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LA THAILANDIA INVERTE LA LEGALIZZAZIONE DELLA MARIJUANA

Il 10 gennaio, il governo thailandese ha annunciato l’inversione delle sue politiche progressiste nei confronti della cannabis, a distanza di soli 18 mesi da quando il Paese era stato il primo del Sud-Est asiatico a legalizzare questa sostanza. Il nuovo governo, guidato dal Primo Ministro Srettha Thavisin, intende limitare l’uso della cannabis a scopi strettamente medici, come indicato in una recente proposta di legge.

Dopo l’insediamento dello scorso anno, Srettha ha promesso che avrebbe “rettificato” le legislazione sulla cannabis nel giro di sei mesi, facendo seguito ai timori secondo cui la liberalizzazione avrebbe comportato un incremento del consumo di droga a scopo ricreativo.

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La proposta di legge, redatta dal Ministero della Sanità, non solo limita l’uso della cannabis a scopi medici, reintroduce inoltre pene severe sia per la detenzione che per l’uso della stessa, ivi incluse multe salate e pene detentive che possono arrivare fino a un anno. Il nuovo Ministro della Sanità Cholnan Srikaew ha annunciato che gli estratti di cannabis contenenti più dello 0,2% del principio attivo tetraidrocannabinolo, o THC, saranno classificati come narcotici.

Dichiara che lo scopo della legge è quello di rettificare ciò che il governo percepisce come “un uso errato della cannabis”. La mossa di Srettha segna un netto cambiamento rispetto alla posizione pionieristica assunta dal governo del Primo Ministro Prayut Chan-o-cha, che aveva tolto la cannabis dal registro delle sostanze stupefacenti illegali del Paese, consentendo la coltivazione, il commercio e l’uso legale di marijuana e canapa. Quasi da un giorno all’altro, il risultato è stato un boom di attività commerciali legate alla canna-

bis, come dispensari, cafè dedicati e spa della canapa. Città come Chiang Mai e Bangkok hanno abbracciato questa tendenza, ospitando festival dell’erba che hanno attirato turisti e alimentato ulteriormente la crescita dell’industria della cannabis.

Nelle interviste rilasciate ai media, Srettha ha espresso timore per l’abuso di droghe. “La politica sulla cannabis consisterà nella cannabis per uso medico”, ha dichiarato in un’intervista poco dopo il suo insediamento. “Non sono d’accordo sull’uso ricreativo”.

Nel frattempo, Anutin Charnvirakul, ex ministro della Sanità che è stato il principale fautore della legalizzazione, ha chiarito che l’obiettivo non è mai stato quello di consentire il consumo pubblico di cannabis a scopo ricreativo. L’intenzione era invece quella di promuovere le politiche sulla cannabis per scopi medici, che a loro volta avrebbero creato opportunità economiche per i coltivatori. La brusca inversione di rotta ha deluso i sostenitori della legislazione, suscitando preoccupazioni per il suo impatto sull’economia e sulle numerose imprese del settore della cannabis. Gruppi di advocacy come Future Cannabis Network sostengono come il cambiamento di posizione del governo

sia una reazione impulsiva, e suggeriscono che è troppo tardi per riclassificare la cannabis come narcotico illegale. Kitty Chopaka, sostenitrice della cannabis, ha detto a Voice of America che sperava che il governo si fermasse di fronte a un divieto generalizzato. “Spero che l’intenzione fosse quella di sbarazzarsi di tutti quei luoghi che non hanno licenze o di tutta la cannabis illegale”, ha affermato, esprimendo il timore che una nuova penalizzazione possa avere un impatto pesante sui poveri.

Se le ramificazioni economiche sono un punto focale in questo senso, l’inversione di politica potrebbe avere anche implicazioni legali. Il passaggio da un contesto di cannabis depenalizzata a uno restrittivo presenta potenziali sfide dal punto di vista giuridico.

Gli attuali imprenditori dell’industria tailandese della cannabis potrebbero avere difficoltà ad adattarsi alle nuove normative. Il cambiamento introduce potenziali sfide in ambiti quali i contratti, che potrebbero portare a controversie. Gruppi come Future Cannabis Network potrebbero esplorare vie legali per esprimere timori e contestare le azioni del governo in tribunale.

Il brusco ritorno della Thailandia alla penalizzazione sottolinea i diversi atteggiamenti e approcci adottati dalle nazioni in questo ambito e riflette la complessa interazione di fattori culturali, politici e sociali che modellano le politiche sulle droghe in tutto il mondo.

Fonte: thediplomat.com IL

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QUAL È LA VARIETÀ OUTDOOR CHE FA PIÙ AL CASO MIO?

Ciascuno ha le proprie preferenze e fa le proprie scelte personali nel selezionare la varietà da coltivare. Se si vogliono pianificare le stagioni all’aperto, vale la pena fare un breve elenco di ciò che bisogna tenere in considerazione, per poter ottenere i migliori risultati possibili nelle condizioni più adatte. In questo articolo, vi parlerò di alcuni aspetti che vi aiuteranno a prendere la decisione migliore nel selezionare la varietà che volete coltivare all’aperto.

Fattori da prendere in considerazione

Potreste aver già scelto l’ultimo ibrido di Zkittles o Runtz, ma non tutti sono in grado di coltivare una varietà qualsiasi. La zona in cui vivete gioca un ruolo fondamentale nel modo in cui le piante maturano e producono. Qui di seguito vi parlo di alcune variabili che vi aiuteranno a restringere il campo per scegliere la varietà per voi più pratica.

FEMMINIZZATE O REGOLARI?

I coltivatori della vecchia scuola si attengono sempre ai semi sessati regolari, per poi estrarre le piante maschio in un secondo momento. I semi femminizzati, invece, garantiscono che tutte le piante sono femmine e producono cime. I vantaggi ci sono sia nel caso dei semi regolari che di quelli femminizzati, ma se si vuole ottenere il maggior numero di cime possibile, i semi femminizzati sono sempre la scelta più efficiente.

INDICA, SATIVA O IBRIDI

Le piante di cannabis indica rimangono corte e tozze, con spazi internodali stretti e foglie a ventaglio grandi e grasse. Quando fioriscono, le piante di indica ci mettono fra le 7 e le 8 settimane, non si allungano molto e terminano il loro ciclo con un’altezza di circa 100-125 cm. La Sativa

sarà l’esatto opposto, il che significa che ci si può aspettare di avere piante alte e allampanate, dall’aspetto cespuglioso e con numerosi rami laterali, che ci mettono 10-12 settimane per fiorire. Gli ibridi rappresentano il meglio di entrambi i mondi e saranno pronti per il raccolto intorno alle 8,5-9,5 settimane.

SEMI DI CANNABIS AUTOFIORENTI

Personalmente amo coltivare le autofiorenti, perché crescono praticamente da sole e non c’è bisogno di fare granché per loro. A parte tenerle in un vaso grande, somministrare abbondanti sostanze nutritive ed evitare di cimarle, non si può sbagliare con le piante di dimensione medio-bassa che inizieranno a fiorire automaticamente dopo 30 giorni di vita.

VARIETÀ CBD

Per i coltivatori che non vogliono livelli di THC altissimi che diano alla testa, o per chi ne fa uso medico e ha quindi bisogno di fumare qualcosa di soft che aiuti con le infiammazioni, le varietà a predominanza di CBD sono la scelta giusta. Data l’ampia scelta e varietà sul mercato, vi suggerirei di provare a coltivare diversi rapporti CBD / THC, come 1:1 (5% / 5%), 2:1 (10% / 5%) e 10:1 (10% / 1%), per esempio.

E SE USASTE I CLONI?

È possibile piantare i cloni all’aperto, ma è necessario aspettare molto più tempo nel corso dell’anno e piantare all’esterno a giugno. I cloni sono un ottimo modo per coltivare piante di piccole dimensioni durante l’anno. Se potete, cercate sempre di lavorare con i semi e piantateli il prima possibile (aprile/maggio).

Altri fattori da prendere in considerazione

Dopo aver riflettuto su quale sia la soluzione migliore per voi e per il clima in cui vivete, la prossima serie di fattori da prendere in considerazione è quella ambientale e genetica. Di seguito vi riporto un elenco di fattori importanti che possono entrare in gioco in questo contesto.

TEMPO DI FIORITURA

Bisogna essere realistici e lavorare con una varietà che completi il suo ciclo in tempo e produca un buon raccolto. Per i coltivatori del Nord Europa è meglio attenersi alle piante di indica o alle autofiorenti a fioritura rapida di 7-8 settimane, mentre nel Sud Europa si può optare per le piante di sativa a fioritura lunga.

FATTORE RESA

Anche se una varietà può essere classificata come una grande produttrice, avrete bisogno di una quantità costante di sole perché le cime si sviluppino davvero al massimo del loro potenziale. Sarebbe un vero peccato se le vostre piante

di grandi dimensioni non riuscissero a ricevere l’intensa quantità di luce del sole di cui hanno bisogno. Non basate la vostra scelta sulla resa, a meno che non viviate in un clima caldo.

RESILIENZA AL FREDDO

Il Nord Europa è noto per il clima umido, le basse temperature e la scarsa insolazione. In questo

a predominanza

caso, trovare una varietà che resista a questo clima rigido e impegnativo sarà un plus. Le piante di Indica e le autofiorenti sono spesso le migliori candidate per i Paesi freddi.

RESILIENZA ALLO STRESS TERMICO

Se dovete preoccuparvi che le vostre piante si surriscaldino e si stressino, dormirete sonni più tranquilli sapendo che le piante tollerano il caldo. Gli ibridi a predominanza sativa e le piante di sativa sono in grado di gestire i climi caldi con facilità.

RESISTENZA ALLE MUFFE

Non tutte le varietà resistono alla muffa, mentre altre sono vere e proprie calamite per la muffa. Gli incroci di Northern Lights e Afgana in genere sono più resistenti alla muffa rispetto alle piante di sativa. Se il luogo in cui vivete è caratterizzato da elevati livelli di umidità, pensateci due volte prima di coltivare piante note per la produzione di cime dure e dense. Queste piante sono spesso più soggette all’attacco delle muffe.

L’AROMA E I TERPENI

Quest’ultimo punto è più che altro una precauzione di sicurezza per evitare di attirare l’attenzione delle autorità e di turbare i vicini. Per quanto ci piaccia coltivare piante dalla fragranza pungente e gassosa, appariscenti e puzzolenti, se vivete in un Paese in cui le leggi non lo permettono potrebbe non essere la migliore delle idee. Il mio consiglio è quello di coltivare invece varietà floreali e fruttate.

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Questo coltivatore ha riempito di piante lo spazio dietro il muro del suo giardino. Questo ibrido indica fiorirà in 8-9 settimane e raggiungerà un’altezza finale di 120 cm.

Intervista

Torna l’Italian Cannabis Cup e trionfa Leo Bizz

Durante la fiera bolognese Indica Sativa Trade dello scorso aprile è tornata, dopo ben nove anni di pausa, la leggendaria Italian Cannabis Cup. Un evento di profonda portata politica, summa dell‘Antiproibizionismo italico, con la A maiuscola, un momento in cui i growers del nostro paese hanno rivendicato l‘orgoglio di un pollice verde inarrestabile anche durante i periodi storici più difficili. Il principe di quest‘edizione è stato Leo Bizz che ha trionfato grazie alla sua passione e che Soft Secrets ha incontrato a margine della fiera affinché potesse condividere la sua esperienza.

Partiamo dalle basi, che tipo di grower sei?

Sono un grower semplice, un maniaco del VPD [Ndr. vapor pressure deficit] alla ricerca dell’elisir perfetto mentre aspetto una libertà che ci è stata negata da tanto tempo. Mi informo costantemente su i vari prodotti per aumentare resa, qualità e diminuire il grande lavoro che c’è dietro alla buona riuscita di una coltivazione.

Quali tecniche di coltivazione prediligi?

Come tutti ho iniziato dal terriccio di torba innaffiando con una pompa sommersa e una lancia, quindi vasi di terriccio sotto una HPS con alimentatore ballast elettromagnetico per poi passare a un alimentatore elettronico LUMATEK. Poi sono andato a vivere in California e lì sono passato a un tipo coltivazione sempre in terra, ma con “ebb and flood”. Nota anche come tecnica del flusso e riflusso, è un metodo di coltivazione idroponica che alterna periodi di inondazione e drenaggio della zona radicale delle piante. In pratica, una soluzione nutritiva viene pompata periodicamente in un vassoio dove sono ospitate le piante. Questa riempie il vassoio fino a un livello prestabilito e poi viene drenato completamente, permettendo alle radici di assorbire nutrienti e ossigeno. Questo ciclo d’inondazione e drenaggio stimola la crescita delle piante, ottimizza l’assorbimento di nutrienti e previene problemi legati all’accumulo di soluzioni nutritive. Sempre in California, con il mio socio americano, ho gestito due farm. Abbiamo fatto outdoor in greenhouse con living soil, preparando il terreno da zero seguendo i consigli del libro “true living organics”. Avevamo anche due capannoni con molte GAVITA 1000, tutto in “ebb and flood”. Tornato in madre patria ho iniziato con AUTOPOT.

Quali strain sono i tuoi preferiti?

Principalmente le Kush per una questione d’effetto che considero più medico, le Sativa in generale ti portano troppo verso l’ansia, quindi, dopo una certa età, è bene capire cosa è meglio per ognuno. Ovviamente ormai tutte

le genetiche americane sono ibridi, quindi non si può neanche più parlare di Sativa o Indica, però se nella genealogia della genetica è presente della Kush so che più o meno l’effetto sarà simile.

Qualche genetica che ti ha colpito di recente? Grape Gas, lo strain americano che ha vinto il primo premio, una varietà ibrida a predominanza Indica, creata incrociando Grape Pie con Jet Fuel Gelato. Poi la Apple And Banana e la Mafia Funeral per quanto riguarda le americane, ma nei semi rimango fedele alle mie genetiche classiche tipo la S.A.D. di Sweet Seeds e una menzione speciale alla B-45 di Silent Seeds.

Come hai coltivato la genetica che ha vinto?

Ho usato gli Autopot con dei concimi minerali di Terra Aquatica, coco a+b, bloom booster,

root booster, pro roots e pro bloom, additivi Resinator di Rock Nutrients e Terp Booster, il tutto illuminato da due lampade CULTILITE by Nanolux 630w 2.9. Il mio consiglio è DEVI AVERE IL VPD perfetto! Che cos’è il VPD? Il VPD è importante in agricoltura e orticoltura perché influisce sulla capacità delle piante di traspirare acqua.

Un VPD ottimale può migliorare la crescita delle piante promuovendo un efficiente assorbimento di acqua e nutrienti dalle radici e facilitando la fotosintesi attraverso l’apertura degli stomi. Gestire correttamente il VPD può aiutare a ottimizzare la salute e la produttività delle piante. Ho usato anche Advanced Nutrients con ottimi risultati è stato un caso che abbia usato Terra Aquatica, quindi PRIMA di pensare alla lampada o ai concimi dovete pensare a sistemare il vostro VPD (trovate le tabelle su internet) per farlo in maniera otti-

male investite in un controller come il TROLMASTER TENT-X che può darvi dei parametri più esatti di un termoigrometro da 10 euro e vi può portare veramente su un altro pianeta.

Una volta sistemati i fattori ambientali allora potrete veramente capire se una lampada funziona meglio di un’altra, ma se lavori con 26 gradi e 53% di umidità non lo capirai mai, a 26 gradi dovresti avere almeno un 65% di umidità (controllate la tabella del VPD).

Da quali piante hai iniziato e come hai lavorato per ottenere questo risultato?

Ho usato cloni da micropropagazione (Tissue Culture) di un cut originale di COMPOUND genetics dagli USA selezionato da (CLTVTD) V1. Dopodiché ho un ambiente molto curato e pulito e rispetto il VPD. La pulizia è fondamentale per una buona riuscita.

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Coltivazione outdoor e tutto ciò che va preso in considerazione

Coltivare una pianta di cannabis all’aperto è una delle migliori esperienze che si possano fare e un’occasione per vedere come le piante crescono all’esterno in modo naturale. Magari vi è capitato di vedere coltivazioni in California che vi hanno letteralmente lasciati a bocca aperta e avete deciso di provarci anche voi per la prima volta. È importante raccogliere il maggior numero di informazioni possibile prima di pianificare le vostre stagioni outdoor, ecco perché in questo articolo vi illustrerò tutto ciò che dovete sapere se volete piantare semi all’aperto questa primavera, ma anche le mie migliori dritte per aiutarvi a diventare i migliori coltivatori outdoor di sempre!

Fotoperiodo o autofiorente?

Ci sono pro e contro nella coltivazione di piante di cannabis autofiorente e a fotoperiodo, ma una delle due può rivelarsi più adatta a voi in termini di praticità, spazio di coltivazione, posizione, quantità di sole che riceve in agosto e settembre e discrezione della vostra coltivazione.

Pro e contro del fotoperiodo

Una pianta a fotoperiodo ha semplicemente bisogno di 18-24 ore di luce per vegetare e di 12 ore di buio per fiorire. I coltivatori indoor lavorano generalmente con semi di cannabis a fotoperiodo, poiché riescono a controllare la fase vegetativa, il che consente loro di fare training, clonare e coltivare piante di grandi dimensioni.

Pro

• Le piante di cannabis a fotoperiodo outdoor possono crescere molto se piantate in primavera.

• È possibile prelevare i cloni dalle piante a fotoperiodo una volta che sono sufficientemente mature.

È facile innescare la fase di fioritura mediante 12 ore o più di buio.

• La maggior parte dei coltivatori conosce le piante a fotoperiodo e ha molta esperienza in questo ambito.

Contro

Outdoor si può far fiorire e raccogliere una sola volta l’anno, in genere in ottobre.

Le piante possono essere soggette a danni provocati da insetti, temperature elevate e notti fredde.

• Le piante all’aperto possono essere un facile bersaglio per i ladri che aspettano il momento del raccolto.

• Non tutte le varietà funzionano bene, soprattutto nei climi più freddi come quello del Nord Europa.

Pro e contro delle autofiorenti

Le autofiorenti sono quasi il contrario di quelle a fotoperiodo, poiché fioriscono automaticamente dopo 4 settimane, a prescindere dal fatto che vengano tenute in fotoperiodo 12/12 o meno. Di conseguenza, le autofiorenti hanno la tendenza a mantenere un profilo basso e a raggiungere un’altezza di circa 75-100 cm. Grazie al fatto che non hanno bisogno di un programma di radicazione, le autofiorenti possono essere coltivate all’aperto e vi garantiscono così raccolti continui. A differenza delle piante a fotoperiodo, che producono un unico grande raccolto verso la fine dell’anno, le autofiorenti possono essere piantate a partire dalla primavera e fino alla fine dell’anno, il che significa che il raccolto può essere raggiunto in 70 giorni e si possono quindi ottenere tre raccolti impressionanti.

Pro

• Le autofiorenti sono piante resistenti e versatili

che sopportano venti forti, stress da caldo e freddo.

• Ideali per chi coltiva per la prima volta o per i coltivatori alle prime armi, richiedono poca manutenzione e scarse competenze.

• Le autofiorenti possono essere coltivate su un tetto o su un balcone soleggiato nei climi caldi.

• I coltivatori che vivono in zone con estati brevi si renderanno conto che le autofiorenti fanno al caso loro.

Le autofiorenti sono varietà a fioritura molto rapida, il che le rende una buona scelta per il Nord Europa.

• Nelle giuste circostanze è possibile ottenere raccolti perpetui fino a fine anno.

Contro

• Alcune autofiorenti possono crescere poco e produrre una bassa resa rispetto alle piante a fotoperiodo.

• I coltivatori che vivono nei climi freddi possono

coltivare le autofiorenti solo durante i mesi estivi.

• Le autofiorenti non amano essere rinvasate, è quindi meglio piantarle in un unico grande vaso.

• Purtroppo non si possono prelevare cloni dalle autofiorenti, quindi bisogna sempre partire da seme.

Quali sono il momento e il metodo migliori per far germogliare i miei semi?

La risposta breve è che dipende da quanto volete che diventino grandi le vostre piante, in ogni caso vi consiglio di piantare il prima possibile. Se vi trovate nel Regno Unito, in Olanda e nell’Europa settentrionale, verso la metà di aprile/maggio avrete le migliori probabilità di successo.

Ci sono diversi metodi per far germinare i semi di cannabis e, se si vuole piantare outdoor, dare ai vostri semi il miglior avvio possibile vi ripagherà alla grande. Non consiglio mai di far germinare i semi direttamente nel terreno all’aperto, per il rischio di insetti, uccelli e temperature notturne molto rigide. Provate invece uno dei metodi che seguono.

Carta velina

Se si fanno germinare i semi di cannabis in questo modo, ci vogliono 1-3 giorni prima che spunti una radice a fittone e il seme sia pronto per essere trapiantato.

Bicchiere d’acqua

È importante tenere il bicchier d’acqua al buio e dopo 2-5 giorni si vedrà una radice fittonante bianca e brillante sui semi.

Uso di jiffy plug di cocco o torba

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Le zone ombreggiate funzionano bene nei periodi più caldi dell’anno. All’aperto, l’utilizzo di vasi bianchi può contribuire a mantenere le radici fresche.

Inserite i semi di cannabis a 1 cm di profondità nel jiffy plug bagnato, coprite la parte superiore e aspettate che i semi germoglino e spuntino dal jiffy. I jiffy plug devono essere posizionati in un propagatore o sotto una luce che renda l’ambiente caldo.

Posizione! Posizione! Posizione!

Se avete il lusso di coltivare all’aperto nella privacy del vostro giardino o della vostra casa di campagna, assicuratevi d’individuare il punto in cui il sole tramonta e cercate di lasciare le piante in quell’area. Con il passare delle stagioni, il sole cambierà posizione e altezza, ma il punto in cui tramonta consentirà alle piante di ricevere la luce solare più diretta e di ottenere un buon raccolto!

Vicini ficcanaso

Non c’è molto da fare contro un vicino ficcanaso che si chiede sempre cosa stiate combinando. Cercare di coltivare gangia dall’odore acre all’aperto potrebbe non andare molto bene, se c’è qualcuno che vi fa impazzire e che potrebbe addirittura chiamare le autorità e rovinarvi la vita per le vostre bravate all’aperto. Nel caso in cui abbiate un vicino di casa, prendete in considerazione la possibilità di coltivare varietà floreali e fruttate ed evitate le varietà dall’odore acre.

Uso di vasi rispetto a piantare nella terra

Quando si piantano le piantine direttamente nel terreno e si sa che hanno un potenziale illimitato si prova una sensazione davvero speciale. Coltivare in vaso presenta molti vantaggi, ma se avete il lusso di utilizzare le vostre aiuole biologiche o un’area con cumuli di compost, non c’è nulla di meglio delle piante che crescono nella Terra.

Per chi ha un terreno di scarsa qualità e privo di vita, è sufficiente lavorare con vasi di tessuto o di plastica per ottenere comunque piante enormi con una zona radicale massiccia e una buona capacità di produzione. Personalmente, amo usare vasi in tessuto di feltro perché favoriscono la potatura delle radici e isolano la zona radicale durante i mesi più freddi dell’anno.

Serre, polytunnel e reti ombreggianti Coltivare all’interno di una serra è un’ottima soluzione per proteggere le piantine dalle temperature rigide, dalla pioggia e dai venti che ci si può aspettare quando si vive in Europa. I polytunnel funzionano bene quando si vive nei climi più caldi, perché consentono il passaggio dell’aria e di conseguenza si mantengono le piante fresche,

mentre la copertura in plastica scherma dai raggi U.V. e dagli sguardi indiscreti. Le reti ombreggianti sono una vera e propria salvezza in Paesi come la Spagna e la Grecia e possono aiutare le piante a rimanere verdi e sane durante le ondate di calore. Costruire un polytunnel o una rete ombreggiante su misura è piuttosto economico e, se ben fatti, dureranno per anni.

Protezione da insetti e animali

A volte tenere in vita le piantine e proteggerle da uccelli e insetti può costituire il compito più arduo nella coltivazione all’aperto. Le lumache e le chiocciole sono un incubo e, se ne hanno l’occasione, mordicchiano le piantine a metà, le formiche, che ci crediate o no, portano i semi nel loro nido, gli uccelli possono beccare i semi e i gatti scavano il terreno e fanno danni.

La soluzione migliore per risolvere gli attacchi alle vostre preziose piantine è quella di tenerle in un propagatore, in una serra o semplicemente di portarle all’interno con voi di notte durante le prime settimane, oppure di mettere una tazza da mezzo litro sui vasi e fissarla con del nastro adesivo.

Periodi di buio e pause di luce

Le piante da esterni hanno bisogno di un periodo di buio ininterrotto, proprio come le piante da interni, e se una fonte di luce esterna penetra nell’area di coltivazione, come un lampione, un faro di sicurezza, i fari delle auto che passano o parcheggiano, questo può causare problemi una volta che le piante sono in fioritura. Fate del vostro meglio per verificare la presenza di potenziali fonti di luce e cercate di tenere le piante costantemente al buio.

I momenti migliori per innaffiare le piante da esterni

La cosa più importante è promuovere la crescita delle radici, il che significa irrigare leggermente le piante e somministrare una piccola quantità di soluzione nutritiva. Se utilizzate un substrato organico, vi consiglio di usare solo acqua corrente e di lasciare che i batteri, i funghi e i microrganismi benefici svolgano il loro compito. Evitate di annaffiare eccessivamente le piante e aspettate che il substrato sia quasi asciutto prima d’irrigare.

Man mano che le piante invecchiano, i momenti migliori per nutrirle saranno la mattina presto, subito dopo l’alba, e la sera tardi, dopo il tramonto. In questo modo le piante potranno bere ed effettuare la traspirazione secondo le loro necessità, senza soffrire a causa dello stress da calore nei mesi più caldi.

Le mie 4 dritte da tenere in considerazione

Dritta n. 1 LE VARIETÀ A FIORITURA RAPIDA POSSONO ESSERE LA SCELTA MIGLIORE

Non ha assolutamente senso coltivare una varietà che non avrà la possibilità di maturare a causa del maltempo. Il mio consiglio principale è quello di lavorare con una varietà ibrida di indica con fioritura in 56 giorni o meno, che vi offre le migliori probabilità di ottenere un buon raccolto e di non dovervi preoccupare di muffe o funghi.

Dritta n. 2 LE AUTOFIORENTI MANTENGONO UN PROFILO BASSO

Se temete che qualcuno possa vedere le vostre piante all’aperto, perché non provare le autofiorenti? Le automatiche crescono fino a raggiungere un’altezza media e possono essere piantate insieme ad altre piante di compagnia, che contribuiscono a mimetizzarle.

Dritta n. 3 AVVIARE I SEMI AL CHIUSO

Non significa che dobbiate far andare la vostra HPS da 600w per 2 settimane, ma piuttosto che utilizziate luci a striscia CFL o LED. Concedere alle piantine qualche settimana all’interno di un propagatore può offrire loro il vantaggio di cui hanno veramente bisogno e, quando verranno trapiantate all’esterno, avranno molte più possibilità di sopravvivere e di crescere diventando sane e robuste.

Dritta n. 4 INVESTITE IN TERRICCIO DI BUONA QUALITÀ

Non acquistate terricci economici che contengono pochi minerali e sostanze nutritive, caratterizzati da scarso drenaggio e ritenzione idrica. Il mio consiglio principale è quello di spendere un po’ di più e acquistare del terriccio di una marca nota, che vi farà dormire sonni tranquilli sapendo che le radici hanno aria, umidità e accesso a sostanze nutritive a lento rilascio.

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Questo coltivatore ha aggiunto canne di bambù per sostenere i rami.

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Smoking Paper, il brand con sede a Barcellona, pioniera nel settore delle cartine e degli articoli da tabacco, festeggia un secolo di innovazione con un concorso creativo straordinario. „Centenario Smoking Paper“ è l‘iniziativa che si svolgerà sui social media con l‘hashtag #Smoking100years, dal 25 gennaio 2024 al 24 febbraio 2025. Il concorso fa parte di una serie di iniziative in onore del 100° anniversario del marchio, testimone dell‘impegno di Smoking Paper nell‘ispirare e coltivare il talento creativo dei suoi seguaci. Su Instagram, Facebook e TikTok i partecipanti possono condividere le proprie creazioni artistiche sotto l‘hashtag designato. Dalle arti visive alla scrittura creativa, passando per la musica e il contenuto digitale, tutte le forme di espressione sono benvenute. Per premiare l‘originalità e la creatività, Smoking Paper assegnerà un totale di 156 premi, inclusi buoni regalo per piattaforme formative come Doméstika e Crehana. Tredici fortunati vincitori saranno selezionati ogni mese da una giuria composta dal team di marketing dell‘azienda. Ma le celebrazioni non finiscono qui. In parallelo al concorso, Smoking Paper lancerà una collezione speciale di pacchetti di cartine, riportando in vita i suoi design più iconici. Questi prodotti incarnano non solo la storia ricca e vibrante del marchio, ma anche il suo impegno per un futuro di creatività e innovazione. Con oltre un secolo di esperienza nel settore, il brand spagnola, è un brand riconosciuto a livello internazionale, presente in oltre 100 paesi. Un secolo di innovazione, creatività e impegno ambientale: così Smoking Paper celebra il suo passato glorioso mentre guarda al futuro con creatività e determinazione.

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QUANTUM BOARD EVO 150W SAMSUNG

ORTOLED inserisce a catalogo la nuova serie Quantum Board Evo 150W Samsung dimmerabile e perfetta per aree di coltivazione ristrette e per superfici quad 150W Samsung è un apparecchio leggero e maneggevole che produce

umol/J, coprendo perfettamente 0,5mq-0,64mq di area coltivabile. La serie Quantum Board Ortoled EVO Samsung è costruita utilizzando alimentatori di altissima qualità Sosen® con dimmer Ortoled Step Contro intergato che permette la regolazione

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Intervista

Il nuovo Codice stradale: analisi di un abominio giuridico

Lo scorso 17 aprile in Senato è cominciato l‘iter d‘approvazione del nuovo Codice stradale. Per quanto riguarda i consumatori di cannabis, il testo, già approvato alla Camera, contiene una recrudescenza estremamente pericolosa in quanto intende colpire chiunque venga trovato alla guida con tracce di cannabinoidi. Tale circostanza rappresenta un esplicito incubo giuridico, sopratutto per i consumatori cronici. Chi consuma cannabis su base quotidiana, infatti, mantiene all‘interno del suo corpo i metaboliti della cannabis anche per un mese. In soldoni questo significa che in caso di controllo, anche se perfettamente idonei alla guida, essi verranno sanzionati comunque e contro ogni principio di equilibrio fra pericolosità della condotta e sanzione corrispettiva. Siccome questo aggiornamento, comporterebbe un attacco inedito all‘impalcatura giuridica e costituzionale del nostro paese, abbiamo chiesto all‘avvocato Lorenzo Simonetti, uno dei principali esperti in materia nel nostro paese, di fornirci un quadro esaustivo di quello che tale modifica implicherebbe.

In cosa viene modificato il Codice stradale rispetto alla guida sotto effetto di stupefacenti?

Nel caso del reato di guida sotto effetto di sostanze stupefacenti, il disegno di Legge prevede la soppressione della rilevazione su strada dello stato di alterazione.

Non crede che in questa maniera il Governo renda esplicita la sua guerra a chi consuma cannabis a prescindere dallo stato di lucidità necessario per condurre un veicolo?

Il disegno di legge ha l’intenzione di colpire il consumatore di cannabis e non il conducente che è alterato e che si mette alla guida sotto effetto di sostanze stupefacente. Viene punito, quindi, il gesto del consumo e non il suo effetto alterativo. La giurisprudenza italiana ha sempre differenziato lo stato di alterazione dallo stato di assunzione di sostanze stupefacenti. Per ritenere integrato l’art. 187 cod. strada, attualmente, non è sufficiente che il conducente si sia posto alla guida del veicolo subito dopo aver assunto droghe, ma è necessario che egli abbia guidato in stato di alterazione causato da tale assunzione. Con la riforma in questione, invece, basterebbe la positività al test salivare per ritenere integrato il reato: un abominio giuridico.

Il Ministro Salvini dichiara che questa modifica colpirebbe “ chi guida drogato”. Perché tale dichiarazione fa acqua da tutte le parti?

Le dichiarazioni del Ministro Salvini, se fossero così come riportate, sono totalmente demagogiche (di quella parte della popolazione che non studia la tossicologia ed il diritto) e proprio in conflitto con la realtà. Infatti, “guidare drogato” non è il caso del conducente che la sera prima consuma cannabis, ed il giorno seguente si mette alla guida: “guidare drogato” significa che una persona consuma droga e, quasi contestualmente o nell’immediatezza, si mette alla guida. In tal caso lo stato di alterazione che si genera quale effetto dell’assunzione costituisce un ragionevole e presunto pericolo per gli utenti della strada.

Secondo il vostro Studio Legale questa modifica implicherebbe un profilo di legit-

timità costituzionale?

La norma è chiaramente incostituzionale perché confligge con la logica, il buon senso e la disciplina scientifica in materia. La distinzione fra lo stato di alterazione psicofisica per uso di

sostanza stupefacente di cui all’art. 187 C.d.S. e la guida sotto l’influenza dell’alcool, di cui all’art. 186 C.d.S., risiede tanto nell’indifferenza alla quantità di sostanza assunta, (la quale, invece, determina la diversa sanzione nell’ipotesi dell’al-

cool), quanto nella rilevanza dell’alterazione psicofisica causata dall’assunzione di sostanza stupefacente. Attualmente, la legge condiziona la punibilità di un conducente non con riguardo alla mera assunzione della sostanza, ma il reato scatta in caso di uno specifico stato di alterazione derivante dall’assunzione: con ciò, quindi, si intende la compromissione dei rapporti fra i processi psichici ed i fenomeni fisici che riguardano l’individuo in sé ed i suoi rapporti con l’esterno.

Alla sintomatologia dell’alterazione, deve, dunque, accompagnarsi l’accertamento della sua origine e, quindi, dell’assunzione di una sostanza drogante o psicotropa. Diversamente, dunque, dall’ipotesi di guida sotto l’effetto di alcool, attualmente l’accertamento non può limitarsi né alla sola sintomatologia, né al solo accertamento dell’assunzione, ma deve compendiare i due profili.

In qual maniera e con quali tempistiche si può lavorare affinché la Corte Costituzionali valuti questo profilo di illegittimità?

Gli assistiti dovranno seguire tutti una sola strategia giudiziaria nel caso di questo tipo di contestazioni ed il nostro studio legale ha già preparato una questione di legittimità costituzionale da presentare nel caso in cui saremo nominati legali di fiducia dei primi casi post riforma.

Cosa consiglia ad un consumatore di cannabis che viene fermato per un controllo stradale e sottoposto ad analisi salivare?

Mantenere la massima calma ed essere collaborativi con le forze dell’ordine. Per quanto riguarda l’aspetto di strategia preventiva, invito tutti coloro che sono interessati a contattare il nostro studio legale per domande specifiche sui casi concreti. Ad ogni modo, il nostro studio legale metterà in discussione anche tutti i profili formali e di funzionamento di queste “macchinette” le quali cambieranno la vita di molte persone e che siamo pronti a demolire nelle aule dei tribunali.

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SMACK OUT STRETCH

COME CONTROLLARE L’ALLUNGAMENTO DELLE PIANTE

Il termine stretch riferito alla pianta di cannabis è utilizzato per descrivere l’allungamento repentino del tronco e dei rami durante la transizione dalla fase vegetativa a quella di fioritura. Le piante quando vengono sottoposte ad un regime di 12 ore di luce e 12 di buio in pochi giorni tendono a crescere velocemente raddoppiando o triplicando la loro altezza.

LO

STRETCH DELLA CANNABIS

Lo stretch della cannabis è ritenuto dai coltivatori un fenomeno negativo perché influenza in maniera sfavorevole la struttura della pianta. Quando l’allungamento non viene controllato, il risultato sono delle piante alte, con rami deboli e con una distanza tra gli internodi eccessiva. I growers di marijuana evitano di coltivare piante che hanno un’altezza sproporzionata perché la luce non riesce a penetrare a fondo, di conseguenza le parti della pianta che ricevono poca luce produrranno piccole infiorescenze di bassa qualità. Inoltre, coltivare piante allungatesi eccessivamente in altezza potrebbe essere un problema per chi non ha a disposizione grandi spazi. Lo stretch della cannabis se non viene tenuto sotto controllo compromette irreparabilmente la resa finale.

CAUSE DELLO STRETCH

La cannabis è una pianta che ha una tendenza naturale ad allungarsi nelle prime settimane della fase di fioritura, ogni strains e fenotipo possiede una capacità di allungarsi legata alla propria genetica. In gergo la capacità di stretch viene misurata con un numero seguito dalla lettera X, il numero indica quanto è cresciuta la pianta in seguito alla fase di stretch. Ad esempio, una pianta che dopo il suo allungamento raggiunge il doppio della sua altezza è definita avere 2x di stretch. Lo stretch delle piante è influenzato da vari parametri come l’età di una pianta, l’ambiente, le tecniche di coltivazione, l’alimentazione e la genetica. Una delle maggiori cause di un allungamento eccessivo è lo spazio ridotto a disposizione di ogni singola pianta; quando le piante non hanno abbastanza spazio intorno per crescere tendono ad allungarsi alla ricerca di luce e aria. Infatti anche la mancanza di un’illuminazione adeguata risulta

Piante potate nei primi giorni di fioritura per creare spazio di crescita.

essere uno dei principali fattori che influenzano lo stretch. Le temperature fredde, al di sotto dei 18°C, hanno un’influenza negativa sullo stretch, anche in questo caso le piante crescono smisuratamente in cerca del caldo che generalmente si concentra nelle zone più alte di una grow room.

L’età di una pianta gioca un ruolo fondamentale, le piante piccole appena nate sono maggiormente predisposte ad allungarsi eccessivamente rispetto agli esemplari più maturi.

La gestione dell’alimentazione delle piante è probabilmente il fattore che influisce più degli altri precedentemente descritti sullo stretch. È risaputo che una cattiva alimentazione crea degli squilibri delle funzioni biologiche di una pianta e di conseguenza delle sua struttura. L’eccessiva fertilizzazione, soprattutto utilizzando prodotti ricchi di azoto, è una delle maggiori cause.

COME GESTIRE LO STRETCH

L’allungamento della cannabis è un fenomeno che va prevenuto per non perdere il controllo sulla struttura della pianta, una volta che si manifesta sono pochi gli interventi di recupero che si possono realizzare e il raccolto risulta allo stesso modo compromesso.

Quando le piante si allungano eccessivamente è possibile provare con il super cropping, una tecnica utilizzata per modellare la struttura della pianta piegando i rami a 20-30 centimetri dalla punta e allo stesso tempo rompendo tra le dita i tessuti del punto in cui il ramo è stato piegato. Il risultato è una pianta con altezza ridotta e con una superficie fatta di infiorescenze più omogenea.

Uno dei fattori più importanti per evitare che le piante si allunghino eccessivamente è la scelta del numero di piante da coltivare per ogni metro quadrato. Successivamente è importante valutare il momento giusto in cui passare le piante dalla fase vegetativa a quella di fioritura, la loro dimensione deve essere proporzionale al numero di piante coltivate in un metro quadrato. Un’altro aspetto

da tenere in considerazione è che le piante piccole e poco strutturate hanno maggior tendenza ad allungarsi. Potare le piante negli ultimi giorni della

fase vegetativa oppure nei primi giorni di quella di fioritura, eliminando le parti inferiori e i rami più piccoli, può essere d’aiuto per creare spazio sufficiente ad ogni singola pianta. L’illuminazione è un aspetto fondamentale, somministrare la giusta quantità di luce adeguata alla fase in cui si trova la pianta riduce la possibilità che si allunghino in maniera sproporzionata.

L’alimentazione è un’altro parametro da non sottovalutare, evitare i fertilizzanti troppo ricchi di azoto e soprattutto controllare il tipo di stimolatore radicale utilizzato, molti di essi sono ricchi di azoto che sommato a quello dei fertilizzanti di base può diventare eccessivo. La scelta di uno stimolatore radicale povero di N potrebbe essere una buona soluzione. Il range di temperatura ideale per tenere sotto controllo lo stretch delle piante è di 18°C per le minime e 26°C per le temperature massime, assicurarsi che questo range sia rispettato anche nelle ore di buio. L’impiego di tecniche di training come LST che prevede di legare e piegare le piante per modellarne la struttura è un ottimo modo per mantenere sotto controllo lo stretch.

Provate alcuni di questi consigli per crescere delle piante sane ed esuberanti.

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Growing Di sudestfam@protonmail.com
Tallyman, fenotipo con stretch 3x.

Storia della varietà di Barney’s Farm

Testo e immagini: Green Born Identity - G.B.I.

KUSH MINTZ

IL RAZZO MULTIFIORE

Quando The Doc legge di “OG Kush” nella descrizione di una varietà di una delle sue aziende di semi preferite, s’innamora subito di questa varietà, come il cane di Pavlov inizia quasi a salivare, e sente l’irresistibile impulso di portarla nella stanza di coltivazione il prima possibile... Sì, è una sorta di feticista della OG Kush, ovviamente! Non molto tempo fa, nel catalogo online di Barney’s Farm ha scoperto la nuova uscita “Kush Mintz” ed è successo di nuovo: di riflesso, l’ha messa nel carrello e l’ha ordinata.

Il motivo è che la Kush Mintz contiene la Critical Kush, un ibrido OG Kush basato sulla genetica OG Kush dell’Himalaya. Grazie all’unione della Critical Kush con la Mintz, partner d’ibridazione di primo livello, secondo Barney’s Farm è nato qualcosa di molto entusiasmante: una pianta potente e robusta, tendente all’indica (70%), con un gusto unico e caratteristiche di coltivazione eccezionali.

Per esempio, gli ampi raccolti che la Kush Mintz è in grado di generare sotto fonti di luce sia artificiale che naturale - 600-650 g/mq – si possono ottenere indoor, mentre outdoor la quantità di cime secche per pianta può essere calcolata in chilogrammi (fino a 1,5 kg), se coltivata perfettamente. Un altro messaggio valido per i coltivatori outdoor è il rapido ciclo della varietà sotto fonti di luce naturali, in quanto matura nella terza-quarta settimana di settembre.

Ma anche indoor la Kush Mintz non si fa attendere, raggiungendo la maturazione nel giro di otto-nove settimane dalla fioritura. All’olfatto e al gusto, si presenta con un sapore carismatico in cui emergono tre elementi principali: pino, caffè e menta, arricchiti da una buona dose di dolcezza. Naturalmente - come potrebbe essere altrimenti con un tale pedigree – la Kush Mintz è anche una grande produttrice di resina, le sue belle cime sono avvolte da una spessa coltre di tricomi argentei. L’effetto duraturo ed estremamente potente che produce è rilassante ed euforico.

Nella stanza di coltivazione di The Doc: la Kush Mintz viene messa alla prova

The Doc ha messo a germinare due semi femminizzati di Kush Mintz. Il processo di germinazione è stato un gioco da ragazzi, inoltre con questa varietà di BF non ci sono voluti più di tre giorni prima che le due piantine facessero capolino in superficie. La fase vegetativa doveva durare tre settimane e le due giovani piantine si sono alzate rapidamente da terra. Una settimana dopo la germinazione, la crescita è aumentata in modo notevole e le due piante hanno sviluppato una forte ramificazi-

one. Hanno assunto un aspetto cespuglioso con una spaziatura internodale mediamente ampia, tanto che The Doc ha notato altezze di 35 e 38 cm al momento dell’induzione della fioritura.

Fase di fioritura: come fuochi di capodanno, pronti al decollo

Grazie alla tendenza all’allungamento piuttosto veemente nella prima metà della fioritura, i rami sono schizzati verso l’alto, triplicando la loro altezza. Tuttavia, grazie all’enorme vigore che scorre nelle vene delle piante, la formazione dei fiori è avvenuta con altrettanta forza: dopo poche settimane, le piante erano già ricoperte da una moltitudine di grappoli floreali.

Nelle settimane successive, ciascuna delle piante ha prodotto oltre dieci cime laterali di grandi dimensioni, alcune delle quali hanno raggiunto un volume quasi pari a quello della cima principale. Secondo The Doc, a sette settimane dall’inizio della fioritura, “queste due Kush Mintz presentano un aspetto insolito e sorprendente, poiché tutti i numerosi rami laterali, di lunghezza quasi uguale, si staccano dalla pianta appena sopra il terreno, si snodano verso l’alto e terminano in alto con cime compatte piuttosto lunghe - sembra rappresentare un gruppo di fuochi di fine anno uno di fianco all’altro, pronti per il decollo.

Adoro questi razzi multifiore! La produzione di resina è esplosiva, e come da previsioni, le cime sono generosamente ricoperte da tricomi. L’aspetto bianco argenteo è in splendido contrasto con i pistilli arancioni radianti e le foglioline e le foglie grandi superiori, che sono diventate in parte di color rosso porpora. Tutto questo è fantastico e la ciliegina sulla torta è l’incredibile fragranza che emanano i fiori, presentando proprio le caratteristiche riportate nella descrizione della varietà di Barney: ha un nucleo terroso-speziato che ricorda davvero il caffè, rinfrescato da note di pino e menta e avvolto da una patina dolce - un sapore molto sofisticato del tutto nuovo per me, mi ha davvero incuriosito questo gusto”.

The Doc ha aspettato qualche giorno in più per la raccolta e dopo 60 giorni senza problemi (“i razzi floreali hanno fatto il botto!”) si è messo al lavoro. Con altezze finali di 102 e 108 cm, entrambe le piante alla fine hanno superato il metro.

Dopo l’essiccazione: una fragranza di chicchi di caffè esotico

Una grande quantità di cime grandi e grasse è finita nel cesto del raccolto di The Doc, che qualche settimana dopo ha ottenuto un risul-

tato secco altrettanto abbondante: la superba resa è stata di 105 e 116 grammi secchi. Nuvole di aroma concentrato e pesante si sono sprigionate dai suoi grandi barattoli quando li ha aperti alla fine del processo di essiccazione e concia: “L’intensità e il tocco speziato di questa fragranza sono tali che mi fanno quasi lacrimare gli occhi! Questa Kush Mintz, estremamente saporita, ha praticamente la fragranza di un caffè esotico in chicchi.

La sublime combinazione di note aromatiche descritta in precedenza è rimasta inalterata durante l’essiccazione, ma ora è ancora più armoniosamente amalgamata”.

In vapore: la Kush Mintz dà una festa

di aromi sul palato di The Doc

Si sono rivelate poi deliziosamente anche nel gusto... caffè, pino e menta - tutte queste note danzavano sul palato di The Doc, dando vita a una vera e propria festa di aromi che presentava anche una buona dose di dolcezza. L’elemento fresco della menta era molto presente durante l’inspirazione, poi le note terrose e speziate hanno preso il sopravvento e sono rimaste con persistenza sul palato.

“Super gustoso e unico, davvero”, ha detto, espirando. L’effetto, che si è presentato a The Doc già dopo due tiri dal suo vaporizzatore Mighty+, è stato, come previsto, estremamente pesante nello stile della Kush - ha inarcato

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le sopracciglia in segno di apprezzamento quando si è ritrovato nel mezzo di un vortice di pesantezza da sballo! “In un attimo mi ha cullato in uno stato di spensieratezza, euforia e profondo relax. La Kush Mintz ha rivelato un’euforia che mi ha steso per più di due ore”.

Il verdetto di The Doc: la Kush Mintz raggiunge nuove altezze

„È già Capodanno? La Kush Mintz si è rivelata un vibrante razzo multifiore che raggiunge nuove altezze, ricco di straordinarie proprietà esplosive. Ancora una volta, un vero asso selezionato da Barney’s Farm!”

Green Born Identity - G.B.I.

Genetica Kush Mintz (Critical Kush x Mintz)

Fase vegetativa 21 giorni (dopo la germinazione)

Fase di fioritura 60 giorni / 56-63 giorni in generale

Substrato Bionova Bio Soilmix, vasi da 11 litri

pH 6.2-6.6

EC 1.2–1.8 mS

Dati sulla coltivazione:

Luce Fino a 4 x SANlight EVO 5-100, settate al livello 2 di 3

Temperatura 19-28°C

Umidità dell’aria 40-60%

Irrigazione A mano

Fertilizzazione Bionova Soil Supermix, più PK 13-14 in fase di fioritura

Additivi/stimolatori Bionova Silution, The Missing Link, Vitasol ed X-cel

Strumentazione CleanLight Pro per la prevenzione della muffa

Altezza 102 + 108 cm

Resa 105 + 116 g

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Co-Authors

Chief Scientific Officer, Dr. Gary Yates

Stefan Meyer

Table of Contents

• Cannabis Botany

• Life Cycle of Cannabis

• Cannabis Seeds & Seedlings

• Plan Your Garden

• Grow Room Setup

• Twelve-week Garden

• Harvest, Manicuring, Drying, Curing & Storage

• Diseases, Pests & Problems

JORGE CERVANTES

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Coltiviamo

Di Stoney Tark

AMSTERDAM AMNESIA

Banca di semi: Dutch Passion

Varietà: Amsterdam Amnesia

Dimensioni

del vaso: vaso da 10 litri

Substrato: Cocco + Potenziamento Atami

Illuminazione: 2 x SANlight Gen 2

Nutrienti: Linea Atami NRG + inoculante Great White Myco

Fase vegetativa

(18/6): 4,5 settimane

Temperatura in vegetativa: 24 gradi centigradi

Umidità in vegetativa: 75%

Tempo di fioritura (12/12): 69 giorni

Temperatura in fioritura: 23 gradi centigradi

Umidità in fioritura: 40% di umidità

fase vegetativa il seme è spuntato a 4 giorni di distanza dalla semina. Somministro 1 ml per litro di Atami NRG Growth - C, Alga - C, Root - C, Cannazyme e Cal Mag e annaffio leggermente assicurandomi di non irrigare eccessivamente le piantine.

La Amsterdam Amnesia sta crescendo in modo rapido sviluppando foglie lunghe e sottili tipiche della sativa e una struttura aperta. C’è un centimetro di spazio tra un nodo e l’altro e la pianta sta crescendo ogni giorno di più. Il 25° giorno ho notato che le radici stanno uscendo dal fondo dei vasi e sembrano un mucchio di spessi germogli di fagioli. La soluzione nutritiva viene ora somministrata con 3 ml per litro di Atami Growth - C, Alga - C, Root - C, Cannazyme e 1 ml per litro di Cal Mag.

Durante la quarta settimana della fase vegetativa, la pianta è stata cimata una volta e poi è stato effettuato super cropping. Questo significa che faccio scattare gli steli fino a quando non sento e

Ho deciso di coltivare alcune Amsterdam Amnesia femminizzate di Dutch Passion, visto che adoro le Haze e il livello dei miei barattoli è arrivato a meno di metà. Ho fumato tonnellate di Amnesia quando vivevo nel Regno Unito e ad Amsterdam, quindi sono stato felice di testare questa versione di un’azienda di semi della vecchia scuola.

FASE VEGETATIVA - 32 GIORNI IN 18/6

La temperatura della stanza di coltura con entrambe le luci accese è di 24,2 gradi e c’è un’umidità relativa costante del 75%. All’interno della tenda ci sono 2 ventilatori oscillanti di piccole dimensioni che mantengono l’aria fresca e salubre. Durante la prima settimana della

percepisco una sensazione di schiocco, che indica che le pareti cellulari interne si sono spezzate. La pianta le riparerà sviluppando una nocca di legno spessa nel punto in cui si è verificata la rottura.

Ho misurato la Amsterdam Amnesia, che ha raggiunto un’altezza di 59 cm. Ha foglie a ventaglio diversificate, lunghe e sottili, e una struttura aperta e cespugliosa. Una strofinata allo stelo rivela un aroma floreale di limone e terra che sa di buccia di limone e gomma.

FASE DI FIORITURA - 69 GIORNI IN 12/12

Il 14° giorno della fase di fioritura somministro 5 ml per litro di Growth - C, Alga - C, Cannazyme,

Il 63° giorno decido di effettuare il flushing sulla Amsterdam Amnesia, somministro poi 5 ml per litro di Cannazyme e acqua. Tra una settimana verrà tagliata e lasciata essiccare. Si può proprio dire che i terpeni fanno davvero brillare gli occhi, con il loro sentore chimico di limone. Questa pianta è estremamente appiccicosa con cime resinose che hanno calici alti e appuntiti ricoperti di tricomi argentati.

Oggi è il giorno del raccolto, il che fa un totale di 69 giorni pieni in regime 12/12. Ho effettuato un’ultima misurazione a 151 cm di altezza. Le cime sono spesse e compatte e c’è un’elevata quantità di foglie ricoperte di resina da usare per le rifiniture. Ora la pianta verrà tagliata e appesa all’interno di una tenda da coltivazione controllata e con una temperatura costante di 15 gradi centigradi e un’umidità relativa di 50. Personalmente, ritengo che mantenere le piante in essiccazione per 14 giorni sia la soluzione ottimale per ottenere il gusto migliore.

MIA CONCLUSIONE

LA

Flower - C e Bloom - C, NRG Flavor e Cal Mag. A questo punto compaiono dei pilucchi di colore bianco brillante su tutta la pianta, abbondanti pre-fiori lanuginosi che indicano come si tratti sicuramente di una varietà con una buona resa. L’altezza attuale, dopo l’allungamento, è di 119 cm, e la pianta ha ancora un bel po’ di margine di crescita.

Il 35° giorno l’altezza è di 151 cm e l’aroma dei germogli che si stanno sviluppando può essere descritto come terroso, pungente, agrumato, con un profilo floreale di candeggina e un tocco pungente. Colgo l’occasione per inserire delle canne di bambù alte 150 cm attorno ai lati dei vasi e fissarle alle piante con del filo verde.

Il 40° giorno, le cime si accumulano e si rigonfiano. Crescono sviluppando un calice appuntito ma di piccole dimensioni, con una struttura densa. Continuo a somministrare 5 ml di Growth - C, Alga - C, Cannazyme, Flower - C e Bloom - C, NRG Flavor e Cal Mag per litro.

Nel complesso, si tratta di una pianta di grandi dimensioni che ama molto lo spazio e l’altezza. È consigliabile aggiungere un supporto durante la fioritura precoce, dato che la Amsterdam Amnesia è una varietà che si alimenta abbondantemente e che accumula peso senza problemi. Questa varietà è più adatta a chi è abituato alle piante di sativa alte e cespugliose ed è comunque una varietà straordinaria per la produzione di hashish o di estratti, grazie alla qualità delle parti cimate.

L’effetto è estremamente motivante, energizzante, creativo e perfetto per la mattina e il pomeriggio, ma può tenere svegli fino a tarda notte, quindi è meglio consumarla di sera. L’effetto cerebrale è potente con un incredibile sapore floreale di agrumi della vecchia scuola. Per chi è alla ricerca di raccolti su scala commerciale, la Amsterdam Amnesia è decisamente un’ottima scelta. Ogni cima prodotta era compatta e resinosa e la pianta era ricoperta di cime dalla testa ai piedi!

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Su questa pianta di Amnesia di Amsterdam verrà presto effettuato il flushing. Forti caratteristiche dominanti di sativa e calici impilati.

Coltivazione

Mr. José info@mrjose.eu

info@mrjose.eu

Concimazione organica o minerale?

Quando si parla di concimazione della cannabis, i coltivatori si dividono in due fazioni. Alcuni sostengono che la coltivazione organica sia l’unico modo corretto e naturale di procedere, che assicura anche un gusto migliore. L’altra fazione sottolinea come si riescano a ottenere raccolti più abbondanti e quanto sia più semplice utilizzare i fertilizzanti minerali. Analizziamo i vantaggi e gli svantaggi di questi due tipi di nutrizione delle piante.

Molti sostengono che la coltivazione organica sia naturale e che concimare le piante con fertilizzanti minerali significhi utilizzare sostanze chimiche insalubri. Tuttavia, è importante capire che anche i minerali sono composti chimici inorganici presenti in natura. Le prime piante apparse sulla Terra si affidavano esclusivamente alla nutrizione minerale perché la materia organica non era ancora disponibile. In parole semplici, si può dire che solo quando è morta la prima pianta si è potuto creare il primo concime organico.

I sostenitori dei fertilizzanti minerali possono quindi segnare un punto a loro favore. Il metodo più antico di nutrizione delle piante è la concimazione minerale! Ma no, oggi non si tratta di una gara. Non voglio che questo articolo dia l’impressione di puntare a scegliere il metodo migliore e più naturale per nutrire le piante.

Voglio contribuire a cercare di smontare alcune credenze che sono profondamente radicate fra i coltivatori. E liberare il metodo di nutrizione mine-

rale dall’etichetta secondo cui è nocivo e dannoso per l’ambiente è un buon inizio.

QUALI SONO I NUTRIENTI CHE VOGLIONO LE PIANTE?

Potrebbe sembrare che io sia a favore dei concimi minerali, ma non è così. Io alterno entrambi i tipi di concime a seconda dei miei obiettivi colturali, di cui parlerò più avanti. Per ora, voglio concentrarmi sul modo in cui le piante assorbono le sostanze nutritive. Nella maggior parte dei casi, le piante assorbono le sostanze nutritive in forma minerale. Anche quando le piante vengono concimate con fertilizzanti organici, deve verificarsi un processo chiamato mineralizzazione.

Per esempio, quando si concimano le piante con letame di vacca, queste non riescono a estrarre subito i nutrienti da esso. Solo dopo la miscelazione con il terreno e il contatto con i microrganismi del suolo inizia il processo di conversione della materia organica in elementi minerali. I microrganismi del suolo scompongono il letame in fosforo, azoto, potassio e altri nutrienti essenziali che le piante riescono ad assorbire attraverso le radici. Lo stesso processo deve avvenire dopo l’applicazione dei concimi organici più diffusi. La velocità di mineralizzazione dipende da fattori quali la temperatura, l’acidità o il contenuto di ossigeno nel terreno. Ci si potrebbe chiedere: perché somministrare concimi organici alle piante quando hanno bisogno di nutrimento minerale? Le ragioni sono diverse. Sebbene all’inizio abbia parlato

Quando i microrganismi sono attivi, è possibile ottenere un raccolto abbondante con i concimi organici. Questa è la Auto Blackberry Kush CBD di Dutch Passion.

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di nutrizione minerale come fonte primaria di nutrienti, in natura la coltivazione organica è oggi un processo completamente naturale. Migliora, per esempio, la struttura del suolo e i fertilizzanti organici hanno un effetto duraturo perché la mineralizzazione avviene in modo graduale. La materia organica nel terreno non causa problemi come l’eccesso di minerali, che può comportare condizioni di vita peggiori per i microrganismi benefici e provocare diverse difficoltà alle piante.

MICRORGANISMI BENEFICI

Chi s’intende di coltivazione organica ripete spesso che con questo metodo non si nutrono le piante, bensì i microrganismi responsabili della mineralizzazione. Allo stesso tempo, si devono creare le condizioni di vita ideali per questi organismi. Potrebbe quindi essere utile sapere quali microrganismi sono coinvolti nella mineralizzazione. I protagonisti di questo processo sono diversi tipi di batteri. Alcuni di essi sono in grado di decomporre composti organici, come acidi organici e carboidrati, e di convertirli in composti inorganici, come nitrati, ioni ammonio e fosfati, che sono poi disponibili per le piante.

Un altro protagonista nell’ambito della nutrizione organica sono i funghi micorrizici. La relazione simbiotica naturale tra le radici delle piante superiori, fra cui la cannabis, e i funghi del suolo viene definita simbiosi micorrizica. Le fibre dei funghi micorrizici, note come ife, si trovano sulle radici delle piante e crescono nel terreno circostante, formando una rete estesa che assicura il contatto della pianta con una superficie di terreno molto più ampia.

Alle piante possono così essere somministrati in modo migliore fosforo, azoto, microelementi e acqua. Questo, naturalmente, si riflette in modo positivo sulla crescita complessiva, sul numero di fiori, sullo stato di salute e sulla qualità della produzione stessa. I funghi micorrizici non aiutano la pianta in modo disinteressato. In cambio, ricevono dalla pianta gli zuccheri necessari per la loro crescita. I funghi micorrizici consumano fino al 20% del carbonio fissato dalla pianta durante la fotosintesi. Non c’è comunque da preoccuparsi che alla pianta venga a mancare il carbonio. Questo scambio è vantaggioso per entrambe le parti.

Un altro componente importante del processo di nutrizione organica è rappresentato dai funghi saprofiti, come il Tricoderma, ben noto ai coltivatori di cannabis. I funghi saprofiti sono in grado di decomporre la materia organica, stimolando

la crescita delle piante, ma soprattutto tutelando la pianta dai patogeni fungini, con un effetto bio-fungicida. A differenza dei funghi micorrizici, i funghi saprofiti non colonizzano la radice. Si tratta di una differenza sostanziale tra funghi micorrizici e saprofiti.

Potrei anche citare gli attinomiceti, che sono microrganismi che hanno proprietà sia batteriche che fungine. Gli attinomiceti riescono a decomporre i composti organici e a produrre enzimi che contribuiscono al processo di mineralizzazione.

DOVE REPERIRE I MICRORGANISMI

Una volta consapevoli che i microrganismi sono fondamentali per la coltivazione organica, ci si deve chiedere se il substrato ne contenga o meno una quantità sufficiente. Quando si coltiva in aiuole ben fertilizzate e manutenute, è molto probabile che il terreno contenga i microrganismi necessari. Quando si coltiva in vaso, dipende dal tipo di substrato utilizzato. In genere i microrganismi vivono meglio nei substrati terrosi. Un’integrazione del substrato molto diffusa è la fibra di cocco, che è innocua e benefica. Tuttavia, alcuni

I

microrganismi non vanno granché d’accordo con la fibra di cocco pura o con i substrati in cui è presente in maggioranza.

I microrganismi si possono ottenere direttamente da alcuni concimi organici. In genere, i microrganismi sopravvivono più a lungo nei fertilizzanti granulari o solidi. Se si dispone quindi di concimi solidi o granulari, i microrganismi in essi contenuti possono durare a lungo. È comunque necessario attivarli in qualche modo, in genere miscelandoli all’acqua o aggiungendoli a substrati di coltivazione umidi. Nei concimi liquidi, i microrganismi benefici sono subito attivi.

Un altro modo per introdurre i microrganismi nel substrato di coltura è l’inoculazione. Sul mercato si può trovare una gamma piuttosto ampia di prodotti contenenti i funghi e i batteri micorrizici e saprofiti necessari. Questi preparati vengono applicati direttamente al terreno.

È meglio applicare i funghi micorrizici direttamente sulle radici quando si piantano le piantine o in un’area in cui le radici entreranno in contatto con loro il più rapidamente possibile. Applicandoli nel punto giusto, la colonia necessaria di funghi micorrizici può formarsi un modo molto rapido e uniforme, in quanto può svilupparsi contemporaneamente all’apparato radicale.

È consigliabile miscelare i funghi saprofiti direttamente al substrato per garantire una presenza il più possibile uniforme in tutto il terreno. Le sostanze nutritive saranno decomposte da questi funghi in tutto il volume del substrato di coltivazione, mettendo a disposizione delle piante una maggiore quantità di nutrienti.

QUANDO E QUALE NUTRIMENTO

SCEGLIERE

Il nutrimento minerale è un modo molto veloce, preciso ed efficace per somministrare alle piante le sostanze nutritive di cui hanno bisogno. Con l’aiuto di un misuratore EC, è possibile determinare con relativa facilità la concentrazione di nutrienti minerali nella zona radicale. Vale la pena notare che il misuratore EC riporta solo la

quantità di nutrienti minerali. La materia organica non è conduttiva, pertanto nelle coltivazioni organiche non è facile determinare la quantità di nutrienti disponibili nel terreno. Il misuratore EC misura solo la parte di nutrienti che ha già subito il processo di mineralizzazione.

Io utilizzo sempre fertilizzanti organici quando coltivo all’aperto e nei casi in cui mi preoccupano meno la resa e la standardizzazione del processo di coltivazione. Tengo sempre a mente di dover mettere a punto la procedura di coltivazione con ogni fertilizzante organico. Richiede un po’ più di lavoro e devo monitorare attentamente eventuali segnali di carenza o di eccesso di nutrienti. Ricordate che se state affrontando una carenza di nutrienti con i concimi organici, l’effetto del vostro intervento potrebbe non essere evidente fino a una settimana dopo, perché prima deve svolgersi il più volte citato processo di mineralizzazione.

Io lavoro con i fertilizzanti minerali quando voglio avere il pieno controllo sulla nutrizione e il mio obiettivo è quello di ottenere un raccolto abbondante e affidabile. Li uso quasi esclusivamente per le coltivazioni indoor. Mi consentono di rispondere rapidamente alle esigenze delle piante. Non esitate a usare i fertilizzanti minerali come integrazione ai vostri concimi organici, soprattutto se c’è forte necessità di affrontare una carenza di componenti nutrizionali specifici, come il calcio o il magnesio. Potete anche usarli all’inizio della coltivazione, in modo che le piante abbiano nutrimento a sufficienza prima che i fertilizzanti organici si decompongano nel terreno.

Quando si usano i concimi minerali, bisogna fare attenzione a non eccedere nel concimare le piante. Una volta che i sali iniziano ad accumularsi nel terreno, la pianta non è più in grado di assorbire né l’acqua né le sostanze nutritive. Inoltre, tutti i microrganismi si troveranno in condizioni di vita peggiori. E questo non è certo consigliabile, perché anche con la concimazione minerale, alcune varietà, come il Tricoderma, possono risultare molto utili. Vi auguro buona fortuna con la vostra coltivazione, che sia minerale od organica. E non dimenticate che il miglior concime è sempre l’ombra del giardiniere.

17
test d’illuminazione supplementare a una lunghezza d’onda di 420 nm non hanno prodotto alcun beneficio positivo. Il miglior concime è l’ombra del giardiniere.

LA PERLA

PIÙ AMBITA DI SWEET SEEDS®:

JEALOUSY Z XL AUTO®

Nell’appassionante mondo della Cannabis, l’innovazione e la costante ricerca della perfezione sono i fattori chiave che spingono i selezionatori della rinomata banca di semi a spingere sempre di più la loro creatività verso nuovi limiti. Questa volta ci tuffiamo nell’affascinante universo di una nuova varietà autofiorente di 6a generazione lanciata da Sweet Seeds®, un gioiello genetico nato dalla saggezza di esperti d’ibridazione che hanno effettuato una meticolosa selezione di varietà. Il nome dice tutto: Jealousy Z XL Auto® (SWS108), una scelta ideale per le vostre imprese da coltivatori nel 2024.

Questa nuova varietà nasce dalla fusione tra la Jealousy, iconica varietà californiana, e la Sweet Mandarine Zkittlez XL Auto® (SWS102), grande pianta estremamente apprezzata dagli appassionati di cannabis di tutto il mondo. Il risultato è una particolare variante autofiorente che unisce gli intensi aromi e sapori delle migliori genetiche Diesel con accattivanti note fruttate.

Vediamo quali sorprese ci riserva questa magnifica varietà di Sweet Seeds®

UN VERO PIACERE PER I SENSI

I coltivatori e i collezionisti di genetiche sono sempre alla ricerca di aromi e sapori particolari in ogni nuova varietà coltivata. Per quanto mi riguarda, vengo in genere attirato dagli aromi originali che rendono unica una pianta. Ecco perché, cari amici, in quanto coltivatori di questa amata pianta, possiamo paragonarci spudoratamente a chef di alta cucina o a sommelier, o addirittura a degli enologi.

Con questa nuova varietà di Sweet Seeds®, il viaggio sensoriale inizia subito dopo la fioritura, quando la pianta rilascia il suo eccezionale aroma profondo e il suo caratteristico carattere fruttato. Con il progredire della fioritura, il suo ricco profilo terpenico rivela note speziate e agrodolci che richiamano inequivocabilmente la pianta Sour Diesel. Questa delizia olfattiva è un chiaro invito a esplorare il fascino della pianta. Ma la sinfonia aromatica non si ferma qui: le note di arancia danzano nella composizione su uno sfondo legnoso e terroso.

Questa varietà autofiorente è ben equilibrata e mostra la sua maestosità sin dalle prime fasi di crescita. Steli forti e rami robusti sostengono cime magnifiche. A testimonianza della sua genetica di prim’ordine, le cime assumono sfumature viola in alcuni esemplari e un denso strato di tricomi aromatici completa questo spettacolo alla fine della fioritura.

UNA PIANTA POTENTE ED EQUILIBRATA

Il viaggio nella cannabis offerto dalla Jealousy Z XL Auto® non si limita ai sensi. Il suo contenuto di THC, che va dal 20% al 25%, assicura un effetto potente ed equilibrato. La perfetta combinazione di rilassamento fisico, felicità e stimolazione della concentrazione e della creatività rende questa varietà autofiorente di 6a generazione un’esperienza a tutto tondo.

Una combinazione genetica perfetta - con il 56,3% di genetica indica, il 43,3% di sativa e un pizzico di ruderalis (0,4%) - rende questa varietà potente e adatta alle esigenze dei coltivatori sia esperti che alle prime armi. Con dimensioni che vanno dai 50 ai 130 centimetri, questa nuova varietà autofiorente di Sweet Seeds® è adatta a tutti gli ambienti e a tutti gli spazi di coltivazione.

Il suo fascino indiscusso risiede nel suo aspetto spettacolare e nei suoi effetti: il relax si fonde con l’allegria, il che conduce a un’esperienza edificante e creativa. Questi effetti possono essere intensi subito dopo il consumo, ma si

QUESTA VARIETÀ AUTOFIORENTE È

BEN EQUILIBRATA E MOSTRA

LA SUA MAESTOSITÀ FIN DALLE PRIME

FASI DI CRESCITA

18 Coltivazione

attenuano in seguito per lasciare il posto a una sensazione molto più delicata e piacevole. Provatela in un pomeriggio di sole, durante una passeggiata nei boschi, in un incontro con gli amici, a una festa o magari guardando l’alba con la persona o l’animale domestico più amato.

Questa varietà versatile tende a stuzzicare l’appetito, ecco perché non bisogna dimenticare di tenere pronti alcuni stuzzichini, come un frutto, quando i suoi effetti iniziano a svanire.

RESA, PRIMA DI TUTTO

Per chi è alla ricerca di raccolti abbondanti, la Jealousy Z XL Auto® è una scelta straordinaria in quanto varietà a bassa manutenzione e ad alta resa. È sufficiente una lieve potatura e le poche foglie rimosse possono essere utilizzate per estratti di alta qualità o magari per preparare un burro di cannabis per esaltare il sapore e la fragranza dei vostri pasti.

In condizioni ottimali, indoor, la resa può variare tra i 450 e i 650 g per metro quadrato. Nelle coltivazioni SOG, è fondamentale usare un estrattore d’aria potente a causa della densità

cezionale la collocano al vertice dell’evoluzione della cannabis. Con le sue straordinarie qualità, questa varietà è il risultato di un uso creativo dell’arte e della scienza nella coltivazione della cannabis, il che porta il piacere dei consumatori verso nuovi limiti. Vi invito a visitare il sito web di Sweet Seeds® per scoprire questa e altre meraviglie della cannabis.

Felice raccolto!

delle cime e delle grandi dimensioni. Il training a basso stress (LST) e la potatura leggera della pianta contribuiranno a fare in modo che la stessa concentri la propria energia sui fiori principali.

Questa pianta è particolarmente adatta alle coltivazioni in terra, che ne esaltano notevolmente gli aromi fruttati. Comunque sia, anche altri metodi di coltivazione fortemente consigliati potranno far risaltare tutte le sue qualità, come l’uso di un substrato di cocco, l’idroponica, la recirculating deep water culture (RDWC), ecc.

All’aperto, le piante producono fra i 50 e i 200 grammi per pianta e crescono raggiungendo più di un metro di altezza con poco sforzo. Questa pianta è perfetta per iniziare la stagione, perché è molto resistente ai cambiamenti climatici. E soprattutto, in entrambi i casi, potrete raccogliere in tempi record di sole 8 settimane dalla germinazione.

In sintesi, la Jealousy Z XL Auto® non è una varietà come le altre; è il risultato della dedizione e della visione di selezionatori che cercano di raggiungere la perfezione nel loro instancabile lavoro. La sua origine genetica, i suoi aromi inebrianti, i suoi effetti accattivanti e la sua resa ec-

19 AGRICOLTURA ORGANICA E SINERGICA 100% MADE IN ITALY
PASSIONE
HIGH QUA LITY C BD FAR M ONLINE E NEI MIGLIORI NEGOZI
COLTIVIAMO

Coltiviamo

10 MOTIVI PER PIANTARE

SEMI DI CANNABIS

AUTOFIORENTE ALL’APERTO NEL 2024

Potreste aver coltivato per tutta la vita semi a fotoperiodo indoor e non aver mai pensato neanche due volte alle autofiorenti. Sono molti i vantaggi nel coltivare semi di cannabis autofiorente all’aperto, ecco perché vi illustro 10 motivi da prendere in considerazione per cui dovreste piantare semi di cannabis autofiorente outdoor nel 2024.

3. Le autofiorenti mantengono un profilo basso

Uno degli aspetti più soddisfacenti della coltivazione delle autofiorenti è il fatto che si allungano raggiungendo solo un’altezza media di 75-120 cm. Queste piante dal profilo basso contribuiscono a tenere a bada i vicini curiosi e sono molto più facili da mimetizzare in giardino e da spostare se necessario. Per esperienza personale, nel corso degli anni, ho scoperto che le dimensioni del vaso influiscono sull’altezza raggiunta dalle piante.

4. Le rese sono impressionanti

Se piantate in un vaso abbastanza grande, da 20 litri in su, potete aspettarvi una pianta dalla buona resa. Vi consiglio di piantare molte autofiorenti le une vicine alle altre in configurazione Sea of Green. Questo vi consentirà di massimizzare lo spazio di coltivazione all’aperto e di raccogliere la maggior quantità di cime possibile. Se si applicano determinate tecniche di training delle piante al momento giusto, è possibile ottenere fra i 40-50 grammi di cime secche per pianta.

5. Cime e resina di qualità elevata

1. Le autofiorenti sono perfette per i coltivatori alle prime armi

Grazie alla poca manutenzione richiesta e al fatto che le autofiorenti crescono letteralmente da sole, sono una soluzione ideale per chi coltiva per la prima volta o per i coltivatori alle prime armi. Si può imparare in modo molto semplice coltivando diverse varietà autofiorenti una accanto all’altra e in diversi periodi dell’anno.

2. Sono piante affidabili e resistenti

Quando non si ha tempo da perdere e si ha una sola possibilità di produrre un raccolto all’aperto, servono piante robuste, forti e affidabili, che riescano a resistere alle condizioni climatiche più difficili e dure. Le autofiorenti sono proprio così e possono essere coltivate in tutti i tipi di climi ottenendo risultati eccellenti.

L’unico motivo per cui coltiviamo è quello di poter fumare cime pulite di alta qualità, piene di sapore e di effetto. Una cosa che le autofiorenti possono offrire è l’elevata quantità di tricomi e terpeni che producono. In particolare, quando si ha a che fare con le versioni autofiorenti di molte varietà moderne, ci si può aspettare solo di ottenere una qualità sopraffina. Uno degli aspetti migliori che amo delle autofiorenti è il fatto che si possano coltivare all’aperto anche solo per produrre hashish o estratti.

6. Diversi raccolti durante l’anno

Se vivete nel Nord Europa, potrete raccogliere da maggio a metà settembre, il che vi consentirà di ottenere due raccolti consecutivi. I coltivatori spagnoli e chi vive in aree come la California hanno il privilegio di piantare da marzo a novembre, il che consente loro di ottenere raccolti e gusti più intensi. Persona-

Un esempio di pianta autofiorente alta oltre 150 cm.

mente ho coltivato autofiorenti nel sud della Spagna e sono riuscito a tenerle fuori da gennaio a dicembre, dato che qui le stagioni sono lunghe e ottimali per questo tipo di piante.

7. Le autofiorenti sono piante veloci

Le varietà autofiorenti resistenti e a fioritura rapida talvolta possono essere una scelta migliore per la coltivazione all’aperto, soprattutto quando non c’è molto sole durante gli ultimi mesi della fase di fioritura. Provate una

varietà autofiorente a fioritura rapida, che può ridurre il rischio di perdere il raccolto a causa della muffa e che vi garantisce rese di gran lunga migliori rispetto a quelle delle piante a fotoperiodo.

8. Ideale per il Nord Europa

Quando pensiamo al Nord Europa, spesso ci vengono in mente la pioggia, il cielo grigio, le giornate fredde e ventose con poco sole. Grazie alle autofiorenti, è possibile coltivare

20

Queste 5 piante femminizzate di Zkittles autofiorente inizieranno presto a riempire tutto lo spazio a disposizione.

piante dall’aspetto straordinario durante i mesi estivi in Nord Europa, soprattutto se si utilizzano autofiorenti a fioritura rapida che si possono raccogliere nel giro di 2-3 mesi dal giorno della semina.

9. Risultati sorprendenti in un clima caldo

Se avete mai sognato di fare le valigie e trasferirvi in un caldo clima mediterraneo, assicuratevi di portare con voi un carico di autofiorenti. Se coltivate in Spagna, Grecia, Italia o Portogallo, le piante autofiorenti diventano piante bestiali. Il caldo e le lunghe giornate non disturbano le autofiorenti che crescono fino a raggiungere 1-1,5 metri di altezza.

10. Ottime per balconi e terrazze

Sono molti quelli che amano coltivare piante di piccole dimensioni sul proprio terrazzo o sul proprio balcone.

Se vi trovate nella zona giusta, potete coltivare piante autofiorenti davvero fantastiche senza che i vostri vicini se ne accorgano.

I periodi dell’anno in cui si possono coltivare le autofiorenti sul balcone sono forse un po’ limitati, ma i terrazzi sono l’ideale!

Le

mie conclusioni

Oggigiorno la qualità delle piante di cannabis autofiorente può essere paragonata facilmente a quella di qualsiasi varietà a fotoperiodo in circolazione. Anche se alcuni intenditori potrebbero obiettare che le autofiorenti non hanno la stessa potenza o la stessa resa, vale la pena soppesare tutti i benefici derivanti dalla coltivazione di queste piante a bassa manutenzione e di facile lavorazione.

Non solo sono un ottimo trampolino di lancio per un coltivatore alle prime armi, che può imparare come crescono le diverse piante, ma una volta che si è riusciti a mettere a punto i propri metodi di coltivazione, è facile ottenere grandi raccolti di cime di prima qualità utilizzando le autofiorenti.

Il mio consiglio per tutti i coltivatori è quello di provare a piantare alcune autofiorenti accanto ai normali cloni o alle piante a fotoperiodo e giudicare poi da sé.

21

Coltiviamo

Con Jorge Cervantes jorge@marijuanagrowing.com

LAWNS

ABC DELLA COLTIVAZIONE

Luce 20%

Fotoperiodo

Intensità

Spettro di colore

Aria 20%

Temperatura

Umidità

Contenuto di CO2

Acqua 20%

pH EC

Contenuto di ossigeno

Temperatura

Nutrienti 20%

Composizione

Purezza

Substrato 20%

Struttura

Contenuto d’idratazione

Contenuto d’aria

Ogni singolo elemento, luce, aria, acqua, nutrienti e substrato, deve funzionare al 100% in modo efficiente. Se un elemento non funziona al 100%, tutti gli altri ne risen -

tono. Ad esempio, se l’aria funziona all’80%, TUTTI gli elementi soffrono e non riescono a superare la barriera dell’80%.

POSIZIONAMENTO DELLE STANZE DA COLTIVAZIONE E PER IL POST-RACCOLTO

Le stanze da coltivazione di piccole dimensioni possono essere collocate in una veranda o su un davanzale di facile accesso se le piantine o i cloni in crescita verranno spostati all’esterno. Le stanze da coltivazione di dimensioni maggiori vengono in genere collocate in uno spazio fuori mano, poco o per nulla trafficato. Un angolo del seminterrato o una camera da letto libera, che non vengano frequentati da bambini, animali domestici o altre persone, sono perfetti. Le stanze chiuse sono le più facili da controllare. La stanza dovrà avere un’entrata e un’uscita per la ventilazione e l’elettricità. Una fonte d’acqua e uno scarico a pavimento aggiungeranno parecchia comodità e ridurranno i costi d’installazione. Una porta che si chiude a chiave terrà fuori persone e parassiti indesiderati.

I locali per l’essiccazione e la lavorazione post-raccolto dovranno essere dotati di elettricità e ventilazione. Gli armadi/le tende da coltivazione sono diventati quasi introvabili in Germania dopo la legalizzazione della coltivazione della cannabis avvenuta 1° aprile

I davanzali e le verande sono spazi ottimali per avviare le piante che verranno poi trasferite all’aperto. Le piante devono ricevere 5 ore di luce del sole diretta per crescere bene. Un piccolo spazio soleggiato è tutto ciò che serve per mettere a dimora piccole piante in modo che possano crescere a sufficienza per essere spostate all’aperto.

Ricordate queste cinque (05) variabili essenziali con l’acronimo “LAWNS” - Light, Air, Water, Nutrients, Substrate (Luce, Aria, Acqua, Nutrienti, Substrato). È necessario controllare ognuno di questi elementi fondamentali per ottenere un raccolto di cannabis abbondante.

Le tende o gli armadi da coltivazione sono un vero e proprio plus per molti coltivatori domestici indoor e outdoor. Gli armadi per la coltivazione sono relativamente economici e si possono ricevere direttamente a casa. Sono indipendenti e possono essere installati in qualsiasi stanza dell’abitazione o nelle vicinanze della stessa. Se si considera il costo della costruzione di una stanza da coltivazione a casa propria e la spesa per un armadio da coltivazione, in genere l’armadio è la soluzione più economica. Avrete comunque bisogno di elettricità e di aperture nella stanza per la ventilazione in entrata e in uscita. Anche una fonte d’acqua vi farà risparmiare tempo ed energia.

Questo articolo è supportato dall’Enciclopedia della Cannabis, ¡¡GRATUITA!!! in undici (11) lingue - ceco, olandese, inglese, francese, italiano, giapponese, tedesco, portoghese, russo, spagnolo e ucraino su www.marijuanagrowing.com.

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INDOOR

Intervista con Mr. Bakker

Responsabile delle indagini presso CANNA Research, Olanda

1. Qual è stata la ragione per CANNA di sviluppare una nuova formula di uno dei suoi prodotti più venduti, CANNA Rhizotonic?

Presso CANNA Research, testiamo continuamente i prodotti che sviluppiamo al fine di apportare miglioramenti e comprendere meglio come si comportano in diverse circostanze e scenari. Nel caso di CANNA Rhizotonic, abbiamo notato alcuni problemi di stabilità mentre il prodotto invecchiava (precipitazioni e perdita di colore), e un pH relativamente alto del prodotto.

Benché siamo consapevoli che alcuni utenti utilizzino consapevolmente CANNA Rhizotonic per aumentare i loro valori di pH, non tutti gli utenti prestano attenzione al pH della loro soluzione nutritiva. Di conseguenza, il prodotto potrebbe rappresentare un rischio per il pH ideale della soluzione, che desideriamo mantenere tra 5.2 e 6.2.

Ecco perché abbiamo esaminato il processo di produzione ed estrazione delle alghe che utilizziamo e siamo riusciti a ottenere un estratto che non ha un pH così elevato. Oltre a un pH più adatto alla crescita delle piante, ciò ci ha anche permesso di aumentare la stabilità del prodotto, raddoppiandone la durata di conservazione a 2 anni.

2. Quali sono le differenze più significative rispetto alla vecchia formula?

Sicuramente il pH e la stabilità! Il diverso processo di estrazione e produzione ha anche aumentato la stabilità del colore. Si puó facilmente osservare questo aspetto guardando il colore della soluzione nutritiva dopo avervi aggiunto Rhizotonic: ha un colore visibilmente più scuro rispetto alla vecchia formula. Puoi stare tranquillo: la quantità di materia organica

proveniente dalle alghe è simile, quindi puoi usare la stessa dose di Rhizotonic di prima

(0,5-4 ml/l), ma sentiti libero di sperimentare su piccola scala per adattarla alla tua situazione particolare. Non dovrebbero esserci differenze nella funzione.

Un’altra piccola miglioria è che siamo stati in grado di (ulteriormente) ridurre la quantità di sodio. A seconda della coltura e della varietà, questo potrebbe essere un interessante ulteriore vantaggio.

3. Cosa noterà concretamente il coltivatore?

A prima vista si osserverà che il colore della soluzione nutritiva è più scuro. Inoltre, il prodotto ha un odore meno marino (simile a quello del pesce) a causa dell’acidità del prodotto, anche se contiene comunque la stessa quantità di alghe marine.

Durante la coltivazione, ci saranno alcune differenze: il pH della soluzione nutritiva dopo l’applicazione della nuova formula di CANNA Rhizotonic si comporterà in modo diverso rispetto alla formula precedente. Non aumenterà più il pH, che poteva far salire il pH della soluzione nutritiva oltre 7. Ora la soluzione sarà neutra o leggermente acida, a seconda di cos´altro contiene. Questo è il principale elemento da tenere in considerazione. Anche se l´ EC della nuova formula è leggermente più basso, è probabile che non si riesca a trovare una differenza rilevante nella misurazione, quindi questo probabilmente non influenzerà

la coltivazione. Come con la vecchia formula, le piante dovrebbero essere più tolleranti alle situazioni stressanti (ad esempio, il rinvaso di talee o piccole piante).

4. Quali consigli vorreste dare al coltivatore su questa nuova formula?

I coltivatori che misurano e modificano il pH dovrebbero continuare a farlo dopo l’uso della nuova formula di CANNA Rhizotonic e, a seconda della qualità dell’acqua, aumentare il pH se necessario. I coltivatori che utilizzano CANNA Rhizotonic senza controllare il pH possono star tranquilli che il pH ora sarà meno incline a causare problemi.

Siate consapevoli che CANNA Rhizotonic contiene materia organica. Se lasciato nella soluzione nutritiva (o nei tubi di irrigazione) per troppo tempo, i microrganismi potrebbero nutrirsene. Anche se ciò non deve necessariamente essere un problema, non è il massimo. A seconda della vostra configurazione, assicuratevi di cambiare/far uso completo della soluzione con frequenza e, se necessario, sciacquate i tubi di irrigazione con acqua o soluzione nutritiva.

Anche se comprendiamo che è allettante utilizzare concentrazioni elevate di CANNA Rhizotonic per dare alle piante la migliore cura possibile, l’utilizzo di concentrazioni superiori a quelle raccomandate su piante giovani, sensibili e/o già stressate probabilmente non è benefico. Prendersi cura delle proprie piante significa anche sapere quando non esagerare.

24 Intervista
La disponibilitá cambia a seconda del paese Sin:vecchia formula disciolta in acqua Des: nuova formula disciolta in acqua.

FUNGHI PSICHEDELICI ITALIANI (PARTE I)

Alla scoperta dei funghi magici sul nostro territorio

I funghi allucinogeni sono un gruppo di funghi conosciuti per il potere psicoattivo, infatti il loro consumo attraverso l‘ingestione induce degli stati alterati di coscienza definibili come vere e proprie esperienze psichedeliche. I responsabili dell‘effetto dei funghi allucinogeni sono alcuni alcaloidi che caratterizzano la loro composizione, i più conosciuti sono la psilocina, la psilocibina, la baeocistina e gli isossazolici. L‘uso di funghi allucinogeni, oltre alla frangia giovanile occidentale, è ristretto solo ad alcune popolazioni native sparse per il globo e nella maggior parte dei casi è impiegato in cerimonie religiose.

Sebbene in Italia e più in generale in Europa non esistano attualmente dei culti che ammettono l‘uso di funghi psichedelici, il nostro territorio ne è ricco da sempre.

Vediamo quali sono i principali funghi, riconosciuti come allucinogeni, che crescono naturalmente in Italia.

PSILOCYBE SEMILANCEATA

È ritenuto essere il fungo del genere Psilocybe più diffuso al mondo; il cappello è di colore marrone chiaro tendente al beige e il suo diametro varia da 0,5 a 1,5 centimetri. Il gambo è sottilissimo, di circa 2 millimetri mentre la sua lunghezza parte da 2 fino ad arrivare a 15 centimetri, sottoposto a pressione tra le dita risulta essere molto elastico rispetto ad altri funghi che invece tendono a spezzarsi. È un igrofano cioè cambia colore quando è bagnato. Quando viene maneggiato assume un colore bluastro che permane anche quando viene essiccato, questo fenomeno è detto bluificazione ed è tipico di molte specie di funghi allucinogeni, ma non rappresenta una regola per riconoscerli.

È un fungo originario dell‘Europa e in Italia si trova sull‘arco alpino e sugli Appennini, sopra i 1000 metri slm, predilige i prati e i pascoli ricchi di stallatico spesso in mezzo ai ciuffi di migliarino, un‘erba graminacea. La Psilocybe semilanceata non è un fungo fimicolo, cioè non cresce sugli escrementi animali. L‘autunno è la stagione più indicata per trovarlo, inoltre è un fungo gregario che cresce in gruppo. Gli inglesi di solito lo chiamano Liberty Cap, ovvero cappello della libertà per via dei suoi effetti psichedelici, infatti il suo consumo procura l‘alterazione dei colori accompagnate da possibili allucinazioni. Contiene psilocina, psilocibina e baeocistina, tutti e tre alcaloidi del gruppo delle triptammine. La Psilocybe semilanceata è ritenuta un fungo di media potenza dagli psiconauti.

PSILOCYBE CYANESCENS

Considerato il fungo psichedelico più potente sul territorio italiano, il suo habitat di crescita va dalle Alpi fino all‘Aspromonte, il massiccio situato in Calabria. È molto raro da incontrare e gli esem-

<https://creativecommons.org/licenses/by/4.0>,

plari del Nord America risultano essere ancora più potenti. È un fungo igrofano, il colore del cappello varia dal caramello al marroncino e il suo diametro va da 1,5 a 6 centimetri. Il gambo ha uno spessore di circa 5 millimetri e la sua lunghezza è di 4-9 centimetri, presentandosi con un aspetto robusto.

Quando viene raccolto assume una colorazione viola. Contiene psilocina e psilocibina. Tra gli esperti è considerato un potente allucinogeno.

PLUTEUS SALICINUS

È un fungo allucinogeno di piccole dimensioni tipico dell‘Italia. È stato individuato nella regione Lazio, nelle Marche, in Liguria e in Lombardia. Cresce anche a bassa quota e si trova sui tronchi degli alberi caducifoglie, in particolare sul salice e il faggio. Il diametro del cappello varia da 2,5 a 6 centimetri e ha un colore grigio con sfumature verdi, il gambo ha un colore simile con uno spes-

cyanescens, questa immagine è stata creata da Caleb Brown (Joust), CC BY-SA 3.0 <https:// creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons.

Questa specie di funghi è possibile anche coltivarla; cresce sui trucioli di legno, adora la lignina che risulta imprescindibile per la sua crescita. Coltivato indoor difficilmente fruttifica mentre all‘aperto è leggermente più facile ma con rese scarse, motivo per il quale i coltivatori prediligono altri funghi del genere Psilocybe.

sore di 3-7 millimetri e una lunghezza che va da 3 a 7 centimetri. Anche questo fungo quando viene raccolto o manipolato è soggetto a bluificazione e negli esemplari più vecchi si possono notare delle colorazioni che tendono al rosa. È un fungo che cresce sia isolato che in piccoli gruppi, si trova facilmente sui tronchi marci ma

esclusivamente di legno duro; il suo habitat ideale sono i boschi umidi. Il periodo di riproduzione si estende dalla fine della stagione estiva fino a metà autunno. Alcune analisi hanno dimostrato che il Pluteus salicinus può contenere fino all‘1% di psilocibina del peso secco. Una curiosità è che risultano essere commestibili dopo essere stati sbollentati.

PSILOCYBE CALLOSA

La Psilocybe callosa, conosciuta anche con il nome di Psilocybe strictipes, è un fungo che spesso viene confuso con la Psilocybe semilanceata. Gli esemplari presenti in Italia e su tutto il territorio europeo contengono quantità scarse di alcaloidi o ne sono del tutto privi. Le informazioni a disposizione su questo fungo sono pochissime, come per tanti altri funghi presenti sul territorio, quindi è difficile stabilire il loro potenziale psichedelico. La Psilocybe callosa è considerata

Pluteus salicinus, questa immagine è stata creata da Zaca at Mushroom Observer, CC BYSA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/ by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons.

una tipologia di fungo allucinogeno psilocibinicolatente perché non dimostra in maniera costante la presenza di alcaloidi, ma variano in base all‘area geografica di provenienza. Nel prossimo numero di Soft Secrets esamineremo altre specie di funghi tipiche del Belpaese, alcuni dei quali poco conosciuti ma non per questo meno interessanti!

Testi di riferimento:

- Samorini G. in https://www.fondazionemcr.it/ UploadDocs/19398_AttiFunghi2_125_149_min.pdf

- Pagani S. in Funghetti, ed. Nautilus 1993

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Psilocybe semilanceata, Jon Mortin, CC BY 4.0 via Wikimedia Commons. Psilocybe callosa, (c) Alan Rockefeller, some rights reserved (CC BY), CC BY 4.0 <https:// creativecommons.org/licenses/by/4.0>, via Wikimedia Commons.
Growing Di sudestfam@protonmail.com
Psilocybe

Cannabis terapeutica

CANNABIS TERAPEUTICA: IL SISTEMA TEDESCO

I dati che circoscrivono il modello scelto per la cannabis terapeutica in Italia possono essere sintetizzati come segue: dal 2017 al 2023 i militari di Firenze sono stati autorizzati dal Ministero della Salute a produrre in regime di monopolio un totale di 2.550 chili. I nostri militari ne sono arrivati a produrre meno di 900 chili.

Ai nostri lettori la facoltà di tirare le somme rispetto ai limiti di questo monopolio, intanto, per fornire un confronto con la realtà,

affetti da malattie gravi, a ricevere questi medicinali attraverso le farmacie. Inoltre, la legge aveva lo scopo di garantire l’offerta e creare incentivi per la ricerca al fine di ottenere medicinali sicuri ed efficaci.

La regolamentazione sulla cannabis medicinale continua ad essere considerata separatamente dalle attuali normative legali sulla cannabis per uso non medico ed il governo tedesco si riserva d’osservare gli sviluppi futuri .

L’USO DI CANNABIS HA COMPORTATO UN MIGLIORAMENTO DEI SINTOMI NEL 75% DEI CASI

abbiamo contattato il Ministero della Salute tedesco per raccontare come si sia sviluppato il modello cannabis terapeutica teutonico.

Dal 2017 ad oggi, in Germania sono stati importati più di 103.000 chili di cannabis per necessità terapeutiche e di ricerca. Tre aziende private sono autorizzate a coltivare sul territorio tedesco. Due di esse sono canadesi, Aurora e Aphria, la terza azienda è la società tedesca Demecan. Le autorizzazioni concesse prevedono la possibilità di poter coltivare un totale di 10.400 chili di cannabis terapeutica dal 2022 al 2026. Al momento, tali quantità sono state raggiunte.

Prima dell’entrata in vigore della legge che regola l’accesso alla cannabis terapeutica, in Germania c’erano 1.100 pazienti in possesso di un permesso eccezionale. Il permesso aveva come scopo l’auto terapia sotto controllo medico e tali esenzioni erano concesse su base individuale.

A marzo 2017 sono stati diramati i requisiti legali per l’accesso alla cannabis medicinale. La legge serve a rendere commercializzabili e prescrivibili i medicinali a base di cannabis come le infiorescenze essiccate e gli estratti di cannabis di qualità standardizzata.

Lo scopo della legge è di aiutare i cittadini,

Con la legge sulla cannabis terapeutica il legislatore ha ampliato le possibilità di prescrivere medicinali a base di cannabis a carico dell’assicurazione sanitaria pubblica.

Inoltre, la legge ha incaricato l’Istituto federale per i farmaci e i dispositivi medici (BfArM) di condurre un’indagine sull’uso dei medicinali a base di cannabis.

I medicinali a base di cannabis possono essere prescritti e i costi rimborsati dall’assicurazione sanitaria pubblica: secondo l’articolo 31 comma 6 frase 1 del volume V del Codice delle assicurazioni sociali (Fünftes Buch SozialgesetzbuchSGB V).

Nel caso in cui non sia disponibile un trattamento alternativo, secondo la motivata valutazione del medico curante e tenendo in conto degli effetti collaterali e dello stato di salute della persona, oppure nel caso in cui esista una prospettiva non remota che la cannabis possa produrre un notevole effetto positivo sul decorso della malattia o suoi sintomi più gravi, gli assicurati hanno diritto ad una fornitura di cannabis sotto forma di fiori secchi o estratti di qualità standardizzata e ad una fornitura di medicinali contenenti i suoi principi attivi come il Dronabinol o Nabilone.

Secondo lo studio condotto dall’Istituto federale per i farmaci e i dispositivi medici, tra aprile 2017 e marzo 2022, i pazienti trattati con medicinali a base di cannabis avevano 57 anni di media, in poco più del 54% dei casi erano donne e in quasi il 46% erano uomini. Quando trattati con fiori di cannabis, l’età media era di 45,5 anni e più di due terzi dei soggetti erano maschi.

In più di tre quarti dei casi (76,4%), i medicinali a base di cannabis venivano usati per trattare il dolore cronico. Altri sintomi trattati erano: spasticità (9,6%), anoressia/deperimento (5,1%) e nausea/vomito (2,2%). Un quadro oncologico era presente nel 14,5% dei casi e la sclerosi multipla nel 5,9%.

Secondo la ricerca, le prescrizioni più numerose sono state effettuate da medici specializzati in anestesiologia, seguiti da quelli di assistenza primaria e neurologia.

Questi risultati non corrispondono alle informazioni pubblicate dalle compagnie assicurative.

Secondo i loro dati, sono i medici di base a prescrivere più spesso questi medicinali.

I farmaci maggiormente prescritti sono stati il Dronabinol (62,2%), seguito dai fiori (16,5%), dagli estratti (13%) e dal Sativex® (8%). Anche in questo caso i dati pubblicati dalle compagnie di assicurazione sanitaria non confermano tali proporzioni

In particolare, nella pratica la prescrizione di fiori di cannabis rappresenta probabilmente una percentuale significativamente più elevata.

La dose media giornaliera di THC, prescritta è di circa 15 mg quando si utilizzano Dronabinol, estratti di cannabis e Sativex®. Tuttavia, per i fiori di cannabis, la dose media giornaliera è di 249 mg, che è di gran lunga superiore a qualsiasi raccomandazione di dosaggio a scopo terapeutico studiato scientificamente fino ad oggi.

Gli effetti collaterali erano comuni e solitamente non gravi. Affaticamento e vertigini (soprattutto nelle donne) erano molto comuni. In quasi il 75% dei casi, l’uso di medicinali a base di cannabis ha comportato un miglioramento dei sintomi. Nel 70% dei casi è stato riportato un miglioramento della qualità della vita.

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Report internazionale

Testo e immagini: Derrick Bergman / Gonzo Media

ERBA LEGALE SULLA

EAST COAST DEGLI STATI UNITI TOUR DELLA

CANNABIS SULLA EAST COAST, PRIMA PARTE

La migliore erba americana proviene dalla West Coast, che è anche il luogo in cui è partita l’ondata verde di legalizzazione. Ci è voluto un po’ di tempo prima che questa ondata raggiungesse la East Coast, ma anche lì il genio è ormai uscito dalla lampada. Nell’autunno del 2023, il giornalista di Soft Secrets Derrick Bergman è stato nelle tre città più importanti della East Coast - Philadelphia, Washington DC e New York - per farsi un’idea di quale fosse la situazione a livello di legalizzazione sulla East Coast.

In tutto il mondo, la cultura americana della cannabis è associata alla West Coast, in particolare alla California. Cali weed suonava famigliare molto prima che i coffee shop olandesi e i cannabis club in Spagna e nel Regno Unito iniziassero a venderla. Il fatto che la West Coast abbia la meglio sulla costa orientale è legato al suo clima decisamente più adatto alla cannabis, ma anche alla mentalità tipica del selvaggio West, amante della libertà.

La cannabis viene comunque consumata anche dall’altra parte del Paese. Molto di più, in effetti, dato che sulla East Coast vive più del doppio delle persone rispetto alla West Coast. Si è dovuti arrivare al luglio del 2018 perché la vendita legale di cannabis a scopo ricreativo cominciasse nel primo Stato della East Coast. Il Massachusetts, con la sua capitale Boston, ha il primo e oggi di gran lunga maggior numero di dispensari (vedi riquadro) di tutti gli Stati della East Coast. Il Maine lo ha seguito nell’ottobre 2020 e attualmente è possibile acquistare legalmente cannabis per uso adulto in 8 dei 14 Stati della East Coast. Oltre il 40% dei 118 milioni di residenti della East Coast vive in Stati in cui ciò è legale. Il governatore del New Jersey Phil Murphy ha firmato tre leggi per la legalizzazione della cannabis nel febbraio del 2021. La prima erba legale è stata venduta più di un anno dopo, il 21 aprile 2022, che è proprio un giorno dopo il 420 (20 aprile). “Oggi segna l’inizio di un settore completamente nuovo per il nostro Stato”, ha twittato Murphy, “e un momento storico nel nostro impegno per la giustizia sociale ed economica”.

La cannabis terapeutica è già legale nel New Jersey dal 2010, il che sta incidendo in modo significativo sull’introduzione della legalizzazione per uso ricreativo. La maggior parte dei dispensari terapeutici ha iniziato a vendere anche cannabis per adulti. Queste aziende hanno ovviamente un vantaggio competitivo: i punti vendita esistono già. Questo vale per la maggior parte degli Stati della East Coast: prima la legalizzazione medica, poi quella ricreativa.

La base per il mio tour della cannabis sulla costa orientale è la storica città di Doylestown, in Pennsylvania. In questo Stato la cannabis terapeutica è legale, ma l’uso per adulti non

lo è ancora. Ci siamo quindi messi al volante fino al New Jersey per la mia prima visita a un dispensario statunitense. Zen Leaf a Lawrence è il più vicino, inizierò quindi da lì. Il negozio si trova vicino alla città universitaria di Princeton, sull’autostrada tra New York e Philadelphia. È un edificio grande, dall’aspetto piuttosto anonimo, con un ampio parcheggio sul retro.

Prima ancora di poter scattare una foto, una guardia di sicurezza viene a dirmi che non sono autorizzato se non in possesso di un permesso. All’interno, una gentilissima signora mi spiega che fotografie e interviste devono essere coordinate con il reparto comunicazione di Verano, la casa madre di Zen Leaf. Benvenuti nel mondo della cannabis aziendale. Verano è un MSO, un operatore multi-stato. È attivo in 13 Stati, con 95 dispensari e 12 strutture per la coltivazione e la lavorazione, che nel loro complesso rappresentano oltre un milione di metri quadrati di capa-

cità di coltivazione. Un grande attore del settore. Grande è anche il modo migliore per descrivere il punto vendita Zen Leaf di Lawrence. L’area della reception dove viene controllato il documento d’identità è grande, lo spazio di vendita al dettaglio ancora di più. Anche la gamma di prodotti è... grande. All’ingresso c’è un bancomat; poiché la cannabis è vietata a livello federale, le banche boicottano il settore della cannabis e il tutto viene gestito in contanti per necessità.

Su schermi touchscreen è possibile vedere esattamente cosa vendono e le offerte disponibili. Queste informazioni si trovano anche sul loro sito web: zenleafdispensaries.com/locations/ lawrence/recreational-menu/.

Scorro e calcolo, considero le mie opzioni e finisco con l’acquistare 3,5 grammi, un ottavo di oncia, di Mend OG di Find. È un marchio di Curaleaf, la più grande azienda di cannabis al mondo

in termini di fatturato. “Everyday Cannabis Flower”, si legge sulla confezione. Il mio secondo acquisto consiste in 3,5 grammi di Sweet Apple Crumble Pie di Verano, il marchio della casa. Indica Riserva, tagliata a mano. Essendo un nuovo cliente ottengo uno sconto, pagando poco meno di 13 euro al grammo, al tasso di cambio applicato. Le imposte dello Stato del New Jersey

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Una delle 12 strutture per la coltivazione di Verano (Foto: Verano). Mend OG di Find, uno dei marchi Curaleaf (Foto: Derrick Bergman).

e di Lawrence vengono elencate separatamente sullo scontrino. Dei 96 dollari che pago, 5,90 dollari vanno allo Stato e 1,78 dollari alla città, l’otto per cento in tutto. Lo scontrino riporta anche un’avvertenza: Non valido al di fuori dello Stato del New Jersey.

Mezz’ora dopo infrango la legge portando le due confezioni in Pennsylvania. La Mend OG, la più economica delle due, si rivela di qualità superiore alla media. Mentre la confezione Verano in vetro nero è più bella e migliore per l’erba rispetto alla confezione in plastica bianca di Find, l’erba all’interno non è altrettanto buona. La confezione di Find riporta la data di raccolta; la mia Mend OG è stata raccolta il 7 agosto, 77 giorni fa.

Durante e dopo il mio soggiorno negli Stati Uniti,

prodotti ampiamente accessibili con diverse fasce di prezzo, come Savvy, con un formato più grande a un prezzo inferiore. Oppure Verano Reserve, venduta a prezzi premium perché utilizziamo fiori di cannabis di altissima qualità che coltiviamo noi stessi”.

-Con quanti produttori e marchi lavorate?

Bondy: “In tutti i nostri punti vendita puntiamo a offrire un’ampia gamma di prodotti per soddisfare le esigenze di ogni singolo cliente. Abbiamo un portafoglio crescente di marchi nazionali, fra cui Verano, Savvy, Müv, Encore, Holy Union, On the Rocks, Avexia e Bits, oltre a marchi locali, come CT Pharma, il marchio più popolare del Connecticut. Siamo integrati verticalmente in 11 dei 13 Stati in cui operiamo e vendiamo i nostri marchi ai consumatori di quegli Stati. Offriamo anche prodotti di altre aziende produttrici di cannabis nei nostri punti vendita Zen Leaf e i nostri prodotti sono a loro volta venduti in oltre 700 dispensari esterni”.

-Le norme e i regolamenti sono molto rigidi?

Bondy: “In quanto azienda del settore della cannabis legale, Verano deve rispettare un livello normativo senza precedenti. Questo richiede una serie di protocolli rigorosi che seguiamo nel gestire la nostra attività. Ogni Stato ha norme e regolamenti diversi e noi lavoriamo a stretto contatto con tutti i legislatori per assicurarci di rispettare tutte le norme e i regolamenti”.

-Quali modifiche normative renderebbero la vita più facile ai dispensari?

Bondy: “Mentre la popolarità e l’accettazione della cannabis aumentano anno dopo anno, sia tra i repubblicani che tra i democratici, le politiche obsolete del governo federale continuano a ostacolare il potenziale di crescita del settore. Sebbene la cannabis sia uno dei motori di crescita occupazionale più rapidi del Paese, le aziende sono costrette a condurre transazioni

ho contattato via e-mail diversi dipendenti di Verano per un’intervista. Solo poco prima della mia scadenza ricevo una risposta dalla responsabile comunicazione Grace Bondy. Flower is king (Il fiore la fa da padrone), mi conferma: la cannabis rimane la più popolare fra i consumatori. Ma è in aumento l’interesse per i prodotti da svapo, come cartucce e concentrati, e per i prodotti commestibili.

-Come si sono sviluppati i prezzi di vendita da quando è diventata legale?

Bondy: “Con la legalizzazione della cannabis a scopo ricreativo in diversi Stati, c’è un eccesso di offerta sul mercato, il che ha influito sui prezzi in alcuni di questi. La pressione al ribasso sui prezzi sta iniziando a stabilizzarsi e noi continuiamo a impegnarci per offrire marchi di alta qualità a prezzi ragionevoli nonostante l’accesa concorrenza. Inoltre, Verano ha sviluppato e lanciato

l’altro lato del fiume. Questi cartelloni, tuttavia, sono vietati nello stesso New Jersey. Anche nella capitale Washington DC la cannabis sembra già completamente legale. È vero, ma secondo la normativa che regolamenta la vendita di cannabis per adulti non è possibile, a causa di un cosiddetto rider, un’appendice alla normativa locale sulla cannabis. I dispensari non sono quindi autorizzati a vendere cannabis a chi non abbia una prescrizione medica, ma possono comunque distribuirla.

Non solo piccole quantità, ma fino a dieci once, oltre 280 grammi. Quindi, se si acquista un prodotto come una rivista nei dispensari di Washington spendendo sessanta dollari, si ricevono in omaggio 3,5 grammi di cannabis.

Non provo questa curiosa disposizione tollerante perché ho ancora molta erba. Mentre il sole splende esuberante, mi godo appieno la mia canna, seduto sull’erba del famoso Mall, su cui si trovano il Campidoglio, la Casa Bianca e il Lincoln Memorial. New York, la capitale del mondo, è la prossima destinazione del mio tour della cannabis sulla East Coast. La disastrosa legalizzazione ha portato a un’esplosione di punti

vendita di cannabis privi di licenza. Ce ne sono letteralmente a migliaia. Nel frattempo, i coltivatori di cannabis autorizzati sono disperati. Potrete leggere tutto questo in Tour della Cannabis sulla East Coast, seconda parte: New York.

L’ERBA PIÙ ECONOMICA DELLA EAST COAST

Asbury Park Press ha inventariato i menu di cannabis di tutti i dispensari del New Jersey. La cannabis per adulti più economica è la Goodfather di Brute’s Roots presso Egg Harbor Township, negozio e coltivatore indipendente. 3,5 grammi costano 23 dollari, pari a sei euro il grammo. È un po’ più economico con la tessera medica; non si pagano tasse aggiuntive. Anche se i prezzi stanno lentamente scendendo, il New Jersey ha ancora l’erba più cara della costa orientale, secondo Asbury Park Press. Il prezzo medio per grammo nello Stato del Massachusetts è di soli 5,55 dollari, cinque euro. I dati sui prezzi della cannabis sulla East Coast mostrano una chiara tendenza: più sono i negozi, meno costa l’erba.

GLI 8 STATI DELLA EAST COAST CON CANNABIS LEGALE PER ADULTI

Stato: Numero di abitanti: Numero di dispensari*: Inizio vendita:

poco sicure solo in contanti e a negare l’accesso a strutture bancarie essenziali.

Il SAFER Banking Act consentirebbe alle aziende del settore della cannabis di trarre immensi benefici dall’accesso ai servizi finanziari. Stiamo anche seguendo da vicino gli sviluppi della raccomandazione del Ministero della Salute alla DEA di spostare la cannabis nella Lista 3 della Legge sulle Sostanze Controllate. Anche questo spianerebbe la strada al progresso, compresi i servizi bancari e la riforma della giustizia penale in materia di cannabis”.

Trascorro alcuni giorni a Philadelphia. Sento la fragranza e fumo regolarmente erba per le strade del centro. Attraversando il ponte sul fiume Delaware si arriva nel New Jersey legale. A Philadelphia vedo il cartellone pubblicitario di un punto vendita di erba legale che si trova sul-

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Soft Secrets fuma un bong a Doylestown, in Pennsylvania (Foto: Ciel Bergman). Il punto vendita Zen Leaf a Lawrence, nel New Jersey (Foto: Verano).
Massachusetts 6,9 milioni 400 Luglio 2018 Maine 1,38 milioni 124 Ottobre 2020 New Jersey 9,26 milioni 29 Aprile 2022 Stato di New York 19,6 milioni 27 Dicembre 2022 Rhode Island 1,09 milioni 6 Dicembre 2022 Connecticut 3,62 milioni 23 Gennaio 2023 Maryland 6,16 milioni 97 Luglio
Delaware 1,01 milioni 0
*:
vendono cannabis sia per uso terapeutico che per uso adulto o solo cannabis per uso adulto
2023
Fine 2024, 2025
Che

STICKY-LAB GENETICS

La famiglia di Sticky-lab Genetics è un concentrato di profonda passione, esperienza e professionalità. I soci fondatori sono il mitico Valerio Salustri (UncleBudOfficial), storico grower con esperienze sia in Italia che all’estero ed i leggendari fratelli Pandozzi, Giuseppe e Sergio, due ragazzi italo-canadesi con il pollice verde Amazzonia grazie alla passione maturata durante la permanenza nelle campagne di Nimbin, nota cittadina Australiana dalla forte vocazione hippy. Siccome dedizione e devozione sono le colonne portanti del nostro giornale, oggi abbiamo voluto conoscere meglio questa squadra di autentici artigiani della coltivazione di cannabis che, per condividere un prodotto di altissima qualità, coniugano agricoltura biologica avanzata e coltivazione sinergica alla lotta biologica integrata. Buona lettura!

Quando e come nasce il vostro progetto?

Nel 2018 decidemmo di affacciarci nel mondo della Cannabis CBD ben consapevoli di poter creare un prodotto dalla qualità elevata partendo da genetiche che iniziammo a selezionare nel 2016 con l’avvento della legge 242. Avevamo a disposizione una piccola serra e pochissimi soldi,

ma di esperienza ed entusiasmo ce n’erano in abbondanza! Dopo un anno di lavoro, di ricerca e di stabilizzazione, nel 2019 forti dei primi risultati ottenuti, decidemmo di proseguire questo cammino ufficializzando la nostra azienda alla fiera Canapa Mundi di Roma. Fummo tra i primi a presentare in Italia Genetiche CBD dalla qualità rilevante, i nostri fiori erano ben differenti dal

solito “paglione industriale” che veniva venduto all’epoca… fu un boom in/aspettato!

Il vostro vanto è di produrre genetiche altamente resinose. Qual è il vostro segreto?

Potrei parlare per ore snocciolando concetti agrari tra i più disparati; facciamo coltivazione biologica fuori suolo per evitare qualsiasi contaminazione esterna, lavoriamo in permacultura attiva con l’ausilio di piante aromatiche alleate per stimolare

rigorosamente senza solventi e senza l’impiego di sostanze differenti dalla cannabis (tipo miele, paraffina, lucido da scarpe o porcherie varie…). Il vero punto di svolta arriva quando siamo riusciti ad individuare (e successivamente isolare) una genetica molto promettente, dal vasto valore terpenico e dal bassissimo contenuto di THC delta9. Questa “rivelazione” è stata successivamente impiegata per lavorare tutte le nostre estrazioni senza incorrere in noiosi problemi di valori fuori legge.

la sinergia radicale e la naturale competizione terpenica, essicchiamo e stagioniamo i nostri fiori in apposite stanze con temperatura e umidità controllate… però vi riassumo tutto molto più facilmente; il nostro segreto è un frullato di tanta esperienza, di cura maniacale per ogni dettaglio e dalla dedizione totale al nostro lavoro! La perfetta fusione tra la voglia di non smettere mai di imparare e i nostri bagagli culturali, provenienti dal confronto con growers di tutto il mondo, crea le fondamenta solide del nostro saper fare!

Quali genetiche vi hanno sorpreso e dato maggior soddisfazione?

La nostra più grande soddisfazione viene dai tantissimi messaggi di stima che ci arrivano quotidianamente dalle persone che provano le nostre creazioni, non è una questione di genetiche, ci affezioniamo indistintamente a tutte. Nella nostra azienda ogni differente caratteristica che ci manifesta la natura viene accolta ancora con stupore, alleviamo con assoluta dedizione e smisurato amore ogni piantina presente nelle nostre serre… in fondo, come recita il nostro credo: “Siamo semplici domatori degli elementi, umili figli di Madre Natura, ingranaggi pensanti di questo meccanismo chiamato Vita… COLTIVIAMO PASSIONE!”

Ci parli dei vostri estratti?

Estraiamo secondo metodi innovativi ispirati inevitabilmente da quelli tradizionali tramandati dai “Maestri Hashishin” scovati nel corso dei nostri viaggi. Tutte le nostre estrazioni sono effettuate

Ci vuoi dare più informazioni rispetto a questa genetica dal vasto valore terpenico e dal bassissimo contenuto di THC delta9?

E’ un fenotipo di una selezione di qualche migliaia di piante con predominanza CBG. La parte difficile è stata trovare un individuo che presentasse valori bassissimi di THCdelta9, che avesse un buon vigore di crescita, una buona resistenza ai patogeni e che presentasse soprattutto un profilo terpenico variegato, differente dal solito profumo del Linalolo, il terpene dominante nella lavanda, molto tipico delle classiche Cannabis CBG. Se mi stai chiedendo da che incrocio derivi quella super selezione da cui abbiamo individuato questo fenotipo, sappi, che molto probabilmente, dopo dovrei ucciderti…

A quali novità resinose state lavorando?

Il costante lavoro del nostro reparto di sviluppo si basa sulla realizzazione di prodotti dalla qualità sempre più elevata, che vadano di pari passo alle crescenti esigenze del consumatore finale che grazie all’informazione globale sta divenendo sempre più istruito in materia. Siamo ben consapevoli che tutto questo nostro impegno nella ricerca che mettiamo oggi, sarà la base di partenza per un lavoro futuro molto più ampio, pertanto, continueremo a migliorare le nostre capacità nella fremente attesa del fatidico giorno.. quel giorno in cui assisteremo finalmente alla liberazione totale di questa nostra amata pianta!

www.stickylabgenetics.com

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Shop Review

Background

Stoney Tark - Festeggia

10 anni con la rivista Soft Secrets!

Vogliamo congratularci con Stoney Tark per aver raggiunto il traguardo dei 10 anni come giornalista di Soft Secrets. È stato un vero piacere lavorare con lui in tutti questi anni. Scrittore di grandissimo talento nel suo settore, che raggiunge sempre gli standard più elevati con il suo lavoro, siamo orgogliosi di celebrare la sua collaborazione con Soft Secrets fino ad oggi e per molti altri anni a venire! Continuate a leggere per scoprire la sua storia, come si è avvicinato alla cannabis e qual è stato il suo percorso fino ad oggi.

È cresciuto in mezzo alle piante

Stoney: Sono cresciuto in mezzo alle piante di cannabis che i miei genitori coltivavano a partire da confezioni di semi olandesi negli anni Novanta. Essendo così giovane, essere coinvolto nella coltivazione, nel training delle piante e nell’apprendimento di quella che era la selezione mi è sembrato normale e non ho mai sentito alcuna energia negativa attorno alla cannabis.

Il suo primo ricordo in assoluto della rivista Soft Secrets

Prima che diventasse tutto digitale, bisognava viaggiare in lungo e in largo per trovare una copia della rivista stampata di Soft Secrets. Io dovevo prendere l’autobus e andare a Stockport, dove la trovavo in un piccolo negozio di tatuaggi e semi all’altro estremo della città. Questo accadeva quasi 20 anni fa!

Come è iniziato tutto e come ha scritto seguendo la propria ispirazione

Come molti coltivatori del Regno Unito, tutti noi avevamo una pila di riviste di Soft Secrets, che ci stupivano e ci lasciavano increduli su come esistesse un altro mondo a solo un’ora di distanza, in Olanda. Nel 2014 ho incontrato ad Amsterdam Clifford Cremer, il leggendario redattore capo di Soft Secrets e organizzatore della HighLife Cup, che ha rilevato la rivista dal precedente titolare Wernard (famoso per Mellow Yellow e Positronics) e l’ha trasformata in un successo internazionale con 7 edizioni in diverse lingue. Cliff mi ha dato la possibilità di scrivere accanto ai miei modelli di riferimento dell’epoca, Ed Rosenthal e Jorge Cervantes.

Giornalista di riferimento per la coltivazione

Mi sembra passata una vita da quando leggevo i report di coltivazione, le guide alle varietà e tutto ciò che riguardava la coltivazione quando avevo vent’anni e poco più, e oggi sono io a scrivere gli stessi report di coltivazione e a trattare i temi riguardanti questo settore! Sono molto orgoglioso dei risultati ottenuti finora e mi piace il fatto che, illegalmente o meno, sto aiutando i coltivatori di tutti i ceti sociali a migliorare.

Il suo libro di dritte sulla coltivazione della cannabis e l’audiocast The Roll Models

Dopo aver ricevuto numerose richieste, ho deciso di scrivere il mio primo libro in assoluto, intitolato ‘Stoney Tark’s Top Tips on Growing Cannabis’, in vendita su Amazon. Allo stesso tempo, ho deciso di produrre una breve serie di audiocast in cui intervisto alcuni rappresentanti della vecchia scuola del settore della cannabis e mi scervello per ottenere quante più informazioni e consigli possibili, disponibili su YouTube.

Soft Secrets si congratula con il suo autore principale e si augura di poter contare su almeno altri 20 anni di collaborazione!

Cliff Cremer, redattore capo di tutte le edizioni di Soft Secrets:

“Quando ho conosciuto Stoney ho scorto subito la passione, l’amore e il competente pollice verde che questo ragazzo inglese aveva per le piante di cannabis. Gli ho offerto tutto lo spazio di cui aveva bisogno su Soft Secrets e credo che si possa dire che Stoney ha educato un’intera generazione di coltivatori europei. Ben fatto, amico mio!”.

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Stoney Tark con l’amore della sua vita.

LA STAGIONE PIU’ CALDA

Tips per la coltivazione indoor estiva

Stagione estiva e coltivazione di cannabis indoor non sono un’ottima combinazione, il caldo torrido caratteristico dell’estate è uno dei principali nemici dei growers di marijuana. Infatti la temperatura ideale per far prosperare le piante all’interno ruota intorno i 24°C, con picchi che non devono superare i 28°C per preservare la qualità delle infiorescenze. Mantenere sotto controllo questo parametro in piena estate è un’impresa a dir poco complicata. Per questo motivo molti coltivatori approfittano di questo periodo per staccare la spina e riposare, ma non tutti hanno la possibilità di concedersi una pausa e c’è anche chi preferisce affrontare le alte temperature estive. I suggerimenti che troverete in questo articolo vi aiuteranno ad affrontare questa stagione ad armi pari.

CLIMATIZZATORE

L’installazione di un condizionatore d’aria all’interno di una grow room è la soluzione più efficace per tenere sotto controllo la temperatura. Nelle coltivazioni di piccole dimensioni è sufficiente impiegare i classici climatizzatori per uso domestico che comprendeno un’unità di raffreddamento interna in gergo chiamata split ed un’unità esterna. I condizionatori d’aria domestici si dividono in due categorie: monosplit e multisplit. Il primo gruppo comprende i modelli che sono dotati di un solo split associato ad una singola unità esterna, mentre i climatizzatori multisplit sono caratterizzati da due o più split per ogni unità esterna. Quest’ultima categoria è sconsigliata perché il malfunzionamento di un singolo split o dell’unità esterna compromette quello di tutti gli altri componenti. Nelle coltivazioni più grandi i condizionatori d’aria domestici potrebbero risultare inadeguati, in questi casi le migliori opzioni sono i modelli a cassetta o quelli canalizzati. I condizionatori d’aria a cassetta sono tipici degli uffici, generalmente sono dotati di 4 vie per la diffusione dell’aria disposte sui 4 lati ed offrono una potenza di raffreddamento di gran lunga superiore. Sono facili da installare e non è necessario incassarli nel soffitto ma possono rimanere a vista senza compromettere il funzionamento. I sistemi di raffreddamento canalizzati vengono perlopiù impiegati in grandi spazi come i capannoni, la loro architettura consente una diffusione dell’aria omogenea e hanno una grande capacità di raffreddamento, gli unici inconvenienti sono il costo e l’installazione.

I climatizzatori all’interno di una grow room sono sicuramente l’arma più potente che si possa sfoderare contro il calore estivo.

COME SCEGLIERE IL GIUSTO CLIMATIZZATORE

La potenza dei condizionatori d’aria può essere espressa con tre differenti unità di misura convertibili tra loro e sono il Watt, il BTU e la Frigoria. Per comodità utilizzeremo il BTU/h come unità. Una regola da seguire per essere sicuri che il sistema di raffreddamento scelto sia adeguato all’ambiente di coltivazione è di considerare 3000 BTU/h di potenza per ogni 1000 watt di

Climatizzatore a cassetta, Kamigata0, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons.

illuminazione utilizzata. Ad esempio una grow room con 4 lampade da 600 watt avrà bisogno di un climatizzatore di almeno 7200 BTU/h. Le coltivazioni denominate Sealed, cioè le stanze che funzionano senza una ventilazione connessa con l’ambiente esterno e arricchite con CO2 hanno bisogno di una potenza maggiore per mantenere il clima sotto controllo, pari a 4000 BTU/h ogni 1000 watt di illuminazione. Questi valori sono calcolati per i sistemi di illuminazione HPS, una tipologia di lampada che produce molto calore, utilizzare queste raccomandazioni per le illuminazioni LED saranno più che adeguate.

ILLUMINAZIONE

Il sistema di illuminazione più adeguato per affrontare l’estate è il LED. In comparazione con le classiche lampade HPS i LED emettono decisamente meno calore. I modelli di LED a barre rappresentano la soluzione migliore perché la luce è distribuita in maniera più omogenea e quindi anche il calore non si concentra in un solo punto. Inoltre i modelli di ultima generazione offrono delle prestazioni altissime consentendo di moderarne la potenza emessa senza compromettere il fabbisogno di luce delle piante. Una minore potenza di illuminazione si converte in meno calore all’interno della grow room. Molti modelli sono dotati di un regolatore di potenza. I riflettori Adjust-a-Wing per le lampade HPS sono una buona soluzione per ridurne il calore emesso. Installare i trasformatori delle lampade al sodio fuori dalla grow room aiuta ad abbassare la temperatura all’interno.

SEALED GROW ROOM

La scelta di coltivare in una grow room sigillata elimina le connessioni d’aria con l’ambiente esterno che in estate risulta essere più caldo. Le coltivazioni dotate di intrattore d’aria, in questa stagione non risultano funzionare adeguata-

mente; infatti se all’esterno la temperatura supera i 28°C, un intrattore somministrerà solo aria calda scaldando la grow room. Un ambiente di coltivazione Sealed che funziona corretta-

mente garantisce un clima adeguato per tutto l’anno. Una sealed grow room richiede obbligatoriamente l’installazione di un condizionatore d’aria adeguato, di un deumidificatore e di un sistema di arricchimento della CO2. Per ulteriori informazioni su questo argomento potete consultare l’articolo DOLCE GAS sull’ultimo numero di Soft Secrets del 2021.

CO2

Le piante di cannabis che crescono in ambienti arricchiti di anidride carbonica sopportano facilmente temperature più alte. In realtà numerosi growers che coltivano con l’ausilio di CO2 ritengono necessario impostare una temperatura più alta di quella ideale, raggiungendo picchi di 28°C, perché con livelli di anidride carbonica adeguati le piante aumentano il tasso di fotosintesi con l’aumentare della temperatura. Tuttavia non va dimenticato che la qualità della cannabis è influenzata negativamente dalle alte temperature. I generatori di CO2 con bruciatore di gas butano o propano non risultano essere una buona scelta perché producono calore durante il funzionamento, il sistema migliore è il kit costituito da una bombola contenente anidride carbonica dotata di un erogatore comandato da un elettrovalvola.

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Growing
sudestfam@protonmail.com
Di
Kit CO2 con valvola erogatrice.

Cannabis e media

La morte di Bruce Lee

Edema cerebrale provocato dall’hashish?

Per molti dei nostri lettori di una certa età Bruce Lee è semplicemente una leggenda. Il famosissimo attore cinese maestro di arti marziali degli anni Settanta è mancato per un edema cerebrale nel luglio del 1973, all’età di soli 32 anni. È stato uno shock per il mondo intero. Come ha potuto un atleta del suo calibro spegnersi in modo così improvviso e a un’età così giovane?

Si vociferava che la causa della sua morte fosse un rigonfiamento al cervello, provocato dall’assunzione di hashish. Dopo tutto, Lee aveva fatto uso di hashish commestibile con regolarità per concentrarsi e per curare l’ansia e i disturbi del sonno che lo affliggevano. Tuttavia, chiunque sappia qualcosa sulla cannabis troverà difficile credere a questa teoria, poiché non esiste dose letale per la resina di canapa - anche se ingerita. Uno studio condotto nel 2022 ha ora rivelato risultati molto

più credibili rispetto alla precedente tesi secondo cui Bruce Lee aveva ceduto alle conseguenze del consumo di hashish.

Ma una cosa alla volta. Bruce Lee dovrebbe essere noto almeno alle generazioni più navigate. Anche se non avete visto nessuno dei suoi film, conoscerete comunque il nome di questo talento eccezionale, non solo per quanto riguarda il cinema e lo spettacolo, ma soprattutto per quanto concerne le arti marziali asiatiche del kung fu e del karate. Il nome di Bruce Lee è praticamente quasi sinonimo dello sport del Kung Fu. Bruce Lee è stato anche il fondatore del concetto di autodifesa Jeet Kune Do, che ancora oggi viene insegnato in tutto il mondo. I film “The Big Boss” (Il furore della Cina colpisce ancora) e “Fist of Fury” (Dalla Cina con furore) lo hanno aiutato a raggiungere la fama cinematografica internazionale. Purtroppo Bruce Lee non è mai riuscito a celebrare il suo più grande successo cinematografico, il leggendario “Enter the Dragon” (I tre dell’operazione Drago), una coproduzione fra Hollywood e Hong Kong. Sei giorni prima dell’uscita del film a Hong Kong, si è consumata la tragedia e Bruce Lee è morto.

In breve, Bruce Lee è mancato dopo aver assunto un farmaco chiamato Equagesic, una miscela di meprobamato, sedativo e ansiolitico, e aspirina, un antidolorifico. Lee li assumeva per combattere il mal di testa e la debolezza fisica. Il meprobamato è una sostanza appartenente alla classe chimica degli uretani che potenzialmente dà molta dipendenza. Il farmaco è stato da tempo ritirato dal mercato generale in molti Paesi occidentali e negli Stati Uniti; in Germania, per esempio, è addirittura soggetto alla Legislazione sugli stupefacenti. Poco dopo aver assunto questa droga, Lee si è sdraiato sul letto ed è morto. Non ha avuto successo nessun tentativo di rianimazione. I medici hanno pensato inizialmente che si trattasse di una reazione allergica al meprobamato o all’aspirina, oppure una combinazione di entrambi. Il tutto ha provocato un enorme rigonfiamento cerebrale dovuto a un edema che ha ucciso Bruce Lee. L’autopsia effettuata sulla star del cinema ha infine rivelato che Bruce Lee presentava residui di hashish nello stomaco e nell’intestino, il che è stato considerato una possibile causa dell’edema cerebrale e della sua morte. Il fatto che Lee parlasse spesso della sua passione per l’hashish commestibile è stato collegato poi alla sua morte. Naturalmente anche in questo caso era in gioco la propaganda politica e ideologica contro la cannabis. Ma questa teoria fa acqua a tutti i livelli.

Un’indagine condotta nel 2022 da un gruppo di medici dell’Università Autonoma di Madrid, in Spagna, ha esaminato in dettaglio il processo e la vera causa della morte improvvisa di questa star del cinema. Prima di tutto i ricercatori hanno

passato in rassegna tutti gli elementi noti. Poco prima e il giorno della sua morte, Bruce Lee aveva già febbre alta, debolezza, vomito, perdita di coscienza e altri sintomi, chiari segnali di un colpo di calore. Si ritiene che questo collasso possa essere stato provocato, per esempio, dal surriscaldamento. Il surriscaldamento potrebbe anche essere la causa dei mal di testa che Lee lamentava il giorno della sua morte. Come hanno concluso i ricercatori, è assolutamente plausibile che Bruce Lee sia morto per eccessiva idratazione, perché ha bevuto troppo insomma – a causa dell’eccessivo calore, presumibilmente per rinfrescarsi. Tuttavia, i ricercatori hanno dichiarato che lo stile di vita di Lee potrebbe aver portato anche a un’insufficienza renale. Nei due mesi precedenti la sua morte, Bruce Lee aveva perso molto peso, cosa che inizialmente era stata attribuita all’intenso carico di lavoro. Tuttavia, alcuni testimoni hanno di recente riferito che da molto tempo mangiava pochissimo. Anziché mangiare - rispetto ad altribeveva in modo eccessivo, soprattutto bevande alcoliche e succhi di frutta, il che provocava quasi inevitabilmente una carenza di sodio e un’alterazione a livello renale. Per questo motivo per il corpo di Bruce Lee è stato sempre più difficile bilanciare l’equilibrio idrico in modo sano.

Lo studio giunge infine alla conclusione ipotetica che, anche se Lee non aveva consumato una grande quantità di acqua al momento della sua morte, i suoi reni avevano difficoltà a gestire anche quantità normali di liquidi. La diagnosi postuma è stata quindi quella d’insufficienza renale e non di uso di droghe.

Questa scoperta, anche se ovviamente deve rimanere a livello speculativo, è un vero peccato per tutti i detrattori della cannabis. Ma siamo onesti: anche senza il nuovo studio, sapevamo tutti che nessuno al mondo ha mai perso la vita a causa delle conseguenze del consumo di cannabis. E di sicuro non Bruce Lee.

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Storia della cannabis

CARL VON LINNÉ (1707-1778)

Carl Linnæus (Carlo Linneo), divenuto Carl von Linné dopo la nobilitazione, è stato un naturalista svedese. Fu l’autore di Species plantarum, un saggio che nominava e classificava tutte le piante note all’epoca. Fu anche il primo a dare alla canapa un nome binomiale: Cannabis sativa L.

Il naturalista Carl von Linné identificò 4.400 specie animali e 6.000 specie vegetali. Nel 2014, uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Tolosa ha qualificato Carl von Linné come la figura storica più ‘influente’ su Internet, davanti a Gesù Cristo e Aristotele.

Carl Linnaeus nacque il 23 maggio 1707 a Råshult, in Svezia. Il padre, Nils Ingemarsson Linnaeus, gli trasmise la passione per le piante. Vivevano in una regione di foreste e laghi, un punto di osservazione per piante e animali davvero privilegiato. Entrò all’Università di Lud nel 1727, iscrivendosi con il nome Carolus Linnæus. Qui ebbe come insegnante il medico e naturalista svedese Kilian Stobæus, detto il Vecchio. L’anno successivo, nel 1728, si trasferì e frequentò la prestigiosa Univer-

non veniva conferito in Svezia. Ad Amsterdam conobbe il botanico Jan Frederik Gronovius, al quale sottopose il suo manoscritto Systema Naturae e che decise di finanziarne la pubblicazione. Lavorò all’Orto Botanico di Amsterdam ed ebbe accesso all’enciclopedia di Hendrik van Rheede sulla botanica del subcontinente indiano, Hortus Malabaricus. Dopo un viaggio in Inghilterra nel 1736, dove incontrò i botanici dell’Università di Oxford, tornò nei Paesi Bassi e lavorò al Genera Plantarum, la cui prima edizione fu pubblicata nel 1737.

L’anno seguente, Carl Linnæus tornò nella sua Svezia. Esercitò la professione di medico specializzato nel trattamento della sifilide a Stoccolma. Nel 1739 sposò Sara Elisabeth Moræa, dalla quale ebbe 7 figli. Nel 1741 ottenne la cattedra di medicina e in seguito quella di botanica all’Università di Uppsala, in Svezia. Nell’orto botanico dell’università, sistemò le piante secondo la propria classificazione o tassonomia. Pubblicò in svedese i resoconti delle spedizioni in Svezia, apprezzati anche per le loro qualità letterarie. Nel 1747 divenne medico della famiglia reale svedese. Fu nobilitato nel 1751 e il suo nome cambiò da Carl Linnæus a Carl von Linné. La sua opera principale, il Systema Naturae, è stata pubblicata in diverse edizioni, che possono essere scaricate da gallica. bfn.fr - la prima edizione, pubblicata nel 1735, era composta da sole 11 pagine; la tredicesima edizione, pubblicata nel 1770, conteneva 3.000

pagine. Il naturalista suddivise la natura in tre regni: animale, vegetale e minerale. Nel Systema Naturae si basò sul lavoro del botanico francese Sébastien Vaillant - che aveva studiato gli organi sessuali delle piante - e li classificò quindi in funzione del numero di stami. La sua seconda opera di riferimento, Species Plantarum, fu pubblicata nel 1753. Quest’opera in due volumi, in cui venne rivista la nomenclatura botanica del Systema Naturae, segna l’inizio della nomenclatura binomiale utilizzata ancora oggi.

Lo Species Plantarum contiene la descrizione di tutte le specie vegetali note all’epoca. A ogni specie vegetale veniva assegnato un nome in due parti, cioè un nome binomiale, che viene utilizzato ancora oggi. Nello Species Plantarum, alla Cannabis fu assegnato per la prima volta il nome Cannabis sativa L. Cannabis (canapa in latino) è un nome composto formato dall’unione di canna, che significa ‘bastone’, cioè pianta, e bis, che significa ‘doppio’. Ciò è dovuto al fatto che la cannabis è una pianta dioica, ovvero caratterizzata da esemplari maschio e femmina. La parola sativa significa ‘coltivata’, in questo caso ‘canapa coltivata’. Nella nomenclatura binomiale, la lettera o le lettere finali designa(no) il nome del botanico che per primo ha assegnato il nome alla specie. Nel caso della Cannabis sativa L., la L sta ovviamente per Linneo/Linné, che ha nominato e classificato anche numerose altre specie di piante.

sità di Uppsala, dove studiò medicina e scienze naturali. Qui, all’età di 24 anni, iniziò a elaborare la sua classificazione delle piante in base agli organi sessuali, descritta nella sua opera Hortus Uplandicus. Nel 1732 intraprese un importante viaggio oltre il Circolo Polare Artico. Dalle sue spedizioni scientifiche in Lapponia e Dalarna, regione allora inesplorata della Svezia, riportò un’ampia collezione di piante, minerali e animali. I suoi viaggi portarono alla pubblicazione di un libro di osservazioni, Florula Lapponica, che lo rese famoso in patria e gli consentì di tenere conferenze sulla botanica. Nel 1735 Carl Linnæus partì per i Paesi Bassi. Il suo obiettivo era quello di pubblicare i suoi lavori e conseguire una laurea in medicina. Conseguì il dottorato in medicina all’Università di Harderwijk nei Paesi Bassi, titolo che all’epoca

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Coltiviamo

COLTIVAZIONE DI CANNABIS ALL’APERTO E STRESS DA CALORE

Con l’avvicinarsi dei mesi estivi, le giornate iniziano a diventare più luminose e le temperature si alzano. È in questo periodo che le piante di cannabis che crescono all’aperto possono essere esposte allo stress da calore. Per questo motivo, le piante possono incorrere in gravi danni, il che comporta un calo della resa e della qualità dei fiori. In questo articolo vi parlo dello stress da caldo, delle sue cause, delle possibili soluzioni, dei segnali da tenere sott’occhio e vi offro alcuni consigli sull’irrigazione, le migliori dritte e altro ancora.

Quali sono le cause dello stress da calore nelle piante di cannabis?

Le piante di cannabis traspirano l’acqua attraverso le foglie e, a seconda della quantità di calore o di pressione che devono traspirare, possono essere soggette a stress. Lo stress da calore può essere provocato da temperature elevate o da venti secchi che rendono il fogliame fragile, secco e privo di vigore.

Non saranno solo le piante a mostrare i segnali dello stress, anche la zona radicale e il substrato di coltura saranno esposti a fonti di problemi quali vasi di plastica caldi, terreno secco, radici friabili e uno squilibrio della vita microbica nel substrato. Lo stress da calore può costituire un problema grave per i coltivatori alle prime armi, se non si mettono in atto soluzioni atte ad aiutare le piante.

Le temperature superiori ai 28 gradi centigradi e i venti caldi e impetuosi possono essere i principali responsabili dello stress da calore per le piante di cannabis. Le ondate di calore

inaspettate possono spesso comportare un’impennata delle temperature diurne, che in alcuni casi arrivano a incrementare fino a 10 gradi centigradi nel giro di un solo giorno.

I diversi segnali dello stress da calore

Se questo è il vostro primo tentativo di coltivazione all’aperto, ci sono diverse cose che possono andare storte. Segue una descrizione di alcuni dei problemi che possono presentarsi e una spiegazione su come individuarli quando si verificano.

VASI CALDI E SUBSTRATO DI COLTIVAZIONE SECCO

Questo accade quando si coltiva in vasi in plastica nera, che ricevono luce diretta del sole tutto il giorno. Anche i pavimenti caldi delle terrazze possono riscaldare i vasi, portando la temperatura della zona radicale a diventare eccessivamente elevata e comportando l’essiccazione del terreno.

IL FOGLIAME COMINCIA AD ARRICCIARSI VERSO L’INTERNO

All’inizio non si nota l’arricciamento delle foglie verso l’interno, ma con l’aggravarsi dello stress da calore, le foglie possono iniziare a cambiare forma. Fate il possibile per evitare la luce diretta del sole. Le foglie che si arricciano sono in genere un segnale di bruciatura da vento o del fatto che l’aria è eccessivamente secca e si muove troppo velocemente attorno alle piante.

LE FOGLIE APPAIONO AVVIZZITE

O CADENTI

Un altro segnale chiaro che le piante non sono felici e sono esposte a stress da calore è il fatto che le foglie iniziano ad avvizzire o a cadere verso il basso. Sarà durante la parte finale della giornata, quando il sole tramonta, che noterete che le piante iniziano a puntare verso l’alto e a tornare in salute.

MICROBI E FUNGHI LOTTANO PER LA SOPRAVVIVENZA

Non solo batteri e funghi benefici non sopravvivono, il terreno caldo e le colture organiche diventano terreno fertile per batteri cattivi e agenti patogeni. È fondamentale avere una popolazione di microrganismi e funghi benefici per combattere le malattie delle piante.

SI PRESENTERANNO PROBLEMI DI E.C.

CHE INCIDERANNO SULL’ASSORBIMENTO DEI NUTRIENTI

Quando le piante di cannabis all’aperto sono eccessivamente calde, non sono in grado di assorbire le sostanze nutritive allo stesso modo, il che può comportare una carenza di nutrienti. Nel peggiore dei casi, le piante manifesteranno segnali di tossicità dei nutrienti, il che significa che i livelli di E.C. sono eccessivamente elevati. In ogni caso, entrambi i problemi sono legati all’E.C.

I RENDIMENTI E LE DIMENSIONI DELLE CIME SARANNO NOTEVOLMENTE

INFERIORI

Se quest’anno state osservando le vostre piante e vi chiedete perché le cime non siano grasse come l’anno scorso, è molto probabile che lo stress da calore abbia avuto la meglio. Lo stress da calore può comportare un calo della resa del raccolto e la produzione di cime di dimensioni più contenute.

LA PRODUZIONE DI RESINA E DI TERPENI NE RISENTIRÀ NEGATIVAMENTE

Oltre alle rese ridotte, un altro aspetto negativo nel caso delle piante di cannabis esposte a stress da calore è che la qualità delle cime sarà inferiore a un buon livello standard. La struttura delle cime potrebbe essere più ariosa, vaporosa e con una produzione minima di resina, con ripercussioni sull’aroma, sul gusto e sull’effetto.

Cosa devo farne delle foglie danneggiate?

Prima di tutto, non c’è nulla di bello in una pianta di cannabis esposta a stress da calore, soprattutto se il problema è diventato grave. Non c’è nulla da fare quando il fogliame diventa friabile, secco e privo di vita, se non tagliarlo con cura e smaltirlo nel compost.

Che dire delle cime esposte a stress da calore che sono ammuffite e molli?

Un problema che può verificarsi a causa delle temperature eccessivamente elevate, degli alti

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Un grande campo di piante all’aperto che crescono al di sopra dei 28 gradi centigradi.

Un esempio perfetto di come lo stress da calore abbia provocato un’impennata dei livelli di E.C.

livelli di umidità e della poca aria fresca, è l’ammuffimento delle cime. Potreste notare che le vostre cime compatte e dure sono diventate morbide e al tatto sembrano zucchero filato. Scatteranno così dei campanelli d’allarme e sarà solo questione di tempo prima che le piante vengano colpite nella loro interezza. Se notate che alcune cime sono state infettate, tagliatele con cura e gettatele via. L’aria fresca e l’ossigeno in abbondanza attorno alle cime consentiranno alle altre cime prive di muffa di continuare a fiorire senza problemi, ma dovrete stare molto attenti durante la fase di fioritura.

5 modi per combattere lo stress da calore all’aperto

1. RETI OMBREGGIANTI

- Le reti ombreggianti sono di facile realizzazione e la loro forma può essere personalizzata.

- Le reti ombreggianti vanno utilizzate solo nelle ore più calde della giornata.

- La dimensione delle maglie della rete determina la quantità di luce che arriva alle piante.

2. POLYTUNNEL

- I polytunnel sono realizzati con canne di bambù, tubo di plastica e lastre di polistirolo.

- Sono un ottimo modo per proteggere le piante dagli elevati livelli di raggi U.V. e dai venti forti.

- Potete costruire il vostro polytunnel in base alle dimensioni e alla forma che preferite.

3. SERRE

- Le serre sono solide, ben strutturate e durano anni.

- Proteggono le piante dai venti caldi e dai livelli elevati di raggi U.V.

- Le serre piccole si trovano a un prezzo accessibile e funzionano benissimo.

4. OMBRA DALLE 12 ALLE 16

- È utile spostare le piante in un’area ombreggiata nella fascia oraria 12-16.

- Le piante saranno molto più fresche e potranno crescere senza diventare eccessivamente calde.

- I vasi rimarranno freschi durante le ore più calde della giornata.

5. FRANGIVENTO

- È utile riparare le piante dal vento con teli o reti.

- I coltivatori delle zone montane devono fare i conti con venti rigidi e secchi.

- I frangivento possono contribuire a prevenire le bruciature da vento e a evitare che secchi il fogliame.

Quindi, detto questo, qual è il momento migliore per annaffiare le mie piante di cannabis all’aperto? Si può ovviamente supporre che più fa caldo durante il giorno, più sarà il momento opportuno di annaffiare. In realtà è il contrario perché in questo caso le piante di cannabis traspirano l’acqua e le sostanze nutritive disponibili molto più velocemente rispetto a quando le temperature sono più fresche. Ho visto molti coltivatori nebulizzare acqua fredda sulle loro piante all’aperto, il che spesso finisce con il bruciare le piante durante le giornate più calde dell’estate. Qual è quindi il momento giusto per annaffiare e quanta acqua bisogna dare alle piante? L’acqua migliore è quella del rubinetto, quella della canna dell’acqua, quella in bottiglia o quella in osmosi inversa? Si tratta di decidere cosa è più pratico, conveniente e comodo per il coltivatore.

- Innaffiate il terreno quando le temperature sono più fresche, la mattina e la sera.

- Nebulizzare le foglie delle piante da esterni presenta numerosi vantaggi e aiuta le piante a trattenere l’acqua.

- Evitate l’uso di acqua fredda, perché potrebbe creare uno shock nelle radici delle piante.

- Preparate una soluzione fogliare leggera ed evitate le particelle di grandi dimensioni.

- Se si ha la possibilità di scegliere, è preferibile utilizzare acqua dolce piuttosto che acqua dura.

- L’acqua in osmosi inversa è un’ottima soluzione per ridurre il livello di E.C. dell’acqua dura.

5 dritte per proteggere le piante quest’estate

DRITTA N. 1 - USATE VASI BIANCHI

I vasi bianchi all’aperto sono una soluzione intelligente per fare in modo che il substrato di coltivazione e la zona radicale rimangano freschi, anche quando il sole batte sui vasi. I vasi in feltro bianco sono la scelta migliore per consentire all’aria di passare attraverso i vasi, mantenendo una temperatura ottimale per le radici e la rete alimentare nel terreno. I vasi neri assorbono i raggi solari, ecco perché i contenitori di grandi dimensioni diventano molto caldi.

DRITTA N. 2 - SOLLEVATE I VASI DAI PAVIMENTI CALDI

La pavimentazione dei terrazzi e dei cortili può diventare estremamente calda durante l’estate, il che significa che anche i vasi delle piante che si trovano a contatto con la stessa saranno esposti al calore. Uno dei modi più semplici per risolvere questo problema è quello di sollevare i vasi delle piante dal pavimento, facendoli poggiare su un pallet di legno o su piastrelle di mattoni. I pallet di legno sono perfetti per posizionarci sopra i vasi delle piante, che rimarranno sempre freschi.

DRITTA N. 3 - TROVATE L’OMBRA

QUANDO È NECESSARIO

Le aree ombreggiate della coltivazione sono ideali per le piantine e per consentire alle

piante di cannabis di crescere durante la fase vegetativa, senza stressarsi troppo. Anche se tenere le piante all’ombra quando c’è il sole può sembrare controproducente, le piante vi ringrazieranno al momento del raccolto. Le piantine e le piante non ancora mature preferiscono l’ombra, soprattutto se non hanno ancora sviluppato una zona radicale prolifica.

DRITTA N. 4 - COSTRUITE GABBIE

OMBREGGIANTI

Uno dei modi migliori per avere piante felici e sane durante i caldi mesi estivi è costruire una gabbia coperta da una rete ombreggiante. Personalmente le utilizzo per tenere le piantine e i cloni all’interno, ma sono perfette anche per i piccoli progetti di selezione e per tenere la propria coltivazione al riparo dallo sguardo dei vicini. Potete realizzare la gabbia con bambù e rete, spendendo un totale di 10-20 euro per tutto il materiale che vi serve.

DRITTA N. 5 - AMMENDATE IL TERRENO

Se vi accorgete che i vostri vasi patiscono il sole e che il terreno è diventato secco e polveroso, potete sempre aggiungere del compost fresco, del vermicompost e della fibra di cocco. Quando vengono applicati come strato di pacciamatura, l’acqua attorno alla zona radicale si conserva più a lungo e la rete alimentare nel terreno incrementa l’apporto di carbonio organico. L’inoculazione di batteri benefici, funghi micorrizici e Tricoderma è un ottimo modo per aiutare le piante a sopravvivere alle giornate più difficili.

La mia conclusione

A conti fatti, non possiamo fare granché contro le temperature calde e le ondate di calore inaspettate; esistono comunque numerose strategie preventive che si possono mettere in atto, nel caso in cui le temperature aumentino drasticamente. Innaffiare le piante all’incirca alla stessa ora, all’alba e al tramonto di ogni giorno, assicurerà i migliori risultati e consentirà alle piante di assorbire le sostanze nutritive senza problemi. Buona fortuna nella coltivazione di piante fantastiche all’aperto nel 2024 e fate del vostro meglio per proteggerle dai venti forti e dalle calde giornate estive!

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Questa varietà autofiorente ha bisogno di essere annaffiata dopo essere stata esposta a stress da calore.

Hemporium Cose di Canapa, Vicenza

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Coltiviamo

Autumn Brands Fiori coltivati in stile olandese

Autumn Brands rifornisce centinaia di dispensari in California di una varietà di fiori e coni pre-rollati (c.d. pre-roll) di cannabis privi di pesticidi, coltivati secondo un programma unico di gestione integrata degli infestanti e grazie alla sapienza di sei generazioni di produttori di fiori recisi in stile olandese.

“Non nebulizziamo nessun prodotto, non usiamo neanche pesticidi organici”, afferma Hans Brand, che supervisiona le serre insieme al figlio Johnny.

L’obiettivo dell’azienda è quello di soddisfare la domanda del mercato e, al tempo stesso, di essere economicamente conveniente e sostenibile senza utilizzare contaminanti. Per il controllo degli infestanti, negli ultimi tre anni l’azienda ha potuto contare su serre completamente pulite e prive di contaminazioni e sull’azione di insetti benefici locali che, arrivati dall’esterno, hanno fatto di queste strutture la loro dimora e il loro ambiente riproduttivo. Come azienda produttrice no-spray, Autumn Brands reperisce e sviluppa varietà resistenti che prosperano nel clima “soleggiato indoor” all’interno delle sue serre, in California, a Carpinteria, cittadina costiera del sud-ovest in cui le temperature annuali oscillano fra i 21 e i 31°C, con 280 giorni di sole l’anno e un’umidità relativa del 60-65%.

Una volta stabilito che una varietà non è ipersensibile al clima umido, Johnny ne testa 10 esemplari, osservando gli specifici modelli di crescita di ciascuna di esse in tre fasi distinte: in primo luogo, osserva la velocità e la facilità con cui le talee sviluppano le radici. Osserva poi la velocità di crescita e di maturazione. Infine individua le piante che aumentano rapidamente di volume e concludono il loro ciclo di crescita con tricomi forti e densi.

In questo processo, che dura circa sei mesi, Johnny è costantemente alla ricerca di nuove varietà da testare e coltivare. La sua famiglia coltiva nelle stesse serre da oltre 27 anni, utilizzando tecniche e conoscenze tramandate attraverso il papà, dal nonno. “Coltivare fiori di qualità non è solo questione di [genetica], piante e tecnologia: si devono amare

i fiori. È una cosa che non si può imparare da un libro o a scuola, è tutto nelle dita... nel sangue”, spiega Hans. La famiglia Brand ha iniziato a coltivare fiori in Olanda più di un secolo fa e oggi Johnny porta avanti la tradizione di famiglia come floricoltore di sesta generazione, anche se è il primo a essersi specializzato nella cannabis.

Johnny è cresciuto nelle serre del padre quando ancora l’azienda di famiglia produceva tulipani e gerbere. Come altri produttori di fiori recisi della regione, l’attività dei Brand ha cominciato a subire un calo alla fine degli anni Novanta, dopo che il Congresso USA ha promulgato

l’Andean Trade Preference Act (ATPA), che ha incoraggiato paesi sudamericani come Colombia, Perù ed Ecuador a convertire la produzione di coca in fiori recisi. I floricoltori californiani non potevano competere e il costante declino del settore è proseguito fino ai primi anni 2000, e quasi la metà dei produttori di fiori recisi dello Stato ha cessato l’attività nel 2012. A quel punto i coltivatori californiani hanno iniziato a guardare sempre di più alla produzione di un altro tipo di fiori. La famiglia Brand ha avviato la conversione produttiva nel 2015, sulla base della legge californiana sulla cannabis terapeutica. All’inizio

Hans non era favorevole alla produzione di cannabis: quando un coltivatore di cannabis gli ha chiesto di affittare uno spazio in una delle sue serre non era così fiducioso dell’esito di questa operazione. Non ci è voluto molto perché Hans riconoscesse le opportunità di guadagno insite della coltivazione di fiori di cannabis e così, in collaborazione con Johnny, la figlia Hanna e la socia Autumn Shelton, che aveva lavorato in azienda quando ancora produceva fiori, è nata Autumn Brands. Dalle serre aziendali vengono consegnate, a flusso continuo, partite di coni pre-rollati e fiori a famosi dispensari di Los Angeles, San

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Le piante vengono spostate all’interno della serra usando go-kart elettrici. Per gentile concessione di Autumn Brands - Per gentile concessione di Autumn Brands.

Francisco e altre parti dello Stato, dove la vendita al dettaglio per uso adulto è legale. Per mantenere la qualità e l’integrità del prodotto, l’azienda è stata organizzata con la stessa efficienza di quando produceva fiori recisi. “Abbiamo sviluppato i nostri sistemi in modo da essere snelli e semplici. Nel settore floricolo ero abituato a lottare fino all’ultimo centesimo e sto adottando lo stesso approccio in questa attività. Non buttiamo dollari dalla finestra. Cerchiamo di essere frugali e intelligenti e di mantenere sempre basse le spese generali“, afferma Hans. Ogni serra produce sei raccolti l’anno di una decina di varietà “di base”, tra cui Chocolate Hashberry, Dream Walker, GG #4, Orange Crush, OG Kush, Purple Punch, Shark Shock, Sour Diesel e Strawberry Banana. I Brand sperimentano spesso anche altre varietà, tra cui cultivar CBD come la Blue Dream CBD.

La coltivazione della pianta comincia con l’uso di cloni piantati in colture idroponiche utilizzando un substrato di cocco. Gli esemplari vengono bagnati costantemente, mediante un impianto d’irrigazione a circuito chiuso, 12 volte al giorno con acqua arricchita di nutrienti, che viene convogliata e miscelata con acqua fresca per l’innaffiatura successiva.

Dopo l’attecchimento delle radici, le piante vengono poste su vassoi rotanti gestiti in modo efficiente: ogni vassoio contiene 128 piante che si spostano insieme su rulli secondo le necessità della serra. Per sorreggere le piante vengono utilizzati due strati di tralicci, uno per la fase

vegetativa e l’altro per la fase in cui le piante cominciano a fiorire e le cime prendono peso. Autumn Brands non utilizza illuminazione supplementare, dato che le serre sono soleggiate tutto l’anno. Il clima al loro interno è controllato mediante software, ma in genere, all’interno, le minime notturne si aggirano attorno ai 15°C e le massime diurne oscillano fra 27-30°C. A volte, in inverno, si ricorre al riscaldamento per evitare che le stanze di coltivazione si congelino, ma la preoccupazione principale è il controllo dell’umidità.

L’umidità viene mantenuta all’80%, o poco più, di notte mediante regolatori climatici che misurano e regolano il clima in base ai parametri rilevati: punto di rugiada, umidità relativa, carenza di umidità, temperatura e luce disponibile.

Le piante vengono raccolte a mano ed essiccate in una grande cella frigorifera a temperatura e umidità controllate. Dopo l’essiccazione, il team addetto alla raccolta inizia il processo di scortecciatura e spuntatura, rimuovendo a mano i fiori dai loro steli con estrema cura.

Successivamente, le piante entrano nella fase di concia di due settimane, durante la quale vengono tenute a bassa temperatura e a un livello medio di umidità, per preservarne la potenza e garantire un’esperienza di fumo piacevole e ricca di sapore. Vengono poi messe in barattoli di vetro ecologici o rollate in una cartina.

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Per gentile concessione di Autumn Brands. Per gentile concessione di Autumn Brands. Per gentile concessione di Autumn Brands.

DLI L’IMPORTANZA

DELL’INTEGRALE DI LUCE GIORNALIERA

Coltivare cannabis di ottima qualità e ottenere delle rese esuberanti richiede la gestione e il controllo di molti parametri, tra i quali uno dei più importanti è la luce, soprattutto per le coltivazioni realizzate indoor. La luce è il motore trainante delle piante, grazie ad essa vengono alimentati la maggior parte dei processi biologici che hanno sede nella pianta.

Nella fase diurna la luce solare viene catturata da alcune molecole di clorofilla, presenti soprattutto nelle foglie, che ne assorbono l’energia e l’accumulano per alimentare la fotosintesi. Durante questo processo l’energia della luce viene utilizzata per scindere le molecole di acqua e di anidride carbonica riconvertendole in glucosio, un carboidrato di vitale importanza per la crescita delle piante, inoltre come sottoprodotto di questa reazione le piante rilasciano ossigeno nell’atmosfera.

Illuminare le piante di cannabis con la tipologia di luce e la quantità giusta è fondamentale per realizzare coltivazioni con successo. Proprio il concetto di quantità di luce è il tema principale di questo articolo.

DLI

L’Integrale di Luce Giornaliera, o DLI, è un’unità di misura che indica la quantità di luce utilizzabile da una pianta nell’arco di 24 ore. Ogni specie di vegetale possiede un valore DLI ottimale che gli permette di esprimere pienamente il suo potenziale, un DLI basso potrebbe essere insufficiente per una crescita vigorosa invece una quantità di luce giornaliera eccessiva potrebbe compromettere il funzionamento delle piante. I vegetali che crescono nei boschi fitti dove penetra poca luce solare hanno un DLI molto basso rispetto a quelli che crescono in un campo aperto e ben illuminati dal Sole.

PAR, PPF e PPFD

Per comprendere meglio l’importanza e il significato di DLI è necessario conoscere i concetti di PAR, PPF e PPFD. Il primo è l’acronimo di Photosynthetically Active Radiation, tradotto dall’inglese in Radiazione Fotosinteticamente Attiva, misura l’energia emessa dalle radiazioni solari utilizzabile per la fotosintesi clorofilliana, identificate nella banda d’onda compresa tra i 400 e i 700 nanometri. Infatti le piante riescono ad utilizzare per la fotosintesi solo una piccola parte dell’energia totale emessa dal Sole; per questo motivo i

sistemi di illuminazione destinati all’agricoltura sono caratterizzati da uno spettro di luce che rientra nel range PAR.

Il secondo termine, PPF, è utilizzato per misurare la quantità totale di PAR emessi ogni secondo da una fonte di illuminazione. Il Flusso di Fotoni Fotosintetici è un valore che si esprime in micromoli al secondo, μmol/s.

Il termine PPFD è l’acronimo di Photosynthetic Photon Flux Density ed indica la quantità di fotoni che raggiunge una determinata superficie ogni secondo. Questo valore può variare notevolmente in base alla distanza tra la fonte di illuminazione e le piante, lo stesso discorso vale all’aperto dove il PPFD del Sole può variare in relazione alla posizione che assume nel cielo durante il giorno oppure alle condizioni climatiche, nelle giornate nuvolose infatti diminuisce notevolmente.

Per conoscere il PPFD della tua coltivazione è necessario un misuratore di flusso fotonico oppure consultare nel caso dei LED le griglie messe a disposizione dai produttori dove sono riportati i valori PPFD di diversi punti della superficie illuminata e a distanze differenti. Per riassumere, il valore PPFD indica la quantità di luce dello spettro PAR che raggiunge le cime delle piante e ciascuna specie vegetale richiede livelli di PPFD differenti per esprimere il suo potenziale.

COME CALCOLARE IL DLI

L’integrale di luce giornaliera è il prodotto del valore PPFD moltiplicato per la durata del fotoperiodo espresso in secondi e successivamente diviso per 1000000.

(PPFD x 3600 x ORE DI LUCE) / 1000000= DLI

Esempio: 900 PPFD x 3600 x 12h= 38880000/ 1000000= 38,88 DLI

Per comprendere meglio la formula, 3600 sono i secondi contenuti in 1 ora, 12 sono le ore di luce durante la fase di fioritura, il valore PPFD varia in base alla potenza e alla distanza della fonte di illuminazione, il prodotto viene diviso per 1000000 a causa della conversione necessaria da μmol a mol e l’unità di tempo da ore in secondi.

CANNABIS E DLI

Le piante di cannabis sono tra i vegetali con DLI più alto sul pianeta Terra, infatti è risaputo che adora la luce in grandi quantità. Ogni strains possiede un DLI ottimale per prosperare, molto probabilmente le varietà che sono originarie delle zone equatoriali richiederanno un valore DLI più alto rispetto a quelle che provengono da regioni caratterizzate da climi più freddi.

Per i growers di marijuana conoscere l’esatto valore DLI degli strains coltivati, in ogni fase del loro ciclo vitale, può offrire numerosi vantaggi. Innanzitutto la gestione corretta di questo parametro aiuta a mantenere sotto controllo l’altezza delle piante o a ridurre la distanza che intercorre tra gli internodi per ottenere infiorescenze più grandi e compatte.

Inoltre, l’illuminazione adeguata delle piante stimola la formazione di un apparato radicale più forte, migliora l’assorbimento di acqua e sostanze nutritive, aumenta lo spessore

del tronco e dei rami, le piante crescono più vigorose. Un ulteriore vantaggio è quello di una migliore gestione del consumo elettrico, infatti in ogni fase distinta della crescita la cannabis richiede un DLI differente. In altre parole, il sistema di illuminazione non lavorerà al massimo delle sue prestazioni per tutta la durata del ciclo, di conseguenza il consumo elettrico delle luci e dei climatizzatori si riduce insieme alla fattura.

L’integrale di luce giornaliera varia anche in relazione alla grandezza, all’età di una pianta e al suo fenotipo. Il DLI ottimale cambia durante il ciclo vitale, le piante più mature possono gestire livelli più elevati.

DLI OTTIMALE PER LA CANNABIS

È molto importante fornire alle piante la giusta quantità di luce, un DLI insufficiente potrebbe essere la causa di una crescita stentata e della manifestazione di malattie; anche una quantità di luce eccessiva stressa le piante manifestando delle bruciature sulle foglie, la decolorazione delle infiorescenze e in alcuni casi compromettendo la resa finale del raccolto. Quest’ultimi casi si verificano quando le piante vengono esposte ad una quantità di luce superiore a quella che possono utilizzare per la fotosintesi.

La tipologia di illuminazione impiegata, lo spettro, l’intensità e la distanza della luce dalle piante sono tutti fattori che influenzano il DLI ottimale. Le luci LED di ultima generazione forniscono una distribuzione più omogenea della luce e possono essere utilizzate con

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Growing Di sudestfam@protonmail.com
PPFD e DLI Cannabis Chart.

IL DLI INDICA LA QUANTITÀ DI

LUCE UTILIZZABILE DA UNA PIANTA NELL’ARCO DI 24 ORE

valori DLI più elevati che ne stimolano la fotosintesi senza compromettere le funzioni vitali della pianta. La maggior parte dei LED sul mercato sono dimmerabili, è possibile regolare l’intensità della luce con l’ausilio di un controller, una funzione utilissima per la gestione del DLI.

Nello stadio di germinazione dei semi e di radicazione delle talee il fabbisogno di DLI della cannabis è molto basso, tra i 12 e i 16 mol/ m2/day. Durante la fase vegetativa le piante richiedono un DLI più alto, il range ideale va da 20 a 40 DLI in relazione alla grandezza e all’età delle piante. In queste due fasi di crescita il fotoperiodo deve essere impostato a 18-24 ore di luce.

In fase di fioritura i valori di DLI adeguati alla cannabis vanno da 30 a 50 mol/m2/day. Il picco massimo che la cannabis può gestire in un ambiente non arricchito di CO2 è di 55 DLI, corrispondente ad un’intensità della luce molto alta considerando il regime di ore di luce 12/12 tipico di questa fase.

Le coltivazioni arricchite con CO2 consentono di aumentare i livelli di DLI sopra descritti, con il giusto apporto di CO2 è possibile incrementare la quantità di luce fornita alle piante

fino a raggiungere la quota di 70 DLI. Alcuni growers sostengono di arrivare a questo valore impiegando tecniche definite extreme, con alti livelli di fertilizzazione e ambienti quasi saturi di anidride carbonica che toccano 1800-2000 ppm.

Un aspetto importante riguarda la fotoacclimatazione, infatti le piante non vanno esposte direttamente a grandi quantità di luce, l’esposizione deve essere graduale, da eseguire con il passare dei giorni, in modo che le piante abbiano il tempo di abituarsi.

GESTIONE DLI

Per calcolare l’integrale di luce giornaliera ottimale bisogna considerare la durata del fotoperiodo e l’intensità della luce, espressa in PPFD. Il fotoperiodo deve essere adatto alla fase in cui si trovano le piante mentre l’intensità luminosa varia in relazione alla grandezza e all’età delle piante.

Il PPFD può essere modificato aumentando o diminuendo la potenza del sistema di illuminazione oppure regolando la distanza della luce dalle piante.

Un suggerimento è quello di giocare con il fotoperiodo impostato, infatti aumentandolo

o riducendolo anche di una sola ora influenza notevolmente il DLI. Un esempio è quello di far fiorire le piante sotto una luce più intensa ma per meno ore, impostando un regime di 10-11 ore di luce e 13-14 ore di buio.

GREENHOUSE

L’integrale di luce giornaliera gioca un ruolo fondamentale soprattutto nelle coltivazioni sviluppate in serra dove la luce del Sole varia

in base alle stagioni e non sempre è sufficiente. Il calcolo e la gestione del DLI aiuta i coltivatori ad integrare le serre con la giusta quantità di illuminazione artificiale, mantenendo costante la produzione durante tutto

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Cannabis legalization

Senatori americani a favore della riforma federale della marijuana

Il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer, il presidente della commissione finanziaria Ron Wyden e il senatore Cory Booker, di congiunto ad una coalizione di senatori democratici, hanno ufficialmente reintrodotto un disegno di legge per legalizzare la marijuana a livello federale: il Cannabis Administration and Opportunity Act (CAOA).

Charles Schumer è un politico statunitense, membro della Camera dei rappresentanti per lo Stato di New York dal 1981 al 1999. Dal 2021 è il leader della maggioranza in Senato. È proprio tramite la sua voce che, lo scorso 1 maggio, il Senato statunitense ha ricevuto una

a quella in cui le sostanze manifestano, al contrario, un potenziale di dipendenza fisica e psicologica basso o moderato.

Di seguito riportiamo, pressoché interamente, le parole dei senatori menzionati cominciando con l’intervento istituzionale del Senatore Chuck Schumer. Il suo intervento rappresenta un fulgido esempio di come moderazione ed umiltà, uniti all’esercizio di un pensiero razionale e senza pregiudizi, possano condurre i popoli a sancire passaggi epocali all’interno del proprio percorso d’emancipazione democratica: “ Signor Presidente, nel corso di decenni, milioni d’americani e per la maggior parte americani di colore, hanno visto le proprie vite distrutte a causa del fallimento della guerra contro le droghe condotta dal loro paese.

Le conseguenze di questa dolorosa campagna arrivano ad affacciarsi sino ai nostri giorni. Per questo motivo ho ricevuto con felicità la notizia che la DEA [Ndr. Drug Enforcement Agency], sotto l’amministrazione Biden, si stia preparando a procedere verso un passo davvero storico: quello di ricollocare la marijuana dalla Tabella I delle sostanze alla Tabella III. Riclassificare la cannabis è un passo necessario, dovuto da tempo, ma non rappresenta i titoli di coda della nostra azione

NON POSSIAMO PIÙ TOLLERARE LA TRAGEDIA DI TANTI GIOVANI ARRESTATI SOLO PERCHÉ IN POSSESSO DI PICCOLE QUANTITÀ

proposta di legge che arriva come balsamo per le ferite mortali causate dal Proibizionismo. Nel particolare, la proposta di legge, prevede la fine della guerra alla droga attraverso la semplice e al contempo, fino ad oggi osteggiatissima, ricollocazione della marijuana dalla tabella che comprende le sostanze senza uso medico e con alto potenziale d’abuso,

politica. È giunto il momento per il Congresso di aggiornarsi e di approvare la riforma sulla cannabis che per lungo tempo la maggioranza degli americani ci ha richiesto. È il momento che il Congresso si metta in linea con l’opinione pubblica e con le risultanze scientifiche. Oggi sono fiero di allinearmi ai miei colleghi, i senatori Booker e Wyden, per reintrodurre

il Cannabis Administration and Opportunity Act, un aggiornamento necessario e completo dell’approccio governativo in materia di cannabis.

Sono fiero di essere il primo leader della maggioranza che, per la prima volta, esprime un appello per la fine del proibizionismo sulla marijuana, perché ho osservato sia le conseguenze di una legge desueta, sia i benefici tratti dal buon senso rappresentato dalle legislazioni statali [Ndr. Negli Stati Uniti, la cannabis è legale per uso medico in 38 stati su 50 e in 24 stati per uso ricreativo]. È venuto il momento che anche il Congresso si adegui. In Senato l’appoggio alla riforma sta crescendo. La nostra legge al momento conta diciotto sostenitori, il più grande numero di sempre, e continueremo a lavorare per allargare ulteriormente la nostra base.

Questo perché quando liberali e conservatori, attivisti e imprenditori e gruppi di veterani si allineano sul medesimo argomento, questo diventa un segno evidente della maturità dell’epoca. Sono molto fiero della proposta di legge che oggi condividiamo. La nostra legislatura rimuoverà finalmente la marijuana dalla lista federale delle sostanze sotto controllo e cancellerà le fedine penali dei tanti americani che, per colpa di delitti di poca importanza legati a questa pianta, hanno sofferto per decenni il peso di una grave ingiustizia.

Questa proposta di legge aiuterà il nostro paese a chiudere una volta per tutta con la terribile, dannosa e fallimentare guerra alla droga che, nella sostanza, per troppo tempo non è stata nient’altro che una guerra contro gli americani di colore. In due parole, la nostra legge riguarda la libertà individuale e la giustizia sociale. Non possiamo tollerare più a lungo la tragedia rappresentata da tanti giovani arrestati solo perché in possesso di piccole quantità di marijuana. Per anni, era il requisito minimo affinché si venisse marchiati con un casellario giudiziario pesante che impediva di avere una buona carriera lavorativa, di comprare una casa e avanzare nella vita. Ovviamente, questa ingiustizia si riproduceva

in maniera predominante all’interno delle comunità afroamericane e latinoamericane.

Tutto ciò è ingiusto e anti-americano. La nostra proposta correggerebbe questo grave errore e getterebbe le basi per qualcosa di davvero diverso: un approccio misurato, di buon senso e responsabile nei confronti della regolamentazione della cannabis. Prevediamo nuove direttive per l’etichettamento dei prodotti a base di marijuana, richiederemo nuovi standard per prevenire la guida in stato alterato e richiederemo al Dipartimento della Salute e all’Istituto Nazionale di Sanità di appoggiare ricerche sulle applicazioni terapeutiche della cannabis. La nostra proposta da un lato chiuderà la porta ad un approccio dannoso e desueto a livello federale e dall’altro stimolerà il radicamento delle riforme e di una regolamentazione sensata”.

Diritti individuali e giustizia sociale. Queste sono l’ascissa e l’ordinata di questo progetto di legge. Ma è grazie alle parole del senatore Cory Booker, il primo senatore afroamericano del New Jersey, che riusciamo davvero a scorgere la dimensione razziale del proibizionismo americano: “ Sono molto felice perché personalmente è stato un lungo viaggio e per questo motivo provo un tremendo senso di gratitudine. Sarò personale in quello che dico perché nella mia vita da afroamericano di classe media posso testimoniare che nelle scuole che ho frequentato il consumo di marijuana era onnipresente e senza conseguenze penali.

Gli studenti sapevano dove comprarla e spesso lo facevano tramite altri studenti e il tutto era senza conseguenze. Le conseguenze, al contrario, si vedevano ed erano devastanti all’interno della comunità dalla quale provengo. Ho visto persone arrestate per condotte che venivano svolte come routine all’interno di altre comunità senza timore alcuno d’intervento da parte della legge. E quello che la gente non realizza è che l’impatto della legge è davvero distruttivo, basti semplicemente pensare che, in America, anche trovare il lavoro in un

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fast food diviene una strada reclusa con un precedente di questo tipo nella propria fedina penale e lo stesso vale quando ci si candida per l’Università o per avere una casa in affitto o per ottenere un’assicurazione sanitaria. E quello che è ancor più straordinario è che l’applicazione della legge contro la marijuana non rende il nostro paese un luogo più sicuro dove vivere.

Al contrario, il nostro paese diventa più insicuro perché si conducono grandi parti della sua popolazione verso la povertà a causa di questo tipo di condotte criminali. Quando vedi che le preziose risorse a disposizione per l’applicazione delle leggi sono utilizzate per reprimere consumatori di cannabis non violenti e che ad esempio, solo nel 2019, ci sono stati più arresti per cannabis che per tutti i crimini di natura violenta messi insieme.

Questo diventa un evidente spreco di importanti risorse pubbliche e tale spreco danneggia le nostre comunità. Queste leggi, semplicemente, non hanno più senso. Solo nelle ultime due settimane ho parlato a persone che si sentivano criminali soltanto perché si curano con la marijuana in stati dove questa possibilità non è ancora prevista [Ndr. Idaho, Wyoming, Kansas e Carolina del Nord e del Sud].

Persone che combattono contro la Sindrome post traumatica da stress, contro le convulsioni epilettiche o contro l’insonnia. Io stesso ho colleghi che hanno ammesso il loro consumo

alla “Refeer Madnees”[Ndr. Film del 1936 nel quale la cannabis è descritta come sostanza diabolica]. Credo inoltre che più di un riposi-

L’APPLICAZIONE DELLA LEGGE CONTRO LA MARIJUANA NON RENDE IL NOSTRO PAESE UN LUOGO PIÙ SICURO

di cannabis e nello stesso tempo afroamericani e latinoamericani non possono trovare lavoro per la stessa condotta condivisa da presidenti, senatori e deputati. Che profonda ipocrisia.

Per tutto questo, credo sia un passo importante quello che l’Amministrazione Biden sta portando avanti e cioè rimuovere la marijuana dalla tabella in cui si trova andando finalmente a riequilibrare un’assurdità oltraggiosa. Onestamente il disegno di legge che stiamo reintroducendo oggi rappresenta la soluzione nei confronti di questo lungo, agonizzante, ipocrita e, francamente, sistema di leggi cattive leggi non applicate in maniera uniforme sulle differenti comunità del paese.”

In ultimo, il Senatore Ron Wyden, Presidente della Commissione finanziaria del Senato americano, senatore dell’Oregon e precedentemente membro della Camera dal 1981 al 1996.

Di seguito le parole con le quali ha introdotto le motivazioni che lo hanno spinto a sommarsi alla sensibilità politica dei suoi colleghi per rimuovere la marijuana dalle sostanze proibite a livello federale: “ Credo che con questo disegno di legge andremmo finalmente a porre fine a tutto il movimento che ha sostenuto il proibizionismo con campagne di propaganda

zionamento della cannabis fra le tabelle delle sostanze si possa propriamente affermare che questo disegno di legge preveda una sottrazione della cannabis dalla tabella delle sostanze proibite. Mi sento davvero sicuro rispetto al porre fine alla direttiva 280 E [Ndr la sezione 280E dell’Internal Revenue Code vieta alle aziende di detrarre spese aziendali dal reddito lordo se associato al “traffico” di sostanze della Tabella I o II, come definito dalla Controlled Substances Act] che, anche negli stati nei quali è previsto un percorso di legalizzazione, continua bizzarramente a penalizzare le piccole e medie imprese che non ricevono il medesimo trattamento fiscale che tutte le altre imprese.

C’è ancora tanto da fare, ma daremo il benvenuto ad una nuova era per quel che riguarda le tasse in questo settore.”

Una nuova era, quindi. Questo è il vento che si propaga dall’altro lato dell’Oceano Atlantico. Una brezza liberale, pragmatica e moderna. Per adesso in Europa solo maltesi e tedeschi hanno saputo cogliere questa opportunità, noi italiani staremo a vedere quando governo e opinione pubblica sapranno finalmente mettersi in pari con questa sfida contemporanea.

Una sfida che, come spiegato dagli americani, sa di diritti individuali e giustizia sociale.

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