NUMERO 16 . feb2020 . Opportunità e meritocrazia

OPPORTUNITÁ E MERITOCRAZIA Non possiamo più eludere la domanda: perché il nostro Paese ha smesso da tempo di produrre opportunità di lavoro?

I nostri giovani, per trovarne, sono costretti a emigrare.

Due generazioni di Italiani - i Millennial e la generazione Z – costituiscono una vera emergenza di cui finora non

FEBBRAIO 2020

ci siamo seriamente occupati.

E non è solo la mancanza di opportunità, bensì anche l’ insufficiente meritocrazia, a produrre emigrazione qualificata.

La principale ragione dell’atteggiamento antimeritocratico tipico del

nostro mondo del lavoro è molto più semplice di quanto non si pensi: il merito, la competitività, il comportamento responsabile costano fatica, serietà, responsabilità.

Accompagnate da un grande stimolo interno che le alimenti.

Afferma Pietro Ichino: “Il metodo concorrenziale ha un difetto politico: esso evidenzia con grande precisione le differenze di capacità tra gli individui facendo emergere il merito personale”.

N.16

PROGETTO

PERCORSO

Invitiamo i nostri lettori a

la nostra vita.Vedremo come

Un appuntamento mensile.

passeggiare insieme a noi

l’innovazione creativa concorra,

Brevi articoli monotematici che rimandano ad

nel bosco della complessità

giorno dopo giorno, alla

approfondimenti, per chi desidera; repertori

e della positività. Vedremo

costruzione di nuovi modelli di

iconografici scelti in virtù di criteri estetici;

come la Ricerca - scientifica,

relazione economica, sociale,

l’impegno di affrontare e di interpretare in modo

sociopolitica, culturale, etica,

produttiva e organizzativa

semplice, ma non semplicistico, la complessità;

economica e produttiva, insieme

procedendo instancabilmente, in

il piacere della scoperta, dello scambio e della

all’Innovazione - tecnologica, di

parallelo, alla distruzione di quelli

relazione positiva con i nostri Lettori.

metodo, di comportamento, di

precedenti.

processo, di prodotto, cambia

Benvenuti a bordo!

Il Comitato di Redazione: Fabrizio Favini Edoardo Boncinelli Giulio Giorello Gianni Ferrario

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INDICE

04 10 16 20 MAURIZIO FERRERA

FABRIZIO FAVINI

EDOARDO STEFANIA BONCINELLI BARIATTI

Professore di scienza politica presso l’Università degli Studi di Milano

Esperto di produttività aziendale

Il più importante genetista italiano del XX secolo

Presidente Monte Paschi di Siena

Nuovo riformismo: opportunità, colli di bottiglia, garanzie sociali

Italiano, chi è costui?

3a parte

L’età conquistata.

Perché abbiamo guadagnato più di 20 anni di vita. E come viverli al meglio

Intervista

Autori pg. 27 Manifesto pg. 32

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Nuovo riformismo: opportunitĂ , colli di bottiglia, garanzie sociali 4

OPPORTUNITÁ E MERITOCRAZIA

APPROFONDISCI

MAURIZIO FERRERA

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Secondo una lunga e nobile tradizione filosofica che va da Aristotele a John Stuart Mill e da lui a John Rawls, Amartya Sen, Martha Nussbaum e altri contemporanei, una società ben funzionante dovrebbe mettere in grado ogni persona di «fiorire», cioè perseguire il proprio bene nel proprio modo, facendo leva sulle proprie qualità e talenti. Dobbiamo avere la possibilità di emanciparci dai vincoli che ci incatenano alla posizione e al posto in cui nasciamo; di vivere «liberi di esercitare le proprie facoltà e cogliere le occasioni che ci si offrono per raggiungere le posizioni che sembrano più desiderabili per noi» (Mill); sperimentare «la piena realizzazione di sé» (Rawls).

Per poter fiorire come individuo occorre disporre di opportunità. Che cosa è, esattamente, una opportunità? In senso etimologico, si tratta di un «passaggio favorevole a uno scopo»: come un tratto di mare in cui il vento spinge verso il porto (ob-portum). Le società possono essere considerate come dei 5

grandi reticoli di posizioni collegate fra loro, appunto, da passaggi o corridoi. Si nasce in una posizione e il ciclo di vita è una sequenza più o meno estesa di transizioni posizionali, modellate da norme, pratiche e regole. Queste transizioni sono mosse da scopi. Senza negare che questi ultimi siano in buona misura da noi deliberatamente scelti, essi subiscono l’influenza del contesto in cui viviamo e cresciamo. E purtroppo non è affatto scontato che il talento (inteso come dote naturale) e gli scopi (anche se sorretti da sforzo e impegno) riescano davvero a incontrare le opportunità.

Oltre allo sforzo e alla scelta individuale (le opportunità vanno attivamente intercettate e colte) in questo incontro c’è sempre una componente di casualità. Inoltre, pesa anche una robusta componente «strutturale».

Identità, ambizioni, obiettivi e soprattutto risorse sono in parte esogeni, dipendono dal contesto di partenza e di percorso: del modo in cui si formano ed evolvono nel tempo i nostri

talenti, le nostre capacità, le nostre concrete possibilità di «funzionare» relazionandoci con il mondo circostante. E ogni tappa di questo percorso - questo è il punto chiave - dipende dalle tappe precedenti e condiziona a sua volta le tappe successive.

In questa prospettiva, l’obiettivo di ampliare le chance di vita delle persone deve innanzitutto fare i conti con l’esistente struttura di opportunità, ossia l’insieme di passaggi che qui ed ora connettono le varie posizioni sociali.

E l’architrave di questa struttura è il nesso fra le tre componenti appena menzionate: libertà delle scelte individuali, tirannia del caso, influenza dei contesti di partenza e di percorso.

Per massimizzare - o, più realisticamente, ampliare l’accesso alle opportunità occorre in primo luogo individuare, per poi rimuovere, il maggior numero di colli di bottiglia presenti nella rete esistente delle posizioni sociali. I colli di bottiglia sono le strettoie – a volte vere e proprie strozzature – situate in prossimità dei passaggi da una posizione a un’altra. Le posizioni sociali sono distribuite a forma di piramide. Si tratta di una forma connaturata alla divisione del lavoro e alla necessità di coordinamento sociale.

Il numero di quanti coordinano (e dunque occupano posizioni

gerarchicamente sovrastanti, in qualsiasi tipo di organizzazione) è inesorabilmente inferiore di quello dei «coordinati». Il meccanismo più efficiente per selezionare l’accesso alle posizioni superiori è la libera competizione sulla base di quelle credenziali che risultano più idonee allo svolgimento delle funzioni di coordinamento. Poiché si tratta di competizione posizionale, i colli di bottiglia devono filtrare le persone in base a talenti e credenziali relative e non assolute.

Quanto meglio funzionano i filtri, tanto meglio è per tutti; e il buon funzionamento è in larga misura una questione di disegno, ossia di regole intelligenti, bene applicate e, soprattutto, eque. E qui sta il vero nocciolo della questione.

Come quelli di giustizia, eguaglianza e libertà, il concetto di equità è controverso, non ha un significato univoco. Ai nostri fini, è però sufficiente porsi un interrogativo di base: in che misura un dato collo di bottiglia è legittimo oppure arbitrario? La sua esistenza è giustificata in base a qualche criterio condiviso e perciò considerato valido dai contendenti?

Ai tempi di Stuart Mill, ad essere contestate erano le discriminazioni contro le donne, quelle basate sul colore della pelle o sui titoli nobiliari. Oggi la maggior parte delle discriminazioni dirette sono state rimosse o almeno mitigate.

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OPPORTUNITÁ E MERITOCRAZIA

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Restano tuttavia molte discriminazioni indirette, quelle legate a situazioni nella quale una disposizione, un criterio o una prassi apparentemente neutri possono di fatto svantaggiare le persone di un determinato gruppo rispetto agli altri. Il primo fronte su cui lavorare è dunque quello di livellare il campo da gioco, di rafforzare l’eguaglianza di opportunità in senso formale. Non è un obiettivo sufficiente, ma è necessario per potersi porre obiettivi più ambiziosi.

Vi sono poi i colli di bottiglia che dipendono in tutto o in parte dall’arbitrarietà del caso.

O, per meglio dire, dall’incontro fra la lotteria naturale/sociale e la struttura esistente delle opportunità. La strettoia primordiale di ogni ciclo di vita personale è la famiglia di nascita, principale veicolo della trasmissione intergenerazionale di vantaggi e svantaggi.

Le dinamiche di globalizzazione hanno poi fortemente accresciuto l’importanza della località di nascita e di crescita. Le dotazioni 7

genetiche individuali – in particolare i talenti – incontrano il primo filtro posizionale nei luoghi sociali e geografici in cui si dipanano le prime fasi del percorso di vita. E se è vero che le opportunità sono fra loro concatenate nel tempo, allora è chiaro che per ampliare l’accesso alle opportunità è indispensabile intervenire il più precocemente possibile, attraverso politiche rivolte ai gruppi e ai territori più svantaggiati: politiche redistributive (trasferimenti) e politiche capacitanti (servizi di qualità), con una deliberata dimensione placebased. L’egual trattamento non basta, occorre passare dall’eguaglianza formale all’eguaglianza sostanziale di opportunità: in particolare quelle opportunità che contano nel nuovo contesto socio-economico.

Data l’importanza di istruzione e formazione, gli sforzi vanno concentrati su questo versante. Se, come segnalano tutte le ricerche, la rilevanza del background familiare e territoriale è ancora così alta, ciò è anche dovuto alla carenza di sostegni economici di natura adeguata, di misure differenziate e quasi individualizzate che consentano di compensare a scuola i deficit socio-culturali dell’ambiente d’origine (la cosiddetta povertà educativa). Ed anche alla crescente diffusione di nuovi colli di bottiglia privi di salvagente. Aver fatto uno stage, ad esempio, è ormai diventato una requisito necessario per competere a posizioni sociali di livello medio. Ma gli stage – in particolare retribuiti - sono scarsi; e si tratta di una scarsità assoluta, non sociale (lo stage non è una posizione «superiore» con funzioni di comando/coordinamento). Le scarsità assolute sono rimediabili con opportune politiche pubbliche. Lo stesso vale per tutta la filiera della cosiddetta formazione permanente.

Quali politiche, esattamente? I diritti sociali

novecenteschi devono essere ripensati e trasformati in forme di sostegno più articolate e robuste. La nozione che si sta imponendo nel dibattito europeo è quella di garanzia sociale.

Possiamo definirla come un insieme di norme giuridiche, procedure amministrative, pratiche operative che forniscono risorse e abilitano i «funzionamenti» dei cittadini in determinati ambiti, congiungendo la dimensione della protezione a quella della promozione sociale. La garanzia accende obblighi formali di prestazione da parte dello Stato e al tempo stesso assicura l’adempimento effettivo di tali obblighi; essa incorpora il diritto soggettivo, ma lo integra con la previsione di specifici strumenti che debbono essere dispiegati per il concreto esercizio del diritto e una realizzazione quanto più completa possibile dei suoi obiettivi di sicurezza e capacitazione . La nozione di garanzia è insieme più pesante e più leggera di un diritto sociale tradizionale. Più pesante perché definisce non solo la titolarità di una spettanza in astratto (il diritto allo studio o alla formazione), ma precisa le condizioni della sua fruizione (presenza di strutture accessibili e corsi adeguati, nonché di congrue risorse finanziarie), definisce le soglie al di sotto delle quali tale fruizione è compromessa (quantità e qualità di docenti e strumenti didattici) e vincola l’attore pubblico ad assicurare sia le prime sia le seconde (ad esempio tramite controlli e ispezioni). Inoltre, la garanzia prevede dei meccanismi codificati di monitoraggio e valutazione, dei canali per esprimere le esigenze e le lamentele degli utenti, ed eventualmente per sanzionare il mancato adempimento degli obblighi da parte delle varie amministrazioni pubbliche.

Lo strumento della «garanzia sociale» è già largamente utilizzato nei paesi scandinavi.

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OPPORTUNITÁ E MERITOCRAZIA

Seppure con nomi diversi, tale modello ispira indirettamente alcune delle nuove misure nel campo della formazione o della conciliazione recentemente adottate da altri Paesi (i comptes formation francesi ad esempio). La Ue ha già introdotto la Garanzia Giovani, che potrebbe in futuro evolvere verso una più ampia Garanzia di Attività lungo l’arco della vita, che includerebbe e concilierebbe fra loro non solo il lavoro retribuito ma anche quello di riproduzione sociale e di formazione. Esistono inoltre proposte già ben articolate a livello Ue per due garanzie aggiuntive: la Garanzia Minori e la Garanzia Competenze.

Altri possibili fronti su cui progettare specifiche Garanzie potrebbero essere la conciliazione famiglia-lavoro, la tutela della auto-sufficienza, l’integrazione sociale e lavorativa dei migranti. Il modello della garanzia si presta bene non solo a superare gli steccati fra pubblico, privato e non profit, ma anche quelli fra locale, nazionale e europeo. Grazie alla sua plasticità multi-livello, lo strumento della garanzia potrebbe in effetti candidarsi ad essere il pilastro portante di una eventuale Unione Sociale Europea, volta a sperimentare e promuovere un welfare per le chance di vita come arena di conciliazione fra rischi e opportunità .

Avviarsi su questa strada implica una sfida che non è solo di natura ideale (l’elaborazione di utopie realiste) e pratica (l’individuazione degli strumenti per realizzarle). È anche di natura politica. La strategia sin qui tratteggiata deve riuscire a imporsi nell’agenda, a diventare il punto di convergenza fra una base sociale potenzialmente interessata e uno schieramento politico che scelga di puntare su questa strategia anche dal punto di vista del consenso.

Maurizio Ferrera

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ITALIANO, CHI È COSTUI? Terza Parte

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FABRIZIO FAVINI APPROFONDISCI

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OPPORTUNITÁ E MERITOCRAZIA

(le precedenti due sono state pubblicate sul N.13 e 15 del Magazine)

NON C’È PROGRESSO SENZA LA CONOSCENZA DEL NOSTRO PASSATO. Dedico qualche approfondimento sull’origine dell’alibi, altro carattere genetico di noi italiani, che anch’esso tanto ha condizionato e condiziona il pensiero comune e la nostra capacità di giudizio.

L’alibi è un meccanismo psicologico che tende ad attribuire la colpa dei nostri mali agli altri e ha dimostrato nella storia di funzionare piuttosto bene, con esiti nefasti per tutti.

La gente, di fronte ad una situazione spiacevole, sembra volersi anestetizzare; un’ansia opprimente viene placata distorcendo l’attenzione dalla situazione che l’ha originata.

L’attenzione è la raccolta di informazioni necessarie per gestire una situazione: l’ansia è la risposta quando l’informazione ci profila l’arrivo di una situazione spiacevole.

La sensibilità moderna sembra particolarmente predisposta ad alterare la nostra consapevolezza circa una situazione che ci procura ansia, e quindi disagio; in altre parole la mente ci protegge dall’ansia diminuendo la consapevolezza azionando filtri e censure che distorcono l’informazione.

L’essenza della rimozione consiste semplicemente nell’espellere e nel tenere lontano qualcosa dalla nostra consapevolezza (Sigmund Freud – Repression).

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Lo studio delle situazioni che comportano ansia e, quindi, alibi mentale è al centro della crescente attenzione dei neuroscienziati; infatti per l’uomo moderno il dolore fisico è un evento abbastanza raro. Viceversa molto più diffusa è la sofferenza psicologica, come una minaccia alla propria autostima, stati di apprensione, sensi di colpa, sensibilità maltrattata. Affrontiamo questi disagi con una dotazione neurosensoriale evolutasi nel corso di milioni di anni e collaudata da una serie infinita di insidie, in origine decisamente ben più gravi di quelle correnti perché minacciose della nostra sopravvivenza, sicuramente molto meno sottili e molto più evidenti di quelle psicologiche di oggi.

La facilità con la quale neghiamo e fingiamo di non vedere è straordinaria.

Distorcendo l’informazione si gestisce la situazione con mancanza di obiettività e di senso critico. La mancanza di obiettività è il rifiuto di vedere e di accettare le cose come sono; è difficile cambiare quello che non si può - o non si vuole - vedere. Una efficace difesa contro l’ansia diventa abitudine; l’abitudine crea uno stile di vita.

Uno stile di vita improntato ad alibi ed autoinganno induce il deterioramento dell’efficienza mentale in termini di attenzione e capacità di giudizio; si perviene così ad una patologia collettiva che pervade la nostra Società. Ed è quella che stiamo vivendo, a maggior ragione in questo clima di persistente e diffusa crisi economica e sociale.

Coltivare idee sbagliate spesso ci aiuta a vivere perché ci risparmia la fatica di verificarne la fondatezza e perché ci offre numerosi alibi.

L’italiano è un coltivatore intensivo di alibi; egli denota una straordinaria propensione

alla scusa, al pretesto, all’appiglio col quale giustificare un comportamento non consono alla situazione, un impegno preso e non mantenuto, una mancanza di coerenza, una contraddizione. Tutto ciò costituisce una riserva inesauribile di diseducazione civica e morale e di appiattimento intellettuale.

Essere superindulgenti con noi stessi è un comodo alibi per restare fermi a crogiolarsi nei nostri masochismo e autocommiserazione - come pure esprimere una feroce autodenigrazione - invece di avere coscienza dei nostri vizi e di lavorarci sopra per migliorarli.

L’alibi è un vero vizio nazionale che ci caratterizza implacabilmente e che marchia come generalmente inaffidabile il nostro comportamento. Con un veloce alibi siamo prontamente in grado di spiegare che non è stata colpa nostra, che la sfortuna ci ha indotto in errore, che il fato - notoriamente cinico e baro - ha complottato contro di noi.

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Con l’alibi tentiamo di coprire la millenaria inadeguatezza, in particolare nel

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confronto con gli altri popoli, di essere italiani e di giustificare una perenne subalternità nei confronti del mondo in fatto di dignità e di identità. L’antitalianismo diventa così una formula autoconsolatoria fondata sull’assioma secondo cui l’Italia è vittima inguaribile dei propri insuperabili vizi (Arturo Diaconale: “Per l’Italia”). Appunto, un altro alibi per evitare di crescere.

Nella nostra piccola quotidianità non è certamente frutto del caso che per giustificare un contrattempo noi italiani possiamo dispiegare una nutrita batteria di sinonimi: imprevisto, disguido, incidente di percorso, fatalità, combinazione, intoppo, inconveniente, inciampo, coincidenza, sorte, ostacolo,..

Questo diffuso atteggiamento fa parte a pieno titolo del capitolo mancanza di senso di responsabilità che esprime una sua peculiare caratterizzazione, ben nota all’estero: assenza di serietà!

Se ciò che facciamo non rispecchia le nostre aspettative e le nostre capacità, la soluzione più compiacente con noi stessi è di imputarlo ad una causa esterna; la responsabilità è sempre altrove, e sono sempre gli altri a dover cambiare. Questo non ci rende consapevoli dei nostri limiti e quindi ci impedisce di crescere e di migliorare. Per questi motivi possiamo definire l’Italia un Paese a responsabilità limitata.

Sarà per questo motivo che in francese, inglese e tedesco la nostra parola alibi si traduce alibi?

Mentre la rivoluzione industriale si spande per l’Europa e l’industrializzazione trasforma il volto economico e sociale di crescenti segmenti di popolazioni, l’Italia è impegnata nel più romantico e disperato tentativo di riunificare il proprio suolo sotto la bandiera 12

OPPORTUNITÁ E MERITOCRAZIA

del Regno sabaudo.

Il Risorgimento, che assorbe ogni risorsa ed energia disponibile, sviluppa nella nazione che si sta formando uno straordinario patrimonio di principi morali ed etici, un senso di orgoglio e di riscatto dalla fin qui subìta millenaria precarietà che si traduce in una ideologia compattatrice e patriottica davvero importante ma ben lontana dalla positiva concretezza di una civiltà industriale allo stato nascente.

Carlo Cattaneo si spende attivamente nel cercare di convincere la borghesia italiana a piegare il pregiudizio secondo il quale noi siamo un popolo agricoltore e che quindi i problemi dell’industria non ci riguardano. Le conseguenze del credere che i prodotti della terra compensino la ricchezza prodotta dal capitale e dal lavoro impermeabilizza per molto tempo ancora l’opinione della borghesia italiana. E la modernità borghese, sognata da Carlo Cattaneo, guadagnerà terreno a passo di lumaca.

Infatti la via italiana all’evoluzione è impostata al massimo criterio di comodità e di totale mancanza di stress: il modernismo non deve scuotere le coscienze, sollevare inquietanti quesiti, disturbare l’indolente spensieratezza della reggenza. La comfort zone continua a dominare la scena emotiva italiana: si può essere moderni senza rinunciare ai mitici e solidi doni dell’arretratezza, alla saggia gerarchia dei Patriarchi, ai valori della conservazione e della tradizione familiare e contadina.

L’Italiano ha il culto ed il mito della vita dolce sicuramente più di qualsiasi altro popolo europeo o mondiale. L’innata predilezione per la comodità è all’origine della tradizionale vocazione per la doppiezza del comportamento che, per definizione, non deve essere troppo impegnativo e stancante.

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Se così fosse, si cambia opinione e si va al seguito di ideali ed impegni meno faticosi e gravosi.

Ma torniamo agli interpreti della nostra italianità. Giovanni Pascoli appartiene al coro dei conservatori resistenti; egli è mosso dalla deprecazione della nascente civiltà industriale e dal rimpianto nostalgico della moribonda civiltà agricola e contadina.

Alfredo Oriani si dedica alla critica spiritualistica della civiltà industriale ostinandosi a guardare indietro invece che avanti - come fanno alcuni celebrati profeti del nostro populismo. Egli giudica il progresso tecnico dal punto di vista dei valori, omettendone accuratamente il contenuto di economia, benessere ed innovazione: la morale industriale dissolve la fede e la virtù contadina, creando il culto del vitello d’oro nato per distruggere la bella e rude sincerità del carattere popolano.

Forse, come disse Cesare Balbo, è adesso il momento di desiderare, volere, credere che dobbiamo essere, che siamo Italiani.

L’Italia, nella corsa alla modernità, inutile dirlo, perde il treno.

Al di là delle materiali ricchezze che si vengono a creare nell’avviare una prima dorsale manifatturiera - non dimentichiamo che nei primi del novecento esiste l’asse Bologna, Firenze, Roma, Napoli che copre un territorio già pontificio e borbonico di tenacissima tradizione agraria mentre al nord nascono le prime enclave industriali di una certa rilevanza (tessile, meccanica, carta,..) - l’Italia accumula un sostanzioso ritardo anche e soprattutto nel formare e sviluppare la sua cultura d’impresa intesa come predisposizione e sensibilità alla produzione industriale, conoscenza dei processi per lo sviluppo del valore, sviluppo di comportamenti aziendali produttivi ed

efficaci, sperimentazione di automazioni efficienti ed abilitanti. In quattro parole: la cultura scientifica dell’era industriale. É singolare come il progresso capitalistico si sia da noi attuato navigando contro una demagogica e sistematica deprecazione dell’imprenditoria, affiancata dalla demonizzazione della ricchezza da essa scaturita.

C’è da aggiungere che queste iniziali ricchezze prodotte dal mondo industriale vanno a migliorare una situazione economica che sembra il preludio generale all’odierno disastro. Grazie allo sviluppo delle manifatture, nel 1913 il debito pubblico italiano crolla al 71% del PIL quando, nel 1887, esso aveva toccato il 117%. Inoltre, tra il 1899 e il 1913 l’accumulo di capitale a prezzi costanti triplica, incrementandosi ad un ritmo medio annuo dell’8%. Gli investimenti salgono dal 9% del 1899 sino alla punta, mai in precedenza toccata, del 17% nel 1910!

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Il mondo industriale migliora enormemente anche la situazione sociale; pensiamo solo

che nel 1951, alle soglie del boom economico che fa dell’Italia un Paese industrializzato, vi era il 13% di analfabeti mentre il 76,9% della popolazione era semi-analfabeta (licenza elementare); solo l’1% era laureato. Nel decennio 1951-1961 il reddito procapite cresce ad un tasso del 5-6% all’anno. Possiamo a pieno titolo affermare che, per sfondare la soglia dell’arretratezza, l’ariete è certamente stata l’industrializzazione.

Certo è che le nostre imprese, anche se imitative piuttosto che innovative, sono state una fucina di imprenditori caratterizzati da un misto di ardimento ed improvvisazione, da intuizioni tecniche e fideistiche, da dilettantismo e rifiuto delle regole ma pervasi da un lavoro furibondo, da felici ispirazioni commerciali, da indomabile ottimismo.

Ciononostante lo Stato sviluppa fin dall’inizio una sostanziale indifferenza, per non chiamarlo sospetto, nei confronti di queste pulsioni imprenditive, costrette ad affermarsi in un contesto veramente difficile e quasi ostile (Mussolini si fa fotografare alla trebbiatrice, non al tornio).

Per nostra fortuna i pionieri italiani dell’industria si mostrano caparbi e determinati nel perseguire i loro obiettivi: nasce pressoché da zero e si consolida una generazione di self made men di successo, seppure completamente priva del conforto di modelli e di riferimenti operativi già sperimentati; sono gli uomini della nuova frontiera, gli eroici argonauti di Giasone, l’impavido equipaggio di Ulisse che per la prima volta osa sfidare l’ignoto oltre le Colonne d’Ercole.

Estratto dal libro “Scuotiamo l’Italia” di Fabrizio Favini – Franco Angeli editore.

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OPPORTUNITÁ E MERITOCRAZIA

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L’età conquistata.

Perché abbiamo guadagnato più di 20 anni di vita. E come viverli al meglio 16

OPPORTUNITÁ E MERITOCRAZIA

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È tipico degli esseri umani lamentarsi o in assoluto o in riferimento ad uno specifico passato. Oggi in sostanza non ci sarebbero più le cose belle che ci sono state nel passato.

Applicato alla salute questo modo di vedere le cose produce la convinzione che non siano mai esistite tante malattie e che non si sia mai stati così male. Come in tutti gli altri casi del genere ovviamente questa non è la verità e quando si possono produrre numeri e fare confronti quantitativi l’argomento dovrebbe essere convincente e definitivo. Ma è inutile dirlo: la maggior parte delle persone continua anche oggi a credere di vivere in un periodo di grandi malattie o, quantomeno, di malasalute.

Il dato di fatto è che da più di mezzo secolo la lunghezza della nostra vita è sempre andata aumentando e lo sta facendo al ritmo di un trimestre guadagnato ogni anno che passa.

Così in 40 anni abbiamo guadagnato 10 anni di vita. Non possiamo sapere se questo stato di cose durerà o meglio fino a quando durerà ma 17

EDOARDO BONCINELLI APPROFONDISCI

le cifre di cui sopra fotografano con precisione la realtà di oggi.

Cifre analoghe valgono per tutti i Paesi sviluppati mentre la situazione è comprensibilmente peggiore nei Paesi che noi consideriamo poco sviluppati. Ciononostante anche in questi Paesi, in alcuni dei quali la vita è un inferno, le cose sono cambiate e la situazione può essere descritta con numeri ora molto precisi.

Si direbbe anzi che molti dei problemi di sovrappopolazione del mondo di oggi siano riconducibili a questo processo di allungamento della nostra vita, una realtà che a volte viene descritta col termine aspettativa di vita o, più semplicemente, vita media. Si tratta ovviamente di valori medi; non è che tutti quanti vivano di più ma considerando tutti gli individui di una popolazione il fenomeno appare in tutta la sua evidenza. In Italia ad esempio l’aspettativa di vita attuale è di 85 anni per le donne e 81 per gli uomini.

Sono numeri abbastanza impressionanti se si considera che 2 secoli fa la vita media era di circa 40 anni e che quando molti di noi erano giovani consideravano vecchio un sessantenne.

A che cosa è dovuto tutto ciò? Alle mutate condizioni di vita, anche perché non si osserva nessun concomitante cambiamento genetico.

Noi stiamo attenti all’igiene, lavarsi le mani col sapone è già una grande conquista, ci curiamo da giovani e meno giovani come non ci siamo mai curati prima, ci nutriamo, nonostante tutte le chiacchere in proposito, in maniera molto più consapevole ed equilibrata dei nostri nonni e le condizioni di lavoro sono incomparabilmente più umane di quelle di una volta.

Qualcuno può rimanere male davanti alla semplicità di queste affermazioni ma questo è solo un esempio di come noi tendiamo a vedere il mondo in maniera sbagliata e tendenziosa. Una grossa parte del fenomeno è dovuta alla riduzione della mortalità infantile che si è avuta principalmente nei Paesi sviluppati ma anche altrove. Fino a qualche anno fa la diminuzione della mortalità infantile era l’elemento più rilevante del fenomeno di cui stiamo parlando. Negli ultimi 2-3 decenni a questo si è andata aggiungendo anche un grande miglioramento della medicina della terza e quarta età. Insomma noi abbiamo guadagnato un bel numero di anni di vita con tutte le conseguenze positive e negative che il fenomeno comporta. Il dato positivo è chiaro; viviamo di più e viviamo meglio mentre il lato negativo non è altro che l’altra faccia della medaglia: siamo tanti e tendenzialmente anziani o vecchi. In Italia, che ha la seconda popolazione più vecchia al mondo, il 34,8% delle persone ha più di 65 anni.

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OPPORTUNITÁ E MERITOCRAZIA

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Scherzosamente ma non troppo Luciano De Crescenzo diceva che mentre prima 4 giovani mantenevano un vecchio ora 3 vecchi mantengono un giovane. La situazione è ovviamente un po’ caricata ma non è per niente lontana dalla realtà numerica. Questo comporta a sua volta un allungamento del periodo della pensione, un aggravio della spesa per la previdenza sociale e, non ultimo, un certo disorientamento nella popolazione su cosa fare. Ogni età ha le sue caratterizzazioni ma la crescente quantità delle persone ultrasessantacinquenni che si osserva oggi aspetta ancora una profonda ristrutturazione della Società nella direzione di una loro migliore integrazione nel tessuto sociale. In sostanza non possiamo tenere tutte queste persone di una certa età, magari in ottima salute, impegnate in attività di poco o irrilevante peso.

Poiché nessuno ha alcuna intenzione di farci vivere di meno, le problematiche con le quali ci dovremo confrontare sono proprio di natura

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psicologica e psicosociale. Per ora il problema non è stato affrontato con la dovuta decisione proprio perché si è trattato di un processo strisciante. Infatti, la vita è aumentata a poco a poco senza troppe scosse e si sa che l’essere umano si occupa e preoccupa delle cose solo quando producono inconvenienti di una certa rilevanza. Non è però possibile sottarsi a questa riflessione e a provvedimenti politici e sociali che vengano incontro alla situazione.

Questo in tutti i Paesi. Da una parte quindi non possiamo che compiacerci che il nostro corpo abbia imboccato questa tendenza ma dall’altra la nostra progettualità deve rivolgersi alla soluzione dei problemi sociali causati dall’allungamento della nostra vita. Aspetto, questo, mai verificatosi in precedenza nella storia dell’Umanità.

Edoardo Boncinelli

Intervista a Stefania Bariatti APPROFONDISCI

Presidente Monte Paschi di Siena

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OPPORTUNITÁ E MERITOCRAZIA

Il Monte dei Paschi si sta proponendo al mercato dell’agrifood come hub per lo sviluppo delle piccole e medie imprese della filiera agricola italiana. Quali sono i motivi di questa strategia? Quali sono i fondamentali della vostra offerta a questo mercato?

Le piccole e medie imprese rappresentano il tessuto economico del nostro Paese, in tutti i settori. Quello dell’agrifood in particolare è ricchissimo; molte aziende rappresentano delle eccellenze e molte altre hanno il potenziale per svilupparsi o migliorare le proprie performance.

Non si tratta di una nuova strategia: MPS è accanto a tutte queste realtà e lo è sempre stata fin dalle sue origini. Si tratta piuttosto di rafforzare la nostra vocazione e metterci ancora più a disposizione dei territori con le nostre competenze e la nostra offerta commerciale.

Lei è persona di cultura. Il ritorno all’agricoltura è per lei anche la riscoperta di una Italia rinascimentale e umanistica? È indubbio che la riscoperta dell’agricoltura sia molto forte in questo momento e il tema è certamente legato alla grande attenzione per la sostenibilità. In particolare, evidenzierei lo stretto legame che esiste fra gestione del territorio ed attività dell’uomo. Quella agricola nello specifico riverbera la sua attività in più direzioni: quella economica (le imprese), quella sociale (le comunità) e quella ambientale (tutela del territorio) tutti elementi che costituiscono il focus dei temi SDG (Sustainable Development Goals – ndr). Ripensare tutta la filiera di produzione, a partire proprio da quella agricola, concependola come sostenibile nel tempo per le persone e l’ambiente, sarebbe veramente il primo passo verso un nuovo rinascimento.

Certo la Cop 25 di Madrid è stata un fallimento, ma mi permetto di mutuare le parole di 21

Antonio Guterres (Segretario Generale ONU – ndr), “non dobbiamo fermarci”. Il mondo della finanza può fare tanto e Banca MPS sta cercando di fare la sua parte, ad esempio con l’adesione, come firmatari, ai Principles for Responsible Banking dell’UNEP-FI, avvenuta lo scorso settembre a NY. Questi principi, che forniscono al sistema bancario le linee guida per migliorare il proprio impatto sulla società, ci procurano il necessario ingaggio e stimolo per continuare nel processo di integrazione della sostenibilità all’interno della nostra strategia di business, contribuendo quindi a favorire un’economia più sostenibile.

Quali sono stati gli aspetti che più hanno penalizzato la redditività di MPS nell’esercizio 2018?

Come noto Banca MPS è nel pieno di un percorso di risanamento che sta procedendo bene e che stiamo affiancando ad un piano di rilancio di cui iniziamo a vedere i frutti. Il percorso non è ancora finito.

Abbiamo dovuto risanare tutta la parte del credito e ora ci stiamo concentrando sull’aumento dei ricavi che ha certamente sofferto negli ultimi anni. Abbiamo ancora lavoro da fare ma siamo sulla buona strada e stiamo procedendo sul piano di ristrutturazione concordato con le autorità europee.

Come molte banche anche MPS sta soffrendo per la congiuntura dei tassi bassi. Quale nuovo assetto state cercando sul fronte della redditività? In quale direzione sta evolvendo il vostro modello di business?

In un contesto economico di tassi bassi e di competizione con nuovi operatori, nonché nell’ambito di una regolamentazione sempre più stringente, le banche devono impegnarsi

nell’individuare fonti di reddito alternative al margine di interesse, puntando, per sostenere la redditività, principalmente sul gettito commissionale da gestione del risparmio e da bancassurance. In questo senso, la partnership con AXA, leader sul mercato assicurativo, ci ha portato ad essere da tempo un esempio virtuoso di bancassicurazione, che intendiamo valorizzare ulteriormente sfruttando la forza distributiva del canale MPS e l’eccellenza di AXA. Si tratta di una collaborazione che proattivamente individua e propone soluzioni all’avanguardia: di recente, ad esempio, abbiamo arricchito l’offerta con “Per Noi”, la prima polizza di protezione Vita del mercato italiano pensata per proteggere contemporaneamente due persone, a prescindere dal loro legame, che abbiano un progetto di vita o di business da mettere in sicurezza. Il gruppo assicurativo Axa Italia, dopo essere stato pioniere sul fronte della telemedicina, ha superato l’offerta assicurativa tradizionale con proposte innovative a disposizione dei clienti MPS, come il video consulto con medici specialisti,

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l’invio della ricetta medica in farmacia e il recapito a domicilio dei farmaci, oltre a servizi di assistenza personalizzati e il caregiver on demand per l’accompagnamento a visite e terapie mediche, che siamo riusciti a realizzare grazie alla collaborazione con UGO, la startup vincitrice della seconda edizione di Officina MPS. Allo stesso tempo abbiamo investito sullo sviluppo di una consulenza di valore e su prodotti di investimento di qualità, che ci consenta di essere Banca di riferimento per la nostra clientela nella gestione del risparmio.

Il 31% degli italiani gestisce il proprio denaro in modo autonomo grazie al digitale. Ciò significa che la banca tradizionale trattiene ormai il proprio Cliente con grossi costi. MPS come sta reagendo a questa rivoluzione?

La digitalizzazione e l’innovazione sono due direttrici strategiche fondamentali per il rilancio della Banca. Rappresentano già il presente di una generazione e saranno il futuro di tutti noi. È importante quindi, soprattutto in un mercato conservativo come quello bancario, che ci si accosti al così detto fintech, con apertura mentale e progetti concreti. Il confronto con il mondo digitale è inevitabile e le opportunità sono tantissime; come Banca abbiamo recentemente dato vita alla terza edizione di Officina MPS. Si tratta di un’iniziativa dedicata alle start-up che quest’anno è diventata un progetto stabile della Banca e che si prefigge proprio di migliorare l’integrazione tra queste realtà lavorando insieme. L’innovazione è il futuro, la nostra lunga esperienza rappresenta un base preziosa da cui partire per innovare e creare il prodotto più giusto per il cliente.

Proprio Officina MPS, tra l’altro, a gennaio 2020 lancerà una call specifica per le start-up

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OPPORTUNITÁ E MERITOCRAZIA

innovative del settore agrifood. Un’ulteriore dimostrazione dell’importanza che il settore ricopre per la nostra azienda e, soprattutto, dell’importanza di integrare il nuovo con la tradizione. Innovazione e digitalizzazione sono le grandi sfide che anche le imprese agricole sono chiamate a raccogliere. Questi elementi sono la chiave di lettura dell’unico sviluppo futuro possibile nel settore agroalimentare: efficiente e sostenibile. La realizzazione di questi obiettivi richiede l’applicazione e la condivisione di nuove conoscenze, idee e tecnologie. Per questo Banca MPS, da sempre vicina al comparto agroalimentare, continua a farsi promotrice del connubio agroalimentareinnovazione anche attraverso metodi non convenzionali, come può esserlo la piattaforma di open innovation di Officina MPS. Già durante la seconda edizione di Officina MPS, la Banca ha riconosciuto il premio per l’innovazione sostenibile a Biorfarm, start-up in cui l’innovazione ha permesso di accorciare la filiera creando un ponte fra produttore e consumatore. La Banca ne ha intercettato le potenzialità, ne ha condiviso i valori e i principi etici. Biorfarm rappresenta l’esempio concreto del fatto che l’agrifood non può più prescindere dall’innovazione, di quanto la tecnologia sia complementare al business anche nel settore agroalimentare e del fondamentale ruolo che possono svolgere le banche.

Una delle affermazioni più ricorrenti nel mondo del lavoro è che il talento è il fattore N. 1 dello sviluppo economico.

MPS cosa sta facendo e cosa farà per valorizzare il proprio Capitale Umano?

Stiamo valorizzando (e continueremo a farlo) le nostre persone con l’obiettivo di farle crescere professionalmente e al contempo farle stare bene in azienda. Sono attive varie iniziative di rafforzamento e adeguamento delle competenze, continuando ad investire 23

molto sulla formazione. Questo da un lato per continuare a seguire i nostri clienti con gli adeguati livelli di servizio e dall’altro per rispondere alle sfide del cambiamento - anche tecnologico - che sta impattando la nostra industria. La conciliazione del tempo vita-lavoro, favorita anche dall’adozione della tecnologia abilitante, è un altro nostro preciso impegno; ciò nell’ambito di un modello di welfare interno articolato in iniziative diversificate per rispondere ai bisogni tradizionali ed emergenti dei colleghi.

Quali iniziative avvierebbe per far rientrare parte dei cervelli italiani dall’estero?

La fuga dei cervelli italiani all’estero rappresenta sia un problema sociale che economico.

A livello sociale questo tende da una parte a distorcere la percezione dello studio sia a livello accademico (importanza della scuola/ università) che per il mondo del lavoro (difficoltà di entrata nonostante i titoli di studio).

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A livello economico è stato stimato dal Ministero dell’Economia un costo pari a 14 mld di €.

Per arginare il fenomeno potrebbero essere necessari sia degli interventi a livello economico che favoriscano la ricerca e lo sviluppo sia una maggiore apertura e internazionalizzazione del mercato del lavoro cercando di valorizzare efficacemente il capitale umano.

Abbiamo preso in prestito il pianeta dai nostri figli. Cosa lasciamo loro?

La società si sta muovendo molto velocemente e dovremmo utilizzare questa modalità per innescare tutte le iniziative e i progetti che ci aiutino a salvaguardare il pianeta. Dovremmo provare a lasciare ai nostri figli l’opportunità di vivere il pianeta in un contesto di benessere generale duraturo e in questa ottica le istituzioni finanziarie, sia a livello locale che internazionale, hanno il compito di sviluppare e mettere in atto il cambiamento affiancando il tessuto economico nel difficile passaggio a un’economia più sostenibile sia in termini ambientali che sociali. Gli incentivi stanno arrivando, con il supporto degli Organismi internazionali come l’Ue, sia a livello economico con l’istituzione di fondi ad hoc, sia con la pubblicazione di una struttura normativa per una maggiore standardizzazione dei prodotti e servizi che potranno essere creati e utilizzati per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030.

A cura di Fabrizio Favini. Si ringrazia Luca Grassis per la gentile collaborazione.

24

OPPORTUNITÁ E MERITOCRAZIA

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26

AUTORI MAURIZIO FERRERA Professore ordinario

Advancement of Social

l’Italia (Mondadori,

progetto dal titolo

politics. Sovereignty,

di Scienza Politica

and Political Studies

2008); Le politiche

“Reconciling Economic

solidarity and identity

presso la Facoltà di

(NASP) e dal 2004

sociali (Il Mulino, 2012)

and Social Europe”

in the EU post 2008”

Scienze Politiche,

è editorialista del

e Rotta di collisione.

(REScEU); nel 2018 ha

(2019-2025).

Economiche e Sociali

“Corriere della Sera”.

Euro contro Welfare?

vinto un prestigioso

(SPES) dell’Università

I suoi libri più recenti

(Laterza, 2016).

ERC Synergy Grant

degli Studi di Milano. È

sono: Il Fattore D.

Nel 2013 ha vinto un

per un progetto

attualmente Presidente

Perché il lavoro delle

ERC Advanced Grant

dal titolo “SOLID -

del Network for the

donne farà crescere

di cinque anni per un

policy crisis and crisis

img: maurizioferrera.wordpress.com

27

FABRIZIO FAVINI Nel mondo del

di soddisfazione,

comportamenti non più

24ORE); Scuotiamo

rivoluzionepositiva.

management

motivazione, self-

funzionali alla crescita

l’Italia (Franco Angeli);

com, Magazine On

consulting da 45

engagement,

sia dell’Individuo che

Comportamenti

Line orientato al nuovo

anni. Consulente,

produttività.

dell’Azienda.

aziendali ad elevata

Umanesimo d’Impresa

facilitatore e formatore

Utilizza le

Oltre a numerosi

produttività –

per la sostenibilità

per lo sviluppo del

neuroscienze per

articoli, ha pubblicato

Integrazione tra stili

sociale, economica ed

talento in Azienda.

favorire l’acquisizione

i seguenti libri: La

di management

ambientale dell’Impresa

Migliora il rendimento

delle competenze

Vendita di Relazione

e neuroscienze

stessa.

del capitale umano

sociali indispensabili

(Sole 24ORE); La

(gueriniNext).

favorendo la crescita

a modificare i

vendita fa per te (Sole

Editore di

img: fabriziofavini.it

28

AUTORI EDOARDO BONCINELLI É il più importante

scientifico universitario

che progettano il

Nato a Rodi nel 1941,

con la pubblicazione

genetista italiano del

San Raffaele e il Centro

corretto sviluppo

Boncinelli ha studiato

di 79 libri e più di 200

XX secolo. Ha lavorato

per lo studio della

dell’organismo. Una

e vissuto a Firenze,

tra studi e ricerche. Tre

per oltre 20 anni presso

farmacologia cellulare e

scoperta importante,

dove si è laureato in

lauree honoris causa:

l’Istituto internazionale

molecolare del CNR.

tanto che nel 2011

fisica. Ha dedicato la

Medicina (Udine),

di genetica e biofisica

A lui e al suo

il Corriere della Sera

sua vita allo studio

Farmacia (Firenze) e

del CNR di Napoli.

gruppo al CNR di

l’ha inclusa tra le

della genetica e della

Filosofia (Palermo).

Trasferitosi a Milano,

Napoli, nel 1985,

10 scoperte italiane

biologia molecolare,

ha diretto il laboratorio

si deve la scoperta

più importanti del

all’insegnamento

di biologia molecolare

dei geni omeotici

secolo da ricordare

universitario e alla

presso l’Istituto

nell’uomo, ‘architetti’

nella storia d’Italia.

divulgazione scientifica

img: it.wikipedia.org

29

STEFANIA BARIATTI Laureata in

Studi di Milano. Dal

di Milano-Bicocca.

(International

Governance e dal luglio

Giurisprudenza presso

1994 al 2002 è stata

Dal 2007 è divenuta

Organisation for the

2018 è Vice Presidente

l’Università degli Studi

professore di diritto

socio di Chiomenti

Unification of Private

dell’Associazione

di Milano, è avvocato in

internazionale e di

Studio Legale, presso

Law).

Bancaria Italiana.

Milano.

diritto dell’Unione

il quale dal 2013

Dal marzo 2018 è

È membro del Consiglio

Dal 2002 è professore

europea e di diritto

ricopre la posizione

membro della Giunta e,

di Amministrazione di

ordinario di diritto

europeo della

di Of Counsel Former

da settembre 2019, del

Banca Monte dei Paschi

internazionale

concorrenza presso

Partner.

Consiglio Direttivo di

di Siena dal 16 aprile

presso la facoltà

l’Università degli

Dal 2014 è membro

Assonime; dal maggio

2015 e Presidente dal

di giurisprudenza

Studi di Sassari e

del Governing Council

2018 è membro del

21 dicembre 2017.

dell’Università degli

l’Università degli Studi

dell’UNIDROIT

Comitato di Corporate

30

DIDA

Poveri in riva al mare Pablo Picasso 1903

img: wikipedia.org

31

MANIFESTO Perché Rivoluzione

possibile dalla

concentrarsi. Perdiamo

Siamo passanti

emozioni, immagini,

Positiva?

tecnologia, la nostra

il focus attentivo sui

frettolosi e distratti la

collegamenti, suoni.

Un nuovo Magazine

vita è diventata

problemi, divaghiamo

cui soglia di attenzione

Divoriamo il tutto

On Line: conoscenza,

molto più veloce e

mentalmente, siamo

dura 8 secondi; siamo

in superficie senza

innovazione,

molto più distratta.

intermittenti e

meno concentrati dei

gustare, approfondire,

produttività.

Abbiamo creato i

discontinui nel nostro

pesci rossi che arrivano

riflettere.

Con l’enorme

presupposti per cui il

modo di pensare e,

a 9, ci dicono gli

Oggi chi non si ferma a

disponibilità di

nostro cervello è meno

quindi, nel nostro

esperti. Siamo diventati

guardare non vede; chi

informazioni, resa

preciso, fatica di più a

comportamento.

bulimici di informazioni,

non si ferma a pensare

32

non pensa.

tempo, complesso

dalla combinazione

deciso di contribuire

Riscopriamo allora il

e complicato, e del

dei saperi e delle

a questo Progetto.

piacere - o la necessitĂ

nostro ruolo, umano,

esperienze umane e

Ad essi si uniscono

- di riflettere, di

sociale e professionale.

professionali di un

autorevoli Testimoni

pensare, di soffermarci

Se condividete queste

manipolo di Pensatori

Positivi. A tutti loro il

per capire meglio

nostre riflessioni, siete

Positivi, profondi,

nostro grazie! di cuore.

dove stiamo andando

invitati a partecipare

competenti e sensibili

per essere piĂš

ad una iniziativa

interpreti del nostro

consapevoli del nostro

virtuosa resa possibile

tempo, che hanno

Il Comitato di Redazione: Fabrizio Favini Edoardo Boncinelli Giulio Giorello Gianni Ferrario

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CHI DESIDERA ISCRIVERSI AL MAGAZINE È PREGATO DI ACCEDERE A WWW.RIVOLUZIONEPOSITIVA.COM

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Ci danno il loro supporto: Deltavalore Progetti per l’innovazione del comportamento mobile 335.6052212 fabrizio.favini@fastwebnet.it

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