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MINISTERO ARMI E MUNIZIONI SERVIZIO MATERIALE ARTIGLIERIA NUOVA FORMAZIONE

N. 328283

Risposta ai fogli 38 P 310 in data 3 corr. 39 P 195 in data 15 corr.

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Alla Commissione Di Vigilanza Presso Ansaldo Roma

Piazza Colonna 366 e per conoscenza

ALLA SOCIETA' GIOVANNI ANSALDO & C. SAMPIERDARENA

OGGETTO: Produzione di artiglierie e nuove commesse.

In risposta ai fogli sopra indicati, questo Ministero notifica quanto segue per quanto concerne la produzione delle artiglierie esposta in modo particolareggiato nel foglio del 15 corrente (N. 39 P 195):

1°) CANNONI DA 70 MONTAGNA

AJJa data del 1° corrente risultano ancora da allestire 206 cannoni per i quali rimangono da fucinare 135 elementi.

Come già venne notificato non si daranno ulteriori commesse della predetta bocca da fuoco.

2°) CANNONI DA 75/906

Alla data del 1° corrente risultano ancora da allestire 584 cannoni, per i quali vennero già tutti fucinati gli elementi con un'aliquota di 70 in più delle attuali commesse.

Verrà data in questi giorni una nuova commessa di 500 cannoni.

3°) CANNONI DA 76/45 E RELATIVE INSTALLAZIONI

Alla data del 1° corrente risultano ancora da allestire 97 cannoni da 76/45 con 73 installazioni.

Verrà data in questi giorni una nuova commessa di 40 complessi, commessa da esaurirsi entro il prossimo settembre.

4°) OBICI DA 105

Si attenderanno i risultati delle prove definitive del nuovo materiale da 105 e se - come non dubitasi -i risultatL saranno pienamente soddisfacenti verrà data una nuova commessa di altre 50 batterie.

Per queste ultime 200 bocche da fuoco risultano già fucinati 180 elementi.

5°) CANNON I DA 105

Alla data del 1° corrente risultano ancora da allestire 654 cannoni con 416 affusti ed i rimanenti materiali per 70 batterie. Per le 654 bocche da fuoco sono ancora da fucinare tutti gli elementi unitamente a 263 elementi delle precedenti.

Verrà data in questi giorni una nuova commessa di trenta batterie.

6°) OBICI DA 149 CAMP.

Alla data del 1° corrente risultano da allestire ancora 379 obici con 368 affusti e rimanenti materiali per 70 batterie Per i 379 obici rimangono ancora da fucinare solo 50 serie di elementi.

Come venne ripetutamente notificato è assolutamente necessario che venga notevolmente aumentata la produzione degli obici così da raggiungere il numero di 60 obici al mese.

Verrà data in questi giorni una nuova cr,mmessa di trenta batterie ed una commessa di 200 serie di elementi per obici da 149 camp da mettere a disposizione di questo Ministero nel periodo dal marzo a tutto giugno e.a.

7°) CANNONI DA 149 A

Alla data del 1° corrente risultano ancora da allestire 164 cannoni per i quali sono ancora da fucinare 126 serie di elementi. Tale rimanenza di cannoni assorbirà la produzione di codesta Società fino alla fine dell'anno in corso.

Verrà data commessa in questi giorni di n. 100 serie di elementi per cannoni da 149 A. da esaurirsi nel periodo da marzo a tutto giugno c. a. Le 100 serie saranno tenute a disposizione di questo Ministero.

8°) CANNONI DA 152/45

Rimangono ancora da allestire aJla data del 1° corrente 17 cannoni da 152/ 45 e 9 installazioni.

Verrà data in questi giorni una nuova commessa di 20 complessi da 152/45.

9'>) MORTAI DA 260 SA.

Alla data del 1° corrente rimangono da allestire 60 mortai da 260 S.A. con 74 installazioni. Più 4 mortai da 260 S. Non verranno date ulteriori commesse di dette bocche da fuoco .

100) MORTAI DA 210 AD ORECCH IONI

Verrà data in questi giorni una nuova commessa di 100 mortai da 210 ad orecchioni da esaurirsi nel periodo giugno ottobre del corrente anno.

Con le lavorazioni per l'esaurimento delle commesse in corso e con le nuove commesse viene coperta per talune bocche da fuoco la produzione per l'intero anno in corso e per le bocche da fuoco rimanenti fino ad oltre il terzo trimestre del corrente anno.

Le commesse accennate di 300 serie di elementi per obici e cannoni da 149 renderanno possibile un aumento di produzione di queste bocche da fuoco nel terzo trimestre del corrente annc in più della produzione che sarà data dagli Stabilimenti di codesta Società permettendo, in pari tempo, di aumentare la produzione delle Acciaierie Ansaldo.

Pregasi accusare ricevuta.

Ministero Della Guerra

Sottosegretariato Per Le Armi E Munizioni

Comitato Centrale Per La Mobilitazione Industriale

Verbale della Seduta del 26 novembre 1916, ore 10,30, tenuta nella Biblioteca del Ministero della Guerra.

Sono presenti:

S. E. l'On. Prof. Paolo Bonelli, Presidente del Consiglio dei Ministri, Presidente del Comitato Supremo delle Armi e delle Munizioni.

S. E. il Generale Paolo Morrone, Ministro della Guerra, Membro del Comitato Supremo delle Armi e delle Munizioni.

S. E. il Vice-Ammiraglio Camillo Corsi, Ministro della Marina, Membro del Comitato Supremo delle Armi e delle Munizioni.

S. E. il Generale Alfredo Dallolio, Sottosegretario di Stato per le Armi e Munizioni, Membro con voto consultivo del Comitato Supremo delle Armi e delle Munizioni, Presidente del Comitato Centrale per la Mobilitazione Industriale.

S. E. l'On. Prof. Vittorio Emanuele Orlando, Ministro dell'Interno.

S. E. l'On. Leonida Bissolati Bergamaschi, Ministro di Stato.

S. E. il Generale Vittorio Alfieri, Sottosegretario di Stato per la Guerra.

S. E. l'On. Prof. Ugo Ancona, Sottosegretario di Stato per i Trasporti, Ex membro del Comitato Centrale per la Mobilizione Industriale

Il Vice-Ammiraglio Giulio Bertolini, Membro del Comitato Centrale per la Mobilitazione Industriale.

Il Generale Alfeo Clavarino, Membro del Comitato Centrale per la Mobilitazione Industriale.

Il Generale Morra di Lavriano Conte Roberto, Senatore del Regno, Membro del Comitato Centrale per la Mobilitazione Industriale.

Il Comm. Erasmo Piaggio, Senatore del Regno, Membro del Comitato Centrale per la Mobilitazione Industriale

L'On. Dottor Angiolo Cabrini, Deputato al Parlamento, Membro del Comitato Centrale per la Mobilitazione Industriale.

Il.Grand'Uff. Avv. Pio Carbonelli, Consigliere di Stato, Membro del Comitato Centrale per la Mobilitazione Industriale.

Il Grand'Uff. Federico Brofferio, Direttore Generale del Tesoro, Membro del Comitato Centrale per la Mobilitazione Tndu striale

Il Comm. Ing. Prof. Cesare S.aldini, Mebro del Comitato Centrale per la Mobilitazione Industriale.

Il Prof. Ing. Ugo Bordoni, Ex membro del Comitato Centrale per la Mobilitazione Industriale.

Il Capitano Toniolo Cav. Enrico, Segretario del Comitato Centrale per la Mobilitazione Industriale.

Per il Comitato Regionale di Mobilitazione Industriale di Torino:

Il Generale Morelli cli Popolo Comm. Alberto, Presidente.

Il Comm. Bonelli Ing. Enrico, Membro Civile.

Il Comm. Ferraris Iog. Dante, Rappresentante industriale.

Il Signor Colombino Emilio, Rappresentante operaio.

Il Tenente Fano Prof. Gino, Segretario.

Per il Comitato Regionale di Mobilitazione Industriale di Milano:

Il Generale Sardegna Comm. Carlo, Pres idente.

Il Senatore Esterle Ing. Carlo, Membro Civile.

Il Comm. Pontiggia Ing. Luigi, Membro Civile.

Il Senatore Salmoiragh:i Ing Angelo, Rappresentante industriale.

Il Signor Buozzi Bruno, Rappresentante operaio.

Il Tenente Garbagni Ing. Mario, Segretario.

Per il Comitato Regionale di Mobilitazione Industriale di Genova:

Il Contrammiraglio Coltelletti Comm. Giuseppe Ettore, Presidente.

L'On. Marchese Reggio Ing. Giacomo, Membro Civile.

Il Cav. Moresco Ing. Bartolomeo Francesco, Rappresentante industriale.

Il Signor Ancillotti Ferruccio, Rappresentante operaio.

Il Maggiore Bozzo Ing. Edoardo, Segretario.

Per il Comitato Regionale di Mobilitazione Industirale di Bologna:

Il Generale Piana Comm. Ettore Luigi, Presidente.

Il Senatore Tanari Marchese Giuseppe, Membro Civile.

Il Marchese Ferrere de Gubernatis Ing. Emanuele, Rappr. industriale.

Il Signor Frizzola Luigi, Rappresentante operaio.

Il Capitano Morselli Ing. Goffredo, Segretario.

Per il Comitato Regionale di Mobiltiazione Industriale di Roma:

Il Contrammiraglio Fiordelisi Comm. Donato, Presidente.

L'On. Molina Ing. Rodolfo, Membro Civile.

Il Comm. Perrone Pio,Rappresentante industriale.

Il Signor Gerardi Alberto, Rapresentante operaio.

Il Capitano Fiorentini Ing Filippo, Segretario.

Per il Comitato Regionale di Mobilitazione Industriale di Napoli:

Il Contrammiraglio Borrello Comm. Edoardo, Presidente.

Il ·Conun. Masoni Iog. Ulderi.co, Membro Civile.

Il Conte Pecari GiraJdi Ing. Alessandro, Rappresentante industriale.

Il Signor Longobardi Giuseppe, Rappresentante operaio.

II Capitano Matetri Ing. Luigi, Segretario.

Per il Comitato Regionale di Mobilitazione Industriale di Palermo:

Il Generale Di Blas i Comm. Raffaele, Presidente.

Il Comm. Ovazza Prof. Elia, Membro Civile.

Il Comm. Ducrot Vittorio, Rappresentante industriale.

Il Signor Di Giovanni Pasquale, Rappresentante operaio.

Il Capitano Salibra Avv. Vincenzo, Segretario.

Assistono alla seduta anche:

Il Comm. lng. Rkcardo Bianchi, Capo dell'Ufficio Approvvigionamenti Materiali metallici del Sottosegretariato per le Armi e Munizioni.

Gli Ufficiali del Gabinetto di S . E. il Generale Dallolio:

Ten. Colonnello Mazzoni Cav. Mario e CapHano Cauda. Gli Ufficiali dell'Ufficio Segreteria del Comitato Centrale per la Mobilìtazione Industriale:

Tenente Maggiorani Ing. Cav. Augusto. Tenente Scheggi Ing. Alessandro. Sottotenente Grugnola Avv . Renzo.

Anno scusato la propria assenza:

S. E. l'On. Barone Sidney Sonnino,Ministro degli Esteri, Membro del Comitato Supremo delle Armi e delle Munizioni, per imprescindibili impegni.

S . E. l'On. Paolo Carcano, Ministro del Tesoro, Membro del Comitato Supremo delle Armi e Munizioni, in missione all'estero.

Prende fa parola S. E. il Generale Dallolio il quale così esordisce:

Eccellenze, Signori,

La Mobilitazione Industriale Italiana che in passato era cinta di veli, ebbe a Milano, da S. E. il Presidente del Consiglio, un tributo di cordiale generosità e riconoscimento profondo. Oggi l'intervento di S. E. Boselli, dei membri del Comitato Supremo delle Armi e delle Munizioni e di amici specialissimi, non dell'ultima ora, costituisce un motivo di maggiore incoraggiamento al lavoro, con la speranza di aumentare la fiducia nella pubblica attesa. Dò a tutti gli intervenuti il benvenuto e, mentre mi accingo a dare lettura della relazione, ripeto quanto è detto nella chiusa della prefazione del nostro Regolamento: « per il presente e per l'avvenire compie opera sacra alla Patria chi alla Mobilitazione Industriale dà il tributo delle sue maggiori energie ».

Relazio Ne

Provvedimenti legislativi per la mobilitazione industriale.

Il Regio Decreto 26 giugno 1915, n. 993, integrato dal Decreto Luogotenenziale 22 agosto 1915, n. 1277, con la relazione che lo precede, costituiscono gli elementi sui quali venne fondato l'istituto della Mobilitazione Industriale, l'organo cui fu affidato il compito di organizzare, regolare e disciplinare tra loro, tenendole unite e volte ad uno stesso fine , quello della massima produzione di materiale bellico, le energie attive, industriali ed operaie del Paese.

Lo sviluppo rapido di una quantità di industrie nuove, l'ingrandimento o la trasformazione di impianti esistenti, l'accrescimento repentino delle masse operaie, e la creazione di nuove maestranze, la grande diversità delle condizioni industriali delle varie R egioni d'Italia, la differenza di abitudini, di cultura e di attitudini nelle popolazioni, esigevano un organismo « semplice, decentrato e sollecito, con organi esecutivi locali, atti ad agire rapidamente, in contatto diretto cogli uomini, colle cose e con le c.,uestioni da risolvere», che agisse con la maggiore possibile uniformità in tutto il Paese, ricevendo istruzioni generali e concetti direttivi da un centro unico, che fosse sotto l'influenza immediata del Governo, e che infine assicurasse agli operai « sia civili che militari un equo trattamento, e la facoltà di ricorso, ove si credessero lesi nei loro diritti, senza però ammettere la menoma interruzione di lavoro ».

Ad un anno e mezzo di distanza dalla sua fondazione , si può dire che la Mobilitazione Industriale in Italia, per l'oper:t attiva ed intelligente dei Comitati Regionali, coordinata de integrata da quelle del Comitato Centrale, ha pienamente risposto ai fini che il Governo si proponeva, ed alle necessità nelle quali si è venuto a trovare il nostro Paese, necessità in moltissimi casi ben diverse da quelle presentatesi ad altre Nazioni.

Malgrado la maggioranza delle nostre industrie, ancor giovani, non avesse potuto svilupparsi e consolidarsi in passalo, come si era verificato all'estero, malgrado la scarsità di alcune materie prime fondamentali, malgrado la limitazione dei mezzi di trasporto, specialmente marittimi, l'industria italiana in brevissimo volger di mesi ha dato prove così bri.1lanti di intraprendenza, di genialità e di forza, da destare il più che legittimo orgoglio in noi stessi, e la ammirazione delle Nazioni nostre alleate

Contributo dell'Italia alla c ausa degli Alleati.

Il contributo che l'Italia porta in tal modo alla causa comune, contro il comune nemico, non è solo quello, importantissimo, delle azioni militari affidate al nostro valoroso esercito combattente, ma anche quello che l'esercito lavorante nelle officine dà oggi, e potrà dare in avvenire, permettendo l'invio ad alcuni dei n-0stri alleati, di materiali bellici di varia ed importante natura.

Quest'ultima forma di aiuto ha poi una speciale importanza, non solo immediata, inquantocbé gli strumenti ed i materiali di guerra italiani costituiscono il più sicuro ed apprezzato modo di aprire i mercati futuri, di quelle stesse nazioni, ai prodotti di pace che le nostre officine saranno domani chiamate a produrre.

I risultati ottenuti nel campo dell'organizzazione produttiva sono certamente dei più confortevoli e costituiscono la migliore garanzia che ben altro ed ancor più, saremo in grado d i fare, nel corso dei prossimi mesi, quando ci vengano assicurate quelle materie prime di cui abbiamo bisogno, in più di quelle che produciamo noi ed il cui incremento, oltre certi determinati limiti, non si può, oggi, assolutamente ottenere.

Il cammino percorso, se da un lato ci può e ci deve soddisfare, dall'altro ci deve spronare a tendere ancora ed in misura sempre maggiore tutte le nosti-e forze, tutte le nostre energie morali e materiali, per uno sforzo produttivo ancora maggiore.

Gli s tabilimenti e le maestranze .

A tutt'oggi, oltre i 66 stabilimenti militari impieganti 21.645 operai e 12.474 operaie, abbiamo 932 stabilimenti dichiarati « ausiliari» con una massa di ben 399.955 lavoratori, fra i quali circa 55.253 donne. Degli stabilimenti « ausiliari » 91 sono dediti alla produzione di materiali metallici, mentre 489 sono dediti a lavorazioni meccaniche, in massima parte bocche da fuoco, proiettili, bombe da bombarde, bombe a mano, cartucce da fucile, materiale da aviazione ed a u tomobilistico, ecc. I rimanenti stabili- menti « ausiliari », in numero di 352, comprendono le fabbriche di esplosivi, quelle di prodotti chimici, industrie minerarie ed estrattive, cd industrie varie.

A questi si aggiungano ben 1.181 stabilimenti meccanici minori, non ausiliari, sparsi in ogni regione d'Italia, nella quasi totalità impiegati alla produzione di proiettili di piccolo e medio calibro, con una massa totale di 34.866 operai, dei quali 4.597 donne.

I n totale quindi possiamo dire che, direttamente od indirettamente interessanti il munizionamento, e l'armamento, abbiamo oggi circa 2.179 stabilimenti, con un esercito di 396.616 operai e di 72.324 donne, i quali ininterrottamente e disciplina tamente, nel fronte in1erno, in tegrano l'opera dei loro fratelli combattenti, cui forniscono in misura sempre più abbondante, e con sempre crescente perfezione, strumenti di offesa e di difesa.

La produzione raggiunta.

Il frutto del lavoro di questo colossale e bene organizzato esercito di industriali ed operai è costituito dalla produzione mensile di centinaia di cannoni di piccolo, medio e grosso calibro, di centinaia di bombarde d'ogni tipo, di mil ioni di proiettili di tutti i calibri, di decine di migliaia di fucili, di molti milioni di cartucce, di centinaia di migliaia di bombe da sparo ed a mano, di parecchie centinaia di camions, di qualche migliaio di tonnellate di esplosivi di vari tipi, e di mille e mille altri materiali d'artiglieria e del genio, delle più svariate qualità. Rimorchiatori, barche da ponte, paletti da reticolati e corde spinose, lamiere per blindamenti e coperture, scudi portatili, elmetti, carreggio d'ogni genere, strumenti da lavoro, apparecchi elettrici, telegrafici, telefonici, proiettori, apparecchi d 'ottica della più scrupolosa esattezza, finimenti e bardature speciali pel trasporto e l'impiego d'ogni materiale, aerostati, dirigibili, aeroplani con tutti gli annessi meccanismi per servizi accessori, natanti, motoscafi, sottomarini, siluri, torpedini, siluranti e naviglio di guerra, quanto insomma di più potente e di più perfezionato producono la meccanica, la chimica, la fisica e tutte le altre scienze che possiamo affermare essere oggi completamente utilizzate e mobilitate per la difesa e la grandezza del Paese, è frutto dell'ingegno e del lavoro italiano, e rappr esenta lo sforzo di centinaia di migliaia di braccia lavoratrici, e di migliaia di menti organizzatric i industriali, che opportunamente raggruppate e coordinate dalla Mobilitazione Industriale, hanno messo m valore la potenzialità produttiva del nostro Paese, sviluppando in noi una coscienza industriale e delle attitudini tecniche che non sono certo seconde a quelle di altri popoli e di altre nazioni.

Per le necessità dell'oggi e per la posizione futura dell'Italia nelle competizioni internazionali, nei campi del commercio e del lavoro, sarà questo uno dei grandi vantaggi apportatici dalla guerra, e sarà uno dei maggiori vanti della Mobilitazione Industriale l'avervi contribuito.

L'opera dei Comitati Regionali.

L'increm ento continuo di questa organizzazione, che viene abbracciando ogni giorno sempre nuove officine e sempre nuove iniziative, il favore crescente che essa incontra sia nella classe industriale che in quella operaia, per l'agilità e la spigliatezza dei suoi organi, la rapidità e la praticità dei suoi provvedimenti, l'equità delle sue deliberazioni in materia economica, il piede di eguaglianza e la serenità d'ambiente entro il quale si sono potuti sensibilmente migliorare, con reciproco vantaggio, i rapporti fra capitale e lavoro, han fatto sì che i Comitati di Mobilitazione Industriale si siano andati sempre più allargando e perfezionando anche nella costi- tuzione dei singoli Uffici specializzati, nei quali danno tutto il loro contributo di intelligenza e di attività, elementi preziosi civili e militari, scelti, anche questi ultimi, con rigorosi criteri di attitudine e competenza tecnica.

Il Comitato Centrale è lieto di approfittare di questa occasione per tributare a questi preziosi collaboratori un sentito elogio ed un vivo ringraziamento, per l'opera silenziosa, ma feconda di risultati, fino ad oggi prestata, certo che essi trarranno dai risultati ottenuti, argomento per nuove conquiste e nuove affermazioni nell'interesse del Paese.

Varie forme di iniziative indus triali. Macchine utensili. Controllo siderurgico. Industrie elettriche.

Fra le varie e più importanti iniziative affidate alla Mobilitazione Industriale e da questa felicemente condotte a termine, oltre al compito principale della organizzazione della produzione, è doveroso accennare al valido contributo da essa apportato all'incremento della fabbricazione delle macchine utensili; all'accertamento tecnico rigoroso sui mezzi di produzione delle nostre industrie siderurgiche, che ha permesso la compilazione esatta di un quadro completo dei provvedimenti presi e da prendere per aumentare, come fu fatto, la produzione dell'acciaio; l'inchiesta eseguita su tutte le Società elettriche, con compilazione dei grafici delle reti di distribuzione, primo lavoro completo :n questo campo, che, oltre permettere lo studio, su elementi positivi, di eventuali allacciamenti fra le singole Società produttrici, per un mutuo sussidio in caso di deficienza di forza o di incidenti, permette anche di studiare, come si sta facendo, una serie di provvedimenti atti alla migliore e più completa utilizzazione dell'energia elettrica.

Servizio rottami. Servizio trasporti. Combustibili liquidi. Mano d'opera militare. Servizio esonerazioni.

L'organ izzazione del servizio ·raccolta, acqu1~to, distribuzione dei rottami metallici esistenti in paese, sottraendo questa materia prima di capitale importanza per le acciaierie, alle manovre accaparratrici degli speculatori; la regolarizzazione dei trasporti ferroviari interessanti gli stabilimenti ausiliari, per mezzo di un vero ufficio di assegnazione vagoni, istituito d'accordo con le Commissioni Militari di Linea; la distribuzione razionale e controllata dei combustibili liquidi, ed essenzialmente della benzina, alle industrie del munizionamento; il reclutamento e la distribune della mano d'opera militare, tratta dai depositi territoriali; l'ufficio delicatissimo delle esonerazioni per tutto il personale minitare degli stabilimenti ausiliari e di quelli non ausiliari, ma comunque interessanti il munizionamento

Con tutti questi organi, i Comitati R egionali hanno fedelmente ed esaurientemente assolto il mandato loro affidato dall'art. 5 del Regolamento sulla Mobilitazione I ndustriale, quello cioé di agevolare « efficacemente i rapporti fra gli stabilimenti ed i servizi militari da un Iato, e gli stabilimenti ausiliari dall'altro affiché l'opera cumulativa riesca vieppiù feconda per la produzione e l'approvvigionamento dei materiali da guerra ».

La mobilitazione industriale nel campo economico.

Nel campo d e ll'economia e del disciplinamento delle masse operaie, la Mobilitazione Industriale ha compiuto opera non meno utile nell'interesse generale del Paese, ed in quello particolare delle masse lavoratrici.

L'art. 6 del Regolamento sulla Mobilitazione Industriale, dispone che tutte le controversie economiche che possono sorgere fra industriali e maestranze d i stabilimenti dichiarati «ausiliari», debbano essere imme- diatamente deferite ai Comitati Regionali di mobilitazione industriale.

All'entrata in vigore di tale disposizione, fu notata come una incertezza ed una indecisione forse di aspettativa, per ambo le parti interessate.

Gli industriali temevano che un consesso formato anche con la rappresentanza di membri operai tendesse a concedere eccessivi miglioramenti economici, anche per quella naturale :;c,ntrarietà a permettere che altri esaminasse questioni interne delle aziende; la massa operaia riteneva al contrario che un Ente, sia pure costituito essenzialmente da elementi borghesi, risentisse troppo dell'Autorità militare da cui dipende, e come tale si mostrasse meno accessibile alle richieste anche giustificate di benefici finanziari.

Sorpassato facilmente il primo periodo d'avviamento, quando, sia per parte delle Direzioni degli stabilimenti che delle maestranze, fu effettivamente constatato come questo collegio arbitrale delle mercedi operaie, nell'emettere le proprie sentenze, s'ispirava u giusti ed obiettivi sensi di equità e di giustizia, affluirono le domande di miglioramenti e le vertenze, tutte debitamente esaminate, vagliate, furono risolte con reciproca soddisfazione delle parti interessate

Si può oggi affermare che la massima parte di tali controversie fu amichevolmente composta coll'intervento dei Comitati regionali.

Soltanto in casi rarissimi, e dopo aver espletate tutte le opere di conciliazione, essi s'indussero ad emettere le ordinanze, contro le quali soltanto per 13 controversie fu prodotto ricorso al Comitato Centrale.

Di tali vertenze bavvenne attualmente un considerevole numero per le quali i Comitati debbono ancora emettere il loro giudizio; ma si può ormai assicurare che i principali stabilimenti ausiliari hanno visto regolate e fissate le mercedi operaie dai Comitati regionali di Mobilitazione Industriale.

Criteri seguiti nei componimenti.

Furono seguite due diverse forme per deliberare sugli aumenti di paga; la prima, quella di un miglioramento percentuale a seconda delle diverse categorie di operai e più specialmente a seconda dei loro guadagni giornaEieri, paga ordinaria, straordinaria e cottimo compresi. La seconda, quella oggi maggiormente adottata, -:oncedendo un'indennità giornaliera per caro-viveri, o come altri la chiama, un soprassoldo di guerra, variabile da 30 a 60 centesimi a seconda delle mercedi percepite dalle diverse categorie di maestranze.

Vertenze economiche risolte.

Le vertenze economiche risolte per l'amichevole interposizione dei Comitati Regionali, ammontano fino ad oggi a 130.

Quelle risolte con lodi arbitrali, senza she essi originassero ricorsi, furono in numero di 19.

Quelle risolte con ordinanza dei Comitati Regionali, alla quale segul ricorso di una o di tutte e due le parti intere10sate, e quindi con conseguente ordinanza del Comitato Centrale, furono in numero di 13.

In totale, la massa operaia che beneficiò dei miglioramenti economici conseguiti, sia per amichevole intervento o per mezzo di lodi emessi dai Comitati Regionali, è riferibile a numero 161 stabilimenti ausiliari, per un complesso di 137.268 individui

Il problema dei cottimi.

A complemento di questa parte economico-lavorativa, riflettente le maestranze appartenenti agli stabilimenti ausiliari, devesi 1icordare che una Commissione, appositamente nominata dal Comitato Centrale per la

Mobilitazione Industriale, con rappresentanza paritetica di elementi industriali ed operai, ebbe di recente a studiare la grave e complessa questione dei cottimi per gli stabilimenti che interessano il munizionamento.

La precitata Commissione ha concordato e tracciato delle considerazioni generali e delle direttive di massima, pienamente approvate dal Comitato Centrale di Mobilitazione I ndustriale, il quale, nel portarle a conoscenza dei dipendenti Comitati Regionali, ha stabilito che, nell'esame di questioni simi,li, essi vi si attengano e vi si unformino.

La sorveglianza disciplinare.

Per quanto ha attinenza alla disciplina delle masse operaie, ed alla sorveglianza sugli stabilimenti ausiliari, il servizio può dirsi ormai soddisfacentemente avviato.

L'art. 22 del Regolamento sulla Mobilitazione Industriale stabilisce che alla sorveglianza disciplinare del personale appartenente a stabilimenti dichiarati ausiliari, deve essere preposto un Ufficiale o, in difetto, il Comandante della locale Stazione dei RR. CC.

L'art. 15 dello stesso Regolamento stabili~ce che tutto il personale apartenente agli stabilimenti ausiliari è soggetto alla giurisdizione militare. Con disposizioni ministeriali successive, si stabiliva che a tutti gli individui facenti parte di stabilimenti dichiarati ausiliari, comunque soggetti ad obblighi di leva, fossero applicabili i rigori punitivi del Regolamento di disciplina per l'Esercito.

Su questi cardini fondamentali si è andato gradualmente impostando tutto il servizio di sorveglianza disciplinare, oggi assurto a sì considerevole importanza.

Codice penale per l e maestranze militarizzate.

La pratica ormai acquisita in più che un anno di suo funzionamento, la voce concorde delle Autorità Militari preposte a tale Ufficio, e dei Comitati Regionali di Mobilitazione Industriale, che tanto da vicino seguono ed accompagnano la vita ascensionale delle nostre officine di guerra, avevano suggerita la necessità di completare quella nuova e non ben delineata legislazione, con un Codice Penale che, opportunamente temperando e mitigando le rigide sanzioni contemplate nel Codice Penale per l'Esercito, dovesse applicarsi a tutto il personale sottoposto a quella speciale forma di militarizzazione.

Tale Codice, vivamente invocato anche dai Tribunali Militari per fa. cilitare e sollecitare il loro arduo compito, già approvato dal Consiglio dei Ministri e firmato da S. A. R. il Luogotenente del Re, verrà in questi giorni pubblicato.

Demarcate nettamente, attraverso ripetute circolari del Sottosegretariato Armi e Munizioni, il compito dei preposti alla funzione disciplinare degli stabilimenti ausiliari, giustamente sot·traendo dalla loro competenza tutte le questioni che rivestivano carattere tecnico od economico, può oggi fermamente asserirsi che i Comandi di Divisione, rivestiti di tale delicatissima mansione, rispondono egregiamente alle aspettative riposte.

La facile invadenza nel campo delle altrui competenze, originata forse dalla inesatta interpretazione delle disposizioni vigenti, provocò agli inizi, qualche isolata protesta; ma il richiamo energico, ed alcune severe punizioni, valsero a ricondurre la funzione dell'organismo sulla giusta e ben delineata sua via.

Certo la imposta presenza dell'Autorità Militare in ambienti dove fino allora rinfrenati svolgevansi i conflitti fra capitale e lavoro, fu mal giudicata e compresa.

Le masse lavoratrici vi intravedevano il simbolo del ferreo rigorismo militare; le direzioni degli stabilimenti l'ingerenza intollerante nel campo delle loro esclusive attribuzioni.

E legittimo motivo di soddisfazione veder oggi confermata e richiesta da ambo le parti interessate la presenza di quella Autorità che niente altro prelende se non la garanzia che tutti sian protesi nel più intenso sforzo, indispensabile per corrispondere alle infinite e vitali esigenze del nostro Esercito in guerra.

Per formarsi un preciso concetto dei benefici conseguiti con il contributo del servizio di sorveglianza disciplinare, basterebbe esaminare e consultare le relazioni mensili ed i dati statistici compilati con ben inteso fervore dalle competenti Autorità Militari.

Assenze e p unizioni.

Si rileva da quei grafici riassuntivi, che la percentuale media delle assenze di tutte le masse operaie mobilitate è venuta gradualmente diminuendo, fino a ridursi al limite minimo possibile. Ciò ha tanto maggiore importanza quando si pensi che assenza equivale a mancata produzione.

Si rileva dagli stessi grafici, che le punizioni, i licenziamenti ed i deferimenti ai Tribunali Militari, tendono sensibilmente a diminuire.

Ciò anche significa che quell'esercito delle officine è andato ormai adattandosi ed uniformandosi a tutti i vincoli ed a tutte le restrizioni imposte con la più ben intesa disciplina.

Certo, il compito più importante dell'istituto di sorveglianza disciplinare è quello di prevenire in tempo ogni movimento od agitazione di masse operaie, nel precipuo scopo della continuità di lavoro e di produzione.

Anche tale mansione fu lodevolmente assolta. Ne è prova il fatto che, tolti alcuni sporadici, incomposti moti, immediatamente repressi con l'energico intervento dell'Autorità Militare o per l'amichevole interposizione dei Comitati Regionali (se la vertenza rivestiva carattere economico), non si ha fino ad oggi a registrare nessun vero, serio inconveniente.

Devesi aggiungere che l'organismo, sapientemente preparato, potrebbe domani rispondere, nella non •augurabile eventualità di agitazioni più vaste e pericolose

Personale addetto alla sorveglianza.

T anto si è Tiusciti ad ottenere con 363 ufficiali, scelti tra gli inabili alle fatiche di guerra, alla riserva, o nelle classi anziane della milizia territoriale, e con 46 sottufficiali dei RR. CC.

E si pensi che sono oggi 932 gli stabilimenti ausiliari, con una massa operaia che si avvicina al mezzo milione.

Per la sorveglianza esterna di quegli stabilimenti, che per le loro speciali condizioni o lavorazioni, richiesero la necessità di speciali tutele, fu provveduto con l'assegnazione di drappelli di truppa, che vi prestano servizio continuo o saltuario, a seconda della diversa importanza.

Sono circa 5.500 militari di truppa e non più che assolvono tale incarico per tutte le fabbriche di esplosivi, per tutte le aziende elettriche, per tutte le acciaierie e per quegli altri principalissimi stabilimenti per cui è dovere del Paese proteggere l'incolumità degli impianti.

Sorveglianza s ulle officine non ausiliarie.

Per tutte le officine od aziende non ausiliarie, ove è necessario praticare una speciale vigilanza nei riguardi di tutti i militari esonerati, lasciati a disposizione e comandati ad esse appartenenti, è stato di recente costituito un apposito ufficio militare in Milano, che deve servire di esperimento e d i prova, per ben precisare le mansioni di tutti gli altri uffici consimili che il Comitato Centrale di Mobilitazlone Industriale ha in animo di istituire presso gli altri Comandi di Divisione, od almeno presso i più importanti.

Tale provvedimento si impone, oltreché per trarre il maggior rendimento lavorativo da quelle maestranze, per non perpetuare uno stato di disuguaglianza e di sperequazione nei riguardi delle s tesse categorie di operai, appartenenti invece a stabilimenti ausiliari

Personale straniero impiegato negli stabilimenti.

Nel chiudere questa esposizione di carattere disciplinare, si esprime l'augurio che venga presto approvato dai competenti Dicasteri, il Decreto già da tempo sottoposto al loro esame, e che risponde ad assolute improrogabili esigenze; il Decreto che disciplina la presenza di sudditi stranieri negli stabilimenti, la cui produzione interessa l'esercito e l'armata, meglio assicurandone il loro regolare funzionamento e circondandoli di quelle cautele che sono richieste dalla loro importantissima e delicata funzione

Maestranze. Istruzione professionale.

Anche nel campo delle maestranze e dell'istruzione professionale, la Mobilitazione Industriale ha avuto modo di ese1citare l'opera sua feconda di buoni risultati.

Scuole tornitori per militari inabili alle fatiche di guerra.

Nei primi mesi del corrente anno, il Sottosegretariato ritenne opportuno di contribuire più attivamente alla soluzione del grave problema della mano d'opera per gli stabilimenti addetti al munizionamento, promuovendo od incoraggiando l'istituzione di Scuole di Torneria per i militari inabili alle fatiche di guerra. In poco tempo entrarono così in fun. zione, successivamente, le Scuole militari di Roma, Genova, Milano, Modena, Torino, Napoli e Palermo; e molte altre, istituite in vari luoghi od ampliatesi per iniziativa di Enti locali, furono aiutate in vario modo ed a più riprese. Le spese d'impianto delle varie Scuole Militari furono sostenute dal Sottosegretariato; alle spese di esercizio si fa fronte con i regolari e cospicui contributi degli industriali, ai quali vengono poi proporzionalmente assegnati gli allievi delle Scuole.

S copo iniziale delle Scuole Militari, fu quello di preparare uno dei tipi di maestranza del quale era allora più forte la richiesta; degli operai, cioè, capaci di rendersi immediatamente utili in lavorazioni in serie di tipo semplice (quali, a d esempio, quelle relative alla fabbricazione dei proiettili di piccolo e medio calibro), compiute sotto la guida di operai provetti, a i quali restasse affidata la preparazione degli utensili e la rettifica periodica del macchinario.

Le sette Scuole di Torneria posseggono oggi in complesso circa 350 macchine utensili, delle quali 300 torni; la produzione totale sino ad oggi è stata di circa 5.000 allievi, dei quali 1.330 nel mese di ottobre scorso, corrispondenti ad una media di circa 4 tornitori per macchina-mese, cioè a circa 120 ore di effettivo lavoro d'officina per allievo.

È stata però preoccupazione costante del Sottosegretariato, che queste Scuole, lungi dal cristallizzarsi in determinate finalità, si mantenessero in contatto con la vita industriale e fossero pronte a modificare il loro funzionamento, se questo fosse appar so utile per soddisfare i bisogni della regione.

Ora, dal complesso delle notizie più recenti sullo stato della questione della manodopera, appare che mentre in molte regioni è scemata la ri- chiesta del tipo di maestranza sopraricordato, anche per l'impiego crescente della manodopera feminile e giovanile, va diventando sempre più sentita la deficienza di operai meglio addestrati di quanto non possa ottenersi in un centinaio di ore di effettivo lavoro. È perciò che varie Scuole, per iniziativa prop:ria o per suggerimenti del Sottosegretariato, stanno gradatamente trasformando il loro funzionamento, nel senso di istmire ancora, e per un periodo di durata notevolmente maggiore, i migliori allievi dei corsi attualmente in funzione; ed è da presumere che il minor gettito mensile di queste Scuole, sarà ampiamente compensato dalla migliore qualità di una parte della manodopera fornita alle industrie, sopratutto se, mediante intese con le industrie della regione, verrà effettuato, nei limiti del possibile, una specie di collocamento virtuale degli allievi all'inizio dei corsi; ciò che permetterebbe, volta per volta, di specializzare convenientemente l 'is truzione complementare, in b ase ai reali bisogni della regione.

Dallo stesso ordine di idee è stata altresì i!,pirata una lodevole iniziativa del Comitato Regionale di Genova, quella di istituire una sezione Fonditori, la quale ha già licenziato circa 180 allievi.

Infine, per proporzionare i mezzi di istruzione ai bisogni ancora grandissimi della regione, è attualmente in via di esecuzione un considerevole ampliamento della Scuola di Milano che renderà possibile, senza alterare il gettito normale, l'aggiunta della sezione femminile e l'istruzione complementare dei militari che hanno dimostrato maggiori attitudini.

Manodopera femminile.

Fin dall'agosto del 1915, il Comitato Centrale di Mobilitazione I ndustriale, prevedendo le condizioni nelle quali, a breve scadenza, sarebbe venuta a trovarsi l'industria nei riguardi della manodopera (sia per effetto delle chiamate alle armi che dell'ampliamento progressi vo delle officine), invitava i Comitati Regionali a fare attiva propaganda p erché negli stabilimenti ausiliari fosse fatta la più larga parte possibile alle maestranze femminili. L'argomento fu oggetto di ripetute circolari, nelle quali furono lumeggiati da diversi punti di vista gli scopi che si proponeva ed i mezzi da impiegare per ottenere l'intento, vincendo le difficoltà reali ed i molti pregiudizi di ogni genere che esistevano in proposito nel nostro Paese.

Nell'agosto scorso, giudicando venuto il momento, veniva fatto un primo passo decisivo,prescriv en do che a determinate scadenze, gli stabilimenti nei quali si facevano certe determinate lavorazioni (essenzialmente tutte quelle relative alla fabbricazione dei proiettili fino al calibro di 87 mm.) dovessero avere raggiunto certe assegnate percentuali di manodopera femminile; e cioè le percentuali (comprendendo imieme donne e ragazzi) del 50% al 31 ottobre e dell'80% al 31 dicembre.

Preoccupandosi inoltre della tutela e dell'igiene (morale e materiale) delle nuove maestranze, il Comitato Centrale, invitava, nel settembre, i Comitati Regionali ad invigilare affinché fossero osservate nelle officine quelle cautele e quelle norme volute dalle disposizioni legislative, ed iniziava pratiche col Ministero di Industria, Commercio e Lavoro, per intensificare la sorveglianza delle condizioni di lavoro negli stabilimenti, col concorso del personale richiamato alle armi, appartenente all'Ufficio del Lavoro.

Comincia.no adesso a giungere dai vari Comitati le prime comunicazioni sul lavoro da essi compiuto e sulla situazione, al 31 ottobre, degli stabi,limenti dipendenti. P er quanto tutt'ora incomplete, essendo stata l'azione dei Comitati inceppata dal gran lavoro relativo alla chiamata della classe 1897, ed al richiamo di classi anziane, tuttavia le notizie pervenute sino ad ora sono sufficienti per illuminare, nelle sue grandi linee, lo stato attuale della questione dell' impiego delle maestranze femminili e giovanili, e per segna- lare all'attenzione del Comitato Centrale alcuni problemi; la cui importanza è già notevole e crescerà indubbiamente in avvenire.

Percentuali di manodopera f emminile e giovanile al 31 ottobre nelle varie regioni d'Italia.

Le differenze nello sviluppo industriale delle varie regioni d'Italia, giustificano, in gran parte, i risultati diversi ottenuti dai diversi Comitati, malgrado la grande attività che ovunque essi hanno spiegato e lo zelo dimostrato nel vincere le difficoltà, veramente grandi, di ogni genere. Non è ancora possibile fare una statistica precisa; ma è ormai assodato che la percentuale del 50% prescritta per il 31 ottobre dalla circolare ricordata, è stata sensibilmente superata in Lombardia; seguono a poca distanza il Piemonte e la Liguria e poi, sempre in ordine decrescente, l' Emilia ed il Veneto, l'Italia Centrale e Meridionale e finalmente la Sicilia, nella quale la percentuale è ancora del 35%. Per ogni regione, queste percentuali risultano non da una uniforme introduzione di manodopera femminile e giovanile, ma piuttosto da una compensazione fra le percentuali molto elevate già raggiunte in alcuni stabilimenti e quelle basse che t utt'ora si verificano in altri. È tipico, ad esempio, il caso che si verifica a Milano, per i due grandi stabilimenti Romeo e Borletti; nel primo la percentuale è ancora del 20% circa, mentre nel secondo è superiore al 70%.

Tenuto conto dell'importanza delle maestranze delle varie regioni, si può asserire che al 31 ottobre alle lavorazioni previste dalla circolare dell'agosto scorso, era adibito, come media generale, non meno del 40% di manodopera femminile e giovanile. Negli stabilimenti grandi e medi il numero dei ragazzi era generalmente molto piccolo di fronte a quello delle donne; la proporzione cambiava alquanto, e per ovvie ragioni, negli stabilimenti di piccola e piccolissima importanza.

In generale la manodopera occorrente è stata trovata sul posto, sicché sono attualmente rari i casi nei quali si è dovuto provocare o favorire l'immigrazione.

Risultati tecnici dati dall'impiego della mano d'opera femminile.

I risultati sono stati ovunque ottimi nei riguardi sia della qualità che della quantità della produzione; in alcuni casi, anzi, superiori in complesso a quelli forniti anteriormente dalle maestranze maschili, come risulta da varie dichiarazioni di direzioni, di stabilimenti, sia dall'alta che daJla bassa Italia.

Naturalmente l'introduzione della manodopera femminile non può farsi, salvo rari casi, sostituendo la donna all' uomo nella condotta delle macchine utensili ; occorre invece adattare la lavorazione al nuovo tipo di manodopera, variando opportunamente sia l'attrezzatura delle macchine, sia, a nche, la suddivisione delle lavorazioni ed i servizi di manovalanza. E la necessità che queste modificazioni non turbino troppo il regime di produzione, spiega perché fino ad ora certi stabilimenti non abbiano potuto procedere all'assunzione graduale di maestranza femminile che con relativa lentezza.

Osservazioni di carattere economico e disciplinare.

T ende attualmente a general izzarsi, specie nell'alta Italia, il sistema raccomandato di recente anche dalla Commissione dei cottimi, di retribuire la manodopera femminile con gli stessi cottimi praticati con la manodopera maschile, a parità di lavorazioni e con equivalenza di mezzi; pur rimanendo alquanto inferiori le paghe orarie. Non sono rari, attual mente, i casi di donne aven ti retribuzioni superiori alle sette lire al giorno

Ad ogni modo, il Comitato Centrale ha raccomandato costantemente ai Comitati Regionali di Mobilitazione Industriale di vegliaTe affinché, tenuto conto delle condizioni locali, risulti equo il trattamento economico fatto alle donne e di intervenire con •aweduta energia per reprimere ogni accertato abuso ed ogni evidente tentativo di sfruttamento del lavoro femminile.

L'esperienza ha dimostrato, in tutte le regioni d'Italia, che i timori relativi a possibili inconvenienti, di carattere morale, del lavoro femminile, erano di gran lunga esagerati. Le cautele prescritte dalle vigenti disposizioni legislative, ed alcune precauzioni semplici, quali quella, ad esempio, di evitare l'ingresso e l'uscita contemporanea di uomini e donne si sono dimostrati sufficienti. In alcuni luoghi si riscontra persino, e senza inconvenienti, il lavoro contemporaneo di uomini e donne alla stessa macchina.

Viene invece segnalata da varie parti, specie da quelle dove, la sostituzione è più avanzata, la difficoltà di mantenere la disciplina nelle maestranze femminili e giovanili con l'arma delle multe; la sola di cui oggi dispongono praticamente le direzioni degli stabilimenti. La questione è assai importante e sarà sottoposta al più attento esame da parte del Comitato Centrale.

Impiego della. manodopera femminile in lavorazioni diverse da quelle per le qua.li tale impiego è obbligatorio.

I Comitati Regionali non hanno tralasciato di far propaganda, e con buon esito, per l'imp iego della manodopera femminile in lavorazioni ed in industrie diverse da quelle considerate nella circolare, più volte citata, dell'agosto scorso.

La maestranza femminile è attualmente utilizzata i,n larghis sima misura, e con risultati insperati, nella fabbricazione dei proiettili da 105 (Ansaldo), 149 (Stigler, Ligure Proiettili ) e persino per talune lavorazioni dei proiettili da 260 (Tosi); è impiegata nella fabbricazione delle artiglierie (Artiglierie Ansaldo), ,nella lavorazione, compresa la saldatura autogena, delle bombe Batignolles; nella lavorazione di prodotti chimici ed esplosivi, ed in una infinità di altre industrie ausiliarie. Si può ormai affermare in generale, come provato dall'esperienza, che son ben poche le lavorazioni industriali alle quali, variando opportunamente le attrezzature e le condizioni di lavoro, non sia possibile adibire la donna con ottimi risultati.

I rapporti dei Comitati Regionali dell'Italia Meridionale e della Sicilia, manodopera femminile, contribuiscono validamente a facilitare l'opera di propaganda presso gli industriali che i Comitati stanno proseguendo con alacrità; mentre, d'altro lato, molti pregiudizi vanno scomparendo difronte alla realtà delle cose.

I rapporti dei Comitati Regionali dell'Italia Meridionale e della Sicilia, sono unanimi nel constatare che la prima battaglia, contro la pregiudiziale di massima che si opponeva .all'impiego della donna nell',industria, è ormai vinta. Non v'ha dubbio quindi, che sarà molto notevole l'aumento, nei prossimi mesi, dell'esercito di oltre 72.000 donne che sono oggi addette a lavorazioni relative al munizionamento. L'aumento sarà indubbiamente facilitato dalla circostanza che in queste settimane sono entrate o stanno per entrare in funzione, a fianco delle scuole per militari inabili alle fatiche di guerra, quattro scuole femminili di torneria a Napoli, Genova, Milano e Bologna, oltre varie scuole sorte per iniziativa privata. Fra queste ultime, merita speciale menzione quella che il Comitato Nazionale di Munionamento, già benemerito per l'attiva opera di propaganda fatta ,specie nell'Italia Centrale, a favore della manodopera femminile, ha istituito a Roma da oltre due mesi, conseguendo ottimi risultati nell'addestrare le allieve alla lavorazione di proiettili di piccolo calibro.

Molti stabilimenti dovranno naturalmente continuare ed intensificare la trasformazione delle loro attrezzature per rendere possibile il raggiungimento delle elevate percentuali prescritte; e per accelerare, ove sia necessario, la sostituzione, i Comitati Regionali non esiteranno, appoggiandosi al parere delle Commissioni di Collaudo, ad agire con avveduta energia, ritirando gradatamente il personale militare dagli stabilimenti.

Non è però da nascondere che in moltisimi centri industriali di piccola importanza, l'ottenimento di alte percentuali di manodopera femminile sarà ostacolato fortemente dall'alta proporzione oggi esistente di maestranza non avente obblighi militari. Nei centri di maggiore entità, si potrà porre riparo a tal inconveniente procurando che una parte di questa maestranza borghese vada in altri stabilimenti della stessa città e venga adibita a lavorazioni più pesanti o più difficili; ma in molti luoghi questo sarà impossibile, ove non si voglia concretare qualche provvedimento che, pur tenendo qualche conto dei diritti individuali, consenta lo spostamento delle maestranze borghesi in nome degli interessi supremi del Paese.

Ad ogni modo, si profila sin d'ora l'oppo1"tunità di est endere, in equa misura, l'obbligatorietà dell'impiego della manodopera femminile anche a varie altre lavorazioni, per le quali onnai l'esperienza non è più da fare; sarà questo un ulteriore passo verso l'attuazione completa del programma che ad ogni lavorazione, ad ogni uflìcio, venga adibita una persona capace, ma non più capace del necessario, e verso la completa messa in valore delle energie lavorative del Paese.

E per evitare infine, che anche da noi possa, in progresso di tempo, verificarsi in misura notevole il doloroso e preoccupante fenomeno deJJo sfibramento progressivo delle masse operaie (e specie delle maestranze femminili e giovanili, poco o punto allenate alla vita d'officina), converrà che i Comitati Regionali vigilino attentamente affinché l'intensificazione del lavoro non sia disgiunta - e può non esserlo - dall'osservanza di tutte quelle norme e di quelle cautele che valgono ad assicurare la salute dell'operaio, e quindi la continuità della produzione. Si segnalano in particolar modo due tendenze poco opportune, alle quali converrà cedere solo per gravi motivi, quella di allungare eccessivamente gli orari di lavoro senza concedere, in compenso, un sufficiente riposo intermedio, e quella di ridurre la durata del riposo settimanale.

Impiego dei militari in guerra negli stabilimenti ausiliari.

Già da qualche tempo non ba mancato d'attirare l'attenzione del Sottosegretariato anche l'importante questiO'Ile dei militari mutilati in guerra, sia per l'evidente opportunità di facilitare in ogni modo la sistemazione economica di questi valorosi, sia per utilizzare il non disprezzabile contributo di lavoro che i mutilati, convenientemente rieducati, possono ancora dare.

Per ottenere risultati concreti, occorre da un lato fare opera di propaganda presso gl'industriali, convincendoli che deve essere considerato come un titolo d'onore per gli stabilimenti l'avere qualche mutilato fra gli operai; dall'altro, e con l'aiuto dei benemeriti sanitari che si occupano della rieducazione, è necessario vincere le riluttanze che, per un complesso di ragioni, si incontrano molto di frequente fra gli stessi mutilati. E poiché è assai vivo fra questi ultimi il giusto desiderio di tornare presso le proprie famiglie, converrà tenerne il più gran conto nel fare le proposte di collocamento; e converrà altresì procurare che la rieducazione dei mutilati avvenga tenendo presenti le possibili occupationi che potranno offrire le industrie del paese d'origine.

Si tratta dunque di un'azione lunga e molto complessa, che si inizia ora, e nella quale i Comitati Regionali, anziché sovrapporre la loro opera a que lla di altri Enti sorti da tempo con intenti affini, dovranno piuttosto spronare e coordinare le varie iniziative.

Risultati molto importanti non è ancora possibile che si siano avuti. Tuttavia il collocamento dei mutilati è già cominciato, grazie al favore ,incontrato, specie nell'alta Italia, presso gl'industriali. Per iniziativa del Comitato cli Milano, sta sorgendo a Gorla, a fianco del Rifugio F.inzi, una scuola cli addestramento dei mutilati ad industrie meccaniche; ed a Torino verrà utilizzata allo stesso scopo, per iniziativa del locale Comitato e della Commiss,ione di Collaudo, qualche macchina della Scuola Militare di Torneria. Il Comitato di Roma è entrato in relazione con la Federazione Nazionale dei Comitati di Assistenza dei Mutilati, e rapporti analoghi si sono stabiliti anche altrove, per cura degli altri Comitati.

Le difficoltà di vario genere che sin d'ora si intravedono, non sono né poche né lievi (e fra esse va segnalata l'attuale scarsità di arti artificiali e, in genere, cli apparecchi ortopedici); ma non v'ha dubbio che esse saTanno superate, per quanto sia umanamente possibile, dallo zelo e dall'attività di quanti si interessano alla sorte dei nostri valorosi.

L'opera avvenire della mobilitazione industriale.

Riassunta in tal modo l'opera svolta da!la Mobilitazione Industriale a tutto oggi, e volgendo uno sguardo all'avvenire immediato e mediato delle nostre industrie, non è difficile intravedere fin d'ora quale altra vastissima ed importantissima serie di compiti e di iniziative possano essere ancora riserbate a questa istituzione.

Pur continuando l'azione sua nel campo affidato per la guerra e durante la guerra, la Mobilitazione Industriale potrà perfezionare sempre più il funzionamento del complesso organismo industriale dell'intera Nazione, servendo allo Stato come organo cli competente consulenza tecnica nella distribuzione delle varie lavorazioni, tenendo conto, per ciascuna di esse, delle caratteristiche degli stabilimenti più particolarmente adatti ad eseguirle. Si raggiungerà in tal modo il duplice risultato di avviare gratamente le varie industrie, specie quelle nuove sorte affrettatamente, ad una sempre IIHgliore specializzazione, e di conseguire anche dei sensibili vantaggi nel costo di produzione dei manufatti.

I bisogni del futuro.

D'altro canto non va dimenticato che mentre si preparano e si svolgono le vittorie militari, è pure urgente preparare e svolgere le vittorie economiche, che sole possono metterci ,in grado di sopportare le conseguenze del dopo guerra. Si pensi alle distruzioni che saranno avvenute e che converrà risarcire presso le Nazioni maggiormente colpite dal flagello; alle opere di civiltà pacifica rimaste interrotte dall'uragano che da più di due anni sconvolge il mondo; si rifletta alla situazione privilegiata nella quale si trova e si verrà a trovare l'Italia dopo la vittoria finale, ed alla necessità di assicurare alle sue industrie, potentemente accresciute ed ottimamente allenate, un congruo lavoro per l'interno e per l'estero, con una bene intesa e bene organizzata esportazione.

Non si perda di vista l'assoluta necessità di valorizzare tutte le risorse naturali del ,nostro Paese, in modo che la disoccupazione sia ridotta al minimo possibile e per trarre dal seno della nostra terra quanto più si possa, per dare incremento al nostro benessere, e l'altra necessità non meno importante ed urgente di preparare fin d'ora un vero e proprio piano di mobilitazione Industriale che permetta d: trasformare le industrie dal regime di guerra a quello di pace, senza scosse brusche e pericolose, ma gradatamente e razionalmente, cosl da facilitare anche alle diverse classi operaie, un assestamento delle loro condizioni morali ed economiche, profondamente turbate dalla guerra.

La mobilitazione industriale per la pace.

A tutto questo complesso vastissimo di provvedimenti, essenziali per l'avvenire economico e la grandezza del nostro Paese, la Mobilitazione Industriale « di guerra » potrà portare il prezioso contributo dell'esperienza acquisita, dell'organismo creato e del materiale raccolto, preludiando a quella Mobilitazione Industriale di domani per la transizione al « periodo di pace», che potrà continuare almeno per un certo tempo, e con opportune momfichc, a llargamenti ed addentellati agli altri organi dello Stato interessati nell'arduo problema, le tradizioni di questa istituzione che ha dimostrato i grandi, tangibili vantaggi che si possono ottenere da un'intima, quotimana collaborazione dei rappresentanti delle Amministrazioni Governative con le forze vive e produttive del Pr.ese, industriali ed operaie. Esclusa, con tal forma di collaborazione o,mai conosciuta ed apprezzata, l'idea di un'invas ione dei pubblici poteri nei campi riserbati all'iniziativa privata, verrebbe invece affidata alla Mobilitazione Industriale l'esplicazione delle più alte funzioni coordinatrici e direttrici dello Stato, tra i vari rami di attività nazionale, col supremo scopo della grandezza avvenire dell'Italia nostra .

Il Generale Dallolio dà poi la parola ai rappresentanti dei diversi Comitati Regionali, pregando il Preside nte di ciascuno di essi di esporre, sia personalmente sia a mezzo di uno dei membri, quanto obbiettivamente e serenamente ritiene opportuno, in base a quanto è esposto nella relazione, per integrare il lavoro dalla Mobilitazione Industriale.

Per il Comitato Piemontese pre nde la parola il Comm. Ferraris, il quale dice come non avrebbe osato di parlare in una autorevole riunione, perché temeva che l'amarezza di cui è pieno l'animo suo, per uno stato di cose che si sta creando intorno alle indu'3tri e per opera di una parte della stampa, non gli avrebbe forse permesso di contenere le sue parole nei limiti imposti dalla presenza d e lle LL. EE. Ma poiché S. E. il Generale Dallolio ha invitato i diversi Comitati ad esprimere i propri desideri, prende la parola e lo fa tanto p iù volentieri, in quanto sente il dovere di rivolgere, a nome degli industriali, un vivo ringraziamento al Capo della Mobilitazione Industriale, per l e frasi di incoraggiamento da Lui pronunciate. E tali parole torneranno tanto più gradite in quanto che, proprio in questo momento, l'animo degli industriali è depresso dall'atmosfera grigia di sospetto e di denigrazione nella quale si tenta m .avvolgerli. Operai ed industriali ritengono di aver fatto tutto il loro dovere e mai la loro collaboraz ione fu così intima come in questo periodo tragico della vita nazionale. Se qualcuno di essi è venuto meno al ;:iroprio dovere, lo si punisca, ma non ricada la colpa di pochi su tutta una categoria di lavoratori indefessi ed onesti. Industriali ed operai non intendono di sollevare alcuna difficoltà per Lutti i contributi che S. E. il Generale Dallolio giustamente ritiene che è loro dovere di dare, ma essi hanno bisogno di sapere che godono ancora di tutta la Sua fiducia, hanno bisogno di una parola che suoni approvazione a quanto hanno finora fatto e li .inciti a compiere lo sforzo finale necessario per la vittoria.

Il Generale Sardegna, Presidente del Corrutato Lombardo, prende a sua volta la parola. Non ha che da lodare l'attività e lo slancio degli industriali lombardi a favore della Mobilitazione Industriale. Energie che prima non si conoscevano e che gli stessi industriali non credevano di possedere, si sono viste sorgere per creare nuove industrie di ogni genere, anche estranee alla Difesa nazionale. Gli industriali si sono dimostrati molto soddisfatti dell'istituzione del Comitato Regionale e dimostrano di avervi fiducia e di ricorrervi per consigli ed aiuti. Le maestranze in principio erano invece poco favorevoli; temevano che in tale Comitato si favorissero gli industriali anziché gli operai. Dopo, a poco a poco, si sono abituate a presentare le loro vertenze al Comitato Regionale, il quale ne ha oramai risolto più di 70, e quasi tutte all'amichevole, con sole 3 o 4 ordinanze, delle quali solo due hanno dato luogo a ,ricorso al Comitato Centrale da parte degli industriali.

Questo risultato è tanto più notevole inquantoché le maestranze di Milano e dintorni si sono quasi quintuplicate con importazione di elementi di tutte le regioni d'Italia, specie tra le avventizie.

Per quanto ha tratto con la manodopera femminile si è fatta la massima propaganda e può affermare con piacere che anche il Comitato di Assistenza Civile ha dato un efficace contributo; si hanno una gra,nde quantità di donne iscritte e che si provvede ad impiegare nei vari stabilimenti ove la percentuale ha raggiunto il 54%. Nota come sia invece un pò più scarso, per varie ragioni, l'affluire dei giovani studenti, molti dei quali, approfittando della facoltà loro concessa di arruolarsi volontari, anche se diciassettenni, preferiscono andare alla fronte.

Cede quindi la parola al Senatore Esterle, il quale opina che la questione della manodopera femm1nile abbia bisogno delle mass-ime cure, specialmente per quanto riguarda gli eccessivi orari di lavoro.

Deve poi osservare Ie condizioni disagevoli in cui si trova l'industria dei trasporti locali che non fu dichiarata « ausiliaria » e che quindi manca sempre più della manodopera necessaria mentre la poca rimasta dà delle frequenti noie. Chiede che le industrie dei trasporti locali usufruiscano di un provvedimento che, se non può essere quello dell'ausiliarietà, ad esso si avvicini.

Esprime poi il voto che le industrie elettriche siano considerate nel loro vero valore.

Dichiara che la sola industria che è stata preparata alla guerra, prima della guerra, è l'industria elettrica. Nessuno ha aumentato il prezw dell'energia elettrica se non in funzione degli aumenti avuti, in alcuni casi, per l'alto prezzo del carbone necessario. Tiene quindi a che tale industria sia tenuta nella giusta considerazione che le spetta.

Il Generale Dallolio, lo assicura che il giorno della vittoria, mentre si plaudirà ai soldati gloriosi, uguale plauso il paese tributerà pure agli operai ed agli industriali tutti che vi avranno contribuito con l'opera loro.

Prende quindi in seguito la parola il Generale Piana, Presidente del Comitato Veneto Emiliano per dichiarare che non ha nulla da aggiungere a quanto esposto dal Generale Sardegna, inquantoché le condizioni della zona di sua giurisdizione sono analoghe a quella della Lombardia.

Segue a lui il Marchese De Gubernatis, dello stesso Comitato, accennando brevemente ai due argomenti delle industrie eleuriche, per le quali dice che sono in corso impianti notevoli che daranno un grande contributo di energia, ed a quello dell'industria dei trasporti per la quale accenna alle gravi difficoltà entro le quali si svolge.

Per il Comitato dell'Italia Centrale parla l'Onorevole Molina. Per suo conto dopo aver udito con grande soddisfazione la relazione di S. E. il Generale Dallolio, così completa, non avrebbe altro da aggiungere. Ringrazia per le nobilissime parole che Egli ha rivolto all'opera dei Comitati. Tutti coloro che vi appartengono hanno assunto il delicato e difficile mandato che loro veniva affidato dal Governo, con piena coscienza della sua importanza e delle gravi responsabilità che ~sso portava con sé. L'opera ha trovato largo consenso ovunque, ed è stata facilitata dagli industriali e dagli operai che hanno dato una mirabile prova di disciplina, attività e produttività. In una dozzina di vertenze sorte tra industriali ed operai, può dire che tutte furono risolte per la grande accondiscendenza dimostrata da entrambe le parti. In due soli casi, infatti, si sono avute ordinanze, ma anche in questi non perché vi fosse disaccordo fra industriali ed operai, ma perché ragioni speciali di quelle due determi,nate e partico- lari industrie, esigevano che un'ordinanza sanzionasse quanto veniva stabilito. Passa quindi a trattare della questione dei trasporti e dice che la produzione dei materiali da guerra ha assoluto bisogno di rapidi trasporti. Per questo si rivolge a S. E. Ancona presente, quale Sottosegretario di Stato per i Trasporti, notando come oltre la produzione dei materiali da guerra ocorre anche quella dei materiali rotabili se si vuole che la prima si svolga fino a raggiungere i risultati desiderati.

Passando alla questione dell'energia elettrica, afferma che nell'Italia Centrale esistono ancora meravigliose forze naturali da trasformarsi in tale energia, ma la scarsità della manodopera non rende possibile per ora l'integrale utilizzazione. A Larderello, ad esempio, si hanno 10.000 H.P. e se ne utilizzano solo 2.500. A fianco dell'ese-'cito che si batte al fronte, ci deve essere quello che lavora e che dia i mezzi per combattere. T utti lavorano con coscienza e con entusiasmo ed hanno fiducia di contribuire all'immancabile vittoria, e per questo occorre in modo assoluto evitare di considerare gli operai come degli imboscati.

Questa manodopera è assolutamente necessaria e rivolge speciale raccomandazione al Governo per la ,risoluzione del problema. La manodopera femminile può sostituire quella maschile, ma non in tutte le industrie e specialmente in quella elettrica; per questa industria la donna non è adatta, specie perché il lavoro deve svolgersi continuamente in piedi, e per le scosse continue che il lavoro stesso origina.

Riferendosi alle ultime parole della relazione di S. E. Dallolio relative alla Mobilitazione Industriale, che in questo momento rende così grandi servigi, riconosce ed afferma che tale istituzione ha anche un grande significato per il dopo guerra. Ricorda come in Roma, in questo stesso giorno, presso l'Associazione Comerciale Romana, siano convocate varie Associazioni Industriali e Commerciali federate per ~rattare il problema del dopo guerra al quale si riallaccia la Mobilitazione Industriale.

Prega il Presidente del Consiglio ed i Ministri presenti di voler onorare quel convegno della loro presenza, anche per pochi istanti. Ciò varrà a dimostrare la fusione perfetta tra l'azione Ji Governo e quella dei cittadini, nello studio e nella risoluzione del grave problema.

Per il Comitato di Napoli prende quindi la parola l'Ammiraglio Borrello.

Egli dichiara come l'Italia Meridionale si sia trovata difronte a gravi difficoltà per lo sviluppo delle industrie interessanti il muniziooamento, inquantoché in tale regione esse non esistevano o quasi. P erò con la buona volontà degli industriali e con l 'intellige;:iza propria dell'operaio meridionale a poco per volta si sono sviluppate molte lavorazioni fino allora sconosciute. Anche l'adozione della manodopera femminile ha dato dei risultati soddisfacenti; pregiudizi esistenti feoero si che le difficoltà fossero gravi, poiché da principio nessuna donna voleva dedicarsi al lavoro nelle officine, ma lo sforzo del Comitato e l'opera costante di persuasione e di convincimento esplicata, ha portato per effetto che oggi le domande delle donne sono numerose e giornalmente nuove reclute di questo esercito di lavoratrici entrano a far parte degli stabilimenti, con evidente soddisfazione degli industriali stessi.

Le lavorazioni che si svolgono nell'Italia Meridionale non riguardano solo il munizionamento, ma anche l'armamento e molte e diverse sono quelle che interessano l'equipaggiamento dell'esercito.

Relativamente all'energia elettrica, comunica che è stata assorbita tutta quella che esisteva ed ora si sta lavorando per aumentarla, per alimentare le nuove industrie che stanno sorgendo, in special modo quella dei forni elettrici.

La Scuola tornitori ha fatto tutto quanto era possibile per fornire i suoi allievi alle varie officine, ma gli industriali hanno fatto noto che pre- ferivano elementi più perfezionati nel mestiere, e quindi si è provveduto ad allungare i corsi perché si potessero licenziare degli individui più addestrati al lavoro.

Il prof. Ovazza, del Comitato Siculo - dichiara come in Sicilia sia stato fatto tutto il possibile per rispondere all'appello del Governo. Capitali cospicui sono stati impiegati per impianti notevoli, nuove officine sono state costruite ex-novo; si sono create maestranze numerose e si è persino ottenuto largo concorso di donne nelle industrie dei proiettili. :e addolorato però di dovere constatare come p: rte di questo lavoro e di questi sforzi siano stati qualche volta frustrati per mancanza di materiale che non sempre è stato regolarmente. Come conseguenza di ciò si nota una certa disponibilità di allievi tornitori licenziati dalla scuola e di donne, iscritte, ma non ancora collocate.

Nota come il Cantiere Navale di Palermo abbia occupato uno solo dei cinque scali che possiede ed anche questo, per una nave che vi si costruisce per iniziativa privata. Si raccomanda vivamente perché sia provveduto affinché non manchi il materiale, e che si tengano nella dovuta considerazione anche le industrie nuove di questa generosa regione che con tanto slancio contribuisce alla grandezza della Patria col sacrificio dei suoi migliori figli, e con l'impianto di stabilimenti che possono essere di valido ausilio al munizionamento.

Il Genera le Dallolio. - Lo rassicura che con sentimento di altissima italianità si provvederà certamente a che la Sicilia abbia lavoro, in modo che dia quello che può dare per le armi e le munizioni. Tutti cercano e cercheranno di fare il possibile affinché industriali ed operai possano produrre, non avendo altra visione che l'italianità pura, altro concetto che l'industria italiana lavori italianamente. Quindi la,.orerà la Sicilia come qualsiasi altra Regione d'Italia; tutti debbono avere ed avranno la stessa gloria e gli stessi dolori. Anche questa volta assicura che si è d'accordo, esercito e marina, per far lavorare e date lavoro ovunque.

L'On. Reggio, del Comitato di Genova, esprime tutta la soddisfazione sua e degli altri colleghi del Comitato per aver lavorato e lavorare sotto la guida di S. E. il Generale Dallolio, il quale ha dato ala Mobilitazione Industriale tutta la sua intelligenza ed attività. Egli crede che non ultima soddisfazione del Capo della Mobilitazione Industriale sarà quella di aver riunito nei Comitati Regionali le rappresentanze degli industriali e degli operai, p erché da questo affiatamento e da questa collaborazione è uscito un risultato di grande importanza, il quale crede sarà ancor più notevole in avvenire per i benefici effetti che ne risentiranno le industrie italiane. Egli deve fare due osservazioni. La manodopera sia conservata per quanto è possibile agli stabilimenti; l'equa distribuzione fra coloro che debbono combattere e coloro che debbono produrre i mezzi è questione assai grave, ma ha fiducia che si saprà trovare il modo di riconoscere egualmente il merito di colui che combatte al fronte, come quello di chi lavora alacramente nelle officine.

La questione dei trasporti è anche di eccezionale gravità; sarà assai difficile trovare per essa una completa soluzione. Crede che si debbano tener presenti anzitutto le necessità dei trasporti militari, per l'approvvigionamento ed il munizionamento dell'esercito, ma, come in ogni lavoro, si deve avere presente anche qui il concetto di raggiungere col minimo mezzo il massimo risultato, in modo che possa rimanere anche una parte dei trasporti per la vita economica del paese, che è necessario, in questo momento, venga mantenuta viva, perché è fattore importantissimo pel conseguimento della vittoria.

Coglie l'occasione per mandare, a nome di Genova, un saluto a S. E. Boselli, che quella città considera come suo cittadino, e che oggi con la sua presenza consacra l'opera della Mobilitazione Industriale, ideata e guidata da S. E. Dallolio, ed alla quale tutti coloro che vi appartengono, danno e daranno le migliori forze ed energie.

Il Generale Dallolio. - Prega un rappresentante degli operai di prendere la parola, lieto di ricordare ancora una volta, come nella Mobilitazione Industriale non esistano né oligarchie né plebi; ma siano tutti sullo stesso piede, industriali ed operai.

Il Signor Buozzi, rappresentante operaio <lei Comitato di Milano, aderisce all'invito rivoltogli da S. E. Dallolio e parla anche a nome di tutti i colleghi presenti. Gli operai riconoscono ..;he nella Mobilitazione Industriale è stata data loro quella rappresentanza che desideravano, rappresentanza che è stata tenuta nella migliore considerazione sia dai membri industriali che da quelli civili. A nome dei colleghi si permette di fare alcune raccomandazioni. È stato annunciato che è allo studio un nuovo regolamento nei riguardi delle donne e dei ragazzi, che si dimostrano generalmente un pò più insofferenti alla disciplina. Non ha bisogno di insistere per far rilevare come si tratti di materia molto delicata, che va esaminata con speciali cautele ,e considerazioni. Le donne ed i ragazzi non sono abituati a lavorare negli stabilimenti e segnatamente in quelli del munizionamento, per cui pensa che se uscisse un regolamento con norme rigide, si correbbe il rischio di allontanare le donne dagli stabilimenti stessi anziché facilitarne l'arruolamento, per la qual cosa tanta propaganda si è fatta e si sta facendo. Ad esse ed ai ragazzi deve essere concessa una libertà maggiore di quella che viene concessa agli uomini. Le donne dopo poche settimane che sono io officina, sentono molto il peso del lavoro, che debbono eseguire per la massima parte in piedi. Ritiene che ogni norma avente carattere militare debba essere esclusa. Non esclude che si possa adibire la donna anche alla lavorazione dei grossi calibri, ma sopratutto io questo caso occorre agire molto cauti poiché essa si stanca molto prima e con facilità assai maggiore dell'uomo; se quindi si pensasse ad impiegare in certa misura questo tipo di maestranza in simili lavorazioni, non curandosi di addestrarvi invece gli uomini, si correbbe il rischio di giungere al punto in cui le donne per la stanchezza eccessiva non potrebbero continuare ad eseguirle e non si avrebbero in quel momento, con facilità i corrispondenti uomini per sostiuirle. Come conseguenza immediata si avrebbe quindi u n arresto o una diminuzione nella produzione di quei tipi di proiettili di così alto interesse. S. E. Dallolio ha annunciato che a giorni uscirà il nuovo Codice penale riguardante gli operai appartenenti agli stabilimenti ausiliari. Per quanto si è letto sui giornali, sembra che anche questo sia ancora troppo grave. Occorre sempre tener presente, che l'Officina non può assolutamente considerarsi come una caserma, bisogna considerare che nell'officina i rapporti fra superiore ed inferiore sono essenzialmente economici, e quindi di natura tale che alle volte possono far perdere la serenità nelle discussioni che possono avvenire fra superiori ed inferiori. Quando fu fatto il Codice penale militare nessuno poteva prevedere la guerra di oggi, né che una guerra avrebbe portato alla militarizzazione di tutti gli operai. Il Governo ha già riconosciuto che doveva modificarlo e quindi occorre temperarlo in modo tale che le disposizioni siano ispirate dal concetto già esposto, che fa differenziare grandemente un'officina da una caserma.

Egli afferma che in nessun paese belligerante d'Europa la Mobilitazione Industriale è stata accettata dagli operai con la serenità con la quale l'hanno accettata gli operai italiani, e ciò acquista tanto maggior valore se si considera che fino al momento dell'entrata in guerra il nostro paese ha avuto discussioni politiche talvolta vivaci. Coglie l'occasione della presenza del Ministro dell'Interno, per accennare come da qualche settimana si prendano dei provvedimenti gravi verso operai di stabilimenti tenendo conto delle loro tendenze politiche. Tali operai vengono allontanati dagli stabilimenti ed egli non trova che ciò sia giusto, né opportuno. Comprende che l'autorità politica non può rinunciare alle sue prerogative, né può lasciare alla Mobilitazione Industriale il solo diritto di giudicare; chiede però che si cerchi di fare il possibile, onde fra autorità politica e Comitati Regionali si proceda sempre d'accordo quando debbano prendersi provvedimenti a carico di operai appartenenti a stabilimenti ausiliari. Il Comitato Regionale è il solo responsabile della produzione e del regolare andamento degli stabilimenti dipendenti e quindi non si può né si deve ammettere che altri enti fomentino il malcontento negli stabilimenti stessi.

Il Signor Frizzola, rappresentante operaio del Comitato Veneto Emiliano chiede la parola augurandosi che il nuovo Codice penale cui fu fatto cenno nella relazione di S. E. Dallolio venga promulgato al più presto possibile al fine di mitigare le gravi pene stabilite dal Codice Penale Militare, e formula nel contempo l'augurio che insieme a questo nuovo Codice, si faccia un atto di giustizia riparatrice a favore di coloro che ebbero inflitte pene gravissime in seguito a sentenze emesse in base al Codice fino ad! ora vigente.

Riprende quindi la parola il Generale Dallolio, rivolgendosi al Presidente del Consiglio:

Eccellenza Boselli! ... ho presentato la relazione sulla Mobilitazione Industriale, abbiamo ascoltato la parola dei diversi Comitati Regionali e degli operai. Il mio compito è finito e la parola cedo a Voi, ma non la cedo se prima non faccio un appello al cuore del grande Italiano che siede al posto di Presidente del Consiglio dei Ministri. Gli industriali e gli operai hanno accennato ad una specie di marasma grigio che li turba; nulla ci deve turbare in questo momento. Industriali ed operai hanno fatto e continueranno a fare il loro dovere, ma venga da Voi la parola che li incoraggi ad andare avanti fiduciosi e senza preoccupazione; la domando per gli industriali e per gli operai d'Italia e fino alla vittoria!

Sua Eccellenza Boselli, risponde a tutti gli oratori col seguente discorso: Io non conosco alcun marasma grigio che in questo momento turbi il nostro paese o l'animo nostro. Io so che tutti coloro che lavorano per la vittoria della Patria, o combattendo sulle terre e sui mari, o promuovendo l'attività delle industrie, o dando la vita e la forza delle loro mani alla produzione che giova alla vittoria, tutti costoro risplendono della medesima luce davanti all'animo della Nazione risorta, davanti alla riconoscenza che la storia italiana tributerà a coloro che in questo momento, o combattendo sui campi o lavorando nelle officine, ne preparano egualmente la liberazione compiuta e la gloria nel nome della civiltà. Il Generale Dallolio ha raccolto nella sua parola tanta vibrazione e tanta commozione per l'opera che egli ha creato, che noi sentiamo ad un tempo il suo cuore di soldato ed il polso vittorioso del creatore della Mobilitazione Industriale. Sentiamo, nella sua orazione, il grido della guerra, e si trasfonde in noi la convinzione nella vittoria presente e la convinzione nell'avvenire del nostro Paese.

Le industrie italiane banno fatto miracoli, né saprei di qual parola di maggiore fiducia abbiano esse bisogno, perché la fiducia cui aspirano è nei risultati dell'opera loro, ed esse dimostrano con tanta prontezza ed attività di essere capaci, da un Jstante all'altro, di dare nuove creazioni di lavoro alla Patria nostra che per verità non occorre parola di Governo perché esse debbano proseguire gagliarde e fidenti nel loro cammino.

Le maestranze furono e sono mirabili. Non so, non posso rispondere agli oratori operai che hanno parlato testè: a me pare che in nessun provvedimento preso nelle officine un operaio sia stato considerato diversamente dagli altri. Saranno state considerate la maggiore o minore abilità, e le varie condizioni del lavoro, ma credo di poter assicurare, in nome dell'autorità politica e rniJitare, che non è nel pensiero di alcuno di in- trodurre nella disciplina di operai appartenenti a stabilimenti ausiliari, una qualsiasi pregiudiziale, per ciò che si pensa o si faccia fuori dell'officina. I nostri operai hanno dimostrato immediatamente le qualità di abilità e di genio che sono proprie del popolo italiano. E qui mi cade in acconcio di dire una parola intorno ai salari. I salari sono largamente accresciuti; non credo che tutto il guadagno si versi in prodigalità inopportune; non lo credo perché i risparmi nelle Casse crescono, perché i pegni esulano dai Monti di Pietà, perché l'acquisto di buoni del tesoro di piccolo taglio è abbastanza forte tuttociò significa risparmio. Non vi è dubbio però che fino ad ora troppa parte di questo risparmio è stato speso in lusso e prodigalità. Comprendo che a ciò è facilmente indotto chi non non avendo goduto di certi beni riservati solo ad altre classi, sente il bisogno di largheggiare per la prima volta in questi consumi; e però non condannato, ma dico che è tempo che gli operai più coscienti diano esempio e facciano opera di persuasione perché, pensando all'avvenire, una maggior somma sia data al risparmio.

Parlo per affetto agli operai; parlo così perché desidero che essi raccolgano e conservino i mezzi per sostenersi Jn una maggiore altezza morale ed economica quando i salari entreranno -in una via decrescente.

Ho inteso parlare di trasporti. Le questioni dei trasporti sono due: una quella prospettata dal Senatore Esterle, la quale riguarda i trasporti locali, cioè le comunicazioni locali tra le officine ed il luogo di partenza delle maestranze o della materia manufatta, e tra il luogo di arrivo delle materie prime e le officine; si desidera e si ritiene necessario che ,il personale adoperato in questi trasporti venga considerato come personale ausiliario. Si ritiene quindi che l'industria locale dei trasporti debba essere un'industria ausiliaria, e tale questione il generale Dallolio studierà con la consueta sua competenza. L'altra questione, più larga e complessa, è quella dei trasporti in generale. Purtroppo tutta la nostra produzione e quella della Mobilitazione Industriale, soffrono molto per la difficoltà dei trasporti marittimi. Le insidie inaudite contro i diritti delle genti e contro il senso di umanità, con le quali i nostri nemici riempiono continuamente i mari di inerrabili disastri, rendono assai difficile trovare trasporti marittimi. Quanto ai terrestri, so che il Ministero dei Trasporti fa ogni opera per attivarli il più sollecitamente possibile, e son certo che l'onorevole Ancona, qui presente, opererà diligentemente, con la competenza che ha sempre addimostrato, per rispondere ai bisogni della Mobilitazione Industriale.

Da questa scarsità di trasporti, marittimi specialmente, dipendono !in gran parte diminuzioni di lavoro che si verificano in Sicilia, e delle quali con tanta efficacia ci ha parlato il rappresentante del Comitato Siculo. Molto ho inteso dire del lavoro delle donne. E. un lavoro non ancora abbastanza esteso nei nostri stabilimenti; perché p er esso si richiedono spesso attitudini speciali che le donne non possiedono. Può darsi che nelle industrie e lettriche o dei trasporti non sia molto acconcio, ma non bisogna fermarsi alle prime prove, specie per l'industria elettrica. L'industria dell'energia elettrica occorre esplicarla con ogni mezzo nel nostro paese; può darsi che esista l'energia, e manchi la manodopera per utilizzarla; si tratta però di casi eccezionali. Occorre in tutta Italia produrre ad ogni costo, energia elettrica che sostituisca il carbone che ci manca, ed a questo oggetto il Governo va provvedendo nel modo più efficace

Sono convinto che il lavoro delle donne si svolgerà in ogni parte d'Italia. E. naturale che si sia svolto prima in Lombardia e nel Piemonte, perché da secoli in quelle regioni le donne sono impiegate nell'industria della seta, il che costituisce la tradizione al lavoro della donna. Essendo poi in quei paesi l'industria meravigliosamente svi luppata, larga è la possibilità d'impiego; ma ho inteso con piacere che anche nelle provincie meridionali il lavoro delle donne si va estendendo in un modo considerevole e son cer- to che la donna meridionale, quando entrerà nelle officine, sarà una lavoratrice impareggiabile, poiché nei lavori dell'agricoltura, ha dimostrato, e dimostra, qualità veramente eccezionali. Credo perciò che il lavoro delle donne debba intensificarsi, non costretto, però, fra disposizioni troppo rigide: non bisogna introdurre nell'officina rigori tali che allontanino le donne, anziché incitarle ad entrarvi. Facilitare il concorso del lavoro femminile equivale ,in certo modo ad accrescere la forza virile della produzione italiana. È un argamento cui, con molto merito, il generale Dallolio, ha dato le sue speciali cure e per il quale non dubito che gli industriali diverranno efficaci contributori.

Certamente la Mobilitazione Industriale, ora rivolta ai bisogni della guerra, è di grande preparazione per l'avvenire industriale del nostro paese, che deve prepararsi alla indipendenza ed autonomia industriale. Amici dei popoli con cui siamo fraternamente legati ,lavoreremo concordi e co.. operatori con essi, ma ciascun popolo deve avere la propria forza, la propria indipendenza industriale. Gli ,industriali preparandosi all'avvenire, dovranno dalla produzione attuale trarre utili insegnamenti. Innanzi tutto occorrerà che cerchino, dove meglio ciascuna officina può, per località ed attitudini, di specializzarsi, perché non dovrebbe verificarsi nell'avvenire l'inconveniente che gli stabilimenti volessero far di tutto. In secondo luogo occorrerà disciplinare bene l'ingegno industriale e converrà provvedere non solo a produrre ottimamente, ma a produrre con economia, perchè occorre tener presente che la Nazione che voleva invade re tutti i mercati del mondo, li invadeva sopratutto pel basso costo dei suoi prodotti. Quindi noi dobbiamo preparci a questa futura lotta, con la specializzazione bene intesa e rivolta all'economia del costo di produzione.

Mi unisco al saluto che l'on. Molina invia alla riunione che oggi si tiene presso l'Associazione Commerciale Romana fra i promotori delle Società industriali ed esercenti, intesa ad esaminare ciò che dopo la pace si deve preparare. Mando ad essi il saluto di tutti i colleghi, nella fiducia che ciascuno cli noi, se gli sarà possibile, interverrà al convegno al quale ci si invita.

Mentre ringrazio del saluto che l'on. Reggio mi manca a nome di Genova, lo ricambio pensando che in Genova ferve una grande parte della vita industriale del nostro paese, e pensarlo che dal mare di Genova va il saluto di tutta l'Italia all'altro mare che attende il saluto delle vittorie italiane, va a tutti quei mari dove si combatte dagli italiani, e dagli alleati degli italiani, per la vittoria della libertà.

Al saluto che ricambio a Genova aggiungo, a nome del Governo, il più caloroso saluto a tutti i rappresentanti dei Comitati regionali di tutta Italia qui convenuti, a tutti gli industriali d'Italia che danno opera alla Mobilitazione Industriale, a tutti gli operai d'Italia che operano per la Patria in questo esercito di lavoratori. La guerra dei nostri soldati è, ne siamo certi, una guerra che ci assicurerà la vittoria; fornite a questi soldati le armi, forti come l'animo loro, e la vittoria sarà completa e prossima e più che mai fulgida e gloriosa!

Il Signor Ancillotti, membro operaio del Comitato Ligure, chiede la parola per fare una raccomandazione. Tutto quello che è stato detto in questa riunione è bene che .Io sappia tutta l'Italia e quindi tutta quella parte che si può comunicare, senza naturalmente quella che può essere conveniente tenere segreta, desidererebbe venisse data, attraverso alla stampa, in conoscenza al pubblico, perché questi sapesse quali sono gli sforzi di chi dirige la Mobilitazione Industriale. Poiché ha la parola e propone di attirare l'attenzione della pubblica opinione sulla Mobilitazione Industriale, vuol ricordare all'opinione pubblica stessa che siamo alla vigilia di un'altra offensiva, ancora più intensa di quella che il nostro valoroso esercito ha respinto nei monti del Trentino, e quindi nel ricordare che noi siamo alla vigilia di una nuova cruenta battaglia diciamo anche che non abbiamo nessun dubbio sul valore del nostro esercito, un rappresentante fulgido del quale abbiamo qui tra noi nella persona di Sua Eccellenza Bissolati, ma aggiungiamo e diciamo ai combattenti lavoratori del fronte interno che, se sarà necessario un grande sforzo, per poter dare tutte le armi che saranno per occorrere ,essi debbono essere pronti, e lo saranno, a darle con la miglior lena, la miglior disciplina.

Sua Eccellenza Boselli gli risponde affermando che se vi sarà una forte offensiva, avremo anche una gloriosa vittoria. Ma ai combattenti interni, a coloro che lavorano per prepararla, sono appunto i rappresentanti operai dei Comitati Regionali, che più d'ogni altro possono comunicare questa fede e dare l'incitamento a raddoppiare il loro lavoro. E questo sia non solo di mano abile, ma ispirato alle alte idealità dell'anima italiana.

La seduta è sciolta alle ore 13,15.

Il Segretario Capitano Enrico Toniolo.

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