

SIAMO AL MONDO PER LASCIARE IMPRONTE, NON CICATRICI
Stiamo dedicando molto tempo e molti sforzi per cercare di capire come evolverà il mondo del lavoro.
La nostra economia ha sempre più potenza – risorse finanziarie, dati, intelligenza artificiale – ma, proprio per questo, ha ancor più bisogno di management, di capitale umano e relazionale, di talento, di leadership,
di clima aziendale, di sviluppo della collaborazione.
Il problema di fondo è che sembriamo ben poco consapevoli di queste urgenti e prioritarie necessità da soddisfare.
Preferiamo dedicarci a contese sindacali e sociali – perché gli imprenditori non aumentano gli
stipendi? – perché il carrello della spesa è diventato proibitivo? – perché gli affitti di casa sono inavvicinabili?
– invece di dedicarci a creare le premesse per qualità, benessere, competitività, soddisfazione, serenità.
Che, se riuscissimo a soddisfare armoniosamente queste necessità, il nostro sistema economico raggiungerebbe traguardi impensabili!
Naturalmente mi verrà subito detto che tutto ciò è impossibile!
Rispondo: la Finlandia – il Paese più felice della UE - è su questa strada!
Fabrizio Favini
DICEMBRE 2025
PROGETTO
Il marchio del Magazine rivoluzionepositiva riporta 3 parole che sintetizzano i 3 stadi evolutivi del sapere.
Prima parola: INFORMAZIONE. Troppe persone ormai si ritengono soddisfatte nella loro ricerca del sapere quando la loro fonte del sapere è la Rete. Peccato che l’Informazione attendibile si sia ormai estinta
avendo lasciato il posto alle fakenews. Fermarsi a questo stadio significa essere disinformati, superficiali, manipolabili, marginali, inaffidabili.
Seconda parola: CONOSCENZA. Per sconfiggere le fakenews dobbiamo sviluppare un adeguato livello di conoscenza, che si costruisce con lettura profonda, ricerca,
confronto, verifica. Un grande salto di qualità rispetto a INFORMAZIONE, non vi è dubbio. Ma non basta. Ognuno di noi, con un passo ulteriore, può dare un personale contributo alla soluzione dei tanti problemi che stanno comprimendo la nostra esistenza.
Terza parola: SAGGEZZA. Significa saper essere consapevoli, ovvero dominare impulsi, emozioni, sentimenti negativi a favore
di una personale rivoluzionepositiva. Quindi adottare un comportamento responsabile, che discende dal latino res-pondus: farsi carico del peso delle cose!
Saper essere saggi, appunto, una saggezza che nulla ha a che fare con il logoro, millenario paradigma secondo il quale la saggezza apparteneva solo agli anziani del villaggio. Tutti noi possiamo/ dobbiamo tendere alla saggezza!
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IL NOSTRO PERCORSO
L’universo del comportamento umano è uno dei pochi settori in cui si continua ad operare sulla scorta di abitudini e di modelli culturali in buona parte obsoleti.
Veniamo educati a soffrire per conquistarci un posto nella vita; viceversa l’educazione al benessere interiore, all’autoconsapevolezza, alla percezione di sé e degli altri ce la dobbiamo costruire da soli.
E così noi molto spesso facciamo un uso sub-ottimale delle nostre risorse personali, influenzando in tal senso la vita di chi ci sta vicino: in famiglia, in società, sul lavoro. Spesso aderiamo alla cultura della negatività, della lamentela, della critica, del rinvio, dell’immobilismo.
Altrettanto spesso siamo vittime di comportamenti autolimitanti. Sovente l’esperienza, consolidando un pregiudizio, ci
limita nella capacità di interpretare con lucidità la realtà circostante. Siamo in balìa di alibi, conformismi, abitudini consolidate e di false convinzioni.
Per rimuovere emozioni ed atteggiamenti negativi aprendo la nostra esistenza alle opportunità della vita, dobbiamo sviluppare energie costruttive e positive e un diverso approccio con noi stessi e col mondo che ci circonda.
rivoluzionepositiva ha lo scopo di aiutare, chi è interessato, a realizzare questi obiettivi.
Il Comitato di Redazione:
Fabrizio Favini
Roberto Cingolani
Enrico Giovannini
Gianni Ferrario
BENVENUTI A BORDO!
20 06 16 12
FABRIZIO FAVINI
Esperto di innovazione del comportamento
La mancanza di autovalutazione e di autocritica
MARCELLO FOA
DANIELA BERNACCHI
MILENA SANTERINI
Giornalista e docente universitario
Prefazione del libro URSULA GATES
Executive Director UN Global Compact Network Italia
Sostenibilità tra Europa ed Italia: un anno di crescente consapevolezza
Vice Presidente Fondazione Memoriale della Shoah
Stranieri Morali
pg. 24
La mancanza di autovalutazione e di autocritica
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Autovalutazione e Autocritica facilitano enormemente il processo di innovazione e di evoluzione del comportamento.
In Azienda ciò non può essere opzionale, bensì mandatorio.
Ecco perché è indispensabile sviluppare e diffondere consapevolezza in tutta la struttura, prima di introdurre qualsiasi significativo cambiamento.
In definitiva, quanto più l’adesione dei Collaboratori agli obiettivi sarà convinta e frutto di una scelta personale e spontanea, tanto più sarà agevole conseguire questi obiettivi.
Se, viceversa, non c’è consapevolezza non può esserci partecipazione e quindi condivisione di obiettivi, progetti, risultati.
La consapevolezza delle proprie azioni è competenza fondamentale per
SIAMO AL MONDO PER LASCIARE IMPRONTE, NON CICATRICI
una prestazione eccellente. Questo è uno dei principali motivi per i quali l’autoconsapevolezza è ritenuta una risorsa economica irrinunciabile per il successo di una Organizzazione.
AUTOVALUTAZIONE ACCURATA
Conoscere le proprie risorse interiori, le proprie abilità, i propri limiti
Le persone con questa competenza sono:
• consapevoli dei propri punti di forza e punti di debolezza
• riflessive, capaci di apprendere dall’esperienza
• aperte e disponibili ad un sincero feedback, ad un continuo apprendimento, allo sviluppo di se stesse
• disponibili a mettersi in discussione.
Daniel Goleman
Ecco alcuni dei più comuni – e costosi –punti di debolezza di cui dobbiamo avere autoconsapevolezza per poterli così sanare:
• ambizione cieca: la persona compete invece di collaborare
• fissa obiettivi irraggiungibili ed esageratamente ambiziosi, soprattutto se a carico degli altri
• entra in contrapposizione caratteriale con i Colleghi del team
• esprime pressione esagerata ed ingiustificata sui Colleghi
• sete di potere: mira a soddisfare interessi propri invece che conseguire gli obiettivi
dell’Organizzazione
• insaziabile bisogno di riconoscimento, ovvero essere successo-dipendenti
• preoccupazione per le apparenze: vuole apparire positivo a tutti i costi, esageratamente interessato alla propria immagine
• eccesso di autostima: rifiuta critiche e feed-back perché non vuole sentir parlare delle proprie carenze; tende a incolpare gli altri dei propri fallimenti.
Per sviluppare un adeguato livello di tua consapevolezza devi quindi:
• essere sempre cosciente del tuo stato d’animo, ossia con quale emozione hai a che fare in questo momento: depresso, ansioso, entusiasta, inquieto, felice, contrariato. I sentimenti forniscono importanti informazioni che ti aiutano a capire come meglio comportarti;
• conoscere le tue reali intenzioni ed idee;
• capire quale tipo di decisione - e il suo grado di importanza - stai per prendere;
• valutare con attenzione il momento e il contenuto delle tue azioni essendo ben consapevole delle conseguenze che ne derivano.
LE CREDENZE
Le neuroscienze hanno ormai da tempo assodato che la felicità ed il benessere non arrivano dall’esterno, meno che meno dall’abbondanza dei beni e dal consumismo compulsivo, ma piuttosto sono dimensioni da coltivare interiormente e alle quali l’individuo tende spontaneamente.
Ciò che spinge ogni individuo a scegliere un comportamento nasce dalle sue credenze e
convinzioni più profonde che oltrepassano la logica della razionalità trovando fondamento nell’inconscio.
Ma qual’è la natura di queste credenze?
Le credenze sono delle generalizzazioni ed esperienze dedotte dal passato - motivo per cui i bambini non hanno credenzecaratterizzate da aspetti fondamentali:
• non le scegliamo consapevolmente
• sovente si basano su nostre errate interpretazioni di esperienze di vita appartenenti al passato
• una volta memorizzate nel cervello emotivo possono condizionare, limitare e influenzare le nostre decisioni future.
Il nostro cervello denota una forte predisposizione a produrre credenze per dare un senso alla nostra esistenza.
Pensiamo alle coercizioni imposte da ideologie, dogmi, convenzioni sociali, assiomi.
Possono essere così attanaglianti da infrangereilprincipio dell’autoconservazione – pensiamo ai kamikaze!
Perché le credenze sono importanti? Dalle credenze derivano le emozioni; dalle emozioni derivano i comportamenti; dai comportamenti i risultati e le conseguenze della nostra azione.
Le credenze sono di 2 tipi: 1. credenze limitanti 2. credenze potenzianti.
Limitanti. Sono quelle convinzioni che abbiamo costruito giorno dopo giorno,
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anno dopo anno e associate a ricordi, luoghi comuni, pregiudizi, insuccessi, insegnamenti che ci hanno trasmesso i nostri professori a scuola, il gruppo dei pari, i nostri genitori in famiglia.
Potenzianti. Sono quelle che ci siamo costruite nel tempo e che hanno rafforzato il nostro ego, la nostra sicurezza, la nostra determinazione, il nostro ottimismo e le nostre capacità di esprimere proattività.
Siamo spesso portati a credere che gli eventi esterni condizionino la nostra vita e che l’ambiente abbia un influsso determinante sulla nostra evoluzione.
In realtà non sono gli eventi esterni a modellarci, bensì le nostre credenze che nascono dal significato che noi diamo a tali eventi.
Il nostro cervello è una fabbrica a ciclo continuo di credenze.
Siamo soggetti ad una moltitudine di fattori che plasmano le nostre credenze. Partendo dai dati che raccogliamo tramite i nostri sensi, la nostra mente inizia spontaneamente a creare schemi ricorrenti per poi dotarli di un significato.
In questo modo gli schemi si trasformano in credenze.
“La piena consapevolezza ci consente di distinguere tra DISTORSIONE e REALTA’”.
Daniel Goleman
Una volta costruite le credenze, il cervello cerca prove a loro sostegno, il che lo incoraggia a rendere le convinzioni ancora più radicate e, quindi, più immuni agli strumenti educativi - conoscenza e consapevolezza - specie per chi non è disposto a prendere atto delle prove che contraddicono tali credenze (*).
(*). Il 4.8% della popolazione adulta italiana è tuttora terrapiattista – a dispetto del fatto che diversi astronauti ci abbiano inviato sulla Terra ormai da molti anni numerosi filmati e fotografie che dimostrano inequivocabilmente come il nostro Pianeta sia una armoniosa e perfetta sfera!
Vi è poi da considerare che più abbiamo investito energie nervose e mentali in una credenza e più essa diventa duratura e appartenente a pieno titolo al novero delle nostre granitiche certezze.
Come facciamo a distinguere la Verità che vorremmo dalla Verità vera?
La risposta è la Scienza; viviamo nell’era della scienza, nella quale le nostre convinzioni dovrebbero essere fondate su prove inattaccabili.
Ma allora, perché tanta gente è pronta a credere a cose che quasi tutti gli scienziati ritengono incredibili?
Ippocrate ebbe a dire: Ci sono nei fatti due cose: scienza ed opinione. La prima genera conoscenza, la seconda ignoranza.

“Una volta costruite le nostre credenze, le difendiamo e le giustifichiamo tramite una vasta gamma di teorizzazioni intellettuali, argomentazioni persuasive e spiegazioni razionali. Prima arrivano le credenze, poi le spiegazioni”.
Michael Shermer
Il nostro cervello valuta le credenze e tende a classificarle come buone o cattive, a seconda della convenienza e della comodità che esse ci procurano.
L’evoluzione dei nostri istinti primordiali ci porta a fare gruppo con chi la pensa come noi e, viceversa, a squalificare quelli che non la pensano come noi.
Ne consegue che, quando entriamo in contatto con credenze diverse dalle nostre, siamo naturalmente portati alla diffidenza, a criticarle e a demolirle perché inconsistenti e “pericolose”.
Una tendenza questa che ci rende ancora più difficile cambiare idea a dispetto di ogni evidenza.
Le credenze spesso derivano anche dal modo in cui ci vengono presentate; tendiamo a trarre conclusioni, e conseguenti decisioni, diverse a seconda del modo in cui fruiamo delle informazioni con cui percepiamo la realtà. Chi si nutre di fake news dovrebbe saperne qualcosa.
In sintesi, le credenze sono il modo in cui ognuno di noi vede il mondo. Ognuno ha il suo mondo. Fino a qui, nulla da eccepire.
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Ma il fatto è che le credenze influenzano gli stati d’animo e, quindi, originano i nostri comportamenti; vale pertanto la pena di allenarsi con l’autoconsapevolezza migliorando così l’obiettività e la fondatezza delle nostre credenze.
Fabrizio Favini
SIAMO
Prefazione del libro Ursula Gates
MARCELLO FOA
Molte persone trascorrono gran parte della propria vita in quella che gli inglesi chiamano la comfort zone. Altri, invece, seppur ben inseriti nella società, a un certo punto della loro esistenza, sovente sull’onda di un evento imprevisto e sconvolgente, si scuotono, iniziano a interrogarsi e a scrutare la realtà oltre le convenzioni. Una di queste persone è Frédéric Baldan, un belga di origine italiana, che di mestiere fa – anzi, faceva - il lobbista ovvero colui che promuove gli interessi di una società o di un settore in ambito legislativo, politico, istituzionale. Un mestiere difficile per le sue possibili implicazioni etiche ma utile, nonché legittimo, se svolto alla luce del sole.
Baldan era un lobbista del settore aeronautico presso l’Unione Europea, e da persone seria ha svolto il proprio mestiere rispettando le regole, in teoria severissime, della Commissione. Poi, però, un giorno tutto è cambiato. Si è accorto che quelle regole non valgono per tutti perché negli ultimi anni, nel silenzio dei media e nella diffusa accondiscendenza degli europarlamentari, proprio le istituzioni europee si sono trasformate sempre più in una casta incoerente, disinvolta, compiaciuta del proprio immenso potere, che pretende dagli altri il rispetto di norme che essa stessa tradisce con una disinvoltura e un cinismo raggelanti.
E a portare a livelli inauditi questo doppio standard è innanzitutto chi dovrebbe brillare nella luce per trasparenza e correttezza, l’attuale presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.
Quando, in seguito alla crisi Covid, Baldan constata questa realtà, lo shock - per un europeista convinto quale è sempre stato,è enorme. Scava, trova riscontri e si ribella. Nasce così il nuovo Frédéric Baldan e dunque il libro Ursula Gates. La von der Leyen e il potere delle lobby a Bruxelles (collana
SIAMO
Scintille per Guerini Editore), che non è un pamphlet, né semplicemente l’ennesimo saggio di denuncia ma rappresenta molto di più, trattandosi di una testimonianza di straordinario coraggio e decisamente rara. Il lobbista Baldan, ispirato dal suo risveglio, denuncia innanzitutto, nella prima parte del volume, la parte oscura del mondo con cui ha convissuto per molti anni, quello delle lobby più potenti e che si dipana fra istituzioni nazionali e soprattutto internazionali come ONU, OMS e la stessa UE, grandi multinazionali, finte attività filantropiche, think tank e centri studi solo in apparenza neutrali, servizi di intelligence, consessi di straordinario potere come il World Economic Forum o il Council on Foreign Relations. E lo fa con una precisione straordinaria, documentando tutte le sue affermazioni e le sue deduzioni.
L’analisi di Baldan arricchisce la saggistica esistente sulla governance mondiale e sulla crisi della democrazia rappresentativa in quanto è la testimonianza di un insider, in un settore, quello del lobbying che non concepisce voci dissonanti e che nelle sue espressioni più forti fa dell’omertà professionale una caratteristica pregnante. Pochi, peraltro, denunciano il lato oscuro del proprio mestiere. Baldan, invece, ha rotto il tabù, descrivendo da dentro e con straordinaria precisione le tecniche di gestione del potere, come solo un lobbista (risvegliato) può fare. E pagando un prezzo altissimo, in prima persona, perché l’Unione Europea gli ha congelato l’accredito di lobbista, impedendogli dunque di continuare a svolgere il proprio lavoro a Bruxelles. Inoltre, le sue due banche gli hanno addirittura chiuso i conti.
A fungere da filo conduttore del libro è ovviamente Ursula von der Leyen, di cui l’autore ricostruisce la vita svelando, contestualmente, ambiguità e buchi neri di quell’élite internazionale di cui è espressione;
un mondo a cui è dedicata la prima parte del saggio. L’autore spiega con dovizia di dettagli e citazioni come, perché e dove vengono prese davvero le decisioni a cui a cascata Paesi, mondo economico e singoli cittadini sono indotti a uniformarsi, senza possibilità di interlocuzione o di partecipazione al processo decisionale. Fa nomi e cognomi ma, ed è un punto molto importante, non parte da un pregiudizio ovvero non cerca conferme a una sua convinzione, come fanno consapevolmente o inconsapevolmente altri autori, ma cerca e trova riscontri, andando, davvero, alla ricerca della verità. E quel che scopre lo indigna.
Frédéric Baldan è colui che, seguito e poi assecondato ad altre associazioni, ha denunciato penalmente la presidentessa della Commissione Europea, a partire dall’incredibile vicenda degli acquisti dei vaccini anti Covid concordati via sms con il CEO della Pfizer Albert Bourla, documentandone con straordinaria precisione le violazioni, formali e sostanziali.
E il fatto che le sue denunce non abbiano finora permesso l’avvio di veri processi, non
fa che avvalorare la sua accorata analisi, dimostrando come il potere giudiziario in Europa, nonché i vari e altisonanti organismi di controllo, diventino, sordi, ciechi e muti quando si tratta di esaminare violazioni che riguardano i vertici europei. Sono le logiche di una casta che dissimula, copre, stravolge l’interpretazione delle regole che la stessa UE si è data, anche in barba alla tanto declamata separazione dei poteri.
Altro che separazione! Quel che emerge da queste pagine è la prova di un’inaccettabile ambiguità di rapporti fra la von der Leyen, la Commissione Europea, il potere giudiziario, gli organismi di controllo, nonché grandi gruppi economici internazionali, think tank, gruppi di pressione e ovviamente i media, colpevoli di omissione professionale. Un magma di cui gran parte degli elettori europei non è consapevole e che dimostra la vacuità delle istituzioni continentali e delle regole che dovrebbero tutelarci.
Come possiamo noi europei pretendere di essere migliori dei tanti regimi non democratici che popolano la comunità internazionale, se alla prova dei fatti si scopre che le nostre società sono rette da oligarchie che agiscono al di sopra della legge, delle regole, del buon senso, senza alcun rispetto del Bene Comune e della tutela delle popolazioni? In questo libro troverete la prova di come la salute di centinaia di milioni di persone sia stata messa deliberatamente in pericolo nell’era del Covid, anteposta a ragioni di business, ma non solo. Scoprirete come la manipolazione percettiva e mediatica sia la norma nella gestione dell’opinione pubblica da parte di Bruxelles.
E scoprirete molto su colui che oggi indossa i panni del filantropo che vuole salvare l’umanità e in realtà coltiva, dissimulandoli, colossali interessi anche ma non solo personali. Sì, parliamo di Bill Gates. Il titolo del saggio è declinato volutamente al plurale,

non UrsulaGate ma Ursula Gates, perché le vicende della von der Leyen non riguardano solo scandali come l’acquisto dei vaccini Pfizer e Moderna ma anche per l’appunto, i “giochi di prestigio” del fondatore della Microsoft.
Scoprirete che Ursula von der Leyen si è fatta creare un alloggio all’interno della sede della Commissione Europea, Palazzo Berlaymont, contrariamente ai suoi predecessori, che affittavano normali appartenenti a Bruxelles. Un’eccentricità verosimilmente non del tutto innocente perché un alloggio all’interno di un’istituzione europea comporta automaticamente l’acquisizione dell’immunità della sede diplomatica, inibendo qualunque perquisizione da parte delle autorità inquirenti. Ed è sconvolgente apprendere che la Commissione Europea disponeva dei riscontri per approvare cure semplici, non costose ma molto efficaci contro il Covid ma che le ha volutamente ignorate al fine di poter presentare un vaccino sperimentale come unica soluzione percorribile per risolvere la crisi.
E’ un libro-verità, scritto da un autore che ha così compromesso la sua carriera professionale, mosso dal desiderio di onorare davvero i valori di Giustizia, autenticità della democrazia, altruismo in cui crede con tutto se stesso. E in cui continuiamo a credere anche noi.
Marcello Foa

Sostenibilità, tra Europa e Italia: un anno di crescente consapevolezza
DANIELA BERNACCHI
A 5 anni dalla scadenza dell’Agenda 2030, la sostenibilità non è più un tema riservato agli addetti ai lavori. È diventata un valore condiviso e una richiesta sempre più pressante da parte dei cittadini. Nel 2025 – anno segnato da eventi internazionali cruciali sul fronte climatico e sociale – anche l’Italia mostra una forte sensibilità, in alcuni casi superiore alla media europea. Questo conferma quanto il tema tende a influenzare sempre di più scelte politiche, economiche, oltre ai comportamenti quotidiani.
Il quadro emerge dallo studio The Perception of Sustainable Development by Europeans, condotto dai Network europei dell’UN Global Compact e presentato a settembre 2025 a New York, durante il Leaders Summit delle Nazioni Unite.
L’indagine, realizzata su 13.000 persone in 16 Paesi, mostra come la sostenibilità
SIAMO
sia percepita come un’urgenza: l’80% dei cittadini europei la considera una priorità politica, in Italia la percentuale sale all’85%.
A qualche mese dalla sua pubblicazione, i dati assumono un significato ancora più chiaro: fotografano una consapevolezza diffusa e indicano la direzione verso cui cittadini, imprese e istituzioni dovrebbero muoversi verso il 2030.
In tutta Europa la sostenibilità è una preoccupazione centrale. In Italia questa sensibilità è ancora più marcata. Mentre 4 europei su 5 considerano lo sviluppo sostenibile fondamentale per l’agenda politica, nel nostro Paese la percentuale si avvicina al 90%.
A trainare il cambiamento sono soprattutto i giovani tra i 18 e i 44 anni, ma anche le fasce più mature mostrano interesse e riconoscono l’importanza di una transizione ecologica e sociale. Colpisce la ridottissima presenza di opinioni contrarie: meno del 10% degli intervistati, in Italia e in Europa, ritiene che governi e istituzioni debbano concentrarsi su temi diversi. Urgenza climatica, crisi della biodiversità e pressione sui sistemi sociali ed economici sono quindi ormai percepite come realtà quotidiane.
3 europei su 4 chiedono ai governi e alle imprese un impegno più deciso nell’attuare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) In Italia la richiesta è ancora più forte: l’80% degli intervistati invoca maggiore determinazione da parte delle istituzioni, e il 79% chiede lo stesso alle aziende. Questi dati dimostrano che i cittadini non solo riconoscono l’importanza della sostenibilità, ma vogliono anche una governance coerente. Il 36% degli italiani ritiene che

gli SDGs siano ancora raggiungibili entro il 2030, segnalando fiducia ma anche la consapevolezza che serva accelerare.
I dati del Progress Report 2025 delle Nazioni Unite confermano che solo il 18% degli obiettivi è on track, mentre il 35% è fermo o in regressione.
Dei 169 target totali, appena il 35% registra progressi adeguati. Per colmare il divario finanziario al raggiungimento dell’Agenda 2030 servirebbero investimenti globali aggiuntivi pari a 4 trilioni di dollari l’anno. La sostenibilità diventa così non solo una questione morale o culturale, ma un asse centrale delle strategie economiche globali.
La sostenibilità sta cambiando anche le scelte di consumo. 8 europei su 10 la considerano nelle proprie decisioni d’acquisto, ma solo il 27% lo fa sempre, mentre il 53% lo applica occasionalmente.
In Italia la quota sale al 55%: per molti cittadini la sostenibilità è un fattore decisivo, spesso più influente di prezzo o notorietà del marchio. Non è più un valore aggiunto riservato a pochi: è un criterio stabile e quotidiano.
A questa consapevolezza si accompagna una richiesta crescente di regolamentazione efficace. L’87% degli italiani – contro l’85% della media europea – richiede norme più rigorose in materia ambientale e sociale, purché accompagnate da semplificazioni e minori oneri burocratici. L’obiettivo è chiaro: più regole, ma anche più chiarezza.
Il rapporto con le imprese è più complesso. Quasi la metà degli europei valuta positivamente il ruolo delle aziende sui
diritti dei lavoratori, e circa il 43% anche su diritti umani e tutela ambientale. La fiducia cala sulla lotta alla corruzione: solo il 35% esprime giudizi favorevoli.
In Italia, appena il 36% degli intervistati ritiene che le imprese abbiano un impatto positivo sulla sostenibilità. Tuttavia, 7 europei su 10 considerano la sostenibilità un vantaggio competitivo, una visione che in Italia raggiunge il 75%. È un driver di innovazione e di strategia, esteso anche all’innovazione tecnologica: il 69% degli europei e il 68% degli italiani credono che l’intelligenza artificiale possa favorire il progresso sostenibile, migliorando efficienza, gestione delle risorse e riduzione degli sprechi.
L’Italia mostra poi una sensibilità diffusa e una crescente domanda di coerenza politica. La cultura del consumo orientata a
scelte responsabili offre una base solida per accompagnare la transizione verso modelli equi, inclusivi e rispettosi dell’ambiente. L’Unione Europea resta un riferimento essenziale, ma il successo della transizione dipenderà soprattutto dal coinvolgimento del settore privato, che dovrà interpretare la sostenibilità come leva di competitività, innovazione e trasparenza.
La fotografia dello studio UN Global Compact, riletta oggi a dicembre 2025, non è solo un’istantanea dell’opinione pubblica, ma una mappa per i prossimi anni. L’Italia è pronta, almeno sul piano culturale e sociale, ad affrontare la sfida dei 5 anni che restano.
Ora occorre trasformare consapevolezza e intenzioni in scelte concrete, misurabili e condivise. Tra il riconoscere un’urgenza e affrontarla davvero c’è un lavoro collettivo che va iniziato – e accelerato – senza ulteriori rinvii.
Daniela Bernacchi
Stranieri morali
MILENA SANTERINI
Si parla molto di conflitti di civiltà, di scontri tra persone e gruppi per motivi nazionalistici o etnici, e naturalmente di guerre armate, dopo la terribile ripresa della guerra a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, e del conflitto israelo-palestinese. Non si parla però abbastanza delle “guerre culturali”, cioè della diversità di opinione su argomenti politici, etici, intorno alla cultura, alla memoria o al sesso, che attraversano le società occidentali dall’interno. Ho deciso quindi di scrivere il libro “Stranieri morali. Guerra e pace tra le culture” (Bollati Boringhieri 2025) proprio per occuparmi di questi temi. Precedentemente, nel volume “La mente ostile. Forme dell’odio contemporaneo” (Cortina 2021) avevo affrontato il problema dell’odio, ovvero dell’ostilità tra gruppi, che si presenta nelle forme del razzismo, dell’antisemitismo, o della misoginia. Volevo però andare alla radice della mentalità che crea le culture wars, dovute alla polarizzazione e alla mancanza di comprensione dei punti di vista dell’altro.
Il libro nasce, quindi, dalla preoccupazione di vedere aumentare i conflitti etici e culturali (non solo etnici) dentro le società stesse. Mentre si dà importanza alle spaccature tra immigrati e abitanti autoctoni di un Paese, alle guerre tra nazioni diverse o agli “scontri di civiltà”, non si presta altrettanta attenzione alle guerre culturali sui temi della vita
SIAMO
quotidiana dentro gli stessi ambiti di vita.
Il motivo per occuparsene è chiaro: i conflitti a bassa intensità erodono la solidarietà delle comunità e possono preparare e facilitare la violenza, soprattutto in un momento in cui il ritorno dei nazionalismi e dei populismi, con la loro critica alla democrazia rappresentativa, costituisce un elemento di logoramento relativamente nuovo e potenzialmente molto pericoloso nell’Europa del XXI secolo.
L’espressione “stranieri morali” nasce nell’ambito della bioetica per indicare diversità radicali. Eppure, possiamo rileggerle come caratteristiche che ci riguardano, da riconoscere come nostre anche in chi sembra molto lontano.
Questa esigenza vitale non riguarda solo i singoli, ma soprattutto la psicologia collettiva del profondo che orienta i gruppi. La vita dei corpi sociali non è mai governata solo da meccanismi strutturali (pure molto importanti), ma sempre intrecciata a come gli esseri umani vivono i cambiamenti. In questo senso, certamente nelle guerre armate conta il possesso delle risorse naturali (petrolio, acqua, terre rare..); nei contrasti etici sono fondamentali i motivi religiosi che stabiliscono come viene considerato il valore della vita; in quelli in campo sessuale sono importanti le tradizioni ancestrali del popolo che stabiliscono, ad esempio, il posto (quasi
sempre subalterno..) delle donne e dei bambini. Ma tutti questi elementi si mischiano con i fattori che chiameremo “culturali”, e capirli è fondamentale per vivere insieme.
Può sembrare che descrivere le culture wars di oggi (ovviamente senza pretesa di completezza) porti a comporre un elenco pessimista, o un cahier de doléances.
In realtà, entrare più in profondità nella diversità delle visioni ha più di un’utilità. Da un lato, quella di coglierne la storia e la complessità. Questo è già un modo per facilitare la comprensione. Ma, soprattutto, c’è un altro fattore che conta quando entriamo nei fatti e nelle storie che hanno motivato scontri e battaglie culturali: il riconoscimento della comune ricerca di felicità che c’è dietro tutte le posizioni. Anche se l’odio ci spinge a vedere l’altro gruppo come irrimediabilmente diverso, possiamo “scoprire” che è fatto di persone, che hanno desideri e bisogni in fondo uguali ai nostri.
Non dobbiamo, quindi, rassegnarci a diventare sempre più stranieri morali gli uni con gli altri pur essendo della stessa famiglia, società, Paese. Le nostre democrazie sono fragili, e possono morire non solo per colpi di stato, ma per l’azione lenta di una divisione tra i cittadini, che toglie fiducia al volervivere-insieme e agli strumenti democratici che servono per realizzarlo. Una delle minacce più grandi è la progressiva crescita di polarizzazione politica, divaricazione di vedute e di idee che divide le comunità. In almeno 20 democrazie occidentali la polarizzazione si è acutizzata negli ultimi anni, e crescono i governi che giocano sull’odio e sulla contrapposizione tra cittadini e “stranieri”, tra partiti, tra “popolo” e élites. Si tratta di una polarizzazione definita da Jonathan Haidt “affettiva”, o meglio emotiva, che crea comunità di noi e loro.
Sia chiaro, il web ha avuto ed ha un ruolo fondamentale in questo progressivo allontanamento. Ciò non significa minimamente dire “è colpa di Internet”. Anzi, la Rete, e oggi gli algoritmi dell’AI restano un miracolo dei nostri tempi, uno strumento straordinario di conoscenza e connessione. Uscendo però dalla facile e sterile contrapposizione tra tecnofobici e tecnoentusiasti, bisogna dire che i meccanismi del business delle grandi piattaforme hanno oggettivamente facilitato le divaricazioni. O meglio, si potrebbe dire che abbiamo (avevamo?) in mano il più grande strumento di avvicinamento tra persone e popoli e lo stiamo usando, soprattutto a favore del guadagno di pochi, per alimentare l’odio.
Tutti i casi citati nel libro compongono un quadro di persone, gruppi, Paesi che si scontrano sulla base di idee differenti, eppure stranamente somiglianti. Nel campo della vera e propria produzione culturale (libri, romanzi, film..), sono ormai famosi i processi di censura da un lato e di cancel culture o woke dall’altro. Ci sono quindi contese a livello storico, su statue, monumenti e musei; le culture wars sono arrivate nelle classi scolastiche e si contendono le narrazioni per i bambini, da Cenerentola a Harry Potter. Le emozioni eccessive e turbinose prodotte dalla macchina dell’immaginario contemporaneo sono divenute un campo di battaglia.
Per quanto riguarda il tema del sesso, il femminismo si oppone al patriarcato, ma è utile tentare di analizzare quali aspirazioni esprime, e quanti sono i femminismi in gioco (tanti). Anche una delle più importanti battaglie in campo sessuale, il gender, va compresa nelle sue sfaccettature, sullo sfondo di una trasformazione, anche se lenta, del ruolo della donna. La bioetica vede consumarsi

gli scontri più accesi, sull’inizio e il fine vita, la sorte degli embrioni, l’eutanasia e l’accanimento terapeutico.
Il libro si conclude con gli scontri che più facilmente identifichiamo come tali: l’ostilità verso gli immigrati e le guerre armate. Non potevano mancare in un quadro del nostro tempo, anche se purtroppo in questo caso si parla di bombe, droni, sangue, morti. Certo, parlare di culture wars può servire a poco davanti ai bombardamenti, agli interessi economici, agli eserciti, al nucleare e all’inerzia della diplomazia internazionale. Ma comprendere le origini e le radici dell’avversione, cambiare la visione dell’altro da nemico a persona, fare i conti con le proprie tradizioni nello sguardo sulle varie situazioni può almeno contribuire a disarmare le coscienze, che a loro volta armano gli eserciti.
Una rivoluzione positiva sarebbe, in sintesi, tornare a far parte di una
comunità morale, anche affrontando conflitti e contrasti senza paura, convinti che anche gli elementi che consideriamo contrapposti sono in realtà nient’altro che i tratti di una comune Umanità.
Milena Santerini

SIAMO AL MONDO PER LASCIARE IMPRONTE, NON CICATRICI
AUTORI

Nel mondo del management consulting da 50 anni, è consulente esperto di innovazione del comportamento, facilitatore e formatore per lo sviluppo del talento in Azienda. Migliora il rendimento del capitale umano
FABRIZIO FAVINI
favorendo la crescita di soddisfazione, motivazione, selfengagement, produttività.
Utilizza le neuroscienze per favorire l’acquisizione delle competenze sociali indispensabili
a modificare i comportamenti non più funzionali alla crescita sia dell’Individuo che dell’Azienda.
Oltre a numerosi articoli, ha pubblicato i seguenti libri: La Vendita di Relazione
(Sole 24ORE); La vendita fa per te (Sole 24ORE); Scuotiamo l’Italia (Franco Angeli); Comportamenti aziendali ad elevata produttività –Integrazione tra stili di management e neuroscienze (gueriniNext).
Editore di rivoluzionepositiva. com, Magazine On Line orientato al nuovo Umanesimo d’Impresa per la sostenibilità sociale, economica ed ambientale dell’Impresa stessa.

Giornalista e docente universitario. Insegna comunicazione all’Università
MARCELLO FOA
Cattolica e all’USI di Lugano. Presidente della RAI dal 2018 al 2021; in precedenza
a il Giornale e ha diretto in Svizzera il Gruppo Corriere del Ticino. Saggista
e romanziere, è consigliere di amministratore di Azimut Holding e del
Teatro alla Scala.

Dopo una carriera ventennale nel marketing di importanti multinazionali dell’editoria, dell’entertainment e dell’energia, dal 2007
DANIELA BERNACCHI
Daniela è entrata nel terzo settore ricoprendo il ruolo di Direttore Generale di 2 tra le principali organizzazioni non governative italiane: WeWorld e
Fondazione Cesvi. Da settembre 2019 a gennaio 2023 è stata Segretario Generale dell’UN Global Compact Network Italia, Network locale del Global Compact
delle Nazioni Unite, la più ampia iniziativa strategica al mondo di Corporate Sustainability. Da marzo 2023, ha assunto - sempre per UNGCN Italia - il
ruolo di Executive Director. Da novembre 2022, è stata nominata consigliere del Consiglio di Amministrazione di Fondazione SNAM.

È stata Ordinaria all’Università Cattolica di Milano, dove dirige il Centro di Ricerca sulle Relazioni Interculturali. È Vice Presidente della
MILENA SANTERINI
Fondazione del Memoriale della Shoah e consulente della Commissione Straordinaria intolleranza, razzismo, antisemitismo,
istigazione all’odio e alla violenza del Senato.
Dal 2020 al 2022 è stata Coordinatrice Nazionale per la lotta contro l’antisemitismo
presso la Presidenza del Consiglio. Dal 2013 al 2018 è stata Deputata al Parlamento italiano e delegata presso il Consiglio d’Europa dove ha svolto il
ruolo di General Rapporteur on combating racism and intolerance.
Perché Rivoluzione Positiva?
Un nuovo Magazine On Line: informazione, conoscenza, saggezza.
MANIFESTO
Con l’enorme disponibilità di informazioni, resa possibile dalla tecnologia, la nostra vita è diventata molto più veloce e molto più distratta. Abbiamo creato i presupposti per cui il nostro cervello è meno preciso, fatica di più a concentrarsi. Perdiamo il focus attentivo sui problemi, divaghiamo mentalmente, siamo intermittenti e discontinui nel nostro modo di pensare e,
quindi, nel nostro comportamento.
Siamo passanti frettolosi e distratti la cui soglia di attenzione dura 8 secondi; siamo meno concentrati dei pesci rossi che arrivano a 9, ci dicono gli esperti. Siamo diventati bulimici di informazioni, emozioni, immagini, collegamenti, suoni. Divoriamo il tutto in superficie senza gustare, approfondire, riflettere.
Oggi chi non si ferma a
guardare non vede; chi non si ferma a pensare non pensa.
Riscopriamo allora il piacere - o la necessitàdi riflettere, di pensare, di soffermarci per capire meglio dove stiamo andando per essere più consapevoli del nostro tempo, complesso e complicato, e del nostro ruolo, umano, sociale e professionale.
Se condividete queste nostre riflessioni, siete invitati a partecipare ad
una iniziativa virtuosa resa possibile dalla combinazione dei saperi e delle esperienze umane e professionali di un manipolo di Pensatori Positivi, profondi, competenti e sensibili interpreti del nostro tempo, che hanno deciso di contribuire a questo Progetto. Ad essi si uniscono autorevoli Testimoni Positivi. A tutti loro il nostro grazie! di cuore.
Il Comitato di Redazione:
Fabrizio Favini
Roberto Cingolani
Enrico Giovannini
Gianni Ferrario
DIDA

1889
img: focus.it
Autoritratto con l’orecchio bendato Vincent Van Gogh
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MUSICA È BENESSERE!

Sono una pianista eclettica e versatile che spazia dal classico al pop al jazz. Mi esibisco in location di prestigio, teatri e chiese come solista o in formazioni con cantanti e strumentisti. Amo raccontare la musica e svelarne i misteri attraverso concerti interattivi in cui coinvolgo attivamente il pubblico in attività musicali. Partecipo a convention aziendali e a manifestazioni musicali ottenendo sempre unanimi consensi per l’eleganza e l’originalità dei repertori. https://www.youtube.com/ watch?v=4nWZ58zLDsg soniavettoratopianista@gmail.com

