NUMERO 62 . dic2023 . Le persone ascoltano coloro che sanno ascoltare

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ДЕТИ

(BAMBINI)

LE PERSONE ASCOLTANO COLORO CHE SANNO ASCOLTARE La gente non ascolta, aspetta solo il suo turno per parlare. Così si comporta il 90% delle persone. Cosa intendo esattamente? Che troppo spesso sottovalutiamo l’importanza dell’ascolto nella comunicazione. Infatti la nostra capacità di ascoltare è più importante della nostra abilità nel parlare. Perché? Perché l’ascolto mi permette di capire cosa sta pensando qualcun altro, come si sente e quali sono i suoi bisogni. Ascoltando, posso

entrare in empatia con gli altri, il che mi consente di costruire una relazione più profonda. Se le persone ascoltassero davvero il doppio di quanto parlano di solito, ci sarebbero meno conflitti e incomprensioni. L’ascolto, inoltre, ci aiuta a imparare dagli altri e ad acquisire conoscenze - a cui altrimenti non avremmo accesso. Quando ti sforzi di ascoltare bene chi sta parlando, sei in grado di assorbire molte più informazioni.

Ecco perché l’ascolto attivo è una pratica essenziale per diventare un comunicatore efficace, credibile ed apprezzato. Fabrizio Favini

N.62 DICEMBRE 2023


PROGETTO Il marchio del Magazine rivoluzionepositiva riporta 3 parole che sintetizzano i 3 stadi evolutivi del sapere. Prima parola: INFORMAZIONE. Troppe persone ormai si ritengono soddisfatte nella loro ricerca del sapere quando la loro fonte del sapere è la Rete. Peccato che l’Informazione attendibile si sia ormai estinta

avendo lasciato il posto alle fakenews. Fermarsi a questo stadio significa essere disinformati, superficiali, manipolabili, marginali, inaffidabili. Seconda parola: CONOSCENZA. Per sconfiggere le fakenews dobbiamo sviluppare un adeguato livello di conoscenza, che si costruisce con lettura profonda, ricerca,

confronto, verifica. Un grande salto di qualità rispetto a INFORMAZIONE, non vi è dubbio. Ma non basta. Ognuno di noi, con un passo ulteriore, può dare un personale contributo alla soluzione dei tanti problemi che stanno comprimendo la nostra esistenza. Terza parola: SAGGEZZA. Significa saper essere consapevoli, ovvero dominare impulsi, emozioni, sentimenti negativi a favore

di una personale rivoluzionepositiva. Quindi adottare un comportamento responsabile, che discende dal latino res-pondus: farsi carico del peso delle cose! Saper essere saggi, appunto, una saggezza che nulla ha a che fare con il logoro, millenario paradigma secondo il quale la saggezza apparteneva solo agli anziani del villaggio. Tutti noi possiamo/ dobbiamo tendere alla saggezza!

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Il Saggio gioisce nel donare Buddha

CAMPAGNA SOSTENITORI Magazine rivoluzionepositiva

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Molte grazie! 3


IL NOSTRO PERCORSO L’universo del comportamento umano è uno dei pochi settori in cui si continua ad operare sulla scorta di abitudini e di modelli culturali in buona parte obsoleti.

limita nella capacità di interpretare con lucidità la realtà circostante. Siamo in balìa di alibi, conformismi, abitudini consolidate e di false convinzioni.

Veniamo educati a soffrire per conquistarci un posto nella vita; viceversa l’educazione al benessere interiore, all’autoconsapevolezza, alla percezione di sé e degli altri ce la dobbiamo costruire da soli.

Per rimuovere emozioni ed atteggiamenti negativi aprendo la nostra esistenza alle opportunità della vita, dobbiamo sviluppare energie costruttive e positive e un diverso approccio con noi stessi e col mondo che ci circonda. rivoluzionepositiva ha lo scopo di aiutare, chi è interessato, a realizzare questi obiettivi.

E così noi molto spesso facciamo un uso sub-ottimale delle nostre risorse personali, influenzando in tal senso la vita di chi ci sta vicino: in famiglia, in società, sul lavoro. Spesso aderiamo alla cultura della negatività, della lamentela, della critica, del rinvio, dell’immobilismo.

BENVENUTI A BORDO!

Altrettanto spesso siamo vittime di comportamenti autolimitanti. Sovente l’esperienza, consolidando un pregiudizio, ci

Il Comitato di Redazione: Fabrizio Favini Edoardo Boncinelli Roberto Cingolani Enrico Giovannini Gianni Ferrario

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INDICE

06 12 16 20 FABRIZIO FAVINI

FILOMENA MAGGINO

RAFFAELE FALCONE

REMO LUCCHI

Esperto di innovazione del comportamento

Professore ordinario di Statistica Sociale Università La Sapienza di Roma.

Country Manager di Qualtrcs Italia.

Esperto in ricerche sociali.

Vincere la battaglia dei talenti con l’Intelligenza Artificiale.

Un unico obiettivo: la vita, da vivere bene.

Intelligenza Emotiva per acquisire un vantaggio competitivo e il benessere dei Collaboratori

Agenzia nazionale per la valutazione della qualità della vita: una proposta concreta.

5a Parte

pg. 26 Autori pg. 30 Manifesto

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Intelligenza emotiva per acquisire •un vantaggio competitivo •il benessere dei Collaboratori 5a parte

FABRIZIO FAVINI APPROFONDISCI

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LE PERSONE ASCOLTANO COLORO CHE SANNO ASCOLTARE

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Nelle 4 puntate precedenti abbiamo visto come ora più che mai dobbiamo costruire - senza ulteriori esitazioni – una nuova cultura, la cultura dello Sviluppo Umano.

Apprendimento che non ha nulla a che vedere con la Formazione per aumentare l’intelligenza cognitiva, bensì con lo sviluppo dell’Intelligenza Emotiva.

Abbiamo parlato di scienza del benessere e di biologia della gentilezza, ossia di una importante innovazione comportamentale che ci permette di affrontare la nostra vita relazionale con soddisfazione, consapevolezza, motivazione, responsabilità, successo.

Ci avvaliamo ora, oltre allo specifico Modello Didattico e Comportamentale visto nella puntata precedente, anche di un set di Tecniche per il Comportamento Aumentato che vanno a integrazione del Modello stesso, e di cui prendiamo qui in considerazione le prime 2 nel loro formato di sintesi:

E abbiamo visto come questa innovazione comportamentale possiamo acquisirla solo tramite uno specifico Piano di 7

• Manuale di Benessere Mentale • Cervello Emotivo VS Cervello Razionale


MANUALE DI BENESSERE MENTALE

nostro COMPORTAMENTO:

Iniziamo rispondendo a 4 Domande di Fondo, indispensabili per cominciare a sviluppare la nostra autoconsapevolezza: 1. siamo disponibili a tentare di diventare ciò che vorremmo essere? 2. non è forse nevrosi continuare a fare ciò che non ci dà soddisfazione? 3. siamo disponibili ad imparare da ogni esperienza, soprattutto se fallimentare, senza generare alibi e frustrazioni? 4. siamo consapevoli che ogni sconfitta subìta è lo stimolo che migliora il carattere ed aumenta le nostre capacità? Procediamo ora scoprendo come si sviluppano gli Stati d’Animo, origine del

Gran parte dei nostri stati d’animo si verificano senza che da parte nostra ci sia controllo conscio. Noi costantemente entriamo ed usciamo da stati d’animo positivi e negativi. Basta esserne consapevoli. 8


LE PERSONE ASCOLTANO COLORO CHE SANNO ASCOLTARE

Procediamo analizziamo i 6 elementi caratteriali necessari al successo: • passione, fiducia, strategia, entusiasmo, dominio della comunicazione, iniziativa definendo per cadauno il potenziale che ci sentiamo di avere in noi. Proseguiamo definendo il benessere psicologico nei suoi 6 componenti: • autonomia di pensiero • padronanza ambientale (opportunità vs avversità) • crescita personale (realizzare il proprio potenziale) • relazioni positive con gli altri (empatia, vicinanza, condivisione) • scopo della vita (obiettivi significativi) • accettazione di sé (senza voler essere a tutti i costi diversi da quello che si è). Indaghiamo ora le nostre possibili Emozioni Negative - ovvero le schiavitù emozionali - che sfociano in Comportamenti Autolimitanti, dannosi alla salute e allo sviluppo della nostra personalità: • inerzia come strategia di vita: attendismo, noia, procrastinazione, apatia, accidia • autocommiserazione, depressione, rabbia, paura, rassegnazione, senso di colpa, inquietudine, ansia, il timore dell’ignoto • la frustrazione, l’autoinganno – ossia fuga del presente • il flagello della preoccupazione • la frustrazione e il rifiuto. 9

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Concludiamo con la rivoluzionepositiva, ossia con l’automiglioramento delle nostre Emozioni Negative, acquisendo l’importanza: • della ricerca della realtà • della progettualità, costruttività, concretezza, efficacia operativa, collaborazione • della capacità di decidere e di agire

• del miglioramento del rapporto sociale ed affettivo • di aprire la mente a nuovi stimoli • dello sviluppo dell’autoconsapevolezza. CERVELLO EMOTIVO EMOZIONALE

VS

CERVELLO

Le scienze cognitive sono nate un paio di secoli fa e spesso vengono chiamate


la Scienza della Mente. In realtà sono la scienza di una sola parte della mente, quella che ha a che fare col ragionamento. Ricordiamo che l’esistenza umana non è solo logica dovendo noi esprimere sentimenti ed emozioni! Ricordiamo inoltre che una mente senza emozioni non è affatto una mente bensì un mero apparato per elaborare informazioni.

Il cervello razionale lavora più o meno in modo simile a tutti i cervelli, ragion per cui i fondamentali razionali sono generalmente condivisi e condivisibili. Viceversa, la vita emotiva è talmente caratterizzata e variegata che è impossibile classificarla in un sistema generalmente condiviso.

I razionalisti e i cognitivisti hanno quindi studiato la mente omettendo di dedicare adeguata attenzione al ruolo fondamentale dell’Intelligenza Emotiva.

Pertanto ciò che rende diversa una persona da un’altra non è il cervello razionale bensì il cervello emotivo. E le regole che esprimono le emozioni variano enormemente da una cultura all’altra.

L’emotività condiziona ampiamente le nostre convinzioni e decisioni: si è propensi a decidere a favore di ciò che ci fa più piacere.

Apprendere come funziona il nostro cervello è un passaggio fondamentale per l’acquisizione dell’autoconsapevolezza. 10


LE PERSONE ASCOLTANO COLORO CHE SANNO ASCOLTARE

Il nostro cervello funziona per automatismi. Il nostro cervello ha in origine un compito fondamentale: cercare in tutti i modi di garantirci la sopravvivenza. Oggi in genere non si parla più di sopravvivenza bensì di prevenire SOFFERENZA, ANSIA, STRESS, DOLORE. Quindi il cervello si trova costantemente nella funzione di SIMULARE - ANTICIPARE - PREVEDERE la realtà per proteggerci da una possibile situazione di pena/disagio. Anticipando la realtà non ha più bisogno di vederla. E qui iniziano i problemi …. L’intelligenza emotiva allenata ci offre la possibilità di scegliere come esprimere i nostri atteggiamenti attenuando le risposte istintive e migliorando i nostri comportamenti. Se le nostre aziende non riescono a far evolvere i comportamenti di un elevato numero di Collaboratori è perché esse adottano un approccio formativo che privilegia ancora l’aspetto razionale e ignora l’aspetto emozionale. Nel prossimo numero procediamo con la sintetica descrizione di altre Tecniche per il Comportamento Aumentato.

Fabrizio Favini continua

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Agenzia nazionale per la valutazione della qualità della vita: una proposta concreta

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FILOMENA MAGGINO APPROFONDISCI

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LE PERSONE ASCOLTANO COLORO CHE SANNO ASCOLTARE

Nel precedente articolo (vedi N. 59 di rivoluzionepositiva) abbiamo parlato della necessità di un nuovo modo di concepire le politiche. Il mondo della politica riguarda la sfera dell’agire, del fare: ecco dunque declinato in un esempio concreto come sia possibile definire uno strumento di governo (in senso generico) in grado di rivoluzionare l’agire politico.

Da quel momento comincia a svilupparsi un movimento di idee portato avanti da singoli ricercatori, da settori isolati del mondo accademico, da nascenti associazioni che si dedicano alle tematiche del superamento del PIL, dai nuovi indicatori del benessere sociale (BES) che si occupano della qualità della vita e della sua valutazione e misurazione.

La storia è ormai risaputa. Tutto nasce da un discorso, divenuto poi celebre, pronunciato da Robert Kennedy il 18 marzo 1968 presso l’Università del Kansas:

Tuttavia, se pensiamo in particolare alla realtà italiana e se andiamo a scavare in profondità, scopriamo che tutto ciò ha radici antiche: risale infatti ai primi secoli della repubblica romana la massima latina: “Salus populi suprema lex esto” ( “Il benessere del popolo sia la legge suprema”).

«Non troveremo mai un fine per la Nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow Jones, né i successi del Paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro Paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.»

Tale formula è carica, allo stesso tempo, di sacralità e di pregnanza giuridica: il valore salute e benessere è inteso come la qualità positiva più elevata cui aspira l’uomo durante la sua vita terrena e come tale deve essere preso a riferimento dai legislatori e, diremmo noi oggi, dagli amministratori della res publica. Riscoprendo dunque radici antiche e facendo riferimento alle solide basi teoriche recentemente acquisite dalla comunità scientifica internazionale ed italiana, nasce così la proposta della istituzione di una Agenzia Nazionale per la Valutazione Sistemica della Qualità della Vita. Tale Agenzia si profila per certi versi come una sorta di agenzia di rating votata alla qualità della vita. In effetti - come in un’agenzia di rating del credito - la materia prima sarà l’informazione nella sua accezione di bene giuridico di “servizio” e, inoltre, come nelle classiche agenzie di rating, il lavoro verterà su una valutazione non solo quantitativa ma soprattutto di tipo qualitativo in cui sarà fondamentale il giudizio degli analisti. Per proseguire nel parallelismo con le agenzie di rating del credito, anche l’Agenzia

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proposta si dovrà avvalere di “giudizi sintetici”, ossia valutazioni che condensano informazioni complesse e multidimensionali. La complessità e delicatezza del lavoro dell’Agenzia si esplicherà dunque nello scegliere, controllare, selezionare, valutare e sintetizzare informazioni complesse per giungere all’emissione di un giudizio sintetico. Questa Agenzia si differenzierà dalle normali agenzie di rating del credito in quanto queste ultime traggono profitto dall’emissione di giudizi sulla capacità di rimborso dei soggetti che emettono prestiti obbligazionari: tali giudizi emessi (rating), vengono utilizzati dagli investitori per stimare il rischio dell’investimento e le possibilità di eventuali default. Tutto ciò ovviamente non ha ragion d’essere in un’Agenzia quale quella che qui si profila. Se proprio vogliamo forzare il parallelismo, le elaborazioni complessive e finali prodotte da tale Agenzia assurgeranno a “segnali di allarme” relativamente ad un eventuale default inteso come, per esempio,

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“condizioni di deterioramento del tessuto sociale di una Nazione”. Quindi, in altre parole, i principali utilizzatori dell’Agenzia dovrebbero essere i Cittadini e i gruppi portatori di interessi (stakeholder) ma anche Pianificatori, Amministratori, Attori politici… Qualcuno potrebbe pensare a questa proposta come alla creazione di uno strumento per stabilire quale sia il Paese in cui è meglio vivere1, ma ciò rappresenterebbe una distorsione. L’obiettivo in ultima analisi dovrebbe essere quello di migliorare le condizioni di vita del Paese in cui si vive in tutte le sue componenti: i Cittadini, l’ambiente, il paesaggio, il lavoro, e così via. Questa funzione potrebbe essere anche quella di stimolare una sana emulazione tra territori diversi, evitando però omologazioni e convergenze innaturali. Sarà importante stabilire anche il livello di osservazione territoriale (nazioni, regioni, aree metropolitane, ecc.). Sarebbe di particolare interesse, soprattutto in questo momento storico, dare un rilievo europeo all’iniziativa facendo rete con Esperti Accademici, associazioni scientifiche, centri di ricerca, dipartimenti universitari. L’Agenziadovrebbeutilizzareprincipalmente dati provenienti da fonti ufficiali o che rispettino i classici principi sulla qualità dei dati. Sintetizzando, l’Agenzia di rating che qui si propone richiede lo sviluppo di uno specifico osservatorio e di un processo di rating, volti a sostenere l’azione di miglioramento della qualità della vita dei territori. Questo processo richiede: 1. lo sviluppo di un modello concettuale (prospettive e dimensioni della qualità 14


LE PERSONE ASCOLTANO COLORO CHE SANNO ASCOLTARE

della vita e della sostenibilità) con robusti fondamenti scientifici 2. l’individuazione di un set di indicatori da costruire, per valutare le dimensioni concettuali facendo riferimento anche ad altre iniziative rilevanti sia a livello nazionale che internazionale 3. l’acquisizione, il mantenimento l’aggiornamento dei dati

e

4. l’implementazione di un sistema di rating sintetico e di individuazione dei punti di forza e di debolezza dei livelli e delle politiche legate alla qualità della vita 5. il monitoraggio periodico degli indicatori 6. l’analisi dei trend, la comparazione tra territori e letture sintetiche rivolte ai diversi livelli (locale, regionale, nazionale) 7. la raccolta e la classificazione di buone pratiche 8. la certificazione delle politiche. Lo sviluppo di questo processo richiede la cooperazione di diverse tipologie di competenze e professionalità e la disponibilità di un’adeguata infrastruttura tecnologica per l’acquisizione dei dati e la loro elaborazione. Si potrebbe infine immaginare come l’Agenzia potrebbe utilmente sviluppare anche altri settori, quali la comunicazione al territorio e la formazione alla politica.

Filomena Maggino

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1. Un tale tipo di obiettivo è fallimentare in partenza. Facciamo un esempio. Nel 1988 uno studio dell’Intelligence Unit dell’Economist (EIU) mirava ad individuare il migliore Paese in cui nascere. Tale studio, basandosi sull’analisi di un gruppo di indicatori che descrivevano le migliori opportunità per una vita sana, sicura e prospera negli anni a venire, aveva prodotto alla fine una classifica tra tutti i Paesi del mondo. Al primo posto c’erano gli Stati Uniti, seguiti da Francia, Germania (Occidentale) e Italia. La classifica, in pratica si basava su indicatori osservati nel 1988 e li proiettava al 2013 attraverso un modello molto semplice ed inerziale (qualcosa del tipo “se oggi stiamo bene, staremo bene anche nel 2013”). Lo studio è stato ripetuto recentemente. La proiezione pone al primo posto la Svizzera e subito dopo l’Australia, la Norvegia e la Svezia mentre i primi quattro Paesi della precedente graduatoria sono risultati essere rispettivamente al 16°, 26°, 16° (pari merito) e al 21°. Nell’articolo del settimanale “The Economist” che riporta i risultati di tale studi (http://www.economist.com/ news/2012/11/21/the-lottery-of-life) si fa presente che lo studio si basa su “indicatori statisticamente significativi”. Ma, siamo sicuri che la scelta degli indicatori sia quella giusta? Infatti, il risultato può essere letto in un altro modo: chi nel 1988 avesse scelto di far nascere il proprio figlio nel primo Paese in graduatoria avrebbe fatto crescere il figlio in un Paese che avrebbe - come i dati attuali dimostrano - di fatto diminuito la sua qualità (o almeno la sua qualità sarebbe stata superata da quella di altri Paesi).


Vincere la battaglia dei talenti con l’intelligenza artificiale RAFFAELE FALCONE APPROFONDISCI

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I progressi tecnologici, gli effetti delle Grandi Dimissioni, i nuovi modi di lavorare e l’inflazione quasi record hanno prodotto la più significativa carenza di talenti della storia. La ricerca (Korn Ferry, 2023)1 suggerisce che se continuassimo sulla traiettoria attuale, la carenza globale di talenti potrebbe raggiungere 85 milioni di persone entro il 2030; se non controllata, entro il 2030 potrebbe comportare una perdita di entrate globali di 8,5 trilioni di dollari all’anno. Dati gli eventi recenti, che hanno costretto le Aziende a riconsiderare le esperienze che offrono ai propri Collaboratori, non esiste oggi Leader nelle risorse umane che non sia profondamente consapevole della situazione e della sfida per l’acquisizione dei talenti. Ciò nonostante, la gestione dei 1

LE PERSONE ASCOLTANO COLORO CHE SANNO ASCOLTARE

talenti si basa ancora su regole obsolete, che non possono più funzionare. I Candidati, infatti, vogliono vedersi offrire esperienze più “umane” da coloro per cui lavorano o da cui andranno a lavorare. Questo significa dire addio ad un approccio unico per finalmente poter personalizzare - o meglio, umanizzare - ogni aspetto del processo di recruiting. Storicamente applicare questo approccio su larga scala è stato un problema, ma grazie alle nuove tecnologie digitali all’avanguardia, e in particolare grazie all’intelligenza artificiale (IA), stiamo entrando in una nuova fase dell’esperienza di Candidati e Collaboratori che supera questa complessità. INTELLIGENZA ARTIFICIALE: IL GRANDE ABILITATORE Immaginate di avere un assistente chiamato Umberto. Umberto pianifica automaticamente i colloqui, esamina i CV in modo imparziale, identifica i migliori Candidati, esegue ricerca sulle principali banchedati per scoprire talenti, acquisisce metriche-chiave dai colloqui per mostrarti dove migliorare e fornisce persino risposte personalizzate a ogni Candidato. Ma attenzione: Umberto è un robot. Ora, la narrativa più comune sull’intelligenza artificiale è che ci stia “rubando il lavoro”. Ma ciò non potrebbe essere più lontano dalla verità. Finora l’IA ha funzionato prevalentemente con il pilota automatico; in futuro, lavorerà al fianco di tutti noi per migliorare l’efficacia, ridurre i costi e consolidare la tecnologia. Stiamo già

https://www.kornferry.com/insights/this-week-in-leadership/talent-crunch-future-of-work

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assistendo alla sua adozione in massa: secondo la ricerca Future of Work 2022 di IDC2, quest’anno il 60% di un campione formato da 2.000 aziende implementerà strumenti di IA e di machine learning (ML) lungo l’intero ciclo di vita del Collaboratore. Inoltre, gli autori prevedono che l’80% di queste aziende assumeranno dei Manager esperti di IA/machine learning entro il 2024.

Ma l’IA è solo uno degli strumenti che definiscono il nuovo approccio necessario per vincere la competizione per i talenti. Sebbene siano già tanti ad avere una certa familiarità con le strategie e i concetti offerti dagli esperti, vorrei provare comunque ad offrirvi qualche consiglio utile:

Avere un assistente come Umberto significa poter dedicare meno tempo alle attività amministrative e allo screening e più tempo a conoscere i Candidati, condurre colloqui coinvolgenti e ideare strategie che attirino i profili migliori. E non solo! Immaginate per un momento di poter acquisire ogni feedback e/o commento sulla vostra azienda da ogni canale di social media o luogo di lavoro, di poter comprendere ciò che i Candidati apprezzano dei vostri processi di assunzione e quello che invece odiano, come si sentono riguardo al mercato del lavoro e cosa stanno effettivamente cercando.

Per quanto esistano già esempi di successo e le aziende già avvertano il bisogno dell’intelligenza artificiale, ciò non vuol dire che questa sia di per sé una soluzione magica. È importante, quindi, riflettere attentamente su come utilizziamo la tecnologia e riuscire a cambiare prospettiva man mano che la nostra comprensione e la nostra maturità in materia di IA crescono.

Potreste quindi utilizzare gli strumenti basati sull’intelligenza artificiale per analizzare queste informazioni e scoprire nuove aree di opportunità (ad esempio fornendo più comunicazioni in tempo reale durante la selezione), il sentiment del Candidato verso la vostra Azienda e le possibili aree di miglioramento. Potreste anche valutare i dati dei Candidati (inclusi CV, profili sui social media e il comportamento online) per prevedere chi avrà maggiori probabilità di avere successo nel ruolo. Inoltre, Umberto potrà effettuere riferimenti incrociati sui benefit e sui pacchetti retributivi offerti dalle aziende concorrenti in modo da fornire una base di riferimento su cui costruire la vostra offerta per attirare Candidati di alta qualità. 2

1. Cambiate prospettiva.

2. Agite con empatia. In questo momento, è disponibile sul mercato del lavoro un’incredibile gamma di talenti, ma il più delle volte le aziende si lasciano scappare le risorse migliori nel processo di selezione. In questo senso, l’IA può aiutare a semplificare i processi e portare le aziende a comportarsi in modo maggiormente empatico. Grazie agli assistenti IA connessi con sistemi di tracciamento dei Candidati, nessun Candidato verrà trascurato o lasciato indietro poiché si può impostare automaticamente un check-in o un promemoria per l’ eventuale ricontatto. 3. Considerare l’impatto, comunicare il cambiamento. È fondamentale scegliere dove, quando e come implementare le capacità forniteci dall’intelligenza artificiale e dove

https://blogs.idc.com/2021/11/18/idc-futurescape-worldwide-future-of-work-2022-predictions/

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invece privilegiare il rapporto umano. Fondamentale è comunicare l’utilizzo che si intende fare dell’IA per garantire un miglioramento continuo e un’esperienza differenziante e umana. LA TECNOLOGIA PUÒ RENDERE PIÙ UMANE LE IMPRESE? Pensate a tutti i segnali che passano inosservati durante qualsiasi processo di recruiting (ad esempio, i Candidati che lasciano commenti sui forum o sui social media): non è pratico né scalabile chiedere ai Selezionatori di monitorarli in maniera manuale. Utilizzando l’intelligenza artificiale per ascoltare e analizzare automaticamente questi dati, i Selezionatori possono ottenere le informazioni necessarie sui Candidati in ogni fase della loro esperienza. Nel corso del tempo, l’intelligenza artificiale diventerà una componente fondamentale per ogni Azienda e ci aiuterà a scoprire 19

LE PERSONE ASCOLTANO COLORO CHE SANNO ASCOLTARE

tendenze e opportunità che altrimenti sarebbero passate inosservate. Una volta comprese e colmate le lacune nel processo di selezione, gli addetti al recruiting potranno creare esperienze migliori per ogni singolo Candidato e attrarre i profili più appropriati. L’intelligenza artificiale non consiste, quindi, nel sostituire l’elemento umano, ma nell’arricchirlo grazie alla raccolta di dati preziosi. Dati che nel tempo cambieranno le sorti della battaglia per i talenti a favore delle Aziende che sapranno governarli. Raffaele Falcone


Un unico obiettivo: la vita, da vivere bene

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REMO LUCCHI APPROFONDISCI

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LE PERSONE ASCOLTANO COLORO CHE SANNO ASCOLTARE

Torniamo su un tema trattato molte volte anche se inutilmente - perché non succede niente, anzi… Forse siamo stati poco chiari, poco convincenti; non siamo riusciti a far capire la vita, come funziona. Riproviamo. LE DUE COMPONENTI Per vivere bene c’è un metodo fondamentale - che non può essere ignorato – che prevede lo sviluppo della persona attraverso due momenti successivi che richiedono forte attenzione sia da parte della persona stessa che del Sistema che, se del caso, deve intervenire per supportare. I due momenti possono essere così definiti: 1. il momento iniziale è la costruzione di se stessi: è il momento basico, che coincide con il dover diventare un “individuo” – quindi uscire dalla massa – in grado di ragionare con buona capacità critica

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2. il secondo momento è l’acquisizione di capacità relazionale positiva con gli altri, attraverso l’assunzione di senso sociale ed etica. Queste due componenti • strutturali: il costruire se stessi • sovrastrutturali: creare le condizioni della relazionalità (senza relazionalità non c’è vita) devono essere presenti in tutte le forme di vita, anche non umana. Alcuni semplici esempi: • un’autovettura: deve essere innanzitutto un veicolo in grado di funzionare in modo efficiente e sicuro. Ma deve avere una caratteristica aggiuntiva, che non serve per la mobilità, ma per la relazionalità: cioè una interessante carrozzeria. Che non serve per far muovere l’auto, ma per essere scelta, cioè per far scattare


la relazione. Se gli investimenti sulla relazione non fossero adeguati, l’auto, per quanto perfettamente funzionante, “non avrebbe vita” • una casa: deve avere buone fondamenta, pilastri in cemento armato, ma esternamente deve essere supportata da un’estetica interessante e attraente, altrimenti … • un prodotto alimentare: deve essere creato con attenzione alle componenti fondanti (es.: il sapore e la salute), ma deve anche avere caratteristiche esterne che attivano la relazionalità (confezione, distribuzione, prezzo, comunicazione), altrimenti non entra in relazione con nessuno. Quindi le due componenti sono fondamentali; in caso contrario non si realizza nulla, non c’è vita. LA PRIMA COMPONENTE – STRUTTURALE NELLO SVILUPPO DELLE PERSONE

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Entrambe le componenti sono fondamentali, ma per certo la prima è fondativa e in sua assenza non si costruisce nulla. Questa

fase si avvia con l’adolescenza ed ha come obiettivo la costruzione di un individuo dotato di spirito critico, ossia di un pensiero razionale e riflessivo focalizzato a decidere cosa pensare e/o fare. È ciò che permette di operare scelte anche in assenza di percorsi prestabiliti. I risultati delle ricerche sociali dimostrano che l’approccio irrinunciabile per raggiungere questo obiettivo è il completamento delle scuole superiori. L’assimilazione, attraverso lo studio e la discussione di ciò che si è appreso, è l’ingrediente fondamentale. Buona parte delle nuove generazioni, diversamente dal recente passato, ha portato a termine le superiori e quindi, rispetto a 20-25 anni fa, la società gode di individui che hanno una base fondativa più interessante. Si tratta di una base fondativa fondamentale, ma non ancora sufficiente: hanno scoperto se stessi e sono primariamente centrati solo su se stessi; manca ora la seconda fase: la relazionalità non è ancora stata innescata. Prima di entrare nella seconda fase della formazione - che porta allo sviluppo

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LE PERSONE ASCOLTANO COLORO CHE SANNO ASCOLTARE

della relazionalità - si ritiene interessante richiamare alcuni risultati delle ricerche sociali sull’ottimalizzazione di questo primo periodo. L’OTTIMIZZAZIONE COMPONENTE

DI

QUESTA

PRIMA

Quello che emerge è che la scuola superiore italiana – in media – non ha una impostazione ottimale. I destinatari della formazione devono essere i ragazzi, e non la scuola. In altri termini è la scuola che deve tenere conto delle specificità dei singoli studenti – che peraltro nell’adolescenza si caratterizzano con velocità evolutive momentaneamente diverse – e trovare quindi per ciascuno di essi la migliore soluzione, ad evitare che in caso di difficoltà si rischi che prendano le distanze dalla scuola. Purtroppo, nella generalità dei casi la scuola è impostata nel modo opposto: salvo rarissimi casi, c’è rigidità nella didattica. La scuola è unica, impersonale, uguale per tutti, anche se i destinatari – soprattutto in quell’età – hanno caratteristiche e bisogni diversi. Gli insegnanti dovrebbero avere l’obbligo

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di cogliere queste specificità dando aiuto a chi ha necessità perché non si sconforti avviandosi ad una chiusura in se stessi. L’obiettivo deve essere invece di far ritrovare orgoglio in se stessi, e la voglia di impegnarsi. Questa è anche l’approccio perché i giovani acquisiscano capacità di resilienza, cioè siano in grado di non deprimersi e di non rinunciare anche in caso di difficoltà, trovando soluzioni per se stessi. Con queste attenzioni, l’obiettivo di raggiungere il primo stadio (impossessamento critico della propria persona) verrebbe raggiunto in modo ottimale. Con questa impostazione l’”io” verrebbe soddisfatto. Ora bisogna aggiungere la seconda componente, cioè investire sul senso sociale e sull’etica per trovare gli “altri”, entrando così in relazione positiva. In caso contrario non si crea nessuna forma di vita; senza relazione positiva si può solo creare contrapposizione, e paralisi. E ciò che invece sta accadendo a livello sociale è la dimostrazione che la seconda


componente non è stata raggiunta, se non da un’esigua minoranza. LA SECONDA COMPONENTE – SOVRASTRUTTURALE - NELLO SVILUPPO DELLE PERSONE Come già accennato, questa componente coincide con la capacità di avere relazioni con “gli altri”: mai contrapporsi, trovare sempre soluzioni, nel caso aiutando. Questa capacità relazionale positiva – che è fondamentale ed irrinunciabile - va costruita dando coscienza che “gli altri” sono la realtà complementare della vita, che senza gli altri non esisterebbe. Non si deve rinunciare a se stessi: bisogna solo aggiungere la convinzione che anche gli altri sono fondamentali per innescare tutti i processi evolutivi che, per definizione, hanno origine dalla relazionalità. In prima istanza si potrebbe ipotizzare che la componente fisica dell’individuo - la sua componente estetica - possa essere un ingrediente importante per favorire una relazione (giusto per fare una comparazione con la “carrozzeria dell’auto”). In realtà sarebbe solo un innesco di breve periodo:

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sarebbe un investimento su di sé solo parzialmente utile per creare una relazione vera, intensa, duratura e “redditizia”. La seconda componente fondamentale per lo sviluppo delle persone è l’innesco di un valore relazionale con gli altri supportato da atteggiamenti e comportamenti che attengono al rispetto degli altri e delle regole della vita in comunità, guidati dal buon senso e da una buona dose di empatia e consapevolezza. Come arricchire l’individuo anche di questa seconda componente, fondamentale quanto la prima? Anche in questo caso la ricerca sociale è stata di grande aiuto, ed ha individuato la soluzione nella prosecuzione degli studi: continuare con l’università (e forse mai smettere di studiare). Lo studio ci fa sempre più capire quanto è indispensabile la complementarità degli altri. Ed il risultato, oltre all’opportunità di conoscere cose nuove, e quindi trarne vantaggi, è la comprensione che gli ingredienti per la migliore relazionalità sono l’empatia, l’accettazione di posizioni differenti, l’aiuto, la mediazione.

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LE PERSONE ASCOLTANO COLORO CHE SANNO ASCOLTARE

Pertanto per costruire la vita, ed andare sempre avanti serve relazionalità e mai contrapposizione (che produrrebbe solo paralisi). L’OTTIMIZZAZIONE DI QUESTA SECONDA COMPONENTE L’attuale situazione sociale è nota: gran parte dei giovani concludono le scuole superiori, ma non proseguono con l’università. Due sono le possibili cause: 1. hanno fatto molta fatica ad arrivare alla maturità e nella grande maggioranza dei casi la responsabilità va attribuita alla scuola che non ha saputo investire su di loro, intervenendo con aiuti specifici in caso di necessità 2. la famiglia non ha avuto la cultura o le risorse necessarie per consentire la continuazione degli studi. Stante la rilevanza dell’acquisizione di questo secondo fattore, fondamentale per • rendere gli individui più attori, più interpreti della loro vita, più felici e

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• rendere la società più serena perché si vive in relazione, che è vita, e non più in contrapposizione, che è paralisi, le due cause sopra indicate vanno obbligatoriamente risolte: 1. della prima abbiamo già parlato: la scuola deve adottare una diversa metodologia di insegnamento (molto più dalla parte di chi deve essere formato perché l’obiettivo è formarlo, non punirlo. Ed il metodo di docenza va ottimalizzato) 2. anche la seconda causa, che è soprattutto connessa alla carenza di risorse, va risolta: i giovani sono l’unica vera ricchezza del Paese, e l’investimento su di essi deve essere un investimento del Paese. Se le famiglie non hanno risorse, lo Stato deve intervenire creando le condizioni per favorire il completamento della loro formazione.

Remo Lucchi


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Presidente della

del Dipartimento

della rivista Social

Cabina di regia

di Statistica Sociale

Associazione

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Benessere presso

- Dipartimento di

Italiana per gli Studi

Integrale, Pontificia

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Scienze Statistiche

sulla Qualità della

Academia Mariana

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Consiglio dei Ministri.

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AUTORI RAFFAELE FALCONE È il Country Manager

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l’università di

Italia per Qualtrics,

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Collaboratori. Da

Raffaele ha lavorato

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di Experience

sempre appassionato

sia in Italia che

commerciali di

due gemelli e vive e

Management che

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all’estero in aziende

successo. Laureato

lavora tra Milano e il

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capoluogo toscano.

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Commercio presso

28


REMO LUCCHI Dal novembre

dei nuovi eventi

Amministratore

varie università.

dell’evoluzione

2015 è presidente

sociali alimentati

Delegato e

Ha personalmente

sociale e per la

dell’advisory board

dai nuovi approcci

Presidente di GFK

sviluppato la

definizione delle

di Eumetra, Istituto

della Sostenibilità.

Eurisko. Dal 1978

principale ricerca

strategie media.

di nuova concezione

È stato co-

in poi Docente

sociale in Italia,

per lo studio della

fondatore, Direttore

in ricerche sociali

punto di riferimento

discontinuità e

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concentrati dei pesci

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Abbiamo creato i

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meglio dove stiamo

e sensibili interpreti

presupposti per cui il

dicono gli esperti. Siamo

andando per essere più

del nostro tempo,

nostro cervello è meno

diventati bulimici di

consapevoli del nostro

che hanno deciso di

preciso, fatica di più a

informazioni, emozioni,

tempo, complesso e

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concentrarsi. Perdiamo

immagini, collegamenti,

complicato, e del nostro

Progetto. Ad essi si

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suoni. Divoriamo il

ruolo, umano, sociale e

uniscono autorevoli

problemi, divaghiamo

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mentalmente, siamo

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