Occhio all'Arte (Giugno 2018 web)

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno XI N° 115 giugno 2018

Mensile d’informazione d’arte

www.artemediterranea.org

nMassimiliano Frezzato Fumettista italiano

Massimiliano Frezzato , “ Le avventure di Pinocchio”

In mostra: Grand Tour n La Sicilia in mostra a Roma

CuriosArt: I dipinti surreali n di Matthew Grabelsky

Teatro: I Liberi Teatranti sul n palcoscenico dello ”Spazio Vitale” di Nettuno


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Associazione ARTE MEDITERRANEA Aprilia - PROGRAMMA CORSI 2017-2018 CORSO DISEGNO 1° ANNO MARTEDI’ - GIOVEDI’ 09,00 - 11,00 18,00 - 20,00 CORSO ACQUERELLO MARTEDI’ - GIOVEDI’ 9,00 - 11,00 18,00 - 20,00 CORSO ACQUERELLO AVANZATO LUNEDI’ MERCOLEDI’ 18,00 - 20,00 CORSO OLIO LUNEDI’ - VENERDI’ 18,00 - 20,00 20,00 - 22,00 MARTEDI’ - GIOVEDI’ 09,00 - 11,00 18,00 - 20,00

CORSO INTARSIO SU LEGNO MARTEDI’ - GIOVEDI’ 18,00 - 20,00 CORSO DISEGNO PER BAMBINI LUNEDI’ - MERCOLEDI’ - VENERDI’ 18,30 - 20,00

CORSO DI DISEGNO - FUMETTO SCENEGGIATURA ORGANIZZATO DA SCHOOL COMIX APRILIA SABATO 10,30 - 18,45

CORSO DI PASTELLO GIOVEDÌ ORE 20-22 SABATO ORE 10-12 INSEGNANTE: BRUNO SAVIOLI

CORSO DI YOGA DELLA RISATA MERCOLEDI’ 20,30 - 21,30

CORSO DI FOTOGRAFIA ORGANIZZATO DA ASS.FOCUSFOTO MARTEDI’- MERCOLEDI’ GIOVEDI’ - VENERDI’ 20,30 - 22,30

Redazione Maria Chiara Lorenti, Cristina Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Collaboratori Mensile culturale edito dalla Patrizia Vaccaro, Laura Siconolfi, Associazione Arte Mediterranea Maurizio Montuschi, Valerio Via Muzio Clementi, 49 Aprilia Lucantonio, Nicola Fasciano, Tel.347/1748542 Giuseppe Chitarrini occhioallarte@artemediterranea.org Francesca Senna, Roberta Pieramici www.artemediterranea.org Aut. del Tribunale di Latina Responsabile Marketing N.1056/06, del 13/02/2007 Cristina Simoncini Fondatori Antonio De Waure, Maria Chiara Lorenti Cristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing Giuseppe Di Pasquale

Amministratore Antonio De Waure

Stampa Associazione Arte Mediterranea via Dei Peri, 45 Aprilia

Direttore responsabile Rossana Gabrieli Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

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Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche parziale senza il consenso dell’editore

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CORSI IN ORARIO DA DEFINIRE CORSO DI ANATOMIA PER ARTISTI Ins. Antonio De Waure CORSO DI PROSPETTIVA Ins. Giuseppe Di Pasquale

Sommario

“La donna giusta” La gatta venuta dalla notte I dipinti surreali di Matthew Grabelsky I Liberi Teatranti sul palcoscenico dello ”Spazio Vitale” di Nettuno Grand Tour After Hours Massimiliano Frezzato Ricordando Fabio Lodispoto, medico e scrittore Il Giudizio Universale all’Auditorium della Conciliazione Eventi sul filo di china “Bambini nel tempo”


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occhio al libro

“La donna giusta”

a Sàndor Màrai, Ediz. Adelphi, Milano 2015 (1 ediz. 2004), Euro 13,00 di Giuseppe Chitarrini

S

àndor Màrai (1900-1989), scrittore ungherese, rappresenta il compimento e, probabilmente, l’ultima tappa di quel filone letterario (e non solo letterario) che va comunemente inteso con il termine di ‘tradizione mitteleuropea’. Nonostante il suo sia stato un cosmopolitismo forzato, almeno agli inizi –anni venti- indotto dall’esilio per quell’avversione nutrita nei confronti del regime fascistoide del generale Horthy e, poi, successivamente, negli anni cinquanta, dall’avvento del comunismo, del quale fu avversario, non si può dire che il pathos dello sradicamento, la nostalgia dell’eterno viaggiare, non facessero parte della sua cifra esistenziale, una caratteristica di fondo del suo modo di essere, come ben si evince leggendo i suoi romanzi e, soprattutto, la terza parte e l’epilogo di questo corposo volume. Dapprima in Europa, poi in U.S.A. e, nonostante questo suo itinerario, questa sua esistenziale percorrenza del mondo, egli fu sopratutto lo struggente cantore della città di Budapest. Una città che, pur se rappresentò il centro di un impero, si caratterizzò per la sua solitudine politica e, soprattutto, antropologica e linguistica (l’Ugro-finnico è l’unica lingua dell’area a non essere slava, né latina e né tedesca); una storia non lunga: la data di nascita di Budapest, dall’antica fortezza di Buda, risale appena alla prima metà dell’ottocento. Città frizzante, come la definisce in maniera azzardata Claudio Magris nel suo ‘Danubio’, ma contemporaneamente languida e solenne con i suoi sontuosi palazzi e le sue terme, i caffè con le orchestrine tzigane e il suo fiume che si allarga quasi come un misterioso e malinconico lago, nonostante le luci dei battelli che lo solcano. Màrai è Budapest, anche la Budapest della guerra martoriata e quasi rasa al suolo; lo è più di Petofi, Molnar, Bàrtock, Lukàcs, Karàdy, Szabò e altri, pur essendo nato a Kosice cittadina della Slovacchia. Scrittore prolifico, epigono di Musil, Schniztler, Zweig…., sono suoi ‘L’eredità di Ester’, ‘Le braci’, ‘La recita di Bolzano’, Divorzio a Buda, ‘I ribelli’ oltre ad un’infinità di articoli saggi brevi diari appunti di viaggio;

con questo suo corposo romanzo conferma le sue doti di grande narratore: atmosfere, intrecci di passioni e ricordi, dedizioni totali e assolute, menzogne ed antiche vendette. Un romanzo, dicevamo di grande atmosfera, e personalmente ritengo importante saper dare corpo ad una ambientazione, saper ricostruire un pathos, dare spessore a una ‘Stimmung’ per un sociologo che si occupi di arte e letteratura,o ricerca attraverso i documenti e, più in generale, per chi si occupi di ricerca sociale o applicata a una qualche professione ‘relazionale’. “Se non sono io la donna giusta – si chiede una moglie resasi conto del disamore del marito dopo la morte dell’unico loro figlio di due anni - allora io chi sono?...chi è quella giusta? Dove abita,… cosa fa,… è giovane, è bionda?”. Poi la scoperta casuale di un vecchio nastrino viola conservato gelosamente nel portafogli del marito, fa si che ella scopra una sconcertante quanto sconvolgente realtà, una passata relazione, niente affatto simile ai consueti tradimenti e triangolazioni, una sconcertante, permanente ed antica, infatuazione dell’uomo per una donna conosciuta già da prima il matrimonio. La storia, poi, nella seconda parte, viene narrata dal marito attraverso il suo vissuto e il suo punto di vista, poi, successivamente dall’altra donna; poi, come epilogo la vicenda del giovane, ultimo amante di quest’ultima che porta a compimento una storia dipanatasi nel tempo e in una spazialità cosmopolita de- territorializzata rispetto la Budapest che resta, tuttavia, il centro di tutta la vicenda. “Da qualche parte del mondo esiste sempre la persona giusta”(p. 118), ma esiste anche la enigmatica casualità la quale fa si che non esista mai, totalmente, “la donna giusta esistono soltanto le persone e in ognuna c’è un pizzico di quella giusta, ma in nessuna c’è tutto quello che ci aspettiamo o speriamo…Esistono soltanto le persone”(p. 125).

La gatta venuta dalla notte

Avventuroso studio del mondo felino, di Sizia Bruna Sibille di Francesca Senna

«La vidi apparire, nera, con gli occhi color germoglio d’erbe, sulla soglia della notte. La sua figura si compose, si fece immobile. Vigile, ma senza paura né preghiera, la gatta viveva quel momento con le proprie pupille, in un mondo luminosissimo, rosato, quale a noi può apparire un’alba di primavera. Era la sua prima stagione, il primo affacciarsi ad una casa d’uomo uscendo dai confini del territorio selvaggio. Mi studiava come io fossi illuminata da una cellula fotoelettrica, nei particolari, e probabilmente quella era la conclusione di un lungo esame portato a termine a mia insaputa e iniziato molto tempo prima». Un testo estremamente emozionante per me che ho vissuto in prima persona le stesse esperienze. Forse però l’averle vissute appieno, un po’ mi influenza nell’esprimere un giudizio appropriato al 100%. Si

sente forte lo stile asciutto della giornalista che cerca di superare questo “limite” impegnandosi in un cammino che, personalmente ritengo, avrebbe potuto avere maggiore trasporto ed armonia se non si fosse limitata a voler dare una visione asettica del rapporto umano animali. Le buone intenzioni ci sono tutte. L’autrice stessa riconosce di aver compiuto un cammino di crescita e miglioramento, ma forte è ancora nella sua penna l’esperienza di giornalista. Ciò senza togliere alla sua comunque notevole capacità di esprimersi con termini appropriati in ogni fase del racconto. Da leggere. 3


I dipinti surreali di Matthew Grabelsky La metropolitana di New York diventa una giungla di Cristina Simoncini

“Bedford Park”, olio su tela

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vol te la ci ttà di New York viene defini ta affettuosamente (o con astio) una “giungla di cemento”, ma per l’artista di Los Angeles Matthew Grabelsky è più che al tro un grande zoo senza gabbie. Usando il sistema metropoli tano di New York, come scenario per il suo lavoro, Grabelsky dipinge ri tratti surreali di persone apparentemente

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normali dal col lo in giù, ma che hanno la testa sosti tui ta da quel la di animali, sia selvatici che addomesticati. Essendo cresciuto nel la Grande Mela ed essendo rimasto affascinato da bambino dal l’ immaginario del la mi tologia greca, i dipinti di Grabelsky sono un’esplorazione del la natura umana e del modo in cui


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gli animali rappresentano varie parti del subconscio umano. “ I personaggi sono simbolo dei tipi di pensieri che giacciono sotto la superficie del le menti del le persone, e rivelano che il più straordinario può esistere nel più ordinario degli ambienti quotidiani ”, ha detto l’artista in un’ intervista. “ Questo tema è comunicato attraverso la giustapposizione di queste immagini apparentemente irrazionali con scene altrimenti del tutto banali. La mia idea è che le mie creature non sono originali, ma in definitiva fanno parte di un continuum culturale molto più ampio “. Dopo essersi laureato Cum Laude al la Rice Universi ty nel 2002, con una laurea in arte e storia del l’arte (e una laurea in astrofisica), Matthew Grabelsky ha partecipato a dozzine di mostre col lettive e mostre personali in tutto il mondo. Nel 2017 è stato scel to dal musicista elettronico Moby per dipinge re una copertina del l’album con una mucca paterna che leggeva un libro al suo vi tel lino. “ Ho amato gli animali da quando ero bambino, probabilmente come risultato del fatto che i miei genitori mi portassero spesso a vedere i diorami degli animali nel Museo di Storia Naturale di New York. Inoltre, sono affascinato dal la mitologia e, in particolare, dal l’ ibrido umano-animale che si trova in tutte le mitologie del mondo “. La sua immaginazione lo ha portato a pensare a diversi animali mentre guardava una coppia in metropol i tana, che egli afferma sia il luogo in cui si può più apprezzare la diversi tà di una ci ttà. È così che questa storia di immaginazione è iniziata senza limi ti perché, dopo tutto, gli animali e le persone non sono così diversi, per lui. “ Recentemente sono stato seduto nel giardino di un amico e ho visto una piccola lucertola che correva a terra. Quando anche lei mi ha visto, al l’ improvviso si è bloccata. Istintivamente credeva di non poter essere vista se non si muoveva. Meno di un minuto dopo, una grande ape è volata sopra la mia testa e io mi sono bloccato al l’ istante. Ho iniziato poi a ridere perché mi sono reso conto di avere lo stesso istinto del la lucertola “. Matthew usa spesso come model li umani i suoi conoscenti e li trasforma in a nimali. Ad esempio, dietro il gabbiano ‘Jones B each’ vi è il vol to di uno dei suoi amici; e lo stesso acca de con ‘Van Cortlandt Park’, in cui appaiono due cani mol to grunge. “ Tutti i miei model li sono amici e familiari, li metto nel mio studio e prendo molte immagini che uso come riferimento quando creo i dipinti, a volte ho un’ idea specifica per la posa e per l’animale che voglio usare, altre volte, vedo solo come si pongono e questo ispira gli animali che diventeranno “, egli dic e. Fonti: http://grabelsky.com

curiosart

“Jones Beach”, olio su tela

“Van Cortlandt Park”, olio su tela 5


I Liberi Teatranti sul palcoscenico dello ”Spazio Vita Galà di beneficenza 2018, seconda edizione di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

“Matrimonio mancato” di Stefania De Ruvo

Annaclara Martorelli

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Nei giorni 20 e 21 luglio alle ore 21,30, in via Capitano Dante Canducci n.15, Nettuno, gli attori della compagnia “I liberi teatranti” offriranno a un pubblico, in genere molto numeroso, due opere che faranno ridere di vero cuore e riflettere. Il 20 sarà in scena “Funerale col morto” di Italo Conti, testimonial Andrea Bullano; il 21 “Matrimonio mancato”di Stefania De Ruvo, testimonial Daniel Nilsson. Il 21, al termine della commedia, tutta al femminile, lo spettacolo continua, altre emozioni, altra magia: una sfilata di abiti da sposa dell’atelier di moda, di Aprilia, “Radiosa” e un balletto delle allieve dell’Associazione ”Danza Fuori Centro” di Simona Crivellone. La regia di entrambe le commedie è di Francesco Ruggirello, che ha anche curato la direzione artistica, i costumi e il trucco. Sponsor: Acqua Egeria e Circo Bianco Ancora una volta l’amministrazione comunale di Nettuno, particolarmente sensibile alle attività culturali e sociali del territorio, ha dato pieno e tangibile sostegno alle esigenze di un’associazione culturale no profit, appunto quella dei Liberi teatranti, nata sicuramente per promuovere il teatro senza, però, trascurare la solidarietà e l’impegno sociale. Gli amministratori locali permetteranno ai bravissimi attori della compagnia di condividere ilarità ed emozioni con gli spettatori, in uno spazio molto ampio e veramente bello, sotto un cielo stellato tra i profumi ora intensi ora delicati che solo la natura può offrire. Nel pieno rispetto dei principi sanciti nello statuto dei Liberi teatranti, anche in quest’occasione, i fondi raccolti durante le due serate di beneficenza, saranno devoluti a realtà legate al mondo della solidarietà e del volontariato. Il Centro Primavera, Associazione ONLUS di Nettuno, sempre in prima linea per la tutela dei diritti delle persone con


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teatro

ale” di Nettuno

“Funerale col morto” di Italo Conti

“Funerale col morto” di Italo Conti disabilità, impegnata, insieme con altre associazioni, alla costituzione del comitato “Dopo di noi”, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla sorte dei disabili, alla morte dei propri genitori. L’Associazione Alzaia, attiva sul territorio a tutela dei più deboli, che ha anche il merito di aver creato il Centro Antiviolenza “Sostegno donna”. Promuove la solidarietà sociale anche la società cooperativa “Girotondo”, la terza ONLUS cui è rivolta la generosità dei

Liberi teatranti che amano l’arte fine a se stessa! La prima opera in cartellone, Funerale col morto, è una commedia musicale brillante di Italo Conti, testi e musiche originali di Luca Angelosanti, Francesco Morettini, Roberto Russo. La vicenda si svolge all’interno di un’Agenzia funebre molto particolare, dove il progresso tecnologico indispensabile per i giovani, è imperante, nonostante la combattiva resistenza della proprietaria. Ed è proprio l’organizzazione del “funerale” di un’amica della proprietaria, il fulcro della storia narrata. Battute divertenti, situazioni comiche e drammatiche, litigi e sotterfugi, esilaranti incomprensioni e disumanità. Musiche allegre e trascinanti; costumi vintage e spiritosi; segreteria telefonica assolutamente geniale! Tanto divertimento, ironia e spunti di riflessione anche nella seconda opera “Matrimonio mancato”; un lui e una lei all’ultimo momento mandano all’aria il loro matrimonio. Non si presentano in chiesa, dove li attendono amici e parenti, non ritornano nella loro casa, dove quattro amiche e la sorella della sposa, aspettano almeno una telefonata chiarificatrice. Nell’attesa di sapere cosa è successo, chi ha lasciato e chi è stato lasciato, le donne parlano del loro passato e del loro presente con una sincerità inedita, liberatoria e costruttiva. Una storia di donne, fragili, forti, disincantate, ingenue, spesso piene di sensi di colpa. Biglietti: al botteghino del teatro, la sera stessa o presso l’agenzia AGLADI, viaggi e turismo, via Romana 40, Nettuno, telefono 069881280. I Liberi Teatranti informano i gentili spettatori che, su invito del Comune di Sabaudia, rappresenteranno “Matrimonio mancato” il 19 luglio alle ore 21 sul palcoscenico della Cavea del Parco nazionale del Circeo, in occasione dell’VIII edizione della rassegna teatrale estiva: “Il Parco e la Commedia”. 7


Grand Tour

La Sicilia in mostra a Roma di Maria Chiara Lorenti

Palermo, Villa Igiea

“E ’

in Sicilia che si trova la chiave di tutto. La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza del le tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra...chi li ha visti una sola volta, li possederà per tutta la vita ” , così Goethe narrava, descrivendo nel le sue missive, il tour che gli artisti stranieri, tra la fine del settecento e l’ottocento, effettuavano viaggiando in lungo e in largo nel la Trinachia, per arricchire il loro bagaglio cul turale, ma soprattutto quel lo artistico. Dopo Venezia, Firenze, Roma e Napoli, la Sicilia era la tappa conclusiva di quel la accademia virtuale che ogni amante del l’arte intraprendeva per meglio comprendere la bel lezza del B el Paese, così ricco di opere artistiche e di meraviglie naturalistiche che ispiravano, ben prima del l’Impressionismo, il pi ttore a dipingere en plein air. A Palazzo Cipol la, in Via del Corso, a Roma, fino al 22 luglio, sarà visi tabile la mostra di Fabrice Mo ireau: “Sicilia. Il Grand Tour ”.

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Grandi sale bianche, quel bianco assoluto che tinge le case del l’ isola, ornate dal le piante autoctone tipiche del la Sicilia, le pale spinose dei fichi d’ india, le foglie rigide ed aghi formi del le Cicas, le palme maestose dai fol ti ciuffi, uniche note di colore quei quattrocento acquarel li, dal le delicate nuance, che si susseguono sui muri, ricomponendo un nuovo i tinerario, dopo più di duecento anni, che svela l’anima intrinseca dei luoghi. Riconoscibilissimi quel li più noti, come la Val le dei Templi di Agrigento, testimonianza del l’ importante passato archeologico del la Magna Grecia, o il chiostro di San Giovanni degli Eremi ti a Palermo, esempio mirabile del l’archi tettura normanna, od ancora la spiaggia di Aci Trezza, famosa per i caratteristici scogli dei ciclopi, dove è ambientato il romanzo I Malavoglia di Giovanni Verga. Zaino in spal la, con mati te, tavolozza, album e acquarel li, compreso l’ indispensabile sgabel lo pieghevole, Maurice Moireau, famoso acquarel lista francese, noto col soprannome di pi tt ore dei tetti


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in mostra

Tindari, santuario

Trapani, saline, mulino Maria Stella Scopello, tonnara di Parigi, ti tolo di uno dei suoi numerosi ca taloghi il lustrati, tratti dai mol ti diari di viaggio, da lui intrapres i, si è recato personalmente nei si ti da lui effigiati, tracciando un nuovo percorso anche nel la Sicilia più intima, meno conosciuta, delineando con il colore il fascino un po’ rustico e selvaggio di quei luoghi poco esplorati dal la massa dei turisti. Presente al l’esposiz ione, il presidente onorario del la Fondazione Cul tura e Arte, Emmanuele F. M. Emanuele, durante la presentazione, ha affermato che: “ La mostra è per me un meraviglioso viaggio nel la memoria, un’ immersione nei luoghi, negli scorci, nei paesaggi più bel li e suggestivi del la mia terra natia, condotta sul l’onda del la soave pennel lata

di Fabrice Moireau, indiscusso maestro di una tecnica tanto pregevole quanto oggi scarsamente praticata qual’è l’acquarel lo. Un percorso espositivo che è una vera poesia, un inno al l’ isola che indusse Federico II di Svevia ad affermare che era a tal punto felice di vivere in Sicilia da non invidiare a Dio il Paradiso. Ecco gli acquarel li di Moireau, con l’ ideale contrappunto dei testi di Lorenzo Matassa, connotati da un lirismo ispirato che fa apparire le opere ancora più bel le, restituiscono oggi intatto il senso del la meraviglia dei viaggiatori stranieri di fine settecento e inizio ottocento, di cui Goethe narrò in una del le sue famose lettere .”

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After Hours

Surrealismo underground di Valerio Lucantonio

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nsignito del premio per la regia al t r e n t a n o v e s i m o Fe s t i va l d i C a n n e s , “A f t e r Hours” (1985) di Martin Scorsese costituisce un caso isolato e particolare all’interno della filmografia del cineasta newyorchese, anche se può essere considerato una variazione su uno dei suoi temi principali della sua poetica: il rapporto contrastante con la sua città natale, stavolta rappresentata dal quartiere di Soho, qui dipinto come un labirinto dal quale sembra impossibile uscire, un inferno in terra popolato da esponenti della sottocultura punk anni ‘80 e da artisti più o meno eccentrici. La dimensione da incubo paranoide, che pervade l’intera pellicola, deriva dalle ansie di Scorsese, sia psicologiche che produttive (il regista decise di dirigere questo film vedendosi impossibilitato a r e a l i z z a r e l ’ a d a t t a m e n t o d e L’ u l t i m a t e n t a z i o n e di Cristo, che vedrà la luce solo tre anni più tardi): una produzione indipendente come quella di After Hours gli permise di prendere respiro dai ritmi e dagli obblighi pressanti delle m a j o r. I l r i s u l t a t o : u n ’ o p e r a c h e , s e b b e n e a l l a sua uscita non trovò un’accoglienza di pubblico molto calorosa, con gli anni si è guadagnata lo statuto di film cult grazie alla sua esuberanza; d’altronde, l’atmosfera giocosa e brillante,

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c h e r i c o r d a l a s c r e w b a l l c o m e d y, è i n t r o d o t t a fin dai titoli di testa, accompagnati dal primo movimento della Sinfonia K 95 di Mozart (per i titoli di coda ne verrà ripreso il secondo). Il senso del film è proprio nel prologo e nell’epilogo, entrambi ambientati nell’ufficio del protagonista: questa cornice inscrive il delirio notturno in uno spazio-tempo alternativo, quello del dopolavoro (traduzione letterale del titolo), in cui un tipico yuppie si trova a confrontarsi con la propria inadeguatezza sociale in ambienti diversi da quelli della sua carriera professionale: il protagonista Paul – interpretato da Griffin Dunne, volto abbastanza anonimo e fisico nella norma, più adatto di Robert De Niro (con il quale Scorsese aveva c o l l a b o r a t o i n i n t e r r o t t a m e n t e d a l 1 9 7 6 d i Ta x i Driver) ad impersonare un impiegato senza arte né parte e continuamente maltrattato – è come condannato a scontare una pena esagerata (autoironia e cinismo arrivano qui a convivere nello sguardo registico) a causa della sua modesta aspirazione di conquistare la stravagante Marcy (pazzesca interpretazione di Rosanna Arquette). Come una punizione divina per aver tentato di vivere un’esperienza diversa da quella lavorativa, il destino – e


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con esso l’autore – si diverte a giocare con le disavventure del modesto malcapitato, che non potrà fare altro che desiderare disperatamente di tornare al sicuro tra le mura della propria abitazione: il finale gli vede negato anche questo semplice bisogno, in quanto Paul si ritrova trasportato all’alba direttamente davanti al cancello del suo ufficio, di nuovo al punto di partenza, che qui diventa punto d’arrivo e chiusura di un loop dal quale è impossibile e inutile sfuggire. Le figure femminili incontrate dall’uomo, durante la sua odissea surreale nelle umide strade metropolitane, sono come dei fantasmi, materializzazione di fantasie ed incubi: Paul è continuamente messo in soggezione o addirittura a disagio dai ruoli che le varie donne cercano di attribuirgli, tanto che una delle letture interpretative più calzanti è quella psicoanalitica, secondo la quale lo sventurato yuppie non farebbe altro che subire una ripresentazione – con intensità crescente – della paura della castrazione. Sempre più svuotato di potere e volontà, il giovane finisce per essere additato come pericolo per la società (accusato dei molteplici saccheggi domestici avvenuti nel quartiere) e viene inseguito da una folla di cittadini che lo

cinema

v o g l i o n o l i n c i a r e . L’ u n i c o m o d o p e r s a l v a r s i s a r à una specie di disumanizzazione: l’ultima donna da lui incontrata lo nasconde trasformandolo in una statua – che ricorda ironicamente L’ u r l o d i M u n c h , a l q u a l e i l p r o t a g o n i s t a a v e v a paragonato la scultura creata dall’amica di Marcy all’inzio del film, e che rappresenta l’alienazione dell’individuo riscontrabile nella figura dell’impiegato – e rivelando così che l’unica condizione di sicurezza per Paul è quella dell’abbrutimento e dell’isolamento. Il finale è circolare anche formalmente, come spesso capita nei film di Scorsese: il movimento di macchina che si allontana replica al contrario l’avvicinamento della prima inquadratura del film sulla postazione di lavoro la quale, insieme alle figure ricorrenti della donna irraggiungibile e della porta chiusa, rappresenta l’unico punto fermo nella vita di impiegato informatico qualunque, la cui unica colpa (forse il regista suggerisce questo) è l’essersi appiattito su una prospettiva di vita statica (come tematizzato dal collega nella prima scena della pellicola), la cui unica rottura della monotonia risiede in frequentazioni frivole e quasi disinteressate.

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Massimiliano Frezzato Fumettista italiano di Patrizia Vaccaro

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’avvenimento di una mostra antologica completa sul fumettista e illustratore Massimiliano Frezzato ci da la possibilità di parlare di questo artista. A Montepulciano (SI) presso il Palazzo Bracci si è inaugurata la mostra: “FrezzArt, Antologica di un sogno”, il 17 giugno e proseguirà fino al 14 ottobre 2018. Per cui se vi trovate in zona potrete ammirare le varie opere che hanno rappresentato la carriera di Frezzato. Una parte è interamente dedicata alle favole, classiche e moderne, da Pinocchio, Peter Pan o Cappuccetto Rosso fino al ciclo Maledette Fiabe basato sui testi dello stesso Frezzato. Poi si può proseguire con la parte dedicata al fumetto, dai lavori internazionali e non, sino al culmine, per gli appassionati di fantascienza, dove si potranno ammirare le tavole dei Custodi di Maser, proprio quella serie che gli ha dato il riconoscimento internazionale. Cerchiamo di saperne di più: il nostro artista è nato a Torino nel 1967, tra il 1982 e il 1986 frequenta il I Liceo Artistico di Torino, nel 1989 vince il premio premio al concorso nazionale di fumetto di Prato. I suoi primi lavori vengono pubblicati su varie riviste a partire dal 1985. Nel 1990 realizza “Margot” scritto da Jerome Charyn. Dal 1994 al 1997 tiene un corso di fumetto e d’illustrazione editoriale presso l’Istituto Europeo di Design a Torino. Nel 1996 pubblica il primo volume della saga I custodi del Maser, sino all’aprile 2005, poi ne seguirà la supervisione, infatti nel 2007 la saga verrà affidata a Fabio Ruotolo. L’ opera viene pubblicata in diversi paesi tra i quali: Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Germania, Belgio, Danimarca e Stati Uniti d’America. Negli anni tra il 1998 e il 1999 insegna all’Accademia d’Arte Pictor di Torino. Poi si susseguono una serie di lavori: nel 2006 l’artista pubblica “Tour de France: un disegnatore italiano nel paese dei fumetti”, nel 2008 “Bagatelle – Storie brevi”. Per Cerruti realizza un progetto dedicato ad “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Per i tipi delle edizioni Di pubblica “Le Avventure di Pinocchio” e alcuni portfolii. Con Little Nemo realizza l’edizione di lusso di Pinocchio, corredandola di nuovi disegni inediti. Realizza il progetto-album “Too much fantasy”, esposto al Salone dei Comics di Lucca nel 2011. Per Mosquito realizza l’albo “Memories of Sand”, Il gatto stregato (2013), Cappuccetto Rosso (2014), Peter Pan (2015), L’Uomo Albero (2016) e La barca volante (2017) La città delle cose dimenticate (2017).

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Attualmente vive in Toscana, a Montepulciano. Tornando ad analizzare alcuni suoi lavori, per “Margot” realizza grandi tavole composte da singoli pannelli, dal gusto iperrealista; le sue sono avventure noir ambientate in habitat urbani, virati in blu, marrone e grigio. I personaggi si affacciano in grandi primi piani a scrutare il lettore nell’anima, fra fumetto d’autore e computer graphic. Nella saga de “I custodi del Maser”, ci regala personaggi emblematici come Zerit, Erha, Fango e Tyta. Lo stesso artista dichiara: “Dopo aver disegnato storie con ambientazioni metropolitane, volevo rivedere il cielo! Per questo ho fatto il Maser”. I pannelli si stringono ed aumentano di numero, ogni vignetta è curata sino alla più piccola sfumatura. Il linguaggio e la ritmica sono quelle di Miyazaki, rivisitato attraverso la sensibilità unica di Frezzato. L’artista si raffronterà anche con la favola di Pinocchio, testo a cui cercherà di apportare nuova originalità, per cui utilizzerà varie tecniche e supporti per le illustrazioni della favola. Le tavole saranno grandi quadri, alcuni addirittura composti da pannelli come pale d’altare. Utilizzerà tela, legno, ferro, ricoperto dall’acrilico brillante e altre sostanze. Il burattino diviene un piccolo personaggio schiacciato da ambienti e personalità monumentali, come quella di Mangiafuoco, ma la sua storia verrà rivisitata con una vitalità esuberante: ci sarà sempre il punto di vista di Pinocchio, che nell’illustrazione è sempre dal basso verso l’alto. Nella sua originalità sull’ opera si insedieranno i Tarocchi: così Geppetto, avuto il suo pezzo di legno da Mastro Ciliegia, diviene il Matto, il vulcanico Mangiafuoco l’Imperatore, i sornioni Gatto e la Volpe gli Innamorati, la fata Turchina l’imperturbabile Papessa, il pescatore verde la Morte. Distribuisce in proprio 4 grandi albi a striscia con il titolo “Eropinocchio e mò so’ un’altra cosa”. Ritornando alla mostra, quest’ultima è stata allestita presso Palazzo Bracci, grazie a l l ’A s s o c i a z i o n e Palazzo Bracci in collaborazione con il Comune di Montepulciano, la Scuola Internazionale di Comics e Lucca Comics and Games. Per maggiori informazioni visita il sito: www.frezzart.com Palazzo Bracci, Via di Voltaia nel Corso, 53, Montepulciano (Si).


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dedicato a

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dedicato a

Ricordando Fabio Lodispoto, medico e scrittore di Rossana Gabrieli

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l 14 giugno scorso ci ha lasciati un uomo davvero straordinario: Fabio Lodispoto, 55 anni, ortopedico famoso in tutta Italia, professore presso l’Università Sapienza di Roma, appassionato di sport. Se ne è andato in modo improvviso e drammatico, durante un’immersione al largo delle acque di Casalabate, tra Brindisi e Lecce: non è più riemerso ed il mare ha restituito il suo corpo senza vita. Si potrebbe ricordarlo per la sua grande umanità, per la simpatia che sapeva immediatamente suscitare, per il suo sorriso meraviglioso, per la grandissima professionalità. Tantissime le parole di dolore ed incredulità scritte dai suoi pazienti. Ma qui vorremmo ricordarlo per le sue doti di scrittore ed in particolare per un libro scritto nel 2016: “Intrusioni oniriche. Racconti visionari di una vita vera”, edito da Booksprint. Il libro raccoglie venti racconti scritti principalmente nelle sale d’attesa degli aeroporti, al rientro dai suoi numerosi viaggi, che sorprendono il lettore tra realtà e sogno, perché non si capisce

Addio, dottor Fabio.

quando finisce il vero e cominci il verosimile. Sarà vero che una volta c’è stata un’esplosione in sala operatoria? Sarà vera la storia dell’arresto? “Se anche il lettore che mi conosce bene si fa prendere dal dubbio, vuol dire che la mia scrittura è efficace” raccontava ironicamente il dottor Fabio Lodispoto all’intervistatrice qualche tempo fa. Ma oggi, a pochi giorni dalla sua scomparsa, il racconto che ci mette i brividi è quello che ci parla della sua discesa in apnea in acque profondissime e del suo perdere i sensi durante la risalita: Fabio Lodispoto, nel suo racconto immaginava di essere tornato indietro nel tempo, al momento della sua nascita e nella sua spasmodica ricerca del respiro passava dal suo primo vagito al suo ritorno in vita. Nel racconto, finiva con il salvarsi. Nella realtà, purtroppo, non ce l’ha fatta. Ci resta un profondo dolore, ma leggere il suo libro è il miglior modo che abbiamo per ricordarlo e per tenerlo ancora un po’ con noi.

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La Roma insolita

Il Giudizio Universale all’Auditorium della Conciliazione di Nicola Fasciano

Quello che andiamo a raccontare, è una performance teatrale che ha come protagonisti Michelangelo e i segreti della Cappella sistina. Ma non è una semplice rappresentazione. E’ una immersione in un continuum di straordinari effetti speciali multimediali tesi ad avvicinare, anzi ad immergere, lo spettatore ad una opera che siamo abituati a vedere con il naso all’insù, molto lontana da noi, perché situata a 21 metri di altezza e quindi improponibilmente ammirabile nei suoi dettagli. Riportiamo testualmente dal promo dello spettacolo “il racconto filologico della genesi di uno dei più grandi capolavori esistenti con gli strumenti tecnologici più sofisticati dell’intrattenimento dal vivo”. E non è presente solo il Michelangelo artista, ma soprattutto l’uomo Michelangelo, sicuramente grande scultore, ma alle prese per la prima , e quindi con tutte le insicurezze di ogni neofita, nei suoi primi interventi, da pittore, alla Cappella Sistina, e, in particolare, con affreschi così imponenti e importanti. Giulio II della Rovere e Michelangelo sono i protagonisti indiscussi di questa opera. La cappella Sistina, che prende il nome da Papa Sisto IV della Rovere e ha le stesse dimensioni del Tempio di Gerusalemme, è lo spazio emotivo e rappresentativo di tutto lo grande show di Artainment. La volta, in origine, venne dipinta, da Pier Matteo d’Amelia con un semplice cielo

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blu costellato di stelle dorate, e mantenne questo aspetto fino a quando papa Giulio II della Rovere (1503-1513) commissionò a Michelangelo la ridecorazione della vasta superficie. Michelangelo lavorò alla volta dal 1508 al 1512 e, benchè il progetto originale di Giulio II fosse quello di far dipingere al giovane artista soltanto i 12 Apostoli, in seguito, il papa concesse a Michelangelo la possibilità di operare da solo alla realizzazione della volta. In questo modo l’artista creò a quello che oggi viene definito il capolavoro assoluto del Rinascimento italiano. Altro tema riportato nello spettacolo e che ne genera anche il titolo, è il Giudizio universale (15351541), grandioso e meraviglioso affresco realizzato da un Michelangelo ormai sessantenne su commissione di Papa Clemente VII per decorare la parete dietro l’altare della Cappella Sistina. Il concentrato di emozioni uniche che abbiamo potuto apprezzare sono opera di Marco Balich, l’ideatore e regista di questo straordinario evento, che è stato, tra i tanti incarichi, direttore artistico e produttore delle cerimonie olimpiche di Torino 2006 e Rio 2016. Le musiche di Sting sottolineano e sugellano magnificamente ogni singolo passaggio dello show, rendendolo, se possibile, ancora più emozionante e coinvolgente. La voce di Michelangelo è quella di Pierfrancesco Favino.


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Nettuno

“Funerale col morto” e “Matrimonio mancato” Compagnia I liberi teatranti Teatro in via Capitano Dante Canducci, 20 e 21 luglio

Roma

“Pink Floyd: la mostra a Roma” Macro, fino al 1° luglio “Liu Bolin. L’uomo invisibile” Complesso del Vittoriano, fino al 1 luglio “Andrea Pazienza, trent’anni senza: i fumetti in mostra al Testaccio” Ex mattatoio di Testaccio, fino al 15 luglio “Las Mitocondria. Hysteria. The secretis naturae” Album arte, fino al 20 luglio “Sicilia. Il Grand Tour” (articolo a pagg. 8-9) Palazzo Cipolla, fino al 22 luglio “Hiroshige. Visioni dal Giappone” Scuderie del Quirinale,fino al 29 luglio “Hanji – opere in carta” Istituto Culturale Coreano, fino al 31 luglio “Life in Syria: la mostra fotografica che racconta il conflitto siriano” gratis Auditorium Parco della Musica, fino al 1 agosto “Canaletto 1697-1788” Museo di Roma Palazzo Braschi, fino al 19 agosto “Domus Aurea experience” Domus Aurea, fino al 25 agosto “Turner. Opere della Tate” . Chiostro del Bramante, fino al 26 agosto “Dreamers. 1968: come eravamo, come saremo” Museo di Roma in Trastevere, fino al 2 settembre “Tel Aviv the white city“ MAXXI, fino al 2 settembre “In the garden, Cy Twombly. Ewa Monika Zebrowski” gratis ONE ROOM Books, fino al 15 settembre “Traiano, costruire l’impero, creare l’Europa” Mercati di Traiano, fino al 16 settembre “Columna Mutazio - la spirale” Mercati di Traiano Museo Fori Imperiali, fino al 16 settembre “Gli architetti di Zevi. Storia e controstoria dell’architettura italiana 1944. 2000” MAXXI, fino al 16 settembre “Raffaele de Vico (1881-1969) architetto e paesaggista” Museo di Roma, fino al 30 settembre “Roma città moderna. Da Nathan al sessantotto” GALLERIA D’ARTE Moderna, fino al 28 ottobre “Eco e Narciso” Palazzo Barberini e MAXXI, fino al 28 ottobre

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Eventi

Firenze

“Nascita di una Nazione. Tra Guttuso, Fontana e Schifano” Palazzo Strozzi, fino al 22 luglio

Milano

“Novecento di carta” Castello sforzesco, fino al 1 luglio “The Dream Machine is Asleep” Pirelli Hangar Bicocca, fino al 22 luglio “Giosetta Fioroni. Viaggio sentimentale” Museo del Novecento, fino al 26 agosto “Impressionismo e avanguardie. Capolavori dal Philadelphia Museum of Art” Palazzo Reale, fino al 2 settembre

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Napoli

“Pompei” MADRE, fino al 24 settembre

Perugia

“Da Raffaello a Canova, da Valadier a Balla” Palazzo Lippi e Palazzo Baldeschi, fino al 30 settembre

Venezia

“I gioielli di Igor Mitoraj: the Art of Wearing Art” Galleria d’Arte Contini, San Marco, fino al 15 dicembre “Dancing with Myself” Punta della Dogana, fino al 18 dicembre


Leader studentesco francese Daniel Cohn Bendt

“Bambini nel tempo�

Piazza di Pietra Fine Art Gallery, fino al 15 luglio 16


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