NUMERO 63 . gen2024 . Il primato del primate

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ДЕТИ

(BAMBINI)

IL PRIMATO DEL PRIMATE La democrazia mondiale sembra essere ai minimi storici. Nel 2016 in tutto il mondo c’erano 97 democrazie. Nel 2021 il numero è sceso a 87. Il numero delle persone che vivono in una democrazia è crollato da 3,9 miliardi nel 2017 a 2,3 miliardi nel 2021. Ciò significa che oggi circa il 70% della popolazione mondiale vive sotto un regime che non garantisce

libertà e diritti civili e politici. E che dire del fatto che nel mondo oggi sono in corso ben 59 guerre? Cosa resta della forma di governo per la quale i padri dei nostri padri si sono battuti per secoli? A cosa è dovuto questo inaudito primato di irresponsabilità? Dove sta andando l’Uomo: è ancora Sapiens?

N.63 GENNAIO 2024

Fabrizio Favini


PROGETTO Il marchio del Magazine rivoluzionepositiva riporta 3 parole che sintetizzano i 3 stadi evolutivi del sapere. Prima parola: INFORMAZIONE. Troppe persone ormai si ritengono soddisfatte nella loro ricerca del sapere quando la loro fonte del sapere è la Rete. Peccato che l’Informazione attendibile si sia ormai estinta

avendo lasciato il posto alle fakenews. Fermarsi a questo stadio significa essere disinformati, superficiali, manipolabili, marginali, inaffidabili. Seconda parola: CONOSCENZA. Per sconfiggere le fakenews dobbiamo sviluppare un adeguato livello di conoscenza, che si costruisce con lettura profonda, ricerca,

confronto, verifica. Un grande salto di qualità rispetto a INFORMAZIONE, non vi è dubbio. Ma non basta. Ognuno di noi, con un passo ulteriore, può dare un personale contributo alla soluzione dei tanti problemi che stanno comprimendo la nostra esistenza. Terza parola: SAGGEZZA. Significa saper essere consapevoli, ovvero dominare impulsi, emozioni, sentimenti negativi a favore

di una personale rivoluzionepositiva. Quindi adottare un comportamento responsabile, che discende dal latino res-pondus: farsi carico del peso delle cose! Saper essere saggi, appunto, una saggezza che nulla ha a che fare con il logoro, millenario paradigma secondo il quale la saggezza apparteneva solo agli anziani del villaggio. Tutti noi possiamo/ dobbiamo tendere alla saggezza!

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Il Saggio gioisce nel donare Buddha

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rivoluzionepositiva da 5 anni contribuisce con continuità e determinazione a tenere acceso un importante stimolo: la consapevolezza comune che abbiamo più che mai bisogno di innovare il nostro comportamento! AIUTACI A PROSEGUIRE! IL NOSTRO MAGAZINE VIVE DI SOLE DONAZIONI PRIVATE E VOLONTARIE:

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Molte grazie! 3


IL NOSTRO PERCORSO L’universo del comportamento umano è uno dei pochi settori in cui si continua ad operare sulla scorta di abitudini e di modelli culturali in buona parte obsoleti.

limita nella capacità di interpretare con lucidità la realtà circostante. Siamo in balìa di alibi, conformismi, abitudini consolidate e di false convinzioni.

Veniamo educati a soffrire per conquistarci un posto nella vita; viceversa l’educazione al benessere interiore, all’autoconsapevolezza, alla percezione di sé e degli altri ce la dobbiamo costruire da soli.

Per rimuovere emozioni ed atteggiamenti negativi aprendo la nostra esistenza alle opportunità della vita, dobbiamo sviluppare energie costruttive e positive e un diverso approccio con noi stessi e col mondo che ci circonda. rivoluzionepositiva ha lo scopo di aiutare, chi è interessato, a realizzare questi obiettivi.

E così noi molto spesso facciamo un uso sub-ottimale delle nostre risorse personali, influenzando in tal senso la vita di chi ci sta vicino: in famiglia, in società, sul lavoro. Spesso aderiamo alla cultura della negatività, della lamentela, della critica, del rinvio, dell’immobilismo.

BENVENUTI A BORDO!

Altrettanto spesso siamo vittime di comportamenti autolimitanti. Sovente l’esperienza, consolidando un pregiudizio, ci

Il Comitato di Redazione: Fabrizio Favini Edoardo Boncinelli Roberto Cingolani Enrico Giovannini Gianni Ferrario

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INDICE

06 10 14 18 FABRIZIO FAVINI

GIORGIO DE GUIDO MARTINO VISCONTI

ALESSANDRO

Esperto di innovazione del comportamento

Musicologo, scrittore e pianista

Professore, Fisico del sistema Terra

Solo i pesci morti seguono la corrente.

Andrea Bocelli – Essergli accanto.

COP28: clima, avanti adagio?

Imprenditore farmaceutico e Presidente dell’Associazione Parma, io ci sto!.

pg. 22 Autori pg. 28 Manifesto

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CHIESI

Intervista


Solo i pesci morti seguono la corrente (*) FABRIZIO FAVINI APPROFONDISCI

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IL PRIMATO DEL PRIMATE

L’essere umano tende a mettere in atto i comportamenti che già conosce, percorrendo, senza esitazione, la via della conservazione. Ciò costituisce un grande ostacolo alla sua evoluzione. In Azienda sono i Manager, per primi, a dover percepire il pericolo sebbene per parte di loro è normale convinzione di non avere più nulla da imparare. Ripartiamo allora dall’umiltà, valore che stimola alla curiosità e alla crescita umana e professionale. Il panorama psicologico delle persone che lavorano in contesti organizzativi è, in poco tempo, profondamente mutato a causa di pandemia, instabilità politica, crisi economica, mancanza di fiducia, incertezza, paura del futuro. Sono persone spesso confuse, condizionate da meccanismi ben più forti di loro: può quindi prevalere la percezione di personale inadeguatezza. In tal caso interventi come la solita, tradizionale formazione, servono solo a sprecare una opportunità di crescita, perdere tempo, buttare denaro. Ora al Leader serve l’agilità delle emozioni. Susan David, esperta di management e psicologa alla Harvard Medical School, spiega cos’è l’agilità emotiva e perché è indispensabile a Top Manager e Manager orientati al futuro: I leader devono possedere compassione, coraggio, curiosità, empatia – dice la studiosa – tutte competenze estremamente ricercate (*) Bertolt Brecht

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nell’immediato futuro. Soprattutto il buon leader deve fare in modo che le persone tirino fuori le emozioni. Il che non significa dare a chiunque la possibilità di sfogarsi in modo irrazionale o caotico. Al contrario bisogna saper creare uno spazio dove si ascolta ogni voce e si permette alle persone di esprimere se stesse in modo calmo, equilibrato e saggio. Solo così si può guidare un’organizzazione tra le difficoltà di un’epoca in continua trasformazione. L’assetto strategico aziendale è alle soglie di una autentica rivoluzione: le aziende ancora strutturate in modo gerarchico sono destinate a sparire dal mercato, paralizzate dal peso della burocrazia. Quindi, prima di tutto bisogna guardarsi dentro e chiedersi: • io sono un burocrate? • sto anteponendo il mio interesse all’interesse dell’azienda?


• sto trattenendo il potere invece di trasferirlo agli altri? Bisogna quindi cominciare da noi stessi, questa è la prima cosa. Secondariamente occorre guardare all’organizzazione aziendale post-gerarchica, guardare al di là del recinto per capire ciò che di nuovo fanno gli altri. Spesso restiamo paralizzati perché non conosciamo altri modelli e finiamo per guardare in un’unica direzione. Altro consiglio: se volete davvero cambiare un’organizzazione, cominciate dalla prima linea, non dai senior manager che stanno per andare in pensione! Quello che è certo è che, nel mondo occidentale, la burocrazia non si ridurrà; al contrario sta crescendo ovunque. Allo stesso tempo i tassi di produttività stanno rallentando. Infatti sono due elementi correlati. L’economia italiana dipende enormemente dalla riduzione della burocrazia; perciò deve dare potere alle persone in prima linea, quelle che sono vicine ai clienti, ai mercati e al business. Se non lo fa, non resterà competitiva. Chi ha un’impresa deve smettere di incolpare i leader europei, o le banche centrali, o i politici, e invece chiedersi cosa sta concretamente facendo per innovare l’organizzazione della sua azienda. E, ribadisco ancora una volta, la sfida per la maggioranza delle aziende non è solo di essere digitali. Il problema è – prima di tutto - umano. Solo dopo, tecnologico.

Il problema vero è che le aziende sono innamorate del loro vecchio modus operandi. L’attaccamento al passato è manifestazione di paura per il futuro che a sua volta produce comportamenti rigidi, contratti, difensivi, conflittuali. Per innovare veramente, i Manager devono inventare un nuovo modello di management. Devono pensare all’Azienda non più come a una gerarchia di dipendenti (sic!) ma come a una rete di piccoli imprenditori. La discrezionalità con cui il piccolo imprenditore gestisce il proprio lavoro gli crea molto più senso, interesse e gratificazione per ciò che egli fa; il maggior interesse attenua la probabilità di errore e, nel contempo, egli trae soddisfazione, autorealizzazione, producendo contagioso entusiasmo. In poche parole: realizza finalmente il senso positivo della sua vita lavorativa! Pensare positivo aumenta l’energia ed eccita la creatività, sviluppa la ricerca delle soluzioni ed il miglioramento continuo. Pensare positivo è ben di più che essere semplicemente ottimisti. E’ decidere con coraggio e lucida razionalità che le paure si possono neutralizzare e che l’infelicità può essere benissimo un optional! Il nuovo modello di networking richiede quindi di far evolvere la cultura da lavorare per qualcuno a lavorare con qualcuno (differenza tra gerarchia e network). Le reti organizzative sono strumenti di comunicazione, di condivisione, di 8


IL PRIMATO DEL PRIMATE

collaborazione se non, addirittura, di alleanza. I nostri momenti privati, sociali e professionali, ormai si compenetrano. Non è più pensabile distinguere tra sfere, rapporti, riferimenti, dipendenze. L’informalità è alla base del concetto di networking. Il suo grande vantaggio competitivo è l’execution, ossia l’operatività costante e continua, la produttività consapevole, il comportamento responsabile, il selfcommitment resiliente e duraturo. Serve quindi l’agilità delle emozioni, appunto. Però prima di intervenire sulle capacità di lavorare in rete bisogna intervenire sul livello di consapevolezza individuale: • attraverso l’autoconsapevolezza la Persona si rende conto che una particolare competenza gli è necessaria per svolgere più adeguatamente il proprio lavoro. In tal caso l’autoconsapevolezza trasforma l’esigenza di cambiamento aziendale in volontà/esigenza di cambiamento personale. Questa è finalmente la corretta situazione di partenza per introdurre il cambiamento con ragionevoli probabilità di successo; • l’autovalutazione e l’autocritica – che discendono dall’autoconsapevolezza facilitano enormemente il processo di cambiamento. Ecco perché è indispensabile sviluppare e diffondere consapevolezza in tutta l’Azienda prima di introdurre qualsiasi significativo cambiamento. In 9

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definitiva, quanto più l’adesione agli obiettivi sarà convinta, condivisa e frutto di una scelta personale – e non di un doverismo aziendale - tanto più sarà facile conseguirli. A questo punto sorge spontanea la domanda: nelle nostre aziende vogliamo degli onesti e disciplinati esecutori o dei creativi, anche se più impegnativi da gestire?

Fabrizio Favini


Andrea Bocelli – essergli accanto

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GIORGIO DE MARTINO APPROFONDISCI

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IL PRIMATO DEL PRIMATE

L’idea di raccogliere le testimonianze di molte tra le persone più vicine ad Andrea Bocelli si fa strada intorno al 2010, a tavola, a casa del Maestro. Brillantissimo conversatore, riferiva gustosi episodi del proprio vissuto che coinvolgevano amici o familiari. Al termine, capitava mi dicesse: “dovresti conoscerlo!”, riferendosi all’amico d’infanzia, al compagno di scorribande, al collaboratore col quale aveva condiviso la lunga gavetta, o all’amico mentore quando lui era ancora un ignoto cantante e pianista di pianobar, o ancora al saggio frate col quale aveva riflettuto sulla fede. Così, senza un progetto preciso, ho iniziato ad incontrare persone a lui vicine, affinché fossero loro a raccontare Andrea Bocelli, e cosa rappresentasse per loro. È bastata la prima conversazione (con l’ingegnere del suono ed autore, Pierpaolo Guerrini), per capire quanto fosse una strada davvero efficace per cogliere la dimensione proteiforme di un grande artista che è anche un grande uomo: un intellettuale sagace e profondo, una persona per bene e votata al bene, una bella persona in grado di vivere con pienezza (e, direi, anche con senso poetico) i rapporti, le sfide, le difficoltà e i trionfi della propria avventura terrena. Negli anni, ho potuto raccogliere le testimonianze di alcuni tra i suoi più grandi amici ed anche dei suoi familiari, in momenti cruciali, come ad esempio l’incontro con sua madre, quando ha compiuto ottant’anni, oppure con Veronica Berti, moglie e 11

manager, nel tempo in cui allattava la figlia Virginia, fino alla testimonianza della stessa Virginia, dieci anni dopo, bambina anch’essa colma di talenti, cresciuta a pane e musica. C’è poi la voce del primogenito Amos e di Matteo, c’è un potente ritratto di Andrea tratteggiato dal fratello, l’architetto Alberto Bocelli, ma anche dall’imprenditore e mentore Fulvio Montipò, dal missionario e presbitero centenario Arturo Paoli, dal già citato Guerrini, il quale ha collaborato con Andrea fin da quando erano ragazzi, dal suo pianista – e un tempo maestro di pianoforte – Carlo Bernini, dalla collega e produttrice discografica Caterina Caselli, da alcuni tra i suoi amici d’infanzia più cari. Infine, c’è il racconto di una fratellanza speciale, quella con la scrittrice teenager Sara Ciafardoni. Così è nato “Andrea Bocelli: essergli accanto” edito dal Gruppo Albatros Il Filo. La vita del Maestro ha una dimensione fiabesca: narra di un ragazzo di campagna che raggiunge le vette del mondo. Grazie al suo canto ha potuto incontrare regnanti, capi di stato e alcuni tra i personaggi più potenti della contemporaneità. Le sue memorie, in tal senso, esprimono un caleidoscopio ricchissimo di aneddoti stupefacenti, ascoltando i quali ogni interlocutore non può che esserne avvinto. Personalmente, però, prediligo la dimensione familiare ed amicale che egli ha costruito, fin da ragazzo, intorno a sé: mi ha sempre stupito lo spessore umano, la qualità e la ricchezza


interiore di coloro che hanno veramente a cuore Andrea (e che Andrea ha a cuore). Il libro copre oltre dieci anni di testimonianze. Il progetto si configura al tempo del grande concerto in Central Park (che ho delineato in una sorta di diario di viaggio, nell’appendice al volume), mentre l’ultima intervista data febbraio 2023. In ogni capitolo, dimensione pubblica e privata s’intrecciano senza suggerire fratture o contrapposizioni. Perché il “Maestro Bocelli” che il mondo conosce e applaude, e “Andrea”, sono la medesima persona, coerente e senza ambiguità. Penso alla testimonianza di Edi Aringhieri Bocelli, diretta e prorompente: quasi una saga della famiglia, dapprima, con le radici nel primo ‘900 e nel secolo precedente, poi i ricordi di bambina e ragazza, poi l’esperienza della maternità, dalla nascita di Andrea fino al trionfo a Sanremo e al decollo della carriera internazionale del figlio: le preoccupazioni, le battaglie, le soddisfazioni. Penso agli amici d’infanzia Adriano Fiaschi e Verano Belcari… Quest’ultimo, pasticciere che procurava all’amico cantante i primi

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ingaggi, in occasione di cresime o matrimoni, e che anni dopo gli era accanto, a casa di Muhammad Ali, oppure a cena, a tavola con George W. Bush… E ancora, i racconti di Caterina Caselli, ma anche quelli del fratello Alberto (altro genio eclettico della famiglia Bocelli), o dell’allora già centenario Arturo Paoli, missionario, teologo, personaggio immenso, il quale aveva benedetto, tra le mura di un monastero di clausura, una “promessa di matrimonio” tra Veronica e Andrea prima del loro sposalizio ufficiale. Il Maestro Bocelli, oltre ad essere musicista, è un letterato. Lo è, di fatto, anche se è reticente ad ammetterlo: è vorace lettore, è amante della poesia (che egli stesso frequenta anche come autore), è penna colta e raffinata ed ha scritto più di un libro, anche a carattere autobiografico, a partire da “La musica del silenzio”, da cui è stato tratto un film. Spero che, anche grazie a queste ulteriori pagine a lui dedicate, si riesca a cogliere la grandezza dell’uomo che sta a monte della grandezza e del successo planetario dell’artista. Perché la qualità dei valori che ha saputo coltivare e che incarna

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IL PRIMATO DEL PRIMATE

nella vita si specchiano nel suo timbro di voce, riconoscibile come una firma, e penetrano misteriosamente nel fraseggio, nell’intensità delle sue interpretazioni.

Giorgio De Martino

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Cop28: clima, avanti adagio?

GUIDO VISCONTI APPROFONDISCI

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IL PRIMATO DEL PRIMATE

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Innanzitutto vediamo cos’è COP. Questa sigla sta per Conference Of Parties ed è stata istituita nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. La prima COP risale al 1995 e si è tenuta a Berlino. Un’idea di cosa sia servita la riunione della COP28 appena conclusa si può avere dalle indiscrezioni pubblicate dal Financial Times del 27 novembre. Il giornale sostiene che il Presidente della COP28 - il sultano Ahmed al-Jaber degli Emirati Arabi Uniti - aveva convocato una riunione con 15 Paesi (fra cui Cina, Brasile, Germania e Egitto) per trattare contratti di fornitura di petrolio. Quindi il risultato più evidente della riunione della COP28 è che la politica energetica 15

mondiale, e perciò anche quella climatica, è tuttora saldamente in mano alle compagnie petrolifere e ai Paesi che le gestiscono. Prima di esaminare le premesse dalle quali partiva la COP28 riassumiamo i risultati che sono stati ufficialmente definiti storici ma, in realtà, pieni di scappatoie volute dall’industria petrolifera. Il risultato veramente storico è che per la prima volta viene riconosciuto che sono i combustibili fossili la causa del riscaldamento globale e da qui deriva quel proposito di transition away dai fossili per il quale però non si fissa nessun target e nessuna data. Ad esempio si raccomanda che venga triplicata la produzione di energie alternative ma senza fissare un riferimento esplicito, il tutto con la decisa opposizione di Cina e India.


C’è poi un accenno alla possibilità di usare combustibili di “transizione” che sono i gas liquidi. Non solo ma la cattiva volontà si manifesta della raccomandazione di sviluppare tecniche di cattura, utilizzazione e stoccaggio del carbonio che oggi non esistono su scale adeguate e che quindi dovrebbero richiedere ancora l’utilizzo dei fossili. Ovviamente manca qualunque accenno ai fondi necessari per le tecnologie e per i processi di adattamento. Un dato che certifica il fallimento di COP28 era già noto prima della Conferenza e cioè che il limite di 1.5° di aumento globale di temperatura rispetto all’epoca preindustriale (patteggiato nella COP di Parigi del 2015) è una pura illusione e già si parla di un limite a 2.9° per la fine del secolo. Questi numeri in sé non hanno molto significato perché si tratta di medie globali che implicano che in certe regioni della Terra la temperatura tocchi estremi assai più significativi con conseguenze molto più gravi di quelle attribuibili ai valori medi. Ad esempio, per un aumento medio di 1.1°, l’Oceano si scalda di 0.9° mentre le terre emerse si scaldano di 1.4° quando in certi casi possono raggiungere anche i 3°C. Le regioni polari si scaldano fino a 7 volte più rispetto alle altre zone della Terra con le conseguenze sui ghiacci che possiamo ben immaginare. Già nel 2018 la quantità di gas serra prodotti era sufficiente per un riscaldamento di 2°. Le conseguenze del riscaldamento sono diverse anche nella stessa città dove i quartieri più poveri soffrono di più il caldo rispetto ai quartieri benestanti. Si calcola che per il caldo fra il 2000 e

2009 siano morte quasi 500.000 persone all’anno. La International Energy Agency (IEA), fondata dall’OCSE per coordinare le politiche energetiche, ritiene che con la diminuzione dei costi delle energie alternative rinnovabili - vento e sole la transizione avverrà naturalmente. Il problema è che l’economia non è basata sui prezzi bensì sui profitti. Un parametro da tener presente sono i tassi di ritorno (Internal Rates of Return - IRR) cioè le medie a lungo termine dei profitti meno i costi. Ebbene, per i combustibili fossili si parla di IRR del 15-20% mentre per le rinnovabili si arriva ad un massimo del 6%. Tutto ciò mentre gli attuali investimenti delle maggiori compagnie petrolifere mantengono la tendenza ad aumentare la produzione di idrocarburi. Mentre la IEA traccia scenari che vorrebbero la produzione raggiungere un picco di 99 milioni di barili al giorno (mb/d) per il 2030 e una riduzione successiva, l’OPEC prevede una salita dai 91 mb/d del 2022 ai 102 mb/d nel 2030 ai 106 m/d nel 2045. Sia gli scenari IEA che OPEC non si sognano nemmeno di avvicinarsi alle emissioni zero per il 2050. La verità è che oggi solo il 3% dell’energia viene da fonti rinnovabili mentre oltre l’80% proviene da idrocarburi. Si prevede che per il 2045 le rinnovabili arriveranno al 12% mentre i combustibili fossili dovrebbero scendere al 70% con il restante 18% ottenuto da energia nucleare, biomassa a idroelettrico. Il dato certo è che in termini assoluti le emissioni di gas serra continueranno ai livelli attuali. Purtroppo, come sempre, è il profitto che guida le scelte energetiche. Il 16


IL PRIMATO DEL PRIMATE

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problema è che oltre ai colossi capitalistici, nella vicenda sono coinvolti Paesi come la Russia, l’Iran e i Paesi produttori di petrolio che tendono a sollecitare la domanda e che ormai si rassegnano alla possibilità che l’aumento di temperatura sia piuttosto di 3° e che cercheranno di ridurla finanziando iniziative che correggano tecnologicamente il clima (geoingegneria e tecniche di cattura dell’anidride carbonica?). La conclusione è che nessun Paese fra quelli più importanti si è preoccupato di raggiungere gli obiettivi fissati dalla COP di Parigi. Teniamo conto che da allora le banche hanno finanziato politiche estrattive per 5.500 miliardi. Ci sono quindi poche possibilità che gli storici risultati di COP8 cambino veramente qualcosa. 17

Ci vediamo alla prossima COP29 che si terrà a Baku, in Azerbaigian, ovvero un altro Paese petrolifero.

Guido Visconti


Intervista al presidente Chiesi APPROFONDISCI

Imprenditore farmaceutico e Presidente dell’Associazione Parma, io ci sto!

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IL PRIMATO DEL PRIMATE

D: Alessandro Chiesi, Presidente dell’omonimo gruppo farmaceutico di Parma e dell’Associazione “Parma, io ci sto!”. L’Associazione viene fondata nel 2016 da cinque soci promotori: come nasce l’idea di riunire il tessuto imprenditoriale del territorio? Quali erano gli obiettivi dell’Associazione quando è stata fondata? R: “Parma, io ci sto!” nasce dalla­volontà di cinque promotori - con me, Guido Barilla, Andrea Pontremoli - CEO di Dallara, l’Unione Parmense degli Industriali e la Fondazione Cariparma - con lo scopo di promuovere e accrescere l’attrattività del territorio di Parma. Il nostro obiettivo era, ed è tuttora, quello di mettere a sistema idee e progetti per attrarre talenti e risorse e contribuire allo sviluppo economico e sociale della città creando valore da competenze ed esperienze di ognuno per realizzare un disegno complessivo di sviluppo del territorio. D: E oggi questi obiettivi sono cambiati, ed in che modo? Quali sono le sfide più attuali a cui l’Associazione vuole rispondere? 19

R: Nel 2016, quando abbiamo redatto e firmato insieme ad oltre 900 persone di tutte le età - imprenditori, studenti, commercianti riuniti simbolicamente per ripensare insieme il futuro della città - il Manifesto per Parma in occasione della nascita dell’Associazione, abbiamo individuato quattro eccellenze del nostro territorio - il buon cibo, la cultura, il turismo e il tempo libero, la formazione e l’innovazione - come il punto di partenza per costruire i progetti di “Parma, io ci sto!”. Oggi che l’Associazione è arrivata a contare più di 140 associati, a quelli che abbiamo chiamato i nostri “quattro petali” se ne è affiancato un quinto, quello della sostenibilità ambientale, a dimostrare che lo sguardo di “Parma, io ci sto!” è sempre rivolto al futuro del nostro territorio. Il nostro obiettivo resta insomma quello di contribuire, insieme e facendo sistema, a rendere Parma ed il suo territorio un luogo dove arrivare, vivere e tornare per scelta: è in questo senso che abbiamo costruito “#dieci: una visione per Parma e il suo territorio”, un percorso di progettazione condivisa, che ha visto la partecipazione di circa 250 stakeholder, finalizzato alla


co-creazione di una visione comune, per orientare le scelte di breve e lungo termine di tutti i portatori di interesse ed individuare obiettivi e azioni concrete per i prossimi dieci anni. D: A proposito di legame con il territorio, è evidente come la vostra sia un’esperienza virtuosa, di partenariato pubblico-privato e di imprenditori e imprese che si mettono in gioco per restituire al territorio. Pensa che i risultati della vostra Associazione possano ispirare esperienze simili su altri territori? R: Evidentemente, questa è un’esperienza che funziona lì dove trova terreno fertile per prosperare. Quello di Parma e della sua Provincia è un territorio che ha tanto da offrire: le sue eccellenze le abbiamo già citate, dall’arte alla musica al mondo agroalimentare; ma sono necessari, forse soprattutto, un sistema imprenditoriale florido e capace di giocare di squadra e delle Istituzioni che abbiano voglia e capacità di dialogare e lavorare insieme ad esso.

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Fatta questa premessa, l’Associazione cerca sempre di guardare anche al di fuori del proprio contesto: sia per raccogliere esempi virtuosi e lasciarsene ispirare, sia per ispirare altre realtà. È anche per questo motivo che

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raccogliamo le proposte di chi ci chiede di raccontare quello che stiamo costruendo a Parma. Recentemente, ad esempio, ho portato la nostra esperienza al Festival Città Impresa di Bergamo: è stata un’occasione utile per raccontare quello che facciamo per il territorio e per raccogliere testimonianze di altre realtà. Voglio però sottolineare che non ci vogliamo porre come modello assoluto. La nostra è una realtà virtuosa, che può essere d’ispirazione per altri territori; in effetti è chiaro che ogni realtà territoriale ha la necessità di adattare un progetto come il nostro alle proprie peculiarità. Siamo orgogliosi del percorso che stiamo facendo a livello nazionale con la proposta normativa dell’Act Bonus, ideata con Comin & Partners, che prevederebbe agevolazioni fiscali per progetti a impatto sociale. D: Tornando a Parma, quali sono i prossimi passi dell’Associazione? Su quali progetti sta lavorando e quali sono le sue direttrici? R: Oggi “Parma, io ci sto!” lavora su quelli che sono gli obiettivi che abbiamo identificato con #dieci: è un progetto ambizioso, che mira a costruire la città su un orizzonte di dieci anni a partire dai nostri cinque petali. L’Associazione guarda al presente ma soprattutto al futuro del territorio: anche in questo senso abbiamo raccolto da parte dei nostri associati grande attenzione al tema della sostenibilità, su cui abbiamo attivato diversi progetti. Penso ad esempio a Welldone, progetto concepito dall’incontro di aziende che aspirano a migliorare la qualità della vita dei propri collaboratori attraverso progetti di welfare e wellbeing: una piattaforma di confronto, dialogo e condivisione, che fa dell’unione di persone ed esperienze diverse il proprio punto di forza. Ma penso anche a Transition Farm, un progetto ideato insieme all’Università di Parma e a Nativa, che ha portato neolaureati 20


IL PRIMATO DEL PRIMATE

e collaboratori delle realtà aziendali a partecipare a un percorso di formazione su tematiche di sostenibilità, per misurarne gli impatti su imprese di piccole e medie dimensioni e arrivare a definire insieme alle aziende stesse un piano di miglioramento. C’è poi il progetto di riqualificazione dell’Orto Botanico promosso da “Parma, io ci sto!” a fianco dell’Università, che diventerà un luogo di divulgazione e di offerta culturale, capace soprattutto di stimolare la partecipazione attiva della cittadinanza, in particolare di quella più giovane. D: A proposito di giovani: l’Associazione è molto attenta alle istanze delle nuove generazioni. Cosa significa per voi in concreto? R: Significa, prima di tutto, dare loro spazio e modo di esprimersi; come Associazione, ci impegniamo noi in prima persona a far sì che abbiano voce: occorre che le nuove generazioni siano rese protagoniste per poter favorire l’innovazione e il dinamismo della nostra comunità. È per questo che abbiamo accolto con entusiasmo la proposta

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del Comune di supportare la candidatura di Parma a Capitale Europea dei Giovani per il 2027. È un segnale molto positivo che dimostra la voglia della città di dare spazio ai giovani, e noi siamo in prima fila perché questo possa avvenire. Ma porto anche l’esempio della nostra Assemblea degli Associati, nella quale abbiamo voluto farci raccontare da due dei ragazzi, che stanno partecipando alla costruzione del Dossier di candidatura di Parma, la loro esperienza nel progetto e quelli che sono secondo la loro generazione i temi più impellenti da affrontare per Parma e il suo territorio: un altro passo per far emergere la consapevolezza delle capacità delle nuove generazioni e includerle nelle scelte del futuro del territorio.

A cura di Fabrizio Favini. Ringraziamo Ilaria Bellandi per la preziosa collaborazione.


FABRIZIO FAVINI Nel mondo del

favorendo la crescita

a modificare i

(Sole 24ORE); La

Editore di

management

di soddisfazione,

comportamenti

vendita fa per te (Sole

rivoluzionepositiva.

consulting da 50 anni,

motivazione, self-

non più funzionali

24ORE); Scuotiamo

com, Magazine On

è consulente esperto

engagement,

alla crescita sia

l’Italia (Franco Angeli);

Line orientato al

di innovazione del

produttività.

dell’Individuo che

Comportamenti

nuovo Umanesimo

dell’Azienda.

aziendali ad elevata

d’Impresa per

produttività –

la sostenibilità

comportamento, facilitatore e

Utilizza le

formatore per lo

neuroscienze per

Oltre a numerosi

Integrazione tra

sociale, economica

sviluppo del talento

favorire l’acquisizione

articoli, ha pubblicato

stili di management

ed ambientale

in Azienda. Migliora

delle competenze

i seguenti libri: La

e neuroscienze

dell’Impresa stessa.

il rendimento del

sociali indispensabili

Vendita di Relazione

(gueriniNext).

capitale umano

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AUTORI GIORGIO DE MARTINO Scrittore e pianista,

Teatro Carlo Felice

realizzato saggi e

direttore artistico

quali il Metropolitan

per oltre vent’anni è

di Genova. In veste

volumi di narrativa;

della stagione “Il

di New York. Svolge

stato una firma del

di musicologo ha

suoi libri sono stati

canto letterario”

attività concertistica

quotidiano Il Secolo

tenuto centinaia

tradotti in inglese,

per conto della

in duo con sua

XIX. Ha lavorato

di conferenze

tedesco, portoghese,

Fondazione Spinola.

moglie, il soprano

inoltre per il mensile

presso associazioni,

polacco e cinese.

Ha redatto testi per

Susanna Kwon. Vive

Musica, Rai Radio

università e circoli

Nel 2000 ha fondato

case discografiche

in Toscana.

Tre e altre istituzioni.

lirici. Dal 2008 è

e diretto per un

quali Decca e Sugar

Dal 1993 al 2018

consulente Almud

decennio il periodico

Music e ha firmato

ha collaborato

e collabora con

Il Cantiere Musicale;

programmi di sala

con la Fondazione

Andrea Bocelli. Ha

è stato inoltre

per teatri prestigiosi

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AUTORI GUIDO VISCONTI Laureato in Fisica

for Atmospheric

Previsione di eventi

Nel 2005 è stato

dell’atmosfera e la

presso l’Università

Research (NCAR).

Meteorologici severi

nominato membro

meteorologia ad

dell’Aquila. Ha

Nel 1994 diventa

(CETEMPS).

dell’Accademia dei

alta risoluzione.

trascorso lunghi

professore di ruolo

In passato è

Lincei. Per l’Agenzia

Vanta oltre 130

periodi di studio

presso l’Università

risultato principal

Spaziale Italiana

pubblicazioni su

presso l’Università

dell’Aquila in Fisica

investigator per

partecipa al progetto

riviste internazionali

del Maryland, il

dell’Atmosfera e

diversi progetti della

triennale Quitsat.

e 10 libri quale

Massachusetts

Oceanografia. Nel

NASA; attualmente è

Gli interessi principali

editor.

Institute of

2001 ha fondato e

associate investigator

riguardano lo studio

Technology, il

poi diretto il Centro

per il progetto

del clima per mezzo

National Center

di Eccellenza per la

Venus-Express.

di satelliti, la chimica

24


ALESSANDRO CHIESI È nato a Parma nel

al processo di

Manager della

65% del fatturato

che oggi annovera

1966, è sposato e

internazionaliz-

neonata Chiesi

di gruppo. Dal

oltre 140 associati

ha 5 figli. Dopo la

zazione del Gruppo,

Germania e nel 2010

2020 diventa Chief

impegnati a

laurea in Economia

prima come

assume la guida

Commercial Officer

collaborare per lo

e Commercio

responsabile M&A e

della Divisione

del Gruppo, di cui è

sviluppo economico e

presso l’Università

poi come supervisore

Internazionale.

Presidente dal 2023.

sociale del territorio

di Parma, entra in

delle filiali all’interno

Nel 2015 è, poi,

Nel 2016 contribuisce

di Parma.

Chiesi Farmaceutici,

della Divisione

responsabile della

a fondare

azienda di famiglia.

Internazionale.

Regione Europa,

l’associazione

Contribuisce

Nel 2002 è General

che genera oltre il

“Parma, io ci sto!”,

25


STUDIO BETTINARDI BOVINA DOTTORI COMMERCIALISTI E REVISORI CONTABILI

MANIFESTO

STUDIO BETTINARDI BOVINA Dottori Commercialisti e Revisori Contabili Galleria Unione, 1 - 20122 MILANO, ITALIA Tel: +39 02 805 804 210 - Fax: +39 02 936 602 65 Via Bacchini Delle Palme, 1 - 37016 GARDA, ITALIA Tel: +39 04 562 703 11 studio@studiobettinardibovina.it

Perché Rivoluzione

Con l’enorme

quindi, nel nostro

guardare non vede; chi

una iniziativa virtuosa

Positiva?

disponibilità di

comportamento.

non si ferma a pensare

resa possibile dalla

non pensa.

combinazione dei saperi

informazioni, resa Un nuovo

possibile dalla

Siamo passanti frettolosi

Magazine On Line:

tecnologia, la nostra

e distratti la cui soglia

Riscopriamo allora il

umane e professionali

informazione,

vita è diventata

di attenzione dura 8

piacere - o la necessità -

di un manipolo di

conoscenza, saggezza.

molto più veloce e

secondi; siamo meno

di riflettere, di pensare,

Pensatori Positivi,

molto più distratta.

concentrati dei pesci

di soffermarci per capire

profondi, competenti

Abbiamo creato i

rossi che arrivano a 9, ci

meglio dove stiamo

e sensibili interpreti

presupposti per cui il

dicono gli esperti. Siamo

andando per essere più

del nostro tempo,

nostro cervello è meno

diventati bulimici di

consapevoli del nostro

che hanno deciso di

preciso, fatica di più a

informazioni, emozioni,

tempo, complesso e

contribuire a questo

concentrarsi. Perdiamo

immagini, collegamenti,

complicato, e del nostro

Progetto. Ad essi si

il focus attentivo sui

suoni. Divoriamo il

ruolo, umano, sociale e

uniscono autorevoli

problemi, divaghiamo

tutto in superficie senza

professionale.

mentalmente, siamo

gustare, approfondire,

intermittenti e

riflettere.

discontinui nel nostro modo di pensare e,

e delle esperienze

Testimoni Positivi. A tutti loro il nostro

Se condividete queste

grazie! di cuore.

nostre riflessioni, siete Oggi chi non si ferma a

invitati a partecipare ad

Il Comitato di Redazione: Fabrizio Favini Edoardo Boncinelli Roberto Cingolani Enrico Giovannini Gianni Ferrario 26


DIDA

Alberto Savinio Il vecchio e il nuovo mondo 1927

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Ci danno il loro supporto: Deltavalore Progetti per l’innovazione del comportamento mobile 335.6052212 info@rivoluzionepositiva.com

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È ARRIVATO IN LIBRERIA Migriamo dalla cultura della dipendenza alla cultura del rapporto consapevole, collaborativo e responsabile per rendere la nostra vita lavorativa un’esperienza emotivamente più serena e socialmente più gratificante. Il libro è ora con noi per darci una mano.


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