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Anno XXIV - n.37 - 1,50 euro

E ditoriale Ora l’Italia si è accorta del Titano

Il convegno “San Marino-Italia e lo scenario internazionale”, ospitato al Kursaal la scorsa settimana e che ha visto gli interventi di numerosi rappresentanti politici ed economici dei due Paesi, ha lasciato in dote un messaggio molto importante: anche l’Italia si è accorta dei passi in avanti fatti dal Titano in materia di trasparenza e di allineamento agli standard internazionali. Un avvicinamento avvenuto non solo nella stanze dei bottoni, bensì in maniera pubblica: Il Sole 24 Ore, in un articolo firmato da Giorgio Costa, ha dato vasta eco (e quindi ha comunicato ai lettori del quotidiano di Confindustria) il cambio di passo che, per il viceministro dell’Economia italiano Luigi Casero, è “frutto anche di una proficua collaborazione tra le due amministrazioni”. Il Titano si è incamminato con decisione verso una strada nuova: lo scambio automatico delle informazioni dal 1 gennaio 2017 è un esempio. Dal giorno del Convegno possiamo contare su un nuovo, ritrovato alleato, l’Italia, pronta – ha promesso il vice Ministro – a sostenere la richiesta del Monte all’accordo di associazione con l’UE. Al di là degli accordi di natura politica, è chiaro l’intento di dar loro un “taglio” più operativo, fondamentale nei contatti tra le due amministrazioni, che si stanno facendo sempre più intensi e frequenti. I progetti da condividere sono molti. Uno su tutti, lo ricordiamo, è il Memorandum d’Intesa tra Bankitalia e Banca Centrale della Repubblica di San Marino. In agenda troviamo anche l’Accordo contro (...) Segue a pag. 2

Direttore Alessandro Carli

Venerdì 7 Ottobre 2016

Previdenza e lavoro: le riforme “incastrate”

C onsumi

Veicoli, vola l’usato e l’elettrico

Il sistema pensionistico, come tutto il welfare state, si può reggere se aumentano gli occupati. Tradotto: più imprese. Equità, serve l’ISE a pag.2

S torie

Galassi: auto e impresa condividono...

a pag.3

C ultura

Pochi contributi e molti pensionati: il sistema previdenziale sammarinese rischia di crollare se non si interverrà a breve. Il ritardo in tal senso costa milioni di euro, come i 2 che si sono dovuti aggiungere ai 17 previsti nel Bilancio dello Stato per far fronte alle esigenze dei Fondi Pensione: per il 2016 lo Stato ci “rimette” 19 milioni, in pratica. I due fattori sono quindi occupazione e pensionati, su cui occorre intervenire in maniera coordinata: di qui l’esigenza di operare un’unica, grande riforma strutturale che comprenda anche gli ammortizzatori sociali, perché le politiche del lavoro e della previdenza (così come i dati che stanno emergendo) sono interdipendenti e devono “incastrarsi” come tasselli di un puzzle. Quel puzzle è il sistema paese. Bartolucci alle pagg. 6-7

San Marino è “La città felice”

alle pag.9-11

spazio riservato all’indirizzo


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F ocus

Questione di num3ri

La doccia fredda per il Premier Matteo Renzi arriva direttamente dal Ministero del Lavoro: rispetto al secondo trimestre del 2015, nel 2016 i licenziamenti sono aumentati di oltre 7 punti percentuali. Non sale la temperatura quando andiamo a leggere che il Premier che, volendo fissare il rapporto deficit-Pil del prossimo anno al 2,3%, per recuperare quei 7 miliardi che servono dovrà chiedere ulteriori sforzi alla sanità, ai beni e servizi, alle partecipate. Doccia gelata da parte di Confindustria che, attraverso gli scenari economici del Centro studi, segnala che Sono oltre 7 milioni le persone in cerca di lavoro nel 2016, il 78,1% in più rispetto al 2008. E di certo non aiuta a trovare un po’ di tepore quanto annunciato dal centro studi e ricerche di Unioncamere Emilia-Romagna: la Regione sta vivendo un drastico calo delle imprese giovanili. A fine giugno sono risultate essere 31.378, pari poco più del 7% cento del totale. In un anno, si legge ne report, si sono ridotte di 1.107 unità, in calo del 3,4% mentre le altre imprese sono calate dello 0,2%. Intanto in Italia si discute di welfare aziendale. E Welfare Company sconsolatamente spiega che 7 aziende su 10 non introducono piani di welfare perché temono sia oneroso dal punto di vista economico/gestionale”. L’Italia però riserva anche buone notizie, Una riguarda MoneyFArm che nello scorso autunno ha saputo raccogliere un finanziamento da 16 milioni euro dai venture capital United Ventures e Cabot Square. Pare che il Gruppo Allianz voglia entrare nella società mettendoci dentro sette milioni di dollari. Ma il 7 ottobre è anche una data. Oggi sono nati i calciatori sammarinese Giacomo Benedettini (1982) e Gabriele Genghini (1990). Sempre oggi, ma nel 1913, Henry Ford introduceva la catena di montaggio. Auto per auto, nel 1948 al Salone di Parigi veniva presentata ufficialmente la Citroen 2CV. Stesso giorno e stesso anno per l’invenzione del codice a barre.

S istema Paese di Daniele Bartolucci

Se il settore delle automobili è considerato un “termometro” dell’economia, è indicativo che a San Marino sia tornato a crescere sia il numero di veicoli circolanti sia quello delle immatricolazioni. Al 30 giugno il totale dei veicoli circolanti in Repubblica è di 54.767, ovvero ben 527 veicoli in più rispetto al 30 giugno 2015. Per quanto riguarda le immatricolazioni di veicoli, nel primo semestre 2016, si è registrato un aumento di 171 unità (+9,6% per un totale di 1.960) rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente in cui si erano registrate solo 1.789 immatricolazioni. Poche auto nuove, molte quelle usate Se si considerano solamente le auto, i primi sei mesi del 2016 hanno fatto registrare 1.480 immatricolazioni, 221 in più rispetto allo stesso semestre 2015. In questo caso va specificato che l’aumento è determinato per gran parte dalle auto usate, infatti, le immatricolazioni di autovetture nuove sono state 483 (-3 rispetto ai primi sei mesi del 2015) e sono state inferiori a quelle di autovetture usate 997 (+227 rispetto al primo semestre 2015). Delle 1.480 immatricolazioni di autoveicoli, 946 sono state intestate a soggetti privati (256 nuove e 690 usate), mentre 534 ad operatori economici (227 nuove e 307 usate). Un segnale in controtendenza rispetto al passato, dove erano le imprese a trainare le immatricolazioni: purtroppo nel primo semestre 2016 sono diminuite anche le immatricolazioni di mezzi di lavoro, arrivate ad 171 rispetto alle 179 dello stesso periodo 2015 (-4,5%). In calo anchele immatricolazioni di veicoli a due ruote, pari a 309 (-42 rispetto al primo semestre 2015): tra queste, i ciclomoto-

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Calano gli acquisti delle imprese: meno aziendali e meno mezzi da lavoro

Veicoli? Meglio usati oppure elettrici e ibridi Il settore torna a crescere: le immatricolazioni aumentano del 9,6%

ri hanno registrato il maggior decremento (-29) Elettriche e ibride: è un record continuo Come evidenziato già nel primo trimestre, il 2016 si conferma l’anno dell’auto elettrica o ibrida: nel primo semestre infatti, sono state già 30 le auto ibride immatricolate (il 2,0% del totale auto immatricolate), un numero record se paragonato alle 13 immatricolate nello stesso periodo 2015. Le immatricolazioni di auto a gasolio rappresentano comunque ancora il 76,1% del totale, mentre quelle di auto a benzina il 18,9%. Per quanto riguarda le cilindrate, i sam-

marinesi hanno cambiato registro: se un tempo le auto potenti erano l’acquisto preferito, ora le cilindrate sono molto più basse, anche se è

vero che le prestazioni sono aumentate, basti pensare ai nuovi motori downsized. In ogni caso, solo il 15,7% delle autovetture immatricolate

P innevoluzione

quest’anno ha una cilindrata superiore ai 2.000cc, il 34,8% compresa tra i 1.251cc e i 1.650cc, mentre il 30,8% tra i 1.651cc e i 2.000cc.

Discendiamo tutti dai pesci: abitudini appetiti, difetti e capacità comuni

E ditoriale I tanti cantieri aperti

che devono essere chiusi Segue dalla prima (...) le doppie imposizioni fiscali, ratificato da San Marino il 2 luglio 2012 e dall’Italia il 3 ottobre 2014 e che, come lo scambio di informazioni, è da perfezionare. Non dimentichiamo poi l’Accordo in materia di cooperazione economica del 2009 che, se sviluppato adeguatamente, può

dare un vistoso impulso ad entrambi i Paesi. L’auspicio è che il clima di apertura e di collaborazione, “respirato” e raccontato dai giornali del territorio e dell’Italia dopo il convegno, dia una vistosa accelerata ai tutti quei “cantieri” che giacciono sui tavoli o nei cassetti ormai da troppi anni. Alessandro Carli

di Daniele Bartolucci L’orata è lo sparide probabilmente più celebre dei nostri mari, ma anche delle cucine. La sua carne, prelibata, è considerata da molti meglio di quella del branzino, con la particolarità di avere pochissime spine e quindi apprezzata anche da chi non è un maestro della pulitura. Il nome di questo pesce deriva dalla caratteristica striscia di color oro

che si vede chiaramente tra gli occhi, ma a seconda della zona in cui vive può essere chiamata in maniera differente, per altre caratteristiche. In Sardegna è la “cagnina degli stagni”, perché popola anche lagune e acque salmastre. Il fatto che sia abbinata ad un cane è probabilmente riferito alla sua dentatura potente, con cui frantuma le corazze di molluschi e crostacei di cui si nutre. Ma solo da grande.

Infatti la sua dieta varia in base all’età, arrivando solo in età adulta a cacciare crostacei (in particolare il granchietto di scoglio, esca principe dei pescatori) e molluschi. Compresi quelli degli allevamenti (di cozze, ad esempio), per i quali rappresenta un danno economico. Per contrappasso, viene anche allevata e non di rado, trovandosi costretta ad una dieta diversa, diventa vegetariana.


S toria di imprenditori

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E’ d’accordo sull’introduzione dell’IVA e crede nell’importanza delle lingue

Auto e impresa hanno in comune la tecnologia Marco Galassi, AD di Marino Cristal, tra lavoro e le quattro ruote di Alessandro Carli

Amministratore Delegato dell’azienda Marino Cristal dal lunedì al giovedì, poi nei fine settimana – non tutti – Marco Galassi si toglie la giacca e la camicia per indossare la tuta da pilota per salire al volante della Ferrari 458, la vettura con la quale disputa il Campionato Italiano Gran Turismo nella classe GT3. “Ciò che unisce l’impresa alle auto è la tecnologia. Nei motori parliamo di elettronica, ed è un modo che corre, fatto di sperimentazioni che poi ricadranno nell’industria automobilistica. Un esempio su tutti, i fari a led. Nell’industria, e parlo del mio caso, quello di Marino Cristal, la tecnologia si sposa con il modo dell’elettricità”. Fondata nel 1983, l’impresa per alcuni anni si è dedicata alla distribuzione esclusiva per il mercato italiano dei tradizionali lampadari e di tutti i componenti per l’illuminazione prodotti nella regione della Boemia. Successivamente diversifica la sua attività, dando così vita a una serie ben delineata di divisioni commerciali. Una scelta che permette a Marino Cristal di operare coniugando design alla R&S. “Operiamo in un mercato – racconta Marco Galassi, diplomato in chimica industriale a Forlì e che dal 1990 lavora nell’azienda sammarinese – in continua evoluzione. Una volta i tempi di vita dei prodotti erano più lunghi, oggi, soprattutto per la continua evoluzione tecnologica, è necessario essere aggiornati”. L’azienda “lavora per il 90% in outsourcing: pro-

duciamo i nostri prodotti in estremo Oriente”. Stessa percentuale quando si parla di volumi di export. “Il nostro partner è l’Italia. Il rimanente 10% si suddivide tra Nord Europa e la penisola iberica, Spagna, Portogallo ma anche gli Emirati Arabi”. Estero significa anche IVA. “Sono d’accordo con l’introduzione dell’IGC, anche in virtù del percorso che il Titano sta effettuando verso l’Europa: è un linguaggio comune che agevola gli interscambi e che allo stesso tempo, assieme alla certezza delle regole, permette di attrarre investitori a San Marino”. L’AD, dopo aver ripercorso la sua storia lavorativa (“Il primo impiego l’ho svolto per la casa editrice Maggioli, dapprima come magazziniere e poi come responsabile vendite”), si sofferma su un aspetto che caratterizza il modus operandi dell’azienda del Titano. “Prestiamo moltissime attenzioni ai mercati e ai clienti. Oltre ai tempi di consegna, che oscillano tra le 48 e

le 72 ore, forniamo tutta l’assistenza post vendita necessaria. Parliamo sempre di un prodotto tecnologico…”. Saliamo idealmente in macchina con lui. Macchina del tempo, in prima battuta. “Ho sempre avuto la passione per il motorismo. Ricordo ancora oggi il Giro automobilistico d’Italia. Erano gli anni Settanta. Nel 1978 assistetti per la prima volta a una gara di Formula Uno: andai a Monza con una Fiat 127 con l’impianto a metano e dormii in tenda”. Non possiamo non parlare di Ferrari quindi e di Formula Uno, ieri e oggi. “Jilles Villeneuve mi è rimasto nel cuore. Era un pilota istintivo che ha commesso qualche errore, ma sapeva appassionare”. Oggi chi è il più forte del circus? “Lewis Hamilton, quando è in giornata, è difficile stargli davanti. Ogni tanto però sbaglia le partenze…”. “La Formula Uno è uno sport molto complicato. A parte gli investimenti economici – per una stagione un top team deve mettere a bilancio almeno

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350 milioni di euro -, la differenza la fanno le persone. Gli uomini, i progettisti, i meccanici, eccetera. Poi c’è sempre una componente variabile, ovvero la fortuna, che fa la sua parte”.

Galassi, le strade, le ha percorse. E non solamente quella che porta da Rimini a San Marino – si è sposato nel 1984 con una ragazza sammarinese-statunitense e dal 1990 lavora in Marino Cristal – ma bensì quelle dei circuiti europei: Brno, Portimao, Valencia, Hockenheim, eccetera. “La prima gara l’ho disputata ad Adria nel 2002, a bordo di una BMW 320. Come molti, anch’io sono stato ‘messo in auto’ da Walter Meloni, fondatore del W&d Racing Team”. Da Adria all’Europa. “Il circuito più bello è quello di Spa, che ti dà anche la possibilità di rilassarti. Il più impegnativo è il Mugello”. Musica dei motori, musica che nasce dal pentagramma. “A seconda dei momenti,

A lt(r)adefinizione

ascolto il jazz ma anche la classica e il pop. Il primo concerto a cui ho assistito risale alle fine degli anni Settanta, a Rimini, quando si esibì Adriano Celentano”. Musica dei cavalli dei motori. Cavalli che viaggiano. “Molti luoghi li visito per lavoro, ma mi piace anche viaggiare per riposare. Preferisco il caldo al freddo”. Rimini, mare. “Ho il brevetto per fare le immersioni con le bombole” racconta con un sorriso. Ma viaggi vuol dire anche lingue straniere. “Ho capito l’importanza dell’inglese quando sono arrivato in Marino Cristal. L’ho imparato dopo i 40 anni. Io credo che dovrebbe essere obbligatorio per i giovani sapere parlare più lingue”.

Per condividere il significato delle parole senza dare nulla per scontato

di Roberto Parma C’è spazio per i sentimenti all’interno di un’azienda o è meglio lasciarli fuori e concentrarsi in maniera asettica sulle faccende di tutti i giorni? Qualche mese fa proprio su questa rubrica ho affermato che le emozioni vanno gestite e indirizzate se si vogliono raggiungere obiettivi concreti. Ho affermato anche che è inevitabile provare emozioni in ogni momento della nostra della nostra vita, e

quindi anche all’interno del contesto lavorativo. Ora aggiungo che è altrettanto inevitabile che le emozioni nel corso degli anni si trasformino in sentimenti. Le emozioni passano, a volte ci travolgono pure; i sentimenti invece restano, ci legano agli altri, e resistono anche quando smettiamo di lavorare assieme. Lasciando perdere le tante storie d’amore o di amicizia nate e cresciute nei luoghi di lavoro di cui da sempre si sente tanto parlare, non possiamo negare

che i sentimenti, anche in azienda, sono espressione di relazioni interpersonali fondamentali per il soddisfacimento dei bisogni di un individuo; ma non solo, rappresentano anche il presupposto indispensabile per il buon funzionamento di qualsiasi organizzazione. Se ci capita spesso di andare al lavoro carichi di entusiasmo ciò accade più per la qualità delle relazioni che abbiamo instaurato che per la qualità dei compiti che siamo chiamati svolgere.


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In Italia le bollette della luce e del gas sono tra le più alte in Ue. I prezzi dei biglietti dei bus e dei treni, invece, sono i meno cari d’Europa. Sono questi i principali risultati che emergono dal confronto realizzato dall’Ufficio studi della CGIA su una serie di tariffe pubbliche applicate in tutta l‘Unione. Luce e gas davvero salati Il prezzo dell’energia elettrica per le famiglie italiane, riferito alla classe media dei consumi domestici annui compresi tra i 2.500 e i 5.000 chilowatt/ora (tasse incluse), si colloca al terzo posto tra i paesi dell’area euro. Dopo la Germania e l’Irlanda, infatti, in Italia il costo dell’energia elettrica sfiora i 243 euro ogni 1.000 chilowatt/ora consumati. Rispetto alla media dei 19 Paesi monitorati, le famiglie italiane pagano il 10 per cento in più. Per quanto concerne il gas, anche in questo caso il prezzo praticato alle famiglie italiane, riferito alla classe media dei consumi domestici annui compresi tra i 20 e i 200 Giga Joule (tasse incluse), è il terzo più elevato tra quelli applicati tra i paesi dell’area euro. Dopo il Portogallo e la Spagna, infatti, in Italia si pagano 90,5 euro ogni chilowatt/ ora consumato. Rispetto alla media dei paesi dell’euro presi in esame in questa comparazione, la maggiorazione di costo è pari a 18,6 punti percentuali. “Oltre a scontare l’handicap di essere un paese importatore di prodotti energetici – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – le nostre bollette della luce e del gas sono tra le più care d’Europa anche perché il carico fiscale è pesantissimo. Nelle tariffe elettriche, ad esempio, l’incidenza della tassazione sul prezzo totale nelle fasce di consumo medio da noi è al 39 per cento contro una media europea del 32 per cento. In quelle del gas, invece, la componente fiscale presente in Italia è del 36 per cento, mentre nell’Unione Europea si attesta al 23 per cento”. Mezzi pubblici e acqua: quanta convenienza Per contro, spostarsi con i mezzi pubblici in Italia è molto conveniente, almeno in termini di prezzo. Nel confronto con le principali città europee, il costo del biglietto di bus, tram e metropolitana di sola andata per una tratta di circa 10 chi-

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Costo dell’energia: lo Stivale si è collocato al terzo posto dopo la Germania e l’Irlanda

Italia, luce e gas sono al top Ma bus e treni tra i meno cari I principali risultati a livello europeo nel confronto realizzato dalla CGIA di Mestre lometri (o almeno 10 fermate) è il più basso in assoluto. La media misurata a Milano e Roma è di 1,5 euro. Niente a che vedere con il prezzo praticato, ad esempio, a Stoccolma (3,8 euro), a Londra (3,6 euro) e a Dublino (2,8 euro) . Biglietti tra i meno cari d’Europa anche quando si viaggia in treno. Il biglietto di sola andata in seconda classe per una tratta di almeno 200 chilometri applicata a partire dalle stazioni di Milano e di Roma è mediamente di 25,1 euro. Solo la media di Barcellona e Madrid è leggermente inferiore alla quella italiana (24,5 euro), mentre a Londra il costo è di 66,7 euro, la media di Berlino, Francoforte e Mona-

200 km in treno da Milano o Roma costano poco più di 25 euro co è di 52,4 euro, a Parigi è di 39,5 euro e a Stoccolma di 37,7 euro. “Se pendolari e viaggiatori possono contare su biglietti a basso prezzo – conclude Zabeo – è anche vero che la qualità dell’offerta che ricevono è molto scadente. Ad eccezione delle tratte di lunga percorrenza, il nostro trasporto ferroviario regionale, ad esempio, versa in pessime condizioni. Mancano gli investimenti, il parco rotabile spesso è obsoleto e la disorganizzazione è molto diffusa, soprattutto nel Mezzogiorno.” Dopo bus e treni anche le tariffe dell’acqua sono tra le più basse d’Europa. Se l’acqua potabile costa a Roma 1,62 euro al metro cubo, tra le capitali europee solo ad Atene il costo è inferiore: 1,51 euro. Pesante la situazione che, invece, si verifica in Lussemburgo (5,84 euro/mc), a Berlino (5,70 3 euro/mc), ad Amsterdam (5,31 euro/mc) e a Vienna (4,91 euro/mc).

Ma come sono andate le cose nel 2016? Come è avvenuto nel 2015, anche nel primo semestre 2016 è proseguita la discesa delle tariffe pubbliche: non tutte, anche se quelle interessate dalla riduzione pesano sui bilanci delle famiglie italiane in misura superiore alle altre. Rispetto al primo semestre 2015, infatti, nei primi 6 mesi di quest’anno la tariffa del gas è scesa del 7,6 per cento, i biglietti ferroviari dell’1,7 per cento, i servizi telefonici dello 0,8 per cento e l’energia elettrica dello 0,2 per cento. Per contro, invece, tornano ad aumentare le tariffe dei trasporti urbani dello 0,3 per cento, quelle dei taxi dello 0,8 per cento, i pedaggi autostradali e la raccolta rifiuti dello 0,9 per cento e l’acqua del 4,5 per cento. “Anche il 2016 – dichiara il segretario della CGIA Renato Mason – dovrebbe chiudersi senza inflazione. Nonostante il calo generalizzato dei prezzi, però, i consumi languono, con ripercussioni negative anche per gli artigiani, i commercianti e le tantissime piccole imprese che vivono quasi esclusivamente di domanda interna. Un quadro, quello dell’inflazione, che sembra non essere destinato a mutare in misura sostanziale nemmeno nel 2017, visto che le previsioni ci dicono che l’andamento nazionale dei prezzi dovrebbe attestarsi su un dato medio pari al +1 per cento”. Da 20 anni a questa parte, comunque, mai come nel 2015 e nella prima parte del 2016 si è verificato un calo così significativo nel numero delle 10 voci tariffarie prese in esame da questo studio. Le ragioni di questo trend vanno ricercate nella riduzione dei prezzi dei prodotti petroliferi avvenuti nell’ultimo anno e mezzo circa, nell’andamento del tasso di cambio favorevole e nella dinamica dell’inflazione che, anche per il 2016, dovrebbe risultare prossima allo zero per cento. a cura della Red. Ec.

G estione Rifiuti

Rubrica a cura di: Vestiti, scarpe e t-shirt hanno una seconda vita

Le giornate si accorciano e anche se il sole di questi giorni riscalda l’aria e ci invoglia ad indossare ancora – perlomeno all’ora di pranzo e durante il primo pomeriggio – polo a maniche corte o qualche t-shirt, basta guardare il calendario (oppure uscire la sera) per accorgersi che la cosiddetta “bella stagione” ci sta per salutare. Ottobre è anche il mese di cambio dell’armadio: i vestiti leggeri vengono riposti nei bauli, possibilmente ben piegati e racchiusi nelle “buste di plastica” (purtroppo è capitato a tutti, dopo sei mesi, trovare qualche buco fatto dalle tarme) e si ritirano fuori gli abiti più pesanti, quelli che ci aiuteranno a sopportare meglio i mesi freddi. Questo gesto, che facciamo più o meno due volte all’anno, spesso porta alla luce un certo “esubero” di capi d’abbigliamento. E non mi riferisco solamente a chi ha figli piccoli, che spesso in pochi mesi crescono, ma anche agli adulti. Abbondanza di pantaloni, maglioni, camicie di flanella, giubbotti che abbiamo utilizzato in passato e che adesso, vuoi perché sono passati di moda, vuoi perché si sono consumati, vuoi perché abbiamo messo su qualche chilo di troppo oppure – ed è la gioia delle

persone perennemente a dieta - abbiamo perso una taglia, i nostri vestiti che ci hanno tenuto caldo per tanto tempo vengono “scartati”. Ma sono davvero arrivati al capolinea? Dipende. Anche dalla sensibilità e dal grado di civiltà delle singole persone. Tantissimi materiali – e di loro parleremo in questa rubrica per i prossimi 12 mesi – hanno una seconda o una terza chance. Scarpe e felpe, a cui aggiungo tutti i capi che ho elencato pocanzi, posso essere riutilizzati e quindi riciclati. Se dalle pile di vestiti dismessi vogliamo portare a casa qualche soldino (che può essere impiegato per l’acquisto di un nuovo indumento o per fare un regalo), una buona soluzione è rappresentata dai mercatini dell’usato, presenti anche nella Repubblica di San Marino. Una valida alternativa, che però non ha un ritorno economico, è invece il conferimento dei vestiti alla Caritas o alla Casa San Michele. In questo modo, possiamo sempre fare un gesto di solidarietà e aiutare chi è in difficoltà. Quello che per noi ha un peso quasi irrilevante, può diventare un tesoro e un sorriso per gli altri. In ultima battuta, ma in

fondo basta osservare bene quello che ci circonda quando camminiamo, ci sono i “cassonetti gialli e grandi”, che raccolgono i panni che non indossiamo più. Buona parte degli indumenti che vengono conferiti in questi cassonetti poi ritornano sul mercato. Mi è capitato di sentire alcune persone che, poiché possedevano vestiti non più integri, erano propense a buttarli nell’indifferenziata. Anche per un discorso “ambientale” e di rispetto per il territorio – con questo procedura questi vestiti finiscono nel sottosuolo – consiglio sempre e comunque di optare per una delle tre “strade” che ho illustrato: anche una camicia rotta può diventare uno straccio per pulire o asciugare, ma anche – e la fantasia non ha limiti – piccoli vestiti per bambole o tele su cui giocare a fare i pittori, oppure semplicemente disegnare con i colori. Mirkare Manzi


I struzione

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Conferita a Donald A. Norman la Laurea Honoris Causa per il Design

Università, essere piccoli per pensare in grande Il Rettore Petrocelli ha inaugurato l’Anno Accademico 2016-2017 Un ringraziamento a chi lo ha preceduto e ha posto le pietre su cui ergere l’Università sammarinese, ma anche gli obiettivi che l’Ateneo dvuole raggiungere. Un Magnifico Rettore a 360 gradi, quello che martedì 4 ottobre ha inaugurato l’Anno Accademico 20162017 davanti a un Kursaal davvero gremito. Un evento che ha coinciso con il conferimento della Laurea Honoris Causa in Design a Donald Arthur Norman, straordinaria mente visionaria dotata anche di grande senso dell’ironia. L’attuale Direttore del Design Lab della University of California San Diego, prima di iniziare la propria lectio magistralis ha invitato la platea a fare un po’ di stretching. Il Rettore Corrado Petrocelli ha ripercorso la giovane vita dell’Ateneo “Nel 1989, in occasione dell’inaugurazione del primo anno accademico, l’allora Segretario di Stato Fausta Morganti disse che l’Università non era nata per caso ma per sviluppare il Paese. Per molte persone si trattava di un progetto troppo alto”. La mission però è stata chiara sin dall’inizio: un’Università distante dai canoni degli Atenei vicini. “Non avremmo potuto competere” ha spiegato il Rettore, che ha aggiunto: “Era necessario creare un’Università ‘fuori dal comune’ sia per importanza che per metodologia”. Il Magnifico Rettore poi ha ricordato Umberto Eco e Renato Zangheri. Sul primo ha ricordato che “aveva subito aderito al nostro progetto. Sosteneva che fosse l’ultima occasione per avere una nuova università occidentale”. Di Zangheri invece ha citato un passaggio del discorso tenuto oltre 20 anni fa, nel 1994-1995: “Una Università è un bene in sé” e allo stesso tempo “un luogo di crescita di valori umani e civili”. In questo solco, in questa scelta di campo, “ci dobbiamo muovere”. Petrocelli ha poi elencato tutti i percorsi formativi che offre l’università: dai corsi di laurea triennale (Design, Ingegneria Civile e Gestionale) a quelli della magistrale (De-

sign e Ingegneria Civile), ricordando le scuole di dottorato di ricerca in scienza storiche, ma anche i Master (Nutraceutica, Comunicazione,

management e nuovi media, Criminologia, Disturbi specifici dell’apprendimento, Medicina estetica, Medicina geriatrica, Chirurgia estetica,

Sport management), i corsi di alta formazione (Processi di internazionalizzazione, Tecniche di apprendimento per DSA, Produzione audiovisi-

va e cinematografica, Patrimonio archeologico, storico, artistico e paesaggistico sammarinese, Scuola sammarinese per le professioni di av-

vocato, notaio, dottore commercialista ed esperto contabile) e i corsi di specializzazione in Sostegno didattico e l’inclusione e Insegnamento nella scuola sammarinese. Percorsi supportato anche dai numeri. L’ingegneria gestionale, per esempio, “in due anni ha triplicato il numero di iscritti”. Petrocelli ha poi voluto sottolineare la laurea per geometri, realizzato “prima dell’Italia”. Uno dei fiori all’occhiello dell’Ateneo è rappresentato dal Design: sold out per le iscrizioni, ma anche tanta qualità. “I nostri docenti e i nostri studenti hanno ricevuto molti riconoscimenti (ricordiamo i tre attestati al “Compasso d’oro junior”, ndr). Nel suo discorso il Magnifico Rettore ha poi parlato di Punto Europa, dell’Istituto Confucio, del Centro di Ricerca per le Relazioni Internazionali (CRRI) e della biblioteca di Stato, che verrà “spostata” da palazzo Valloni. Oltre al Santa Chiara, si sta cercando una nuova sede. Non è mancato poi un resoconto delle attività che lo stesso Petrocelli ha realizzato da quando è diventato Rettore. La trasparenza, in prima battuta. Poi il Regolamento didattico dell’Ateneo ma anche quello per conto terzi e quello di base per il contributo degli studenti. I tanti accordi con i privati, un progetto di marketing (t-shirt, borse, cravatte, eccetera, con il logo dell’Università) voluto, ha affermato, in quanto a San Marino “si vendevano molti gadget farlocchi”. Dopo aver sottolineato l’obiettivo dell’Università, ovvero quello di “formare quadri per la PA e per il mondo delle imprese” e che “la vera innovazione si fa con la ricerca”), il Rettore ha svelato il motto dell’Ateneo, rigorosamente in latino e tratto dal quarto libro delle “Georgiche”: “Si parva licet componere magnis”, cioè “se è lecito paragonare le cose piccole alle grandi”. Virgilio si riferisce alle api. “Sono piccole e dedite al loro compito. Lo affrontano assieme”. Alessandro Carli


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Arevidenza P ttualità

T utele o disincentivo? Più spinta alla ricerca dell’occupazione: troppi in lista per oltre 12 mesi I dati sulla disoccupazione e, in particolare, sulla inoccupazione, rilevano diverse dinamiche, alcune positive, altre negative. Mentre è evidente che negli ultimi anni sia aumentata la percentuale di lavoratori over 50 e di donne, questo grazie anche alle politiche attive introdotte per tempo, più difficoltoso è l’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani. E’ vero che San Marino sta investendo finalmente nella formazione professionale e nell’aggiornamento continuo delle competenze, ma i numeri raccolti dal Gruppo Tecnico che si occupa della riforma degli ammortizzatori sociali palesano un fenomeno che, forse, pur essendo presente già da anni, diventa oggi un problema vero e proprio per via dei numeri, non più trascurabili. Stiamo parlando dei disoccupati, ma anche degli inoccupati. La distinzione tra disoccupati in senso stretto e “altri”, che ha generato più volte un misunderstanding dei dati forniti dall’UPECEDS, è solo una parte del problema. L’altra, più interessante ai fini di una più corretta gestione delle risorse disponibili, è quella data dalle liste disoccupati: pur essendo migliorato il rapporto tra iscritti e assunti entro i 50 giorni dalla fine

della mobilità, “si scopre che un numero non trascurabile di lavoratori risulta ivi iscritto da lungo tempo”, si legge nella relazione: 681 su 1.319 nel 2014, 299 su 1.336 nel 2015. E di questi “una quota non trascurabile, pur se iscritta da lungo tempo, non ha mai ricevuto un avvio al lavoro o gli avvii al lavoro risultano in numero non superiore a 1 o 2 occasioni”. Il problema è dato dal contributo che comunque queste persone possono percepire e “dobbiamo quindi evitare che la permanenza in queste liste diventi un reddito vero e proprio”, anticipa il Segretario Iro Belluzzi. Per il Gruppo Tecnico, infatti, “devono essere ragionevolmente rivedute le regole di amministrazione, iscrizione e tenuta del registro stesso”, ricordando che attualmente sono iscritti anche coloro che non stanno cercando un lavoro. Come intervenire? Le ipotesi sono diverse, ma non possono prescindere dall’evitare “fenomeni antibeveridgiani di arrendevolezza (consapevole o meno) nella ricerca di una nuova occupazione”. Tradotto: riduzione progressiva dei benefici al decorrere del tempo, vincoli più stringenti alla formazione e sanzioni a chi rifiuta l’occasione di lavoro che si presenta.

FIXING FIXING- -Anno AnnoXXIV XXII -- n.37 n.22 -- Venerdì Venerdì 76 Ottobre Giugno 2016 2014

Idee: rivedere gli assegni previdenziali in base ai contributi versati o all’ISE. Perm

Pensioni, la riforma parte

Primo obiettivo: aumentare i livelli occupazionali. Per raggiungerlo occor del lavoro più efficace: dal collocamento alla disponibilità di competenze 2005

di Daniele Bartolucci

Le pensioni sammarinesi, così come tutto il welfare state costruito con fatica nel corso degli ultimi decenni, rischiano nel breve periodo di non essere più sostenibili. Da una parte la mancanza di riforme strutturali e scelte lungimiranti ma impopolari, dall’altra una spending review ancora zoppa, hanno portato in pochi anni ad un problema serissimo di bilancio. Lavoro e Pensioni in un’unica riforma L’imputare alla crisi economica tale repentino deterioramento è però un esercizio più politico che tecnico. Tecnicamente, infatti, al di là dei posti di lavoro persi (circa 1.760 tra il 2008 e il 2015, di cui ben il 75,4% erano frontalieri), la stessa normativa ha prodotto gli effetti che si vedono oggi nei numeri. Effetti sicuramente accelerati dalla riduzione dei livelli occupazionali, ma appunto, non causati da questa. Il primo dato che emerge, infatti, è il disequilibrio tra numero di pensionati e numero di lavoratori, oggi sempre più vici-

2006

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ha confermato che il suo mandato sarà caratterizzato “dall’ottica di trasparenza ed informazione nei confronti degli iscritti e della cittadinanza che il Comitato Amministratore ha già da tempo posto alla base della sua attività”. Un’attività che già oggi, nonostante i pochi anni di vita, una crescita patrimoniale interessante, arrivata come detto ad un capitale totale investito di oltre 26 milioni di euro. Capitale che, fino a che non entreranno a regime le erogazioni, dovrebbe continuare a crescere nel tempo. Crescita che, stando alle ultime proposte, potrebbe avvenire in maniera anche più veloce della messa a

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Dipendenti

18.217

18.654

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Indipendenti

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1.998

1.934

1.934

1.91

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20.92

550

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728

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20.961

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22.655

22.809

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22.07

6.649

6.852

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7.496

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7.945

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3,069

3,029

3,012

3,022

2,945

2,826

2,697

2,59

Totale Occupati Disoccupati Totale Forza Lavoro Pensionati Totali Nuovi Pensionati Occupati/ Pensionati

Elaborazione dati a cura di San Marino Fixing. Fonte Ufficio Programmazione E

no alla soglia di 1 pensionato ogni 2 lavoratori. Se è vero che ci sono meno lavoratori (che contribuiscono al sistema), è anche vero che ci sono sempre più pensionati, e anche per più tempo grazie all’innalzamento dell’aspettativa di vita. Un’operazione di sistema, quindi, non può evitare di intervenire su questi due fattori: migliorare i livelli occupazionali e rifor-

mare il sistema previdenziale. Non due riforme, ma un’unica riforma complessiva, in pratica, che comprenda anche il variegato sistema degli ammortizzatori sociali, perché la ricerca di un’occupazione non diventi un limbo infinito (magari “dorato”). Un peso per lo Stato e riserva tecnica in bilico Come noto, è stata istituita

In “dote” un patrimonio di oltre 26 milioni di euro, investito nelle banche - pubblica, sindacale e datoriale - ricoprano la carica almeno una volta nell’arco della durata di un mandato”. Nell’occasione, il Comitato ha ringraziato il Presidente uscente Lino Sbraccia per l’impegno e per l’opera prestata durante il suo mandato annuale. A seguito delle nomine di cui sopra, il Comitato Amministratore è attualmente composto, oltre che dal Presidente Renato Nibbio, da Raffaele Bruni, Riccardo Casadei, Flavio Casetti, Luca Filanti, Sante Ruggero Lonfernini, Angela Piazzolla, Lino Sbraccia e Alessia Scarano. Il neo-eletto Presidente Renato Nibbio, ringraziando il Comitato per la fiducia accordatagli,

2010

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SRenato econdo pilastro Nibbio nuovo Presidente del Comitato Amministratore di Fondiss Oltre 26 milioni di capitale investito, più di 23mila iscritti attivi e un nuovo Presidente. Sono questi i numeri del Fondiss, il secondo pilastro previdenziale di San Marino, la cosiddetta “previdenza complementare obbligatoria”. Come anticipato, il Comitato Amministratore Fondiss, ha nominato a settembre il nuovo Presidente nella persona dell’avv. Renato Nibbio, secondo quanto previsto dalla vigente normativa che prevede che “… il Presidente di Fondiss, che dura in carica per un anno, viene eletto dal Comitato Amministratore al proprio interno, seguendo il criterio della rotazione in modo tale che le tre componenti

2009

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regime delle aliquote che, come noto, arriveranno per legge ad un 4% totale (2% a carico del lavoratore e 2% a carico dell’azienda). Le proposte per aumentare tale contributo sono diverse: tenendo conto dell’inopportunità di aumentare l’aliquota, si potrebbe destinare una parte del TFR annuale al fondo pensione (se di primo o di secondo pilastro è una scelta più politica che tecnica, al momento), o addirittura dare, nel caso proprio del Fondiss, la possibilità al lavoratore di contribuire volontariamente con capitali propri. Trattandosi di un sistema a capitalizzazione, quindi personale, si potrebbe considerare un

investimento vero e proprio, oltre al fatto che normativamente si potrebbe, in maniera molto semplice, portarlo in deduzione, trattandosi comunque di previdenza integrativa. Il Fondiss, infatti, nasce proprio dall’esigenza di garantire al futuro pensionato una “integrazione” al reddito da pensione, stante le ultime riforme che, rispetto al passato, hanno abbassato e di molto il tasso di sostituzione tra lavoro e pensione: se prima si prendeva più o meno la stessa cifra della busta paga, oggi chi andrà in pensione si dovrà accontentare del 50-60% del suo stipendio. Un 10-15% in più dovrebbe darlo il Fondiss.

una Commissione di Studio per la riforma del sistema previdenziale e se non fosse caduto il Governo, come previsto dalla Legge di Bilancio 2015, oggi avremmo una bozza di legge da discutere. Invece sarà compito del prossimo Esecutivo. Un ritardo che si somma a quelli già evidenziati dalla stessa Commissione, che non fa altro che aggravare la situazione. E infatti, se lo Stato aveva previsto a inizio anno di dover contribuire ai Fondi Pensione con 17 milioni di euro, a settembre nell’assestamento ne ha dovuti trasferire 2 in più, quindi 19 milioni di euro. In futuro la cifra è destinata a lievitare, quindi a pesare sempre più sul Bilancio dello Stato. Ma non basterà a evitare che nel volgere di pochi anni venga intaccato e poi azzerato l’ingente patrimonio accumulato negli anni passati. Un patrimonio di quasi 400 milioni. La nuova previdenza: le ipotesi in campo Nell’immediato, quindi, occorre intervenire per evitare l’erosione del patrimonio: ridurre le pensioni attuali e aumentare le aliquote contributive sembrerebbero le soluzioni più semplici e rapide, ma sono chiari a tutti gli effetti di tali interventi, per cui anche la Commissione di Studio ha sempre ammonito


P revidenza

FIXING - Anno XXIV - n.37 - Venerdì 7 Ottobre 2016

mettere di continuare a lavorare pur percependo la pensione. Via il tetto massimo

dal lavoro: ne serve di più

rre favorire lo sviluppo di nuove imprese, che necessitano di un mercato e, che vanno formate, anche obbligando i disoccupati a seguire i corsi

12

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2014

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8.570

8.829

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98

2,485

2,368

2,288

Economica, Centro Elaborazione Dati e Statistica

il legislatore che agire su queste leve avrebbe una conseguenza sia sul versante economico (sui consumi e indirettamente anche sulle imprese che si troverebbero un

costo del lavoro più alto), sia su quello sociale, intaccando i cosiddetti “diritti acquisiti”. Sulle pensioni attuali, stante la loro poca oggettiva equità nel rapporto padre-figlio e ancora di più in quello nonno-nipote, una valutazione si rende comunque necessaria, basandosi però sul criterio dei contributi, evitando di penalizzare chi effettivamente ha versato di più durante la vita lavorativa, e concentrandosi su chi invece ha versato meno. Ma anche qui l’intervento risolutore e immediato sarebbe ingestibile. Una revisione graduale delle norme, invece, potrebbe ottenere una maggiore condivisione, per è necessario stabilire una tempistica certa e chiara. Anzi, la proposta sul tavolo, emersa anche nell’incontro di fine febbraio con tutte le parti sociali, pare sia quella di prevedere delle clausole di salvaguardia, per cui a determinate situazioni negative corrisponda in au-

tomatico un intervento mirato. Ed è in questo caso che un lieve aumento delle aliquote (quelle dei lavoratori e non dei datori), potrebbe rendersi necessario ma allo stesso tempo sostenibile. Nel lungo periodo invece, intervenendo sulla Legge del 2011, le proposte sono diverse. La prima è la modifica dei coefficienti per il calcolo delle pensioni, riducendo l’attuale differenza tra redditi sotto e sopra i 20.000 euro: questo dovrebbe aumentare i contributi sopra l’attuale soglia con un possibile incentivo a dichiararlo, visto che oggi chi dichiara un reddito maggiore è disincentivato a farlo. Poi si potrebbe modificare il requisito per la pensione di anzianità aumentando fino a 102 la quota minima data dalla somma dell’età e degli anni di contributi versati. Infine, una piccola rivoluzione necessaria a San Marino, ovvero la possibilità di svolgere l’attività lavorativa anche do-

po la pensione, già possibile, per esempio, nella vicina Italia. Infine, un incentivo agli imprenditori e soprattutto ai dirigenti, potrebbe essere quello di cancellare il tetto pensionistico, mantenendo comunque il principio solidaristico, che si avrebbe rimodulando la pensione magari a scaglioni. Attualmente infatti, tale “tetto” risulta essere un limite per i lavoratori e quindi, di riflesso, per le imprese. Fondi più redditizi o contributivo Tutto questo dovrebbe rendere sostenibile l’intero sistema, è vero, ma in prospettiva resterebbe tale solo aumentando anche i rendimenti dei fondi e del Fondiss. Purtroppo la sostenibilità del sistema non cambierà la formula innescata anni fa: si andrà in pensione più tardi e con un assegno inferiore rispetto ai padri e ai nonni. Anche per questo, con sempre più forza, si sta facendo strada un cambiamento di sistema che tanti altri Paesi, come l’Italia, hanno già scelto da anni, ovvero il passaggio da un sistema retributivo ad uno basato sul contributivo. L’unico modo, secondo molti esperti del settore, per ricostruire quel patto generazionale che anche a San Marino si è sgretolato negli ultimi anni. Collocamento veloce e più competenze Partiamo dall’occupazione, che è la conseguenza diretta di maggiori investimenti privati e, quindi, dello sviluppo imprenditoriale. Senza imprese non si creano posti di lavoro, a meno che non si voglia trasformare lo Stato nell’unica “impresa” di San Marino. Quindi occorre puntare sulle imprese, che oggi ricercano competenze sempre più specifiche per poter competere sui mercati internazionali. Il primo intervento in tal senso riguarda il collocamento, che deve diventare più veloce e, una volta verificati i requisiti, prevedere procedure standard e quasi automatiche di incontro tra offerta e domanda di lavoro. Poi però ci devo-

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no essere le competenze, vero tasto dolente del sistema sammarinese: un investimento nella formazione è non solo necessario, ma urgente. Questo per collocare al meglio i lavoratori disoccupati o inoccupati, ma anche per evitare che si debba sempre dipendere dal mercato fuori confine (frontalieri). A tal proposito, nella complessiva riforma, anche secondo le indicazioni del Gruppo tecnico che ci ha lavorato nei mesi scorsi, occorre vincolare la permanenza nelle liste alla formazione continua, renderla in pratica obbligatoria, riducendo, al contempo, le tutele (soprattutto economiche) perché non sia più conveniente restare disoccupato piuttosto che andare a lavorare. Dall’indagine eseguita dal Gruppo tecnico, infatti, si scopre che pur essendo migliorato il rapporto tra iscritti e assunti entro i 50 giorni dalla fine della mobilità, “un numero non trascurabile di lavoratori risulta ivi iscritto da lungo tempo”, si legge nella relazione: 681 su 1.319 nel 2014, 299 su 1.336 nel 2015. E di questi “una quota non trascurabile, pur se iscritta da lungo tempo, non ha mai ricevuto un avvio al lavoro o gli avvii al lavoro risultano in numero non superiore a 1 o 2 occasioni”.

può svilupparsi a San Marino senza una chiara e trasparente distinzione tra chi ha effettivamente necessità di un aiuto (economico e non solo) e chi invece non ne ha. La discriminante, ovviamente, non può essere solo il reddito familiare (si pensi ad altri fattori, come l’anzianità o la disabilità), ma l’utilizzo delle risorse senza questa distinzione basilare rischia di darne anche a chi, oggettivamente, non ne avrebbe bisogno, con la conseguenza di darne sempre meno a chi invece non può farne a meno. Proprio per questo il Governo ha deliberato a fine febbraio che i due Gruppi Tecnici, quello per la riforma degli ammortizzatori sociali e quello per l’istituzione dell’ISE, lavorino ora assieme, per arrivare ad un progetto organico e condiviso. E lo stesso dicasi per l’annunciata riforma delle pensioni, dove l’ISE potrebbe rivelarsi altrettanto utile per rimodulare (come vorrebbe fare l’Italia per le pensioni di reversibilità) le prestazioni previdenziali.

Welfare più equo: è ora dell’ISE Il welfare della Repubblica di San Marino si conferma tra i più evoluti al mondo, capace di compensare se non mantenere costante, il livello di benessere dei sammarinesi. Questo non significa, però, che l’insieme degli strumenti messi in campo negli anni sia immodificabile e migliorabile. Anzi, la sfida a cui l’antica Repubblica si sta approcciando, fatta di riforme con evidente rilevanza sociale ed economica, parte da questo presupposto: l’attuale livello di welfare, invidiato da buona parte degli altri Paesi, anche di quelli più grandi e industrializzati, è una conquista e per tale motivo va difesa e resa sostenibile. Ma in maniera più equa. Per questo ogni ragionamento in tema di welfare, previdenza, assistenza o ammortizzatori sociali, ha come obiettivo strumentale l’introduzione dell’ISE. L’Indicatore dello Stato Economico, ipotizzato fin dal 2009 e riproposto ogni anno in finanziaria, oggi oggetto di lavoro di un Gruppo Tecnico incaricato ad hoc, emerge infatti tra gli step fondamentali di tutte le riforme annunciate o già in corso d’opera in questi mesi. Il concetto di equità, infatti, non

Al pari della previdenza, del welfare e del lavoro, è altrettato strategica una riforma della legislazione in materia assicurativa, ferma alla legge del 2007. Oggi (venerdì 7 ottobre) il Centro Congressi Kursaal ospiterà il secondo convegno sul tema, intitolato “Cosa c’è, cosa manca? Per lo sviluppo del sistema assicurativo sammarinese” e sarà dedicato principalmente alla presentazione e rassegna delle conclusioni da parte del Gruppo tecnico di lavoro. Dopo l’intervento del Segretario di Stato Iro Belluzzi, imperniato sulle “Prospettive di crescita per il settore assicurativo nella San Marino di domani” seguirà la tavola rotonda di “Presentazione e rassegna delle prime conclusioni del gruppo tecnico di lavoro”. Sul palco Alessandro Bugli, Consulente Segreteria al Lavoro; Gian Filippo Dughera, Compagnia Sammarinese di Assicurazioni SpA; Marcello Forcellini, Asset Broker Srl; Maurizio Hazan, Docente in Diritto delle Assicurazioni e Marco Micocci, Professore Ordinario di Matematica Finanziaria e Attuariale.

C onvegno I possibili strumenti assicurativi


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di Alessandro Carli

La Circolare numero 3, emessa dall’Ufficio Industria Artigianato e Commercio di concerto con il Dipartimento Prevenzione e che abbiamo presentato su San Marino Fixing della scorsa settimana, ha creato più di un grattacapo alle imprese. Eppure, come spiega Mattia Marinelli della IAM srl, “sarebbe bastato leggere con attenzione il Codice Ambientale (Decreto Delegato numero 44 del 27/04/2012). La Circolare chiarisce difatti che già da quattro anni le aziende si sarebbero dovute allineare con le disposizioni. In estrema sintesi, il documento chiede a tutti gli operatori economici che effettuano sul servizio OPEC le pratiche per una nuova licenza, trasferimento titolarità, trasferimento sede, ampliamento superficie, modifica dell’oggetto della licenza, sede secondaria o riattivazione della licenza, prima della conferma della pratica devono ottenere le autorizzazioni previste dal Decreto Delegato 44/2012. “La IAM – prosegue Marinelli – ha già ricevuto numerose richieste di chiarimento. Tra i servizi che da sempre

I mprese

FIXING - Anno XXIV - n.37 - Venerdì 7 Ottobre 2016

La Circolare n. 3 dell’Ufficio Industria recepisce alcune “voci” del Decreto Delegato 44/2012

Ambiente: nuove regole per le aziende di San Marino Marinelli: “L’iter per istruire una pratica è uguale per tutti, attenzione ai pericolosi” offriamo, c’è anche quello di consulenza e di espletamento delle pratiche”. Già, ma cosa comportano le nuove disposizioni? E quali sono le casistiche? “Per quel che concerne la dichiarazione dei rifiuti prodotti in ottemperanza all’articolo 24 del Decreto Delegato 44 del 27/04/2012, si va dalle pratiche più semplici – mi riferisco alle agenzie di viaggio o agli studi notarili, giusto per fare due esempi concreti - a quelle più complesse. Sia per le prime che per le seconde l’iter non cambia, va richiesta (a discrezione della azienda) all’Azienda dei Servizi l’assimilabilità ai rifiuti urbani limitati a carta, plastica, rifiuto indifferenziato, vetro e orga-

Il Sole 24 Ore News

nico, integrando poi alla pratica istruita gli altri CER (Codice Europeo Rifiuto) che l’attività produce”. Esempi concreti ne sono i toner, le stampanti, i monitor, eccetera. “Molte imprese, oltre ai rifiuti sopra citati, lavorano con diverse tipologie di macchinari e prodotti che producono poi una serie di rifiuti specifici. Se l’iter per istruire una pratica è uguale per tutte le tipologie di attività, la complessità della pratica cambia in base al tipo di rifiuti prodotti soprattutto quando devono essere stoccati secondo normativa i rifiuti speciali pericolosi. Per queste tipologie difatti possono essere previste analisi chimiche per

Calenda: “Nel 2017 il Governo mette a disposizione 26 mld di incentivi” Il Sole 24 Ore www.ilsole24ore.com

“Il messaggio è che siamo di fronte a una rivoluzione profondissima dell’industria e del lavoro. Il governo questa rivoluzione l’abbraccia con questo piano mettendo a disposizione, fra diretti e indiretti, 26 miliardi di incentivi, molto concentrati nel 2017. Questa parte della manovra è per i giovani e per i vecchi, è per chi investe: possono essere anziani o giovani, a me interessa che investano”. Lo ha sottolineato il ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, che ha illustrato il piano 4.0 al Padova Nòva - Open Innovation days organizzato da Nòva24-Il Sole 24 Ore in collaborazione con l’Università degli Studi di Padova. “Sono 13 miliardi di incentivi agli investimenti e sono automatici - ha aggiunto il ministro - gli investitori non devono fare niente se non investire. Hanno tre li-

nee, super ammortamento, iper ammortamento e un rafforzamento del credito alla ricerca e innovazione. Poi c’è un rafforzamento di strumenti esistenti: abbiamo rafforzato il fondo centrale di garanzia che garantisce fino all’80% circa un ammontare fra i 22 e i 25 miliardi di credito alle Pmi che abbiamo concentrato sugli investimenti, che riteniamo sia il tema principale per le imprese e per il paese”. All’Europa serve un grande piano di investimenti, un new deal. A esserne convinto il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda. “Oggi per rimettere assieme le tante fratture che ci sono nelle democrazie occidentali tra chi ha vinto e chi ha perso in conseguenza della globalizzazione e dell’innovazione la strada è quella di un grande piano di investimenti privato e anche pubblico.

Gli investimenti pubblici e privati chiudono questa polarizzazione e consentono alle democrazie di ritrovare una loro stabilità, all’occidente di ritrovare una prospettiva sul futuro senza la quale prevalgono i populismi”. Sempre sull’Europa, il Ministro ha aggiunto che “La mia impressione è che siano nella totale confusione. A Bruxelles siamo andati a parlare di acciaio e di politica industriale, una parola che è scomparsa, anzi, viene considerata una parolaccia”. “Per fortuna - ha proseguito il ministro - tutto il fronte dei paesi europei, Germania, Francia, noi, ieri ha messo su questo punto all’indice la Commissione dicendo: non è possibile che qui sia scomparsa la parola politica industriale da un continente che è stato grande grazie all’industria”.

individuare la natura del rifiuto - per identificarne un CER specifico- ed il lay-out di stoccaggio aziendale (richiesto obbligatoriamente come allegato alla pratica) che dovrà essere più dettagliato”. Come la IAM srl. “Siamo ben consci che le realtà produttive del territorio non possano sapere tutto. Noi effettuiamo anche servizi di consulenza a domicilio: ci rechiamo in loco, visioniamo l’edificio o gli uffici e diamo un supporto concreto a compilare in maniera corretta tutta la modulistica richiesta per Legge. Ci è capitato più volte di ‘entrare’ in un’impresa e trovare rifiuti fermi da 10 o più anni. E quando parliamo di rifiuti mi riferisco sia a quelli non pericolosi che pericolosi”. In base a quanto ritrovato, “diamo una mano ai clienti. Compiliamo la documenta-

zione necessaria, effettuiamo i versamenti previsti ma anche spieghiamo le best practice per una gestione più attuale e meno costosa”. Parte dei servizi sono consultabili sul sito http://www. iamrsm.com nella sezione news. La Circolare numero 3 La Circolare specifica che dal 1 gennaio 2017 sarà obbligatorio allegare le autorizzazioni. Per evitare di arrivare con il fiato corto, basta organizzarsi. E sapere che la pratiche richiedono un po’ di tempo. Non moltissimo, a dire il vero. “In genere ci vogliono circa 10-15 giorni” spiega il professionista. Dopo aver ricordato che la modulistica aggiornata relativa alle autorizzazioni o comunicazioni è scaricabile dal sito http://www.iss.sm/on-li-

ne/home/dipartimento-prevenzione/sanitapubblica/tutela-dellambiente-naturalee-costruito/modulistica. html, qualche suggerimento. E’ importante poi anticipare i tempi. Se un’azienda ha in programma un cambio di licenza, è bene che inizi a pensare come sbrigare la pratica che dovrà poi consegnare al commercialista. “Ci interfacciamo direttamente con il cliente. Se poi ha qualche difficoltà, in seconda battuta ci raffrontiamo anche con il commercialista”. Giova infine ricordare che con il COE, da attenersi prima del rilascio licenza (come prevede l’art 22 della Legge 40/2014), l’azienda può eseguire le attività preparatorie all’esercizio dell’attività e che il rilascio della licenza va effettuato solo a completamento dei lavori in quanto abilita all’esercizio.


L’architettura di una “Città felice” Per Lodovico Zuccolo è la Repubblica di San Marino: l’autore faentino nel Seicento fece dialogare Moricucci e Belluzzi. Il Titano si erge a luogo “perfetto” per la sua millenaria libertà e per i giovani Il Seicento è stato un secolo “felice” per la Repubblica di San Marino. Tra il 1613 e il 1633 ben tre scrittori creano le basi del “mito” del Titano nelle vesti di “Stato ideale” e appunto “città felice”: Traiano Boccalini, Matteo Valli e Lodovico Zuccolo. Quest’ultimo, nato a Faenza nel 1568, nella sua vita scrisse diversi testi, tutti molto interessanti: “Discorso della ragione del numero del verso italiano”, “Dialoghi” ma soprattutto “Belluzzo ovvero della città felice” in cui, muovendo una serie di critiche a “Utopia” di Tommaso Moro, “disegna”, attraverso un’architettura (di parole), le caratteristiche di un Stato ideale. La Repubblica di San Marino, appunto. Un testo che, come scrive benissimo Paolo Costantino Pissavino, “presenta ‘Il Belluzzi’ come una sorta di abregé dei temi fondamentali che caratterizzarono nell’i-

deologia della conservazione le scritture politiche dell’età della Controriforma e Barocca (…).Zuccolo veniva ad elevare San Marino a peculiare paradigma di un sistema politico a base popolare, approdo dottrinale tutt’altro che diffuso nella cultura cinque e seicentesca”. L’ottimo Claudio De Boni dell’Università degli Studi di Firenze inquadra, in una ricerca, la ricerca e l’obiettivo di Zuccolo. “Nel capitolo dedicato alla ragion di Stato” l’autore osserva “che non esiste una ragion di Stato, ma tante quante le forme di Stato esistenti: se tale dottrina si propone di suggerire i mezzi per la conservazione di un determinato potere statale, ‘non verrà altro a dire che un operare conforme all’essenza o forma di quello stato che l’uomo si ha proposto di conservare o di costituire’ (…) È infatti sua intenzione dichia-

rare che non ogni ragion di Stato va presa automaticamente per buona, perché ‘se buona sarà la forma della republica, giusta sarà la ragione di stato die la risguarda; e, se la forma della republica sarà mala, ingiusta doverà dirsi la ragione di stato’, che a quella è indirizzata”. La biblioteca di Stato, nel suo archivio, conserva alcune copie degli anni Trenta edite da Zanichelli ma anche un prezioso volume, fatto stampare nel 1987 dal Credito Industriale Sammarinese, che riunisce i tre scrittori, Traiano Boccalini, Matteo Valli e Lodovico Zuccolo appunto. Della città felice L’autore, nel frontespizio del libro, mette subito in chiaro gli interlocutori del dialogo, che ci piace immaginare all’aria aperta: Gio. Andrea Belluzzi e Vincenzo Moricucci, “Medico” di Mondai-

no. Ma è al primo personaggio, quel “Belluzzo” che dedica, sin dalle prime battute, parole al miele, definito “personaggio assai commodo de’ beni di fortuna, ma però è meglio fornito di quelli dell’animo, ne’ quali non cede o per vivacità d’ingegno o per nobile eruditione, o per rara prudenza a nissun altro gentiluomo di S. Marino sua patria”. E al Belluzzi, Zuccolo fa dire che la sua terra “per più di mille anni, senza haver sentite percorre gravi di fortuna austera, si trova ancora libera, e vergine (..) e non paga tributo a nissuno”, né mai “fece homaggio a Potentato maggiore”. E ancora: “La Repubblica, per la buona natura de’ cittadini, viene a preservarsi libera dai moti interni e per la fortezza del sito e dalle insinuazioni esterne”. Dopo aver descritto le caratteristiche della città ideale, lo

stesso Belluzzi le cala sul suo Stato. Stato in cui tutti “siamo poveri ma tuttavia commodi la più parte rispetto alla semplicità del viver nostro; dove il poco ne pare assai perché non habbiamo da impiegare il molto; dove si una la cortesia perché la scarsezza del denaro non ha potuto introdurre la tenacità del proprio” né l’ingordigia degli altri. A San Marino, e parla ancora il Belluzzi, non vengono “forastieri e corrompere i nostri costumi, non mercanti a introdurre delitie, non banchieri a distruggerci co’ i cambi”. Nella sua esposizione, il sammarinese cita la coltura dei campi “aspri”, ma anche i giovani, abituati alle fatiche e a sfuggire a più poteri. A San Marino “non si dà ricapito a’ banditi, non si ricettano ladri, non si fanno favori ad “alcun Prencipe”. Altro bellissimo paragone, quello tra il Titano e Sparta. Il

metro, il terreno di confronto è il mondo dei giovani. “Colà (Sparta, ndr) l’educazione dei giovani era troppo aspra perché facea di mestiere di ritirarli con duro morso dai piaceri, e di trattenerli con violenza in eserciti”. Sul Monte invece “l’asprezza del viso, la strettezza del luogo, la penurie di delitie li rende senza molto sforzo sani e robusti e continenti”. In senso più ampio, “l’uguaglianza e la frugalità di Sparta fu opera di sola prudenza” mentre quella di San Marino può fare affidamento anche “alla natura del luogo”, che tiene “fermi quei provvedimenti di viver sobrio e moderato” che “prudenza ed equità introdusse “ sin “dal principio”. Per Zuccolo-Belluzzi quindi San Marino è “La città felice” perché possiede un perfetto ordinamento. Alessandro Carli


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S peciale Cultura

FIXING - Anno XXIV - n.37 - Venerdì 7 Ottobre 2016

La “corrente” è stata ideata da Alberto Rino Chezzi: Decalogo e nomi

Per un Neo Simbolismo libero e soggettivo L’architettura dei colori, dei segni, della parola e dell’atto creativo Il simbolismo è un movimento culturale che si è sviluppato in Francia nel XIX secolo e che si manifestò nella letteratura, nelle arti figurative e di riflesso nella musica. Sebbene manifestazioni di arte simbolista si siano avute anche prima, convenzionalmente si fa coincidere la data di nascita del Simbolismo con la pubblicazione su “Le figaro” del “Manifesto del Simbolismo” da parte del poeta Jean Moreas nel 1886. I canoni fondamentali del simbolismo sono stati l’ideismo, cioè l’espressione delle idee per mezzo delle forme, la sintesi, cioè la riduzione in essenza dei simboli per meglio

suggerire l’evocazione; il soggettivismo, cioè il considerare l’oggetto come segno dell’idea concepita dal soggetto. Tutto questo è generalmente accompagnato da un’intensa emotiva, più o meno velata. A distanza di 130 anni, un gruppo di artisti italiani e sammarinesi ha deciso di fondare “Neo@Sim”, e lo ha fatto attraverso un Manifesto programmatico, ideato da Alberto Chezzi e a cui hanno aderito Nicola Rosti, Alice Drudi, Erica Agostini, Thea Tini, Gabriele Gambuti, Loretta Militano, Luca Bezzetto, Antonio Lengua, Flora Tumminello e Vittorio Brigliadori. Un Manifesto che si esplica

attraverso un Decalogo (e, trattandosi di arte, è facile pensare ai 10 mediometraggi diretti dal regista polacco Krzysztof Kieślowski) apparentemente poetico-filosofico. Lo leggiamo assieme. Il Segno è il tutto e il tutto ricomprende anche il segno. Il colore è il tutto e il tutto ricomprende anche il colore. Il suono è il tutto e il tutto ricomprende anche il suono. La parola è il tutto e il tutto ricomprende anche la parola. Il simbolo è il tutto e il tutto ricomprende anche il simbolo. L’atto creativo è il tutto e il tutto ricomprende anche l’atto creativo. Libertà e amore sono il tutto e il tutto ricompren-

C onsorzio Terra di San Marino

de anche la libertà e l’amore. La ricerca interiore è il tutto e la ricerca interiore ricomprende anche la ricerca interiore. La trasformazione è il tutto e il tutto ricomprende anche la trasformazione. Siamo i nuovi alchimisti che sapientemente utilizzano i simboli per divenire uomini-dei. “Pur non indicando nessuna via espressiva come la migliore, la ricerca interiore è la via maestra per approdare a sperimentare la natura umana quale portatrice id libertà e amore” si lemme nel Manifesto. “Il Neo Simbolismo è perciò l’espressione di qualsiasi forma artistica in più territori e luoghi tra loro con-

tinui: nel luogo materiale, nel luogo del segno e infine nel luogo del simbolo”. Intanto l’ideatore, che ricordiamo ha partecipato alla anche alla Biennale di Venezia nel 2009, è al lavoro anche su un progetto intitolato “Angelo custode”. In estrema sintesi, chiede ad amici e colleghi di posare per una fotografia davanti a un suo quadro che rappresenta, per l’appunto, un angelo custode.

Il Presidente della Cooperativa Apicoltori Sammarinesi Melissa Marzi “Il 2016 è un anno molto difficile”. Eppure non mancano le eccellenze

“Otzi, la mummia di Similaun, quando nel 1991 è stata rinvenuta sulle Alpi Venoste, aveva con sé una pallina di propoli, utile per disinfettare le ferite. Aveva una ferita da freccia”. L’aneddoto raccontato da Melissa Marzi, Presidente della Cooperativa Apicoltori Sammarinesi, diventa ancora più interessante se si considera che l’uomo “venuto dal ghiaccio” visse indicativamente in un’epoca compresa tra il 5300 e il 5100 a.C. e che quindi fa emergere l’utilizzo, già 7.000 anni fa, dei prodotti delle api come fitomedicina, medicina naturale. Lo spunto storico ci permette di “entrare” idealmente nel mondo degli apicoltori del Titano (“Ad oggi – spiega Melissa – i soci della Cooperativa sono circa 60; nonostante le difficoltà comunque, sempre più giovani si avvicinano a questo mondo ”) e di capire lo stato dell’arte del settore. Settore che quest’anno, senza troppi giri di parole, ha sofferto molto. “Il 2016 è andato molto male: la produzione si è più che dimezzata rispetto

al 2015. Lo scorso anno sono stati raccolti mediamente 4 quintali di miele per apicoltore locale esperto, quest’anno oscilliamo tra il quintale e i due quintali”. I motivi di questa contrazione, spiega il Presidente, sono molteplici. In prima battuta il clima. “Il surriscaldamento del Pianeta ha avuto ricadute pesanti sul mondo delle api: la fioritura è ‘sfasata’ rispetto al passato. Con la pioggia inoltre le api non

riescono a volare”. A questo si possono aggiungere alcune tipologie di trattamenti a cui viene sottoposta l’agricoltura che che fanno perdere la memoria alle api, impendendo loro di ritornare all’alveare. Nonostante queste problematiche, che come detto incidono sulla produzione, i barattoli di miele del Titano sono presenti. “L’acacia si fa ancora bene – prosegue Melissa Marzi, laureata in scien-

ze naturali a Ferrara e con una specialistica in Scienze preistoriche -, così come il Millefiori. Quest’anno la Melata è stata abbondante, anche a causa dell’umidità”. La particolarità del 2016 è rappresentata dal coriandolo. “Una produzione di nicchia che ci caratterizza da “un sapore molto forte”. Com’è noto, le api fanno anche tanto altro. Il polline, per esempio, utilizzato dall’uomo come integratore

naturale. “le api non hanno gli anticorpi – rivela il Presidente – e per aumentare le proprie difese immunitarie, assumono il polline”. Quindi, quando si va a prelevare, “è importante lasciargliene un po’ anche per loro”. Altro prodotto molto conosciuto è la pappa reale. “E’ una secrezione delle api operaie e serve per nutrire le larve”. Una volta che l’ape regina depone le uovo, le ‘operaie’ alimentano i “piccoli” con questo prodotto prezioso per tre giorni. Dopo 72 ore “comuni”, la separazione. “Quelle che vengono alimentate ancora con la pappa reale diventeranno api regine, le altre invece, che proseguono nutrite a polline e miele, da grandi diventeranno api operaie”. I prodotti delle api dialogano con il cibo, la medicina e la cosmesi. “Il miele si presta ad essere abbinato ai formaggi stagionati, ma anche per gli infusi, oltre che come dolcificante. Rispetto allo zucchero è più sano perché ha il glucosio, il fruttosio e il saccarosio”. Nella cosmesi invece “la cera d’api è il componente base

“Si tratta di una performance creata da agosto alla Rocca di Verucchio in occasione dell’esibizione degli Es Nova - spiega hezzi -. Quando il pubblico sentiva il momento di ‘pieno’, si alzava, si posizionava davanti all’opera e veniva ‘fermato’ con una fotografia. Noi tutti siamo o abbiamo bisogno di angeli custodi: ci occupiamo degli amici, dei figli, dei genitori. Credo sia un messaggio positivo anche per il nostro Paese”. AC

Rubrica periodica a cura del Consorzio terra di San Marino tel.(00378)0549-902617 Fax.(00378)0549-906278 mail to: consorzioterradisanmarino@ omniway.sm

di molte creme” ma anche di alcune “protezioni” che vengono utilizzate per la falegnameria. In farmacia invece “il miele serve come lenitivo per la pelle: la elasticizza e la nutre in profondità”. Dopo aver confessato di essere in una fase di sperimentazione dell’idromele, Melissa spiega che in cosmesi si impiega anche il veleno delle api. “Vengono collocate su un vetrino e, dopo una lieve scossa, si impauriscono e tirano fuori il pungiglione e il veleno”. Veleno che è un ottimo antiossidante. Il miele infine è un conservante per gli alimenti. Così piccola l’ape, così grande la sua importanza per l’uomo.


S peciale Cultura

FIXING - Anno XXIV - n.37 - Venerdì 7 Ottobre 2016

Nella vita non c’è niente di più accattivante che costruire qualcosa

L’essenziale è rispettare sempre i muri portanti

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! Venezia, Biennale

L’architettura come voce politica: risposte concrete ai bisogni della società

Per De Carlo essere felici “è un lavoro”. E servono i chiodi e le tavole di Simona Bisacchi Pironi

Possiamo vincere una partita, ricevere congratulazioni, qualche complimento e a volte avere addirittura ragione. Ma non c’è niente di più accattivante che costruire qualcosa. Architetti della nostra esistenza, progettiamo il nostro caos ed edifichiamo le giornate a disposizione, nell’unico lavoro rimasto a tempo indeterminato: vivere. Andrea De Carlo scrive che “È un lavoro essere felici. È una costruzione. Devi metterla giù tavola per tavola e chiodo per chiodo, e controllare di continuo che tutto sia a posto, e tenere ben spalato tutto intorno. Ci vuole un sacco di manutenzione” (da “Uto”). Costruiamo risate. Paranoie. Piccole tragedie e grandi passatempi. Fabbrichiamo giustificazioni. Inconvenienti. Perplessità. “Porto la catena che mi sono fabbricato in vita” rispose a Scrooge il suo vecchio socio Marley, che trascinava a fatica i piedi pur essendo un fantasma (Charles Dickens, “Canto di Natale”). E quando proprio ci impegniamo, quando siamo fortunati e non siamo disposti ad arrenderci, costruiamo relazioni, amicizie, famiglie. “La famiglia. Eravamo uno

strano piccolo gruppo di personaggi che si facevano strada nella vita condividendo malattie e dentifrici, bramando gli uni i dolci degli altri, nascondendo gli shampoo e i bagnoschiuma, prestandoci denaro, mandandoci a vicenda fuori dalle no-

La TOP FIVE di Fixing

1

Harry Potter e la maledizione dell’erede (J. K. Rowling, Jack Thorne, John Tiffany) Salani € 19,80

2

Un po’ di follia in primavera (A. Gazzola) Longanesi € 16,90

3

Born to run (B. Springsteen) Mondadori € 23

4

Il turista (M. Carlotto) Rizzoli € 18

5

Il domatore di leoni (C. Lackberg) Marsilio € 19

stre camere, infliggendoci dolore e baci nello stesso istante, amando, ridendo, difendendoci e cercando di capire il filo comune che ci legava” così la scrittrice statunitense Erma Bombeck riassume le dinamiche e le meraviglie che edificano le fondamenta - collettive e individuali - di chi vive sotto uno stesso tetto. Ma ogni volta che siamo pronti a costruire qualcosa, dobbiamo anche essere risoluti nello smantellare ciò che non serve. “Che sia bene o male, talvolta anche rompere qualcosa è molto piacevole” (Fedor Dostoevskij). L’essenziale è portare rispetto per i muri portanti: non toccate i vostri principi, custodite i valori che vi hanno insegnato da piccoli, siate sempre pronti a dire “buon-

giorno” e “grazie”, o l’edificio che state costruendo - per quanto nuovo, innovativo e necessario - vi crollerà addosso. Perché avere il coraggio di demolire non significa annullare, non implica annullarsi, ma abbattere le barriere e andare più in là, spinti dal desiderio di crescere. “Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito” (Antoine de Saint Exupery, “Cittadella”). L’infinito, quello no, non si costruisce. Quello si può solo scoprire, a piccole dosi, pezzettino dopo pezzettino. Mentre si tenta di costruire qualcosa. Qualcosa che non sia solo nostro, ma possa essere condiviso con qualcuno.

Simona B. Lenic scrittrice, autrice di “Setalux” libro candidato al 51° Premio Bancarellino Su San Marino Fixing scrive di libri, letture e lettori.

Nell’immagine scelta dal curatore della sezione “architettura” della Biennale di Venezia, Alejandro Aravena, c’è tutta la forza portatrice di un messaggio da esplorare, da far esplodere e allo stesso far calzare e che si totemizza nel dialogo tra le domande del terzo millennio – domande che attraversano la stretta attualità, ergo gli aspetti sociali, politici ed economico-ambientali – e le risposte “concrete”, fattibili, che nascono dalla creatività degli architetti. Il curatore difatti ha richiamato in vita quel Bruce Chatwin che, in occasione di un viaggio in Sud America, incontrò l’archeologa tedesca Maria Reiche. La studiosa, che non disponeva di grandi capacità economiche, per assicurarsi una nuova prospettiva sul mondo, girava con una scala sulle spalle per potersi comunque assicurare quella visione dall’alto necessaria per comprendere meglio le curve della società. E il titolo scelta per questa edizione della kermesse veneziana – “Reporting from the front” – ben racchiude l’obiettivo che si vuole – anzi, si deve prefiggere – l’architettura: “Segnalazioni dal fronte”, ovviamente, che chiedono una risposta. “Abbiamo lamentato più volte, aprendo le scorse Biennali – ha scritto il Presidente Paolo Baratta presentando la manifestazione - che il tempo presente sembrava caratterizzarsi per un crescente scollamento tra architettura e società civile. In diverso modo le passate Biennali se ne sono occupate. Con questa Biennale voglia-

mo indagare in modo più esplicito se e dove vi sono fenomeni che mostrino una tendenza contraria di rinnovamento; si va alla ricerca di messaggi incoraggianti”. E i messaggi incoraggianti, auspicati sulla carta, si sono trasformati in idee: i progetti visti soprattutto in Arsenale dimostrano la volontà di voler creare, nel senso del to make inglese, e rigorosamente dall’alto della scala della Reiche – un panel di azioni che parlano della vita sociale e politica del mondo, ma anche della necessità di far dialogare, in maniera sempre più stretta, pubblico e privato: spetta ai primi legiferare tutte quelle normative che permettano poi al privato di muoversi. Così nel padiglione Italia, cantiere aperto sulla mobilità sociale, così la Romania, alle prese con un processo di “demograficazione” a nido d‘ape, così la stessa Venezia (foto Francesca Faedi), che si interroga sugli equilibri tra i disegni di Tadao Ando (sì, l’architetto chiamato anche a San Marino per il polo museale) e la filologia della Punta della Dogana, e sul tempo del legno. Così ancora i villaggi blu, l’urbanizzazione derivante dai flussi migratori che attraversano l’Europa, il problema dell’accesso alle energie naturali, la “deurbanizzazione” degli stessi architetti – altro processo migratorio – che lasciano le agorà per cercare un luogo altro, alto, da cui vedere, studiare, medicare il mondo. Come ha fatto, in maniera “precursionistica”, Reiche. Alessandro Carli



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