NUMERO 64 . feb2024 . Male nostrum

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ДЕТИ

(BAMBINI)

MALE NOSTRUM L’indagine GEM – Global Entrepreneurship Monitor è il principale strumento di conoscenza dell’attività imprenditoriale a livello mondiale, utilizzata dalle più importanti organizzazioni internazionali quali l’ONU, il World Economic Forum, la Banca Mondiale e l’OCSE. L’indagine ha recentemente concluso una rilevazione relativamente alla propensione a creare in proprio una attività:

quella italiana è tra le più basse in Europa. Ogni Paese è stato valutato sulla base di 13 indicatori e su nessuno ci meritiamo la sufficienza. Soprattutto ci prendiamo uno spietato 3/10 in pagella per quanto riguarda l’educazione all’impresa fatta a scuola dove siamo al 20° posto su 22 Paesi. Ora, la nostra Politica è forse al corrente della situazione? O forse fare impresa non rientra nell’agenda politica

perché non si sa neppure di cosa stiamo parlando? Eppure già molti anni fa il grande Montanelli ebbe a fare un importante distinguo: lo Stato ti dà un posto; l’Azienda privata ti dà un lavoro. Ben vengano i santi, i poeti e i navigatori ma qualche imprenditore in più non guasterebbe.

N.64 FEBBRAIO 2024

Fabrizio Favini


PROGETTO Il marchio del Magazine rivoluzionepositiva riporta 3 parole che sintetizzano i 3 stadi evolutivi del sapere. Prima parola: INFORMAZIONE. Troppe persone ormai si ritengono soddisfatte nella loro ricerca del sapere quando la loro fonte del sapere è la Rete. Peccato che l’Informazione attendibile si sia ormai estinta

avendo lasciato il posto alle fakenews. Fermarsi a questo stadio significa essere disinformati, superficiali, manipolabili, marginali, inaffidabili. Seconda parola: CONOSCENZA. Per sconfiggere le fakenews dobbiamo sviluppare un adeguato livello di conoscenza, che si costruisce con lettura profonda, ricerca,

confronto, verifica. Un grande salto di qualità rispetto a INFORMAZIONE, non vi è dubbio. Ma non basta. Ognuno di noi, con un passo ulteriore, può dare un personale contributo alla soluzione dei tanti problemi che stanno comprimendo la nostra esistenza. Terza parola: SAGGEZZA. Significa saper essere consapevoli, ovvero dominare impulsi, emozioni, sentimenti negativi a favore

di una personale rivoluzionepositiva. Quindi adottare un comportamento responsabile, che discende dal latino res-pondus: farsi carico del peso delle cose! Saper essere saggi, appunto, una saggezza che nulla ha a che fare con il logoro, millenario paradigma secondo il quale la saggezza apparteneva solo agli anziani del villaggio. Tutti noi possiamo/ dobbiamo tendere alla saggezza!

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Il Saggio gioisce nel donare Buddha

CAMPAGNA SOSTENITORI Magazine rivoluzionepositiva

rivoluzionepositiva da 5 anni contribuisce con continuità e determinazione a tenere acceso un importante stimolo: la consapevolezza comune che abbiamo più che mai bisogno di innovare il nostro comportamento! AIUTACI A PROSEGUIRE! IL NOSTRO MAGAZINE VIVE DI SOLE DONAZIONI PRIVATE E VOLONTARIE:

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Molte grazie! 3


IL NOSTRO PERCORSO L’universo del comportamento umano è uno dei pochi settori in cui si continua ad operare sulla scorta di abitudini e di modelli culturali in buona parte obsoleti.

limita nella capacità di interpretare con lucidità la realtà circostante. Siamo in balìa di alibi, conformismi, abitudini consolidate e di false convinzioni.

Veniamo educati a soffrire per conquistarci un posto nella vita; viceversa l’educazione al benessere interiore, all’autoconsapevolezza, alla percezione di sé e degli altri ce la dobbiamo costruire da soli.

Per rimuovere emozioni ed atteggiamenti negativi aprendo la nostra esistenza alle opportunità della vita, dobbiamo sviluppare energie costruttive e positive e un diverso approccio con noi stessi e col mondo che ci circonda. rivoluzionepositiva ha lo scopo di aiutare, chi è interessato, a realizzare questi obiettivi.

E così noi molto spesso facciamo un uso sub-ottimale delle nostre risorse personali, influenzando in tal senso la vita di chi ci sta vicino: in famiglia, in società, sul lavoro. Spesso aderiamo alla cultura della negatività, della lamentela, della critica, del rinvio, dell’immobilismo.

BENVENUTI A BORDO!

Altrettanto spesso siamo vittime di comportamenti autolimitanti. Sovente l’esperienza, consolidando un pregiudizio, ci

Il Comitato di Redazione: Fabrizio Favini Edoardo Boncinelli Roberto Cingolani Enrico Giovannini Gianni Ferrario

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INDICE

06 12 16 22 FABRIZIO FAVINI

EUGENIO VIGNALI

REMO LUCCHI

GIAN LUIGI SARZANO

Esperto di innovazione del comportamento

Esperto nella gestione dei conflitti

Esperto in ricerche sociali

Leader nella comunicazione efficace

Intelligenza Emotiva per acquisire un vantaggio competitivo e il benessere dei Collaboratori – 6a parte

Analisi del Rischio e Consapevolezza organizzativa.

pg. 26 Autori pg. 30 Manifesto

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I giovani, nell’incapacità di capire e di reagire.

Comunica, è gratis!


Intelligenza emotiva per acquisire •un vantaggio competitivo •il benessere dei Collaboratori 6a parte

FABRIZIO FAVINI APPROFONDISCI

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IL PRIMATO DEL PRIMATE

Nelle 5 puntate precedenti abbiamo visto come ora più che mai dobbiamo dotarci senza ulteriori esitazioni – di una nuova cultura, la cultura dello Sviluppo Umano. Abbiamo parlato di scienza del benessere e di biologia della gentilezza, ossia di una importante innovazione comportamentale che ci permetta di affrontare la nostra vita relazionale con soddisfazione, consapevolezza, motivazione, responsabilità, successo. E abbiamo visto come questa innovazione comportamentale possiamo acquisirla solo tramite uno specifico Piano di Apprendimento che non ha nulla a che vedere con l’intelligenza cognitiva, bensì con lo sviluppo della nostra Intelligenza Emotiva. Sempre riferendoci allo specifico Modello Comportamentale e al set di Tecniche per il Comportamento Aumentato, di cui abbiamo sinteticamente visto: • Manuale di Benessere Mentale • Cervello Emotivo VS Cervello Razionale

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proseguiamo ora con la sintetica descrizione di altre 2 Tecniche: • Come gestire l’Egocentrismo • Come sviluppare Percezione e Pensiero.


COME GESTIRE L’EGOCENTRISMO L’EGO è una costruzione della nostra mente, condizionata da: • storia, famiglia, educazione • cultura, esperienze • credenze, illusioni

In particolare, l’individuo affetto da questa patologia mostra un senso smanioso di autostima, cioè considera eccellenti i propri successi e i propri risultati, aspettandosi che gli altri facciano altrettanto nei suoi confronti, mentre svaluta tutto ciò che riguarda le altre persone.

che hanno finito per insediare al nostro interno un certo numero di disfunzioni mentali che governano il nostro comportamento.

L’egocentrico ricerca continuamente il successo, il potere, la bellezza e l’ammirazione da parte degli altri. Tutto ruota attorno alla sua immagine e alle sue prestazioni.

Queste disfunzioni mentali le scambiamo per tratti della nostra personalità invece di considerarle per quelle che sono: distorsioni della mente, che producono: • condizionamenti • gabbie mentali • bisogno di controllo e di potere sugli altri • eccesso di bisogno di autoriconoscimento • aggressività.

Ne deriva quindi che l’egocentrismo è l’esatto opposto dell’empatia, ovvero: • amore per se stessi. L’egocentrico non cresce perché evita il confronto con gli altri dell’attenzione altrui. • bulimia L’egocentrico non evolve perché completamente privo di senso critico • visibilità esclusiva di se stessi, che è l’unica misura del proprio “valore”.

L’EGO, soffocando i nostri sentimenti, viene considerato il veleno delle relazioni interpersonali. Il disturbo egocentrico di personalità è caratterizzato da: • sentimenti di grandiosità • bisogno di ammirazione • totale mancanza di empatia, sempre ricordandoci che è la nostra mancanza di consapevolezza a condurci all’egocentrismo.

Nell’egocentrico è poi centrale il tema dell’invidia nei confronti del successo altrui. PROFILO DELL’EGOCENTRICO 1° COMANDAMENTO: FARSI VEDERE La visibilità prima di tutto. Essa viene prima dell’ammirazione e prima del giudizio di valore espresso dagli altri. 2° COMANDAMENTO: PIACERE Il bisogno di essere ammirati arriva subito dopo quello di esserci e di farsi vedere. Il fascino della celebrità, vincere ed essere il numero uno, avere successo, lo sfruttamento del rapporto interpersonale sono aspetti adattativi della società post-moderna. La società della cosiddetta globalizzazione, permeata dall’incertezza, porta ad una 8


IL PRIMATO DEL PRIMATE

vita sempre più frenetica in cui la spinta al protagonismo assume i connotati di un comandamento sociale.

L’unico antidoto alla overpercezione è lo sviluppo e il costante l’esercizio dell’autoconsapevolezza. COME SVILUPPARE PERCEZIONE E PENSIERO

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1. La nostra Percezione genera i nostri comportamenti. 2. La Percezione è enormemente influenzata da ciò che non è tangibile. La Percezione di per sé non ci inganna. Sono le nostre conclusioni a depistarci: • estremamente soggettive e personali • basate su differenti livelli di conoscenza • formulate secondo differenti capacità di elaborare i dati. NB. Ognuno di noi tende a percepire ciò che si aspetta di percepire! Nei nostri rapporti interpersonali dobbiamo prestare attenzione a cosa vogliamo trasmettere a un’altra persona senza commettere 2 tipici errori: • dare per scontato che ciò che appare chiaro a noi lo sia anche a chi riceve il nostro messaggio • pensare che chi riceve il nostro messaggio gli attribuisca lo stesso significato che attribuiamo noi. Se le persone ascoltassero molto di più di quanto parlano, ci sarebbero meno incomprensioni e meno conflitti. Infatti: • l’ascolto ti permette di acquisire informazioni a cui molto probabilmente non avresti accesso • questo significa capire meglio il modo di pensare di chi hai di fronte • questofadell’ascoltoattivounostrumento essenziale per una comunicazione consapevole, responsabile, efficace. Ora alcune PENSIERO.

considerazioni

sul

nostro

Infatti l’Interlocutore tende a far prevalere uno dei 3 tipi di pensiero soprariportati. E se noi disponiamo della chiave di lettura del pensiero dell’Interlocutore, possiamo aumentare le probabilità di successo della nostra comunicazione (esempio: concludere la trattativa).

Il Pensiero PRATICO è abituato ad avere ragione ed è difficile convincerlo del contrario. Quando lo assale il dubbio e scopre di avere torto, questo gli provoca spiacevole emozione. La conseguente sua reazione è quella di evitare i dubbi, per quanto possibile. Il Pensiero Pratico passa all’azione con facilità ed immediatezza. Denota difficoltà emotive nel ricercare significativi miglioramenti alla meccanica dell’azione. Il pensiero LOGICO ama ragionare definendo puntualmente i problemi e le loro soluzioni. È molto accurato ed intellettualmente potente. È tendenzialmente poco portato all’azione; dedica molte energie al miglioramento dell’azione dal punto di vista concettuale, piuttosto che realizzarla. Pertanto razionalmente tende a perfezionare lo studio dell’azione mentreemotivamente tende a rinviarla.

Obiettivo: gestire la nostra comunicazione in modo che essa risulti empatica nei confronti del tipo di pensiero in quel momento utilizzato dall’Interlocutore.

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IL PRIMATO DEL PRIMATE

Il Pensiero CREATIVO non fa una valutazione razionale di una idea/proposta bensì apprezza quando l’idea/proposta sviluppa emozione. Parla con entusiasmo dei suoi obiettivi e si aspetta dagli altri pari entusiasmo. Si pone molto volentieri al centro dell’attenzione, nel rispetto degli altri. Sa ascoltare. Si interrompe per lasciare parlare l’interlocutore, senza tentare di sopraffarlo. Denota atteggiamento resistente alla depressione. È competitivo. Apprezza creatività, immaginazione, iniziativa, scoperta. Insofferente a formalismi, procedure, burocrazia. Ama fare squadra, clima: sviluppa spirito di appartenenza.

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Fabrizio Favini Continua

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Analisi del rischio di conflitto e consapevolezza organizzativa

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EUGENIO VIGNALI APPROFONDISCI

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IL PRIMATO DEL PRIMATE

Definendo il rischio come la probabilità di un evento coi suoi effetti disfunzionali, la sua stima e l’analisi nel contesto organizzativo costituiscono di fatto uno stress test del sistema di gestione di quella realtà. Quando si considera in particolare il rischio di conflitto fra le persone che fanno parte di un’organizzazione, è necessario includere nell’analisi, insieme alle politiche, alle procedure e alla struttura, anche aspetti non formalizzati collegati alla cultura e ai valori collettivi e individuali. Infatti, le organizzazioni sono e saranno sempre luoghi intrinsecamente conflittuali proprio perché ogni individuo porta con sé un insieme unico di caratteristiche personali che s’intrecciano con quelle formali proprie dell’organizzazione e si riflettono nei processi decisionali e produttivi. Poiché la collaborazione tra le persone 13

influenza direttamente la performance organizzativa e la qualità dei prodotti e dei servizi erogati, la gestione efficace delle situazioni potenzialmente generative di conflitto è dunque una competenza di leadership cruciale per il successo a lungo termine, e la consapevolezza del relativo rischio deve esserne alla base. Con riferimento al tema delle relazioni e dei conflitti all’interno di un’organizzazione, la consapevolezza richiede che si approcci il problema con una visione autenticamente sistemica. L’interdipendenza e il costante, reciproco influenzamento fra le parti e l’intera struttura rende infatti indistinguibile il soggetto protagonista nel momento in cui i processi si manifestano: è l’individuo o l’organizzazione? In questa dimensione unificata, l’autoconsapevolezza dell’individuo diventa innanzitutto


consapevolezza del proprio ruolo nel sistema e nella partecipazione a un obiettivo comune, che si persegue anche quando non ci si riconosce in esso ma lo si favorisce comunque attraverso la propria azione. Appare dunque evidente come al centro, potremmo dire al cuore, di ogni processo decisionale o produttivo vi sia l’individuo, e come siano le sue interazioni a consentire la manifestazione di un unico meta-processo chiamato attività o performance organizzativa. La consapevolezza dell’individuo deve dunque trascendere il sé ed includere l’intera organizzazione, per l’influenza che da essa riceve, ma l’organizzazione deve riconoscersi in ogni sua parte perché senza di essa non esisterebbe, e, quindi, prendersene cura. Nel contesto organizzativo il concetto di interazione è pertanto forse più preciso di quello di relazione, che sottende un legame che esiste indipendentemente dalla partecipazione ad un comune processo, come invece avviene quando si svolge un’attività cooperativa. Il doppio livello d’interazione, fra i singoli individui e fra

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ciascuno di loro e l’organizzazione, può tuttavia vivere stati di crisi, dannosi per il singolo e disfunzionali per il sistema oltre a quelli che si possono manifestare nella vita quotidiana delle persone. La consapevolezza all’interno di un ambiente organizzativo esige dunque una comprensione profonda dell’intricata interazione tra individui, gruppi, sottosistemi e l’ambiente in cui operano, nonché delle varie prospettive, motivazioni e dinamiche che caratterizzano le interazioni formali e informali all’interno della struttura. In primo luogo, la consapevolezza organizzativa implica una comprensione approfondita degli aspetti culturali, sociali e psicologici che influenzano il comportamento e le decisioni degli individui e dei gruppi. Implica sensibilità alle sfumature dei diversi stili di comunicazione, dei sistemi di valori e dei pregiudizi cognitivi che possono alimentare o placare i conflitti. In secondo luogo, la consapevolezza esige la chiarezza e la comprensione delle dinamiche di potere e delle gerarchie prevalenti all’interno dell’organizzazione. Riconoscere le forme e le espressioni di potere e il loro potenziale impatto sui conflitti è fondamentale per creare spazi per il dialogo e per la soluzione dei conflitti. Questa consapevolezza, che potremmo definire olistica, sostenuta dall’analisi del rischio, agisce sia come una bussola che guida i leader e gli stakeholder sia come strumento preventivo per identificare tensioni latenti, anticipare scontri potenziali e attuare misure proattive non solo per orientare i conflitti verso una risoluzione costruttiva, ma per sfruttarne il potenziale di favorire la trasformazione 14


IL PRIMATO DEL PRIMATE

e la crescita dell’organizzazione. OCRA (Organizational Conflict Risk Analysis) è il primo modello di analisi del sistema di gestione che considera sessanta fattori, sia personali sia organizzativi, potenziali cause di conflitto all’interno di un’organizzazione, integrando le variabili umane e organizzative presenti in ogni interazione e processo. Il modello considera fattori strutturali (quali, ad esempio, burocrazia interna, cambiamento organizzativo, codice di condotta, comunicazione, equilibrio casalavoro, formazione, gerarchia, inclusione, processo decisionale, sistema di controllo, spazio di lavoro, stile di leadership, trattamento economico, valori, ecc.) e fattori individuali (quali, ad esempio, cultura di origine, valori personali, personalità, interessi, obiettivi, stato emotivo) che possono essere all’origine di tensioni e conflitti e sui quali intervenire per migliorare il benessere individuale, il clima interno e la performance organizzativa. OCRA non dev’essere considerato come un metodo di previsione di questo tipo di eventi nella vita dell’organizzazione, ma piuttosto come uno strumento per valutare la sua efficacia nella gestione di fattori che possono generare processi disfunzionali per il benessere dei Collaboratori e per la produttività complessiva. Inoltre, lo schema di analisi OCRA può fungere da stimolo per lo sviluppo di una cultura che mette al centro di ogni processo l’individuo con la sua identità e le sue relazioni con i Colleghi. In conclusione, il modello OCRA è uno strumento utile per prevenire i conflitti, migliorare il benessere dei Collaboratori e promuovere una cultura di collaborazione; esso rappresenta un nuovo paradigma 15

nell’analisi e nella gestione dei conflitti organizzativi. Può essere opportunamente utilizzato oltre che nell’attività di gestione delle Risorse Umane e del rischio, anche ai fini della redazione del bilancio di sostenibilità, nella due diligence delle operazioni societarie per valutare la resistenza al cambiamento organizzativo, oltre che, naturalmente, nel controllo di gestione e nella gestione finanziaria, per il contenimento dei numerosi costi diretti e indiretti collegati ai conflitti. Il contributo di OCRA allo sviluppo di una consapevolezza organizzativa realmente olistica resta forse però l’aspetto di maggior valore di questo nuovo modello.

Eugenio Vignali


I giovani, nell’incapacità di capire e di reagire REMO LUCCHI APPROFONDISCI

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IL PRIMATO DEL PRIMATE

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Non c’è stato rispetto per la sostenibilità in quello che è stato fatto negli ultimi 20 anni, per incapacità di diagnosi e per superficialità. Il tema è davvero importante perché riguarda i giovani di oggi e di domani. Non ci si rende conto dei guai che si sono innescati - non certo per responsabilità dei giovani e quindi non è stato avviato alcun rimedio. Ed è un problema molto importante, non dimenticando che i giovani sono il futuro del Paese, ed a maggior ragione su di loro andrebbe fatto il massimo investimento. Purtroppo in tutto quello che si fa c’è solo tattica, e non strategia. La cultura che ci sta guidando è molto condizionata dalla logica innescata dalla finanza, che dà priorità soprattutto al breve periodo: tutti quelli che prendono decisioni sono condizionati da questa logica. 17

Circa i giovani, due sono i temi fondamentali dei quali qui parliamo. Sono inquadrabili come: il guaio continuativo che accompagna da anni la vita sociale, senza che ci si renda conto delle conseguenze il guaio episodico che si è innescato più recentemente, aggravando il guaio continuativo. IL GUAIO CONTINUATIVO È un evento che si è avviato - in realtà positivamente - circa 20 anni fa, consentendo di uscire per la prima volta nella storia da una totale paralisi culturale, ma che ha commesso un grave errore: si è interrotto prima di arrivare al suo completamento, creando problemi nuovi, che non si erano mai verificati.


Ed il grande guaio è che sono problemi non diagnosticati, e di cui quindi non sono pianificati i relativi rimedi. Ed i guai tendono ad aumentare a dismisura. Spieghiamoci meglio. Fino a 20-25 anni fa la grande maggioranza degli italiani (80%) era in uno stadio culturale sostanzialmente azzerato. Non erano “individui”, ma “masse”, caratterizzate da totale assenza dei due requisiti fondamentali per dare completezza alla propria esistenza: 1. Il primo requisito è l’acquisizione della propria “individualità. La condizione per riuscirci è completare almeno le scuole superiori. È la condizione base per scoprire se stessi, e per acquisire il senso critico: capire, saper giudicare. Questo è il primo pilastro della propria esistenza. Arrivati a questo stadio – che è comunque primario e fondamentale - la centratura è però solo su se stessi. Verso “gli altri” c’è ancora estraneità: la percezione della loro indispensabilità, della relazionalità positiva per tutte le forme di vita, non c’è ancora. 2. Per raggiungere questo secondo stadio, che porta alla percezione dell’indispensabilità degli altri e della relazionalità, bisogna acquisire l’etica, Il senso civico, il rispetto totale degli altri, il capire che “gli altri” rappresentano l’ingrediente fondamentale per la propria esistenza. Ma questo è un traguardo che nella norma non si raggiunge a questo livello di studi: è necessario continuare a studiare, completare la formazione. Bene, che cosa è successo in questi 20-25 anni? Un fatto eccezionale: gli italiani che

hanno completato le scuole superiori sono passati dal 20% ad oltre il 70%. Ma ben pochi hanno proseguito gli studi. Ricordandoci anche che il completamento degli studi porta ad acquisire capacità di resilienza, ad avere consapevolezza di sé, delle proprie capacità; costituisce in un certo senso la capacità di gestire la propria imprenditorialità. I giovani non sono responsabili di questa interruzione. Le risorse delle famiglie sono venute a mancare ed il Sistema Politico non ha capito che questi giovani non potevano essere abbandonati: erano (e sono) l’unica vera ricchezza prospettica del Paese, e su di essi vanno pianificati i massimi investimenti. Quindi la grande maggioranza dei giovani è entrata nell’adultità solo con uno dei due requisiti: l’aver trovato il “se stesso”, senza il completamento dell’acquisizione “degli altri”. Sono quindi persone totalmente centrate su se stesse, e senza la percezione del non completamento della propria formazione. Pertanto, diversamente dalle precedenti generazioni, e per la prima volta, si è entrati nell’adultità con la convinzione di poter giocare il proprio protagonismo, di partecipare, di essere inclusi. Ma ciò purtroppo non si è verificato: non solo non si avevano i requisiti completi per essere protagonisti, ma il periodo che si è attraversato è stato caratterizzato da eventi complessi a livello internazionale, che hanno avuto forti conseguenze anche in Italia: la globalizzazione (con problemi per l’economia occidentale), le crisi finanziarie del 2007, del 2009, … 18


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In altri temini, questi giovani, in balia di questi avvenimenti e senza una completa preparazione, sono caduti nel precariato. Le loro illusioni sono svanite. Ma non hanno accettato questa disavventura. La centratura su se stessi è rimasta alta, come pure la pretesa di partecipare e di essere difesi, di riuscire a mantenere le priorità che le illusioni avevano recato con sè. E tutto questo ha fatto nascere una nuova fenomenologia sociale: la centratura su se stessi, la contrapposizione sociale, il populismo. Ed una delle conseguenze più drammatiche della chiusura e della centratura su se stessi è stato il progressivo disinteresse verso i problemi della Società in generale, a cominciare da tutti i problemi della sostenibilità.

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La sostenibilità, cioè l’assunzione di responsabilità anche per il benessere delle future generazioni, non appartiene alla loro cultura. Il loro obiettivo primario è il proprio benessere adesso, e non il futuro degli altri. Ed il distanziamento dalle problematiche sociali è crescente, come pure è crescente il loro disagio esistenziale. L’elastico sociale si sta tendendo in modo molto preoccupante. Ma, lo ribadisco, loro non ne hanno colpa. IL GUAIO EPISODICO L’acquisizione della relazionalità con gli altri è l’elemento essenziale della vita. Guai negarla, e guai interromperla. La vita è il “noi”: senza la relazione positiva tra parti complementari non nasce nulla, a cominciare dalla vita umana.


La relazionalità è l’obiettivo primario nel momento in cui si costruisce la vita, che è il momento dell’adolescenza e dell’ingresso nell’adultità. È quindi l’obiettivo sia del giovanissimi, che dei giovani-adulti. Guai a ostacolarla e, a maggior ragione, guai a interromperla. Nel 2020 esplode la pandemia. Si è trattato di un fenomeno non nuovo nella storia, ma al di là dei nuovi farmaci (vaccini), è stata adottata anche una “terapia nuova”: il lockdown! Non si hanno certezze, ma è possibile che il lockdown abbia in qualche misura contribuito a limitare i danni. Tuttavia sono certi i guai mentali che il lockdown ha provocato. E le ricerche sociali lo dimostrano. L’isolamento relazionale – per un periodo particolarmente protratto - che è stato imposto con il lockdown ha creato problemi molto importanti, soprattutto nella parte giovanile.

• no futuro, no sostenibilità, • chiusura ad una futura famiglia, no figli (e la tendenza è già molto evidente). UNA PAROLA CONCLUSIVA Ma i giovani: che sono stati travolti dal guaio continuativo, senza che nessuno l’abbia percepito ed abbia programmato soluzioni che contemporaneamente sono stati travolti dal guaio episodico, senza che nessuno lo abbia capito, né tanto meno misurato che prospettive hanno? Ed il Paese, il cui futuro è affidato a questi giovani “abbandonati” – e senza che nessuno abbia la capacità di capire la gravità di questo abbandono, e sia mai intervenuto – quali prospettive ha?

Remo Lucchi

Lo stato d’ansia ed il senso di solitudine, il nervosismo, la tristezza, hanno colpito in modo decisamente significativo i segmenti giovanili, presso i quali la relazionalità fisica – come si diceva - è, e deve essere un ingrediente basico della crescita e della stabilità emozionale. È questo un problema che ha lasciato segni forti, di non facile e rapida soluzione. Conseguenze: isolamento, chiusura, centratura su di sé, attenzione solo al breve periodo, al proprio benessere il più possibile immediato:

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Comunica, è gratis!

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GIAN LUIGI SARZANO APPROFONDISCI

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IL PRIMATO DEL PRIMATE

Ho scritto Comunica, è gratis perché ritengo che la buona comunicazione possa migliorare la qualità della vita. Mi piace pensare alla comunicazione come ad un processo “etico”, che può generare valore aggiunto per tutte le persone che ne sono coinvolte. Troppo spesso vedo “distorcere” il concetto di comunicazione. Oggi, per comunicazione si intende l’arte di persuadere, la capacità di parlare in pubblico, l’abilità di affermare i propri concetti od il “personal branding”. Nulla di sbagliato, ma tutti questi sono alcuni dei risultati della buona comunicazione, che non ne rappresentano l’essenza. Concentrarsi solo sugli aspetti più apparenti rende la comunicazione un fatto meramente commerciale, una pratica necessaria per affermarsi, al di là del proprio valore. La vera comunicazione efficace è molto di più! È uno degli strumenti più potenti che abbiamo per esprimere tutto il nostro potenziale; ci permette di evidenziare la nostra unicità, contribuisce a creare la nostra identità percepita, dona un valore atteso alle nostre parole. La buona comunicazione è fatta anche e soprattutto di ascolto. Prima, di noi stessi e poi degli altri. Ascoltando noi stessi impariamo a comprendere, identificare, gestire le nostre emozioni. Questo passaggio è indispensabile per sviluppare empatia, senza la quale la nostra comunicazione è svuotata di un contenuto essenziale. In questo modo la nostra comunicazione ci permette di diventare autentici e, nella nostra autenticità, molto più carismatici. Essere pienamente consapevoli delle parole e delle modalità che scegliamo per esprimerci, in relazione al contesto ed alla situazione in cui ci troviamo, saperci 23

“sintonizzare” con le persone intorno a noi, diventare portatori sani di entusiasmo e positività, in pratica saper comunicare, è un impegno che ci ripaga. Consapevolezza significa anche responsabilità. Uno dei pilastri della comunicazione efficace è proprio questo: la qualità della comunicazione si misura con i risultati, non con le intenzioni. Comunicare significa intendersi, non semplicemente esprimersi bene! Alcuni confondono l’autenticità col dire tutto ciò che si pensa, indiscriminatamente, senza filtri. C’è una grande differenza tra “pensare tutto ciò che si dice” e “dire tutto ciò che si pensa”. Dire tutto ciò che si pensa, senza riflettere sulle conseguenze della nostra comunicazione può generare ansie, conflitti, tensioni, malumori. Al contrario, pensare tutto ciò che si dice e saperlo esprimere tenendo conto del contesto e delle persone è un’attività che richiede attenzione, rispetto, gentilezza, tatto, sensibilità, intelligenza emotiva. Si può esprimere un concetto con chiarezza, si può contrastare un’opinione, si può rifiutare qualunque cosa o idea, ma lo si può fare senza offendere, senza strumentalizzare, senza creare malessere. La nostra comunicazione può creare posti o precipizi, muri o finestre, può unire o allontanare. Col nostro modo di comunicare possiamo creare un ambiente migliore intorno a noi. Certo, magari è solo una piccola zona, ma tante piccole zone creano una regione, e più regioni creano uno stato. Lo stato del benessere, che può essere un modello per un mondo migliore. Non è una visione utopistica, è la storia del mondo. Così si


sono trasmesse le idee e le invenzioni, così sono nati i movimenti e le rivoluzioni. Ci sono periodi storici che sono indicativi. Nasce un’idea, una tendenza, qualcuno si distingue ed ispira, facendosi portatore sano ed emblematico di un modo di essere e, nel giro di breve tempo, si sviluppa una tendenza, un sapere comune e condiviso che diventa cultura. E tutto avviene vicino prima di propagarsi e diffondersi. Pensate ai filosofi greci. Molti dei più importanti hanno vissuto nello spazio ristretto di cento anni, nel quinto secolo a.C.: Platone, Socrate, Eraclito. Oppure al Rinascimento: Leonardo, Michelangelo e Raffaello. In questi casi si parla di “risonanza creativa”. Persone che hanno vissuto sensazioni, visioni e idee comuni, sviluppandole. È lo stesso principio per cui nella “Silicon Valley” sono nate le più grandi aziende tecnologiche; in EmiliaRomagna si fabbricano i bolidi a 2 o 4 ruote, oppure in una specifica area si sviluppa la produzione di un determinato prodotto. L’Italia in questo è un esempio virtuoso con oltre 100 distretti di produzione specializzata.

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Il nostro modo di comunicare può creare risonanza creativa ed emotiva. Può “trasmettere positività”, può determinare un ambiente, può influenzare relazioni, può contribuire a migliorare la vita delle persone, a partire da noi stessi. Tanto migliore è il nostro modo di comunicare, tanto più forte sarà l’eco positivo che ne deriverà. Molti dei nostri successi od insuccessi dipendono dal modo in cui comunichiamo, prima con noi stessi e poi con gli altri. Le persone si avvicinano o si allontanano da noi in base a quanto la nostra comunicazione rappresenta soluzione o problema. Essere “positivi” nella comunicazione non significa ridere sempre a prescindere o stamparsi un sorriso sul volto, né tantomeno minimizzare i problemi. Quella è superficialità. Essere positivi significa essere costantemente rivolti alla soluzione. Significa individuare il problema, analizzarlo, ma muoversi immediatamente verso la ricerca di una soluzione o di una accettazione e positiva convivenza con un problema che, in quel caso, diventa stato di fatto. Comunicare bene significa mettere insieme più fattori e dare spazio anche alla nostra creatività, alla nostra immaginazione. Quanto influisce l’immaginazione sulla comunicazione? Tantissimo, ne è il motore. Per migliorare il modo di comunicare non basta migliorare il proprio linguaggio, ma occorre migliorare il pensiero che genera il linguaggio che usiamo. Motivazione, comunicazione, obiettivi e risultati sono strettissimamente correlati tra di loro. La motivazione e la comunicazione sono anche più che collegate, sono consequenziali e complementari. Questo 24


IL PRIMATO DEL PRIMATE

perché i risultati che noi otteniamo nella nostra vita sono estremamente collegati alla somma di questi fattori. Noi siamo l’insieme dei nostri pensieri, delle nostre decisioni e delle nostre azioni. Tutto ciò che è stato realizzato è stato prima pensato. Avere l’idea e l’immagine molto chiara degli obiettivi è uno dei segreti del successo della tua comunicazione prima e della tua realizzazione successivamente. L’immaginazione è lo strumento per rendere manifesti i propri desideri. La chiarezza dei desideri illumina il percorso da compiere per realizzarli. Riusciamo a realizzare solo ciò che possiamo immaginare. Non vuol dire che tutto ciò che riusciamo a immaginare lo realizzeremo, ma se riusciamo a realizzarlo è perché prima lo abbiamo immaginato. Viceversa spesso non riusciamo a realizzare ciò che non siamo in grado di immaginare; se non riusciamo a rappresentare qualcosa nel nostro cervello, molto probabilmente non riusciamo a farlo o a realizzarlo. Né tantomeno abbiamo le giuste motivazioni. L’immaginazione è uno strumento molto potente, può darci entusiasmo o crearci ansia, può cambiare il nostro umore, il nostro stato d’animo, persino la nostra salute. Immaginare è un atto esaltante e condizionante.

impegnativo,

Quando immaginiamo, iniziamo a creare la nostra realtà. L’immaginazione è un atto di volontà. Saperlo tradurre in comunicazione è il primo passaggio per creare ciò che desideriamo. 25

E, infine, è necessario essere consapevoli che noi comunichiamo sempre, volontariamente o involontariamente. Tutto ciò che noi pensiamo viene percepito, oltre le nostre parole. Comunichiamo coi nostri silenzi, con gli sguardi, con le assenze, con i gesti. Comunichiamo con le nostre emozioni più o meno evidenti. Ma soprattutto comunichiamo con i fatti. I due linguaggi che preferisco per comunicare sono il linguaggio dei fatti e quello della passione che mettiamo nelle cose che facciamo. Quando diventiamo ciò che facciamo siamo i migliori comunicatori del mondo. Diventiamo seduttivi, affascinanti, irresistibili e soprattutto credibili. Come un bambino che gioca, come uno sportivo che si allena con intensità, come una persona che mette tutto se stesso in ciò che fa. Comunica, è gratis!

Gian Luigi Sarzano


FABRIZIO FAVINI Nel mondo del

favorendo la crescita

a modificare i

(Sole 24ORE); La

Editore di

management

di soddisfazione,

comportamenti

vendita fa per te (Sole

rivoluzionepositiva.

consulting da 50 anni,

motivazione, self-

non più funzionali

24ORE); Scuotiamo

com, Magazine On

è consulente esperto

engagement,

alla crescita sia

l’Italia (Franco Angeli);

Line orientato al

di innovazione del

produttività.

dell’Individuo che

Comportamenti

nuovo Umanesimo

dell’Azienda.

aziendali ad elevata

d’Impresa per

produttività –

la sostenibilità

comportamento, facilitatore e

Utilizza le

formatore per lo

neuroscienze per

Oltre a numerosi

Integrazione tra

sociale, economica

sviluppo del talento

favorire l’acquisizione

articoli, ha pubblicato

stili di management

ed ambientale

in Azienda. Migliora

delle competenze

i seguenti libri: La

e neuroscienze

dell’Impresa stessa.

il rendimento del

sociali indispensabili

Vendita di Relazione

(gueriniNext).

capitale umano

26


AUTORI EUGENIO VIGNALI Laureato in

imprese. L’interesse

neuro-relazionale e a

la formazione e

come opportunità di

Economia Aziendale.

per la dimensione

restringere il proprio

lo sviluppo delle

crescita personale.

Dopo un decennio

umanistica del

campo di intervento

competenze

È uno degli ideatori

presso una realtà

mondo produttivo lo

alle dinamiche

individuali. È co-

della certificazione

multinazionale lascia

porta a integrare la

interpersonali e

autore del libro I

Conflict-Positive

la carriera aziendale

propria formazione

alla gestione dei

quattro passi per

Organization e

per dedicarsi alla

con competenze

conflitti in ambito

creare una relazione

del metodo OCRA

libera professione

di counseling

lavorativo, che

considerando il

- Organizational

come consulente alle

e coaching

affronta attraverso

conflict management

Conflict Risk Analysis.

27


AUTORI REMO LUCCHI Dal novembre

dei nuovi eventi

Amministratore

varie università.

dell’evoluzione

2015 è presidente

sociali alimentati

Delegato e

Ha personalmente

sociale e per la

dell’advisory board

dai nuovi approcci

Presidente di GFK

sviluppato la

definizione delle

di Eumetra, Istituto

della Sostenibilità.

Eurisko. Dal 1978

principale ricerca

strategie media.

di nuova concezione

È stato co-

in poi Docente

sociale in Italia,

per lo studio della

fondatore, Direttore

in ricerche sociali

punto di riferimento

discontinuità e

della ricerca,

e di mercato in

per l’analisi

28


GIAN LUIGI SARZANO È uno dei coach

dell’educazione e

Leader nella

delle emozioni e

e personaggi.

di maggiore

della Formazione;

comunicazione

delle relazioni,

Molto sensibile alle

successo in ambito

esperto certificato

efficace, è

negoziazione,

iniziative di valore

comunicazionale,

in analisi

specializzato in

programmazione

sociale e attivo nella

motivazionale e

comportamentale.

programmi di

neuro-linguistica. È

ricerca attraverso

commerciale. E’

Imprenditore

miglioramento

consulente e coach

laboratori formativi.

laureato in Psicologia

affermato, scrittore

personale, public

di aziende, gruppi,

del Lavoro e Scienze

ed opinionista.

speaking, gestione

imprenditori, sportivi

29


STUDIO BETTINARDI BOVINA DOTTORI COMMERCIALISTI E REVISORI CONTABILI

MANIFESTO

STUDIO BETTINARDI BOVINA Dottori Commercialisti e Revisori Contabili Galleria Unione, 1 - 20122 MILANO, ITALIA Tel: +39 02 805 804 210 - Fax: +39 02 936 602 65 Via Bacchini Delle Palme, 1 - 37016 GARDA, ITALIA Tel: +39 04 562 703 11 studio@studiobettinardibovina.it

Perché Rivoluzione

Con l’enorme

quindi, nel nostro

guardare non vede; chi

una iniziativa virtuosa

Positiva?

disponibilità di

comportamento.

non si ferma a pensare

resa possibile dalla

non pensa.

combinazione dei saperi

informazioni, resa Un nuovo

possibile dalla

Siamo passanti frettolosi

Magazine On Line:

tecnologia, la nostra

e distratti la cui soglia

Riscopriamo allora il

umane e professionali

informazione,

vita è diventata

di attenzione dura 8

piacere - o la necessità -

di un manipolo di

conoscenza, saggezza.

molto più veloce e

secondi; siamo meno

di riflettere, di pensare,

Pensatori Positivi,

molto più distratta.

concentrati dei pesci

di soffermarci per capire

profondi, competenti

Abbiamo creato i

rossi che arrivano a 9, ci

meglio dove stiamo

e sensibili interpreti

presupposti per cui il

dicono gli esperti. Siamo

andando per essere più

del nostro tempo,

nostro cervello è meno

diventati bulimici di

consapevoli del nostro

che hanno deciso di

preciso, fatica di più a

informazioni, emozioni,

tempo, complesso e

contribuire a questo

concentrarsi. Perdiamo

immagini, collegamenti,

complicato, e del nostro

Progetto. Ad essi si

il focus attentivo sui

suoni. Divoriamo il

ruolo, umano, sociale e

uniscono autorevoli

problemi, divaghiamo

tutto in superficie senza

professionale.

mentalmente, siamo

gustare, approfondire,

intermittenti e

riflettere.

discontinui nel nostro modo di pensare e,

e delle esperienze

Testimoni Positivi. A tutti loro il nostro

Se condividete queste

grazie! di cuore.

nostre riflessioni, siete Oggi chi non si ferma a

invitati a partecipare ad

Il Comitato di Redazione: Fabrizio Favini Edoardo Boncinelli Roberto Cingolani Enrico Giovannini Gianni Ferrario 30


DIDA

Piccadilly Circus George Hyde Pownall (ca. 1910)

img: a.travel-assets.com

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Ci danno il loro supporto: Deltavalore Progetti per l’innovazione del comportamento mobile 335.6052212 info@rivoluzionepositiva.com

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Tamberlow Applicazioni web based mobile 329-2115448 tommasocrippa@tamberlow.com


Una bellissima notizia ci perviene da Maurizio Zordan, titolare della Zordan di Valdagno (VI): l’Azienda ha allestito nella propria hall l’Albero della Nuova Vita che ospita i nomi dei neonati dei propri Collaboratori! “Questo è il migliore indicatore di fiducia nel futuro che la nostra Azienda può esprimere come Comunità Aziendale” - afferma Maurizio, a cui vanno i nostri calorosi complimenti per la lodevole iniziativa.

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