Occhio all'Arte, dicembre 2019 web

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno XIII N° 130 dicembre 2019

Mensile d’informazione d’arte

www.artemediterranea.org

n Concorso

Carmen Viaggi: Arte Mediterranea in prima linea nIn mostra: Sublimi anatomie

nIn mostra: Comedian

“Parigi,” Giuseppe Ciccarello

nFumetto: Dylan Dog


Per sponsorizzare “Occhio all’Arte”

Telefona al 347.1748542

Associazione ARTE MEDITERRANEA Aprilia - PROGRAMMA CORSI 2018-2019 CORSO INTARSIO SU LEGNO MARTEDI’ - GIOVEDI’ 18,00 - 20,00 CORSO DISEGNO PER BAMBINI LUNEDI’ - MERCOLEDI’ - VENERDI’ 18,30 - 20,00

CORSO DISEGNO 1° ANNO MARTEDI’ - GIOVEDI’ 09,00 - 11,00 18,00 - 20,00 CORSO ACQUERELLO MARTEDI’ - GIOVEDI’ 9,00 - 11,00 18,00 - 20,00 CORSO ACQUERELLO AVANZATO LUNEDI’ MERCOLEDI’ 18,00 - 20,00 CORSO OLIO LUNEDI’ - VENERDI’ 18,00 - 20,00 20,00 - 22,00 MARTEDI’ - GIOVEDI’ 09,00 - 11,00 18,00 - 20,00

CORSO DI FOTOGRAFIA ORGANIZZATO DA ASS.FOCUSFOTO MARTEDI’- MERCOLEDI’ GIOVEDI’ - VENERDI’ 20,30 - 22,30

Collaboratori Patrizia Vaccaro, Laura Siconolfi, Maurizio Montuschi, Valerio Lucantonio, Nicola Fasciano, Giuseppe Chitarrini Francesca Senna Responsabile Marketing Cristina Simoncini

Fondatori Antonio De Waure, Maria Chiara Lorenti Cristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing Giuseppe Di Pasquale

Amministratore Antonio De Waure

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche parziale senza il consenso dell’editore

Direttore responsabile Rossana Gabrieli Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

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CORSO DI ANATOMIA PER ARTISTI Ins. Antonio De Waure CORSO DI PROSPETTIVA Ins. Giuseppe Di Pasquale

CORSO DI DISEGNO - FUMETTO SCENEGGIATURA ORGANIZZATO DA SCHOOL COMIX APRILIA SABATO 10,30 - 18,45

Redazione Maria Chiara Lorenti, Cristina Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Mensile culturale edito dalla Associazione Arte Mediterranea Via Muzio Clementi, 49 Aprilia Tel.347/1748542 occhioallarte@artemediterranea.org www.artemediterranea.org Aut. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007

CORSI IN ORARIO DA DEFINIRE

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Sommario

“Lettera al dottor Hyde” ll pensiero Zen nella poesia cinese “Comedian” Concorso Carmen Viaggi Sublimi anatomie Dylan Dog – Il ciclo della meteora Teatro Golden: la serata e’ servita


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occhio al libro

“Lettera al dottor Hyde” di Robert Louis Stevenson di Francesca Senna

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obert Louis Stevenson visse gli ultimi anni dal 1889 al 1894, anno della sua morte, nelle isole dei Mari del Sud, soggiornando qualche mese nelle Hawaii, dove ebbe modo di incontrarsi con l’opera umanitaria di Padre Damiano. Il dottor Hyde (da non confondersi con il personaggio immaginario nato dalla penna dello stesso Stevenson) reverendo protestante delle Hawaii, aveva calunniato in un breve scritto la memoria del santo missionario Padre Damiano, conosciuto appunto dallo stesso autore durante una delle sue visite al lazzaretto degli isolani lebbrosi. Hyde, infangando un’anima grande, dava voce all’ipocrisia e superbia dei bianchi impegnati nella “civilizzazione” delle popolazioni isolane, dove si era diffuso il credo che la recente piaga della lebbra fosse l’effetto di una vita selvatica e dissoluta, pigra nell’assimilarsi alla sana civiltà dell’uomo bianco. La narrazione si svolge nel 1888, nell’ultimo periodo della vita di Stevenson, quando l’autore, per guarire dalla malattia che lo minava, decise di noleggiare un panfilo con cui viaggiare, il più a lungo possibile, nei Mari del Sud. L’aria balsamica delle isole del Pacifico si rivelò in effetti un toccasana: lo scrittore riuscì a vivere fino 1894, portando con sé la famiglia che gli rimase vicina per tutto il tempo. Durante questo periodo visse alcuni mesi alle Hawaii, dove scrisse molti dei suoi più bei racconti brevi, e volle andare a visitare l’isola lebbrosario di Molokai. Lo fece a suo rischio e pericolo convinto di dover vedere personalmente quel luogo di dolore, sinceramente colpito da quanti vi lavoravano per assistere gli sfortunati che vi erano confinati. Conobbe qui, assieme alle fantastiche meraviglie tipiche di questi posti esotici, il morbo che accompagnerà la lenta e inesorabile sottomissione degli isolani. Recandosi sul posto conobbe la storia del missionario, Padre Damiano, che aveva lasciato il segno nei cuori di tutti. Costui era riuscito, con metodi talvolta

non ortodossi, a ottenere aiuti per i suoi assistiti e a costruire ricoveri, a migliorarne le condizioni, condividendone la vita e poi morendo anche lui contagiato. Tuttavia, le invidie e le maldicenze, nate anche per il carattere poco accomodante che Padre Damiano manifestava nei confronti delle autorità, avevano dato vita a una campagna di discredito. A Stevenson capitò di leggere un articolo pieno di queste dicerie scritte dal dottor Charles McEwen Hyde, direttore di una scuola di teologia che istruiva i giovani hawaiani al ministero protestante. Era noto per i suoi sermoni severi e castigati nei quali accusava senza mezzi termini la promiscuità propria degli indigeni: esattamente il contrario dell’atteggiamento di Padre Damiano, con cui era entrato in conflitto, al punto da indire una crociata epistolare contro di lui. È dunque contro Hyde che Stevenson si scaglia nella sua lettera scritta in difesa di padre Damiano, argomentando punto per punto e smontando tutte le accuse. L’efficacia narrativa e descrittiva dello scrittore raggiunge in questa lettera il massimo splendore permettendo di far risaltare la sua enorme sensibilità e la sua fresca curiosità, attraverso uno stile fortemente caratterizzato dalla delicatezza dei ritmi e dalla limpidezza delle frasi. Se ne ricava l’impressione che l’autore, piuttosto che trasmettere al lettore un qualche senso della seduzione di quel mondo, si sia preoccupato di dare piuttosto una mano per arginare il disfacimento di questa cultura. Robert Louis Stevenson, uomo benevolo come pochi, per tale motivo spesso era accusato di mostrare nelle sue opere il male trionfante: in realtà, ciò che maggiormente lo interessava all’interno delle sue opere era dar voce a qualcosa di più profondo del bene e del male, qualcosa come l’innocenza: era questo il suo modo di consegnare ogni cosa al suo valore vero. Da qui il suo appartenere a quello che fu poi definito un verismo sui generis all’interno della letteratura di epoca vittoriana. 3


ll pensiero Zen nella poesia cinese Dalla Beijing Foreign Studies University di Lingsi Kong

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i sono diversi tipi di poesie antiche cinesi: poesia di stile antico, nella quale la lunghezza e la rima sono liberi; poesia moderna, nella quale le strofe sono ripartite in tronchi, e poesia codificata. La poesia moderna ha varie regole: sulla rima, metrica e in particolare sul parallelismo sintattico.

Poiché secondo la regola, il numero della sillaba in ogni verso non può superare il numero otto, l’emozione e narrazione sono condensati in poche sillabe. Quindi, scrivere una poesia moderna richiede l’eccellenza della 4

scrittura. Lo Zen è una delle più grandi denominazioni del buddismo cinese. Già nella dinastia Han (II ° secolo a.C.- II ° secolo d.C.), i libri che lo riguardano furono portati in Cina dai traduttori. Alla fine dell’era Liu Song o Qi Liang (V-VI secolo d.C.), Bodhidharma dall’India meridionale venne in Cina per far adottare il metodo dello Zen. Tanto da considerarlo il suo creatore in Cina. I suoi seguaci, i più noti sono i Sei Patriarchi, svilupparono il suo pensiero e modificarono il Buddismo Zen per adattarsi alla cultura cinese. Nella dinastia Tang, lo Zen completò la sua nazionalizzazione in Cina e la sua filosofia maturò. Lo Zen è un termine del buddismo che sostiene l’ ”immobilità” dello stato d’animo. Secondo il pensiero di questa filosofia, quando si hanno domande si dovrebbe riflettere sulla propria pace interiore invece di cercare la risposta nel mondo esterno. In altre parole, l’universo è nel suo cuore. L’ iniziativa di una mente è l’origine dell’universo, che gli consente di sentire il mondo. Questo pensiero è cruciale per comprendere la poesia Zen. In essa i poeti esprimono il loro pensiero attraverso la descrizione della natura. La dinastia Tang è un periodo in cui lo sviluppo la poesia dello Zen raggiunse il suo massimo. Uno dei


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dalla Cina con...

vedono l’arte come un metodo per esprimere il loro spirito. La “vera” pittura dello Zen, però, è dipinta solo per i seguaci per aggiungere l’epifania, indipendentemente da cosa l’artista dipinge. Insomma, venuto dall’India, lo Zen favorì la composizione di moltissimi poesie, quadri e filosofia e alla fine diventò una delle basi della cultura cinese. poeti più famosi di questa dinastia è Wang Wei, la cui poesia naturale è la più acuta. La descrizione della natura è così vivace che la sua poesia è considerata “poesia nel quadro e quadro nella poesia”. La luna è una metafora tradizionale dello Zen perché simboleggia la serenità in cui si può raggiungere l’epifania. Per i suoi seguaci, la luna simboleggia anche il proprio stato d’animo che si vuole perseguire per fama e fortuna. La pittura dello Zen è una delle forme artistiche più speciali della pittura cinese. Lo stile è semplice e chiaro, ma rivela un profondo pensiero filosofico. La pittura dello Zen ha una lunga storia in Cina. Dalla dinastia Tang, Wang Wei creò il primo dipinto dello Zen, che ha influenzato tanti artisti come Guan Xiu. La sua pittura si è sviluppata durante la dinastia Song. ancora oggi esercitano un intenso fascino su chi le ammira. La diversità più profonda tra arte cinese e occidentale è che gli artisti cinesi, soprattutto artisti dello Zen,

Bambù dipinto in nero, dinastia Yuan 5


“Comedian”

L’ennesima provocazione di Maurizio Cattelan di Cristina Simoncini

“Comedian”, 2019, Maurizio Cattelan

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Maurizio Cattelan con sullo sfondo l’opera del 2010 “L.O.V.E.” in piazza della Borsa a Milano

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in mostra

di zuppa Campbell di Andy Warhol e ha detto che avevano in programma di donare il pezzo a un museo. Il gallerista Emmanuel Perrotin ha detto: “Abbiamo discusso di questo lavoro per un paio di mesi. Maurizio mi ha detto: “Voglio mostrare una banana”. Abbiamo parlato del modo migliore per farlo; Maurizio ha provato a realizzarla in resina, ha provato in bronzo, ma non venivano come lui voleva. Alla fine, ha deciso: la soluzione migliore era una vera banana. [. . .] Sembra uno scherzo, ma fai un passo indietro e guardala di nuovo, e diventa molto di più.” E’ la prima volta che Cattelan realizza una nuova opera per una fiera d’arte da oltre 15 anni, ma è un gesto tipicamente ironico per l’artista. Di recente Cattelan ha fatto notizia quando un’altra delle sue provocazioni, sebbene molto più elaborata, è stata rubata. La toilette funzionante d’oro massiccio dell’artista, “America” (2016), è stata oggetto di un furto con scasso notturno al Blenheim Palace nel Regno Unito. L’opera era stata presentata in anteprima al Guggenheim Museum di New York City, dove i visitatori avevano fatto la fila per ore fare uso del “trono” d’oro. Fin dal suo debutto all’Art Basel “Commediante” ha attirato folle di curiosi e persone in cerca di selfie. Il disastro ha colpito quando l’artista di performances David Datuna ha rimosso il lavoro e lo ha mangiato, anche se i rappresentanti della galleria hanno detto che la banana poteva essere sostituita. L’opera è stata poi ritirata un giorno prima della fine dell’esposizione a causa del sovraffollamento e, in un ultimo sparazzo di originalità, un uomo ha etichettato la parete vuota con le parole “Epstien [sic] non si è ucciso”.

’ultima provocazione dell’artista italiano Maurizio Cattelan, un intervento scultoreo che consiste in una banana fissata con del nastro adesivo al muro dello stand di Perrotin alla mostra Art Basel di Miami Beach, è stato venduto. L’opera, intitolata “Commediante” (2019), è stata ceduta ad un prezzo di $ 120.000; come la maggior parte delle opere di Cattelan, ne esistono tre edizioni, più due prove dell’artista. Due delle tre edizioni di “Commediante” sono state vendute e, secondo un rappresentante di Perrotin, la galleria “sta attualmente parlando con un museo che vuole acquisire la terza”. L’opera viene fornita con un certificato di autenticità e i proprietari del lavoro possono sostituire la banana come meglio credono. I collezionisti d’arte di Miami, Billy e Beatrice Cox, che hanno acquistato una versione dell’opera, hanno dichiarato: “Siamo profondamente consapevoli della palese assurdità del fatto che “Commediante” è un prodotto altrimenti economico e deperibile con un paio di pollici di nastro adesivo. Quando abbiamo visto il dibattito pubblico scatenato sull’arte e sulla nostra società, abbiamo deciso di acquistarlo. Sapevamo che stavamo correndo un rischio, ma alla fine sentiamo che la banana di Cattelan diventerà un oggetto storico iconico.” La coppia ha paragonato il lavoro con le lattine Fonti:www.artsy.net; commons.wikimedia.org 7


Concorso Carmen Viaggi

Arte Mediterranea in prima linea di Maria Chiara Lorenti per premiare le foto più belle che i loro clienti hanno scattato durante le vacanze in giro per il mondo, per testimoniare i momenti più emozionanti e particolari del viaggio, quest’anno la partecipazione è stata allargata anche ai pittori dell’Associazione Arte Mediterranea. Così agli scorci dei paesaggi di località esotiche e di città d’Arte, si è abbinata un’interpretazione degli stessi visti con gli occhi di un artista. Dopo un gradito apericena, si è passati alla premiazione delle opere pittoriche. Una quarantina i dipinti presentati dagli iscritti all’Arte Mediterranea, di cui sei premiati. A pari merito gli oli di Annalisa Pisano ed Erika Mallardi. Alla presenza del sindaco Terra, di Pietro e Domenico Errico di Carmen Viaggi, di Paolo Boccardi, in rappresentanza del presidente Antonio De Waure, i vincitori sono stati chiamati sul palco per ritirare i premi assegnati. Ad una visione notturna di una New York vestita a festa, scintillante di luci che si raddoppiano nei riflessi acquei, messi in risalto dai colpi di spatola che ne accentuano la matericità, della Mallardi, si contrappongono le sapienti pennellate della Pisano che, velatura su velatura, alla maniera di Turner, ha saputo rendere quell’atmosfera soffusa ed impalpabile della terra d’Olanda, così intrisa di vapori acquei, suggerendo, senza esser palese, la bellezza di una campagna riscaldata dai primi raggi del sole che accarezzano le distese di papaveri gialli e rossi. Sempre ex equo l’acquarello di Dino Massarenti, primo Annalisa Pisano della categoria dei professionisti, una veduta di Piazza o scorso 29 novembre, presso l’agriturismo Campo Navona. Inoltre sono stati premiati Graziella Dell’Unto, del Fico, si è svolta la premiazione del concorso “La con un volto femminile che richiama nei colori l’anima mia vacanza in fotografia e pittura”. Giunta alla terza edizione, l’evento promosso da Carmen Viaggi, ha avuto un seguito fuori dalle aspettative. Ideato dall’agenzia

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Erika Mallardi

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Graziella Dell’Unto


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in mostra

I vincitori

dell’Africa; Federica Manzini, con una cartolina da Londra; Matteo Boccardi, con una china molto grafica, Matteo Boccardi dai tratti nitidi e puliti, raffigurante una scogliera a picco sul mare; ed infine il viaggio piÚ estremo, quello Valenza. Una menzione speciale merita il terzo posto nel futuro, dove potremo prenotare un posto su una della sezione fotografica, vinto da Giuseppe Ciccarello, navetta spaziale, destinazione la luna, di Alessandro con una meravigliosa vista aerea di Parigi sovrastata da un cielo apocalittico (vedi immagine in copertina).

Alessandro Valenza

Federica Manzini 9


Sublimi anatomie

Palazzo delle Esposizioni Roma di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

“Orante”

“Teatro”

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a un po’ di anni il Pde ci sorprende, ci stupisce e ci affascina con mostre che ci parlano del presente, dell’Arte contemporanea per intenderci e, molto spesso, del “mistero” interpretativo che la caratterizza; del futuro, dei risvolti impensabili di una tecnologia veloce e stupefacente; di un passato molto remoto, gli albori della vita, la Terra, l’evoluzione della vita e l’evoluzione umana; la scienza e l’arte. Questa volta, l’allestimento che, nel suo insieme, occupa tutto il primo piano, s’ispira al proficuo e vicendevole supporto tra pratiche artistiche e imprese scientifiche, nel passato e nel presente, per la conoscenza profonda del corpo umano senza trascurare i moti dell’anima, lo stupore e la meraviglia che una tale perfezione può ingenerare nell’astante! Astante, uomo di scienze, scultore, pittore, filosofo … Il percorso inizia dalla rotonda del Pde in cui è stato ricostruito, con molta cura, un tetro anatomico trasformato, però, in un atelier dove giovani artisti ritraggono corpi di modelli posti su di una pedana. L’ambiente, ampio e molto luminoso, elegante e anche un po’ pretenzioso invita, senza ombra di dubbio, il visitatore a fermarsi, osservare, ammirare i disegni realizzati ma non funge da macchina del tempo; non richiama alla mente la funzione del tetro anatomico; è uno spazio gradevole, con un’atmosfera altrettanto gradevole. Dalla rotonda si accede a sei sale di tutt’altro registro, in cui tutto è sorpresa, stupore, incredulità e sicuramente ammirazione; un viaggio a ritroso è possibile; è possibile immaginare studiosi e artisti che osservano e traggono ispirazione dal corpo umano, andando al di là, oltre la pelle, più in profondità, sempre di più, aspirando ad una conoscenza che vada oltre la materia o ciò che coinvolge i nostri sensi. In esse sono esposte opere, manufatti e


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in mostra

“Madonna” documenti d’importanza storica che, tra arte e scienza, “raccontano l’evoluzione dell’anatomia umana in dialogo serrato con la ricerca artistica”. L’osservazione rigorosa di un anatomista sarebbe stata condannata all’oblio se nessuna immagine ne avesse conservato traccia. A partire dal Rinascimento, il ritrovato interesse per la rappresentazione del corpo induce pittori e scultori a studiare l’anatomia perché” per rappresentare fedelmente l’esterno bisogna imitare l’interno”. Tra tutte le opere di particolare valore storico, scientifico e artistico vanno annoverati tre esemplari di cere anatomiche appartenenti alla collezione de” La Specola” che per la prima volta, dopo un accurato restauro, sono state mostrate al pubblico in un ambiente diverso dal Museo di Storia naturale di Firenze, dove venivano utilizzate per insegnare l’anatomia tridimensionale, senza bisogno di ricorrere alla dissezione dei cadaveri. Due, rappresentano delle giovani di una bellezza mozzafiato, due veneri, mollemente distese su di un letto, utilizzate per lo studio degli organi interni presenti nella cavità addominale. Nulla di raccapricciante; tutto, anche in questo caso, dipende dal punto di vista e, soprattutto, dalla consapevolezza o meno che il nostro corpo, nei suoi anfratti più reconditi e microscopici, è degno, tra tutte le mirabilia del mondo, di contemplazione e ammirazione nella sua perfezione. E’ più che bello, è sublime il nostro corpo! La nozione di sublime, per i medici, gli artisti, i filosofi dell’età rinascimentale, era più vicina allo stupore e alla meraviglia di fronte alla più alta creazione; era molto diffusa la convinzione che” il sublime fosse come un fulmine che permette a chi lo produce e a chi lo percepisce di accostarsi a Dio e all’Io”. Più eroica e drammatica la percezione del sublime nell’ottocento; sublime inteso come” l’orrendo che affascina” “il terrore che produce la più forte emozione che l’animo sia capace di sentire”. Queste sono solo alcune delle argomentazioni, egregiamente approfondite, nei tabelloni esplicativi di cui sono corredate le sale. Fino al 6 gennaio, da non perdere.

“Venere” 11


Dylan Dog – Il ciclo della meteora Il marketing vince sullo storytelling di Valerio Lucantonio

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fumetto

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el novembre del 2018 sul mensile di Dylan Dog iniziava quella che veniva promossa da tempo come una novità assoluta per la testata: una serie di tredici storie legate da una forte continuity, denominata “ciclo della meteora” dal curatore Roberto Recchioni. Quest’ultimo ha scritto il primo numero, “Che regni il caos!” (n° 387), introducendo gli elementi centrali del ciclo: una gigantesca meteora è in rotta di collisione con la terra e l’ambiguo antagonista John Ghost è convinto che l’indagatore dell’incubo sia l’unico in grado di salvare il mondo dalla distruzione. Con il proseguire dei numeri e l’alternarsi degli autori è divenuto sempre più evidente il principale difetto di questo progetto: nella maggioranza dei casi la famigerata meteora è inserita forzatamente, presente in una manciata di vignette e menzionata in un paio di dialoghi come causa degli eventi anormali affrontati dal protagonista. A parte alcune storie giustificate dall’incombere della minaccia e sviluppate con originalità e mestiere (“La caduta degli dei”, “Il primordio”, “Eterne stagioni” e “Morbo M”), le altre puntate non hanno nulla di straordinario: narrano situazioni da sempre possibili in Dylan Dog, come normali mensili autoconclusivi (salvo le due o quattro tavole inserite di solito all’inizio e alla fine dell’albo). Mese dopo mese si è fatto strada il dubbio che questa tanto decantata continuity sia servita ad attuare un modello di vendita efficace più che a comporre un insieme di storie gratificanti per il lettore, e la conferma della carente pianificazione narrativa è arrivata con “Oggi sposi” (n° 399), storia scritta da Recchioni come conclusione del ciclo. Il curatore fornisce il miglior esempio di come la sua gestione abbia portato il personaggio verso una progressiva involuzione creativa per privilegiare l’ideazione di trovate di marketing sempre nuove. La necessità di rivoluzionare Dylan Dog e di chiudere con il suo passato è l’unica ragion d’essere del racconto, necessità che viene esplicitata tramite un gioco retorico meta-testuale che si risolve nella sovrapposizione di deus ex machina (John Ghost) e autore (inteso come istanza narrativa, ma soprattutto come l’effettivo curatore della testata). I preparativi del matrimonio – di fronte alla fine del mondo si vuole celebrare la vita con un gesto d’amore – sono inframezzati da dialoghi-fiume che introducono il tema dominante della storia, che si può ricondurre alla “fisica fantastica” teorizzata da John Ghost: egli è convinto di poter salvare il mondo di Dylan modificando e stravolgendo le sue convenzioni narrative. Il soggetto è interessante e senza dubbio adatto a rinnovare radicalmente la serie, ma purtroppo la sceneggiatura lo rende confusionario, pretestuoso e privo di pathos. Si percepisce la voglia di giocare con testata e personaggio avendone già stabilito la “morte”, sfruttando la conseguente irrilevanza di qualsiasi principio di coerenza tramite la facile soluzione fornita dalle teorie di Ghost. Recchioni fonda tutto il proprio artificio sull’esplicitazione meta-testuale e su una grande fiducia nella

sospensione dell’incredulità, concedendosi carta bianca e riversando nella storia una serie sconnessa di elementi, generi, stili grafici e riflessioni, con l’intento di sorprendere, divertire, ma soprattutto divertirsi. Alcune scelte e sequenze spiccano in negativo a causa della mancanza di un criterio narrativo chiaro e coerente: • Lo scontro farsesco e iper-violento con vari villain ritornati, anche se avviene prima del matrimonio e della realizzazione del piano, risulta molto più improbabile e incredibile dell’inaspettata reazione di Dylan nel finale (Bloch si scorda di prendere i suoi antiemetici e si getta a infilzare vampiri, mentre Jenkins diventa un combattente temerario); • La presenza dei tanti personaggi provenienti da altri fumetti non si collega in alcun modo con il piano di Ghost o con l’effettiva minaccia della meteora, presentando una declinazione piuttosto sterile del gioco tra autore e lettore; • Il colpo di scena di Alice che lascia Dylan sull’altare è privo di qualsiasi effetto sorpresa a causa dell’illustrazione in copertina e della consapevolezza del lettore di avere ancora molte pagine prima della fine dell’albo. Invece di sfruttare un anno di storie in reale continuità si è cercato di condensare spiegazioni, risoluzioni e svolte in un singolo albo di 94 pagine, nella convinzione che la reiterazione di meccanismi meta-narrativi e strizzate d’occhio bastasse a soddisfare il lettore e a dare una degna conclusione a questo corso di Dylan Dog. 13


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occhio al teatro

Teatro Golden: la serata e’ servita di Rossana Gabrieli

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l Teatro Golden continua ad offrirci serate di straordinario divertimento, in un ambiente accogliente e gradevole, con un pubblico sempre partecipe ed entusiasta. Esattamente la ricetta che occorre per avvicinare al teatro giovani e meno giovani. In questi giorni, e fino al 12 gennaio 2020, sta andando in scena “DOPPIO MISTO”, con Milena Miconi, Marco Fiorini, Danilo De Santis, Soleil di Danilo De Santis e la regia di Claudio Piccolotto: Armando e Angelo sono amici da una vita e ogni lunedì mattina si sfidano a tennis. L’arrivo sul campo da tennis della bella Benedetta metterà a repentaglio anche la loro solida amicizia; e quando si presenterà al circolo anche Raffaella, la moglie di Angelo, i quattro protagonisti si ritroveranno a disputare un doppio misto dove in palio ci sarà molto di più che una semplice vittoria. 14

Dal 14 gennaio al 2 febbraio 2020 “SICILIANO PER CASO?”, con Gianfranco Jannuzzo di Roberto D’Alessandro e Andrea Lolli; dal 4 al 23 febbraio 2020 “KILLER PER CASA”, con Giorgia Wurth (cast da definire) di Massimo Natale, Ennio Speranza, Andrea Tagliacozzo, regia di Massimo Natale, produzione Kalitera; dal 25 febbraio al 15 marzo 2020 “IL BOOM!”, di e con Max Paiella, che condurrà il pubblico in un viaggio musicale dove ritrovare le nostre origini artistiche, sociali, persino quelle politiche. In scena con degli oggetti fluttuanti per aria che simboleggiano le grandi canzoni sospese nei nostri pensieri e nel nostro cuore, Max, con dovizia di particolari, descriverà con la consueta ironia le grandi canzoni del nostro cammino musicale e sociale. Buone feste e buon Anno Nuovo con il Teatro Golden.


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Roma

“L’arte prende vita alla Rinascente ” gratis Rinascente Tritone, fino al 31 dicembre “La meccanica dei mostri, da Carlo Rambaldi a Makinarium” (articolo a pag. 14 ) Palazzo delle Esposizioni, dal 22 ottobre 2019 al 6 gennaio 2020 “Van Gogh e Monet Experience” Ex caserma Guido Reni, fino al 6 gennaio 2020 “Pompei e Santorini. L’eternità in un giorno” Scuderie del Quirinale, fino al 6 gennaio 2020 “Michelangelo a colori. Marcello Venusti, Lelio Orsi, Marco Pino, Jacopino del Conte” Palazzo Barberini, fino al 6 gennaio 2020 “Corrado Cagli. Folgorazioni e Mutazioni” Museo di Palazzo Cipolla, fino al 6 gennaio 2020 “Tecniche d’evasione” Palazzo delle Esposizioni, fino al 6 gennaio 2020 “Sublimi anatomie” Palazzo delle Esposizioni, fino al 9 gennaio 2020 “Gianni Berengo Gardin” Casale di santa Maria Nova, fino al 12 gennaio 2020 “Maria Lai. Tenendo per mano il sole” MAXI, fino al 12 gennaio 2020 “Leonardo a Roma. Influenze ed eredità” Villa Farnesina, fino al 12 gennaio 2020 “Maria Paola Ranfi. Gioiello intimo colloquio” Musei di Villa Torlonia, Casina delle Civette, fino al 26 gennaio 2020 “Medardo Rosso” Museo Nazionale Romano Palazzo Altemps, fino al 2 febbraio 2020 “L’enigma del reale. Ritratti e nature morte” Gallerie Nazionali di Arte Antica Galleria Corsini, fino al 2 febbraio “Colori degli Etruschi. Tesori di terracotta alla Centrale Montemartini” Centrale Montemartini, fino al 2 febbraio 2020 “Jan Fabre. The rhythm of the brain” Palazzo Merulana, fino al 9 febbraio 2020 “Giancarlo Sciannella” Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali, fino al 16 febbraio 2020 “Bacon, Freud. La scuola di Londra” Chiostro del Bramante, fino al 23 febbraio 2020 “Impressionisti segreti” Palazzo Bonaparte, fino al 8 marzo 2020 “Canova. Eterna bellezza” Palazzo Braschi, fino al 15 marzo 2020 Frida Kahlo“il caos dentro” SET Spazio Eventi Tirso, fino al 29 marzo 2020 “Carthago. Il mito immortale” Parco archeologico del Colosseo, fino al 29 marzo 2020 “The dark side, chi ha paura del buio” Musja Museo, fino al 1maggio 2020

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Eventi

Città della Pieve (Pg)

“Mitopoiesi” Kossuth Spezio Kossuth, fino al 15 marzo 2020

Ferrara

“L’arte per l’arte. Dipingere gli affetti. La pittura sacra a Ferrara tra Cinque e Settecento” Castello estense, fino al 26 dicembre

Milano

“LaVergine delle rocce del Borghetto” Chiesa di san Michele sul Dosso, fino al 31 dicembre “Leonardo e il suo lascito:gli artisti e le tecniche” Veneranda Biblioteca ambrosiana, fino al 12 gennaio 2020 “De Chirico” Palazzo Reale, fino al 19 gennaio 2020 “Canova - Thorvaldsen. La nascita della scultura moderna” Gallerie d’Italia, fino al 15 marzo 2010

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Napoli

“Napoli Napoli di lava, porcellana e musica” Museo e Real Bosco di Capodimonte, fino al 21 giugno 2020

Urbino

“Raphael Ware. I colori del Rinascimento” Galleria Nazionale delle Marche - Palazzo Ducale, fino al 13 aprile 2020

Venezia

“La pelle. Luc Tuymans” Palazzo Grassi, fino al 6 gennaio 2020 “Francesco Morosini (1619-1694)” Museo Correr, fino al 6 gennaio 2020 “Peggy Guggenheim. L’ultima dogaressa” Collezione Peggy Guggenheim, Palazzo Venier da Leoni, fino al 27 gennaio 2020

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Verona

“Il tema di Giacometti - Da Chagall a Kandinsky. Capolavori della Fonfazione Maeght” Palazzo dela Grand Guardia, fino al 6 aprile 2020


“Inge Morath� museo di Roma in Trastevere fino al 19/01/20

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