dei rancori che lo aveva circondato, in particolare durante il periodo romano. Da morto, divenne subito e per tutti eroe. per giorni e settimane, la strage riempì pagine di giornali e palinsesti di radio e televisioni, praticamente in tutto il mondo. Ma in italia la risposta della cosiddetta gente fu diversa. c’era un silenzio che restituiva il senso di un dolore vero, sentito: di una lacerazione che ora univa un intero paese contro quella barbarie. a colpirmi, in particolare, era stata la reazione tanto composta quanto corale dei palermitani. in pochi giorni, finestre e balconi si erano riempiti di lenzuola bianche: un’espres-

Cronache della magistratura

Storia di un’immagine realizzata all’indomani della strage di Capaci e nel tempo divenuta l’icona simbolo dei magistrati caduti nell’adempimento del dovere.

Cronache della magistratura

32 sione inedita e un messaggio forte, muto come il lutto, molto più determinato di un urlo di dolore. Quel gesto spontaneo, moltiplicato per migliaia di volte, appariva come un estesissimo foglio bianco, una pagina nuova su cui la città voleva scrivere il proprio riscatto.

Quando cgil, cisl e uil proclamarono la prima manifestazione nazionale a palermo, per dare voce allo sdegno di un intero popolo di fronte all’atrocità di quella strage, mi chiamò luigi cocilovo, segretario confederale della cisl e palermitano. sapeva della mia amicizia con Falcone e mi chiese se me la sentivo di dare forma al messaggio che avrebbe dato rappresentazione alla mobilitazione popolare. risposi di sì senza neanche pensare, ma non avevo fatto i conti con il mio stato d’animo. c’è un dolore pubblico, sentito e partecipato, che arriva attraverso lo sguardo delle telecamere e c’è un dolore privato che pietrifica, come lo sguardo della Medusa, perché arriva dalla realtà. posso dire di aver provato l’uno e l’altro. e di aver affrontato un compito tra i più difficili che io ricordi. cominciai il lavoro con un unico punto fermo: rifuggire da ogni espressione retorica.

Davanti al foglio bianco, la reazione istintiva fu l’associazione con quelle lenzuola, tanto che accarezzai l’idea di realizzare una sorta di manifesto bianco con caratteri tipografici “non urlati”: titolo in alto, firma, data e luogo in basso. il fondo bianco dominante riusciva a comunicare una suggestione di silenzio e di rispetto ma, al centro, doveva esserci un’icona, un simbolo capace di arrivare con semplicità al cuore di chi guarda. Quelle morti avevano toccato nel profondo la sensibilità di ognuno e sconvolto tutti. e l’immagine doveva contenere, con grande semplicità, più messaggi insieme: il senso di quelle vite strappate ai doveri e agli affetti, il ricordo sentito e riconoscente, la fermezza di un’intera comunità di fronte a una

ferita così profonda, inferta al cuore dello stato. lacerai il foglio proprio al centro con due strappi, che correvano paralleli, e feci passare all’interno un mazzo di rose. l’effetto mi colpì e mi commosse. anche uno sguardo distratto poteva “leggere” i messaggi impliciti: i fiori deposti sulla tomba, il senso delle rose recise come quelle vite e, ancora, la singolare ricomposizione della bandiera italiana. legai l’immagine a un titolo che a sua volta poteva essere letto almeno in due accezioni diverse: l’italia parte civile. la ferocia di quell’attentato aveva prodotto un danno a ognuno di noi, come singoli cittadini, e l’italia si costituiva ora parte civile. al tempo stesso, chi sentiva di non poter tollerare un atto di guerra come quello era dalla parte civile del paese.

La lettera del vice Ministro dello Sviluppo Economico che annuncia l’emissione del francobollo commemorativo

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il manifesto riempì le strade di palermo e di tutte le città ma, a trasformare le rose spezzate in una sorta di icona del sacrificio di giovanni Falcone, della moglie e degli agenti di scorta fu il moltiplicarsi nel tempo della sua proposizione su giornali, libri e televisioni.

Qualche anno più tardi, giovanni salvi, all’epoca sostituto procuratore e vice presidente dell’associazione nazionale Magistrati, mi disse che trovava quell’immagine appropriata a ricordare il sacrificio non solo di Falcone ma di tutti i magistrati caduti per mano della mafia e del terrorismo. e voleva trasformarla in omaggio dell’associazione al santo padre, in occasione dell’udienza dedicata ai giudici, nell’anno del giubileo. chiesi ai segretari generali dei tre sindacati l’autorizzazione a utilizzare nuovamente quell’immagine e trovai un’adesione immediata. così, una mattina di marzo del 2000, in un’aula nervi gremitissima di magistrati, la signora Borsellino consegnò nelle mani di giovanni paolo ii una riproduzione fotografica delle rose spezzate, completata dai nomi dei colleghi caduti nell’adempimento delle loro funzioni. cominciò così un nuovo percorso di quell’immagine, che l’associazione nazionale Ma-

gistrati adottò come propria icona simbolo: un elemento visivo, quasi segnaletico, che accompagna tutti i momenti della vita pubblica dell’anM. a febbraio 2019, in occasione delle celebrazioni del centodecimo anniversario dell’associazione, fui chiamato a rievocare, insieme con Mario cicala (presidente nel 2000), quell’incontro con il papa e a ricostruire la storia delle rose spezzate. una testimonianza che, nel ricordo, mi commuove ancora. arriva così, a fine 2022, l’ultimo importante tassello: il Ministero delle imprese e del Made in italy emette, su proposta del dott. stefano amore, direttore di questa rivista e curatore del libro “ritratti del coraggio. lo stato italiano e i suoi magistrati”, un francobollo commemorativo, dedicato ai magistrati caduti nell’adempimento del dovere e nella lotta alla mafia e al terrorismo, che riporta ancora una volta quell’immagine e, con essa, i nomi di tutti quei 28 magistrati, nomi molti dei quali (è triste dirlo) caduti da tempo nell’oblio. Basti ricordare la vicenda del presidente del tribunale di nicosia, antonino giannola, il primo magistrato ad essere ucciso in italia il 26 gennaio 1960, ma la cui memoria è stata ufficialmente recuperata, inserendo finalmente il nomina-

Cronache della magistratura

Il francobollo commemorativo, completo di “foglietto” con i nomi dei magistrati caduti

Cronache della magistratura

34 tivo nella lista delle “rose spezzate” creata dall’a.n.M., solo qualche anno fa. per chiunque faccia un mestiere come il mio, la consapevolezza della dimensione effimera di un’immagine è sempre molto forte e presente. Ma quanto ho raccontato fin qui credo dimostri che a volte possano esserci delle eccezioni. vivo perciò l’accoglienza che in trent’anni è stata offerta a questa mia realizzazione come uno dei riconoscimenti più significativi che mi siano stati tributati in più di quattro decenni di lavoro. È un onore per me aver realizzato un simbolo, chiamato a evocare il ricordo di persone che, con il loro sacrificio, hanno cambiato il corso della nostra storia recente.

Quando però mi capita di rivedere l’immagine, il ricordo torna ai momenti dolorosi in cui è stata pensata e, per riequilibrare lo stato d’animo, corro con la memoria a ritrovare una bella serata della primavera romana di tanti anni fa. era il 14 maggio 1992.

Il poster della manifestazione indetta dai sindacati a Palermo il 27 giugno 1992

35 Paul Bodenham Avvocato

1. Summary there has been in recent years an increasing interest in the use of digital technologies as tools that contribute to the wide sustainability of the agricultural sector. this article analyses how farmers can successfully overcome the specific challenges faced by them when trying to successfully implement agriculture 4.0 technological systems, and in particular exploiting the opportunities afforded by the insights about their farms that can be gained from the large quantities of data (otherwise known as Big Data) generated in connection with their farming activities. as members of a cooperative, farmers may be able to gain insights from data analytics services provided by the cooperative and invest collectively in assets or services requiring high fixed costs, allowing them, for instance, to access new technologies and to improve efficiency and productivity, which ultimately lead to higher income.

Data cooperatives can, therefore, constitute the right tool that can allow farmers to collectively generate value from their farm data. Farmer-driven cooperatives, which are governed by farmers themselves (who set the governance rules regulating the decision-making and data re-use), can, in fact,

aggregate large amounts of data conferred by their members. cooperatives can also overcome another major obstacle to farmers gaining value from their data that takes the form of data lock-in. By storing farm data with farmerowned data platforms that are owned by data cooperatives, farmer-driven cooperatives can help their members avoid being locked into an exclusive relationship with platforms that are vertically integrated into agricultural machinery or input supply systems and negotiate with the latter on behalf of their members.

We will also look at how the Data governance act specifically envisages, in the european union, data cooperatives as vehicles through which their members’ data can be exchanged and by means of which terms and conditions for the processing of members’ data can be negotiated.

We will also look at the “single european data space” or “single data market” envisaged in the framework of the european commission’s “european data strategy”, which consists of various common european data spaces (including agriculture), and see how there is the need for a “bottom-up” federated data space composed of many separate data spaces managed by farmer co-operatives, so as to fosters farmers’ trust in the handling of agricultural data.

Diritto, economia e agricoltura

Data cooperatives in agriculture: An opportunity for farmers?

Diritto, economia e agricoltura

36 2. Agriculture 4.0 - Technical Introduction

2.1.1 Satellite-based Systems

Digitisation has been having an important effect on the agricultural sector for quite some time now. as smart farming devices crop up on farms and farm data grows in quantity and scope, farming processes becomes increasingly data-driven and data-enabled1. a significant amount of this data is created through the internet of things, which is based on the idea of linking real world objects that are embedded with sensors, software, and other technologies for the purpose of connecting together them through local and global wireless network infrastructures2. the previous guiding principle "bigger, faster, stronger" is being replaced by a philosophy of "automated, user-friendly, more precise"3. agriculture 4.0 - or the terms precision Farming and smart Farming that are sometimes used as synonyms therefor - indicates an agriculture model in which large amounts of data dealing with climate, soils, plants and livestock is collected, stored, analysed and exchanged, which allows farmers to make the right choices about their farms and maximise productivity4. smart farming devices include satellitebased systems, sensors, drones, smartphones and personal computers. various combinations of these make it possible to gather an unprecedented level of information about every square metre of land being farmed and match it to the inputs to be used therefor, such as pesticides, fertilisers, irrigation, seed spacing5.

satellite technologies, such as geospatial systems can, for example, be used to survey soil quality, guaranteeing the precise, pinpoint application of seeds. they can also determine, with regard to the track-accurate autonomous driving of tractors, the current position of agricultural machines. thanks to gps, highly precise and efficient self-driving agricultural machines can stick to an ideal trajectory within the field tolerating a small margin of deviation6.

2.1. Types of technologies used in smart farming

2.1.3 Drones

set out below is a brief overview of the types of technologies used in smart farming.

2.1.2 Sensor Technology agricultural machines are now being equipped with digital data sensors and actuators. sensors can collect data on the mechanical movements and navigation position of the machine, whereas actuators can use data inputs to activate mechanical movements and steer the machine. sensors can also allow field-level data to be collected, such as the nitrogen content, weed abundance and the existing plant mass in a given field. Furthermore, sensors can be used to record animal-specific data, such as, for example, cow herd management system sensors placed on animals, as well as measure and analyse feeding, rumination and body temperature. they can also detect symptoms of diseases, determine the optimal insemination time and the time of calving7.

Drones are being increasingly used to control farmers’ fields and plant growth. this data can be linked to the data collected by the agricultural machines’ sensors in order to

37

2.1.4 Apps agricultural applications are being adopted by farmers that use smartphones to detect important diseases affecting agricultural crops or obtain weather information. in livestock farming, farmers, who have their cows milked through robots that can also control the amount of milk and care for the udders of the cow, can be notified of the appropriate time for insemination by a software-controlled app9.

2.1.5 Farm-Management-Information Systems (FMIS) Farmers now use sophisticated systems to execute operations on their farms. the data produced as a result thereof can be collected and processed by software systems such as Farm Manage¬ment information systems (FMis). these systems usually adopt proprietary solutions that have closed specifications that do not allow farmers to transfer their data elsewhere or enhance or tailor the said systems according to the farmers’ needs. a possible solution in the form of farmer-run platforms will be analysed below.

machinery, such as tractors, for the purpose of connecting them through local and global wireless network infrastructures. this new paradigm paves the way for new data-driven business models for agriculture that can fully exploit the value of data for the benefit of farmers. Briefly mentioned below are various types of data encountered in smart farming.

2.2.1 Raw data/Information/Knowledge a distinction is regularly made on a syntactic, semantic and pragmatic level between (raw) data, information and knowledge. the syntactic level concerns raw (unprocessed) data that is, for example, directly produced by sensors and that corresponds to a finite sequence of characters, namely zeros and ones requiring some degree of processing to make sense thereof10. the semantic level refers to information that can be obtained from the data, with a machine converting data into a form that is understandable for humans and that enables information to be extracted by a recipient having cognitive skills. Data can, therefore, already be considered processed when it has been converted from binary to symbols such as figures or text11. the pragmatic level refers to the knowledge conveyed through the information, which has certain effects or can serve a certain purpose.

2.2. Types of data at the heart of the above-described digitally-enabled transformation of the agri-food sector is data coming from sources such as the internet of things (iot), which, as seen above, gathers data directly from the field and the farm through sensing devices and connected

2.2.2 Big data Big data is often referred to a type of data that entails large amounts of data being processed for the purpose of being analysed and insights being gained therefrom12.

Diritto, economia e agricoltura

create, for example, detailed digital maps of specific field areas8.

38 even though there is no agreed definition of big data, literature commonly points towards the three v's indicated by laney13, namely a large volume of data, generated at high velocity, that is diverse in variety. over time, a fourth v has been added that refers to the authenticity and accuracy of data (i.e. veracity)14.

2.3. The participants in the agricultural data chain

Diritto, economia e agricoltura

set out below are definitions of the types of parties taking part in the agricultural data chain described below.

2.3.1 Farmers as far as the eu is concerned, article 4(1)(a) of regulation (eu) no 1307/2013, provides that a farmer is a natural or legal person, or a group of natural or legal persons, whose holding is situated within the territory of the european union and who exercises an agricultural activity, which is in turn defined by article 4(1)( c) of the regulation as the production, rearing or growing of agricultural products, including harvesting, milking, breeding animals, and keeping animals for farming purposes.

2.3.2 Agriculture Input Producers agriculture input producers have been defined as companies that provide: i) fertilizers and chemicals; ii) seeds and planting materials; iii) machinery and equipment. in light of the different role that Machinery Manufacturers play in the agricultural HENRY MATISSE, Ritratto di Lydia Delectorskaya

data chain, which allows them to lock in data through the devices manufactured by them, they will be referred to as Machinery Manufacturers, whereas those providing the products indicated in points i) and ii) will be indicated as agriculture input suppliers. taken as a whole, the companies indicated in points i), ii) and iii) can be called agroindustrial companies.

2.3.3 Agricultural Technology Services agricultural technology providers or atps have been defined16 as companies that aggregate farmers’ data, combine them with other relevant data sets, and analyse the said data.

We will see below how agro-industrial companies provide agricultural technology services in vertically integrated structures, and how farmers can contrast this by creating their own cooperatives that provide such services.

2.3.4 Data Platforms Data platforms are defined by the “EU Code of conduct on agricultural data”17 as software in which “applications are made available for data processing”. We will see below how farmers can collectively own platforms through cooperatives that allow them to share a vast amount of datasets, from which insights can be extracted and value generated therefrom in the manner described below.

2.4. The Data Chain the data chain refers to a sequence of ac-

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tivities that generate added value, namely data collection, data storage, data analysis and data trading18.

2.4.1 Data collection - The Internet of Things the internet of things, which has been be mentioned above, has become the main method whereby farming-related data is captured, stored and exchanged. the internet of things has, in fact, changed how farming is being done, increasing the precision with which animals are monitored and fed and improving the management of farming land and controlling production19.

2.4.2 Data storage - Cloud Computing once Big Data has been collected, it can be stored in the servers of the party that has collected such data or server capacity can be purchased from another company speciali-

sing in this field that has a virtual data centre or platform offering a range of it services, such as storage space and computing power. cloud computing is, in fact, the "ubiquitous, convenient, on-demand” provision of data over a network (usually, through the internet). the main function of cloud computing is, therefore, the centralised management of enormous amounts of digital resources, for which elevated computing power is needed20. as we will see below, farmers can decide to confer the data collected in connection with their farm in a database owned by the data cooperative run by them.

2.4.3 Data analysis - The role of Big Data analytics and algorithms a famous economist quipped “so what's getting ubiquitous and cheap? Data. And what is complementary to data? Analysis”21.

Data analytics is the third phase in which commercial value is extracted from datasets. this analysis phase is, in fact, a fundamental

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FRANCISCO GOYA,I disastri della guerra

40 step in the Big Data life cycle. Data that has firstly been collected and secondly stored in large quantities in data pools are subjected to procedures that allow information to be obtained)22. there are basically three different types of Big Data analytics.

2.4.3.1. Descriptive Analytics

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Descriptive data analytics is a method used to describe past and present business situations for the purpose of identifying visible trends, patterns and anomalies. it tries to identify problems and opportunities in existing processes and functions23.

2.4.3.2. Predictive analytics predictive analytics can allow farmers to analyse what is currently happening and will happen, so as to make use of the data for the purpose of predicting, in the context of farming, the future decisions that impact the use of on-farm products. as the internet of things becomes ever more ubiquitous and data collection becomes more essential to operations across the world, the power of making impactful, proactive, and profitable decisions that can increase opportunities and efficiencies across the farm continues to be of interest to farmers24.

2.4.3.3. Prescriptive analytics Finally, there is an even more complex analytics method that has a prescriptive nature and that can provide farmers, on the basis of the results that have been obtained,

with the best operational strategies. the aim of this analysis method is to find out how one must behave in order to prevent certain events from occurring25. predictive and prescriptive analytics can play a vital role in helping farmers make effective decisions about the strategic direction of their farms. they can be used to create models to manage crop failure risk and boost feed efficiency in livestock production26.

2.4.4 Data trading and exploitation of value Data has been likened to the new oil. like oil, it can generate enormous value for individuals and organisations that know how to tap into and refine it27. since the volume of data is growing immensely, and iot technology is progressing at a similar pace, massive datasets with comprehensive content and detail become increasingly valuable. to this effect, data can be traded28. the issue of trading data necessarily intersects with the issue of the interoperability of data. agricultural Machinery Manufacturers can, for example, design their machinery in such a way that only they have access to sensor data. once a farmer buys a particular machine, he or she can be locked into the data channels controlled by the machine manufacturer’s proprietary software. agro-industrial companies have set up agricultural data platforms that are vertically integrated into their production and distribution systems with a view to gaining a significant competitive advantage over other players, such as the independent providers of agro-technical services and agronomic advisory services29 and expanding their market share. We will see below how data cooperatives can challenge this paradigm30.

2.4.5 Interim result Big Data analytics can provide predictive insights about future outcomes of farming (forecasted yield, feed intake, etc.), drive realtime operational decisions, and reinvent farming business processes for faster, innovative action and game-changing business models. Big data analysis is expected to cause changes to both the scope and the organisation of farming. By aggregating the results across a large number of farms that have similar characteristics, big-data can look for trends that were not obvious beforehand. this can consist for example, in matching seed varieties to a particular soil type based on predicted climatic conditions (this same seed variety can have performed quite differently in other soil types or different weather patterns)31.

2.5. How farmers can collectively extract value from agricultural data 2.5.1. Data Lock-in as has been described above, data-driven smart farming can increase farm productivity on account of the insights obtained from data collected by farmers, which can contribute to a more efficient use of their farms and result in higher output. however, a major obstacle exists in the form of data lock-in. there is, in fact, clear inequality of bargaining power between farmers and those that provide smart farming technologies. this is often referred to as the digital data divide, which is a divide between those who contribute farm data and those who control, aggregate and share such data32. once farmers buy into a device in respect of which the manufacturer can also, for example, provide agronomic advisory servi-

ces, they can, in fact, be locked into the device and the said agronomic advisory service, especially when non-compatible and non-interoperable data formats and software design are used33. even though agricultural input producers do not, contrary to machinery manufacturers, benefit from monopolistic access to data collection channels via machinery, they have proprietary knowledge about the performance characteristics of their seeds and chemical inputs, derived from many farm locations. and the biochemical interaction with soil quality and weather factors34. an individual farmer's experience and data cannot, to this effect, match the insights obtained from economies of scale and scope in large data pools achieved by agro-industrial players such as machinery manufacturers and agricultural input producers35.

What can farmers do to avoid this data lock-in situation? one option is that of storing farm data with farmer-run data platforms that correspond to the model of common pool resources and that are not vertically integrated into agricultural machinery or input supply systems. this can help their members avoid being locked into an exclusive relationship with platforms linked to such systems36. as members of a cooperative, farmers may be able to gain insights from data analytics services provided by the cooperative and invest collectively in assets or services requiring high fixed costs, allowing them, for instance, to access new technologies and to improve efficiency and productivity, which ultimately lead to higher income. in this respect, the german Federal parliament’s scientific service stated in its report of 18 July 2018 called “Bereitstellung landwirtschaftlich relevanter Daten für die digitale Landwirtschaft” (“Provision of agriculturally

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GIORGIO GHISI,Allegoria della vita

relevant data for digital agriculture”) that agricultural cooperatives could “play a decisive role as cloud developers for the organization of data acquisition and data analysis, in order to bundle location-specific knowledge at a higher level…”37.

2.5.2. The theory of common pool resources applied to the agricultural sector the starting point for farmers’ collective economic exploitation of data is the economic theory of ostrom on common pool resources. common pool resources are, according to ostrom, systems whereby natural resources are commonly used by competitors and rules are adopted over time, within collective-choice arenas, regarding the inclusion or exclusion of participants, their obligations, monitoring and sanctioning, and conflict resolution.

the theory behind cprs can be explained as a pond where ideas for innovation can be found and it is the users of the pond that fix the rules for the use thereof, restricting access to the information that is being shared to those that are prepared to accept the rules for the use of the resources held by them together38. taking this theory and adapting it to smart farming, the actors in the self-governed common pool resource would be the farmers, who would create and put in place the rules for sharing and exploiting the data collected on their farms, including the exclusion from access to such commonly shared data of those that have violated such rules by communicating the data contained in the data pool to third parties without having been authorized to do so.

By becoming a member of a data pool, farmers could give their consent to the sharing

of such data with other members of such data pool. the farmer-members would benefit from any activity conducted on such data, such as the analysis of the aggregated data from their farms or the sale thereof. cprs seek to overcome, on the one hand, the pitfalls of commons, which leads to over-utilisation and under-investment and can facilitate free-riding, and, on the other hand, those of anti-commons, where exclusive private use leads to data being locked in silos39. as we will see below, the entities controlling such common pool resources could be legal entities such as cooperatives40.

2.5.3. Data pools and data platforms as a means as a means for generating value from farm data 2.5.3.1. Data Sharing contrary to ordinary goods that are rivalrous and can only be used for one purpose at a time, data are non-rivalrous. Many parties can use the same dataset at the same time for a variety of purposes. economic efficiency gains occur when data collected by one party can be re-used for other purposes. When two datasets are complementary, more insights and economic value can be extracted from the analysis of the merged dataset, compared to applying data analysis to each of the separate data sets. “Big” data pools contain data collected from many farms and can provide insights that are more useful than those obtained from separate observations of data from individual farms. Data collected from a sample of farms can have, in fact, predictive value for the behaviour of farms outside that sample. this activity usually requires an intermediary who collects and aggregates data from

many sources in order to extract more insights from the pooled data. the european union has, to this effect, issued guidance on data sharing in the private sector41, in which, among other things, it proposes, as methods for providing and re-using data between companies: • a data exchange in a closed platform that has been either set up by a core player in a data sharing environment, in return for monetary remuneration or for addedvalue services. the data in this case may be supplied against monetary remuneration or against added-value services, provided inside the platform. this solution allows offering added-value services and allows for more mechanisms of control on the usage made of the data; model contract terms can lower the costs of drawing up data usage agreements; • data monetisation or trading through an intermediary.

2.5.3.2. Data trading or data licensing Data sharing platforms that do not offer value-added services can find it difficult to be financially sustainable. to this effect, trading or licensing value-added services derived from farm data aggregation and analytics with the contracts described above can be of help with such financial sustainability42. in the us, gisc is a farmer-run data cooperative that that not only provides data analytics services to its members on the basis of the farm data aggregated by it, but also sells data to crop insurance companies to improve their risk management and pricing strategies. this business method could encourage farmers, who might otherwise not be willing to pay for storing and mana-

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44 ging their data through a platform, to join such platforms43.

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2.5.3.3. Governance of data pools through farmer-owned cooperatives it is the solution of a closed platform (which can be categorised as a common pool resource described by ostrom) that can be used by farmers (through a cooperative) to share the data generated from their farms and extract value therefrom. sykuta argues, in fact, that farmers can combat agro-industrial companies’ potential ability to foreclose market access to new entrants by forming agricultural data cooperatives.

By aggregating data from a large number of farmers, the value of the data resource would be larger and generate larger average returns than could be achieved individually45. the cooperative could, in fact, aggregate large amounts of data conferred by its members. it would, as mentioned above, be governed by the farmers themselves, who would set the governance rules regulating the decision-making and data re-use, as described above in 2.5. the data conferred by the members would be stored in a large repository run by the cooperative itself or a platform provider with whom the cooperative has executed an agreement46. this would allow the farmers to exchange the data through a central entity, namely the cooperative, and be provided with value-added services47. an example of this is JoinData, which is based in the netherlands. JoinData’s predecessor, smartDairyFarming had the goal of enabling agricultural service providers to access individual data about farmers’ cattle so

as to help the said farmers increase the productivity, health and wellbeing of their herds. to allow for expansion beyond dairy farming, smartDairyFarming was renamed to JoinData, which revolves around the delivery of data-based services by a central entity collecting the data through telemetric stations owned by it. the data originators only interact with the central entity, giving rise to a ‘hub” and spoke structure48. agroindustry partners and companies that want to access the cooperative’s data pay a fee that covers the running costs of the cooperative49.

Data cooperatives benefit, therefore, from: (i) economies of scale; (ii) ease of contract (instead of engaging in an individual relationship with individual members, companies can enter into a single contract with a cooperative that regulates the exchange of data); (iii) value-added products; just as processed agricultural products are often more valuable than the raw product, data cooperatives can similarly offer a higher surplus to their members by pooling the raw data of individual members, processing it and selling the value-added product at a higher price on the market. cooperatives can also provide data analytics services and demand payment of a reasonable fee from those to which they provided such services. the bylaws can determine which body is responsible for setting the fee50.

2.5.4. Interim Result cooperatives could, in light of the foregoing, constitute the right tool that can allow farmers to collectively generate value from their data. they can allow the sharing of the data collected from their members with other members, trading and licensing such data to

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2.6. The European Data Strategy legislation inevitably plays catch-up with the reality on the ground (particularly the technological one). less than four years after the enactment of regulation (eu) 2016/679 (the “gDpr”) and less than two years after its implementation, which, as is well known, started in May 2018, the european commission felt the need to issue the communication entitled “A European Strategy for Data” with a view to boosting the eu data market and fostering “european technological sovereignty”. the strategic choices made by the commission focused, inter alia, on data availability and sharing, data governance, interoperability and data quality. one part of the data strategy, regulation (eu) 2022/868 of 30 May 2022 (the “Data Governance Act” or “DGA”), was approved by the eu council on 16 May 2022, entering into force on 23 June 2022 and becoming applicable 18 months later (in september 2023). it aims to promote the availability of data for re-use across policy areas such as health and agriculture, altruism and data sharing. the Dga is part of the “digital package” presented by the european commission that also includes rules on: i) competition in european digital markets, whereby large companies (referred to as “gatekeepers”, literally parties who supervise the access to, and exit from, digital markets) are prevented from abusing

their market power (regulation53 eu 2022/1925 of 14 september 2022, hereinafter called the “Digital Markets Act” or “DMA”), which came into force on 1 november 2022); and ii) access to and use of data (hereinafter called the “Data act” or “Da”) proposed by the european commission on 23 February 2022, which might come into force sometime between late 2023 and early 2024.

2.6.1. Data Governance Act the Data governance regulates, among other things, how data is to be exchanged between businesses (business to business, socalled B2B), or between businesses and consumers (consumer to business, so-called c2B), which is to be conducted, according to article 9 of the Dga, by the following parties: (a) intermediation services between data holders54 that are legal persons and potential data users55, with the latter making available the technical or other means to enable the bilateral or multilateral exchange of data or the creation of platforms or databases enabling such exchange, as well as the establishment of a specific infrastructure for the interconnection of data holders and data users; (b)intermediation services between data subjects56 that seek to make their personal data available and potential data users, with the latter making available the technical or other means to enable such services, in the exercise of the rights provided for under the gDpr; (c) services of data cooperatives, that is to say services supporting data subjects or oneperson companies or micro, small and medium-sized enterprises that are mem-

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third parties and protecting the said data, as far as european union countries are concerned, with the intellectual property rights envisaged under the legislation dealing with sui generis51 database rights and trade secrets52.

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46 bers of the cooperative or who confer the power to the cooperative to negotiate terms and conditions for the data processing before they consent. at the heart of the system, therefore, are also data cooperatives, which will be subject to a notification requirement vis-à-vis the competent authorities for the purpose of the stated aim of increasing trust by allowing the competent national authorities to monitor the intermediaries’ activities. however, it must be pointed out that article 9(1)(c) Dga speaks only of individuals or small businesses that empower the cooperative to negotiate terms and conditions for data processing before giving (apparently, individual) consent. there is no mention of a collective consent, authorization or control57. this could lead to the difficulty of individuals or companies individually consenting to data that is already aggregated and anonymized. it may, in fact, be the case that there is a lot of data on farmers and agriculture in a region, which may be collective at source, such as drone images of general patterns of crops and soils in a region, or which may arise on individual farms, but which is best used, as illustrated above, in aggregated forms to find patterns and information. the Dga does not, to this effect, provide any substantial guidance on how these common, aggregated data will be controlled by those who use them. according to some58, the gDa, rather than helping data cooperatives to fulfill their objective of satisfying their members’ collective needs59, has put in place obligations such as those concerning the notification to the competent authorities that may prove to be of little practical use60. it would have been different if, in addition to helping coordinate individual consents, some rights had been provided for collective data. interestingly, a collective

right of sorts seems to appear in the Digital Markets act mentioned above. Business users of platforms that are construed by the DMa to be gatekeepers61 have been granted rights over their individual and aggregated data. according to article 6(10) DMa “the gatekeeper shall provide business users and third parties authorised by a business user, at their request, free of charge, with effective, high-quality, continuous and real-time access to, and use of, aggregated and non-aggregated data, including personal data, that is provided for or generated in the context of the use of the relevant core platform services or services provided together with, or in support of, the relevant core platform services by those business users.”. the new right to access and use of one's own individual and collective aggregated data provided for under the DMa can be used even more effectively and innovatively by (an albeit very limited set of) parties, namely the commercial users of very large digital platforms. it is unclear, therefore, how the desired structural separation in the data economy between the provision, intermediation and use of data stated by the Dga can be achieved by prohibiting any general data intermediary from providing value-added data services, but not by doing the opposite (by prohibiting providers of value-added data services from engaging in data sharing and/or directly procuring data from data generators)63. the aforementioned integrated data model might be broken and the structural separation in the data value chain might be achieved if large digital platforms providing data-driven services, such as those construed as “gatekeepers” under the DMa, were only be able to collect data through independent third-party intermediaries, compliant with the Dga, and never directly from data generators/stakeholders64. this could lead to the

outcome that the Dga claims to want to achieve: an alternative to the current business model of integrated technology platforms65, which the Dga envisages in the form of neutral data intermediaries (and which could also take the form of data cooperatives representing their members’ interests66. the above discussion shows, inter alia, why process-oriented data governance provisions should follow, or accompany, laws providing substantive economic rights over data. By putting the cart before the horse, the Dga might achieve little with regard to traditional data business practices, given that the decision not to address the substantive issues that concern access to data can lead to the outcome of entrenching predefined patterns of data ownership and rights that strongly favour the largest data collectors67.

2.6.2 Data Act as mentioned above, the Data act proposed by the european commission on 23 February 2022, envisages manufacturers of products, defined as “data holders”68, making the data generated from their products69 easily accessible to the users70 thereof. users may also request that the data be made available directly to third parties and rules are envisaged enabling them to switch effectively from one supplier to another. the commission's intention is to promote innovation and the creation of complementary data-driven business models71 such as, for example, a service that allows a farmer to aggregate and analyse data from all his connected products purchased from different agricultural machinery manufacturers. article 4(6) Da requires manufacturers to use non-personal data72 generated by the use

of one of their products (such as a tractor) only on the basis of a contractual agreement with the user (i.e. the farmer). this is an extremely important provision because it could allow data cooperatives (should they be mandated to do so) to help farmers to negotiate with farm machinery manufactures the conditions at which their data can be used, preventing farmers from “signing away” in advance their rights and enabling cooperatives to negotiate with manufacturers the assignment of data to which the cooperative’s members have a right of access under the Da73. the aforementioned provision does not clarify the remedies available if the data holder uses the data without any contractual agreement with the user. however, according to some74, national courts might adopt this provision as the legal basis for granting injunctions against data holders to prevent them from using the data. if users of iot products could seek injunctions to prevent manufacturers from using their data, the conclusion could be that article 4(6) Da gives users an exclusive right to use the data75 (which would be to a farmer’s advantage). even though there would seem to be a conflict between the wording of article 4(6)76 and the statement in recital 6, according to which the right to access and use data is not to be understood as an exclusive right, this could lead to completely new business models and foster innovation. Manufacturers would no longer be able to assert their competitive advantage purely based on the exclusive control of data collected by products they manufacture and would be likely to face more competition in aftermarket services77. the Data act would seem, therefore, to strengthen the hand of individual farmers vis-à-vis manufacturers of agricultural ma-

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48 chinery. Farmers could, in fact, demand (assuming that the Data act comes into force with the current text) the disclosure of their data, and then aggregate them with those of other farmers in “datasets” that could be subject to the sui generis protection accorded to databases78), exploiting them in potentially innovative and creative ways. at this point in time, the Data act remains a proposal and the draft is likely to be subject to change. however, it at least shows a willingness on the commission’s part to take steps to force manufacturers to provide third parties with their main strategic asset: data.

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2.6.3. Data spaces the european commission’s european strategy for Data, which was published in February 2020, foresees the rollout of a common european agriculture data space that is intended to facilitate the trustworthy pooling and sharing of agricultural data through the syntactic and semantic interoperability of FMis and other data platforms79. the aim is to create a “single European data space” or a “single data market”, consisting of nine common european data spaces in areas such as agriculture, in which personal and non-personal data (including commercially sensitive data) can circulate within a secure legal framework that ensures access to a quantity of high-quality industrial data with a major impact on value chain creation. to solve the problem of farmers' trust, it has been suggested by some80 that a neutral public authority responsible for the enforcement of sectoral rules could foster such trust, as it would not have separate commercial interests in the datasets. in order to increase trust, a broader stakeholder participation should be ensured when establishing the sec-

toral authority (by including stakeholders, especially farmer representatives, in the management or at least in the controlling body of the sectoral authority). it could be objected, however, that, rather than a “top-down” approach, a “bottom-up” approach, consisting of a federated data space (on the lines of Gaia-x, which is entirely based on the principle of decentralization) composed of many separate data spaces managed by the farmer data co-operatives described above, is more likely to engender farmers’ trust and corresponds to the principle of subsidiarity as laid down in article 5(3) of the treaty on european union, ensuring that decisions are taken in a decentralized manner as close as possible to stakeholders, enabling them to effectively exercise their collective rights.

3. Conclusion the solution to the data lock-in that many farmers experience might, as explained above, be the formation of cooperatives run by them that are not vertically integrated into agricultural machinery or input supply systems and into which they can confer the data collected on their farms, sharing such data with other members of the cooperative and benefitting from any value created therefrom as a result of such data being analysed and/or traded and/or licensed.

notes Wolfert, sjaak/ge, lan/verdouw, cor/Bogaardt MarcJeroen, 70.

2 paez, Mauricio paez/la Marca, Michael, 31.

3 pickel, peter / schreier, Jürgen.

4 Wolfert, sjaak/ge, lan/verdouw, cor/Bogaardt MarcJeroen, 70.

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schönfeld, Max/heil, reinhard/Bittner, laura, 110. schönfeld, Max/heil, reinhard/Bittner, laura, 111.

7 Weltzien, cornelia/gebbers, robin, 218-219.

8 Balzter, sebastian, 2.

9 hemmerling, udo/pascher, peter, 96.

10 Weber, rolf/thouvenin, Florant, 44.

11 Weber, rolf/thouvenin, Florant, 44.

12 Wolfert, sjaak/ge, lan/verdouw, cor/Bogaardt Marc-Jeroen, 70.

13 laney, Doug, 1-4.

14 kitchin, robert, 5.

15 smith, lawrence, 168.

16 sykuta, Michael, 58.

17 the “EU Code of Conduct on agricultural data sharing”, which attempts to apply some of the basic personal data protection principles enshrined in the gDpr to a nonpersonal machine-generated data setting, such as consent, access, use, purpose, and portability limitations, was issued in Brussels on 23 april 2018 by farming associations (such as the european Farmers’ association, ceJa) and agro-industrial associations (such as the european agricultural Machinery association, ceMa).

18 Wolfert, sjaak/ge, lan/verdouw, cor/Bogaardt Marc-Jeroen, 70.

19 chen, Min/Mao, shiwen/zhang, Yin/leung, victor c.M., 13.

20 Mell, peter/grance, timothy, 2.

21 varian, hal, 1.

22 Fia, tommaso, 60.

hoeren, thomas/uphues, steffen, 115. hoeren, thomas/uphues, steffen, 116.

25 hoeren, thomas/uphues, steffen, 115.

26 Wolfert, sjaak/ge, lan/verdouw, cor/Bogaardt Marc-Jeroen, 74.

27 the economist, 1.

28 liang, Fan/Yu, Wei/an, Dou/Yang, Qingyu/Fu, Xinwen/zhao, Wei, 15142..

29 Mattioli, Michael, 545.

30 newman, nathan, 3-4.

31 poppe, krijn/Wolfert, sjaak/verdouw, cor/renwick, alan, 13.

32 andrejevic, Mark, 1673.

33 atik, can/Martens, Bertin, 31.

34 atik, can/Martens, Bertin, 31.

35 atik, can/Martens, Bertin, 30.

36 atik, can/Martens, Bertin, 30.

37 Deutscher Bundestag, Wissenschaftlicher Dienst, 14.

38 gujadhur, rati, 32-33.

39 Martens, Bertin/de streel, alexandre/graef, inge/tombal, thomas/Duch-Brown, néstor, 5.

40 gujadhur, rati, 35.

41 european commission, 2018, 5.

42 atik, can, Martens, Bertin, 37.

43 sykuta, Michael e., 70.

44 We will see below when dealing with the Data governance act that there no definition of cooperatives. article 2511 of the italian civil code, found in title vi of the Fifth Book (of labour), defines cooperatives as: “coopera-

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50 tives are companies with variable capital with a mutual purpose registered in the register of cooperative companies referred to in Article 2512, second paragraph, and Article 223 sexiesdecies of the provisions for the implementation of this code”. co-operatives are characterised by their mutualistic purpose. unlike other types of societies, their main purpose is not the division of profits.

45 sykuta, Michael e., 69.

46 van der Burg, simone/Wiseman, leanne/krkeljas, Jovana, 11.

47 atik, can, Martens, Bertin, 30.

48 atik, can, Martens, Bertin, 34.

49 another example of knowledge sharing in agriculture is to be found in collective bodies such as protection consortia. these bodies manage geographical indications that identify an agricultural product as originating in a region on account of the natural and human factors of its place of origin. an important terroir-related human-factor is, for example, local knowledge-sharing about agricultural processes such as wine-growing techniques. increasingly, technology such as Big Data is being used for viticultural and oenological practices, with the aim of obtaining predictive behaviour patterns in vineyards relating to grape quality, production, biological cycles, and plant diseases. knowledge, methods and technology that are gained through these local knowledge-sharing platforms can be integrated and developed into a “new tradition” that constitutes a vital part of the human-factor-related terroir of the region (cf. kodama, toru, 5).

50 lucas, christian, 57.

51 Directive 6/96/ec of 3 June 1996, implemented in italy by articles 64-quinquies and 64-sexies of law no.

633 of 22 april 1941 and subsequent amendments and additions (the italian copyright law), and in germany by §§ 87a ff. of the german copyright law (“Gesetz über Urheberrecht und verwandte Schutzrechte”).

52 Directive (eu) 943/2016 of 8 June 2016, implemented in italy by articles 98 and 99 of legislative Decree no.

30 of 10 February 2005 and subsequent amendments and additions, and in germany by the german trade secrets law (“Gesetz zum Schutz von Geschäftsgeheimnissen”).

53 of course, the choice of the instrument of a regulation is justified by the need for uniform application of the rules. at the same time, the proposal leaves the Member states a margin of discretion in defining certain constituent aspects of the competent bodies.

54 “Data holder” is defined as a “legal person or data subject who, in accordance with applicable Union or national law, has the right to grant access to or to share certain personal or non-personal data under its control”.

“Data user” is defined as “a natural or legal person who has lawful access to certain personal or non-personal data and is authorised to use that data for commercial or noncommercial purposes”.

56 “Data subject” according to the definition given in article 4 of the gDpr is an identified or identifiable natural person whose personal information must be processed in accordance with the rules set out in the gDpr. 57 Jeet singh, parminder, 8.

58 Jeet singh, parminder, 8.

59 ribas, Walter perpétuo/pedroso, Bruno/Martinez vargas,leandro/tania picinin, claudia/archanjo de Freitas Júnior, Miguel, 1.

60 Jeet singh, parminder, 8.

61 "Gatekeepers" are defined, under article 2 DMa, on account of three main cumulative criteria: i) a size that impacts the internal market, which is presumed to be the case if the company achieves an annual union turnover equal to or above eur 7.5 billion in each of the last three financial years, or where its average market capitalization or equivalent fair market value amounted to at least eur 75 billion in the last financial year, and it provides a core platform service in at least three Member states; ii) the control of an important gateway for business users towards final consumers: this is presumed to be the case if the company operates a core platform service with more than 45 million monthly active end users established or located in the eu and more than 10,000 yearly active business users established in the eu in the last financial year; iii) an entrenched and durable position: this is presumed to be the case if the company met the second criterion in each of the last three financial years. these criteria would seem to target the largest digital platforms, but, the commission may, conversely, launch a market investigation to assess in more detail the specific situation of a given company and decide to nonetheless designate under article 17 DMa the company as a gatekeeper on the basis of a qualitative assessment, even if it does not meet the aforementioned quantitative thresholds. this might end with some of the largest agro-industrial players being considered to be gatekeepers, depending on how the market in question is framed.

62 recital 25 Dga. 63 article 11 Dga states that the “provision of data sharing services referred in Article 9(1) shall be subject to the following conditions: (1) the provider may not use the data for which it provides services for other purposes than to put them at the disposal of data users and data sharing services shall be placed in a separate legal entity…”

64 Jeet singh, parminder, 7.

55

51 reFerences 1. andrejevic, Mark, the Big data divide, international Journal of communication and technology law 2014, 1673–1689.

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Diritto, economia e agricoltura

page 5 of the explanatory Memorandum to the Data governance act.

66 Jeet singh, parminder, 7.

67 Jeet singh, parminder, 7.

68 the Data act defines data holders as a “legal or natural person who has … in the case of non-personal data … through control of the technical design of the product and related services, the ability, to make available certain data”. this also includes agricultural machinery manufacturers that produce “connected products” referred to in recital 16 of the Data act, but not agriculture input producers.

69 it should be noted that, in an approach that can be likened to the one adopted by the Data act in connection with “connected devices”, the “EU Code of conduct on agricultural data” (mentioned above in 2.3.4) defines as “Data Originators” those persons who have created/collected farm data by technical means (such, as for example. agricultural machinery) and who, as such, have exclusive control over the data generated by them (cf. hÄrtel, ines, 2020a, 26).

70 the Data act defines users as “a natural or legal person that owns, rents or leases a product or receives a service”.

71 page 8 of the Data act’s explanatory memorandum.

72 Farm data is almost invariably non-personal data, given that, as explained above, it concerns data generated in connection with farming activities, such as crop data.

73 always upon being mandated to do so by the individual member, even though there is also in this case the issue of the identifiability of aggregated data mentioned above in 2.7.1..

74 Drexl, Josef/Banda, carolina/gonzalez otero, Begoña/hoffmann, Jörg/kim, Daria/kulhari, shraddha/Moscon, valentina/richter, heiko/Wiedemann, klaus, 20.

75 Drexl, Josef/Banda, carolina/gonzalez otero, Begoña/hoffmann, Jörg/kim, Daria/kulhari, shraddha/Moscon, valentina/richter, heiko/Wiedemann, klaus, 20.

76 Drexl, Josef/Banda, carolina/gonzalez otero, Begoña/hoffmann, Jörg/kim, Daria/kulhari, shraddha/Moscon, valentina/richter, heiko/Wiedemann, klaus, 20.

77 Drexl, Josef/Banda, carolina/gonzalez otero, Begoña/hoffmann, Jörg/kim, Daria/kulhari, shraddha/Moscon, valentina/richter, heiko/Wiedemann, klaus, 120.

78 cf. 2.5.4. above.

79 european commission, 2020, 31.

80 atik, can, 23.

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Diritto, economia e agricoltura

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Foresta Yatir oggi - foto Albatros

55 Donia Schaumann Ellis e Marisa Hazan KKL Italia

il keren kayemeth leisrael, Fondo nazionale ebraico per l’ambiente, è la più antica organizzazione ecologica al mondo, istituita nel 1901. i risultati conseguiti nei settori della gestione idrica, del risanamento dei fiumi, dello sviluppo dei parchi e dei paesaggi naturali, dell’agricoltura d’avanguardia e della lotta alla desertificazione hanno reso il kkl una delle più grandi organizzazioni ambientali del mondo; oggi è in prima linea per combattere la crisi climatica globale ed è con grande orgoglio che condivide i risultati delle ricerche con tanti paesi in via di sviluppo, che necessitano di contributi assai preziosi per il progresso del loro territorio. salvaguardare il pianeta attraverso l’amore per la natura e l’ambiente è il nostro messaggio di pace. in israele, il concetto di “far fiorire il deserto” è stato adottato molto prima che ci fosse la problematica del cambiamento climatico. attraverso il suo progetto forestale senza precedenti, il kkl ha aumentato le aree boschive in israele del 1800% dall’inizio del 20° secolo. già nel 1930, il primo Ministro David Bengurion parlò dello sviluppo del negev che, con il passare del tempo, divenne un valore di importanza nazionale. la ricerca ha dimostrato che un adeguato trattamento ecologico nelle zone semiaride può prevenire l’erosione del suolo e fermare la desertificazione. ciò è dimostrato perfettamente nella foresta di Yatir nel negev settentrionale, che si trova

ai margini del deserto e che è diventata la più grande foresta di israele. i ricercatori di tutto il mondo sono molto interessati ai metodi che israele ha sviluppato per l’imboschimento e l’agricoltura nel deserto. più del 60% della massa continentale di israele nel deserto meridionale del negev e nella valle di arava è arida e semi-arida, con una precipitazione media annua compresa tra i 250 mm e i 50 mm. negli ultimi anni c’è stato un significativo aumento della temperatura e del tasso di evaporazione. il kkl ha tenuto diverse conferenze internazionali sull’argomento negli ultimi anni.

Durante la 50° conferenza annuale sulla scienza e l’ambiente che si è tenuta a tel aviv nel luglio 2022 un’ampia sessione è stata dedicata al kkl e alla sua attività ambientale. si è parlato delle sfide specifiche che le foreste israeliane devono affrontare in relazione ai cambiamenti climatici nonché delle iniziative che l’organizzazione sta adottando per adeguare le foreste: il rafforzamento della loro resilienza alla siccità e agli incendi, l’aumento della loro biodiversità e il perfezionamento dei metodi di raccolta dell’acqua. la tematica era incentrata sull’incendio delle colline della giudea nell’agosto 2020 e sul processo di ripristino a breve e medio termine: adozione di misure per garantire la sicurezza, prevenzione dell’erosione e controllo delle specie invasive, preparazione di un piano di gestione forestale basato sul

Diritto e ambiente

Il Keren Kayemeth Leisrael affronta in prima linea le sfide climatiche del terzo millenio

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Diritto e ambiente

Bacino nella Foresta di Yatir - Foto Mordgan

ripristino ecologico e sulla salvaguardia dai futuri incendi. È in corso da molti anni una ricerca nella foresta di Yatir che studia l’efficacia delle foreste nel catturare co2 dall’atmosfera. secondo i risultati dello studio, la foresta assorbe circa 150 grammi di carbonio per metro quadrato all’anno che viene immagazzinato principalmente nel terreno. il clima secco della zona consente al carbonio di rimanere nel suolo più a lungo rispetto alle aree più temperate data la minore decomposizione della materia organica. nel 2021, il kkl ha creato The Climate Center, che promuove l’adattamento agli eventi climatici estremi, la riduzione e l’assorbimento delle emissioni di gas serra. uno dei suoi progetti è il piano di gestione delle aree verdi urbane: sono state, in-

fatti, riconosciute in tutto il mondo come strumenti efficaci ed essenziali per proteggere le città dagli effetti dannosi degli eventi climatici estremi, fornendo al contempo benefici ambientali, sociali, sanitari ed economici. il nuovo programma del climate center “Climate 360 “ ha l’obbiettivo di formare i consigli di governo regionali sulla crisi climatica, incoraggiandoli a creare piani strategici per combatterla. a partire da dicembre 2022, 12 consigli regionali saranno scelti per partecipare al programma, ricevendo finanziamenti e un sostegno concreto dal kkl. un team di ricercatori del kkl è impegnato in nuovi studi sulla crisi climatica, di cui la maggior parte sono triennali, condotti in collaborazione con importanti istituti in israele, come l’università ebraica di gerusa-

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Foresta Lahav 2008 - foto Yael Hadad

bioedilizia, nella gestione delle acque pulite e di quelle reflue, la riduzione delle emissioni degli animali e altro ancora.

Egitto-Novembre 2022.

Il KKL partecipa alla Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. il kkl ha condotto una sessione in collaborazione con l’organizzazione della repubblica del ciad e altri partecipanti, valutando tematiche sui climi estremi in riferimento alla conservazione del suolo e alla gestione agricola. anat gold, direttrice della regione centrale del kkl e il Dr. Michael sprintsin, ingegnere forestale del kkl del negev occidentale,

Diritto e ambiente

lemme e l’università Ben gurion del negev.

Dal 26 al 30 ottobre si è tenuta a gerusalemme la KKL World Leadership Conference 2022. uno degli eventi principali che si è tenuto durante la conferenza è stata la presentazione del Climate Solutions Award, un programma congiunto del kkl israeliano con il kkl del canada e il donatore canadese Jeff hart. il programma prevedeva l’assegnazione di premi per un totale di un milione di dollari per tre studi innovativi nel campo della riduzione delle emissioni di gas serra. tra le numerose proposte pervenute ne sono state selezionate dieci, tra le quali una giuria di esperti ne ha premiate tre. le proposte dei vincitori riguardavano i settori delle energie rinnovabili e del loro stoccaggio, la riduzione delle emissioni nella

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Diritto e ambiente

hanno tenuto una conferenza sulla conservazione e il ripristino delle aree desertiche danneggiate nel corso degli anni da usi agricoli non regolamentati per consentire il loro ritorno alla natura e al beneficio pubblico. il Dr. Doron Markel, Chief Scientist del kkl ha affermato: “la maggior parte delle previsioni climatiche in Medio oriente mostrano un aumento delle temperature, una riduzione del periodo di precipitazioni e un aumento della frequenza di eventi metereologici estremi. riguardo alla distribuzione della pioggia in israele, l’indicazione è una diminuzione della quantità annuale di precipitazioni nel sud e nord-est. uno dei dati significativi è la possibilità dello spostamento del confine del deserto verso nord. siamo specializzati nell’imboschimento e nella conservazione del suolo in aree semi-aride: queste potrebbero rappresentare la soluzione ottimale a fronte di questa minaccia. È vero che la crisi climatica ci obbliga a promuovere una transizione

verso le energie rinnovabili, ma prima di tutto dobbiamo preservare le foreste come mezzo di assorbimento del carbonio atmosferico e ridurre al minimo il pericolo di desertificazione”. il kkl italia nel 2023 ha lanciato la raccolta fondi per il progetto kissufim. l’antica Foresta kissufim, nel negev occidentale, è stata oggetto di attacchi incendiari provenienti dalla striscia di gaza. il programma di salvaguardia territoriale del kkl ha messo in atto il piano di riabilitazione dell’area per ripristinare l’ecosistema seriamente compromesso. entro il prossimo ciclo di piantagione, tra il 2023 e il 2024, il kkl rinnoverà circa 100 ettari di terreno danneggiato: il piano prevede la piantagione di eucalipti e alberi a foglia larga che sono maggiormente in grado di resistere e di rigenerarsi dopo gli incendi. saranno piantati alberi anche lungo la recinzione del confine per nascondere visivamente qualunque transito sul percorso stradale e prevenire gli attacchi diretti.

59 Caterina Chiaravalloti Presidente del Tribunale di Latina

il concetto di dirigenza degli uffici giudiziari ha subito nel tempo soprattutto nel corso dell’ultimo ventennio una profonda trasformazione, che parte dall’adozione del nuovo testo unico sulla dirigenza giudiziaria D.lgs. n. 160/2006 all’evoluzione della normazione secondaria del csM che ha elaborato un compendio di regole nella cornice disegnata dal D.lgs. n. 160/2006, in vista del conferimento degli incarichi direttivi semidirettivi e della procedura di conferma quadriennale.

Dopo avere enunciato in esordio, programmaticamente, che i parametri per il conferimento di tali incarichi devono essere valutati in modo integrato ed averli individuati in attitudini e merito, la circolare si occupa diffusamente delle attitudini, individuando gli indicatori generali e quelli specifici, riferibili a ciascuna tipologia di ufficio.

Definito il valore, residuale, della anzianità nel ruolo, il c.s.M. affronta il tema della valutazione comparativa e dei criteri di valutazione propri, di ogni tipo di ufficio e del rilievo da assegnare al positivo esercizio delle funzioni giudiziarie. il consiglio ha ribadito che la riscrittura della circolare per il conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi è avvenuta nella prospettiva di garantire le esigenze di trasparenza,comprensibilità e certezza delle decisioni consiliari “Ponendo La meritocrazia quale valore fondante di ogni scelta selettiva e l’autonomiavalutativa del CSM.“ le problematiche tuttavia non sono poche sia per quanto attiene i criteri di valutazione di

candidati aspiranti ad incarichi direttivi o semidirettivi, in quanto in realtà come le “note vicende” che nell’ultimo triennio hanno interessato la cronaca giudiziaria, hanno dimostrato, l’esercizio del potere discrezionale da parte dell’organo di autogoverno della magistratura in molti casi ha evidenziato delle falle e delle criticità di non scarso rilievo, determinando spesso l’adozione di provvedimenti di annullamento da parte della magistratura amministrativa di primo e secondo grado. senza tralasciare le suddette “vicende” hanno certamente evidenziato come la c.d. “degenerazione correntizia” ha dato luogo spesso all’adozione di decisioni con riferimento alle delibere di conferimento degli incarichi apicali, che si sono purtroppo rivelate frutto di accordi tra correnti, delegittimando l’intera categoria, e talora gettando “ombre” sulle professionalità di chi ha raggiunto posizioni apicali, meritandone l’attribuzione, generando nell’opinione pubblica una totale confusione, anche in conseguenza di frequenti strumentalizzazioni delle varie aree politiche, soprattutto per coloro che sono privi degli strumenti culturali e delle cognizioni tecniche idonee a dare un’interpretazione oggettiva di tutti gli accadimenti che hanno interessato la magistratura. pertanto in primo luogo è auspicabile che i criteri di valutazione ai fini del conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi siano predeterminati, e forse maggiormente tipizzati, rispetto a quelli sia pure validissimi (previsti nel t.u. delle dirigenza giudiziaria come

Dove pende la bilancia

La dirigenza degli uffici giudiziari alla luce della nuova normativa primaria e secondaria

Dove pende la bilancia

60 novellato dall’ultima normativa consiliare) rispetto ai quali si potrebbe prevedere un’adeguata integrazione. D’altronde la riforma cartabia, (legge 17 giugno 2022, n. 71) nella parte relativa all’ordinamento giudiziario con riferimento al conferimento degli incarichi evidenzia proprio l’esigenza di restringere l’area di discrezionalità dell’organo consiliare prevedendo una specificazione ulteriore dei parametri da tenere in considerazione ai fini della valutazione delle attitudini direttive. in particolare, il capo i (articoli da 1 a 6) prevede una “delega al governo per la riforma ordinamentale della magistratura”, le procedure per il suo esercizio (entro un anno dall’entrata in vigore della legge e dunque entro il 21 giugno 2023) e definisce i principi e criteri dell’intervento riformatore. la delega mira, tra i vari obiettivi, alla revisione, secondo principi di trasparenza e di valorizzazione del merito, dei criteri di assegnazione degli incarichi direttivi e semidirettivi; alla riduzione degli incarichi semidirettivi; alla riforma del procedimento di approvazione delle tabelle organizzative degli uffici giudiziari tuttavia sebbene dalla lettura della legge delega, si evinca l’intento del legislatore di restringere l’ambito di discrezionalità del consiglio superiore della magistratura nel conferimento di tali incarichi, dalla lettura dell’art. 2 lettera d)1 non sembra si possano cogliere modifiche significative rispetto a quelli attualmente vigenti. ancora ha sollevato parecchie perplessità la norma contenuta all’art. 2 lettera c)2 nella quale si prevede che i magistrati dell’ufficio presso il quale il dirigente presta servizio, il consiglio dell’ordine forense e il dirigente amministrativo debbano esprimere una sorta di parere in merito alle attitudini dirigenziali nei confronti del capo dell’ufficio rispetto ad un posto che lo stesso potrebbe ricoprire (per il quale ha presentato domanda di tramutamento) e di cui ovviamente né i magistrati né

il coa hanno alcuna cognizione, senza tralasciare il condizionamento che ne deriverebbe nei rapporti interni all’ufficio giudiziario presso il quale il dirigente presta servizio.

Ma venendo al dunque, l’esame dei criteri individuati dalla normativa secondaria ai fini del conferimento degli incarichi dirigenziali, soprattutto con riferimento ai c.d. indicatori specifici, consentono di delineare sostanzialmente quali siano le competenze e le capacità che vengono richieste al dirigente di un ufficio giudiziario e di individuarne gli aspetti maggiormente problematici. una prima riflessione andrebbe fatta innanzitutto sui progetti organizzativi, sia intesi come progetto primario e cioè le c.d. tabelle di organizzazione degli uffici giudiziari, sia per quanto attiene le modifiche che ogni dirigente è tenuto ad adottare in ragione del continuo evolversi dell’assetto dell’ufficio conseguenziale, (le c.d. variazioni tabellari), a titolo esemplificativo al ricorrente verificarsi di scoperture giuridiche e/o effettive dell’organico della magistratura; il turn-over negli uffici di provincia e di alcune aree territoriali, determina difficoltà di non poco rilievo, cui il dirigente è tenuto a farvi fronte spesso sacrificando, i magistrati c.d. “meno anziani tra i legittimati” costretti a subire spostamenti interni nell’ufficio ed essere assegnati in via temporanea con supplenza o per tempi più lunghi con assegnazione d’ufficio a settori della giurisdizione non di gradimento per taluni, con conseguente compromissione del c.d. “benessere organizzativo”. se un certo rigore rispetto agli assetti organizzativi di diversi anni orsono, in cui il dirigente dell’ufficio effettuava spostamenti di magistrati da un settore ad un altro, o da una sezione ad un’altra, e/o assegnazioni di fascicoli processuali senza tenere in conto alcuno criteri di specializzazione, ed esigenze di perequazione,e comunque senza dar conto in base a criteri obiettivi delle soluzioni organizzative adottate, oggi i procedimenti di varia-

zione tabellare sono spesso eccessivamente caratterizzati da una certa “rigidità”, che diviene ancora più limitativa, laddove è maggiormente ristretto l’ambito di operatività in tema di provvedimenti organizzativi di immediata esecutività3, regole che rischiano di bloccare l’andamento dell’ufficio, spesso in conseguenza di procedure di approvazione da parte dei consigli giudiziari troppo lunghe. per non parlare dei c.d. “piani di gestione” sovente approvati dal consiglio superiore in tempi così lunghi e temporalmente distanti rispetto all’adozione da parte del dirigente del nuovo piano di gestione, in maniera tale che lo stesso non possa nemmeno tenere in considerazione l’eventuale approvazione di quello pregresso, o eventuali suggerimenti che il csm abbia voluto dare in modo da indirizzare le scelte programmatiche future del dirigente, senza considerare i cambiamenti strutturali, in ragione del possibile e altamente probabile mutamento delle risorse del personale della magistratura e di modifiche nei flussi di sopravvenienze e definizioni che vanificano di fatto gli indirizzi di programmazione. un altro problema attiene poi alla capacità del dirigente di raggiungere risultati ottimali in termini di produttività e di smaltimento dell’arretrato, (costituente uno dei parametri di valutazione delle attitudini direttive sia ai fini del conferimento di nuovi incarichi sia ai fini della conferma nell’esercizio delle funzioni direttive), dato particolarmente esaltato in conseguenza degli obiettivi imposti dal nuovo pnrr anche in ragione delle nuove risorse di personale costituite dagli addetti all’upp) che lasciano presupporre il prevalere di logiche produttivistiche – aziendalistiche, che a lungo termine potrebbero rivelarsi pericolose nel senso che potrebbero finire con l’incidere negativamente sulla ponderazione della decisione del giudice, laddove i c.d. numeri avrebbero la meglio sul tempo da dedicare al ragionamento posto a fondamento del prov-

vedimento giurisdizionale con conseguente sacrificio dell’iter logico motivazionale che ne costituisce il presupposto. e ciò soprattutto laddove si riflette sul fatto innegabile che gli obiettivi del pnrr in termini di definizione dei procedimenti è eccessivamente ambizioso.4 senza considerare la confusione generatasi nell’impego degli addetti upp, ai quali normativamente viene attribuito un carattere assolutamente ibrido, che ha determinato i dirigenti degli uffici giudiziari all’adozione di decisioni spesso tra loro difformi, nel senso che in alcuni uffici è prevalso la logica di destinare in prevalenza i nuovi addetti allo svolgimento di funzioni c.d. “paragiurisdizionali” al fine di consentire un reale aumento di produttività del singolo giudice, mentre in altri uffici giudiziari sono stati destinati esclusivamente o in via nettamente prevalente a funzioni di assistenza del personale di cancelleria.

Ma in ogni caso il prevalere della logica esclusivamente “produttivistica” determina il dirigente ad assumere delle linee di indirizzo e di programmazione e soprattutto di controllo nei confronti del personale della magistratura, che potrebbero rivelarsi quasi “vessatorie” laddove in alcuni uffici giudiziari, con piante organiche sottodimensionate, situazioni di arretrato accumulatesi nel corso di anni passati, sopravvenienze inevitabilmente superiori al numero di definizioni, in ragione anche talora della complessità del contenzioso, e di organici, carenti per scoperture continue, si rivela particolarmente difficile, anche a fronte di numeri considerevoli in termini di definizioni dei procedimenti, mantenere e/o raggiungere degli indici di ricambio positivi. altro problema la richiesta di competenze non connesse alla formazione del magistratodirigente che deve anche essere valutato con riferimento alla capacità di gestire tutte le risorse, all’interazione con soggetti esterni, anche ai fini della risoluzione di talune criticità.

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62 in primo luogo non va sottaciuto che in molti uffici giudiziari anche di medie dimensioni è spesso scoperta la figura del dirigente amministrativo, con conseguente notevole aggravio degli oneri del dirigente dell’ufficio giudiziario (circostanza quasi mai tenuta in considerazione ai fini della valutazione delle attitudini direttive). a ciò si aggiunge che anche laddove sia presente il dirigente amministrativo, la carenza di una normativa di coordinamento delle attività delle due figure dirigenziali, posto che l’attività del personale amministrativo dovrebbe essere funzionale allo svolgimento dell’attività giurisdizionale e pertanto dovrebbe essere organizzata in funzione degli obiettivi e della programmazione indicata dal dirigente dell’ufficio giudiziario, la figura della c.d. “doppia dirigenza” ha determinato in non pochi casi, situazioni di difficoltà per i dirigenti degli uffici giudiziari, che inevitabilmente si sono riflesse sullo svolgimento dell’attività giurisdizionale dei singoli magistrati, soprattutto laddove i dirigenti amministrativi non hanno ritenuto di tenere conto di esigenze connesse allo svolgimento delle attività di questo o quel settore della giurisdizione.

Ma venendo alle problematiche connesse alla gestione di risorse esterne, un’attenzione particolare va dedicata alle necessità ricorrenti di dare soluzione alle questioni connesse ad es., alle procedure di acquisizione di beni e/o servizi, per le quali sono richieste specifiche competenze amministrative, laddove è necessario ponderare delle scelte in ragione di dover effettuare i c.d. “acquisti” di beni o servizi sul Mepa e/o su altri portali della p.a., e sull’indizione di gare d’appalto. senza tralasciare le capacità richieste nella realizzazione di servizi finalizzati al miglioramento delle attività sia dal punto di vista dell’utenza che del personale amministrativo e della magistratura. si pensi a progetti con altre p.a., a proto-

colli e convenzioni, finalizzati alla semplificazione di alcune atttività, alla digitalizzazione di alcuni servizi da realizzarsi anche con l’ausilio di personale esterno, alla installazione e/o implementazione di programmi informatici, che possano ridurre in alcuni settori l’afflusso dell’utenza. sempre col medesimo obiettivo, in alcune aree territoriali alcuni uffici pubblici hanno collaborato con i tribunali per la realizzazione di sportelli prototipali di prossimità (realizzati in uffici comunali della circoscrizione di un determinato ufficio giudiziario), con conseguente vantaggio per l’utenza di non doversi recare in un ufficio giudiziario troppo distante5 e del personale amministrativo che si è visto sollevato da talune incombenze anche in ragione di una lieve contrazione del flusso dell’utenza. senza tralasciare tutte le convenzioni e i protocolli che gli uffici giudiziari sono stati costretti ad adottare nel periodo emergenziale della pandemia, al fine di ampliare il più possibile le attività da svolgersi da remoto. un altro problema che evidenzia non solo la necessità di una formazione ad hoc delle figure dirigenziali, ma anche e soprattutto di coloro che coadiuvano il dirigente è dato dalla necessità di competenze specifiche in tema di rilevazioni statistiche. la rilevazione e l’analisi del dato statistico è il presupposto principale e necessario per la programmazione da parte di un capo di un ufficio giudiziario. si pensi, a titolo esemplificativo della rilevanza - nell’ottica di una maggiore efficienza e speditezza dell’attività giudiziaria e di cancelleria, - della corretta iscrizione a ruolo delle cause, anche al fine di prevenire tutte le anomalie che, di fatto, rallentano lo scarico tempestivo dei depositi telematici da parte della cancelleria, allungando i tempi di assegnazione. gli errori nell’indicazione dei codici oggetto relativi alle controversie iscritte a ruolo ed inserite nei registri informatici e l’errata qualificazione giuridica determinano criticità

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nell’organizzazione dell’ufficio giudiziario sia per quanto concerne gli obiettivi del pnrr, i monitoraggi e le rilevazioni statistiche, sia per quanto concerne l’assegnazione della causa al giudice, con dilazioni nella trattazione dinanzi al giudice competente (sulla base delle tabelle vigenti nell’ufficio giudiziario). ancora, sempre ai fini della programmazione dell’attività giurisdizionale, del raggiungimento degli obiettivi e soprattutto ai fini dello smaltimento degli arretrati che affliggono la stragrande maggioranza degli uffici giudiziari, l’importanza della rilevazione dei tempi esatti di definizione di procedimenti che tenga conto della tipologia del procedimento, della complessità, della specializzazione, del settore della giurisdizione cui si riferisce, dell’incidenza di fattori esterni ai fini della definizione dello stesso (vedi ad es. le procedure concorsuali e quelle dell’esecuzione immobiliare). risulta evidente pertanto che tra le varie at-

tività demandate al dirigente di un ufficio giudiziario molte richiedono delle competenze specifiche che - si ribadisce - non appartengono alla formazione del magistrato, e soprattutto necessitano che lo stesso sia coadiuvato da personale con competenze peculiari in relazione a determinati settori di intervento. a ciò si aggiunge inoltre che la realizzazione di determinati progetti, convenzioni, protocolli, tutti finalizzati a obiettivi di maggiore efficientamento dell’ufficio e rilevanti ai fini della valutazione del dirigente stesso, sono quasi sempre condizionati nella loro realizzazione, dalle volontà, dalle disponibilità e dalle competenze di soggetti esterni. pertanto è auspicabile da un lato una formazione più specifica del dirigente che possa essere improntata ad esigenze che vadano ad integrare quelle lacune che inevitabilmente sussistono rispetto alla formazione del magistrato, dall’altro però, la necessità di investire da parte della amministrazione e dello stesso

Dove pende la bilancia

REMBRANDT VAN RIJN, Mulino a vento

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JAMES ENSOR, Ensor circondato dalle maschere

dirigente in questa nuova formazione, dovrebbe conseguenzialmente garantire il dirigente stesso, anche a vantaggio dell’amministrazione che - si ribadisce su tale formazione deve investire - nel diritto al riconoscimento di titoli di professionalità specifica.

Da ultimo, la formazione del personale che coadiuva il dirigente, dovrebbe essere tale che ogni ufficio giudiziario possa avvalersi di figure quadro stabili e presenti in ogni ufficio tenuto conto nella presenza numerica del rapporto col dimensionamento della struttura. le competenze specifiche richieste per una nuova figura dirigenziale, non possono e non devono tuttavia consentire di rinunciare a quelle competenze e a quella formazione giurisdizionale, rispetto alle quali devono coniugarsi e dalle quali non può in alcun modo prescindersi, in quanto, la realizzazione di una programmazione dell’attività giurisdizionale deve avere come presupposto indefettibile la conoscenza approfondita dei vai settori della giurisdizione, e ciò anche al fine di scongiurare ipotetiche possibilità, da taluno paventate

come possibili rimedi e soluzioni ad una dirigenza non adeguatamente efficiente, di figure dirigenziali estranee alla formazione giurisdizionale e selezionate al di fuori della magistratura stessa. note 1

Art. 2 lettera d) “prevedere che, nell’assegnazione degli incarichi direttivi e semidirettivi, le attitudini, il merito e l’anzianita’ dei candidati siano valutati, in conformità ai criteri dettati dal Consiglio superiore della magistratura con specifico riferimento all’incarico da ricoprire, assegnando rilevanza al criterio dell’acquisizione di specifiche competenze ri spetto agli incarichi per cui è richiesta una particolare specializzazione, e che le attitudini direttive e semidirettive siano positivamente accertate nel corso del procedimento oltre che in forza degli elementi indicati dall’articolo 12, commi 10, 11 e 12, del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160, anche con particolare attenzione alla conoscenza del complesso dei servizi resi dall’ufficio dalla sezione per la cui direzione è indetto il concorso, alla capacità di analisi ed elaborazione dei dati statistici, alla conoscenza delle norme ordinamentali, alla capacità di efficiente organizzazione del lavoro giudiziario e agli esiti delle ispezioni svolte

65 Gli obiettivi (da intendersi a livello nazionale) da raggiungersi, per il PNRR: - riduzione del disposition time complessivo, dato dalla somma del disposition time nei tre gradi di giudizio, del 40% nel settore civile e del 25% nel settore penale entro giugno 2026, - riduzione dell’arretrato civile del 65% in tribunale e del 55% in corte di appello entro fine 2024; del 90% in tribunale e in corte di appello entro giugno 2026. per disposition time si intende la misura di durata utilizzata a livello europeo che fornisce una stima del tempo medio atteso di definizione dei procedimenti mettendo a confronto il numero dei pendenti alla fine del periodo di riferimento con il flusso dei definiti nel periodo. per arretrato, invece, sono considerati tutti i procedimenti contenziosi pendenti da oltre tre anni. i dati di riferimento ai fini del calcolo del raggiungimento di tali obiettivi sono relativi all’anno 2019. ne deriva che, come indicato nelle linee guida sull’ufficio per il processo adottate dal csM il 13 ottobre 2021, le modalità di impiego degli “addetti”, pur nell’ambito di una fisiologica flessibilità organizzativa che tenga conto delle diverse caratteristiche degli uffici giudiziari, devono, in ogni caso, assicurare il rispetto del disposto dell’art. 17 comma terzo del decreto legge 9 giugno 2021, n. 80, secondo cui il personale addetto all’ufficio per il processo presta attività lavorativa esclusivamente per la riduzione dell’arretrato, per cui, pur tenuto conto che gli stessi possono svolgere tutte le funzioni di cui ai “mansionari” previsti dall’allegato ii n. 1 del decreto legge 80/21 e richiamati nella circolare del Ministero della giustizia del 3.11.2021, il loro utilizzo deve essere efficacemente dispiegato nell’ausilio diretto alle materie contenziose che le tabelle generalmente attribuiscono ai giudici di ogni settore. in relazione a ciò, si tenga presente che sono formalmente inseriti tra gli affari civili contenziosi per il calcolo del disposition time e dell’arretrato civile ai fini della valutazione del raggiungimento degli obiettivi previsti dal pnrr quelli indicati dall’allegato 1 Dgstat alla circolare del Ministero della giustizia del 13.11.2021, 5 si pensi ad alcune circoscrizoni di uffici giudiziari particolarmente estese soprattutto quelle che sono state ampliate in conseguenza dell’a soppressione di alcuni uffici giudiziari e conseguente accorpamento ad altri all’esito dell’entrata in vigore del dlgsvo n. 155/2012).

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negli uffici presso cui il candidato svolge o ha svolto funzioni direttive o semidirettive”.

2 Art. 2 lettera c) prevedere che nei procedimenti per la copertura dei posti direttivi la Commissione competente del Consiglio superiore della magistratura proceda sempre all’audizione dei candidati, salva, quando il numero dei candidati è eccessivamente elevato, l’audizione di almeno tre di essi, individuati dalla Commissione tenendo conto delle indicazioni di tutti i suoi componenti; stabilire in ogni caso modalità idonee ad acquisire il parere del consiglio dell’ordine degli avvocati competente per territorio nonché, in forma semplificata e riservata, dei magistrati e dei dirigenti amministrativi, assegnati all’ufficio giudiziario di provenienza dei candidati, escluso in ogni caso l’anonimato; prevedere che la Commissione valuti specificamente gli esiti di tali audizioni e interlocuzioni ai fini della comparazione dei profili dei candidati”.

3 Vedi ad. es nella nuova circolare sulle tabella di organizzazione degli uffici giudicanti che agli art. 39 e 40 limita la possibilità di adottare provvedimenti di variazione tabellare immediatamente esecutivi ( e cioè prima dell’approvazione da parte del consiglio giudiziario) ai soli casi di provvedimenti di assegnazione del magistrato al settore, alla sezione o alla posizione tabellare art 39. provvedimenti urgenti di modifica della tabella riguardo alla assegnazione dei magistrati “1. I dirigenti degli uffici giudiziari, in casi eccezionali e in via di urgenza, possono adottare provvedimenti di modifica tabellare immediatamente esecutivi con esclusivo riguardo alla assegnazione dei magistrati ai settori, alle sezioni o alla posizione tabellare, indicando le ragioni e le esigenze di servizio che li giustificano. In caso di parere contrario del Consiglio Giudiziario, il dirigente dell’ufficio valuta l’opportunità di revocare l’immediata esecutività, in attesa della decisione del Consiglio Superiore della Magistratura. Il dirigente può revocare anche la sola immediata esecutività.

2. Non possono mai essere dichiarate immediatamente esecutive le variazioni tabellari di cui all’articolo 40, comma 1, quand’anche contenute in provvedimenti di assegnazione del magistrato al settore, alla sezione o alla posizione tabellare.

3. La dichiarazione di esecutività dei provvedimenti di modifica tabellare al di fuori delle ipotesi previste dalla presente circolare è valutata ai fini della conferma del dirigente o del conferimento di ulteriori incarichi”.

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PHILIPPE DE CHAMPAIGNE, Ritratto di Jean-Baptiste Colbert

67 Francesco Coco Magistrato Ordinario in Tirocinio

la procedura concorsuale per l’accesso alle funzioni di magistrato ordinario appena conclusasi con l’adozione del decreto di nomina dei vincitori, D.M. 23.11.2022, ha rappresentato, al contempo, un unicum nella storia del concorso in magistratura ed un esempio paradigmatico dei pregi e dei limiti che questo manifesta ormai da molto tempo. premetterne l’unicità è doveroso, dal momento che mai, almeno nella storia degli ultimi decenni, si erano verificati eventi con un impatto così profondo e capillare sulla vita delle persone, quali la pandemia di sarscovid 19. anche il nostro concorso ne è stato, pertanto, pesantemente condizionato sotto tutti gli aspetti. per meglio chiarire ciò che intendo è sufficiente un riferimento alle date. avviata col bando di indizione del 29 ottobre 2019, tale procedura si è conclusa con il decreto di nomina del 23 novembre 2022, cui ha fatto seguito il giuramento e l’inizio del tirocinio in data 22 dicembre. oltre tre anni, un arco di tempo di tempo lunghissimo, soprattutto se si considera che, nell’autunno 2019, il mondo e ognuno di noi neanche conosceva la parola “covid”, mentre di termini come “quarantena”, “coprifuoco”, “zona rossa”, “distanziamento”, “mascherine”, si avevano, al più, reminescenze dai libri di storia. tra le infinite storie, piccole e grandi, di questi anni così difficili, quella del concorso in magistratura non è certamente la più avvincente, ma, volendo parlarne, mi corre ob-

bligo di metterne in luce anche le molte novità emerse, alcune delle quali non necessariamente legate alla contingenza. previste per il giugno del 2020, le prove scritte si sono svolte a metà luglio del 2021. oltre un anno dopo, quindi, con otto rinvii consecutivi, di due mesi ciascuno e con l’impossibilità pressoché assoluta per chi, come il sottoscritto, ne è stato coinvolto, di programmare qualsiasi altra attività di studio o lavoro. chiarisco subito che l’intento di chi scrive non è quello di avanzare lamentele o rivendicazioni. come chiunque abbia sostenuto questo o un altro concorso importante sa bene, la gioia dell’avvenuto superamento ripaga ampiamente dai sacrifici doverosamente sopportati. anzi, sento di dovermi scusare in anticipo, perché davanti alle difficoltà, alle privazioni ed ai lutti che questi anni ci hanno portato, mi rendo conto che una polemica potrebbe risultare auto-referenziale e sterile.

Ma ciò che mi interessa è, piuttosto, evidenziare come le criticità fossero lì da ben prima della pandemia, alla quale può essere imputato soltanto di averle accentuate e rese ancor più visibili. la costituzione pone una scelta ed un limite da cui bisogna partire, la centralità, di più, l’unicità del concorso quale criterio di accesso a questa funzione così delicata ed importante, identificato chiaramente come garanzia di imparzialità, meritocrazia ed alta

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Riflessioni e proposte di un vincitore del concorso in Magistratura

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68 selettività. se ciò, in astratto, appare del tutto condivisibile, nulla toglie che le concrete modalità con cui tale scelta è stata e viene attuata possano, anzi debbano, essere oggetto di discussione. provo a spiegarmi meglio. il concorso articolato in tre prove scritte, costituite da temi a svolgimento libero, su argomenti spesso, obiettivamente, di nicchia o, comunque, ad altissima specificità, trova evidentemente ragione se la platea è costituita da un numero limitato ed altamente già qualificato di partecipanti. il concorso cui ho partecipato contava più di 13.000 iscritti, quasi 8.000 partecipanti e 3.975 candidati che hanno effettivamente consegnato le prove. i numeri, penso, parlino da soli. per i due concorsi successivamente indetti, di cui, per uno di essi, le prove scritte hanno già avuto luogo nel luglio scorso, i numeri sono persino più alti, complice anche l’attesa di due anni ed il numero di posti assai più alto (rispettivamente 500 e 400 posti, a fronte dei 310 del concorso indetto nel 2019). numeri del genere richiedono strutture e spazi giganteschi ed organizzazioni complesse che, almeno fino al 2021, si riteneva potessero essere soddisfatte soltanto dalla Fiera di roma. il permanere dell’emergenza pandemica, dopo peraltro oltre un anno dal suo inizio, ha spinto il Ministero della giustizia a prendere atto della indispensabilità del decentramento al fine di mantenere il distanziamento richiesto dal comitato tecnico scientifico. le prove scritte del 15 e 16 luglio 2021 hanno, pertanto, avuto luogo anche nelle sedi distaccate di torino, Milano, Bologna, rimini e Bari, scelta che è stata confermata anche per il concorso 2022. una scelta, a mio avviso, tanto giusta e doverosa quanto, evidentemente, tardiva, dal momento che già prima della pandemia il maxi-raduno romano evidenziava problemi e difficoltà logi-

stiche enormi ed un buon decentramento appariva ai più assolutamente auspicabile. altra scelta adottata nel 2021 è stata quella della riduzione del tempo a disposizione dei candidati, da otto a quattro ore, poi portate a cinque nel concorso del 2022. soprassedendo sulla ragione contingente della modifica, identificata nella necessità che i candidati non si abbassassero la mascherina per consumare cibo e, quindi, dalla necessità di terminare “velocemente” lo svolgimento delle prove, è mia opinione che la scelta, perlomeno di una riduzione delle tempistiche, fosse complessivamente giusta e da riproporre, in quanto può contribuire ad uno snellimento del concorso e alla produzione di temi più sintetici, capaci di evidenziare la capacità di autonoma elaborazione del candidato. la scelta per il concorso che si svolgerà nel 2023, ad oggi, pare, invece, essersi orientata per il ritorno alla tradizionale tempistica delle otto ore. non è mio interesse commentarla, ma penso che un maggiore approfondimento del dibattito da parte degli addetti ai lavori non avrebbe certamente guastato. Mi preme, piuttosto, sottolineare il riflesso sistematico in cui quest’ultima scelta si inserisce. come noto, infatti, la c.d. riforma cartabia ha interessato il concorso in magistratura, anche sotto il profilo dei requisiti di accesso, con l’apertura ai neo-laureati, così come avveniva fino agli anni novanta. ciò è stato salutato da molti come una meritoria premura volta ad evitare la deriva censitaria della magistratura, le cui porte sarebbero state precluse a chi non ha il privilegio di poter essere mantenuto per anni soltanto a studiare. al contempo, alcuni dei commissari del concorso che ho sostenuto hanno affermato, con dichiarazioni rilasciate e poi riprese ampiamente dagli organi di stampa, che un grandissimo numero di aspiranti magistrati non sia in grado, in realtà, di scrivere ade-

HONORÉ DAUMIER, Gli avvocati

guatamente (in altri termini, non padroneggi affatto la lingua italiana), manifestando, inoltre, gravi limiti nella capacità di ragionamento e di argomentazione giuridica. ciò spiegherebbe il bassissimo numero di idonei

ammessi agli orali, ossia 220 candidati a fronte dei 310 posti a bando, con un tasso di promozione di poco superiore al 5% dei partecipanti al concorso. all’esito degli orali, tale numero risulterà ulteriormente ridotto, con

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70 soli 209 vincitori del concorso. con riguardo al successivo concorso, le cui prove scritte si sono svolte nel luglio del 2022, le correzioni attualmente in svolgimento evidenziano, invece, nel rispettivo aggiornamento mensile, un tasso di promozione che si attesta tra il 18 ed il 20%, sempre che venga confermato. non mi permetto di commentare né la scelta del legislatore, di ritorno al passato, né tantomeno i criteri di valutazione o le dichiarazioni dei commissari del concorso cui ho partecipato, anche per evidente coinvolgimento personale, né del concorso attualmente in correzione. credo, però, che i numeri parlino da soli. Mi preme, tuttavia, evidenziare agli occhi di un pubblico esperto dei temi in esame, l’importanza di approfondire ulteriormente le criticità emerse, che non sembrano poter essere ricondotte esclusivamente alle scelte estemporanee e alle contingenze del momento. credo, pertanto, di non risultare irriguardoso, se affermo che sembra veramente costituire un punto di non ritorno, covid o non covid, una procedura concorsuale durata oltre tre anni, con otto rinvii per lo svolgimento delle prove scritte, la riduzione della durata delle stesse da otto a quattro ore, comunicata meno di due mesi prima dello svolgimento del concorso, e la riduzione delle prove a due soli elaborati, sia pure con sorteggio delle materie il giorno stesso della dettatura. procedura concorsuale, all’esito della quale la magistratura ha potuto inserire nel proprio organico 209 Mot, il cui tirocinio, su richiesta del csM accolta dal governo con l’approvazione della legge di stabilità in data 30.12.2022, è stato, peraltro, ridotto da diciotto a dodici mesi in ragione delle drammatiche carenze di organico che affliggono la giustizia italiana.

D’altra parte, risulta inverosimile pensare che un così grande numero di giovani aspiranti magistrati abbia imparato a scrivere

correttamente in dodici mesi esatti, specie se si considera la larghissima coincidenza soggettiva con i candidati del concorso precedente. parimenti, più di qualche perplessità suscita l’idea di una apertura generalizzata del concorso ai neo-laureati in giurisprudenza. se da una parte, infatti, si lamenta da tempo l’esagerato numero di aspiranti, con tutte le conseguenti difficoltà organizzative, logistiche e di allungamento dei tempi di correzione del concorso, dall’altra, infatti si è aumentata, potenzialmente, in evidente contrasto con le esigenze di cui sopra, la platea degli stessi a dismisura. e, ancora, da una parte, si lamenta lo scadimento della qualità di scrittura e di ragionamento giuridico, con riguardo a candidati ai quali veniva richiesto, come noto, o il superamento dell’esame di stato in avvocatura, o la frequentazione delle scuole per le professioni legali, o lo svolgimento del tirocinio ex art. 73 del d.l. 69/2013, o, infine, il conseguimento del dottorato di ricerca, mentre dall’altra, si ritiene di aprire ai neo-laureati, laddove, come a tutti noto, presso le facoltà di giurisprudenza la scrittura è, in gran parte, un ricordo del liceo, vista l’esclusività, o quasi, degli esami orali. soprassiedo, infine, sull’argomentazione che vorrebbe tale riforma assunta per “combattere” i famosi (o famigerati) corsi privati di preparazione al concorso, dei quali è facile immaginare la disperazione (sic!) alla notizia dell’avvenuto, ulteriore, aumento della platea dei potenziali iscritti, peraltro ancor più digiuni dello specifico taglio di studi e delle skills richieste per il superamento della prova scritta. ripeto, evidenziare tali evidenti incongruenze non vuole essere una critica fine a se stessa, ma una occasione per avviare una riflessione attenta sul tema. la vera sfida sarebbe, ovviamente, quella di riuscire ad

individuare un sistema che sia, meglio dell’attuale, in grado di tenere insieme le diverse esigenze che in questo concorso devono trovare un giusto bilanciamento. se, infatti, da una parte, è certamente vero che la configurazione del concorso come “di secondo grado” ha rappresentato un aggravio ulteriore per gli aspiranti provenienti da ambiti familiari meno capaci economicamente, penso, però, sia fuor di dubbio quanto la mole ed il livello di complessità delle materie richieste allo scritto siano cresciuti negli ultimi decenni. Basta una lettura dell’evoluzione delle tracce concorsuali per prenderne coscienza e basta l’esperienza della quotidianità per averne la conferma.

Dico, infatti, cose note a tutti, se rammento che un concorso pensato per una società ancorata alla pretesa illuministica della onnicomprensività delle codificazioni e del “giudice bocca della legge” fatichi a rispondere alle esigenze della contemporaneità.

Fonti di produzione normativa sempre più diversificate, numerose e spesso ispirate da visioni in totale contrapposizione, l’apertura sempre più frequente ed inevitabile anche del nostro sistema legale a modelli ed istituiti giuridici stranieri, la globalizzazione dei mercati, la presenza sul nostro territorio di uomini e donne provenienti da società diverse che non sempre trovano un riferimento nel nostro sistema di regole e valori, solo per citare i più eclatanti tra i possibili esempi, rendono poco credibile che la risposta ad una simile richiesta di capacità di comprensione della sempre maggiore complessità dell’ordinamento giuridico possa essere fornita, come in passato. dalla sola formazione universitaria. per non peccare di astrattezza, riporto quella che è stata la mia concreta esperienza presso l’università di Bologna, ateneo di grandi dimensioni, storicamente e costantemente nelle posizioni apicali dei ranking

delle università italiane. ebbene, per quanto mi riguarda, posso affermare che la formazione universitaria ai fini del superamento del concorso è servita a pochissimo. senza voler essere ingeneroso, un corso di laurea articolato in 25 esami, tutti orali, basati sulla ripetizione mnemonica di nozioni da esprimere in un tempo d’ascolto di circa 15 minuti, 20 al massimo, raramente, se non mai, al cospetto del titolare della cattedra, e da svolgere in sessioni ingolfate in quanto strutturate in funzione della comodità dei docenti e dei rispettivi impegni extra-accademici, non vedo, molto onestamente, cosa possa portare ai fini della preparazione delle carriere superiori. soprassiedo sul livello dei testi e della didattica per il dovuto rispetto che penso si debba portare all’istituzione accademica. il risultato, a mio modo di vedere, è una formazione, complice anche l’assenza di qualunque barriera all’ingresso, doppiamente sbilanciata.

Da una parte, sovrabbondante per il c.d. “mondo del lavoro”, in cui ai laureati in legge vengono richieste attitudini impiegatizie e conoscenze effettivamente spendibili nella realtà occupazionale che l’accademia si guarda bene dal fornire. Dall’altra, drammaticamente carente per le professioni legali classiche, avvocatura, notariato e magistratura. senza ipocrisia, credo che una percentuale che si approssima al cento per cento tra coloro che hanno superato il mio stesso concorso abbia frequentato uno o più corsi privati di preparazione. io ho partecipato al concorso fortunatamente una sola volta e ne ho comunque frequentati due, lo dico senza alcuna remora, evidentemente. ovvio poi che la grandissima parte la faccia lo studio individuale, il sacrificio e l’abnegazione di ogni candidato, ma è innegabile che l’impostazione ed i materiali per tale tipo di preparazione non siano, almeno nella stra-

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PIERRE-AUGUSTE RENOIR, Due sorelle

grande maggioranza dei casi, nella disponibilità di un neolaureato, abituato a ripetere a memoria i testi scritti dal suo stesso docente, studiati in base alle domande più frequenti (tipo FaQ da sito informativo) ed esposte

oralmente. per inciso, la conferma di questa impressione la traggo anche dalla mia esperienza triennale come assistente di una cattedra. in particolare, mi ha colpito come gli studenti facciano affidamento esclusiva-

mente sul suddetto metodo, collaudato ed evidentemente a loro giudizio sicuro, anche per una materia quale quella in cui li interrogavo io, ossia economia politica, per la quale è abbastanza evidente che una mera preparazione nozionistica è del tutto insufficiente. per contro, ho avuto un ottima impressione del tirocinio ex art. 73, che ho svolto presso la iii sezione civile della corte d’appello di Bologna. un’esperienza viva, stimolante, che mi ha aperto gli occhi e motivato tantissimo nella scelta di studiare per il concorso in magistratura. sembra banale da dire, ma l’esperienza diretta di un ufficio giudiziario è cosa ben diversa dall’università. il diritto non come giustapposizione di nozioni, ma come strumento concreto, lo sforzo di addivenire a soluzioni, l’impegno per rendere giustizia ai cittadini e non di evidenziare problemi astratti. insomma, mi sia permesso, l’approccio del magistrato e non quello del ricercatore e docente universitario, che esprimono, a mio parere, senza nulla togliere, sensibilità diverse e non credo surrogabili. aggiungo che l’utilità del tirocinio presso gli uffici giudiziari trova riscontro anche nei risultati alle prove concorsuali. a titolo di esempio, attualmente nel distretto della corte d’appello di Bologna, su 14 Mot totali, ben 12 di noi hanno svolto il suddetto tirocinio, e, credo, che la statistica presso le altre corti non si discosti significativamente. l’utilità del tirocinio credo risieda, infatti, soprattutto nel consentire di capire cosa si vuole fare effettivamente della propria vita, di fornire tutti gli elementi, cioè, per poter valutare, concretamente, se si vuole davvero fare il magistrato, figura che presenta una marcata specificità tra le professioni legali. ed, infatti, la maggioranza dei ragazzi con cui ho condiviso quel percorso di diciotto mesi hanno preferito orientarsi verso scelte differenti, percependole come più adatte alle loro inclinazioni. tornato negli uffici giudi-

ziari come Mot da qualche settimana, ho felicemente constatato come bravi e motivati siano tuttora i tirocinanti che vi ho incontrato, i quali svolgono, effettivamente, tanto un compito di supporto al magistrato affidatario, quanto di crescita ed apprendimento personale. spero, pertanto, che la realizzazione della riforma non porti, oggi che il tirocinio non è più richiesto come requisito di accesso al concorso, alla eliminazione di questo molto utile percorso di formazione. venendo alle conclusioni, ciò che mi sento di dire è che, ferma l’irrinunciabilità di un concorso molto selettivo, occorre un profondo ripensamento della formazione universitaria, a cui si dovrebbe chiedere di fornire un ben diverso contributo alla preparazione del giovane necessaria per intraprendere una professione legale. occorrono, a mio parere, molte più ore d’aula e meno volumi da ripetere a memoria, pratiche che stimolino la capacità di collegamento concettuale e, soprattutto, il ritorno a prove scritte, che debbono essere considerate uno strumento indispensabile nella formazione del giurista. per farlo è inevitabile pensare a meccanismi di contingentamento degli accessi alla facoltà di giurisprudenza o, perlomeno, di costruzione di percorsi specifici all’interno di questa, per quegli studenti che, magari dopo uno sbarramento al secondo o al terzo anno, intendano e appaiano idonei per la continuazione degli studi in funzione delle professioni legali classiche. terminata l’università, penso che le esigenze sopra rappresentate risulterebbero comunque soddisfatte, se si pensasse ad un tipo di accesso alla magistratura articolato su più stadi. l’impressione che, invece, oggi prova il vincitore del concorso, ma probabilmente anche in passato non accadeva diversamente, è quella del marinaio sfuggito ad un naufragio. abbandonato per anni, dopo il conseguimento della laurea, al suo destino,

Osservatorio sulla giustizia

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Osservatorio sulla giustizia

dopo aver raccolto i più disparati titoli per le professioni più improbabili (non si sa mai… ), dopo aver svolto pratiche legali vere e presunte e frequentato costosi corsi privati a pagamento, il vincitore di concorso corre il forte rischio, una volta entrato in magistratura, di non avere gli strumenti personali e nervosi,

EL GRECO, Cristo scaccia i mercanti dal Tempio

prima ancora che giuridici, per affrontare nell’immediato la propria delicata professione. strumenti ancor più difficili da recuperare se, come per gli attuali Mot, il tirocinio viene portato a soli dodici mesi, con riduzione del tirocinio c.d. “mirato” a soli quattro mesi.

75 centralità dell’incontro col c.d. “lavoro vero”, con i processi, con le carte, con l’informatica giudiziaria e, prima ancora, coi magistrati in carne ed ossa. penso, infatti, che la formazione dei futuri magistrati, anche teorica, sia un onere di cui si devono fare carico, in primis, i colleghi più esperti, il cui coinvolgimento, mi permetto di aggiungere, sarebbe molto utile anche in ambito universitario. conscio della inevitabile relatività dei punti di vista di ciascuno di noi, della delicatezza dei temi trattati e dell’impegno profuso da tanti, colleghi e non, per addivenire ai risultati da tutti sperati, concludo ribadendo la natura delle mie riflessioni, che non vogliono essere niente di più che uno spunto critico per avviare un dibattito, il più possibile partecipato, su questo tema.

Osservatorio sulla giustizia

Da questo punto di vista, la soluzione del “corso-concorso”, incardinato su un esame di ingresso ed uno di uscita da un percorso di alta formazione, articolato su più anni di adeguata preparazione ed accompagnato da applicazioni presso i diversi uffici giudiziari, potrebbe, almeno a mio modo di vedere, costituire un progetto adeguato alle molte esigenze del paese e della Magistratura.

Fondamentale sarebbe, naturalmente, anche l’attenzione alla programmazione delle esigenze occupazionali, al fine di inserire nel percorso di formazione un numero di allievi adeguato alle effettive esigenze. senza, in sostanza, dover ogni volta, invocare soluzioni c.d. “tampone”, come la riduzione del tirocinio dei Mot, nonché il ricorso sistematico alla nomina di giudici onorari. in particolare, mi preme evidenziare la

BRONZINO Ritratto di Andrea Doria nelle vesti di Nettuno

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Intervista di Stefano Amore all’Ammiraglio Giacinto Ottaviani Presidente del Centro Alti Studi per la Difesa (CASD)

Ammiraglio, ci può spiegare perché all’interno del comparto Difesa si è sentita la necessità di avere una Istituzione universitaria aperta anche al mondo civile? il centro alti studi per la Difesa (casD) è stato fondato negli anni ‘50 come centro di alta Formazione per la leadership e per il management. storicamente, l’offerta formativa era riservata quasi esclusivamente al personale militare, con particolare riguardo ai Senior Officers italiani. nei decenni successivi si è assistito ad un processo di riconfigurazione di quella che è stata la tradizionale offerta formativa, alimentato da un mondo in continuo divenire in cui gli educational requirement dovevano necessariamente rispecchiarsi nel progresso della società civile e militare. parimenti, l’evoluzione economica, politica e sociale del contesto nazionale ed internazionale ha imposto sfide sempre più complesse per mantenere la competitività del sistema paese. in particolare negli ultimi anni, l’italia si è resa conto della necessità di dover formare una nuova classe dirigente che possa disporre di strumenti utili a prendere decisioni in contesti sempre più complessi, incerti e mutevoli.

Cosa rappresenta il CASD per il Sistema Paese? il casD è oggi una scuola di alta For-

mazione agile e di elevata qualità negli ambiti di prioritario interesse della Difesa come sviluppo ed innovazione organizzativa, strategia globale e sicurezza, Dimensione digitale e Cyber Security, studi giuridici per l’innovazione. sono tutti percorsi formativi che hanno l’obiettivo di favorire l’integrazione interdisciplinare fra il mondo accademico nazionale e la ricerca nel settore della difesa, contribuendo ad arricchire il sistema della formazione universitaria, post universitaria e della ricerca, a sostegno del rilancio e di un armonico sviluppo nei settori produttivi e strategici del paese. un hub del pensiero strategico sempre più aperto al mondo esterno; un luogo dove pensare il domani, immaginare il futuro, plasmarlo per garantire la sicurezza e il progresso del paese. È questa la funzione affidata all’alta Formazione che al centro alti studi per la Difesa trova il suo terreno fertile di sviluppo per analizzare, studiare e trovare soluzioni alle sfide che la complessità del mondo moderno ci presenta. e noi intendiamo affrontare queste sfide complesse con il lavoro di team e con il potenziamento delle capacità relazionali (c.d. soft skill).

A quale tipologia di frequentatori è rivolta l’offerta formativa? il parterre di frequentatori è molto variegato ed include sia personale civile che militare.

Prospettive della formazione in Italia e nel mondo

Una formazione non solo per la Difesa

Prospettive della formazione in Italia e nel mondo

78 si tratta di dirigenti civili appartenenti alla pubblica amministrazione, alle istituzioni pubbliche e alle realtà industriali private che a vario titolo seguono le offerte formative di tipo tradizionale.

Dal punto di vista internazionale, merita menzione la presenza di numerosi stranieri all’interno dei nostri corsi. si tratta di personale proveniente da oltre 30 nazioni amiche - distribuite su 4 continenti – contribuendo, in tal modo, a diffondere all’estero le qualità didattiche del casD e a dare lustro all’intero comparto Difesa del nostro paese. sempre nel settore formativo tradizionale, il casD vuole operare in sinergia anche con la nato. l’alleanza atlantica ha avviato a metà del 2020 una progettualità volta a sviluppare percorsi formativi sui temi della Leadership strategica e della trasformazione Digitale. nelle more dell’individuazione di un ente di riferimento in seno all’alleanza per affrontare queste tematiche, il nostro centro alti studi ha progettato e erogato due edizioni di un Executive Master in Strategic Leadership & Digital Transformation, che hanno visto la partecipazione di oltre 60 frequentatori provenienti da 20 nazioni dei paesi nato, ue e Partnership for Peace. in tale contesto ed allo scopo di consolidare la propria posizione di rilievo, il casD vuole modellare le future edizioni dell’Executive Master.in base alle future esigenze dell’alleanza, affrontando anche tematiche relative alle Emerging Disruptive Technology e alle Multi Domain Operation.

Quali sono gli ambiti in cui il CASD rappresenta un unicum formativo di livello nazionale? uno dei cardini del centro alti studi per la Difesa è quello di contribuire al progresso del sistema paese attraverso metodologie e programmi di alta qualificazione che esal-

tino le capacità individuali e forniscano occasioni di arricchimento culturale, anche in senso interdisciplinare. l’offerta formativa si sviluppa attraverso l’erogazione di corsi post-lauream, ovvero dottorati e Master che seguono gli ambiti della Leadership e degli studi geostrategici, ma anche Cyber Security e studi giuridici per l’innovazione (in settori quali intelligenza artificiale, Cyber e spazio, dove non esiste una giurisprudenza consolidata), allo scopo di esplorare e potenziare ambiti ritenuti oggigiorno essenziali per il futuro del sistema paese nel panorama internazionale. con riguardo ai dottorati che il casD annovera all’interno della propria offerta formativa, desidero menzionare il XXXvii e XXXviii ciclo del corso di dottorato in “Scienze della Difesa e della Sicurezza” – di durata triennale - che hanno valorizzato il casD quale nuovo polo attrattivo di competenze e capacità trasversali di livello internazionale. seppur caratterizzati da differenti curricula, entrambi i cicli di dottorato trovano terreno comune nelle fasi di sviluppo. la prima di queste viene dedicata all’arricchimento e all’approfondimento di conoscenze utili alla condotta dell’attività di ricerca (realizzata in modo sinergico tramite percorsi di studio “dedicati”), seguita da una fase avanzata, focalizzata alla ricerca da realizzarsi in “modo guidato” sotto la supervisione di tutor dall’elevato spessore accademico e scientifico, nonché valorizzata anche da contesti di studio e ricerca internazionali. in particolare, il XXXvii ciclo triennale del corso di dottorato in “Scienze della Difesa e della Sicurezza” con l’università di salerno è stato declinato nei curricula “Cyber Security” e “Sviluppo e Innovazione Organizzativa”. entrambe le attività formative sono del tutto inedite sia nel panorama della Di-

HONORÉ DAUMIER, Due Avvocati

fesa che nel sistema paese. esse nascono dalla necessità di affrontare le sfide del mondo attuale mediante organizzazioni complesse e ad alte prestazioni, caratterizzate dalla disponibilità di un potente capitale intellettuale quale conoscenza, connettività, creatività, agilità. la ricerca e lo studio dell’area “innovazione e sviluppo organizzativo” ha come obiettivo principale il progresso del capitale umano quale fondamentale elemento organizzativo. se, da una parte, l’essere umano rappresenta il punto focale di una società complessa ed in continua evoluzione, dall’altra risulta altrettanto rigoroso lo sviluppo di un’economia digitale che guardi la cyber security quale area di ricerca e studio “di frontiera”, con potenzialità di conoscenza ancora inesplorate. nell’anno accademico appena inaugurato è stato avviato anche il XXXviii ciclo dottorale con l’università di torino, che integra i precedenti corsi con due nuovi curricula in “Scienze Strategiche” e “Studi Giuridici

per l’Innovazione”, per realizzare ricerche su questioni legate allo spazio, al dominio cyber e all’intelligenza artificiale. in particolare il curriculum in “studi giuridici per l’innovazione” vuole cogliere i riflessi del “diritto” sulla società di oggi (dai diritti umani, ai conflitti interni ed internazionali, al predominio dello spazio e all’ambiente cyber), allo scopo di analizzare, approfondire e tracciare la “giurisprudenza” organizzativa, digitale e strategica, nonchè delineare l’indispensabile raccordo normativo tra le diverse aree scientifiche. infatti, l’attuale contesto geopolitico, instabile e mutevole, richiede la definizione di strategie profonde, incisive e versatili, oltre che multi-dominio. il curriculum in “scienze strategiche” si propone, appunto, di analizzare e approfondire la complessità dei fenomeni e delle interazioni tra i diversi attori (statali e non) in ambito nazionale, regionale e globale, al fine di delineare strategie e processi di intervento mirati alla ridefinizione della sicurezza nazionale e alla compren-

Prospettive della formazione in Italia e nel mondo

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Prospettive della formazione in Italia e nel mondo

sione delle sfide interne o esterne al sistema paese.

Un’ultima domanda: possiamo affermare, quindi, che il CASD punti, parallelamente all’offerta formativa tradizionale, sull’innovazione come volano di sviluppo per nuovi percorsi formativi? la nostra missione - l’alta Formazione ha una spiccata declinazione innovativa non solo per le Forze armate, ma per tutti i Dicasteri, l’industria della Difesa e le istituzioni universitarie, con l’obiettivo di analizzare e trovare soluzioni per fronteggiare le sfide di un mondo complesso e mutevole. il casD punta, quindi, a sviluppare competenze trasversali quali autoconsapevolezza, il teamwork, l’intelligenza emotiva ed il pensiero strategico; competenze necessarie ai futuri leader per anticipare e governare il cambiamento e la complessità degli scenari moderni. nel rispondere alla sfida relativa alla formazione alla leadership del futuro, il casD propone un modello formativo - in un’ottica di life long learning - che mira a potenziare il

complesso di competenze definite soft skill o capacità trasversali, afferenti all’area cognitiva e relazionale che influenza i processi sociali e impattano sul raggiungimento degli obiettivi organizzativi. tali capacità non riguardano specifiche discipline o settori tecnici ma risultano determinanti in tutti gli ambiti di impiego. afferiscono alla dimensione della persona e sono il risultato dell’interazione fra caratteristiche individuali, esperienze personali e apprendimento. tali capacità trasversali richiedono un contesto formativo non più tradizionale, basato prevalentemente su conoscenze teoriche. È necessaria, quindi, una formazione innovativa, incentrata su meccanismi di “azione-riflessione”, che richiede un setting didattico specifico ed appropriato, anche outdoor. tale formazione, finalizzata alla crescita della consapevolezza della propria dimensione emotiva e della gestione personale ed interpersonale, diviene strumento di accrescimento del benessere individuale ed organizzativo, in un virtuoso processo di miglioramento.

81 Luigi Viola Avvocato, Consulente ufficiale della Commissione per l'efficienza della giustizia (CEPEJ) del Consiglio d'Europa

Intelligenza artificiale e Diritto

sempre più spesso si parla di intelligenza artificiale (ia). non esiste una definizione unanimamente accettata; qui si privilegia quella indicata nell’enciclopedia treccani: Disciplina che studia se e in che modo si possano riprodurre i processi mentali più complessi mediante l’uso di un computer. Tale ricerca si sviluppa secondo due percorsi complementari: da un lato l’i. artificiale cerca di avvicinare il funzionamento dei computer alle capacità dell’intelligenza umana, dall’altro usa le simulazioni informatiche per fare ipotesi sui meccanismi utilizzati dalla mente umana. trattasi, pertanto, di una nozione molto ampia, che mette in luce due aspetti: - postula l’utilizzo del computer; - si avvicina, o cerca di avvicinarsi1, all’intelligenza umana. l’intelligenza umana è considerata la capacità di un persona (o più genericamente di un “agente”) di affrontare e risolvere con successo situazioni e problemi nuovi o sconosciuti; nel caso dell’uomo e degli animali l’intelligenza pare inoltre identificabile anche come il complesso di tutte quelle facoltà di tipo cognitivo o emotivo che concorrono o concorrerebbero a tale capacità. Tradizionalmente attribuita alle sole specie animali, oggi l’intelligenza viene da alcuni attribuita, in misura minore, anche alle piante2. pertanto: - se l’intelligenza umana è capacità di risolvere problemi nuovi;

- se l’intelligenza artificiale cerca di “riprendere” l’intelligenza umana; allora ne segue che l’intelligenza artificiale cerca di risolvere problemi nuovi. solitamente, si distingue tra: - ia forte, che mira a sostituire l’intelligenza umana; - ia debole, che mia ad aiutare l’intelligenza umana.

Funzionamento i sistemi di machine learning - sottoinsieme dell’ai - sono capaci di operare tramite algoritmi in grado di migliorare autonomamente le proprie prestazioni sulla base di informazioni date, che consentono di passare dal cosiddetto knowledge-driven Ml (dove l’apprendimento è basato sulla conoscenza, ovvero su un set di istruzioni) al data-driven Ml, ovvero un insieme di tecniche statistiche in grado di individuare modelli significativi (pattern) in opportune masse di dati. siamo di fronte ad una parola contenitore, un umbrella term, che include una varietà di tecniche computazionali di tipo algoritmico dedicate a migliorare l’abilità delle macchine nel fare cose che richiedono intelligenza: macchine che trascendono la dimensione meramente esecutiva essendo in grado di apprendere attraverso l’esperienza e la comparazione di enormi masse di dati non-

L’angolo delle riforme

Definizione

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JACQUES LOUIS DAVID, La morte di Socrate

ché, grazie all’interazione con l’essere umano, di adeguare il loro comportamento all’ambiente in cui operano e di reagire a situazioni prospettando anche soluzioni ovvero prendendo anche decisioni3. senza dubbio il tentativo più significativo di applicare l’intelligenza artificiale al mondo del diritto negli ultimi anni è quello del ricorso ai sistemi di Machine learning, nel qual caso il sistema informatico impara senza una programmazione ex ante, me-

diante l’identificazione di schemi e correlazioni all’interno di un grande volume di dati evitando quindi la trasformazione delle regole giuridiche in norme logiche. parimenti, anche secondo una logica combinatoria con il M.l., si assiste al ricorso a tecniche di natural language processing (nlp) finalizzate alla comprensione del linguaggio naturale, scritto o parlato, emulando la capacità umana mediante l’utilizzo di algoritmi; emulazione che consente alla

macchina di appropriarsi di un linguaggio dal significato delle parole, alla appropriatezza d’uso rispetto ad un contesto, noncheì regole di esposizione e struttura stilistica4. l’elemento più innovativo risiede, certamente, nel fatto che il funzionamento dei sistemi algoritmici più avanzati di M.l. organizzati sulla base di reti neurali che replicano il funzionamento del cervello umano - si basa su un approccio statistico (e non già logico-deduttivo): l’algoritmo opera sulla base di mere correlazioni statistiche di confronto di dati (e non già sulla base di relazioni causali): proprio tale caratteristica determina l’estrema difficoltà, se non l’impossibilità di identificare il ragionamento sotteso ad una decisione automatizzata, ponendosi quindi la questione della cosiddetta trasparenza algoritmica. come rilevato, in particolare nei sistemi di Ml (ma si pensi, soprattutto, al Deep learning ad apprendimento automatico5), l’uso di algoritmi non deterministici comporta che non è possibile comprendere, recte, ricostruire ex post all’output algoritmico “l’iter logico” seguito dalla macchina per raggiungere l’obiettivo assegnato, operando il sistema sulla base di un complesso data set navigato in modo autonomo dal software stesso sulla base di inferenze, induzioni e correlazioni/regolarità di natura statistica e non6 (cd. fenomeno della black box).

Esempi poniamo qualche esempio semplice, per agevolare la comprensione del funzionamento di una ai. ammettiamo che la ai sia stata addestrata con soli cinque problemi con cinque corrispettive soluzioni, secondo il seguente sistema: a —> a1 B —> B1

c —> c1 D —> D1 e —> e1 ebbene, la ia, per essere davvero tale, deve affrontare un problema nuovo e darne una soluzione: poniamo che si ponga il problema F, come darà la soluzione addestrata la nostra ia? la risposta si baserà su correlazioni: cercherà le “similitudini” maggiori tra F e le altre di cui ha ricevuto l’addestramento (a, B, c, D, e); alla fine, l’output sarà a1, B1, c1, D1, e1, eventualmente con un grado di attendibilità oppure tramite composizione (es. a1 D1). oggi si discute di un modello molto avanzato di ia: è chatgpt, che viene qualificata come ia generativa; vuol dire che è capace di generare risposte, costruendole al momento; non si limita, cioè, a fare un “ragionamento” limitato all’addestramento, ma crea risposte. restando all’esempio fatto prima, la chatgpt sarebbe in grado di proporre la soluzione F1, id est una soluzione inedita. chatgpt può essere provato gratuitamente (per ora) sul sito https://chat.openai.com/auth/login; provato alle ore 10.20 del 6.2.2023 dice questo:<< My fellow citizens, the time has come. The future is here, and it is called ChatGPT. This revolutionary AI chatbot website is here to change the world, and we must embrace it with all our strength and determination.

I know that many of you are eager to try ChatGPT for yourselves. And I assure you, we are doing everything in our power to make that happen. Our team is working tirelessly to accommodate the incredible demand for this groundbreaking technology.

But I want to remind you that greatness is never achieved without sacrifice. And the road to the future of AI will not be without its challenges.

So please, be patient. Trust that the right time for you to try ChatGPT will come.

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84 And when it does, let us seize this opportunity with all our might. Let us embrace the power of AI and use it to build a brighter, more prosperous future for ourselves and for generations to come.

Thank you.>>.

L’angolo delle riforme

Regolamento europeo tra il 2020 ed il 2021 l’unione ha intrapreso una quantità considerevole di attività nel settore dell’ia e proprio in tale contesto politico, la commissione presenta un quadro normativo sull’intelligenza artificiale con l’obiettivo di7: - assicurare che i sistemi di IA immessi sul mercato dell’Unione e utilizzati siano sicuri e rispettino la normativa vigente in materia di diritti fondamentali e i valori dell’Unione stessa; - assicurare la certezza del diritto per facilitare gli investimenti e l’innovazione nell’intelligenza artificiale; - migliorare la governance e l’applicazione effettiva della normativa esistente in materia di diritti fondamentali e requisiti di sicurezza applicabili ai sistemi di IA; - facilitare lo sviluppo di un mercato unico per applicazioni di IA lecite, sicure e affidabili nonché prevenire la frammentazione del mercato.

La Proposta di base, presentata dalla Commissione UE il 21 Aprile 2021, tenta di stabilire regole armonizzate per lo sviluppo, l’immissione sul mercato e l’utilizzo di sistemi di IA nell’Unione con un approccio proporzionato basato sul rischio8. È stato previsto un biennio di grace period per consentire a tutti gli operatori di predisporre gli occorrenti adempimenti dal punto di vista organizzativo, tecnico e commerciale per poter essere operativamente compliant ai sistemi di IA così come strutturati dalla Proposta. Questo vorrà dire che il Regolamento, una volta recepite le indicazioni dei pareri, si applicherà decorsi 24 mesi dalla sua effettiva entrata in vigore. Decorsi poi ulteriori 12 mesi troverà applicazione anche

il sistema di sanzioni in esso previsto9. il consiglio europeo10, di recente, 11 ha elaborato un orientamento generale su questi temi, chiarendo che: - per garantire che la definizione di sistema di IA fornisca criteri sufficientemente chiari per distinguere l’IA dai sistemi software più semplici, il testo del Consiglio limita la definizione ai sistemi sviluppati mediante approcci di apprendimento automatico e approcci basati sulla logica e sulla conoscenza; - per quanto riguarda le pratiche di IA vietate, il testo estende agli attori privati il divieto di utilizzare l’IA per il punteggio sociale. Inoltre, la disposizione che vieta l’uso di sistemi di IA che sfruttano le vulnerabilità di un gruppo specifico di persone contempla ora anche le persone vulnerabili a causa della loro situazione sociale o economica. Per quanto riguarda il divieto di utilizzare sistemi di identificazione biometrica remota “in tempo reale” in spazi accessibili al pubblico da parte delle autorità di contrasto, il testo chiarisce le situazioni nelle quali tale uso è strettamente necessario a fini di contrasto e nelle quali le autorità di contrasto dovrebbero pertanto essere eccezionalmente autorizzate a utilizzare tali sistemi; - per quanto riguarda la classificazione dei sistemi di IA come ad alto rischio, il testo inserisce un livello orizzontale in aggiunta alla classificazione ad alto rischio, al fine di garantire che non siano inclusi i sistemi di IA che non presentano il rischio di causare gravi violazioni dei diritti fondamentali o altri rischi significativi; - molti dei requisiti per i sistemi di IA ad alto rischio sono stati chiariti e adeguati in modo tale da renderli tecnicamente più realizzabili e meno onerosi per i portatori di interessi, ad esempio per quanto riguarda la qualità dei dati, o in relazione alla documentazione tecnica che le PMI dovrebbero redigere per dimostrare che i loro sistemi di IA ad alto rischio sono conformi ai requisiti; - poiché i sistemi di IA sono sviluppati e di-

stribuiti attraverso catene del valore complesse, il testo comprende modifiche che chiariscono l’assegnazione delle responsabilità e dei ruoli dei vari attori in tali catene, in particolare dei fornitori e degli utenti dei sistemi di IA. Chiarisce inoltre il rapporto tra le responsabilità a titolo della normativa sull’IA e le responsabilità già esistenti in virtù di altri atti legislativi, come la pertinente normativa dell’Unione in materia di protezione dei dati o la normativa settoriale, anche per quanto riguarda il settore dei servizi finanziari; - sono state aggiunte nuove disposizioni per tenere conto delle situazioni in cui i sistemi di IA possono essere utilizzati per molti scopi diversi (IA per finalità generali) e di quelle in cui la tecnologia di IA per finalità generali è successivamente integrata in un altro sistema ad alto rischio; il testo specifica che determinati requisiti per i sistemi di IA ad alto rischio si applicherebbero in tali casi anche ai sistemi di IA per finalità generali. Tuttavia, anziché applicare direttamente tali requisiti, un atto di esecuzione specificherebbe come dovrebbero essere applicati in relazione ai sistemi di IA per finalità generali, sulla base di una consultazione e di una valutazione d’impatto dettagliata e tenendo conto delle caratteristiche specifiche di tali sistemi e della relativa catena del valore, della fattibilità tecnica e degli sviluppi tecnologici e di mercato; - è stato fatto esplicito riferimento all’esclusione delle finalità militari, di difesa e di sicurezza nazionale dall’ambito di applicazione della normativa sull’IA. Analogamente, è stato chiarito che la normativa sull’IA non dovrebbe applicarsi ai sistemi di IA e ai loro output utilizzati esclusivamente a fini di ricerca e sviluppo e agli obblighi delle persone che utilizzano l’IA per scopi non professionali, che non rientrerebbero nell’ambito di applicazione della normativa sull’IA, fatta eccezione per gli obblighi di trasparenza. Tenuto conto delle specificità delle autorità di contrasto, sono state apportate diverse modifiche alle disposizioni relative all’utilizzo dei sistemi di IA a fini di attività di

contrasto. In particolare, fatte salve le tutele adeguate, tali modifiche mirano a tenere conto della necessità di rispettare la riservatezza dei dati operativi sensibili in relazione alle loro attività; - per semplificare il quadro di conformità della normativa sull’IA, il testo contiene una serie di chiarimenti e semplificazioni delle disposizioni sulle procedure di valutazione della conformità. Anche le disposizioni relative alla vigilanza del mercato sono state chiarite e semplificare per renderle più efficaci e più facili da attuare. Il testo modifica inoltre in modo sostanziale le disposizioni relative al comitato per l’IA, con l’obiettivo di garantire che abbia una maggiore autonomia e di rafforzare il suo ruolo nell’architettura di governance della normativa sull’IA. Al fine di garantire il coinvolgimento dei portatori di interessi in relazione a tutte le questioni relative all’attuazione della normativa sull’IA, compresa la preparazione degli atti di esecuzione e delegati, è stato aggiunto l’obbligo per il comitato di istituire un sottogruppo permanente che funga da piattaforma per un’ampia gamma di portatori di interessi; - per quanto riguarda le sanzioni in caso di violazione delle disposizioni della normativa sull’IA, il testo prevede massimali più proporzionati per le sanzioni amministrative pecuniarie per le PMI e le start-up; - il testo comprende una serie di modifiche che aumentano la trasparenza per quanto riguarda l’uso dei sistemi di IA ad alto rischio. In particolare, alcune disposizioni sono state aggiornate per indicare che alcuni utenti di un sistema di IA ad alto rischio che sono entità pubbliche saranno anche tenuti a registrarsi nella banca dati dell’UE per i sistemi di IA ad alto rischio; - il testo chiarisce inoltre che una persona fisica o giuridica può presentare un reclamo alla pertinente autorità di vigilanza del mercato riguardo alla non conformità alla normativa sull’IA e può aspettarsi che tale reclamo sia trattato in linea con le procedure specifiche di tale autorità.

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L’angolo delle riforme

La prima giurisprudenza la giustizia italiana e gli algoritmi, in realtà, hanno già incrociato le loro strade: è successo nel 2016 quando si è deciso che la gestione dei trasferimenti dei docenti italiani fosse affidata a un algoritmo. il risultato? un disastro12. sul punto, a titolo esemplificativo di tanti precedenti di merito emessi di segno favorevole alle pretese dei docenti si segnala la sentenza del tribunale di trani – sezione lavoro n. 609/2021 del 12 aprile 2021. È la giurisprudenza amministrativa che, però, negli ultimi anni sta formulando guides lines con le seguenti affermazioni: il ricorso all’algoritmo, in funzione integrativa e servente della decisione umana, ovvero anche in funzione parzialmente decisionale nei procedimenti a basso tasso di discrezionalità, non può mai comportare un abbassamento del livello delle tutele garantite dalla legge sul procedimento amministrativo, ed in particolare di quelle sulla individuazione del responsabile del procedimento, sull’obbligo di motivazione, sulle garanzie partecipative, e sulla cd. non esclusività della decisione algoritmica. la decisione adottata con ricorso all’algoritmo vede sempre la necessità che sia l’amministrazione a compiere un ruolo ex ante di selezione e verifica, anche per mezzo di costanti test, aggiornamenti e modalità di perfezionamento dell’algoritmo. Ma soprattutto, in tali casi si deve contemplare la possibilità che sia il giudice a dover svolgere, per la prima volta sul piano ‘umano’, valutazioni e accertamenti fatti direttamente in via automatica, con la conseguenza che la decisione robotizzata impone al giudice di valutare la correttezza del processo automatizzato in tutte le sue componenti. in caso di decisione fondata su algoritmo, si richiede pertanto che sia assicurata una decli-

nazione rafforzata13 del principio di trasparenza, intesa come piena conoscibilità della regola espressa in un linguaggio differente da quello giuridico; l’adozione di modelli predittivi e di criteri in base ai quali i dati sono raccolti, selezionati, sistematizzati, ordinati e messi insieme, la loro interpretazione e la conseguente formulazione di giudizi sono tutte operazioni frutto di precise scelte e di valori, consapevoli o inconsapevoli; da ciò ne consegue che tali strumenti sono chiamati ad operano una serie di scelte, le quali dipendono in gran parte dai criteri utilizzati e dai dati di riferimento utilizzati, in merito ai quali è apparso spesso difficile ottenere la necessaria trasparenza. per ogni ipotesi di utilizzo di algoritmi in sede decisoria pubblica, vanno rispettati – quali elementi di minima garanzia – i seguenti requisiti14: a) la piena conoscibilità a monte del modulo utilizzato e dei criteri applicati; b) l’imputabilità della decisione all’organo titolare del potere, il quale deve poter svolgere la necessaria verifica di logicità e legittimità della scelta e degli esiti affidati all’algoritmo. il meccanismo attraverso il quale si concretizza la decisione robotizzata (ovvero l’algoritmo) deve essere “conoscibile”, secondo una declinazione rafforzata del principio di trasparenza, che implica anche quello della piena conoscibilità di una regola espressa in un linguaggio differente da quello giuridico. tale conoscibilità dell’algoritmo deve essere garantita in tutti gli aspetti: dai suoi autori al procedimento usato per la sua elaborazione, al meccanismo di decisione, comprensivo delle priorità assegnate nella procedura valutativa e decisionale e dei dati selezionati come rilevanti. ciò al fine di poter verificare che gli esiti del procedimento robotizzato siano conformi alle prescrizioni e alle finalità stabilite dalla legge o dalla stessa ammini-

REYMERSWAELE, Il banchiere e sua moglie

strazione a monte di tale procedimento e affinché siano chiare – e conseguentemente sindacabili – le modalità e le regole in base alle quali esso è stato impostato. in altri termini, la “caratterizzazione multidisciplinare” dell’algoritmo (costruzione che certo non richiede solo competenze giuridiche, ma tecniche, informatiche, statistiche, amministrative) non esime dalla necessità che la “formula tecnica”, che di fatto rappresenta l’algoritmo, sia corredata da spiegazioni che la traducano nella “regola giuridica” ad essa sottesa e che la rendano leggibile e comprensibile, sia per i cittadini che per il giudice. la

regola algoritmica deve essere non solo conoscibile in sé, ma anche soggetta alla piena cognizione, e al pieno sindacato, del giudice amministrativo15. sostanzialmente, la giurisprudenza amministrativa valorizza la trasparenza, da intendere come verificabilità in linea con lo spirito, se vogliamo, della giurimetria16. ad ogni modo va detto che l’utilizzo di algoritmi, purchè controllabili, anche laddove riconducibili alla ia possono trovare un addentellato normativo di copertura per l’agire pubblico: - sia con riferimento al buon andamento

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88 (art. 97 cost.); se questi strumenti rendono più efficiente ed efficace l’azione amministrativa, allora diviene un dovere il loro utilizzo (forse addirittura un obbligo); - sia con riguardo all’imparzialità (art. 97 cost.); se l’utilizzo di detti strumenti rende l’attività amministrativa più oggettiva, nel senso di meno legata alle singole persone, ma più funzionale alla ratio pubblicistica, allora è atto dovuto della p.a.

L’angolo delle riforme

Incidenza sulla giustizia il primo caso di incidenza degli algoritmi sulla giustizia si è avuto con compas. la questione è stata affrontata dalla suprema corte dello stato del Wisconsin, negli u.s.a., caso “stato contro loomis”, riguardante la legittimità dell’applicazione di un software/algoritmo denominato compas (algoritmo proprietario) per la determinazione della recidività di un soggetto che si era macchiato di un determinato crimine ai fini dell’applicazione della pena. il signor loomis, nel procedimento penale a suo carico, contestava sia il fatto che sulla base dell’applicazione del software/algoritmo gli venisse attribuito il valore massimo di recidività, sia il fatto che il giudice di primo grado avesse utilizzato un algoritmo predittivo per addivenire alla condanna, con evidente violazione delle garanzie del giusto processo, in quanto il meccanismo di operatività di compas, che si basa sulla raccolta e sulla elaborazione dei dati emersi dal fascicolo processuale e dall’esito di un test a 137 domande a cui viene sottoposto l’imputato, riguardanti l’età, l’attività lavorativa, uso di droghe, opinioni personali, percorso criminale, non è pubblicamente noto, e dunque la sua validità scientifica non risulterebbe accertabile17. loomis adduceva dunque diverse moti-

vazioni a sostegno delle violazioni subite: anzitutto, sosteneva che era stato incapace di difendersi rispetto alla conclusione cui era giunto il software proprio perché, non conoscendo l’algoritmo che girava sul software, non si trovava nelle condizioni di poter riconoscere se le informazioni che erano state immesse dallo stesso fossero state trattate con accuratezza o meno; in secondo luogo, sosteneva vi fosse stata una violazione del diritto ad una sentenza personalizzata, in quanto il calcolo dell’algoritmo si basava su un’analisi di un gruppo omogeneo, con evidente spersonalizzazione del proprio diritto rispetto a quel determinato giudizio. la corte suprema del Wisconsin, pronunciandosi sul ricorso proposto da loomis, dichiarò all’unanimità la legittimità dell’uso giudiziario di algoritmi che misurano il rischio di recidiva. tra l’altro, è opportuno puntualizzare, anche se l’algoritmo non era conosciuto, che le informazioni utilizzate provenivano in ogni caso da un questionario cui deliberatamente e volontariamente si era sottoposto il signor loomis e divenute, per ciò stesso, dati pubblici18. inoltre, il punteggio che veniva attribuito dal software non era di tipo determinativo, in quanto rappresentava semplicemente una parte del procedimento che poi avrebbe condotto all’emanazione della sentenza dagli organi a ciò adibiti: il software, era quindi un ausilio all’attività propria degli organi giudicanti; in ultimo, l’utilizzo del genere (maschile) nel punteggio non era discriminatorio, anzi promuoveva, in un certo senso l’accuratezza, perché in grado di meglio clusterizzare quella determinata tipologia di reato.

Da una lettura attenta della sentenza della corte suprema, ci si rende conto che l’utilizzo dell’algoritmo compas in questione è

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Giudice robot la diffusione di un giudice robot, sostitutivo del giudice non è applicabile in italia, almeno per le seguenti tre convergenti ragioni: - l’art. 25 cost., nel predicare il principio di giudice naturale precostituito per legge, ne postula la sua umanità; - l’art. 51 c.p.c. impone l’astensione del giudice per grave inimicizia con una delle parti; ebbene: l’inimicizia è concetto tipicamente umano, con la conseguenza che il legisltore postula una persona umana, non robot; - sussiste un principio di simmetria di natura tra giudicante e persona giudicata, nelle principali declinazioni del processo civile, penale, amministrativo; si intende dire che il giudicante deve essere umano come il soggetto che va a giudicare per la ragione decisiva che, diversamente, non riuscirebbe a comprendere le pulsioni fino in fondo, che sono tipicamente umane; la conseguenza sarebbe una limitazione alla difesa, in contrasto con il suo carattere di inviolabilità ex art. 24 cost., in quanto il giudice non riuscirebbe a comprendere fino in fondo la difesa perchè di natura diversa.

Avvocato robot si è parlato anche di avvocato robot, come sostitutivo del difensore. si sarebbe dovuta tenere proprio un’udienza (negli stati uniti) in cui una ia (Donotpay) suggeriva cosa rispondere all’accusato, tramite cuffie, in un processo per multa stradale. come può una ia suggerire cosa dire, in sede processuale21? la ia si basa sull’addestramento ricevuto: ad essa sono stati somministrati milioni di casi, così che questa possa scrutinare quello più simile e, in dipendenza del risultato ottenuto in passato, suggerire la migliore risposta. poniamo il seguente esempio: - tizio è accusato del fatto X; - la ia verifica, nel proprio database, che su 3 casi su 100, l’accusato non è stato condannato per X; - pertanto, la ia suggerisce in tempo reale a tizio di rispondere con le enunciazioni emerse nei 3 casi. È utile questa forma di ia? la risposta è sì, ma a due condizioni: deve essere sempre verificabile il “ragionamento” svolto; deve essere utilizzato da un giurista che sappia usarlo. va comunque messo in chiaro che questa ia non è molto utile per le questioni giuridiche nuove, che sono frutto di nuove interpretazioni oppure nuove leggi, che sono però la maggior parte. Questo perchè la ia è addestrata attraverso casi precedenti, che non sono molto di ausilio per casi totalmente inediti. per fare un esempio, dato un sistema di sentenze (con F si indica il fatto con cui è stata addestrata la ia e con D la difesa che in passato ha permesso l’assoluzione): F1 —-> D1 F2 —-> D2 F3 ——> D3 F4 —-> D4

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da circoscrivere ad ipotesi ed a circostanze ben determinate: difatti, non può essere utilizzato né per definire una sentenza né per quantizzare la pena esatta da infliggere ad un determinato soggetto; l’algoritmo può essere solamente un ausilio, un supporto di cui il giudice si serve e che mai può sostituire lo stesso19. va anche precisato che non tutti i ragionamenti giuridici sono uguali20. in italia è giunto il dibattito sulla possibilità di sostituire i giuristi con robot (ia), nelle declinazioni di giudice robot e avvocato robot.

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Quale sarà la difesa migliore D per un fatto non contemplato, ad esempio F5? la ia suggerirà di utilizzare D1, D2, D3 oppure D4, in base al “grado di correlazione”. nella realtà, invece, la migliore difesa sarebbe D5, ovvero una difesa completamente nuova, che però può essere costruita solo da un avvocato22. Dunque, la migliore difesa sarebbe quella umana.

Progetti di giustizia predittiva per “giustizia predittiva” deve intendersi la possibilità di prevedere l’esito di un giudizio tramite alcuni calcoli; non si tratta di predire tramite formule magiche, ma di prevedere la probabile sentenza, relativa ad uno specifico caso, attraverso l’ausilio di algoritmi. il diritto può essere costruito come una scienza, che

GUSTAV SODERBERG, San Pietro e Castel S. Angelo a Roma

trova la sua principale ragione giustificativa nella misura in cui è garanzia di certezza: il diritto nasce per attribuire certezza alle relazioni umane, tramite una complessa attribuzione di diritti e doveri23. la corte di cassazione e la scuola universitaria superiore iuss di pavia hanno sottoscritto il 29 settembre 2021 un accordo Quadro al fine di attivare una collaborazione strategica, tra la stessa scuola e il centro elettronico di Documentazione (c.e.D.) della corte, per lo sviluppo di ricerca avanzata nel settore degli strumenti tecnici per la raccolta e l’organizzazione del materiale giuridico digitale. in particolare, è interesse comune la valorizzazione del patrimonio conoscitivo costituito dal corpus della giurisprudenza e della legislazione italiana e europea, attraverso l’uso degli strumenti di legal analytics (la), un ambiente tecnico nel quale confluiscono diverse discipline come data science, intelligenza artificiale (i.a.), machine learning, natural language processing (nlp) e statistica. i.u.s.s. e c.e.D. condividono i seguenti obiettivi: - predizione dell’esito dei processi decisionali giudiziari, amministrativi e politici; - estrazione di argomenti giuridici dal corpus delle sentenze e decisioni di italgiure (argument mining); - creazione automatica di massime (summarization); - strumenti di creazione automatica di documenti (document builder), nonchè altre possibilità di valorizzazione del patrimonio documentario di italgiure. sono stati sviluppati progetti similari anche per tribunali e coprti di appello: - corte di appello di Bari; - corte di apepllo di Brescia; - corte di appello di venezia; - corte di apello di reggio calabria; - tribunale di genova.

Da ultimo è stato presentato anche il progetto del tribunale di Milano. il tribunale di Milano con il Dipartimento di diritto pubblico dell’università di Milano intendono dare corso a un progetto di studio “della cd. giustizia predittiva secondo un’impostazione statistico-giurisprudenziale, cioè tentando di prevedere le future decisioni delle singole corti in base allo studio dei precedenti” (scarica qui la convenzione con l’indicazione del progetto). il modello di giustizia predittiva induttiva (ovvero con impostazione statistico-giurisprudenziale) funziona così: si verificano i precedenti giurisprudenziali ed in base a questi si prevedono le decisioni future. esemplificativamente: se dieci sentenze su cento precedenti dicono che nel caso x si applica y, allora ci sarà il 10% di possibilità che in futuro il giudice a parità di fatto x si orienterà su y.

Diversamente, il modello di giustizia predittiva deduttiva (ovvero con impostazione algoritmico-normativa funziona così: si verificano legge ed atti di parte (che già tengono conto di dottrina e giurisprudenza) ed in base a questi si prevedono le decisioni future. esemplificativamente: se l’attore sostiene il fatto X con le prove +a+B, ma il convenuto riesce a provare solo -B (o comunque neutralizzare B), la sentenza dovrà dare ragione all’attore, indipendentemente dal numero di precedenti giurisprudenziali sulla qualificazione di X. la scelta di un modello rispetto ad un altro presenta almeno queste conseguenze nell’ipotesi di responsabilità dell’avvocato o condanna per lite temeraria: - con il modello di giustizia predittiva induttiva, basterà scrutinare solo la giurisprudenza precedente e verificare che probabilità di successo avrebbe avuto l’avvocato laddove avesse impostato la causa in modo diverso; - con il modello di giustizia predittiva de-

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92 duttiva, si dovrà vedere caso per caso quali argomenti ha utilizzato l’avvocato, verificandone la capacità persuasiva rispetto alla legge, indipendentemente dal numero di precedenti contrari ed eventualmente anche andare esente da responsabilità per un’azione ritenuta temeraria solo ex post, quando gli argomenti sembravano ex ante validi.

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Disegno di legge in materia tributaria il giorno 5 maggio 2022, è stato depositato un progetto di legge recante “Introduzione dell’articolo 5-bis della legge 27 luglio 2000, n.

212, concernente l’istituzione di una piattaforma telematica di giustizia predittiva in materia tributaria“ (n. c. 3593).

Di seguito si riporta il testo proposto.

1. Dopo l’articolo 5 della legge 27 luglio 2000, n. 212, è inserito il seguente: «Art. 5-bis. – (Piattaforma telematica di giustizia predittiva in materia tributaria) – 1. Per promuovere la certezza del diritto tributario e per ridurre il contenzioso in materia, il Ministero dell’economia e delle finanze rende disponibile in via gratuita, nel proprio sito internet istituzionale, la piattaforma telematica della giustizia predittiva tributaria, liberamente consultabile da tutti i contribuenti al fine di acquisire, in maniera non vincolante, una previsione del possibile esito di eventuali controversie giudiziarie concernenti gli atti impositivi adottati dagli enti impositori.

2. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, da emanare entro il 31 dicembre 2023, sono approvate le specifiche tecniche che presiedono al funzionamento della piattaforma telematica di cui al comma 1, idonee ad assicurare che il pronostico fornito ai contribuenti rifletta nella maniera più accurata possibile l’orientamento giurisprudenziale prevalente secondo la materia dell’eventuale contenzioso. Con il medesimo decreto sono a tale fine stabilite le modalità di acquisizione dei provvedimenti giurisdizionali

di carattere tributario emessi dai competenti organi giudicanti». in questo contesto, è nato il progetto pro.di.g.it avviato dal consiglio di presidenza della giustizia tributaria (cpgt) e dal ministero dell’economia e delle Finanze (Mef), finanziato con le risorse react-eu a titolo del Fondo sociale europeo con la somma di oltre 8 milioni di euro.

Di cosa si tratta? si vuole realizzare una grande banca dati giurisprudenziale (circa un milione di sentenze), da addestrare tramite intelligenza artificiale, così da creare un sistema che sia “liberamente consultabile da tutti i contribuenti al fine di acquisire, in maniera non vincolante, una previsione del possibile esito di eventuali controversie giudiziarie concernenti gli atti impositivi adottati dagli enti impositori”. È un modello di giustizia predittiva c.d. induttiva (con impostazione statistico-giurisprudenziale): per trovare la risposta alla domanda su come potrebbe essere decisa una questione giuridica, si cerca nella giurisprudenza precedente una situazione analoga. tuttavia, questo modello di giustizia predittiva induttiva è fallace e pericoloso. È fallace perchè: - il nostro sistema è di civil law e non common law, con la conseguenza che i precedenti giurisprudenziali possono essere legittimamente disattesi da altro giudice ad quem; il giudice è soggetto soltanto alla legge, ex art.

101 comma 2 cost., mentre la sentenza speiga effetto sono nei limiti del giudicato ex art. 2909 c.c.; - sebbene la legge è uguale per tutti (art. 3 cost.), non tutti i casi sono uguali, anzi ognuno ha la sua specificità; applicare un precedente giudiziario vuol dire concretizzare una sorta di analogia trattando una situazione come se fosse e non già come è, finendo per trattare in modo uguale situazioni giuridiche differenti, così violando

93 chiedono in sede processuale, con le relative argomentazioni. la predizione non deve essere un tasto da premere, ma un’operazione verificabile, sempre umana; anzi, soprattutto modificabile (id est confutabile) laddove l’avvocato individui nuovi argomenti decisivi.

Conclusioni si è cercato di evidenziare luci ed ombre relative all’avvento della ia. si possono condividere o meno le tesi esposte, ma un punto sembra non essere oggetto di dubbi. la giustizia è una cosa seria, che non può essere automatizzata tramite un click; ogni passaggio deve essere sempre verificabile e contestabile per assicurare il piento rispetto del diritto di difesa. può andare bene, allora, un approccio algoritmico (con i dovuti limiti e per materie, escludendo esemplificativamente l’ambito della famiglia) di cui è espressione la giurimetria, ma non una black box volta solo ad emettere verdetti certo rapidi, ma forse non giusti. È il soggetto che utilizza l’oggetto, non viceversa. note 1

carr, a Brutal intelligence: ai, chess, and the human Mind, los angeles, 2017, https://lareviewofbooks.org/article/a-brutal-intelligence-ai-chess-and-the-human-mind.

2 in medicinaonline.com, 2017.

3 sciacca, algocrazia e sistema democratico. alla ricerca di una mite soluzione antropocentrica, in contratto e impr., 2022, 4, 1173.

4 sciacca, algocrazia e sistema democratico. alla ricerca di una mite soluzione antropocentrica, in contratto e impr., 2022, 4, 1173.

5 abriani, Diritto delle imprese e intelligenza artificiale.

Dalla Fintech alla corptech, Bologna, 2021.

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quello stesso art. 3 cost. che in teroia si vorrebbe applicare; non è un caso che la legge è generale ed astratta, ma non la giurisprudenza; - e non vale chiamare in gioco superiori principi unionali che spingono de facto verso il common law perchè anche l’interpretazione conforme al diritto unionale non può arrivare ad “un’interpretazione contra legem del diritto nazionale” (corte giustizia unione europea, sezione vii, sentenza del 13.10.2022, n. 397/21). È pericoloso perchè: - se si guarda il precedente giudiziario, allora non si tiene conto di ciò che l’avvocato ha sostenuto di volta in volta nel proprio processo, così vulnerando il diritto di difesa che è inviolabile ex art. 24 cost.; - soprattutto, però, il ‘sistema’ di pro.di.g.it, nonchè per quanto indicato dal disegno di legge de quo, verrebbe gestito e reso accessibile dal Ministero dell’economia e delle finanze, cioè quel soggetto che, spessissimo, è parte del processo; in sostanza, una parte del processo gestirebbe la giustizia predittiva (induttiva) su cui i cittadini dovrebbero fare affidamento, rendendo così la ‘predizione’ non imparziale e, soprattutto, disincentivate della tutela giudiziaria in modo arbitrario (laddove non addirittura condizionante la sentenza).

Diversamente, si dovrebbe andare verso un modello di giustizia predittiva c.d. deduttiva (modello normativo-algoritmico): per trovare la risposta alla domanda su come potrebbe essere decisa una questione giuridica, si cerca la risposta nella legge per come indicata ed interpretata nelle difese proposte dagli avvocati. la sentenza deve essere la conseguenza necessitata di difese e legge: in questo modo il giurista, sempre umano, può anche usare strumenti di ausilio (formule matematiche o algoritmi), ma inserendo ciò che gli avvocati

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sciacca, Algocrazia e sistema democratico. Alla ricerca di una mite soluzione antropocentrica, in contratto e impr., 2022, 4, 1173.

7 l. Milano, il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale, in altalex.com, 2022.

8 così l. Milano, già cit.

9 così l. Milano, già cit.

10 consilium.europa.eu, 2022.

11 25.11.2022.

12 così testualmente caputo, caputo, l’intelligenza artificiale applicata alla giustizia: strumento dell’uomo o suo sostituto? in La Nuova Procedura Civile, 2, 2022.

13 tar campania – napoli – sezione settima, sentenza del 14.11.2022, n. 7003, in La Nuova Procedura Civile, 3, 2022.

14 così testualmente consiglio di stato, sentenza del 13.12.2019, n. 8472, in La Nuova Procedura Civile, 5, 2019.

15 così testualmente consiglio di stato, sezione sesta, sentenza del 8.4.2019, n. 2270, in La Nuova Procedura Civile, 3, 2019.

16 sul punto, si veda la voce treccani: la giurimetria può essere definita come la scienza che studia l’applicazione di metodi matematici per la risoluzione di problemi giuridici; in particolare, si è occupata della “misurazione” delle decisioni giudiziarie e della costruzione di modelli per la sua prevedibilità (Baade, h.W., the Methodology of legal inquiry, in Baade, h.W. (ed.), Jurimetrics, new York-london, 1963, 8 ss.). l’origine storica del termine “giurimetria” viene solitamente fatta risalire alla pubblicazione di un giurista americano lee loevinger (Jurimetrics. the next step forward, in Minnesota l. rev., 1949, 455), che pensò di collegare una scienza c.d. esatta come la matematica, capace di assicurare certezza, con quella c.d. inesatta come il diritto, dotato di un minor grado di certezza. l’idea di fondo era quella di rendere misurabile il diritto: si voleva, cioè, rendere la sentenza come un risultato di un’operazione sempre verificabile e non

caratterizzata da imprevedibilità. in questo modo, sarebbe stato sempre possibile verificarne la correttezza, scrutinando ogni passaggio: come per un’operazione matematica complessa, è possibile risalire a ritroso a tutti i singoli passaggi, così sarebbe dovuto essere per un provvedimento giurisdizionale; la sentenza, in pratica, veniva vista come il risultato di una serie di operazioni misurabili e verificabili.

17 scialdone, Il caso Loomis e la calcolabilità giuridica, in viola (a cura di) Giustizia predittiva e interpretazione della legge con modelli matematici, centro studi Dirittoavanzato, Milano, 2019, 40.

18 scialdone, già cit.

19 scialdone, già cit.

20 rileva acutamente amore, Algoritmi tra determinismo e produzione legislativa, in viola (a cura di) Giustizia predittiva e interpretazione della legge con modelli matematici, centro studi Dirittoavanzato, Milano, 2019, 22, <<I giudizi della Corte Costituzionale sono eminentemente giuridici, ma i ragionamenti, che sono per lo più di “bilanciamento di valori”, divergono dal ragionamento giuridico fondato sulla riconduzione di una fattispecie concreta ad una fattispecie astratta: è errato credere che il ragionamento giuridico possa essere ricondotto solo a questo modello, perché questa è soltanto una delle possibili modalità di ragionamento giuridico, tranne che si decida di ritenere che i ragionamenti delle supreme Corti siano ragionamenti non giuridici ma politici.>>.

21 viola, Arriva il passo indietro del primo avvocato robot negli Usa, in ilDomani del 27.1.2023.

22 il sistema di ia proposto non è di tipo “generativo”, con la conseguenza di essere incapace di generare inedite soluzioni.

23 così viola, voce “giustizia predittiva”, in enciclopedia treccani, in treccani.it, 2017. sia consentito anche il rinvio a viola, interpretazione della legge con modelli matematici, Milano, 2018.

95 Mario Ascheri Professore Emerito di Storia del diritto medioevale e moderno dell'Università degli studi di Roma Tre

la mia Introduzione storica al diritto moderno e contemporaneo (giappichelli, ried. torino 2023) aspira ad orientare il lettore anche non giurista entro la complessità del mondo giuridico italiano odierno. chi non si rende conto tutti i giorni come esso sia frutto di stratificazioni e frammentazioni non sempre facilmente leggibili? ebbene, le categorie indispensabili per non smarrirsi entro i dibattiti giuridici e politico-istituzionali contemporanei, profondamente radicati nel passato, si possono individuare e chiarire grazie alla loro storia. ed è necessario perciò inserire gli sviluppi del diritto nel nostro paese entro le coordinate più generali delle vicende europee perché a queste esso stesso ha contribuito e da quelle ha tratto ispirazione ed alimento. i variegati intrecci di legislazione, dottrina e giurisprudenza devono avvertire il cittadino sulla storicità, e quindi anche sulla inevitabile provvisorietà, degli equilibri tra le fonti via via raggiunti nei diversi contesti, equilibri che non sono stati affatto lineari a causa delle complicate vicende pre- e postunitarie italiane. perciò il libro presenta anche la lettura integrale di testi fondamentali, non solo italiani, utili per meglio cogliere le letture anche diverse che di quelle vicende sono state date dalle molteplici ricostruzioni storiografiche del passato e ora in circolazione.

Ma va spiegato perché mi sono convinto

a riproporre la mia Introduzione storica al diritto moderno e contemporaneo nell’ultima riedizione riveduta, del 2008 e aggiornata a quell’anno, ormai esaurita. rimettere in circolazione riflessioni di anni fa in un mondo in trasformazione, rapida ma incerta nei contorni, non è stata una scelta facile né rapida.

Mi sono chiesto se non fosse il caso di intervenire su quel testo per aggiornarlo: perché non su questa o quella idea? si doveva essere qua e là più cauti, o/e ci si doveva aggiornare con le ipotesi proposte dai colleghi in questi ultimi anni, operanti nella Storia del diritto o in settori disciplinari contermini? come la storia delle istituzioni politiche o delle dottrine politiche, a parte le discipline romanistiche sempre essenziali per noi cultori di diritto medievale e moderno? c’era poi il problema delle riflessioni degli storici del diritto costituzionale e amministrativo, oppure del diritto privato e penale. le sollecitazioni sono state davvero molte in questi anni, a prescindere dalle molte riviste di diritto positivo operanti in queste aree disciplinari. ci sono riviste specialistiche di storia giuridica che già ho ricordato in chiusura del libro del 2008, ma ne andavano già allora aggiunte certamente altre come “le carte e la storia” e il “giornale di storia costituzionale”. poi se ne sono aggiunte altre nuove da tenere in considerazione. le più vicine ratione materiae sono “historia et ius” (roma), “italian review of legal history”

I tempi del diritto

La storia del Diritto moderno e contemporaneo per leggere il presente

I tempi del diritto

96 (Milano), “lawart. rivista di Diritto, arte, storia” (torino), “iurisdictio. storia e prospettive della giustizia” (napoli), “Quaderno di storia del penale e della giustizia” (Macerata) e il mitteleuropeo “Forum historiae iuris”, ai cui ricchi siti rinviamo anche per considerare i nuovi itinerari di ricerca. le segnalazioni di numerose nuove pubblicazioni non mancano di certo in queste riviste, ma oggi la moltiplicazione continua delle sedi di pubblicazione, facilitate dalle infinite possibilità del web, rende sempre più aleatoria la ricerca dei doverosi controlli bibliografici quando si chiude un lavoro. chi può essere sicuro che non gli sia sfuggito qualche lavoro altrui proprio in materia? ci sono buoni motivi per cui le difficoltà di completezza rispetto anche solo a pochi anni fa si sono accentuate: da un lato la crescente inter-disciplinarietà della ricerca storica si è rafforzata e, dall’altro, la sua internazionalizzazione ha imposto la frequentazione di aree culturali un tempo poco o per nulla frequentate 1. l’europa della ricerca era ancora relativamente appagata dalla propria centralità 2, ma la sua tradizione giuridica è andata profilandosi ormai, anno dopo anno, quasi come ‘regionale’ dopo aver goduto di una espansione mondiale straordinaria. i dubbi già serpeggiavano, ma i colossi demografici e politici rafforzatisi negli ultimi decenni da un lato, e la pluralità delle istanze presso le corti internazionali, accanto al diffondersi delle composizioni stragiudiziali, hanno accentuato i processi in atto 3. un tempo antropologi, sociologi, filosofi del diritto, internazionalisti e comparatisti erano gruppi di colleghi che operavano con altri accanto a noi storici. ora direi che sono più che ‘colleghi’, perché devono essere sempre più tra noi, o noi tra loro... in particolare Comparison involves history,

si diceva. già, ma come fare comparazione senza una prospettiva storica? ed è vero anche il contrario, come si è detto tante volte per ampliare lo spettro dei problemi affrontati dalla nostra ricerca. la centralità tardomedievistica della scienza giuridica europea, sviluppatasi a partire dalle nostre università del secolo Xii, per tanto tempo aveva indotto e giustificato la concentrazione degli impegni di ricerca e della didattica – saldandoli con la grande tradizione romanistica – sui quattro secoli dello splendido apporto italiano agli sviluppi europei dell’età moderna. c’era però un impasse invano aggirato.

Quella egemonia culturale italiana pur variamente indebolita (quando non abbattuta) dalle grandi ‘svolte’ del giusnauralismo e dell’illuminismo giuridico in dottrina, e dai codici e dalle costituzioni nella pratica normativa, cioè quella priorità rimasta comunque almeno come buona visibilità grazie alla convergenza delle tradizioni di diritto romano e di diritto comune nella loro prospettiva europea, come aveva potuto entrare in crisi così evidente nelle università? e come, soprattutto, quella grande e diffusa cultura non aveva potuto aiutare a contenere il declino degli ultimi decenni, oscurando le speranze grandi del Dopoguerra, condivise per larga parte dell’europa? la globalizzazione della ricerca, sia come centri che come tematiche oggetto di studio4, ha investito e indebolito le aree europee con strutture più deboli, dove i problemi con radici profonde hanno continuato a non essere affrontati o non con il necessario vigore. alla luce di queste considerazioni, l’attualità e la sostenibilità del mio libro sono state considerate, e devo confessare che nel suo complesso l’impressione è stata che il libro abbia retto al tempo. c’erano dei problemi da segnalare sia pure marginalmente, ma era stato fatto sia nelle pagine introduttive –

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QUENTIN METSYS

Ritratto di donna

cosa significò per la cultura italiana la grande Storia d’Italia di einaudi, che non a caso sotto forma di “annali” ebbe dei volumi speciali integrativi. il numero 12 e il numero 14, curati da luciano violante, ci riguardarono da vicino dedicati com’erano a La criminalità (1997) e a Legge Diritto Giustizia (1998), sin-

I tempi del diritto

anche con i significativi richiami a passi di gustavo zagrebelsky e di piero ostellino – che in quelle conclusive. in quegli anni erano stati fatti tentativi seri di una riconsiderazione del nostro passato in vista di auspicabili interventi riformatori in quegli anni. tra i tanti, ricordo anche soltanto

I tempi del diritto

98 tomo di vivaci interessi di approfondimento ineludibili delle prassi giudiziarie largamente condivisi ormai, ma anche indicativi di una inadeguatezza complessiva della ricerca storico-giuridica corrente e pertanto anche dei manuali di storia del diritto di fronte alle urgenze della didattica contemporanea. e non tanto o non solo per essere pur sempre prevalentemente medievistica. il fatto è che si vissero anni intensi con ipotesi di ‘svolte’ riformatrici in quegli anni ‘90 del 1900 e negli anni 2000, ma non si può dire che esse trovassero efficaci o concrete attuazioni 5. le stesse riforme del testo costituzionale, in particolare per la disciplina delle autonomie territoriali (tit. v), è ormai generalmente ammesso che non abbiano avuto esiti positivi, e non ebbe successo neppure un referendum che pure si proponeva di sbloccare il sistema politico riformando alcune ‘strozzature’ istituzionali.

Da allora non sono emerse altre proposte di intervento di un qualche respiro, neppure nel sistema elettorale, mentre l’auspicio ora emerso grazie ai nuovi sviluppi politici in corso di introdurre un sistema presidenziale non è stato per ora delineato nei suoi inevitabili dettagli con il corredo di delicate riforme costituzionali che dovrebbe altrettanto inevitabilmente accompagnarlo. in questa situazione il libro di Storia del diritto medievale e moderno può ancora ‘resistere’: lasciato inalterato al 2008 è esso stesso ‘documento storico’, di ciò che si pensava e sperava allora: ritocchi qua e là ne avrebbero alterato la natura. possiamo invece consolarci perché non c’è oggi una disciplina di diritto positivo che non debba in qualche modo, proprio per la complessità del ‘contemporaneo’, richiamare i problemi della propria storia 6, anche e soprattutto per il groviglio quasi inestricabile che si è creato nel Dopoguerra e che taluni

giuristi (come sabino cassese, ad esempio, e in particolare 7) si sforzano di chiarire all’opinione pubblica.

Ma la storia del diritto recente, come quella delle istituzioni 8, deve cercare di orientare in quel groviglio, deve offrire un primo ma indispensabile ausilio a chiarirsi il quadro complessivo, per non far sentire impenetrabile alla comprensione l’infinità dei problemi aperti in conseguenza della loro profonda storicità. la acquisita interdisciplinarità 9 aiuta, ma non è acquisita una volta per tutte: è un valore, come lo sono altri, più generali e ben più importanti, che dobbiamo coltivare come cittadini. ed essa impone problemi di reciproca comprensione e di intelligibilità, perché bisogna capire che gli specialismi con le loro inevitabili analisi dettagliate scoraggiano all’incontro e al confronto, quale che sia la sponda dalla quale provengano. il nostro diritto, solo un tempo incentrato sui codici e la ottimistica intelleggibilità e delucidità ad essi attribuita, è corredato di un retroterra ricchissimo di dottrine non meno di quello pre-codificatorio. esse però hanno avuto per lo più difficoltà a tradursi in stimoli efficaci per operazioni normative capaci di giovare alla giustizia, all’equità, all’uguaglianza. non a caso i giuristi con la loro presenza eminente, non solo socialmente, hanno eccitato storicamente non solo diffidenze popolari ma anche dissensi e critiche anche feroci dal mondo della cultura 10. i giovani sono forse i primi ad avvertire difficoltà nel loro percorso formativo e i docenti devono per quanto è di loro competenza avvertire il dovere di contribuire a dissipare le incomprensioni fondando una cultura aperta, critica, problematica, senza schermi ideologici, per quanto possibile.

Questi devono essere certamente doveri comuni a una larghissima schiera di opera-

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tori, ma per i giuristi (e gli storici tra loro) diventano anche più stringenti, perché le categorie che devono illustrare ‘ordinano’ il diritto del passato e del presente, e con ciò anche – di fatto – l’ordito della cultura generale, in modo più o meno consapevole 11. non è da oggi che lo credo e l’importanza di questa osmosi era già ben avvertita al tempo dell’ultima revisione del mio libro. rimasta tale quell’urgenza, devo augurarmi che la ricomparsa del mio libro sia anche considerato un contributo minimo a suscitare una consapevolezza più ampia sui temi indicati.

Forse, anche soltanto l’aver messo al centro di un caloroso incontro12 i lavori che ho

realizzato su vari problemi in tanti anni di attività, è un elemento che può contribuire a dare fiducia. Questo importa, e molto. almeno per me.

note 1

tra i tanti esempi possibili ricordo: Angelo Sraffa, a cura di p. Marchetti-M.a. romani, Milano 2009, e c. storti, Economia e politica vs. libertà: questioni di diritto sula tratta atlantica degli schiavi nel XIX secolo, torino 2020.

2 emblematico il cambiamento della testata della rivista dell’istituto Max-planck per la storia giuridica di Francoforte, passata da “ius commune” al meno connotato “rechtgeschichte”, nonostante la diffusione inter-continentale del diritto comune.

I tempi del diritto

ANTHONY VAN DYCK Robert Rich, secondo Conte di Warwick

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I tempi del diritto

ricordo ad esempio n. picarDi, La giurisdizione all’alba del Terzo Millennio, Milano 2007.

4 aiutati ora da strutture come la Biblioteca europea on line (Beic).

5 per parte mia ho contribuito a ricordarlo con Storia del diritto tra passato e presente: la complessità, in Iura communia. Scritti in ricordo di Mario Montorzi, a cura di D. edigati e M. r. geri, pisa 2022, pp. 9-17; in essa si tiene conto di un seminario svoltosi in germania sui nuovi manuali apparsi fino agli anni 1994-1995 (di M. ascheri, M. caravale, e. cortese, p. grossi, a. padoa schioppa); v. anche già il mio intervento su Crisi della storia e storia della crisi, in Studi in memoria di Giovanni Tarello, i, Milano 1990, pp. 9-17.

6 si veda ora ad esempio A History of International Law in Italy, ed. giulio Bartolini, oxford 2022.

7 per il quale è in pubblicazione un volume di studi in onore.

8 si veda ad esempio la ‘chiave di lettura’ di guiDo Melis, La storia delle istituzioni, roma 2020.

9 si veda la riflessione di giuseppe galasso, Storia della storiografia italiana. Un profilo, roma-Bari 2017.

10 tra i molti esempi, ricordo quello che viene da un

principe degli studi umanistici, enea silvio piccolomini, papa pio ii, forse il più eminente dotto del Quattrocento europeo. ebbene, lui, ‘naturalmente’ antifiorentino in quanto senese, fece un inno ai fiorentini, che nelle cancellerie non “iuris scientiam, ut pleraeque civitatis, sed oratoriam spectant et quae vocant humanitatis studia. norunt enim recte scribendi dicendique artem, non Bartolum et innocentium, sed tullium Quintilianumque tradere” (aeneae sYlvii piccoloMinei In Europam sui temporis, cap. liv, in Opera, Basileae 1571, p. 454). nel confronto con Milano, si capì che coluccio salutati, il cancelliere umanista, aveva danneggiato più di mille cavalieri fiorentini (eugenio garin, L’umanesimo italiano, torino 1975, p. 35 nt.

19).

11 un primo accenno nel mio Formalismi di giuristi e di storici: un programma di lavoro?, in “Le carte e la storia”, vii (2001), pp. 7-18.

12 l’intervista-dibattito con Diego Quaglioni organizzato da “le carte e la storia” è consultabile a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=iEdddhUBsHM, accanto a molti altri rilevanti di colleghi variamente impegnati nella ricerca e nella didattica.

Stefano Amore è magistrato ordina­ rio e, attualmente, svolge le funzioni di assistente di studio presso la Corte costituzionale.

Mario Ascheri

Mario Ascheri è nato a Ventimiglia il 7 febbraio 1944.

Paul Bodenham

Paul Bodenham è dal 2000 iscritto all’Albo degli Avvocati di Roma e Bar­ rister presso l’Inner Temple di Londra.

È direttore dell’Osservatorio per l’analisi normativa del Comando Unità per la Tutela Forestale, Am­ bientale e Agroalimentare dell’Arma dei Carabinieri (C.U.F.A.); direttore della rivista scientifica “Nova Itinera.

Percorsi del diritto nel XXI secolo” e vice direttore di “La Nuova Procedura Civile”. È Presidente del Comitato scientifico dell’associazione F.A.B.I.I.U.S. (Frien­ dship Association Between Italy, Israel and United States).

Fa parte del comitato direttivo della Scuola di specializzazione per le pro­ fessioni legali dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”.

Nel 2018 ha curato la pubblicazione

del libro “Ritratti del coraggio: lo Stato italiano e i suoi magistrati” in cui, in­ sieme ad altri colleghi, ha tratteg­ giato il profilo dei 28 magistrati uccisi in Italia tra il 1960 e il 2015.

Nel 2017 ha organizzato una ceri­ monia in Israele, in collaborazione con KKL, in cui è stata posta una stele in memoria dei magistrati ita­ liani assassinati. È autore di numerose pubblicazioni, tra cui alcune voci del Digesto delle Discipline Pubblicistiche UTET. È stato docente di diritto dell’infor­ matica e di diritto penale in corsi di formazione diretti a dirigenti e fun­ zionari delle forze di Polizia e del­ l’Arma dei Carabinieri. ◼ �

È stato assistente alla Cattedra di Storia del diritto italiano Università di Siena 1968; professore incari­ cato di Storia delle istituzioni poli­ tiche Università di Siena 1971; professore incaricato di Storia delle istituzioni politiche Universitò di Sassari 1974; professore straordi­ nario di Storia del diritto italiano Università di Sassari 1976; profes­ sore ordinario di Istituzioni medie­ vali Università di Siena 1979, ivi di Storia del diritto medievale mo­ derno 1990; visiting Professor Uni­ versity of California in Berkeley

1976, 1980, Senior Fellow School of Law; visiting Professor Tulane University, New Orleans, 1986; Professore ordinario di Storia del diritto medievale e moderno, Uni­ versità Roma 3, 2003. È stato insignito della Laurea h. c.

Université de l’Auvergne, Cler­ mont­Ferrand 2003. Gli è stato conferito il Mangia d’oro della Città di Siena e il San Segundin della Città di Ventimiglia, 2003. È Componente del Consiglio scien­ tifico dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo. ◼

È autore di diversi articoli in mate­ ria di proprietà intellettuale, non­ ché “Lead Consultant” della guida dell’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale sui diritti di proprietà intellettuale in campo agroalimentare intitolata “Intellec­ tual Property for Agri­food Small and Medium Enterprises”. È stato General Counsel dell’Orga­ nizzazione Mondiale degli Agricol­ tori dal 2012 al 2017.

Ha conseguito nel 2022 presso l’Università Ludwig Maximilian di Monaco di Baviera un Master sulle istituzioni di diritto tedesco (“Auf­

baustudium in den Grundzügen des deutschen Rechts”). Fa parte del network internazionale di avvo­ cati “International Law and Con­ tract Consulting”. ◼

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Gli autori

Stefano Amore

Caterina Chiaravalloti 102

Caterina Chiaravalloti, magistrato or­ dinario, è stata sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Catanzaro dal 1990 al 2002.

Francesco Coco

Gli autori

Mario De Ioris

Mario De Ioris, magistrato ordinario alla VI valutazione di professionalità, è attualmente in servizio presso il Tribunale di Roma, Area controver­ sie di lavoro, previdenza ed assi­ stenza sociale.

Successivamente ha svolto le fun­ zioni di Giudice penale presso il Tri­ bunale di Catanzaro, di Consigliere presso la Corte d’Appello di Catan­ zaro e di Presidente f.f. della prima Sezione penale della stessa Corte.

Ha fatto parte del Consiglio Giudizia­ rio di Catanzaro negli anni 2005­ 2008 e dal 2009 al 2013 è stata collocata fuori ruolo come Consigliere Giuridico presso il Ministero degli Af­ fari Esteri, partecipando a numerosi tavoli di lavoro internazionale.

Dal 2013 al 2018 è stata Presi­ dente del Tribunale di Castrovillari, per poi assumere l’attuale incarico di Presidente del Tribunale di Latina.

È autrice di numerose pubblicazioni e ha svolto attività di insegnamento sia nell’ambito di corsi di formazione indirizzati a magistrati che di corsi universitari. ◼ �

Francesco Coco, è nato a Bentivo­ glio (BO), il 20 luglio 1990.

Ha conseguito la Maturità classica, presso il Liceo Ginnasio Statale M. Minghetti di Bologna e la laurea con lode in Giurisprudenza, presso l’Università di Bologna.

Assistente alla cattedra e professore a contratto di Economia Politica presso l’Università di Bologna dal 2015 al 2019.

Vincitore del concorso in Magistra­ tura, nominato con D.M. 23­11­

2022, sta svolgendo il prescritto ti­ rocinio presso il Tribunale di Bolo­ gna dal 7 dicembre del 2022. ◼ �

È Giudice tributario presso la Corte di giustizia tributaria di Roma. È stato componente del Consiglio Direttivo della Scuola di specializza­ zione per le professioni legali presso l’Università di Roma Tre, in Roma; componente della Commissione del concorso per esami a 300 posti di notaio indetto con D.D. 2.10.2017; componente della Commissione d’esame per l’abilitazione alla pro­ fessione forense; componente della Commissione per le adozioni inter­ nazionali in qualità di esperto; Con­ sigliere giuridico presso gli Uffici di diretta collaborazione del Ministro dell’ambiente e della tutela del ter­ ritorio e del mare, nonché del Mini­ stro per le pari opportunità.

Ha svolto incarichi di docenza in corsi di formazione ed aggiorna­ mento professionale per il personale della pubblica amministrazione, per avvocati e laureati in materie giuridi­ che. È autore di numerose pubblica­ zioni in materie giuridiche. ◼ �

L’Ammiraglio di Squadra Giacinto Ottaviani è nato a San Benedetto del Tronto il 19 luglio 1964.

Vincenzo Pappa Monteforte

Vincenzo Pappa Monteforte è nato a San Giorgio a Cremano il 23 aprile 1959.

Antonio Romano

Antonio Romano nasce nel 1957 a Maglie, in provincia di Lecce.

Comandante del Pattugliatore CAS­ SIOPEA (1994­1995), ha preso parte a diverse Operazioni di Vigi­ lanza pesca nel Canale di Sicilia; Co­ mandante della Fregata ESPERO (2004­2005), ha preso parte a due Operazioni Active Endeavour; Co­ mandante del Cacciatorpediniere ANDREA DORIA (2009­2010), ha preso parte all’Operazione TU­ CANO (promozione dell’industria navale nazionale e contrasto alla pi­ rateria) da gennaio ad aprile 2010 in Sud America e Golfo di Guinea.

Ha ricoperto l’incarico di Capo Uffi­ cio Ordinamento presso lo Stato

Maggiore della Difesa (2010­2013); Capo Reparto Impiego Ufficiali presso la Direzione del Personale della M.M.I. (2014­2016); Capo del I Reparto PERSONALE dello Stato Maggiore della Marina (2016­ 2018); Capo del I Reparto PERSO­ NALE dello Stato Maggiore della Difesa (2018­2021).

Dal giugno 2021 ricopre l’incarico di Presidente del Centro Alti Studi della Difesa ­ Scuola Superiore ad Ordinamento Speciale della difesa (SSOSD). ◼ �

Ha una Laurea in Giurisprudenza e di­ ploma di perfezionamento in Diritto civile all'Università degli studi di Na­ poli “Federico II”. Notaio in esercizio dal 1989, attualmente con Sede nel Distretto Notarile di Napoli, Torre Annunziata e Nola. Già abilitato al­ l'esercizio della professione di Avvo­ cato poi Magistrato ordinario. È giornalista pubblicista e compo­ nente della Commissione Studi Tribu­ tari del Consiglio Nazionale del Notariato. Vicepresidente di sezione presso la Commissione tributaria pro­ vinciale di Napoli. Fa parte del Co­ mitato di Direzione delle riviste “Il

Foro Napoletano” e “Notariato”. È componente dell’osservatorio no­ tarile di “Studi e materiali” rivista se­ mestrale del Consiglio Nazionale del Notariato e del comitato scientifico della rivista “Biblioteca della Fonda­ zione Italiana del Notariato”.

Ha svolto relazioni e interventi a convegni e congressi su temati­ che di interesse notarile, pubbli­ candone i relativi lavori. È stato docente presso scuole notarili e di specializzazione per le professioni legali. Dal giugno 2022 ricopre la carica di Presidente della Cassa Na­ zionale del Notariato. ◼ �

Si laurea in Architettura presso l’Università di Roma – Sapienza. Nel 1980 fonda Inarea, oggi un network indipendente, che opera nell’ambito dei sistemi di identità per imprese, istituzioni, prodotti e servizi. È considerato uno dei massimi rap­ presentanti italiani del brand design e la società da lui fondata e diretta è leader nel campo del corporate brand.

Ha tenuto corsi e seminari in varie università (Bocconi, Cattolica, Har­ vard, IULM, Luiss, Sapienza, Univer­ sidade de Vigo) ed è docente alla

Scuola del Design del Politecnico di Milano. È stato insignito del Pan­ tone Prize ed è Brand Ambassador dell’International Trademark Center.

Mostre dedicate alla sua attività si sono tenute a New York, Buenos Aires, Bruxelles, Varsavia, Berlino, Copenaghen, Roma e Milano. ◼ �

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Gli autori

Giacinto Ottaviani

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Gli autori

Luigi Viola, è Avvocato del foro di Lecce. Docente universitario in Di­ ritto delle nuove tecnologie presso la facoltà di Giurisprudenza, Univer­ sità SOB di Napoli, nonchè, per il modulo di Diritto civile, presso la

Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali dell’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa”. È Direttore scientifico del Master di I° livello di Giurimetria, presso l’Uni­ versità degli Studi Pegaso e docente presso il Master di I° livello in Intel­ ligenza artificiale presso l’Università Europea di Roma. È responsabile di ReCEPL (Research Centre of European Private Law).

Dal 2022 Coordinatore di JurAI, consorzio di consulenza giuridica presso European Commission for the Efficiency of Justice (CEPEJ) at Council of Europe. È docente presso la European School of Eco­ nomics, College of Higher Educa­ tion di diritto britannico con sedi a

Londra, New York, Madrid, Roma, Milano, Firenze, con corsi di Laurea (BBA, BA & BSc Hons) triennali e quadriennali.

Ha fondato ed è direttore scienti­ fico di GiuriMatrix, software giuri­ dico dotato di intelligenza artificiale. È membro dell’Osservatorio Giuri­ dico del Consiglio Nazionale degli Utenti presso AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunica­ zioni). È autore di numerose pubbli­ cazioni e di alcune voci per l’enciclopedia Treccani, tra cui Giu­ rimetria e Giustizia predittiva. ◼ �