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scarpmilano sono anche molte le famiglie in lista di attesa che, richiamate dal comune, nel frattempo hanno provveduto diversamente e rinunciano all’assegnazione tardiva. «Questo significa che tantissime famiglie non sanno fino a settembre inoltrato, quando il lavoro è già ripreso – afferma Stefania Leone, uno dei genitori del coordinamento Chiedo Asilo, che si regge sul volontariato dei genitori –, se i loro figli avranno o meno un posto al nido. E come fanno ad aspettare, se il lavoro ricomincia? Molte di loro nel frattempo si sono già rivolte ai privati, con un esborso enorme di risorse economiche. Altre hanno chiesto ai nonni, sfiniti dalle loro plurime esperienze di babysitteraggio coi nipoti. E quante madri hanno dovuto rinunciare al lavoro perché non avevano queste soluzioni e non potevano pagare il privato? Di fatto, a parte le domande duplicate o i trasferimenti, la lista di attesa si svuota perché i genitori non possono stare in attesa per tanto tempo. Il lavoro non aspetta. È il disservizio che sposta la domanda sul privato».

Poche educatrici, cibo dubbio Nel cahiers de doléances dei genitori non ci sono però soltanto le dinamiche di svuotamento delle liste d’attesa. Ci sono tanti fattori diversi a penalizzare le famiglie, benché gli stessi coordinamenti dei genitori riconoscono che sulla gestione attuale del settore educazio-

Mamme sottosopra Emanuela è l’educatrice del laboratorio aperto all’Isola

ne del comune pesano l’eredità delle amministrazioni passate e soprattutto i tagli imposti dallo stato per contenere i costi, i quali risultano spesso insormontabili anche per gli amministratori ricchi di buoni propositi. Ad ogni modo, un primo elemento che inficia la qualità del servizio è la mancanza di copertura dei posti da educatrice. «Le cosiddette Doa (Dotazione organico aggiuntivo), ovvero le

Il caso

Dai genitori non solo accuse: «Bello incontrare la diversità» Ci sono anche le note positive, nella gestione dei nidi milanesi, evidenziate dai genitori di Chiedo Asilo. «Finalmente – elenca Stefania Leone – i bambini che non hanno la residenza anagrafica possono entrare nei nidi di Milano. Basta la residenza comunale. Per noi, e per l’equivalente coordinamento “La materna che vorrei”, è un valore: ci fa piacere che i nostri figli incontrino la diversità, crediamo che crescere senza conoscere le differenze sia riduttivo. Inoltre, abbiamo lavorato bene insieme al comune sul ripristino del bacino di utenza: sono tornati a essere favoriti gli inserimenti dei bambini che richiedono il nido vicino a casa, soprattutto quando si hanno fratelli che vanno negli stessi plessi scolastici. Al di là della comodità – che si traduce in qualità di vita – si afferma e si rinsalda il principio della mobilità sostenibile. Va detto poi che il comune ha cominciato un lavoro sulle scuole per togliere l’amianto: nessuno l’aveva mai intrapreso. Inoltre finalmente è stata fatta una mappatura seria di tutti gli istituti scolastici di Milano che contengono amianto. Per alcune scuole i lavori sono già iniziati, per le altre abbiamo fiducia che il percorso iniziato non si fermi».

30. scarp de’ tenis ottobre 2013

educatrici che sostituivano le colleghe assenti garantendo la copertura del servizio, sono diminuite drasticamente e questo pesa – spiega Stefania Leone –. In un nido della zona 8, nell’anno scolastico passato, ci sono stati 110 “smistamenti”: vuol dire che i ragazzini sono stati ammassati in aule diverse, parcheggiati in attesa delle madri. Perché quando le maestre si ammalano non vengono sostituite». La mensa è un altro dei nodi critici ereditati dalle giunte passate: i genitori della commissione mensa sono in perenne lotta con Milano Ristorazione, che rifornisce le mense delle scuole comunali. «È cambiato ben poco, anche con i nuovi vertici – commenta la Leone –. Le lamentele riguardano la scarsa qualità delle materie prime. Inoltre, i genitori chiedono da anni il biologico sulla tavola delle mense, ma il bio che arriva nei piatti dei bambini è ancora residuale. E i ripetuti episodi di ritrovamenti di “corpi estranei” nei piatti dei bambini non giovano certo a distendere il clima con Milano Ristorazione».

Poca partecipazione Anche i rapporti con il comune, in ogni caso, non sono idilliaci. «Siamo delusi – ripete Stefania –: c’è uno svuotamento del ruolo della rappresentanza dei ge-


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