Occhio all'Arte web, aprile 2021

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno XIV N° 144 aprile 2021

Mensile d’informazione d’arte

www.artemediterranea.org

nDante. La visione dell’Arte

Illustrazione “Sono tornati i n Barbapapà”

“Beatrice” di Dante Gabriele Rossetti

Occhio al libro: “il n macellaio”

nTV “LOL - chi ride è fuori”


Per sponsorizzare “Occhio all’Arte”

Telefona al 347.1748542

Associazione ARTE MEDITERRANEA Aprilia - PROGRAMMA CORSI 2018-2019 CORSO DISEGNO 1° ANNO MARTEDI’ - GIOVEDI’ 09,00 - 11,00 18,00 - 20,00 CORSO ACQUERELLO MARTEDI’ - GIOVEDI’ 9,00 - 11,00 18,00 - 20,00 CORSO ACQUERELLO AVANZATO LUNEDI’ MERCOLEDI’ 18,00 - 20,00

Collaboratori Mensile culturale edito dalla Patrizia Vaccaro, Valerio Lucantonio, Associazione Arte Mediterranea Nicola Fasciano, Giuseppe Chitarrini Via Muzio Clementi, 49 Aprilia Francesca Senna Tel.347/1748542 occhioallarte@artemediterranea.org Responsabile Marketing www.artemediterranea.org Cristina Simoncini Aut. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007 Composizione e Desktop Publishing Fondatori Giuseppe Di Pasquale Antonio De Waure, Maria Chiara Lorenti Cristina Simoncini Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche Amministratore parziale Antonio De Waure senza il consenso dell’editore

Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

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CORSO DI ANATOMIA PER ARTISTI Ins. Antonio De Waure CORSO DI PROSPETTIVA Ins. Giuseppe Di Pasquale

CORSO DI DISEGNO - FUMETTO SCENEGGIATURA ORGANIZZATO DA SCHOOL COMIX APRILIA SABATO 10,30 - 18,45

Redazione Maria Chiara Lorenti, Cristina Simoncini, Giuseppe Di Pasquale,

Direttore responsabile Rossana Gabrieli

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Sommario DECO Sono tornati i Barbapapà Natura cosmica Dante. La visione dell’arte ”Il macellaio” LOL – Chi ride è fuori

Un professore di letteratura italiana a Pechino Sul filo di china


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illustrazione

DECO

illustratrice e fumettista di Patrizia Vaccaro

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eco, pseudonimo di Elisabetta Decontardi di Voghera, nata il 1 ottobre 1973, è una illustratrice e fumettista italiana. Parliamo di lei perché, pur non frequentando una scuola d’arte o di disegno, è riuscita ad emergere, da autodidatta. Naturalmente alle sue spalle c’è sempre stata la passione per il disegno. Inizia nel 2000 con i fumetti e nel 2001 crea InkSpinster, che si sviluppa quando ha a disposizione un computer ed una connessione internet, questo le permette di ideare un sito dove può pubblicare settimanalmente la sua serie strip e altri disegni, per cui si propone anche come illustratrice. Collabora con quotidiani, riviste, pubblicità e libri per bambini. Nel 2004 vince il sesto concorso nazionale di fumetto indetto da PAN e Associazione nuvoloso, l’opera viene pubblicata al Lucca Comics. Partendo dal bianco e nero, con l’ utilizzo dell’ inchiostro di china su carta, si avvicinerà al colore scansionando i suoi lavori, per poi colorarli usando Photoshop. Non ha però una grossa predilezione per i mezzi digitali, nelle illustrazioni utilizza ancora i metodi tradizionali con tecnica mista: colori acrilici, matite colorate, a volte anche il collage unendo elementi naturali quali foglie, semi o piccoli pezzettini di tessuto. Ama l’animazione dell’ Europa dell’est, i cartoni animati russi e cecoslovacchi, le fiabe russe, ma è anche interessata ai disegnatori della vecchia scuola inglese, come Edward Gorey, o Tim Burton, quello più fiabesco e gotico, tutto questo lo ritroviamo nelle sue tavole ricche di dettagli, che costringono il lettore a soffermarsi più tempo sull’ immagine. Curioso sapere che le illustrazioni chiamate dall’ artista “sbagliate”, non vengano buttate, ma messe da parte e recuperate in un secondo momento per essere inserite in altri progetti. Nelle sue immagini troviamo la passione per la campagna dove vive, all’ artista piace disegnare storie con protagonisti bambini o animali, infatti la sua fiaba preferita è Cappuccetto rosso; nelle sue vignette ritroviamo papere dispettose e pettegole, galline che si innamorano, volpi e gatti, tutto un bestiario, che si contrappone al mondo della moda e dei vip. Per quanto riguarda il suo lavoro più famoso Inkspinster ha uno stile inconfondibile, un’estetica cartoonesca e un pò gotica, importante è nelle sue immagini l’ uso del lettering realizzato a mano, come una voce fuoricampo, caratterizzante è anche il modo di incorniciare le vignette con tratteggi o linee tutte rigorosamente chiuse da un grazioso fiocchetto. Inkspinster - Confessioni di una zitella, la protagonista è l ‘alter ego dell’autrice, è ironica, goffa, un po’ naif che ci parla di piccole ossessioni, sfighe, amori impossibili, affrontati con moderazione, per questo risulta simpatica, ci si riconosce in lei e nelle sue stramberie.. Pochi i personaggi del suo mondo: due amici, i genitori, un gatto, un bello e dannato irraggiungibile falegname che fa la rockstar, ispirato a Marilyn Manson, infatti la falegnameria si chiama, Marilyn Mensola e lei, da vera single o zitella, desidera un uomo irraggiungibile, che deve rimanere tale per piangersi su. Ora che conosciamo un po’ di più Deco, possiamo prendere spunto da lei, seguirla sul suo sito http://www.inkspinster.com o sul blog “Balloons” (dedicato alle comic strip italiane e internazionali) e scatenare il passaparola su quella zitella che parlava alle papere.

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Sono tornati i Barbapapà Un mondo di fiabe in tre colori di Patrizia Vaccaro

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a oltre 50 anni i Barbapapà ci fanno compagnia, nascono nel 1970, in Francia dalla fantasia dell’architetta e designer francese Annette Tison ed il professore di matematica e biologia statunitense Talus Taylor, rispettivamente moglie e marito, residenti a Parigi. La coppia creerà la famiglia più ecologista, più variopinta ed eclettica che ci sia, grazie al loro corpo gommoso che prende qualsiasi forma. Con loro si affrontano diversi temi, tutt’oggi ancora attuali come la famiglia: possiamo paragonarla a quelle multietniche, essendo essi una famiglia multicolore, la mamma tutta nera, i figli tutti colorati ed un papà tutto rosa; poi l’ecologia, amano gli animali e la natura, l’autore Talus Taylor si è assicurato 4

che i Barbapapà fossero ambientalisti, affrontando il tema dell’inquinamento e parlano di energia rinnovabile, inoltre i personaggi vivono in un’abitazione ecologica alternativa: la famosa casa a forma di bolle; si parla anche di diversità: il nostro protagonista spunta dal sottosuolo come un enorme pera rosa, ma all’inizio viene emarginato, vittima della diffidenza degli adulti, intimoriti dal suo aspetto inedito e dalle sue grandi dimensioni, ma le stesse caratteristiche suscitano la simpatia dei bambini più propensi alle novità. Si racconta che l‘idea venne nel maggio 1970, durante una passeggiata nei giardini del Lussemburgo, l’ uomo sentì un bambino chiedere ai suoi genitori qualcosa che suonava come “baa baa baa baa”, chiese alla moglie il significato,


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scoprendo che si trattava di barbe à papa, il nome con cui è chiamato lo zucchero filato. Affascinati dal suono, iniziarono a disegnare un personaggio ispirato al dolce, dall’aspetto rosa e tondo, che chiamarono “Barbapapa”. I Barbapapà sono stati protagonisti di una serie di libri per bambini e libri illustrati, pubblicati in Francia, tradotti in oltre trenta lingue, per poi essere trasportati anche in cartoni animati, famose le trasformazioni dei personaggi sempre accompagnate dalla frase tormentone della serie: “Resta di stucco, è un barbatrucco!” (nell’originale francese Hupla hup barba-truc!) I figli nasceranno dal deposito di uova nello stesso terreno da cui sono nati i genitori, ricordiamoli: Barbabella (Barbabelle) è viola, la bella della famiglia: ama gioielli e profumi, Barbaforte (Barbadur) è rosso, lo sportivo e un bravo detective,. Barbalalla (Barbalala) è verde, la musicista, che a volte si trasforma lei

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stessa nello strumento che poi suonerà. Barbabarba (Barbouille) è nero e peloso, l’artista di casa spesso sporco di colori per dipingere. Barbottina (Barbotine) è arancione, l’intellettuale, porta gli occhiali e ama leggere. Barbazò (Barbidou) è giallo, amante della natura e degli animali e delle piante, è anche dottore e veterinario. Barbabravo (Barbibul) è blu, scienziato e inventore. Non poteva mancare Lolita, una simpatica cagnolina a macchie. I nostri protagonisti per tutte le caratteristiche sopra descritte certamente sono ancora moderni, sapranno affascinare le future generazioni, è quello che sicuramente hanno pensato i figli degli autori: Alice e Thomas Taylor, che hanno deciso di realizzare un nuovo adattamento animato; scritto, diretto e messo in musica da loro stessi e che RAI YOYO proporrà in tv. 5


Natura cosmica

Una spettacolare mostra a pois di Yayoi Kusama si estende nel giardino botanico di New York di Cristina Simoncini

“I Want to Fly to the Universe” (2020), the New York Botanical Garden, urethane paint on aluminum 6


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el verdeggiante campus di 250 acri del New York Botanical Garden ci sono fiori di grandi dimensioni che spuntano in composizioni stagionali, una grande e luminosa sala piena di zucche e un mare di 1.400 sfere riflettenti di Yayoi Kusama. Brulicante di sculture ondulate, installazioni site-specific e pezzi più piccoli ricoperti dagli iconici pois dell’artista giapponese, “Cosmic Nature” è una vasta mostra che celebra decenni del lavoro audace e gioioso di Kusama. Quattro nuovi pezzi debuttano durante questo spettacolo immersivo, come la creatura tentacolare che segna l’ingresso al parco. Altri includono una zucca danzante alta 16 piedi, una installazione multipla in una serra e una nuova stanza a riflessioni multiple che simula la vegetazione lussureggiante dell’ambiente esterno. Abbinati ad una varietà di dipinti acrilici più piccoli, sculture in stoffa e disegni su carta - il primo dei quali risale al 1945 -, i lavori più recenti stabiliscono un’ampia traiettoria visiva della fissazione di Kusama sul mondo naturale e la passione infinita per i pois . Mentre molte delle fioriture variopinte si collegano a temi più ampi sul rapporto umano con l’ambiente, alcuni pezzi sono distintamente personali, tra cui “Flower Obsession”, che invita i visitatori in uno spazio che imita la serra degli artisti. “La nostra terra è solo un pois tra un milione di stelle nel cosmo ... quando

curiosArt

cancelliamo la natura e il nostro corpo con pois, diventiamo parte dell’unità del nostro ambiente”, ha detto in particolare la prolifica artista. Fonte: www.thisiscolossal.com

“Pumpkins Screaming About Love Beyond Infinity” (2017)

“Narcissus Garden” (1966/2021)

Il bacio rubato “Dancing Pumpkin” (2020)

“Flower Obsession” (2021) 7


Dante. La visione dell’arte Dal medioevo al novecento di Maria Chiara Lorenti

Jean Auguste Dominique Ingres, “Paolo e Francesca” 8


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in mostra

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orse, dopo la Bibbia certamente, il testo letterario tanti altri tra italiani e stranieri, come l’Ermitage di San che più ha ispirato gli artisti è “la Divina Commedia” Pietroburgo, il Musèe des Beaux-Art di Nancy, di Tours, di Dante Alighieri. Un’opera che aldilà dall’essere di Angers, dalla National Gallery di Sofia, dal Museum of obsoleta, nonostante la vetusta età, tratta Art di Toledo, e altri, solo per citarne alcuni. Una mostra tematiche ancor oggi tremendamente attuali. Scritta tra il preziosa, con opere che a volte sono celate ai più, quindi 1306 e completata, con la stesura del Paradiso, nel 1319, finalmente visibili, come il ritratto del poeta e quello di Farinata degli Uberti dipinto da l’opera omnia del sommo poeta Andrea del Castagno, che si fu composta durante l’esilio in trovano nella chiesa di San Pier cui Durante di Alighiero, alias Scheraggio non accessibile al Dante Alighieri, fu confinato pubblico. La Divina Commedia, dalla doppia condanna emessa un testo così pregno di a Firenze per non essersi misticismo, di umane passioni, sottomesso a tale giudizio, di efferati delitti, di cadute e di essendo uno dei sei priori della rinascite, una contrapposizione città, schierato con i guelfi perenne di sentimenti ed bianchi, che si oppose alla azioni sempre in bilico tra male richiesta papale di accettare il e bene, dove non sempre i cardinale Matteo d’Acquasparta dannati sono spinti da cattive come arbitro, con pieni poteri, intenzioni, ma succubi, molte per dirimere le controversie tra volte, degli eventi. “Galeotto fu il le opposte fazioni, tra guelfi e libro e chi lo scrisse...” in questa ghibellini. frase, così succinta, è racchiuso Fin dalla prima edizione suscitò il dramma che ha travolto un enorme interesse e indusse Paolo e Francesca, soggiogati i più grandi artisti dell’epoca a dai versi dell’amor cortese che cercare di raffigurarla. Cimabue, li spinse l’uno tra le braccia Giotto, Beato Angelico, dell’altra, così ben raccontati Botticelli, Luca Signorelli, il dal dipinto di Ingres che ha Sodoma e tantissimi altri si sono saputo rendere appieno la cimentati nel difficile compito di delicatezza del corteggiamento illustrare i cantici di quest’opera Gaetano Previati, “Il Sogno” dell’innamorato Paolo verso immortale. la giovane e bella cognata, Nella ricorrenza dei Settecento che si concede ritrosa ad un anni dalla morte del poeta, tra le molte mostre che l’Italia gli tributa, la più dettagliata e sentimento così sublime, mentre nell’ombra, roso dalla vasta, per i contributi apportati, è quella ospitata ai Musei gelosia che lo stravolge, Giangiotto, marito tradito, sguainata la spada lava nel sangue l’onta del disonore. San Domenico di Forlì, fino all’11 luglio. “Dante. La visione dell’arte” è un percorso che si prefigge Un delitto d’onore, che fino a qualche anno fa era ancora lo scopo di sviscerare ed indagare sui vari aspetti che contemplato e scusato dal nostro codice penale, a dimostrazione di quanto i fatti narrati siano così attuali. compongono l’universo dantesco. La scelta di Forlì come sede della mostra è frutto di una Dall’Inferno al Paradiso, dove Virgilio cede il posto a collaborazione tra gli Uffizi e San Domenico, essendo Beatrice, incarnazione dell’amore ideale, irraggiungibile e una città legata a Dante per la sua permanenza, e intangibile, simbolo di ogni virtù, ritratta dal preraffaellita rappresentando un punto d’incontro tra Toscana ed Emilia Dante Gabriele Rossetti, che la traspone da Firenze ad un vicolo di Londra, dove passeggia tra rose e cespugli fioriti, Romagna, regioni dove il poeta fuggiasco trovò rifugio. Per questa esposizione, ricca di più di trecento opere, tra ammantata di pudica bellezza. dipinti, disegni e sculture e codici miniati, molti tra i musei Una cavalcata attraverso i secoli, dove ogni artista più illustri si sono adoperati per prestiti legati al tema interpreta, con il proprio stile e sensibilità, in maniera trattato, primo tra tutti gli Uffizi che ne ha inviate ben romantica, classica o ascetica, un personaggio o un cinquanta, poi la Galleria Borghese, la GNAM e i Musei episodio di questa opera così visionaria e straordinaria da Vaticani da Roma, il Museo di Capodimonte di Napoli e non poter lasciare indifferenti. 9


”Il macellaio” Di Sàndor Màrai

di Giuseppe Chitarrini

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. Màrai (Budapest 1900, ivi 1989), rappresenta la fase epigona di quella tradizione letteraria (e non solo letteraria) definita ‘mitteleuropea’; una stagione comprendente fra gli altri: A. Schnitzler, R. Musil. S. Zweig, J. Roth, D . Vo g l e r… . Q u e s t o ‘racconto lungo’ rappresenta la sua fase di esordio, che prelude a una fertile produzione che va da “Le braci”, “L’eredità di Ester, “Divorzio a Buda” e altri, quasi tutti editi, in Italia da Adelphi. Infatti nel 1924, quando questo romanzo vide la luce a Vienna, Màrai aveva al suo attivo solo due volumi di poesie. La truce figura del macellaio anticipa di poco, evocandola, la figura di un altro sanguinario c r i m i n a l e : Moosbrugger il co-protagonista de “L’uomo senza qualità” di R. Musil: pietra miliare della letteratura europea di tutti i tempi. Mossbrugger e il Macellaio concentrano nel loro profilo criminal-letterario, antropologico ed umano, l’incontenibile devastazione psichica emblematica della 10

prima guerra mondiale anticipando, poi, quello che sarà l’enorme sconquasso criminoso e criminogeno della seconda guerra mondiale. Del resto figure rappresentative del rovinoso novecento, del più radicale livello della condizione di abiezione umana, non sono poche in questo ambito letterario: oltre al già ricordato M o o s b r u g g e r, possiamo ricordare figure come le due amiche assassine e il turpe F. Biberkopf di A. Doblin, oppure Amuk di S. Zweig, i truci figuri del collegio militare frequentato da “il giovane Toerless”, la storia nera di Wojzek e altri. “Il Macellaio” è la storia di Otto che nasce, nell’ultimo decennio dell’ottocento, in una cittadina a trenta chilometri da Berlino, dal padre sellaio e dalla madre casalinga ed ex contadina che morrà nel darlo alla luce. Otto è concepito la notte dopo che entrambi i genitori hanno assistito ad un cruento spettacolo circense, nel quale una domatrice viene sbranata da un orso. Otto nascerà ben


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dieci mesi dopo, grande di oltre sei chili e con una dentatura già completamente formata. La madre deceduta nel darlo alla luce verrà sostituita dalla balia: una contadina povera, alquanto ‘primitiva’, fatta venire appositamente da un remoto villaggio della Pomerania e che poi rimarrà in casa come convivente del padre. A 10 anni Otto assisterà, curioso e compiaciuto, alla macellazione di una mucca; ripeterà più volte per gioco con i suoi compagni quelle scene, arrivando una volta quasi ad ammazzare una coetanea. Crescerà ottusamente mediocre, senza doti particolari e senza capacità lavorative, scegliendo – con entusiasmo - verso i 18 anni il mestiere di macellaio, nei confronti del quale aveva scoperto una vera e propria vocazione e che lo porterà successivamente a lavorare a Berlino. Una storia ‘nera’, forse un archetipo di alta fattura letteraria di quel genere che oggi, correntemente, può definirsi horror; scritto con il distacco asettico di una istruttoria o l’anamnesi di una perizia psichiatrica, ad eccezione delle pagine di intensa descrizione espressionista come quelle che narrano l’arrivo a Berlino di Otto e del padre che lo accompagna: l’impatto emotivamente rilevante della grande e convulsa metropoli: ‘la grande Babilonia’, come ebbe a definirla A. Doblin in un altro capolavoro letterario: “Berlin Alexanderplatz”. O il capitolo della guerra di trincea alla quale Otto è stato richiamato dopo il servizio di leva effettuato qualche anno prima, conflitto al quale partecipa con entusiasmo per

occhio al libro

tre lunghi anni che Otto trascorrerà eccellendo nei sanguinosi assalti alla baionetta o negli eccidi compiuti ai danni della popolazione civile inerme delle zone di guerra, nei villaggi contadini di volta in volta conquistati. Eventi trucidamente sanguinosi per i quali ‘il macellaio’ riceverà numerosi riconoscimenti da parte delle autorità militari. Il ritorno alla vita civile di Otto è un vortice di degrado della sua persona e della realtà attorno a sé, nella Berlino travolta da quella crisi economica e morale che sconvolgerà la Germania tutta in quegli anni. Non fa ritorno al suo lavoro di macellaio, attraversando tutte le tappe della decadenza di un uomo: l’apatia esistenziale, l’isolamento, l’alcool, il gioco d’azzardo fino all’omicidio seriale. Dopo aver ucciso una giovane prostituta che voleva fare di lui il suo protettore, venne “ incriminato per sette omicidi, sette donne uccise e fatte scomparire a intervalli di due mesi l’uno dall’altra, perpetrati con accurata ed elaborata raffinatezza, specie per quanto riguardava l’eliminazione dei cadaveri delle vittime, che tagliava a pezzi per poi avvolgerli in carta di giornale prima di gettarli nella Sprea ”(p.97). La storia di un ‘cuore di tenebra’, sanguinario ed ottusamente animalesco che ci mostra lo spirito di un periodo che ha segnato una retromarcia, un’inversione a ‘U’ rispetto il percorso della civiltà, mostrandoci come la Storia non sia un perenne sviluppo in avanti in un’unica progressiva direzione, ma come sia fatta di regressioni e periodi di degrado umano. 11


LOL – Chi ride è fuori

La riscoperta della comicità in streaming di Valerio Lucantonio

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ell’ultimo mese il dibattito culturale è stato monopolizzato da “LOL – Chi ride è fuori”, nuovo programma di Amazon Prime Video che ha riscontrato un successo istantaneo e trasversale, come dimostrano la miriade di commenti, imitazioni e meme apparsi sui social e l’interesse della stampa di settore e non (ha fatto discutere soprattutto il commento di Aldo Grasso, massima autorità della critica televisiva, che ha recensito tiepidamente la novità). Il format, ideato dallo showman Hitoshi Matsumoto per la divisione giapponese del servizio streaming di Amazon, è tanto essenziale nel concept quanto interessante per le implicazioni estetiche e per il rapporto instaurato con il pubblico. Le condizioni del gioco sono semplici: dieci 12

personaggi comici famosi restano chiusi per sei ore in un locale a metà tra un teatro e la tipica casa da reality show, nel quale dovranno cimentarsi in una battaglia all’ultima risata. Da una control room separata, i due conduttori (Fedez e Mara Maionchi) vigilano su ogni espressione facciale tramite la moltitudine di telecamere che segue incessantemente i concorrenti. Come nel primo programma originale di Prime Video Italia, “Celebrity Hunted” (anch’esso unscripted), il pubblico rischia di provare fastidio o perplessità quando, con il proseguire delle puntate, l’esposizione iniziale delle regole si dimostra parziale e a tratti incoerente: alcuni partecipanti – soprattutto Frank Matano – non vengono ammoniti nonostante accennino continuamente


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espressioni di riso, mentre altri sono puniti per molto meno; verso la fine del programma gli eliminati tornano all’improvviso sulla scena come elemento di disturbo, e nell’ultima puntata si rivela che si può essere squalificati “a punti” in base a quante volte si sono fatti ridere gli sfidanti. Questo attrito nel patto con lo spettatore è forse causato da omissioni attuate in sede di montaggio, il quale soprattutto nel prologo e nell’epilogo risulta eccessivamente posticcio e drammatizzato, tanto da far risultare forzata e grottesca l’alternanza tra lo spazio della competizione e la control room, in cui le risate e le gag dei conduttori perdono la loro funzione catartica diventando ridondanti. A parte questi difetti, il programma è riuscito a ottenere un successo tale da diventare il prodotto più visto nella storia di Prime Video Italia, grazie a dei punti di forza che permettono di analizzare anche la strategia competitiva della piattaforma. Innanzitutto, “LOL” si basa sulla commistione dei generi televisivi “non-fiction” più diffusi: l’impostazione competitiva da game show si realizza adottando dinamiche da talent e toni da cabaret televisivo, in un’atmosfera meno formalizzata simile all’aleatorietà dei varietà in diretta. In secondo luogo, il successo trasversale del programma è stato conseguito attraverso l’attenta selezione dei partecipanti. La produzione ha riunito personaggi che coprono praticamente l’intero spettro di target e di tipologie comiche, permettendo l’emersione di sinergie inaspettate. Ai comici più legati alla televisione “tradizionale” (Katia Follesa, Angelo Pintus, Caterina Guzzanti)

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si affiancano personaggi nati sul web (Ciro e “Fru” dei The Jackal e Frank Matano), stand-up comedian (Michela Giraud e Luca Ravenna) e figure eclettiche come Elio e Lillo, dando vita a gag verbali, slapstick o demenziali, performance musicali e imitazioni, alternando trovate improvvisate a personaggi e sketch prelevati dai repertori individuali. Il terzo aspetto di interesse rientra nella tendenza a evidenziare e modificare le tematiche insite nelle convenzioni televisive di riferimento, come già succedeva in “Celebrity Hunted”. Se in quest’ultimo a essere messa in questione era la naturale sovraesposizione dei vip, che dovevano sparire da qualsiasi media ed evitare di essere riconosciuti, in “LOL” i comici si ritrovano in una situazione che esaspera e al tempo stesso inibisce la risata. Sia i concorrenti che il pubblico si devono destreggiare tra posizioni spettatoriali e strategie comiche eterogenee, in una dimensione dinamica che induce a valutare e riflettere sull’essenza e sul potenziale della comicità, sperimentandone tutte le declinazioni possibili. L’ultimo fattore di successo, forse il più decisivo, è il periodo di uscita amaramente azzeccato: nelle circostanze deprimenti della seconda Pasqua italiana passata in uno stato di confinamento e isolamento a causa della pandemia, molti spettatori televisivi hanno riscoperto il piacere dell’intrattenimento comico grazie a questo programma, che è riuscito a distrarre e svagare il pubblico tramite la proposta di una formula inedita per i palinsesti nostrani. 13


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dalla Cina con...

Un professore di letteratura italiana a Pechino Dalla Beijing Foreign Studies University di 张羽扬

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ssendo un pilastro dell’insegnamento della lingua italiana in Cina, che lavora all’Università di Lingue Straniere di Pechino, Wang Jun, è un esperto della loro cultura e della loro letteratura ed ha promosso la comunicazione interculturale tra i due paesi. Nel 2012 il professore fu nominato “Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia”, un titolo onorifico che evidenzia il riconoscimento del suo contributo alla diffusione e conoscenza di questa materia, così importante per capire la storia italiana. Indubbiamente “Wang Jun” è un nome familiare e conosciuto da tutti coloro che studiano la lingua italiana. Appare spesso sulla copertina dei libri accademici, tra i quali possiamo elencare Studiamo l’italiano all’università, Grammatica italiana, i Lineamenti della Letteratura Italiana e la Lettura delle Pagine dei Celebri Scrittori Italiani. Tutti questi lavori hanno fatto sì che sempre più studenti cinesi cominciassero a conoscere il fascino irresistibile del Bel Paese. Accanto alla sua lunga esperienza come educatore, durata più di 40 anni, il professore Wang Jun è altrettanto un instancabile traduttore di classici italiani, tra cui citiamo 14

il Canzoniere di Francesco Petrarca, il Decamerone di Giovanni Boccaccio, la Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, la Locandiera di Carlo Goldoni, i Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, i Malavoglia di Giovanni Verga, e via dicendo. Per tali contributi, Wang Jun è spesso citato come un punto di riferimento rilevante nello studio della cultura italiana in Cina. Il professore si è concentrato in particolar modo sulla cultura classica del Medioevo e del Rinascimento italiano. Nel 2018, Wang Jun ottenne il Premio per la Letteratura Lu Xun, considerato il massimo riconoscimento da parte del Governo cinese, grazie alla traduzione del poema cinquecentesco Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. È un’opera in cui si intrecciano numerosi fili narrativi, interrompendo e riprendendo le vicende di vari personaggi in modo imprevisto ed inatteso. In tale condizione, il traduttore deve, da un lato, bilanciare bene i due idiomi, per far si che coincidano i significati, data la scarsa conoscenza di questo tema, così poco trattato nella letteratura cinese; dall’altro lato, è alla perpetua ricerca di un linguaggio fluido e accessibile ai lettori cinesi. Per riuscire a risolvere i problemi interlinguistici sopraelencati, il professore scelse di combinare l’essenza della cultura cinese con quella italiana, traducendo l’opera nella forma dell’opera di Pechino, una delizia per il popolo cinese. Il passaggio dal poema narrativo all’opera di Pechino non sarebbe stato facile, perché non solo le parole dovevano rimanere accurate, belle ed eleganti, ma anche il ritmo e la rima dovevano essere presi in considerazione. Per la traduzione di questo libro ci vollero più di dieci anni, e non avrebbe potuto essere completata senza passione e perseveranza per la cultura italiana e quella cinese. Negli ultimi anni, il signor Wang Jun ha continuato a portare avanti la sua impresa di traduttore. Tra i suoi ultimi lavori spicca il capolavoro di Dante La Divina Commedia, l’eccellenza che tende a una rappresentazione fitta e drammatica della civiltà italiana. La traduzione sta per essere pubblicata quest’anno, in concomitanza con il 700esimo anniversario della morte di Dante Alighieri. In tutto il mondo si svolgono molteplici iniziative in memoria del Sommo Poeta, il quale esercitò un’enorme influenza non solo sulla società dell’epoca, ma anche sullo sviluppo di tutta la cultura umana. In futuro, ci aspettiamo che il signor Wang Jun presenti più classici italiani ai lettori cinesi e continui nella sua opera per costruire un ponte di comunicazione letteraria e culturale tra l’Italia e la Cina ancor più solido. La letteratura, in un certo senso, è in grado di influenzare l’andamento della storia, esercitando un grande impatto sugli altri settori come l’arte, la scienza e la politica.


A tutt’oggi solo nelle regioni gialle e bianche sono stati riaperti musei e gallerie

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Roma

“With or Without You.” Galleria Restelliartco, fino al 30 aprile “Navin Rawanchaikul. Ciao da Roma” MAXXI, dal 4 febbraio al 2 maggio “Il tempo di Caravaggio” Musei Capitolini, fino al 2 maggio “Safari” Galleria Vittoria, fino al 2 maggio “Pompei 79 dC. Una storia romana” Colosseo, fino al 9 maggio “Alula-Journey through time” di Robert Polidori Piazza San Silvestro,fino al 9 maggio “Josef Koudelka. Radici” Museo dell’Ara Pacis, fino al 16 maggio “In contemporanea” Rossocinabro, fino al 19 maggio “Giacomo Balla. Dal primo autoritratto alle ultime rose” Galleria Russo, fino al 22 maggio “Quello che non ricordi, diventi.” di Luca Grimaldi e Fabio Ranzolin White Noise Gallery, fino al 22 maggio “Closing time” di Hannu Palosuo Kou Gallery, fino al 22 maggio “I peccati di Johan Creten” Villa Medici, fino al 23 maggio “Napoleone e il mito di Roma” Mercati di Traiano-Museo dei fori imperiali, fino al 30 maggio “I marmi di Torlonia” Musei Capitolini,fino al 27 giugno “Il Boresta che non ti aspetti” Micro, fino al 30 giugno “Alberto Sordi” Villa di Alberto Sordi, fino al 30 giugno “Manolo Valdes. Le forme del tempo” Palazzo Cipolla, fino all’11 luglio “Dante” Rhinocerus Gallery, fino al 15 luglio “Senzamargine. Passaggi nell’arte italiana a cavallo del millennio” MAXXI, fino al 10 ottobre “L’eredità di Cesare e la conquista dell tempo” Musei Capitolini- Palazzo dei Conservatori, fino al 31 dicembre

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Forlì

“Dante. La visione dell’arte” (art. pagg. 8-9) Musei San Domenico. Fino al 11 luglio

Milano

“Luisa Lambri. Autoritratto” PAC, fino al 30 maggio “Carla Accardi. Contesti” Museo del novecento, fino al 27 giugno 2021 “Digital Mourning” Pirelli Hangar- Bicocca, fino al 18 luglio “Le signore dell’arte.storie di donne tra ‘500 e ‘600” Palazzo reale,fino al 25luglio

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Napoli

“Gli Etruschi e il MANN” Museo archeologico nazionale di Napoli, fino al 31 maggio 2021 “Paolo La Motta. Capodimonte incontra la sanità” Museo e Real Bosco di Capodimonte, fino al 19 settembre “Peter Lindberg. Untold stories” MADRE, fino a data da definire

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Parma

“Ligabue e Vitaloni. Dare voce alla natura” Palazzo Tarasconi, fino al 30 maggio

Ravenna

“Dante nell’arte dell’ottocento” Chiostri francescani, fino al 5 settembre 2021

Torino

“Ritratti d’oro e d’argento” Palazzo Madama fino al 12 luglio

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Eventi


“Dante” Rhinoceros Gallery, Via dei Cerchi 19 - Roma, fino al 15 luglio.

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