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italiana
della Farnesina, che hanno modo di dare copertura legale alle attività di gestione delle emergenze, fornendo le necessarie autorizzazioni. L’elaborazione tempestiva dei dati provenienti dalle aree di crisi consente alle autorità politiche sia di apprezzare la gravità delle emergenze sia di valutare la corretta gli strumenti operativi da impiegare.
PdE: valutazione del rischio-Paese e della presenza italiana La valutazione del rischio-Paese è il risultato della fondamentale attività di analisi dell’UdC e ha lo scopo di rappresentare e apprezzare i rischi ai quali possono essere esposti i cittadini italiani presenti in una determinata area geografica o in uno specifico Stato del mondo. Quest’attività non è diretta a formulare analisi di tipo politico o a individuare gli elementi di criticità delle relazioni economiche o diplomatiche correnti tra l’Italia e un determinato Paese, ma a comprendere e a rappresentare realisticamente i fattori e le situazioni di rischio per i connazionali in una determinata zona, al fine di predisporre le attività di tutela più opportune per la loro incolumità. In pratica, per una corretta valutazione dei rischi e delle situazioni di pericolo che possono interessare i cittadini italiani, l’UdC esamina: le condizioni dell’ordine pubblico, la possibilità di attentati o di rapimenti, l’insorgenza di epidemie e il possibile aumento dei rischi sanitari, l’esposizione di determinati territori a rischi meteorologici, calamità naturali o inquinamento massivo. Alla raccolta dei dati sul cosiddetto rischio-Paese contribuiscono sia fonti strettamente diplomatiche, rappresentate dai flussi informativi che pervengono alla Farnesina dalla Rete diplomatico-consolare, sia qualificate fonti istituzionali di altri rami dell’amministrazione statale. L’UdC, in questo senso, mantiene un costante raccordo con Enti e Istituzioni italiane e internazionale e procede a raccogliere e ad analizzare i dati che pervengono da altre amministrazioni dello Stato italiano, da agenzie di intelligence, da Organizzazioni internazionali, dalla stampa, da imprenditori e operatori commerciali e dalle istituzioni religiose. Quest’attività di analisi mirata costituisce il presupposto per la redazione e l’applicazione di un Piano di Emergenza (PdE), che è lo
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strumento operativo fondamentale per la gestione di una situazione di crisi. Il PdE, infatti, rappresentando in via preliminare le criticità di una determinata area, stabilisce i punti di partenza per l’analisi delle emergenze in corso e per predisporre le attività a tutela degli interessi italiani e dell’incolumità dei connazionali. Affinché un PdE sia efficace deve essere articolato con modalità tali da fare apprezzare agli operatori: le tipologie di emergenza che possono verificarsi in una determinata area (il rischio-Paese, secondo i criteri summenzionati); la consistenza della comunità italiana nell’area considerata; le modalità di individuazione, raggruppamento e di eventuale evacuazione dei cittadini italiani. Quanto al primo aspetto, è evidente che una conoscenza diretta delle criticità di una determinata area sia fondamentale per l’apprezzamento e la valutazione delle probabilità di situazioni d’emergenza. È di basilare importanza, pertanto, garantire il flusso costante di informazioni tra UdC e rappresentanze diplomatiche italiane al fine di ottenere un quadro informativo costantemente aggiornato su una determinata area del globo e sulle possibili evoluzioni di uno stato di crisi. In altre parole, è indispensabile garantire un canale di affidabili informazioni sul cosiddetto rischioPaese. Ulteriore elemento, indispensabile per la redazione di un PdE è l’esatta conoscenza della consistenza numerica dei concittadini nell’area interessata da un’emergenza e la loro posizione. Per il corretto apprezzamento di questo dato è opportuno formulare una serie di precisazioni. Ai fini dell’esatta valutazione delle presenze italiane in una determinata area, i cittadini italiani vengono suddivisi dal MAE in tre categorie: i residenti iscritti alle anagrafi consolari, le presenze stabili e quelle occasionali. Andando con ordine, il cittadino italiano che si stabilisce all’estero per un periodo superiore ai dodici mesi ha l’obbligo di comunicare all’ufficio consolare competente la propria residenza. A tale adempimento segue la trascrizione presso l’ufficio anagrafe nazionale del Comune di provenienza. Questo tipo di annotazioni