NUMERO 61 . nov2023 . Italia, capitale europea delle fake news

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ДЕТИ

(BAMBINI)

ITALIA, CAPITALE EUROPEA DELLE FAKE NEWS In Italia la disinformazione è da primato. (*) È un record tutto italiano: nei primi 6 mesi del 2023 abbiamo rimosso da Facebook oltre 45 mila contenuti perché “alimentavano la disinformazione dannosa per la salute mentale dei Cittadini degli Stati membri della UE”. È quanto emerge dal rapporto della Commissione Europea sull’attuazione del Codice di condotta da parte delle piattaforme social. Il secondo Paese per contenuti

rimossi dal social è la Germania con meno della metà rispetto all’Italia, 22 mila contenuti. Seguono la Spagna (16 mila); la Francia (12 mila) e i Paesi Bassi (3 mila). L’Italia è dunque il Paese europeo in cui si fa più disinformazione.

studio di scuola superiore è pari a 62,9%, un valore decisamente inferiore a quello medio europeo (79,0%). Inoltre, in Italia solo il 20,1% della popolazione (di 25-64 anni) possiede una laurea, contro il 32,8% nella UE. È una championship di cui essere molto poco fieri!

N.61 NOVEMBRE 2023

Qualche idea sul perché ce l’abbiamo. In Italia la quota di Cittadini in possesso di almeno un titolo di

Fabrizio Favini

(*) Fonte LibDem, Newsletter N. 30 del 7/10/23.


PROGETTO Il marchio del Magazine rivoluzionepositiva riporta 3 parole che sintetizzano i 3 stadi evolutivi del sapere. Prima parola: INFORMAZIONE. Troppe persone ormai si ritengono soddisfatte nella loro ricerca del sapere quando la loro fonte del sapere è la Rete. Peccato che l’Informazione attendibile si sia ormai estinta

avendo lasciato il posto alle fakenews. Fermarsi a questo stadio significa essere disinformati, superficiali, manipolabili, marginali, inaffidabili. Seconda parola: CONOSCENZA. Per sconfiggere le fakenews dobbiamo sviluppare un adeguato livello di conoscenza, che si costruisce con lettura profonda, ricerca,

confronto, verifica. Un grande salto di qualità rispetto a INFORMAZIONE, non vi è dubbio. Ma non basta. Ognuno di noi, con un passo ulteriore, può dare un personale contributo alla soluzione dei tanti problemi che stanno comprimendo la nostra esistenza. Terza parola: SAGGEZZA. Significa saper essere consapevoli, ovvero dominare impulsi, emozioni, sentimenti negativi a favore

di una personale rivoluzionepositiva. Quindi adottare un comportamento responsabile, che discende dal latino res-pondus: farsi carico del peso delle cose! Saper essere saggi, appunto, una saggezza che nulla ha a che fare con il logoro, millenario paradigma secondo il quale la saggezza apparteneva solo agli anziani del villaggio. Tutti noi possiamo/ dobbiamo tendere alla saggezza!

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Molte grazie! 3


IL NOSTRO PERCORSO L’universo del comportamento umano è uno dei pochi settori in cui si continua ad operare sulla scorta di abitudini e di modelli culturali in buona parte obsoleti.

limita nella capacità di interpretare con lucidità la realtà circostante. Siamo in balìa di alibi, conformismi, abitudini consolidate e di false convinzioni.

Veniamo educati a soffrire per conquistarci un posto nella vita; viceversa l’educazione al benessere interiore, all’autoconsapevolezza, alla percezione di sé e degli altri ce la dobbiamo costruire da soli.

Per rimuovere emozioni ed atteggiamenti negativi aprendo la nostra esistenza alle opportunità della vita, dobbiamo sviluppare energie costruttive e positive e un diverso approccio con noi stessi e col mondo che ci circonda. rivoluzionepositiva ha lo scopo di aiutare, chi è interessato, a realizzare questi obiettivi.

E così noi molto spesso facciamo un uso sub-ottimale delle nostre risorse personali, influenzando in tal senso la vita di chi ci sta vicino: in famiglia, in società, sul lavoro. Spesso aderiamo alla cultura della negatività, della lamentela, della critica, del rinvio, dell’immobilismo.

BENVENUTI A BORDO!

Altrettanto spesso siamo vittime di comportamenti autolimitanti. Sovente l’esperienza, consolidando un pregiudizio, ci

Il Comitato di Redazione: Fabrizio Favini Edoardo Boncinelli Roberto Cingolani Enrico Giovannini Gianni Ferrario

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INDICE

06 12 16 20 FABRIZIO FAVINI

ENRICO OGGIONI

WALTER RUFFINONI

NATHALIE TOCCI

Esperto di innovazione del comportamento

Presidente di Osservatorio Senior.

CEO di NTT Data Italia.

Direttore Istituto Affari Internazionali.

Intelligenza Emotiva per acquisire un vantaggio competitivo e il benessere dei Collaboratori

Le nuove sfide dei Senior

4a Parte

pg. 24 Autori pg. 28 Manifesto

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L’Azienda Gentile: riflessioni sul mondo del lavoro postpandemia

Fuori dal tunnel


Intelligenza emotiva per acquisire •un vantaggio competitivo •il benessere dei Collaboratori 4a parte

FABRIZIO FAVINI APPROFONDISCI

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ITALIA, CAPITALE EUROPEA DELLE FAKE NEWS

Nelle 3 puntate precedenti abbiamo visto come ora più che mai dobbiamo costruire senza ulteriori esitazioni – una nuova cultura, la cultura dello Sviluppo Umano. Abbiamo parlato di scienza del benessere e di biologia della gentilezza, ossia di una importante innovazione comportamentale che ci permetta di affrontare la nostra vita relazionale con soddisfazione, consapevolezza, motivazione, successo. Questa innovazione comportamentale possiamo acquisirla solo tramite uno specifico Piano di Apprendimento che non ha nulla a che vedere con la formazione per aumentare l’intelligenza cognitiva bensì con lo sviluppo dell’Intelligenza Emotiva. Dobbiamo quindi utilizzare lo specifico Modello Didattico e Comportamentale che sviluppa le 5 fondamentali competenze sociali ed emotive:

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1. CONSAPEVOLEZZA DI SÉ: é la pietra angolare del comportamento responsabile, positivo, performante, evoluto. È la capacità di riconoscere come le nostre emozioni influenzano le nostre decisioni e quindi il nostro comportamento. Solo una adeguata auto-consapevolezza ci aiuta a sviluppare autovalutazione e autocritica consentendoci di mappare i nostri punti di debolezza e di lavorarci sopra per una costante crescita e miglioramento della nostra condizione. La Consapevolezza ci permette ridimensionare il nostro egocentrismo.

di

La Consapevolezza è la nostra guida interiore. La Consapevolezza é la competenza-base dell’Intelligenza Emotiva.

relazioni. Caduta delle performance. 2. PADRONANZA DI SÉ: capacità di dominare emozioni, impulsi e sentimenti negativi e conflittuali. La collera, l’arroganza, l’egocentrismo compromettono inevitabilmente le prestazioni ed il rapporto interpersonale. La Padronanza di sé è la capacità di agire controllando i propri stati d’animo. Se non c’è PADRONANZA di SÈ: • non si sanno gestire situazioni sotto pressione (stress): non si mantiene la concentrazione reagendo con umore ed atteggiamenti instabili • si difetta di obiettività e di equilibrio

Se non c’è CONSAPEVOLEZZA di SÈ:

• si è soggetti ad essere sviati da emozioni fuori controllo

• si genera discontinuità ed incoerenza tra la valutazione di noi stessi e le nostre reali capacità

• si gestisce il proprio tempo non rispettando il piano e relative priorità, scadenze, obiettivi, impegni

• si approcciano i problemi con rigidità e scarsa disponibilità a comprenderli (inadeguata capacità di ascolto e di apprendimento)

• si genera dispersione ed improduttività sul lavoro. Caduta delle performance.

• non si accetta il feed-back, accampando alibi, pretesti, pregiudizi

3. MOTIVAZIONE DI SÉ: capacità emotive in grado di mobilitare entusiasmo, perseveranza e risorse personali necessarie a cogliere gli obiettivi.

• si cerca di giustificarsi scaricando la colpa sugli altri

La Motivazione di sé consiste nello spirito del si può fare!

• non disponendo di realistica valutazione di sé non si cresce né si migliora

Se non c’è MOTIVAZIONE di SÈ:

• si scatena conflitto sul lavoro e nelle

• mancanza di positività, di ottimismo e di perseveranza nel perseguire gli obiettivi 8


ITALIA, CAPITALE EUROPEA DELLE FAKE NEWS

• mancanza di allineamento agli obiettivi del gruppo • non si assumono responsabilità • limitati o assenti stimoli a migliorare la situazione • inadeguata spinta a cogliere opportunità. Insufficienti flessibilità ed adattabilità • si generano immobilismo e stagnazione sul lavoro. 4. ABILITÀ SOCIALI: capacità di gestire il rapporto interpersonale. Comunicare, influire, leggere le reti sociali, catalizzare gruppi di lavoro sviluppando sinergie e condivisione e, nel contempo, prevenire deresponsabilizzazione e conflitti interpersonali. Le Abilità Sociali costituiscono la scienza della collaborazione.

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5. RAPPORTO EMPATICO: capacità di riconoscere e gratificare le emozioni altrui. Consiste nel raggiungimento del successo attraverso gli altri. L’Empatia è il nostro radar sociale!

Se non ci sono ABILITA’ SOCIALI:

Se non c’è RAPPORTO EMPATICO:

• non si comunica in modo chiaro, convincente, collaborativo, contributivo

• prevalgono rigidità ed inflessibilità: il potere distruttivo degli stereotipi e del pregiudizio

• non esiste capacità di ispirare e guidare gruppi e persone, né di contribuire alla loro crescita

• intolleranza per le opinioni altrui. Chiusura al valore dell’inclusività e della diversità

• non si riesce a gestire con stili ed approcci diversi e personalizzati in funzione dell’interlocutore

• prevale l’egocentrismo

• sistimolanoindividualismo,indisponibilità, incondivisibilità

• si comunica affabilità apparente che nasconde finalità manipolatorie

• si generano disimpegno deresponsabilizzazione.

• la mancanza di empatia stimola l’ostilità sociale.

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e

• tendenza a soverchiare e ad intimidire


Quanto sono empatico? ALCUNI QUESITI TRATTI DAL KIT DI AUTOVALUTAZIONE DEL MODELLO DIDATTICO E COMPORTAMENTALE:

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ITALIA, CAPITALE EUROPEA DELLE FAKE NEWS

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1. riesco con difficoltà a mettermi nei panni degli altri 2. trovo difficile comprendere gli stati d’animo altrui 3. non provo forti emozioni anche in situazioni particolarmente intense e coinvolgenti 4. non mi accorgo se un collega o un amico vive un momento difficile 5. di fronte al disagio di una persona non mi sento stimolato a fare qualcosa 6. non riesco ad esprimere i miei stati d’animo 7. quando racconto un evento che mi è successo mi limito ai fatti e non riesco a parlare delle emozioni che ho provato 8. non sono interessato a capire gli stati d’animo degli altri 9. gli amici e colleghi mi dicono che non capisco sentimenti ed emozioni altrui 10. in una conversazione tendo ad incentrare il mio discorso sul mio modo di pensare piuttosto che su quello degli altri 11. nel lavoro di gruppo faccio in modo di essere al centro dell’ attenzione 12. quando discuto coi colleghi tendo più ad argomentare delle mie esperienze che delle loro 13. non presto la minima attenzione a ciò che preoccupa il mio interlocutore 14. riesco raramente a capire se ciò che dico annoia o interessa l’interlocutore.

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Nel prossimo numero tratterò l’argomento delle Tecniche per il Comportamento Aumentato, di integrazione e supporto al Modello Didattico e Comportamentale.

Fabrizio Favini continua


Le nuove sfide dei Senior

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ENRICO OGGIONI APPROFONDISCI

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ITALIA, CAPITALE EUROPEA DELLE FAKE NEWS

I cambiamenti demografici cui stiamo assistendo in tutto il pianeta, e che si stanno manifestando con particolare enfasi in Italia, stanno modificando profondamente la nostra società e i nostri modi di vivere le diverse età della vita. Maggior longevità, denatalità e invecchiamento della popolazione stanno producendo effetti significativi non solo sul fronte della sostenibilità dei conti pubblici, ma anche su come vengono interpretate le fasi della vita dalle caratteristiche assolutamente inedite rispetto al passato. È questo il caso che riguarda quelle ampie fasce di popolazione che non si ritrovano più nel vecchio stereotipo sociale che prevedeva il raggiungimento dell’età “anziana” intorno ai sessant’anni con il pensionamento e con essa l’inizio di una fase di vita passiva, “a riposo”, con poche prospettive di futuro. Da almeno un paio di lustri si è fatta strada una nuova realtà in cui milioni di persone si trovano in una condizione inedita che non è più quella del “pieno della maturità” (per semplificare diciamo quella dei quaranta-cinquantenni), ma non è nemmeno ancora quella degli “anziani fragili”, che perdono autonomia e hanno necessità del sostegno altrui. La nuova realtà sociodemografica vede la presenza sempre più consistente, vuoi per i miglioramenti della medicina, vuoi per il baby boom della metà del secolo scorso, di senior sessantenni e settantenni che approcciano questi anni di vita con atteggiamenti, condizioni di salute, comportamenti, stili di vita ed esigenze del tutto nuovi rispetto al passato. La recente ricerca “Le nuove sfide dei Senior”, promossa e realizzata da Osservatorio Senior https:// 13

osservatoriosenior.it/ in collaborazione con AstraRicerche nel corso del 2023, ha voluto indagare tre delle sfide che attualmente i Senior si trovano ad affrontare: l’Invecchiamento Attivo, i Rapporti tra Generazioni e il ruolo dei Senior verso la Silver Economy e lo Sviluppo Sostenibile. Si è voluto capire quanto i Senior condividono l’importanza di queste sfide, quali sono i comportamenti che mettono in atto e cosa ritengono di poter fare di più e di diverso. Cosa è emerso dalla ricerca? Per quanto riguarda l’Invecchiamento Attivo, ben il 92,7% si riconosce nell’affermazione che la qualità della vita delle persone oltre i 60 anni e il loro contributo alla società passa innanzitutto da una vita attiva in senso lato e da una partecipazione alla vita sociale. Coerentemente con questa affermazione, più di 4 Senior su 5 dichiarano di condurre già oggi una vita attiva - intesa in senso lato: non solo lavoro fino a tarda età, ma anche attività fisica, cura degli altri, aggiornamento, partecipazione alla vita culturale e alla vita sociale, ecc. Tra gli ambiti in cui i Senior sono maggiormente coinvolti c’è quello familiare: quasi il 70% dichiara di avere un ruolo molto rilevante al suo interno prendendosi cura di figli e nipoti e fornendo aiuto domestico. Ma le attività svolte vanno sempre più oltre questo ruolo tradizionale. Il tenersi informati attraverso i media e la lettura è indicata dal 71,4%; seguono sport, bricolage e giardinaggio, turismo e viaggi attorno al 50%. In buona posizione sono anche le attività culturali (43,6%). Riguardo al lavoro remunerato, vi si dedica “molto” o “abbastanza” circa 1 Senior su 4, ovviamente in misura fortemente decrescente tra i settantenni. Per il futuro, i propositi sono di rafforzare


soprattutto le attività dedicate al piacere personale e al benessere relazionale come: turismo, viaggi e frequentazione degli amici. Interessante anche quanto emerso relativamente al ruolo dei Senior nei confronti della Silver Economy e dello Sviluppo Sostenibile. I Senior alimentano, con le proprie spese e con le proprie scelte di consumo e investimento, una parte rilevante dell’economia di oggi, la Silver Economy appunto. Contemporaneamente, possono favorire uno sviluppo sostenibile, vuoi influenzando gli operatori della Silver Economy stessa perché propongano sul mercato prodotti e servizi sostenibili, vuoi attraverso comportamenti diretti attenti alla sostenibilità. L’insieme di queste dinamiche intorno al ruolo dei Senior l’abbiamo denominato, con una nuova espressione coniata in Osservatorio Senior, Silver Ecology. L’impegno dei Senior verso i temi della sostenibilità, in base ai dati emersi nella Ricerca, appare evidente e i Senior ritengono di poter influenzare

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la sostenibilità soprattutto quando acquistano cibo e bevande, quando decidono che mezzo usare per muoversi e quando fanno acquisti e investimenti per la casa. In generale, oltre il 76% ritiene di poter favorire lo sviluppo sostenibile, soprattutto attraverso le proprie spese e consumi. Risulta elevata per l’88,6%, l’attenzione verso l’impatto sulla salute dei propri acquisti alimentari, mentre si ferma al 53,7% l’attenzione verso l’impatto sull’ambiente nelle scelte sugli investimenti finanziari. Sul fronte dei Rapporti Intergenerazionali (tra la generazione dei senior e quelle più giovani), l’82% dei 60-75enni intervistati ritiene che le differenze tra generazioni siano una ricchezza da valorizzare in tutti gli ambiti: lavorativi, associativi e familiari. In questa sede vale la pena approfondire, per la rilevanza dell’argomento nel panorama sociale attuale, alcuni aspetti del rapporto tra generazioni senior e generazioni più giovani. Le diversità tra la generazione senior e le successive sono evidenti. Riguardano gli atteggiamenti mentali, i comportamenti sociali, gli stili di vita, gli stili comunicativi, le motivazioni lavorative, l’uso della tecnologia, le priorità della vita, fino alle preferenze musicali, alimentari, di svago e altro. Questa realtà caratterizzata dalle “diversità”, si presenta anche dominata da squilibri profondi tra generazioni e l’Italia è uno dei Paesi sviluppati che maggiormente

1 L’universo di riferimento della ricerca è consistito nella popolazione italiana di età compresa tra i 60 e i 75 anni. Sono state realizzate ca.1.000 interviste su un campione rappresentativo dell’universo di riferimento, in parte telefoniche e in parte online. Il report della ricerca è liberamente scaricabile al seguente link https://osservatoriosenior.it/le-nuove-sfide-dei-senior/

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ITALIA, CAPITALE EUROPEA DELLE FAKE NEWS

hanno lasciato crescere questi squilibri. Un primo squilibrio è quello demografico, che tra denatalità e maggiore longevità conduce all’invecchiamento della popolazione. Un secondo squilibrio che pesa sulle nuove generazioni è quello del debito pubblico, per cui le nuove generazioni si trovano con condizioni meno favorevoli per produrre ricchezza e con maggiori costi da sostenere. Un terzo squilibrio rilevante è determinato dalla distribuzione della ricchezza, sempre più a sfavore delle giovani generazioni. Che tipo di rapporti intergenerazionali si possono creare in una società di “diversi” come prima delineata e al contempo dominata da squilibri? Le strade sono fondamentalmente due: si può prendere la direzione della separatezza, del conflitto, del predominio della generazione più forte su quelle più deboli, oppure si può scegliere la strada dell’inclusione, del riconoscimento del valore delle diversità, del trarre vantaggio reciproco integrando caratteristiche diverse. La risposta che i Senior hanno espresso nella Ricerca è senza dubbio la seconda, quella della valorizzazione dei rapporti intergenerazionali e delle diversità (come abbiamo visto, lo pensa ben l’82% degli intervistati). Non solo: una larghissima maggioranza di Senior ritiene che la qualità delle relazioni intergenerazionali abbia un ruolo decisamente importante sia per se stessi (67% di consenso) sia per la società (77%). Inoltre, due Senior su tre sono convinti che l’impegno di farsi parte attiva per 15

favorire un buon rapporto tra generazioni debba ricadere in egual misura tra la propria generazione e quelle più giovani. Si può quindi smentire, sulla base di questa risultanza, l’ipotesi ricorrente che attribuisce ai Senior una predisposizione alla fuga dalle proprie responsabilità intergenerazionali. Tra le attività con cui i senior contribuiscono a valorizzare i rapporti tra generazioni, le più praticate sono: “insegno il mio saper fare e trasmetto le mie competenze ai più giovani” e “aiuto e sollecito i più giovani a far emergere le loro idee, abitudini, stili di vita”. Tra l’altro, la trasmissione di competenze e lo stimolo all’emergere di idee e approcci anche diversi dai propri sono tra le attività che si desidera svolgere maggiormente in futuro. Vi sono dunque buone premesse perché i Senior possano vincere tutte le sfide che stanno affrontando, anche se un punto d’attenzione dovrà essere posto sulla crescita di consapevolezza di questi temi in tutte le fasce socioeconomiche della società, dato che – come ancora la ricerca rivela – quelle meno abbienti sono assai meno attente alle tre sfide considerate in precedenza.

Enrico Oggioni


L’azienda gentile: riflessioni sul mondo del lavoro postpandemia WALTER RUFFINONI APPROFONDISCI

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ITALIA, CAPITALE EUROPEA DELLE FAKE NEWS

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Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un fenomeno dall’impatto globale: la pandemia che ha paralizzato il mondo stravolgendo il nostro stile di vita, costringendo le aziende a trovare soluzioni alternative per continuare a portare avanti il proprio lavoro. Una volta finita l’emergenza, abbiamo ripreso a vivere come facevamo prima e ci siamo riappropriati delle nostre abitudini. Con una sola, grande eccezione, che riguarda proprio il mondo del lavoro. Evidentemente, la pandemia ha portato in superficie un malessere latente già da qualche anno e che durante il periodo di chiusura è emerso con tutta la sua forza, rompendo uno stato di equilibrio che durava da decenni.

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Questa rottura è stata possibile anche grazie alla rivoluzione tecnologica, che il covid ha accelerato enormemente, e che ci ha permesso di continuare a lavorare anche durante il periodo più delicato dell’emergenza. Ma lo smart working, allo stesso tempo, ha stravolto la concezione dello spazio e del tempo che nell’impianto di lavoro tradizionale erano fisse e si declinavano come presenza in un luogo fisico dalle 9 alle 18, dal lunedì al venerdì. Improvvisamente, questa rappresentazione del lavoro diviene obsoleta, superata da una modalità agile che risponde meglio alle nuove esigenze dei lavoratori – specie di quelli più giovani, nativi digitali che portano competenze diverse e un set valoriale nuovo, che hanno a cuore temi di sostenibilità e pari diritti.


Pensare di tornare all’impianto di lavoro tradizionale fortemente gerarchizzato, con strutture rigide e verticali, sarebbe non solo anacronistico, ma del tutto controproducente. Lo testimoniano i fenomeni di Great Resignation e di Quiet Quitting che stanno travolgendo quelle imprese che non riescono a rispondere per tempo alle nuove richieste dei lavoratori: una maggiore cura della persona, del suo benessere e della sua integrità; un approccio più flessibile al lavoro, sia in termini di spazio che di tempo; soprattutto, un bilanciamento vita-lavoro più sano. Le aziende si trovano, dunque, di fronte a una sfida epocale: quella di cambiare per trattenere e motivare i Collaboratori e attrarre i giovani talenti, con le competenze digitali innate e più sviluppate, di fondamentale importanza per le imprese, visto il continuo trend di digital transformation in atto. Per farlo, hanno bisogno di ritagliarsi un vestito nuovo che metta al centro il capitale umano e la sua valorizzazione, creando dei percorsi di formazione, di carriera e di crescita molto più flessibili rispetto al passato. È partendo da questi presupposti che in questo mio libro ho cercato di riflettere su un nuovo modello di leadership e di azienda: accogliente, generosa e aperta, capace di creare una comunità di persone motivate. In una parola, gentile. L’Azienda Gentile, è bene chiarirlo, è un’impresa che si mette in ascolto delle reali esigenze dei suoi Collaboratori, che dà spazio al desiderio delle persone di impiegare le ore di lavoro per trovare un senso a quello che fanno, di investire energia per ottenere in cambio una crescita

professionale. Soprattutto, è guidata da un leader che deve saper gestire le persone, dialogarci, avere lungimiranza. Una guida chiamata a seguire un modello di leadership innovativo, diverso da quello che lo poneva come controllore che comanda, e un modello di servizio basato sulla condivisione del potere che aiuta i Collaboratori a crescere e ad assumersi responsabilità. Il leader dell’Azienda Gentile deve saper delegare, che vuol dire responsabilizzare, che è ciò che consente ai team di crescere veramente sul campo. Le nuove generazioni chiedono di lavorare in un ambiente in cui poter sbagliare e imparare e i manager devono essere gli abilitatori che permettano loro di realizzare il proprio potenziale. Allo stesso tempo, per motivare i Collaboratori, è necessario lasciare alle spalle il vecchio approccio della ricerca della massimizzazione del profitto a tutti i costi, a favore di un nuovo modello che costruisca un vero rapporto di fiducia con le persone. Una fiducia da costruire attraverso il dialogo e la riscoperta di un sistema di welfare aziendale, che è al centro di una azienda gentile, che strutturi dei percorsi di formazione continua pensati per i Collaboratori, in modo da rafforzarne le competenze e renderli partecipi di un sistema attento alla loro crescita e al loro percorso professionale e di vita. Le soluzioni tecnologiche, infatti, non devono sostituire il rapporto umano alla base dei rapporti di lavoro all’interno del nuovo modello di business dell’Azienda Gentile. Lo smart working, ad esempio, si presenta come una medaglia a due facce e ha posto 18


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ITALIA, CAPITALE EUROPEA DELLE FAKE NEWS

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nuove sfide in termini di gestione del tempo e di equilibrio tra vita professionale e vita personale, rendendo necessario stabilire confini chiari tra le due sfere e garantire un livello adeguato di produttività e motivazione da parte dei Collaboratori. Se da un lato il lavoro agile presenta molti benefici e va considerato non più come mera soluzione temporanea per far fronte alla pandemi ma come misura permanente e occasione per attuare un cambiamento più profondo, la sua applicazione dev’essere intelligente, perché un suo utilizzo superficiale può portare i Collaboratori a sentirsi sempre meno coinvolti nell’azienda. La via da seguire è quella di un giusto equilibrio tra lavoro da remoto e frequentazione fisica degli uffici. Anche lo spazio di lavoro deve evolversi parallelamente alle rivoluzioni del nostro tempo. Gli uffici vanno ripensati come luoghi di relazione, dove promuovere lo 19

scambio creativo e il pensiero critico, in cui le persone possano fiorire, crescere e migliorare. In conclusione, la pandemia ha innescato una trasformazione profonda nel mondo del lavoro, accelerando la rivoluzione tecnologica e portando alla luce il desiderio di un equilibrio migliore tra vita e carriera. L’Azienda Gentile, che ho cercato di delineare e il cui cuore è la valorizzazione del capitale umano, rappresenta la chiave per affrontare questa sfida epocale.

Walter Ruffinoni


Fuori dal tunnel

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NATHALIE TOCCI APPROFONDISCI

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ITALIA, CAPITALE EUROPEA DELLE FAKE NEWS

Sono europeista fino in fondo. Ho studiato nel Regno Unito, lavorato in Belgio e mi sono sposata in Spagna. Ho dedicato i miei studi e la mia professione all’Europa e al suo ruolo nel mondo. L’ho fatto insegnando all’Università di Tubinga, Harvard e all’Istituto Universitario Europeo, facendo ricerca in think tank a Bruxelles, Washington e all’Istituto Affari Internazionali a Roma - che dirigo - e lavorando nelle istituzioni europee come consigliere speciale di due Alti Rappresentanti della UE e, infine, scrivendo e parlando regolarmente di Europa sui media nazionali e internazionali. Per me l’Europa è una fede. 21

Ma ho anche avuto momenti di smarrimento. A mano a mano che l’Europa si avvitava nella sua «policrisi», dalla crisi del debito sovrano fino alla crisi migratoria e alla Brexit, ho avuto il timore che la UE avesse perso la sua vocazione. Dopo quasi due decenni di smarrimento e stagnazione, non aveva più una sua storia convincente da raccontare. Risultava evidente parlando con i miei studenti, sempre meno interessati a studiare l’integrazione europea. D’altronde la storia di pace nel continente, dopo la morte e la distruzione causate da due guerre mondiali, era quella dell’Europa dei miei nonni e dei miei genitori: non riscaldava più gli animi delle giovani generazioni.


Era poi venuta meno anche l’Europa che aveva segnato la mia di gioventù: quella delle opportunità da sviluppare grazie al mercato unico, a Schengen, all’allargamento agli originari 28 Paesi e all’euro. Quell’Europa si è schiantata con la crisi finanziaria globale, che ha mostrato e peggiorato le disuguaglianze socio-economiche all’interno degli e tra gli Stati membri. Anziché essere associata a crescita, solidarietà e opportunità, «Bruxelles» era diventata agli occhi di molti europei sinonimo di austerità, disuguaglianza e autoreferenzialità. Sul finire degli anni ’10, l’Unione si è finalmente risvegliata, riscoprendo la sua essenza «monnetiana» di trasformare le crisi in opportunità. Il Green Deal ha rappresentato il caposaldo del rilancio europeo dopo anni di policrisi esistenziale. Gli allarmi sempre più forti della comunità scientifica, la crescente pressione del movimento Fridays for Future di Greta Thunberg e la decisa affermazione dei partiti verdi alle elezioni del Parlamento europeo del 2019 puntavano tutti in una precisa direzione: la bandiera europea doveva tingersi di verde.

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Quando arrivò la pandemia seguita poi dall’invasione russa dell’Ucraina, si temette che il Green Deal europeo sarebbe stato accantonato, che l’Europa sarebbe ripiombata nel tunnel e che l’Unione sarebbe naufragata. Se Bruxelles avesse riconfermato la sua immagine disunita, distaccata e priva di empatia, l’intero edificio su cui si è costruita la pace nel continente dopo secoli di violenze si sarebbe eroso oltre il punto di non ritorno. Per ora l’Unione non ha fallito. Ha affrontato la pandemia come un corpo unico, sia in termini di salute pubblica - in particolare per quanto riguarda la campagna vaccinale - sia in termini di ripresa economica. Con la sua risposta, la UE ha trasformato la crisi del Covid nella più classica e proverbiale delle opportunità, rimpolpando e rafforzando il suo nuovo marchio di fabbrica, il Green Deal europeo. Idem per la guerra, in cui l’urgenza di disinnescare la dipendenza fossile da Mosca ha accelerato ulteriormente l’agenda verde europea rendendola parte integrante della ricerca di una maggiore sicurezza energetica. Non era affatto scontato che ci saremmo

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ITALIA, CAPITALE EUROPEA DELLE FAKE NEWS

riusciti, eppure Vladimir Putin ha perso la sua scommessa energetica con l’Europa. Ma siamo davvero fuori dal tunnel? All’orizzonte c’è il rischio di una recrudescenza nazional-populista alle elezioni europee dell’anno prossimo, che spingerebbe ad accantonare la transizione energetica. Ci sono poi le fragilità del nostro vicinato, soprattutto a sud, che minacciano di dilagare con l’intreccio tra la crisi climatica ed una turbolenta transizione energetica. E poi c’è lo spettro di un mondo sempre più diviso dalla rivalità tra Stati Uniti e Cina, incapace di affrontare in modo cooperativo la sfida epocale del cambiamento climatico. Dopo lunghi anni di crisi identitaria, l’Europa verde ha incarnato una nuova visione, capace di combattere la crisi esistenziale posta dai cambiamenti climatici antropogenici; una strategia di crescita economica che punta alla decarbonizzazione tramite l’innovazione, la creazione di posti di lavoro, la capacità industriale e la via maestra per raggiungere la sicurezza energetica.

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Dipingendo di verde la sua bandiera, l’Unione ha trovato la ricetta per contribuire a salvare l’umanità su questo pianeta e al tempo stesso per rilanciarsi dandosi una nuova ragion d’essere. Ma riusciremo a mantenere dritto il timone negli anni turbolenti che ci attendono, uscendo dal tunnel della grande crisi?

Nathalie Tocci


FABRIZIO FAVINI Nel mondo del

favorendo la crescita

a modificare i

(Sole 24ORE); La

Editore di

management

di soddisfazione,

comportamenti

vendita fa per te (Sole

rivoluzionepositiva.

consulting da 50 anni,

motivazione, self-

non più funzionali

24ORE); Scuotiamo

com, Magazine On

è consulente esperto

engagement,

alla crescita sia

l’Italia (Franco Angeli);

Line orientato al

di innovazione del

produttività.

dell’Individuo che

Comportamenti

nuovo Umanesimo

dell’Azienda.

aziendali ad elevata

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produttività –

la sostenibilità

comportamento, facilitatore e

Utilizza le

formatore per lo

neuroscienze per

Oltre a numerosi

Integrazione tra

sociale, economica

sviluppo del talento

favorire l’acquisizione

articoli, ha pubblicato

stili di management

ed ambientale

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delle competenze

i seguenti libri: La

e neuroscienze

dell’Impresa stessa.

il rendimento del

sociali indispensabili

Vendita di Relazione

(gueriniNext).

capitale umano

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AUTORI ENRICO OGGIONI Dal 2010 si dedica

nel 2012, dal

al mondo dei

fascia d’età.

accompagnando

ad approfondire

titolo I ragazzi

Senior, che realizza

Nella sua vita

grandi e medie

il tema dei Senior

di sessant’anni.

ricerche e che ha

precedente, per

imprese in progetti

attraverso ricerche,

È tra i fondatori

un portale https://

più di trent’anni

di cambiamento

pubblicazioni e

e Presidente di

osservatoriosenior.

Enrico ha lavorato

organizzativo e

conferenze. Ha

Osservatorio

it/ che si occupa di

come consulente

di sviluppo delle

scritto un libro,

Senior, associazione

temi d’interesse per

e formatore

persone.

edito da Mondadori

culturale dedicata

le persone di questa

manageriale

25


AUTORI WALTER RUFFINONI CEO di NTT DATA

Master in Business

IT, ricoprendo il ruolo

Futuro. L’Italia e la

Come Bellezza,

Italia, è dal 2013 alla

Administration

di Vice President

sfida giapponese

Gioia e Benessere

guida della branch

alla SDA Bocconi.

Consulting Western

dell’innovazione,

plasmeranno le

italiana del gruppo

Ha maturato

Continental Europe

Marsilio editori

aziende del futuro,

nipponico. Laureato

un’esperienza

in Oracle e Group

(2017); Italia 5.0. Un

Mondadori (2023).

in Ingegneria al

ventennale nel

Vice President EMEA

nuovo umanesimo

Politecnico di Milano

mondo della

Consulting in Siebel.

per rilanciare il Paese,

ha successivamente

consulenza e

È autore dei libri

Mondadori (2020) e

conseguito un

sicurezza

Il Codice del

L’Azienda Gentile.

26


NATHALIE TOCCI È direttore

Acea ed Europe’s

alla stesura della

è stata consigliere

Academy di

dell’Istituto Affari

Futures Fellow.

strategia globale

indipendente prima

Washington,

Internazionali,

È stata Special

dell’Unione europea

di Edison e poi di ENI.

all’Istituto

professore onorario

Advisor dell’Alto

e alla sua attuazione.

Precedentemente è

universitario europeo

all’Università

rappresentante

È stata Pierre Keller

stata ricercatrice al

di Fiesole e ha

di Tübingen,

dell’Ue Federica

Visiting Professor alla

Centre for European

insegnato al Collegio

amministratore

Mogherini e di

Harvard Kennedy

Policy Studies

d’Europa di Bruges.

non esecutivo e

Josep Borrell. In tale

School e, prima di

(CEPS) di Bruxelles,

indipendente di

veste ha lavorato

diventarlo per Acea,

alla Transatlantic

27


STUDIO BETTINARDI BOVINA DOTTORI COMMERCIALISTI E REVISORI CONTABILI

MANIFESTO

STUDIO BETTINARDI BOVINA Dottori Commercialisti e Revisori Contabili Galleria Unione, 1 - 20122 MILANO, ITALIA Tel: +39 02 805 804 210 - Fax: +39 02 936 602 65 Via Bacchini Delle Palme, 1 - 37016 GARDA, ITALIA Tel: +39 04 562 703 11 studio@studiobettinardibovina.it

Perché Rivoluzione

Con l’enorme

quindi, nel nostro

guardare non vede; chi

una iniziativa virtuosa

Positiva?

disponibilità di

comportamento.

non si ferma a pensare

resa possibile dalla

non pensa.

combinazione dei saperi

informazioni, resa Un nuovo

possibile dalla

Siamo passanti frettolosi

Magazine On Line:

tecnologia, la nostra

e distratti la cui soglia

Riscopriamo allora il

umane e professionali

informazione,

vita è diventata

di attenzione dura 8

piacere - o la necessità -

di un manipolo di

conoscenza, saggezza.

molto più veloce e

secondi; siamo meno

di riflettere, di pensare,

Pensatori Positivi,

molto più distratta.

concentrati dei pesci

di soffermarci per capire

profondi, competenti

Abbiamo creato i

rossi che arrivano a 9, ci

meglio dove stiamo

e sensibili interpreti

presupposti per cui il

dicono gli esperti. Siamo

andando per essere più

del nostro tempo,

nostro cervello è meno

diventati bulimici di

consapevoli del nostro

che hanno deciso di

preciso, fatica di più a

informazioni, emozioni,

tempo, complesso e

contribuire a questo

concentrarsi. Perdiamo

immagini, collegamenti,

complicato, e del nostro

Progetto. Ad essi si

il focus attentivo sui

suoni. Divoriamo il

ruolo, umano, sociale e

uniscono autorevoli

problemi, divaghiamo

tutto in superficie senza

professionale.

mentalmente, siamo

gustare, approfondire,

intermittenti e

riflettere.

discontinui nel nostro modo di pensare e,

e delle esperienze

Testimoni Positivi. A tutti loro il nostro

Se condividete queste

grazie! di cuore.

nostre riflessioni, siete Oggi chi non si ferma a

invitati a partecipare ad

Il Comitato di Redazione: Fabrizio Favini Edoardo Boncinelli Roberto Cingolani Enrico Giovannini Gianni Ferrario 28


DIDA

Minerva Victorious over Ignorance Bartholomäus Spranger 1591

img: artribune.com

29


CHI DESIDERA ISCRIVERSI AL MAGAZINE È PREGATO DI INVIARE UNA EMAIL A INFO@RIVOLUZIONEPOSITIVA.COM

30


Ci danno il loro supporto: Deltavalore Progetti per l’innovazione del comportamento mobile 335.6052212 info@rivoluzionepositiva.com

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VITAMINA E: EMPATIA ENTUSIASMO ENERGIA ESPRESSIVITÀ EMOZIONE ESTRO EQUILIBRIO ECCELLENZA GIANNI FERRARIO GIULLARE D’IMPRESA® FELICITATTORE PROVOCATORE POSITIVO Gianni Ferrario è stato manager di importanti aziende. Da più di trent’anni anni pratica e insegna la meditazione profonda, dedicandosi a discipline che favoriscono la crescita interiore, l’armonia e la creatività. Ha elaborato per le aziende la metodologia FAI IL PIENO DI ENERGIA! per vivere l’unità mente-cuore e portare più pienezza e felicità nella propria vita e nei team di lavoro.

E’ ritenuto da molti il numero 1 nel suo genere come capacità di energizzare ed entusiasmare vaste platee in convention ed eventi con i suoi travolgenti WorkShow© interattivi, grazie alla sua pluriennale esperienza di palcoscenico in Italia e all’estero. Far fare alle cellule del corpo una standing ovation! Vivere intensamente

atteggiamenti che anticipano e preparano futuri successi. Ecco un’esperienza preziosa che rimane impressa nella cultura delle persone e delle aziende. Le Aree interessate sono soprattutto quelle del Team Building, della Motivazione, del Benessere organizzativo, del Clima aziendale, della Gestione dello Stress e della Leadership.


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